Dino Campana

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Dino Campana on line volume SEZIONE II - PERCORSI POETICI B 1 il mestiere di vivere tratto da Dino Campana Quaderno XI anno Poesia facile 1928 luogo Italia il significante L’OPERA le parole chiave Nei Canti Orfici, la sola opera compiuta di Campana pubblicata a spese del poeta nel 1914, si mescolano elementi del poemetto in prosa, del diario li- i temi rico e del frammento in versi. La genesi di questa raccolta è complessa e irta di ostacoli come la vita dell’autore che nel 1913 affida un manoscritto dal le figure retoriche titolo Più lungo giorno a Giovanni Papini, un esponente di spicco del Movi- mento Futurista. la simbologia Quando Campana comprende che il testo non verrà dato alle stampe, ne chiede insistentemente la restituzione ad Ardengo Soffici, a cui Papini lo ha l’intertestualità nel frattempo consegnato, ma non ricevendo risposta si convince che questi lo abbia smarrito intenzionalmente e riversa contro di lui una rabbia violenta l’extratestualità alimentata da un’ossessiva sete di vendetta. Deciso a pubblicare a sue spese l’opera, alla fine del 1913 inizia a riscrivere a memoria i testi perduti, che ve- dranno la luce nell’estate del 1914 con il titolo di Canti Orfici: il successivo, casuale ritrovamento del manoscritto – rinvenuto nel 1973 nella soffitta di casa Soffici –, ha rivelato però che la versione pubblicata dal poeta era sen- sibilmente diversa e di gran lunga più matura rispetto all’originale. Il titolo del volume testimonia del retroterra culturale da cui scaturisce la poesia di Campana, rimandando sia a Orfeo, il mitico cantore trace ammae- strato dal dio Apollo che, accompagnandosi con la lira, ammansiva uomini, belve e persino mostri infernali, sia ai misteri orfici, riti esoterici celebrati dai greci fondati su una concezione ciclica della vita, intesa come perenne ciclo di morte e rinascita. Testi inediti di Campana sono invece raccolti nel cosiddetto Quaderno che comprende sia poesie precedenti ai Canti Orfici sia liriche elaborate dopo il 1914 che risentono in modo particolare dell’influsso di Baudelaire, dei sim- bolisti francesi e della Scapigliatura italiana. LA POESIA Il componimento è un testo inedito tratto dal Quaderno XI e nella sua sempli- cità espressiva getta un fascio di luce sull’inquietudine fisica e psicologica che caratterizza la biografia e la scrittura di Campana. In questi versi il tema ricorrente del viaggio assume i contorni sfumati di un sogno nel quale non è importante la destinazione ma la partenza, rappresentata dall’immagine di un porto soffuso di luce e accarezzato da un vento leggero, che simboleggia la condizione di sereno appagamento vanamente auspicata dall’autore. Dino Campana nasce nel 1885 a Marradi, nei pressi di Faenza, e sin dall’adolescenza palesa un ca- rattere poco equilibrato che induce la famiglia a fargli proseguire gli studi in collegio. Nel 1903 si iscrive all’Accademia militare di Modena da cui viene espulso dopo pochi mesi; successivamente frequenta la facoltà di Chimica dell’Università di Bologna che abbandona prima di conseguire la laurea. Tra il 1906 e il 1910 compie un lungo viaggio per l’Europa svolgendo i mestieri più disparati, e proba- bilmente raggiunge anche l’Argentina, anche se di questa circostanza non è del tutto certa la data; negli stessi anni il suo equilibrio mentale vacilla di frequente e più volte viene fermato dalla polizia e ricove- rato in manicomio a causa di comportamenti aggressivi e violenti. Tornato in Italia, nel 1912 si iscrive nuovamente all’università di Bologna e inizia a pubblicare i suoi versi dapprima su un giornale studentesco, poi sulla rivista futurista Lacerba. Nel 1914 porta a termine i Canti Orfici, la sua opera principale, ma nel frattempo le sue già difficili con- dizioni di salute precipitano. Dopo un’irrequieta successione di spostamenti e una tormentata relazione con la scrittrice Sibilla Aleramo, nel 1918 viene definitivamente ricoverato nel manicomio di Castel Pulci, presso Firenze, dove muore nel 1932. V. J ACOMUZZI, M.R. MILIANI, A. NOVAJRA, F.R. SAURO, Trame e temi © SEI 2011 on line CAPITOLO UNO volume essere poeta 2 B Pace non cerco, guerra non sopporto METRO tranquillo e solo vo pel mondo in sogno sonetto pieno di canti soffocati. Agogno1 la nebbia ed il silenzio in un gran porto. 5 In un gran porto pien di vele lievi pronte a salpar per l’orizzonte azzurro dolci ondulando, mentre che il sussurro del vento passa con accordi2 brevi. E quegli accordi il vento se li porta 10 lontani sopra il mare sconosciuto. Sogno. La vita è triste ed io son solo. O quando o quando in un mattino ardente l’anima mia si sveglierà nel sole 1. Agogno: desidero. nel sole eterno, libera e fremente. 2. accordi: suoni. Poesia facile, in Canti Orfici e altre poesie, a cura di N. Bonifazi, Garzanti, Milano 2002 STRUMENTI DI LETTURA Il significante enjambement (vv. 3-4 Agogno / la nebbia ed il silenzio in un gran porto; vv. 7-8 mentre L’adesione al modello del sonetto, forma me- che il sussurro / del vento passa con ac- trica tradizionale per eccellenza, è piuttosto cordi brevi) e ripetizioni di varia natura che insolita nella scrittura di Campana e giustifica danno particolare risalto a elementi lessicali il titolo della poesia, la cui “facilità” consiste di significativa valenza semantica: in partico- nel rispetto delle convenzioni formali, scelta lare, Campana utilizza le coblas capfinidas, sottolineata da una nota autografa dell’autore un artificio retorico tipico della canzone pro- che definisce il componimento in “stile indo- venzale consistente nella ripresa nel primo vinello” a causa dell’andamento prevedibile verso della strofa di una parola o di e cantilentante dei versi: le prime due quar- un’espressione compresa nell’ultimo verso tine rispettano infatti il classico schema a di quella precedente (vv. 4-5 la nebbia ed il rima chiusa (ABBA CDDC), mentre le terzine silenzio in un gran porto. / In un gran porto conclusive si sviluppano in modo meno rigido pien di vele lievi) e l’anadiplosi, mediante cui per la presenza di rime imperfette tra i verbi riprende all’inizio di un verso parole poste porta – sopporto – porto (v. 9, v. 1, v. 4) e i alla fine del verso precedente (vv. 13-14 termini solo – sole (vv. 11-13). l’anima mia si sveglierà nel sole / nel sole La coesione interna del testo è rafforzata da eterno, libera e fremente). V. J ACOMUZZI, M.R. MILIANI, A. NOVAJRA, F.R. SAURO, Trame e temi © SEI 2011 on line volume SEZIONE II - PERCORSI POETICI B 3 il mestiere di vivere L’intertestualità L’eco della tradizione letteraria emerge in maniera ancora più esplicita se si confrontano il primo verso del sonetto di Campana con l’incipit di quello di Francesco Petrarca riportato di seguito: entrambi infatti sono costruiti sull’antitesi tra pace e guerra, espressioni metaforiche con cui i due autori simboleggiano la tensione interiore della loro anima, ma mentre il com- ponimento di Petrarca è interamente centrato sul drammatico contrasto tra sensazioni fisiche e psicologiche contraddittorie provocate dall’infelice amore per Laura (v. 9 Veggio senza occhi, et non ò lingua et grido; v. 12 Pascomi di dolor, piangendo rido), Campana affida la rappresentazione della propria sofferenza interiore a una tonalità espressiva pacata e so- gnante. Pace non trovo, et non ò da far guerra; e temo, et spero; et ardo, et son un ghiaccio; et volo sopra ‘l cielo, et giaccio in terra; et nulla stringo, et tutto ‘l mondo abbraccio. 5 Tal m’à in pregion, che non m’apre né serra, né per suo mi riten né scioglie il laccio; et non m’ancide Amore, et non mi sferra, né mi vuol vivo, né mi trae d’impaccio. Veggio senza occhi, et non ò lingua et grido; 10 et bramo di perir, et cheggio aita; et ò in odio me stesso, et amo altrui. Pascomi di dolor, piangendo rido; egualmente mi spiace morte et vita: in questo stato son, donna, per voi. in Canzoniere, CXXXIV, Feltrinelli, Milano 2001 L’extratestualità miglia viene ricoverato per circa due mesi al- l’ospedale psichiatrico di Imola, e una volta Un uomo in fuga: la biografia di Dino Cam- dimesso decide di emigrare in Argentina per pana è caratterizzata da continui sposta- raggiungere alcuni conoscenti e sebbene menti, vere e proprie fughe con cui il poeta anche la data di questo viaggio sia incerta, esprime il proprio disagio interiore e la pe- pare probabile che il poeta sia partito da Ge- renne, vana ricerca di un altrove che gli dia nova tra la fine del 1907 e il 1908. pace. La scrittrice Sibilla Aleramo, che con il Sbarcato in Argentina, Campana cambia poeta vive per due anni una relazione tor- idea e si dirige verso la pampa, dove svolge i mentata, in una lettera del 1916 scrive che mestieri più diversi – bracciante, pompiere, l’amante è affetto da «attacchi di nevrastenia suonatore di triangolo in una banda –, ma con mania di fuga e di annientamento», co- anche questa situazione non dura a lungo, e gliendo lo stretto legame tra il malessere nel maggio 1908 lo troviamo come mozzo mentale dell’uomo e la sua incapacità di fer- sulla nave Odessa diretta in Europa. Giunto marsi a lungo nello stesso luogo. nel porto di Anversa, si sposta a piedi sino a La prima fuga di Campana risale al 1906 Bruxelles dove viene arrestato per vagabon- quando, poco più che ventenne, lascia Mar- daggio; da lì si muove verso Parigi e succes- radi e raggiunge la zona tra Pavia e Milano; sivamente alla volta dell’Italia, dove sul con- da qui, nascosto nelle toilettes dei treni, ar- fine viene fermato dalla polizia di frontiera e riva in Svizzera e probabilmente fino a Parigi: inviato alla Maison de santè di Tournai, un’al- l’incertezza su questo come su altri movi- tra struttura psichiatrica.
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    Il romanzo d'amore di Sibilla Aleramo e Dino Campana in un Viaggio Chiamato Amore. Lettere 1916-1918. Fabiana Cecchini Riassunto: Nello scambio epistolare tra Sibilla Aleramo e Dino Campana realmente avvenuto tra il 1916-1918 e edito nella raccolta Un viaggio chiamato amore dalla studiosa Bruna Conti, si riscontrano ricercate pose da innamorati che danno origine ad una storia d'amore al confine tra realtà e creazione letteraria, di cui Sibilla si rivela essere abile artefice e regi- sta. L'intento dell'Aleramo di fare della propria esistenza un'opera d'arte unito alla colta e raffinata complicità intellettuale di Dino Campana, ren- dono la lettera un luogo in cui proiettare non solo il sentimento di due amanti lontani, ma anche lo spazio in cui Sibilla plasma la sua identità di amante-attrice di un dramma amoroso. La corrispondenza, quindi, come unica testimone del loro idillio realizza la fusione tra vita e arte, trasfor- mando il carteggio Aleramo-Campana nel romanzo del loro amore. Lo scambio di lettere d'amore tra personaggi realmente esistiti genera sem- pre nei suoi lettori una certa curiosità, specie se i protagonisti hanno una reputazione da ribelli e la vicenda narrata si presenta ricca d'incanti tali da suscitare delle vere e proprie immagini che il lettore si presta a ricomporre. A mio avviso è questo il fascino che le lettere di Sibilla Aleramo e Dino Campana possiedono se lette nella nuova edizione curata da Bruna Conti 1 con il titolo Un Viaggio chiamato Amore . Infatti, come afferma Marina Zancan, studiosa e recente curatrice del Fondo Sibilla Aleramo, tra i nume- rosi epistolari editi dell'Aleramo, quello con Dino Campana è forse l'epi- stolario più "denso di suggestioni", grazie alla capacità della scrittrice di assumere una voce narrativa per cui "la scrittura dà forma all'immaginario 2 d'amore" .
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