Oreopithecus bambolii

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. L'Oreopithecus bambolii è una piccola scimmia antropomorfa vissuta circa 8,5 milioni Oreopithecus bambolii di anni fa, nel Miocene. I fossili sono stati ritrovati in Toscana, Sardegna e in Africa orientale.

Sono stati finora ritrovati i reperti di oltre cinquanta individui nelle miniere toscane di Montebamboli, , , Casteani e , in provincia di Grosseto, che fanno dell'O. bambolii una delle scimmie fossili meglio rappresentate.

Indice

1 Etimologia 2 Ritrovamenti 3 Caratteristiche 4 Interpretazioni 5 Note Stato di conservazione 6 Bibliografia 7 Voci correlate Fossile 8 Altri progetti Classificazione scientifica 9 Collegamenti esterni Dominio Eukaryota Regno Animalia Superphylum Deuterostomia Etimologia Phylum Chordata Il nome scientifico Oreopithecus viene dal greco ὄρος, oros= "monte" e πίθηκος, Classe Mammalia pithekos= "scimmia" e significa quindi "scimmia delle montagne". Ordine Primates Famiglia Oreopithecinae Ritrovamenti Genere Oreopithecus I resti dell'oreopiteco sono stati rinvenuti per la prima volta nel 1871 dal professor Igino Specie O. bambolii Cocchi presso le miniere di lignite miocenica di Montebamboli, borgata grossetana di Nomenclatura binomiale . Il nome stesso, bambolii, gli fu dato proprio in riferimento alla località dal paleontologo francese Paul Gervais che per primo studiò i suddetti resti. Oreopithecus bambolii Altri fossili sono stati ritrovati in varie località minerarie nei dintorni di Grosseto. Nel 1954, il paleontologo svizzeroJohannes Hürzeler si recò in Maremma per cercare possibili resti nell'unica miniera di lignite ancora in attività, quella di Baccinello, ma dopo quattro anni di ricerche, fu annunciata la chiusura della miniera il 2 agosto 1958. Alcuni giorni prima della definitiva chiusura, tuttavia, alcuni minatori riportarono alla luce lo scheletro intero di una scimmia, che ribattezzarono familiarmente Sandrone: la scoperta fu di massima importanza, in quanto fu presto confermato come unico scheletro completo intatto di oreopithecus bambolii. Attualmente Sandrone è conservato al Museo di scienze naturali di Basilea, con alcuni resti invece ospitati nel Museo di geologia e paleontologia di Firenze.[1] In Sardegna, in seguito a degli scavi presso la centrale termoelettrica di Fiume Santo, nelle vicinanze di Porto Torres (SS), vengono scoperti nel 1994 dei frammenti ossei che studiati della Facoltà di Scienze Naturali di Sassari, in collaborazione con l'Università di Liegi risultano aventi un'età di circa 8,5 milioni di anni. I resti consistono in un frammento di mandibola con qualche dente attaccato e qualcun altro sparso, trovati a cinque metri di profondità. L'essere a cui appartengono i resti viene chiamato familiarmente "Proto".

Caratteristiche

Il peso dell'Oreopithecus bambolii poteva oscillare tra i 30 e i 35 kg. Aveva un muso relativamente corto, ossa nasali rialzate, neurocranio piccolo e globulare, orbita oculare verticale e ossa facciali sottili. La morfologia dei molari indica una dieta consistente soprattutto di foglie di alberi. La parte inferiore del muso piuttosto robusta, con una grande superficie di attacco per il muscolo massetere e una cresta sagittale per l'attacco delmuscolo temporale, indicano un apparato masticatorio possente.

I denti erano molto piccoli in proporzione alle dimensioni del corpo. La mancanza di diastema (separazione) tra il secondo incisivo e il primo premolare della mandibola indica che l'Oreopithecus aveva dei canini di dimensioni paragonabili al resto della sua dentizione. In molti primati, la presenza di canini piccoli è correlata con una ridotta competizione tra i maschi per la conquista delle femmine e un dimorfismo sessuale poco accentuato.

Il suo habitat sembra essere stato più in zone acquitrinose che nelle foreste o nelle savane. L'anatomia postcraniale mostra adattamenti sia ad una vita arbicola sospesa che a una deambulazione bipede. I tratti funzionali relativi alla locomozione in sospensione includono un torace ampio, un torso corto, dita lunghe e affusolate e estesa mobilità in tutte le articolazioni. Mostra nel contempo adattamenti alla postura eretta come la presenza della curvatura lombare, non presente in altre specie simili dello stesso periodo. Poiché i fossili sono datati a circa otto milioni di anni fa, questo rappresenta un esempio molto precoce di postura eretta. Non è ben chiaro però quando fosse effettivamente in grado di camminare in posizione eretta, mentre le braccia e le sue dita sembrano mostrare un adattamento all'arrampicarsi e al penzolare.

Interpretazioni

I resti vengono descritti per la prima volta dal paleontologo francese Paul Gervais nel 1872, ma una vera interpretazione arriva dal professor Johannes Hürzeler del Museo di Storia Naturale di Basilea nel 1965, secondo il quale "Sandrone" appartiene al ramo delle scimmie antropomorfe, la qual cosa viene confermata dai ritrovamenti di Fiume Santo. Inoltre l'Oreopiteco, alto circa 1,10 metri, era bipede anche se manteneva tratti arboricoli.

L'O. bambolii discende probabilmente dalNyanzapithecus trovato nel Lago Vittoria in Kenya, datato 14 milioni di anni fa. Si ipotizza che questa scimmia abbia raggiunto il territorio europeo attraverso la Sardegna per proseguire per la Toscana, all'epoca ancora unite. L'evoluzione particolare della scimmia viene attribuita all'insularità del suo habitat: è risaputo che specie viventi su isole hanno storie biologiche diverse da quelle continentali.

Il fatto che questa scimmia antropomorfa fosse bipede, per Salvador Moyà-Solà e Meike Köhler dell'Istituto di Paleontologia Miquel Crusafont di Sabadell, nei pressi di Barcellona, è una prova che il bipedismo non sia un'invenzione prettamente "umana". Nel 1997, infatti, i due studiosi pubblicano un articolo in cui ipotizzano che l'O. bambolii non appartenga al ramo umano e che la sua evoluzione particolare sia dovuta al fatto di essere vissuto in un ambiente insulare: la sua posizione bipede non è altro che una "coincidenza" con quella umana.

Note

1. ^ Andrea Semplici, La Maremma dei musei. Viaggio emozionale nell'arte, la storia, la natura, le tradizioni del territorio grossetano, Edizioni Effigi, Arcidosso, 2012, pp. 101-105.

Bibliografia

Alba, David M. et al. “Canine reduction in the Miocene hominoid Oreopithecus bambolii: behavioural and evolutionary implications.” Journal of Human Evolution, vol. 40 (2001): pp. 1–16. Carnieri, E. and F. Mallegni. “A new specimen and dental microwear in Oreopithecus bambolii.” Homo, vol. 54 (2003): pp. 29–35. Rook, Lorenzo et al. “The bony labyrinth of Oreopithecus bambolii.” Journal of Human Evolution, vol. 46 (2004): pp. 347–354. Spoor, Fred. “The semicircular canal systemand locomotor behavior, with special reference to hominin evolution” in Walking Upright: Results of the 13th International Senckenberg Conference at the Werner Reimers Foundation, eds. Jens Lorenz Franken et al., E. Schweitzerbart'sche Verlagsbuchhandlung, 2003.

Voci correlate

Paleoantropologia Lista dei fossili dell'evoluzione dell'uomo

Altri progetti

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Collegamenti esterni

La scimmia antropomorfa del Miocene, web.tiscali.it. Un estratto da Le Scienze, ribollastory.net.

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