SCUOLA SUPERIORE PER MEDIATORI LINGUISTICI (Decreto Ministero dell’Università 31/07/2003)

Via P. . Mancini, 2 – 00196 - Roma

TESI DI DIPLOMA DI MEDIATORE LINGUISTICO

(Curriculum Interprete e Traduttore)

Equipollente ai Diplomi di Laurea rilasciati dalle Università al termine dei Corsi afferenti alla classe delle

LAUREE UNIVERSITARIE IN SCIENZE DELLA MEDIAZIONE LINGUISTICA

Scrivere per vivere Lo sviluppo della scrittura e della comunicazione

RELATORI: CORRELATORI: prof.ssa Adriana Bisirri Prof.ssa Tamara Centurioni Prof.ssa Anna Rita Gerardi Prof.ssa Piemonte Claudia

CANDIDATA: Michela Riggio

ANNO ACCADEMICO 2013/2014 A mamma e papà che mi hanno sempre sostenuta.

SOMMARIO:

SEZIONE LINGUA I ...... 7 Introduzione ...... 8 Capitolo 1: La Nascita Della Scrittura ...... 10 1.1 Le basi della scrittura ...... 10 1.2 Lo sviluppo della Scrittura in altre parti del Mondo ...... 16 1.3 Indiani del Nord America ...... 17 1.4 La rivoluzione: il libro, le università e la stampa ...... 18 1.5 Conclusioni: lo studio della scrittura ...... 21 Capitolo 2: La lettura ...... 22 2.1 Introduzione alla storia della lettura ...... 22 2.2 L'evoluzione del concetto di lettura ...... 23 2.3 Il passaggio da scrittura a letteratura ...... 26 Capitolo 3 Dall'orale allo scritto, dalle parole ai fatti: errori e suggestioni ... 29 3.1 La Bibbia: da orale a scritta ...... 29 3.2 Errori ...... 32 3.2.1 Errori di traduzione ...... 32 3.2.2 Errori scientifici ...... 34 3.3Dalla lettura alla politica: Marx ed Hegel ...... 34 3.3.1 La vita di Marx ed Hegel ...... 35 3.3.2 Relazione tra Hegel e Marx: riprese e critiche ...... 36 3.3.3 Conclusioni ...... 42 3.4 Nietzsche ed il Superuomo ...... 43 3.4.1 Il Superuomo di Nietzsche e quello di Hitler a confronto... 44 3.4.2 Hitler e il peso di tali suggestioni ...... 47 Capitolo 4: L'era digitale e il cambiamento di scrittura e lettura ...... 50 4.1 Le tappe dello sviluppo della scrittura informatica e digitale ... 51 4.2 Il cambiamento della lettura ...... 54 4.3 Scrittura e lettura alla portata di tutti ...... 55 Conclusione ...... 56 SEZIONE LINGUA II ...... 57 Introduction ...... 58 Chapter 1: The birth of ...... 59 1.1 Basis of writing ...... 59 1.2 Writing development in other parts of the world...... 64 1.3 The revolution: the book, the universities and the press...... 65 Chapter 2: Reading ...... 67 2.1 History of reading ...... 67 2.2 The evolution of reading ...... 68 Chapter 3: From oral to written, from words to facts: mistakes and interpretations ...... 70 3.1 The Bible ...... 70 3.1.1 Translation mistakes ...... 71 3.2 Nietzsche and the Superman ...... 73 3.2.1 Nietzsche’s Superman and Hitler’s Superman ...... 74 3.2.2 Hitler and the consequences of these interpretations ...... 76 Chapter 4: The digital era and writing and reading changes ...... 78 4.1 The phases of computer writing and technological development ...... 79 Conclusion ...... 81 SEZIONE LINGUA III ...... 82 Introducción...... 83 Capítulo 1: El origen de la escritura ...... 84 1.1 Los fundamentos de la escritura ...... 84 1.2 El desarrollo de la escritura en otras partes del mundo ...... 88 1.3 La revolución: el libro, las universidades y la imprenta ...... 89 1.4 Conclusión: estudiar la escritura ...... 90 Capítulo 2: La lectura ...... 92 2.1 Introducción a la historia de la lectura...... 92 2.2 La evolución del concepto de lectura ...... 93 2.3 La literatura ...... 94 Capítulo 3: Del oral a la escritura, de las palabras a los hechos: errores y sugestiones ...... 95 3.1 La Biblia, de oral a escrita ...... 95 3.2 Errores ...... 96 3.2.1 Errores de traducción ...... 97 3.2.2 Las contradicciones en la Biblia ...... 98 3.3 Nietzsche y el Superhombre ...... 99 3.3.1 Friedrich Wilhelm Nietzsche ...... 99 3.3.2 El superhombre de Nietzsche y lo de Hitler ...... 100 3.4.2 Hitler y el peso de estas sugestiones ...... 102 Capítulo 4: la era digital y el cambio de escritura y lectura...... 105 4.1 Las etapas del desarrollo de la escritura informática y digital ...... 106 Conclusión ...... 108 RINGRAZIAMENTI ...... 109 Bibliografia: ...... 110

SEZIONE LINGUA I Introduzione Da quando l'uomo esiste, ha sempre avuto come obiettivo la ricerca del contatto con l'altro. Questa naturale tensione a non vivere in solitudine, lo ha spinto a cercare di comunicare con i suoi simili. Per questo credo che la scrittura sia stata la più grande invenzione che l'uomo abbia prodotto. Alla continua ricerca del contatto con qualcuno, di comunicare con qualcuno, di trasmettere le proprie emozioni, l'uomo ha risposto così, scrivendo. Oggi diamo per scontato quello che invece è stato un processo durato migliaia di anni, sempre volto al miglioramento e allo sviluppo di un sistema più complesso. Studiare i processi che hanno portato ad abbandonare la sfera dell'individuo come singolo, è una materia che mi desta particolare interesse. Comprendere i meccanismi, gli sviluppi e le necessità che hanno portato l'uomo a tracciare i primi simboli, fino ad arrivare alla messaggistica istantanea, è fondamentale anche per capire l'evoluzione della civiltà, e il metodo di risposta a necessità sempre più impellenti. Se i primi uomini hanno inventato la scrittura solo per motivi economici e commerciali, oggi noi la usiamo per qualunque cosa. Chiunque scrive e chiunque legge. Oggi forse scriviamo per lasciare un segno indelebile del nostro passaggio, consapevoli che da qualche parte, qualcuno lo leggerà. Tornare indietro fino alla nascita della scrittura cuneiforme, mi ha reso ancora più propensa allo studio di questa materia. Partendo dalla storia antica ho cercato di ricostruire a grandi linee l'evoluzione dell'arte della scrittura e quella della lettura, due facce della stessa medaglia, imprescindibili. Ho iniziato il mio percorso con le civiltà della Mesopotamia, culla della civiltà, approfondendo la storia degli Egizi, per poi spiegare anche i retroscena delle altre culture. Di pari passo all'evoluzione della scrittura, ho affrontato il cambiamento del concetto di lettura. Nella parte centrale, mi sono soffermata su un aspetto importante: il potere della suggestione che questi mezzi di comunicazione hanno. Ho scelto di riportare tre grandi esempi, non perché non ve ne siano altri di maggiore importanza, ma perché sono stata particolarmente colpita da come essi potessero essere l'esempio perfetto della forza della scrittura, nel caso della Bibbia, e della lettura, nel caso delle suggestioni di Marx ed Hitler. In ultima analisi, ho ripreso il discorso del processo evolutivo di queste due arti fino ad arrivare ai giorni nostri, dove nulla oramai è rimasto uguale ai primi simboli dei primi uomini. Non è stato facile spaziare in una tematica così vasta, ma è proprio la sua ampiezza e le sue mille sfumature che mi hanno appassionato e permesso di arrivare fino all'ultima pagina. Capitolo 1: La Nascita Della Scrittura

1.1 Le basi della scrittura

Una delle invenzioni più importanti degli ultimi 6000 anni è sicuramente stata la scrittura. In realtà non può essere considerata una vera e propria invenzione, ma una creazione, una trasformazione della volontà di comunicazione non solo a livello orale. Gli studiosi hanno dato diverse definizioni del termine 'scrittura', alcune di esse fanno riferimento al perdurare della parola scritta rispetto a quella orale, come quando viene definita 'lo strumento capace di supplire alle lacune della memoria e di trasmettere nel tempo e nello spazio un messaggio univoco1'. Prima di poter usare il termine scrittura però, bisogna analizzare il processo evolutivo, storico e sociale che vi è alle spalle di questo grande cambiamento. Nella storia infatti, appare che tutti i sistemi di scrittura che si sono sviluppati, sono stati preceduti da una fase di proto-scrittura, definita anche simbolismo. Ne abbiamo esempi lampanti che risalgono al Paleolitico, circa 30-40.000 mila anni fa. I primi segni dell'evoluzione, dal parlato alle iscrizioni sono i graffiti e le pitture che sono stati scoperti sulle pareti delle caverne, ma anche le ossa e i ciottoli su cui sono state rinvenute diverse tacche. Gli studiosi affermano che i primi graffiti non erano altro che riti magici e propiziatori per favorire la caccia, ma le tacche sui ciottoli potrebbero testimoniare la volontà di lasciare qualcosa scritto, di contare qualcosa, come i giorni od il numero di animali catturati. Nonostante molte società umane furono ad un passo dall'invenzione della scrittura, non tutte hanno completato il processo di sviluppo da un sistema grafico ad uno alfabetico. Nei luoghi in cui venne inventata la scrittura, gli studiosi hanno riscontrato che non ci fu solo la presenza di componenti cognitive quali il linguaggio, il pensiero simbolico, il bisogno di comunicare e l'abilità manuale, ma fu il verificarsi di specifiche condizioni socio-economiche e politiche a favorirne lo sviluppo. La vera scrittura, definita come un'espressione linguistica perfettamente

• 1Luis Godart “L'invenzione della scrittura dal Nilo alla Grecia” 2011 Piccola Biblioteca Einaudi Ns p. 356. codificabile in modo che il lettore possa facilmente comprenderla con precisione, è però uno sviluppo successivo. La creazione dei sistemi di scrittura, ed il loro sostituire i sistemi di comunicazione orale, è stato lento e frammentario, in quanto la lingua parlata è sempre più dinamica e incline al mutamento rispetto alla lingua scritta, che tende a cristallizzarsi con più facilità. Le scritture più antiche risalgono infatti al terzo millennio a.C. e sono state rinvenute in Mesopotamia, durante gli scavi archeologici nei pressi della città di Uruk, nell'odierno Iraq. Sono la testimonianza della scrittura più antica del mondo, la scrittura cuneiforme. Questa scrittura è chiamata così perché formata da piccoli segni simili a dei cunei. Gli scribi infatti, per imprimere nell'argilla tali segni, usavano uno stilo a punta che gli permetteva di imprimere tratti rettilinei a forma di cuneo.

Inizialmente la scrittura cuneiforme era composta per lo più da immagini o simboli che rimandavano ad un determinato concetto; per esempio se bisognava annotare l'acquisto di quattro anfore, lo scriba disegnava quattro anfore. Il problema cominciò a sorgere quando lo scriba doveva segnare quarantotto anfore; così, quando questo metodo cominciò a diventare poco pratico, a causa anche della scarsa resistenza dell'argilla e dell'aumentare delle attività commerciali, i sumeri cominciarono ad associare dei simboli a dei fonemi. Stava nascendo l'alfabeto. Le prime tavolette ritrovate contengono testi di natura economica, e riguardavano soprattutto: • Pagamento di imposte con prodotti agricoli; • Comunicazioni di natura commerciale; • Consegne di prodotti alimentari; • Prestiti di orzo. Alla base della nascita della scrittura ci sarebbe quindi la necessità di velocizzare il commercio. In quel preciso momento storico, le città sumere si stavano espandendo e la vita sociale ed economica richiedeva un supporto più affidabile della sola memoria. Più si espandevano le città, più aumentava la complessità del codice scritto, permettendo nuovi commerci con popoli che non parlavano la stessa lingua, commerci prima difficilmente realizzabili. Gli studiosi affermano che, quasi in contemporanea, nasceva la scrittura in Egitto. Molto diversa da quella sumera, la scrittura egiziana si basava su geroglifici. Il termine geroglifico in greco significa 'lettere sacre incise'. Venne attribuito a questo tipo di scrittura da Clemente di Alessandria, II secolo .C., che vide questi simboli soprattutto sui monumenti di tipo religioso. Come nel caso dei sumeri, anche i simboli egiziani inizialmente corrispondevano simbolicamente ad un concetto o ad un'idea, ma successivamente presero una valenza fonetica. A differenza dei testi di origine sumera ritrovati, i ritrovamenti dell'antica scrittura egizia testimoniano che l'argomento di maggior interesse per questo popolo, non era l'economia, bensì la vita pubblica e quella religiosa. Alcuni studiosi sostengono che la scrittura egizia sia postuma rispetto a quella sumerica, e che da essa abbia preso le basi, ma ci sono moltissime differenze tra le due scritture: mentre i sumeri svilupparono molto presto la scrittura cuneiforme, gli egizi mantennero più a lungo la rappresentazione pittorica dei simboli; questo fu dovuto probabilmente al fatto che gli egizi usavano come supporto i papiri, il legno e le pareti dei templi, che garantivano una maggiore durata della scrittura, mentre i sumeri inizialmente usavano l'argilla. La differenza sostanziale tra le due scritture, però, fu che quella sumerica venne utilizzata per moltissimo tempo solo in ambito economico, commerciale e contabile, mentre gli egizi la usarono per descrivere gli aspetti del mondo che li circondava, quindi furono loro ad usare la vera e propria scrittura, ancora prima del popolo sumero. Nel corso dell'impero egiziano l'uso della scrittura fu fondamentale, riuscì a far perdurare nei secoli la loro cultura, in quanto l'alfabetizzazione era riservata solo a pochi. Il concetto di cultura come segno di riconoscimento di un élite, probabilmente affonda le sue radici proprio nell'impero egiziano. Una volta nata, la scrittura non fece che espandersi e diventare veicolo di diffusione della cultura mesopotamica ed egiziana, e nel corso di tre millenni si diffuse in tutto il mondo. Da qui in poi, gli studiosi affermano che è molto difficile stabilire se lo sviluppo della scrittura nel resto del mondo sia stato un processo autonomo o dovuto ad un processo di diffusione culturale. Certo è che per esempio nel caso della Grecia si tratta di un processo di fusione culturale combinato con l'insorgere di necessità ben specifiche. Le scritture egee nacquero tra la seconda metà del III millennio e la fine del II millennio a.C. Attraverso lo studio delle testimonianze di scrittura che sono state ritrovate, gli studiosi hanno potuto determinare quali sono state le molle che hanno innescato la nascita della scrittura in Grecia: innanzitutto le nuove esigenze economiche (elemento fondamentale di ogni grande cambiamento umano) furono alla base della necessità di comunicare in forma non verbale ed il risultato fu che i primi amministratori cretesi inventarono la scrittura. Proprio come nel caso dei sumeri, la scrittura è stata la risposta alla necessità di andare di pari passo con l'espansione economica. In secondo luogo, la fusione ed il contatto con l'Egitto ed il vicino Oriente hanno portato i responsabili dei magazzini dei palazzi cretesi ad inventarsi un metodo di comunicazione efficace. Un terzo ed ultimo elemento, ma non per questo meno importante, è la componente religiosa. Molti dei documenti che sono giunti fino a noi infatti sono di tipo narrativo, di esaltazione religiosa, e la maggior parte della produzione letteraria greca ha come tema centrale proprio quello dell'esaltazione e della spiritualità. La civiltà minoica ha sviluppato tre diversi sistemi di scrittura: il geroglifico cretese, la Lineare A e la Lineare . Il geroglifico cretese è una scrittura di tipo ideografico, e la maggior parte dei testi giunti fino a noi sono di natura economica. La Lineare A è una scrittura di tipo sillabico in cui è presente però anche la componente pittorica, con la presenza di ideogrammi; anche di questa scrittura abbiamo testi di natura economica. La Lineare B invece è la testimonianza di una lingua greca molto antica, che può essere datata ancora prima di Omero. Oggi esistono solo circa 90 tavolette che ne testimoniano l'esistenza. Lo studio e la conoscenza odierna di queste scritture la dobbiamo ai cosiddetti 'decifratori' che ci hanno permesso di entrare in contatto con civiltà oramai estinte da migliaia di anni. Vi sono delle condizioni necessarie per decifrare queste antiche scritture: bisogna avere un'idea più o meno chiara sul contenuto del testo, bisogna conoscere abbastanza nel dettaglio il sistema di scrittura utilizzato ed è necessario avere un elemento di partenza per suggerire una codifica. Vi è una quarta condizione fondamentale: 'occorre disporre di un numero di segni e di gruppi di segni abbastanza elevato da consentire di sperimentare e valutare le eventuali ipotesi di decifrazione proposte'2

2Cit. di H.Sottas tratta da Luis Godart “L'invenzione della scrittura dal Nilo alla Grecia” 2011 Nel caso delle scritture egee alcune di queste condizioni sono venute a mancare, per questo oggi l'unica scrittura decifrata è la Lineare B, ma gli studiosi stanno ancora lavorando alla codifica delle altre due. Una svolta fondamentale nell'ambito della decifrazione delle antiche scritture, che ha segnato profondamente questa disciplina e ciò che le ruota attorno, è stata la decifrazione della Stele di Rosetta, una spessa pietra in basalto rinvenuta durante la campagna napoleonica in Egitto del 1799, oggi conservata nel British Museum di Londra.

Jean François Champollion è il decifratore ed il fondatore dell'egittologia moderna. Lo studioso scopri che la stele era scritta in tre differenti lingue: geroglifico, demotico e greco. Comprese che i nome dei sovrani, Cleopatra e Tolomeo, apparivano in tutti i testi (facendo decadere così la credenza che i

Piccola Biblioteca Einaudi Ns p. 356. geroglifici rappresentassero esclusivamente un concetto), così, dopo un lungo lavoro di osservazione, riuscì ad abbinare ogni lettera o sillaba ad un geroglifico. Era il 1822. La data però più importante nell'ambito della nascita della scrittura moderna è il VIII secolo a.C. quando i Fenici sbarcarono sulle coste Greche. Secondo lo studioso greco Erodoto i Fenici donarono ai Greci la mirabile invenzione delle lettere, prima a loro ignote. La scrittura era nata, destinata ad essere memoria permanente e rivoluzione della comunicazione.

1.2 Lo sviluppo della Scrittura in altre parti del Mondo

Dall'altra parte del mondo, in Cina, la scrittura nasce intorno al 1200 a.C. e per anni gli storici hanno dibattuto sul fatto che si trattasse di una creazione spontanea o di influenza. Sicuramente nel caso cinese, la scrittura è stata sviluppata in maniera del tutto autonoma, in quanto non esiste nessun precedente di scrittura simile. Inizialmente l'arte scrittoria cinese aveva una funzione prettamente rituale, solo in seguito è andata a coprire anche ambiti amministrativi e culturali. Per quanto riguarda il continente americano, della scrittura sappiamo che le popolazioni sudamericane non possedevano una cultura vera e propria, ma si basavano su un sistema mnemotecnico che consisteva nell'associazione di piccole pietre e semi ad un testo imparato a memoria. In America centrale invece la scrittura era nota già dal I secolo d.C. Tornando nel nostro continente, le prime genti italiche ad adottare l'alfabeto di derivazione greca furono gli Etruschi. La più antica testimonianza risale al 700 a.C. ed è l'alfabetario di Marsiliana. La diffusione della scrittura etrusca avveniva soprattutto presso i santuari e ed ha costituito la base dello sviluppo delle lingue dell'Italia antica, basate su sistemi di scrittura derivanti dal greco, dall'etrusco e, in seguito, dal latino. La cultura latina infatti deve le sue fondamenta a quella etrusca; il sistema alfabetico latino, composto da ventitré fonemi comprendenti sia vocali che consonanti, è sicuramente una trasformazione culturale e sociale di quello etrusco. Dopo la diffusione della scrittura mesopotamica, l'ultima grande espansione a livello linguistico che possiamo registrare è quella del latino. L'espansione e la durata dell'impero romano hanno esportato il latino in quasi tutto il mondo allora conosciuto. Non solo questa può essere considerata una svolta sociale senza precedenti, che ha dato il via alla globalizzazione moderna, ma ha reso la scrittura un fenomeno di pratica corrente, ed è riuscita così a mettere in contatto popolazioni isolate con grandi e fiorenti economie, permettendo una crescita ed uno sviluppo a livello mondiale senza pari. Inoltre l'insegnamento della scrittura divenne una pratica alla portata di tutti i ceti sociali, in quanto nell'ottica della società romana, la lettura e la scrittura erano due doti fondamentali. Per moltissimi secoli, la scrittura non subì grandi cambiamenti o modifiche, fino all'arrivo del Medioevo. Durante questo periodo storico la scrittura fece un passo indietro, ritornando ad essere patrimonio esclusivo di pochi. In questo caso era la Chiesa che si destreggiava nell'arte dello scrivere, e la coltivò per moltissimi anni. Nacquero gli 'scriptoria', scuole annesse alle cattedrali o ai monasteri, dove gli amanuensi copiavano diversi tipi di testi. Nonostante per un lungo periodo di tempo, la scrittura venne associata esclusivamente alla religione, il Medioevo ha creato le basi per una trasmissione precisa ed accurata, ed è stato il periodo in cui il libro, la più grande rivoluzione in ambito culturale e sociale, è diventato il mezzo di conoscenza non verbale più diffuso.

1.3 Indiani del Nord America

La questione dello sviluppo della scrittura tra gli Indiani residenti in Nord America è molto controversa. Prima dell'arrivo dei missionari europei nell'Ottocento, la loro cultura si basava esclusivamente sull'oralità e sulla pittografia. Nella cultura indiana, tramandare le conoscenze in maniera orale, ha sempre avuto un ruolo di primaria importanza. La loro cultura si è basata per millenni su questo aspetto, che è stato in grado di rendere questo popolo misterioso e difficile da comprendere, proprio per il valore 'familiare' e 'generazionale' attribuito alla cultura. Non è un caso che tutto ciò che riguarda il loro bagaglio culturale e storico sia avvolto dal mistero. Bisogna però considerare anche il rovescio della medaglia, ossia la scomparsa della loro cultura. Lo sterminio degli indiani d'America infatti ha segnato la perdita della loro civiltà, in quanto questa popolazione è andata incontro ad un vero e proprio annientamento non solo fisico ma anche culturale, che ne ha fatto sparire le tracce sociali e culturali. Tutto quello che non è stato scritto, ma affidato alla memoria, la più debole forse delle nostre facoltà intellettive, è andato perduto per sempre.

1.4 La rivoluzione: il libro, le università e la stampa

Come possiamo intuire, il libro affonda le sue radici in tempi antichissimi, quindi una plausibile sua definizione potrebbe essere 'tutto ciò che custodisce la tradizione scritta del pensiero umano'. Possiamo dividere la storia del libro in due grandi periodi: il periodo che arriva fino al libro manoscritto, e quello dall'inizio del libro a stampa. Ma da dove viene la parola libro? Secondo gli studiosi bisogna cercarne l'etimologia in tempi lontanissimi, quando ancora si scriveva all'interno della corteccia degli alberi. Tuttavia secondo le definizioni moderne, il libro è 'un insieme di fogli di carta o di altro materiale scritto o stampato, legati o raccolti entro una copertina'.3 Fino al III secolo d.C. Il libro come lo intendiamo oggi, era quasi impossibile da trovare. Il mezzo più diffuso, il rotolo, venne abbandonato con l'introduzione del codice, che possiamo definire l'antenato del libro. Era formato da fogli piegati e cuciti insieme, ed i vantaggi erano innumerevoli: dalla praticità alla facile consultazione, questo codice permise una rapida e radicale diffusione della lettura e

3Cit. http://www.bibliotecaprovinciale.foggia.it/capitanata/1963/1963pdf_parte2/1963_p2_76- 85_Caterino.pdf “Storia del libro e della sua influenza sulla cultura” p. 77, del Prof. ANTONIO CATERINO, docente nell'Università di Bari; soprintendente bibliografico di Puglia e . della cultura. Fondamentale in questo passaggio fu l'invenzione della carta. I cinesi furono i primi che la fabbricarono, nel I secolo d.C., ottenendola da ritagli di seta. Gli Arabi li seguirono nel VIII secolo e la diffusero in tutta l'Europa, infatti nel XII secolo anche la Spagna e l'Italia iniziarono a fare uso di questo prezioso materiale. Nel resto del mondo, quando il libro cominciò a diffondersi, portò con sé aria di novità e di cambiamento. Con la maggiore fruibilità di testi scritti, la cultura divenne la base dello sviluppo sociale nel XII secolo, quando finalmente la cultura smise di essere una creatura ecclesiastica ed esce dai confini dei monasteri, creando in tutta l'Europa un clima di rinnovamento e fervore. Le città si trasformarono in centri culturali, attirando studiosi da tutto il mondo e di tutte le estrazioni sociali. In Italia, lo Studio di ottenne il riconoscimento nel 1158, mentre Parigi nel 1215 e Oxford più tardi, ottengono i primi statuti delle Università. L'espandersi della cultura, creò la necessità di moltiplicare i manoscritti a dismisura; nacquero così le officine librarie, dove gli amanuensi copiavano i testi a pagamento. Questo dato è di grande rilievo culturale in quanto sancisce la nascita della lettura e della scrittura non solo come attività di diletto per la mente destinata a pochi, ma come un'attività redditizia. Nascono nuove forme professionali come i librarii, i responsabili della vendita e della produzione dei libri all'interno delle università, che successivamente si riunirono in grandi corporazioni. Con il mutare del concetto di libro, mutò anche l'aspetto esteriore di questi manoscritti. Venne inserito un quadrato denominato specchio di scrittura, all'interno del quale veniva ricopiato il testo, ed all'esterno di esso vi era uno spazio sufficiente per poter permettere al lettore di scrivere le proprie annotazioni. Lo spazio tra le parole si allargò, abbandonando così la scriptio continua, facendo posto all'ordine ed all'introduzione dei segni di punteggiatura. In un secondo momento nacquero concetti legati al layout della pagina, come le colonne e la divisione in paragrafi. Grazie all'evoluzione scientifica e la modernizzazione dei mezzi di comunicazione, è avvenuto il passaggio dal manoscritto alla stampa, sviluppo chiave nella trasmissione delle opere scritte. La figura del copista viene dimenticata, in quanto gli autori ora possono ottenere molteplici copie della stessa opera ad un prezzo più basso, favorendo in questo modo la diffusione dei testi. A Giovanni Gutenberg, orafo tedesco, dobbiamo l'invenzione della stampa a caratteri mobili. L'orafo capì che era possibile creare un carattere di metallo per ciascuna delle lettere, al fine combinarli e stamparli su carta. Così dopo anni di tentativi Gutenberg produsse le prime matrici per il primo libro: tra il 1452 e il 1455 veniva scritta la prima Bibbia Latina in caratteri gotici. Ne vennero stampate 190 copie, di cui solo 48 sono arrivate fino a noi. I primi libri stampati vengono definiti incunabuli, dal latino 'in cuna', ossia libri neonati. 1.5 Conclusioni: lo studio della scrittura La scrittura ha sempre affascinato l'uomo che, da quando ha iniziato a scrivere non ha più smesso, lasciando a delle incisioni prima, ed a delle pagine dopo, le sue memorie e i suoi ricordi. Lo studio di questo potente mezzo di trasmissione ha permesso agli studiosi di ricostruire tempi lontani in maniera spesso molto accurata. Ora studiamo guerre greche, invasioni barbariche perché qualcuno migliaia di anni fa ci ha fatto il dono di scriverle e di regalarcele. Grazie a quei testi oggi possiamo comprendere molto della storia antica, possiamo studiare, per esempio, il contesto storico in cui una determinata popolazione è nata e si è sviluppata; possiamo risalire anche al contesto sociale e comprendere la trasformazione dei popoli e la fusione di culture; possiamo conoscere i movimenti politici e le pretese di potere degli antichi re; conosciamo le transazioni economiche di migliaia di anni fa, e conosciamo il costo della farina e del grano. La nascita della scrittura ci ha permesso di ricostruire il passato e ci ha permesso di colmare il vuoto tra momentaneo e permanente. Come afferma Luis Godart 'le vecchie leggende affondano le loro radici nella Storia, ed è certo che alla base di qualunque mito narrato dagli Antichi vi è una verità storica che la critica moderna deve tentare di ritrovare e di spiegare'4

4Ivi, p.356 Capitolo 2: La lettura

2.1 Introduzione alla storia della lettura

'Esiste una storia della lettura? (…) Leggere è semplicemente leggere. Questa pratica avrà, forse, fatto registrare un'evoluzione nel corso del tempo? E se veramente essa ha subito un cambiamento, come possiamo coglierlo?5 La storia della lettura è strettamente legata a quella della scrittura. Sono due facce della stessa medaglia, è infatti impossibile scindere un concetto dall'altro. L'evoluzione della scrittura, e quindi l'incremento della capacità di comunicare attraverso uno schema non verbale, ha avuto come conseguenza uno sviluppo della lettura, che è diventata più agevole e più diffusa. Per comprendere il rapporto tra scrittura e lettura e lo sviluppo nei secoli di quest'ultima è necessario analizzare alcuni punti. Jean-François Gilmont6 si pone alcuni interrogativi fondamentali nello studio di questa stretta relazione. Il primo punto da analizzare è: chi è in grado di leggere? La lettura infatti è possibile solo in presenza di un'alfabetizzazione. Per molti secoli la cultura è stata soggetta a controllo, in quanto strumento potente e pericoloso. Questo primo punto suggerisce quindi una stretta relazione tra la storia della lettura e quella dell'educazione. Ma cosa si intende quando parliamo di alfabetizzazione? Nel corso dei secoli anche questo concetto è mutato, infatti abbiamo esempi di come nella cultura dell'antica Roma fosse un elemento fondamentale della vita sociale ed attiva, ma storicamente possiamo riscontrare anche periodi bui, come il Medioevo, quando la cultura era gestita esclusivamente in ambito religioso. La seconda domanda da porci è: cosa si legge? L'evoluzione della lettura è infatti legata anche al tipo di testo scritto in una determinata epoca. In verità questo aspetto è strettamente connesso al concetto di cultura, poiché per diversi secoli, le tematiche dei testi scritti non erano alla portata del popolo, che sicuramente aveva esigenze diverse rispetto al ceto religioso o ai nobili. La lettura infatti non nasce

5Cit. http://centridiricerca.unicatt.it/creleb_Gilmont_rivoluzione.pdf, Jean François Gilmont “Una Rivoluzione della lettura nel XVIII secolo?”, Traduzione Paolo Berni, Università Cattolica, Milano, Edizioni CUSL, Milano 2010, p. 3. 6Jean-François Gilmont, “Une révolution de la lecture au XVIII siècle?”, 2010, Traduzione Paolo Berni. inizialmente come diletto ma come strumento di superiorità e potere. Il terzo quesito è: dove si legge? Come si può facilmente comprendere, anche questo punto è possibile fonderlo con il precedente. L'ambiente può infatti determinare il tipo di lettura e soprattutto il tipo di lettore. Leggere in un monastero è sicuramente diverso dal leggere nel proprio salone o in una biblioteca. Questo mutamento spaziale, avvenuto in secoli, è stato determinante nell'espandersi della pratica della lettura. Ultimo, ma non per importanza, è il modo in cui si legge. Ad alta voce o sussurrata, vi sono notevoli testimonianze dell'evolversi del modo di leggere, strettamente legato, nella maggior parte dei casi, all'aspetto estetico del testo stesso. Jean-François Gilmont porta l'esempio di Sant'Agostino che osserva con stupore e ammirazione Sant'Ambrogio mentre legge in maniera silenziosa. Nel IV secolo infatti, la lettura era solitamente praticata ad alta voce, per una questione puramente pratica. I testi scritti dell'epoca, infatti, avevano una caratteristica fondamentale: le parole erano ancora tutte attaccata. Vi era quindi la necessità di scandire le sillabe ad alta voce per poter dare un senso al testo. Lo stile di scrittura quindi ha giocato un ruolo fondamentale nell'evolversi della lettura; come affermato in precedenza, è facile comprendere come si sia evoluta la lettura quando la scrittura è passata dalle pagine medievali, scritte con caratteri piccoli e senza spazi, all'impaginazione ordinata, divisa in colonne, con caratteri romani ben stampati e facilmente leggibili.

2.2 L'evoluzione del concetto di lettura

Nel mondo classico, in particolare in quello greco e romano, la lettura era un attività finalizzata alla conoscenza e alla comprensione. Era un procedimento lento che si svolgeva prevalentemente ad alta voce, ripetendo il testo scritto in maniera continuativa. Le parole venivano pronunciate una dietro l'altra, per questo il processo era lungo e spesso tedioso. I testi usati per le esercitazioni erano vari, andavano dalla epistole ai manifesti, dai documenti economici alle iscrizioni. Il formato prediletto era però il 'volume', ossia una striscia di papiro arrotolata lunga quasi due metri, alta mezzo. Il testo era diviso in colonne ed ogni riga contava 36 lettere. Per leggere, vi era un rito ben specifico, che permetteva di mantenere una lentezza costante: il lettore infatti apriva il rotolo con due mani in modo da svelare solo un paio di colonne. Questo sistema non permetteva di leggere in maniera veloce e nemmeno di poter tornare indietro a rileggere. Nel mondo antico in oltre si diffusero molto le recitazioni pubbliche e le "letture delegato". I padroni infatti cercavano schiavi alfabetizzati in grado di leggere per loro. Un punto di svolta fondamentale fu la sostituzione del rotolo con il codice, tra il III e IV secolo. Il libro codice infatti era più semplice da trasportare e da maneggiare, ed inoltre aveva una quantità di testo scritto superiore al suo predecessore. Come per la scrittura, anche per la lettura il Medioevo costituisce un momento di arresto. La cultura venne rinchiusa all'interno dei monasteri e delle chiese, e questo portò ad un'inevitabile diminuzione dell'alfabetizzazione e quindi una proporzionale riduzione dei testi scritti. Anche il concetto di lettura è cambiato durante questo periodo storico poiché i libri che venivano scritti e ricopiati per essere tenuti come testimonianze sacre, come opere artistiche, e non con la finalità di farli leggere o leggerli. I testi venivano conservati esclusivamente all'interno delle chiese e quindi la lettura divenne un'attività strettamente correlata alla religione, ed i tipi di testi utilizzati erano prevalentemente dello stesso stampo. Il momento di stallo viene superato durante il XII secolo, un periodo di rivoluzione culturale, politica, economica e sociale. La nascita del sistema universitario all'interno dell'Europa ha fatto in modo che il libro assumesse un ruolo di primaria importanza, in quanto divenne la via attraverso cui obbligatoriamente passavano la diffusione ed il potenziamento del patrimonio culturale dell'umanità. La necessità sempre crescente di un numero sempre maggiore di libri di testo, ha dato origine ad una produzione libraria simile a quella dei giorni nostri. Lo stile di lettura, si è modificato, plasmandosi su questo nuovo clima culturale; si leggeva in maniera più rapida e silenziosa, e le esercitazioni si facevano su molti testi sui temi più disparati. I luoghi in cui si leggeva erano per lo più delle biblioteche degli ordini mendicanti, ma dal XIII secolo cominciarono a nascere dei luoghi particolari, come dei saloni oblunghi con file di banchi, su cui erano incatenati i libri, pronti per essere letti. Non solo i religiosi leggevano, ma crebbe l'interesse anche tra i laici, facendo riscontrare in questi secoli una crescita senza precedenti dell'alfabetizzazione. Aumentarono le collezioni private nelle case della borghesia ed i signori feudali aprirono le prime biblioteche 'cortesi'. Quando arrivò la stampa, oramai in Europa la maggior parte della popolazione era in grado di leggere. La stampa a caratteri mobili però aprì la strada a quello che possiamo definire il mercato del libro. Nasce infatti il libro 'da mano' facilmente reperibile ovunque, e poi quello 'editoriale', maneggevole e strutturato in maniera rigida. Con l'aumento dell'alfabetizzazione, e l'allargamento del pubblico, le grandi case editrici nate in Europa, fornirono una vasta gamma di prodotti, andando dal libro di poche immagini con una struttura poco curata, al libro di lusso, finemente stampato e decorato. La lettura incontra l'arte quando tra il Seicento ed il Settecento si afferma l'epoca barocca. Nascono delle biblioteche di una bellezza straordinaria, dei luoghi in cui i libri potevano essere non solo letti, ma anche ammirati, come vere e proprie opere d'arte. La borghesia si concentra soprattutto sui quotidiani e sui periodici; lo scopo principale della lettura per questa classe era istruirsi, conoscere e sviluppare nuovi sistemi politici ed economici. È proprio durante questo periodo che la borghesia comprende che può sovvertire il sistema aristocratico della cultura e prendere in mano le sorti della vita sociale, civile, politica ed economica. In questo clima di fervore cominciarono a circolare le prime enciclopedie, la più famosa tra tutte è quella di Diderot e d'Alembert7 e la lettura si fa veicolo di

7Enciclopedia o Dizionario ragionato delle Scienze, delle Arti e dei Mestieri, a cura di una società di uomini di cultura Il primo volume uscì nel 1751. L’Enciclopedia fu compiuta in 17 volumi nel 1772, ma tra il 1776 e l’80 uscirono altri 11 volumi di tavole illustrative. Il volume avevo lo scopo informazione e cultura internazionale. Il passaggio tra Settecento e Ottocento è delicato, e come afferma uno storico tedesco, Rolf Engelsing, la lettura passa da 'intensiva' a 'estensiva'. Per lettura 'intensiva' lo storico intende una lettura mirata e concentrata su pochi libri, che vengono costantemente riletti e meditati. Un esempio di questo tipo di lettura è quello della Bibbia. La lettura 'estensiva' invece è una lettura rapida e superficiale di diversi testi scritti; questo tipo di lettura caratterizza infatti l'Ottocento, perché oramai il concetto del 'leggere' è staccato dal concetto di religione, ma si è saldamente legato al concetto di informazione ed intrattenimento. Non è un caso, infatti, che il genere letterario che raggiunge il maggior successo in quegli anni sia proprio il romanzo, e che vi è un aumento vertiginoso delle tirature dei quotidiani. Parlando della situazione dell'Europa occidentale con l'aumento dell'alfabetizzazione, della lettura e della produzione dei libri, si verifica anche un cambiamento a livello linguistico: se l'impero romano era riuscito a compiere una formidabile unificazione di tutto il mondo sotto il latino, ora lo sviluppo linguistico segue la corrente opposta. Il latino perde quasi il 30% di popolarità, poiché una lettura internazionale pretende lingue vive, che cerchino di stare al passo con la natura in evoluzione della società.

2.3 Il passaggio da scrittura a letteratura

I concetti di lettura e di scrittura, non richiamano però in maniera automatica quello di letteratura. Non possiamo infatti considerare come un’unica struttura la scrittura e la letteratura, e da ciò ne conviene che l'uomo, da quando ha imparato a leggere, non ha letto da subito testi di 'letteratura'. Ma cosa si intende per letteratura? Questo argomento è ancora oggetto di un dibattito acceso, in quanto l'idea di letteratura può comprendere diversi concetti; potrebbe essere riferito a 'qualsiasi documento simbolico, che comprende tutto, dalle immagini alle sculture e alle lettere’ oppure si può parlare di letteratura solo

di diffondere le conoscenze utili per la vita quotidiana. Può essere considerata la più grande opera prodotta dall'epoca dei lumi. nel caso in cui 'un testo scritto dev'essere mosso da un'intenzionalità precisa e da una conseguente logica strutturante'8. Sicuramente è possibile affermare che la letteratura è l'insieme di opere scritte che sono arrivate fino al presente, e che la letteratura di un determinato popolo costituisce le maglie della sua evoluzione culturale, sociale, economica e politica, in quanto deve essere considerata una delle fonti di studio più dettagliata con cui possiamo confrontarci oggi. Anticamente il termine letteratura, che veniva dal latino 'litteratura' (da littera, "lettera"), indicava l'arte dello scrivere, quindi era strettamente collegato al concetto di educazione e di cultura. Con il passare dei secoli, la letteratura si è allontanata sempre di più dall'idea di specifiche discipline come la scienza e la filosofia, poiché veniva associata ad un tipo di produzione scritta più artistica e creativa. È proprio in questi anni che il concetto di letteratura si intreccia in maniera indissolubile con quello di poesia, un termine del latino medievale che deriva da poësis (a sua nasce volta dal greco poíēsis, da poiêin, "fare"). Questo legame era dovuto al fatto che la poesia aveva come scopo quello di creare una realtà e dei personaggi fittizi, dando sfogo alla sfera creativa ed artistica; per questo ancora oggi si considera la poesia come la forma più alta di letteratura. L'avvento della scrittura però non ha influito sullo sviluppo della letteratura, in quanto gli storici affermano che i testi letterari più antichi giunti fino a noi, risalgono circa ad un millennio dopo l'invenzione della scrittura, ossia alla fine del III millennio a.C. I primi autori di testi letterari che gli scrittori hanno individuato sono Ptahhotep e Enheduanna. I loro testi risalgono al XXIV e XXII secolo a.C. Dato che nelle prime società alfabetizzate passarono circa 600 anni prima che si cominciassero a produrre testi di letteratura, è facile associare questo concetto a quello di oralità. La letteratura orale infatti è molto più antica di quella scritta, poiché l'oralità è stata sempre il sistema privilegiato di trasmissione del sapere, essendo il mezzo di comunicazione più diffuso, rapido ed immediato da usare. La

8^ Asor Rosa 1999, cit., I, pp. IX-X. tradizione della letteratura orale comprende forme quali narrazioni, miti, canti, leggende, favole, ecc. che poi con l'avvento della scrittura sono state tramutate in parole scritte e sono giunte fino a noi. Capitolo 3 Dall'orale allo scritto, dalle parole ai fatti: errori e suggestioni Nel percorso evolutivo dell'uomo, il passaggio dall'oralità alla scrittura, ha sicuramente rappresentato una tappa fondamentale nel processo di conservazione della razza umana. Alcune delle più importanti conoscenze ci sono state tramandate grazie alla scrittura, grazie alla costante tensione dell'uomo di superare le barriere del tempo per rendersi immortale. Uno dei più grandi esempi, che porta su di se le conseguenze di questo lento passaggio, è la Bibbia, oggetto di studio e di discussione da migliaia di anni.

3.1 La Bibbia: da orale a scritta

Il termine 'Bibbia' ha origini molto antiche; la parola deriva dal greco antico βιβλίον, al plurale βιβλία (biblia) che significa 'libri'. Il termine stesso però ha subito molte trasformazioni nel corso dei secoli. Originariamente, "Bíblos" in greco indicava la parte interna della corteccia del papiro, che cresceva in abbondanza in Egitto, soprattutto tra le paludi del delta del Nilo. La sua struttura fibrosa la rendeva perfetta per scrivere, ed infatti per molti secoli è stato il materiale scrittorio più utilizzato. Il derivato "to biblíon" significa "il libro, lo scritto", ma dato che la Bibbia era, ed è, costituita da più testi, nell'epoca di Giovanni Crisostomo (407 d.C.), venne usata sempre più la forma plurale 'ta biblía' (i libri). Il nome come lo conosciamo oggi, ci arriva direttamente dal Medioevo, quando il termine fu trasformato in femminile singolare «la Bibbia». La Bibbia è una raccolta di libri, alcuni molto brevi, ed altri molto lunghi (fino ad un massimo di 66 capitoli), e non è l'opera di un autore solo, ma si può considerare come il frutto di secoli diversi e di menti diverse. Questo insieme di libri costituisce il testo sacro per la religione cristiana e per la religione ebraica, ecco perché si può chiamare anche Sacra Scrittura o Sacre Scritture. La Bibbia cristiana è divisa in due parti: l'Antico Testamento, che narra la storia prima della venuta di Dio, composto da circa 46 libri che narrano le vicende del popolo ebraico, dei suoi padri, dei re e dei profeti. In questa sezione ci sono degli scritti che appartengono all'epoca ellenistica, prima della nascita di Gesù. Non è difficile trovare in questa sezione immagini che hanno un'origine più antica, o storie e racconti che facevano parte dei miti e delle tradizioni orali dei popoli che vivevano in Palestina o nelle vicinanze; ed il Nuovo Testamento, non riconosciuto dalla fede ebraica, che fa riferimento al periodo successivo alla nascita di Gesù, le cui fonti risalgono a un ampio periodo che va dal 250 a.C. circa al 68 d.C. Tuttavia, i testi che lo compongono, sono stati redatti in un periodo di tempo assai più breve tra il 50 d.C. e il 100 d.C. circa e poi sono stati raccolti insieme all'inizio del II secolo d.C. La Bibbia originariamente venne redatta in tre lingue: ebraico, aramaico e greco. Fino ad oggi è stata tradotta in 2.454 lingue. L'ebraico, lingua semita utilizzata dagli ebrei fino al secolo d.C., oggi è la lingua ufficiale dello Stato di Israele. La versione in aramaico della Bibbia viene scritta successivamente, all'epoca della conquista persiana. La versione greca invece venne redatta poiché, dopo l'espansione di Alessandro Magno, il greco era diventato la lingua comune della cultura e del commercio e quindi uno dei più diffusi mezzi di comunicazione. La lingua originale però dell'Antico Testamento era l'ebraico, e fu anche la prima parte della Bibbia ad essere tradotta. La più antica traduzione a noi nota risale ad un periodo che va tra il III e il II secolo a. C. Questa traduzione viene definita la traduzione dei 'Settanta' poiché viene attribuita a settanta traduttori di Alessandria D'Egitto. Il Nuovo Testamento è invece stato scritto in greco, in maniera più specifica è stato trascritto usando la Koiné, il greco diventato lingua comune in Oriente e le sue prime traduzioni latine risalgono al Il secolo d.C.; Girolamo, nel IV secolo d.C., fece una accurata revisione, tenendo presenti sia i testi ebraici sia quelli greci. A motivo della sua elevata divulgazione, questa traduzione venne detta "la Vulgata". Il Nuovo Testamento è stato scritto su diversi supporti scrittori come l'ostraca9, la pergamena ed il papiro Oggi si conoscono bene ed in maniera accurata le fonti di riferimento della Bibbia greca: tra le più antiche vi sono alcuni papiri risalenti al II secolo d.C. Si sono poi conservati complessivamente oltre cinquemila manoscritti. Tra i più autorevoli abbiamo: • Codice Alessandrino (A), datato all'inizio o a metà del V secolo. • Codice Vaticano (B), composto probabilmente in Egitto nel IV secolo. • Codice di Efrem (C), che è un palinsesto perché fu scritto sopra alcuni testi, prima raschiati via, del teologo siriano Efrem. Si crede che risalga al V secolo. • Codice di Beza (D) o Cantabrigensis (di Cambridge), così chiamato perché appartenne al calvinista Teodoro di Beza. Risale al V secolo. risalente alla metà del IV secolo :(א Codice Sinaitico (S o •

La lenta e travagliata storia che ha portato alla scrittura di questo testo come lo conosciamo oggi ha avuto conseguenze sula sfera semantica ed interpretativa. Gli studiosi affermano che la Bibbia sia stata scritta in un lasso di tempo di circa dieci secoli, un processo che però aveva alle spalle una lunga tradizione orale, le cui origini sono sconosciute. I testi all'interno di essa differiscono per genere, lingua, origine, composizione e datazione, a causa del lungo periodo storico che essa copre. Questo processo lunghissimo ha dato indubbiamente segnato la Bibbia, che oltre ad essere un testo religioso, può essere anche osservata come un testo storico, in grado di fornirci preziose informazioni sia sugli aspetti sociali di un secolo, ma anche sull'evolversi della scrittura. All'interno di questa opera troviamo differenti stili e generi e non tutti possono essere identificati, in quanto di alcuni scritti non si conoscono ancora gli autori.

9Cocci di vasi di terracotta raccolti tra i rifiuti e scritti nella parte convessa. Era un materiale scrittorio accessibile a tutti e quindi il più comune nel mondo antico. Su di essi venivano scritti i nomi dei condannati all'esilio, che prese il nome di 'ostracismo'. Il testo sacro prendere forma attraverso i secoli, facendosi portavoce di ambienti, civiltà e di culture assai diversi tra loro. Si può dire che la Bibbia sia il prodotto dell'evolversi di un intero popolo, poiché essa è stata scritta e tramandata con il progredire della storia e della cultura di Israele stesso.

3.2 Errori

I secoli di scrittura, i diversi generi letterari, le molteplici fonti e gli innumerevoli autori hanno creato non poche discrepanze all'interno del testo. Alcuni studiosi affermano che molti di questi errori siano dovuti a traduzioni postume, o all'uso di lingue e strutture linguistiche oramai perdute, quindi impossibili da rendere in maniera precisa ed accurata. Ovviamente l'interpretazione degli errori varia, gli studiosi non credenti affermano infatti che tali errori sono la prova che non vi è nulla di divino e di ispirato nella Bibbia, ma che è un testo comune, senza nessuna relazione con un'entità superiore. Per gli studiosi credenti invece la Bibbia contiene la verità assoluta e quindi non vi sono errori, ma solamente incongruenze dovute alla molteplicità dei contesti culturali in cui è stata scritta, o dovuti allo sviluppo redazionale.

3.2.1 Errori di traduzione

Uno degli esempi di errori di traduzione più famoso è quello dell'epiteto divino 'sabaoth' tradotto con "degli eserciti" (1Sam17,45; Is6,1-3) o "dell'universo". Invece la Chiesa ha inventato la traduzione "Dio dell'universo", forse per nascondere l'originale senso guerriero dell'epiteto. Il sostantivo 'saba', plurale 'sabaot' in senso letterale fa riferimento ad una milizia o ad un esercito, ma indica anche "una grande moltitudine bene ordinata di cose o persone", come le creature dell'universo (Gen2,1; Is34,4;40,26;45,12; Dt4,19;17,3; Ger33,22), da qui infatti è derivata la traduzione "dell'universo". Altre famosi dubbi che derivano da possibili errori di traduzione sono quelli che riguardano il rapporto tra uomo e donna all'interno della Bibbia. Per esempio vi è un acceso dibattito riguardo alla parola ebraica tselah, che è stata tradotta con “costola” ma che, secondo moltissimi teologi, andrebbe tradotto con “metà”, oppure “lato” (Gen. 2, 21-23). La traduzione 'costola' ha certamente segnato il concetto del rapporto tra uomo e donna. È quasi possibile considerare questa traduzione come la responsabile della considerazione come essere inferiore subita dalla donna nel corso dei secoli. Altri punti oscuri legati a questo argomento sono per esempio l’espressione contenuta all'interno della Genesi: “con dolore partorirai i figli” (Gen. 3,16), la cui interpretazione è stata sempre quella di una condanna perpetua della donna alla sofferenza; anche durante il momento del parto, simbolo così importante nella Bibbia, la donna non avrebbe avuto la gioia di portare al mondo una nuova vita, ma solo dolore. Una migliore resa sarebbe stata “con sforzo partorirai figli”, che avrebbe espresso una semplice constatazione di natura fisica ed anatomica. Questo verso, inoltre, continua con le parole “Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà”, che dimostra in maniera indiscutibile il dominio dell’uomo sulla donna. La causa di questi errori traduttivi è da ricercarsi nella lingua utilizzata: l'ebraico infatti ha un numero di parole superiore rispetto alle lingue più comuni, ed è in grado quindi di esprimere più sfumature di uno stesso concetto, ma che allo stesso tempo sono spesso intraducibili. 3.2.2 Errori scientifici

Spesso all'interno della Bibbia troviamo concetti ed idee ritenuti esatti al momento della stesura della tesi, ma che oggi possiamo considerare inesatti. Eccone un esempio: 'Sarà per voi un abominio anche ogni insetto alato, che cammina su quattro piedi.' (Lv11,20-23) Gli insetti non hanno piedi e hanno sei zampe, non quattro; in particolare, il testo Masoretico ebraico parla di 'ragàl', piede, non zampe quindi. Gli insetti elencati nel v. 22, cioè varie tipi di cavallette, hanno sei zampe e di queste solo quattro sono piedi, in quanto le altre due ("due zampe sopra i piedi") servono per saltare. Nel Nuovo Testamento invece è presente un errore a livello meteorologico: Era 'Verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Il velo del tempio si squarciò nel mezzo. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo spirò. (Lc23,44-46). Oggi sappiamo che le eclissi solari durano al massimo sette minuti e sono visibili solo da una porzione ridotta della superficie terrestre. Inoltre, lo studio dei fenomeni astronomici ha dimostrato che non ci sono state eclissi solari nel periodo in cui è avvenuta, approssimativamente, la morte di Gesù. In aggiunta è scientificamente provato che le eclissi non possono verificarsi in prossimità della Pasqua ebraica perché quest'ultima coincide col plenilunio, momento in cui la Luna è necessariamente dalla parte opposta della Terra rispetto al Sole e non può oscurarlo. Il dibattito riguardante la veridicità della Bibbia è ancora in corso. Forse la Sacra Scrittura è uno dei libri più studiati al giorno d'oggi, rappresentando l'unico esempio al mondo di fonte in grado di presentarci un quadro sociale, economico, politico e culturale lungo mille anni.

3.3Dalla lettura alla politica: Marx ed Hegel

Nel corso della storia vi sono molti esempi di suggestioni della lettura. Uno in particolare, molto interessante da analizzare è la relazione tra Marx ed Hegel. Dalla lettura delle opere filosofiche di quest'ultimo, Marx costruisce il suo pensiero filosofico, che poi rielaborerà, creando una filosofia propria.

3.3.1 La vita di Marx ed Hegel

Georg Wilhelm Friedrich Hegel nasce a Stoccarda nel 1770. Cresce con un'educazione rigidamente protestante e durante gli anni di seminario si avvicina al pensiero di Kant, Rousseau e alle opere di Goethe, che segnano un punto di svolta nella maturazione del suo pensiero filosofico. Dal punto di vista politico, Hegel viene affascinato dagli avvenimenti della Rivoluzione francese. Frequenta l'università in Germania, a Jena, al termine della quale inizia la sua produzione filosofica a stretto contatto con il filosofo Schelling, suo amico. La prima vera opera in cui Hegel esplicita il suo pensiero filosofico è 'La Fenomenologia dello spirito' redatta a Jena e pubblicata nel 1807 a Bamberg. Durante tutta la sua vita Hegel ha lasciato molte testimonianze della sua riflessione filosofica, segnata da diversi incontri e profondi studi di altri filosofi. Negli ultimi anni della sua vita ottiene la cattedra in un'università prestigiosa di Berlino e scrive la sua ultima opera 'I Lineamenti di filosofia del diritto' nel 1821 per poi morire il 14 novembre 1831. La vita di Marx è profondamente segnata dal pensiero di Hegel, in quanto nasce in un epoca politica molto particolare, in cui si stava affermando sempre di più la sinistra hegeliana, nata dalla idee di Hegel stesso. Karl Marx nasce nel 1818 a Treviri da una famiglia ebrea e riceve una educazione di stampo razionalistico e liberale. Si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza a Bonn e in seguito si sposta a Berlino. È in questo contesto culturale e politico che entra in contatto con il club dei “giovani hegeliani” e studia a fondo la filosofia di Hegel. Passato poi da Giurisprudenza a Filosofia si laurea all’università di Jena, stessa università frequentata da Hegel. Nel 1844 incontrò Engels, incontro che può essere definito tranquillamente come il più importante della sua vita, in quanto con Engels getterà le basi del socialismo scientifico. Insieme i due collaborarono (fino alla morte di Marx) alla sistematizzazione dei principi teoretici del comunismo. Karl Marx muore a Londra nel 1883, ed oggi è considerato il padre di uno dei movimenti politici che più hanno influenzato la scena mondiale degli ultimi due secoli.

3.3.2 Relazione tra Hegel e Marx: riprese e critiche

Alla base del pensiero comune di Hegel e Marx, da cui poi nasceranno diverse concezioni è senza dubbio il concetto di dialettica e di sviluppo dialettico della storia. La dialettica è considerata come il divenire storico e secondo Hegel, questo processo si sviluppa in tre fasi: tesi, antitesi e sintesi. Prima di spiegare in cosa consistono queste fasi, è bene sottolineare che tutta la filosofia hegeliana si basa su un concetto fondamentale, quello di Assoluto o Spirito, che è innanzitutto libertà, e che oggettivandosi, dà vita al reale. Nel primo momento, la tesi, l'Assoluto si pone come puro pensiero, come essenza, Nell'antitesi, lo Spirito si oggettiva, negando la semplicità della prima fase, facendo così diventare concreta l'idea, che si moltiplica dando vita a tutto il mondo materiale. Nella tesi, l'Assoluto prende consapevolezza di sé e così tutte le unità dello Spirito vengono ricondotte in se stesso. Questo movimento triadico dello Spirito è alla base di ogni aspetto del reale secondo Hegel, che quindi considera le manifestazioni del reale solo possibili nell'unità dell'Assoluto. Marx invece, partendo dalla concezioni che la storia è uno sviluppo fasico, e che ogni fase è collegata alla precedente ed alla successiva abbandona il concetto di Idea come unica visione del mondo reale. Se per Hegel l'umanità è mero sviluppo dell'Assoluto, un processo spirituale che avviene nel concreto, per Marx questo concetto di sviluppo è il risultato dell’evoluzione di una realtà concreta: la realtà produttiva o economica che genera sia le sovrastrutture politico-istituzionali, sia quelle più peculiarmente spirituali o culturali (religione, arte, filosofia) delle società umane nelle loro varie fasi storiche. Possiamo notare immediatamente che il pensiero hegeliano si basa su una dialettica di tipo idealista mentre quello marxista su una dialettica di tipo materialista. La differenza principale è che Marx conferisce ai fattori materiali ed economici una priorità sostanziale rispetto a quelli politico-giuridici e a quelli, ancora più immateriali, di carattere spirituale o – come dice Marx – ideologico, finalizzati cioè alla rappresentazione della realtà. La concezione di stato è quindi profondamente diversa nei due filosofi, ed è proprio sullo sviluppo del concetto di stato hegeliano che Marx getta le basi per le idee che caratterizzeranno il comunismo. Secondo Hegel i momenti fondamentali della storia sono quelli in cui lo Spirito si oggettiva in attività superiori e astratte quali la religione, l'arte e la filosofia. Attraverso tali attività lo Spirito, piuttosto che realizzarsi concretamente, acquista coscienza di sé. Marx al contrario, definisce lo sviluppo storico come il risultato dei cambiamenti a livello economico. L'uomo infatti vive in società al fine di perpetuarsi come specie, di garantire la sopravvivenza materiale sia propria che dei propri discendenti. Per questo, l'organizzazione economica (espressione delle forze produttive concrete) costituisce la base primaria della vita associata; cambiando i modi di produzione cambiano, di conseguenza, anche le forme politiche, religiose, artistiche e filosofiche alla base della vita sociale. Il modo di produzione economico è quindi la base o struttura dell’evoluzione storica, mentre le forme politiche, religiose, artistiche e filosofiche sono la conseguenza di esso e della sua evoluzione, o sovrastrutture, come le definisce Marx. Il filosofo, sulla base dell'analisi dell'organizzazione di tale sistema e delle contraddizioni e dei suoi conseguenti inevitabili sviluppi, prefigura la caduta del sistema economico capitalista, anni prima che accada. Ugualmente, descrive lo sviluppo economico della società feudale, al cui interno si forma un'organizzazione di tipo cittadino, col tempo necessariamente destinata a soppiantarla, ma anche quindi la caduta del sistema borghese, essendo la storia uno sviluppo fasico. Secondo Hegel invece, ciascun popolo, ciascuna società, incarnano un momento della dialettica dello spirito, per la precisione la fase più avanzata di essa, ed è per questo che si pongono inevitabilmente al comando degli altri popoli. Un determinato popolo è quindi il protagonista della storia mondiale, fintantoché non sopraggiunga il momento della sintesi, della consapevolezza di sé da parte dello Spirito. Quindi la posizione di tale popolo è a sua volta qualcosa che può essere superato in una nuova posizione: da un altro popolo, che lo può superare in alienazione dell'Idea. Questo fenomeno, che implica quindi anche una gerarchia a livello sociale, di avvicendamento, in cui Hegel non vede nulla di violento o non definisce come una fase di rottura, è definito “lotta dei popoli” ed è un aspetto collaterale e inevitabile dell'evoluzione ideale e spirituale dell'umanità ma che non implica una fase di scontro. Quindi l'esistenza di tale gerarchia sociale non implica quella di una lacerazione, di una lotta tra le classi della società e del popolo in questione. O almeno, questo aspetto della vita sociale non ha nel pensiero hegeliano un ruolo fondamentale, non è essenziale per comprendere la sua concezione di popolo e Stato. Il processo dialettico hegeliano tende dunque a riguardare i popoli nella loro relazione reciproca, e non al loro interno, sfera che Marx studia in maniera più approfondita. L'avvicendarsi di società è invece, nella concezione marxista, è un aspetto che presuppone una rottura totale che definisce 'la teoria del conflitto'. Proprio perché ogni stadio produttivo o modo di produzione è caratterizzato dalla prevalenza di una classe sulle altre (ad esempio, la borghesia nel sistema capitalista, la nobiltà in quello feudale, la classe dei cittadini nel mondo greco-romano...), tali forme di conflitto posso essere intese, oltre che come strumenti volti al mantenimento del sistema, anche come espressione e giustificazione del dominio di classe messo in atto da parte della classe dominante in tale sistema. Da qui emerge come l'influenza della filosofia hegeliana abbia avuto origine da un concetto fondamentale, la base del comunismo, ossia il concetto di lotta tra classi. Ogni organizzazione sociale del lavoro implica la differenza tra le classi, ovvero l'esistenza di una classe economicamente e socialmente, e di conseguenza politicamente e ideologicamente, dominante. Nel Manifesto del Partito Comunista Marx scrive "La storia di ogni società finora esistita è storia di lotta di classi. Liberi e schiavi, patrizi e plebei, baroni e servi della gleba, membri di corporazioni e garzoni, insomma oppressori e oppressi, sono stati sempre in reciproco antagonismo, conducendo una lotta senza fine, a volte nascosta, a volte dichiarata, che portò sempre in ogni caso o a una trasformazione rivoluzionaria di tutta la società o alla totale rovina delle classi in competizione"10 Il passaggio da una struttura economica a quella successiva (ritorna quindi il concetto di sviluppo non puramente idealistico) e la conseguente trasformazione delle sovrastrutture, sono quindi fenomeni strettamente connessi all'affermazione di una nuova classe sociale dominante, che conquista il potere sovvertendo il sistema economico instaurato dalla precedente. Un tale passaggio strutturale avviene prima a livello economico, che per Marx costituisce la causa principale dello sviluppo storico, ed in secondo luogo a livello politico e sovrastrutturale in genere. La lotta di classe è quindi la traduzione a livello sociale della trasformazione della società sul piano delle strutture economiche e successivamente delle sovrastrutture politico-istituzionali (e al limite, ideologiche). In altre parole, essa è la traduzione sul piano del dominio di classe della dialettica appena descritta. Per Hegel questo aspetto non esiste in quanto considera l'uomo mera accidentalità, l'unica cosa importante sono i processi e il manifestarsi dello Spirito, mentre per Marx l'uomo deve essere consapevole, ed al centro di ogni cambiamento sociale, economico, culturale e politico. Come affermato in precedenza, anche il concetto di stato è profondamente diverso; esso costituisce un altro concetto che Marx mutua da Hegel ma che come sempre è solo il punto di partenza per una analisi completamente diversa. Secondo Hegel la storia inizia solo con il sorgere dello Stato, prima di esso essa non è ancora iniziata, poiché la vita senza Stato rimane ancora a uno stadio puramente naturale e animale. Di conseguenza il sorgere delle primissime forme di Stato (di cui abbiamo riscontri in Cina e India) coincide con la comparsa dello Spirito nell'orizzonte della vita naturale, che porta l'uomo a superare la preistoria umana, dove lo Spirito non si è ancora manifestato nemmeno nelle sue forme più semplici e primitive. Hegel non nega però che in tali fasi storiche, antecedenti

10Cit. ”Manifesto del Partito Comunista”, Karl Marx e Friedrich Engels, Newton Compton editori, Traduzione Eugenio Sbardella, Cap I p, 47, p. 105. all'oggettivizzazione dello Spirito, ci siano stati importanti invenzioni come la scrittura ed linguaggio. Anche per Marx lo Stato è l'elemento chiave per comprendere la storia ed è di sicuro il momento in cui l'uomo esce dallo stato di natura, ma mentre per Hegel è l'inizio della vera libertà realizzabile nell'Assoluto, per Marx rappresenta l'ostacolo principale alla realizzazione dell'uomo. Infatti considera lo Stato come “grande nemico” dell’uomo, poiché con la sua instaurazione ha inizio la stratificazione sociale, la nascita di individui più ricchi e potenti che comandano e di altri che sono comandati: lo Stato insomma, coincide con la nascita delle classi sociali e della diseguaglianza tra gli uomini. Non può che definirlo come la causa storica dell'alienazione dell'individuo e della sua infelicità: un fenomeno questo, che verrà superato solo con la nascita della società comunista. Lo Stato infatti è l'espressione massima dei conflitti interni alla società in quanto le istituzioni statali rappresentano gli interessi della classe dominante, mentre per Hegel lo Stato è l'elemento che concilia i conflitti che si vengono a creare all'interno della società. Ne consegue logicamente che per Hegel la forma di Stato che più rispecchia la totale unità dell'Assoluto è la monarchia, considerata la sovranità statale personificata, in grado di riunificare tutti gli aspetti del reale in un'unica unità, mentre per Marx rappresenta la forma politica più invalidante per l'individuo, la rappresentazione dell'ingiustizia sociale, poiché ne opprime i desideri e non gli permette di soddisfare i proprio bisogni. Leggendo Hegel, Marx è riuscito a dare forma al suo pensiero, ed a comprendere lo scopo della sua vita: trovare il modo per rovesciare una situazione politica considerata inaccettabile; infatti un'altra differenza tra i due filosofi risiede proprio nell’atteggiamento politico: Hegel mira a giustificare, cercando di spiegare il reale con la filosofia cerca di spiegare i cambiamenti all'interno dello stato borghese (anche se non parla propriamente di borghesia, o non fa di questo concetto un aspetto essenziale del suo discorso) e quindi ad affrontare il presente con un atteggiamento teoretico, al fine di giustificarlo; Marx invece mira a rovesciare il sistema politico vigente con atteggiamento pratico, e la sua filosofia è uno strumento per favorire questo processo di cambiamento. In ultima analisi un concetto che Marx riprende da Hegel e lo rielabora in materia autonoma, plasmandolo alla sfera politica, è quello di alienazione. Come già accennato, il concetto di alienazione in Hegel si lega a quello di Spirito Assoluto, il quale si aliena da se stesso, oggettivandosi, dando così vita alla Natura o Reale, negazione di se stesso in quanto Spirito, per ritornare poi a se stesso attraverso un processo di carattere dialettico. Questo passaggio è fondamentale, infatti se l’Idea o Spirito non si alienasse da se stesso, se non si realizzasse attraverso la negazione nella materia e nella Natura, non potrebbe poi ritrovare se stesso, attraverso il lungo e tortuoso cammino della dialettica storica, e quindi non si arriverebbe mai a quel popolo, o società che Hegel identifica con la consapevolezza dell'Assoluto di sé stesso. Il compimento della storia coincide dunque con il ritorno dello Spirito a se stesso, con il superamento da parte di esso della condizione di alienazione da lui stesso posta. Il concetto di alienazione nella filosofia di Marx è libero dal concetto di Spirito Assoluto (che, d'altronde, giudica inesistente), ma si lega a quello della condizione storica dell'uomo, storia intesa in senso materialistico, come Stato e divisione di classe, e quindi come assoggettamento dell'uomo all'uomo, ma anche più in generale come alla sottomissione in un ruolo sociale determinato (anche di comando) che ne limita l'intima natura nelle sue complete potenzialità e nella realizzazione della propria libertà. Il periodo storico, statale e classista, coincide allora con la condizione alienata dell'uomo, che per vivere deve negare la sua stessa natura, ovvero appunto alienarsi da se stesso. Nella fase primitiva della storia umana, prima della creazione dello Stato, l’uomo non conosceva il fenomeno dell’alienazione da se stesso. In quella particolare fase infatti la società è ancora priva di gerarchie sociali, quindi ogni uomo è pari agli altri, e non è costretto ad uniformarsi all’interno di rapporti sociali predeterminati (che si verificano con la nascita delle classi sociali). L'individuo è cioè padrone di sé, non deve sacrificare parte di se stesso per adeguarsi al ruolo che la società gli impone – non deve quindi alienarsi, prendere le distanze da parte della propria umanità. I successivi sviluppi dello Stato sono caratterizzati dalla comparsa della divisione del lavoro e, con essa, dall’aumento costante della produzione economica e del benessere. Tale divisione, però, implica anche l’esistenza di gerarchie e di ruoli sociali prefissati, quindi la limitazione della libertà individuale e l’alienazione dell’uomo da se stesso. Secondo la visione marxista, l’uomo storico è quindi un individuo alienato, scisso al suo interno. L’esempio più eclatante ed estremo di alienazione, viene identificato nell’operaio moderno, costretto a lavorare alle dirette dipendenze di un padrone, non padrone nemmeno più del suo lavoro. Questa concezione di alienazione non si ferma solo alle classi sociali più deboli, ma fa riferimento anche tutti gli individui, compresi gli esponenti delle classi socialmente dominanti, poiché anch'essi sono alienati, costretti a ricoprire un ruolo sociale predeterminato, che limita la loro natura nella sua totalità. L'unico modo per superare questa fase di sottomissione è il superamento della fase statale basata sulle classi. Solo l'instaurazione della società senza classi permetterà all’uomo di riguadagnare la sua originaria libertà; il comunismo, attraverso l’eguaglianza, permetterà agli individui di riappropriarsi di se stessi, del proprio essere profondo, e della propria natura nelle sue intere possibilità. Secondo Marx, l'emancipazione da modelli predeterminati, ridarà all'uomo la sua primitiva libertà, come nella fase prestatale.

3.3.3 Conclusioni

Come possiamo notare, la lettura delle opere di Hegel, ha permesso a Marx di studiare a fondo alcuni concetti filosofici importanti, in quanto è lui stesso che, nei suoi studi giovanili, ammette come il sistema teorico spiegato da Hegel, sia l'unico che può essere usato per osservare il mondo. Una lettura ed un'analisi attenta dei cardini del pensiero hegeliano, hanno portato Marx ad elaborare delle teorie di applicazione politica e sociale che hanno cambiato i contorni di un'intera epoca storica, rendendolo il padre del Comunismo. Questo esempio di suggestione della lettura, ci dimostra l'uso positivo di questo strumento così potente, utilizzato come base per un'elaborazione personale di concetti altrui. Viene da chiedersi se Marx non avesse letto Hegel, il Comunismo sarebbe come lo conosciamo ora?

3.4 Nietzsche ed il Superuomo

Un esempio ancora più calzante di come la lettura possa influenzare un'intera ideologia è quello delle interpretazioni del concetto di 'superuomo' di Nietzsche. Friedrich William Nietzsche nasce il 15 ottobre 1844 a Rocken, nella parte della Sassonia sotto il comando della Prussia, e due anni dopo nasce Elisabeth Förster-Nietzsche, sua sorella e figura di fondamentale importanza nell'interpretazione di stampo nazista delle sue idee filosofiche. Nietzsche cresce in un ambiente di tipo protestante e fin da giovanissimo ottiene ruoli importanti, come la cattedra di filologia classica all'università di Basilea. La salute lo costringe a viaggiare spesso verso luoghi più caldi, dove scrive le sue opere più importanti, tra cui quella in cui è contenuta la spiegazione del concetto di 'Übermensch' (Oltreuomo), ossia 'Così parlo Zarathustra' la cui prima stesura risale al 1883. Alla fine del 1900, il filosofo tedesco era oramai in preda alla follia, colpito da una malattia mentale che lo porterà alla morte nel 1900. Alla morte di Nietzsche, la sorella Elisabeth si operò per accrescere la fama del fratello e pubblicò una rielaborazione di alcuni frammenti incompleti dei suoi ultimi scritti sotto il nome de 'La volontà di potenza', un testo il cui filo conduttore era l'antisemitismo. Nel 1930 si iscrisse al Partito Nazionalsocialista Tedesco del Lavoro e si conquistò l'appoggio di Hitler, anche a livello economico, quando prese il potere nel 1933. Elisabeth ricambiò il favore, facendo di Nietzsche il filosofo del nazismo. Oggi è chiaro che, le teorie che sono andate a supporto dell’ideologia nazista nei suoi gesti più crudeli, non erano opera di Friedrich, ma dell'intervento di ricostruzione della sorella. Studiando a fondo i concetti base del pensiero del filosofo, è molto difficile comprendere come essi possano essere stati così fraintesi e riadattati ad un'ideologia lontana anni luce da quello che Nietzsche intendeva trasmettere. Il concetto su cui ruotarono tutte le differenti interpretazioni è quello di 'Superuomo'

3.4.1 Il Superuomo di Nietzsche e quello di Hitler a confronto

Nell'opera 'Also sprach Zarathustra' (Così parlò Zarathustra) Nietzsche parla della necessità dell'uomo di giungere ad una nuova epoca, un'era in cui l'uomo si liberi dalle catene, dai falsi valori dettati dallo spirito della razionalità, dalla religione Cristiana, che secondo il filosofo uccide tutti gli istinti dionisiaci dell'individuo. Questo passaggio, dalla morte alla rinascita, può essere reso possibile solo con l'arrivo del "Übermensch". Il primo errore interpretativo è proprio intorno a questo vocabolo tedesco, che erroneamente in italiano viene tradotto con il termine 'Superuomo'. In realtà questa parola corrisponde al concetto di 'Oltreuomo', quindi un uomo che supera i propri limiti per arrivare ad un epoca libera dal nichilismo passivo. Il profeta che ha il compito di annunciare l'arrivo di questa figura eccezionale è Zarathustra, un antico filosofo persiano vissuto nel VII secolo a. C. Dopo un lungo periodo di meditazione solitaria, il profeta si reca nella città più vicina, annunciando il messaggio di speranza per l'uomo di liberarsi dai legami del passato che lo tengono oppresso ed infelice. Nietzsche lascia capire che però l'avvento dell'Oltreuomo non è un fatto meccanico né automatico, ma ci sono delle condizioni interne ed esterne particolari per far sì che si manifesti; è per questo che il filosofo critica fortemente la società tedesca a lui contemporanea, ma prende come modello lo splendore del Rinascimento italiano e dell'antica Grecia. I tre passi che l'essere umano deve compiere per arrivare a tale obiettivo sono: • possedere una volontà costruttiva, in grado di sostenerlo verso il raggiungimento della libertà; • Superare l'era del nichilismo passivo attraverso la potenza del suo spirito; • Ed essere il baluardo del processo di rinnovamento e creazione di valori nuovi e sani. Il dettaglio principale è che Nietzsche non accenna mai a nessuna prospettiva di violenza o di dominio, non vi è nessun accenno ad una supremazia di tipo politico- militare, tanto è che la figura dell'Oltreuomo viene affidata ad un profeta religioso come Zarathustra, facendo quindi di questo individuo un filosofo dell'avvenire, non un dominatore. Le virtù dell'Oltreuomo sono virtù superiori, che nessuno possiede; egli può infatti sopportare la verità crudele sulla vita e sul mondo, così da poterli accettare veramente; è in grado di abbandonare le maschere ed affermare se stesso, anteponendo alla morale comune i propri valori e la sua naturale superiorità; può vincere le repressioni morali e sociali, lasciandosi guidare dalla proprie pulsioni; è in grado di superare le contraddizioni e le lacerazioni create dalla tradizione idealistica e cristiana; sopportare la morte di Dio e porsi, lui stesso, come volontà di potenza. Zarathustra, annunciando il suo messaggio, afferma che l'uomo è qualcosa che deve essere superato, per questo la definizione di Oltreuomo è più consona, poiché, tale visione, non è immaginata nel presente, ma proiettata in una forma evolutiva futura. Con il concetto di evoluzione, che viene spesso citato, gli studiosi hanno affermato che tale visione, affonderebbe le proprie radici nella teoria evolutiva di Darwin, in quanto il Übermensch è concepito come il punto più elevato dell'evoluzione, il sommo esponente della razza umana, nato dalla lotta per la sopravvivenza. Tutto ciò che è sotto questa forma perfetta, tutti gli altri uomini quindi, vengono considerati sotto uomini, ed il disprezzo per essi è nato dal fatto che loro stessi disprezzano le proprie capacità e le proprie virtù. Nietzsche sostiene infatti che l'uomo non può essere felice se tale felicità viene dalla limitazione del proprio compito, ma si tratta semplicemente dell'accecamento del valore stesso della vita. La grandezza dell'Oltreuomo risiede nel fatto che è in grado di farsi carico di tutta la crudeltà del mondo, e di liberarlo dal nichilismo, riportandolo verso una libertà creativa. Questo concetto nuovo di Oltreuomo ha avuto una grande risonanza all'inizio del secolo scorso, non solo dal punto di vista letterario, ma anche dal punto di vista politico. Oggi però ci appare incomprensibile il fatto che la Germania razzista del 1933 esaltasse Nietzsche come suo filosofo, che in vita era stato apertamente filosemita. Le interpretazioni naziste di Nietzsche, oltre ad essere state avvallate dal lavoro di sua sorella, le dobbiamo ad alcuni studiosi come Alfred Baeumler11, Oehler e Walther Spethmann, due dei maggiori sostenitori dell'ascesa al potere di Hitler. Secondo Baeumler, nella sua opera “Nietzsche der Philosoph und Politiker” (Nietzsche filosofo e Nietzsche politico), all'interno del pensiero nietzschiano non si può scindere il momento teorico da quello pratico. Il continuo divenire dell'Oltreuomo e del suo processo di salvezza del mondo si accosta quindi al concetto di lotta, poiché secondo Baeumeler l'essenza dell'individuo superiore può trovare realizzazione solo in una dimensione politica. Tuttavia nel pensiero nietzschiano, l'individuo è concepito superiore solo a livello spirituale, Baeumler lo riporta su una dimensione di tipo anarchico, al centro di un sistema statale che rispecchi la sua superiorità, anche fisica. L'incarnazione di tale individuo è quindi Hitler, che con ogni sua azione, cerca di riportare il mondo alla sua naturale libertà, e cerca di esprimere quella volontà di potenza per sconfiggere il nichilismo passivo. Nell'ambito nazionalsocialista, l'altro interprete del pensiero nietzschiano è Oehler, che però si ferma sull'aspetto storico dell'arrivo dell'Oltreuomo e lo identifica con tutta l'anima tedesca, che riesce a raggiungere la grandezza solo attraverso Hitler, che diventa non solo un uomo dalle capacità straordinarie, ma

11Alfred Baeumler (o Bäumler) (Neustadt an der Tafelfichte, 19 novembre 1887 – Eningen unter Achalm, 19 marzo 1968) è stato un filosofo tedesco, profondo conoscitore e studioso della cultura tedesca. Fu l'interprete delle teorie di Nietzsche e Bachofen e aderì nel 1933 al Partito Nazista. Tra le sue opere vi è l'importante interpretazione nietzschiana “Nietzsche der Philosoph und Politiker” 1931 (Nietzsche filosofo e Nietzsche politico). l'uomo che ha nelle sue mani il potere di realizzare la missione storica del popolo tedesco. La riflessione che ne consegue è che, secondo Oehler, Nietzsche è il nemico numero uno della democrazia, in quanto manifestazione della perdita della fede nella grandezza di un singolo uomo. Il filosofo, infatti, criticherebbe solo la cultura tedesca di quel tempo, poiché non ancora pronta ad accogliere i miracoli che stava attuando Hitler. Se la democrazia corrisponde al nichilismo, all'alienazione, Oehler afferma che l'espressione massima di questo stato di miseria sia il Marxismo, che solo l'Oltreuomo può combattere. L'ultimo, ma non per importanza, interprete del pensiero nietzschiano è Walther Spethmann. Forse la sua interpretazione è stata quella che ha dato origine all'aspetto più crudele e disumano dell'ideologia nazista; l'igiene della razza. L'Oltreuomo infatti non era solo un'interpretazione politica, ma era anche implicitamente un'indicazione sociale e culturale. Secondo Spethmann, la cultura politica necessita della giustificazione dal potere, incarnato in coloro che lo affermano. Alla base di questa affermazione politica, vi è quindi la distinzione tra signori e schiavi, che viene letta nell'ottica nazionalsocialista e tramutata nella necessità di eliminare i deboli e gli indegni per formare una razza superiore e libera, in grado di esercitare il proprio dominio su tutti i popoli. Tuttavia, Spethmann si spinge oltre, affermando che Hitler è il tipo di uomo che ha il compito di formare la razza pura, che ovviamente deve coincidere con quella germanica. Hitler è quindi Dio, l'espressione storica dell'Oltreuomo.

3.4.2 Hitler e il peso di tali suggestioni

Sicuramente tutte queste ideologie cucite su questo personaggio, trovarono terreno fertile per attecchire e dare i loro risultati. Hitler fin da giovane cresce in un ambiente estremamente antisemita, dove gli intellettuali ebrei venivano incolpati dell'emancipazione della classe borghese, ed il popolo ebraico veniva tacciato di avere troppa influenza nell'ambito commerciale, industriale, giornalistico, culturale e letterario. Hitler entra in contatto con gli scritti di Nietzsche intorno al 1912, e trova in quelle pagine lo sfogo di una personalità violenta e irrazionale. Dopo la resa tedesca della Prima Guerra Mondiale, oramai profondamente nazionalista e reazionario, diventa il leader del Partito Nazista, o NSDAP (Nationalsozialistiche Deutsche Arbeiter Parteri) con il quale tenta il colpo di stato che però fallisce. Nel periodo di reclusione scrive la sua unica opera teorica, che oggi è considerata come il manifesto dell'ideologia nazista: il 'Mein Kampf' cioè 'la mia battaglia' dove appaiono concetti come l'individuazione del giudaismo e del marxismo come i principali nemici della Germania e la necessità del dominio tedesco sui popoli. L'antisemitismo è alla base delle sue convinzioni più radicate, infatti ha dedicato la sua carriera politica, prima a limitare la razza ebraica, e poi a sterminarla del tutto. Proprio perché in Nietzsche non si riesce bene a comprendere come si dovrebbe realizzare la supremazia di tale Oltreuomo, molti hanno pensato bastasse il loro carisma di esseri superiori per riuscire nell'impresa di salvare l'uomo. Questa visione rendere molto facile accostare la figura di questo individuo carismatico a Hitler ed alle sue folle oceaniche si accalcavano sotto il suo balcone. Per decenni le teorie distorte di Nietzsche non hanno fatto altro che giustificare l'ultimo atto della follia hitleriana: lo sterminio di milioni di persone, considerate non degne, giusto per fare spazio ai tedeschi, la razza Ariana, la razza prescelta per il dominio dei popoli, l'unica degna. Gli studiosi ora definiscono la strumentalizzazione del filosofo, quella meno felice operata dal nazismo. L'apice dell'assurdità di questa rivisitazione era chiaro dal momento in cui dalle teorie di un filosofo tedesco filosemita, morto nel 1900, ne è derivata la legittimazione di uno stermino di razza. Inoltre a livello politico Nietzsche aveva idee aristocratiche, completamente divergenti dall'ideologia populistica nazista. L’Oltreuomo nietzschiano non includeva nessun componente di tipo razziale, né tantomeno si poneva come una sorta di Messia. Un altro concetto di Nietzsche impropriamente attinto dal nazismo è quello di "Belva Bionda"12, ovviamente male interpretato. Il filosofo infatti non fa riferimento semplicemente alle tribù tedesche, ma anche agli Arabi, come ai Giapponesi e agli antichi Romani. La figura di "Belva Bionda" è la metafora di un leone che riesce a riportare al potere i più forti, superiori a livello spirituale carattere che sottolinea ancora di più la tendenza aristocratica del filosofo. Hitler invece rende l'aspetto fisico e la perfezione della razza i punti fondamentali della sua ideologia. Poiché Nietzsche porta ad esempio i vichinghi come "splendida bestia bionda" allora il Fürer individua la razza perfetta negli uomini germanici del Nord. Studiando più a fondo le opere del filosofo, gli esperti hanno trovato facili indizi che mostrano la profonda distorsione delle sue ideologie, che smontano l'immagine del filosofo nazista, come l'aforisma 377 de 'La Gaia Scienza'13: "No, noi non amiamo l'umanità: e d'altro canto siamo ben lontani dell'essere 'tedeschi' abbastanza, nel senso in cui oggi ricorre la parola 'tedesco' nell'uso comune, per metterci dalla parte del nazionalismo e dell'odio di razza." La strumentalizzazione di queste frasi è banale, e Hitler ne ha dedotto che la razza Ariana avesse l'obbligo di sbarazzarsi di chi non aveva il privilegio di discendere dall'antica stirpe germanica. Tutte queste riflessioni postume sull'Oltreuomo, reinterpretate in chiave politica, sono state anche causate dalla poca chiarezza e dall'ambiguità con cui il filosofo ha espresso i suoi concetti, soprattutto verso l'ultima parte della sua vita, segnata dalla follia. Gli esponenti dell'ideologia nazista hanno trovato terreno fertile, ed hanno potuto così giustificare una cultura che ha avuto come fine la conquista del potere assoluto e la follia di un uomo che è stato come la nube che porta con sé la folgore e purtroppo le conseguenze disumane di tali interpretazioni

12Concetto introdotto dal filosofo tedesco nell'opera 'Genealogia della morale', in cui il filosofo espone la contrapposizione tra la morale dei signori e la morale del gregge (Hegel scrive del signore e dei servi, Marx distingue tra oppressori e oppressi, Nietzsche di vincitori e vinti) e indaga le origini stesse della morale, criticandone il "valore oggettivo". Alla base di quest'opera è quindi la riflessione sull'origine del bene e del male. 13La Gaia Scienza (in tedesco Die fröhliche Wissenschaft) è un libro di argomento filosofico, composto esclusivamente da aforismi. Fu pubblicato per la prima volta nel 1882 e successivamente riproposto con aggiunte in una seconda edizione. sono tristemente note a tutti. Capitolo 4: L'era digitale e il cambiamento di scrittura e lettura La lettura e la scrittura, come abbiamo potuto constatare, sono strumenti di condizionamento molto potenti, e i cambiamenti a livello metodologico dell'ultimo secolo, non hanno fatto altro che ampliare questo loro potere. La svolta che ha dato il via a questo grande cambiamento è sicuramente stata l'invenzione della stampa a metà del Quattrocento. La diffusione di questo mezzo per scrivere però avviene solo nell'Ottocento, secolo in cui anche gli scrittori cominciano a fare uso della macchina da scrivere. La caratteristica in comune però tra la macchina e la scrittura a mano, è che entrambe agiscono in maniera diretta sulla carta. Quando il concetto di scrittura si dissocia dall'immediatezza della trasposizione sulla carta, allora nasce la videoscrittura. Il passaggio dall'era manuale a quella digitale, avviene per gradi, ed inizia quando alla macchina da scrivere elettrica viene aggiunta una porzione di memoria interna per conservare, in maniera temporanea, delle sezioni di testo più o meno ampie. Le correzioni diventano più semplici, e questo aspetto migliora ulteriormente quando nasce il supporto della memoria esterna, prima su cassetta, poi su un dischetto, fino ad arrivare ai metodi di archiviazione sofisticati dei giorni nostri. L'inizio dell'era digitale può essere definito tale dal momento in cui si comincia ad utilizzare uno schermo per visualizzare la scrittura: tutto quello che per millenni era stato affidato alle capacità umane, ora è nelle mani di una manciata di impulsi elettrici. Una delle prime applicazioni della scrittura informatica alla letteratura è stata nel 1949, quando si incontrarono padre Roberto Busa, un gesuita italiano, e il fondatore dell'IBM14, Thomas Watson. Il gesuita stava portando avanti un immenso lavoro di lemmatizzazione di tutti

14L'International Business Machines Corporation (abbreviazione comunemente utilizzata: "IBM"; popolare soprannome: "Big Blue") è un'azienda statunitense, tra le maggiori e più importanti al mondo nel settore informatico. IBM produce e commercializza hardware e software, offre infrastrutture, servizi di hosting e consulenza in settori che spaziano dai mainframe alle nanotecnologie. gli scritti di San Tommaso, per un totale di 10 milioni di parole e 20 milioni di righe. La scrittura informatica ha permesso di sostituire i 12 milioni di schede perforate previste come risultato di tale opera, con soli 1800 nastri magnetici, che poi nel 1980, grazie all'evoluzione della tecnologia, sono stati trasformati nella prima versione su CD-ROM di tutta l'opera, interamente codificata.

4.1 Le tappe dello sviluppo della scrittura informatica e digitale

Ecco alcune delle date più importanti degli sviluppi tecnologici dell'ultimo secolo: • 1833: Babbage inventa la prima macchina analitica in grado di fare ogni tipo di calcolo; • 1939: entra in funzione il primo calcolatore con codice binario, inventato dal matematico George Robert Stibitz; • 1944: entra in funzione il primo calcolatore elettromeccanico della IBM; • 1956: appare il primo hard-disk della storia. Alto un metro e mezzo conteneva una cinquantina di dischi metallici larghi circa 62 cm per una capacità di memoria di 5 megabyte; • 1963: nasce il mouse, il sistema di posizionamento del cursore sullo schermo; • 1964: la IBM mette a punto il primo "word processor" della storia; • 1971: nasce il primo floppy disk; • 1984: la Apple è la prima compagnia che commercializza un computer in grado di integrare interfaccia e mouse: è il Macintosh; • 1994: viene distribuito da IBM un software che permette ai pc di scrivere in tempo reale sotto dettatura. Con una precisone del 98% sa scrivere in inglese, americano, francese, spagnolo, tedesco ed italiano; • 1998: nascono i primi dispositivi che permettono la lettura di libri tramite la rete. Come possiamo notare, negli ultimi decenni sono stati fatti eccezionali progressi nell'ambito della scrittura e della lettura, e molti sono stati i vantaggi che queste nuove tecnologie hanno portato. La scrittura elettronica, permette di avere sotto il controllo dell'occhio i diversi passaggi del discorso, e questo ha permesso che la concezione del testo passasse da statica, a dinamica, in quanto il tempo minimo che intercorre tra il pensiero e la scrittura, e la possibilità di un continuo intervento, ha fatto del testo un oggetto in continua lavorazione, in continuo mutamento. Prima non era possibile correggere le parti del discorso, spesso bisognava cambiare tavoletta o papiro, ma i margini di errore dovevano essere necessariamente ridotti al minimo. Molti credono che l'avvento della scrittura digitale abbia reso impersonale quest'arte così profonda, aspetto che sicuramente non è da sottovalutare, ma bisogna considerare anche i vantaggi che essa ha portato a livelli pratico. Il computer infatti ha permesso, per certi versi, una scrittura più libera, meno organizzata, poiché chi usa carta e penna ha bisogno di organizzare prima il testo a livello mentale, proprio perché vi è una sorta di inibizione, causata dall'impossibilità di correzione. Il testo elettronico, non obbliga lo scrittore ad un'astrazione mentale del concetto, per questo è in grado di svilupparlo meglio e rielaborarlo, solo dopo che si è trasformato da astratto a concreto, quindi ha preso forma tramite una serie di parole. Umberto Eco individua nel computer la risposta ad un'esigenza profonda dell'uomo, la comunicazione alla velocità del pensiero. Come per la scrittura, anche la tecnologia in questo ambito nasce per dare una risposta ad un'esigenza ben precisa, quella della velocità. Oggi infatti, la comunicazione scritta viene consegnata con un margine di ritardo ridottissimo nel caso degli SMS, mentre tale margine si riduce a zero nel caso della messaggistica istantanea. Nell'epoca moderna la scrittura perde completamente la relazione con la presenza fisica di un oratore e con il concetto di memoria. La componente mnemonica non esiste più ai giorni nostri, perché non abbiamo bisogno di ricordare più nulla, dato che ci sarà sempre uno strumento tecnologico in grado di farlo per noi. L'esempio più banale è quello dei numeri di telefono, che ora possiamo comodamente scrivere in rubrica e salvare, senza aver bisogno di memorizzarli. Probabilmente questo è uno dei lati più negativi dello sviluppo tecnologico, poiché l'uomo affida la propria cultura esclusivamente, o almeno nella maggior parte dei casi, a qualcosa che non può controllare. Se perdessimo la pennetta USB su cui abbiamo salvato un documento importante, quest'ultimo è andato perso per sempre e non vi è di recuperarlo, perché nessuno lo ha scritto o salvato da qualche parte. Il concetto di continuità della cultura, è ancora legato al libro, alla realtà cartacea, che nonostante l'era tecnologica, e nonostante un calo nelle vendite, si attesta ancora come il mezzo più utilizzato per leggere. Nel romanzo di fantascienza 'Fahrenheit 451' scritto nel 1953 da Ray Bradbury viene affrontato proprio questa concezione del libro come custode di storia, arte e cultura. Lo scrittore ambienta in un imprecisato futuro posteriore al 1960, una società distopica in cui possedere libri o leggere è considerato un reato, e per contrastare questo fenomeno è stato istituito un corpo di vigili del fuoco con il compito di bruciare ogni tipo di volume. Il 'reato di lettura' è gravissimo, ed i cittadini rispettosi della legge devono utilizzare la televisione per istruirsi, informarsi e vivere serenamente, eliminando ogni altra inutile forma di comunicazione. I mezzi di comunicazione elettronici vengono quindi utilizzati dal governo come propaganda per definire le regole sociali, ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Il controllo è assoluto, ed i libri, che possono invece instillare nel lettore la scintilla del scintilla del pensiero autonomo, sono severamente vietati. All'interno di questo controllo ossessivo, esiste però un gruppo di uomini fuggiti dalla società che, insieme ad altri loro compagni sparsi per tutta la nazione, costituiscono la memoria letteraria dell'umanità, in quanto conoscono a memoria numerosi testi letterari andati ormai perduti. La loro memoria gli permette di diventare lo strumento di conservazione di un'intera cultura. Il tema della gestione delle informazioni, affrontato in questo libro, è un tema molto attuale oggi, in quanto viviamo in una società che tende al controllo dei mezzi di informazione, ed al controllo ossessivo della cultura; per questo non possiamo considerare solo i benefici che ha portato l'era digitale, ma anche gli svantaggi. Non solo è cambiato il mezzo con cui scrivere, ma anche il modo in cui si scrive. Basti pensare alle abbreviazioni introdotte per velocizzare ancora di più la comunicazione, o all'introduzione delle faccine, i cosiddetti 'smile'. I primi internauti, durante le loro conversazioni, hanno compreso che l'ostacolo principale di questo mezzo di comunicazione era la spersonalizzazione e la mancanza di contesto del discorso. Non potendo interagire in maniera diretta con l'interlocutore, non era possibile osservare tutti quei piccoli dettagli che rendono chiaro il senso di un discorso, come i gesti, il tono della voce e la mimica facciale. Le faccine nascono quindi con l'intento di sopperire al vuoto comunicativo della tecnologia.

4.2 Il cambiamento della lettura

Con lo sviluppo della tecnologia, non è cambiato solo il modo di scrivere, ma anche il modo di leggere. Con il diffondersi dei testi, e l'aumento delle possibilità di leggere, quest'attività diventa sempre meno uno strumento nelle mani del potere, trasformandosi così in uno strumento scelto in maniera individuale o di gruppo, per rilassarsi ed istruirsi. Ora però, la velocizzazione introdotta dallo sviluppo tecnologico, ha colpito anche la lettura. Si è sviluppata infatti nel lettore, una continua ricerca di testi brevi e di rapida lettura. Si tende ad essere concisi e precisi, per suscitare l'interesse del lettore, che oramai può scegliere tra una infinita gamma di prodotti. La lettura è anche però stata facilitata dalla tecnologia. Si è infatti allontanata dall'idea di libro letto comodamente in biblioteca o a casa, e si è avvicinata al concetto di digitalizzazione. Ora possiamo leggere ovunque andiamo e per un costo notevolmente inferiore. Il concetto di lettura è rimasto sempre lo stesso: non importa dove siamo o cosa leggiamo, l'azione stessa di leggere ci porterà sempre in un mondo diverso ogni volta.

4.3 Scrittura e lettura alla portata di tutti

Il primo tentativo volto a consentire l'accesso alla lettura e alla scrittura ai non vedenti lo dobbiamo a Valentin Haüy, filantropo francese, che inventò la lettura per ciechi a segni orizzontali. Haüy fabbricò delle lettere di legno e fissò dei caratteri stampati in rilievo su un cartone che costituivano delle sporgenze rilevabili al tatto. Nonostante fosse un sistema molto scomodo, rappresentava una svolta fondamentale. L'odierna scrittura e lettura in rilievo la dobbiamo a Louis Braille che la inventò nel 1829. Questo sistema è caratterizzato da punti in rilievo che si incidono da destra verso sinistra, in modo che girando il foglio la lettura risulti normale, da sinistra a destra. La prima volta venne utilizzato nell'esercito napoleonico, per redigere messaggi cifrati da consegnare ai militari occupati nelle operazioni. Oggi il Braille è l'unico sistema di scrittura e lettura per ciechi diffuso in tutto il mondo e l’U.N.E.S.C.O ha avuto il compito di adattarlo a tutte le lingue. Oggi quindi possiamo affermare davvero che la lettura e la scrittura, dopo un processo lungo secoli, ci offrono una condivisione allargata che è in grado di toccarci uno per uno. Conclusione Prima di iniziare a scrivere la tesi, la mia paura più grande era quella di non trovare le parole; il colmo, considerando il tema che mi accingevo ad affrontare. Non vedevo la fine, né sapevo come sentirmi riguardo ad un foglio bianco che dovevo riempire con l'impegno e la tenacia di chi si appresta a mettere la parole fine ad un capitolo per poter iniziare quello successivo. Durante lo studio che ha preceduto questo lavoro ero sommersa da libri, da appunti e mi sentivo nel posto giusto. Avevo la sensazione straordinaria di crescere ad ogni riga che leggevo, ad ogni cosa che imparavo. Ho cercato di essere un giudice imparziale durante la stesura e solo dopo aver messo l'ultimo punto a questo lavoro ho capito come mi sarei dovuta sentire: soddisfatta. Aver avuto l'opportunità di scrivere di questo argomento a me caro, è stata la soddisfazione più grande. Riflettendoci, non riesco ad immaginare come si scriverà o si leggerà tra cento anni, ma la cosa fondamentale è che si continui a farlo, si continui a trasmettere la conoscenza e le emozioni attraverso le parole, perché mentre sviluppavo la tesi ho capito quanto queste nostre abilità siano fondamentali per la nostra stessa sopravvivenza. L'uomo può sconfiggere le barriere del tempo, semplicemente lasciandosi dietro scritto qualcosa. Oggi noi ammiriamo grandi uomini del passato per il loro lascito letterario, sogniamo di epoche diverse perché le loro parole riescono a prendere forma nella nostra fantasia. Scrivere e leggere ci permettono di rimanere vivi, di guardare il mondo sempre con occhi diversi e di stupirci ancora delle piccole cose. Solo i più fortunati hanno anche la capacità di scrivere e di essere bravi a farlo, io per ora mi accontento di leggere perché "leggere è una sporcheria dolcissima. Chi può capire qualcosa della dolcezza se non ha mai chinato la propria vita, tutta quanta, sulla prima riga della prima pagina di un libro? No, quella è la sola e più dolce custodia di ogni paura, un libro che inizia.". Alessandro Baricco.

SEZIONE LINGUA II Introduction Since his first step on this planet the human being has always looked for his similar. This natural tension to defeat solitude, pushed him to try to create a form of contact with other human beings. The answer was writing, and that is why I think it has been the greatest invention of all times. The process took thousands of years and its purpose was the development of the written system. Studying the passages that fostered the birth of writing and allowed man to communicate in a more enduring way is really interesting and it helps one understand civilization’s evolutionary process and the response to a complex needs. In order to fully understand the entire process I started from the origins of writing and reading, and I described the evolutionary process of this two inseparable aspects. I started with the civilizations in Mesopotamia because it is considered the cradle of the culture. In fact the first signs of the had been found in Uruk, in the Mesopotamian area. Then I analyzed Egyptian hieroglyphs and the writing development in other parts of the world. In the main part I focused on two important aspects of writing and reading and I chose the Bible to describe the difficult passage from oral tradition to the written one, and then I chose Nietzsche and his theories used in Nazism to analyze the great power of interpretation. In the end I tried to outline the latest phases of writing evolution up to today. It was really amazing to study the process that takes us from the first symbols in the cave to the technological methods of communication that we have today. The topic itself is immense but its thousand shades encouraged me and drove me until the last page of this amazing historical journey. Chapter 1: The birth of writing 1.1 Basis of writing

One of the most important inventions of the last 600 years has been without any doubt writing. Actually it can’t be considered a real invention, but more a creation inspired by the need to communicate not only at a verbal level. The experts have given different definitions of the term ‘writing’ such as the tool that can bridge the gap of memory and can pass on an univocal message in time and space. Before talking about writing, it is necessary to describe the historic and social evolutionary process behind this big change. Historically all the writing systems had been preceded by the so called Proto- writing or symbolism. Examples of this type of hand writing date back to the Paleolithic, more or less 30-40.000 years ago. The first signs of writing evolution have been found on the walls of caves. There were paintings and also bones and pebbles with nicks. According to experts these symbols had a specific goal, to encourage hunting and to count the days, weeks and months. Even if lots of human communities were really close to invent writing, not all of them completed the development process from a graphic system to an system. In those places where the writing system was invented, the expert found that there were not only the presence of cognitive abilities such as language, symbolic thought, communication, and manual ability, but there were fundamental and specific social, economic and political conditions that promoted the development of writing. If we have to consider writing as the linguistic expression with a clear codification so that the reader can easily understand, it is necessary to underline that it with precision, is a later development. The creation of writing systems has been slow and fragmentary, because the spoken language is always more dynamic and inclined to variations compared to the written language, that is more likely to become fossilized. The most ancient date back to III millennium B.C. and they had been discovered in Uruk, Mesopotamia, and they testify the cuneiform writing. This name is due to the use of a wedge-shaped stylus that they use to write on clay.

At the beginning the cuneiform writing was composed of pictographs and and it was created as a system for enumerating objects. When this method became less useful, due to the need to write down a larger amount of objects, cuneiform writing began to represent syllables of spoken Sumerian. This was the birth of the alphabet. The first tablets that had been found, contain economic and commercial scriptures such as:  tax payment with agricultural products;  commercial communications;  delivery of food products;  barley loan.

The need to speed up the economy and commercial relations is at the basis of writing development. In that specific historical period the Sumerian cities were expanding and the social and economic life needed a more reliable support than memory. The more the cities grew the more the written codex became complex, so new relations with different populations with a different spoken language were possible. Experts state that writing in Egypt was born almost at the same time as that in Mesopotamia, but the scripted system was deeply diverse because it was based on the hieroglyphs. The word hieroglyph comes from the Greek adjective ἱερογλυφικός (hieroglyphikos), a compound of ἱερός (hierós 'sacred') and γλύφω (glýphō 'Ι carve, engrave). The words 'the sacred engraved letters' were attributed to this kind of writing because the first hieroglyphs were found on the walls of Egyptian religious temples and monuments. Egyptian writing and Sumerian writing had a comparable development: at first, the Egyptian hieroglyphs, logographs and pictographic symbols represented a specific place, object, or quantity, but then the writing system became more complex and it was divided in three main kinds of glyphs: phonetic glyphs, that function like an alphabet; logographs, representing morphemes; and determinatives, which narrow down the meaning of phonetic words. The discovery of the ancient Egyptian writing shows that the written language was used to describe the public and religious aspects of life, compared to the Sumerian use of writing that for many years used writing only in economic and commercial fields. Due to this reason it is possible to state the Egyptians started to use writing, in the strictest sense of the word, far before the Sumerians did. There is no economic reason in Egyptian writing birth, but thanks to this development they succeed in maintaining their power for millenniums, because literacy was just for the people in charge, and it is likely that the idea of culture as the identification of an élite started here, in Egypt. Once the writing system was fully developed, it became the vehicle that spread Sumerian and Egyptian culture, and in three millenniums all world populations had a writing system. The experts state that it is really difficult to establish if the writing development in other parts of the world was an independent process or a process due to cultural influence. In Greece for example the birth of writing was caused both by cultural fusion and the rise of specific needs. Aegean writing was born between the second half of III millennium and the end of II millennium B.C. Through the analysis of the finds, researchers were able to determine the impetus that triggered the writing development in Greece: first of all economic needs made the first Cretan administrator invent a written code in order to increase commercial exchanges; second the contact and influence of the Egyptian empire and the Western part of the world compelled Greece to keep up with the other powerful nations. The third reason is religion. Many of the documents that have been found show a strong religious exaltation and maybe the need to write down the praise for the gods created the right conditions for the writing system to develop. The Mycenaean population developed three writing systems: Cretan hieroglyphic, Linear A and . The Cretan hieroglyphic is an ideographic writing and it was used in the commercial field. The Linear A is a syllabic type of writing but it also has the pictorial part with some ideograms. The Linear B is a very ancient language dated back even before Homer. It was syllabic with additional ideograms. Today there are only 90 tablets left that testify its existence, and it is the only ancient Greek language that has been deciphered. A really important turning point in the comprehension of ancient languages was the decipherment of the Rosetta Stone, a granodiorite stele inscribed with a decree issued at Memphis in 196 BC on behalf of King Ptolemy V. It was found on July 15, 1799 during the French campaign in Egypt.

Jean-François Champollion was the decipherer of Egyptian hieroglyphs, and he is the founder of the modern studies on Egypt culture. By studying the stele he found that the same decree was written in three scripts: the upper text in Ancient Egyptian hieroglyphs, the middle portion in Demotic script, and the lower part in Ancient Greek. In all the three versions the same names such as that of Cleopatra and Ptolemy appeared, so he tried for years to match each letter or syllable to a hieroglyph. Thanks to his work he provided the key to understanding Egyptian hieroglyphs by finally showing that the Egyptian writing system was a combination of phonetic and ideographic signs. In 1822 he had deciphered all the Rosetta Stone. Another important event in writing development was the introduction of the alphabet in Greece by the Phoenicia when they invaded the Greek coasts in VIII century B.C. Writing was born, destined to be an enduring memory and a revolution in communication.

1.2 Writing development in other parts of the world.

On the other side of the world, in China, writing started appearing around 1200 B.C. and in this case it was a total independent creation because there is no other example in world of such a complex ideographic writing. Initially the Chinese ideograms had a ritual function, only after a period of time they also covered cultural and administrative fields. As far as the Americas are concerned it has been proven that the south American populations did not use a graphic system but a mnemonic system, in fact they associated small stones or seeds to a certain words or sounds. In central America writing was developed around the I century AD. Going back to Europe, the first italic population that adopted the was the Etruscans, an ancient civilization that created the basis for the Roman Empire. The first Etruscan alphabet dates back to 700 B.C., and it was really important in the development of ancient Italian languages together with the Greek and . The Latin culture itself owes its roots to the Etruscan one. For example, the has 23 phonemes including vowels and consonants and it is clearly a social and cultural transformation of the Etruscan alphabet. The expansion of Latin was a linguistic landmark. The enlargement of the Roman Empire exported the language all over the known world. This has to be considered an unprecedented social turning point that started modern globalization, and made writing a common practice. This change created contacts between isolated populations and flourishing economies and it allowed a development without parallel. Writing and reading started to be taught to a larger proportion of the population, and as a result there was an increase in literacy. For many centuries there weren’t substantial changes, writing and reading were common and had a fundamental role in social life, until the arrival of the Middle Ages. In fact during this period writing and reading went back to be an exclusive patrimony of a few people. The Church created schools next to churches and monasteries where the amanuensis copied texts. Even if for a long period of time, writing was associated only with religion, during the Middle Ages the “book” was invented, the transmission tool that revolutionized the way of reading and writing.

1.3 The revolution: the book, the universities and the press. The book has really ancient origin, in fact the word comes from the period in which people wrote in the internal part of a tree’s bark. The modern definition of a book is set of written, printed, illustrated, or blank sheets, made of ink, paper, parchment, or other materials, usually fastened together to hinge at one side, but a book is also the tool that treasures the written tradition of human kind. It is possible to divide the history of the book in two main parts: the period until the manuscript and the period after the printed book. Until the III century, the book that we know was nearly impossible to find. There was the scroll that was the dominant form of a book in the Hellenistic, Roman, Chinese, Hebrew, and Macedonian cultures. The scroll was replaced by the codex book that is considered the ancestor of the modern book. It was composed of leaves of uniform size bound along one edge, and typically held between two covers made of some more robust material. It had lots of benefits such as practicality, because it was easier to read and it allowed a rapid and radical expansion of reading and culture. The paper invention was fundamental for this transition. In China they were the first to create paper from silk remains in the I century AD and then the Arabs exported it to Europe in VIII century. With the increasing possibility to read and write, culture became the main impulse of social development in XII century, when it overcome religious control, generating a mood of ardor and renewal across the Europe. Cities turned into cultural centers, and started attracting students from all over the world. Oxford and Paris were the first two universities that obtained the acknowledgement status. The cultural expansion required a higher book production, so the copier started copying under payment and they created the first libraries. Writing and reading weren’t only a recreational activity, but they were also profitable. The book was a really important tool of culture in order to facilitate reading. The text was framed in a box, leaving space for the reader to write down notes. Words were written separately, so it was easier to read and understand the meaning of the text. Thanks to the scientific development and the modernization of communication the press had been invented to meet the increasing request of books. Johannes Gutenberg was a German blacksmith and was the first to understand that it was possible to create a metal character for all the letters of the alphabet and to use it to create words on the paper. After years of attempts he made the first moulds for the first printed book. In 1455 Gutenberg completed his 42-line Latin Bible in gothic character , known as the Gutenberg Bible with the first movable types. About 180 copies were printed, mostly on paper. Thanks to all these developments, writing can fill the gap between the moment and the eternal.

Chapter 2: Reading

2.1 History of reading The is closely linked to the history of reading. Thanks to the development of the writing system, reading became easier and handier. In order to understand the relationship between writing and reading it is necessary to establish four key questions, that help to better analyze this bound. The first question is who can to read? In fact reading is possible only if there is a good literacy. For many centuries, culture was controlled by those who had the possibility to study and those who had the power. But literacy depends on the expansion of education and culture, that had changed a lot throughout history. For example, during the Roman empire, education was a fundamental part of the social life, but during the Middle Ages culture was a matter of the Church and only inside the monasteries it was passed on. The second point is what do we read? The reading change process has followed the different types of texts in a precise historic period. In fact the spreading of reading was related to the kind of topics narrated, for example, during the Middle Ages. Religious books were the only books available but the majority of the population wasn’t able to read those kind of texts. Reading wasn’t seen as an instrument of leisure, but as an instrument of power. The third factor is the place to read. The environment is an important element that can influence the kind of reading and the reader itself. Reading in a church is different from reading in a library, and this special variation has been fundamental in the expansion process of reading, The last problem to consider is the way to read. This aspect was related to the book’s exterior features. The development of the quality of the book allowed a different type of reading. In IV century for example reading out loud was the only possible solution due to the fact that the words were all connected to one another and so there was the necessity to pronounce the syllables out loud in order to give a logical sense to the text. The writing style had played an important role in reading’s development. 2.2 The evolution of reading In the classical world, that is to say in Greece and in the Roman Empire, reading was an activity with precise aims that of comprehension and knowledge. It was a slow procedure and the reader had to read out loud, by repeating the text many times. The words were pronounced all together and the process was long and dreary. The texts used for the exercises were various, from the letters to economic documents. The favorite form was the scroll, a long rolled papyrus strip of 2 meters. The text was divided in columns and each line had 36 letters. The reader hold the scroll with two hands, and in this way it was possible to discover no more than two columns, so there was no way to read it fast. In addition public readings were really popular and the masters often tried to but literate slaves that could read for them. The introduction of the codex book between the III and the IV century was tremendously important and it helped the expansion of reading. Such as for writing, the Middle Ages represented a break in reading’s development. Culture was locked inside the churches and this led to a decrease in literacy and in the production of written texts. The idea of reading underwent a radical change because even those books who were copied by the amanuenses were considered as sacred testimonies and artistic works, not books to be read. The books were kept in churches so culture became a religious patrimony. The stalemate was overcome during the XII century, a period of cultural, political, economic and social revolution. In Europe the university system increased the importance of the book as the only tool to spread the cultural patrimony. The need of a higher number of copies gave impetus to a book production comparable to the modern publishing houses. The reading style changed, according to the new cultural spirit: people read whispering and faster and they read different kinds of topics. There was an increase in literacy without parallel. When the press was invented and it arrived in Europe, almost everybody could read. With the increase of the literacy, the expansion of the public, the main publishing houses started to produce a wide range of texts, from books with images and with a low manufacture, to luxurious books finely printed and decorated. In this fervor the first encyclopedias started to circulate, the most famous is the one of Diderot and d’Alembert, the ‘Encyclopedia, or a Systematic Dictionary of the Sciences, Arts, and Crafts’. It was a general encyclopedia published in France between 1751 and 1772, and it was edited by Denis Diderot Jean le Rond d'Alembert. Reading became the vehicle of information and international culture. The transition between 1700 and 1800 created a new kind of reading, in fact it became ‘extensive’. Before it was ‘intensive’ that is to say people read few books in a focused way, while the ‘extensive’ reading is a rapid and superficial reading of different type of books. This passage was due to a change in the aim of reading in fact it became entertainment, and as a result the literary genre that was more popular was the novel. The Latin lost 30% of speakers due to the need to have living languages keep up with society’s nature of evolution.

Chapter 3: From oral to written, from words to facts: mistakes and interpretations The transition from oral to written changed the idea of passing on. It can be considered a turning point in the process of human race conservation. Most precious knowledge that had been passed on thanks to writing, had a long and ancient oral tradition. This transition was not easy and one of the best example that shows its complexity and its consequences is the Bible.

3.1 The Bible The word Bible comes from the Latin “biblia”, this term has ancient origins, in fact the original word comes from an ancient Greek dialect, Koine Greek. The term βιβλίον (biblion) means book. Originally the term referred to the internal part of the papyrus cortex, the most common material to write on. This term was replaced by the plural form, due to the number of texts inside the Bible, so it was used τὰ βιβλία (ta biblia) "the books". In medieval Latin it gradually came to be regarded as a feminine singular noun (biblia, gen. bibliae), and so the it was loaned as a singular feminine word all across the world. The Bible is a canonical collection of texts sacred in both Judaism and Christianity, and it contains long texts (up to 66 chapters) and also really short texts too. It was not written by a single author but it is the results of a millennium of history. The Christian Bible is divided in two parts: the Old Testament that narrates the history of the Jewish population before Christ’s arrival. This section has really ancient documents, dating back to Hellenistic age, and there are several images linked to myths and traditions of ancient populations that lived near the Palestinian territory. The other part is the New Testament that is not accepted by the Jewish religion. The sources of this part are more recent, around 250 AD to 68 AD. Originally the Bible was written in 3 languages: Hebrew, Aramaic and Greek. Now it is the book that has been translated the most, in 2.454 different languages. The official language of the Old Testament was Hebrew and it also was the first part to be translated between the III and the I century. This version is called the “translation of the Seventy” because it was carried out by seventy different translators. The original language of the New Testament was Greek. Due to the different authors, the oral tradition and the period of time in which it had been written, the Bible can’t be considered just a religious book, but it is also a book that allows experts to understand a millennium of political, cultural, social and linguistic changes. The slow and troubled process to drafting the Bible, had consequences on the semantic and interpretative sphere. The texts inside differ for genre, language, origin, composition and dating. This book represents different environments, cultures and civilizations. All these factors had created a lot of incongruities in the text. The matter is still under a lively debate, because religious experts affirm that the sacred text can’t contain mistakes, and all the discrepancies are due to delayed translation and the variety of cultural environments, while non-religious experts consider the mistake as the proof that the Bible is not a sacred text and there is no link with a superior entity.

3.1.1 Translation mistakes The Bible contains many inaccuracies and errors. Some appear to be intentional, like the mistranslations in the passages related to  Witchcraft: the word has a lot of different meanings in English and it should never be used by Bible translators. The English phrase "black magic" would be a better translation.  Homosexuality. Some theologians believe the Bible uses this word to refer to a broad range of criminal activities such as homosexual rape, same-sex temple prostitution, group orgies, and child abuse of boys, heterosexuals engaging in homosexual activities. They strongly believe that none of the passages seem to refer to gay and lesbian sex between consenting adults or committed partners.

There are also various forgeries along the book, for example:  Revelation 1:11: The phrase "Saying, I am Alpha and Omega, the first and the last" which is a part of the King James Version was not in the original Greek texts.  John 7:53 to 8:11: the passage of the story of the woman observed in adultery. It was apparently written and inserted by an unknown author, perhaps in the 5th century CE. This story is often referred to as an "orphan story" because it is a type of text which has appeared in various manuscripts. Some scholars believe that the story may have had its origins in oral traditions about Jesus.  Matthew 6:13: The Lord's Prayer traditionally ends: "For thine is the kingdom, and the power, and the glory, for ever. Amen." This phrase seems to have been absent from the original writings, and so it was added by some unknown authors.

The debate on the Bible is still ongoing and it is probably the book that has been studied the most as the representation of a social, political, economic, and cultural context lasted a millennium.

3.2 Nietzsche and the Superman Another example of the power of these communication tools is the idea of “Superman” in Nietzsche’s philosophy and its interpretations that have influenced in a radical way Hitler’s ideology. Friedrich Wilhelm Nietzsche was born on October 15,1844 in Rocken, a Prussian Province of Saxony. Two years later his parents gave him a sister, Elisabeth Föster Nietzsche, who became the key figure in providing false interpretation to his ideas. Nietzsche grew up in a Protestant environment and since his youth Nietzsche received remarkable opportunities, for example he became professor of classical philology at the University of Basel in Switzerland. Nietzsche travelled frequently to find climates more conducive to his critical health and during this period he wrote his masterpiece “Thus Spoke Zarathustra” where he explained his idea of the “Übermensch” (Superman). The first draft dates back to 1883. On 3 January 1889, Nietzsche suffered a mental break down, and he died in 1900 due to a stroke. When he died, his sister Elisabeth tried to increase his popularity and she published a reworked version of Nietzsche's unpublished notebooks and called it “The Will to Power”. She arranged the book based on her own beliefs and she created a new kind of philosopher. She gained Hitler’s support when he came to power in 1933. In return Elisabeth converted Nietzsche into the Nazi philosopher. Today it is clear that the ideas and theories that were used to justify Nazism weren’t Friedrich’s own ideas, but the result of his sister’s reconstruction. Thanks to a profound analysis of Nietzsche’s works experts state that it is hard to understand how he could have been so misunderstood and how his ideas could have been adapted to an ideology far away from Nietzsche’s beliefs. The concept from which all this interpretations came from is the ‘Superman’.

3.2.1 Nietzsche’s Superman and Hitler’s Superman In his work “Thus Spoke Zarathustra” Nietzsche talks about the need to reach a new world in order to break the chains that prevent the human being from being free. Humankind is oppressed by the false values of the spirit of rationality and of the Christian Church that kills every vital impulses. The passage from the old and dead world to this new rebirth era is possible only with the arrival of the Übermensch. The first mistake in interpretation is the translation of this German word. This concept represents the idea of a man that can overcome his limits to arrive to a new era free from passive nihilism. A more accurate translation that can give the idea of going beyond is “Overman”. The prophet that has the duty to announce the arrival of this new man is Zarathustra, an ancient Persian philosopher of VII century B.C.. After a period of meditation, the prophet announces the message of hope and rebirth for human beings and the possibility to be free and to forget the past. Nietzsche lets us understand that the Overman’s arrival is not a mechanical event, but there have to be particular historical, social and cultural circumstances, that is why the philosopher criticizes German society and takes as models the ancient splendor of Greece and the Italian Renaissance, In order to achieve this goal men have:  To have a constructive will, that can help him reach freedom;  To overcome passive nihilism with his spirit power;  To be the example of renewal of the society and of upright values.

The most important thing is that Nietzsche never hints at violence or control, and he does not talk about political or military supremacy, in fact the task of the Overman’s announcement is entrusted to a religious prophet, so that the Overman becomes the philosopher of the future and not a ruler. The Overman’s virtues are superior and nobody has similar abilities. He can handle the cruel truth about life and world, he can abandon the facade and he can truly express himself with his natural superiority, he can defeat the moral and social oppressions by letting his impetus drive him, and he can handle God’s death and offers himself as the will to power. Zarathustra states that the human being is a condition that has to be overcome. By using Darwin’s evolutionary theory, Nietzsche describes the Overman as the highest level of human evolution, he is the maximum representative of human race, and the result of life-and-death struggle. Everything that is under this perfect form has to be despised, because men themselves despise their own abilities and values. In fact Nietzsche affirms that a common man only pretends to be happy, because real happiness is only possible with freedom. Only the Overman can eradicate all the cruelty and lead the world towards a creative freedom. This concept of a super human being had a lot of success above all in the political environment. The nazi interpretations of Nietzsche’s works are not only the consequences of his sister reconstruction, but there were three experts and Hitler’s supporters such as Alfred Baeumler, Oehler and Walter Spethmann, that fostered those interpretations. Baeumler wrote down his ideas on Nietzsche in his book “Nietzsche, der Philosoph und Politiker” (where he stated that the theoretical moment had to be followed by the practical moment and so the Overman was destined for political supremacy and he only can obtain it by leaving spiritual supremacy and using violence. According to Baeumler the incarnation of such a person was Hitler that with every single action tried to bring the world to his natural freedom and he tried to express the kind of will that was necessary to destroy passive nihilism. Another interpreter of Nietzsche’s thinking is Oehler, but he fixed his work on the historical aspect of the Overman that he identified with the German soul that could be great only with Hitler’s lead. Hitler was not only the man that had extraordinary capabilities, but is the man that could achieve the historical mission for the German and be the man in command. The consequence was that according to Oehler, Nietzsche was the number one enemy of democracy, because democracy represents the loss of faith in the greatness of a single man. According to Oehler, the maximum expression of this loss was also Marxism that the Overman, Hitler, has to eradicate. The last one, but probably the most important interpreter of Nietzsche’s philosophy was Walter Spethmann. His interpretation developed the cruelest and most inhuman aspect of Hitler’s ideology: the racial issue. According to Spethmann, the Overman was not simply a political change, but above all it was a social and cultural indication. He thought that the key to political success was the power of justification, that was possible only when there was a distinction between the masters and the slaves, so that he turned those ideas into the need to exterminate the weak and the unworthy to create a superior race that could freely exercise its own power on all other populations. Spethmann stated that Hitler was the man that had the duty to create this new pure race that has to correspond with the German one. Hitler was God, the historical expression of the Overman and he could decide whoever lives or dies.

3.2.2 Hitler and the consequences of these interpretations Anti-Semitism was the strongest belief in Hitler’s ideology, and he dedicated his life to eliminate those who did not keep up with his physical, cultural and social standards. For decades the misrepresented theories of Nietzsche had justified the last act of Hitler’s insanity, he murdered millions of people just to make space for the Germans, the chosen race to command. The experts that had analyzed Nietzsche’s philosophy found it difficult to understand how the ideas of an aristocratic and jewish supporter philosopher could have been used to justify such a crazy ideology, but it is true that the lacking of clarity and the ambiguousness that characterized the latest works of Nietzsche created a golden opportunity for Nazism to readapt his theories. Unfortunately, we all know the inhuman consequences of these interpretations.

Chapter 4: The digital era and writing and reading changes Reading and writing are two strong communication tools and they have a great power of influence. The changes of methods and technology of the last century have increased considerably their potential. The historical landmark that has fostered technological development was the movable type press invention around 1400. The spreading of such a writing instrument was completed only in 1800 when also the writers started using the typewriter. The typewriter and the hand writing have a common characteristic, they both have a direct effect on the paper. When the idea of writing completely dissociates from the immediacy of paper, the idea of computer printing threads its way. The transition from the hand era to the digital era was gradual and it started when a portion of memory was added to the electrical typewriter, to temporarily store parts of texts. The correction became easier and easier also thanks to the invention of external memory support, from cassettes to the sophisticated electronic storage systems available today. The invention of the electronic writing and the chance to use a monitor to visualize writing revolutionized the communication. The digital era started, and everything that for millenniums was in the hand of human abilities now is in the hands of electrical impulses. One of the first application of computer printing on literature was in 1949, when Roberto Busa, an Italian Jesuit, and Thomas Watson, the IBM founder, met. The Jesuit was carrying out the really arduous job to reduce in single words all of Saint Thomas’ writings, that is to say 10 million words and 20 million lines. Computer printing was really helpful because it allowed to substitute the 12 million punch cards that were the result of the entire work, with just 1800 magnetic strips, then in 1980 thanks to the evolution of technology the entire codified work was put on a CD-ROM.

4.1 The phases of computer writing and technological development Here are some of the most important technological development of the last century:  1833: Babbage invents the first analytical calculator to make every kind of calculation ;  1939: George Robert Stibitz invents the first machine that can do complex calculation by receiving orders from a telephone line;  1956: IBM introduces the first Hard Disk drive, the 350 RAMAC. It was really big, approximately the size of two refrigerators and stored 5 million characters (3.75 megabytes). It was composed of 50 disks;  1963: the Mouse was created, the system to position the cursor on the screen;  1964: IBM creates the first word processor;  1971: the first floppy disk is invented;  1984: Apple sells the Macintosh;  1994: IBM creates a software that allows computers to write under dictation in real-time. It is 98% accurate and it can write in English, American, French, Spanish, German and Italian.  1998: the first device that allow reading books online is invented.

It is possible to notice the amazing development that has been made in the last centuries, and there are a lot of advantages that these new technologies have brought. One of the most important advantages is the correction system. The computer writing allows the writer to check on different parts of his or her work during the drafting. Thanks to this the written text turned into a dynamic process because the writer has the possibility to intervene on the text freely. The computer allows a freer method of writing since when one uses paper thoughts need to be organized the before writing them down, and there is a sort of mental inhibition due to the inconvenience of the correction process. Instead the electronica writing does not force the writer to mentally abstract the concepts because it is possible to write them down directly and then re- elaborates them with calm. Umberto Eco states that the invention of the computer was the answer to the need of speed in communication. In fact another advantage is that now we can talk at the speed of thought, by using text messages or instant messages. Today not only the tool with which we write has changed but also the way we write is different. In order to further speed up the communication process lots of abbreviations and emoticons have been introduced in our written language. The first internet users understood the impossibility to fully get the sense of the conversation so they started to use this little smiles to avoid misunderstandings. The depersonalization of the conversation is the main disadvantage of electronic communication. There is no possibility to interact directly with the interlocutor, so it is impossible to fully understand the context of the conversation because it is the lack of those details that create the sense of the words, such as the tone, gestures and facial mimicry. Therefore technology created a communicative emptiness. In addition technology is making us lose our memory. Nowadays we really do not need to remember anything because we have so many storage devices that can do that for us. Communication has always been a process full of shades, with technological development, are we going to lose some of them? Conclusion Before I started to write, my greatest fear was to not find the rights words, and there was not an encouraging feeling due to the topic I was going to face. I couldn’t see the end of it and I did not know how I should have looked at the white paper in front of me. I knew I had to put myself in those lines, I had to put my commitment and my tenacity in every single word. During the study that anticipated the draft of my thesis I was surrounded by notes and books and I felt I was home. I had this amazing feeling of growing as a person with every line I read and with everything I learnt. I let words flow out of my brain and took life on paper. I did not know what I had to expect until I put the last period on this work. I felt amazing. I fully understood that I was given the opportunity to write about something I was really passionate about and that was my biggest satisfaction. If I think about it, I can’t imagine how we will write or read in many years from now, but the really important thing is that we keep doing it, we keep passing our knowledge and our feelings through writing and we keep growing through reading. We can really defeat time just by leaving something written behind, because someone one day will probably read that piece of us. Today we can study and analyze our past because somebody wrote about it, and that somebody gives us the chance to look at history with our eyes. Writing and reading can make us immortal, can make us feel alive. When we write or when we read it is like we are looking at the world with brand new eyes, and that’s the moment when our ideas and our soul become immortal.

SEZIONE LINGUA III Introducción Desde hace su primer istante de vida, el ser humano ha tenido como objetivo el contacto con sus semejantes. Esta tensión natural de no vivir en soledad ha llevado al individuo a intentar comunicar no sólo en vía oral. Por eso creo que la escritura es la conquista más importante de la historia del desarrollo del género humano. El proceso que ha llevado hasta los sistemas complejos de comunicación que conocemos hoy en día, ha durado muchísimos siglos y ha sido dificultoso. Comprender los mecanismos, los desarrollos y las necesidades que han impulsado al hombre a trazar los primeros símbolos, hasta el intercambio instantáneo de mensajes, es esencial para enteder el desarrollo de la civilización y cómo los pueblos han respuesto a necesidades cada vez más complejas. Si los primeros hombres inventaron la escritura para razones comerciales y económicas, hoy la utilizamos en todos los aspectos de nuetra vida. Todo el mundo lee y escribe, para dejar una traza de nuestro pasaje. Regresar hasta la invención de la escritura cuneiforme me ha levantado un interés aún mayor. Partendo con la historia antigua, he intentado reconstruir la evolución de la escritura y de la lectura, que son conceptos inseparables. He empezado mi estudio con las civilizaciones de la Mesopotamia, cuna de la cultura antigua y he ahondado la historia de los Egipcios y el desarollo de otros pueblos en otras partes del mundo. Al mismo paso he examinado el cambio del concepto de lectura. En la parte central, he fijado mi atención en un aspecto muy importante: el poder de la interpretación y sus consecuencias. He elegido dos ejemplos evidentes como la Biblia, que es la prueba de la dificultad del pasaje desde la tradición oral hasta la escritura, y el concepto de “Superhombre” de Nietzsche y su interpretaciones en la ideología nazi. En última analisis, he recorrido las etapas evolutivas de la tecnología y los efectos sobre la escritura. Sin duda es un argumento muy vasto, pero precisamente su extensión y sus características me han fascinado y me han permitido llegar hasta la última página. Capítulo 1: El origen de la escritura

1.1 Los fundamentos de la escritura

Una de las invenciones más importantes de los últimos 600 años ha sido sin duda la escritura. En realidad, no se puede considerar una invención, sino una creación nacida de la voluntad de comunicar no sólo oralmente. La escritura tiene diferentes definiciones, por ejemplo se considera como el medio para resolver las carencias de la memoria y para transmitir un mensaje claro durante el tiempo. El desarrollo evolutivo, histórico y social de la escritura siempre ha sido lento y complicado. En efecto, todas las estructuras de escritorio han sido anticipadas por una fase llamada proto-escritura, o también simbolismo. Hay algunos ejemplos de este tipo en el Paleolítico, aproximadamente hace 30-40.000 años. Los expertos afirman que las primeras pinturas eran solo rituales mágicos para favorecer la caza, y que los cortes sobre los guijarros testimoniaban el pasar de los días, las semanas y los meses. Muchas sociedades humanas se acercaron a la creación de la escritura, pero solo pocas desarrollaron un sistema alfabético desde un sistema gráfico, porque los estudiosos han comprobado que para desarrollar un verdadero sistema de escritorio, son necesarias funciones cognitivas como el lenguaje, el pensamiento simbólico, la necesidad de comunicación y la habilidad manual juntas a condiciones socio-económicas, culturales y políticas específicas. Por eso es fácil comprender que el desarollo de la escritura, en su significado de expresión lingüística perfecto y facilmente comprensible, es una creación póstuma. Los restos más antiguos remontan a finales del IV milenio a.C. y se han descubierto en la ciudad de Uruk, en Mesopotamia. Estos restos testimonian una de las formas más antiguas de expresión escrita: la escritura cuneiforme. Su nombre procede de la forma de las incisiones, en efecto los escribas utilizaban tablillas de arcilla húmeda, y escribían con un tallo vegetal biselado en forma de cuña.

Al principio esta escritura tenía solo imágenes o símbolos que se referían a un concepto concreto, como por ejemplo las ánforas o los animales que se vendían. Con el aumento de las actividades comerciales y la necesidad de escribir conceptos más complejos, los sumerios asociaron a los símbolos un valor fonético. Las primeras tablillas recuperadas contienen textos de natura económica, principalmente: • el pago de impuestos con productos agrícolas; • mensajes de natura comercial; • la entrega de productos alimenticios; • algunos préstamos de cebada. La voluntad de agilizar el comercio ha influido muchísimo en el nacimiento de la escritura. En aquel determinado momento histórico, las ciudades sumerias se estaban expandiendo y la vida social y económica necesitaba de un soporte más fiable que la memoria. El código escrito permitió nuevos comercios con poblaciones lejanas que tenían lenguajes diferentes. Según los expertos, la escritura nació en Egipto casi simultáneamente a la escritura de los Sumerios. El sistema egipcio tiene muchas diferencias respecto a los sumerios, porque este tipo de escritura está formada por símbolos llamados jeroglíficos. El término “jeroglíficos” en griego significa 'palabras divinas', y se utilizó porque la mayoría de los jeroglíficos se encontraban en las paredes de los templios. Como en el caso de la escritura cuneiforme, los jeroglífico tenían un sentido ideográfico de las cosas, y solo después se añadió el valor fonético. Los restos del material de escritorio egipcio han demostrado que el tema de mayor interés era la vita pública y religiosa. La diferencia más importante entre los dos tipos de escrituras es que la cuneiforme se utilizó durante bastante tiempo para describir solo la vida económica, social y contable, en cambio los egipcios utilizaron los jeroglíficos para comunicar todos los aspectos de la realidad y por eso es posible afirmar que la escritura en su acepción más compleja fue utilizada por la primera vez en Egipto. La cultura mesopotámica y egipcia se difundieron en todo el mundo gracias al desarrollo de esa arte. Después del nacimiento de la escritura, los expertos juzgan difícil establecer si su desarollo en otras culturas haya sido un fenómeno autónomo o si es un fenómeno de difusión cultural. En el caso de la Grecia, otra importantísima cuna cultural, el desarrollo de la escritura fue un conjunto de estos dos aspectos. Las escrituras egeas nacieron entre la segunda mitad del III milenio y el final del II milenio a.C. Gracias a las pruebas escritas que se han descubierto, los expertos han identificado las causas principales del proceso del desarrollo de la escritura: las exigencias económicas llevaron a los primeros administradores a inventar un código escrito para andar al mismo paso con la expansión del comercio; la influencia y la cercanía del Impero egipcio han obligado a los responsables de la vida política a inventar un método de comunicación eficaz; la exaltación religiosa, en efecto muchísimos documentos de la cultura literaria griega que se han encontrado tratan el tema de la espiritualidad. En Grecia se desarrollaron tres diferentes tipos de alfabetos: el jeroglífico cretense, la Lineal A y la Lineal B. El jeroglífico cretense es un tipo de escritura ideográfica, la Lineal A es de tipo silábico con una componente pictórica. La Lineal B en cambio, es lo que nos queda de una lengua griega muy antigua, fechada antes de Homero. Hoy tenemos solo 90 tablillas de este antigua escritura. Estudiar y conocer estos lenguajes perdidos nos ha permitido comprender culturas extinguidas desde hace miles de años, y todo gracias a algunos hombres y mujeres llamados descifradores. Descifrar implica diferentes condiciones: es necesario tener una idea del contenido del texto; se necesita de un elemento que pueda sugerir una codificación; es fundamental conocer de manera profunda el sistema de escritorio en cuestión, y último, es importante tener una cantidad de signos suficiente para intentar y valutar las hipótesis de descifración. Hoy conoscemos la codificación de la Lineal B, las otras están desconocidas todavía. Un paso de primaria importancia en el estudio de estas lenguas perdidas ha sido la descifración de la Piedra de Rosetta, un fragmento de una antigua estela egipcia de granodiorita hallada en 1799 durante la campaña francesa en Egipto. Hoy se encuentra en Londres, en el Museo Británico.

En 1822, Jean-François Champollion, logró descifrar todo el texto. Él descubrió tres diferentes tipos de escritura en la estela: los jeroglíficos egipcios, la escritura demótica y el griego antiguo. Champollion reconoció que eran tres versiones del mismo texto y que los nombres de Cleopatra y Ptolomeo se encontraban en todas las versiones. Después de una atenta observación logró unir cada letra o símbolo a un jeroglífico y completó el descifre. Con la introducción de las letras en Grecia en el siglo VIII a.C. por parte de los Fenicios, podemos considerar el proceso de creación de la escritura completo.

1.2 El desarrollo de la escritura en otras partes del mundo

En China, la escritura se desarrolla alrededor de 1200 a.C. de manera completamente autónoma, porque no hay otro ejemplo de una escritura de tipo ideográfico tan complejo. En América del Sur las poblaciones no tenían un sistema gráfico, solo utilizaban un sistema mnemónico. En cambio, en América Central la escritura se utilizaba ya a partir del siglo I d.C.. En Europa, la primera población itálica que utilizó el alfabeto griego fueron los Etruscos. Su tipo de escritura ha sido fundamental para el desarollo de la cultura latina, porque el sistema alfabético latino es de seguro una transformación cultural y social de el etrusco. El latino, con la expansión del imperio romano, se convirtió en la lengua más importante de todo el mundo conocido. A nivel social y cultural ese periodo histórico fue determinante porque creó un contacto entre culturas lejanas y economías prósperas que permitió un desarrollo de las sociedades sin rivales. Durante muchísimo tiempo, la escritura no se modificó en manera substancial, hasta la Edad Media. Desde ser patrimonio de todo el mundo la escritura se convirtió en una actividad para pocos individuos. La Iglesia causó esa transformación, y desterró la cultura entre sus paredes, creando escuelas cerca de sus catedrales y monasterios. A pesar de la conexión entre escritura y religión que duró mucho tiempo, la Edad Media desempeňó un papel importante en la evolución del concepto de libro.

1.3 La revolución: el libro, las universidades y la imprenta

El libro es uno de los instrumentos de la cultura más antiguo y por eso se puede definir como el medio que guarda la tradición escrita del ser humano. La etimología de esta palabra se refiere a la época en la que se escribía en el interior de la corteza de los arboles. Hoy se refiere a un conjunto de hojas de papel o algún material semejante que, al estar encuadernadas, forman un volumen. Hasta el siglo III a.C. el libro era una rareza, porque el medio más comune para leer y escribir era el códice que sustituyó el volumen. El códice era un conjunto de hojas cosidas, (así el libro tomó su forma rectangular). Las ventajas de esta nueva forma eran muchísimas, en efecto resultaba más manejable y el texto más comprensible. Este códice permitió una difusión radical de la cultura. Cuando los chinos inventaron el papel, eso reemplazó, progresivamente, el pergamino. En China el papel fue extraido de la seda en el siglo I d.C. Los Árabes lo introdujeron en el siglo VIII en toda Europa, hasta que llegó a Italia y España en el siglo XII. Con el aumento de la posibilidad de difusión de los textos escritos, la cultura se convirtió en el impulso principal del desarrollo social en el siglo XII, y se liberaron del control de la Iglesia. Las ciudades se convirtieron en centros culturales, y atrajeron a estudiantes de todas partes del mundo. En Oxford y París nacieron las primeras universidades de Europa, en 1215. La difusión de la cultura creó la necesidad de multiplicar el numero de los manuscritos, y para responder a esta exigencia, nació la figura del amanuense que copiaba los textos a pagamento. Con el desarrollo del concepto de libro, se modificó también su aspecto exterior. La parte escrita se insertó en un cuadrado, dejando suficiente espacio al lector para escribir notas. Las palabras se separaron, permitiendo una lectura más fácil y veloz. La evolución científica y la modernización de los medios de comunicación consintieron la invención de la imprenta, que ha marcado profundamente la manera de escribir y de transmitir las obras escritas. Los autores pudieron producir un número mayor de copias y venderlas a un precio menor. Johannes Gutenberg fue el inventor de la imprenta. Era un orfebre aleman que inventó el método para imprimir las letras sobre el papel. Creó moldes de madera para cada letra del alfabeto y las combinó sobre el papel. Después de años de trabajo, ideó la imprenta a letras móviles, y entre 1452 y 1455 escribió la primera Biblia latina. Hoy podemos contar solo 48 piezas de esta obra.

1.4 Conclusión: estudiar la escritura

Gracias a la voluntad del ser humano de dejar vestigios de su existencia, los expertos han podido reconstruir épocas lejanas de manera esmerada. Hoy podemos estudiar guerras y invasiones porques miles de años atrás alguien nos ha dejado símbolos o pinturas. Gracias a los textos antiguos, podemos comprender el contexto histórico donde una determinada población ha nacido: podemos estudiar el contexto social y las causas de la fusión de culturas; podemos analizar los movimientos políticos de un Estado y las transacciones económicas de siglos pasados. El nacimiento de la escritura nos ha consentido reconstruir el pasado y llenar el vacio entre momentáneo y permanente. Capítulo 2: La lectura

2.1 Introducción a la historia de la lectura.

La historia de la lectura y la historia de la escritura tienen una estrecha conexión. El desarrollo de la escritura y de la capacidad de comunicar de forma non verbal ha caudsado también el desarrollo de la lectura. Para comprender este desarrollo y analizarlo es necesario aclarar algunos puntos fondamentales que Jean-François Gilmont examina en su obra 'Une révolution de la lecture au XVIII siècle?'. El primer punto es: ¿Quién sabe leer? Leer es posible solo si hay un grado suficiente de alfabetización. De esta manera, la historia de la lectura está unida a la historia de la instrucción. Pero ¿qué intendemos quando se habla de alfabetización? Durante los siglos esto concepto ha mudado porque por ejemplo en el imperio romano, la cultura y la instrucción formaban la base del desarrollo social, pero en la Edad Media, eran monopolio de la Iglesia, factor que ha causado la disminución de la alfabetización. La segunda pregunta es ¿qué se lee? En efecto, la evolución de lectura ha seguido el desarrollo de los tipos de textos escritos in determinadas épocas. También ese aspecto se liga con la cultura, porque, a menudo, los argumentos de los textos no estaban a la alcance de todos. El tercer interrogativo es ¿dónde se lee? El ambiente de la lectura puede determinar el tipo de lector. Leer en un monasterio o leer en una biblioteca es diferente y este cambio de entorno ha sido necesario para la expansión de la práctica de la lectura. Última pregunta es ¿cómo se lee? Tenemos muchísima pruebas que la manera de escribir tuvo consecuencias sobre la manera de leer, que se ha modificado con el pasar del tiempo, del susurro a la voz alta. En el siglo IV per ejemplo solo era posible leer en alta voz por razones prácticas. Las palabras de los textos estaban todas juntas, sin espacio. Luego era necesario silabear bien para que el texto tuviese sentido. 2.2 La evolución del concepto de lectura

En el mundo clásico griego y romano la lectura era una actividad finalizada al conocimiento y a la comprensión. Se leía en alta voz y muy lentamente, repitiendo el texto más veces; por eso era un proceso largo y tedioso. El texto utilizado era el volumen, una tira de papiro larga casi 2 metros. El texto tenía diferentes columnas, pero solo dos podían ser descubiertas, para que el lector no pudiera leer demasiado veloz. Con la difusión del códice fue posible leer más fácil y rapidamente. Como para la escritura, la Edad Media fue una época difícil también para la lectura. Los libros que se copiaban y que se encontraban en los monasterios y en las iglesias tenían una función más artística que cultural. La menor posibilidad de leer creó una disminución de la alfabetización. Ese punto muerto fue superado en el siglo XII, un periodo de revolución cultural, política, económica y social. El nacimiento de un sistema universitario favoreció la difusión de los textos escritos, en cuanto vía de potenciación cultural. El estilo de lectura cambió siguiendo este nuevo clima cultural: la lectura era más rapida y se practicaba también en baja voz, los textos disponibles ofrecían una gran variedad de argumentos. El interés en la lectura crecía no solo entre los religiosos, sino tambiém entre toda la población, y la alfabetización registró un aumento sin precedentes. Cuando la imprenta llegó a toda Europa la mayoría de la población ya sabía leer. La imprenta con las letras móviles creó un verdadero mercado del libro, y con el aumento de la alfabetización y la ampliación del público, nacieron las primeras editoriales. En este clima de entusiasmo empezaron a circular las primeras enciclopedias, como la de Diderot y d'Alembert15. El cambio de siglo, entre 1700 y 1800 fue muy delicado, y marcó la transformación de la lectura, de 'intensiva', es decir una lectura profunda y meditativa de pocos textos precisos, a 'extensiva', una lectura rápida y superficial de

15“L'Encyclopédie ou Dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers” es una enciclopedia francesa editada entre los años 1751 y 1772 en Francia bajo la dirección de Denis Diderot y Jean d’Alembert. Esta obra contiene la síntesis de los principales conocimientos de la época. diferentes textos.

2.3 La literatura

La literatura no costituye un único sistema con la escritura y la lectura. El ser humano, con la invención de la escritura, no ha empezado a escribir textos literario en manera automática. Antes de hablar de la evolución de la literatura, es mejor hablar de lo que significa. Ese termino puede riferirse a todos los documentos desde las imágenes hasta las poesías, o también puede riferirso solo a los textos escritos con un objetivo preciso y una estructura determinada. Hoy los expertos están discutiendo de la definición de esta palabra, lo cierto es que la literatura de un pueblo constituye la representación de su evolución cultural, social, económica y política. En la antigüedad, la palabra literatura (de litera “letra”) denotaba el arte de escribir, por eso tenía una relación con la educación y la cultura. Según los expertos los primeros textos literarios datan el siglo XXIV a.C., por parte de dos autores diferente Ptahhtep y Enheduanna. Sucesivamente el concepto de literatura se asoció con un tipo de escritura más creativa y artística. La forma que permitía de manifestar estas dotes era la poesia, que desde aquel momento se empezó a considerar como la forma más elevada de literatura. La aparición tardía de los textos literarios escritos no demuestra que antes no existía la literatura, sino que la tradición literaria oral es más antigüa que la escrita y incluye leyendas, mitos, cantos ecc... que solo en un momento sucesivo fueron dejadas en manos del papel. Capítulo 3: Del oral a la escritura, de las palabras a los hechos: errores y sugestiones En el proceso evolutivo del ser humano, el paso de lo oral a la escritura ha sido de fundamental importancia. Este cambio ha sido muy lento y, a menudo, impreciso a causa de la complejidad de esta obración. El ejemplo más adecuado para describir este proceso en todos sus aspectos es la Biblia.

3.1 La Biblia, de oral a escrita

La palabra Biblia deriva del griego antiguo βιβλία (biblía), que significa libros. En origen la palabra griega “bíblos” indicaba la parte interior de la corteza del papiro, un árbol que crecía en sobre todo en la zona del río Nilo. La Bibla se constituye por diferentes textos y por eso la palabra más utilizada era el plural griego, para indicar todo el conjunto. En la Edad Media, esa palabra fue convertida en femenina, como la conocemos hoy. La Biblia es una antología de libros, algunos muy cortos, otros muy largos (66 capítulos) y es el resultado de siglos y autores diferentes. Este conjunto de libros es el texto sacro del judaísmo y del cristianismo. La religión cristiana divide el texto en dos partes: Antiguo Testamento y Nuevo Testamento. El Antiguo Testamento incluye 46 libros y conta la historia del pueblo hebreo antes de la venida de Jesús. Algunos textos de esta sección son de épocas remotas como el periodo helenístico. El Nuevo Testamento, no considerado por los hebreos, conta la vida, muerte y resurrección de Jesús, y la historia de los primeros cristianos. Las fuentes de estos textos son más recientes, de 250 a.C a 68 a.C. Las lenguas de las primeras versiones de la Bibla fueron el hebreo, el arameo y el griego. Hoy en día ha sido traducida en 2.454 idiomas. El idioma original del Antiguo Testamento era el hebreo y también fue la primera parte de toda la Biblia que fue traducida entre el siglo III y el siglo II a.C.. Esta traducción se llama 'la versión de los Setenta' porque ha sido traducida por setenta traductores. El Nuevo Testamento fue escrito en lengua griega koiné y sus primeras traducciones latinas datan del siglo II d.C.. Esa parte de la Biblia ha sido escrita usando diferentes materiales de escritorio como el ostracon16, el papiro y el pergamino. Algunos de los papiros que fueron la fuente de la Biblia griega datan el II siglo d.C. El lento y atormentado proceso de la escritura de estos libros ha marcado la estructura del libro mismo. Las consecuencias más evidentes se encuentran en el ámbito interpretativo y semántico. Los expertos afirman que la obra completa necesitó de miles años para que se completara. La larga tradición oral que la ha anteceduto es ignota, y los textos se diferencian por tipo, idioma, origen, composición y datación, a causa del largo periodo histórico que ocupa. La Biblia no se considera solo un texto sacro, pero también un texto historico, que puede describir tanto el desarrollo de los aspectos culturales y sociales de un milenio, como el desarrollo de la escritura, que se puede analizar a tráves de los tipos y los estilos de todos los textos.

3.2 Errores

El largo periodo de evolución, los diferentes géneros literarios, las numerosas fuentes y todos los diferentes autores han causado muchas incongruencias en el texto. Los expertos que estudian la Biblia se dividen en dos categorías: quien cree y quien no cree. Los expertos no cristianos afirman que los errores son la confirmación del hecho de que la Biblia no tiene ninguna relación con una entidad espiritual. Los expertos religiosos no admiten errores en el texto sacro, y afirman que las incongruencias son la consecuencia de los diferentes contextos culturales en el que

16Es una concha o fragmento de cerámica sobre el que se escribía el nombre del ciudadano condenado al ostracismo. Se utilizaban también como borradores para aprender a escribir o pintar. la Biblia ha sido escrita.

3.2.1 Errores de traducción

En uno de los dos mitos de la creación que se encuentran en el Génesis, hay la leyenda de la fruta prohibida. Durante muchos siglos el fruto prohibido fue identificado con una manzana. Los frases que se refieren a este paso son: “(Gen 2:9) Y Jehová Dios hizo nacer de la tierra todo árbol delicioso a la vista, y bueno para comer; también el árbol de vida en medio del huerto, y el árbol de la ciencia del bien y del mal. (Gen 2:16) Y mandó Jehová Dios al hombre, diciendo: De todo árbol del huerto podrás comer; (Gen 2:17)mas del árbol de la ciencia del bien y del mal no comerás; porque el día que de él comieres, ciertamente morirás. (Gen 3:2) Y la mujer respondió a la serpiente: Del fruto de los árboles del huerto podemos comer; (Gen 3:3) pero del fruto del árbol que está en medio del huerto dijo Dios: No comeréis de él, ni le tocaréis,para que no muráis. (Gen 3:4) Entonces la serpiente dijo a la mujer: No moriréis; (Gen 3:5) sino que sabe Dios que el día que comáis de él, serán abiertos vuestros ojos, y seréis como Dios, sabiendo el bien y el mal. (Gen 3:6) Y vio la mujer que el árbol era bueno para comer, y que era agradable a los ojos, y árbol codiciable para alcanzar la sabiduría; y tomó de su fruto, y comió; y dio también a su marido, el cual comió así como ella. (Gen 3:7) Entonces fueron abiertos los ojos de ambos, y conocieron que estaban desnudos; entonces cosieron hojas de higuera, y se hicieron delantales.” En estas frases no se lee nunca de una manzana. Este tipo de error puede ser relacionado con una mala interpretación de la traducción latina de estos pasajes bíblicos que originariamente, eran griegos: en la frase latina “de ligno autem scientiae boni et mali” (traducida en “del leño/árbol del conocimiento sobre el bien y el mal”) la expresión "mali" (del mal) en latino significa también "de las manzanas". De esta manera la tradución ha creado una mala interpretación de este concepto. Otro ejemplo famoso de mala traducción es el caso de la “virgen". El texto original en hebreo habla de "almah", que simplemente quiere decir "mujer joven". La palabra hebrea que en cambio se refiere a virgen es "betulah" que no es utilizada en esta parte. En último hay otra duda de traducción sobre el concepto de un Díos único. En Genesis 1 hay esta frase "en el principio, creó Díos los cielos y la tierra". La palabra utilizada para indicar Díos es "elohim", que es la forma plural, por eso la traducción más correcta sería "dioses". Por lo tanto, el primer verso debería ser "en el principio, los dioses crearon los cielos y la tierra". Eso puede ser una prueba de que la Biblia no siempre fue monoteista.

3.2.2 Las contradicciones en la Biblia

Los expertos han individuato muchísimas contradicciones en el texto. Aquí hay algunas: • Cuando Jesús entró en Jerusalén, ¿purificó el Templo ese mismo día? -Sí (Mateo 21:12) -No. Él entró en el Templo y miró alrededor, pero como era muy tarde no hizo nada. En vez de eso, se fue a Bethania con sus discípulos a pasar la noche, y regresó la mañana siguiente para purificar el Templo (Marcos 11:1-17) • ¿Dónde se encontraba Jesús durante la sexta hora el día de la crucifixión? -En la cruz (Marcos 15:23) -En el tribunal de Pilato (Juan 19:14) • ¿Cuáles fueron las palabras exactas del escrito en la cruz? - “Este es Jesús, el rey de los Judíos” (Mateo 27:37) -“El rey de los Judíos” (Marcos 15:26) -“Este es el rey de los Judíos” (Lucas 23:38) -“Jesús Nazareno, rey de los Judíos” (Juan 19:19) No es posible que un texto de tal importancia, que ha sido elaborado en diez siglos no tenga errores de sentido. Considerando el largo periodo histórico que envolve y todos los cambios culturales, económicos, políticos y sociales que pasaron, obtener un texto homogéneo y coherente sin errores y incogruencias no era posible.

3.3 Nietzsche y el Superhombre

La lectura es un medio de sugestión muy eficaz. Leer un concepto puede ayudarnos a crear nuestras ideas personales pero es un proceso que puede crear malintendidos. Uno de los más manifiestos ejemplos de lectura morbosa y equivocada de un concepto es la influencia de la idea del Superhombre de Nietzsche en la ideología nazi.

3.3.1 Friedrich Wilhelm Nietzsche

Friedrich Wilhelm Nietzsche nace en Röcken el 15 de octubre de 1844. Fue un poeta, filólogo, músico y sobre todo filósofo, reconocido como uno de los pensadores que más han influido en el desarrollo del siglo XIX. Dos años después, nace su hermana Elisabeth Föster-Nietzsche, la figura que más ha contribuido a la interpretación nazi de las ideas del filósofo. Nietzsche crece en un entorno protestante y desde su juventud obtiene un puesto importante en la universidad de Basilea. Su salud precaria lo hace viajar en lugares calurosos, donde empieza a escribir sus obras más famosas como “Así habló Zaratustra” (1883) donde se encuentra el significado del concepto de “Übermensch”, comunemente traducido con Superhombre. Muere en 1900, a esta altura ya loco y deja algunos fragmentos de textos incompletos. Con la muerte del hermano, Elisabeth intenta incrementar la popularidad de Nietzsche, unendo los últimos fragmentos en un libro que llama “Voluntad de poder”, un texto que tiene como conceptos clave el antisemitismo y la fuerza de una raza superior, elementos que fueron utilizados por lo nazis para justificar sus violentas tácticas políticas. Con su trabajo ella se conquistó el apoyo y la confianza de Hitler también a nivel económico. Elisabeth restituyó el favor, y transformó a Nietzsche en el filósofo del Nazismo. Hoy está claro que todos los elementos que fueron utilizados para apoyar la cultura nazi han sido creado por Elisabeth, y también la poca claridad con la que Nietzsche expuso sus ideas, sobre todo en los ultimos años de su vida, ha impulsado diferentes interpretaciones

3.3.2 El superhombre de Nietzsche y el de Hitler

En la obra “Así habló Zaratustra” Nietzsche habla de la necesidad de llegar a una nueva época, donde el hombre pueda ser libre de las cadenas, de los falsos valores creados por la racionalidad, de la religión Cristiana que mata todos los impulsos naturales del ser humano. El paso desde la muerte hasta el renacimiento se puede cumplir solo gracias a un nuevo individuo, el Superhombre. Es fácil identificar el primero error interpretativo. La palabra aleman “Übermensch” no implica un sentido de superioridad, sino que indica algo que va más allá, por eso una traducción más precisa puede ser Transhombre, un hombre que sobrepasa sus límites para vencer el nihilismo pasivo. El profeta que anuncia la figura de este Transhombre es Zaratustra, un filósofo del VII siglo a.C., qu lleva consigo el mensaje de esperanza. El Transhombre se puede manifestar solo en condiciones sociales específicas, por eso Nietzsche exalta la sociedad romana y griega, mientras que critica la sociedad tedesca de su tiempo. En el proceso del Transhombre para ir más allá, Nietzsche jamás habla de violencia o dominio con la fuerza, y no hace referencia a la supremacía político militare. Este hombre extraordinario, puede ponerse sobre de todos los seres humanos comunes gracias a su espiritualidad. Tiene virtudes superiores: puede enfrentar la verdad cruel sobre el mundo y la vida para aceptarlas; puede monstrarse su superioridad natural sin máscaras; puede vencer las represiones morales y sociales, dejándose guiar por sus impulsos; puede superar las contradicciones y las aflicciones causadas por la religión; tolerar la muerte de Díos y ponerse como voluntad de poder. El Transhombre, afirma Zaratustra, es la forma evolutiva perfecta del ser humano, es el sumo representante de la raza humana, nacido de la lucha por la sobrevivencia. Este concepto Nietzsche lo ha tomado de Darwin y de sus teorías evolutivas. Todo lo que se encuentra debajo de esta forma perfecta, no son hombres, y el Transhombre les desprecia porque la raza humana misma desprecia su libertad y sus virtudes. El filósofo sostiene que el hombre no puede ser feliz si esta felicidad procede de una limitación de su tarea en el mundo, y ofusca el valor sincero de la vida. La superioridad del Transhombre se manifiesta cuando él se recarga de toda la maldad del mundo y lo lleva hasta una libertad de poder, una libertad creativa. Esta idea de Transhombre ha levantado un gran intéres en el siglo pasado, no solo a nivel literario y filosófico, sino también a nivel político. Las interpretaciones nazis de su filósofia proceden de algunos personajes importantes como Alfred Baeumler, Oehler y Walther Spethman, filósofos y partidarios de la ascensión al poder de Hitler. Baeumler en su obra “Nietzsche der Philosoph und Politiker” (Nietzsche filósofo y político) afirma que el momento espiritual tiene que cumplirse con el momento práctico. La incesante transformación del Transhombre y su misión de salvación incluyen la lucha por el poder, porque este individuo no puede completar su tarea solo a nivel espiritual, sino también a nivel político, en el centro de un sistema de estado que refleja su superioridad. La encarnación de este individuo es Hitler, el único que puede liberar el pueblo alemán. El otro interprete de Nietzsche es Oehler, que se concentra en el aspecto histórico de la llegada del Transhombre, y lo identifica con el alma del pueblo alemán, que puede alcanzar la grandeza y su misión histórica solo con Hitler. La consecuencia de esta concepción es que Nietzsche ha sido siempre el enemigo número uno de la democracia, porque representa la pérdida de la fe en la grandeza de un hombre solo. Oehler adémas añade que el Marxismo es el sumo ejemplo de esta miseria y que solo el Transhombre puede extirparlo. La interpretación de Spethmann ha sido el origen del aspecto más cruel y trágico de la ideología nazi: la higiene de la raza. El Transhombre no es solo una interpretación política del poder, sino también una indicación social y cultural. En la concepción de Spethmann, la cultura política necesita de la justificación del poder, representado por los individuos que lo encarnan. El fundamento de esta afirmación política es una implícita distinción entre los dueños y los esclavos, que en la ideología nazi se convierte en la necesidad de eliminar los débiles y los indignos para crear una raza superior y libre, que pueda mandar a todos los pueblos. Sin embrago Spethmann llega hasta el punto de decir que Hitler es la persona que tiene la tarea de dar forma a una raza pura, que claramente tiene que coincidir con la raza germánica. Hitler es Díos, la expresión histórica del Transhombre.

3.4.2 Hitler y el peso de estas sugestiones

Todas la distorsiones del pensamiento del filósofo encontraron terreno fértil para dar resultados. Desde hace su juventud, Hitler crece en un ambiente extremadamente antisemita, donde se acusaban a los intelectuales hebreos de la emancipación de la clase burgués y de tener demasiada influencia en la vida cultural, literaria, comercial y periodística. Hilter empieza el estudio de los textos de Nietzsche alrededor de 1912 y en aquellas páginas encuentra un desahogo para su personalidad violenta y irracional. Después de la rendición alemán en la primera Guerra Mondial, se hace líder del partido Nazi, el El Partido Nacionalsocialista Obrero Alemán y intenta un golpe de Estado que fracasa. En su período de reclusión escribe su única obra teórica que hoy se considera como el manifiesto de la ideología nazi: el “Mein Kampf” que quiere decir “mi batalla”. Los conceptos principales de esta obra son el odio para el marxismo y los hebreos, considerados como los enemigos de Alemania, y la necesidad de dominio por parte del pueblo alemán. El antisemitismo es el fundamento de sus ideas más radicadas, por esto Hitler ha dedicado su carrera política a limitar la raza hebrea y después a exterminarla. En Nietzsche no se comprende exactamente cómo se debería realizar la supremacía del Transhombre y muchos han pensado che fuera suficiente la fascinación. En esta visión es fácil parangonar la imagen de este individuo carismático con Hitler y el gentío inmeso que se agolpaba debajo de su balcón. Durante décadas las teorías morbosas de Nietzsche han justificado el último acto de barbaridad de Hitler: el exterminio de millones de personas, porque no dignas de vivir. Solo la raza Ariana, la raza elegida para mandar a todos los pueblo era la única digna. Los expertos afirman que la instrumentalización del filósofo es el resultado de una total incompresión de su ideología. El apogeo de la absurdidad de su reexaminación es que las ideas de un filósofo alemán semita, muerto en 1900, han dado origen a la tesis del exterminio de raza justificado. Además Nietzsche tenía una diferente visión política, era profundamente aristocrático, en comparación con la ideología populista nazi. El Transhombre nietzschiano no tenía ninguna componente de tipo racial, ni se proponía como un Mesías dominador. Otro concepto que ha sido sacado de manera impropria por Nietzsche es lo de la “Bestia Rubia” que se encuetra en la Genealogía de la moral17, esto también mal interpretado. Esta figura se identifica con el león que representa la “fuerza salvaje”, instintiva o innata. La Bestia Rubia puede reconducir los nobles al poder (detalle que subraya la tendencia aristocrática del filósofo). Nietzsche identifica la bestia con los pueblos que durante la historia han demonstrado la voluntad de poder, que no es un carácter que se puede aprender, sino que es la fuerza que permanece en el

17“La genealogía de la moral: Un escrito polémico” es una obra publicada en 1887 por Nietzsche. Es una obra que critica la moral vigente a partir del estudio del origen de los principios morales que rigen Occidente desde Sócrates. hombre superior por el hecho de serlo. El filósofo utiliza como ejemplo los vikingos. Las características física de esta belva rubia han sido interpretadas por Hitler como una referencia al pueblo alemán como el único pueblo que respeta los ideales de la raza pura y de la perfección de los hombres germánicos del norte. Los expertos gracias a uno estudio exhaustivo de las obras del filósofo, han encontrado muchos indicios que demuestran como su ideología ha sido volcada y refutan la idea de un filósofo nazi. En efecto en su obra la Gaya Ciencia Nietzsche afirma que también el individuo alemán no es perfecto y por eso no puede apoyar el nacionalismo y el odio racial. Hitler ha interpretado estas frases como una invitación a transformar los alemanes en el pueblo perfecto y dominante. Una cosa es cierta, todas estas interpretaciones han sido favorecidas por la poca claridad con la que el filósofo ha expresado sus ideas. Los representantes de la ideología nazi han encontrado en él la legitimación de una cultura que tuvo como objetivo último la conquista del poder absoluto y la justificación de la locura de un hombre que ha marcado por siempre la historia. Desgraciadamente, todos conocemos las consecuencias deshumanas de estas interpretaciones. Capítulo 4: la era digital y el cambio de escritura y lectura Estos ejemplos han demonstrado que la lectura y la escritura son instrumentos de condicionamento muy eficaces, y los cambios de los métodos en el último siglo solo han amplificado sus efectos. Lo que ha dado estímulo a este cambio fue la invención de la imprenta alrededor de 1400. Este medio de escritura se difunde en manera radical solo en 1800 cuando los escritores empiezan a utilizar la máquina de escribir. La característica que une la máquina y la escritura a mano es que ambas ejercen en manera directa sobre el papel. Cuando el concepto de escritura se escinde de la inmediatez de la transposición sobre el papel nace la videoescritura. El paso de la era manual a la era digital es progresivo y empieza cuando a la máquina de escritura eléctrica se añade una parte de memoria externa para guardar, durante un período de tiempo, algunas secciones de textos. Una de las ventajas de la tecnología es que es posible corregir en manera más fácil y este aspecto mejora aún más cuando nace el soporte de la memoria externa, desde la simple casete y después el disquete hasta los métodos de archivo complejos de hoy en día. El principio de la era digital se identifica con el uso de una pantalla para visualizar la escritura: todo lo que para siglos fue dejado en manos de la capacidad humana, ahora está en las manos de un puñado de impulsos electricos. La primera aplicación de la escritura informática a la literatura fue en 1949 cuando padre Roberto Busa, jesuita italiano, y el fundador de IBM18, Thomas Watson se encontraron. El jesuita estaba llevando adelante un enorme trabajo de reducción en ‘lemmi’ es decir en proposiciones todos los textos de San Tommaso, para un total de 10 millones de palabras y 20 milliones de líneas. La escritura informática ha permitido reemplazar las 12 millones de tarjetas

18International Business Machines Corporation (IBM) es una empresa multinacional estadounidense de tecnología y consultoría. IBM fabrica y comercializa hardware y software para computadoras, y ofrece servicios de infraestructura, alojamiento de Internet, y consultoría en una amplia gama de áreas relacionadas con la informática, desde computadoras centrales hasta nanotecnología. perforadas con solo 1800 cintas magnéticas. Gracias al desarrollo de la tecnología en 1980 la obra completa codificada ha sido transformada en un simple CD-Rom.

4.1 Las etapas del desarrollo de la escritura informática y digital

Aquí hay algunas de las fechas más importantes del desarrollo tecnológico del último siglo: • 1833: Babbage crea la primera máquina analítica para hacer cualquier tipo de cálculo; • 1939: el matemático George Robert Stibitz realiza la primera máquina que hace cálculos aritméticos con números complejos y que recibe comandos a través de una línea telefónica; • 1944: IBM crea la primera calculadora electromecánica; • 1956: IBM inventa la primera unidad de disco rígido, de una tonelada de peso y 5 MB de memoria; • 1963: nace el ratón, un dispositivo para apuntar el cursor en la pantalla; • 1964: IBM crea el primero procesador de palabras; • 1971: IBM crea el primero disco flexible; • 1984: la compañia Apple crea el Machintosh, la primera computadora que une el ratón con una interfaz gráfica; • 1994: IBM distribuye un programa que permite a las computadoras de escribir debajo dictado con una precisión del 98% y en americano, inglés británico, francés, español, alemán y italiano. • 1998: nacen los primeros dispositivos que permiten la lectura de textos a través de internet. En los últimos decenios se han alcanzado resultados impresionantes en el ámbito de la escritura y de la lectura, que han llevado también ventajas y desventajas. La escritura electrónica permite controlar con los ojos todos los fragmentos del texto; asì la escritura se convierte de estática a dinámica, porque el tiempo minimo que transcurre entre el pensamiento y el acto de escribir y la posibilidad de una intervención directa por el autor, han transformado el texto en un objecto en continua elaboración. La computadora ha permitido una escritura más libre y menos organizada. Quien utiliza el papel, necesita de organizar el discurso y de desarrollarlo a nivel mental porque hay una inhibición causada por la dificultad de corregir. El texto electrónico no obliga al escritor a hacer una abstracción mental del concepto, y de esta manera puede desarrollarlo y elaborarlo mejor después de la escritura. Umberto Eco individua en la computadora la respuesta a una necesidad profunda del individuo, la comunicación a la velocidad del pensamiento. Hoy la comunicación escrita llega al destinatario con un margen de retraso muy reducido en el caso de los SMS y en el caso del intercambio de mensajes instantáneo el margen se reduce a cero. No solo la tecnología ha cambiado el medio de escritura, sino también el método de escribir. La necesidad de velocidad ha hecho desarrollar un nuevo sistema de escritura simbólico, formado por algunos símbolos llamado ‘emoticons’. Las primeras conversaciones en internet tenían un problema principal: la falta de emociones y del contexto del discurso. La imposibilidad de interacción directa crea la falta de algunos aspectos importantes para la comprensión del significado como la gestualidad, el tono de la voz y la mímica facial. El desarrollo tecnológico ha creado un vacío comunicativo. No solo se ha perdido la componente comunicativa de la comunicación, sino que se ha perdido también la componente mnemónica. Sin embargo la tecnologia ha causado muchas desventajas, pero la principal ventaja ha sido la globalizacion de la comunicación. Hoy podemos decir que gracias a la tecnología la escritura y la lectura, después de un proceso largo siglos, son posibles en casi todo el mundo, y nos tocan uno por uno. Conclusión Antes de empezar a escribir, mi miedo era de no encontrar las palabras justas, el colmo si se considera el argumento que he elegido. No veía ní el final de mi trabajo ní el sistema de organización de todas las ideas en mi cabeza. Durante el período de estudio que ha precedido la redacción de mi tesis, tenía muchísimos libros y apuntes y de página en página, tenía la sensación de crecer como persona gracias a todas las cosas nuevas y estimulantes que aprendía. Solo después de haber puesto el último punto he entendido la cosa más importante de este viaje increible: la satisfación de haber creado algo mío. En futuro no sé cómo serán la escritura y la lectura, porque el desarrollo tecnológico parece imparable y es posible que en algunos años comunicaremos sin hablar, pero la cosa más importante es continuar a buscar al oltro, a crear un contacto con nuestros semejantes, a transmitir nuestras ideas, nuestra cultura y nuestras emociones a través de las palabras. Hoy conocemos nuestra historia gracias a los individuos que nos han dejado trazas escritas, podemos estudiar los mecanismos del desarrollo de nuestras sociedades. El hombre puede vencer el tiempo, simplemente leyendo y escribiendo. Podemos permanecer vivos, en la memoria de nuestros sucesores. Escribir y leer nos permiten mirar el mundo siempre con ojos diferentes. Escribir y leer son la inmortalidad de nuestra alma y nuestras ideas. RINGRAZIAMENTI Arrivati alla fine è un onore poter guardare indietro e ringraziare tutti coloro che hanno avuto una parte, grande o piccola, nel mio percorso universitario e nella stesura della tesi. Ringrazio i miei genitori che, con mille sacrifici mi hanno dato la possibilità di intraprendere quests strada, senza di loro nulla di tutto questo sarebbe possibile. Ringrazio le mie amiche più care, Chiara, che ha capito e sopportato ogni momento di sconforto, e Roberta, che nonostante tutti i suoi problemi, non ha mai smesso di chiedermi ogni volta come andava la tesi. Ringrazio Andrea, che ha creduto in me nonostante tutto, e che ha reso questi ultimi tre mesi bellissimi. Ringrazio i miei compagni di corso, Beatrice e Marco, grazie ragazzi perché senza di voi ora non so dove sarei. Per finire ringrazio Emanuela, che suggerendomi di leggere “Oceano Mare” di Baricco, mi ha dato uno dei consigli più preziosi ed in parte mi ha insegnato ad essere la persona che oggi sono. Bibliografia:  Luis Godart “L'invenzione della scrittura dal Nilo alla Grecia” 2011 Piccola Biblioteca Einaudi Ns;  Storia della Enciclopedia Italiana - V Appendice (1993) di Armando Petrucci;  Michele Petit, Elogio della lettura, ed. Ponte alle Grazie;  Marx ed Engles “Manifesto del partito comunista” A cura di Eugenio Sbardella, Newton Compton Editori, Paperbacks pubblicazione settimanale: 28 maggio 1977;  Sacra Bibbia, Edizioni Paoline, 1964;  Jean-François Gilmont, “Une révolution de la lecture au XVIII siècle?”, 2010, Traduzione Paolo Berni. Sitografia:  http://biblioteche.unicatt.it/milano-MostraScrittura_pannelli.pdf; . Il segno memoria dell'uomo, percorsi della scrittura;  http://www.instoria.it/home/nascita_scrittura.html;  Rivista online di Storia ed informazione, La nascita della scrittura, tutto iniziò con i sumeri? Di Matteo Liberti, n 10, marzo 2006;  http://www.funsci.com/fun3_it/scrittura/scrittura.htm Storia della Scrittura; . G. Carboni, Luglio 2005, aggiornato Agosto 2011;  http://www.bibliotecaprovinciale.foggia.it/capitanata/1963/1963pd f_parte2/1963_p2_76-85_Caterino.pdf;  http://centridiricerca.unicatt.it/creleb_Gilmont_rivoluzione.pdf;  http://www.treccani.it/enciclopedia/storia-della- lettura_(Enciclopedia_Italiana)/;  http://www.parodos.it/bibbia.html;  http://adrianotorricelli.wordpress.com/2013/01/13/il-rapporto-tra- hegel-e-marx-un-tentativo-di-sintesi/;  http://www.marx-karl.com/jmla/en/news/1415-la-concezione- della-storia-secondo-hegel-e-marx.html;  http://www.filosofico.net/corderohegelmarx.html;  http://lenostretesine.altervista.org/BeatriceP/nietzsche.html;  http://www.treccani.it/scuola/lezioni/in_aula/scienze_umane_e_so ciali/nichilismo/lolli.html;  http://www.filosofia.rai.it/articoli/il-nichilismo-passivo-e-attivo- in--nietzsche/5186/default.aspx;  http://www.viaggio-in-germania.de/nietzsche-nazismo.html;  http://it.wikipedia.org/wiki/Fahrenheit_451.