GLI INTONACI DIPINTI DEL PALATIUM (ROTILI 1997, p. 155; 1999, p. 16), seguito alla spedizione CASTRI DI MONTELLA (AV)* di Lautrec del 1528 (SCANDONE 1920, p. 34; 1923, pp. 180- 181), il crollo del tetto, dei solai e di gran parte delle pareti di del piano superiore del palatium determinò la distruzione degli affreschi che, ridotti in frammenti, si depositarono nel CARLO EBANISTA sottostante vano O (EBANISTA 1997, p. 162), insieme a fram- menti del battuto pavimentale e delle travi lignee (uuss 1, 2, 3, 5). 1. LE FASI COSTRUTTIVE DELL’EDIFICIO

1. Addossato al circuito murario interno del castello, il 2. GLI INTONACI DIPINTI TROVATI NELL’AMBIEN- TE P palatium è situato a nord-est del donjon (ROTILI 1997; 1999), tra l’ambiente G e la torre K. Gli scavi, effettuati sotto la 1. Per le analogie riscontrabili nello stato preparatorio, nel- direzione di Marcello Rotili tra il 1980 e il ’90 (ROTILI 1981, la gamma cromatica e negli ornati, i 1302 frammenti pitto- p. 553; 1996, p. 274; 1999, pp. 20-21), hanno permesso di rici rinvenuti nell’ambiente P sembrano costituire un insie- ricostruire le fasi edilizie del palatium (EBANISTA 1997), me omogeneo pertinente allo stesso complesso decorativo. portando in vista, tra l’altro, due distinti gruppi di intonaci L’intonaco, di colore grigio con inerti bianchi e grigi di gra- pertinenti alla decorazione pittorica dello scomparso piano nulometria variabile tra 0,5 e 2 mm, è applicato in un unico superiore (ROTILI 1981, p. 553; EBANISTA 1997, pp. 157, 161- strato; il retro dei frammenti, spessi tra 0,8 e 3,5 cm, pre- 162). La destinazione signorile dell’edificio, oltre che dalla senta impronte irregolari, con spigoli vivi non paralleli tra presenza degli affreschi, è attestata dalla tecnica costruttiva, loro, a testimonianza che anche i muri del piano superiore dall’impianto architettonico e dalle infrastrutture di servi- dell’edificio, oggi quasi del tutto scomparsi, erano realiz- zio. Il palatium rappresenta la trasformazione, effettuata fra zati in pietre rustiche con orizzontamenti a “cantieri”, se- Due e Trecento, di un precedente edificio costruito entro il condo la diffusa tecnica muraria (D’APRILE 2001, pp. 263, XII secolo in un’area frequentata sin dall’altomedioevo 267-292, figg. 130-159). (EBANISTA 1997, p. 155); al nuovo fabbricato, destinato a Nel 94,1% dei casi gli intonaci risultano decorati da più residenza del dominus, si volle dare una connotazione di colori (1225 frammenti), nel 4,2% sono dipinti in bianco prestigio, sicché i lavori comportarono la realizzazione di (55 lacerti) e nell’1,7% appaiono privi di decorazione (22 un’architettura degna della nuova funzione. Il palatium ven- pezzi). I colori maggiormente impiegati sono il giallo, il ne strutturato su due piani collegati da una scala esterna in rosso, il bruno, il nero e il bianco; solo di rado ricorrono il muratura: il piano terra svolgeva funzioni di servizio (ma- grigio, il verde e il blu. La buona adesione della pellicola gazzino, scuderia, alloggio per la guarnigione o la servitù), pittorica all’intonaco e la presenza di linee incise con uno mentre le stanze superiori costituivano la residenza signo- strumento appuntito nonché di circonferenze eseguite a com- rile, impreziosita da affreschi e decorazioni architettoniche passo prima di stendere il colore attestano che la decorazio- in marmo e resa confortevole da ampie finestre, servizio ne venne effettuata su base fresca (PESENTI 1973, p. 317; igienico, lavabo e camino (EBANISTA 1997, p. 155, figg. 1, MORA, MORA, PHILIPPOT 1977, p. 17; COSTANZI COBAU 1985, 5-6, 9-10), analogamente a quanto attestato al terzo piano p. 611; 1990, p. 592; CAGNANA 2000, p. 164). La circostan- del vicino donjon (ROTILI 1997, p. 154, figg. 1-2, 8; 1999, za che in alcuni casi i pigmenti (soprattutto nero e rosso) pp. 35, 38, figg. 8, 21, 27-28, 30). tendano a polverizzarsi va ricondotta agli effetti provocati dalla lunga permanenza nel terreno sul sottile velo di car- 2. Tra la fine del XIII secolo e gli inizi del successivo il bonato di calcio che fissava i colori (COSTANZI COBAU 1990, piano inferiore del palatium fu suddiviso nei vani O, P, Q p. 593). Il frescante ha operato con rapidità, dati del resto i (EBANISTA 1997, p. 157, fig. 1), mentre nel Trecento, allor- tempi brevi di preparazione e di asciugatura dell’affresco, ché il castello di Montella visse la sua più splendida stagione stendendo i colori in un’unica mano con pennellate sovrap- in virtù della presenza sul posto di esponenti di primo piano poste, dense e abbondanti; ad ulteriore riprova della rapidi- della corte angioina (SCANDONE 1916, pp. 186, 193; 1920, p. tà dell’esecuzione stanno i frammenti con colature di colo- 1; ROTILI 1989, p. 68; 1997, pp. 154-155; 1999, p. 13), anche re. il piano superiore venne ristrutturato (EBANISTA 1997, p. 161). La rinnovata residenza montellese dovette ospitare Filippo 2. La circostanza che in alcuni casi la superficie dell’into- II, principe di Taranto, che nell’ottobre del 1364 soggiornò naco è sagomata e stondata (us 9) va attribuita al trattamen- nel centro irpino (SCANDONE 1916, p. 72, nota 4; GIANNUZZI to degli spigoli, com’è stato rilevato, ad esempio, per i fram- 1935, pp. 318-319, doc. 201). Se, come è plausibile, i fram- menti della decorazione pittorica della chiesa altomedieva- menti di affreschi rinvenuti nell’ambiente P decoravano una le di (MAURO 1992, p. 331). Data la frammen- sala del piano superiore, la loro distruzione va collocata tra tarietà degli intonaci montellesi non è stato possibile rico- la fine del XIV secolo e la prima metà del successivo, dal struire lo sviluppo dei pannelli decorativi, ma solo ricono- momento che sono stati trovati, in stato frammentario, al di scerne alcuni dettagli compositivi pertinenti alle cornici, ai sotto del battuto pavimentale 3 (EBANISTA 1997, p. 162); gli motivi ornamentali e alle didascalie; mancano del tutto fram- intonaci erano frammisti a vasellame ceramico (EBANISTA menti di velaria con drappeggi di stoffe, riconducibili alla 2000, pp. 122, 124, Figg. 2 n. 13, 3 n. 1), terreno e calcinac- tradizione altomedievale (OSBORNE 1992) perdurata anche ci (uuss 4, 5, 6, 7, 8, 9, 17). nel bassomedioevo. Sono state individuate varie tipologie di cornici colle- 3. Nella prima metà del Quattrocento, non è chiaro se in gabili forse alla decorazione di pareti diverse. Le più co- concomitanza con lo scarico degli intonaci nell’ambiente P muni, delineate in giallo e rosso (larghe 4,5 cm) e talora oppure in un momento diverso, le pareti della stanza sopra- contornate da sottili linee bianche o nere (0,5-1,3 cm), in- stante il vano O furono ricoperte da affreschi; si trattò vero- quadrano pannelli con fondo bianco (us 4); quest’ultimo, similmente dell’ultimo intervento di ristrutturazione del in alcuni casi, è caratterizzato dalla presenza di macchie palatium che nella seconda metà del XV secolo perse la rosse (uuss 4 e 7), dovute alla caduta casuale del colore. funzione di residenza signorile: i Cavaniglia, entrati in pos- Meno frequenti appaiono, invece, sia le cornici nere (us 4) sesso del feudo nel 1445 (SCANDONE 1920, p. 4; 1923, o bianche (us 7) profilate da sottili linee rosse (02-0,5 cm), p. 137), preferirono, infatti, fissare la propria dimora nel- sia quelle rosse contornate in bianco (us 17). Un solo fram- l’abitato sorto a valle del castello di Montella (EBANISTA mento attesta la presenza di una cornice multipla in rosso e 1997, p. 162). Dopo il definitivo abbandono del fortilizio blu che inquadra una zona bianca nella quale ricorre un cer- 103 chio giallo (us 17). In tutti i casi, comunque, le pennellate l’intreccio di archetti di colore bruno; tracciato su fondo risultano date sempre nella stessa direzione, ossia in verti- bianco, l’ornato prevedeva la presenza di un globetto bru- cale per le fasce che delimitavano lateralmente il pannello e no all’incrocio degli archetti (us 9). in orizzontale per quelle che lo racchiudevano in alto e in I pannelli erano accompagnati da didascalie, secondo il basso. All’interno delle cornici si svolgevano ornati fito- consueto schema delle decorazioni parietali, documentato morfi o geometrici, quasi certamente reiterati. I primi, mol- nelle residenze civili oltre che negli edifici di culto medie- to più rari degli altri e delineati prevalentemente su fondo vali. Costituite da lettere capitali tratteggiate in nero su fon- bianco, sono attestati da fiori e intrecci di rami; mentre questi do bianco, a Montella le didascalie erano racchiuse da ri- ultimi sono delineati in giallo, bruno e rosso (us 7), in gial- quadri neri e inquadrate in alto da una fascia rossa; ricom- lo, bruno e verde (us 7), in giallo e verde (us 9), in giallo e ponendo due frammenti rinvenuti rispettivamente nei ter- bruno (us 17) o in nero (us 17), i fiori sono costituiti da reni 8 e 9, è stato possibile leggere parte di un’iscrizione in petali polilobati rossi (us 4), tondeggianti rossi o gialli (us 9), lettere capitali (Fig. 2): si riconoscono chiaramente le pri- campaniformi (us 9) oppure allungati e campiti in giallo me tre (MER) alte circa 5,2-5,4 cm, mentre la quarta potreb- (us 7). be essere una V. Non leggibile è, invece, la porzione di un’al- Se si escludono i triangoli, le circonferenze concentri- tra lettera presente su un frammento d’intonaco trovato che e i cerchi, i motivi geometrici risultano di difficile in- nell’us 4 (Fig. 2); il lacerto, che non lega con gli altri due, terpretazione. Grazie, però, alla ricomposizione di 3 fram- potrebbe appartenere ad un diverso titulus anche perché il menti d’intonaco, trovati nel terreno 9, è stato possibile ri- riquadro nero è sotteso da una banda rosso chiaro e da una costruire un complesso partito decorativo inquadrato infe- rosso scuro. riormente da una fascia orizzontale gialla e da un’altra ros- sa (Fig. 1). Al di sopra della banda gialla ricorre un triango- 3. GLI INTONACI RINVENUTI NELL’AMBIENTE O lo isoscele (12,9×5,7 cm), contornato in bianco e campito in nero; ciascun vertice è decorato da una pasticca bianca. 1. Gli 11438 frammenti trovati negli strati di crollo (uuss 1, Dai vertici di base si dipartono due linee verticali bianche 2, 3 e 5) dell’ambiente soprastante il vano O attestano che che, con ogni probabilità, definivano un rettangolo; gli spa- la sala superiore era completamente affrescata. Caratteriz- zi di risulta tra queste due linee e i lati del triangolo isoscele zato da un intenso colore bianco, l’intonaco è spesso 1-5 sono campiti in rosso scuro e chiaro. Il frescante stese pri- cm e presenta inerti bianchi e grigi di granulometria varia- ma il colore rosso, poi il nero e infine il bianco. Legger- bile tra 0,5 e 2 mm. Gli intonaci nell’84% dei casi sono mente diverso il partito decorativo documentato da un fram- dipinti in più colori (9604 frammenti), nel 12% esclusiva- mento trovato nel terreno 6; in questo caso, infatti, il trian- mente in bianco (1376 pezzi) e nel 4% risultano del tutto golo nero è diviso in due parti da una linea verticale rossa. privi di decorazione (458 lacerti). Ai frammenti rinvenuti Il lacerto attesta, inoltre, che il motivo si reiterava al di so- nell’ambiente P sono accomunati dalla tecnica pittorica (sul- pra della fascia gialla; quest’ultima, volendo proporre una l’intonaco ancora fresco furono eseguite incisioni parallele ricostruzione schematica dell’insieme, costituiva la delimi- e/o ortogonali per suddividere le zone da campire) e dalle tazione superiore dello zoccolo rosso. Decorazioni basate impronte irregolari dovute alla presa dell’intonaco sui muri sull’accostamento di triangoli ricorrevano, tanto per citare in bozze di pietra non squadrate, che costituivano il piano un coevo esempio campano, negli affreschi trecenteschi superiore dell’edificio; un’ulteriore analogia è rappresen- dell’ex-cattedrale di Capaccio (MAURO 1985, p. 639, fig. tata dall’andamento convesso che la superficie dell’intona- 8). L’ornamentazione a pasticche, invece, è molto diffusa co assumeva in alcuni casi. Se la lunga permanenza nel ter- nel medioevo, essendo utilizzata per rendere in modo ela- reno ha compromesso in qualche caso la conservazione dei borato stoffe, aureole, troni e oggetti liturgici (MAURO 1985, colori, l’eccessiva frantumazione non consente di ricostru- p. 630; GUARINO, MAURO, PEDUTO 1988, p. 443). ire nella sua completezza l’apparato iconografico. Ciò no- Le circonferenze concentriche sono delineate, su fondo nostante, sono stati identificati i principali ornati, tra i quali bianco, in rosso e nero o in rosso e bruno (us 4). Ricompo- spiccano, per la particolare raffinatezza dell’esecuzione, nendo 5 frammenti trovati nel terreno 4 è stato possibile motivi fitomorfi, araldici, raffigurazioni zoomorfe e antro- ricostruire le dimensioni e la tecnica impiegata per la rea- pomorfe (EBANISTA 1997, p. 162). lizzazione del disegno; sull’intonaco ancora fresco furono tracciate con il compasso quattro circonferenze concentri- 2. I pannelli che decoravano le pareti della sala, come di che (diametro 24, 30, 36 e 42 cm) campite alternatamente consueto, erano inquadrati da cornici geometriche. Come in rosso e bruno. Un lacerto di intonaco rinvenuto nel terre- già detto, anche in questo gruppo d’intonaci dipinti sono no 9 attesta, invece, la presenza di due circonferenze con- presenti lacerti dalla superficie convessa relativi a spigoli; centriche recanti tracce di colore rosso (diametro 30 e mi riferisco, ad esempio, ad un frammento con cornice bian- 36 cm). Dallo stesso strato proviene anche un frammento ca e nera che delimita un riquadro rosso (us 2). Nell’us 3 decorato, su fondo giallo, da due circonferenze concentri- sono stati rinvenute diverse cornici costituite da sottili li- che incise sull’intonaco e dipinte in bruno (il diametro ester- nee rosse e nere che inquadravano zone bianche. Frammenti no è di 28 cm); la circonferenza interna è ornata da un reti- d’intonaco trovati nei terreni 3 e 5 attestano, invece, la pre- colo dello stesso colore. Talora singole circonferenze (dia- senza di cornici rosse (larghe 5,4/6,1 cm), profilate da linee metro 16 o 22 cm) tracciate sull’intonaco ancora fresco ri- nere e bianche (larghe 1 cm), che separavano riquadri di sultano campite in giallo (us 17) o in grigio (uuss 7 e 9); in colore bianco e giallo. Dall’us 5, infine, provengono resti quest’ultimo caso il cerchio, realizzato su fondo giallo, è di cornici gialle (larghe 0,8 cm) profilate da sottili linee brune inscritto in una più ampia circonferenza bruna dalla quale oppure di bande brune (larghe 1,1 cm) racchiuse da linee si dipartono linee radiali in giallo e bruno. Vagamente cir- nere. colari risultano, invece, alcuni elementi decorativi delinea- In molti casi le cornici racchiudevano pannelli ad imi- ti in rosso su fondo bianco (uuss 6 e 8) oppure in rosa su tazione del marmo (uuss 2, 3 e 5); il frescante, per ottenere fondo verde (us 7). Tra i motivi di difficile interpretazione questo effetto fece gocciolare, sul fondo a tinta unita, il pen- segnalo un reticolo bruno, su fondo giallo, inquadrato da nello intriso di un colore diverso: sono attestati riquadri rossi una fascia rossa (us 9), una maglia di rettangoli rossi e bian- con macchie nere, pannelli bianchi con schizzi rossi e neri, chi, separati da sottili linee nere (us 4), e un partito decora- specchiature grigie con spruzzi neri e rossi, superfici gialle tivo costituito da sottili linee parallele nere, gialle e rosse con macchie nere e rosse. Un frammento trovato nel terre- ortogonali ad una cornice multipla (in nero, bianco, rosso, no 3 attesta l’esistenza di un pannello diviso in quattro rombi, nero) che inquadra una fascia gialla (uuss 4 e 9). Parzial- separati da linee nere e campiti in rosso con macchie nere o mente conservato è un motivo geometrico individuato dal- in giallo con schizzi neri. Dallo stesso contesto provengo-

104 no diversi frammenti relativi ad una fascia marmorizzata ritta (BASCAPÈ, DEL PIAZZO 1983, pp. 1044, 1064). Lo scudo (chiazze gialle e nere su fondo rosso) che una banda bianca ricorre su fondo bandato (rosso e bianco) o bianco; in que- e nera separavano da un pannello giallo ornato da un in- sto secondo caso con la punta sfiora un cerchio giallo con- treccio di linee brune e da schizzi di colore rosso e bruno. tornato in nero e rosso (Fig. 3). Quest’ultima figura, stando ai frammenti trovati nei terreni 3 e 5, era decorata da punti- 3. In diversi casi i pannelli erano decorati da circonferenze ni neri e da un reticolo dello stesso colore. concentriche o da motivi geometrici reiterati; tra questi ul- timi si segnalano, per la particolare finezza della realizza- 5. Molto ricco il campionario dei motivi fitomorfi che pre- zione, quattro ornati ottenuti accostando dei triangoli. Il senta vari tipi di girali con foglie e fiori. Dal terreno 3 pro- primo, simile alla partitura decorativa attestata dagli into- vengono diversi frammenti d’intonaco bianco decorati da naci trovati nell’ambiente P (Fig. 1), è costituito da un trian- tralci in bruno che, a quanto pare, traevano origine da un golo isoscele, contornato in bianco, campito in nero e deco- grosso ramo. Dai tralci pendevano fiori tondi in bruno o rato da pasticche bianche (us 2); non è chiaro se questo nero e polilobati rossi nonché foglie campaniformi gialle o motivo ornamentale può essere associato al quadrilatero brune (Fig. 4); non è certo che anche le foglie lanceolate di raffigurato su un frammento della stessa us 2: delimitato da colore bruno attestate nel terreno 5 appartenessero a questi una sottile linea bianca e suddiviso in triangoli gialli e neri, tralci. Meglio ricostruibile, dato il considerevole numero di il quadrilatero è inquadrato all’esterno da un girale giallo lacerti conservati (uuss 3 e 5), è un girale costituito da si- su fondo rosso. Il secondo motivo è individuato da un qua- nuosi tralci contrapposti delineati in bruno, su fondo bian- drilatero rosso scuro che una linea rosso chiaro separa dalla co, e intervallati da grossi fiori rossi di forma ovale; una sottostante fascia gialla; nel quadrilatero sono inscritti quat- fascia gialla (larga 6,1-6,2 cm) e una cornice rossa inqua- tro triangoli rosso chiaro (uuss 2 e 5), in ciascuno dei quali, dravano lateralmente il motivo (Fig. 5). Non va escluso che a sua volta, è inscritto un triangolo costituito da una sottile questo ornato vegetale fosse in qualche modo collegato al linea bianca (0,3-0,5 cm). Il terzo motivo è individuato da precedente, come sembra suggerire la gamma di colori im- una fascia di triangoli isosceli adiacenti sui lati uguali e piegati. Ad una diversa decorazione appartiene, invece, un campiti alternatamente in bianco e nero; sottili linee rosse ramo verde oliva con foglie lanceolate e fiori tondi (dello e/o nere separano la fila di triangoli dalla sottostante zona stesso colore, ma anche rossi), documentato da due fram- bianca (uuss 2 e 3). L’ultimo ornato è rappresentato da trian- menti trovati nell’us 3. Molto raffinata è una cornice vege- goli bianchi delimitati da linee nere e inquadrati da fasce tale, parzialmente ricostruita da quattro frammenti anch’essi rosse (us 3). rinvenuti nel terreno 3; sul fondo diviso in due zone ondu- Passiamo adesso alle decorazioni costituite da circon- late (rosso in basso e bianco in alto) campeggiano esili fiori ferenze concentriche incise sull’intonaco ancora fresco e gialli e sottili foglie nere. quindi campite (uuss 3 e 5). Dal terreno 3 proviene un fram- mento con due circonferenze concentriche rosse su fondo 6. I motivi animali, meno frequenti rispetto a quelli vegeta- grigio, inquadrate lateralmente da altrettanti elementi ser- li, sono individuati esclusivamente da porzioni di cavalli pentiformi di colore rosso su fondo bianco. Ricomponendo raffigurati su fondo bianco (uuss 3 e 5). Si riconoscono par- due grossi pezzi d’intonaco, restituiti dall’us 5, è stato pos- ti della testa (criniera, orecchie) e delle zampe; profilato in sibile ricostruire parzialmente un disco ocra delimitato da nero, l’animale era campito in bruno. Più numerosi risulta- una cornice a dentelli nera, ottenuta incidendo sull’intona- no, invece, i lacerti d’intonaco recanti resti di figure umane co fresco tre circonferenze concentriche (diametro 28, 25,4 racchiuse da cornici; per la posa e l’esecuzione s’identifi- e 24,6 cm); il motivo campeggiava al centro di un’ampia cano tre tipi di teste (rappresentate frontalmente, di profilo superficie bianca. o di ¾), riconducibili ad almeno due mani diverse. Al primo frescante vanno assegnati alcuni frammenti 4. Numerosi frammenti d’intonaco documentano l’esisten- di teste definite in forma abbastanza semplificata da una za di motivi araldici (scudi bandati o stemmi con animali spessa linea scura. La presenza di un grosso pomello rosa rampanti). Particolarmente attestati nel terreno 3 sono gli sulla guancia (poco al di sotto dell’occhio) contraddistin- scudi contornati in nero e campiti da bande rosse oblique gue le teste raffigurate frontalmente (uuss 3 e 5). Caratte- (larghe 0,5 oppure 1-1,5 cm) su fondo bianco, mentre esem- rizzate da grandi occhi delineati con coppie di pennellate plari profilati in rosso e decorati da fasce oblique nere (lar- nere, sono parzialmente nascoste a sinistra da una fascia ghe 0,7 cm) si rinvengono nello stesso contesto oltre che grigia circolare e al centro da un elemento verticale bruno nel terreno 5. Un secondo tipo è individuato da uno scudo (Fig. 6) che potrebbero essere identificati rispettivamente ovale con bande nere oblique su fondo bruno presente su con la cotta di una maglia in ferro e con il nasale dell’elmo. un frammento d’intonaco restituito dall’us 5. Dai terreni 3 Tuttavia la circostanza che sul lato destro delle porzioni di e 5 proviene, infine, un terzo tipo di scudo ovale, su fondo affresco ricostruite non compare la corrispondente arcata grigio o bianco, contornato in rosso e campito da squame sopraccigliare esclude che l’elemento bruno appartenesse nere sulle quali sono state tracciate linee ondulate in giallo ad un ‘casco a nasale’, tipico dell’equipaggiamento milita- e/o grigio. Un’analoga campitura, come attestano frammenti re del XII secolo (PIUZZI 1999, p. 498, Fig. 4), lasciando d’intonaco rinvenuti negli strati 3 e 5, decorava anche aperta la possibilità di riconoscervi parte del fondo; in que- quadrilateri bianchi profilati in rosso oppure inquadrava sto caso, però, dovrebbe trattarsi di un volto raffigurato di specchiature campite in bruno o giallo. L’eccessiva fram- profilo, ma il tracciato verticale della banda bruna è troppo mentarietà non consente di ricostruire un motivo decorati- innaturale per appartenere alla sagoma del naso (Fig. 6). vo, quasi certamente araldico, individuato da alcuni fram- Forti dubbi permangono anche sull’identificazione dell’im- menti trovati nel terreno 3; sul fondo costituito da linee ros- magine parzialmente visibile su un lacerto d’intonaco resti- se e bianche campeggia un elemento appuntito e curvo di tuito dal terreno 5: sul fondo bianco compare una circonfe- colore azzurro e giallo. renza rossa lungo la quale è raffigurata quella che si direb- Dalle uuss 3 e 5 provengono parti di scudi delineati in be una capigliatura bionda terminante lateralmente con ampi rosso e/o nero; nonostante non sia possibile riconoscerne riccioli (rimane solo il destro) e lumeggiata in nero e bruno; l’intero profilo, è molto probabile che rappresentino delle la superficie rosa, che è inquadrata dalla presunta capiglia- varianti dello scudo gotico (BASCAPÈ, DEL PIAZZO 1983, tura e dovrebbe corrispondere al viso raffigurato frontal- p. 486). Nel campo, diviso in tre fasce orizzontali (bianco, mente, non conserva, però, tracce dei particolari anatomici rosso, bianco), è raffigurata una volpe rampante che nella (occhi, naso, bocca). Allo stesso frescante appartengono le parte superiore è dipinta in bianco e in quella inferiore in teste, riprodotte di profilo, individuate da due frammenti rosso; come di consueto negli stemmi, l’animale ha la coda rinvenuti nel terreno 5. Quasi completamente conservata è

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Figg. 1-4 – 1) Montella, palatium castri (ambiente P, us 9). Lacerto d’intonaco decorato da motivi geometrici; 2) Frammenti d’intonaco con resti di iscrizione (ambiente P, uuss 4, 8 e 9); 3) Scudo con volpe rampante (ambiente O, us 3); 4) Tralcio con foglia campaniforme (ambiente O, us 3). una testa virile (9×10 cm) rivolta a sinistra e caratterizzata 4. REPERTORIO DECORATIVO E COMMITTENZA dalle sopracciglia aggrottate (Fig. 7): i tratti fisionomici sono stati realizzati con sottili linee nere, mentre l’incarnato in 1. I frammenti di affreschi trovati nell’ambiente P (Figg. 1-2) bianco e rosa; come già detto a proposito degli altri volti, e quelli provenienti dal crollo della stanza soprastante il vano anche in questo caso l’effetto chiaroscurale è stato ottenuto O (Figg. 3-8) sono accomunati dall’estrema semplicità nella stendendo pennellate di rosa lungo i margini del viso. Sulla scelta dei colori, basata su una gamma cromatica legata so- capigliatura grigia, profilata frontalmente da una sottile li- prattutto alle terre; in qualche caso, come abbiamo visto, venne nea rossa, è adagiata una corona di foglie costituita da ovuli lasciato in vista l’intonaco di base. Entrambi i gruppi d’into- neri campiti in giallo; il volto, dipinto su fondo bianco nel- naci, in assenza di elementi riconducibili con certezza a sog- l’angolo di una cornice rossa contornata in nero, è danneg- getti sacri, indicano che le stanze del primo piano del palatium giato da due scalfitture (non sappiamo se casuali o fortuite) montellese erano affrescate con figurazioni profane inserite in corrispondenza dell’occhio. L’altro frammento si diffe- in un articolato tessuto ornamentale. L’esistenza di cicli pro- renzia soltanto perché la corona di foglie è stata realizzata fani nelle sale di rappresentanza dei castelli italiani è ben esclusivamente in giallo con un motivo a spina di pesce. nota, come attestano, ad esempio, i celebri affreschi nella L’esistenza di un secondo frescante, che si distingue per la Rocca di Angera, databili intorno al 1280 piuttosto che ai qualità dell’esecuzione e per il tentativo di dare profondità alle primi decenni del secolo successivo (TRAVI, RECANATI 1995, immagini con un sapiente gioco di chiaroscuro, è attestata da pp. 136-137). Dal momento che le pitture di carattere profa- alcuni frammenti di teste raffigurate di ¾ su fondo nero. Mi no sono decisamente meno diffuse rispetto ai temi sacri, gli riferisco, in particolare, ad un minuscolo lacerto di volto (non affreschi di Montella rivestono un particolare significato, sappiamo se maschile o femminile) proveniente dal terreno 2: soprattutto se si considera la loro ubicazione in un castello naso e occhio sono profilati in nero, mentre la carnagione è sede di una piccola corte feudale (BALESTRACCI 1989, p. 241). realizzata con tocchi di bianco, giallo e rosa; quest’ultimo co- lore, utilizzato per creare un effetto chiaroscurale, si rinviene 2. Il primo gruppo d’intonaci, come abbiamo visto, rinvia lungo il margine del viso. Analoghe caratteristiche presenta un ad un repertorio ornamentale costituito da motivi geometri- volto parzialmente ricostruibile grazie a tre frammenti d’into- ci (Fig. 1) e fitomorfi delimitati da differenti tipi di cornici. naco rinvenuti nel terreno 5 (Fig. 8); in questo caso si conserva I tre frammenti dell’iscrizione (Fig. 2), trovati rispettiva- anche la bocca profilata in nero e appena segnata con una sot- mente nei terreni 4, 8 e 9, sembrerebbero indicare l’esisten- tile pennellata di rosso. Il viso, dal profilo ovale (6×8 cm), è za di un ciclo didascalico o narrativo, ma non sono attestate delimitato da una cornice rossa e gialla che, per la gamma cro- raffigurazioni antropomorfe o zoomorfe riconducibili a tale matica e l’accostamento dei colori, ricorda il quadrilatero con repertorio; la loro mancanza, però, potrebbe essere soltanto quattro triangoli inscritti, attestato da diversi frammenti prove- casuale, dal momento che gli intonaci provengono dalla nienti dai terreni 2 e 5. distruzione di un ciclo pittorico verosimilmente ubicato al

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Fig. 5-8 – 5) Tralci inquadrati da fascia gialla (ambiente O, us 3); 6) Lacerto di volto visto frontalmente (ambiente O, uuss 3 e 5); 7) Testa virile rappresentata di profilo (ambiente O, us 5); 8) Frammenti di volto raffigurato di trequarti (ambiente O, us 5). piano superiore del palatium. Questa circostanza, unitamente chiarire le dinamiche della distruzione del ciclo pittorico, all’eccessiva frammentarietà e all’impossibilità di stabilire oltre che appurarne l’effettiva provenienza dalle stanze su- confronti su base stilistica, non aiuta a datare gli scomparsi periori dell’edificio (di cui rimangono alcuni tratti dei muri affreschi; l’unico dato certo è che essi furono distrutti tra la perimetrali); a tali quesiti potrà forse dare una risposta la fine del XIV secolo e la prima metà del successivo anterior- prosecuzione delle indagini archeologiche negli ambienti mente alla realizzazione del pavimento 3 dell’ambiente P O e Q, nei quali lo scavo non è stato ancora ultimato. Al (EBANISTA 1997, p. 162), impiantato non a caso su terreni momento, escluso che gli affreschi possano essere stati de- che hanno restituito intonaci dipinti. Un elemento utile alla liberatamente rimossi dalla parete (sia perché l’operazione datazione degli affreschi è fornito dai resti dell’iscrizione sarebbe stata troppo dispendiosa, sia perché mancano trac- (Fig. 2) che, al contrario di quanto ampiamente attestato tra ce di spicconatura), bisogna ritenere che andarono distrutti la seconda metà del XIII secolo e il successivo, è costituita a causa del crollo del supporto murario; durante la rimozio- da lettere capitali e non gotiche; questa circostanza sugge- ne delle macerie, una parte degli intonaci (1302 frammenti) risce che il piano superiore del palatium fu affrescato già fu depositata nel vano P e sigillata dal pavimento 3, mentre prima della ristrutturazione avvenuta nel Trecento (EBANISTA il resto venne forse reimpiegato come materiale da costru- 1997, pp. 157, 161). La scomparsa decorazione venne ese- zione. guita, con ogni probabilità, tra la seconda metà del XII se- colo e la prima metà del successivo; le lettere M ed E trova- 3. La rinnovata decorazione pittorica del primo piano del no, ad esempio, significativi riscontri nei corrispondenti palatium è individuata dai resti degli affreschi che ornava- caratteri delle iscrizioni che corredano gli affreschi della no le pareti della stanza soprastante l’ambiente O, dal mo- metà del XII secolo esistenti nella grotta dei Santi a Calvi e mento che non abbiamo testimonianza di coeve pitture nei in S. Maria in grotta presso Rongolise (PACE 1994a, p. 251, vani ubicati al di sopra di P e Q. Le cornici, i pannelli ad fig. 321; 1994b, p. 408, figg. 541-542). L’esistenza del ci- imitazione del marmo e gli ornati vegetali che caratterizza- clo pittorico attesta che l’edificio montellese assunse una vano gli affreschi della sala soprastante l’ambiente O sono certa prevalenza sul donjon sin dal Duecento, sebbene nel- riconducibili ad una componente ornamentale assimilabile, l’ambito di una dinamica residenziale che, com’è stato evi- sotto certi aspetti, a quelli dell’altro gruppo d’intonaci di- denziato, si svolse per qualche tempo su due poli integrati pinti, dai quali, invece, si differenziano in virtù della man- (ROTILI 1997, p. 155; 1999, p. 15). Restano, tuttavia, da canza di iscrizioni e della presenza di stemmi araldici (Fig. 3)

107 e figure umane (Figg. 6-8). L’esistenza di due frescanti, come attesta il Miracolo del trasporto del pane nel sacco chiaramente distinguibili per la qualità dell’esecuzione, at- eseguito intorno al 1527 nel refettorio del convento di S. Fran- testa che la sala situata al di sopra del vano O fu decorata in cesco a Folloni (SCANDONE 1916, p. 67). due momenti diversi o, più semplicemente, che vi lavoraro- no in simultanea due artisti. Considerato che non sono state 4. L’ultimo ospite illustre del palatium castri potrebbe essere identificate parti del corpo, è probabile che nella stanza le stato Alfonso il Magnanimo, per il quale il conte Garçia cornici fossero decorate da volti umani, secondo un reper- Cavaniglia organizzò nel maggio 1445 una memorabile cac- torio ornamentale piuttosto diffuso nei secoli XIV e XV; in cia nei boschi del massiccio del Terminio (SCANDONE 1920, p. particolare le teste maschili coronate (Fig. 7) potrebbero 4; 1923, p. 137; PETRUCCI 1979a, p. 14; ROTILI 1997, p. 155; individuare dei poeti o degli imperatori. La presenza di fram- 1999, p. 16). L’inadeguatezza dell’edificio per una famiglia menti d’intonaco con porzioni di cavalli lascia, invece, sup- feudale così strettamente legata alla corte aragonese fu certa- porre l’esistenza di scene di piccole dimensioni che dove- mente alla base della scelta di costruire una più comoda e fun- vano alternarsi ad un registro con stemmi e figurazioni ve- zionale residenza nel centro abitato di Montella. A differenza getali. In relazione ai primi, non è stato possibile identifica- dei vicini castelli di (ROTILI 1997) e San- re blasoni di particolari casate, né tanto meno quelli dei feu- t’Angelo dei Lombardi (ROTILI (a cura di) 2002), tanto per ci- datari di Montella. Lo scudo con la volpe rampante (Fig. tare qualche esempio, il fortilizio montellese non aveva, infat- 3), l’unico completamente ricostruibile, potrebbe peraltro ti, dato origine ad un borgo circostante, ma era rimasto isolato costituire un motivo ornamentale avvicinabile a quello vi- sul colle a quota 833,96 m s.l.m.. Oltre che dalla scomoda po- sibile sulla porta lignea della collegiata montellese di S. sizione, la decisione di costruire una nuova residenza signorile Maria del Piano, commissionata nel 1583 da Gabriele fu determinata dall’angustia del palatium castri (composto da Carfaneo (PERRICCIOLI 1975, pp. 22, 74, tav. XIII); non va, appena tre stanze) e forse dall’impossibilità di provvedere ad altresì, esclusa la possibilità che l’animale sia stato scelto un suo ampliamento. Nel gennaio 1493 Teodora Angelini, in per il suo significato simbolico. Neanche per lo scudo cam- una lettera indirizzata alla duchessa Isabella d’Este, si lamentò pito da squame nere e attraversato da linee ondulate gialle dell’angustia degli ambienti del castello di Porta Giovia (BER- e/o grigie, è stato possibile risalire ad una famiglia nobile; TELLI 1987, p. 500); la testimonianza della giovane cortigiana, ad esempio l’arme dei Cavaniglia, signori di Montella dal sebbene riferita ad un contesto sociale e geografico sensibil- 1445, era costituita da uno scudo d’argento a tre o quattro mente diverso da quello montellese, è una prova tangibile del- fasce ondate di colore azzurro, nero o rosso (LITTA 1819, l’insufficienza degli spazi abitativi dei vecchi castelli in rela- fasc. 44; DI CROLLALANZA 1886, p. 269; MOSCARIELLO 1993, zione alle mutate esigenze delle corti quattrocentesche. A pp. 37, 66, 87, figg. a pp. 67, 88-89), ma non presentava Montella il “Palaczo” Cavaniglia è attestato nel centro abitato affatto le squame. L’alternanza di stemmi e motivi fitomor- per la prima volta nel 1528 (SCANDONE 1911, p. 68, nota 2; fi, tanto per citare alcuni celebri cicli pittorici quattrocente- 1953, p. 291, doc. 9), ma è molto probabile che fosse stato schi, si riscontra nel casino Borromeo (poco dopo la metà edificato sin dalla seconda metà del secolo precedente. Si può del secolo) ad Oreno (ALGERI 1987, p. 65, fig. 87) e nella ritenere che l’edificio in cui, agli inizi del Cinquecento, furono sala maggiore del castello di Castelpietra a Calliano (intor- accolti i poeti Sannazaro e Anisio e il pittore Andrea da Saler- no al 1469); quest’ultimo affresco è, altresì, avvicinabile no (SCANDONE 1920, p. 20; 1923, pp. 162-166; PETRUCCI 1979b, alla decorazione montellese (fig. 4) per i fregi con fiori fan- p. 16) sia lo stesso nel quale il conte Troiano Cavaniglia, a tastici a ventaglio che incorniciano i pannelli con scene di partire dal 1498, sottoscrisse alcuni diplomi (SCANDONE 1920, carattere profano, quali ad esempio il Ragazzo che lotta con p. 19; 1923, p. 161). Restaurato nel 1571 (SCANDONE 1920, p. un orso (RASMO 1987, p, 102, fig. 135). 43; 1923, p. 195), il palazzo cittadino era già “diruto” nel 1752 Nella sala soprastante il vano O del palatium di Montella (SCANDONE 1911, p. 68) ed è successivamente scomparso l’anonimo frescante quattrocentesco ripropose formulari le- (MOSCARIELLO 1993, p. 41), a differenza del palatium castri gati al retaggio del maturo tardogotico; si tratta, infatti, di che si è, invece, conservato sia pure allo stato di rudere un’opera attardata eseguita prima della diffusione delle istanze (EBANISTA 1997). estetiche rinascimentali che stanno all’origine, tanto per ri- Dopo che i Cavaniglia si trasferirono nella nuova dimora manere nell’ambito dei cicli campani di carattere profano, cittadina, il castello venne utilizzato come carcere (SCANDONE delle scomparse decorazioni che ornarono le regge napoleta- 1916, p. 100, nota 2; 1920, p. 44): il donjon fu adibito vero- ne a partire dagli anni Sessanta e Settanta del Quattrocento similmente a cella (ROTILI 1997, p. 153; 1999, pp. 32-33), (LEONE DE CASTRIS 1996, pp. 231-232). Per lungo tratto del mentre il palatium forse servì come residenza del funziona- XV secolo a Napoli e nel Meridione si consumò, com’è stato rio addetto alla custodia dei prigionieri; quest’ultimo alla fine opportunamente rilevato, una stagione culturale dai sapori del Cinquecento, dopo il trasferimento della prigione nell’abi- esasperatamente cortesi e feudali, un vero e proprio «autun- tato di formazione bassomedievale, era ancora definito “ca- no del Medioevo», in cui il capitolo della decorazione a fre- stellano” (SCANDONE 1916, p. 100, nota 2; 1920, pp. 169- sco di gusto tardogotico rivestì grande importanza (LEONE 170). A questa estrema fase di occupazione del palatium, DE CASTRIS 1996, p. 222). Pur in questa sostanziale continui- potrebbe appartenere la sottile scialbatura visibile su un fram- tà con le linee traenti della cultura figurativa locale del seco- mento di intonaco con occhio umano (attribuibile al primo lo precedente, i primi decenni del Quattrocento accentuaro- frescante), trovato nell’ambiente O (us 3). no la polarizzazione tra il vasto territorio feudale meramente ricettivo e la capitale dalla forte vocazione internazionale e NOTE mediterranea (LEONE DE CASTRIS 1996, p. 222). Nell’area montellese la presenza di frescanti è attestata, tanto per citare * Questo contributo deve molto alle proficue discussioni con qualche esempio di età bassomedievale, dalle immagini dei il Prof. Marcello Rotili sulle dinamiche insediative nel castello di santi Giovanni e Nicola esistenti nella cripta della chiesa Montella; colgo l’occasione per ringraziarlo anche dei preziosi madre di o dal Cristo in mandorla visibile nel- suggerimenti. la cripta della chiesa di S. Maria delle Grazie a Bagnoli Irpi- Referenze delle illustrazioni: Carlo Ebanista, Figg. 1-8. no (SICA 1996, pp. 474, 476, figg. 3-4, 9). Nella stessa Mon- tella esiste un interessante esempio di pittura trecentesca: il BIBLIOGRAFIA dipinto su tavola raffigurante la Madonna dell’Umiltà (NICOLETTI 1989, pp. 23-24, figg. 12-14; SICA 1996, pp. 465- ALGERI G. 1987, La pittura in Lombardia nel primo Quattrocento, 466, 480) conservato nella chiesa di S. Maria del Monte, in ZERI 1987, I, pp. 53-71. ubicata proprio ai piedi del castello. L’utilizzo della tecnica BALESTRACCI D. 1989, I materiali da costruzione nel castello me- dell’affresco perdurò a Montella anche oltre il XV secolo, dievale, «Archeologia Medievale», XVI, pp. 227-242.

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