Riunioni scientifiche dei Gruppi di Lavoro e delle Sezioni Regionali della Società Botanica Italiana onlus

Mini lavori della Riunione scientifica del

Gruppo per la Floristica, Sistematica ed

Evoluzione

(a cura G. Domina e L. Peruzzi)

20‐21 novembre 2020, Roma In copertina: Crocus biflorus Mill. var. estriatus (Herb.) Tchich., Empoli (Toscana) foto di L. Peruzzi Notiziario della Società Botanica Italiana, 4 (2020) 1 Atti riunioni scientifiche

Indagini morfometriche su popolazioni toscane del gruppo di Dianthus sylvestris (Caryophyllaceae)

G. Astuti, J. Franzoni, A. Carta, L. Peruzzi

Il genere Dianthus L. è uno tra i più ricchi della flora europea con più di 100 specie, di cui 70 endemiche del continente, presentando un tasso di diversificazione tra i più veloci mai riportati (Valente et al. 2010). In Italia si contano 57 tra specie e sottospecie, 23 delle quali sono riferibili al gruppo di Dianthus sylvestris Wulfen (Bartolucci et al. 2018). La revisione sistematica del gruppo di D. sylvestris pubblicata da Bacchetta et al. (2010) ha preso in considerazione esclusivamente Sardegna, Sicilia e la parte centro‐meridionale della penisola italiana, senza includere nello studio la Toscana e le altre regioni più a nord. Restano, quindi, molte incertezze sull’attuale inquadramento delle popolazioni toscane riferibili al gruppo di D. sylvestris, che sono state attribuite nel tempo a D. sylvestris s.str. o a D. longicaulis Ten. A complicare il quadro tassonomico per il territorio regionale, vi sono poi delle segnalazioni riguardanti le popolazioni dell’Arcipelago Toscano, in particolar modo quelle per le isole d’Elba e di Capraia. Per quest’ultima isola, le piante sono state attribuite in tempi recenti sia a D. siculus C.Presl (Foggi et al. 2001), sia a D. morisianus Vals. (Bartolucci et al. 2018). In generale, comunque, la tendenza dei botanici è stata quella di attribuire le popolazioni toscane di alta quota a D. sylvestris e quelle più termofile a D. longicaulis, probabilmente a seguito della visione di Caruel (1860), che riconosceva due forme o varietà, l’una appenninica, l’altra della “regione calda”. Ciò ha probabilmente contribuito all’incertezza di attribuzione per molte popolazioni di quote intermedie e/o non strettamente appenniniche. Lo scopo di questo studio è verificare se la variabilità morfologica delle popolazioni toscane del gruppo di Dianthus sylvestris è continua o se è presente una soluzione di continuità. Per verificare questa ipotesi, abbiamo iniziato uno studio morfometrico utilizzando 50 caratteri quantitativi e qualitativi, sia relativi alle strutture riproduttive sia a quelle vegetative, campionando 12 popolazioni lungo un gradiente altitudinale (da 40 a circa 1800 m s.l.m.). I siti di campionamento sono stati selezionati cercando di distribuirli in modo omogeneo dal punto di vista geografico e di includere i vari tipi principali di substrato geologico (arenaceo, carbonatico, ofiolitico). Finora abbiamo analizzato 8 delle popolazioni campionate, misurando per ciascuna circa 20 individui. I caratteri misurati sono stati considerati sia in maniera congiunta, tramite Analisi delle Coordinate Principali (PCoA) e Analisi discriminante (LDA), sia singolarmente tramite un approccio univariato (ANOVA, Kruskal‐Wallis). I risultati delle analisi preliminari mostrano una certa soluzione di continuità nella variabilità morfologica, separando le popolazioni appenniniche di alta quota (Pania di Corfino e Libro Aperto) dalle restanti popolazioni di quote minori (dal livello del mare fino a ca. 500 m). Le piante elbane si situano in posizione intermedia tra i due gruppi principali, soprattutto quando si analizzano i soli dati quantitativi. In generale, le piante appenniniche di alta quota sono più piccole, sia per quanto riguarda le dimensioni generali sia per le strutture fiorali, rispetto alle piante provenienti dalle altre aree geografiche. Tra queste, abbiamo riscontrato una notevole sovrapposizione tra le piante del Monte Pisano (Pisa) e del Monte Pelato (Livorno), raccolte più o meno alla stessa quota (250‐300 m), sebbene il substrato geologico sia completamente diverso (calcareo e ofiolitico, rispettivamente). La popolazione del Monte Argentario (Grosseto) è, invece, leggermente differenziata, mostrando altezza e dimensione delle foglie maggiori rispetto a tutte le altre popolazioni. Le poche piante campionate sull’isola di Capraia sono risultate, invece, piuttosto differenziate dalle altre, soprattutto per quanto riguarda le dimensioni delle foglie basali e cauline; queste differenze potrebbero far ipotizzare l’appartenenza di queste piante a un distinto gruppo di diversità, rispetto a tutte le altre popolazioni toscane. Non è ancora possibile dimostrare se le differenze riscontrate tra le popolazioni appenniniche di alta quota e le altre siano dovute all’esistenza di due gruppi genetici distinti, se si tratti di un genocline con variabilità continua (mancano ancora alcune popolazioni di quote intermedie da misurare) o addirittura se si tratti di un geocline/ecocline dovuto alla plasticità morfologica e funzionale. Per rispondere a queste domande, sono in corso analisi molecolari con approccio NGS tramite ddRADseq, per la caratterizzazione di SNPs nell’intero genoma ed esperimenti di laboratorio per verificare se le popolazioni sono funzionalmente differenziate per quanto riguarda la nicchia di germinazione dei semi.

Ringraziamenti Lavoro finanziato nell’ambito del PRIN n. 2017JW4HZK “PLAN.T.S. 2.0 ‐ towards a renaissance of Taxonomy and Systematics” capofila Università di Pisa (Principal Investigator: Lorenzo Peruzzi).

Letteratura citata Bacchetta G, Brullo S, Casti M, Giusso del Galdo GP (2010) Taxonomic revision of the Dianthus sylvestris group (Caryophyllaceae) in central‐southern Italy, Sicily and Sardinia. Nordic Journal of Botany 28: 137‐173. Bartolucci F, Peruzzi L, Galasso G, Albano A, Alessandrini A, Ardenghi NMG, Astuti G, Bacchetta G, Ballelli S, Banfi E, Barberis 2 Notiziario della Società Botanica Italiana, 4 (2020) Gruppo di Lavoro per la Floristica, Sistematica ed Evoluzione

G, Bernardo L, Bouvet D, Bovio M, Cecchi L, Di Pietro R, Domina G, Fascetti S, Fenu G, Festi F, Foggi B, Gallo L, Gottschlich G, Gubellini L, Iamonico D, Iberite M, Jiménez‐Mejías P, Lattanzi E, Marchetti D, Martinetto E, Masin RR, Medagli P, Passalacqua NG, Peccenini S, Pennesi R, Pierini B, Poldini L, Prosser F, Raimondo FM, Roma‐Marzio F, Rosati L, Santangelo A, Scoppola A, Scortegagna S, Selvaggi A, Selvi F, Soldano A, Stinca A, Wagensommer RP, Wilhalm T, & Conti F (2018) An updated checklist of the vascular flora native to Italy. Plant Biosystems 152: 179‐303. Caruel T (1860) Prodromo della Flora Toscana. Le Monnier, Firenze. Foggi B, Grigioni A, Luzzi P (2001) La flora vascolare dell’Isola di Capraia (Arcipelago Toscano): aggiornamento, aspetti fitogeografici e di conservazione. Parlatorea 5: 5‐53. Valente LM, Savolainen V, Vargas P (2010) Unparalleled rates of species diversification in Europe. Proceeding of the Royal Society B 277: 1489‐1496.

AUTORI Giovanni Astuti ([email protected]), Jacopo Franzoni ([email protected]), Angelino Carta ([email protected]), Lorenzo Peruzzi ([email protected]), Dipartimento di Biologia, Università di Pisa, Via Derna 1, 56126 Pisa Autore di riferimento: Giovanni Astuti Notiziario della Società Botanica Italiana, 4 (2020) 3 Atti riunioni scientifiche

Il contributo di Federico Paulsen all'ottenimento di nuovi ibridi del genere Vitis (Vitaceae)

G. Barone, G. Domina

La principale fonte documentale sulla vita di Federico Paulsen è Pastena (1969). Federico Paulsen‐Datti fu uno studioso di viticoltura e genetista. Nato a Roma il 31 marzo 1861, conseguì la Laurea in Scienze Agrarie nel 1884 presso la Scuola Superiore di Agricoltura di Portici. Nel 1879 si manifestarono i primi casi di fillossera Daktulosphaira vitifoliae (Fitch, 1856) nelle provincie di Como e Milano e nel 1880 in quelle di Caltanissetta e Messina. La fillossera è un afide che è stato portato accidentalmente in Europa dal nord America. Sulle viti europee, questo fitofago si concentra sull’apparato radicale provocando, in breve, la morte della pianta, mentre sulle viti americane si focalizza sull’apparato aereo provocando danni ridotti. L’insetto si diffuse velocemente: nel 1884 ben 3.000 ettari in tutta Italia risultavano danneggiati. Il Ministero dell’Agricoltura mandò, quindi, nello stesso anno, i migliori laureati e diplomati italiani presso la Scuola Nazionale di Viticoltura di Montpellier (Francia), per farli specializzare contro la nuova avversità; tra questi vi era Federico Paulsen. Nel 1885 Paulsen fu nominato assistente ai vivai di viti americane presso Palermo; nel 1888 venne nominato “delegato fillosserico” per la provincia di Palermo e nel 1896 divenne Direttore del Vivaio Governativo di Viti Americane di Palermo. Nel 1937, all’età di 76 anni, Paulsen andò in pensione e si ritirò a vivere a Roma presso una sorella. Morì a Riccione nel 1943. Paulsen nel 1889 iniziò gli incroci tra viti americane e viti europee convinto che la creazione di portainnesti resistenti alla fillossera fosse la strada migliore per contrastare questo patogeno. Paulsen studiò, presso il vivaio di cui era direttore, i portainnesti ibridi creati da lui stesso e da altri studiosi, quali Antonio Ruggeri a Spadafora (Messina). A Palermo furono prodotti oltre diecimila individui attraverso incroci diretti e reincroci. Paulsen si occupava di persona della pratica di impollinazione. Gli individui nati da seme erano contrassegnati da numeri e moltiplicati vegetativamente. I cloni così ottenuti venivano studiati in parcelle sperimentali all’interno del Vivaio Governativo di Viti Americane, sito in via Roccazzo, nell’attuale periferia di Palermo. Dopo anni di osservazioni, i portainnesti più promettenti venivano diffusi tra gli agricoltori come barbatelle radicate. Questa attività durò per oltre 45 anni. Paulsen aveva un contatto diretto e strettissimo con gli agricoltori per conoscere le cultivar autoctone, capire i problemi della viticoltura in Sicilia e diffondere le più moderne pratiche di coltivazione (Fig. 1). Si distinse in particolare per l’uso di piante innestate con portainnesti resistenti alla fillossera. Paulsen diffuse tra gli agricoltori l’uso dell’innesto a zufolo, sino ad allora poco praticato. Nel 1894 Paulsen fu chiamato come co‐direttore della rivista “La viticoltura moderna” edita a Catania. Nel 1900 ne assunse la proprietà e direzione, continuandone la pubblicazione a Palermo sino al 1930. Lo studioso sensibilizzò gli agricoltori all’uso di portainnesti diversi a seconda delle condizioni edafiche ed ambientali degli impianti e pose le basi per una viticoltura moderna di uva da tavola nell’Isola. In questo ambito realizzò e studiò diversi incroci tra cultivar tradizionali siciliane (Zibibbo, Damaschina, Inzuccarata di Noto) e cultivar internazionali rinomate Fig. 1 per migliorare la qualità del prodotto e allargare la Federico Paulsen, col cappello di paglia, in un vigneto finestra temporale di produzione. durante la raccolta dell’uva (Archivio Vivaio Paulsen). La critica principale che viene mossa a Paulsen è di essersi 4 Notiziario della Società Botanica Italiana, 4 (2020) Gruppo di Lavoro per la Floristica, Sistematica ed Evoluzione

concentrato soltanto sull’aspetto quantitativo della produttività delle viti, senza approfondire gli aspetti qualitativi. Questa impostazione è dovuta alla convinzione dello studioso che la qualità dell’uva prodotta sia fortemente influenzata dai fattori ambientali e varia di anno in anno. Il patrimonio documentale lasciato da Paulsen è costituito da numerosi contributi su riviste scientifiche e monografie, dalla biblioteca, da numerosi documenti e lettere e dall’erbario del Vivaio governativo di viti americane oggi “Vivaio Federico Paulsen”. Pastena (1993) elenca 135 articoli pubblicati tra il 1894 e il 1936. Tali contributi vanno considerati come i più significativi. Basta, infatti, sfogliare “La viticoltura moderna” per trovare numerosi altri contributi non citati. Paulsen si è occupato di ibridazione, di coltivazione della vite e di ampelografia. In questo settore, lo studioso ha redatto le schede di 4 cultivar autoctone siciliane per l’opera enciclopedica Ampélographie (Viala, Vermorel 1901‐1910). L’erbario è costituito da 612 fogli di 64 × 48 cm, nei quali i campioni, solo tralci con foglie, privi di fiori o frutti, sono fissati al cartoncino con striscioline di carta incollate. Le etichette riportano soltanto l’intestazione del Vivaio Governativo Viti americane Palermo, il nome dell’ibrido, con un numero di riferimento e i parentali; mancano data e nome del raccoglitore. Dall’intestazione si desume che l’erbario è stato realizzato tra il 1896 e il 1929; infatti successivamente il vivaio fu ridenominato Regia Stazione Sperimentale di Viticoltura dal Ministero dell’Agricoltura. La grafia è quella di Paulsen. La determinazione è possibile per confronto diretto con le numerose lettere olografe del ricercatore custodite presso il Vivaio. I campioni erano contenuti in 7 carpette legate con i lacci; oggi sono incorniciati singolarmente su supporti di cartoncino e disposti dentro 5 armadietti a cassetti realizzati su misura. L’importanza di questo erbario dal punto di vista documentale risiede nel fatto che sono schedati diverse centinaia di ibridi realizzati da Paulsen oggi non più esistenti. Un libretto di campo riporta i risultati di coltivazione di più di 400 ibridi creati tra il 1889 e il 1892 e coltivati sino al 1918 in pieno campo presso il vivaio. Molti di questi ibridi sono attualmente di interesse anche per la comunità botanica, dopo le recenti segnalazioni di spontaneizzazione e la pubblicazione di numerosi nomi nuovi di nothospecie (Ardenghi et al. 2014, 2015, Ardenghi, Cauzzi 2015). La biblioteca del Vivaio Federico Paulsen è stata istituita al momento della fondazione del Vivaio Governativo di Viti Americane di Palermo. Pur attiva tutt’oggi, il nucleo fondante di questo patrimonio è costituito da libri e riviste acquistati durante la direzione di Paulsen. In totale abbiamo contato 3.325 volumi disposti in 15 vetrine. Di questi, circa la metà sono libri e la metà riviste. Le materie trattate sono l’agricoltura, la chimica, l’entomologia, la botanica e la legislazione. Una piccola parte è dedicata ai libri di propaganda dell’epoca fascista, bagaglio culturale obbligatorio durante la dittatura. Molti volumi, riferiti a metodi di impollinazione e di ibridazione, sono sottolineati e annotati al margine, probabilmente dallo stesso Paulsen. Parecchi volumi sono in francese, retaggio degli studi fatti a Montpellier. Stranamente è conservato un solo numero, in due copie, della rivista La Viticoltura Moderna. Attualmente è in corso un progetto di schedatura digitale, da parte della Regione Siciliana, per rendere fruibile questo importante patrimonio.

Letteratura citata Ardenghi NGM, Banfi E, Galasso G (2015) A taxonomic survey of the genus Vitis L. (Vitaceae) in Italy, part II: the ‘Euro‐ American’ hybrids. Phytotaxa 224: 232‐246. Ardenghi NGM, Cauzzi P (2015) Alien grapes (Vitis, Vitaceae) in Sicily (Italy): novelties for the Sicilian and Mediterranean flora. Natural History Sciences 2: 137‐148. Ardenghi NGM, Galasso G, Banfi E, Zoccola A, Foggi B, Lastrucci L (2014) A taxonomic survey of the genus Vitis L. (Vitaceae) in Italy, with special reference to Elba Island (Tuscan Archipelago). Phytotaxa 166(3): 163‐198. Pastena B (1969) La vita e l’opera di Federico Paulsen. Tecnica Agricola 21: 71‐79. Pastena B (1993) Bibliografia viti‐vinicola siciliana: dalle origini della stampa al 1990. Tip. Italia, Palermo. 157 pp. Viala P, Vermorel V (Eds.) (1901‐1910) Traité general de viticulture: Ampélographie (vol. 1‐7). Masson, Parigi.

AUTORI Giulio Barone ([email protected]), Gianniantonio Domina ([email protected]), Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali (SAAF), Università di Palermo, Viale delle Scienze, ed. 4, 90128 Palermo Autore di riferimento: Giulio Barone Notiziario della Società Botanica Italiana, 4 (2020) 5 Atti riunioni scientifiche

Indagini preliminari sulle popolazioni di Allium strictum (Amaryllidaceae) dell’Appennino centrale

F. Bartolucci, M. Iocchi, J.P. Theurillat, F. Conti

Il genere Allium L. (Amaryllidaceae) comprende circa 1.000 specie (Khassanov 2018) distribuite nelle regioni temperate, semiaride e aride dell’emisfero boreale, con rarissime eccezioni (De Sarker et al. 1997, Friesen et al. 2006). Il centro di diversità del genere si estende dal bacino del Mediterraneo all’Asia centrale (Li et al. 2010). La più recente classificazione del genere Allium, basata su studi molecolari, include 15 sottogeneri e 72 sezioni (Friesen et al. 2006). Per quanto riguarda l’Italia, Allium è rappresentato da 78 specie e sottospecie (Bartolucci et al. 2018, Galasso et al. 2018), di cui 25 endemiche italiane e 9 esotiche. Allium strictum Schrad. appartiene ad Allium subg. Reticulatobulbosa (Kamelin) N.Friesen sect. Reticulatobulbosa Kamelin (Friesen et al. 2006); questa sezione è caratterizzata da bulbi sub‐conici inseriti sopra un corto rizoma, con tuniche reticolate o almeno fibrose e foglie lineari, piane (Kamelin 1973, Friesen et al. 2006). A. strictum è stato descritto per la Siberia (Schrader 1809) e tipificato da Dal Vesco et al. (2003) con l’iconografica inclusa nel protologo (Fig. 1); è una specie Eurasiatica, distribuita in Europa, Russia, Kazakhstan, Kyrgyzstan, Mongolia e Cina (Friesen 1995, Dal Vesco, Garbari 2003, Sinitsyna 2019). Dal punto di vista cariologico, la specie presenta un quadro complesso con diversi livelli di ploidia riscontrati nelle popolazioni asiatiche (tetraploidi 2n = 32, pentaploidi 2n = 40 ed esaploidi 2n = 48; Friesen 1992), mentre le popolazioni europee sono risultate essere tutte esaploidi con 2n=48 cromosomi (Dal Vesco et al. 2003). A. strictum è stato, in passato, confuso e sinonimizzato con A. lineare L. (Pignatti 1982, Stearn 1980), fino al recente lavoro di Dal Vesco et al. (2003) che, in base a considerazioni morfologiche, cariologiche e alla tipificazione dei nomi, hanno dimostrato l’estraneità di A. lineare dalla flora italiana e, invece, l’attribuzione delle popolazioni italiane ad A. strictum. In Italia A. strictum è distribuito sulle Alpi in Valle d’Aosta, Trentino‐Alto Adige e Lombardia e in Appennino centrale nel Lazio e Abruzzo (Bartolucci et al. 2018). Con lo scopo di chiarire la posizione sistematica delle popolazioni dell’Appennino centrale (Lazio, Montagna della Duchessa al Murolungo e Monte Morrone; Abruzzo, Massiccio del Velino al Monte Rozza, a Cimata di Pezza e Monte Orsello), sono state avviate delle indagini morfologiche su campioni d’erbario conservati in APP, B, FI, G, GAT, KEW, NEU, P e MW. Sono stati Fig. 1 effettuati confronti con il lectotipo di A. Lectotipo di Allium strictum Schrad. (Schader 1809, Tab. I). strictum e campioni d’erbario topotipici, ed è stato analizzato materiale proveniente dal resto dell’areale della specie. Inoltre, sono state studiate sul campo le popolazioni appenniniche e alcune popolazioni alpine. L’analisi morfologica sarà accompagnata dallo studio cariologico delle popolazioni appenniniche, per le quali il numero cromosomico è sconosciuto. Sono stati raccolti individui sul campo, coltivati presso l’Orto Botanico del Centro Ricerche Floristiche dell’Appennino. 6 Notiziario della Società Botanica Italiana, 4 (2020) Gruppo di Lavoro per la Floristica, Sistematica ed Evoluzione

Osservazioni preliminari effettuate su alcuni caratteri tassonomicamente significativi nel genere Allium, come quelli fiorali (lunghezza dei filamenti staminali, morfologia dei denti staminali, morfologia del pistillo), dei semi (morfologia e dimensioni) e del bulbo (consistenza e colore delle tuniche), hanno evidenziato caratteristiche peculiari nelle popolazioni appenniniche. L’unicità morfologica riscontrata, unitamente alla disgiunzione e alla marginalità di areale di queste popolazioni con uno spiccato carattere relittuale, suggeriscono che possano essere riferite ad un’entità tassonomica ancora da descrivere, come già ipotizzato da Dal Vesco et al. (2003) e da Iocchi et al. (2011).

Letteratura citata Bartolucci F, Peruzzi L, Galasso G, Albano A, Alessandrini A, Ardenghi NMG, Astuti G, Bacchetta G, Ballelli S, Banfi E, Barberis G, Bernardo L, Bouvet D, Bovio M, Cecchi L, Di Pietro R, Domina G, Fascetti S, Fenu G, Festi F, Foggi B, Gallo L, Gottschlich G, Gubellini L, Iamonico D, Iberite M, Jiménez‐Mejías P, Lattanzi E, Marchetti D, Martinetto E, Masin RR, Medagli P, Passalacqua NG, Peccenini S, Pennesi R, Pierini B, Poldini L, Prosser F, Raimondo FM, Roma‐Marzio F, Rosati L, Santangelo A, Scoppola A, Scortegagna S, Selvaggi A, Selvi F, Soldano A, Stinca A, Wagensommer RP, Wilhalm T, Conti F (2018) An updated checklist of the vascular flora native to Italy. Plant Biosystems 152(2): 179‐303. Dal Vesco G, Garbari F, Giordani A (2003) Il genere Allium L. (Alliaceae) in Italia. XX. Allium strictum Schrader. Webbia 58(2): 401‐410. De Sarker D, Johnson MAT, Reynolds A, Brandham PE (1997) Cytology of the highly polyploid disjunct species, Allium dregeanum (Alliaceae), and of some Eurasian relatives. Botanical Journal of the Linnean Society 124: 361‐373. Friesen N (1992) Systematics of the Siberian polyploid complex in subgenus Rhizirideum (Allium) In: Hanelt P, Hammer K, Knüpffer [Eds], The genus Allium: taxonomic problems and genetic resources. Proceedings of an international symposium held at Gatersleben, Germany, 11–13 Jun 1991. Institut für Pflanzengenetik und Kulturpflanzenforschung, Gatersleben, Germany: 55‐66. Friesen N (1995) The genus Allium L. in the flora of Mongolia. Feddes Repertorium 106: 59‐81. Friesen N, Fritsch RM, Blattner FR (2006) Phylogeny and new intrageneric classification of Allium (Alliaceae) based on nuclear ribosomal DNA ITS sequences. Aliso 22: 372‐395. Galasso G, Conti F, Peruzzi L, Ardenghi NMG, Banfi E, Celesti‐Grapow L, Albano A, Alessandrini A, Bacchetta G, Ballelli S, Bandini Mazzanti M, Barberis G, Bernardo L, Blasi C, Bouvet D, Bovio M, Cecchi L, Del Guacchio E, Domina G, Fascetti S, Gallo L, Gubellini L, Guiggi A, Iamonico D, Iberite M, Jiménez‐Mejías P, Lattanzi E, Marchetti D, Martinetto E, Masin RR, Medagli P, Passalacqua NG, Peccenini S, Pennesi R, Pierini B, Podda L, Poldini L, Prosser F, Raimondo FM, Roma‐Marzio F, Rosati L, Santangelo A, Scoppola A, Scortegagna S, Selvaggi A, Selvi F, Soldano A, Stinca A, Wagensommer RP, Wilhalm T, Bartolucci F (2018) An updated checklist of the vascular flora alien to Italy. Plant Biosystems 152(3): 556‐592. Iocchi M, Bartolucci F, Carotenuto L, Valfre’ D, Cutini M, Theurillat JP (2011) Note floristiche per la Riserva Naturale Regionale delle “Montagne della Duchessa” (Lazio nord‐orientale). Informatore Botanico Italiano 42(2): 503‐508. Kamelin RV (1973) Florogeneticheskij analiz estestvennoj flory gornoj Srednej Azii. Nauka, Leningrad. 354 pp. [in Russo] Khassanov FO (2018) Taxonomical and ethnobotanical aspects of Allium species from middle Asia with particular reference to subgenus Allium In: Shigyo M, Khar A, Abdelrahman M (Eds) The Allium genomes. Compendium of plant genomes: 11‐21. Springer, Cham. Li QQ, Zhou SD, He XJ, Yu Y, Zhang YC, Wei X Q (2010) Phylogeny and biogeography of Allium (Amaryllidaceae: Allieae) based on nuclear ribosomal internal transcribed spacer and chloroplast rps16 sequences, focusing on the inclusion of species endemic to China. Annals of Botany 106: 709‐733. Pignatti S (1982) Flora d’Italia (vol. 3). Edagricole, Bologna. Schrader HA (1809) Hortus Gottingensis. Seu plantae novae et rariores horti regii botanici Gottingensis. Göttingen, Dieterich. Sinitsyna TA (2019) Genus Allium l. (Alliaceae) in Siberia. Vavilovia 2(3): 3‐22. Stearn WT (1980) Allium L. In: Tutin TG, Heywood VH, Burges NA, Valentine DH, Walters SM, Webb DA (Eds) Flora Europaea (vol. 5): 46‐69. Cambridge University Press, Cambridge.

AUTORI Fabrizio Bartolucci ([email protected]), Fabio Conti ([email protected]), Centro Ricerche Floristiche dell’Appennino (Università di Camerino – Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga), Via prov.le km 4,2, Barisciano (L’Aquila) Marco Iocchi ([email protected]), Viale Bruno Buozzi 59/C, Fano (Pesaro‐Urbino) Jean Paul Theurillat (Jean‐[email protected]), Fondation J.‐M. Aubert, Champex‐Lac, Svizzera e Département de Botanique et Biologie végétale, Université de Genève, Case postale 71, Chambésy, Svizzera Autore di riferimento: Fabrizio Bartolucci Notiziario della Società Botanica Italiana, 4 (2020) 7 Atti riunioni scientifiche

Contributo alla conoscenza del Ni‑iperaccumulo nelle Brassicaceae di Grecia e Albania

E. Bianchi, I. Bettarini, L. Cecchi, A. Coppi, C. Gonnelli, F. Selvi

Le cosiddette “piante iperaccumulatrici” sono in grado di accumulare elevate quantità di metalli pesanti nel pro‐ prio compartimento aereo, senza mostrare alcun sintomo di sofferenza (Van der Ent et al. 2012, Reeves et al. 2017). Delle oltre 720 specie conosciute ad oggi con questa capacità (Reeves et al. 2017), quelle specializzate per il Nichel sono le più numerose (oltre 530 specie, Global Hyperaccumulator Database; http: // hyperaccumu‐ lators.smi.uq.edu.au/collection). Nelle foglie di queste piante si trovano concentrazioni di questo metallo > 1.000 μg/g di peso secco. La maggior parte di queste specie sfrutta gli alti livelli di Ni che si trovano naturalmente nelle rocce ultramafiche, accumulandolo principalmente per difendersi dalla predazione degli erbivori. Sebbene que‐ ste piante stiano assumendo sempre maggiore importanza sia per la ricerca scientifica (Peer et al. 2005, Bech et al. 2014), che per il ripristino ambientale (Nkrumah et al. 2016) e le applicazioni biotecnologiche (Marques et al. 2009), le informazioni sulle concentrazioni di metalli nelle popolazioni autoctone e sulla composizione in metalli nei relativi suoli di origine sono ancora incomplete, anche per i taxa euro‐mediterranei. Ciò vale in par‐ ticolare per l’importante famiglia delle Brassicaceae, quella con la più alta diversità di taxa iperaccumulatori dell’Eurasia occidentale, in particolar modo di Nichel (7 generi e 72 specie) (Drozdova et al. 2019). La Penisola Balcanica presenta vasti affioramenti serpentinosi, dove si concentra il maggior numero di specie Ni‐iperaccumulatrici di tutta Europa. Quest’area rappresenta un vero e proprio centro di diversità ed endemismo di queste piante, anche grazie all’estensione delle aree ultramafiche lungo ampi gradienti latitudinali (dalla Ser‐ bia alla Grecia) e altitudinali (dal livello del mare a oltre 2.500 m slm). Durante varie escursioni in Albania, Kosovo e Grecia, ab‐ biamo potuto raccogliere materiale da popo‐ lazioni di numerosi taxa di Brassicaceae, consentendoci di indagare l’accumulo di Ni‐ chel nei loro tessuti fogliari anche in rela‐ zione al tipo di suolo di origine e, in ultima analisi, di contribuire nuovi dati per il Global Hyperaccumulator Database. Le popolazioni da noi analizzate apparten‐ gono a 20 taxa che fanno parte di nove prin‐ cipali cladi (tribù), consentendoci così di allargare le conoscenze sulla distribuzione tassonomica e filogenetica del Ni‐accumulo all’interno della famiglia. Le tribù campio‐ nate sono Aethionemeae, Alysseae, Arabideae, Cardamineae, Erysimeae, Iberideae, Isatideae, Hesperideae e Noccaeae. L’identificazione dei campioni è stata effettuata con la Flora Hel‑ lenica di Strid, Tan (1997) e la seconda edi‐ zione di Flora Europaea (Tutin et al. 1993), consultando anche Web Flora of Greece (http://portal.cybertaxonomy.org/flora‐ greece/intro). I risultati confermano una ele‐ vata capacità di Ni‐iperaccumulo (3.832‐11.126 μg g‐1 DW) per le specie di Alysseae dei generi Bornmuellera (B. tym‑ phaea Hausskn, B. baldaccii (Degen) Hey‐ wood (Fig. 1)), Odontarrhena (O. euboea (Halácsy) Ŝpaniel, Al‐Shehbaz, D.A.German & Marhold, O. chalcidica (Janka) Španiel, Al‐ Shehbaz, D.A.German & Marhold e O. muralis

(Waldst. & Kit.) Endl., Cat. Horti Vindob) e Fig. 1 Bornmuellera baldaccii (Degen) Heywood, Monte Smolikas, Epiro, quelle della tribù Noccaeae del genere Noc‑ Grecia. caea (N. tymphaea (Hausskn.) F.K.Mey e N. 8 Notiziario della Società Botanica Italiana, 4 (2020) Gruppo di Lavoro per la Floristica, Sistematica ed Evoluzione

ochroleuca (Boiss. & Heldr.) F.K.Mey). Tutti i campioni di queste specie sono stati raccolti su suoli ultramafici, con la sola eccezione della popolazione di O. chalcidica raccolta nella località tipo (locus classicus) nella penisola di Halkidiki, Grecia. Sebbene questa popolazione cresca su un terreno scistoso con un livello di Ni molto basso, le piante raccolte hanno invece mostrato livelli di Ni > 2.000 μg g‐1 DW, mostrando quindi la capacità di accumulo costitutiva in questa specie indipendentemente dal tipo di suolo. Questa è la prima scoperta di questo tipo nel genere Odontarrhena e nella tribù Alysseae. L’accumulo di Ni è stato trovato anche in una specie appartenente sempre a questo genere descritta recentemente, O. stridii L.Cecchi, Španiel & Selvi (Cecchi et al. 2020), endemica della Grecia continentale e affine ad O. baldaccii di Creta. Basse concentrazioni di Ni (38‐215 μg g‐1 DW) sono state trovate invece negli altri 14 taxa studiati degli altri generi e tribù, i quali sono quindi inquadrabili nella ca‐ tegoria dei Ni‐escluditori (Aethionema saxatile subsp. graecum (Boiss. & Spruner) Hayek, Alyssum densistellatum T.R.Dudley, Draba lasiocarpa Adams, Cardamine glauca Spreng. ex DC., Cardamine plumieri Vill., Rorippa pyrenaica (All.) Rchb., Rorippa sylvestris (L.) Besser, Erysimum crassistylum C. Presl, Erysimum pusillum subsp. microstylum (Hausskn.) Hayek, Iberis carnosa Willd., Iberis sempervirens L., Isatis tinctoria L. subsp. tinctoria, Hesperis laciniata All. subsp. laciniata).

Letteratura citata Bech, J, Abreu, MM, Chon, HT, Roca N, (2014) Remediation of potentially toxic elements in contaminated soils. In: Bini C, Bech J (Eds) PHEs: 253‐308, Environment and Human Health. Springer, Dordrecht, Heidelberg, New York, London. Cecchi L, Španiel S, Bianchi E, Coppi A, Gonnelli C, Selvi F (2020) Odontarrhena stridii (Brassicaceae), a new Nickel‐hyperac‐ cumulating species from mainland Greece. Plant Systematics and Evolution 306: 1‐14. Drozdova I, Alekseeva‐Popova N, Dorofeyev V, Bech J, Belyaeva A, Roca N (2019) A comparative study of the accumulation of trace elements in Brassicaceae plant species with phytoremediation potential. Applied Geochemistry 108: 104‐377. Marques APGC, Rangel AOSS, Castro PML (2009) Remediation of heavy metal contaminated soils: phytoremediation as a po‐ tentially promising clean‐up technology. Critical Reviews in Environmental Science and Technology 39: 622‐654. Nkrumah PN, Baker AJM, Chaney RL, Erskine PD, Echevarria G, Morel JL, van der Ent A (2016) Current status and challenges in developing nickel phytomining: an agronomic perspective. Plant Soil 406: 55‐69. Peer WA, Baxter IR, Richards EL, Freeman JL, Murphy AS (2005) Phytoremediation and hyperaccumulator . In: Tamas MJ, Martinoia E (Eds) Molecular Biology of Metal Homeostasis and Detoxification. Topics in Current Genetics vol. 14: 299‐340. Springer, Berlin, Heidelberg. Reeves RD, Baker AJM, Jaffré T, Erskine PD, Echevarria G, van der Ent A (2017) A global database for plants that hyperaccu‐ mulate metal and metalloid trace elements. New Phytologist 218: 407‐411. Strid A, Tan K (Eds) (1997) Flora Hellenica (vol. 1). Koeltz Scientific Books, Königstein. 547 pp. Tutin TG, Burges NA, Chaters AO, Edmondoson JR, Moore TM, Valentine DH, Walters SM, Webb DA (Eds) (1993) Flora Eu‐ ropaea, 2° Ed. (vol. 1). Cambridge University Press, Cambridge. Van der Ent, A, Baker, AJM, Reeves, RD, Pollard, AJ, Schat, H (2012) Hyperaccumulators of metal and metalloid trace elements: facts and fiction. Plant Soil 362: 319‐334.

AUTORI Elisabetta Bianchi ([email protected]), Dipartimento Scienze della Vita, Università degli Studi di Siena, Via Mat‐ tioli 4, 50121 Siena Isabella Bettarini ([email protected]), Andrea Coppi ([email protected]), Cristina Gonnelli (cristina.gon‐ [email protected]), Dipartimento di Biologia, Università degli Studi di Firenze, Via Micheli 1, 50121 Firenze Lorenzo Cecchi ([email protected]), Museo di Storia Naturale, Università degli Studi di Firenze, Via G. la Pira 4, 50121 Firenze Federico Selvi ([email protected]), Dipartimento Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali (DAGRI), Università degli Studi di Firenze, Piazzale Delle Cascine 28, 50144 Firenze Autore di riferimento: Elisabetta Bianchi Notiziario della Società Botanica Italiana, 4 (2020) 9 Atti riunioni scientifiche

Considerazioni fitogeografiche su tre specie rare e poco conosciute della flora dell’isola di Pantelleria (Sicilia)

S. Brullo, S. Cambria, P. Minissale, G. Tavilla

Numerosi sono gli studi sulla flora di Pantelleria, isola vulcanica localizzata nel Canale di Sicilia, con circa 600 taxa, fra specie, sottospecie e varietà, a tutt’oggi segnalati. La formazione dell’edificio vulcanico è avvenuta in un lasso di tempo tra 324 ka e 4 ka fa (Civetta et al. 1984), consentendo così in questo periodo la colonizzazione dei substrati lavici da parte di piante provenienti sopratutto dalle vicine Sicilia e Tunisia. Le principali erborizzazioni sull’isola ri‐ salgono all’800 da parte di Gussone, Calcara, Errera e Ross, i cui dati furono pubblicati in vari contributi (Gussone 1832‐1834, 1843, 1844, 1845, Calcara 1853, Ross 1906, Lojacono‐Pojero 1888‐1909). Successivamente, l’isola è stata indagata da Sommier (1922) e Di Martino (1961), che hanno incrementato notevolmente le conoscenze floristiche. Altri contributi sono stati pubblicati in seguito da numerosi altri autori che vengono sintetizzati da Brullo et al. (1977), Gianguzzi (1999, 2017), Mazzola et al. (2001) e Pasta, La Mantia (2013). L’attuale copertura vegetale dell’isola è il ri‐ sultato della millenaria colonizzazione antropica, da parte di varie popolazioni mediterranee che ne hanno chiara‐ mente alterato l’originario paesaggio naturale. Si tratta di un’area montuosa con numerosi rilievi e coni vulcanici (la parte più elevata coincide con Montagna Grande, 836 m s.l.m.), ricoperta in parte da boschi e cespuglieti. Il resto del territorio, a causa di attività agricole, edilizie e opere viarie, risulta fortemente antropizzato. Nonostante questa se‐ colare e marcata pressione antropica, sull’isola si rinviene ancora un contingente floristico ricco di specie endemiche o rare che conferiscono a questa piccola area mediterranea un rilevante valore naturalistico. In particolare, fra gli en‐ demismi esclusivi ampiamente distribuiti sull’isola sono da citare: Helichrysum errerae Tineo, Limonium cosyrense (Guss.) O.Kuntze, L. secundirameum (Lojac.) Brullo, Serapias cossyrensis B.Baumann & H.Baumann, Matthiola incana (L.) R.Br. subsp. glandulifera (Lojac.) C.Brullo & Brullo, Anthemis cossyrensis (Guss.) Guss., Trifolium nigrescens Viv. subsp. dolychodon (Sommier) C.Brullo, Brullo & Giusso, Senecio leucanthemifolius Poir. subsp. cossyrensis (Lojac.) C.Brullo & Brullo. Altre specie rare ad areale più esteso, ma in Italia presenti solo a Pantelleria o in poche altre località del Mediterraneo, sono: Logfia lojaconoi (Brullo) C.Brullo & Brullo, Carex illegittima Ces., Limodorum trabutianum Batt., Brassica insularis Moris, Cytisus rigidus (Viv.) Cristof. & Troìa, Plantago afra L. subsp. zwierleinii (Nicotra) Brullo, Bellium minutum (L.) L., Schoenoplectus litoralis (Schrad.) Palla subsp. thermalis (Trab.) S.S.Hooper, Cyperus laevigatus L., Andryala cossyrensis Guss., Asplenium marinum L., Ophrys scolopax Cav. subsp. apiformis (Desf.) Maire & A.Weiller. Sono da citare anche alcune rarissime briofite come: Calymperes erosum Müller Hal., Rhynchostegium strongylense (Bott.) W.R.Buck & Privitera, Campylopus pilifer Brid. subsp. vaporarius (De Not.) Brullo, Privitera & Puglisi, Trematodon longicollis Michx. (Brullo et al. 2001). Con il presente contributo si pone l’attenzione su altre tre specie di rilievo, finora poco indagate: Limonium parvifolium (Tineo ex Guss.) Pignatti ed Epipcatis microphylla (Ehrh.) Sw., che per la loro rarità non sono state finora oggetto di indagini mirate ad una loro corretta identificazione tassonomica, come pure Pimpinella lutea Desf., specie di notevole valore fitogeografico. In particolare, Limonium parvifolium fu descritto da Gussone (1845) come Statice parvifolia, su campioni invia‐ tigli da V. Tineo che la raccolse a Pantelleria in località Gelfizer, piccolo cono vulcanico localizzato all’interno dell’isola. Contemporaneamente, lo stesso autore descrisse per la medesima località altre due specie inviategli sempre da Tineo: Statice gracilis Tineo ex Guss. e Statice pygmaea Tineo ex Guss. Dall’esame del materiale d’er‐ bario conservato a NAP‐GUSS, i campioni di Tineo su cui Gussone descrisse i suddetti taxa sono da attribuire tutti alla medesima specie. Sotto il profilo nomenclaturale, il nome corretto da utilizzare è Limonium parvifolium, binomio proposto da Pignatti (1971) basato su Statice parvifolia Tineo ex Guss., che va utilizzato in quanto ha la priorità sugli altri due binomi, che pertanto vanno trattati come sinonimi eterotipici. Questa specie mostra una marcata affinità morfologica con L. cosyrense, da cui differisce soprattutto per il portamento molto gracile e delicato, per le foglie più corte, le spighe più corte e le spighette molto diradate (Brullo 1980, Brullo, Guarino 2017). Questa specie non era stata più ritrovata dai tempi di Tineo, ma recenti indagini effettuate nel locus clas‑ sicus hanno permesso il suo ritrovamento. Si tratta di una piccola popolazione di pochi individui, localizzata in ambienti rupestri inaccessibili piuttosto distanti dal mare. Essa si è probabilmente originata per isolamento ecologico da L. cosyrense, specie alofila legata ad ambienti rocciosi costieri, comunissima a Pantelleria. Un’altra specie critica è Epipactis microphylla, che fu segnalata per la prima volta sull’isola da Lorenz, Lorenz (2002) riferendola erroneamente a Epipactis cf. pollinensis B. & H.Baumann e identificandola su materiale foto‐ grafato da L. Damilano. Questo record fu successivamente riportato anche da Baumann, Lorenz (2005) e Bon‐ giorni et al. (2006). Più di recente, Bartolo et al. (2011), sulla base di indagini morfologiche effettuate su materiale vivo raccolto sull’isola, hanno attribuito correttamente queste piante a E. microphylla. Questa specie, riportata anche da Pasta et al. (2013) e Buck (2019), è localizzata in prossimità della cima di Montagna Grande nel sotto‐ bosco di leccete, dove è rappresentata da una popolazione di pochi individui. Infine, per quanto concerne Pimpinella lutea, questa specie fu segnalata per la prima volta a Pantelleria da Gussone 10 Notiziario della Società Botanica Italiana, 4 (2020) Gruppo di Lavoro per la Floristica, Sistematica ed Evoluzione

(1832‐1834) e successivamente anche da Ross (1906), Sommier (1922) e Di Martino (1961). Per la sua fioritura ti‐ picamente tardo estiva (agosto‐settembre), essa è poco osservabile durante il resto dell’anno e pertanto è stata rara‐ mente erborizzata. Sulla base delle nostre osservazioni, essa si rinviene occasionalmente in diverse stazioni all’interno dell’isola, soprattutto in mezzo alle praterie a Hyparrhenia hirta (L.) Stapf o talora in quelle a Oloptum miliaceum (L.) Röser & H.R.Hamasha. Si tratta di una specie nordafricana, nota in Algeria e Tunisia, mentre in territorio italiano è stata segnalata, oltre che a Pantelleria, anche nel Lazio, Campania e Sardegna, dove è comunque molto rara. Nel complesso queste tre specie, a causa della loro rarità, meritano una particolare attenzione in quanto incrementano la biodiversità floristica di questa peculiare isola vulcanica centro Mediterranea, già Parco Nazionale dal 2016.

Letteratura citata Bartolo G, D’Emerico S, Pulvirenti S, Terrasu MC (2011) Considerazioni citotassonomiche e fitogeografiche sul genere Epi‑ pactis Zinn. (Orchidaceae) in Sicilia. Biogeographia nuova serie 30: 219‐224. Baumann H, Lorenz R (2005) Beiträge zur Taxonomie europäischer und mediterraner Orchideen, Teil 2. Journal Europäischer Orchideen 37(4): 939‐974. Bongiorni L, De Vivo R, Fori S, Romano VA, Romolini R (2006) Considerazioni sulle popolazioni di Epipactis purpurata Sm. – Epipactis pollinensis B. Baumann & H. Baumann in Italia (Orchidaceae). Giros Notizie 31: 12‐15. Brullo S (1980) Taxonomic and nomenclatural notes on the genus Limonium in Sicily. Botaniska Notiser 133: 281‐293. Brullo S, Di Martino A, Marcenò C (1977) La vegetazione di Pantelleria (Studio fitosociologico). Pubblicazione dell’Istituto Botanico dell’Università di Catania. 111 pp. Brullo S, Guarino R (2017) Limonium Mill. In: Pignatti S (Ed.) Flora d’Italia (vol. 2): 19‐48. Edagricole, Milano. Brullo S, Privitera M, Puglisi M (2001) Phytogeographical considerations on the fumarole bryoflora from Mediterranean and Macaronesian areas. Bocconea 13: 329‐336. Buck S (2019) Pantelleria. Guida ai percorsi nel verde della Perla Nera, ed. 2, Freiburg. 128 pp. Calcara P (1853) Descrizione dell’isola di Pantelleria. Atti della Accademia di Scienze, Lettere e Arti di Palermo, nuova serie, 2: 25‐44. Civetta L, Cornette Y, Crisci G, Gillot PY, Orsi G, Requejos CS (1984) Geology, geochronology and chemical evolution of the is‐ land of Pantelleria. Geological Magazine 121: 541‐668. Di Martino A (1961) Flora e vegetazione dell’isola di Pantelleria. Lavori dell’Istituto Botanico e del Giardino Coloniale di Pa‐ lermo 19: 3‐159. Gianguzzi L (1999) Vegetazione e bioclimatologia dell’isola di Pantelleria (canale di Sicilia). Braun‐Blanquetia 22: 3‐70. Gianguzzi L (2017) L’Isola di Pantelleria. In: Blasi C, Biondi E (Eds) La Flora in Italia: 396‐399. Sapienza Università Ed., Roma. Gussone G (1832‐1834) Supplementum ad Florae siculae Prodomus. Neapoli. 242 pp. Gussone G (1843) Florae siculae Synopsis (vol. 1) Neapoli. 582 pp. Gussone G (1844) Florae siculae Synopsis (vol. 2). Neapoli, pp. 1‐668. Gussone G (1845) Florae siculae Synopsis, Addenda et Emendanda: 775‐920. Neapoli. Lojacono‐Pojero M (1888‐1909) Flora sicula (vol. 1‐3). Palermo. Lorenz R, Lorenz K (2002) Zur Orchideenflora zirkumsizilianischer Inseln. Jahresbericht des Naturwissenschaftlichen Vereins Wuppertal 55: 100‐162. Mazzola P, Geraci A, Raimondo FM (2001) Endemismo e biodiversità floristica nelle isole circumsiciliane. Biogeographia nuova serie 22: 45‐63. Pasta S, La Mantia T (2013) Species richness, biogeographic and conservation interest of the vascular flora of the satellite islands of Sicily: patterns, driving forces and threats. In: Cardona Pons E. et al. (Eds), 2nd Botanical Conference in Menorca. Proceedings and abstracts: 201‐240. Modelgrafic SL, Maò. Pignatti S (1971) Studi sui Limonium. VIII. In: Heywood VH (Ed.) Flora Europaea. Notulae Systematicae ad Floram Europaeam spectantes No. 11. Botanical Journal of Linnean Society 64(4): 361‐369. Ross H (1906) Contribuzioni alla conoscenza della flora sicula. II – Isola di Pantelleria. Bullettino della Società Botanica Ita‐ liana 1906: 38‐45. Sommier S (1922) Flora dell’isola di Pantelleria. Regio Istituto Botanico di Firenze, 1: 1‐110.

AUTORI Salvatore Brullo ([email protected]), Salvatore Cambria ([email protected]), Pietro Minissale ([email protected]), Gianmarco Tavilla ([email protected]), Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Am‐ bientali, Università di Catania, Via Antonino Longo 19, 95125 Catania Autore di riferimento: Gianmarco Tavilla Notiziario della Società Botanica Italiana, 4 (2020) 11 Atti riunioni scientifiche

Nuovi dati sulla distribuzione e sull’ecologia di Solenopsis bivonae (Campanulaceae) in Sicilia

S. Cambria, A. Crisafulli, R.M. Picone

Solenopsis bivonae (Tineo) M.B.Crespo, Serra & Juan è una piccola pianta perenne endemica di alcune isole del Mediterraneo, quali Cipro, Creta, Sardegna e Sicilia (Crespo et al. 1998). In quest’ultimo territorio la specie è stata talvolta indicata, erroneamente, come Solenopsis minuta (L.) C.Presl subsp. minuta o S. minuta subsp. nobilis (F.E.Wimm.) Meikle da vari autori (Giardina et al. 2007, Raimondo et al. 2010, Pignatti 2017‐2019). In Sicilia la specie risulta alquanto rara e localizzata, essendo nota principalmente nella parte nord‐occidentale dell’isola e in particolare sulle Madonie (Gussone 1827, Lojacono 1903, Marcenò, Raimondo 1977, Raimondo et al. 2004, Giardina et al. 2007), presso Palermo, lungo il fiume Oreto, e a Mondello (Gussone 1827, Todaro 1873, Lojacono 1903), Misilmeri al piano della Stoppa (Todaro 1873), Ficuzza (Todaro 1873, Gianguzzi 2004), Gorgo Dingoli (Lojacono 1903), Tumminia presso Ventimiglia (Todaro 1873), Partinico (Todaro 1873, Lojacono 1903), nel Trapanese ad Alcamo, Calatafimi e Bosco d’Angibè (Todaro 1873, Lojacono 1903) e sui monti Sicani nella valle del fiume Sosio (Marcenò et al. 1985). Attualmente, sulla base di verifiche svolte negli ultimi anni, la specie non è stata rinvenuta in molte delle stazioni storiche, a causa dell’intenso disturbo Fig. 1 antropico e del degrado degli ambienti idonei alla sua Solenopsis bivonae nella stazione inedita rinvenuta sui crescita. In particolare è degna di nota la quasi totale Monti Peloritani. scomparsa di S. bivonae dal corso del fiume Oreto, che rappresenta il locus classicus della specie, dove un tempo era assai comune arrivando fin dentro la città di Palermo, mentre è oggi rarissima nell’area con piccole popolazioni molto frammentate ed in via di scomparsa. Nel Trapanese le numerose stazioni note in letteratura non sono state confermate, così come numerosi altri siti della Sicilia occidentale segnalati tra fine Ottocento ed inizio Novecento. Le popolazioni più abbondanti a livello regionale sono quelle localizzate sulle Madonie, dove la specie è relativamente frequente, soprattutto sui substrati quarzarenitici del settore orientale del massiccio tra 1.000 e 1.500 m di altitudine, prediligendo le superfici inondate con suoli limoso‐argillosi che mantengono un certo grado di umidità anche durante il periodo estivo. In particolare, S. bivonae si inserisce frequentemente in cenosi igrofile legate sia ai cosiddetti “margi”, cioè acquitrini di limitata estensione alimentati da piccole sorgenti, sia alle ultime torbiere presenti in Sicilia, localmente note come “triemule”. Si tratta di ambienti molto peculiari dal punto di vista ecologico, essendo caratterizzati da suoli molto acidi, basse temperature, scarsa ossigenazione e una marcata povertà di nutrienti (Petronici et al. 1978). Sulla base dei rilievi effettuati in queste comunità, S. bivonae risulta associata a varie specie igrofile, quali Peplis portula L., Ranunculus fontanus C.Presl, Carex remota L., C. paniculata L., C. punctata Gaud., C. distans L., Isolepis setacea (L.) R.Br., Hypericum tetrapterum Fr., ed inoltre ad alcune briofite, come Sphagnum subsecundum Nees e Aulacomnium palustre (Hedw.) Schwägr. A quote più basse, S. bivonae si localizza su pareti umide di natura prevalentemente carbonatica interessate da stillicidi o comunque da una marcata umidità edafica, come nelle stazioni del Palermitano e Sicani. Qui essa è legata a comunità vegetali ricche in Adiantum capillus‑veneris L. e numerose briofite. Indagini floristiche effettuate nella Sicilia nord‐orientale hanno permesso di individuare una nuova località situata sui Monti Peloritani, in uno stretto vallone del torrente Mela. Tale ritrovamento, oltre ad ampliare notevolmente l’areale siciliano della specie, rappresenta l’unico sito dell’isola in cui S. bivonae cresce su rupi stillicidiose di natura metamorfica (Unità del Mela) (Lentini et al. 2000). In questa stazione, la specie partecipa a comunità igrofile caratterizzate, 12 Notiziario della Società Botanica Italiana, 4 (2020) Gruppo di Lavoro per la Floristica, Sistematica ed Evoluzione

analogamente ad altre di bassa quota, dalla presenza di Adiantum capillus‑veneris, Agrostis stolonifera L., Samolus valerandi L., Conocephalum conicum (L.) Underw. e Eucladium verticillatum (Bridel) Bruch & Schimper. Nel complesso si può evidenziare che S. bivonae mostra in Sicilia un’areale piuttosto frammentato, localizzandosi in habitat estremamente peculiari rappresentati da superfici molto ridotte, fortemente minacciate dall’alterazione del regime idrico che ne consente la sopravvivenza.

Letteratura citata Crespo MB, Serra L, Juan A (1998) Solenopsis (Lobeliaceae): a genus endemic in the Mediterranean Region. Plant Systematics and Evolution 210(3): 211‐229. Gianguzzi L (2004) Il paesaggio vegetale della Riserva Naturale Orientata “Bosco della Ficuzza, Rocca Busambra, Bosco del Cappelliere, Gorgo del Drago”. Collana Sicilia Foreste 22. Palermo. Giardina G, Raimondo, F M, Spadaro V (2007) A catalogue of plants growing in Sicily. Bocconea 20: 5‐582. Gussone G (1827) Florae Siculae Prodromus, 1. Regia Typographia, Napoli. Lentini F, Carbone S, Grasso M, (2000) Carta Geologica della Provincia di Messina (2000) – Scala 1:50.000. Lojacono Poiero M (1903) Flora Sicula, 2(1). Tip. Boccone del Povero, Palermo. Marcenò C, Colombo P, Princiotta R (1985) Ricerche climatologiche e botaniche sui Monti Sicani (Sicilia centro occidentale). ‘’La flora”. Naturalista Siciliano 8: 69‐133. Marcenò C, Raimondo FM (1977) Carex pallescens L. e C. paniculata L. rinvenute per la prima volta in Sicilia sulle Madonie. Giornale Botanico Italiano 111: 362‐363. Petronici C, Mazzola P, Raimondo FM (1978) Nota introduttiva allo studio degli ambienti idromorfi delle Madonie. Naturalista Siciliano, ser. 4, 2(1‐2): 11‐24. Pignatti S (2017‐2019) Flora d’Italia, 1‐4. Edagricole, Milano. Raimondo FM, Domina G, Spadaro V (2010) Checklist of the vascular flora of Sicily. Quaderni di Botanica Ambientale e Applicata 21: 189‐252. Raimondo FM, Mazzola P, Domina G (2004) Check‐list of the vascular plants collected during Iter Mediterraneum III. Bocconea 17: 65‐231. Todaro A (1873) Adnotationes ad indicem seminum Horti Regii Botanici Panormitani Ann. 1872. Nuovo Giornale Botanico Italiano 5: 156‐160.

AUTORI Salvatore Cambria ([email protected]), Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali, Università degli studi di Catania, Via Antonino Longo 19, 95125 Catania Alessandro Crisafulli ([email protected]), Rosa Maria Picone ([email protected]), Dipartimento ChiBioFarAm, Università degli Studi di Messina, Via Stagno d’Alcontres, 98100 Messina Autore di riferimento: Salvatore Cambria Notiziario della Società Botanica Italiana, 4 (2020) 13 Atti riunioni scientifiche

Dati preliminari sul sequenziamento massivo del DNA nucleare e filogeografia del DNA plastidiale a supporto della tassonomia di Viola sect. Melanium (Violaceae)

S. Cardoni, A. Scoppola, M.C. Simeone

Viola L. sect. Melanium DC. ex Ging. è un gruppo monofiletico e morfologicamente ben definito di viole. Esso comprende circa 125 specie perenni o annuali (Marcussen et al. 2015), principalmente distribuite in Europa e Asia occidentale (Yockteng et al. 2003, Randall 2004, Marcussen et al. 2015). In Europa è rappresentata da più di 50 taxa (Erben 1985), il cui nucleo di diversità è situato nel Sud Europa, in Italia e nella penisola Balcanica (Erben 1996). In Italia sono presenti 23 specie, di cui 5 annuali (Pignatti 2017): V. arvensis Murray, V. kitaibeliana Schult., V. hymettia Boiss. & Heldr., V. parvula Tineo e V. tricolor L. Negli ultimi decenni, studi effettuati principalmente su base morfologica (Colombo et al. 2007, Scoppola, Lattanzi 2012) e approfonditi su base filogenetica (Marcussen et al. 2015) e citologica (Magrini, Scoppola 2015a, Tomović et al. 2016) hanno chiarito parzialmente la composizione e le relazioni tra i principali gruppi della sezione. Nonostante questo, la tassonomia delle specie annuali è considerata particolarmente critica, in quanto esse sono contraddistinte da scarsità di specifici caratteri diagnostici e da forte plasticità fenotipica, che hanno causato continue verifiche e revisioni (Magrini, Scoppola 2015b, Scoppola, Magrini 2019). Tali criticità sono probabilmente dovute alla recente origine della sezione, alla marcata presenza di poliploidia e disploidia, e alla frequente ibridazione (Marcussen et al. 2015), oltre alla mancanza di un chiaro quadro filogenetico (Yockteng et al. 2003). Abbiamo utilizzato differenti approcci molecolari al fine di contribuire alla comprensione dell’assetto tassonomico ed evolutivo del gruppo di Viola tricolor (V. kitaibeliana, V. hymettia, V. arvensis e V. tricolor), campionando attraverso l’areale europeo. Cinque ulteriori specie (V. reichenbachiana Jord. ex Boreau, V. etrusca Erben, V. eugeniae Parl., V. aethnensis (DC.) Strobl. e V. frusinatae Moraldo & Ricceri) sono state utilizzate come outgroup. Un’inferenza filogeografica è stata dedotta approfondendo la diversità genetica di 3 marcatori molecolari plastidiali (rps19‑trnH, trnH‑psbA, trnd‑trnY) su un totale di 57 individui. Infine, è stato ottenuto il sequenziamento massivo (High‐Throughput Sequencing ‐ HTS) di una regione del DNA ribosomale nucleare (5S‐ IGS) ad alta risoluzione filogenetica (Mlinarec et al. 2016), al fine di esplorare le relazioni intragenomiche, inter‐ ed intraspecifiche. Per questa analisi, abbiamo utilizzato DNA genomico proveniente sia da individui singoli che da individui raggruppati su base tassonomica e geografica, per un totale di 30 campioni. Il Network filogenetico (Fig. 1) ha identificato un’alta mescolanza interspecifica delle genealogie plastidiali, da cui

Fig. 1 Median Joining haplotype network dei marcatori plastidiali rps19‐trnH + trnH‑psbA + trnd‑trnY concatenati. 14 Notiziario della Società Botanica Italiana, 4 (2020) Gruppo di Lavoro per la Floristica, Sistematica ed Evoluzione

solo gli outgroup sembrano esclusi. I modelli di diversità ottenuti evidenziano, comunque, una netta differenziazione inter‐ ed intraspecifica tra due cluster principali. Il primo raggruppa esclusivamente individui di V. tricolor e V. arvensis, evidenziando una stretta connessione tra queste due specie e una forte separazione degli individui di V. tricolor da V. kitaibeliana e V. hymettia. Queste ultime mostrano una maggiore vicinanza genetica e sono raggruppate nel secondo cluster insieme ad alcune provenienze di V. arvensis. Gli individui di quest’ultima sono presenti in entrambi i cluster e sembrano separarsi in base a criteri ecologici: alcuni sono legati ad ambienti segetali o ruderali, altri ad ambienti più naturali condividendo alcuni caratteri morfologici di V. kitaibeliana. Di particolare interesse è la presenza di alcuni individui geneticamente molto diversi di V. arvensis e V. tricolor, per i quali sono in corso ulteriori studi di approfondimento con campioni aggiuntivi delle stesse zone; tra questi, spicca un unico individuo di V. tricolor, proveniente dalle Alpi Marittime francesi, posizionato all’interno del secondo macro‐gruppo. Il sequenziamento massivo della regione ribosomale nucleare (5S‐IGS) sui 30 campioni ha prodotto 1.284.380 sequenze totali. Le analisi preliminari sono state condotte sui 6 campioni puri e solo sulle sequenze più abbondanti (> 25) ottenute in ciascun campione, per un totale di 519 sequenze. Le analisi filogenetiche hanno mostrato un’ampia variabilità intra‐genomica delle sequenze 5S, che fa presupporre l’esistenza di diversi loci ribosomali 5S in ciascuna specie in accordo con l’estesa poliploidia/disploidia osservata nella sezione. Le sequenze condivise tra le diverse specie sono molto numerose. Il network delle sequenze viene articolato in cluster maggiori, probabilmente coincidenti con il numero di loci 5S esistenti. Tutte le sequenze di V. arvensis, V. hymettia e V. kitaibeliana si raggruppano solo in due dei suddetti cluster confermando, come per i plastidiali, una forte relazione di vicinanza genetica tra queste specie e minore con V. tricolor. Ulteriori approcci filogenetici saranno necessari per poter assegnare un modello evolutivo alle sequenze dei diversi cluster rappresentanti i loci 5S, presupposto necessario per definire uno schema filogenetico chiaro dell’intera sezione.

Letteratura citata Colombo P, Spadaro V, Raimondo FM (2007) Morpho‐anatomical analysis of Viola tineorum and V. ucriana (Violaceae) endemic to the mountains around Palermo (NW‐Sicily). Bocconea 21: 233‐247. Erben M (1985) Cytotaxonomische Unterschungen an Sudosteuropaischen Viola‐arten der sektion Melanium. Mitteilungen der botanischen Staatssammlung München 21: 339‐740. Erben M (1996) The significance of hybridization on the forming of species in the genus Viola. Bocconea 5: 113‐118. Magrini S, Scoppola A (2015a) Further studies in Viola sect. Melanium (Violaceae). Identity and typification of Viola nana and V. henriquesii, two neglected European atlantic taxa. Phytotaxa 230: 259‐266. Magrini S, Scoppola A (2015b) Cytological status of Viola kitaibeliana (Section Melanium, Violaceae) in Europe. Phytotaxa 238: 288‐292. Marcussen Th, Heier L, Brysting AK, Oxelman B, Jakobsen KS (2015) From gene trees to a dated allopolyploid network: insights from the angiosperm genus Viola (Violaceae). Systematic Biology 64: 84‐101. Mlinarec J, Franjević D, Bočkor L, Besendorfer V (2016) Diverse evolutionary pathways shaped 5S rDNA of species of tribe Anemoneae () and reveal phylogenetic signal. Botanical Journal of the Linnean Society 182: 80‐99 Pignatti S (2017) Flora d’Italia (vol. 2). Edagricole–New Business Media, Milano. Randall RE (2004) Biological flora of the British Isles no. 233: Viola kitaibeliana Schult(es). Journal of Ecology 92: 361–369. Scoppola A, Lattanzi E (2012) Viola section Melanium (Violaceae) in Italy. New data on morphology of Viola tricolor‐Group. Webbia 67: 47‐64. Scoppola A, Magrini S (2019) Comparative palynology and seed morphology in annual pansies (Viola sect. Melanium, Violaceae): implications for species delimitation. Plant Biosystems 153: 883‐899. Tomović G, Niketić M, Lazarević M, Melovski LJ (2016) Taxonomic reassessment of Viola aetolica and Viola elegantula (V. sect. Melanium, Violaceae), with descriptions of two new species from the Balkan Peninsula. Phytotaxa 253: 237‐265. Yockteng R, Ballard Jr HE, Mansion G, Dajoz I, Nadot S (2003) Relationships among pansies (Viola section Melanium) investigated using ITS and ISSR markers. Plant Systematics and Evolution 241: 153‐170.

AUTORI Simone Cardoni ([email protected]), Anna Scoppola ([email protected]), Marco Cosimo Simeone (mcsimeone@ unitus.it), Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali (DAFNE), Università della Tuscia, Via S. Camillo de Lellis, 01100 Viterbo Autore di riferimento: Simone Cardoni Notiziario della Società Botanica Italiana, 4 (2020) 15 Atti riunioni scientifiche

Note nomenclaturali e tassonomiche su Cirsium sect. Eriolepis (Asteraceae) in Italia

E. Del Guacchio, L. Bernardo, P. Caputo, F. Carucci, G. Domina, D. Iamonico

Cirsium sect. Eriolepis (Cass.) Dumort. (= Cirsium sect. Epitrachys DC. ex Duby) è un gruppo tassonomicamente complesso, a causa della variabilità dei caratteri ritenuti diagnostici. Di conseguenza, alcuni taxa sono accettati solo provvisoriamente (Greuter 2006+). Inoltre, la circoscrizione stessa della sezione e il numero di specie incluse sono dubbi. Ad esempio, recenti studi molecolari indicano che la specie più diffusa e variabile, C. vulgare (Savi) Ten., non è compresa nel gruppo monofiletico che include le altre specie della sezione (Ackerfield et al. 2020). Allo stato attuale delle conoscenze, i taxa afferenti a C. sect. Eriolepis (circa 100, tra specie e sottospecie, secondo la delimitazione tradizionale degli autori europei, vedi Petrák 1912, Kharadze 1963, Davis, Parris 1975, Werner 1976) sono caratterizzati da foglie pinnatifide e solitamente coriacee, con segmenti divisi in due lobi basali divaricati e coperti da setole spinose sulla pagina superiore, brattee involucrali mediane con margini dentati e una stretta appendice bruscamente contratta in una spina terminale, pappo non più lungo della corolla (Talavera 2015). La sezione, particolarmente diversificata nelle aree steppiche dell’Asia occidentale e in quelle montuose transcaucasiche (Petrák 1912), è diffusa in tutto il Mediterraneo. In Italia è rappresentata da 14 taxa secondo Greuter (2006+) e Pignatti (2018): Cirsium echinatum (Desf.) DC., C. eriophorum (L.) Scop., C. ferox (L.) DC., C. italicum DC., C. lacaitae Petr., C. lobelii Ten., C. morisianum Reich., C. scabrum (Poir.) Bonnet & Baratte, C. spathulatum (Moretti) Gaud. (spesso considerato una sottospecie di C. eriophorum), C. tenoreanum Petr., C. vallis‑ demonii Lojac., C. vulgare (Savi) Ten. subsp. vulgare, C. vulgare subsp. crinitum (Boiss. ex DC.) Arènes e C. vulgare subsp. silvaticum (Tausch) Arènes (queste ultime sottospecie non sono accettate da molti autori). Generalmente, si tratta di piante di prati e pascoli, cespuglieti e boscaglie. Alcune specie sono tipiche di ambienti collinari e montani, spingendosi ad oltre 2.300 m di altitudine (come C. lobelii), altre sono decisamente più frequenti nella fascia mediterranea. C. lacaitae, endemico della Campania, vegeta nei castagneti e ai margini delle faggete, mentre C. vulgare è da considerare soprattutto un specie sinantropica. Punto di partenza delle indagini tassonomiche sui taxa presenti in Italia è stato lo studio nomenclaturale, per il quale esistono già alcuni contributi (Domina et al. 2014, Del Guacchio, Iamonico 2015, Del Guacchio et al. 2019). Quattro dei nomi attualmente accettati (C. echinatum, C. eriophorum, C. scabrum, C. vulgare) sono combinazioni con basionimo in Carduus L., due nomi sono invece basati su nomi in Cnicus L. (C. ferox, C. spathulatum). Esistono in realtà molti altri nomi di taxa afferenti a questa sezione e descritti su materiale italiano, ma si tratta generalmente di sinonimi, nomi illegittimi o invalidi, come quelli proposti da Gandoger (1887) nell’opera Flora Europae terrarumque adjacentium, che è utique oppressa ai sensi del Codice di Nomenclatura (Turland et al. 2018). Nel nostro studio preliminare, abbiamo cercato di proporre lectotipi appropriati per ciascuno dei nomi accettati e dei più importanti sinonimi. Talvolta, ci siamo imbattuti in casi alquanto interessanti. Per esempio, per i nomi C. morisianum Rchb.f. e C. spurium (DC.) Lacaita, nom. illeg. non (Del.) Del. (rimpiazzato dal nome C. tenoreanum Petr.), Lacaita (1918) indicò accidentalmente degli “autotipi”. A nostro avviso, tali indicazioni vanno interpretate senz’altro come indicazioni di “tipi” ai sensi del Codice (Turland et al. 2018). La ricerca del materiale originale è stata condotta in diversi erbari italiani ed europei (BOLO, BM, CAT, FI, G, H, K, LY, MS, NAP, OHN, P, PAD, PAL, PAV, PRC, RO), ma in alcuni casi la ricerca non ha prodotto gli esiti sperati. Pertanto, per la proposta di lectotipo è stata scelta un’illustrazione riferibile al materiale originale, quando presente. In altri casi si è dovuto ricorrere ad un neotipo. L’analisi del materiale originale ha consentito, in alcuni casi, di correggere sinonimie erronee: Cnicus firmus C.Presl, per esempio, non solo non è sinonimo di C. vulgare, ma è addirittura da riferire ad altro genere. Invece, l’analisi del materiale riferibile alle sottospecie di C. vulgare ha confermato la grande variabilità dei caratteri diagnostici di questa specie, che sembrano segregare indipendentemente. Ciò suggerisce con forza la necessità di un’ulteriore verifica su base morfologica (eventualmente da integrare con dati molecolari), prima di accettare definitivamente la validità delle sottospecie di C. vulgare (vedi anche i dubbi già espressi da D’Antraccoli, Peruzzi 2017). Le indagini fin qui condotte hanno peraltro permesso di “riscoprire” alcuni taxa ormai caduti in oblio. Tra questi, sicuramente merita un approfondimento sistematico C. vallis‑demonii f. calabrum Fiori, endemico della Calabria (Sila e Serra San Bruno). Abbiamo infatti verificato che, in queste popolazioni, i fiori sono costantemente giallastri, mentre nella forma tipica (limitata ai monti siciliani) sono purpurei. Sebbene altre differenze morfologiche, come ad esempio la pelosità delle foglie (Lacaita 1918), non sembrino altrettanto evidenti, la completa separazione geografica suggerirebbe l’opportunità di un riconoscimento tassonomico delle popolazioni calabre.

Letteratura citata Ackerfield J, Funk V, Kelch D, Park DS, Thornhill AH, Yildiz B, Arabaci T, Dirmenci T (2020) A prickly puzzle: generic delimitations in the Carduus‐Cirsium group (Compositae: Cardueae: Carduinae). Taxon 60(4): 715‐738. 16 Notiziario della Società Botanica Italiana, 4 (2020) Gruppo di Lavoro per la Floristica, Sistematica ed Evoluzione

D’Antraccoli M, Peruzzi L (2017) Disentangling infraspecific taxonomy of Cirsium vulgare (Savi) Ten. (Asteraceae) ‐ A first contribution from Tuscany. In: Siniscalco C, Altamura MM, Biondi S, Chiarucci A, Cozzolino S, Peruzzi L, Poli F, Sanità di Toppi L, Tomaselli M (Eds) Atti del 112° Congresso della Società Botanica Italiana: 95. Parma. Davis PH, Parris SB (1975) Cirsium Mill. In: Davis PH (Ed.) Flora of Turkey and the East Aegean Islands, 5: 370‐412. Edinburgh University Press, Edinburgh. Del Guacchio E, Iamonico D (2015) Typifications of the Linnaean names Carduus eriophorus, Carduus eriophorus var. spurius, and Cnicus ferox (Asteraceae) Phytotaxa 238: 196‐200. Del Guacchio E, Caputo P, Iamonico D (2019) Typification of the name Cirsium lacaitae (Asteraceae) Phytotaxa 423: 273‐276. Domina G, Greuter W, Mazzola P, Raimondo FM (2014) Names of Italian vascular plants published by Michele Lojacono Pojero. Flora Mediterranea 24: 215‐232. Gandoger M (1887) Flora Europae terrarumque adjacentium. F. Savy, Parisiis [Paris]. Greuter W (2006+) Compositae (pro parte majore). In: Greuter W, Raab‐Straube E von (Eds) Compositae. Euro+Med Plantbase ‐ the information resource for Euro‐Mediterranean plant diversity. http://ww2.bgbm.org/EuroPlusMed/. Kharadze AL (1963) Cirsium Mill. emend. Scop. In: Bobrov EG, Czerepanov SK (Eds) Flora of the USSR (vol. 28): 51‐215. Editio Academiae Scientiarum URSS, Mosqua [Moskow] and Leningrad [Saint Petersburg]. Lacaita C (1918) Piante Italiane critiche o rare. Nuovo Giornale Botanico Italiano, nuova serie, 25: 97‐145. Petrák F (1912) Der Formenkreis des Cirsium eriophorum (L.) Scop. in Europa. Bibliotheca Botanica 18(78): 1‐92. Pignatti S (2018) Flora d’Italia (2° ed.) (vol. 3), Edagricole, Milano. Talavera S (2015) Cirsium Mill. In: Devesa, J.A., Quintanar, A. & Garcìa, M.A. (eds.) Flora iberica 16(1): 136‐177. Real Jardìn Botanico, CSIC, Madrid. Turland NJ, Wiersema JH, Barrie FR, Greuter W, Hawksworth DL, Herendeen PS, Knapp S, Kusber W‐H, Li D‐Z, Marhold K, May TW, McNeill J, Monro AM, Prado J, Price MJ, Smith GF (Eds) (2018) International Code of Nomenclature for algae, fungi, and plants (Shenzhen Code) adopted by the Nineteenth International Botanical Congress Shenzhen, China, July 2017. Regnum Vegetabile 159. Koeltz Botanical Books, Glashütten. Werner K (1976) Cirsium Mill. In: Tutin TG, Heywood VH, Burges NA, Moore DM, Valentine DH, Walters SM, Webb DA (Eds) Flora Europaea (vol. 4): 232‐241. Cambridge University Press, Cambridge.

AUTORI Emanuele Del Guacchio ([email protected]), Orto Botanico di Napoli, Università Federico II, 80139, Napoli Liliana Bernardo ([email protected]), Dipartimento di Biologia, Ecologia e Scienze della terra, Università della Calabria, 87036, Arcavacata di Rende (Cosenza) Paolo Caputo ([email protected]), Francesca Carucci ([email protected]), Dipartimento di Biologia Vegetale, Sezione di Biologia Vegetale, Università di Napoli Federico II, Via Cinthia, ed. 7, 80126 Napoli Gianniantonio Domina ([email protected]), Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali (SAAF), Università di Palermo, Viale delle Scienze, ed. 4, 90128 Palermo Duilio Iamonico ([email protected]), Dipartimento di Biologia, Università di Pisa, Via Luca Ghini 13, 56126, Pisa Autore di riferimento: Emanuele Del Guacchio Notiziario della Società Botanica Italiana, 4 (2020) 17 Atti riunioni scientifiche

Sull'utilizzo del rango di specie e dei taxa infraspecifici nelle Flore e nelle checklist d’Italia

G. Domina, G. Barone

Il problema nel quale s’imbattono prima o poi tutti i ricercatori impegnati nella sistematica, tassonomia o flori‐ stica è la scelta sul rango da attribuire ad un taxon. Il Codice di Nomenclatura (Turland et al. 2018) non fornisce definizioni dei taxa, lasciando alla sensibilità dei singoli la delimitazione e l’inquadramento. Secondo una ricerca condotta da Hamilton, Reichard (1992) su articoli scientifici di “Plant Science” pubblicati tra il 1987 e il 1990, la classificazione infraspecifica continua ad essere comunemente adottata ma non vi è omogeneità nell’uso dei ranghi impiegati. Globalmente il rango di varietà è risultato essere più usato rispetto a quello di sottospecie, so‐ prattutto tra i ricercatori statunitensi. In Europa è più adottato il rango di sottospecie (Hamilton, Reichard 1992). La mancanza di definizioni chiare e universalmente accettate per i taxa, insieme alla rigidità delle regole del co‐ dice, vengono considerate da molti alla base di questo problema (Arrigoni 1990). Al tempo stesso, però, queste caratteristiche rendono universali delle regole fisse per potere inquadrare la grande varietà di processi biologici che stanno dietro le delimitazioni tassonomiche. Una concezione ampia di specie può determinare una presenza articolata di gruppi infraspecifici, mentre una concezione molto ristretta può ridurre questi gruppi. Linneo (1751) elenca tante specie quante di diversa forma sono state create in principio; le varietà sono ritenute piante mutate per caso in relazione al clima, al suolo, alla temperatura o al vento. Non vi è certezza su chi abbia introdotto in botanica il temine di sottospecie. Boivin (1962) ritiene che il primo esempio si possa trovare in Persoon (1805), ma Greuter (1968) evidenzia che non è possibile in quest’opera discriminare fra le specie dubbie e le sottospecie, per le quali l’autore ha usato lo stesso simbolo. Negli ultimi quarant’anni si è affermata in Europa la prassi di distinguere come sottospecie i taxa differenziati morfologicamente, che hanno evoluto barriere geografiche o ecologiche rispetto agli altri gruppi della stessa specie (vedi Heslop‐Harrison 1953). Le varietà vengono riconosciute nei taxa differenziabili per alcuni caratteri morfologici, il cui areale ricade all’interno della specie alla quale sono attribuite. Queste definizioni sono state formulate da Du Rietz (1930). Ma l’applicazione ampia e generalizzata del rango di sottospecie in Europa si può far risalire a Tutin et al. (1964). La stessa scelta è stata seguita da Greuter et al. (1984) e Jalas Suominen (1987). Lo studio su un’ampia regione geografica porta spesso a considerare a livello infraspecifico i taxa che ricercatori concentrati su aree ristrette sono portati a elevare a rango di specie (Valentine 1970). In Italia, come è cambiato l’uso dei ranghi sottospecifici? Per rispondere a tale quesito abbiamo preso in considerazione le principali Flore e Checklist riferite all’intero territorio italiano. Arrigoni (1990) riporta che alcuni floristi del XIX secolo rileva‐ vano varianti morfologiche, senza attribuirvi un preciso rango tassonomico. Per le opere italiane consultate (Tab. 1) gli autori hanno riportato sempre, nell'introduzione o altrove, i ranghi sottospecifici adottati, indicando il significato attribuito alle lettere davanti agli epiteti infraspecifici. I conteggi sono stati eseguiti manualmente

Tab. 1 Conteggi di specie, sottospecie e varietà presenti nelle diverse opere floristiche italiane.

Flora o Checklist a) specie b) sottospecie c) varietà Totale Rapporto a+b+c b+c/a Bertoloni (1833‐1856) Flora Italica, Bologna 4254 ‐ 623 4877 0,15 Parlatore (1848‐1872) + Caruel (1881‐1894) Flora Italiana, 2861 ‐ 293 3184 0,10 Firenze Cesati et al. (1867‐1875) Compendio della flora italiana 2582 ‐ 463 3045 0,18 Arcangeli (1894) Compendio della flora italiana (2° ed) 4932 1589 195 6716 0,36 Fiori, Paoletti (1896‐1909) Flora Analitica d’Italia, Padova 4137 ‐ 3168 7305 0,77 Fiori (1923‐1929) Nuova Flora Analitica d’Italia, Firenze 3781 ‐ 5219 9000 1,38 Zangheri (1976) Flora italica, Padova 5692 2760 ‐ 8452 0,48 Pignatti (1982) Flora d’Italia, Bologna 5811 1409 ‐ 7220 0,24 Conti et al. (2005) An Annotated checklist of the Italian 6711 923 ‐ 7634 0,14 vascular flora, Roma Bartolucci et al. (2018) + Galasso et al. (2018) An updated 7653 2139 9792 0,28 checklist of the vascular flora native/alien to Italy. Pl. Biosyst. 152. Pignatti et al. (2017‐2019) Flora d’Italia (2° ed), Milano 7402 1254 46 8702 0,18 18 Notiziario della Società Botanica Italiana, 4 (2020) Gruppo di Lavoro per la Floristica, Sistematica ed Evoluzione

sulle opere considerate. Dalla prima Flora d’Italia (Bertoloni 1833) sino a Cesati et al. (1867‐1875) è stato ado‐ perato unicamente il rango di varietà. Arcangeli (1894) ha usato il rango di sottospecie per le variazioni morfo‐ logiche principali rispetto al taxon “tipico” e quello di varietà per le variazioni minori. Fiori, Paoletti (1896‐1909) e Fiori (1923‐1929) adottano un concetto ampio di specie e riducono a semplici varietà un gran numero di taxa quasi sempre riconosciuti da altri a livello di specie. Zangheri (1976) e Pignatti (1982) considerano unicamente le sottospecie. Le checklist redatte negli ultimi anni: Conti et al. (2005), Bartolucci et al. (2018), Galasso et al. (2018) usano anch’esse soltanto il rango sottospecifico. Pignatti et al. (2017‐2019) adotta prevalentemente il rango sottospecifico, ma riporta anche 46 varietà. Inoltre, in Pignatti et al. molte annotazioni sulla variabilità specifica vengono fornite da questi autori nelle note. I numeri complessivi di specie riflettono non solo la conoscenza floristica del territorio, ma anche il concetto di specie utilizzato dall’autore. Nel tempo la conoscenza floristica dell’Italia è aumentata, quindi anche i taxa totali riportati. Il paragone tra opere coeve può però fornire un’idea di come i diversi autori hanno interpretato la di‐ versità floristica.

Letteratura citata Arcangeli G (1894) Compendio della flora italiana (2° ed). Loescher, Torino. 889 pp. Arrigoni V (1990) Interpretazione tassonomica dei gruppi sistematici infraspecifici. Informatore Botanico Italiano 20: 193‐207. Bartolucci F, Peruzzi L, Galasso G, Albano A, Alessandrini A, Ardenghi NMG, Astuti G, Bacchetta G, Ballelli S, Banfi E, Barberis G, Bernardo L, Bouvet D, Bovio M, Cecchi L, Di Pietro R, Domina G, Fascetti S, Fenu G, Festi F, Foggi B, Gallo L, Gottschlich G, Gubellini L, Iamonico D, Iberite M, Jiménez‐Mejías P, Lattanzi E, Marchetti D, Martinetto E, Masin RR, Medagli P, Passa‐ lacqua NG, Peccenini S, Pennesi R, Pierini B, Poldini L, Prosser F, Raimondo FM, Roma‐Marzio F, Rosati L, Santangelo A, Scoppola A, Scortegagna S, Selvaggi A, Selvi F, Soldano A, Stinca A, Wagensommer RP, Wilhalm T, Conti F (2018) An up‐ dated checklist of the vascular flora native to Italy. Plant Biosystems 152: 179‐303. Bertoloni A (1833) Flora Italica (vol. 1). Masi, Bologna. 882 pp. Boivin B (1962) Persoon and the subspecies. Brittonia 14: 327‐331. Cesati V, Passerini G, Gibelli EG (1867‐1875) Compendio della flora italiana (vol. 1‐2). Vallardi, Milano, 208. 496 pp. Conti F, Abbate G, Alessandrini A, Blasi C (Eds) (2005) An Annotated Checklist of the Italian Vascular Flora. Palombi Ed., Roma. 428 pp. Du Rietz GE (1930) The fundamental units of biological taxonomy. Svensk Botanisk Tidskrift 24: 333‐428. Fiori A (1923‐1929) Nuova Flora Analitica d’Italia (vol. 1‐2). M. Ricci, Firenze, 944, 1120 pp. Fiori A, Paoletti G (1896‐1909) Flora Analitica d’Italia (vol. 1‐4). Tip. Del Seminario Padova, 607, 492, 527, 528 pp. Galasso G, Conti F, Peruzzi L, Ardenghi NMG, Banfi E, Celesti‐Grapow L, Albano A, Alessandrini A, Bacchetta G, Ballelli S, Ban‐ dini Mazzanti M, Barberis G, Bernardo L, Blasi C, Bouvet D, Bovio M, Cecchi L, Del Guacchio E, Domina G, Fascetti S, Gallo L, Gubellini L, Guiggi A, Iamonico D, Iberite M, Jiménez‐Mejías P, Lattanzi E, Marchetti D, Martinetto E, Masin RR, Medagli P, Passalacqua NG, Peccenini S, Pennesi R, Pierini B, Podda L, Poldini L, Prosser F, Raimondo FM, Roma‐Marzio F, Rosati L, Santangelo A, Scoppola A, Scortegagna S, Selvaggi A, Selvi F, Soldano A, Stinca A, Wagensommer RP, Wilhalm T, Barto‐ lucci F (2018) An updated checklist of the vascular flora alien to Italy. Plant Biosystems 152: 556‐592. Greuter W (1968) Notulae nomenclaturales et bibliographicae, 3. Considérations sur les taxons infraspécifiques et sur leur designation. Candollea 23: 90‐92. Greuter W, Burdet HM, Long G (1984) Med‐Checklist (vol. 1). Ed. des Conservatoire et Jardin botaniques de la Ville de Geneve,̀ Med‐Checklist Trust of OPTIMA, Genève, Secrétariat Med‐Checklist, Botanischer Garten, Berlin & Botanisches Museum Berlin‐Dahlem. Berlin. 395 pp. Hamilton CW, Reichard SH (1992) Current practice in the use of subspecies, variety, and forma in the classification of wild plants. Taxon 41: 485‐498. Heslop‐Harrison J (1953) New Concepts in Flowering‐plant Taxonomy. 1‐135 pp. London: Heinemann. Jalas J, Suominen J (Eds) (1987) Atlas florae Europaea: distribution of vascular plants in Europe (vol. 1). Cambridge University Press, Cambridge, New York. 180 pp. Linneo C (1751) Phylosophya Botanica in qua explicantur fundamenta botanica. Godofr Kiesewetter, Stockholm. 361 pp. Persoon CH (1805) Synopsis plantarum (vol. 1). CF Cramerum, Paris, JG Cottam, Tubinga. 526 pp. Pignatti S (1982) Flora d’Italia (vol. 1‐3), Edagricole, Bologna. Pignatti S, Guarino R, La Rosa M (2017‐2019) Flora d’Italia (2° ed.) e Flora digitale (vol. 1‐3), Edagricole, Milano. Turland NJ, Wiersema JH, Barrie FR, Greuter W, Hawksworth DL, Herendeen PS, Knapp S, Kusber W‐H, Li D‐Z, Marhold K, May TW, McNeill J, Monro AM, Prado J, Price MJ, Smith GF (2018) International Code of Nomenclature for algae, fungi, and plants (Shenzhen Code) adopted by the Nineteenth International Botanical Congress Shenzhen, China, July 2017. Glashütten, Koeltz Botanical Books [Regnum Vegetabile 159]. Tutin TG, Heywood VM, Burges NA, Valentine DM, Walters SM, Webb DA (Eds) (1964) Flora Europaea (vol. 1). Cambridge University Press, Cambridge, New York. 464 pp. Valentine DH (1970) Infraspecific categories. Biological Journal of the Linnean Society 2: 209. Zangheri P (1976) Flora italica. Cedam, Padova. 1636 pp.

AUTORI Gianniantonio Domina ([email protected]), Giulio Barone ([email protected]), Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali (SAAF), Università di Palermo, Viale delle Scienze, ed. 4, 90128 Palermo Autore di riferimento: Gianniantonio Domina Notiziario della Società Botanica Italiana, 4 (2020) 19 Atti riunioni scientifiche

Flora italiana di interesse comunitario: risultati del IV Report e Piano nazionale di monitoraggio

S. Ercole, V. Giacanelli, T. Abeli, M. Aleffi, G. Bacchetta, G. Barberis, E. Barni, G. Barone, F. Bartolucci, L. Bernardo, D. Bouvet, P. Campisi, A. Cogoni, D. Cogoni, F. Conti, A. Croce, D. Dagnino, L. Deiana, E. Di Gristina, G. Domina, G. Fenu, G. Ferretti, B. Gallino, C. Gangale, D. Gargano, M. Gennai, D. Longo, M.C. Mariani, L. Minuto, C. Montagnani, G. Oriolo, S. Orsenigo, N.G. Passalacqua, M.S. Pinna, S. Poponessi, E. Proietti, M. Puglisi, G. Rossi, A. Santangelo, M. Sarigu, A. Selvaggi, C. Siniscalco, L. Strazzaboschi, C. Turcato, M. Vena, E. Zappa

Nel corso dell’ultimo decennio si è progressivamente strutturata una proficua collaborazione tra ISPRA e SBI per la conoscenza e la tutela delle specie vegetali di interesse Comunitario, protette dalla Direttiva 92/43/CEE. Si tratta di un contingente che rappresenta una minima parte della nostra flora, ma è costituito per circa la metà da specie endemiche e da numerose entità ad areale puntiforme e/o minacciate. Negli stessi anni grande impulso è stato dato alle attività di red listing, con la prima pubblicazione degli assessment delle policy species, che hanno supportato le valutazioni del III ciclo di reporting ex art. 17 della Direttiva (Ercole, Giacanelli 2014, Fenu et al. 2017), fino alle più recenti e comprensive Liste Rosse (Orsenigo et al. 2020). Il reporting è finalizzato a valutare l’efficacia dell’applicazione della Direttiva e a misurare i progressi compiuti; viene effettuato ogni sei anni con metodologie e standard definiti affinché i dati prodotti dagli Stati membri siano integrabili a scala europea (DG Environment 2017). In tale contesto, negli ultimi anni sono stati fatti numerosi passi avanti dall’Italia. Grazie al lavoro congiunto di ISPRA e SBI, le liste di taxa oggi accettate ufficialmente a livello europeo (checklist ex art. 17) sono state aggiornate dal punto di vista nomenclaturale e tassonomico. Sono state aggiunte due specie derivanti da split tassonomici di entità incluse in Direttiva (Centranthus amazonum Fridl. & A.Raynal da C. trinervis (Viv.) Bég.; reuteri Boiss. da A. bertolonii Schott) e avviata la richiesta di inserimento per un taxon incluso negli allegati di Direttiva, ma non ancora riconosciuto nella checklist ex art. 17 per l’Italia (Jacobaea vulgaris Gaertn. subsp. gotlandica (Neuman) B.Nord.). Uno dei risultati tangibili di questa collaborazione è il manuale per il monitoraggio delle specie vegetali di Direttiva (Ercole et al. 2016), a cui hanno contribuito oltre 60 botanici italiani, fornendo protocolli specie‐specifici coerenti con le richieste del sistema europeo di reporting e basati sulle conoscenze scientifiche più aggiornate (Ercole et al. 2017). Questo manuale rappresenta oggi un punto di riferimento per gli Enti ed i tecnici coinvolti e uno strumento utile anche per la formazione in ambito universitario. L’applicazione dei protocolli è stata sperimentata sul campo dalla SBI nel 2019, su un set di 22 taxa rappresentativi del contingente di Direttiva distribuiti sull’intero territorio nazionale, nell’ambito delle più recenti attività di collaborazione con ISPRA. Questa sperimentazione ha permesso di mettere a punto affinamenti metodologici e rimodulare alcuni protocolli. Nello stesso anno, è stato trasmesso ufficialmente alla CE il IV Report nazionale ex art. 17, riferito al periodo 2013‐2018. Per la flora sono stati rendicontati 115 taxa, elaborando 171 schede di reporting (per ciascun taxon in ogni regione biogeografica di presenza), di cui 155 complete di valutazione dello SC, 5 con SC sconosciuto (Sphagnum L. sp. pl. nelle tre regioni biogeografiche di presenza, Aquilegia alpina L. nella reg. continentale e Salicornia veneta Pignatti & Lausi nella reg. mediterranea) e 11 non valutate perché marginali o estinte. Complessivamente, dai risultati del IV Report (Fig. 1) emerge che la flora italiana di Direttiva è in uno SC favorevole nel 43% dei casi (schede di reporting) e sfavorevole nel 54% (41% in SC inadeguato + 13% in SC cattivo). Dal confronto tra III e IV Report non emergono variazioni positive in termini di status delle specie, con un incremento delle percentuali di casi con SC inadeguato (dal 40% al 41%) e con SC cattivo (dal 10% al 13%). La percentuale di casi con SC sconosciuto passa dal 16% al 3%, denotando un aumento delle conoscenze. Ciononostante, ancora in troppi casi i dati derivano da indagini parziali, estrapolazioni e valutazioni expert‑based. Questa Fig. 1 situazione è in linea con quanto emerge anche a scala Stato di conservazione della flora negli ultimi 2 Report (% sul europea, poiché nell’ultimo ciclo di reporting oltre il numero di schede). 40% delle informazioni riportate per gli habitat e le 20 Notiziario della Società Botanica Italiana, 4 (2020) Gruppo di Lavoro per la Floristica, Sistematica ed Evoluzione

specie di Direttiva proviene da indagini parziali e più del 20% si basa esclusivamente sul giudizio di esperti (CE 2020). Un grande sforzo è stato compiuto per rispondere alle richieste introdotte nel IV ciclo di reporting relative alla stima della consistenza delle popolazioni: per 40 specie la stima è stata fornita in numero di individui, dovendo utilizzare spesso estrapolazioni, per 28 in numero di celle 1×1 Km, mentre per i 47 endemiti esclusivi italiani si è potuta scegliere l’unità più idonea fra quelle consentite. Il lavoro ha messo in luce, ancora una volta, che per ottenere dati di popolazione affidabili, coerenti e utili per le valutazioni, sia per tutto il territorio nazionale che per la sola Rete Natura 2000, sarebbe necessario investire risorse economiche nella ricerca e nel monitoraggio. Nell’ottica di produrre informazioni più solide e coerenti, è stato intrapreso il progetto per la realizzazione di un Piano Nazionale di Monitoraggio per le specie e gli habitat terrestri e delle acque interne di Direttiva per supportare le Regioni e le Province Autonome nella definizione dei Piani di monitoraggio regionali, ottimizzare lo sforzo di campionamento e promuovere l’efficienza dell’aggregazione dei dati. Il Piano, che verrà finalizzato in condivisione con il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e con le Regioni, conterrà indicazioni metodologiche ed operative, la prioritizzazione delle specie, l’identificazione di tipologie e disegni di campionamento e alcuni aggiornamenti ai protocolli di monitoraggio. Inoltre sarà corredato da una scheda per ciascuno dei 115 taxa vegetali, con le informazioni essenziali da utilizzare congiuntamente a quelle riportate nel manuale.

Letteratura citata CE (2020) Relazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio e al Comitato economico e sociale europeo. Lo Stato della Natura nell’Unione europea. Relazione sullo stato e sulle tendenze delle specie e dei tipi di habitat protetti dalle direttive Uccelli e Habitat nel periodo 2013‐2018. Bruxelles, 15.10.2020 COM (2020) 635 final. DG Environment (2017) Reporting under Article 17 of the Habitats Directive. Explanatory notes and guidelines for the period 2013‐2018. Brussels. 188 pp. Ercole S, Fenu G, Giacanelli V, Pinna MS, Abeli T, Aleffi M, Bartolucci F, Cogoni D, Conti F, Croce A, Domina G, Foggi B, Forte T, Gargano D, Gennai M, Montagnani C, Oriolo G, Orsenigo S, Ravera S, Rossi G, Santangelo A, Siniscalco C, Stinca A, Sulis E, Troia A, Vena M, Genovesi P, Bacchetta G (2017) The species‐specific monitoring protocols for plant species of Community interest in Italy. Plant Sociology, 54(2), suppl.1: 77‐83. Ercole S, Giacanelli V (2014) Flora. In: Genovesi P, Angelini P, Bianchi E, Dupré E, Ercole S, Giacanelli V, Ronchi F, Stoch F (Eds) Specie e habitat di interesse comunitario in Italia: distribuzione, stato di conservazione e trend: 17‐69. ISPRA, Serie Rapporti 194/2014. Ercole S, Giacanelli V, Bacchetta G, Fenu G, Genovesi P (Eds) (2016) Manuali per il monitoraggio di specie e habitat di interesse comunitario (Direttiva 92/43/CEE) in Italia: specie vegetali. ISPRA, Serie Manuali e linee guida, 140/2016. Fenu G, Bacchetta G, Giacanelli V, Gargano D, Montagnani C, Orsenigo S, Cogoni D, Rossi G, Conti F, Santangelo A, Pinna MS, Bartolucci F, Domina G, Oriolo G, Blasi C, Genovesi P, Abeli T, Ercole S (2017) Conserving plant diversity in Europe: outcomes, criticisms and perspectives of the Habitats Directive application in Italy. Biodiversity and Conservation 26(2): 309‐328. Orsenigo S, Fenu G, Gargano D, Montagnani C, Abeli T, Alessandrini A, Bacchetta G, Bartolucci F, Carta A, Castello M, Cogoni D, Conti F, Domina G, Foggi B, Gennai M, Gigante D, Iberite M, Peruzzi L, Pinna MS, Prosser F, Santangelo A, Selvaggi A, Stinca A, Villani M, Wagensommer RP, Tartaglini N, Duprè E, Blasi C, Rossi G (2020) Red list of threatened vascular plants in Italy. Plant Biosystems. https://doi.org/10.1080/11263504.2020.1739165

AUTORI Stefania Ercole ([email protected]), Valeria Giacanelli, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), Via Vitaliano Brancati, 60, 00144 Roma Thomas Abeli, Michele Aleffi, Gianluigi Bacchetta, Giuseppina Barberis, Elena Barni, Giulio Barone, Fabrizio Bartolucci, Liliana Bernardo, Daniela Bouvet, Patrizia Campisi, Annalena Cogoni, Donatella Cogoni, Fabio Conti, Antonio Croce, Davide Dagnino, Luca Deiana, Emilio Di Gristina, Gianniantonio Domina, Giuseppe Fenu, Giulio Ferretti, Bruno Gallino, Carmen Gangale, Domenico Gargano, Matilde Gennai, Daniela Longo, Maria Chiara Mariani, Luigi Minuto, Chiara Montagnani, Giuseppe Oriolo, Simone Orsenigo, Nicodemo G. Passalacqua, Maria Silvia Pinna, Silvia Poponessi, Elisa Proietti, Marta Puglisi, Graziano Rossi, Annalisa Santangelo, Marco Sarigu, Alberto Selvaggi, Consolata Siniscalco, Luca Strazzaboschi, Claudia Turcato, Maurizio Vena, Elena Zappa, Gruppo per la Conservazione della Natura della Società Botanica Italiana onlus Autore di riferimento: Stefania Ercole Notiziario della Società Botanica Italiana, 4 (2020) 21 Atti riunioni scientifiche

La flora vascolare di un ambiente fluviale da riqualificare nelle Crete Senesi: tra frammenti di naturalità e specie esotiche

E. Fanfarillo, C. Angiolini

Le aree umide sono tra gli ambienti naturali maggiormente compromessi dalle pressioni antropiche. Operazioni di bonifica, inquinamento delle acque, urbanizzazione e modifiche strutturali ai corsi d’acqua portano sovente all’alterazione e/o alla completa scomparsa di interi ecosistemi e della biodiversità che questi supportano (Ram‐ sar Convention on Wetlands 2018). L’area delle Crete si estende per circa 750 km2, dalla città di Siena verso sudest, fino a lambire il Lazio e l’Umbria. Il paesaggio è quello tipico delle colline argillose plioceniche d’Italia, caratterizzato da rilievi di modesta altitu‐ dine profondamente incisi da piccoli corsi d’acqua (Boscagli, 1988). Frequenti sono forme di erosione peculiari quali i calanchi e le biancane, che contribuiscono a conferire al paesaggio uno spiccato valore ambientale e cul‐ turale (Phillips 1998) e che sono state ampiamente indagate dal punto di vista botanico (Maccherini et al. 2000, 2011, Gallart et al. 2013), vista la loro peculiarità e il forte rischio di scomparsa. Molto scarsi sono, invece, gli studi floristico‐vegetazionali relativi ad ambienti fluviali. In questa prospettiva, un progetto di riqualificazione paesaggistica, culturale e ambientale, denominato “Contratto di Fiume La Lama” e finanziato dalla Regione To‐ scana, ha come oggetto il torrente Bestina, il cui corso si snoda per appena 7 km, proprio attraverso l’area cen‐ trale delle Crete Senesi, dalle sorgenti presso Serre di Rapolano fino alla confluenza con il Copra, affluente dell’Ombrone. Il corso d’acqua, con un sistema di gestione delle acque che collega l’ambiente naturale con quello antropico, costeggia il paese di Asciano, dove alimentava un sistema di antichi mulini per la macinazione del frumento, che è ancora oggi la principale coltura nella zona (Barlucchi 1997). All’interno di questo progetto, nel corso della primavera‐estate 2020, è stata effettuata un’indagine conoscitiva sulla flora vascolare del tratto “ur‐ bano” del Bestina e delle sue immediate adiacenze. La flora rinvenuta è stata caratterizzata dal punto di vista corologico e delle forme biologiche secondo Pignatti et al. (2017‐2019), nell’ottica di effettuare valutazioni sullo stato di conservazione. L’indagine ha portato al censimento di 291 taxa di rango specifico e sottospecifico. Diversi i taxa di nuova segnalazione per la provincia di Siena: Bolbo‑ schoenus glaucus (Lam.) S.G. Sm., Galium murale (L.) All. e Glyceria notata Chevall. tra le autoctone; Ama‑ ranthus bouchonii Thell., Dichondra micrantha Urb. e Platanus hispanica Mill. ex Münchh. tra le alloctone. Per Callitriche palustris L., particolarmente frequente nel corso d’acqua (Fig. 1), esistono solo segnalazioni storiche dubbie per il Monte Amiata (Selvi 1996). Le famiglie più cospicue sono le Poaceae (13,3% delle specie censite), le Asteraceae (12,2%) e le Fabaceae (7,5%). Discretamente rappresentate anche Rosa‐ ceae, Lamiaceae (4,8%), Polygonaceae e Brassicaceae (3,4%). Dal punto di vista corologico, prevalgono le specie Eurimediterranee (26,6% del totale), seguite dalle Eurasiatiche (19%). Cospicuo è il contingente di taxa ad ampia distribuzione (14,2%), così come quello di entità Paleotemperate (13,5%). Le specie alloctone rappresentano l’8,3% del totale e sono per la maggior parte neofite. Per quanto riguarda le forme biologiche, prevalgono Terofite (39,1%) ed Emicriptofite (30,5%). L’abbondanza di specie an‐ nuali è chiaramente riconducibile all’alterazione dei luoghi ad opera dell’uomo, che favorisce l’ingresso di

Fig. 1 specie sinantropiche (Euphorbia peplus L., Poa annua Tratto del Torrente Bestina in buono stato di conserva‐ L., Stellaria media (L.) Vill. subsp. media) sia ruderali, zione con Callitriche palustris L., Helosciadium nodiflorum nei siti degradati o antropizzati, sia commensali delle (L.) W.D.J.Koch, Nasturtium officinale R.Br. e Veronica ana‑ colture, nei numerosi orti presenti lungo il torrente. gallis‑aquatica L. Numerose le specie legnose, ripartite tra Fanerofite 22 Notiziario della Società Botanica Italiana, 4 (2020) Gruppo di Lavoro per la Floristica, Sistematica ed Evoluzione

(11,8%), Camefite (4,5%) e Nanofanerofite (2,1%). Cospicue anche le Geofite (9,7%) che, grazie ai loro organi sotterranei, sono in grado di resistere a prolungati periodi di sommersione, mentre le Idrofite e le Elofite sono scarsamente rappresentate (rispettivamente 1,7% e 0,7%). L’indagine ha mostrato un generale contrasto nei li‐ velli di naturalità tra le aree prettamente acquatiche e di greto, che sono apparse in buono stato di conservazione, e quelle emerse, molto più degradate. La flora acquatica e palustre è , infatti, ricca di elementi di pregio, mo‐ strando in generale una larga prevalenza di specie autoctone tipiche degli ambienti umidi, tra cui specie rare o poco diffuse come la già menzionata Callitriche palustris L., assieme a Sparganium neglectum Beeby, Stachys pa‑ lustris L. e Zannichellia palustris L. In questo contesto, fanno eccezione alcuni tratti di greto e sponda colonizzati da esotiche (Bidens frondosa L., Paspalum distichum L., Xanthium italicum Moretti). Al contrario, gli argini e i siti immediatamente circostanti il corso d’acqua sono decisamente alterati dall’azione antropica ed in particolare dal disturbo meccanico. Tali aree sono caratterizzate da una marcata invasione di specie alloctone, tra le quali sono particolarmente diffuse neofite come Ailanthus altissima (Mill.) Swingle, Bidens frondosa L., Helianthus tu‑ berosus L., Phytolacca americana L. e Robinia pseudoacacia L. In ragione di ciò, sarà proprio in queste aree che dovranno concentrarsi i futuri interventi per la riqualificazione del tratto fluviale dal punto di vista naturali‐ stico.

Letteratura citata Barlucchi A (1997) II contado senese all’epoca dei Nove: Asciano e il suo territorio tra due e trecento. Leo S. Olschki, Firenze. Boscagli A (1988) La vegetazione dei suoli argillosi pliocenici della Toscana meridionale. 3. Evoluzione dei pascoli nelle Crete senesi. Ecologia Mediterranea 14(3‐4): 85‐94. Gallart F, Marignani M, Pérez‐Gallego N, Santi E, Maccherini S (2013) Thirty years of studies on badlands, from physical to vegetational approaches. A succinct review. Catena 106: 4‐11. Maccherini S, Chiarucci A, De Dominicis V (2000) Structure and species diversity of Bromus erectus grasslands of biancana badlands. Belgian Journal of Botany 133: 3‐14. Maccherini S, Marignani M, Gioria M, Renzi M, Rocchini D, Santi E, Torri D, Tundo J, Honnay O (2011) Determinants of plant community composition of remnant biancane badlands: a hierarchical approach to quantify species‐environment rela‐ tionships. Applied vegetation science 14(3): 378‐387. Phillips CP (1998) The Crete Senesi, Tuscany: A vanishing landscape? Landscape and Urban Planning 41: 19‐26. Pignatti S, Guarino R, La Rosa M (2017‐2019) Flora d’Italia, 2° ed. e Flora digitale. Edagricole‐New Business Media, Milano. Ramsar Convention on Wetlands (2018) Global Wetland Outlook: State of the World’s Wetlands and their Services to People. Ramsar Convention Secretariat. Gland, Switzerland. Selvi F (1996) Flora and phytogeography of the volcanic dome of Monte Amiata (central Italy). Webbia 50(2): 265‐310.

AUTORI Emanuele Fanfarillo ([email protected]), Claudia Angiolini ([email protected]), Dipartimento di Scienze della Vita, Università di Siena, Via Pier Andrea Mattioli 4, 53100 Siena Autore di riferimento: Emanuele Fanfarillo Notiziario della Società Botanica Italiana, 4 (2020) 23 Atti riunioni scientifiche

Risultati preliminari sulla morfometria di tre specie affini del genere Santolina (Asteraceae)

A. Giacò, G. Astuti, G. Bacchetta, P. De Giorgi, L. Peruzzi

Il complesso di Santolina chamaecyparissus L. comprende 13 specie native dell’est della Spagna, del sud della Francia e dell’Italia, comprese la Corsica, la Sardegna e le Isole Baleari (Giacò et al. 2020). A queste 13 specie va aggiunta S. chamaecyparissus L., specie pentaploide (2n = 5x = 45) diffusamente coltivata come pianta ornamentale. Di essa non esistono popolazioni naturali note, ma solo popolazioni naturalizzate formatesi probabilmente per via clonale o per agamospermia a partire da individui coltivati (Arrigoni 1977, 1979, 2018). Nell’ambito di questo complesso di specie, il gruppo sardo‐corso è di rilevante interesse tassonomico e biogeografico. Questo gruppo è formato da S. insularis (Gennari ex Fiori) Arrigoni e da S. corsica Jord. & Fourr. La prima specie è endemica della Sardegna centro‐meridionale ed è esaploide (Marchi, D’Amato, 1973), con 2n = 6x = 54 cromosomi. La seconda è presente in Corsica centrale e nord‐orientale e in Sardegna nord‐orientale. Il materiale analizzato per questa entità sulle due isole indica che si tratta di una specie tetraploide (Marchi et al. 1979), con 2n = 4x = 36 cromosomi. Per affinità morfologica, va aggiunta al gruppo anche S. chamaecyparissus, la quale, visti i numeri cromosomici, potrebbe anche essere specie di origine ibrida tra le due specie sardo‐corse. In passato queste tre entità sono state spesso confuse fra di loro e una distinzione più chiara si è avuta solo negli ultimi decenni, dopo la pubblicazione di vari studi citotassonomici (Marchi, D’Amato, 1973, Marchi et al. 1979). Nell’ambito di un progetto di tassonomia integrata che vede come oggetto lo studio di tutte le specie del complesso di S. chamaecyparissus, vengono qui presentati i risultati preliminari circa la morfometria del gruppo sardo‐corso e dell’entità coltivata affine. Sono stati analizzati 20 individui da cinque popolazioni di S. insularis e da due popolazioni di S. corsica. Le popolazioni di S. insularis provengono dal locus classicus (Monti d’Iglesias, presso San Benedetto) e Buggerru nell’Iglesiente (SW Sardegna), Sarcidano (C Sardegna), Supramonte (CE Sardegna) e Gennargentu (C Sardegna). Le popolazioni di S. corsica provengono dal locus classicus (cresta del Monte Pigno in Corsica, in prossimità di Bastia) e dal Montalbo (Nuoro). Per quanto riguarda S. chamaecyparissus, è stata analizzata una popolazione naturalizzata nei pressi di Le Luc in Provenza (Francia meridionale), costituita solamente da 9 individui. Per ogni individuo, sono stati misurati in totale 48 caratteri morfologici, di cui 37 di tipo quantitativo e 9 di tipo qualitativo. I caratteri sono stati selezionati a partire dalle descrizioni e dalle chiavi analitiche riportate nelle più recenti flore (Tison, de Foucault 2014, Arrigoni 2018, Carbajal et al. 2019) e testati preliminarmente su campioni d’erbario già presenti a PI e FI. Un primo risultato riguarda le differenze riscontrate fra le misurazioni da noi effettuate e le misure dei presunti caratteri diagnostici riportate da Arrigoni (2018). Stando alla chiave dicotomica pubblicata da questo autore, la distinzione fra le specie sembrerebbe molto semplice: S. chamaecyparissus sarebbe caratterizzata da capolini emisferici di diametro 8–12 mm e da foglie con lacinie più brevi di 2 mm; S. insularis da capolini emisferici di diametro 10–16 mm e da foglie con lacinie lunghe 2–5 mm; S. corsica da capolini più piccoli (7–10 mm) a forma di coppa e da lacinie molto brevi (1–2 mm). In realtà, in base all’analisi dei campioni, non sono state riscontrate differenze nella forma del capolino. Riguardo al diametro dei capolini, l’unica popolazione ad essere significativamente diversa dalle altre è risultata la popolazione di S. corsica del locus classicus, la quale presenta capolini di 4–6 mm di diametro. Per quanto riguarda S. corsica del Montalbo, la variabilità nella dimensione dei capolini è elevata, con diametro 4–10 mm, tuttavia non significativamente diversa dalle misure rilevate per S. chamaecyparissus e S. insularis. Le lacinie fogliari sono molto brevi in tutte e tre le specie e in generale non superano i 3 mm di lunghezza. Come carattere, pertanto, non sembrano avere alcun valore nel distinguere specie o popolazioni di questo gruppo. Un altro carattere citato da Arrigoni (2018) come distintivo è la morfologia delle squame interfiorali e in particolare la presenza di tomento e la forma dell’apice. Secondo le nostre osservazioni, questo carattere appare irrilevante dal punto di vista tassonomico. Infatti, le squame estratte da uno stesso capolino mostrano forma dell’apice e tomentosità variabili in tutte le popolazioni analizzate. I caratteri morfologici di tipo quantitativo sono stati analizzati attraverso una Analisi delle Componenti Principali (PCA) con lo scopo di esplorare la distribuzione della variabilità morfologica complessiva dei singoli individui. L’analisi mette in evidenza che S. chamaecyparissus si distacca nettamente dal resto delle popolazioni di S. insularis e S. corsica, che invece si sovrappongono molto. In particolare, S. corsica del Montalbo rientra completamente all’interno della più ampia variabilità morfologica riscontrata in quattro delle cinque popolazioni studiate di S. insularis. Sembrano separarsi, da questo gruppo, solo la popolazione di S. insularis proveniente da Buggerru e – in parte – gli individui di S. corsica provenienti dal locus classicus. I dati morfologici di tipo quantitativo sono stati analizzati anche attraverso una Analisi Discriminante (LDA), assegnando di volta in volta gruppi “a priori” diversi sulla base dell’ipotesi tassonomica di partenza ricavata 24 Notiziario della Società Botanica Italiana, 4 (2020) Gruppo di Lavoro per la Floristica, Sistematica ed Evoluzione

dalla letteratura e dei risultati ottenuti dalla PCA. Attribuendo le popolazioni a tre gruppi corrispondenti all’attuale circoscrizione delle tre specie, i risultati della LDA mostrano una percentuale di corretta classificazione pari solo al 76,5%. Il risultato migliore, con una corretta classificazione pari al 97,3%, si ottiene ipotizzando l’esistenza di due soli gruppi: S. chamaecyparissus vs. S. corsica + S. insularis. Buoni risultati, con una corretta classificazione del 95,3%, si ottengono anche ipotizzando i seguenti quattro gruppi a priori: S. chamaecyparissus; S. corsica del locus classicus; S. insularis di Buggerru; le popolazioni sardo‐corse rimanenti. Altrettanto buoni risultati (94,6%) si ottengono ipotizzando di separare S. chamaecyparissus e S. corsica del locus classicus dalle santoline sarde nel loro complesso. La popolazione di Buggerru appare effettivamente diversa a livello morfologico dalle altre popolazioni. Tuttavia, alcune delle differenze individuate, come la minor lunghezza dei getti fertili e la maggiore tomentosità, potrebbero essere imputate al particolare ambiente di crescita, caratterizzato da vicinanza al mare, mentre tutte le altre popolazioni studiate crescono in ambienti collinari e montani. Sulla base dei risultati ottenuti dalle analisi multivariate, l’attuale inquadramento tassonomico pare decisamente insoddisfacente. Le ipotesi alternative nella circoscrizione dei taxa saranno testate in futuro attraverso l’integrazione di diversi approcci, come il DNA barcoding, l’analisi del cariotipo e la morfo‐colorimetria delle cipsele. Potrebbe risultare che S. insularis e S. corsica rappresentino in realtà nient’altro che due citotipi della stessa specie (in questo caso, il nome S. corsica avrebbe la priorità). Oppure, potrebbe emergere che le santoline presenti in Corsica sono effettivamente diverse da quelle presenti in Sardegna e che queste ultime, pur rappresentando una sola specie, presentino al loro interno due diversi citotipi. Infine, non è da escludere la possibilità che le differenze osservate nella popolazione di Buggerru possano avere valore tassonomico. Inoltre, maggiori informazioni cariologiche su popolazioni di entrambe le isole potranno aiutare a comprendere meglio la citogeografia dei due livelli di ploidia sinora segnalati e verificare l’eventuale esistenza di variabilità cromosomica a livello intrapopolazionale.

Ringraziamenti Lavoro finanziato nell’ambito del PRIN n. 2017JW4HZK “PLAN.T.S. 2.0 ‐ towards a renaissance of PLANt Taxonomy and Systematics” capofila Università di Pisa (Principal Investigator: Lorenzo Peruzzi).

Letteratura citata Arrigoni PV (1977) Santoline italiche nuove. Webbia 32(1): 129‐134. Arrigoni PV (1979) Le genre Santolina L. en Italie. Webbia 34(1): 257‐264. Arrigoni PV (2018) Santolina L. In: Pignatti, S. Flora d’Italia (vol. 3): 878. Edagricole, New Business Media, Milano. Carbajal R, Ortiz S, Sáez L (2019) Santolina L. In: Castroviejo SB, Benedí C, Buira A, Rico E, Crespo MB, Quintanar A, Aedo C (Eds) Flora Iberica vol. 16(3): 1938‐1962. Real Jardín Botánico, CSIC, Madrid. Giacò A, Astuti A, Peruzzi L (2020) Typification and nomenclature of the names in the Santolina chamaecyparissus L. species complex (Asteraceae). Taxon: in stampa. Marchi P, Capineri R, D’Amato G (1979) Il cariotipo di Santolina corsica Jord. & Fourr. (Compositae) proveniente da Bastia (Corsica) ed altre osservazioni. Annali di Botanica (Roma) 38: 1‐13. Marchi P, D’Amato G (1973) Numeri Cromosomici per la Flora ltaliana. Informatore Botanico Italiano 5(1): 93‐100. Tison J‐M, de Foucault B (2014) Santolina L. In: Flora Gallica: flore de France: 393. Biotope Editions, Mèze.

AUTORI Antonio Giacò ([email protected]), Giovanni Astuti ([email protected]), Paola De Giorgi ([email protected]), Lorenzo Peruzzi ([email protected]), Dipartimento di Biologia, Università di Pisa, Via Derna 1, 56126, Pisa Gianluigi Bacchetta ([email protected]), Centro Conservazione Biodiversità (CCB), Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente, Università degli Studi di Cagliari, Viale S. Ignazio da Laconi 13, 09123, Cagliari Autore di riferimento: Antonio Giacò Notiziario della Società Botanica Italiana, 4 (2020) 25 Atti riunioni scientifiche

Salicornia veneta (Chenopodiaceae): nuovi dati morfometrici e prime indagini molecolari

M. Iberite, M.A. Wolf, K. Sciuto, A. Sfriso, D. Iamonico

Salicornia L. (Chenopodiaceae, Salicornioideae) è un genere tassonomicamente critico dato l’esiguo numero di caratteri discriminanti, l’elevata plasticità fenotipica e la frequente ibridazione (Kadereit et al. 2012). Kadereit et al. (2012) riconoscono per l’Eurasia 4 specie [S. europea L. (3 sottospecie), S. perennans Willd. (2 sottospecie), S. procumbens Sm. (4 sottospecie) e S. persica Akhani (2 sottospecie)], mentre ulteriori 4 taxa (S. sinus‑persica Akhani, S. persica subsp. rudshurensis Akhani, S. perspolitana Akhani, S. ×tashkensis Akhani) sono considerati dubbi. Riguardo all’Italia, Iberite (2018) riporta 4 specie: S. emerici Duval‐Jouve, S. veneta Pignatti & Lausi, S. dolichostachya Moss. e S. patula Duval‐Jouve. Salicornia veneta è specie endemica italiana (Iberite 2018), sino‐ nimizzata con S. procumbens Sm. subsp. procumbens da Kadereit et al. (2012). Le recenti indagini biometriche condotte da Iberite, Iamonico (2016) sulle popolazioni di S. veneta [fino a quel momento segnalate nella laguna di Venezia e nelle paludi salmastre di S’Ena Arrubia (Oristano)] hanno rilevato una significativa differenza statistica in alcuni caratteri morfologici, inducendo ad ipotizzare che S. veneta potesse essere considerato come taxon distinto a livello sottospecifico da S. procumbens. Recentemente, S. veneta è stata rinvenuta anche in Puglia (Riserva Naturale Statale Saline di Margherita di Savoia; Roma‐Marzio et al. 2017) e Marche (Riserva Naturale Regionale Sentina; Bartolucci et al. 2017). Con lo scopo di accrescere le conoscenze su S. veneta, abbiamo visitato il sito marchigiano e quello pugliese ed eseguito nuove indagini morfometriche. È stato avviato altresì uno studio a carattere molecolare su tutte le po‐ polazioni italiane, inclusi campioni di Salicornia relativi a raccolte del 2019 in laguna di Venezia. La popolazione della Riserva della Sentina è da ascrivere con certezza a S. patula (= S. perennans Willd. s.str.) in relazione al portamento ramificato, le spighe corte e torulose e i fiori chiaramente diseguali. Non avendo rinve‐ nuto individui riferibili a S. veneta sensu Iberite (2018) né a S. procumbens s.l., tale popolazione è stata esclusa dallo studio morfometrico. Ulteriori indagini d’erbario saranno necessarie per verificare la presenza di S. veneta nelle Marche. Riguardo alla popolazione pugliese, essa è attribuibile a S. procumbens s.str., per cui abbiamo raccolto e misurato 40 individui (28 caratteri morfologici) e rielaborato statisticamente la matrice con le altre popolazioni italiane di salicornie tetraploidi [Campalto, Chioggia e Torcello (Venezia), S’Ena Arrubia (Oristano)], per un totale di 199 campioni e 7.363 misurazioni. Le indagini molecolari preliminari sono basate sugli ETS del DNA ribosomiale (Kadereit et al. 2012) e sullo spaziatore plastidiale trnH‐psbA, recentemente indicato come ottimale per lo studio delle Chenopodiaceae (Yao et al. 2017). La ricostruzione filogenetica ottenuta col marker ETS mostra che la popolazione pugliese e quelle venete si col‐ locano nel clado di S. procumbens subsp. procumbens (ribotipo 19). La popolazione sarda si colloca nello stesso clado, ma rientra in un diverso ribotipo (ribotipo 23). La popolazione laziale (Sabaudia) e quella calabrese (Foce del Crati) sono invece filogeneticamente identificabili con S. perennans subsp. perennans. Nella preliminare ricostruzione filogenetica effettuata, basata sul marker trnH‐psbA, si nota come le popolazioni del Veneto e della Puglia (precedentemente identificate come S. procumbens subsp. procumbens, ribotipo 19) si collochino in due cladi distinti. In particolare, le popolazioni venete sono ripartite tra i due cladi, facendo ipotizzare la presenza di due taxa distinti in questo territorio (S. veneta e S. emerici sensu Iberite 2018). Al momento, la man‐ cata amplificazione del marker trnH‐psbA ha impedito di includere la popolazione sarda nell’analisi. Riguardo alle indagini morfometriche, l’Analisi delle Componenti Principali (le prime due componenti spiegano la variabilità dei caratteri al 52,31%) evidenzia 3 gruppi, corrispondenti alle popolazioni pugliese, veneta e sarda. Diversi caratteri sono risultati significativi per distinguere ciascun gruppo dagli altri (es.: altezza della pianta, lunghezza della spiga, distanza tra apice del fiore mediano ed estremità del segmento, numero di segmenti fertili, lunghezza del secondo internodo, larghezza minima e massima del secondo segmento fertile, ecc.), come visualizzato dai Box Plot. I risultati biometrici confermano quelli molecolari. Infatti, la popolazione sarda di S’Ena Arrubia, che presenta un ribotipo differente da quello delle altre popolazioni italiane, sembra distinguersi anche dal punto di vista morfologico. La popolazione pugliese di Margherita di Savoia, caratterizzata da un fenotipo particolare, pur avendo il medesimo ribotipo nucleare delle popolazioni venete, si distingue da alcune di esse nella ricostruzione filogenetica basata sul DNA plastidiale. Kadereit et al. (2012) hanno considerato S. veneta come specie da inclu‐ dere nella variabilità di S. procumbens subsp. procumbens, sinonimizzando i due taxa, ma hanno proposto S. frei‑ tagii (endemica della Turchia centrale) e S. pojarkovae (Mar Bianco e Mare di Barent) come sottospecie separate di S. procumbens (nonostante tutti questi taxa condividano il medesimo ribotipo). Per S. veneta non riportano 26 Notiziario della Società Botanica Italiana, 4 (2020) Gruppo di Lavoro per la Floristica, Sistematica ed Evoluzione

invece alcuna discussione. Dall’indagine preliminare che integra dati morfologici e molecolari possiamo fare al‐ cune considerazioni: 1) una parte delle popolazioni venete si identifica con S. veneta sensu Iberite (2018) e sarebbe da considerare come taxon distinto (come già auspicato da Iberite, Iamonico 2016) da S. procumbens s.str, in relazione alle analisi molecolari basate sul marker plastidiale trnH‐psbA e alle differenze morfologiche ed ecologiche (ha‐ bitat lagunare con escursioni giornaliere di marea); 2) la popolazione pugliese si distingue nell’analisi del DNA plastidiale e potrebbe essere riferita a un differente taxon, morfologicamente ed ecologicamente distinto, ovvero riconducibile a S. emerici sensu Iberite (2018); 3) la popolazione sarda, presentando differenze morfologiche e un ribotipo nucleare diverso da quelle conti‐ nentali, sarebbe da riferire a un taxon diverso dalle altre popolazioni. Concludendo, risulta evidente che il quadro delle salicornie tetraploidi è ancora lontano dall’essere chiarito de‐ finitivamente. Per tale ragione, lo studio molecolare verrà completato includendo altre popolazioni italiane e integrato con relative analisi morfometriche.

Letteratura citata Bartolucci F, Domina G, Adorni M, Alessandrini A, Ardenghi NMG, Banfi E, Baragliu GA, Bernardo L, Bertolli A, Biondi E, Ca‐ rotenuto L, Casavecchia S, Cauzzi P, Conti F, Frisanti MA, D’Amico FS, Di Cecco V, Di Martino L, Faggi G, Falcinelli F, Forte L, Galasso G, Gasparri R, Ghillani L, Gottschlich G, Guzzon F, Harpke D, Lastrucci L, Lattanzi E, Maiorca F, Marchetti D, Me‐ dagli P, Olivieri N, Pascale M, Passalacqua NG, Peruzzi L, Picollo S, Prosser F, Ricciardi M, Salerno G, Stinca A, Terzi M, Vi‐ cianiD, Wagensommer RP, Nepi C. (2017) Notulae to the Italian native vascular flora: 3. Italian Botanist 3: 29‐48. Iberite M. (2018) Salicornia L. In: Pignatti, S. (Ed.) Flora d’Italia (2nd Ed.) vol. 2: 265‐267. Edagricole, Bologna. Iberite M, Iamonico D (2016) Sull’identità di Salicornia veneta (Amaranthaceae) in Italia. Notiziario della Società Botanica Italiana 0: 51‐52. Kadereit G, Piirainen M, Lambinon J, Vanderpoorten A (2012) Cryptic taxa should have names: reflections in the glasswort genus Salicornia (Amaranthaceae). Taxon 61(6): 1227‐1239. Roma‐Marzio F, Peruzzi L, Bernardo L, Bartolucci F, De Ruvo B, Conti F, Giardini M, Domina G, Biondi E, Gasparri R, Casavecchia S, Matera R (2017) Nuove Segnalazioni Floristiche Italiane 3. Flora vascolare (10‐21). Notiziario della Società Botanica Italiana 1: 1‐5. Yao P‐C, Gao H‐Y, Wei Y‐N, Zhang J‐H, Chen X‐Y, Li H‐Q (2017) Evaluating sampling strategy for DNA barcoding study of coastal and inland halo‐tolerant Poaceae and Chenopodiaceae: a case study for increased sample size. PLoS ONE 12(9): e0185311.

AUTORI Mauro Iberite ([email protected]), Dipartimento di Biologia Ambientale, Università di Roma Sapienza, Piazzale A. Moro 5, 00185 Roma Marion Adelheid Wolf ([email protected]), Katia Sciuto ([email protected]), Adriano Sfriso ([email protected]), Di‐ partimento di Scienze Ambientali, Informatica e Statistica, Ca’ Foscari Università di Venezia, Via Torino 155, 30172 Venezia Mestre Duilio Iamonico ([email protected]), Dipartimento di Biologia, Università di Pisa, Via Luca Ghini 13, 56126 Pisa Autore di riferimento: Duilio Iamonico Notiziario della Società Botanica Italiana, 4 (2020) 27 Atti riunioni scientifiche

Rosa abietina (Rosaceae) specie nuova per il Piemonte

E. Lattanzi

Rosa abietina è citata, ma non descritta, da Grenier (1865) in una lista di specie da lui raccolte nella Chaîne Jurassique (Francia e Svizzera). Successivamente Christ (1873) ne dà una descrizione dettagliata nella sua monografia “Die Rosen der Schweiz”. Anche Schinz, Keller (1909) la indicano per la Svizzera in stazioni altomontane e ne danno una descrizione sintetica: “Aculei gracili, leggermente ricurvi, foglioline pelose, raramente glabre, denti composti; peduncolo e base dell’ipanzio con ghiandole stipitate, capolino stilare lanoso, sepali patenti dopo la fioritura”. Keller revisionò anche i campioni di Rosa dell’Erbario Generale di Roma (RO). Fiori (1924), nella Nota 2a, afferma: “Le seguenti entità rimangono di dubbio riferimento” citando tra le altre anche Rosa abietina Gren.; non ne dà alcuna descrizione ma ne indica la presenza nel “Bergam. in V. Belviso, Comasco in V. Vigna e C. Tic. (Delf.) Svizzera”. Henker (2000) include l’Italia (Sud‐Tirolo) nell’areale di questa specie, ma in realtà non risultano reperti per il Trentino‐Alto Adige (Mair 2006). Sicura e documentata è invece la presenza di R. abietina in Val d’Aosta (Bovio 2014). In Lombardia sono conservati alcuni esemplari raccolti nella provincia di Sondrio, ma la specie è considerata molto rara (Martini et al. 2012). Pignatti (2017) conferma tali dati distributivi, limitando la presenza della specie alle due regioni su indicate. Anche in Flora Alpina (Aeschimann 2004) si fa riferimento alle stesse province: Aosta e Sondrio. Nell’areale citato da Henker (2000) è indicato il Delfinato (Hess et al. 1980). La località del Piemonte in cui R. abietina è stata raccolta faceva parte in effetti del Delfinato e, in prossimità di questa, esiste attualmente il comune di Castel Delfino. I due arbusti, da cui sono stati prelevati alcuni esemplari in frutto, si trovano ai margini di un lariceto (1.735 m s.l.m.) lungo la strada sterrata che da Ruà di Sampeyre (1.536 m s.l.m.) porta alla chiesetta della Madonna Alpina, (2.320 m s.l.m.) alle pendici del Monte Crosa (Cuneo). La sua quota è quindi superiore a quella massima indicata da Henker (1.400 m s.l.m.). In Europa la distribuzione di R. abietina è piuttosto ristretta e comprende le aree mediomontane di: Francia, Svizzera, Italia, Austria, Croazia e, attualmente, anche Slovenia (Lauber, Wagner 1998, Bavcon et al. 2019). Secondo Euro+Med Plantbase [https://www.emplantbase.org, ultimo accesso, 18 settembre 2020] Rosa abietina, specie endemica alpina, sarebbe scomparsa dalla Germania (Kurtto et al. 2004). In realtà in un recente lavoro (Luth 2000) si cita la presenza di R. abietina nel Südbaden. Vengono forniti di seguito, nella Tabella 1, i caratteri diagnostici tra R. abietina e le specie morfologicamente affini R. balsamica Besser e R. tomentosa Sm.

Tab. 1 Caratteri differenziali tra Rosa abietina, R. balsamica e R. tomentosa. Rosa abietina Rosa balsamica Rosa tomentosa Peduncolo con rare ghiandole senza ghiandole con fitte ghiandole stipitate Orifizio 0,9–1,2 mm 0,5–0,8 mm 0,5–0,8 mm Foglie peli semplici su peli semplici su fitta tomentosità pagina inferiore pagina inferiore sulle 2 pagine e superiore e superiore

Letteratura citata Aeschimann D, Lauber K, Moser DH, Theurillat JP (2004) Flora Alpina (vol. 1). Zanichelli, Bologna. 748 pp. Bavcon J, Ravnjak B, Vres B (2019) Wild Roses Diversity (Rosa L.) in Slovenia. University Botanic Gardens, Ljubljana. Bovio M (2014) Flora Vascolare della Valle d’Aosta. Société de la Flore Valdôtaine, Aosta. 355 pp. Christ H (1873) Die Rosen der Schweiz. Basel, Genf., Lyon: 132‐134. Fiori A (1924) Nuova Flora analitica d’Italia (vol. 1).M. Ricci, Firenze. 784 pp. Grenier MCh (1865) Flore de la Chaîne Jurassique (vol. 1). Besançon, Paris. 235 pp. Henker H (2000) Rosa. In Hegi G (Ed.), Illustrierte Flora von Mitteleuropa, Band IV, Teil 2 C: 83‐84. Berlin. Hess HE, Landolt E, Hirzel R (1980) Flora der Schweiz und angrenzender Gebiete (vol. 2) ed 2: 442‐458. Birkhauser, Basel, Stuttgart. Kurtto A, Sennikov A, Lampinen R (2004) Rosaceae. Atlas Florae Europaeae (vol. 13). Helsinki. Lauber K, Wagner G (1998) Flora Helvetica: 538. Bern, Stuttgart, Wien. Luth M (2000) Rosa abietina und andere Funde von Wildrosen aus Südbaden. Acta Rhodologica 2: 65‐73. Mair P (2006) Die Verbreitung der Wildrosen in Südtirol (Provinz Bozen, Italien). Gredleriana 6: 231‐260. Martini F, Bona F, Federici G, Fenaroli F, Perico G (2012) Flora vascolare della Lombardia Centro‐Orientale (vol. 1, 2). Lint 28 Notiziario della Società Botanica Italiana, 4 (2020) Gruppo di Lavoro per la Floristica, Sistematica ed Evoluzione

Editoriale, Trieste. 472, 253 pp. Pignatti S (2017) Flora d’Italia (vol. 2): 733‐734. Edagricole. Milano. Schinz H, Keller R (1909) Flore de la Suisse. F. Rouge et C.ie Editeurs. Lausanne. 320 pp.

AUTORE Edda Lattanzi ([email protected]), Via V. Cerulli 59, 00143 Roma Notiziario della Società Botanica Italiana, 4 (2020) 29 Atti riunioni scientifiche

Caratterizzazione molecolare e fitochimica di specie di elicriso (Helichrysum, Asteraceae) dell’Arcipelago Toscano: risultati preliminari

L. Marini, P. Bruschi, E. Palchetti, M. Michelozzi, G. Cencetti, B. Foggi, G. Fico, C. Giuliani

Helichrysum Mill. sect. Stoechadina (DC.) Gren. & Godr. è caratterizzato da un’ampia variabilità morfologica, ri‐ guardante soprattutto l’habitus e la forma e dimensione di foglie e capolini. Numerose sono state le indagini condotte attraverso approcci di tipo morfologico/morfometrico (Bacchetta et al. 2003, Galbany‐Casals et al. 2006, Conesa et al. 2012, Herrando‐Moraira et al. 2016, Maggio et al. 2016, Puglia et al. 2018), e molecolare (Galbany‐Casals et al. 2009, Puglia et al. 2018) e fitochimico (Maggio et al. 2016, Giuliani et al. 2016), nel tentativo di chiarirne la complessità tassonomica. Tuttavia, permangono ancora molti dubbi e le revisioni tassonomiche sono spesso discordanti (Giuliani et al. 2016). Le classificazioni più recenti concordano nel riportare per la To‐ scana Helichrysum italicum (Roth) G. Don subsp. italicum, H. litoreum Guss. e H. stoechas (L.) Moench subsp. stoe‑ chas. Helichrysum italicum subsp. pseudolitoreum (Fiori) Bacch., Brullo & Mossa è invece indicato da alcuni autori come forma ibrida tra H. italicum s.str. e H. litoreum. La maggior parte delle popolazioni che vengono incluse nel complesso di H. italicum presentano ancora numerose incertezze di tipo tassonomico. A titolo d’esempio, me‐ diante analisi del volatiloma, Giuliani et al. (2016) hanno evidenziato come la popolazione di H. italicum del Monte Capanne (Isola d’Elba) sia molto vicina, dal punto di vista fitochimico, a Helichrysum italicum (Roth) G.Don subsp. tyrrhenicum (Bacch., Brullo & Giusso) Herrando, J.M.Blanco, L.Sáez & Galbany, la cui presenza è però segnalata da Bacchetta et al. (2003) solo per Sardegna e Corsica. In questo lavoro sono presentati i primi risultati di un’analisi condotta a livello fitochimico e molecolare su popolazioni di elicriso dell’Arcipelago Toscano (Isole d’Elba, del Giglio e di Capraia), al fine di evidenziare la variabilità dei profili terpenici e la diversità genetica, anche in funzione di una migliore definizione della loro posizione tassonomica. Il materiale vegetale è stato rac‐ colto nelle seguenti 12 popolazioni distribuite a differente altitudine: Isola del Giglio: Punta di Capo Marino (0‐ 50 m s.l.m.); Punta di Capel Rosso (0‐50 m s.l.m.); Poggio della Chiusa (400 m s.l.m.). Isola d’Elba: Pendici di Cima di Monte (400 m s.l.m.); Marina di Campo, Via dei Rosmarini (0‐50 m s.l.m.); Capo di Fetovaia (0‐50 m s.l.m.); Capo Enfola, Caletta Pinetina (0‐50 m s.l.m.); Pendici Monte Calamita (400 m s.l.m.); Cima di Monte Ca‐ panne (1000 m s.l.m.). Isola di Capraia: Cima di Monte Castello (400 m s.l.m.); Punta di Bellavista (0‐50 m s.l.m.); Spiaggia del Frate (0‐50 m s.l.m.). Per ogni popolazione sono state campionate 15 piante in piena fioritura, che crescevano in posizione soleggiata e non mostravano evidenti attacchi parassitari, per un totale di 172 individui. Da ciascuna pianta sono stati prelevati campioni di infiorescenze e germogli, destinati all’analisi fitochimica e all’analisi molecolare. I campioni raccolti sono stati trasportati in contenitori refrigerati a 4 °C e successivamente posti a ‐20° C fino al momento delle analisi. L’analisi fitochimica è stata condotta mediante un’estrazione tramite sonicazione e macerazione in eptano, uti‐ lizzando tridecano come standard interno alla concentrazione di 20 ppm. L’estratto è stato iniettato nel GC‐MS (Gas Cromatography‐Mass Spectometry). I cromatogrammi GC‐MS sono stati elaborati con il software “Agilent Mass Hunter Quantitative Analysis” attraverso deconvoluzione, sottrazione dinamica del background e confronto degli spettri dei picchi separati con quelli riportati nella libreria NIST 2011. Per l’analisi molecolare, da ogni campione è stato estratto il DNA con metodo CTAB modificato (Doyle, Doyle 1987). Il DNA è stato amplificato con 16 marcatori ISSR (Inter Simple Sequence Repeats). I frammenti ottenuti sono stati separati tramite elet‐ troforesi capillare mediante QIAxcel (Qiagen spa), utilizzando Kit QIAxcel DNA ad alta risoluzione e metodo di corsa OM1200. I frammenti ottenuti vanno da 1 a 10 a seconda del marcatore con dimensioni comprese tra 300pb a 2200pb. Degli oltre 50 composti terpenici rilevati dall’elaborazione dei cromatogrammi, al momento sono stati identificati e quantificati 15 monoterpeni: 2‐bornene, 𝛂‐pinene, 𝛂‐fenchene, camphene, 𝛃‐pinene, sabinene, 3‐carene, mir‐ cene, 𝛂‐phellandrene, 𝛂‐terpinene, limonene, ocimene, 𝛄‐terpinene, p‐ocymene. Tramite correlazione di Pearson, sono stati scelti, per le successive analisi statistiche, i composti meno correlati tra di loro (R < 0,6): 3‐carene, sa‐ binene, ocimene, 𝛄‐terpinene e limonene. Dall’Analisi delle Componenti Principali è evidente la variabilità tra le popolazioni considerate e sono individuabili alcuni raggruppamenti basati sull’altitudine: i rapporti tra i profili terpenici variano passando dalle popolazioni costiere alle popolazioni distribuite a maggior altitudine. In par‐ ticolar modo si nota che Monte Capanne (E VI) risulta separato lungo la prima componente dalle altre popola‐ zioni per carenza di sabinene, 3‐carene e 𝛄‐terpinene. Studi analoghi confermano che Capo Enfola (E IV), zona dove è segnalata la presenza di H. litoreum (Carta et al. 2018), sia l’unica popolazione in cui si è rilevato sabinene (Leonardi et al. 2013). L’elevata variabilità osservata mediante l’analisi della componente monoterpenica è con‐ fermata anche dall’osservazione dei profili ISSR, che evidenziano una elevata diversità sia all’interno di ciascuna 30 Notiziario della Società Botanica Italiana, 4 (2020) Gruppo di Lavoro per la Floristica, Sistematica ed Evoluzione

popolazione che tra le popolazioni. In effetti, i monoterpeni sono considerati di grande utilità come marcatori biochimici a fini tassonomici (Squillace 1976).

Letteratura citata Bacchetta G, Brullo S, Mossa L (2003) Note tassonomiche sul genere Helichrysum Miller ( Asteraceae ) in Sardegna. Infor‐ matore Botanico Italiano 35: 217‐25. Carta A, Forbicioni L, Frangini G, Pierini B, Peruzzi L (2018) An updated inventory of the vascular flora of Elba island (Tuscan Archipelago, Italy). Italian Botanist 6: 1‐22. Conesa MÀ, Mus M, Rosselló JA (2012) Leaf shape variation and taxonomic boundaries in two sympatric rupicolous species of Helichrysum (Asteraceae: Gnaphalieae), assessed by linear measurements and geometric morphometry. Biological Journal of the Linnean Society 106: 498‐513. Doyle JJ, Doyle JL (1987) A rapid DNA isolation procedure for small quantities of fresh leaf tissue. Phytochemistry Bulletin 19: 1115. Galbany‐Casals M, Garcia‐Jacas N, Sáez L, Benedí C, Susanna A (2009) Phylogeny, biogeography, and character evolution in mediterranean, asiatic, and macaronesian Helichrysum (Asteraceae, Gnaphalieae) inferred from nuclear phylogenetic analyses. International Journal of Plant Sciences 170: 365‐380. Galbany‐Casals M, Sáez L, Benedí C, Jarvis CE (2006) Typification of names in Gnaphalium L. and Helichrysum Mill. (Asteraceae), and some taxonomic notes. Taxon 55: 489‐501. Giuliani C, Lazzaro L, Calamassi R, Calamai L, Romoli R, Fico G, Foggi B, Mariotti Lippi M (2016) A volatolomic approach for studying plant variability: the case of selected Helichrysum species (Asteraceae). Phytochemistry 130: 128‐143. Herrando‐Moraira S, Blanco‐Moreno JM, Sáez L, Galbany‐Casals M (2016) Re‐evaluation of the Helichrysum italicum complex (Compositae: Gnaphalieae): a new species from Majorca (Balearic Islands). Collectanea Botanica 35: e009. Leonardi M, Ambryszewska KE, Melai B, Flamini G, Cioni PL, Parri F, Pistelli L (2013) Essential‐oil composition of Helichrysum italicum (Roth) G. Don ssp. italicum from Elba Island (Tuscany, Italy). Chemistry & Biodiversity 10: 343‐355. Maggio A, Bruno M, Guarino R, Senatore F, Ilardi V (2016) Contribution to a taxonomic revision of the Sicilian Helichrysum taxa by PCA analysis of their essential‐oil compositions. Chemistry & Biodiversity 13: 151‐159. Puglia G, Grimaldi S, Pavone P, Spampinato G (2018) Genetic and morphological variability analysis revealed a complex net‐ work in South‐Eastern Sicilian Helichrysum occurrences. Plant Biosystems 152: 142‐151. Squillace AE (1976) Analyses of monoterpenes of conifers by gas‐liquid chromatography. In: Miksche JP (Ed.) Modern Meth‐ ods in Forest Genetics: 120‐157. Springer‐Verlag, Berlin.

AUTORI Lorenzo Marini ([email protected]), Piero Bruschi ([email protected]), Enrico Palchetti ([email protected]), Di‐ partimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali (DAGRI), Università di Firenze, P.le delle Ca‐ scine 18 , 50127 Firenze Marco Michelozzi, ([email protected]), Gabriele Cencetti ([email protected]), Istituto di Bioscienze e Biorisorse (IBBR), Area di Ricerca CNR di Firenze, Via Madonna del Piano 10, 50019 Sesto Fiorentino (Firenze) Bruno Foggi ([email protected]) Dipartimento di Biologia (BIO), Università di Firenze Via La Pira 4, 50121 Firenze. Gelsomina Fico ([email protected]), Claudia Giuliani ([email protected]), Dipartimento di Scienze Farmaceu‐ tiche (DISFARM), Università di Milano, Via Mangiagalli 25, 20133 Milano Autore di riferimento: Lorenzo Marini Notiziario della Società Botanica Italiana, 4 (2020) 31 Atti riunioni scientifiche

Proposta operativa per una ricerca floristica ed ecologica cross‑tassonomica

S. Martellos, M. D’Antraccoli, L. Peruzzi

L’esplorazione floristica di un determinato territorio segue solitamente un approccio di campionamento cosiddetto ‘preferenziale’, durante il quale i rilevatori selezionano, sulla base della loro esperienza, le aree da investigare (Palmer et al. 2002), che possono anche variare in estensione. Soltanto in rari casi si registra il ricorso a disegni di campionamento codificati su base probabilistica (D’Antraccoli et al. 2020), in cui plot di campionamento di area fissa vengono selezionati tramite un approccio statistico, che dovrebbe restituire un campionamento significativamente rappresentativo dell’area di studio totale. Il campionamento può essere ‘random’, ‘sistematico’ o ’stratificato’. La diatriba su quale dei due approcci (preferenziale vs. probabilistico) sia quello che garantisce una “migliore” esplorazione dell’area di studio è in corso da anni (Hédl 2007, Roleček et al 2007, Swacha et al. 2017) e verte anche sul concetto stesso di “migliore”. Se facciamo riferimento al rilevamento di un maggior numero di specie, e in particolare di quelle più rare o occasionali, legate a condizioni microclimatiche particolari, è evidente che il campionamento preferenziale garantisca una migliore esplorazione del territorio (è statisticamente improbabile che una selezione casuale dei plot riesca a includere tutti i micro‐ ambienti potenzialmente presenti in una vasta area). Al contrario, l’approccio probabilistico garantisce sia la replicabilità dei risultati sia il ricorso alla statistica inferenziale (Chiarucci et al. 2018), ed è dimostrato che, oltre un certo numero di plot, la curva di accumulo di specie giunge a un asintoto, cioè, il numero di specie rilevate non aumenta più. I due approcci, quindi, potrebbero essere visti come complementari, piuttosto che contrapposti (D’Antraccoli et al. 2020). È stato infatti evidenziato come il campionamento probabilistico possa essere utile a completare i database floristici con tutte quelle specie molto comuni, o “banali”, che spesso vengono a essere sottostimate nei campionamenti preferenziali (Roleček et al. 2007). Il campionamento probabilistico può garantire una stima – seppur con alcuni limiti da tenere in considerazione – del numero di specie presenti nell’area (Xu et al. 2012), mentre quello preferenziale può individuare quelle specie che difficilmente un campionamento probabilistico riuscirebbe a individuare (Palmer et al. 2002). Nella tradizione dei rilevamenti floristici, che vengono solitamente svolti per gruppi tassonomici (Vondrák et al. 2016, D’Antraccoli et al. 2020), alcuni studi hanno provato a comparare i risultati dei due approcci – preferenziale e probabilistico – discutendone la relativa efficacia (Michalcova et al. 2011, Golodets et al. 2013). Tuttavia, esistono pochi studi che abbiano affrontato il problema dal punto di vista cross‐tassonomico. Questo approccio ha il vantaggio di andare a evidenziare le relazioni ecologiche che si vengono a creare nelle comunità vegetali tra organismi di gruppi diversi. Ovviamente, si tratta di un approccio complesso, che richiede lo sforzo congiunto di esperti di diversi gruppi tassonomici. Nel corso della riunione autunnale del Gruppo di Lavoro per la Floristica, Sistematica ed Evoluzione svoltasi nel 2019, fu proposta un’attività di ricerca cross‐tassonomica, con il coinvolgimento del Gruppo per la Lichenologia. Nei mesi successivi, inoltre, l’attività era stata allargata anche ai Gruppi per la Briologia e la Micologia. L’attività, prevista per Aprile 2020, ha dovuto necessariamente essere rinviata, visto l’esplodere della pandemia di CoVid‐19. Per lo svolgimento dell’attività è stato elaborato un protocollo di campionamento che prevede: 1) Individuazione dell’area di studio. L’area proposta originariamente era quella delle Crete Senesi. Sarà valutato durante l’inverno se mantenere quest’area, o sceglierne un’altra. La scelta verterà, oltre che sulle caratteristiche floristico‐ambientali, anche sulla disponibilità logistica e ricettiva. 2) Suddivisione dei partecipanti in gruppi di circa 4 campionatori, che comprendano idealmente 1‐2 esperti di piante vascolari, 1 lichenologo, 1 briologo e 1 micologo. 3) Divisione dell’area di studio in OGU (Unità Geografiche Operative) di area fissa. 4) Selezione in modo casuale di un certo numero di OGU da campionare. Il numero esatto sarà determinato sulla base del numero di partecipanti, considerando una media di 3 OGU al giorno per gruppo di campionatori. Saranno selezionate anche un certo numero di OGU di riserva, da campionare qualora i tempi di campionamento fossero particolarmente contenuti. 5) Selezione, all’interno di ogni OGU da campionare, di 4 plot multiscalari. Due di questi saranno selezionati a priori secondo una procedura casuale. Gli altri due saranno selezionati liberamente dai campionatori in modo preferenziale. Saranno registrati tutti i tempi di raggiungimento dei singoli plot. 6) Campionamento dei plot a partire dal vertice sud‐ovest, esplorando prima un’area di 1 × 1 m, poi ampliandola a 5 × 5 m, e infine campionando l’intera superficie di 10 × 10 metri, per rilevare anche l’arricchimento di specie al crescere dell’area. Per ogni superficie, dovranno essere registrate le specie presenti e il tempo necessario al campionamento della superficie stessa. Ai partecipanti sarà fornito un libro di campo ove registrare correttamente tutti i dati. Il campionamento dei plot selezionati con il metodo preferenziale dovrà essere fatto prima di quelli selezionati 32 Notiziario della Società Botanica Italiana, 4 (2020) Gruppo di Lavoro per la Floristica, Sistematica ed Evoluzione

con approccio probabilistico, al fine di evitare ogni tipo di bias nella scelta dei plot preferenziali derivante dalle informazioni ottenute da quelli probabilistici. L’attività di campo dovrebbe durare 3 giorni, portando al campionamento di (almeno) 9 OGU per gruppo di campionatori. I dati saranno raccolti e analizzati nei mesi successivi, e i risultati saranno presentati in occasione del successivo congresso della Società Botanica Italiana. I risultati serviranno a una comparazione dei due approcci (probabilistico e preferenziale) in uno studio cross‐tassonomico, comparando non solo le liste di specie, ma anche le rispettive curve di accumulo in base all’area e ai tempi di campionamento (sia di rilevamento che di raggiungimento dei plot). L’attività sarà presentata non solo ai componenti del Gruppo per la Floristica, Sistematica ed Evoluzione, ma anche a quelli dei Gruppi per la Lichenologia, Briologia e Micologia.

Letteratura citata Chiarucci A, Di Biase RM, Fattorini L, Marcheselli M, Pisani C (2018) Joining the incompatible: exploiting purposive lists for the sample‐based estimation of species richness. Annals of Applied Statistics 12: 1679‐1699. D’Antraccoli M, Bacaro G, Tordoni E, Bedini G, Peruzzi L (2020) More species, less effort: Designing and comparing sampling strategies to draft optimised floristic inventories. Perspectives in Plant Ecology Evolution and Systematics 45: 125547. Golodets C, Kigel J, Sapir Y, Sternberg M (2013) Quantitative vs qualitative vegetation sampling methods: a lesson from a grazing experiment in a Mediterranean grassland. Applied vegetation science 16: 502‐508. Hédl R (2007) Is sampling subjectivity a distorting factor in surveys for vegetation diversity? Folia Geobotanica 42: 191‐198. Michalcova D, Lvončík S, Chytrý M, Hájek O (2011) Bias in vegetation databases? A comparison of stratified‐random and preferential sampling. Journal of Vegetation Science 22: 281‐291. Palmer MW, Earls P, Hoagland BW, White PS, Wohlgemuth TM (2002) Quantitative tools for perfecting species lists. Environmetrics 13: 121‐137. Roleček J, Chytrý M, Hájek M, Lvončik S, Tichý L (2007) Sampling design in large‐scale vegetation studies: Do not sacrifice ecological thinking to statistical purism! Folia Geobotanica 42: 199‐208. Swacha G, Botta‐Dukát Z, Kącki Z, Pruchniewicz D, Żołnierz L. (2017) A performance comparison of sampling methods in the assessment of species composition patterns and environment–vegetation relationships in species‐rich grasslands. Acta Societatis Botanicorum Poloniae 86(4): 3561. Vondrák J, Malíček J, Palice Z, Coppins B, Kukwa M, Czarnota P, Sanderson N., Acton A (2016) Methods for obtaining more complete species lists in surveys of lichen biodiversity. Nordic Journal of Botany 34: 619‐626. Xu H, Liu S, Li Y., Zang R, He F (2012) Assessing non‐parametric and area‐based methods for estimating regional species richness. Journal of Vegetation Science 23: 1006‐1012.

AUTORI Stefano Martellos ([email protected]), Dipartimento di Scienze della Vita, Università degli Studi di Trieste, Via L. Giorgieri 10, 34127 Trieste Marco D’Antraccoli ([email protected]), Orto e Museo Botanico di Pisa, Via L. Ghini 13, 56126 Pisa Lorenzo Peruzzi ([email protected]), Dipartimento di Biologia, Università di Pisa, Via Derna 1, 56126 Pisa Autore di riferimento: Stefano Martellos Notiziario della Società Botanica Italiana, 4 (2020) 33 Atti riunioni scientifiche

Osservazioni micromorfometriche su popolazioni calabresi di Pimpinella anisoides (Apiaceae)

C.M. Musarella, V.L.A. Laface, G. Maruca, G. Spampinato

Pimpinella anisoides V.Brig. (Tragoselino meridionale; nome locale “aranzu”) è una specie endemica del sud Italia presente in Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Puglia e Sicilia (Bartolucci et al. 2018), soprattutto nella fascia montana fino a 1.300 m (Maruca et al. 2019) interessata da querceti mesofili e castagneti. In Calabria è diffusa la pratica di raccogliere i suoi frutti per aromatizzare diversi prodotti tradizionali da forno e liquori (Hammer et al. 2000, Maruca et al. 2019). A causa dell’elevato interesse economico, la raccolta di questa specie è diventata ormai indiscriminata, a tal punto che ormai le piante vengono raccolte con i frutti immaturi Fig. 1 e coltivate in acqua fino alla maturazione. Mericarpo di Pimpinella anisoides V.Brig. fotografato e misurato al mi‐ Questa pratica ha portato ad un costo croscopio stereoscopico con il software DeltaPix ©. elevatissimo dei frutti sul mercato locale e a un forte impoverimento genetico delle popolazioni (Hammer et al. 2000). Al fine di preservare le ormai ridotte popolazioni calabresi, presenti soprattutto nella zona del Reventino e della Sila Catanzarese (Calabria Centrale), sono state avviate una serie di indagini botaniche su questa importante specie; sono in fase di approfondimento gli aspetti floristici, vegetazionali, ecologici, fitochimici ed etnobotanici. In accordo con Cano et al. (2017), l’analisi morfometrica di alcune parti delle piante può essere molto utile per poter caratterizzare una specie. In particolare nel genere Pimpinella, così come nella maggior parte delle Apiaceae, i frutti assumono notevole significato diagnostico e sono considerati essenziali nell’analisi tassonomica (Yeşil et al. 2018). In questo contributo si presentano i primi risultati ottenuti da indagini micromorfometriche condotte su diacheni di P. anisoides. I frutti di P. anisoides sono stati esaminati su materiale fresco raccolto in cinque stazioni: Monticelli e Cutura (Comune di Cicala), Cutura (Comune di Sorbo San Basile), Marignano e Pietra di Fota (Comune di Decollatura), a quote comprese tra 700 e 900 m di altitudine, tra luglio 2017 e agosto 2018. Un’analisi preliminare al microscopio ha evidenziato che, mediamente, il 50% frutti erano in buone condizioni, il 30% erano abortiti e il 20% presentavano malformazioni o danni. I mericarpi in buone condizioni sono stati analizzati e misurati tramite stereomicroscopio provvisto di videocamera HD e connesso ad un computer dove è istallato il software DeltaPix inSight ©. Questo programma ha permesso di ricostruire l’immagine mediante un sistema multifocale, di determinare le misure esatte dei frutti a diversi ingrandimenti e di applicare tali misure direttamente sull’immagine dell’oggetto. Lo studio micromorfologico è stato effettuato su un campione di 20 frutti per ciascuna delle cinque stazioni di presenza esaminate. Nel dettaglio sono state misurate: larghezza del frutto, lunghezza del frutto, distanza dall’estremità inferiore alla larghezza massima, larghezza e lunghezza dello stilopodio. I risultati sono stati sottoposti ad analisi della varianza (test ANOVA) che ha evidenziato un elevato valore di significatività dei dati (p < 0,001). I mericarpi sono di forma ovoide, glabri, lunghi 2,77 (± 0,30) mm, larghi 1,33 (± 0,14), con rapporto lunghezza/larghezza di 2,07, mentre la distanza tra la base del mericarpo e la larghezza massima è di 1,12 (± 0,14) mm. Lo stilopodio è lungo 0,45 (± 0,06) mm e largo 0,33 (± 0,09) mm. Lo studio dei caratteri carpologici fornisce informazioni per caratterizzare i frutti maturi di P. anisoides, utili anche per contrastare le raccolte illegali dei frutti immaturi, che da un’analisi svolta su materiale commerciale invece appaiono di forma più allungata e non turgidi.

Letteratura citata Bartolucci F, Peruzzi L, Galasso G, Albano A, Alessandrini A, Ardenghi NMG, Astuti G, Bacchetta G, Ballelli S, Banfi E, Barberis G, Bernardo L, Bouvet D, Bovio M, Cecchi L, Di Pietro R, Domina G, Fascetti S, Fenu G, Festi F, Foggi B, Gallo L, Gottschlich 34 Notiziario della Società Botanica Italiana, 4 (2020) Gruppo di Lavoro per la Floristica, Sistematica ed Evoluzione

G, Gubellini L, Iamonico D, Iberite M, Jiménez‐Mejías P, Lattanzi E, Marchetti D, Martinetto E, Masin RR, Medagli P, Passalacqua NG, Peccenini S, Pennesi R, Pierini B, Poldini L, Prosser F, Raimondo FM, Roma‐Marzio F, Rosati L, Santangelo A, Scoppola A, Scortegagna S, Selvaggi A, Selvi F, Soldano A, Stinca A, Wagensommer RP, Wilhalm T, & Conti F (2018) An updated checklist of the vascular flora native to Italy. Plant Biosystems 152(2): 179‐303. Cano E, Musarella CM, Cano‐Ortiz A, Piñar Fuentes JC, Spampinato G, Pinto Gomes CJ (2017) Morphometric analysis and bioclimatic distribution of Glebionis coronaria s.l. (Asteraceae) in the Mediterranean area. PhytoKeys 81: 103‐126. Hammer K, Laghetti G, Cifarelli S, Spahillari M, Perrino P (2000) Pimpinella anisoides Briganti. Genetic Resources and Crop Evolution 47(2): 223‐225. Maruca G, Spampinato G, Turiano D, Laghetti G, Musarella CM (2019) Ethnobotanical notes about medicinal and useful plants of the Reventino Massif tradition (Calabria region, Southern Italy). Genetic Resources and Crop Evolution 66: 1027‐1040. Yeşil Y, Akalın E, Akpulat A, Vural C (2018) Fruit morphology of the genus Pimpinella (Apiaceae) in Turkey. Anales del Jardín Botánico de Madrid 75(2): e072.

AUTORI Carmelo Maria Musarella ([email protected]), Valentina Lucia Astrid Laface ([email protected]), Giovanni Spampinato ([email protected]) Dipartimento di Agraria, Università “Mediterranea” di Reggio Calabria, Feo di Vito snc, 89122 Reggio Calabria Gina Maruca ([email protected]), Istituto di Bioscienze e Biorisorse, Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR‐IBBR), Via G. Amendola 165/a, 70126 Bari Autore di riferimento: Carmelo Maria Musarella Notiziario della Società Botanica Italiana, 4 (2020) 35 Atti riunioni scientifiche

Patterns geografici nella variabilità fitochimica di Salvia officinalis (Lamiaceae)

N.G. Passalacqua, S. Rovito

Salvia officinalis L. è una pianta aromatica e medicinale conosciuta ed utilizzata sin dall’epoca greco‐romana (Osbaldeston, Wood 2000). Si tratta di una specie mediterranea presente dai Balcani occidentali alla Spagna e al Marocco. Attualmente sono riconosciute cinque sottospecie (Reales et al. 2004, 2013): S. officinalis subsp. officinalis, presente dai Balcani occidentali all’Appennino centro meridionale (Reales et al. 2004); S. officinalis subsp. gallica (W.Lippert) Reales, D.Rivera & Obón; S. officinalis subsp. lavandulifolia (Vahl) Gams, presente in Spagna, Algeria e Marocco (Rosúa Campos, Blanca López 1986); S. officinalis subsp. oxyodon (Webb & Heldr.) Reales, D.Rivera & Obón, endemica del sud della Spagna (Reales et al. 2004); S. officinalis subsp. multiflora Gajic, data come endemica dei Balcani occidentali, ma di cui si sa molto poco (Govaerts 2003). Salvia officinalis subsp. officinalis oggi viene coltivata ed esportata in tutto il mondo; l’elevato valore commerciale ha generato importanti sforzi di ricerca che, unitamente alla crescente richiesta sui mercati globali, ne hanno causato un prelievo eccessivo all’interno delle popolazioni naturali impoverendone, difatti, il patrimonio genetico. Recenti studi filogenetici (Stojanović et al. 2015, Jug‐Dujaković et al. 2020) hanno dimostrato che proprio il complesso balcanico, in particolare l’area della fascia costiera adriatica ed alcune gole interne disgiunte e isolate, sono state la vera e propria culla evolutiva di S. officinalis. Queste aree, caratterizzate da un microclima specifico ed un alto livello di endemismo, possono aver costituito un rifugio glaciale per questa specie durante il Pleistocene, consentendole di sopravvivere ed espandersi nuovamente (Stojanović et al. 2015). Le dinamiche evolutive della specie nel suo attuale areale naturale sono ancora poco chiare; in questo senso, il presente lavoro si pone lo scopo di approfondire sotto il profilo fitochimico le relazioni fra le popolazioni naturali di S. officinalis subsp. officinalis, utilizzando i dati già presenti in letteratura, oltre ai risultati dell’analisi fitochimica effettuata su alcune popolazioni naturali calabresi (Fig. 1). Gli oli essenziali sono stati estratti dalle parti aeree della pianta per distillazione in corrente di vapore ed analizzati tramite gas cromatografia associata a spettrometria di massa (GC‐MS). I risultati ottenuti sono stati integrati ai dati bibliografici in un’unica matrice. L’analisi multivariata è stata effettuata sui composti presenti in almeno il 95% dei casi. La cluster analysis (UPGMA, distanza della Fig. 1 corda) evidenzia la presenza di due gruppi Salvia officinalis L. subsp. officinalis di Civita (Cosenza), Parco Nazionale principali ben strutturati geograficamente. del Pollino. Un primo gruppo racchiude le popolazioni croate, ed un secondo gruppo, più vasto, pone da un lato le popolazioni albanesi e calabresi, e dall’altro quelle di Serbia, Montenegro, Macedonia e Slovenia. Le popolazioni della Bosnia‐ Erzegovina sono ripartite fra i due gruppi. L’Analisi delle Componenti Principali (PCA) conferma, sulle prime due componenti principali, il pattern geografico precedentemente emerso. Le popolazioni di S. officinalis provenienti dalla Croazia sono contraddistinte da un contenuto eccezionalmente alto di β‐thujone (u = 24.3) e β‐pinene (u = 5.4), mentre un più alto contenuto di α‐humulene e β‐caryophyllene differenzia e caratterizza l’altro gruppo. Le popolazioni calabro‐albanesi non presentano alcun costituente fitochimico particolare, piuttosto condividono più alti contenuti in canfora, camphene e bornil‐acetato con il gruppo croato, e in α‐pinene, α‐humulene con quello serbo‐montenegrino. L’analisi di ordinamento rivela, inoltre, che all’interno del gruppo albanese sono presenti alcuni individui, provenienti dall’area di Scutari (Shkodër County), particolarmente vicini al gruppo serbo‐montenegrino. In effetti tale area, che occupa il nord del paese, non è altro che un prolungamento delle Alpi Dinariche, più 36 Notiziario della Società Botanica Italiana, 4 (2020) Gruppo di Lavoro per la Floristica, Sistematica ed Evoluzione

specificatamente dell’altopiano calcareo montenegrino. Tuttavia, non è chiaro se questo pattern rifletta un’affinità genetica oppure l’effetto convergente di un medesimo contesto ambientale. Allo stesso modo, anche due popolazioni calabresi si avvicinano a quelle serbo‐montenegrine per la presenza di viridiflorol e caryophyllene‐oxyde. Inoltre, una popolazione calabrese risulta ben differenziata per la presenza combinata di alti contenuti in β‐pinene e canfora. Il pattern fitochimico risulta abbastanza congruo con quanto già evidenziato dall’analisi molecolare nell’area l’area balcanica (Jug‐Dujaković et al. 2012, Liber et al. 2014, Stojanović et al. 2015, Rešetnik et al. 2016, Jug‐ Dujaković et al. 2020). Per quanto riguarda le popolazioni calabresi, l’affinità con le popolazioni dei Balcani sud‐occidentali segue un pattern già osservato in altri gruppi tassonomici (Passalacqua 1998), così come lo sviluppo di chemiotipi parzialmente differenziati dovuti all’ isolamento genetico (Tundis et al. 2018). Tuttavia, la scarsa quantità di studi fitochimici e la mancanza di studi genetici estesi all’Appennino, comprese le popolazioni del sud Italia, non consentono un confronto dettagliato ed esauriente. Ulteriori studi sono necessari, inoltre, per chiarire l’incidenza dei fattori ambientali sulla composizione fitochimica delle popolazioni e quanto questa possa agire sinergicamente con i fattori genetici.

Letteratura citata Govaerts R (2003) World Checklist of Selected Plant Families Database in ACCESS: 1‐216203. The Board of Trustees of the Royal Botanic Gardens, Kew. Jug‐Dujaković M, Ninčević T, Liber Z, Grdiša M, Šatović Z (2020) Salvia officinalis survived in situ Pleistocene glaciation in ‘refugia within refugia’as inferred from AFLP markers. Plant Systematics and Evolution 306(2): 1‐12. Jug‐Dujaković M, Ristić M, Pljevljakušić D, Dajić‐Stevanović Z, Liber Z, Hančević K, Šatović Z. (2012) High diversity of indigenous populations of dalmatian sage (Salvia officinalis L.) in essential‐oil composition. Chemistry & biodiversity 9(10): 2309‐2323. Liber Z, Židovec V, Bogdanović S, Radosavljević I, Pruša M, Filipović M, Šatović Z (2014) Genetic diversity of Dalmatian sage (Salvia officinalis L.) as assessed by RAPD markers. Agriculturae Conspectus Scientificus 79(2): 77‐84. Osbaldeston TA, Wood RPA (2000) Dioscorides de materia medica: being an herbal with many other medicinal materials written in Greek in the first century of the common era; a new indexed version in modern English. Ibidis Press, Johannesburg. Passalacqua NG (1998) Considerazioni floristiche e fitogeografiche sulla flora lito‐casmofila di alcune cime dell’Appennino meridionale. Webbia52(2): 213‐264. Reales A, Rivera D, Palazon JA, Obon C (2004) Numerical taxonomy study of Salvia sect. Salvia (Labiatae). Botanical Journal of the Linnean Society145(3): 353‐371. Rešetnik I, Baričevič D, Batîr Rusu D, Carović‐Stanko K, Chatzopoulou P, Dajić‐Stevanović Z, Jug‐Dujaković M (2016) Genetic diversity and demographic history of wild and cultivated/naturalised plant populations: evidence from Dalmatian sage (Salvia officinalis L., Lamiaceae). PLoS One 11(7): e0159545. Rosúa Campos J, Blanca López G (1986) Revisión del género Salvia L. (Lamiaceae) en el Mediterráneo Occidental: la sección Salvia. Acta botánica Malacitana 11: 227‐272. Stojanović D, Aleksić JM, Jančić I, Jančić R (2015) A Mediterranean medicinal plant in the continental Balkans: a plastid DNA‐ based phylogeographic survey of Salvia officinalis (Lamiaceae) and its conservation implications. Willdenowia 45: 103‐118. Tundis R, Loizzo MRR, Bonesi M, Leporini M, Menichini F, Passalacqua NGG (2018) A study of Salvia fruticosa Mill. subsp. thomasii (Lacaita) Brullo, Guglielmo, Pavone & Terrasi, an endemic Sage of Southern Italy. Plant Biosystems 152: 130‐141.

AUTORI Nicodemo G. Passalacqua ([email protected]), Simone Rovito, Museo di Storia Naturale della Calabria ed Orto Botanico, Università della Calabria, Via Savinio, 87036 Rende (Cosenza) Autore di riferimento: Nicodemo G. Passalacqua Notiziario della Società Botanica Italiana, 4 (2020) 37 Atti riunioni scientifiche

L'erbario di Vittorio Prati a Genova

S. Peccenini, R. Gatti, C. Sgrò, A.T. Zanoni

L’Istituto di Botanica dell’Università di Genova 35 anni fa (il 27 marzo 1985) ricevette in dono l’erbario del dottor Vittorio Prati dalla vedova Leila Prati. Si tratta di una collezione di circa 2.000 esemplari rappresentanti 1.700 specie. Il compilatore, Vittorio Prati, svolgeva la professione di dentista nel suo studio di via Vannucci a Genova e si interessava di botanica da dilettante, ma con grande accuratezza e competenza. Circa la metà dei suoi campioni proviene dalla Liguria, ma numerose specie sono state raccolte sulle Alpi, anche all'estero, in Italia centrale e meridionale e nelle isole. Le raccolte sono state effettuate fra il 1952 e il 1984, soprattutto fino al 1981, ma gli anni più ricchi di reperti sono quelli iniziali della sua passione: nel triennio 1952‐1954 Prati raccolse 880 campioni. Le erborizzazioni avvenivano durante le escursioni domenicali con gli amici naturalisti, o durante le vacanze estive. In particolare, nel luglio 1952, Prati ha raccolto 86 esemplari in Valle d’Aosta e, nel luglio 1954, 127 in Trentino‐Alto Adige. Manca quasi sempre l’indicazione del raccoglitore; si presume che tali esemplari siano stati raccolti dal dottor Prati stesso. In alcuni cartellini sono invece indicati i raccoglitori: Luigi Cagnolaro, Remigio Cucini, Giuseppe Dalla Fior, Bruno Detassis, Antonia Fusco, Ducezio Grasso, Luisa Moglia, Cecilia Ravaccia, Italia Tommasoni. Questi contributori erano assidui frequentatori del “Pro Natura” con sede presso il Museo di Storia Naturale Giacomo Doria di Genova, salvo Bruno Detassis, famosa guida alpina trentina, e Giuseppe Dalla Fior, noto botanico (Dalla Fior 1969). Vi sono poi, soprattutto negli ultimi anni, raccolte di familiari annotate spesso con diminutivi (Claudio e Karin, Elvi, Toni, Mimi). Luisa Moglia, botanica dilettante ed ottima acquerellista botanica, gli donò circa 100 esemplari da lei raccolti in Liguria e in Francia. Cecilia Ravaccia contribuì con circa 30 esemplari provenienti dalle sue escursioni sulle Alpi Apuane, in Sicilia, in Sardegna e in Germania. 108 campioni risultano senza data di raccolta, mentre 77 sono privi di indicazione di località e 30 l’hanno solo a livello regionale. L’erbario è organizzato in 20 cartelle dal dorso telato con fettucce per la loro chiusura; le cartelle misurano 25,5 × 38 cm e contengono camice con gli exsiccata fissati sulla parte interna della camicia con striscioline di carta gommata, scotch, o scotch telato, a seconda dei periodi. Sull’esterno è indicato il nome della specie con inchiostro, il nome è ripetuto anche all’interno insieme alle indicazioni relative ai dati di raccolta (Fig. 1). Le specie sono disposte in ordine alfabetico. Le camicie contenenti gli exsiccata sono costituite da cartelline di carta di vario tipo misuranti per lo più 24×32 cm, ma alcuni campioni sono fissati in camice più piccole del formato 18,5 × 20, 14 × 21 cm per i reperti di Tommasoni, 11 × 16,5 cm o addirittura 9 × 11,8 cm (foglio del ricettario medico piegato a metà). Alcuni campioni sono fissati su fogli singoli di carta bianca o fogli del ricettario medico e inseriti nelle camice corrispondenti. Gli esemplari, salvo rare eccezioni, sono molto ben conservati, perché sono stati Fig. 1 trattati con 1,4‐diclorobenzene (detto Esemplare di Campanula sabatia De Not. dell’erbario Prati conservato paradiclorobenzene) almeno fino al 1996, in GE. quindi conservati in sacchi di nylon ermeticamente chiusi. Quasi tutti gli esemplari sono stati identificati dall’autore con le chiavi dicotomiche di Dalla Fior (1969), Fiori (1923‐1929), Hegi, Merxmüller (1968); alcuni sono accompagnati da accurate note morfologiche che ne evidenziano la problematicità. Il controllo delle determinazioni è ancora in corso. Le famiglie (secondo la circoscrizione di Pignatti 1982) rappresentate da più specie sono: Asteraceae (277), Fabaceae (181), Brassicaceae (139), Poaceae (135), Caryophyllaceae (92), Apiaceae (85), Lamiaceae (84), Scrophulariaceae 38 Notiziario della Società Botanica Italiana, 4 (2020) Gruppo di Lavoro per la Floristica, Sistematica ed Evoluzione

(79), Cyperaceae (65), Liliaceae (62) e Orchidaceae (41). Gli esemplari di quest’ultima famiglia nel 2003 sono stati rivisti da Pietro Baccino, che ha inserito i dati ricavati dalla sua revisione nel catalogo (Baccino s.d.) Per lo più i taxa rappresentati sono autoctoni, spesso sono specie endemiche italiane o rare in assoluto (Aquilegia lucensis E. Nardi, Campanula excisa Schleich. ex Murith, Centaurea veneris (Sommier) Bég., Convolvulus sabatius De Not., Saxifraga florulenta Moretti, Silene vallesia L.) o in Liguria, ove spesso sono al limite di areale (Alkanna tinctoria Tausch, Allium acutiflorum Loisel., Bupleurum fruticosum L., Helianthemum violaceum (Cav.) Pers., Mesembryanthemum nodiflorum L.). Questo fatto testimonia la rete di conoscenze floristiche che si dipanava nel dopoguerra a Genova, di cui Prati faceva parte. Alcune delle specie esotiche sono molto interessanti per la storia della loro introduzione in Liguria. Per esempio Sisyrinchium montanum Greene (sub S. bermudiana) è stato raccolto ai Piani di Praglia (Genova) nel 1957, prima dell’installazione dei metanodotti nella zona, possibile causa del suo insediamento. Per avere nel suo erbario Oxalis pes‑caprae L., attualmente considerata esotica invasiva in Liguria (Galasso et al. 2018), nel 1953 V. Prati è dovuto andare fino a Laigueglia per raccoglierla. La stessa situazione si deduce dalla raccolta di Ambrosia artemisiifolia L. a Gavi (Alessandria) nel 1965 e di Amorpha fruticosa L. sulle Rive del Po nel 1968. L’esame dell’erbario Prati è risultato di grande interesse perché, oltre a documentare le trasformazioni ambientali del territorio soprattutto per quanto riguarda le zone costiere e gli ambienti umidi, ci descrive un vivace ambiente culturale genovese del dopoguerra, la cui documentazione è estremamente scarsa.

Letteratura citata Baccino P (s.d.) Orchidee spontanee della provincia di Savona. Provincia di Savona. Dalla Fior G (1969) La nostra flora Guida alla conoscenza della flora della regione Trentino Alto Adige, 3° ed. B. Monauni, Trento. Fiori A (1923‐1929) Nuova flora analitica d'Italia (vo. 1‐2). M. Ricci, Firenze. Galasso G, Conti F, Peruzzi L, Ardenghi NMG, Banfi E, Celesti‐Grapow L, Albano A, Alessandrini A, Bacchetta G, Ballelli S, Bandini Mazzanti M, Barberis G, Bernardo L, Blasi C, Bouvet D, Bovio M, Cecchi L, Del Guacchio E, Domina G, Fascetti S, Gallo L, Gubellini L, Guiggi A, Iamonico D, Iberite M, Jiménez‐Mejías P, Lattanzi E, Marchetti D, Martinetto E, Masin RR, Medagli P, Passalacqua NG, Peccenini S, Pennesi R, Pierini B, Podda L, Poldini L, Prosser F, Raimondo FM, Roma‐Marzio F, Rosati L, Santangelo A, Scoppola A, Scortegagna S, Selvaggi A, Selvi F, Soldano A, Stinca A, Wagensommer RP, Wilhalm T, Bartolucci F (2018) An updated checklist of the vascular flora alien to Italy. Plant Biosystems 152: 556‐592. Hegi G, Merxmüller H (1968) Alpenflora. H. Merxmüller, München. Pignatti S (1982) Flora d’Italia (vol. 1‐3). Edagricole, Bologna.

AUTORI Simonetta Peccenini ([email protected]), Raffaella Gatti, Carmen Sgrò, Angelina Tamara Zanoni, Dipartimento di Scienze della Terra dell'Ambiente e della Vita (DISTAV), Università di Genova, Corso Europa 26, 16132 Genova Autore di riferimento: Simonetta Peccenini Notiziario della Società Botanica Italiana, 4 (2020) 39 Atti riunioni scientifiche

La flora vascolare del comune di Empoli (Firenze)

L. Peruzzi

In Toscana nel Valdarno inferiore, a quote comprese tra i 22 e 205 m s.l.m. si estende per 62,28 km2 il territorio del comune di Empoli (Firenze), sulla riva orografica sinistra del Fiume Arno. La parte collinare, a bioclima tem‐ perato, rientra nella serie di vegetazione preappenninica centro‐settentrionale neutrobasifila del cerro, mentre quella planiziale, a bioclima di transizione, nel geosigmeto peninsulare igrofilo della vegetazione ripariale (De Dominicis et al. 2010a,b). Gran parte del territorio è oggi adibito a coltivazioni, prevalentemente oliveti e vigneti, e circa per il 18% è cementificato (Munafò 2020). La vegetazione spontanea è pertanto relegata a pochi lembi relittuali. Data la scarsa variabilità ambientale e l’elevato grado di antropizzazione, questo territorio è stato in passato oggetto di poca attenzione da parte dei botanici: nel periodo compreso tra il 1860 e il 2003, vi sono in letteratura solo 26 segnalazioni (Caruel 1860, Baroni 1897‐1908, Fiori 1943, Pignotti 2003, Arrigoni 2018). A partire dal 1998 mi sono interessato alla flora dell’empolese, dapprima in modo occasionale, poi con sempre maggiore intensità, in particolare negli anni 2018, 2019, 2020. Molti rinvenimenti tra i più interessanti sono stati segnalati durante lo svolgimento di questa ricerca (Peruzzi 2004, 2014, Peruzzi et al. 2007, Atzori et al. 2008, Peruzzi et al. 2017, 2018, 2019, 2020, Roma‐Marzio et al. 2018). Per le piante più significative è stata pre‐ disposta documentazione d’erbario, conservata in PI. Per delineare l’intera flora vascolare, si è usato massiccia‐ mente lo strumento delle osservazioni sul campo, tutte archiviate nel database online Wikiplantbase #Toscana. Ad oggi, le segnalazioni disponibili per il comune di Empoli sono 5.365, oltre il 90% delle quali relative a osser‐ vazioni sul campo. La flora registrata ammonta a 590 specie/sottospecie spontanee (di cui 96 esotiche) e 38 coltivate, appartenenti a 403 generi e 103 famiglie. Da evidenziare che 13 specie segnalate in letteratura non sono state rinvenute (alcune sono da ritenersi probabilmente scomparse a livello locale): Adonis annua L., Carex praecox Schreb., Epipactis helleborine (L.) Crantz, Hippocrepis biflora Spreng., Isolepis cernua (Vahl) Roem. & Schult., Lysimachia vulgaris L., Papaver hybridum L., Persicaria amphibia (L.) Delarbre, Pyrus cordata Desv., Ro‑ rippa prostrata (J.P.Bergeret) Schinz & Thell., Rubus caesius L., Salvinia natans (L.) All. e Veronica prostrata L. Le famiglie più rappresentate sono Asteraceae (87 taxa), Poaceae (54 taxa) e Fabaceae (50 taxa), mentre i generi più ricchi sono Trifolium (10 taxa), Lathyrus (8 taxa), Allium e Crepis (7 taxa). Dal punto di vista corologico, l’ele‐ mento geografico Mediterraneo risulta il più frequente (31%), seguito da quello Eurosiberiano (25,7%), con il 7,8% dei taxa con areale a cavallo tra le due Regioni fitogeografiche. Sono molto rappresentate anche le specie ad ampia distribuzione (18,3%) e le esotiche (16,2%), mentre le endemiche italiane sono poco numerose (1%). Per quanto riguarda le forme biologiche, prevalgono le Emicriptofite (35,4%), seguite da Terofite (27,1%), Fa‐ nerofite (16.9%), Geofite (15,6%), Camefite (3,7%) e Idrofite (1,3%). Le specie con maggiore frequenza di os‐ servazione nel territorio sono: Plantago lanceolata L. (111 segnalazioni), Daucus carota L. subsp. carota (108), Trifolium nigrescens Viv. subsp. nigrescens (101), Cichorium intybus L. (98), Dittrichia viscosa (L.) Greuter subsp. viscosa (90), Picris hieracioides L. subsp. hieracioides (71), Acer campestre L. (66), Convolvulus arvensis L. (62), Rubus ulmifolius Schott (63) e Avena barbata Pott ex Link (59) tra le native; Artemisia verlotiorum Lamotte (190), Arundo donax L. (123), Robinia pseudoacacia L. (69), Sorghum halepense (L.) Pers. (56) ed Erigeron canadensis L. (42) tra le esotiche; Vitis vinifera L. (95), Olea europaea L. subsp. europaea (56), Cupressus sempervirens L. (43), Pinus pinea L. (28) e Sorghum bicolor (L.) Moench (19) tra le coltivate. Tra le specie che rivestono un certo interesse fitogeografico e conservazionistico, possiamo citare le endemiche italiane Artemisia caerulescens L. subsp. cretacea (Fiori) Brilli‐Catt. & Gubellini, Crocus biflorus Mill., Daucus broteroi Ten., Ophrys classica Dev‐ illers‐Tersch. & Devillers, Polygala flavescens DC. subsp. flavescens e Scabiosa uniseta Savi. Vi sono poi specie nor‐ malmente presenti a quote significativamente maggiori, come Lilium martagon L. e Physospermum cornubiense (L.) DC., o specie che presentano proprio nell’empolese le stazioni più interne in Toscana (Asphodelus fistulosus L., Imperata cylindrica (L.) Raeusch e Ophrys speculum Link). Infine, piante non frequenti in Toscana e rinvenute nel territorio oggetto di studio sono: Allium pallens L., Bolboschoenus glaucus (Lam.) S.G.Sm., Butomus umbellatus L. (osservato solo una volta nel 1998), Cyperus flavescens L., Lathyrus tuberosus L., Lycopus exaltatus L.f., Lythrum tribracteatum Spreng., Malus florentina (Zuccagni) C.K.Schneid., Melampyrum cristatum L. subsp. cristatum, Ono‑ pordum acanthium L. subsp. acanthium, Rorippa palustris (L.) Besser, Spirodela polyrhiza (L.) Schleid., Taraxacum noterophilum Kirschner, Sonch & Štěpánek e Tripleurospermum inodorum (L.) Sch.Bip. Tra le esotiche, purtroppo rilevante in negativo la presenza di numerose aliene invasive (25), tra cui anche specie listate nei regolamenti europei UE 2016/1141, 2017/1263 e 2019/1262, come Alternanthera philoxeroides (Mart.) Griseb. e Ludwigia peploides (Kunth) P.H.Raven subsp. montevidensis (Spreng.) P.H.Raven, entrambe mas‐ sicciamente presenti sulle sponde dell’Arno, nonché Ailanthus altissima (Mill.) Swingle. Applicando al territorio considerato il modello previsionale pubblicato per la Toscana da D’Antraccoli et al. (2019), abbiamo circa lo stesso numero di famiglie rispetto all’atteso (101), il 15% in meno come numero di generi (attesi 474) e il 29% 40 Notiziario della Società Botanica Italiana, 4 (2020) Gruppo di Lavoro per la Floristica, Sistematica ed Evoluzione

in meno come numero di specie/sottospecie (attese 834), in linea con la scarsa variabilità ambientale offerta dal territorio. Le specie esotiche, invece, sono ben il 150% in più (attese 38), a conferma dell’elevato grado di antropizzazione dell’empolese.

Ringraziamenti Si ringrazia: Paolo Caciagli per aver gentilmente fornito dati sulle orchidee spontanee dell’empolese e su alcune piante rare, inclusa la localizzazione dell’unica stazione ad oggi nota di Lilium martagon; Marco D’Antraccoli per aver elaborato i numeri di famiglie, generi e specie attesi per il territorio empolese; Francesco Roma‐Marzio per aver condiviso alcune piacevoli escursioni e passeggiate a tema botanico.

Letteratura citata Arrigoni PV (2018) Flora analitica della Toscana (vol. 4). Edizioni Polistampa, Firenze. 510 pp. Atzori S, La Rosa M, Peruzzi L (2008) Notulae alla checklist della flora vascolare italiana, 6: 1492. Informatore Botanico Ita‐ liano 40(2): 255. Baroni E (1897‐1908) Supplemento generale al Prodromo della Flora Toscana di T. Caruel. Società Botanica Italiana, Firenze. Caruel T (1860) Prodromo della Flora Toscana. Firenze. D’Antraccoli M, Roma‐Marzio F, Carta A, Landi S, Bedini G, Chiarucci A, Peruzzi L (2019) Drivers of floristic richness in the Mediterranean: a case study from Tuscany. Biodiversity and Conservation 28: 1411‐1429. Fiori A (1943) Flora Italica Cryptogama, 5. Pteridophyta. Firenze. De Dominicis V, Angiolini C, Gabellini A (2010a) Le serie di vegetazione della regione Toscana. In: Blasi C (Ed) La vegetazione d’Italia: 205‐230. Palombi & Partner S.r.l., Roma. De Dominicis V, Angiolini C, Gabellini A (2010b) Carta delle serie di vegetazione della regione Toscana. In: Blasi C (Ed) La vegetazione d’Italia, Carta delle Serie di Vegetazione, scala 1:500.000. Palombi & Partner S.r.l., Roma. Munafò M (Ed) (2020) Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici. Edizione 2020. Report SNPA 15/20. Peruzzi L (2004) Su alcune piante notevoli rinvenute nella Toscana Centro‐Settentrionale. Atti della Società Toscana di Scienze Naturali, Memorie, serie B, 110 (2003): 23‐24. Peruzzi L (2014) Segnalazione 236. In: Peruzzi L., Viciani D., Bedini (Eds) Contributi per una flora vascolare di Toscana. IV (181‐246). Atti della Società Toscana di Scienze Naturali, Memorie, serie B, 119 (2013): 23‐32. Peruzzi L, Caparelli KF, Cesca G (2007) Contribution to the systematic knowledge of the genus Ornithogalum L. (Hy‐ acinthaceae): morpho–anatomical variability of the leaves among different taxa. Bocconea 21: 257‐265. Peruzzi L, Viciani D, Agostini N, Angiolini C, Ardenghi NMG, Astuti G, Bardaro MR, Bertacchi A, Bonari G, Boni S, Chytrý M, Ciampolini F, D’Antraccoli M, Domina G, Ferretti G, Guiggi A, Iamonico D, Laghi P, Lastrucci L, Lazzaro L, Lazzeri V, Liguori P, Mannocci M, Marsiaj G, Novák P, Nucci A, Pierini B, Roma‐Marzio F, Romiti B, Sani A, Zoccola A, Zukal D, Bedini G (2017) Contributi per una flora vascolare di Toscana. VIII (440‐506). Atti della Società Toscana di Scienze Naturali, Memorie, serie B, 123(2016): 71‐82. Peruzzi L, Viciani D, Angiolini C, Apruzzese M, Banfi E, Bonini I, Bonari G, Calvia G, Carta A, Castagnini P, Chierchini F, D’An‐ traccoli M, Ferretti G, Ferruzzi S, Festi F, Fröhner S, Franzoni J, Galasso G, Gestri G, Gottschlich G, Lazzaro L, Lazzeri V, Mannucci N, Marchetti D, Mugnai M, Pasquinelli P, Pinzani L, Reduron J‐P, Roma‐Marzio F, Romanacci G, Romano O, Selvi F, Soldano A, Stinca A, Verloove F, Bedini G (2020) Contributi per una flora vascolare di Toscana. XII (739–812). Atti della Società Toscana di Scienze Naturali, Memorie, serie B 127: in stampa. Peruzzi L, Viciani D, Angiolini C, Astuti G, Banfi E, Bardaro MR, Bianchetto E, Bonari G, Cannucci S, Cantini D, Castagnini P, D’Antraccoli M, Esposito A, Ferretti G, Fiaschi T, Foggi B, Franceschi G, Galasso G, Gottschlich G, Lastrucci L, Lazzaro L, Maneli F, Marchetti D, Marsiaj G, Mugnai M, Roma‐Marzio F, Ruocco M, Salvai G, Stinca A, Bedini G (2018) Contributi per una flora vascolare di Toscana. X (606‐663). Atti della Società Toscana di Scienze Naturali, Memorie, serie B 125: 17‐29. Peruzzi L, Viciani D, Angiolini C, Astuti G, Banfi E, Brandani S, Bonari G, Cambria S, Cannucci S, Castagnini P, D’Antraccoli M, De Giorgi P, Di Natale S, Ferretti G, Fiaschi T, Gonnelli V, Gottschlich G, Lastrucci L, Lazzaro L, Misuri A, Mugnai M, Pierini B, Pinzani L, Roma‐Marzio F, Sani A, Selvi F, Spinelli A, Bedini G (2019) Contributi per una flora vascolare di Toscana. XI (664‐738). Atti della Società Toscana di Scienze Naturali, Memorie, serie B 126: 35‐46. Pignotti L (2003) Scirpus L. and related genera (Cyperaceae) in Italy. Webbia 58(2): 281‐400. Roma‐Marzio F, Harpke D, Peruzzi L (2018) Rediscovery of Crocus biflorus var. estriatus (Iridaceae) and its taxonomic char‐ acterisation. Italian Botanist 6: 23‐30.

AUTORE Lorenzo Peruzzi ([email protected]) Dipartimento di Biologia, Università di Pisa, Via Derna 1, 56126 Pisa Notiziario della Società Botanica Italiana, 4 (2020) 41 Atti riunioni scientifiche

La flora vascolare del comune di Tarsia (Cosenza)

L. Peruzzi

In Calabria, nella bassa Valle del Crati, a quote comprese tra i 40 e 370 m s.l.m., si estende per 48,28 km2 il territorio del comune di Tarsia (Cosenza). Dal punto di vista vegetazionale, il territorio ricade nel bioclima mediterraneo; una piccola porzione a nord‐ est rientra nella serie meridionale indifferente edafica della quercia virgiliana; la porzione meridionale che costeggia il fiume Crati ricade nel geosigmeto peninsulare centro‐meridionale igrofilo della vegetazione planiziale e ripariale; infine, tutto il restante territorio si colloca nella serie appenninica meridionale tirrenica acidofila della quercia virgiliana (Bernardo et al. 2010a, 2010b). Gran parte del territorio è adibita a coltivazioni, prevalentemente oliveti e vigneti, in misura molto minore agrumeti. La vegetazione spontanea è, pertanto, relegata a pochi lembi relittuali. Data la scarsa variabilità ambientale e l’elevato grado di antropizzazione, questo territorio è stato, in passato, oggetto di poca attenzione da parte dei botanici, se si esclude la porzione meridionale, dove si collocano le sponde settentrionali del Lago di Tarsia, un bacino artificiale creato nel 1959. Per quest’area sono state pubblicate, nel corso del tempo, solo 48 segnalazioni (Puntillo, Peruzzi 2008, Crisafulli et al. 2010, Gangale et al. 2010, Maiorca et al. 2013). A partire dal 2003 mi sono interessato alla flora di questi Fig. 1 territori, dapprima occasionalmente e poi con Picris scaberrima Guss., fotografata il 15 agosto 2014 nei pressi sempre maggiore intensità, in particolare negli anni della Diga di Tarsia (Cosenza). Foto di L. Peruzzi. 2018, 2019 e 2020. Per le piante più significative è stato predisposto un campione d’erbario, conservato in PI, e alcune sono state segnalate nel corso di questa ricerca pluriennale (Astuti et al. 2015, Bartolucci et al. 2017, Roma‐Marzio et al. 2018). Per delineare l’intera flora vascolare si è usato lo strumento delle osservazioni sul campo, tutte archiviate e liberamente consultabili nel database online Wikiplantbase #Italia (http://bot.biologia.unipi.it/wpb/italia/index.html). A queste si sono aggiunte le informazioni derivanti da 57 campioni d’erbario conservati in CLU. Ad oggi, le segnalazioni disponibili per il comune di Tarsia sono 4.339, oltre il 90% delle quali relative a osservazioni sul campo. La flora registrata ammonta a 474 specie/sottospecie spontanee (di cui 47 esotiche) e 23 coltivate, appartenenti a 337 generi e 91 famiglie. Da evidenziare che alcuni taxa segnalati in letteratura per l’area di Tarsia, sono presenti, in realtà, in zone strettamente limitrofe (tra gli esempi più rilevanti: Fritillaria messanensis Raf. subsp. messanensis e Stipa austroitalica Martinovský subsp. theresiae Martinovský & Moraldo). Le famiglie maggiormente rappresentate sono: Asteraceae (78 taxa), Poaceae (50 taxa) e Fabaceae (43 taxa), mentre i generi più ricchi sono: Trifolium (14 taxa), Euphorbia (10 taxa), Ophrys e Silene (7 taxa). Dal punto di vista corologico, l’elemento geografico Mediterraneo è quello nettamente prevalente (45,6%), seguito dalle specie ad ampia distribuzione (21%) e dalle Eurosiberiane (13,9%), con il 6,3% dei taxa con areale a cavallo tra le Regioni Mediterranea e Eurosiberiana. Le specie endemiche italiane rappresentano il 3,4% della flora, mentre quelle esotiche il 9,8%. Per quanto riguarda le forme biologiche, prevalgono le Terofite (34,9%), seguite da Emicriptofite (30%), Geofite (15,8%), Fanerofite (14,3%), Camefite (2,9%) e Idrofite (2,1%). I taxa con maggiore frequenza di osservazione nel territorio sono: Artemisia campestris L. subsp. variabilis (Ten.) Greuter (183 segnalazioni), Oloptum thomasii (Duby) Banfi & Galasso (136), Foeniculum vulgare Mill. subsp. vulgare (103), Dittrichia viscosa (L.) Greuter subsp. viscosa (101), Daucus carota L. subsp. carota (98), Quercus pubescens Willd. subsp. pubescens (92), Avena barbata Pott ex Link (90), Cynodon dactylon (L.) Pers. (82), Ferula 42 Notiziario della Società Botanica Italiana, 4 (2020) Gruppo di Lavoro per la Floristica, Sistematica ed Evoluzione

communis L. subsp. communis (78), Picris hieracioides L. subsp. hieracioides (78) tra le native; Arundo donax L. (76), Erigeron canadensis L. (69), Sorghum halepense (L.) Pers. (62), Opuntia ficus‑indica (L.) Mill. (57), Robinia pseudoacacia L. (40) tra le esotiche; Olea europaea L. subsp. europaea (73), Prunus dulcis (Mill.) D.A.Webb (34), Eucalyptus camaldulensis Dehnh. (29), Vitis vinifera L. (24), Nerium oleander L. subsp. oleander (7) tra le coltivate. Tra i taxa che rivestono un certo interesse fitogeografico e conservazionistico, possiamo citare le endemiche italiane Artemisia campestris subsp. variabilis, Crocus biflorus Mill., Daucus broteroi Ten., Euphorbia corallioides L., E. meuselii Geltman, Gelasia villosa (Scop.) Cass. subsp. columnae (Guss.) Bartolucci, Galasso & F.Conti, Gypsophila arrostoi Guss. subsp. arrostoi, Micromeria graeca (L.) Benth. ex Rchb. subsp. consentina (Ten.) Guinea, Ophrys brutia P.Delforge, O. tenthredinifera Willd. subsp. neglecta (Parl.) E.G.Camus, Ornithogalum exscapum Ten., Picris scaberrima Guss. (descritta proprio per l’area di Tarsia, vedi Astuti et al. 2015; Fig. 1), Salvia haematodes L., Silene echinata Otth, Stipa austroitalica subsp. theresiae, Thalictrum calabricum Spreng. Vi sono poi specie poco frequenti in Calabria come Cirsium scabrum (Poir.) Bonnet & Barratte, Isoëtes durieui Bory, Myosurus mininus L., Notobasis syriaca (L.) Cass., Ornithogalum refractum Kit. ex Willd., Ranunculus sceleratus L., Spirodela polyrhiza (L.) Schleid. o specie normalmente tipiche di zone costiere, come Artemisia arborescens (Vaill.) L. e Atriplex halimus L., entrambe presenti sulle rupi al di sotto dell’abitato di Tarsia. Tra le esotiche, purtroppo rilevante in negativo la presenza di 10 aliene invasive, alcune delle quali particolarmente diffuse, incluse le cinque sopra citate.

Ringraziamenti Si ringrazia: Liliana Bernardo per aver gentilmente fornito dati sulla bibliografia disponibile per l’area e sui campioni d’erbario conservati in CLU.

Letteratura citata Astuti G, Roma‐Marzio F, Peruzzi L (2015) The genus Picris (Asteraceae) in southern Italy: contribution to its systematic knowledge. Phytotaxa 207(1): 106‐114. Bartolucci F, Domina G, Adorni M, Alessandrini A, Ardenghi NMG, Banfi E, Baragliu GA, Bernardo L, Bertolli A, Biondi E, Carotenuto L, Casavecchia S, Cauzzi P, Conti F, Crisanti MA, D’Amico FS, Di Cecco V, Di Martino L, Faggi G, Falcinelli F, Forte L, Galasso G, Gasparri R, Ghillani L, Gottschlich G, Guzzon F, Harpke D, Lastrucci L, Lattanzi E, Maiorca G, Marchetti D, Medagli P, Olivieri N, Pascale M, Passalacqua NG, Peruzzi L, Picollo S, Prosser F, Ricciardi M, Salerno G, Stinca A, Terzi M, Viciani D, Wagensommer RP, Nepi C (2017) Notulae to the Italian native vascular flora: 3. Italian Botanist 3: 29‐48. Bernardo L, Passalacqua NG, Spampinato G (2010a) Le serie di vegetazione della regione Calabria. In: Blasi C (Ed.) La vegetazione d’Italia: 411‐428. Palombi & Partner S.r.l., Roma. Bernardo L, Passalacqua NG, Spampinato G (2010b) Carta delle serie di vegetazione della regione Calabria. In: Blasi C (Ed.) La vegetazione d’Italia, Carta delle Serie di Vegetazione, scala 1:500.000. Palombi & Partner S.r.l., Roma. Crisafulli A, Cannavò S, Maiorca G, Musarella CM, Signorino G, Spampinato G (2010) Aggiornamenti floristici per la Calabria. Informatore Botanico Italiano 42(2): 431‐442. Gangale C, Uzunov D, Peruzzi L (2010) Notula: 39. Veronica peregrina L. subsp. peregrina (Plantaginaceae). In: Nepi C, Peccenini S, Peruzzi L (Eds) Notulae alla flora esotica d’Italia 2. Informatore Botanico Italiano 42(2): 533. Maiorca G, Spampinato G, Crisafulli A, Puntillo D, Caridi D, Cameriere P (2013) Carta della Biodiversità vegetale del Lago di Tarsia (Calabria settentrionale). Progetto PHYTOS.I.S., Monografia n. 4, ARSSA, Luigi Pellgrini ed. Cosenza. Puntillo D, Peruzzi L (2008) Notula: 1491. Myosurus minimus L. (Ranunculaceae). In: Nepi C, Peruzzi L, Scoppola A (Eds) Notulae alla checklist della flora italiana: 6. Informatore Botanico Italiano 40(2): 254‐255. Roma‐Marzio F, Lastrucci L, Guzzon F, Ardenghi NMG, Peruzzi L, Mossini S (2018) Nuove segnalazioni floristiche italiane 5. Flora vascolare (28‐46). Notiziario della Società Botanica Italiana 2(2): 205‐210.

AUTORE Lorenzo Peruzzi ([email protected]) Dipartimento di Biologia, Università di Pisa, Via Derna 1, 56126 Pisa Notiziario della Società Botanica Italiana, 4 (2020) 43 Atti riunioni scientifiche

Morfologia comparativa dei semi in specie altomontane affini del genere Aquilegia (Ranunculaceae)

L. Pinzani, S. Bacci, F. Olivieri, G. Bedini, A. Carta

Tradizionalmente, il trattamento sistematico del genere Aquilegia si basa sulla morfologia, con scelte soggettive del rango tassonomico utilizzato come modello ordinativo fondamentale. Questo aspetto ha determinato elevata eterogeneità di orientamenti nei lavori floristici in Europa (Nardi 2016). Inoltre, nessuno dei modelli tassonomici attualmente proposti è supportato da dati filogenetici, in quanto il contingente europeo è filogeneticamente ir‐ risolto e si colloca in un’estesa politomia (Bastida et al. 2010, Fior et al., 2013). L’elevata affinità genetica delle specie europee sembra risultare da un rapido processo di recente differenziazione (Bastida et al. 2010, Fior et al. 2013). I caratteri più studiati in Aquilegia sono relativi al fiore, al frutto e alle parti vegetative. Sono invece pressoché assenti informazioni dettagliate sulla morfologia dei semi e sul loro contributo nella caratterizzazione tassonomica in questo genere. In questo lavoro sono esposti i risultati di un’indagine morfometrica comparativa della morfologia interna ed esterna dei semi in specie affini del genere Aquilegia. In particolare, vengono esaminati lunghezza, spessore, massa, rapporto iniziale embrione/endosperma e micro‐ornamentazione del tegumento in cinque specie altomontane dell’Appennino Settentrionale e delle Alpi Occidentali. I semi di A. alpina L., A. reuteri Boiss., A. ophiolithica Barberis & E.Nardi, A. lucensis E.Nardi (Fig. 1) e A. bertolonii Schott

Fig. 1 Aquilegia lucensis E.Nardi: dettaglio fiore (A), frutto (B‐C) e semi (D). sono stati prelevati nell’estate 2020 nel periodo di dispersione (luglio‐agosto) da 11 popolazioni. I semi di ogni po‐ polazione sono stati campionati da almeno 30 piante. La massa è stata misurata mediante bilancia analitica; le lun‐ ghezze di embrione ed endosperma sono state misurate su immagini di sezione dei semi acquisite allo stereoscopio. L’analisi della micro‐ornamentazione del tegumento è stata eseguita utilizzando immagini al SEM dei semi in visione panoramica (35×) e di dettaglio (500×). Per questa analisi è stata inclusa anche Aquilegia atrata W.D.J.Koch, per va‐ lutare eventuali differenze con entità del gruppo nemorale di sensu Nardi (2016). L’analisi statistica dei dati è stata effettuata attraverso test ANOVA e post‐hoc di Tukey per confronti multipli. È stata poi eseguita una PCA includendo tutte le variabili morfologiche continue. Per verificare la relazione tra 44 Notiziario della Società Botanica Italiana, 4 (2020) Gruppo di Lavoro per la Floristica, Sistematica ed Evoluzione

lunghezza dell’embrione ed endosperma è stato applicato un modello di regressione lineare tra il logaritmo delle due variabili, per normalizzare i dati. Per quanto riguarda la morfologia esterna, A. lucensis è la specie con semi più lunghi e più pesanti, seguita da A. alpina, che ha semi di spessore simile; A. bertolonii e A. ophiolithica presentano i semi più corti e più leggeri; A. reuteri mostra caratteri intermedi in quanto affine ad A. alpina per lunghezza e ad A. ophiolithica per spessore. Non si osservano differenze significative tra popolazioni e specie del rapporto embrione/endosperma. La PCA mostra una chiara separazione delle specie in due gruppi lungo il primo asse (67,93% della variabilità spiegata), rappresentato principalmente dai contributi di massa e larghezza. Un gruppo riunisce le popolazioni di A. lucensis e A. alpina, contraddistinte da semi più grandi e pesanti; un secondo gruppo comprende A. bertolonii, A. reuteri e A. ophiolithica, con semi più piccoli e leggeri in accordo con i risultati ottenuti nell’analisi univariata. Il logaritmo della lunghezza dell’embrione è funzione lineare positiva del logaritmo della lunghezza del seme (R2= 0,15, P < 0,001). Dall’analisi delle immagini al SEM si apprezzano evidenti differenze qualitative tra i tegu‐ menti del seme di A. atrata e A. ophiolithica, che presentano cellule tendenzialmente isodiametriche, e quelli delle restanti specie, con cellule allungate. Le analisi statistiche indicano che la massa è un importante fattore discriminante, mentre le altre variabili sono meno informative a livello interspecifico. I due gruppi visualizzabili nella PCA sono ordinati secondo un gradiente altitudinale, con semi più grandi e pesanti in popolazioni di maggiore altitudine. La regressione lineare tra lun‐ ghezza dell’embrione ed endosperma evidenzia una relazione di tipo allometrico indipendente dalla specie, volta a mantenere costante la proporzione tra tessuto embrionale e sostanze nutritive, che probabilmente garantisce la corretta funzionalità dei processi pre‐ e post‐ germinativi del seme. La somiglianza osservata nell’ornamentazione dei tegumenti di A. atrata e A. ophiolithica rappresenta un elemento in più a supporto dell’affinità tra A. ophiolithica e le entità del gruppo nemorale, già simili per morfologia fiorale e periodo di fioritura (Nardi 2016). L’indipendenza dalla specie della relazione allometrica conferma quanto la struttura interna del seme sia un tratto altamente conservativo (Nikolaeva 1999, Forbis et al. 2002). I risultati di questo studio si inseriscono in un progetto di ricerca più ampio, volto alla caratterizzazione morfologica e funzionale dei semi a alla definizione della nicchia ecologica in Aquilegia.

Letteratura citata Bastida JM, Alcántara JM, Rey PJ , Vergas P, Herrera C (2010) Extended phylogeny of Aquilegia: the biogeographical and eco‐ logical patterns of two simultaneous but contrasting radiations. Plant Systematics and Evolution 284: 171‐185. Fior S, Li M, Oxelman B, Viola R, Hodges SA, Ometto L, Varotto C (2013) Spatiotemporal reconstruction of the Aquilegia rapid radiation through next‐generation sequencing of rapidly evolving cpDNA regions. New Phytologist 198: 579‐592. Forbis TA, Floyd SK, de Querioz A. (2002) The evolution of embryo size in angiosperms and other seed plants: implications for the evolution of seed dormancy. Evolution 56: 2112‐2125. Nardi E. (2016) Il genere Aquilegia L. (Ranunculaceae) in Italia / The genus Aquilegia L. (Ranunculaceae) in Italy. Aquilegia‐ rum Italicarum in Europaearum conspectu descriptio. Polistampa, Firenze. 688 pp. Nikolaeva MG (1999) Patterns of seed dormancy and germination as related to plant phylogeny and ecological and geo‐ graphical conditions of their habitats. Russian Journal of Plant Physiology 46 369‐373.

AUTORI Lorenzo Pinzani ([email protected]), Silvia Bacci ([email protected]), Francesca Olivieri ([email protected]), Gianni Bedini ([email protected]), Angelino Carta ([email protected]), Dipartimento di Biologia, Università di Pisa, Via Derna 1 56126 Pisa Autore di riferimento: Lorenzo Pinzani Notiziario della Società Botanica Italiana, 4 (2020) 45 Atti riunioni scientifiche

Contributo alla conoscenza delle querce caducifoglie dei Colli Euganei (Italia)

E. Proietti, A. Conte, P. Di Marzio, R. Di Pietro, L. Filesi, R. Masin, P. Fortini

I Colli Euganei sono un gruppo di rilievi collinari collocati a sud ovest di Padova, isolati nella Pianura Veneta, tutelati dal Parco regionale dei Colli Euganei. La loro estensione è di circa 187 Km2 e sono caratterizzati da forme e altezze eterogenee (la massima quota è il Monte Venda, 601 m s.l.m.). Sono di origine vulcanica e hanno una struttura litologica particolare, caratterizzata dall’alternanza di rocce magmatiche (principalmente riolite e trachite) e di rocce sedimentarie (scaglia rossa, maiolica, marne) (Pellegrini 2004). Il clima è sub‐continentale, ma con minore incidenza delle nebbie e minore escursione termica annua rispetto alla pianura circostante. Insieme al settore costiero, i Colli Euganei sono l’area veneta a maggiore ricchezza di specie mediterranee (Masin, Tietto 2005). Per quanto riguarda la vegetazione forestale, se si escludono alcuni lembi di castagneti di origine antropica e robinieti nelle aree marginali, la maggior parte dei boschi è rappresentata da querceti. Nei settori più alti in quota, su substrato siliceo, si rinvengono lembi di bosco mesofilo a Quercus petraea (Matt.) Liebl. subsp. petraea, con presenza talvolta di Fagus sylvatica L. subsp. sylvatica. Il carattere meso‐acidofilo è testimoniato dalla presenza di Erythronium dens‑canis L., Epimedium alpinum L., Polygonatum multiflorum (L.) All. nello strato erbaceo, di Calluna vulgaris (L.) Hull nei pre‐mantelli arbustivi e di praterie riferibili all’Arrhenatherion nelle praterie dinamicamente collegate ad essi. A quote più basse ed esposizioni più calde, prevalentemente su substrati silicei (rioliti e trachiti), si sviluppano estesi querceti a dominanza di Quercus petraea, i quali si differenziano ecologicamente da quelli presenti nei settori sommitali per il carattere decisamente termofilo testimoniato anche dai mantelli ad Erica arborea L. e Cistus salviifolius L. Nei settori carbonatici prevalgono i boschi a Quercus pubescens Willd. subsp. pubescens, i quali possono spingersi anche su substrati silicei, sebbene solo in esposizioni meridionali. Essi si differenziano per i mantelli a Paliurus spina‑ christi Mill. e Cotinus coggygria Scop. (abbondante quest’ultimo anche nei mantelli termofili di cui sopra) e per stadi successionali di prateria ascrivibili a xerobrometi a Bromopsis erecta (Huds.) Fourr. Poco frequenti e di scarsa estensione sono i nuclei di lecceta, mentre su substrati silicei con suoli sottili ed esposizioni meridionali si afferma per ampie aree una formazione legnosa con caratteri spiccatamente mediterranei ad Arbutus unedo L. ed Erica arborea (Masin 2020, Masin et al. 2020). Come è noto, l’identificazione delle querce caducifoglie dei gruppi di Q. pubescens e Q. petraea mostra spesso difficoltà dovute alla variabilità morfologica intra‐ e inter‐popolazionale. A volte anche l’accurato lavoro d’Erbario su materiale originale per far riferimento ai tipi si presenta non scevro da difficoltà (vedi Di Pietro et al. 2012). La variabilità fenotipica dei gruppi di Q. pubescens e Q. petraea nella Penisola Italiana, oltre che relazionabile ad una variegata eterogeneità ambientale, è legata a fenomeni di ibridazione e introgressione ben noti all’interno di Quercus subg. Quercus (Hipp 2015). Studi interdisciplinari di dettaglio su popolamenti dell’Italia meridionale hanno recentemente fornito un importante apporto conoscitivo, tanto in termini tassonomici quanto sistematici (Di Pietro et al. 2016, 2020). Lo scopo della ricerca è quello di contribuire alla conoscenza tassonomica delle querce caducifoglie dei Colli Euganei, territorio noto in chiave biogeografica quale importante area di rifugio per specie termofile nell’Italia settentrionale (Gubler et al. 2018). Nell’autunno del 2019 è stato eseguito un campionamento di 104 individui riferibili ai gruppi di Q. pubescens e Q. petraea, a quote comprese tra 50 e 550 m s.l.m. Per ogni individuo è stato valutato il grado di pubescenza dei rametti giovani e delle gemme fogliari. È stato poi condotto uno studio micro‐morfologico dei tricomi presenti nella pagina inferiore della foglia, in accordo con quanto pubblicato in Fortini et al. (2009). Nove foglie per individuo sono state sottoposte a misurazione secondo i protocolli propri della morfometria geometrica (Viscosi et al. 2009) utilizzando 15 landmarks, al fine di evidenziare eventuali modelli morfologici statisticamente significativi presenti nell’area indagata. Infine è stato eseguito uno studio su 9 caratteri diagnostici del frutto, considerando variabili qualitative e quantitative (Fortini et al. 2015). I diversi set di dati, organizzati in matrici, sono stati sottoposti ad analisi statistica multivariata. La morfometria geometrica ha messo in evidenza due distinte forme fogliari. La prima, caratterizzata da picciolo più lungo, minore incisione dei lobi, apice di forma tendenzialmente acuta, è riconducibile a individui campionati su substrati silicei. La seconda, caratterizzata da picciolo più corto, foglia maggiormente incisa e apice tendenzialmente arrotondato, è riconducibile a individui campionati su substrati calcarei. I risultati, ottenuti dalle elaborazioni statistiche dei caratteri del frutto e dei tricomi fogliari, hanno evidenziato la chiara segregazione di un gruppo omogeneo di individui tutti riferibili a Q. pubescens (rametto e gemme pubescenti), con tricomi solitari associati a tricomi fascicolati, frutti di dimensioni relativamente piccole e cupole con squame appressate. È stato poi evidenziato un secondo gruppo di individui, più morfologicamente disomogeneo del precedente, riferibile a Q. petraea (rametto e gemme glabre), caratterizzato da foglie con tricomi solitari e tricomi stellati. La presenza di un ulteriore terzo gruppo 46 Notiziario della Società Botanica Italiana, 4 (2020) Gruppo di Lavoro per la Floristica, Sistematica ed Evoluzione

è al momento solo ipotizzata. Si tratterebbe comunque di un gruppo molto disomogeneo e più vicino a Q. petraea che a Q. pubescens, composto da individui con foglie a tricomi solitari e tricomi stellati e la contemporanea presenza (in combinazioni varie) di uno o più caratteri riconducibili ad entrambi i gruppi precedenti. Al momento non è possibile stabilire se le peculiarità morfologiche evidenziate in questo terzo gruppo debbano essere ricondotte all’interno del range complessivo di variabilità specifica di Q. petraea o possa far riferimento ad eventuali ibridi. Le analisi molecolari in corso potranno fornire chiarimenti in tal senso.

Letteratura citata Di Pietro R, Di Marzio P, Antonecchia G, Conte AL, Fortini P (2020) Preliminary characterization of the Quercus pubescens complex in southern Italy using molecular markers. Acta Botanica Croatica 79(1): 15‐25. Di Pietro R, Di Marzio P, Medagli P, Misano G, Silletti GN, Wagensommer RP, Fortini P (2016) Evidence from multivariate morphometric study of the Quercus pubescens complex in southeast Italy. Botanica Serbica 40: 83‐100. Di Pietro R, Viscosi V, Peruzzi L, Fortini P (2012) A review of the application of the name Quercus dalechampii. Taxon 61: 1311‐1316. Fortini P, Di Marzio P, Di Pietro R (2015) Differentiation and hybridization of Quercus frainetto, Q. petraea, and Q. pubescens (Fagaceae): insights from macro‐morphological leaf traits and molecular data. Plant Systematics and Evolution 301: 375‐385. Fortini P, Viscosi V, Maiuro L, Fineschi S, Vendramin GG (2009) Comparative leaf surface morphology and molecular data of five oaks of subgenus Quercus Oerst. (Fagaceae). Plant Biosystems 143(3): 543‐554. Gubler M, Henne PD, Schwörer C, Boltshauser‐Kaltenrieder P, André F, Lotter AF, Brönnimann S, Tinner W (2018) Microclimatic gradients provide evidence for a glacial refugium for temperate trees in a sheltered hilly landscape of Northern Italy. Journal of Biogeography 45(11): 2564‐2575. Hipp AL (2015) Should hybridization make us skeptical of the oak phylogeny? International Oaks 26: 9‐17. Masin R (2020) Lista rossa della flora vascolare del Parco Regionale dei Colli Euganei. Lavori della Società Veneta di Scienze Naturali 45: 45‐71. Masin R, Filesi L, Lasen C (2020) Flora del gruppo del M. Ceva e della fascia torbosa di bonifica del Ferro di cavallo (Colli Euganei, PD, Italia nord orientale). Natura Vicentina (in stampa) Masin R, Tietto C (2005) Flora dei Colli Euganei e della pianura limitrofa. Sapi S.p.a, Ed. Grafiche Turato, Rubano (Padova). Pellegrini GB (2004) Edifici vulcanici estinti: Colli Euganei. In: A.A. V.V., ITALIA Atlante dei tipi geografici: 338‐339. Istituto Geografico Militare, Firenze. Viscosi V, Fortini P, Slice DE, Loy A, Blasi C (2009) Geometric morphometrics of leaf variation in some European oaks (Quercus sp.). Plant Biosystems 143(3): 575‐587.

AUTORI Elisa Proietti ([email protected]), Antonio Luca Conte ([email protected]), Piera Di Marzio ([email protected]), Paola Fortini ([email protected]), Dip.to di Bioscienze e Territorio. Università degli Studi del Molise, Pesche (Isernia) Romeo Di Pietro ([email protected]), Dipartimento di pianificazione, design, tecnologia dell'architettura, Università Sapienza, Roma Leonardo Filesi ([email protected]), Roberto Masin ([email protected]), Università IUAV di Venezia Autore di riferimento: Paola Fortini Notiziario della Società Botanica Italiana, 4 (2020) 47 Atti riunioni scientifiche

La digitalizzazione dell’Herbarium Horti Botanici Pisani: stato dell’arte e prospettive future

F. Roma‐Marzio, L. Amadei, D. Dolci, S. Maccioni, R. Vangelisti, L. Peruzzi

L’Herbarium Horti Botanici Pisani è costituito da circa 350.000 campioni raccolti a partire dalla fine del Sette‐ cento, ed è suddiviso in due settori: Erbario Generale e Erbari Storici. L’Erbario Generale è il nucleo più antico e corposo, formatosi a partire dall’opera di raccolta e scambio di Gaetano Savi (1769–1844). Questo settore è a sua volta suddiviso in due sezioni distinte: la sezione storica e la sezione delle nuove acquisizioni. Nella sezione storica sono conservati i campioni fino al 1970, tra cui troviamo intercalate quelli di numerosi botanici come Egidio Barsali, Carlo Costa Reghini, Giuseppe Raddi, Gaetano Savi e Pietro Savi. La sezione delle nuove acquisi‐ zioni è, invece, una collezione aperta dove sono custoditi i campioni raccolti a partire dal 1970. Il settore Erbari Storici conserva le collezioni che non sono state intercalate nell’Erbario Generale per vo‐ lontà del raccoglitore, che le ha cedute all’istituzione per motivi storico‐scientifici. Fra queste ricordiamo l’Erbario Arcangeli, l’Erbario Artaria, l’Erbario Bottini, l’Erbario Caruel, l’Erbario Guadagno, l’Erbario Pas‐ serini, l’Erbario Pellegrini. Dato l’elevato valore scientifico, storico e culturale delle collezioni presenti, in linea con le attività messe in pra‐ tica da molti fra i più importanti Erbari internazionali, a novembre 2017 è stato avviato un processo di digita‐ lizzazione dei campioni d’erbario, al fine di renderli disponibili alla comunità scientifica, al grande pubblico e contestualmente migliorarne la conservazione (Nepi et al. 2018). Sotto l’aspetto tecnico, il processo di digitalizzazione inizia con l’assegnazione di un codice numerico univoco a ciascun campione. Si passa poi all’acquisizione dell’immagine ad alta risoluzione attraverso l’utilizzo di uno scanner planetario (Bookeye 4 Professional), che permette di acquisire un’immagine con una risoluzione ottica di 600dpi, in circa 3 secondi. Le immagini acquisite vengono quindi trasferite su un server web messo a dispo‐ sizione dall’Università di Pisa. Il passo successivo (non necessariamente legato al precedente) è quello di tra‐ sferire i dati di ciascun cartellino (metadati) all’interno di un database strutturato che, nel caso specifico, è rappresentato dal sistema JACQ Virtual Herbaria (http://jacq.org/). Si tratta di un progetto gratuito di databasing online di campioni d’erbario coordinato dall’Università di Vienna, che permette una registrazione strutturata dei metadati, la georeferenziazione delle località di raccolta e il collegamento automatico dei metadati con l’im‐ magine digitale. Alla fine del processo di digitalizzazione, ogni campione viene marcato con un timbro per met‐ tere in evidenza la completa digitalizzazione. Uno dei punti di forza di JACQ è la presenza di un sistema di ricerca dei campioni che permette l’interrogazione simultanea in tutti gli Erbari partner del progetto, attualmente 53. Inoltre, il sistema permette di scaricare un file .csv con tutti i metadati dei campioni inseriti. Oltre a consentire analisi statistiche e geografiche, la possibilità di scaricare un file .csv strutturato ha permesso la realizzazione di un Erbario Virtuale con grafica e interfaccia di ricerca personalizzate. È nato così nel 2019 l’Erbario Virtuale dell’Università di Pisa, liberamente consultabile on line (http://erbario.unipi.it/it). Oltre a JACQ, per i soli campioni tipo, l’Herbarium Horti Botanici Pisani ha aderito al progetto JSTOR Global Plants, uno dei più grandi database di campioni d’erbario digitalizzati (https://plants.jstor.org/). Per ottimizzare gli sforzi, l’attività di digitalizzazione presso l’Erbario pisano è attualmente indirizzata su tre fronti principali: 1) nuove accessioni e campioni revisionati; 2) campioni tipo; 3) campioni dell’Erbario Guadagno. La scelta di digitalizzare le nuove accessioni e il materiale revisionato a partire dal 2017 è conseguente alla pre‐ senza di un catalogo dei campioni conservati nella sezione nuove acquisizioni, che offre una panoramica dei campioni raccolti dal 1970 fino al 2016. Relativamente ai tipi nomenclaturali, che rappresentano sicuramente uno dei patrimoni più importanti per l’Erbario, da una ricognizione delle collezioni e dall’analisi della letteratura scientifica è stata stimata la pre‐ senza a Pisa di circa 400 campioni. Per quanto riguarda la digitalizzazione dell’Erbario di Michele Guadagno (1878–1930), questa rappresenta l’attività su cui attualmente vengono concentrati la maggior parte degli sforzi, grazie a una collaborazione scientifica fra Museo Botanico e Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa, con il supporto finanziario della Fondazione Pisa. L’Erbario Guadagno è organizzato in 547 pacchi per un totale di oltre 35.000 campioni, dei quali circa la metà deriva da raccolte personali di Guadagno, prevalentemente effettuate in Campania. Una cospicua parte della col‐ lezione è costituita da campioni provenienti da altre aree del mondo, scambiati o donati da botanici coevi. Al 27 ottobre 2020 sono stati digitalizzati 18.450 campioni, corrispondenti a circa il 5% di tutto l’Erbario pisano. Dei campioni digitalizzati, 4.330 sono nuove accessioni o campioni revisionati, 136 sono i campioni di altre col‐ lezioni, 187 i tipi nomenclaturali e 13.984 i campioni dell’Erbario Guadagno, corrispondenti a circa il 40% della collezione, fra cui tutte le pteridofite (749 campioni), gimnosperme (176), monocotiledoni (6.271) oltre a parte 48 Notiziario della Società Botanica Italiana, 4 (2020) Gruppo di Lavoro per la Floristica, Sistematica ed Evoluzione

delle dicotiledoni (6.038), e 750 campioni non intercalati, ancora organizzati secondo le località di raccolta. Degna di nota è la digitalizzazione dei 10 tipi nomenclaturali dei nomi di Trifolium descritti da Gaetano Savi (Roma‐Marzio et al. 2018) e della collezione di 400 campioni di pteridofite raccolte in Brasile da Giuseppe Raddi (1770‐1829) durante la sua celebre spedizione (1817‐1818), dei quali ben 99 rappresentano tipi nomenclaturali (Cecchi et al. 2018). Sono stati inoltre digitalizzati tutti i tipi delle specie descritte dopo il 1970 e conservati nella sezione nuove acquisizioni, per un totale di 53 campioni e 24 taxa. Fra le nuove accessioni si segnala, inoltre, la completa digitalizzazione delle raccolte effettuate durante le escur‐ sioni organizzate dal Gruppo per la Floristica Sistematica ed Evoluzione nel 2017 (Monti Casertani, Stinca et al. 2019), nel 2018 (Gravine e Murgia tarantina, Puglia) e nel 2019 (Alte valli del Sillaro, Santerno e Senio, Toscana). Degna di nota è anche una cospicua collezione di 667 campioni del genere Alchemilla, totalmente digitalizzata. Collateralmente all’attività di digitalizzazione, sono state sviluppate due applicazioni multimediali ludiche per bambini, aventi come obiettivo principale l’avvicinamento al lavoro del botanico e alle collezioni d’erbario, quasi sempre limitate a un pubblico di nicchia. Una di queste applicazioni, denominata “Botanico per un giorno”, simula l’approccio che ha un botanico davanti ad un campione d’erbario, stimolando così l’osservazione. La seconda applicazione, ancora in fase di sviluppo, si chiama invece “Trova l’intruso” e presuppone il riconoscimento, in una terna di campioni, di quello che maggiormente si differenzia per una qualche caratteristica. Per quanto riguarda le prospettive future, fra gli obiettivi a breve termine è previsto il completamento della di‐ gitalizzazione dell’Erbario Guadagno e dei tipi nomenclaturali entro la fine del 2021. Per la totale digitalizzazione dei campioni conservati nell’Erbario pisano si stima che sarebbe necessario un lavoro di circa nove anni, nel‐ l’ipotesi di coinvolgere due persone interamente dedicate a tempo pieno. L’esperienza accumulata durante i primi tre anni di digitalizzazione ci stimola a sottolineare le potenzialità della procedura di digitalizzazione dei campioni messa in atto a Pisa e basata prevalentemente sul database JACQ, la quale potrebbe rappresentare uno standard comune per gli Erbari italiani, al fine di rendere liberamente acces‐ sibili importanti e preziose collezioni.

Letteratura citata Cecchi L, Nepi C, Roma‐Marzio F, Gerace S, Amadei L, Peruzzi L, Lastrucci L, Armeli Minicante S, Donatelli A, Stinca A, Esposito A, Santangelo A, Rosati L, Salerno G, Fascetti S, Chianese G, Licandro G, Marcucci R (2018) Erbari 5. Notiziario della Società Botanica Italiana 2(2): 217‐223. Nepi C, Roma‐Marzio F, Amadei L, Vangelisti R, Peruzzi L, Cecchi L, Donatelli A, Licandro G, Marcucci R, Cuccuini P (2018) Erbari 4. Notiziario della Società Botanica Italiana 2(1): 41‐45. Roma‐Marzio F, D’Antraccoli M, Astuti G, Maccioni S, Amadei L, Peruzzi L (2018) Typification of the names in Trifolium de‐ scribed by Gaetano Savi. Taxon 67(2): 411‐421. Stinca A, Chianese G, D’Auria G, Fascetti S, Ravo M, Romano VA, Salerno G, Astuti G, Bartolucci F, Bernardo L, Bonari G, Bouvet D, Cancellieri L, Carli E, Caruso G, Catalano I, Cennamo GD, Ciaschetti G, Conti F, Di Pietro R, Fortini P, Gangale C, Lapenna MR, Lattanzi E, Marcucci R, Peccenini S, Pennesi R, Perrino EV, Peruzzi L, Roma‐Marzio F, Scoppola A, Tilia A, Villani M, Rosati L (2019) Contribution to the floristic knowledge of eastern Irpinia and Vulture‐Melfese area (Campania and Ba‐ silicata, southern Italy). Italian Botanist 8: 1‐16.

AUTORI Francesco Roma‐Marzio ([email protected]), Lucia Amadei ([email protected]), Simonetta Maccioni (si‐ [email protected]), Roberta Vangelisti ([email protected]) Orto e Museo Botanico, Università di Pisa, Via Ghini 13, 56126, Pisa David Dolci ([email protected]), Lorenzo Peruzzi ([email protected]) Dipartimento di Biologia, Università di Pisa, Via Derna 1, 56126 Pisa Autore di riferimento: Francesco Roma‐Marzio