Il Padiglione Della Repubblica Di Corea Alla Biennale Di Venezia

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Il Padiglione Della Repubblica Di Corea Alla Biennale Di Venezia Corso di laurea magistrale In Economia e Gestione delle Arti e delle attività culturali Tesi di laurea Il padiglione della Repubblica di Corea alla Biennale di Venezia Arte come identità Relatrice Prof.ssa Stefania Portinari Correlatore Prof. Nico Stringa Laureanda Samantha Chia Matricola 864332 Anno Accademico 2018 / 2019 Indice Introduzione ........................................................................................................................ 3 Per una storia dell’arte della Corea ...................................................................................... 9 1. Il regno unificato di Silla (669 - 935) .................................................................................... 10 2. La dinastia Koryo (918 – 1392) ............................................................................................ 10 3.Chosŏn, l’ultima dinastia (1392 – 1897) ............................................................................... 12 4. La Corea colonia nipponica (1910–1945) ............................................................................ 15 5. L’arte in Corea tra liberazione e guerra (1945–1950) ......................................................... 20 6. La Repubblica di Corea (dal dopoguerra agli anni Ottanta) ................................................ 22 7. Anni Novanta e postmodernismo ....................................................................................... 30 Il Padiglione Corea alla Biennale di Venezia ........................................................................ 37 1. La prima Biennale «coreana» del 1995 ............................................................................... 44 3. Il padiglione Corea dalla Biennale del 2001 al 2007 ........................................................... 60 4. Il padiglione Corea dalla Biennale del 2009 al 2015 ........................................................... 87 5. La Biennale del 2017 ......................................................................................................... 115 Il padiglione Corea e la tematica identitaria...................................................................... 131 1. Identità coreana transnazionale - Ik Joong Kang e Michael Joo ................................... 136 2. Identità coreana di genere – Lee Bul e Kimsooja .......................................................... 150 3. Identità come personalità: dal popolo all’individuo – Yun Hyong-keun e Do-ho Suh .. 167 4. Il padiglione Corea del 2019 .......................................................................................... 180 Bibliografia ...................................................................................................................... 191 2 Introduzione Nel 2018 ho studiato per cinque mesi nella città di Incheon in Corea, sono partita senza aspettative e carica di quei pochi stereotipi che conoscevo sulla Corea. Questo Paese, mi accorsi a posteriori, era per me ancora quel “regno eremitico” di cui si sentiva di rado parlare in Europa prima del XIX secolo, lo era per me e per quasi tutte le persone a cui annunciavo che sarei partita, a considerare dalla loro reazione di sconcerto. Durante questi mesi mi sono accorta che nulla sapevo di questo luogo: della storia, dell’arte, della lingua, delle persone. Ho toccato con mano i forti contrasti di una società vittima di un cambiamento troppo grande e troppo veloce per poterne uscire indenne. Nel Paese ho avuto l’opportunità di seguire le lezioni di politica, società coreana e performing art che mi hanno aiutata a mettere a fuoco il contesto in cui la Corea moderna si è formata e come il popolo ne sia uscito traumatizzato e devastato a livello identitario. Identità, crisi, confine, divisione sono parole che ricorreranno numerose volte in questo lavoro e che sono indissolubilmente legate alla Corea di oggi. Nel 2017, ancora ignara del mio prossimo futuro, il padiglione della Repubblica di Corea alla 57. Esposizione internazionale d’arte di Venezia mi colpì particolarmente: rimasi completamente rapita dalle opere a Proper Time: though the dreams revolve with the moon e soprattutto da Mr. K and the collection of the Korean History . Ho deciso così di effettuare una ricerca sulle presenze della Corea alla Biennale, scoprendo con stupore che erano relativamente poche rispetto alla storia ultracentenaria dell’istituzione, infatti la Corea ha un padiglione nazionale solo dal 1995, l’ultimo padiglione inaugurato ai giardini. Analizzando tutte le mostre e integrandole con quello che avevo imparato dal mio periodo all’estero emersero varie tematiche ricorrenti -in maniera più o meno evidente- in tutte le edizioni: tra queste ho individuato quella riguardante la questione identitaria coreana che sembrava emergere con maggiore forza e urgenza. Ho deciso quindi di analizzare come gli artisti coreani hanno espresso e sviluppato una delle problematiche sociali fondamentali: quella di definire un’identità che sia specificatamente coreana. 3 Nel primo capitolo del mio elaborato ho deciso di effettuare una ricostruzione della storia dell’arte della Corea per poter comprendere la loro arte contemporanea: sviluppo che va di pari passo con gli eventi storici del Paese ed evolve con l’incontro del mondo occidentale e l’influenza culturale del Giappone durante la colonizzazione. Essendo la civiltà coreana ultramillenaria, per convenzione ho iniziato la mia ricostruzione storica dall’unione territoriale della penisola sotto il Regno di Silla, per arrivare ai movimenti artistici del XX secolo successivi alla guerra civile, di cui la Monochrome art e la Minjung art sono stati i principali. In conclusione ho affrontato la situazione artistica del Paese nei primi anni Novanta indagando come in seguito alla veloce industrializzazione e alla nascita di uno Stato democratico la Corea si è aperta definitivamente al mondo, sia riformando il sistema artistico e culturale sia partecipando a esposizioni d’arte internazionali e inaugurandone finalmente di proprie sul territorio. Il 1995 segna un anno di svolta, infatti l’inaugurazione del padiglione nazionale alla Biennale è un evento che in Corea è segnalato come cruciale in tutti i loro testi di arte contemporanea, viene letto come riconoscimento ufficiale e affermazione internazionale dell’arte contemporanea della Corea. Prima di inoltrarmi nella descrizione delle mostre, all’inizio del secondo capitolo affronterò l’affascinante storia della costruzione del padiglione, frutto di trattative, proposte utopiche e progetti ambiziosi. È questa una narrazione estremamente interessante se si pensa al clima politico di quegli anni, in cui ci si aspettava un’imminente unione delle due Coree. Nelle ambizioni dei sostenitori coreani del progetto ci si augurava che ciò potesse avvenire attraverso l’arte, facendo del padiglione un simbolo per la futura unione. Un unico padiglione per l’intera penisola venne infine costruito dopo anni di trattative, ma l’unificazione non avvenne. In seguito alla descrizione delle caratteristiche architettoniche della struttura mi inoltrerò in quella di tutte e dodici le mostre ufficiali di arti visive (dal 1995 al 2017) organizzate dalla Corea del Sud, sviscerandone i temi, gli artisti, le opere e soffermandomi in particolare su quelle che affrontano in maniera più diretta la questione dell’identità. 4 Nel terzo e ultimo capitolo, che affronterà nel vivo il fattore identità, prenderò in analisi sei artisti che hanno partecipato alla Biennale, approfondendone la biografia e alcune opere realizzate al di fuori del contesto veneziano, considerate esemplificative per la tematica affrontata. Dopo una prima introduzione sul concetto di identità e di identità etnica , cultura e cultura tradizionale coreana , ho affrontato come essa può essere declinata, selezionando due artisti per ognuna di queste declinazioni: Ik joong Kang e Michael Joo per un’ identità di tipo transnazionale, Lee Bul e Kimsooja per un’identità coreana di genere, Hyun Hyong-keun e Do-ho soh come punti estremi di un processo evolutivo che va dall’espressione di un’identità nazionale a quella di un’identità individuale. Nel primo paragrafo sull’ identità transnazionale descriverò il rapporto tra Corea e Stati Uniti e l’impatto politico, culturale e sociale che ne è derivato. Successivamente, affronterò le personalità di Ik Joong Kang e Michael Joo, artisti che hanno vissuto la simile condizione di immigrati in America. La mia scelta è ricaduta su di loro per l’efficacia e la diversità del loro approccio, ma soprattutto perché possono essere considerati i rappresentanti di due diversi tipi di immigrazione: quella di prima e di seconda generazione. Ik joong Kang si trasferisce oltreoceano in età adulta, mentre Michael Joo nasce in America da genitori coreani. Questa differenza, come si vedrà, ha delle peculiarità specifiche che cambiano la percezione di come l’individuo vive e rappresenta la sua identità. Il secondo paragrafo riguarda l’ identità coreana di genere : la ricerca di un’identità coreana e individuale diventa ulteriormente complessa quando si è donne nate e cresciute in una società patriarcale come la Corea. Affronterò brevemente il ruolo tradizionale attribuito ai sessi in Corea, le origini teoriche dell’asserzione di una presunta superiorità maschile e le prime lotte femministe che hanno portato alla contemporaneità. Dopo aver messo a fuoco il contesto in cui le artiste si trovano oggi ad agire, approfondirò le opere di Lee Bul e Kimsooja, che hanno fatto della critica al patriarcato, del corpo
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