IN D .A .C O . g r o u p S .r.L . IN D ag ini Geog n ostiche A m b ien te e C O stuzion e

IND.A.CO. group S.r.l. INDagini Geognostiche Ambiente e COstruzioni Via Luca Cicolella n°34 -71122 Telefax 0881/772369 cell 3667411777 P.IVA/C.F. 03718060712 e-mail: [email protected] pec: [email protected]

File: ASC RELAZ FABBRICATO S VIA FEB 15 REGIONE PUGLIA PROVINCIA DI FOGGIA COMUNE DI FONDO PER LOSVILUPPO E COESIONE 2007/2013 (EX FAS) “ACCORDO DI PROGRAMMA QUADRO” SETTORE AREE URBANE - CITTA' REALIZZAZIONE FABBRICATO "S" DI EDILIZIA SOVVENZIONATA E URBANIZZAZIONI CONNESSE IMPORTO 860.000,00 INDAGINI GEOGNOSTICHE, GEOFISICHE, PROVE DI LABORATORIO E RELAZIONE GEOLOGICO TECNICA AFFIDAMENTO (CUP I62E 11000020000-CIG Z20126BFB2)

RELAZIONE GEOLOGICO-TECNICA Committente: L’IMPRESA ESECUTRICE AMMINISTRAZIONE COMUNALE INDAGINI GEOGNOSTICHE VIA TORRE ARSA, 3 71022 ASCOLI SATRIANO (FG) P.I. COD. FISCALE: 80003010719 UFFICIO TECNICO COMUNALE: Dott. Arch. Gioacchino CASAMASSIMA

Dott. Ing. Michele BRUNO

Il Responsabile del procedimento: IL TECNICO INCARICATO DALL’IMPRESA Dott. Salvatore MOSCATO (Dott. Geol. Antonio Raspatelli)

FOGGIA FEBBRAIO 2015

1. PREMESSA Nell’ambito dell’attuazione degli interventi della Regione Puglia “Fondo per lo sviluppo e coesione 2007/2013 (ex FAS) - Accordo di Programma Quadro - Settore Aree urbane - Città”, è stato eseguito lo studio geologico-tecnico, le relative indagini geognostiche e geofisiche necessarie per la compilazione del progetto definitivo dei lavori di realizzazione del fabbricato “S” di edilizia sovvenzionata e urbanizzazioni connesse, in Via Cerignola, nel Comune di Ascoli Satriano, Provincia di Foggia (fig. 1).

Fig. 1 – Corografia (da ortofoto satellitare Google) I lavori, assegnati dal Responsabile del 3° Settore, Dott. Arch. Gioacchino CASAMASSIMA, ratificati con Determina numero 907 del 24/12/2014 (Prot. N° 0013261 del 29/12/2014 Cat.6, Cl.5), sono stati affidati all’Impresa IND.A.CO. group S.r.l. con sede in Foggia in Via Cicolella n°37. L’incarico per la compilazione della relazione geologico-tecnica, conferitomi dall’Impresa IND.A.CO. group S.r.l., è stato portato a termine in conformità alle

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Indaco group srl via luca cicolella 37 foggia-studio di geologia tecnica applicata all’ingegneria & all’ambientale dott. antonio raspatelli, via napoli 6/a foggia [ASC RELAZ FABBRICATO S VIA CERIGNOLA FEB 15] REV. 01 DEL 07/02/2015 istruzioni delle Norme Tecniche per le Costruzioni (NTC D.M. 14.01.2008), sulla scorta dei seguenti elementi di valutazione geologica e geotecnica:  inquadramento geologico dell’area, per la indicazione dell’ambiente geologico, geomorfologico, idrogeologico e strutturale generale [pericolosità geologica del territorio]  rilevamento geologico di dettaglio, di un'area sufficientemente ampia, entro la quale ricade l’intervento in oggetto, atto alla definizione geologica, geomorfologica, idrogeologica, con particolare riferimento alla caratterizzazione della natura e del tipo di strutture sedimentarie dei corpi geologici presenti [controllo litologico di dettaglio]  indagini geognostiche1 eseguite in sito, per la definizione delle caratteristiche geotecniche dei terreni di fondazione interessati dalle opere in progetto [accertamento litotecnico]. 1Trattasi di prospezione meccanica (sondaggio geotecnico, prove SPT) e di prospezione geofisica (sismica a rifrazione con tecnica Masw abbinata al metodo tradizionale) eseguite sul sito d’interesse. Le considerazioni tecniche conclusive sono state ponderate in funzione della conoscenza geologica della zona e dell’attendibilità dei dati ottenuti, operando con un giusto grado di cautela nella definizione delle principali caratteristiche fisico- meccaniche dei terreni, avvalendosi anche di relazioni geologico-tecniche esistenti, di studi per piani territoriali, di studi puntuali per la costruzione di manufatti pubblici nell’area di studio o nelle zone vicine. 2. NORMATIVA DI RIFERIMENTO D.P.R. 380/01 Decreto Ministeriale 14.01.2008 Testo Unitario-Norme Tecniche per le Costruzioni Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici - Circolare n. 617 del 2 febbraio 2009-Istruzioni per l’applicazione delle “Norme tecniche per le costruzioni” di cui al D.M. 14 gennaio 2008. - Pericolosità sismica e Criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale-Allegato al voto n. 36 del 27.07.2007 Eurocodice 8 (1998) Indicazioni progettuali per la resistenza fisica delle strutture-Parte 5: Fondazioni, strutture di contenimento ed aspetti geotecnici (stesura finale 2003) Eurocodice 7.1 (1997) Progettazione geotecnica-Parte I: Regole Generali-UNI Eurocodice 7.2 (2002) Progettazione geotecnica-Parte II: Progettazione assistita da prove di laboratorio-UNI Eurocodice 7.3 (2002) Progettazione geotecnica-Parte II: Progettazione assistita con prove in sito (2002)-UNI Leggi Regionali:  Vincolo Idrogeologico  Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico (PAI)  Pianificazione Territoriale e Urbanistica  Pianificazione territoriale regionale (DRAG)  Pianificazione territoriale provinciale (PTCP)  Pianificazione urbanistica generale comunale (PUG)  Pianificazione urbanistica esecutiva comunale (PUE) D.M. 11.03.1988

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Indaco group srl via luca cicolella 37 foggia-studio di geologia tecnica applicata all’ingegneria & all’ambientale dott. antonio raspatelli, via napoli 6/a foggia [ASC RELAZ FABBRICATO S VIA CERIGNOLA FEB 15] REV. 01 DEL 07/02/2015 Norme tecniche per le indagini si terreni e su rocce, stabilità pendii naturali e scarpate, criteri generali e prescrizioni di progettazione, esecuzione e collaudo delle opere di sostegno e delle opere di fondazione. 3. INQUADRAMENTO GEOGRAFICO E GEOLOGICO DELL’AREA Come evidenziato nella seguente figura (fig. 2) il sito in esame fa parte del territorio comunale di Ascoli Satriano che ricade nella porzione meridionale di un’estesa unità geografica denominata Tavoliere di Puglia, delimitata a SO dall’arco collinare del Preappennino Dauno, a NO dal torrente Cervaro, a NE dal Golfo di e a SE dal fiume .

Fig. 2 - Inquadramento geologico–territoriale della Capitanata. 1) Calcari della Piattaforma Apula; 2) Flysch del subappennino dauno; 3) limiti tra i settori: settentrionale, centrale e meridionale del Tavoliere [da Caldara & Pennetta, 1993] 3.1 Descrizione del contesto geologico generale La situazione geomorfologica, stratigrafico-strutturale, idrogeologica e tettonica dei terreni presenti nell’area in esame è stata ricostruita partendo dai dati contenuti nelle divulgazioni cartografiche ufficiali: F°175 “Cerignola” della Carta Geologica d’Italia, in scala 1:100.000 del Servizio Geologico, 1967 e F°421 “Ascoli Satriano”, in scala 1:50.000 della Carta Geologica, Progetto CARG, 2011. Dal punto di vista geologico e propriamente geodinamico, l’area in esame è parte integrante del settore sud-occidentale dell’articolato sistema geostrutturale rappresentato da tre domini: Catena-Avanfossa-Avampaese (Ollier, 1980, Ortolani e Pagliuca, 1988; Merenda, 1991; Bigi et al. 1992). Questi ultimi (Avanfossa–Avampaese), procedendo dall’interno verso il mare, appaiono approssimativamente come fasce orientate secondo l’attuale linea di costa (NO–SE), ed evidenziano due settori distinti aventi ognuno caratteristiche peculiari e molto diverse tra loro sia nella dinamica dei processi esogeni, sia nei caratteri morfoevolutivi. Questi settori sono caratterizzati da confini alquanto netti e omologhi con quelli dei domini geodinamici prima citati.

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Indaco group srl via luca cicolella 37 foggia-studio di geologia tecnica applicata all’ingegneria & all’ambientale dott. antonio raspatelli, via napoli 6/a foggia [ASC RELAZ FABBRICATO S VIA CERIGNOLA FEB 15] REV. 01 DEL 07/02/2015 Sotto l’aspetto meramente geologico i terreni affioranti nella Provincia di Foggia sono evidenziati e sinteticamente descritti nella seguente figura (fig. 3).

Fig. 3 – Carta geologica della provincia di Foggia (tratta da CALDARA & PENNETTA, 1992). Legenda: 1 = calcari mesozoici; 2 = calcareniti eoceniche e Nummuliti; 3 = formazioni appenniniche di varia età e natura; 4 = calcareniti mioceniche; 5 = terreni appartenenti al ciclo pliopleistocenico della Fossa Bradanica; 6 = depositi marini terrazzati pleistocenici; 7 = depositi alluvionali terrazzati del Pleistocene superiore; 8 = detriti di falda e depositi eluviali olocenici; 9 = alluvioni, sedimenti lacustri e lagunari olocenici; 10 = spiagge e dune costiere attuali. In un ambito sufficientemente ampio, riguardante il territorio in esame, s’identificano due grandi complessi morfologico–strutturali, allungati in direzione appenninica (NO-SE), che si succedono da SO a NE. In particolare, sulla base dei caratteri litostratigrafici e strutturali, di cui il territorio comunale fa parte, si distinguono affioramenti di formazioni geologiche riferibili ai seguenti complessi:  Complesso delle Unità mesozoiche e cenozoiche dell’Appennino meridionale, corrispondente ai domini alto-strutturali, che ospitano i sedimenti flyscioidi prepliocenici, che costituiscono la porzione sud-occidentale dei Monti della Daunia, le coperture detritiche e alluvionali del margine preappenninico;  Complesso delle Unità del Tavoliere, verso nord-est, con carattere di “bacino”, ospita terreni prevalentemente clastici d'età plio-quaternaria ed è solcato dai torrenti e dai fiumi più importanti della Puglia Nord-Occidentale che rappresenta l’esteso bassopiano morfologico sbarrato a nord dalle falde del Gargano. Quanto detto induce a ritenere che i due elementi morfologico-strutturali siano l'espressione, in superficie, di due grandi geostrutture differenti, sia per le facies sedimentarie, che le caratterizzano, sia per il luogo occupato nella paleogeografia dell'Italia Meridionale.

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Indaco group srl via luca cicolella 37 foggia-studio di geologia tecnica applicata all’ingegneria & all’ambientale dott. antonio raspatelli, via napoli 6/a foggia [ASC RELAZ FABBRICATO S VIA CERIGNOLA FEB 15] REV. 01 DEL 07/02/2015 Le Unità mesozoiche e cenozoiche dell’Appennino meridionale sono sostanzialmente costituite da una potente serie fliscioide, del Miocene medio, poggiante su un complesso caotico in prevalenza composto d’argille e marne varicolori scagliose, denominato “Complesso indifferenziato”. Questo complesso (definito anche pasta fondamentale, ufficializzato con la denominazione Argille Variegate) è principalmente formato da argille varicolori scagliose, prive di stratificazione, con inclusi frammenti di roccia e di pacchi di strati lapidei disarticolati. Si tratta di argille e marne prevalentemente siltose, grigie e varicolori, con differente grado di costipazione e scistosità; molteplici di strati calcarei, calcareo-marnosi, calcarenitici, di brecce calcaree, di arenarie varie, puddinghe, diaspri e scisti diasprigni; rari livelli di sabbie con elementi vulcanici; episodi di frane sottomarine intraformazionali. Su tali terreni poggiano depositi d’argille e argille sabbiose, sabbie e arenarie, puddinghe poligeniche, del Pliocene, depositi fluviali terrazzati, alluvioni recenti e attuali del Quaternario. Al complesso delle Unità del Tavoliere si fa corrispondere la colmata del richiamato "bacino" e l'area di raccordo tra la prosecuzione verso sud della stessa colmata (Fossa Bradanica) e quella verso Nord (Fossa Adriatica). Il bacino è una depressione morfologico– strutturale disposta in senso NO-SE ed è delimitata dalla catena appenninica a Sud Ovest e dall’avanpaese apulo a Nord Est. Durante Miocene, la porzione occidentale della piattaforma carbonatica apula a causa delle forti spinte, da parte della catena appenninica, si sarebbe frantumata, in diversi blocchi con prevalente allineamento NO-SE, riproducendo un esteso semigraben, raffigurando l’avanfossa della catena. Con il Pliocene medio, dalla catena appenninica in rapido sollevamento, ragguardevoli colate gravitative di materiale fliscioide, unitamente alle spinte dell’Appennino, provocarono sensibili contrazioni della parte interna dell’avanfossa, colmandola. All’esterno prevalsero fenomeni di subsidenza con graduale riempimento di materiali in prevalenza costituiti da sedimenti torbiditici e sabbioso- argillosi. Il Pliocene superiore contrassegna il limite finale delle fasi orogenetiche, che condurrà alla separazione dell’avanfossa in diversi bacini ben definiti. In questa fase tettonica, di tipo trasversale, ha origine l’approfondimento del “Graben del Tavoliere delle Puglie”, con assetto antiappenninico interposto fra il Promontorio del Gargano e l’. L’approfondimento dell’avanfossa proseguì per tutto il Pleistocene inferiore-medio e l’interruzione delle tensioni appenniniche (congiuntamente ai consecutivi bilanciamenti isostatici) permise l’innalzamento dal mare della Pianura di Capitanata, con emersione da ovest. I sedimenti del Tavoliere costituiscono difatti una potente copertura dell’avanfossa. Dal Pleistocene medio, negli intervalli di rallentamento e/o di blocco dell’innalzamento della pianura,

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Indaco group srl via luca cicolella 37 foggia-studio di geologia tecnica applicata all’ingegneria & all’ambientale dott. antonio raspatelli, via napoli 6/a foggia [ASC RELAZ FABBRICATO S VIA CERIGNOLA FEB 15] REV. 01 DEL 07/02/2015 insieme all’avvento di fenomeni glacio eustatici, avvennero azioni modellatrici d’incisione, abrasione e di disfacimento dei sedimenti ivi depositati e la generazione di molteplici differenti unità litostratigrafiche, in concomitanza di più cicli sedimentari marini e/o di fasi continentali di alluvionamento. L'intera area del bacino in parola è ricoperta da depositi quaternari, in prevalenza di facies alluvionale. Tra questi prevale l’argilla più o meno marnosa, di probabile origine lagunare, ricoperta a luoghi da lenti di conglomerati e da straterelli di calcare evaporitico (crosta). Sotto l’argilla si rinviene in generale un deposito clastico sabbioso-ghiaioso, cui fa da basamento impermeabile il complesso delle argille azzurre pliocenico-calabriane che costituisce il ciclo sedimentario più recente delle argille subappennine. Queste, costituiscono i principali affioramenti argillosi e sono trasgressive sulle argille azzurre infra medio-plioceniche (ciclo più antico). I depositi argillosi di entrambi i cicli sono indicativi di una facies neritica e mostrano d'essersi originati in un bacino lentamente subsidente. Sono costituiti da argille marnose più o meno siltoso-sabbiose e da marne argillose di color grigio-azzurro o giallastro, con giacitura generalmente sub orizzontale. La potenza di questi depositi varia sensibilmente da punto a punto con spessori massimi dell'ordine di centinaia di metri. Il ciclo argilloso plio-pleistocenico a luoghi poggia, in continuità di sedimentazione, su depositi calcarenitici trasgressivi sul basamento mesozoico. Le argille preappennine, grigio-azzurre, formano lembi discontinui, anche se talora vasti, venuti a giorno (soprattutto in aree a NW) là dove l'erosione ha asportato la copertura post-calabriana. Spesso sotto quest’ultima, le argille giacciono a pochi metri di profondità. I sedimenti post-calabriani sono essenzialmente di origine continentale e poggiano generalmente in discordanza sui sottostanti depositi marini. La copertura post-calabriana, di facies deltizia e/o fluvio-lacustre, poggia in discordanza stratigrafica sui depositi marini sottostanti, lungo un piano debolmente inclinato verso la costa adriatica, la cui continuità è più volte interrotta da modesti gradini, verosimilmente prodotti da fasi di stasi del livello del mare durante il Quaternario. Nella parte orientale dell'area, infine, affiorano i calcari mesozoici del Promontorio del Gargano che rappresentano il settore maggiormente sollevato dell’intero segmento apulo. Quest’ultimo costituisce il settore di avampaese sia per l’Orogene appenninico a W sia per quello dinarico a E (D’Argenio et alii 1973- Ricchetti, 1980-Ricchetti et alii, 1988-Royden et alii 1978-Doglioni et alii 1994 e Pieri et alii, 1997). L’avampaese apulo s’individua nel Miocene inferiore in coincidenza della formazione della Catena appenninica, quando la piattaforma apula subduce verso W sotto gli appennini. Il risultato è un’area debolmente inclinata formata da una zona sollevata ed emersa (Gargano, Murge e Salento) e da

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Indaco group srl via luca cicolella 37 foggia-studio di geologia tecnica applicata all’ingegneria & all’ambientale dott. antonio raspatelli, via napoli 6/a foggia [ASC RELAZ FABBRICATO S VIA CERIGNOLA FEB 15] REV. 01 DEL 07/02/2015 una zona sommersa nell’adriatico e mar Ionio. L’intero avampaese apulo corrisponde a una struttura orientata all’incirca WNW–ESE attraversata da numerose faglie dirette sub–parallele a orientazione appenninica e da faglie di trasferimento oblique o perpendicolari. Queste, l’hanno diviso e segmentato in tre blocchi di cui il Gargano rappresenta quello con livello di sollevamento più marcato. Tale fondamentale struttura è sostanzialmente costituita da:  basamento pre-cambrico di natura cristallina;  successione continentale permo triassica;  successione anidritico-dolomitica triassica;  sedimenti di piattaforma carbonatica d’età giurassico cretaceo. La successione si chiude con la deposizione si sedimenti, discontinui, terziari e quaternari. Affioramenti di modesto sviluppo areale di sedimenti di età più antica emergono in località Punta delle Pietre Nere-Masseria San Giovanni in Pane (gessi, calcari e calcari marnosi triassici) e limitatissimi lembi di rocce eruttive. Dal pleistocene medio in poi, l’interazione tra il sollevamento tettonico regionale e le oscillazioni glacio–eustatiche del livello del mare ha favorito la sedimentazione dei depositi marini terrazzati, associati spesso ai depositi eolici. In base alle interpretazioni di Funicello e altri, il modello geodinamico di questa porzione di territorio può essere di contro schematizzato con la seguente evoluzione paleogeografico-strutturale (fig. 4):  formazione della piattaforma carbonatica mesozoico-paleogenica;  frammentazione della piastra Apula con relativa individuazione dell’avanfossa a partire dal Miocene;  riempimento di questo bacino subsidente durante il Plio-Pleistocene;  sollevamento regionale concomitante con oscillazioni glacio-eustatiche del livello del mare e conseguente importante fase di terrazzamento mesopleistocenico-olocenica.

Fig. 4 - Modello strutturale del sistema geodinamico appennino-avampaese apulo (da Funicello et al., 1991) 3.2 Caratteri tettonici Le varie unita' lito-stratigrafiche presenti nella parte più occidentale dell’area sono state interessate da fasi tettoniche mioceniche e plioceniche (Aprile et al., 1979-Di Nocera e Torre, 1987). Queste hanno determinato strutture geologiche

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Indaco group srl via luca cicolella 37 foggia-studio di geologia tecnica applicata all’ingegneria & all’ambientale dott. antonio raspatelli, via napoli 6/a foggia [ASC RELAZ FABBRICATO S VIA CERIGNOLA FEB 15] REV. 01 DEL 07/02/2015 complesse con rapporti di sovrapposizione e contatti (stratigrafici e/o tettonici) diversi e variabili da zona a zona. Il motivo strutturale piu' evidente è rappresentato da linee tettoniche con direzione NNO-SSE e NE-SO e in tale direzione si sviluppano anche gli assi di ampie strutture plicative, individuatesi fin dal Miocene medio. Le fasi tettoniche successive non hanno modificato sostanzialmente questi allineamenti strutturali anche se ne hanno accentuati gli effetti coinvolgendo le formazioni plioceniche, determinando sovrascorrimenti e faglie inverse e rendendo tettonici molti dei contatti tra le varie formazioni geologiche (fig. 5).

Fig. 5 - Inquadramento tettonico (da Carta Geologica d’Italia 1:50.000 Progetto CARG) L’evoluzione strutturale generale, che caratterizza il territorio del Preappennino, dauno, è sostanzialmente iniziata con la sedimentazione, nel Miocene, di una potente serie fliscioide sopra il complesso basale. Contemporaneamente alla trasgressione miocenica si determina un abbassamento dell’area con la formazione di un bacino di accumulo di depositi clastici provenienti, in prevalenza, da aree emerse limitrofe. In seguito, nel periodo pliocenico, si configura una sedimentazione trasgressiva anche sui depositi flyscioidi, dovuta a un successivo abbassamento. Le strutture oggi visibili sono da attribuire ad una tettonica di tipo gravitativo dove i complessi flyscioidi sono “scivolati” verso NE, in più riprese, sulle argille varicolori e successivamente anche sul termine argilloso-marnoso della formazione della Daunia, nel tardo Miocene. In seguito si registra la ripresa dei movimenti gravitativi delle masse di flysch e successivi scivolamenti delle argille varicolori, in concomitanza dei fenomeni di subsidenza che hanno caratterizzato la formazione della Fossa Bradanica, legata a una tettonica di tipo epirogenico (sprofondamento). Tale area è contraddistinta dalla presenza di pieghe asimmetriche, anticlinali e sinclinali, con assi orientati secondo la direttrice NO-SE, pieghe-faglie, faglie inverse

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Indaco group srl via luca cicolella 37 foggia-studio di geologia tecnica applicata all’ingegneria & all’ambientale dott. antonio raspatelli, via napoli 6/a foggia [ASC RELAZ FABBRICATO S VIA CERIGNOLA FEB 15] REV. 01 DEL 07/02/2015 e trascorrenti (stile appenninico) con vergenza a NE. Le placche monoclinali, frequentemente interessate ai bordi da faglie, presentano immersione degli strati preferibilmente verso NO e SO, con pendenze fino a 30°, o superiori, talora con strati contorti e sub-verticali. La tettonica dei depositi pliocenici rispecchia all’incirca quella del substrato miocenico. Naturalmente tale stile influenza notevolmente la rete idrografica superficiale, fenomeno evidenziato dall'allineamento delle valli principali secondo i motivi tettonici preminenti. Sono frequenti dissesti di tipo franoso ma che interessano principalmente le aree in cui affiorano le argille scagliose, che coinvolgono spesso anche i brandelli lapidei inclusi, poco stabili. Nelle zone dove l’erosione è più intensa, sono presenti forme del terreno aspre, come si osserva lungo i principali corsi d’acqua che scorrono, per tratti in gole profonde alcuni metri, a pareti subverticali, e talvolta sono impostati in corrispondenza di linee di faglia o di frattura. L’area del bacino è stata interessata solo marginalmente dalle fasi tettoniche appenniniche precoci (Miocene), durante le quali fungeva da avanpaese. Il basamento del Tavoliere è costituito da una potente serie di sedimenti carbonatici di età mesozoica, in prevalenza di piattaforma, su quali poggiano e affiorano localmente, depositi trasgressivi calcarenitici riferibili al Paleogene. Dal Miocene, con l’avvento della tettogenesi appenninico-dinarica, la Piastra Apula assume la funzione di Avampaese e, nel frattempo, le sue parti estreme diventano instabili. Quella occidentale, con il progredire delle fasi di accavallamento delle unità appenniniche verso E, è progressivamente coinvolta da una suddivisione, con allineamento NO-SE, fino a costituire un esteso semigraben. Proprio in quest’area si verrà a determinare l’Avanfossa appenninica. Un comportamento simile, anche se con minore intensità, avviene al margine orientale a seguito delle spinte della catena dinarica. Nella fase conclusiva l’Avampaese si modifica in un prolungato Horst, con orientamento appenninico, la cui estremità settentrionale, in seguito a rotazione antioraria, si dispone secondo la direzione E-O (Gargano). La continuità dell’avampaese è interrotta, a nord del Promontorio Garganico, dalla faglia Tremiti-Volturno e da un graben, a orientamento antiappenninico (SO- NE), con ulteriore gradonatura NO-SE immergente verso l’Appennino, che si interpone fra Murge e Gargano (fig. 6).

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Fig. 6 - Sezione geologica schematica attraverso l’Appennino Meridionale e la Fossa Bradanica (Sella et alii, 1988) Dal Miocene, la parte occidentale della piattaforma carbonatica apula, a seguito delle spinte della Catena appenninica, si sarebbe spezzettata assumendo il ruolo di avanfossa della catena appenninica. Gli studi compiuti da Crescenti riferiscono che questa può essere suddivisa in quattro unità paleogeografiche definite: bacino abruzzese, molisano, pugliese e lucano. Siffatti bacini, orientati all’incirca allo stesso modo (NO-SE), cioè parallelo a quello della catena appenninica, si sono determinati con origine dal settore nord “ringiovanendosi” verso sud e subendo, inoltre, una migrazione verso est. Dal Pliocene inferiore ha perso concretamente il carattere di avanpaese ed ha assunto, almeno fino al Pleistocene inferiore, quello di avanfossa. In essa si sono depositati sedimenti prevalentemente argillosi di ambiente marino, sui più occidentali dei quali hanno finito per sovrascorrere le unità appenniniche più esterne, come risulta dall’analisi delle stratigrafie di molti pozzi profondi e da sezioni sismiche (AGIP, 1977-ENEL, 1985-Moscardini e Merlini, 1986). In seguito la regressione marina ha consentito la deposizione di materiale continentale clastico limoso–sabbioso e ghiaioso. Il sollevamento, che ha causato la regressione, è tuttora attivo e, secondo alcuni autori (Ciaranfi et al., 1983), sarebbe legato almeno in parte a un generale riaggiustamento isostatico della catena. Durante quest’ultimo periodo l’area è stata anche interessata da una ripresa dell’attività di dislocazioni tettoniche trasversali che potevano aver accompagnato in precedenza la messa in posto dei thrusts appenninici (segnalata nella carta neotettonica dell’Italia 1:500.000 del C.N.R.). Il basamento calcareo dolomitico del mesozoico, che costituisce l'ossatura fondamentale del Tavoliere, ha prevalentemente una struttura a Horst e Graben, originata da un sistema di faglie appenniniche, parallele alla faglia marginale del Gargano. Nel corso del Pliocene Inferiore la fossa, delimitata tra l’Appennino e l’ancora intatto Avampaese Apulo-garganico, aveva verosimilmente assunto una configurazione alquanto allungata con margini subparalleli accostati. La sedimentazione era di tipo pelitico, riferibile ad argille bacinali e a facies distali di corpi torbiditici provenienti da NO. Nel Pliocene Medio si comincia a riconoscere la Fossa Bradanica, bacino di sedimentazione plio-pleistocenico compreso fra

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Indaco group srl via luca cicolella 37 foggia-studio di geologia tecnica applicata all’ingegneria & all’ambientale dott. antonio raspatelli, via napoli 6/a foggia [ASC RELAZ FABBRICATO S VIA CERIGNOLA FEB 15] REV. 01 DEL 07/02/2015 Gargano, Murge e catena Appenninica. In quest’ampia depressione sono richiamate, dalla Catena appenninica in rapido sollevamento, potenti colate gravitative, che congiuntamente alle spinte appenniniche vanno a accorciare la parte interna della stessa Avanfossa colmandola. Verso l’esterno si configurano aree ove prevalgono fenomeni di subsidenza caratterizzati da forti riempimenti torbiditici, sabbioso- argillosi. Il Pliocene Superiore identifica il culmine della tettonica trasversale, che condurrà alla separazione dell’Avanfossa in più bacini distinti (bacino molisano, pugliese e lucano). A questa fase tettonica corrisponde l’approfondimento del graben del Tavoliere meridionale e, in seguito, avviene il colmamento del bacino pugliese, nel corso del Pleistocene inferiore. I depositi del Ciclo della Fossa Bradanica, posti lungo il bordo appenninico, sono: Conglomerati e sabbie di Oppido Lucano, Argille subappennine, Sabbie di Monte Marano e Conglomerato di Irsina. Lungo il margine murgiano si riscontrano: Biocalcareniti di Gravina, Argille subappennine, Sabbie di Monte Marano e/o Calcarenite di Monte Castiglione. Gli affioramenti che caratterizzano il Tavoliere sono quasi esclusivamente costituiti dalla porzione più superficiale della successione plio-pleistocenica (unità stratigrafiche regressive). I conglomerati di chiusura e la relativa superficie sommitale sono identificabili unicamente nel Tavoliere meridionale. 3.3 Caratteri morfologici generali Escludendo la zona sud-occidentale, dove i rilievi collinari (area del flysch preappenninico) raggiungono quote dell’ordine di 600 m s.l.m., la morfologia del territorio comunale è tipica della fascia alta della Pianura di Capitanata, di raccordo con i Monti Dauni, con quote minime di 108 m e massime di 506 m s.l.m. La morfologia riflette gran parte le particolari condizioni geologiche della zona, dove l'azione modellatrice delle forze esogene ha risentito dei diversi affioramenti presenti. La storia morfologica della piana del Tavoliere di Puglia ha inizio con la chiusura del ciclo bradanico, l’innalzamento areale e la conseguente generale regressione del mare verso le attuali posizioni. Periodi di stasi nel sollevamento, abbinati con fenomeni glacio-eustatici, hanno permesso il modellamento della piana con una serie di terrazzi marini. I più alti e più antichi avevano la linea di costa parallela all’Appennino (NO-SE). In seguito, dopo il ricongiungimento dell’isola garganica alla terraferma, i terrazzi più bassi si sono allineati a nord con la linea di costa del Gargano settentrionale. La debole inclinazione del Tavoliere, cui fa seguito un’ancor più debole acclività della vasta piattaforma continentale, ha sicuramente favorito la comparsa delle due lagune, Lesina e Varano. Specificatamente, in seguito alla progressiva diminuzione delle spinte appenniniche, al rilascio elastico della Piastra Apula e alla compensazione isostatica del sistema Catena-Avanfossa-

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Indaco group srl via luca cicolella 37 foggia-studio di geologia tecnica applicata all’ingegneria & all’ambientale dott. antonio raspatelli, via napoli 6/a foggia [ASC RELAZ FABBRICATO S VIA CERIGNOLA FEB 15] REV. 01 DEL 07/02/2015 Avampaese (riferibile a circa un milione di anni fa), si è generato un sollevamento regionale attualmente in corso. A questa tendenza generale si sono sovrapposte oscillazioni del livello marino di tipo glacio-eustatico interferendo e complicando ulteriormente il meccanismo di regressione. Il risultato è rappresentato da numerose e diverse unità litostratigrafiche corrispondenti a differenti oscillazioni del livello del mare (terrazzamenti), riferibili a più cicli sedimentari marini e/o a fasi continentali di alluvionamento. Per il Tavoliere, le attuali conoscenze non consentono di definire minuziosamente le fasi di terrazzamento, a causa dell’insufficienza degli affioramenti, dei modesti dislivelli fra le scarpate, delle litologie poco differenziate dei depositi terrazzati e delle facies trasgressive del Ciclo bradanico, ma anche per la forte antropizzazione e le nuove tecniche colturali che hanno cancellato i lineamenti del paesaggio. Gli studi effettuati da Parea (1988) indicano che il Tavoliere sia rappresentato da una serie di piane alluvionali, ognuna incisa nelle precedenti, poste a quote diverse, dolcemente inclinate verso mare e delimitate da ripide scarpate verso sud, verso nord e verso l’Appennino. Queste piane sono ricoperte da una coltre di ciottoli alluvionali provenienti dall’Appennino, dove i ripidi declivi sono intagliati in peliti pleistoceniche e plio-calabriane. Le varie superfici dolcemente inclinate verso mare s’immergono sotto i sedimenti della pianura, con inclinazione tanto maggiore quanto più sono lontane dall’Appennino. Le diverse paleospiagge venivano a trovarsi sull’avampaese stabile, perciò non sono attualmente visibili, essendo state sepolte sotto i sedimenti olocenici della pianura. Come le piane alluvionali dei fiumi attuali, che solcano la Pianura di Capitanata, raccordano l’Appennino con il mare, così le piane fluviali del Pleistocene raccordavano il mare con il fronte appenninico, durante le fasi climatiche calde. I differenti livelli di mare basso provocarono l’approfondimento delle valli e la dissezione delle piane alluvionali in tanti lembi (sono ora visibili tracce fra un fiume e l’altro), a causa dell’erosione regressiva, che si poteva estendere fino al margine appenninico vista la contenuta distanza (70 Km). Il continuo sollevamento dell’Appennino provocò un accentuarsi dell’erosione che agì più profondamente al raccordo pianura- pedemonte, ove la coltre di ghiaie alluvionali era più sottile. Così i vari livelli di pianura si ridussero agli attuali lembi di terrazzo, sepolti dalla piana attuale verso il mare e separati da ripide scarpate, incise nel substrato verso monte. Il territorio comunale è parte integrante del settore meridionale del Tavoliere, delimitato dal Fiume Ofanto, dal Torrente Cervaro, dall’Appennino e dal Golfo di Manfredonia (Fig. 7).

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Fig. 7 – Il Tavoliere meridionale fra il Fiume Ofanto e il Torrente Cervaro (In tratteggio le formazioni geologiche del Subappennino dauno Il reticolo idrografico è caratterizzato da corsi d’acqua che scorrono seguendo la direzione ortogonale alla linea di costa, ma che subiscono una rotazione verso nord in prossimità di Cerignola, verosimilmente per fasi recenti di sollevamento differenziale. Si tratta generalmente d’incisioni non molto approfondite, solitamente povere d’acqua, che hanno esercitato una debole attività erosiva consentendo al paesaggio di conservare abbastanza integra la successione dei terrazzi marini. A nord-ovest della Città di Ascoli Satriano l’area è solcata dal Torrente , avente direzione di deflusso verso NNE, e da una serie di corsi d’acqua secondari, tributari di destra del suddetto torrente. A sud-est il territorio è segnato dal fiume Ofanto con direzione di deflusso verso NNE e da una serie di corsi d’acqua secondari, tributari di sinistra del suddetto corso d’acqua. L’idrografia rivela nel complesso una fase di maturità con un andamento meandriforme e con presenza talora di alvei abbandonati. L’andamento della superficie topografica è interrotto dalle incisioni vallive, allungate in direzione SW-NE, che solcano la pianura, drenando le acque superficiali provenienti dall’appennino. L’assetto morfologico principale è caratterizzato soprattutto dalla presenza di affioramenti di natura sedimentaria, d’origine marina e continentale depositatisi in ambienti diversi. Il substrato è costituito da una potente successione calcareo-dolomitica su cui poggia l’argilla con ripetute e irregolari alternanze di livelli sabbiosi e ghiaiosi. Sopra questi depositi Plio–Pleistocenici sono presenti sedimenti marini e alluvioni terrazzate del Pleistocene-Olocene. Fuorché l’Ofanto, i suddetti corsi d’acqua hanno carattere torrentizio e le portate assumono un valore significativo solo a seguito di precipitazioni particolarmente abbondanti e prolungate nel tempo.

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Indaco group srl via luca cicolella 37 foggia-studio di geologia tecnica applicata all’ingegneria & all’ambientale dott. antonio raspatelli, via napoli 6/a foggia [ASC RELAZ FABBRICATO S VIA CERIGNOLA FEB 15] REV. 01 DEL 07/02/2015 3.4 Caratteri idrogeologici generali L’area è caratterizzata da un’idrografia superficiale piuttosto manifesta. Infatti, il basso Tavoliere è contraddistinto da un fitto reticolo idrografico i cui canali scorrono dall’Appennino verso E–NE, fino a confluire le proprie acque nell’Adriatico. L’azione erosiva piuttosto spinta di tali corsi d’acqua ha portato ad un profondo smembramento dei terrazzi marini in quest’area, di cui ne restano solo testimoni isolati di piccole dimensioni situati per lo più verso il margine occidentale, in corrispondenza delle quote più elevate dell’alto Tavoliere. Il torrente Cervaro, il Carapelle e il fiume Ofanto rappresentano gli elementi idrografici principali, mentre quelli minori sono rappresentati da canali artificiali e di bonifica dislocati verso la costa. I fondovalle di questi corsi d’acqua sono ricoperti, di depositi d’alveo attuali e recenti (Olocene), prevalentemente costituiti di limi argillosi, inframmezzati a sabbie e ghiaie, maggiormente sviluppati, sia arealmente, sia in profondità, lungo l’Ofanto (a regime perenne), piuttosto limitati, lungo i letti dei canali e dei torrenti a carattere stagionale (fig. 8).

Fig. 8 – Principali corsi d’acqua del Tavoliere di Puglia Generalmente con le prime forti precipitazioni autunnali non si vengono a determinare deflussi idrici di particolare rilievo, tanto che gli alvei restano privi d’acqua, persino fino a dicembre. Nei periodi piovosi invernali, anche se per breve durata, si possono determinare inaspettate piene con portate e coefficienti di deflusso alquanto elevati, quando i terreni dei bacini imbriferi sono portati a 15 di 66

Indaco group srl via luca cicolella 37 foggia-studio di geologia tecnica applicata all’ingegneria & all’ambientale dott. antonio raspatelli, via napoli 6/a foggia [ASC RELAZ FABBRICATO S VIA CERIGNOLA FEB 15] REV. 01 DEL 07/02/2015 saturazione dalle precipitazioni liquide e solide. Come rappresentato nella seguente figura (fig. 9), riguardo alle caratteristiche stratigrafico-strutturali dell’area del Tavoliere e in funzione della profondità, s’identificano tre unità acquifere principali [Maggiore et alii, 1996].

Fig. 9 - Sezione schematica del Tavoliere (Fonte: Michele Maggiore et alii – Caratteri idrostrutturali del Tavoliere di Puglia ed elaborazione di una carta geolitologica a finalità idrogeologiche. Geologi e Territorio n. 2/2004. Dal basso verso si distinguono:  Acquifero fessurato–carsico profondo, situato in corrispondenza del substrato carbonatico pre–pliocenico.  Acquifero poroso profondo, situato in corrispondenza delle lenti sabbiose intercalate alle argille plio–pleistoceniche.  Acquifero poroso superficiale, la cui falda ha sede nei livelli sabbioso–ghiaiosi dei depositi marini e alluvionali del Pleistocene sup.–Olocene. Le principali differenze tra queste tre unità acquifere risiedono nei caratteri della circolazione idrica sotterranea e nelle caratteristiche chimiche delle acque, legate a un diverso grado di mescolamento di tre componenti fondamentali: acque di origine meteorica, acque salate di intrusione marina e acque connate. Acquifero poroso superficiale. Si viene a formare nella porzione più superficiale del sottosuolo negli estesi depositi marini e alluvionali quaternari, che ricoprono con continuità le argille grigio-azzurre plio-pleistoceniche. La falda idrica si rinviene a modeste profondità dal piano campagna, variabili da zona a zona e può essere ripartita su più livelli. Trattasi di un acquifero articolato, costituito da alternanze irregolari di strati ghiaiosi, sabbiosi, argillosi e argilloso-limosi con diverso grado di permeabilità. La presenza di livelli argillosi impermeabili intercalati, in configurazione lenticolare, consente in ogni caso l’interconnessione idraulica tra i 16 di 66

Indaco group srl via luca cicolella 37 foggia-studio di geologia tecnica applicata all’ingegneria & all’ambientale dott. antonio raspatelli, via napoli 6/a foggia [ASC RELAZ FABBRICATO S VIA CERIGNOLA FEB 15] REV. 01 DEL 07/02/2015 vari livelli acquiferi, per cui i caratteri della circolazione idrica sono riferibili a un’unica falda, molto eterogenea, frazionata su più livelli. L'acquifero è sostenuto dalle argille grigio-azzurre impermeabili di base e la potenza dello stesso è variabile tra i 25 e 50 m, talora superiore, solo nelle arre più interne si riscontrano valori inferiori a 25 m. Specifici studi di carattere idrogeologico indicano che la morfologia della superficie piezometrica del territorio è notevolmente influenzata da quella del substrato impermeabile. Orientativamente si evidenzia che i corpi sedimentari a granulometria più grossolana (di maggiore permeabilità) prevalgono nelle aree di alta pianura e, man mano verso la costa, la presenza d’intercalazioni argilloso- limose (scarsamente permeabili) aumenta sia come spessore sia in frequenza. Cosicché nella fascia pedemontana la falda circola liberamente, mentre, nella parte mediana e bassa è in pressione, in condizioni di artesiane. La particolare configurazione litostratigrafica è tale che le zone di maggiore alimentazione sono quelle dove affioramento i depositi più grossolani, adatti ad assorbire buona parte delle acque meteoriche, destinandole alla circolazione idrica sotterranea. Come già pronunciato lo spessore complessivo di questi terreni, è piuttosto esiguo in corrispondenza del lembo appenninico, aumenta sensibilmente verso est, raggiungendo i 50 m nella zona mediana della pianura e a luoghi i 100 m presso il litorale adriatico. La superficie piezometrica si rinviene a circa 250 m s.l.m. nelle zone più interne e degrada fino alla costa con gradienti compresi tra 0,15% e 0.25%. La risalienza e la soggiacenza della falda idrica aumentano di norma man mano che si procede verso la costa dove la qualità dell’acqua risente degli effetti dell’intrusione marina. La produttività dell’acquifero varia sensibilmente da zona a zona. La maggiore resa dei pozzi e quindi le maggiori portate specifiche (1-3 l/s) oltre che dalle condizioni di alimentazione, è strettamente dipendente dallo spessore e dalle caratteristiche granulometriche degli strati acquiferi e dalla configurazione della superficie di fondo della falda, realizzandosi delle locali depressioni del substrato argilloso. Circa le modalità di alimentazione dell’acquifero, considerevole è l’apporto idrico derivante dai corsi d’acqua (T. Cervaro, T. Carapelle e F. Candelaro) che attraversano il Tavoliere e sfociano nel litorale adriatico. Acquifero poroso profondo. L’acquifero poroso profondo, plio-pleistocenico, è situato in corrispondenza degli strati sabbioso-limosi e localmente ghiaiosi intercalati alla successione argillosa dell’avanfossa. I livelli acquiferi sono rappresentati da corpi discontinui di forma lenticolare, dello spessore di pochi metri, alternati a strati argillosi impermeabili spessi anche alcune decine di metri. La falda è in pressione ovunque e di solito presenta forti caratteri di artesianità. Le reali caratteristiche di questo sistema acquifero sono poco conosciute, soprattutto riguardo alla geometria

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Indaco group srl via luca cicolella 37 foggia-studio di geologia tecnica applicata all’ingegneria & all’ambientale dott. antonio raspatelli, via napoli 6/a foggia [ASC RELAZ FABBRICATO S VIA CERIGNOLA FEB 15] REV. 01 DEL 07/02/2015 e distribuzione spaziale dei corpi acquiferi, alla connessione idraulica tra i diversi livelli e con le altre falde del Tavoliere, alle modalità di alimentazione e di deflusso. I livelli utilizzati, captati di norma per uso irriguo, sono localizzati a profondità variabili tra 150 m e 500 m dal p.c.; nei livelli sabbiosi più profondi la possibilità di rinvenimento di acque dolci utilizzabili è fortemente condizionata dall’esistenza di acque connate, associate ad accumuli d’idrocarburi. Le stesse acque estratte dai pozzi presentano caratteri chimici peculiari e la loro fuoriuscita in superficie è spesso accompagnata da un forte odore di H2S. La produttività dei livelli idrici è molto diversa da luogo a luogo con portate variabili da circa 1-2 l/s fino a circa 20 l/s. Le depressioni che si determinano sono nel complesso contenute. Tale produttività varia molto nel tempo, diminuendo rapidamente dall’inizio dell’esercizio del pozzo. In qualche caso si registra il completo esaurimento locale della falda, mentre in altri sembra verificarsi il ripristino delle condizioni di produttività iniziali, dopo un periodo di riposo corrispondente alla stagione umida. Acquifero fessurato-carsico profondo. Dal Candelaro, procedendo verso ovest, l’acquifero carbonatico mesozoico del Gargano è ribassato a gradinata da sistemi di faglie dirette, a direzione appenninica e antiappenninica, che originano nel substrato un’articolata struttura ad Horst e Graben. L’interesse pratico per questo acquifero è limitato alle zone, dove il substrato è situato a profondità inferiori a qualche centinaio di metri, quali si riscontrano nella fascia pedegarganica del Tavoliere. Questa limitazione è giustificata dal fatto che procedendo verso la parte mediana dell’avanfossa, con la profondità del substrato aumenta notevolmente il contenuto salino delle acque che passano da valori tipici di acque di origine meteorica, più o meno contaminate dagli apporti marini, a valori e chimismo caratteristici delle acque connate associate ai giacimenti di idrocarburi. Le acque di falda circolano nelle rocce carbonatiche del substrato e sono confinate sotto la successione argillosa o di livelli poco fratturati delle stesse rocce calcaree. La circolazione idrica risente delle caratteristiche idrauliche dell’acquifero, variabili da zona a zona in funzione del grado di fessurazione e carsismo della roccia. Le modalità di deflusso della falda sono anche influenzate dalla presenza delle numerose faglie del substrato che determinano direttrici di deflusso preferenziali. La penetrazione del mare verso l’entroterra è maggiore in corrispondenza della parte della fascia pedegarganica che si sviluppa verso il Golfo di Manfredonia.

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Indaco group srl via luca cicolella 37 foggia-studio di geologia tecnica applicata all’ingegneria & all’ambientale dott. antonio raspatelli, via napoli 6/a foggia [ASC RELAZ FABBRICATO S VIA CERIGNOLA FEB 15] REV. 01 DEL 07/02/2015 4. CARATTERI GEOLITOLOGICI, GEOMORFOLOGICI, IDROGRAFICI, IDROGEOLOGICI DI DETTAGLIO. RISCHIO SIMICO 4.1 Geolitologia Come descritto in precedenza, dal punto di vista geologico generale il sottosuolo in esame è parte integrante dei depositi alluvionali olocenici, poggianti sui sedimenti Plio-pleistocenici, in prevalenza formati da sabbie e argille, che costituiscono i terreni affioranti alle pendici meridionali dei Monti della Daunia, ai margini sud occidentali del Tavoliere delle Puglie, nell’Appennino Meridionale. In un ambito sufficientemente ampio comprendente l’area in esame, il F°175 “Cerignola” della Carta Geologica d'Italia (scala 1:100.000) evidenzia che, dal termine più recente, affiorano i terreni elencati nella seguente legenda (fig. 10).

Fig. 10 - F° 175 della Carta geologica d’Italia scala 1:100.000 Q Alluvioni recenti e attuali. OLOCENE Qt3 Alluvioni terrazzate recenti poco superiori all’alveo attuale, con terre nere e a volte, con crostoni calcarei evaporitici. Crostoni e concrezioni calcaree che coprono a tratti anche i terrazzi superiori. OLOCENE Qt2 Terrazzi medi dell’Ofanto e del Carapelle, alti 15 m circa sull’alveo attuale, costituiti in prevalenza da ghiaie e sabbie localmente torbose. PLEISTOCENE Qt1 Terrazzi alti circa90-100 m sull’alveo attuale dell’Ofanto con ghiaie e argille nerastre. PLEISTOCENE

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Indaco group srl via luca cicolella 37 foggia-studio di geologia tecnica applicata all’ingegneria & all’ambientale dott. antonio raspatelli, via napoli 6/a foggia [ASC RELAZ FABBRICATO S VIA CERIGNOLA FEB 15] REV. 01 DEL 07/02/2015 Qm2 Sabbie straterellate giallastre a volte pulverulente con intercalazioni argillose, ciottolose e concrezioni calcaree con molluschi litorali di facies marina. PLEISTOCENE Qc2 Ciottolame incoerente, localmente cementato con ciottoli di medie e piccole dimensioni con intercalazioni di sabbiose e con inclinazione costante verso Est. PLEISTOCENE Qc1 Conglomerati poligenici con ciottoli di medie e grandi dimensioni a volte molto cementati, con intercalazioni di sabbie e arenarie. PLEISTOCENE

PQs Sabbie e sabbie argillose a volte con livelli arenacei di colore giallastro; lenti ciottolose localmente fossilifere. PLIOCENE-CALABRIANO PQa Argille e argille marnose grigio-azzurrognole, localmente sabbiose. PLIOCENE- CALABRIANO La recente Carta Geologica d’Italia (F°421 “Ascoli Satriano” in scala 1:50.000) rinomina e identifica in dettaglio le formazioni geologiche (Sintemi), che riguardano solo il settore settentrionale del territorio comunale. Di seguito si rappresenta l’ingrandimento del foglio 421, la relativa sezione geologica (fig. 11), lo schema stratigrafico (fuori scala), unitamente alla descrizione dei Sintemi che costituiscono la porzione nord-orientale, fino alla piana del Carapelle (fig. 12).

Fig. 11 – Ingrandimento del F°421 e della sezione (Carta geologica d’Italia scala 1:50.000 Progetto CARG)

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Fig. 12 – Schema stratigrafico dei Sintemi del versante NE di Ascoli Satriano: RPL1=silt argillosi, silt, sabbie siltose e lenti di ghiaie poligeniche; LSO=sabbie siltose intercalate ad argille siltose [Pleistocene Superiore]; ODN=corpi ghiaiosi intercalati a strati suborizzontali di sabbia o ghiaia a stratificazione inclinata [Pleistocene medio?-Superiore]; STQ=sabbie medie ben stratificate con lamine piano-parallele [Pleistocene medio?-Superiore]; PZT=conglomerati poligenici con clasti subarrotondati mediamente organizzati, intercalati a lenti di sabbia medio-grossa [Pleistocene medio]; A\S\Pa=litofacies di sabbie marine e conglomerati di Ascoli Satriano, posizionata al tetto del Sintema delle argille subappennine ASP=silt argillosi e marne siltose grigie, a stratificazione poco evidente con intercalazioni di argille siltose e verso l’alto di sottili strati di sabbia medio-fine. Spessore complessivo in affioramento 200 m, fronti di cava 50 m [Calabriano] - (Fonte: Carta geologica d’Italia F°421, 1:50.000, Progetto CARG). Legenda F°421 “Ascoli Satriano” scala 1:50.000 (Fig. 11) a Deposito di versante (blocchi di crosta calcarea, di conglomerati e di sabbie cementate; ciottoli e massi di varia composizione disperdi in matrice terrosa- argillosa. OLOCENE. a1a Deposito di frana (colate gravitative in argille con pezzame litoide). OLOCENE. a1b Deposito di frana antico (ammassi caotici di litologie varie in matrice argillosa o marnosa). PLEISTOCENE SUPERIORE? - OLOCENE. UNITA’ QUATERNARIE DEL TAVOLIERE DI PUGLIA SUPERSITEMA DEL TAVOLIERE DI PUGLIA (TP) SINTEMA DEL TORRENTE CARAPELLE E CERVARO Silt argillosi, silt, sabbie siltose e lenti di ghiaie poligeniche; a luoghi livelli di limi nerastri con coperture decimetriche di sabbie con gradazione diretta, laminate e con al letto sottili livelli argillosi. PLEISTOCENE SUPERIORE? – OLOCENE RPL3 Subsintema delle Marane la Pidocchiosa-Castello Ghiaie poligeniche con lenti di sabbie siltose. PLEISTOCENE SUPERIORE? – OLOCENE  corrispondente a Q RPL1 Subsintema dell’Incoronata Silt argillosi, silt, sabbie siltose e lenti di ghiaie poligeniche; a luoghi livelli di limi nerastri con coperture decimetriche di sabbie con gradazione diretta, laminate e con al letto sottili livelli argillosi. PLEISTOCENE SUPERIORE? – OLOCENE  corrispondente a Qt2 SINTEMA DI LA PEZZA DEL TESORO PZT Conglomerati poligenici con clasti subarrotondati mediamente organizzati, intercalati a lenti di sabbia medio-grossa. PLEISTOCENE MEDIO  corrispondente a Qc1. UNITA’ DELLA FOSSA BRADANICA ARGILLE SUBAPPENNINE A\S\Pa Litofacies (posizionata al tetto del Sintema delle argille subappennine ASP) formata di sabbie marine e conglomerati di Ascoli Satriano,  corrispondente a PQs ASP Silt argillosi e marne siltose grigie, a stratificazione poco evidente con intercalazioni di argille siltose e verso l’alto di sottili strati di sabbia medio- fine. Spessore complessivo in affioramento 200 m, fronti di cava 50 m. CALABRIANO  corrispondente a PQa.

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Indaco group srl via luca cicolella 37 foggia-studio di geologia tecnica applicata all’ingegneria & all’ambientale dott. antonio raspatelli, via napoli 6/a foggia [ASC RELAZ FABBRICATO S VIA CERIGNOLA FEB 15] REV. 01 DEL 07/02/2015 Il settore in esame è occupato, per la maggior parte, da ghiaie e conglomerati (ruditi ripartite più a est che a ovest) e da depositi sciolti a prevalente componente ghiaiosa, collocati lungo i versanti del torrente Carapelle e i principali affluenti, in sinistra orografica, più estesi lungo il Carapello. Subordinatamente si rilevano rocce prevalentemente marnose, marnoso- pelitiche e pelitiche, poste perlopiù ai bordi dei depositi ghiaioso-conglomeratici, depositi sciolti a prevalente componente pelitica e sabbiosa, confinate nell’alveo attuale dei suddetti corsi d’acqua, e rocce prevalentemente arenitiche, affioranti nella porzione bassa e centrale del settore. La carta geologica di maggior dettaglio (F°421 scala 1:50.000) evidenzia che il sito in esame è interessato dall’affioramento del “Sintema di La Pezza del Tesoro” PZT, costituito di conglomerati poligenici con clasti subarrotondati mediamente organizzati, intercalati a lenti di sabbia medio-grossa, del Pleistocene medio. Questi corrispondono ai conglomerati poligenici, con ciottoli di medie e grandi dimensioni, a volte molto cementati, con intercalazioni di sabbie e arenarie Qc1, identificati dal F°175 al 100.000. Si tratta di materiale clastico esogenetico riferibile a rocce ruditiche* (ghiaie e ciottoli di dimensioni variabili dai 5 ai 30 cm, ad elementi arenacei e calcarei in matrice sabbiosa) dette anche “rocce psefitiche o psefiti”. Per maggiore completezza nella seguente tabella sono specificate le dimensioni degli elementi delle tipologie litologiche descritte. *Rocce *Rocce Rocce^ Rocce^ Rocce Rocce psefitiche psefitiche psammitiche psammitiche pelitiche pelitiche (> 2 mm) (> 2 mm) (0.06 ÷ 2 mm) (0.06 ÷ 2 mm) (0.003 ÷ 0.06 mm) (0.003 ÷ 0.06 mm) incoerenti coerenti incoerenti coerenti incoerenti coerenti Blocchi Conglomerati Sabbie Arenarie Fanghi Siltiti Ciottoli Brecce Limo Argilliti Ghiaie Puddinghe Marne Oficalce Argille Marne (^) Le areniti sono denominate “rocce psammitiche o psammiti” e le lutiti e le argilliti “rocce pelitiche o peliti”. 4.2 Geomorfologia Come già detto, il territorio comunale di Ascoli si colloca ai margini nord- orientali del Preappennino Dauno, dove i rilievi sono formati di materiale prevalentemente flyscioide e raggiungono quote dell’ordine di 600 m s.l.m. La morfologia è tipica della fascia medio-alta della Pianura di Capitanata, che si va a raccordare ai rilievi dei Monti Dauni, caratterizzata in direzione NE da grandi spianate inclinate verso il mare, interrotte da valli ampie e da modeste alture, con quote che oscillano tra 400 e 300 m s.l.m. La zona è percorsa da due importanti corsi d’acqua: il Torrente Carapelle e il Fiume Ofanto, dai rispettivi affluenti e da una

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Indaco group srl via luca cicolella 37 foggia-studio di geologia tecnica applicata all’ingegneria & all’ambientale dott. antonio raspatelli, via napoli 6/a foggia [ASC RELAZ FABBRICATO S VIA CERIGNOLA FEB 15] REV. 01 DEL 07/02/2015 serie di tributari minori aventi deflussi prevalentemente stagionali. Affiorano terreni, per la maggior parte costituiti di materiale a prevalente componente ciottolosa, subordinatamente sabbiosa, poggianti su sedimenti argillosi di base (talora affioranti), disposti costantemente in modesti altopiani, dolcemente inclinati verso oriente. Nel settore nord-ovest l’area è solcata dal Carapelle avente, direzione di deflusso all’incirca SO-NE e da una serie di corsi d’acqua secondari, tributari di sinistra e destra del suddetto torrente, normalmente attivi solo nella stagione piovosa. Il sistema idrografico locale evidenzia una maturità piuttosto spinta con andamento meandriforme dei principali corsi d’acqua. Il profilo topografico del terreno è generalmente interrotto da solchi erosivi, più o meno profondi, a forma di “V”, con valli molto ampie, dai fianchi bassi, poco inclinati, solitamente pronunciate, dove affiorano terreni molto cementati. Procedendo da nord verso sud, l’aspetto morfologico generale evidenzia il graduale passaggio da uno scenario sub-pianeggiante, interrotto da rare alture appena accennate, a un paesaggio di medio-bassa collina, caratteristico dei luoghi con litologia facilmente erodibile, con forme prevalentemente dolci, talvolta con sagome brusche in corrispondenza degli affioramenti conglomeratici. Nel settore in esame i modesti rialzi sono interessati degli affluenti di destra del T. Carapelle (Marana S. Marchitto, Canale Montecorvo/C. le del Toro), aste fluviali minori, facenti parte del bacino idrografico secondario del Canale S. Leonardo e la Marana La Pidocchiosa. I processi evolutivi dei versanti sono, essenzialmente, dovuti all’azione modellatrice dei suddetti corsi d’acqua secondari, dove affiorano formazioni costituite principalmente di depositi di ciottolame, sabbie e sabbie argillose, argille e argille marnose, ma anche di sedimenti sabbioso-argillosi dei terrazzi di fondovalle e delle alluvioni recenti. Si evidenziano, talora, ripe di erosione fluviale, orli di terrazzo alluvionale e cigli di sponde fluviali. Le basse pendenze dei terreni, a volte con profilo sub-orizzontale, non implicano particolari situazioni d’instabilità. 4.3 Reticolo idrografico L’area è caratterizzata da un’idrografia superficiale contraddistinta da un fitto reticolo idrografico i cui solchi erosivi scorrono dall’Appennino verso E–NE, fino a immettere le proprie acque nell’Adriatico. L’azione erosiva, talora spinta, di questi corsi d’acqua ha portato ad un profondo smembramento dei terrazzi marini, di cui ne restano solo testimoni isolati di piccole dimensioni situati per lo più verso il margine occidentale, in corrispondenza delle quote più elevate dell’alto Tavoliere. Il Cervaro, il Carapelle e l’Ofanto rappresentano gli elementi idrografici principali, mentre quelli minori sono rappresentati da marane e/o canali, canali artificiali e di bonifica dislocati maggiormente verso la costa. A NO della Città di Ascoli Satriano

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Indaco group srl via luca cicolella 37 foggia-studio di geologia tecnica applicata all’ingegneria & all’ambientale dott. antonio raspatelli, via napoli 6/a foggia [ASC RELAZ FABBRICATO S VIA CERIGNOLA FEB 15] REV. 01 DEL 07/02/2015 l’area è solcata dal torrente Carapelle, avente direzione di deflusso verso NNE, e da una serie di corsi d’acqua secondari, tributari di destra del suddetto torrente, normalmente attivi solo nella stagione piovosa. I fondovalle dei corsi d’acqua sono ricoperti di depositi d’alveo attuali e recenti dell’Olocene, prevalentemente costituiti di limi argillosi, inframmezzati a sabbie e ghiaie, maggiormente sviluppati sia arealmente, sia in profondità lungo l’Ofanto, piuttosto limitati nei letti dei canali e dei torrenti. L’intero reticolo idrografico è caratterizzato da percorsi che scendono seguendo la direzione ortogonale alla linea di costa, ma che subiscono una rotazione verso nord in prossimità di Cerignola, verosimilmente per fasi recenti di sollevamento differenziale. L’idrografia rivela nel complesso una fase di maturità con un andamento meandriforme e con presenza talora di alvei abbandonati. L’andamento della superficie topografica è interrotto dalle incisioni vallive, allungate in direzione SO-NE, che solcano la pianura, drenando le acque superficiali provenienti dall’Appennino. L’assetto morfologico principale è caratterizzato soprattutto dalla presenza di affioramenti di natura sedimentaria, d’origine marina e continentale depositatisi in ambienti diversi. Il substrato è costituito da una potente successione calcareo-dolomitica su cui poggia l’argilla, con ripetute, irregolari alternanze di livelli sabbiosi e ghiaiosi. Sopra questi depositi plio–pleistocenici sono presenti sedimenti marini e alluvioni terrazzate del Pleistocene-Olocene. Fuorché l’Ofanto, che evidenzia un regime a carattere perenne, i suddetti corsi d’acqua hanno carattere torrentizio e le portate assumono un valore indicativo solo a seguito di precipitazioni particolarmente abbondanti e prolungate. Si tratta in generale d’incisioni non molto approfondite, solitamente povere d’acqua, che hanno esercitato una debole attività erosiva consentendo al paesaggio di conservare abbastanza integra la successione dei terrazzi marini. Solitamente con le prime forti precipitazioni autunnali non si vengono a determinare deflussi idrici di particolare rilievo, tanto che gli alvei restano privi d’acqua, persino fino a dicembre. Nei periodi piovosi invernali, anche se per breve durata, si possono determinare inaspettate piene con portate e coefficienti di deflusso alquanto elevati, quando i terreni dei bacini imbriferi sono portati a saturazione dalle precipitazioni liquide e solide. 4.4 Pericolosità simica In merito alla pericolosità correlata all’attività sismica, il Territorio comunale è compreso in una regione ad alto rischio. L’Appennino meridionale rappresenta notoriamente una zona sismogenetica attiva, a causa della particolare configurazione strutturale con forti disturbi imputabili a molteplici faglie, che nel corso degli anni è stata interessata da forte energia sismica, con valori d’intensità comprese tra VII e IX (scala MCS - fig. 13).

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Fig. 13 – Carta pericolosità simica d’Italia (intensità macrosismica MCS Mercalli-Cancani-Sieberg) I dati a disposizione indicano che gli epicentri della maggior parte dei terremoti si localizzano nel settore alto del tavoliere, in zona garganica e appenninica (Irpinia). (fig. 14).

Fig. 14 – Carta sismotettonica semplificata della provincia di Foggia

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Indaco group srl via luca cicolella 37 foggia-studio di geologia tecnica applicata all’ingegneria & all’ambientale dott. antonio raspatelli, via napoli 6/a foggia [ASC RELAZ FABBRICATO S VIA CERIGNOLA FEB 15] REV. 01 DEL 07/02/2015 Tali eventi, in gran parte distruttivi nelle immediate vicinanze degli epicentri, hanno avuto influenza e continueranno ad agire in maniera tangibile sul Territorio in esame. La soluzione è di avviare studi specifici di microzonazione sismica, a livello provinciale, al fine di una valutazione del rischio in termini quantitativi, in modo da ottimizzare l’uso delle risorse e stabilire le priorità d’intervento al fine di minimizzare i danni. Devono, in ogni caso, essere osservate le norme di sicurezza antisismica per la costruzione d’opere d’ingegneria civile, per prevenire attività sismiche intense che dovessero interessare l’area. Gli studi effettuati, negli ultimi anni, sulla pericolosità sismica del territorio italiano, dal Gruppo Nazionale per la Difesa dai Terremoti (G.N.D.T.), dall’Osservatorio Geofisico Sperimentale di Trieste (O.G.S.) e dal Servizio Sismico Nazionale (S.S.N.), hanno consentito di sviluppare una metodologia probabilistica sismotettonica (ampiamente consolidata ed adottata a livello internazionale), che prevede l’utilizzo di dati di base: catalogo sismico e Zonazione Sismogenetica (Z.S.), oltre all’adozione di criteri e metodi per l’elaborazione di tali dati. Attraverso l’elaborazione dei dati, la pericolosità sismica, ossia “la stima dello scuotimento del suolo, previsto in un certo sito, durante un dato periodo, a causa di terremoti” sono state riprodotte dal S.S.N. le carta della pericolosità sismica 1999, dove sono indicanti i valori di PGA (g)* e d’intensità MCS di tutto il Territorio nazionale (fig. 15).

Fig. 15 – Carta pericolosità simica d’Italia (valori di PGA accelerazione orizzontale di picco del terreno).

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Indaco group srl via luca cicolella 37 foggia-studio di geologia tecnica applicata all’ingegneria & all’ambientale dott. antonio raspatelli, via napoli 6/a foggia [ASC RELAZ FABBRICATO S VIA CERIGNOLA FEB 15] REV. 01 DEL 07/02/2015 Con riferimento ai decreti fino al 1984 l’area in esame faceva parte delle regioni classificate in base al grado di sismicità “S” pari a 12, con coefficiente d’intensità sismica, da adottare per tutte le opere d’ingegneria civile, pari 0,10 (DM 7/3/81). La proposta G.d.l. del 1998, la classificava di seconda categoria e, in seguito, con l’introduzione dell’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri, del 20 marzo 2003 (n°3274), l’area è stata riclassificata, suddividendo il territorio nazionale in zone, con grado di pericolosità sismica decrescente (3). L’Ordinanza n°3274 definì per il Comune di Ascoli i seguenti parametri:

Codice ISTAT 2001 Classificazione 2003 PGA (g)* I 071005 Zona 1 0.192 g 8.2 MCS dove:

PGA (g)* = accelerazione orizzontale di picco del terreno (estimatore dello scuotimento alle alte frequenze), valore atteso con una probabilità di superamento del 10% in 50 anni (periodo di ritorno di 475 anni); I = intensità macrosismica (MCS) valore d’intensità MCS atteso con una probabilità di superamento del 10% in 50 anni (periodo di ritorno di 475 anni); g = 981 cm/sec2 (accelerazione di gravità).

La correlazione tra le precedenti classificazioni e quella attuale è riassunta nella seguente tabella:

Decreti fino al 1984 (1) G d L 1998 (2) Classificazione 2003 (3) S=12 Prima categoria Zona 1 S=9 Seconda categoria Zona 2 S=6 Terza categoria Zona 3

non classificato N.C. Zona 4

(1) Sismicità definita attraverso il grado di sismicità “S”; (2) proposta di riclassificazione dove si utilizzano “tre categorie sismiche” più una di Comuni Non Classificati (N.C.).

4.4.1 Sismicità storica e recente L’area in studio si localizza tra il fronte della catena appenninica e la Pianura di Capitanata. La sismicità registrata nell’ultimo secolo sembrerebbe alquanto limitata, ma qualora si vada a esaminare l’intero catalogo CPTI 04 (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), si evince che l'area è stata interessata da molti eventi simici particolarmente intensi. Nella seguente tabella sono elencati i terremoti registrati nel territorio di Ascoli Satriano.

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dove: Is =Intensità al sito scala MCS (Mercalli-Cancani-Sieberg). Np =Numero di osservazioni macrosismiche del terremoto. Ix=Intensità massima (MCS). Mw =Magnitudo momento. Fin dal 1087, nel mese di settembre Ascoli fu colpita da forti scosse di terremoto e, verosimilmente, secondo fonti contemporanee, anche nell’anno 1343 la città è distrutta da un violento sisma, talché, il Monastero di S. Pietro di Vico Carrara (Canonici Lateranensi o Agostiniani) è reso inagibile e i religiosi si trasferirono nel complesso della Misericordia (attuale palazzo della famiglia Tiso Potito al civico n.11 di Via Ospizio). Il 17 luglio del 1361 un forte evento sismico interessa Ascoli (Mw=6.06), causando 4000 morti e il 5 dicembre 1456 la città è nuovamente colpita (di notte), da un forte e violento terremoto (Mw=6.96). La città fu quasi rasa al suolo costringendo i cittadini ad abbandonarla e a ricostruirla nella Valle degli Antichi tre Colli dov’è adesso. Il giorno 20 marzo 1731 e il 14 agosto 1851 avvennero altri forti terremoti, l’abitato non subì grossi danni, si menziona che l’Orfanotrofio femminile di S. Giuseppe e S. Teresa fu trasferito, dal Vescovo dell’epoca Mons. De Tommasis, a Cerignola ma Melfi e le altre città limitrofe furono distrutte.

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Indaco group srl via luca cicolella 37 foggia-studio di geologia tecnica applicata all’ingegneria & all’ambientale dott. antonio raspatelli, via napoli 6/a foggia [ASC RELAZ FABBRICATO S VIA CERIGNOLA FEB 15] REV. 01 DEL 07/02/2015 Altri forti eventi, di notevole intensità, avvennero il 16 dicembre 1857 (Mw=6.96) e quello del 23 luglio 1930 (Mw=6.72) che investì la Città danneggiando gravemente molti edifici tra cui la Cattedrale. Il 23 novembre 1980 (Mw=6.89) un terremoto dell’ottavo grado della scala Mercalli investe nuovamente Ascoli rovinando case e edifici religiosi (Cattedrale, Chiesa della Misericordia, Chiesa di S. Giovanni Battista, Chiesa di S. Rocco). I dati riportati sono stati estrapolati da: catalogo dei forti terremoti in Italia dal 461 a.C. al 1980, vol. 2. ING-SGA, Bologna, 644 pp. - E. Boschi, E. Guidoboni, G. Ferrari, G. Valensise and P. Gasperini (eds.), 1997; database delle osservazioni macrosismiche dei terremoti italiani utilizzate per la compilazione del catalogo parametrico CPTI04. http://emidius.mi.ingv.it/DBMI04/. Quaderni di Geofisica, Vol 49, pp.38 - Stucchi et alii (2007), DBMI04; IDENTIFICAZIONE E VALUTAZIONE DI STRUTTURE SISMOGENETICHE, convenzione di Ricerca tra ENEA e Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Pisa. Autori: E. Patacca, P Scandone, Gestione del database: C. Meletti, P. Pantani, Grafica: R. Mannelli, Redazione: G. Braccianti, Pisa, Dicembre 2001, con aggiornamenti al Maggio 2002. Nella seguente figura (fig. 16) sono evidenziati gli eventi sismici, a partire dal 1087 con relativa intensità sismica.

Fig. 16 - Grafico e località della storia sismica di Ascoli Satriano (I.N.G.V.)

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Indaco group srl via luca cicolella 37 foggia-studio di geologia tecnica applicata all’ingegneria & all’ambientale dott. antonio raspatelli, via napoli 6/a foggia [ASC RELAZ FABBRICATO S VIA CERIGNOLA FEB 15] REV. 01 DEL 07/02/2015 Gli eventi più gravi degli ultimi 1000 anni sono da riferire al terremoto di Ascoli Satriano del 27/12/1361 e del Foggiano del 20/03/1731 (con non meno di 1000 vittime), in cui l'area del Tavoliere fu investita da importanti avvenimenti distruttivi. I valori di magnitudo attribuiti a questi terremoti, desunti dal Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani (Gruppo di lavoro CPTI 1999) sono, rispettivamente, pari a 6.06 e 6.34 (Ma media pesata della magnitudo macrosismica equivalente Me e della magnitudo macrosismica Mm). A questi eventi, con tale magnitudo, si possono associare manifestazioni di fagliazione superficiale. Il terremoto del 1361 è, verosimilmente, riferibile a una faglia diretta cieca (direzione O-E, -), che ha prodotto l’abbassamento della porzione settentrionale dell’area, producendo una dislocazione del tetto dei carbonati apuli e una flessura, più o meno pronunciata, nei sovrastanti depositi pliopleistocenici (fig. 17). Tale interpretazione potrà essere avvalorata, nel caso di riattivazione della faglia, che non dovrebbe generare fagliazioni di superficie.

Fig. 17 - Piano quotato del terremoto del 27/12/1361 e traccia della faglia Castelluccio dei Sauri- Stornarella. Con tratto più sottile sono indicate le faglie Monte Calvello- e Troia-Carapelle che non mostrano indizi di attività recente (Piano quotato da BOSCHI et al. 1995). Il terremoto del foggiano del 1731 è riferibile a un sistema di faglie dirette con ribassamento verso SO (direzione NO-SE, sistema Foggia–Cerignola), composto di

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Indaco group srl via luca cicolella 37 foggia-studio di geologia tecnica applicata all’ingegneria & all’ambientale dott. antonio raspatelli, via napoli 6/a foggia [ASC RELAZ FABBRICATO S VIA CERIGNOLA FEB 15] REV. 01 DEL 07/02/2015 “segmenti attivi” ubicati in corrispondenza della terminazione settentrionale e meridionale del sistema. Il raffronto tra la posizione dei segmenti di faglia attivi (in tempi recenti) e il campo macrosismico di questo terremoto, indica un “meccanismo” piuttosto complesso che è consono alla magnitudo assegnata all’episodio sismico. Tale meccanismo si sarebbe verificato con due eventi di rottura all’estremità settentrionale (faglia Foggia–Cerignola nord) e meridionale (faglia Foggia–Cerignola sud) del sistema, con un'asperità non rimossa nella parte centrale. In caso di riattivazione, naturalmente, sono probabili fenomeni di fagliazione superficiale lungo tutta la fascia corrispondente alla proiezione in superficie dell'intero sistema Foggia-Cerignola (fig. 18).

Fig. 18 - Campo macrosismico del terremoto del 20/03/1731 (piano quotato e tentative isosisme) e traccia dei segmenti della faglia Foggia- Cerignola che mostra evidenze di attività in tempi recenti. Con tratto più sottile sono indicati due segmenti di faglia alle estremità settentrionale e meridionale della faglia Foggia-Cerignola e un segmento di faglia presso Orta Nova che non mostrano indizi di attività recente (Piano quotato da BOSCHI et al. 1995). L’energia sismica generata negli ipocentri dell’Appennino meridionale (e del Gargano) è trasmessa, attenuata dalla distanza, per mezzo del basamento calcareo mesozoico posto alla profondità di parecchie centinaia di metri sotto all’area in esame. E’ evidente che le sollecitazioni sismiche, passando alla sovrastante formazione argillosa plio-pleistocenica di grande potenza, con rigidità sismica inferiore, subiscono amplificazioni che possono ritenersi (grosso modo) uniformi nel sottosuolo dell’intera pianura foggiana fino al tetto delle argille grigio-azzurre. L’altro decremento di rigidità sismica dovuta al passaggio dalle argille ai sovrastanti

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Indaco group srl via luca cicolella 37 foggia-studio di geologia tecnica applicata all’ingegneria & all’ambientale dott. antonio raspatelli, via napoli 6/a foggia [ASC RELAZ FABBRICATO S VIA CERIGNOLA FEB 15] REV. 01 DEL 07/02/2015 depositi sabbiosi, con presenza di falda acquifera, genera nell’onda che proviene dal bed-rock modificazioni negli spettri di accelerazione del terreno, con attenuazione delle frequenze più elevate ed amplificazione di quelle più basse. La caratterizzazione sismica del sito (categoria di sottosuolo, dell’azione sismica di progetto, D.M. 14.01.2008) è stata determinata facendo riferimento all’indagine sismica Masw eseguita sul sito in esame (v. conclusioni). 4.5 Idrogeogeologia Il sito in oggetto, situato nel settore SE del nucleo abitativo di Ascoli Satriano, alla località San Rocco, è raggiungibile percorrendo per circa 700 m Via Cerignola (S.P. N°88 (Ascoli-Contessa). L’area si trova sulla cresta di un crinale spartiacque prospiciente il fianco sinistro, del segmento iniziale, di un modesto impluvio avente direzione di scorrimento verso NE, poi verso E, fino alla confluenza con la Marana S. Leonardo, che a sua volta s’immette (nei pressi di Orta Nova) nella Marana S. Spirito (C.le Ponticello) e poi più a nord, nel Torrente Carapelle (fig. 19).

Fig. 19 – Reticolo idrografico del bacino d’interesse (Carta idrogeomorfologica AdB-Puglia). Come già detto il bacino idrografico del Carapelle è caratterizzato da portate di tipo torrentizio, abbondanti nei mesi di novembre-febbraio, molto esigue in quelli estivi e in tarda primavera. Tuttavia gli afflussi meteorici, degli ultimi anni, hanno manifestato in un primo momento un’evidente riduzione e parziale trasposizione della piovosità (rispetto alle medie stagionali) con conseguente insufficiente alimentazione dei corsi d’acqua, delle falde idriche e delle sorgenti. L’andamento generale attuale denota una notevole irregolarità delle precipitazioni con piovosità annuale mediamente costante (in termini quantitativi) con preferenza, però, alla maggiore frequenza, forte intensità e breve durata. Tali eventi sono riferibili (quasi

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Indaco group srl via luca cicolella 37 foggia-studio di geologia tecnica applicata all’ingegneria & all’ambientale dott. antonio raspatelli, via napoli 6/a foggia [ASC RELAZ FABBRICATO S VIA CERIGNOLA FEB 15] REV. 01 DEL 07/02/2015 certamente) alle “mutazioni atmosferiche” che interessano l’intero sistema climatico, con progressivo riscaldamento terrestre (effetto serra), per cui l’apporto idrico è variabile da luogo a luogo ed è prettamente connesso al regime meteorologico. Riguardo alle caratteristiche di permeabilità la situazione idrogeologica locale può essere schematizza come di seguito descritto. Le formazioni affioranti sono generalmente permeabili per porosità. Il grado di permeabilità, può essere più o meno elevato in relazione alle caratteristiche granulometriche, al grado d’addensamento/cementazione e alla presenza di eventuali intercalazioni argillose. La permeabilità si riduce laddove i depositi sono ricoperti da terre bruno-nerastre o sono interessati (nella parte superficiale), da crostoni calcarei d’origine evaporitica, interstrati, a struttura lentiforme, di materiale argilloso-sabbioso e/o limoso sabbioso. Quindi, dal punto di vista idrogeologico i terreni che specificatamente interessano il sito in esame, cioè i conglomerati poligenici con clasti subarrotondati mediamente organizzati, intercalati a lenti di sabbia medio-grossa PZT e i sottostanti depositi formati di sabbie marine e conglomerati di Ascoli Satriano A\S\Pa, sono più o meno permeabili per porosità (litofacies posizionata al tetto del Sintema delle argille subappennine ASP). Talvolta questi terreni sono mediamente permeabili e/o moderatamente permeabili, in funzione della presenza di frazioni granulometriche più fini e al grado di cementazione. Mentre, i sottostanti silt argillosi e marne siltose grigie, a stratificazione poco evidente con intercalazioni di argille siltose e verso l’alto di sottili strati di sabbia medio-fine ASP, sono generalmente poco permeabili e/o impermeabili (fig. 20).

Fig. 20 – Stralcio della carta idrogeomorfologica (AdB-Puglia).

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Indaco group srl via luca cicolella 37 foggia-studio di geologia tecnica applicata all’ingegneria & all’ambientale dott. antonio raspatelli, via napoli 6/a foggia [ASC RELAZ FABBRICATO S VIA CERIGNOLA FEB 15] REV. 01 DEL 07/02/2015 Indicativamente, per la conducibilità idrica dell’acquifero in esame (essenzialmente costituito di ghiaia e sabbia), si potranno prendere in considerazione i parametri preliminari di seguito descritti. -4 -6  kc=10 ÷10 m/s (permeabilità media)  isosalina: 0,5-1,0 g/l  tipo di falda idrica sotterranea: freatica  porosità totale: 25-40 %  porosità efficace: 5-20 %  tipo di permeabilità: per porosità  trasmissività: T=110-3 m2/s Il parametro trasmissività è dato dalla relazione T=k  h, dove h rappresenta lo spessore dell’acquifero. Per i terreni argillosi sottostanti la conducibilità idrica può -8 -9 essere valutata ka=10 ÷10 m/s. Nella zona di studio, l’andamento del serbatoio pleistocenico è definito dal tetto delle argille subappennine (argille blu) che presenta una generale immersione delle argille da S-O verso N-E (verso il mare), dalla quota di oltre 300 m, agli affioramenti a quota inferiore a -50 m, nella zona litoranea. La presenza di depressioni dirette verso SO-NE corrisponde, verosimilmente, ad antiche vallate dei corsi d'acqua tuttora esistenti e possono presentare una notevole importanza nel processo di rialimentazione dell’acquifero. Le precipitazioni atmosferiche, le condizioni fisico-meccaniche e la giacitura dei terreni, costituiscono gli elementi per la formazione della falda idrica e di un sistema di circolazione idrica sotterranea, abbastanza definibile. Difatti, l’assetto strutturale dell’area, la successione lito-stratigrafica di terreni permeabili e/o mediamente permeabili, poggianti su suoli poco permeabili e/o impermeabili, costituisce condizioni favorevoli per la formazione di un acquifero poroso superficiale nei depositi ghiaioso-sabbiosi, sostenuto dalle sottostanti argille grigio-azzurre impermeabili. In merito alla direzione di deflusso delle acque sotterranee è plausibile ammettere che si sviluppi verso NE, poiché l’immersione del sub-strato impermeabile (tetto delle argille), è normalmente rivolta verso la linea di costa. I dati a disposizione (pozzi per acqua terebrati in zona) indicano che lo spessore dei corpi sedimentari permeabili (conglomerati e sabbie) è dell’ordine di 40-50 m e che la superficie piezometrica si rinviene alla profondità di 35-40 m dal piano campagna. 4.6 Pericolosità idraulica e geomorfologica Come già detto l’area, si trova in prossimità della cresta di un crinale spartiacque prospiciente il fianco sinistro, del segmento iniziale, di un modesto impluvio avente direzione di scorrimento verso NE, poi verso E, fino alla confluenza

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Indaco group srl via luca cicolella 37 foggia-studio di geologia tecnica applicata all’ingegneria & all’ambientale dott. antonio raspatelli, via napoli 6/a foggia [ASC RELAZ FABBRICATO S VIA CERIGNOLA FEB 15] REV. 01 DEL 07/02/2015