Guida Alla Preistoria Del Palermitano
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In copertina: Ustica, Villaggio dei Faraglioni. Stato dei lavori al 1980. (foto: G. Mannino) Nel retro di copertina: Palermo, Monte Pellegrino, Addaura. Grotta dell’Antro nero. Bovide graffito (Museo “A. Salinas”) GIOVANNI MANNINO GUIDA ALLA PREISTORIA DEL PALERMITANO Elenco dei siti preistorici della provincia di Palermo Introduzione di Umberto Balistreri Istituto Siciliano Studi Politici ed Economici Pubblicazione realizzata con il contributo dell’Assessorato Regionale Beni Culturali, Ambientali e della Pubblica Istruzione. Mannino, Giovanni <1929-> Guida alla Preistoria del palermitano : elenco dei siti preistorici della provincia di Palermo / Giovanni Mannino ; introduzione di Umberto Balistreri. - Palermo : Istituto siciliano studi Politici ed economici, 2008. 1. Preistoria - Palermo <prov.> - Guide. I. Balistreri Umberto 1947-> 937.8 CDD-21 SBN Pal0210537 CIP - Biblioteca centrale della Regione siciliana “Alberto Bombace” Si ringrazia la Riserva Naturale Integrale “Grotta dei Puntali” A Silvia, compagna nella vita e talvolta nelle ricerche. RINGRAZIAMENTI Spesso i ringraziamenti sono formali, questi sono di stima e di affetto: un grazie all’amico Alfonso Lo Cascio, che con grande pazienza e per- severanza ha trovato modo di “costringermi” a pubblicare qualcosa delle mie appassionate ricerche, anche il presente volume. Grazie ad Umberto Balistreri per la grandissima fiducia sulle mie conoscenze preistoriche, all’Istituto Siciliano Studi Politici ed Economici ed al suo presidente Francesco Virga per averlo voluto dare alle stampe. Con piacere ringrazio il professore Vincenzo Tusa, mio Soprintendente per una trentina d’anni, per avere agevolato la mia passione per la ricer- ca speleologica e quella preistorica e per avermi lasciata la massima libertà nel gestire l’attività preistorica nell’ambito dell’Istituto con sopralluoghi e scavi, pur non spettando al mio ruolo, dimostrando così una intelligente e costruttiva liberalità che a me ha dato modo di diver- tirmi lavorando e all’istituzione di raccogliere risultati diversamente impensabili. Ricordo l’amico, scomparso lo scorso anno, padre Carmelo da Gangi, parroco dell’isola di Ustica. Sin dal primo casuale incontro del febbra- io del 1970, per le notevoli insistenze, mi indusse ad impegnarmi per un sopralluogo al fine di valutare l’interesse di diversi affioramenti di “ceramici” (così li soleva chiamare). Fui nell’isola nel maggio succes- sivo e questa è la data della scoperta del Villaggio Preistorico dei Faraglioni, oggi Parco Archeologico. Ricordo la sua fraterna ed affet- tuosa ospitalità nei sopralluoghi e nel corso delle quattro campagne di scavo, la sua disponibilità nello spianarmi qualsiasi strada dovessi per- correre. Ringrazio infine gli amici di Ustica: Vito Ailara a cui debbo la collaborazione nei sopralluoghi, negli scavi e nel restauro dei reperti, nonché la sua affettuosa ospitalità, Tanino Russo e Salvatore Giuffrida, detto Giò, presenti negli scavi, disponibili in ogni bisogno. 7 INTRODUZIONE o studio di Giovanni Mannino, apprezzato ricercatore proveniente Lnon dalla cultura accademica e paludata, ma dalla cultura militan- te, rappresenta quanto di meglio poteva essere pubblicato sulle “grotte” del Palermitano, consideratane l’approfondita, esaustiva disamina. Faticose, ma stimolanti, ricerche, i cui risultati costituiscono, anche e soprattutto, “osservazioni originali irripetibili”, diventate precise testi- monianze su monumenti e sul patrimonio archeologico, nel frattempo scomparso. E tutto questo in un contesto particolarmente significativo di grotte, cavità, caratterizzato anche da raffigurazioni antropomorfe e zoomorfe graffite e dipinte. Ricerca, questa di Mannino, appassionata ed appassionante, protrattasi per più di quarant’anni, con esiti eccezionali, se si pensa alla scoperta del Villaggio Preistorico dei Faraglioni, ad Ustica, affascinante avven- tura archeologica, o ai due saggi di scavo eseguiti, nel 1970, a Grotta dei Puntali, a Carini, dove Mannino, grazie a una paziente opera di pulitura e lavaggio di circa… 500 pietre, “raccolte in parte nello scavo e quelle disperse nell’ambiente”, rinviene anche una pietra con “una parziale figura graffita di bovide”. Produttivi e provvidenziali, poi, i … decenni di lotta allo scopo di impedire - è il caso di Grotta della Molara, nel territorio comunale di Palermo - che “una cava distruggesse le grotta” stessa: il successo per- viene con la demanializzazione della grotta e l’istituzione della Riserva Naturale Orientata “Grotta della Molara”, affidata in gestione ai Gruppi Ricerca Ecologica. E alla grotta viene riservata un’attenzione particolare, in considerazio- ne del fatto che Giovanni Mannino vi accerta “una sequenza di strati che vanno dal XII secolo fino all’Epipaleolitico con due sepolture mesolitiche”. Inaspettato il rinvenimento di una tomba “a grotticella”, scavata alla stessa quota del letto del Torrente Cannizzaro , a Palermo. La scoperta di decine di incisioni lineari e la figura di un piccolo cervo “colpito da zagaglie” nel Riparo della ‘Za Minica, o quelle della “Grotta delle incisioni”, a Capaci, costituiscono una chiara esemplifi- 9 cazione della sorprendente attività di Giovanni Mannino che ha sempre operato, in armonia con il suo carattere, con rigoroso impegno ed entu- siastica adesione ad un progetto culturale di ampio respiro e di sicura e solida concretizzazione, sempre nel rispetto degli altri e nella consape- volezza di trasmettere al mondo scientifico, agli operatori culturali e alla Comunità tutta preziose informazioni e sicuri dati. Il libro è impreziosito da un’appendice, che costituisce un’utile “guida alla preistoria”, di tavole e disegni, nonché di fotografie - alcune dello stesso Mannino. Tra queste, particolarmente suggestiva quella raffigu- rante la “Contrada Addaura” della fine degli anni Cinquanta, poco prima, cioè, dell’inizio della selvaggia lottizzazione che, anche in que- sto caso, “ha stravolto il territorio e distrutte anche una serie di testimo- nianze storico-archeologiche, probabilmente legate all’Ercta e ad Amilcare Barca”. Sondaggi, dunque, scavi, continui sopralluoghi ed escursioni, culmina- ti financo nell’elaborazione di “lucidi” (bovidi ed equidi della Grotta Niscemi; l’equide della Montagnola di Villabate; le figure antropomor- fe femminili della Grotta del Mirabella di San Giuseppe Jato, le inci- sioni lineari e coppelle del Riparo Armetta II); esplorazioni, arrampica- te, spesso “libere”, o discese, che gli consentirono, come nel caso della Grotta dell’Addaura, di raggiungere, prima, un ingrottato, posto una ventina di metri sopra la grotta e, poi, ben sette cavità, discendendo dalla sommità della parete giù nelle viscere della terra, “come certa- mente erano state raggiunte da chi alcuni millenni prima ci aveva pre- ceduto”. Affidiamo, dunque, all’attenzione dei lettori uno scrigno di valutazioni e un mosaico di notizie, che riteniamo particolarmente utili per avvici- nare sempre più alla concreta fruizione dei beni culturali - archeologi- ci, paletnologici e paleontologici in particolare - quanti hanno a cuore la salvaguardia di un notevole patrimonio destinato, altrimenti, alla ste- rile mummificazione o, peggio, alla dispersione e alla distruzione. Umberto Balistreri Direttore Riserva Naturale Integrale “Grotta dei Puntali” 10 PREFAZIONE “Gli sbancamenti meccanici per la costruzione di nuovi edifici e di nuove strade, gli spianamenti talora colossali per l’impianto di vigneti, agrumeti, serre, l’aratura dei terreni che può superare il metro di pro- fondità, laddove questi lavori sono avvenuti hanno cancellato ogni trac- cia del passato ed hanno spesso, persino, alterata la topografia del ter- ritorio. Un’attività parallela meno vistosa, ma straordinariamente dan- nosa è svolta dai clandestini ora non più semplici “tombaroli” ma spe- cialisti del metal detector col quale si spingono soprattutto nelle anti- che città mettendo a soqquadro le antiche memorie ogni qual volta il rilevatore magnetico ha localizzato la presenza del metallo. Se potessimo indicare tutte le località archeologiche distrutte o danneg- giate dai mezzi meccanici o frequentate dai clandestini avremmo la più ampia carta archeologica del nostro territorio. Fare qualche esempio porta all’imbarazzo di scegliere tra nomi molto noti o conosciuti di antiche città (Entella a Contessa Entellina, Cozzo Sannita a Caccamo, il Pizzo di Ciminna, Pizzo Cannita a Misilmeri, Monte Porcara a Bagheria), di grotte (Addaura a Monte Pellegrino, Cala Tramontana a Levanzo, Geraci a Termini Imerese), di necropoli (Uditore, Scalea, Santocanale a Palermo), di villaggi (Boccadifalco a Palermo, Mokarta a Salemi, Castelluzzo a Mazara del Vallo, Omo Morto ad Ustica). Questa situazione si aggrava ogni giorno di più ed è dovuta anche all’as- senza di sensibilità nel cittadino per il patrimonio storico archeologico. Taccio i formali auspici mancando all’orizzonte i segni di una ragione- vole speranza”. Quanto sopra ho riportato è la premessa a Le necropoli e le tombe prei- storiche del palermitano, studio pubblicato negli Atti della Accademia di Scienze Lettere ed Arti di Palermo del 19831. Poiché nulla è cambiato posso concludere con le stesse parole di allo- ra: “La situazione è tale che mi sembra opportuno rendere noti i risul- 1) S.V, V.II, 1981-82, parte seconda:Lettere. 11 tati delle mie ricerche perché per buona parte sono osservazioni origi- nali irripetibili per la distruzione dei monumenti”. Trovo paradossale l’indirizzo dell’Assessorato Regionale Beni Culturali Ambientali e della Pubblica Istruzione