_ n.3

Anno VII N. 67 | Dicembre 2018 | ISSN 2431 - 6739 1968-70. Enzo Ungari al Chaplin della Spe- Nando, quanto ci zia: il d’Artagnan e gli altri di Giovane Criti- mancherai ca Addio a Nando Scanu, una “Siamo stati i figli di un tempo fortunato. Non vi sembri un paradosso. Gli anni ‘50-’60 furono un tempo per molti vita dedicata al cinema versi felice, nonostante le arretratezze del nostro paese. indipendente: socio fondatore Ungari. Un ragazzino che avevo conosciuto a Venezia, all’apertura di un festival, con il sacco a pelo sulla schiena. nel ‘51 del Cineclub Sassari, Era di Spezia e lo prenotai per la rivista. E’ morto preco- tra i precursori del cinema cemente e ha lasciato di sé un ricordo molto forte. Era uno spettatore vorace e divenne un ottimo organizzatore. neorealista in Sardegna e È spiacevole che non abbia potuto dimostrare a pieno “campione dell’associazionismo quanto valesse artisticamente”. Luigi Faccini culturale”. E’ stato un pilastro del Sardinia Film Festival e un attivo La bella rievocazione persona, a tutt’oggi, lo stesso Stefano, come di Stefano Beccastrini purtroppo, a suo tempo, Melani e con lui Pie- collaboratore di Diari di Cineclub (Quando, con Marco Me- francesco Bargellini, da tempo entrambi, co- Qualcuno lo ricorderà lani, gestimmo la sala ci- me Ungari, là unde negant redire. Con i film di come un buon padre di nematografica di Cavri- Pierfranceso esordiente ebbi invece il privile- famiglia, qualcun altro glia) e la successiva gio di familiarizzare da subito, negli anni del- come un valente im- Nuccio Lodato rilettura del suo ma- la Cooperativa Cinema Indipendente di cui prenditore edile e, in gnifico contributo a fui osservatore ravvicinato attivo, grazie alla tanti, come un infati- un libro a suo tempo molto amato, Il viandante triade amicale Bacigalupo-Leonardi-De Ber- cabile operatore cultu- ebbro (Ricordi di Marco (e di me). Melani: rale con il cinema nel gli anni giovanili (Diari di Cineclub, n. cuore. Perché tutte que- 65, pp. 19-24) mi ha riportato alla mente ste cose insieme era quegli anni, non solo nella memoria Salvatore Taras Nando Scanu. Tutte que- davvero magici. Facendomi anche ri- ste cose insieme – senza timore di retorica – in ma- flettere sul fatto che, per il non invidia- niera esemplare. Ma tutti lo ricorderanno di certo bile privilegio anagrafico, mi ritrovo a come un amico, anche chi lo aveva conosciuto mia volta a poter testimoniare, tra i segue a pag. 4 non più molti, su cose territorialmente e culturalmente contigue: il lavoro “pri- ma di Roma” del formidabile poker amicale da moschiettieri (dirò poi per- ché) Enzo Ungari-Franco Ferrini-Alfre- do Rossi-Fabio Carlini nella natìa La Spezia. Non ho il piacere di conoscere di “Per qualche euro in meno” di Pierfrancesco Uva nardi e alla frequenza del Festival cineamato- riale FEDIC di Rapallo, dove all’epoca vivevo. Qui, prima ancora della nascita della CCI, Pie- ro presentò Capolavoro (Questo film è dedicato a David Riesman e si intitolerà...). Titolo curiosa- mente poco ricordato anche in rete, assente nello stesso Imdb, e giustamente evocato, tra i pochi, da Raffaele Meale in uno scritto per “Quinlan” del 2007. Del resto anche un altro pro- dromo-chiave della Cooperativa, Quasi una tangente di Bacigalupo (1966) avrebbe dovuto accontentarsi di un del pari contestato batte- simo in altro festival FEDIC, a Montecatini in quell’epoca. Anni particolari, quelli, con Geno- va e le due riviere liguri particolarmente attive e in fermento dal punto di vista della cinefilìa. Avevo cominciato a collaborare a “Filmcritica” Enzo Ungari (La Spezia 1948 – Roma 1985) critico cinematografico e sceneggiatore. segue a pag. successiva Nando Scanu

[email protected] n. 67

segue da pag. precedente critica Quattro maestri del cinema americano, per proprio con pezzi proprio sull’argomento (ma la quale ad esprimere le proprie cinque prefe- anche, d’emblée, con recensioni debuttanti renze sui film di ciascuno di essi invitai gli al- di… Bergman Pasolini Visconti: il Signore ci trettanti quattro spezzini. E con loro, provo a perdoni entrambi, amato direttore Edoardo memoria, Aprà Bruno Dalla Valle Fink Mo- Bruno!). Senza particolari meriti o credenzia- randini Moscariello Turroni: posso aver di- li, in quella favolosa epoca in cui alle “riviste menticato o inserito a torto qualcuno. Ben specializzate” si accedeva con mano e dattilo- lungi dall’immaginare che sette anni dopo il scritti. E neppure la particolare ambizione in libretto mi sarebbe valso l’aggiudicazione del sé di scriverci. Mi piaceva soprattutto, allora primo castorino Hawks da parte del mai abba- come oggi, “presentare” per condividerli i film stanza temuto in vita e rimpianto dopo Fer- che ritenevo belli e importanti al pubblico dei naldo Di Giammatteo. Quello che è certo che circoli del cinema. Avevo, allo scopo, realizza- si sviluppò con tutti e con ciascuno del quar- to come il biglietto da visita di “collaboratore” tetto una bella amicizia, nutrita sia di cinema d’un qualche periodico nazionale (altra grossa che di tempo trascorso insieme: i bagni sulle mano me la diede Mino Argentieri con “Cine- scogliere con Enzo e la sua ragazza di allora ma60”: ma è una storia che qui ho già raccontato) Fiorella Giovanelli, poi consorte di Gianni avrebbe propiziato chiamate e inviti da parte Amico e raffinata montatrice del cinema ita- dei numerosi cineclub della lunga costiera, liano d’autore. La mia ragazza di allora, poi a capoluogo incluso, ma non solo. Erano i tempi sua volta consorte troppo presto mancata, che “noi credevamo”. Ammetto però onesta- Giuliana Callegari, aveva preso in enorme mente che, con tutta probabilità, tale rappor- simpatia Enzo, che denominava con facile to collaborativo non avrebbe avuto inizio, o esattezza “d’Artagnan”, rinunciando a distri- sarebbe stato differito, se appena l’anno pre- Massimo Bacigalupo, regista buire i restanti nomi dell’amato Dumas al ter- cedente la rivista di piazza del zetto residuo, perché individuare Grillo - con studio di Guttuso e il Porthos le veniva problematico. abitazione di Magri dirimpettaie Potrei ricordare rimpiangendole - non avesse subito, a causa le favolose tavolate di pesce a dell’ingombrante compresenza Porto Venere o a Lerici dopo le inevitabile di Armando Plebe, la proiezioni mattutine del “Chaplin”, fuoriuscita di quegli “scissioni- o l’incredibile giornata di Pisa, tra- sti” (Aprà Ponzi Martelli Ronco- scorsa a curiosare sul set di roni Faccini Albano Anchisi: di- Adriano Aprà che vi girava Olim- mentico qualcuno?) che si pia agli amici. Ferrini ne ripren- accingevano a dar luogo, con la deva con la sua super8 un ripe- favorevole intercessione iniziale tutissimo ciak di Daniele Dublino di Pasolini rivolta a Livio Gar- alla guida in discesa di una bici zanti, a “Cinema & Film”. Mi so- Adriano Aprà, critico cinematografico recante in canna la stessa Carli- no dilungato sulla cosa perché ri- si, Olimpia nel film e nella vita, guarderà anch’essa (è noto) l’argomento. Ma assai ricca di idee, la sapevano ben più lunga che avevo conosciuto, presentatami proprio devo ancora per un attimo autoriferirmi. Do- di me! Il successivo n. 2, che pubblicò le rispo- da Aprà, a Ferrara qualche mese prima, quan- po pochi mesi di attività recensoria, estesa an- ste all’inchiesta, mi confermò, confrontando- do vi era impegnata nelle riprese di Giovinezza che, con le citate, alla fiorentina “Civiltà mi con gli altrui interventi, la meritata figura giovinezza di Franco Rossi. (Non sono sicuro dell’immagine” del compianto Gaetano Straz- da pollo saccente a vuoto. Non ricordo franca- di aver visto dal vivo donne più belle di lei in zulla, con la stolidità dei vent’anni mi sentivo mente dove e quando cominciammo, nono- vita mia). Ma il clou delle occasioni era costitu- ingenuamente qualcuno. Così una mattina stante la magra figura, a conoscerci di perso- ito, ogni benedetta domenica del periodo ‘68- trovai, appoggiata sulla cassetta della posta na, coi magnifici quattro che si rivelarono dal 70 (poi laurea e alpini, matrimonio e lavoro mi perché troppo grande per entrarvi, una busto- più al meno coetanei (“la generazione che ha avrebbero portato via) nel raggiungere da Ra- na. Conteneva il n. 1 di una rivista ciclostilata evitato la guerra”, per dirla con Fofi…). Forse pallo La Spezia, appunto per la proiezione sulla carta grezza e spessissima di allora, che al CUC di Genova presso il leggendario cine- mattutina del “Chaplin”. Non era impresa da mi era quindi doppiamente sconosciuta, e ma “Centrale” -sulla cui attività sto tentando poco, allora: l’A 12 “Azzurra” si fermava solo, e una lettera nella quale alcuni componenti il di imbastire un piccolo lavoro per “Immagi- da pochissimo, a Sestri Levante, e da lì biso- Circolo del Cinema ARCI “Charlie Chaplin” di ne”- o in qualche occasione cinéfila del Levan- gna trangugiarsi, andata e ritorno, anche il La Spezia si presentavano quali redattori della te: magari all’altro circolo “Buňuel” di Chiava- passo del Bracco: due ore salvo complicazioni. neo-rivista, invitandomi a rispondere a un al- ri, animato da Gian Luigi Dalla Valle, altro Si partiva presto la mattina sulla 500 gialla legato questionario per e sulla critica italiana, impagabile desaparecido dell’aspirante giovane dello scrittore e appassionato Nino Palumbo, cui - con mio sorpreso compiacimento - pare- critica di allora. Se è per questo, d’altra parte, con sul sedile posteriore, illegalmente schiac- vano volermi annettere. Risposi ai quesiti, di- mi accorgo di non sapere più neppure come e ciati come acciughe, tre a turno degli indi- gitando sulla Lettera 32 allora inseparabile per perché mi avessero individuato tra gli inter- menticabili amici cinefili rapallesi dell’epoca, tutti, con la patetica supponenza di chi si pre- pellandi, e saputo dove stessi di casa... Certa- capitanati da Luciano Rainusso e oggi pur- suma arrivato. Gli altri interpellati non erano mente Enzo, Franco, Alfredo e Fabio avrebbe- troppo non più tutti tra noi. Debbo a “d’Arta- molti: con certezza Giuseppe Turroni, a sua ro più avanti preso parte alla vasta gnan” e ai suoi moschettieri, altrettanto infa- volta tornato allora a collaborare, lui magi- retrospettiva Ford-Hawks-Hitchcock-Walsh ticabili organizzatori, in quegli anni, le mie stralmente, a “Filmcritica”: forse Aprà, lo stes- che organizzai a Rapallo in un cinema parroc- prime visioni -ancora su schermo...- tra l’altro so Bruno, mi sembra Fava. Leggendo poi con chiale all’aperto nell’estate del ‘69, premiata de La stregoneria attraverso i secoli di Christen- calma e attenzione il loro laborioso malloppo, da un clamoroso quanto inatteso consenso sen e dello stesso Scarface di Hawks, oltre che di a contributo inoltrato, cominciai a inquietar- del pubblico balneare. E che accompagnai, alcuni Rossellini-Bergman. Del leggendario mi, cambiando idea e atteggiamento: i redat- grazie alla munificenza del locale Circolo Uni- e criticamente prezioso Dibattito su Rossellini tori della pubblicazione, povera di materiali ma versitario promotore, con la microantologia segue a pag. successiva 2 [email protected]

segue da pag. precedente postumamente fatta risorgere dal Giordana Non credevo ai miei occhi e alle mie orecchie. organizzato a Pisa da Aprà e Gianni Menon di Sangue pazzo. Ma sono tutte cose note a chi Accantonai per settimane il povero Visconti nella primavera del ‘69 (poi in volume: Parti- legge. Credo di ricordare che Ungari ci fosse, a favore di Hitchcock, sempre più soddisfat- san 1972 e Diabasis 2009) gli amici spezzini, in nei primi giorni del 1970, sia a Rapallo quando to del lavoro minuzioso che mi cresceva tra le quella tre giorni curiosamente senza Ungari, il festival locale già ricordato offrì la prima mani, ignorando i mugugni dei genitori an- erano stati del resto tra i protagonisti. Ma cer- dell’Othon di Straub, con nostro grande diver- siosi della scadenza accademica. Possedevo to era Enzo a venir riconosciuto con tacita timento (e invidia?) sempre per Aprà, che vi già di mio in edizione originale Laffont l’in- unanimità quale leader irraggiungi- tervista di Truffaut, che Giuliana bile e insostituibile, non solo di mi aveva regalato sovraccaricando- quella formazione ma di tutti noi. si di lezioni private per farlo (e che Non lo insidiò neppure il soprag- avrei… prestato proprio a Fabio giunto, spettacoloso debutto dell’an- Carlini intento al suo protocastori- cor più giovane Oreste De Fornari, no hitchcockiano, uno dei primi a che proprio su “Cinema & Film”, cui comparire). Consegnai per posta, nel frattempo il gruppetto aveva a tornando a Ossessione e Terra trema, sua volta cominciato a collaborare, Bellissima e Senso. La rivista uscì poi analizzò El Dorado di Hawks con invece smilza, contenendo solo una una profondità e un’originalità che prima, pur se già ricca parte dello lasciarono tutti a bocca aperta. Non speciale Hitch, senza l’agognata fil- so più dire se il cinema di quelle fa- mografia. Il numero doppio succes- volose quanto povere mattinate do- sivo, che sarebbe stato purtroppo menicali, vicinissimo alla stazione “Olimpia agli amici” (1970) di Adriano Aprà. anche l’ultimo della splendida e ferroviaria del capoluogo, si chia- troppo breve avventura, comparve masse in quegli anni ancora Diana o finalmente molti mesi dopo, quan- già Smeraldo, e il web in questo non do mi ero quasi scordato della pic- mi aiuta. E non sono per fortuna cola maratona filmografica estiva. certo il primo a riparlare di Enzo: Ma eccola finalmente comparirve- l’hanno fatto ben prima e assai me- la: “a cura di Adriano Aprà” e dove glio di me, in svariate quanto appro- si precisava, in coda, tra parentesi priate occasioni, come Beccastrini, in caratteri minimi “ha collaborato Carlo Marletti e Luigi Saraceni, oltre Nuccio Lodato”. Così, sia pure in ovviamente ai suoi sodali di allora extremis, con un po’ di faccia tosta già nominati, per non dire natural- il mio curriculum avrebbe potuto mente dei fratelli Bertolucci. Nella fregiarsi anche della collaborazio- sua città, il trentennale della di lui ne a “Cinema & Film”...Non lo dico repentina e immaturissima scom- per togliermi un sassolino quasi parsa è stato degnamente ricordato quarantennale, ma per il motivo il 22 febbraio 2015, e qualche setti- opposto: Adriano è sempre stato il mana più tardi Daniele Ceccarini vi mio modello, ha detto scritto fatto ha potuto presentare il suo libro En- le cose che avrei sognato di dire, zo Ungari mangiatore di film (CUt-up scrivere e fare se avessi cominciato ec.). In fondo, non sono in grado di Othon di Straub (1969) di Jean-Marie Straub da Roma e non da Voghera. E credo aggiungere nulla di analiticamente specifico aveva la parte dell’imperiale protagonista lo sappia. Della scomparsa per me inattesa e all’inconsolabile quanto irrinunciabile nostal- eponimo di Corneille (e anche lì c’era Olim- sconvolgente, di Enzo, mi informò qualcuno gia della giovinezza: col trasferimento fatale pia/Camilla). E forse qualche mese dopo an- in quella remota mattina invernale, mentre di Enzo a Roma, propiziato dalla sua progres- che al defunto Ritz d’essai genovese, la sera in ero al lavoro nel mio ufficio di allora burocra- siva integrazione nel gruppo di Aprà e della ri- cui Rossellini, in un impeccabile ma... un po’ te scolastico. Mi chiusi dentro senza ricevere vista, i contatti si sarebbero interrotti. Senza troppo stretto doppio petto blu con bottoni nessuno, infilando nella macchina da scrive- privarmi ovviamente del poterne seguire a di- d’ottone da ufficiale di marina, vi presentò il re un foglio protocollo a righe, e battendovi stanza la clamorosa attività critica, nelle mo- suo Luigi XIV finalmente uscito a colori nelle di getto quello che sarebbe stato forse l’arti- nografie e negli interventi, poi giustamente sale con quattro anni di ritardo (dimostran- colo più decente della mia troppo dispersiva raccolti e riproposti, spesso illuminati dall’al- dosi però più interessato ai funghi porcini carriera. Che venne però… rifiutato dal pur lora rivoluzionaria lettura delle appena tra- della trattoria “Bruxaboschi” che a parlare di grande e amato direttore di allora, dell’altra dotte Figure di Genette che avevano entusia- cinema). L’ultima volta che ci vedemmo fu per rivista cui ero da qualche anno approdato e smato lui e Ferrini. E quella organizzativa, una scampanellata assolutamente a sorpresa che mi tengo cara tuttora: “non facciamo ne- culminata nell’invenzione di Massenzio e del- di Enzo, già installato a Roma, alla mia casa crologi”, mi stoppò con la sua irripetibile le mezzanotti veneziane di Lizzani, oltre che rapallese, dov’ero immerso fino al collo nella franchezza. Si sarebbe tuttavia spontanea- nel preventivo rafforzamento dell’attività fon- tesi su Visconti ottenuta da Vito Pandolfi. mente rimangiato la parola undici anni do- damentale e fondante del “Filmstudio 70” . Di Reggeva davanti a sé, curiosamente, una po, facendo un’eccezione proprio per la per- quelle, per noi della provincia, quasi irreali in- grande scatola di cartone. Mi spiegò, coglien- sona che aveva designato Ungari “d’Artagnan”, cursioni romane, resta il ricordo dei favolosi domi esterrefatto, che “la rivista” (leggi ovvia- e presentandosi addirittura alle sue esequie, carciofi alla giudìa annegati in un olio verdeo- mente sempre “Cinema & Film”) aveva pro- lasciata Venezia in corso, e non da solo. An- liva “da Giovanni” alla Lungara, che capitava grammato un grosso numero speciale su che quell’occasione, come per Enzo, fu con- magari di consumare avendo a vicini di tavolo Hitchcock, e mi incaricava di redigere la più ferma autorevolissima, se mai ce ne fosse an- Moravia e Pasolini, la Maraini e la Betti, pron- vasta e approfondita filmografia hitchcockia- cora bisogno, del fatto che gli dei si riprendono ti ad “andare al cinema”. Per non dire poi della na mai realizzata, comprensiva di serie tv, davvero, prima e presto, i migliori. sua preziosissima e davvero troncata quasi trailers (allora non si diceva ancora così…) e sul nascere attività di sceneggiatore per i due quant’altro, avvalendomi dei copiosi libri e pe- Bertolucci, Argento, Amico e Borowczyk, poi riodici -Francia e Inghilterra- dello scatolone. Nuccio Lodato 3 n. 67

segue da pag. 1 solo superficialmente. Perché nell’arco della sua esistenza, dall’alto dei suoi 84 anni, Nan- do aveva saputo farsi amare e apprezzare per la sua energia positiva, la serietà, l’ironia, la battuta pronta e la capacità di motivare, so- prattutto i più giovani, incitandoli a superare le difficoltà e a migliorarsi sempre. In un po- meriggio d’autunno dell’11 novembre, all’om- bra della cupola avveniristica della chiesa di Sant’Orsola (il rione a nord di Sassari dove vi- veva da anni), c’era una folla intera a dargli l’ultimo saluto. C’erano anziani, ragazzi, per- sone di tutte le età ed estrazione sociale, con gli occhi lucidi e commossi, a tratti fieri di aver incontrato un “grande uomo”. Proprio così. Perché in tal modo veniva definito con ironia, il “gigante buono”, per il suo fisico im- ponente. Ma al di là della corporatura, Nando, di grande aveva soprattutto il cuore. E tanto grande era anche il suo impegno nelle attività di cui era follemente innamorato. Padre di cinque figli e patriarca di un gran numero di nipoti, il suo amore per la famiglia e per la moglie Angela, compagna di una vita, era comparabile solo a quello per un amante di Da sx Angelo Tantaro, Nando Scanu, Carlo Dessì al SardiniaFF Luglio 2016 Sassari (foto di Marco Dessì) cui non aveva mai fatto mistero: il cinema. federazione alla quale aveva dato tanto, e Una primordiale passione la sua, innesca- che negli ultimi anni lo aveva in qualche ta in giovanissima età dalla frequentazio- modo disconosciuto. Una federazione ne del maestro sassarese Carlo Perella, fo- forse poco propensa ad accettare le sue tografo di fama e socio della Royal critiche ma, per la quale, il sardo “ribelle” Photografic Society di Londra. Questo in- avrebbe voluto ancora il meglio.Impor- contro aveva lasciato un segno indelebile. Il tantissimo è stato il ruolo di Nando Sca- giovane apprendista era rimasto folgorato nu all’interno del Sardinia Film Festival dall’universo cineamatoriale, un fermento (ora Ficc) fin dalla fondazione nel 2006. che in quegli anni in Sardegna (e non solo) “Ha sposato da subito l’idea che il Cine- andava espandendosi rapidamente. Bru- club Sassari dovesse creare un evento di ciava dentro di lui una passione smisura- promozione del cortometraggio indi- ta, che riusciva a trasmettere agli altri as- pendente internazionale – ha affermato sieme al suo classico sorriso. Sì, il sorriso commosso il direttore artistico Carlo che non lo avrebbe abbandonato nemme- Dessì –, è stato un pilastro dell’organiz- no gli ultimi anni, neanche quando le zazione del festival, anche quando la sa- Sassari, Quadrilatero Universitario. SardiniaFF in attesa dell’inizio stampelle erano diventate due compagne lute non gli permetteva di muoversi age- della proiezione, in prima fila, da sx Enrico Dessì, Angelo Tantaro, inseparabili della vecchiaia. Per altri versi, volmente, sempre in prima linea, pronto Nando Scanu, Maria Caprasecca, Angela Scanu lucido e operoso com’era, Nando appariva a intervenire anche per un consiglio, con molto più giovanile della sua età. Nato a Porto la sua attività di imprenditore era una ricca la sua voglia di diffondere la cultura cinema- Torres nel 1934 e poi trapiantato a Sassari, fonte d’ispirazione. Come quella volta in cui, tografica ovunque e in ogni modo. La sua questo geometra e impresario sarebbe diven- con i suoi operai, andò a costruire la massic- grande passione lo spingeva a credere ferma- tato uno dei pionieri del cinema neorealista ciata per la strada d’accesso a Monteleone mente nella cinematografia indipendente, al nella Sardegna del secondo dopoguerra, e Rocca Doria, un paese sperduto su una mon- quale si riallaccia la filosofia del Cineclub”. Per fonte d’ispirazione per tanti filmaker. Nel tagna, erede di un’antica roccaforte genovese Angelo Tantaro, presidente del Sardinia Film 1951, con un bel team di appassionati, a parti- sgominata dagli aragonesi. Nel 1961, ne venne Festival, Scanu era soprattutto un campione re da Bruno Ricci e Silvio Bredo, poi affiancati fuori un documentario diretto assieme a Pi- dell’associazionismo culturale cinematografi- da Pinuccio Fara e Benito Castangia, aveva nuccio Fara e Silvio Bredo, pluripremiato in co di stampo volontario: “Era considerato il costituito il nucleo fondatore del Cineclub diversi festival dell’epoca in giro per l’Italia. grande vecchio dell’associazionismo sardo. Sassari, associandosi alla Fedic tre anni dopo. Roccadoria avrebbe poi avuto un seguito nel Aveva profuso molto impegno per costruire Nando ne sarebbe stato presidente dal 1951 al 2000, grazie alla collaborazione con Benito una rete tra i vari cineclub non solo in Sarde- 1959 e per tanti altri anni ancora fino al 2004. Castangia. Risultato? In quel paese di poco gna ma in giro per l’Italia. Negli ultimi tempi Prolifica è stata la sua attività nella realizza- più di cento anime, in quarant’anni non era era molto attivo nell’ausilio alla redazione del zione di pellicole cinematografiche. Tra il 1952 cambiato nulla o quasi. Scanu era un autore nostro periodico Diari di Cineclub. Lo chia- e il 2002 ha prodotto e collaborato alla produ- storico della Fedic, di cui era stato responsabi- mavamo anche alle due di notte e lui era sem- zione di circa quindici film, opere di stampo le nella consulta regionale. Le sue battaglie pre pronto a sapere le ultime novità, con il suo neorealista in cui ha raccontato la sua terra, all’interno della Federazione italiana dei cine- consueto piglio ironico e positivo”. Ci resta dando voce agli ultimi, agli uomini e alle loro club, avevano rappresentato un contributo ec- una bella eredità culturale, per il suo insegna- fragilità, attratto da modelli di ispirazione co- cezionale per la crescita del cinema indipen- mento e lo spirito di grande combattente, me Rossellini e De Sica. Nel 1955 ha realizzato dente, nell’ampio contesto della cultura esempio da emulare come uomo e come arti- “Alghero…impressioni”, riuscendo a captare cinematografica nazionale. Per la Fedic resta- sta. Ciao Nando, quanto ci mancherai. la realtà umana più profonda di questa citta- va il rimpianto più grande. Nando se n’è an- dina costiera a forte crescita turistica. Anche dato con una vena di nostalgia per una Salvatore Taras 4 [email protected] Per Nando. Ricordi di amici più stretti Che sensazione straniante sapere inaspettatamente che un tuo punto di riferimento sparisce all’improvviso. Ti gira la testa, il cuore inizia a bat- tere forte, non ti accorgi che stai trattenendo il respiro, smetti di avere fame. Come quando sei innamorato. E’ la stessa potente sensazione. Con Nando ci sentivamo tutti i giorni, discutevamo su progetti culturali che portavamo avanti, spesso animosamente, ma il più delle volte era un gio- co delle parti, come tra un figlio rompiscatole e un padre generoso che diventa provocatore pensando così di stimolarlo. Quando la discussione arrivava alla conclusione diceva “ricordati che potrei essere tuo padre” e faceva seguito una schietta risata. Sei andato via all’improvviso, segno che sopra, al di là del cielo, avevano bisogno urgente di te. E se anche darò un’idea di debolezza, ti confermo che sono geloso. Caro e affettuoso amico, non ti dico addio perché penso che continueremo a sentirci e ti saluto come ho fatto il giorno che sei andato via non sapendo cosa ci avreb- be riservato, da lì a breve, il futuro. Angelo Tantaro

Sto iniziando a pensare come faremo a sostituire la tua figura all’interno del Cineclub Sassari e del Sardiniafilmfestival. So già che non sarà faci- le. Sei stato presente fin dal primo attimo di vita sia del Cineclub, di cui sei stato socio fondatore negli anni ‘50, producendo cortometraggi vin- citori di tanti premi in giro per l’Italia, collaborando a produzioni di altri soci (tra i tanti Silvio Bredo, Benito Castangia, Pinuccio Fara, Piero Livi). Organizzando corsi di alfabetizzazione cinematografica e proiezioni in giro per la Sardegna. Nel 2006 hai “battezzato” il SFF incoraggiandoci continuamente e lavorando per la migliore riuscita della manifestazione, contribuendo in ogni settore ed in ogni fase, sempre con un occhio pa- terno, attento a promuovere i talenti emergenti e spingendoci a guardare oltre la “semplice” organizzazione della manifestazione, in un’ottica di collaborazione con altre associazioni e con altri festival a livello locale, nazionale e internazionale, impegnandoti nella nascita o riapertura di ci- neclub in tutta Italia. Ma non ti bastava. Hai partecipato alla nascita dell’associazione Moviementu, associazione nata per la tutela dei lavoratori del mondo del cinema sardo. Pensare a tutto quello che hai fatto fino all’altro ieri, mi fa tremare le gambe perchè so che il vuoto che lasci è gran- de, almeno per me, che mi poggiavo su quel gigante che, pur con le stampelle da tanti anni, mi dava sicurezza e la carica per nuovi traguardi. So per certo che mancherai alla tua grande e bellissima famiglia, quella che tu ed Angela avete costruito in 70 anni di amore. Ciao Presidente Carlo Dessì

Ciao Grande Nando! Era questo il modo in cui ti salutavo ogni qualvolta ci sentivamo al telefono. C’era in quel saluto un modo ironico riferito alla tua struttura così imponente. Alimentata anche in parte da quelle foto sbiadite dei primi anni ‘50 che mi mandasti, che ti ritraevano giovanotto in calzoncini corti con la squadra sassarese di rugby. Eri molto orgoglioso nel rievocare quei tempi, quel tuo passato di atleta. Orgoglioso quasi quanto a quando mostravi altre foto, quelle che ti ritraevano alla Madonnina a Santu Lussurgiu con Fabio Masala e ad altri pionieri dell’associa- zionismo cinematografico per fondare la Cineteca Sarda. Il cinema e ciò che produce nel pubblico e nella realtà, sono stati sempre una passione che ti ha accompagnato per tutta la vita. In verità, quel mio saluto, ciao Grande Nando!, era un affettuoso riconoscimento al tuo cuore nobile e ge- neroso. Perché, Nando Scanu, anzitutto sei stato questo. Quando Carlo Dessì, tuo fedele discepolo di tante iniziative e condivise battaglie, mi ha annunciato la tua improvvisa scomparsa, è come se una parte di me si fosse staccata dal mio corpo. E’ sempre la stessa sensazione di quanti per- dono improvvisamente una persona cara. La triste notizia è giunta mentre stava per iniziare il XXIX congresso nazionale della FICC, a cui tanto avresti voluto partecipare. E a tuo modo ce l’hai fatta a partecipare. Tutti noi ti abbiamo salutato e ti abbiamo pianto. La tua scomparsa mi ha fat- to venire alla mente un altro nostro comune amico che non c’è più. Proprio Fabio Masala, che in una mattinata di dicembre del 1994 ci lasciò ina- spettatamente a poche ore dall’inizio di un appuntamento culturale importante in cui era coinvolta la FICC. Vi ha unito in vita uno stretto legame su valori culturali e formativi forti, ma perfino un destino finale comune. Mi piace pensare a questo fatto come a un segno del destino. Un segno che vuole rappresentare un saluto solenne, definitivo, con ciò che ha significato l’essenza profonda della vostra esistenza. Un saluto potente, -ul timo, a tutte le persone care legate dalla stessa storia e dagli stessi valori culturali e umani. Resterà per noi, per la FICC, per tutto il mondo dell’as- sociazionismo culturale cinematografico, un esempio che non potremo aim dimenticare. Addio Grande Nando! Marco Asunis

Ci sono momenti in cui è necessario fermarsi e guardarsi intorno. Sono tanti gli incontri quotidiani che facciamo e magari spesso ce ne curiamo poco, perché dobbiamo correre. Poi invece ci sono quelle persone che ogni volta che le incontri ti dimostrano reale piacere di incontrarti, sono interessate a ciò che fai e ti incoraggiano ad andare avanti. Questa è stata la mia relazione con Nando, il gigante buono, instancabile e sempre pronto a dare una mano, un sorriso o un incoraggiamento...Grazie Nando mi mancherai tantissimo. Marta Manconi

Comunicazione per Nando Scanu: Il tuo nome sul Colophon in quarta di copertina di Diari di Cineclub non sarà tolto e resterai sempre tra i col- laboratori in redazione. Diari di Cineclub

5 n. 67 Nando Scanu, centravanti dell’Associazionismo Culturale Sardo (caricatura di Luigi Zara) 6 [email protected] N o t i z i e d a S h e r w o o d Nella partita del cinema italiano contro Netflix le regole le definisce Bonisoli Ridefinite le regole e i tempi per la permanenza dei film nelle sale cinematografiche e il loro passaggio sulle tv e sulle piattaforme online “Mi accingo oggi a firmare alle quali i film dovranno il decreto che regola le fi- essere distribuiti prima nestre in base a cui i film nelle sale e dopo sulle piat- dovranno essere prima di- taforme. “Proprio oggi – stribuiti nelle sale e dopo prosegue Fontana – abbia- di questo su tutte le piatta- mo presentato una ricerca forme che si vuole. Penso che fa comprendere quan- sia importante assicurare to ogni euro investito in che chi gestisce una sala cultura si trasforma in ric- sia tranquillo nel poter chezza economica per i programmare film senza territori. Mi pare di poter che questi siano disponibi- affermare che la stagione li in contemporanea su al- in cui la cultura era consi- tre piattaforme“. Lo ha derata un elemento resi- detto il ministro della Cul- duale sta volgendo al ter- tura Alberto Bonisoli nel mine”. Le Associazioni di videomessaggio inviato alla presentazione incontro alle esigenze dei film italiani che non categoria dell’esercizio italiano – ANEC, della ricerca Agis/Iulm “Spazi culturali ed riescono a rimanere in sala per un tempo suf- ANEM, ACEC e FICE – unitamente ai produt- eventi di spettacolo: un importante impatto ficiente o che non incontrano un riscontro di tori e ai distributori dell’ANICA, accolgono sull’economia del territorio“. Secondo Boni- pubblico soddisfacente“. Con le attuali prassi con soddisfazione l’annuncio del nuovo de- soli, il decreto consentirà così “ai gestori dei di mercato, ripete, “anche questi film devono creto sulla qualificazione delle opere cinema- cinema di sfruttare appieno l’investimento sottostare alla finestra di 105 giorni e quindi tografiche annunciato da Alberto Bonisoli, per migliorare le sale e offrire un’esperienza sono penalizzati per non poter essere sfrutta- ministro dei Beni e delle Attività Culturali, di visione sempre più emozionante“. Il mini- ti e visti su altre piattaforme, se non dopo i fa- che include la regolamentazione delle tempi- stro ha inoltre precisato: “Stiamo lavorando tidici 105 giorni e rispettando una rigida se- stiche di uscita dei film in sala e sui successivi con produttori e distributori affinché la pros- quenza (dal 106° giorno pay-per view – dal 181° mezzi di sfruttamento, incluse piattaforme sima sia la vera prima estate del cinema italia- giorno pay-tv e così via). Con le nuove regole streaming. “Quanto affermato oggi dal Mini- no con grandi blockbuster che escono già da – sottolinea –applicate al periodo 1° gennaio stro – si legge in una nota congiunta – è il pun- agosto. È la prima volta che accade, consen- 2013/30 settembre 2018, oltre 750 film italiani to di arrivo di un dibattito articolato promos- tirà di avere una programmazione distribuita su circa 1.000 avrebbero avuto la possibilità di so dal MIBAC sin dallo scorso settembre, con in più mesi, e di superare il buco gestionale essere visti su altre piattaforme molto prima un confronto tra tutti i componenti dell’indu- che c’è ora in estate per la presenza di pochi ti- dei 105 giorni previsti nelle prassi di mercato, stria che ha portato a una piena e produttiva toli nelle sale“. “Con il decreto che il ministro con evidenti benefici sui ricavi complessivi. Si condivisione di idee”. Le associazioni dell’in- Bonisoli ha firmato il 14 novembre stiamo in- tratta, quindi, non di regole che vanno a re- dustria cinema plaudono inoltre all’impegno tervenendo per allungare la vita dei film faci- stringere le possibilità di sfruttamento e vi- della sottosegretaria Lucia Borgonzoni, oltre litandone l’uscita dalle sale“, spiega la sottose- sione dei film italiani, ma di regole che facili- che per il provvedimento citato anche “per gretaria Lucia Borgonzoni. Si tratta, premette, tano la vita dei film e le possibilità, per gli aver riportato all’attenzione di tutti il soste- di uno dei decreti attuativi della Legge Cine- spettatori, di fruirne legalmente, senza snatu- gno alle sale cinematografiche, non soltanto ma varata dal precedente governo. In partico- rarne e anzi esaltandone la vocazione alla sala economico ma anche sotto forma di accordo lare il cosiddetto “decreto finestre”, ovvero cinematografica“. Per quanto riguarda invece per favorire la programmazione multipla quello che ridefinisce le regole e i tempi per la le sale, “gli aiuti, oltre che economici, passano giornaliera di film nelle monosale e per una permanenza dei film nelle sale cinematografi- dagli accordi che presto saranno presentati, stagione estiva di cinema che consenta final- che e il loro passaggio sulle tv e sulle piattafor- per la programmazione multipla nelle mono- mente di superare il fenomeno tutto italiano me online. “Fino ad oggi la norma stabiliva sale e non solo, e dalla stagione estiva che stia- della stagionalità, con conseguente sovrab- che un film dopo la sua uscita in sala doveva mo organizzando per fermare il fenomeno bondanza di offerta negli altri periodi dell’an- attendere almeno 105 giorni prima di appro- tutto italiano della stagionalità, che impatta no. Ci si augura – concludono le associazioni dare in tv o su una piattaforma. Una regola sulle sale, ma anche sui film, che in una sta- – che questo decreto favorisca la diversifica- che non andava bene, perché molti film, tanti gione più corta trovano maggiori difficoltà ad zione della produzione e, di conseguenza, del anche realizzati con il contributo del ministe- uscire o rischiamo di essere smontati, quando consumo di film: una concreta opportunità ro, dopo venti giorni non rendevano più e ve- ancora rendono“. “Evitare la concorrenza sle- per il potenziamento delle presenze nelle sa- nivano tolti dalle sale senza poter andare al- ale e rilanciare il cinema come elemento di le”. trove“. In questo modo invece, aggiunge, promozione della cultura è una richiesta che “sarà possibile far uscire in sala un docu e do- facciamo da tempo e finalmente si è trovata po pochi giorni lasciarlo andare in tv o su una soluzione che salutiamo con grande pia- un’altra piattaforma“. Nello stesso tempo, cere”. Così Carlo Fontana, presidente Agis e chiarisce, “stiamo intervenendo con altri stru- Impresa Cultura Italia-Confcommercio com- menti in aiuto delle sale“. Le regole proposte, menta la decisione di Alberto Bonisoli di fir- Ulteriori info nel sito internet: www.news.ci- precisa la sottosegretaria, “mirano a venire mare il decreto che regola le finestre in base necitta.com

7 n. 67 Un film rivoluzionario: Sovversivi (1967) dei fratelli Taviani. Il ‘68 come mito collettivo L’analisi critica retrospettiva del 1968 Ho rivisto alla Casa nuce lo zeitgeist del 1968, dove l’Essere nel del Cinema di Roma Tempo del Movimento collettivo universale, in occasione dell’ di quel popolo mondiale Gramscianamente in apertura della rasse- movimento, che univa per presupposto giova- gna di Film sul 1968 ni intellettuali, operai, donne, dirigenti, in un’opera del periodo una koinè quasi Pasoliniana nelle passioni e di esordio dei fratelli rivoluzionario nelle idee, si rivela direttamen- Taviani che per molti te e frontalmente un mondo nuovo, che lotta Leonardo Dini versi e accenti sembra apertamente, a ogni livello sociale, culturale, un film di oggi talvol- familiare, lavorativo, di genere col mondo an- ta perfino del futuro, anche se descrive come tico,che emerge nel maschilismo del dirigente in una macchina del tempo delle idee e delle politico, nella violenza primordiale della re- immagini, una Italia in bianco e nero, rimasta pressione delle dittature, nel familismo ipo- inesorabilmente nel passato, quella dei sogni, crita caricatura di se stesso, nel culto ridico- degli ideali, dei traguardi del 1968, secondo lizzato del lider maximo insostituibile. E una visione emancipante e anticonformista quanto affascina intuire nel ritmo della musi- Toscana, Europea, Universale, che è il pro- ca del film, nel secondo tempo, il ritmo e il to- prium dei Taviani e che oggi invece, in tempi no che sarà poi di Allonsanfan, dove la rivolu- di neorivoluzione collettiva delle idee e degli zione promessa in Sovversivi diviene ideali verso una realtà spesso aberrante e li- Rivoluzione in atto che trova poi sintesi di Ri- berticida, appare quanto mai attuale. Fa pen- voluzione attuata ne La notte di San Lorenzo. Si sare quell’ingenuo dirigente comunista emi- la San Miniato dei fratelli Taviani,come nei lo- liano travolto dalla libertà indipendenza e intelligenza delle Donne: della Donna che chiaro: a una rivoluzione che nasce, con la ama e della Donna che ama la Donna che lui partenza per il Sudamerica, e costruita dai ama. La omofobia al femminile, allora tabù al- giovani, si contrappone, come nella coeva vi- la Courbet per la ortodossia di partito,oggi ap- cenda de Il Manifesto versus il Pci, la orto- pare invece specchio dell’ arretratezza di ge- dossia della chiesa laica di partito dove l’ad- nere degli uomini, rispetto alle donne, ora dio al Migliore diviene momento di rito come allora, arretratezza che spesso,per non collettivo, di sacralità laica, come nella Rus- dire sempre frena, devia, annichilisce il pro- sia Sovietica cui si ispira. E allora il cinema gresso vero del mondo. E quel Leonardo Da dei Taviani decostruisce, apprezzato in que- Vinci parafrasato con delicata e magnifica sto anche dal giudizio di Pasolini, il linguag- ironia, con un film nel film, che fa il verso allo gio cinematografico, e quello dei cinegiorna- sceneggiato televisivo del primo canale tv Rai, li, dei telegiornali e degli sceneggiati tv, che allora era in lavorazione. E quel contrap- quasi a dire: il mondo vero è fuori, sta nella punto tra il Marco Ferreri attore in vesti Leo- fuga finale di Da Vinci verso la Libertà, non nardiane di Non ci resta che piangere e un Lucio sta nella disciplina di partito, di famiglia, di Dalla Pop situazionista alla Debord di Sovver- genere, di lavoro, che anzi elude e delude le e sivi,che recita come fa musica e demitizza i la Libertà, rinchiudendole in ruoli, idee, ide- miti della politica, dissacrando il culto della ali predefiniti e che vietano ogni vera Liber- personalità dell’amato leader. E quei ragazzi ta’: il ‘68 appunto, come traguardo di libertà innamorati, uno destinato a fare la rivoluzio- generazionale mondiale, lo vietano alla fan- ne vera in Venezuela e una a rivoluzionare qui tasia come alla realtà, al film narrato e al film il concetto di famiglia borghese, uniti nel ri- di secondo grado su Da Vinci che si interseca voluzionare tra libertà sessuale e libertà poli- con sagace ironia e come in Ro.Go.Pa.G. ribal- tica un mondo arcaico occidentale che appari- ta i luoghi comuni e il modo di fare cinema va immutabile. E quel regista impedito nei precostituito, per sperimentare, osare in movimenti che prefigura venti anni prima in modo nuovo, un mondo visivo nuovo: gli versione surrealista caricaturale l’Antonioni spettatori non sapevano quello che potevano colpito e menomato da ictus. L’omaggio a Go- chiedere dice oggi Paolo Taviani del suo film. dard che diviene modo per sublimare l’idea di Come nei films realisti francesi degli anni ‘60 atto rivoluzionario ma anche, attraverso Dal- di cui vedo la cifra stilistica estetica nelle im- la, per ironizzarne la valenza simbolica. Se I magini dei Taviani, la realtà è più grande del pugni in tasca di Marco Bellocchio è stato il cinema, non si lascia imprigionare nelle im- film che ha messo in moto il 1968 così come magini, eppure qualcosa la trascende ed è il Todo Modo di Petri e Forza Italia di Faenza, so- ro sogni di infanzia e di giovinezza è grande, Tempo, nella sua tenace apparenza, come lo no altri due Films che negli anni ‘70 hanno da- come il mondo, pure essendo semplice come definiva Einstein. Il cinema dei Taviani to una svolta storica al percorso culturale e la Toscana delle campagne, come Aialap di- quindi, per me è poesia e come ogni vera po- politico italiano, allora Sovversivi: questo il ti- rebbe il Dalla palindromo del film, e parla co- esia si fa Arte attraverso le immagini. tolo originale corretto dal produttore aggiun- me in ogni film dei Taviani il linguaggio delle gendo “I”per renderlo più appetibile commer- cose, della ousia, universale, poetico e filosofico, cialmente, è film che propone in assoluto e in musicale e dei gesti. La sequenza finale parla Leonardo Dini 8 [email protected] La memoria ieri e oggi: articoli ritrovati - l’Unità - Venerdì 22 marzo 1957 Il mondo del cinema discute la sua crisi Ieri all’Eastman (ndr. 21 marzo 1957) si e’ svolta la prima conferenza economica. Tutte le categorie autorevolmente rappresentate - Perché la no- stra produzione è in difficoltà? - Quali sono le prospettive? - A questi interrogativi ha risposto il dibattito

Dopo una lunga ed at- solamente se si metterà a del mercato italiano. La tenta preparazione, du- sua disposizione denaro richiesta, avanzata dal rata circa cinque mesi, liquido, il documento rile- critico Antonello Trom- si è riunita ieri, nell’au- va la scarsa organizzazio- badori, di un contingen- la magna dell’istituto ne industriale esistente tamento e di un forte au- Eastman, la prima Con- nella maggior parte delle mento della tassa di ferenza Economica del imprese e l’altrettanto doppiaggio, ha suscitato Cinema italiano. Erano scarsa collaborazione fra le reazioni del giornalista presenti numerosi espo- autori del film e produtto- del Globo” Arcidiacono, il Mino Argentieri nenti del mondo e della ri. Lacune, queste, che in quale esponendo un cultura cinematografica, da Mario Camerini, parte potrebbero essere orientamento caro all’or- a Giuseppe De Santis, da Piero Nelli a Nanny colmate da un tipo di pro- gano della Confindustria, Loy, da Gianni Puccini a Maselli, da Vittorio duzione consociata agli ha fatto professione di Sala a Glauco Pellegrini, ad Alfredo Petrucci, autori del film e dalla cre- un liberismo, che non dagli scenaristi Franciosa, Festa Campanile, azione, presso l’ANICA, di trova riscontro non solo Margadonna, Mida, Petri ai documentaristi un centro-studi, che do- in altri paesi, che provve- Dall’Ara, Gandin, Trentin, Otto Pellegrini, To- vrebbe vagliare e segnala- dono a tutelare rigida- si, dupli on. Semeraro, Alicata, Corbi, ai gior- re ai produttori idee, spun- mente i propri mercati, nalisti Aristarco, Meccoli, Marinucci, Rosset- ti, soggetti, quanto serve a ma neppure in altri set- ti, Nizza, Arcidiacono, Chiaretti, a padre rinsanguare lo anemico tori dell’industria nazio- Valentini. Le organizzazioni dello spettacolo repertorio cinematografico. nale. Alle obiezioni di Arcidiacono hanno repli- erano rappresentate dall’arv. Ciampi della Difesa del mercato cato lo on. Corbi e il direttore di produzione SIAE, dal dott. Monaco dell’Anica, dal dott. In quanto al noleggio, è stato posto l’accento sul- Dini. Allo stesso modo l’onorevole Corbi ha con- Gemini dell’Agis, dal professor Giannelli e nu- la necessità di razionalizzarne i programmi, di- trobattuto il giornalista della Confindustria stil- merosi altri. minuirne i costi, provocando anche la concentra- lo smantellamento degli Enti di Stato. Malgrado Finanziamento dei film zione delle case distributrici a carattere regionale. il documento stilato dalla commissione studi sia Promossa dal Circolo Italiano del Cinema al Per l’esercizio, si auspica, invece, una regola- stato avaro nell’esame dei problemi di contenu- fine di mettere a punto i problemi concernen- mentazione che tenda a limitare l’espansione to della cinematografia italiana, non sono man- ti le attuali condizioni della nostra cinemato- delle sale, poiché in questo fenomeno si ravvede cati gli interventi in proposito. Il critico lettera- grafia e le concrete possibilità del suo svilup- una delle cause, che hanno condotto alla contra- rio Vigorelli ha ricordato l’apporto che al cinema po, la Conferenza economica ha visto raccolta zione degli incassi. Nello stesso tempo, si recla- italiano può venire dagli scrittori e dagli nomini attorno a sé, in una partecipazione attiva e co- mano nuovi esoneri e sgravi fiscali. Per ottenere di cultura, in questo sostenuto dallo sceneggia- struttiva, tutte le categorie interessate, dai un’adeguata protezione del film italiano dalla tore Festa Campanile e dallo scenarista Elio Pe- produttori ai distributori, dagli eser-centi agli con-correnza straniera, il documento in que- tri, che ha fatto presente le numerose occasioni autori del film. Aperti i lavori da Cesare Zavat- stione propone che sì eviti il noleggio a catena, si mancate dal cinema italiano e la scarsa combat- tini, che ha ribadito i criteri ispiratori della dia carattere permanente e veste giuridica tività con la quale i cineasti hanno operato per la Conferenza, il sottosegretario Brusasca ha re- all’accordo tra l’ANICA e la MPPA per la riduzio- realizzazione dei loro progetti più interessanti. cato il saluto della Direzione generale dello ne dell’importazione di film americani e si defi- Ai pericoli di un irrigidimento della censura ha spettacolo, im-pegnandosi a rendersi inter- nisca il termine di scadenza di sfruttamento per richiamato Angelo Nizza de “ La Stampa “ cosi prete delle richieste e dei suggerimenti che il i film stranieri. come il giornalista Francesco Collari non ha esi- convegno riterrà opportuni. Luigi Chiarini Si accende la discussione tato a denunciare coloro che, frapponendo osta- ha, quindi, proceduto alla lettura di un docu- Non poteva mancare, in argomento, un accen- coli alla fioritura neorealista, hanno avvallato mento, in cui sono riassunti i temi affrontati no agli Enti di Stato. La commissione Studi si è una politica cinematografica suicida. Che in dalla Commissione di studio, che ha gettato le dimostrata chiaramente orientata verso il loro chiave di volta della risoluzione dell’attuale crisi basi per il dibattito. La prima questione profi- risanamento. Piuttosto ambigua e discu-tibile del cinema italiano vada ricercata nel riordina- lata come una fra le più urgenti è quella del fi- risulti quella parte del documento in cui, mal- mento strutturale di una industria sostanziata nanziamento, e in particolare, l’assoluta insuf- grado alcune legittime richieste al Parlamento da un ricco fermento ideale e creativo, ha rimar- ficienza dei fondi attualmente a disposizione in merito ad una precisazione dei concetti gene- cato Cesare Zavattini, che ha concluso i lavori della Banca del Lavoro, cioè l’unico Istituto che rali di quell’articolo del nuovo progetto di legge della Conferenza sottoli-neando, secondo il ancora compie operazioni di credito cinema- sulla censura in base al quale qualsiasi film po- pensiero del Presidente della Rè- . pubblica, la tografico affinché favorisca il risanamento di trebbe essere vietato, si parla della creazione, funzione di guida spirituale, spettante alla no- quelle aziende che presentino immobilzi ma per iniziativa delle organizzazioni degli indu- stra cinematografia. Intanto, dalle prossime set- abbiano serie possibilità di ripresa dell’attivi- striali, di una commissione di autocensura. Sui timane inizierà ad operare un Comitato d’intesa tà commerciale ed industriale, assicurino temi, che rapidamente abbiamo enunciato, si è del cinema italiano, costituito dalla Conferenza programmi continuativi, sollecitando -fra l’al- accesa la discussione. Se i rappresentanti delle economica e composto da esponenti dell’Agis, tro- un rapido sistema di riscossione dei ca- associazioni industriali, Monaco e Gemini, non dell’Anica, e dall’ANAC che ha il compito di ap- noni di noleggio, in modo da accelerare il ri- hanno aggiunto molto alle risultanze del docu- profondire l’analisi tracciata a concretizzare tut- entro dei proventi spettanti ai produttori e, in mento, alla cui elaborazione avevano partecipa- te quelle iniziatine, fra le quali una campagna linea subordinata, un ulteriore congruo ab- to, interessanti e vivaci sono stati gli interventi per il rilancio del film italiano, e proposte emer- buono dei diritti erariali sulle programmazio- degli uomini di cinema presenti. Ma il punto più se nella fase congressuale e preparativa. ni nazionali. Constatato che la produzione controverso, sul quale si sono animate le discus- nazionale potrà ristabilire un ritmo normale sioni, si è rivelato quello concernente la difesa Mino Argentieri 9 n. 67 The Signal, il segnale che dovremo accontentarci di certa nuova fantascienza È una pellicola del metà usati come cavie dagli alieni e per l’altra agli occhi dell’attonito spettatore. Per quale 2014, non nuovissima metà dagli umani, nella solita Area 51. Fin qui, ragione, nel titolo, ho parlato di “accontentar- quindi, e di per sé niente di particolare, soprattutto niente di si”? Perché come si può vedere anche qua, stessa non è nemme- nuovo ma il regista se la cava bene; la tensione purtroppo, da una decina d’anni, la stragran- no male, per carità. non è certo al massimo ma è piuttosto acuta, de maggioranza dei prodotti di fantascienza a L’attenzione maniaca- gli attori collaborano, la trama, per quanto medio ed alto budget (di per sé anche ben fat- le del regista William classicissima, viene costantemente nobilitata ti, anche ben pensati) non riesce a rinunciare Eubank per la fotogra- da questa fotografia cristallina e da questi all’esagerazione fine a sé stessa. Prendiamo fia e per il montaggio scorci maestosi nei vari feedback del protago- questo film: se si fosse limitato ad agire sul -fi (vere teste di diaman- nista. Poi però, il crollo. La storia perde di sen- lo di una trama un po’ trita (i rapimenti alieni, te dell’opera) rende in so velocemente, la classica Area 51 diventa una l’Area 51 e i governi ombra statunitensi) avreb- grandezza e maestosi- specie di mondo parallelo (?), i personaggi di- be potuto comunque confezionare un prodot- Giacomo Napoli tà per questo suo film ventano Power Rangers (??) e lo stesso pianeta to di valore; lo ripeto, gli attori, la regia, gli ef- che, onestamente, non avrebbe neanche biso- Terra viene messo in discussione come corpo fetti visivi sono tutti perfettamente all’altezza gno di tale ambiziosa lungi- e la fotografia e il montag- miranza. Ma tale maestosità gio sono quasi eccellenti. sarebbe stata indispensabile Quindi, perché volere a tutti per 2001 – Odissea nello spazio o i costi esplodere in questi per Interstellar tanto per citare profluvi di elementi cacofo- due capolavori del genere, nici? Perché voler snaturare non per una pellicola che vie- un’opera di classica Sci-Fi ne girata per la metà del tem- pretendendo di trasformar- po in ameni sotterranei simili la in un film aulico comeSo - a catacombe ben illuminate e laris e finendo per farla di- sterilizzate. Il comparto atto- ventare un metaprodotto riale se la cava bene, tutto non riuscito? Perché sommato, con un giovane e quest’inutile accozzaglia di bravo Brenton Thwaites a fare effetti speciali da videoga- da protagonista e con un sem- me, oltretutto inseriti in preverde Laurence Fishburne contesti talmente criptici a giocare il ruolo dell’antago- da renderli totalmente fa- nista. Eppure, dopo la prima sulli? Non si sa, fatto sta che metà del film in cui tutto o da un bel pezzo a questa perlomeno molto sembra pos- parte, nell’ambito del cine- sibile a livello strettamente ci- ma di fantascienza, o ci tro- nematografico, il regista vira viamo di fronte a gioielli a nel guazzabuglio più comple- basso budget e praticamen- to, mettendo insieme (a forza) te sconosciuti, o dobbiamo elementi di Sci-Fi da videogio- accontentarci di queste pro- co ed inutili citazioni da opere duzioni medio-alte che, da ben più profonde e di tipo to- un lato imitano male le orri- talmente filosoficoDark ( City de superproduzioni (Pacific per esempio), che poco o nulla Rim, Transformers, Jurassic hanno a che fare con questo World e tutta quella costo- film, che parte da presupposti sissima spazzatura), dall’al- fantascientifici assolutamen- tro tentano di unire intimi- te classici e “terrestri”. In po- smo, grandiosità di intenti che parole potremmo riassu- e di inquadrature, poetica e mere la trama in questo: una metafisica, finendo per non coppia di studenti cervelloni combinare altro che un pe- americani e la ragazza di uno sante pasticcio. The Signal, di questi, partono in un lungo in questo senso, non è certo viaggio in auto attraverso gli il peggior esempio, anzi for- USA per accompagnare lei in se si salverebbe anche (se una non meglio precisata de- non fosse per quei cinque stinazione californiana. Nel minuti finali…) ma dimo- frattempo un hacker li stalke- stra soltanto che l’anda- ra e li bullizza da dietro una mento semiotico del cine- tastiera e i due ragazzi intelli- ma fantascientifico di gentoni, visto che non vogliono passare per celeste (???). Chiaramente sto esagerando, ma adesso è proprio questa mediocre indecisione stupidoni, raccolgono la sfida e danno la cac- concettualmente succede proprio questo e tra fare le cose sul serio e farle per finta, “tanto cia al suo “segnale” (da cui il titolo). Peccato negli ultimi cinque minuti di film, senza che c’è la CGI”. Lascio al pubblico la scelta di ve- che il tutto si riveli una trappola aliena! E così fosse minimamente necessario a dargli un derlo o meno. i nostri tre sfortunati amici finiscono in un in- senso, il “severo-ma-giusto” Lawrence Fi- cubo da fantascienza anni Cinquanta, per shburne compie l’ultima assurda rivelazione Giacomo Napoli

10 [email protected] : il maestro del nuovo cinema turco che scandaglia le relazioni umane Dalla metà degli anni spazio mal definito che può essere compreso convivere e la dimostrazione di uno specifico ’90, in Turchia, sono solo in forma frammentaria e che viene rap- interesse nei confronti della disfunzionalità emersi nuovi registi presentato in forma disincantata e realistica emotiva e dell’alienazione. Successivamente indipendenti che han- (da Zeki Demikubuz e da Tayfun Pirseli- ha realizzato la “Trilogia provinciale”. Kasaba no rilanciato il cinema moğlu) o come un luogo inospitale (da Nuri (Small town) (1997), il suo primo lungometrag- d’autore, realizzando Bilge Ceylan). Si tratta di un cinema persona- gio, in bianco e nero, di cui è anche sceneggia- Giovanni Ottone film di qualità con bu- le con una grande varietà di stili e di approcci tore, co-editor, direttore della fotografia e dget limitati. Filmmakers che hanno preferito alla narrazione, ma che, in un’ottica assoluta- produttore, mostra un approccio minimalista ricercare nuove visioni e criteri estetici e che mente moderna, esprime un tratto comune: e poetico nell’osservazione dei dettagli della hanno rielaborato, in termini “autoriflessivi”, la valorizzazione visiva del non detto e del vita di tutti i giorni nel paesino dell’Anatolia temi esistenziali e culturali. Registi che, nel non agito, quindi delle emozioni che la com- dove vive la sua famiglia. Articolato in quattro corso degli anni, hanno ottenuto riconosci- mozione o la monotonia della vita quotidiana episodi, corrispondenti alle stagioni, colloca menti e prestigiosi Premi da parte delle Giu- impediscono di esprimere apertamente. Mol- personaggi e paesaggi secondo la prospettiva rie dei più prestigiosi Festival internazionali: ti fra i personaggi concepiscono la propria di due ragazzini testimoni dei “misteri” della Nuri Bilge Ceylan a Cannes (in tre edizioni del esistenza in uno spazio transitorio. I dilemmi vita e della natura. Si nota uno sguardo viva- Festival); Semih Kaplanoğlu a Berlino; Yeşim che fronteggiano li conducono ad una condi- ce, non privo di ironia, e una straordinaria Ustaoğlu a San Sebastian; Tayfun Pirseli- zione itinerante di vagabondaggio, quantun- sensibilità visiva che privilegia inquadrature moğlu a Roma; gli esordienti Seren Yüce e Ali que, spesso, siano essi stessi a scegliere deli- statiche, lenti long takes e piani sequenza. Nu- Aydin nelle più recenti edizioni della Mostra vole di maggio (Mayis Sikintisi - Clouds of May) di Venezia; l’esordiente Mahmut Fazil (1999), ripropone il contesto del film prece- Coskun a Rotterdam. In effetti possiamo in- dente, facendo emergere uno stato di “no- dividuare una cosiddetta terza generazio- ia”, “struggimento” e “frustrazione”, ma an- ne, ovvero i registi nati all’inizio degli anni che una visione della provincia come luogo ’60, che possono vantare individualmente pacifico che nutre l’anima. Il protagonista è una ragguardevole filmografia (Nuri Bilge Muzaffer (Muzaffer Ördemin), alter ego Ceylan, Yeşim Ustaoğlu, Zeki Demirkubuz, dello stesso Ceylan, un regista quarantenne Derviş Zaim, Semih Kaplanoğlu, Reha Er- che torna nel paese dei suoi anziani genito- dem, Tayfun Pirselimoğlu e altri) e una ri, Mehmet (Mehmet Emin Ceylan) e Fatma quarta generazione di registi, nati negli an- (Fatma Ceylan), per realizzare un film su di ni ’70 e ’80, che, in grande maggioranza, loro. Ceylan mostra lo sforzo continuo e in- hanno esordito dal 2004 ad oggi (Özcan Al- fruttuoso di descrivere l’essenza della vita Nuri Bilge Ceylan per, Seyfi Teoman, Pelin Esmer, Özer Kizi- in campagna, tra rituali, piccole ossessioni, tan, Emin Alper, Seren Yüce, Ali Aydin, Mah- beratamente questo status per liberarsi dalle desideri e preoccupazioni. Per altro la presen- mut Fazil Coşkun, Sedat Yilmaz, Kazim Öz, convenzioni della loro precedente esistenza. za dell’apparecchiatura sonora e della teleca- Onur Ünlü, Asli Özge, Hüseyin Karabey e al- La loro identità è collocata sempre in una sor- mera esaltano la distanza e la dicotomia tra la tri). Nel corso dell’ultimo ventennio, il nuovo ta di limbo: tra la città e la provincia, tra l’ap- sua condizione presente di residente in una cinema turco d’autore ha proposto un origi- partenenza etnica e quella politica, o persino metropoli e il suo passato giovanile nella casa nale approccio realista e riflessivo-critico e ha tra la razionalità e la follia. I personaggi, in un paterna. Un film straordinario, ancora in largamente privilegiato l’illustrazione della senso o nell’altro, riflettono lo sradicamento e bianco e nero, che riguarda essenzialmente il “fatica del vivere”. È un cinema che ha costru- le contraddizioni del regista nella sua costan- lento trascorrere del tempo, l’osservazione ito elementi di rappresentazione di diverse te ricerca di verità e di identità personale. Nu- della natura e dell’interazione tra i personaggi sfaccettature della/e identità nella nazione e ri Bilge Ceylan (1959), laureato in ingegneria e l’importanza di oggetti apparentemente in- dei conflitti di potere a vari livelli, in sede fa- elettrica, poi divenuto fotografo e con studi di significanti. Una “storia” che rivela, spesso miliare, sociale, religiosa e politica. In parti- cinema parziali e interrotti, concepisce il ci- con umorismo, l’incapacità del cinema di ri- colare affronta questioni decisive dell’essere nema come uno strumento che gli consente di flettere la realtà: una voluta incompletezza turchi, storicamente determinate e maturate raccontare cose che non oserebbe dire, ovvero per mostrare allo spettatore il fallimento nel nel corso dell’ultimo cinquantennio, in primis di addentrarsi negli ambiti più intimi e dram- raggiungere l’obiettivo della verità. Un ap- le problematiche della vita nella metropoli matici della sua condizione personale e della proccio malinconico da cui emerge la superfi- Istanbul (lo spazio urbano più rappresentato) sua visione della realtà. È da sempre volto a cialità della rappresentazione e la complessità e in provincia e / o in campagna e la dialettica indagare e a rappresentare la natura umana della vita ordinaria. (Distant) (2002), si tra questi due poli. Proprio il gap e la tensione ed è notoriamente interessato ispirato dal svolge a Istanbul e privilegia atmosfere au- tra la città metropoli e la provincia hanno grande drammaturgo russo Anton Čechov. tunnali desolate, brumose e piovose. Mette in spinto molti registi (ad esempio Nuri Bilge Nei suoi film affronta le problematiche della scena l’incontro impossibile di due individui Ceylan, Seyfi Teoman, Ahmet Uluçay, Çağan convivenza e i confronti di sentimenti e valo- taciturni e opposti. Mahmut (Muzaffer Örd- Irmak) a rivisitare gli spazi rurali provinciali ri, senza sintesi o giudizi morali. Il suo cine- emin) è un fotografo in crisi professionale, della loro infanzia attraverso personaggi in- ma colloca i personaggi in uno spazio di vita oppresso dalla malinconia e dalla routine os- fantili, scandagliando la coscienza di un com- ampio, ma distante, e rappresenta costante- sessiva di una vita di ristrettezze e solitaria. plicato attaccamento al passato e dell’impos- mente sentimenti inespressi, assenza di ap- Yusuf (Mehmet Emin Toprak) è un suo cugino sibilità di ritornarvi. In altri casi (ad esempio partenenza e resistenza alla identificazione giunto improvvisamente dalla campagna per Semih Kaplanoğlu, Reha Erdem, Yeşim Usta- con codici sociali predeterminati. Nuri Bilge cercare lavoro come operaio portuale. È qual- oğlu, Özcan Alper, Belma Bas) la provincia è Ceylan ha esordito nel cinema dirigendo e cuno che ricorda al fotografo un background rappresentata come uno spazio monotono e producendo, praticamente da solo, il suo pri- rurale da cui quest’ultimo si sente alieno e che claustrofobico ove lo stile di vita è immutabile mo cortometraggio, Koza (Cocoon) (1995), fa- lo costringe a considerare l’aridità individua- e la natura, ricca e crudele al tempo stesso, si cendovi recitare i propri genitori. Un tentati- listica della sua esistenza presente. Intrappolati ripete ritmicamente. All’opposto Istanbul è uno vo di affrontare il tema dell’impossibilità di segue a pag. successiva

11 n. 67

segue da pag. precedente precisi, con il fine di amplificare gli effetti del- ne rifiuta schemi e articolazione convenzio- nella vana ricerca di un lavoro, l’uno, e nell’in- le immagini. In Le tre scimmie (Üç Maymun - nale degli avvenimenti. La trama è apparente- capacità di risolvere un antico legame affetti- ) (2008) Ceylan espande il suo mente molto semplice. Segue il decorso di vo, l’altro, i due condividono il vecchio appar- orizzonte passando dal focus su una ristretta un’inchiesta giudiziaria supportata dalla poli- tamento di Mahmut e una sensazione intensa cerchia di familiari e di persone conosciute, e zia, con un sopralluogo in loco, che dura dal di fallimento, senza riuscire in alcun modo a su sé stesso, all’osservazione ravvicinata dei crepuscolo a mezzodì del giorno successivo. comunicare. La loro distanza si sviluppa at- destini di personaggi altri e diversi. Il film è Per altro, quella che dovrebbe essere una si- traverso diversi livelli di conflitti morali. Il gu- un melodramma - noir frutto di una messa in tuazione di routine nel film diventa un sottile sto per l’osservazione minuziosa dei compor- scena calibrata e raffreddata che sfida i cano- gioco di scacchi che, man mano che gli eventi tamenti, corretto da un umorismo sottile, ni dei generi. È un apologo amaro sulla deca- si mettono a fuoco, offre un ritratto più ampio smarca il regista dalla tentazione del già visto, denza morale di una società progressivamen- delle persone, coinvolte nell’azione o incon- consentendogli di trovare la via di un’autenti- te soffocata dall’avarizia e dalla debolezza. trate, e dei luoghi. Una piccola carovana di au- cità tangibile. Il film è un’intensa meditazione Vorrebbe essere, come si desume dal titolo, tomobili percorre strade periferiche di cam- sulla solitudine e sull’impossibilità dell’eva- una parabola sulla falsariga della nota leggen- pagna, tra colline brulle e campi di grano sione e offre una visione pessimistica del ma- da asiatica delle tre scimmie: una non vede, la maturo, nei dintorni di una piccola città di schio turco. Si notano le reminiscenze del ci- seconda non parla e la terza si rifiuta di udire. provincia dell’Anatolia. Alcuni poliziotti, un nema di Tarkovsky, ma anche di quello di Vuole quindi mostrare la fuga delle persone di giudice e un medico forense accompagnano Ozu. La nitida fotografia contrasta in manie- fronte a responsabilità e dolori troppo duri da un uomo, reo confesso di omicidio, alla ricer- ra stridente con il carattere sordido degli am- sopportare e le conseguenze negative che ne ca del luogo dove ha sepolto i resti della vitti- bienti ritratti.Con Il piacere e l’amore (İklimler - derivano. La storia inizia con un incidente au- ma, dopo averla uccisa nel corso di una rissa. Climates) (2006), Ceylan compie un ulteriore tomobilistico in cui un uomo politico cin- Il gruppo va da un luogo all’altro perché è evi- passo nel suo percorso di amara riflessione su quantenne, in attesa del verdetto elettorale, dente che l’assassino non ricorda con preci- sé stesso. Ancora una volta affronta il tema causa una vittima. Servet (Erkan Kesal) con- sione il posto dove si trova il corpo interrato. dell’incapacità di sostenere un legame affetti- vince il proprio autista Eyüp (Yavuz Bingöl), L’inchiesta itinerante procede lentamente e si vo ed emotivo, raccontando la vicenda di una assente al momento del sinistro, ad assumer- trascina registrando discorsi e comporta- coppia normale che attraversa una crisi, do- sene la responsabilità e a scontare la pena car- menti dei singoli, decisamente loquaci. Ad un vuta all’esaurimento del rapporto, e tenta inu- ceraria, offrendo in cambio un sostanzioso certo punto, nel corso della notte, si recano in tilmente di ricomporla. Isa (lo stesso Ceylan) è aiuto finanziario alla sua famiglia. L’accordo una cascina e consumano un pasto frugale of- un assistente universitario quarantenne, innesca una sequela di conseguenze, secondo ferto dai contadini. Nel corso della sosta i dia- mentre Bahar (la moglie del regista, Ebru un morboso gioco psicologico che riecheggia loghi degli abitanti, che parlano dei loro pro- Ceylan), più giovane, è assistente di produzio- Dostoevskij, tra tradimento, passione, ambi- blemi personali, di problematiche sociali e dei ne in un’azienda televisiva. Vivono a Istanbul, zione, lealtà distorta e rabbia soffocata. Il po- costumi della regione, si intrecciano con quel- ma il film si apre con le immagini di una loro litico e Hacer (Hatice Aslan), la moglie dell’au- li dei componenti del gruppo che conduce l’in- vacanza estiva solitaria su una magnifica tista, inizieranno una relazione sessuale. chiesta. Quindi a mezzogiorno, dopo la notte spiaggia sabbiosa della costa mediterranea. Ismail (Ahmet Rifat Şungar), il figlio adole- trascorsa in perlustrazione, la comitiva giun- Da quel momento, in cui si avverte chiara- scente della donna, si accorge della relazione ge in città e riporta l’accusato in carcere, tra la mente il vuoto che separa la coppia, Ceylan ar- adulterina della madre, ma non riuscirà a rac- curiosità e i commenti della gente. Apparen- ticola la narrazione nei tre momenti, stagioni contare il fatto a suo padre quando lo visita in temente non è successo nulla di rilevante né climatiche ed esistenziali, che compongono la prigione. Nel film tutti i personaggi sono in l’inchiesta è stata conclusiva, ma in realtà so- storia. La sua rappresentazione dell’incomu- qualche modo corrotti e colpevoli e coinvolti no emersi tanti dettagli e tante storie e notizie nicabilità personale si lega chiaramente all’i- in una complessa trama di menzogne e sot- che assumono un carattere più generale per nesorabile e lenta successione temporale. L’e- terfugi. La drammatica ironia del racconto è identificare come si svolge la vita in quei luo- state concretizza la separazione, l’autunno è avvolta in una complessiva atmosfera di tor- ghi. Il regista non nasconde il piacere di collo- l’epoca della vita indipendente e della vana ri- pore non priva di simbolismi. Ceylan ripropo- care i personaggi in uno spazio preciso e di cerca di una via di fuga dalla frustrazione e ne la sua estetica, valorizzando nuovamente farceli osservare. Evidenzia le loro piccole ma- dalla desolazione, mentre l’inverno mostra il l’osservazione della natura e il trascorrere del nie, i giudizi espressi nei confronti dell’uno o tentativo di ricomposizione della frattura. tempo. Si esprime mediante una composizio- dell’altro e le forme della loro interazione, tra Ceylan conferma la sua brutale onestà nell’af- ne molto attenta, e spesso esasperatamente momenti di frustrazione, di fastidio, di dolore frontare il tema della relazione uomo / donna, lenta, delle immagini. Propone un ”realismo” o anche quando si scambiano battute ironi- essendo alieno da qualsiasi psicologismo. molto suggestivo caratterizzato da inquadra- che. D’altronde i personaggi esprimono il sol- Rappresenta con amarezza impietosa, e sal- ture fisse con la macchina da presa immobile, lievo di poter esprimere le proprie idee e di co- tuaria ironia, la superficialità e l’intellettuali- lunghi piani sequenza, tempi morti, un prota- municare antiche esperienze positive o smo fasullo del personaggio che interpreta. Il gonismo degli sguardi e dei silenzi e una foto- dolorose. Lo spettatore si trova di fronte a un film mostra una qualità eccezionale attraver- grafia scura e dai toni color seppia. C’era una interessante labirinto di eventi e di emozioni. so il suo quieto, limpido ed intenso stile nar- volta in Anatolia (Bir zamanlar Anadolu’da - Once Ceylan mette in rassegna, con parecchi inter- rativo e visivo. I dialoghi sono scarsi, secchi e upon a time in Anatolia) (2011) pone al centro rogativi, una gamma di temi interconnessi: le crudi, ad indicare il logorio esistenziale dei dell’attenzione personaggi che risultano ben preoccupazioni e i comportamenti di chi vive personaggi. L’universo definito dalle inqua- più corposi. La loro interazione è funzionale in provincia; le relazioni con il luogo dove si drature, curate nei minimi dettagli, non è ad una precisa volontà del regista di racconta- abita; l’equilibrio tra etica e pragmatismo; la freddo e narcisistico, ma piuttosto esprime re una storia e tante storie minori. Anche que- necessità di restare aggrappati alle piccole co- una definizione fotografica devastante che fa sto film è un apologo sull’umanità, ma meno se triviali della vita quando si devono fronteg- avvertire allo spettatore le sensazioni fisiche amaro, non perché falsamente ottimista, ma giare disgrazie, lutti, torti o assurdità. Ne condensate nelle immagini. I piani lunghi e i perché più esplicitamente vitale. Al tempo emerge uno sguardo onesto, penetrante e a prolungati piani sequenza definiscono pae- stesso Ceylan si dimostra disinteressato a tratti caustico, rivolto all’essenza, non solo saggi stranianti e colgono il disincanto vuoto qualsiasi tentativo di mitizzazione del suo Pa- concreta, della vita umana e una capacità di dei personaggi che pure manifestano sprazzi ese e della sua gente. Si tratta di un dramma, raccontarla totalmente, senza giudicarla. Il re- di vitalità, a volte ferini, ma senza esito. La co- costruito come un thriller poliziesco e al tem- gno d’inverno (Kis Uykusu - Winter sleep) (2014), lonna sonora è costituita essenzialmente da po stesso come un road movie. Tuttavia risul- premiato con la Palme d’Or al miglior film al rumori ordinari, ma estremamente presenti e ta molto atipico rispetto a quei generi perché segue a pag. successiva 12 [email protected]

segue da pag. precedente distribuito nelle sale italiane in ottobre. È un risoluta disanima pluristratificata, e mai di- Festival di Cannes del 2014, costituisce un vero capolavoro: un film emozionante e - co dascalica, delle problematiche di una società magnifico affresco delle relazioni umane, ma raggioso, con una scrittura e una messa in tuttora patriarcale, bloccata nel conservato- anche una disanima pluristratificata e corag- scena di ottima fattura, arricchita da magnifi- rismo ipocrita e conformista. A partire da giosa delle contraddizioni nella società turca ci dettagli. Propone una lucida cronaca fami- una sceneggiatura magistrale per qualità di oggi. La storia si svolge in inverno in un liare in un significativo contesto sociale e cultura- drammaturgica, frutto della felice collabora- piccolo boutique hotel isolato, in Anatolia, le. Offre soprattutto l’efficace rappresentazione zione tra il regista, sua moglie Ebru e lo scrit- nella regione turistica della Cappadocia. Ay- del carattere e dell’animo di un ventenne ambi- tore Akin Aksu, il film risulta incentrato su din (Haluk Bilginer), il proprietario cinquan- zioso, orgoglioso e insoddisfatto, nell’affac- un emozionante e aspro confronto tra un fi- tenne, è un intellettuale, ex attore teatrale di ciarsi all’età adulta, tra ambizione e sogni di glio e un padre, in una società bloccata. Un Istanbul, nonché editorialista del giornale lo- realizzazione, sentendosi superiore al prossi- padre irresponsabile e debole e un figlio tor- cale. Sua moglie Nihal (Melisa Sozen), molto mo, e amara presa di coscienza del fallimento mentato e pieno di rancore, con sentimenti più giovane, è visibilmente frustrata e si dedi- delle proprie speranze. Descrive la triste di- ambivalenti rispetto al luogo nativo, che av- ca alla causa del sovvenzionamento delle namica esistenziale di una famiglia di ceto verte come opprimente, ma non rassegnato. scuole primarie locali. Necla (Demet Akbag), modesto in provincia, tra il porto di Canakka- L’albero dei frutti selvatici propone un dispie- sorella di Aydin, è una donna matura, ama- le, sullo stretto dei Dardanelli, vicino al sito di garsi geniale di architetture narrative e ver- reggiata a causa del recente divorzio. Poco a Troia e a Gallipoli, e le campagne retrostanti. bali, con continua espansione dei confronti poco emerge un grave conflitto tra il protago- Luoghi scelti e ben conosciuti da Ceylan per- tra i personaggi e con modificazioni di toni e nista e una famiglia povera di suoi locatari, in ché vi ha trascorso l’infanzia. Sinan (Aydin posture. È fortemente caratterizzato da un un altro stabile, che da mesi non possono pa- Dogu Demirkol), da poco laureato e in attesa susseguirsi di lunghi, elaborati, ma spesso gare l’affitto. Aydin è un “pensatore” tormen- del concorso per diventare insegnante, appas- anche toccanti, dialoghi, a volte con forti tato che ama confrontarsi con la sorella sui te- sionato di letteratura e aspirante scrittore, è contrapposizioni di opinioni e di valori, tra mi dei suoi articoli: la morale, la coscienza, il autore di un memoriale, che contiene raccon- un sarcastico, risentito o disilluso Sinan e i buon comportamento dei religiosi musulma- ti ed episodi della sua terra e della sua fami- suoi interlocutori. Conversazioni che avven- ni. Per altro non riesce a confrontarsi con i glia, intitolato appunto “The Wild Pear Tree”. gono spesso in interni o nel corso di lunghe più poveri, stigmatizza la loro rozzezza e de- Tornato nel villaggio rurale dove è nato, si im- camminate in contesti paesaggistici diversi. lega la gestione delle sue proprietà, e le beghe pegna con tutte le sue forze a racimolare il de- Il film configura un’armonia mai scontata connesse, al suo factotum, il fedele e pratico naro necessario per pubblicare il suo libro. che combina consistenza e leggerezza e che Hidayet (Ayberk Pekan). Necla discute con Ma si trova a dover fare i conti con i debiti ac- cattura totalmente la mente e l’animo dello Nihal su quale sia il miglior comportamento cumulati dal padre, Idris (Murat Cemcir), un spettatore, che non viene affatto sovrastato per fronteggiare una violenza subita. Aydin e maestro alle soglie della pensione, un tempo a dalla durata di poco più di tre ore, perché va Nihal si scontrano perché lei soffre a causa del suo modo seducente e carismatico, ma dive- oltre ogni concetto di classicità, senza mo- paternalismo e dell’arrogante misantropia del nuto fatalista, essendo da anni gravemente strare mai compiacimenti o manierismi. marito, mentre lui le rimprovera l’ingenuità ludopatico, impelagato nelle scommesse sulle Ceylan ha dichiarato che da tempo voleva re- volontaristica. Emerge un matrimonio in cri- corse dei cavalli e in altri giochi d’azzardo. Un alizzare un film sulla condizione giovanile e si da tempo, con sofferenza reciproca. I perso- uomo che ha compromesso il bilancio fami- che il personaggio del padre, nella dimensio- naggi vivono con disagio perché oppressi da liare e i rapporti con la moglie Asunam (Ben- ne di un outsider, rappresenta un fatto nuo- antiche e nuove contraddizioni e perché in- nu Yildirilmar) e che ha screditato socialmen- vo nel suo cinema. Ma occorre anche rilevare terpretano in modo errato la loro collocazione te la propria famiglia. I dilemmi di Sinan lo la novità, rispetto alla filmografia di Ceylan, sociale. Sentimenti e valori si confrontano e si conducono ad una condizione itinerante: si della presenza nel film di riferimenti, più o complicano senza possibili mediazioni o sin- confronta con padre, madre, sorella, nonni, meno espliciti, alla situazione politica del tesi. Il film è interamente caratterizzato da amici, una ex compagna di scuola e impossi- Paese che emergono durante le conversazio- lunghi dialoghi, spesso di qualità letteraria, bile innamorata (in una sequenza ecceziona- ni (ad esempio la repressione delle lotte stu- ma emozionanti, con rare note di humour. le, tra sensualità trattenuta, tenue rimpianto dentesche, il conformismo come modello Conversazioni che si svolgono prevalente- e amara rassegnazione), un famoso scrittore proposto da autorità e “imprenditori”, il con- mente in interni. Una scrittura cinematogra- locale, bersaglio della malcelata invidia del fronto sul peso della religione nella società). fica eccezionale che va oltre la trama per porci giovane, possibili finanziatori per la pubblica- È del tutto evidente che nel cinema di Ceylan problematiche reali sulla vita e sulla conviven- zione del libro e due giovani iman apparente- il momento della parola è ormai diventato za, senza giudizi. E un meraviglioso gioco in- mente moderni, ma difensori dell’ortodossia determinante per rapportarsi a una società terpretativo degli attori. Visivamente è un’o- coranica. Grazie a un prestito, riesce infine a vessata da norme liberticide e dalla censura pera affascinante. Offre una composizione pubblicare il libro in una piccola tiratura, della libertà di pensiero e di espressione. magistrale delle immagini, inquadrature fisse ma, quando torna dal servizio militare, sco- L’albero dei frutti selvatici appare visivamente con un abile gioco campo-controcampo negli pre che praticamente nessuno lo ha acqui- affascinante, essendo costellato da geniali huis clos, piani sequenza e saltuarie panora- stato in libreria e che alla fine solo suo pa- architetture visive e da splendidi e dinamici miche widescreen del paesaggio con notevole dre, emarginato in una casupola in tableaux vivants giocati sull’interazione tra i profondità di campo. E ancora, una fotogra- campagna, con velleità di coltivare la ter- personaggi e tra loro e il paesaggio: una com- fia eccezionale dai toni scuri, curata da ra, lo ha letto e apprezzato. L’eccezionale flu- posizione magistrale delle immagini, inten- Gökhan Tiryaki. Ceylan ha dichiarato di esse- idità narrativa determina che il tempo e le si primi piani e inquadrature fisse con un re stato ispirato da alcuni racconti di Čechov, stagioni trascorrano senza alcuna cadenza abile gioco di campo - controcampo ed effi- ma ha anche ammesso elementi autobiografi- cronachistica, fino al suggestivo confronto caci angolazioni, suggestivi piani sequenza, ci. Ha negato precise implicazioni con la si- finale tra padre e figlio, con due possibili -so panoramiche widescreen del paesaggio au- tuazione politica contemporanea in Turchia, luzioni in alternativa per Sinan. Un epilogo tunnale e invernale con notevole profondità anche se ne sono evidenti alcuni riferimenti. stupefacente, perfetto nella sua radicale di campo, e una fotografia eccezionale, dai Ha piuttosto precisato di voler rappresentare “non sintesi” che mette a nudo un dramma toni variegati, curata dall’abituale collabora- la natura umana, per toccare l’animo dello inconciliabile che mozza il fiato. Come tore di Ceylan, Gökhan Tiryaki. spettatore. L’albero dei frutti selvatici (Ahlat aga- già Once upon a time in Anatolia (2011) e Winter ci - The Wild Pear Tree), ottavo lungometraggio sleep (2014), anche L’albero dei frutti selvatici di Nuri Bilge Ceylan, è stato presentato in costituisce un magnifico affresco delle rela- concorso al 71. Festival di Cannes ed è già stato zioni umane, ma propone anche una sottile e Giovanni Ottone 13 n. 67 The children act - Il verdetto Regia di: Richard Eyre con: Emma Thompson, Stanley Tucci, Fionn Whitehead, Anthony Calf, Jason Watkins. Titolo originale: The Children Act. Genere: Drammatico - Gran Bretagna, 2017, durata 105 minuti. Distribuito da: Bim Distribuzione Fu là nei giardini dei salici che io e la mia amata ci incontrammo; Ella passava là per i giardini con i suoi piccoli piedi di neve. M’invitò a prendere amore così come veniva, come le foglie crescono sull’albero; Ma io, giovane e sciocco, non volli ubbidire al suo invito. Fu in un campo sui bordi del fiume che io e la mia amata ci arrestammo, E lei posò la sua mano di neve sulla mia spalla inclinata. M’invitò a prendere la vita così come veniva, come l’erba cresce sugli argini; Ma io ero giovane e sciocco, e ora son pieno di lacrime. William Butler Yeats

The Children Act è il ti- genitori infatti, sono testimoni di Geova e in una complessa questione legale, pur senten- tolo di un breve e for- quanto tali, credono che la Bibbia proibisca dosi umiliata e tradita dal marito (un efficace tunato romanzo di espressamente di “mescolare il proprio san- Stanley Tucci, sacrificato in un ruolo minore e Ian McEwan del 2014 gue con il sangue di un animale o di un altro defilato, seppur determinante). Sotto la sua che lo scorso anno è essere umano, perché lo renderebbe impuro”. formidabile saggezza e le sue realizzazioni diventato un film -di Fiona (una magnifica Emma Thompson, qui personali, turbinano tutte le vecchie ansie di retto dal britannico in una prova tra le sue migliori), gestisce l’au- solitudine e vergogna, in primis quella di non Richard Eyre, regista dizione con stile vivace e credibile, muoven- essere mai diventata madre. Fiona sa che “es- teatrale, televisivo e dosi all’interno di un’aula di tribunale ul- sere oggetto di pietà generale é anche una for- cinematografico, pro- tra-efficiente, in cui le testimonianze e gli ma di morte sociale. Il diciannovesimo secolo dotto dalla BBC e scrit- esami procedono rapidamente, prosciugati é più vicino di quanto pensino ancora le don- to da McEwan stesso da qualsiasi artificio o suspense artificiale, ne…”Ella- suggerisce McEwan- ha passato de- che ne ha letteralmen- mentre il giovane malato terminale, Adam cenni ad allenare la sua mente per discrimi- te trasposto trama e Henry, tra soli tre mesi compirà 18 anni, età nare tra fatti rilevanti e irrilevanti, per Giulia Zoppi dialoghi dal libro alla nella quale ogni decisione sarà totalmente au- identificare chiazze di stordimento e - senti pellicola, con precisio- tonoma. Fiona sa che “I tribunali dovrebbero mentalismo nel suo modo di pensare, ma que- ne chirurgica e senza alcuna smagliatura. Al essere lenti nell’interveni- sta crisi familiare minac- centro della storia c’è Fiona Maye, una matura re nell’interesse del bam- cia di interrompere il suo e rispettata giudice della Corte Suprema bri- bino contro i principi reli- tranquillo equilibrio. In tannica che si occupa di cause familiari. Fiona giosi dei genitori”, ma qui questo stato emotivo, è ha dedicato gran parte della sua carriera a la posta in gioco è alta, il scossa, confusa e fragile dal- giudicare conflitti sanguinosi tra mariti e mo- giovane malato rischia di lo spirito irrefrenabile di gli devote, tra figli maltrattati o malati. Ogni morire in poche ore. Da Adam che irrompendo nella giorno osserva che “le promesse amorevoli so- parte sua, McEwan non si sua vita in modo violento e no state negate o riscritte davanti al suo giu- avventura molto nelle di- scandaloso (perché è ad un dizio”. Nello stanco stupore riservato a questi mensioni spirituali di passo dal morire), sembra in- ex amanti finiti in tribunale, si percepisce l’e- questo conflitto. I genitori frangere crudelmente ogni sperienza acquisita da McEwan quando il devoti di Adam, appaiono sua precedente regola di vita. proprio divorzio e la lotta per la custodia dei solo brevemente; c’è poco In Adam, McEwan ha dise- figli, si riversarono nell’arena pubblica, una sforzo per esplorare le loro gnato una creatura accatti- quindicina di anni fa. Ma se i coniugi in con- convinzioni. Ma è qui che vante con la sicurezza e l’alle- flitto assorbono la maggior parte del tempo di il film si differenzia dalla gria di un giovane morituro Fiona, a lei spetta anche governare casi più sua controversa premessa: che si aggira ai bordi di un strazianti. Con efficienza ed eleganza del tut- The Children Act non ri- precipizio. Minato dalla ma- to estranee alla scrittura legale, McEwan e guarda principalmente il lattia, egli ha dalla sua un’in- Eyre ci conducono attraverso lo studio di casi radicalismo religioso o il genua e sfolgorante vitalità diversi e controversi come quello che riguarda conflitto tra fede e scien- che, mentre lotta per so- la separazione chirurgica di due gemelli sia- za; riguarda il modo in cui pravvivere nella sua stan- mesi, i cui devoti genitori cattolici rifiutano ai la vita ordinata di una donna autorevole e za di ospedale, è intossicata dall’attenzione chirurghi il permesso di intervenire, anche se, brillante, viene scossa da una confluenza di fulgente, dalla promessa di gloria, dalla trage- a detta dei medici, è l’unica strada da intra- passioni giovanili, come ci annunciano i me- dia romantica del suo corpo sprecato e debole. prendere per garantire la salvezza di uno dei ravigliosi versi di Yeats, scelti per introdurre Gli incontri di Fiona con lui sono brevi, ma in- due. Fiona è consapevole che affrontare que- questo articolo e citati da Fiona stessa, duran- tensi e commoventi - per noi e per lei. Può sti casi è straziante e complesso, ma in lei al- te il primo incontro con il giovane malato. La questa donna notoriamente attenta e control- bergano metodo e abnegazione, studio e ri- petizione dell’ospedale che coinvolge Adam, lata, essere abbastanza libera da accogliere la flessione: è la sua professione e intende arriva proprio la notte in cui il marito di Fiona voce profonda che la porterebbe a regalarsi – svolgerla al meglio, come sempre. La serietà annuncia che vuole avere una relazione con finalmente- un po’ di benessere? The Children di Fiona è costruita intorno ad un motto: “la una giovane collega di università: “Ne ho biso- Act non sancisce il felice trionfo dell’umanesi- ragionevolezza è ciò che occorre in situazioni gno. Ho cinquantanove anni. Questo è il mio mo. Pare invece riconoscere quanto siamo senza speranza”. Il caso al centro della trama ultimo colpo “, dice a Fiona con un candore fragili e quanto dovremmo essere cauti per piomba sul film in tarda serata: un ospedale calmo e inquietante. “Ti amo, ma prima di sconvolgere l’universo di un altro universo richiede un’udienza di emergenza per il per- morire, voglio una grande passione.” Nelle ben ordinato. Come ammoniva Emily Dickin- messo di curare un giovane paziente affetto scene che seguono questa feroce dichiarazio- son, “La Verità deve abbagliare gradualmente da leucemia che rifiuta una trasfusione che ne, Eyre presenta una donna lucidamente in- / O ogni uomo essere cieco.” potrebbe salvargli la vita. Adam Henry e i suoi telligente e preparata, che lotta per governare Giulia Zoppi 14 [email protected] Cinema e neuroscienze - La mente attraverso lo schermo Prendiamo posto in pochi particolari significativi, come la -posi Quando invece ci troviamo difronte ad un sala, mentre si abbas- zione degli attori e il punto di vista della cine- montaggio mal eseguito il nostro cervello non sano le luci. Giusto il presa, permettendo di simularci nello spazio compensa in modo autonomo la sequenza e si tempo di metterci co- del film e orientarci al suo interno. Conoscere trova “spiazzato” - come nel caso di “scavalca- modi e d’un tratto un questo meccanismo di rimappatura spaziale menti di campo” o il mancato rispetto di qual- fascio di colori si sta- può giocare a favore dell’intrattenimento e che raccordo - rendendoci consapevoli del ta- glia nel buio. Inizia il della suspense del film, per creare colpi di sce- glio della scena, rompendo la magia. Lo studio film. Lentamente ci al- na memorabili. Un buon esempio è la magi- delle inquadrature, poi, ha un peso altrettanto Marco Zerbarini lontaniamo dalla real- strale sequenza d’apertura de Il silenzio degli importante. I primi piani, come quelli della tà di ogni giorno e ci immergiamo in quella innocenti (1991) di Jonathan Demme, dove lo scena dei due amanti a letto de Una donna spo- rappresentata sullo schermo, vivendo espe- spettatore non si rende conto che ciò che sta sata (1964) di Godard, caratterizzati da riprese rienze intense e uniche. Com’è ravvicinate, carezze e baci re- possibile tutto questo? Come stituiscono la carnalità dell’a- può la finzione cinematografi- zione, simulando quei tocchi ca avere così tanta presa su di sulla nostra pelle. Oppure l’en- noi? La simulazione incarnata è fasi sui dettagli, ingranditi fino il concetto chiave da cui partire richiamarne la tridimensiona- per spiegare - senza presun- lità, mostrandoci la loro consi- zione di esaustività - questi in- stenza e il loro valore tattile. Ico- terrogativi. L’idea è illustrata niche in tal senso le animazioni in modo chiaro e approfondito di Svankmajer (Possibilità di da Gallese e Guerra nel loro dialogo - 1983). Tali elementi at- saggio “Lo schermo empatico” tivano nello spettatore partico- (Raffaello Cortina Editore, lari circuiti neurali, nei quali è 2015), a partire dalla scoperta radicata una memoria di tipo di una particolare classe di somatosensoriale, dalla quale neuroni: i neuroni specchio. Queste scaturisce una risposta empati- cellule cerebrali si attivano sia ca. Questa empatia può esse- quando compiamo un’azione, re amplificata attraverso l’uti- che quando ne osserviamo una lizzo del dolly o della eseguita da qualcun altro, in steadicam - ovvero il supporto modo del tutto inconsapevole stabilizzato collegato diretta- nella nostra mente. Le ipotesi Sequenze da “Una donna sposata” Une femme mariée (1964) di Jean-Luc Godard mente all’operatore - per au- mentare ancora di più l’im- mersione fisica nel film. Potremmo dunque pensare ai primi registi del Cine- ma come anche pionieri delle neuro- scienze, i quali attraverso le loro speri- mentazioni hanno saputo intuire molti aspetti del funzionamento della nostra mente e di come essa percepisca la realtà. Sarebbe comunque approssimativo ri- durre l’esperienza di un film a una “sem- plice” questione premotoria, poiché sono svariate le componenti in gioco. Gli studi riportati non andrebbero visti come un punto di arrivo, quanto un fiducioso pun- to di partenza per i campi ancora inesplo- rati del nostro cervello. Chissà se proprio il Cinema, nato dall’ingegno e dalla ne- cessità dell’uomo, non possa aiutarci a fa- re chiarezza su come la nostra mente fun- zioni, non solo durante la visione di un film, ma anche quando si riaccendono le luci e ritorniamo alla normale vita di tutti i giorni. nate a seguito di questa scoperta hanno tocca- guardando non è davvero come sembra. Il to anche il mondo della Settima Arte e gli ele- montaggio credere che tutta l’azione si stia Marco Zerbarini menti caratterizzanti di un film. Parlando di svolgendo all’interno e all’esterno della mede- montaggio, non solo detta il ritmo interno sima casa, quando invece sul finale capiamo Nasce nel 1997 e vive tra Bobbio, Piacenza, Parma e la della storia, ma serve anche a evidenziare il che sono due differenti abitazioni, in una del- provincia di Reggio Emilia. Da anni collabora con il cine- rapporto causa-effetto delle azioni messe in le quali si trova il killer, ma non i poliziotti che ma di Bobbio e recentemente con il Cineclub Claudio scena. Un buon montaggio risulta essere per lo vogliono arrestare. Chi guarda è colto di Zambelli di Boretto. I suoi interessi spaziano dalla foto- lo spettatore un elemento invisibile, proprio sorpresa proprio grazie al sapiente uso del grafia all’informatica, dalle neuroscienze alla realizza- grazie alla capacità del nostro cervello di montaggio in parallelo e dal modo in cui la zione di cortometraggi. Attualmente è studente di Psicolo- “compensare” tutti quei micro-salti spaziali (i nostra mente tende a costruire il contesto ge- gia presso l’Università di Modena e Reggio, con l’intento tagli), costruendo l’ambiente a partire da nerale attraverso singoli stimoli percettivi. di approfondire gli studi sul linguaggio e sui DSA. 15 n. 67 La scelta culturale per un nuovo tipo di mercato Tanti bei messaggi dal spazi e impegno per realizzare percorsi nuovi. sarà un percorso agevole nè tantomeno im- mondo del cinema. Esperienze in cui la parola mercato compare mediato ma tutti coloro che lo stanno pro- Testimonianze di sen- in modo solo marginale e soprattutto fa parte muovendo sanno che sarà una strada libera- sibilità e di attenzione di una prospettiva diversa e innovativa. Uno toria ed entusiasmante. Finalmente non più che ricominciano a cre- scenario in cui si abbandona la rassegnazione incatenati alle regole alienanti del mercato scere. Nel corso dell’an- e si fa la scelta culturale che è quella in grado ma protagonisti di una sfida nuova e umana- no che si sta chiuden- di creare un mercato nuovo, più dinamico, mente appassionante. Gran parte della popo- do sono state tante le che sappia ricostruire un rapporto col pubbli- lazione non percepisce l’esperienza culturale Stefano Pierpaoli porte che si sono aper- co e col territorio. In varie città italiane si come strumento di autonomia e di crescita te. Esercenti che of- stanno svolgendo rassegne e cicli di proiezio- personale. Con quello che c’è in giro forse è frono i loro spazi per accogliere un pub- così. Ma il cinema, con una proposta blico che in passato era stato considerato che sappia abbattere i recinti in cui vie- solo negli eventi speciali. Produttori ne soffocata l’offerta che può invece che considerano l’accessibilità come un produrre, è la porta principale per re- autentico valore aggiunto. Ma soprat- stituire agli Italiani il ruolo di protago- tutto persone e famiglie che si avvicina- nisti veri della fruizione culturale. Cer- no, spesso per la prima volta, all’espe- to, un Ministro che se ne esce con la rienza cinematografica. Lo scenario battuta dei cinepanettoni che sono cul- che sognavamo e per il quale abbiamo tura non è un segnale incoraggiante combattuto tante battaglie si comincia ma anche lui, se entrerà in un cinema a manifestare nella sua dimensione più in cui invece si fa cultura sul serio, sono promettente: il recupero del ruolo so- convinto che amplierà la sia visione e ciale dell’offerta cinematografica. Tanti riuscirà ad umanizzarsi. Sul fronte del operatori di settore sentono il bisogno diritto all’inclusione culturale sta con- di riprendere in mano quel timone che tinuando a sgattaiolare ma quell’in- sa condurre nel mondo immaginario contro che prova da mesi ad evitare della visione del film e che lascia il se- prima o poi lo farà. L’accessibilità non è gno nelle comunità. Un segno benefico un’eventualità e nemmeno una gentile e incisivo che aggrega e coinvolge. I numeri ni che includono e diffondono un’immagine concessione. È un diritto ed è una realtà, an- che condannano le scelte deleterie degli ulti- del cinema e del luogo cinema non più sotto- che di mercato, che sta facendosi largo in tut- mi 30 anni ci mostrano un mondo in ginoc- messa a quel mercato disumano e omologan- ta Italia. Anche Franceschini ha provato ad af- chio. I dati negativi che danno la misura sem- te che brucia e desertifica. A Biella, Cremona, fondarci ma questo veliero ha continuato pre più ampia che separa il pubblico dalle Sassari, Roma, Torino, La Spezia e in tante al- tranquillamente nel suo viaggio. Lo stesso nostre sale rappresentano una viaggio che tanti spettatori vivran- sentenza che lascia poco spazio no in quel cinema nuovo che in all’appello. Ma quei numeri e quel- tanti stiamo costruendo in tutto il le distanze appartengono a un Paese. Con passione, con amore e mercato che boccheggiando, insi- grazie al lavoro che farà nascere e ste su modelli agonizzanti che al- darà forza al mercato sano che in ternano gli artifici postmoderni e cui saremo protagonisti insieme al totalitari alle iniziative metano- pubblico. RIDE di Valerio Mastan- stalgiche tipo i torpedoni che por- drea partecipa al Progetto Cine- tano i giovani dalla provincia al manchìo per l’accessibilità ed esce grande festival cittadino. Un uni- in tutta Italia con audiodescrizione verso moribondo e ridicolo che e sottotitoli Al Cinema Verdi di ruota in se stesso seguendo traiet- Candelo (BI) la prima proiezione torie sempre più estranee a quello in Europa a piena accessibilità (au- stesso pubblico che non riesce più diodescrizione, sottotitolazione, adat- ad attrarre. Qualcuno si è sveglia- tamento ambientale per bambini to una mattina e ha scoperto che ciechi, sordi e autistici) A Sassari esiste Netflix. Ci si è perfino infuriato senza tre che si stanno aggiungendo sta accadendo sta partendo una rassegna di film per le scuo- capire che anche quello è lo stesso mercato in qualcosa che davvero può cambiare le carte in le con servizi di accessibilità e incontri di alfa- cui chi si è scandalizzato sogna di sopravvive- tavola. Con il film RIDE, lo stesso Valerio Ma- betizzazione cinematografica. A Cremona è re. La levata di scudi l’ha fatta contro se stesso standrea e la KimeraFilm hanno abbracciato il iniziato un ciclo di proiezioni con adattamen- oppure in tutti questi anni non si era reso nuovo corso che si sta sviluppando e hanno to ambientale. Al Cinema delle Provincie di conto di niente. Ma Netflix è solo una parte di aderito al Progetto Cinemanchìo per dire a Roma verranno proiettati film per bambini e panorama, non è tutto il futuro. Rappresen- tutti che un’opera cinematografica non è solo ragazzi con adattamento ambientale. Il Mo- tarlo come le piaghe bibliche è parte delle su- un prodotto venduto ai suoi clienti. Mesi fa, derno di Sarzana (SP) ha offerto la disponibi- perstizioni o degli atteggiamenti paranoidi ti- sulle colonne di Diari di Cineclub che è anche lità per realizzare proiezioni accessibili a par- po quelli che ci hanno ammorbato per anni media partner di Cinemanchìo, scrissi che tire da dicembre Questo sono gli ultimi due sulla pirateria. Nessuno ne parla più e il pub- l’accessibilità era un elemento di rilancio del mesi di attività. Molte altre proposte stanno blico continua a calare. La pirateria era una cinema. Sapevo di fare un’affermazione com- arrivando e stiamo lavorando su alcuni pro- punizione divina solo nella mente dei sacer- plessa ma ero anche convinto che i fatti avreb- getti che vedranno luce nel 2019. Grazie a tutti doti del cinema aristocratico. Esiste un merca- bero confermato che ampliando quel concet- coloro che stanno aderendo a questa grande to gestito dall’alto e ne esiste però uno che posso- to, recuperando cioè le potenzialità culturali e proposta culturale per il rilancio del Cinema no creare gli uomini. In questi mesi ho incontrato sociali per troppo tempo trascurate, si sareb- italiano. persone che hanno messo a disposizione film, be messo in moto un impulso positivo. Non Stefano Pierpaoli 16 [email protected] Fotografia Lewis Hine. La grande fotografia sociale Lewis Wickes Hine (1874 – 1940) è stato un sociologo e fotografo statunitense, che utilizzò la macchina fotografica come strumento per promuovere riforme sociali, in particolare nell’ambito del lavoro minorile. Egli prese nota che i bambini andavano a lavorare in fabbrica sia prima che dopo essere stati a scuola. La fotografia di Hine non intende stupire o scandalizzare: il suo scopo èsempre quello di documentare e studiare la realtà dell’uomo per quello che realmente è.

Bambini operai, il più piccolo aveva 8 anni (1912)

Bambini al lavoro in una vetreria (Indiana 1908) Bambini che lavoravano in una miniera di carbone (1911) 17 n. 67

E l ‘cine - squasi - ‘l par lu la poesia Zanzotto. Pensieri sul cinema di un poeta curioso di tutto Prologo. mai mancante Conegliano, luogo ricco di tradizioni vinicole a questa società basata sullo sbranarsi a vicen- neve di metà maggio – sono un buon bevitore di Prosecco e soprat- da secondo le leggi della libido possidendi”. “La poesia di Zanzotto tutto di Cartizze - e di memorie della prima è poesia di riflessione guerra mondiale (il Piave, da cui non passò lo La poesia, solo col suo esserci filosofico-esistenziale e straniero, è lì a due passi), con importanti forsennatamente e insieme ricca autobiografica vibrata chiese, sontuose ville (compresa quella di Toti di ogni possibile ragione implicita, nei modi del sarcasmo Dal Monte, celebre soprano d’inizio Novecen- è la prima figura dell’impegno. intellettuale” ha scritto to) e la mitica Cal Santa – un’antica strada del Stefano Beccastrini di lui l’amico, e sapien- centro storico – spesso cantata appunto da Il cinema brucia e illumina te critico oltre che an- Zanzotto e da lui poeticamente tramutata nel- Sono tornato proprio in questi giorni - epper- ch’egli poeta, Franco Fortini nel suo, final- la Contrada Zauberkraft. Volli colà recarmi ciò ho scritto questo articolo - a sfogliare, an- mente riedito a cura di Donatello che in omaggio a Federico Fel- Santarone, I poeti del Novecento. lini nel venticinquennale della La prima volta che mi accadde sua morte (1993-2018), un libro di sentire il nome di Andrea di Zanzotto: non un volume di Zanzotto, nonché di leggere una poesie (che pure, qua e là, ci so- sua poesia, fu ai tempi del liceo, no eccome) bensì totalmente probabilmente in terza: era la dedicato al cinema, a quello di Egloga I, I lamenti dei poeti lirici, Fellini in particolare. Il titolo, della raccolta IX Egloghe, uscita versione italiana di un suo ver- nel 1962. Si trovava stampata su so originariamente dialettale, una rivista chissà come capitata è Il cinema brucia e illumina (il sotto gli occhi insaziabili d’uno distico originale suona, mera- studente del Liceo Scientifico di vigliosamente, “Qualche òlta ‘l Montevarchi, innamorato di let- cine arzh brusa e fa ciaro...”: pro- teratura. Mi colpì, e sempre più prio come fa la poesia, tanto è nelle successive letture, la sco- vero che “...e ‘l cine - squasi - ‘l perta dell’attenzione che Zan- par lu la poesia”). L’ha curato zotto - il cui padre non a caso fu Luciano De Giusti - docente di pittore, oltre che antifascista Storia del Cinema e di Teorie e militante eppoi sindaco sociali- Andrea Zanzotto, poeta (1921 - 2011) tecniche del linguaggio cine- sta di Pieve di Soligo - dedicava matografico dell’Università di al rapporto tra linguaggio letterario ed espres- proprio per vedere ov’egli - che ormai era di- Trieste - ed è uscito nel 2011: Zanzotto, che sività visiva, quasi che cercasse di trasformare ventata una mia lettura costante, fonte sa- stava collaborando con De Giusti alla sua pre- il verso letterario in un metalinguaggio più piente di ispirazione e meditazione - trascor- disposizione, morì - senza nemmeno vederlo vasto e comprensivo (come farà, per citare un resse le sue giornate, non certamente per - in quel medesimo anno). Con che gioia sono altro esempio più recentemente incontrato, andare a disturbarlo (cosa che, difatti, mi andato a rileggerlo! Ha ragione De Giusti, nel- nel verso “Mai mancante neve di metà mag- guardai bene dal fare, contentandomi di visi- la Premessa e poi nel testo introduttivo: Pro- gio”, ov’egli trasforma il profilo seghettato tare quelli che oggi già son chiamati Luoghi spezioni di un poeta nel sottosuolo del cinema, ad delle Prealpi viste da Pieve di Soligo in una ca- Zanzottiani). Oltre che sommo poeta, fu uo- affermare, a proposito degli scritti zanzottia- tena di M e di N). Negli anni Ottanta, durante mo di severa e coerente intransigenza politica ni sul cinema alfine raccolti: “Eccoli qui, ora, un vacanza nella bella - ahimè sempre di me- e morale. Ha affermato: “Io concepisco la vita finalmente riuniti. Tutti insieme danno l’idea no, tra disastri naturali ed ecologici - campa- letteraria come dialogo con gli amici vicini e che le incursioni di Zanzotto nell’universo gna veneta, chiesi agli amici che mi ospitava- corrispondenza con quelli lontani”. Proprio luccicante del cinema, pur costituendo una no in quel del Cadore, e che mi scorrazzavano grazie a questo suo spirito, quello che è stato diramazione collaterale rispetto all’alveo so- giorno dopo giorno a giro per le terre dei din- fino a pochi anni fa il maggior poeta italiano vrano della poesia, rappresentino comunque torni, di condurmi a visitare Pieve di Soligo. poteva vivere, apparentemente appartato, in un tratto significativo della sua opera... Ben- Si tratta di un piccolo centro del trevigiano, quel di Pieve di Soligo invece che a Roma o a Mila- ché la figura di Andrea Zanzotto sia coinci dente situato nei pressi di Vittorio Veneto e di no: manifestava così la sua profonda “avversione segue alla pag. successiva

“E la nave va” 18 [email protected]

segue da pag. precedente fino all’identificazione con la sua opera in ver- si, il poeta non si è mai reclusivamente innic- chiato nella piccola patria della poesia e ha sempre manifestato un’attenzione onnivora verso gli altri linguaggi, spingendo il proprio sguardo su tutto l’ampio spettro delle forme in cui avviene la conoscenza del mondo. Non desta dunque meraviglia che i suoi occhi aper- ti su tutto lo siano anche sul linguaggio delle immagini in movimento che si avvicendano sul grande schermo del cinema...”

Con (su, a, da) Fellini Federico Fellini e Andrea Zanzotto si erano conosciuti, di persona, a Venezia nell’agosto del 1970, in occasione della presentazione de I clowns durante il Festival della città lagunare. In seguito, però, si erano un po’ persi di vista: qualche omaggio libresco (soprattutto di Zan- zotto a Fellini), qualche rara telefonata (so- prattutto di Fellini a Zanzotto) e poco più, so- prattutto a causa della sedentarietà quasi Federico Fellini (1920 - 1993) assoluta del poeta. Nel 1976 tuttavia, su consi- glio di Nico Naldini, un letterato veneto che riminese: “Sentivamo che stava per nascere Così lo conclude Zanzotto: “Mi sono sempre stava svolgendo le funzioni di capo dell’ufficio un nuovo occidente, scientifico, diabolico, atteso di dover subire qualche scossa violen- stampa per il film Casanova, cercò proprio in mirifico, a cui noi non potevamo tener dietro, ta di fronte alle creazioni di Bresson. Nei Zanzotto l’ “esperto di dialetto veneto” che an- anche se immagino che Fellini avrebbe potuto suoi film s’infiltra sempre una religiosità ‘al- dava cercando: intendeva infatti, nella sce- farne un magnificoBlade Runner, forse ancora tra’, che si giustifica da sé e comporta la con- neggiatura del film, ridonargli freschezza e più cupo”. statazione del nascere della stessa trascen- vivacità, per rompere quella opacità e quel denza, senza che nemmeno questa parola si raggelamento in una cifra disemozionata e Altri rari possa apertamente pronunciare”. stuccchevole in cui, come tutti i dialetti, esso Con la ventina di scritti a lui, o ai suoi film, de- era caduto. Il poeta ben volentieri accettò il dicati Fellini costituisce indubbiamente il Il buio dei paesi senza cinema. epilogo compito e scrisse vari testi tra cui il Recitativo centro tematico di tutto quanto il libro. Dei te- Oltre ai vari testi su - ma anche a e di - Fede- veneziano e la Cantilena londinese, che Fellini sti riguardanti invece gli “altri rari”, ricorderò rico Fellini, che costituiscono il corpo princi- giudicò perfetti. Nacque così una lunga colla- soprattutto i due scritti su Pier Paolo Pasolini pale del volume (fatto, nel suo insieme, di let- borazione e una vera amicizia che produsse- e quello su Robert Bresson. Sono presenti, an- tere reciproche; scritti su Casanova, La città ro, strada facendo, molte idee e molti scritti di che, brevi testi su Nelo Risi, su Nino Rota e su delle donne, Ginger e Fred, E la nave va; versi in vario genere: poesie (per esempio, i Versi in Raffaele Sonego e meriterebbero anch’essi lingua e in dialetto e così via); a un proprio, onore di Federico), canti (Zanzotto li chiamava più attenzione di quanta mi sia lecito, in que- corposo, Dialogo sul cinema con Luciano De strofette: per esempio, quelle di E la nave va, sta occasione, rivolgere loro: per il momento, Giusti (che inizia addirittura dall’infanzia e 1983), lettere, soggetti cinematografici non re- fungano da semplice testimonianza dei molti dal cinema muto); alle riflessioni su Pasolini, alizzati (per esempio, sul Convito di Platone, interessi e delle tante conoscenze, in campo Bresson, Nelo Risi, Nino Rota, Rodolfo Sone- su Venezia, sulla figura di Petrarca, su quella cinematografico oltre che letterario, -di An go... questo libro contiene un gioiello - una di Lorenzo da Ponte), suggerimenti e brani ri- drea Zanzotto, poeta assai meno eremitico - paginetta - di quella che definirei “prosa poe- guardanti - dopo il Casanova e E la nave va, nei almeno con lo spirito - di quel che volesse far tica” zanzottiana: commovente, nostalgica, cui titoli di testa la partecipazione di Zanzotto credere. Il primo scritto su Pasolini - al quale preveggente persino. E’ dedicata a Il buio dei è ufficialmente riconosciuta - anche i succes- Zanzotto è sempre rimasto molto legato, an- paesi senza cinema. Essa parla del rapporto tra sivi film felliniani (in particolareIpotesi intorno che per i comuni legami con il Triveneto e i cinema e TV, sottolineando come esso sia - a “La città delle donne” di F. Fellini e Appunti per suoi dialetti e di cui ha affermato “Per me fu negli ultimi venti anni (il testo è del 1989) - Mastorna: in tal caso si tratta del leggendario un grande e caro amico, che vedevo di rado a mutato a tutto vantaggio di quest’ultima. E film felliniano cento volte promesso e mai re- Roma o in Friuli quando ci tornava, special- scrive Zanzotto: “Ma che dolore aver visto alizzato: “uno dei progetti più celebri della mente d’estate” - riguarda Teorema, 1968: un sparire...la stragrande maggioranza delle sa- storia del cinema rimasti sulla carta” afferma film nel quale “tutto...è forza di poesia”, in le, specie nelle campagne, come se i paesi si De Giusti anche perché, come sosteneva Zan- quanto esso “è la testimonianza di quel salto fossero spenti tutti del loro Fulgor, Astra, zotto, “Mastorna mi sembrava la deformazio- di qualità che è l’ irruzione dello sguardo poe- Splendor, rimanendo bui e deserti di notte”. ne di mai/torna, un film sulla morte”). Oltre a tico: e la chiave ce l’ha fornita Pier Paolo stesso Però scrive anche: “Ho l’impressione che la tutto ciò, nel libro si trova anche un testo, inti- mettendo in mano al suo angelo, così difficil- sala ritornerà in nuove e già progettabili for- tolato Lo sciamano, che amo tornare a consul- mente catalogabile, il libro di Rimbaud”. Il se- me a scalfire l’implosione (ad)domesticante tare, rileggendolo spesso: sono poche, seppur condo - più breve e più tardo: un mesto ricor- della TV...torneranno sale vere...pronte a ri- dense e accorate, paginette che trovo partico- do - è intitolato Pasolini, maestro mirabile: costruire tutte le ricchezze dell’inconscio larmente profonde. Si tratta, infatti, di una espressione bellissima e meritatissima, che umano...”. Noi, inguaribili cinefili, le atten- sorta di ritratto morale di Fellini, il “misterio- vuol richiamare anche la permanente vena diamo con ansia. so sciamano” che ha saputo interpretare ed pedagogica del poeta/cineasta, già insegnante esprimere come pochi altri artisti il Novecen- di scuola. Lo scritto su Bresson - cineasta stra- to in tutte le sue inquietudini. Scrive infine ordinariamente sobrio e profondo - si intitola Zanzotto, testimoniando di una fraternità di Il divino Baltasar di Robert Bresson ed è appunto turbamento senile con il quasi coetaneo cineasta dedicato al film Au hasard Balthazar del 1966. Stefano Beccastrini 19 n. 67

#RomaFF13 Festa del Cinema di Roma 18 | 28 Ottobre 13. Edizione 2018 1938, l’anno delle Leggi Razziali: due film parlano di esse, 80 anni dopo La festività di Rosh propaganda fascista ad accettare la persecu- ha-shanah 5779, il Ca- zione di una minoranza che viveva pacifica- podanno ebraico 2018- mente in Italia da secoli? Come fu possibile 2019, è stata celebrata tutto questo? E quanto sappiamo ancora oggi quest’anno tra il 10 e di quel momento storico? Proprio per questo l’11 settembre (1° e 2° la Tangram Film di Roberto e Carolina Levi giorno), ricordando che han realizzato in collaborazione con Sky Arte, il Seder di vigilia è stato Piemonte Film Fund, MiBact, Ab Groupe e Aa- Maria Cristina Nascosi il 9 settembre. La ri- mod questo bel documentario, scritto da correnza non è legata Giorgio Treves e Luca Scivoletto, per la regia ad alcun fatto storico relativo al popolo d’I- “1938 Diversi” di Giorgio Treves sraele, ma vuol ricordare la creazione del dell’Ebraismo Italiano e della Shoah. L’altro mondo; è, in altre parole, il giorno del ‘com- documentario, 1938 – Quando scoprimmo di pleanno’ della Terra, una data quindi di im- non essere più italiani, del regista Pietro Su- portanza universale che tutto trascende. ber, è stato invece evento speciale di pre-a- Perché ricordarla, lei che celebra per il po- pertura in prima mondiale alla recente Fe- polo ebraico una ricorrenza che poi diviene sta del Cinema di Roma. Prodotto da Blue - unicuique suum, certo, come per i cristiani Film, è stato realizzato in collaborazione - una data di inizio, di buon augurio, di con l’Istituto Luce Cinecittà, con il patroci- nuova buona vita, insomma? Per contrasta- nio della Presidenza del Consiglio dei Mi- re, seppur simbolicamente e sotto i migliori nistri, della Comunità Ebraica di Roma, auspici, un evento di cui in questo stesso dell’UCEI, l’Unione delle Comunità Ebrai- anno ricorre l’80° anniversario dal suo ac- che Italiane ed ancora del MEIS di Ferrara. cadimento: le Leggi razziali del 1938. Un Rappresenta, in qualche modo, l’alter ego evento da non dimenticare di ricordare, del precedente, anche se diversa è l’ottica. mai, senza retorica, ma con determinazio- Descrive le vicende di italiani, ebrei e non ne, con forza, con carattere, un evento la ebrei, durante il periodo che va dalla pub- cui memoria è da trasmettere alle genera- blicazione delle leggi razziali (1938) fino al- zioni future perché non abbia a ripetersi, a la fase delle deportazioni dall’Italia (1943- succedere mai più - come ammoniva Primo 45). A parlare non sono solo i perseguitati, Levi, che aveva vissuto la tremenda espe- ma pure i persecutori e poi gli altri testimo- rienza del lager e ne era uscito, sommerso a ni vale a dire quella maggioranza di italiani vita, salvato per qualche decennio. Il perché che non aderì all’applicazione delle leggi io sì ed altri no, non lo risparmiò, la sua co- razziali, invero, ma a cui peraltro non fece scienza, la sua etica, la sua spiritualità, se vera opposizione. Un’opera originale su un non la sua religiosità...atea non glielo per- tema di grande sofferenza e complessità, misero. Per fortuna su questo ottantennio se si pensa che ormai i pochi testimoni non è caduto l’oblìo o, ancor peggio, la ne- dell’epoca sopravvissuti sono molto anzia- gazione, come sempre più spesso succede a dello stesso Treves. Tra i ‘testimoni’ ed ‘inter- ni e sulla memoria di quei fatti potrebbe cade- tragedie simili: due bei documentari son stati preti’, si ricordano, tra gli altri, Roberto Herli- re un pericoloso oblio, tanto più dannoso per girati e già son nel circuito cinematografico tzka, in una splendida ouverture, Stefania Roc- le generazioni a venire. Il film rievoca, dun- da un po’.Il primo è 1938 - Diversi, di Giorgio ca, Alessandro Federico, Mario Avagliano, que, le vicende che portarono dalle leggi raz- Treves, ed è stato presentato Fuori Concorso Roberto Bassi, Luciana Castellina, Alberto Ca- ziali alla deportazione degli ebrei italiani e lo alla 75a Mostra d’Arte Cinematografica di Ve- vaglion, Rosetta Loy. 1938 - Diversi vuole riper- fa attraverso cinque storie narrate da vittime, nezia. Importanti testimonianze, filmati e fo- correre ciò che comportò per la popolazione, persecutori e testimoni: una famiglia di ebrei tografie narrano di quel tremendo evento. ebraica e non, l’attuazione di quelle leggi e, in fascisti massacrata sul Lago Maggiore; un Aveva scritto Umberto Eco: “Il fascismo può tor- particolare, i sottili meccanismi di persuasio- ebreo del Ghetto di Roma che si salvò flirtan- nare e palesarsi nel più innocente dei modi: il nostro ne messi in opera dal fascismo. Il documenta- do con la nipote di un collaborazionista; Fran- dovere è scoprirlo e puntare il dito ogni qualvolta rio illustra anche la forte componente del raz- co Schonheit e i suoi genitori, sopravvissuti ai ciò accada, ogni giorno, in ogni parte del mondo”. zismo subdolamente presente nel regime lager e la vita a Ferrara prima e durante le leg- Ed infatti, anche nelle illustri testimonianze fascista fin dal suo inizio, per tradursi poi nel- gi razziali; un’ebrea di Fiume che si nascose in dei sopravvissuti ai lager – la senatrice Liliana la militarizzazione del popolo italiano, nell’e- casa di un incisore del Vaticano; una famiglia Segre, per non citarne che una – si comprende saltazione della romanità, nella conquista di presunti delatori. Ma un messaggio buono come tutto fosse precipitato nel più veloce e dell’Africa Orientale e infine nelle leggi anti- esce comunque dall’importante testo filmico: subdolo dei modi. Molti Ebrei, è noto, erano semitiche e nell’alleanza con Hitler. Ferrara, a fronte di cattiverie, crudeltà, delazioni an- iscritti al Fascismo, credevano nelle sue teo- con le sue ferite (la distruzione di libri sacri che di Ebrei nei confronti di altri Ebrei, ‘ven- rie, per esse avevano combattuto e sofferto, ebraici della Sinagoga, la cacciata di Giorgio duti e svenduti’ addirittura con dei ‘tariffari’, occupavano addirittura posti di rilievo anche Bassani dal mondo della scuola, della bibliote- ci furono molti anche non ebrei che per salva- nella gestione della cultura, della scienza, del ca e della cultura in generale – dovette inse- re vite rischiarono la loro, senza pensarci due potere: nessuno di essi, fino alla fine, fedeli -in gnare nel Ghetto, in aule improvvisate, per volte. Un messaggio, dunque di solidarietà, di consapevoli ad una ideologia, si sarebbe mai poi andarsene dalla sua amata città per non speranza nel genere umano scaturisce in fina- aspettato le mostruosità che accaddero poi. soccombere) è ben presente nell’importante le ed è proprio quello che dev’esser trasmesso Così il regista - in una interlocuzione senza testo filmico. Presente, tra le collaborazioni a chi verrà, dopo di noi. fine e senza risposte - si chiede: cosa spinse la all’opera, il MEIS di Ferrara, il Museo Nazionale Maria Cristina Nascosi Sandri 20 [email protected] #RomaFF13 Festa del Cinema di Roma 18 | 28 Ottobre 13. Edizione 2018 La Festa del Cinema di Roma trova la sua anima e resta in vetta La tredicesima edizio- Un climax da tragedia greca tarantiniana, ma will write our history, di Roberta Grossman, sto- ne della Festa del Ci- con una luce inaspettata. Non e’ da meno The ria straordinaria, che utilizza in modo impec- nema di Roma , dal 18 house with a clock in its walls, di Eli Roth, film vi- cabile immagini di repertorio alternandole ad al 28 ottobre 2018, si sionario, magico, rutilante. Ironico e diver- efficaci ricostruzioni di fiction. Documento chiude con numeri tente. Il film vincitore del premio del Pubbli- imprescindibile. Su una storia mai svelta in tutti al segno più. Au- co, BNL, e’ Il vizio della speranza, di Edoardo De precedenza. Da proiettare nelle scuole di ogni menti del 6% del pub- Angelis, una parabola lirica, quasi religiosa. ordine e grado. Per non dimenticare. Colpo blico, dell’1% sulla Che risale ai temi arcaici dell’umanità per ar- da maestri aver portato a Roma Michael Moo- stampa nazionale, del rivare all’universale. Il tema della maternità re con il suo ultimo capolavoro, Fahrenheit Catello Masullo 13% sulla stampa in- come trionfo della umanità in condizioni e 11/9, un film del reale corrosivo, interessante, ternazionale, del 20% luoghi che la negano. Di grande impatto Who coinvolgente, persino divertente. Comunque dei votanti per il premio del indispensabile. Monumentale pubblico BNL. Solo per limitar- il Robert Redford di The old man si alle voci principali. Lo scorso & the gun, di David Lowery, di- anno, avevo titolato il mio arti- vertente, ironico, spettacolare, colo sulla Festa Italia batte resto coinvolgente ed avvincente. Un del mondo 2 a zero, con riferi- “filmone”, come si diceva un mento alla considerazione che tempo, e’ Kursk, di Thomas Vin- l’annata 2017 ha segnato uno terberg, impeccabile, con una co- storico sorpasso delle due più struzione drammaturgica per- importanti kermesse cinema- fetta. Sono Gassman! Vittorio re tografiche italiane, Roma e Ve- della commedia, di Fabrizio Co- nezia, sul blasonatissimo Festi- rallo, dimostra come si dovreb- val di Cannes, portandosi sulla be realizzare una biografia. assoluta vetta mondiale. Il Di- Completo. Chiaro. Spettacola- rettore Artistico della Festa, An- “Bad times at the el royale” re. Vivido. Divertente. Sempre tonio Monda, al primo anno del avvincente ed interessante. Con suo secondo triennio, assieme un protagonista monumentale alla nuova Presidente, Laura come Vittorio Gassman. Magi- Delli Colli, possono andare fieri strale. Molti i film sul tema del dei brillanti risultati ottenuti. razzismo in USA. Che sta di- La Festa di Roma trova definiti- ventando di attualità sempre vamente la sua anima. Quella più scottante. The hate u give, di del cinema di altissima qualità, George Tillman Jr, duro, san- ma che sa trovare il dialogo con guigno, forte, dal grande impat- il grande pubblico. Che piace ai to emotivo. If beale street could cinefili ed agli spettatori comu- talk, di Barry Jenkins, che con ni. Mai sperimentale e “puniti- Moonlight, il suo esordio, aveva vo” per lo spettatore. Sempre centrato subito 2 Oscar (perso- avvincente e coinvolgente. Una nali) per miglior film e migliore scelta azzeccata. Che fa restare sceneggiatura, arrotondati da la Festa di Roma ai vertici mon- quello per miglior attore non diali. Ancora una volta, assieme protagonista. La cifra di questa a Venezia, superiori a Cannes, sua opera seconda e’ la bellez- che per decenni aveva detenuto “The house with a clock in its walls” za, la dolcezza, l’amore. Un vero lo scettro. Per venire al focus capolavoro di stile e di recita- delle più rimarchevoli proposte zione. Boy erased, di Joel Edger- della Festa, occorre dire che, ton, agghiacciante, di grande ancora una volta e’ partita in impatto e grande qualità. Jan quarta. Con un film d’apertura Palach, di Robert Sedlácek, film strepitoso: Bad times at the el di grandissima forza, su un ge- royale, di Drew Goddard. Un sto che ha cambiato la storia. grande film. Scritto con preci- Di impostazione classica, rea- sione assoluta. Con una coralità lizzato con grande precisione di personaggi sempre doppi : ed efficacia. Il film a cui avrei nessuno e’ mai quello che sem- dato il mio personale premio e’ bra. Con un cast stratosferico. Green Book, di Peter Farrelly, Girato in pellicola, promana le (ndr. Menzione speciale Diari emozioni della pasta cromatica di Cineclub) un film strepitoso, del “cinema cinema”, come si con un grandissimo Viggo faceva una volta. Con sapienti Mortensen, sublimemente vol- campi lunghi per tenere dentro gare. In comica contrapposi- tutti i personaggi. Un omaggio zione con un pianista di colore scoperto alla tecnica del Sergio di raffinatissima cultura. Una Leone di “C’era una volta il West”. “Il vizio della speranza” segue a pag. successica 21 n. 67

segue da pag. precedente cinematografica (John C. Reilly, a Roma per ritenzione di una vescica umana. Il che si tra- grande lezione di umanità. Il film e’ diverten- presentare lo strepitoso Stan&Ollie, in confe- duce in un fisiologico bisogno degli utenti te, avvincente, con gag e battute fulminanti. renza stampa ha dichiarato: “queste sale sono della Festa, tra un film e quello successivo, di Stan & Ollie, di Jon S. Baird, ci fa usare i servizi igienici. E’ mai pos- scoprire gli esseri umani che sono sibile che per questa Festa manca- dietro la maschera comica. Il film va sempre il sapone e la carta igie- fa ridere e commuove. Diverte e nica sin dalle prime ore del fa pensare. Dead in a week: or your mattino? Rispetto alle passate money back, di Tom Edmunds, un edizioni sono state molto ridotte insuperabile noir comico ed iro- le conferenze stampa nella sala Pe- nico, a tratti di una comicità irre- trassi, in genere dedicata, relegan- sistibile. Con una brillantezza ed dole in salette minori e scorag- una ironia che hanno del sublime. giandone la frequentazione. Gli Ed a servizio della quali ci sono incontri/dibattito con le star, ca- una scrittura di ferro, una regia ef- ratteristica della Festa, unica al fervescente, confezione superlati- mondo (il grande Martin Scorse- va e, soprattutto, attori inarrivabi- se ha fatto due incontri con il li. Come lo sono sempre gli inglesi. pubblico, uno di 2 ore ed uno di Degnissima chiusura della Festa un’ora e mezza. Quale altra mani- con Notti magiche, di Paolo Virzì, The old man & the gun festazione cinematografica può un grande affresco corale, dichia- vantare un evento del genere?), rato omaggio ad Ettore Scola, go- sono affollatissimi dal pubblico dibilissimo, con personaggi carat- pagante. Difficile, pertanto, e’ l’ac- terizzati con pennellate rapide e cesso agli accreditati. Si potrebbe- geniali. Battute fulminanti e gag ro organizzare proiezioni in strea- salaci. Attori superlativi. Confe- ming in sala Petrassi per consentire zione di classe. Imprescindibile agli accreditati di poterne godere per ogni amante del cinema. Co- (e recensire). Le proiezioni anti- me da tradizione, la parallela ed cipate stampa sarebbe più agevo- autonoma rassegna Alice nella le poterne avere anche la sera città, impreziosisce la Festa. Con precedente le conferenze stam- perle come Dilili à Paris, di Michel pa, come avveniva per le prime Ocelot, un film di animazione ele- edizioni, per poter meglio parte- gantissimo e coloratissimo. Tene- “Stan & Ollie” di Jon S. Baird cipare e porre eventualmente ro. Elementare e didascalico, e delle domande informate. Ma so- per questo adattissimo ai più pic- no tutte cose che per farle occor- coli (bella la citazione degli artisti e rono fondi supplementari. Non scienziati della Belle Epoque, della dico di tornare ai 13 milioni di serie imparare divertendosi). Ma e’ euro e passa delle primissime una gioia per gli occhi e per l’anima edizioni. Ma certamente almeno anche degli adulti di ogni età. Op- un nonnulla in più degli strimin- pure Marot Shborot, di Imri Mata- ziti 3 milioni e mezzo di questa lon e Aviad Givon, costruito sui edizione. C’e’ però qualcosa che sensi di colpa, con atmosfere do- si potrebbe fare a costo zero. Ag- stoeskiane, personaggi scritti in giungere nel programma stam- maniera impeccabile, ed interpre- pato, ai colori che contraddistin- tati in modo insuperabile. E, infi- guono le varie sezioni una semplice ne, lo strepitoso esordio della gio- sigla che aiuti ad identificarle con vanissima regista italiana Margherita facilità. Si da il caso che con le lu- Ferri, Zen sul ghiaccio sottile, uno dei “Dilili à Paris” ci dell’Auditorium, i colori rosso, film degli ultimi anni che con marroncino e rosa, si confonda- maggiore efficacia racconta la di- no, sino a diventare indistingui- versità. Di adolescenti che fanno bili. Quindi, a beneficio dei cine- fatica ad uniformarsi alle regole fili daltonici, semidaltonici (ed per “normali”. Con comunità che anche di quelli che godono di una diffidano del diverso. Ne fanno buona vista, dovessi dire...), met- paria. E sono pronte a condan- tetela sta sigla! Mi permetterei narlo. A non dargli credito se la anche di dare un (facile) suggeri- sua versione dei fatti differisce da mento : SU per Selezione Ufficia- quella data da uno dei “normali”. le, RE per Retrospettive, IR per Tutto ciò apprezzato sulla qualità Incontri Ravvicinati, RI per Ri- della selezione cinematografica, flessi, AL per Alice nella Città, C e’ tutto talmente perfetto nella per Convegni. Amen. Festa di Roma da non poter esse- “Green Book” di Peter Farrelly re migliorato? Certamente no. In Catello Masullo ogni macchina complessa i margini di miglio- bellissime. Perché mai fare un Festival a Ve- *Ricordiamo che Diari di Cineclub alla fine della festa ha ramento sono sempre ampi. L’Auditorium di nezia se a Roma c’e’ un posto così?”). Alfred assegnato il suo premio al film indiano: “My Dear prime Roma e’ uno dei posti più belli ed adatti del Hitchcock usava dire che la durata di un film Minister” e concesso due menzioni a “Green Book” e Il vi- mondo per organizzare una manifestazione non dovrebbe mai eccedere la capacità di zio della Speranza 22 [email protected] #RomaFF13 Festa del Cinema di Roma 18 | 28 Ottobre 13. Edizione 2018 La strana selezione della Spettatrice Qualunque alla Festa del Cinema di Roma Dopo il film impegna- creano il contesto e non sono mai mostrate dire, secondo il trucido metodo di valutazione to (ma godibilissimo nel loro acme ma lasciate chiaramente intuire SQ, due ore di sole sprecate perché le proie- Fahrenheit 11/9 di Mi- come nei veri horror. Tutto il contrario del ge- zioni stampa sono del mattino, fossero state chael Moore) la SQ ha lido Funan è The tower regia di Mats Grorud, proiezioni serali, due ore di relax divaniero ceduto alle sue più in- film d’animazione girato con la puppet anima- mandate in fumo. Peggiore è in un certo sen- fantili pulsioni ed è tion, coproduzione Norvegia, Francia, Svezia, so quello che è successo alla SQ con Notti magi- corsa a vedere Rémi, sceneggiatura di Mats Groud e scenografia di che di Paolo Virzì. Mentre scrive queste righe un family drammati- Samuel Ribeyron. Anche questo come Funan si era proprio scordata del film. Non della sto- co, ennesima rivisita- vuol essere un film educativo, di testimonian- ria, non della conclusione, si era scordata pro- Spettatrice Qualunque zione del romanzo za storica di un esodo ma il coinvolgimento e prio del film. E se Beautiful Boy era stato un ti- Sanz famille di Hector il fascino del racconto qui ci sono tutti. Wardi tolo scelto un po’ a caso, un po’ per la trama Malot. Regia e sceneggiatura di Antoine Blos- è un’allegra, solare bambina curiosa e affet- (peccato originale della SQ che vuole sempre sier le sono apparse molto accurate e ha giudi- tuosa che abita in una “torre”di rifugiati pale- sapere di che parla ciò che va a vedere), un po’ cato indovinatissimo il cast artistico compo- stinesi in Libano. Il nonno Sidi sacrifica anche per l’orario di programmazione, per Notti ma- sto dal tenero Maleaume Paquin, dal le proprie cure per far studiare la nipote e non giche era stato tutto il contrario. L’attesa della fenomenale musicista girovago XIII edizione della Festa del ci- Vitalis interpretato da Daniel nema la SQ l’aveva concentrata Auteuil e da altri buoni interpre- quasi esclusivamente su questa ti. La SQ con Rémi ha goduto opera. E’ vero che Virzì l’aveva tantissimo a versare lacrime a un po’ delusa anche con Ella & più non posso per una messa in John ma stavolta c’era già il sapo- scena classica per un romanzo re delle note della Nannini. C’e- classico, per ragazzi, di un seco- ra un soggetto vicino alla sensi- lo e mezzo fa intessuto di valori bilità degli autori (anche di tradizionali. Durante l’incontro Piccolo e Archibugi). C’era tan- con la stampa Blossier ha forni- to. Ci sarebbe stato tanto. Inve- to questa visione della storia: ce alla SQ è sembrato un gioco Rémì è un bambino solo in un di società, vince chi indovina mondo ostile che supera tutta più personaggi, chi riconosce una serie di prove grazie alla dal diminutivo, da un tic o da forza di non perdere la speranza un’imitazione il famoso regista, e grazie all’aiuto del suo mae- “Remi” di Antoine Blossier presentato ad Alice nella città a Roma lo sceneggiatore dei più bei film stro. Ma soprattutto, non è la ri- italiani, il vero partecipante al cerca della vera famiglia il senso di questa pesare sulla famiglia. Sidi sogna sempre la premio Solinas. A tirare su il morale della SQ è versione del romanzo che risiede invece nella sua casa fiorita e consegna a Wardi la chiave stato, per fortuna Stanlio & Ollio dello scozzese forza del talento che il maestro scopre e il conservata gelosamente che le trasmette per Jon S.Baird. Il bravissimo sceneggiatore Jeff bambino coltiva; è grazie alla musica che Re- aprire non il luogo dove abitare ma il posto Pope (ancora non è sbollita la rabbia della SQ mi riuscirà a trovare la sua identità. Per que- della memoria, della storia del suo popolo. La per la freddezza con cui i CP-cinefili puri sto motivo la storia mantiene la sua attualità e torre ha piani che si aprono su racconti che snobbarono il suo Philomena) riporta sullo l’astuzia di eliminare o addolcire la fine cruen- svelano senso e ragione di tante storie e com- schermo le più note gag di Stan Laurel e Oli- ta di alcuni animali risponde alla sensibilità di portamenti. Piccolo il bottino quello della SQ ver Hardy. C’è ritmo e c’è freschezza in questo oggi e faciliterà il compito di molti nonni che quest’anno alla Festa del Cinema di Roma e riuscito biopic, storia di un’amicizia e di un sotto Natale troveranno la scusa di accompa- complessivamente abbastanza buono, ma un connubio artistico. Ma anche storia del tra- gnare i nipoti a vedere il film. Se con Moore film delusione c’è sempre e dopo la perla del monto di due attori famosi, del cinema che (almeno nella parte iniziale) la SQ è riuscita filmThe tower la fregatura è arrivata con Beau- prende una piega diversa dai suoi esordi e di anche a ridere per molte battute fulminanti tiful Boy. Il film di Felix Van Groeningen af- teatri di periferia che raccolgono le briciole di ciò non è potuto accadere con Funan, film d’a- fronta il problema delle dipendenze dalla dro- vecchi successi. La coppia comica si spezza e nimazione dalla realizzazione che non trasci- ga facendo ricorso ad attori famosi e affascinanti si ricompone, finge di riavere facilmente mo- na, che sembra non coinvolgere ma che poi la- come Steve Carell e Timothée Chalamet. Nick menti di gloria ed è sincera nell’affetto che le- scia il segno. Produzione francese, diretto dal Shelf il protagonista è buono, bravo, intelli- ga, al di là di temporanei screzi, i compagni di cambogiano Denis Do (che si è ispirato alla gente e affettuoso con i fratelli. Il padre è un palcoscenico. Steve Coogan nei panni di Lau- storia di sua madre), nella versione originale affermato giornalista, la sua seconda moglie, rel e John C. Reilly in quelli di Hardy non sono con le voci di Bérénice Bejoe Louis Garrel, ha Karen, è una brava artista, molto attenta e af- macchiettistici imitatori ma riescono ad esse- una grafica da strisce fumetto e racconta, con fettuosa anche con Nick ma ciò non basta né re sempre credibili, commoventi e divertenti. pochissime concessioni alla ricercatezza, gli a Nick né alla SQ. SQ si è concentrata molto Merito loro se la SQ è rimasta soddisfatta di orrori della rivoluzione cambogiana negli an- sulla location, sulle vetrate dell’appartamento quest’ultima edizione della festa del cinema ni della dittatura dal 1975 al 1979 dei Khmer spalancate sul paesaggio di smagliante e cura- di Roma che poi festa non le è sembrata tanto Rossi. Una famiglia viene traumaticamente ta natura, sulla boiserie in legno degli interni e festival meno che mai. Rassegna? Boh, le divisa ma nonostante fame, torture e violenze ed anche forse sui quadri che dipinge la se- rassegne hanno un filo conduttore che la “fe- non perde la speranza di riunirsi e di ritrovare conda moglie. Ma la storia come si conclude? sta”non ha. Insomma la SQ, grazie a Stanlio & il bambino perduto. Se vogliamo anziché un Non è per correttezza nei confronti dei suoi Ollio avrà un ricordo piacevole di una selezio- senza famiglia una famiglia senza. Senza di- lettori che la SQ non lo rivela, proprio non lo ne di film, vista in un ligneo contesto della cit- ritti, senza legami, senza figlio. Le atrocità ricorda. E se di un film visto da pochi giorni, tà di Roma, in autunnale periodo. perpetrate anche su personaggi secondari, uno non si ricorda nulla che vuol dire? Vuol S.Q. 23 n. 67

#RomaFF13 Festa del Cinema di Roma 18 | 28 Ottobre 13. Edizione 2018 Riflettori sul mondo dei giovani. Focus Notti magiche di Paolo Virzì sul bullismo. Dibattito fra insegnanti, La folgorazione fu Sentimentale e ironico, il film vorrebbe parla- alunni, genitori, educatori Ovosodo. Un’opera pia- re, anche divertendo nei toni della commedia cevole, divertente e (nera?) delle luci e delle ombre di quella sta- sgangherata quanto gione culturale, dell’ambizione giovanile che Bulli ed eroi basta. Sentita, forse cresce nei giovani autori, come il giovane Pao- un po’ acerba ma con lo quando andò a studiare al CSC insieme a Scacco matto al disagio Andrea Fabriziani tanta voglia di cresce- Francesca Archibugi. Qui ci starebbe proprio giovanile. Arte Musica re, così come la pro- bene infatti quella componente di romanzo di fessionalità del regista, che del protagonista formazione tanto cara all’autore, ma moltipli- Cinema Cultura e all’epoca, condivideva le origini, l’ambiente carla per tutti e tre i protagonisti non è cosa Neuroscienze . Siena sociale e gli interessi culturali. Piero, il prota- semplice da farsi in un lungometraggio. An- gonista del film, infatti ama autori come Mark cor di meno si può trovarla se non c’è la mini- risponde al bullismo con la Twain e Charles Dickens, tra i principali fau- ma intenzione di inserirla. Il punto del film bellezza. tori del romanzo di formazione che tanto il era forse un altro. Con un po’ di tenera nostal- regista di Livorno ha portato nei suoi lavori. gia e sprezzante ironia si voleva rivivere quel- Nel giovane Edoardo Gabbriellini noi vedeva- mo il giovane Virzì, un ragazzo pieno di spe- ranze, di ambizioni e dalla provenienza ope- raia. Ancora oggi, a distanza di vent’anni, l’immaginario della Piombino anni ’90, con gli operai che lavorano nei grossi magazzini vici- no al mare, ritorna in Notti magiche quando lo sceneggiatore in erba Luciano Ambrogi (Gio- vanni Toscano) torna a casa a Livorno. Eppu- re, definito addirittura il fratello horror di Ovosodo, l’ultimo film di Paolo Virzì non in- canta nonostante il titolo. La storia, scritta dallo stesso regista in collaborazione con i suoi sceneggiatori di fiducia, gli amici e colle- ghi Francesco Piccolo e Francesca Archibugi, potrebbe anche risultare interessante. Tre giovani sceneggiatori, dopo le premiazioni del Solinas, si ritrovano coinvolti in una pro- duzione firmata da un produttore in difficol- tà, Leandro Saponaro (Giancarlo Giannini). Tra incontri, dubbi, disguidi e gli ostacoli tipi- ci del fare cinema in Italia, la storia diventa una caccia all’assassino: sullo sfondo delle notti magiche del calcio mondiale, la sfortu- nata partita del 3 luglio diventa il teatro di un omicidio. L’idea c’è; forse è buona, forse me- lo che era il cinema quando Virzì ci è arrivato Promosso dal Centro Studi di Psicologia no, e l’idea di portare in scena, sotto mentite per la prima volta, mostrare la sua visione del- dell’Arte e Psicoterapie Espressive con spoglie, una carrellata di personaggi eminenti le cose quando le ha conosciute immaginando Mens Sana Scacchi e con il Patrocinio del del cinema italiano potrebbe anche risultare come ossatura una trama noir di cui forse po- Comune di Siena, della Provincia di Siena, simpatica: un buon Roberto Herlitzka inter- teva fare anche a meno. Guardando il film, a della Camera di Commercio di Arezzo e preta lo sceneggiatorone Fulvio Zappellini, alter qualcuno potrebbe addirittura tornare alla Siena, della Universidad de diseno Gestalt ego di Furio Scarpelli. Ma la nostalgia c’è e si mente alcuni personaggi di Boris di Manzi e e con altre realtà associative Nazionali e In- vede e sarebbe stato meglio non ci fosse stata. Mazzotta e del trio Vendruscolo-Torre-Ciar- ternazionali, l’Evento che ha avuto luogo il Virzì ha la necessità, dopo la sua incursione rapico, ma non perché ci sia la stessa natura di 30 novembre a Siena e ha inteso, fare il nel cinema americano con Ella & John, di tor- raccontare goliardicamente quel mondo stra- punto su un fenomeno in crescita. Durante nare a parlare di qualcosa di più intimo, pro- no che è il cinema. Il motivo è che le battute e l’iniziativa che ha visto coinvolti in una Ta- prio come fu per Ovosodo: una storia persona- il modo in cui Virzì sceglie di renderci simpa- vola Rotonda docenti, educatori, la rappre- le, italiana, più contenuta, con attori emergenti tici i suoi personaggi passa troppo spesso per sentante nazionale dei genitori Rosaria affiancati da interpreti più navigati. Alla- vi il canale delle situazioni paradossali, della ri- D’Anna, ha lanciato un Concorso suddiviso cenda dei tre giovani scrittori che arrivano a sata e addirittura della caricatura. È evidente in tre sezioni: Viaggio a Siena e dintorni. Roma per cercare fama e fortuna si affianca l’amore del regista per quei tempi in cui la sua Filma la bellezza con il tuo smartphone in 7 una vena non troppo sottile di ironia e paro- carriera stava iniziando, esemplificati dalla minuti. I ragazzi dai 6 ai 13 anni potranno dia di una stagione del cinema italiano ormai storia di Antonino, Luciano e Eugenia, ma la partecipare con una foto o un disegno. L’i- al tramonto. I personaggi sono spesso stereo- traduzione filmica di quell’amore può lasciare dea nasce dall’intuizione dei greci che ha tipi, o poco simpatici al punto da suscitare insoddisfatti, o può portare il pubblico a chie- attraversato i secoli di far coincidere bello e l’empatia necessaria. A volte, si vedono figure dere di più, o di meglio. Ancora una volta, la buono ed utilizzare l’uno come porta di ac- che dovrebbero richiamare alle grandi perso- nostalgia c’è e si vede e sarebbe stato meglio cesso al secondo. nalità del cinema del periodo, ma sembra una non ci fosse stata. DdC sfilata quasi felliniana (proprio lui, Fellini, che compare nel film senza comparire davvero). Andrea Fabriziani Diari di Cineclub | Media partner 24 [email protected] Alice nella città Zen sul ghiaccio sottile. Una dolorosa sospensione Margherita Ferri, imo- la sua unica consapevolezza consiste nel sen- che gioca ad hockey come lei e la disprezza lese diplomata al Cen- tirsi un ragazzo imprigionato nell’involucro non perdendo mai l’occasione bullizzarla. En- tro Sperimentale di biologico di una ragazza. Si ha la percezione, trambi sono suoi compagni di classe al liceo. Roma e autrice di cor- poi, di un tempo immobile non per mancanza Dopo il primo rapporto sessuale avuto con Lu- tometraggi e docu- di avvenimenti, che invece si susseguono in ca infatti, la sedicenne è pentita, ha una crisi e mentari per la televi- un riuscito dinamismo, ma per la chiusura intende sparire per un po’ dalla circolazione. Giorgia Bruni sione e il web, esordisce mentale della coralità che circonda Maia. La Maia, inizialmente sulla difensiva, accorderà alla regia di un lungo- regista, seppure gli attori pecchino nella reci- di farla nascondere nel rifugio gestito da sua metraggio con -. La storia, in parte autobiogra- tazione a volte eccessivamente dilettantesca, madre, aperto solamente nel fine settimana. fica, affronta il tema della diversità sessuale, ha il pregio di strutturare in modo credibile i Solamente dopo due giorni di silenzio in cui, vissuta in prima persona dall’adolescente dialoghi dei suoi personaggi adolescenti. Un scopriamo dopo, la ragazza non dà sue noti- Maya Zenasi; figlia di un celebre sciatore, tra- pregio che, purtroppo, non possiamo esten- zie neppure ai genitori, assistiamo alla scena gicamente scomparso a causa di un incidente dere anche alla diegesi, almeno nella parte fi- “obbligata” di un carabiniere che irrompe in quando lei era piccola, e di una donna appas- classe e che, ridicolmente bonario, invita i ra- sionata di reiki e pratiche new age che, tra gazzi a collaborare nel caso in cui avessero in- l’organizzazione di una cerimonia notturna formazioni sulla compagna scomparsa. Come nel bosco e l’altra, gestisce un rifugio. La Ferri non bastasse, dopo una lite con Maia, spaven- si misura col grande schermo scegliendo di tata dalla piega della situazione e confusa da calare la storia nel contesto inusuale, origina- un bacio nato fra le due, la ragazza torna in le e assolutamente funzionale, di un paesino paese e si reca, in lacrime, alla pista di patti- di poche anime sperdute eppure inesorabil- naggio in cui viene assalita da una folla di cu- mente sigillate, tra le maestose montagne ap- riosi e immediatamente soccorsa da Luca. penniniche. La regista ha un talento naturale Spaventata dinanzi ai video in diretta e alle nell’uso della luce; talento manifesto nella foto immediatamente postate sui social dalla predilezione per movimenti di macchina si- gente, episodio ahimè realistico e per questo nuosi sul campo perlato e cristallino da spaventoso, la giovane confesserà di essere sta- hockey; sport in cui Maia eccelle, nonché ta vittima di Maia che, per ripicca nei nelle scene in esterni dove si susseguono riguardi di Luca, l’aveva rinchiusa nel prati innevati, una seggiovia sospesa rifugio di sua madre. La tragica, men- nella nebbia e l’atmosfera, quasi magica zognera confessione non avrà conse- ma lontana dal divenire fiabesca, dei sen- guenze per Maia, se non vogliamo tieri scavati tra fitti alberi. La location considerare che, per questo, l’allena- gioca un ruolo basilare nella narrazione tore si rifiuterà di farla entrare nella in quanto è in grado di dar vita ad uno nazionale femminile di hockey, come squisito paradosso di kafkiana memo- promesso grazie al suo talento. Nes- ria: lo spazio tende a lottare contro se suno, però, si preoccupa di un poten- stesso e contro un tempo che dà l’illusio- ziale processo o comunque di riper- ne di essere in eterna, dolorosa sospen- cussioni legali ben più gravi. Sarebbe sione. La vastità dell’ambiente naturale stato più appropriato, forse, non ad- non può non entrare in collisione con la dentrarsi troppo in ambiti lecitamente dimensione angusta, di profondo disagio, in nale. Mentre il dissidio interiore della giovane difficili da gestire alla prima sceneggiatura di cui è condannata a vivere la protagonista, in e il difficile rapporto con i suoi coetanei sono un lungometraggio che ha come focus la dolo- perenne scontro contro tutti per esprimere il disegnati e portati in scena magistralmente, rosa ricerca della propria verità, la lotta, furio- proprio io che gli altri, tutti gli altri ad ecce- la mera storia degli eventi, nel finale tende a sa e santa, per l’accettazione di se stessi sui zione minima per la madre, tendono a non ac- smarrirsi per mancanza di qualche accorgi- carboni ardenti del rapporto con le menti cettare e, peggio, a ridicolizzare. La battaglia mento logico. Maia, infatti, schiude il suo gu- chiuse. di Maia, però, è anche contro il perimetro del scio, costruito negli anni per difesa dal mon- suo stesso corpo. Neppure lei si accetta perché do esterno, per aiutare la fidanzata di Luca, Giorgia Bruni

25 n. 67 L’autore di I misteri dell’anima, La via senza gloria, L’opera da tre soldi, Westfront 1918 Il mistero di G.W. Pabst, maestro del cinema che per primo ha indagato sul conflitto tra individuo e società Sulla vita di Georg progetto da portare a termine: Wilhem Pabst e sulle indagare sulla vita quotidiana opere da lui realizzate delle persone prediligendo im- gravano tanti interro- magini significative di amori gativi e dubbi vissuti tormentati e cocenti delusioni. in un arco di vita che Impegnato a sinistra tanto da es- ha conosciuto gran- sere chiamato il “papa rosso” dezze, errori, momen- (Pabst in tedesco significa ap- ti tragici dell’umanità punto Papa), il cineasta lucido e Pierfranco Bianchetti in lotta. Nato il 27 razionale esplora il conflitto psi- agosto 1886 in una cittadina boema nella qua- cologico tra individuo e società. le i suoi genitori viennesi purosangue stanno Il suo cinema è un insegnamen- trascorrendo le vacanze, il futuro cineasta che to per molti autori nel quadro “Lulù – Il vaso di Pandora” (1929) di Georg Wilhelm Pabst con Louise morirà nella capitale austriaca il 29 maggio delle lotte umanitarie di quegli Brooks 1967, ha dominato il cinema tedesco tra muto anni. Egli ha soprattutto una e sonoro. Cresciuto nel clima cultu- per consegnarsi attraverso la fron- rale mitteleuropeo viennese tra caffè tiera svizzera con l’Austria, nelle concerto, teatro e operetta prima mani di Hitler, forse per salvare il fi- della caduta rovinosa del’ Impero au- glio arruolato nelle Forze Armate Te- stroungarico, Pabst studia teatro a desche, che disgraziatamente uscirà Zurigo e a Berlino dopo aver abban- orribilmente ustionato dall’ assedio donato la facoltà di medicina. Poi si di Stalingrado. I nazisti non gli per- trasferisce a New York dove lavora mettono certo di rimanere inattivo come attore in un teatro tedesco del- nel suo castello austriaco tra le mon- la metropoli americana per potersi tagne e gli impongono di girare due formare artisticamente. La dichiara- film storici, Commedianti e Paracel- zione di guerra lo sorprende in sus, non film di propaganda come Francia nel 1914. Essendo un “nemi- quelli di Veit Arlan, ma comunque co”, viene subito internato in un asserviti alla stessa ideologia. La sua campo di concentramento. Un’ espe- scelta ancora oggi appare agli stu- rienza dolorosa per lui (vedrà molti diosi incomprensibile e assurda. Nel suoi compagni di sventura suicidar- 1947 con un’impennata d’ orgoglio si) che lo porta a considerare pur- dirige Il processo, una pellicola in di- troppo finita la stagione della Belle fesa degli ebrei e L’ Ultimo atto, 1955, époque e dei suoi valori. Al termine sulla morte di Hitler. Personalità del conflitto tutto cambia: il mondo contraddittoria, il cineasta ha il tedesco si agita in pieno fermento, grande merito di avere per primo mentre il fascismo in Italia prende il portato sullo schermo le teorie freu- potere grazie all’ appoggio della Mo- diane affermandosi anche come un narchia e delle grande borghesia in- vero creatore nella direzione degli at- dustriale e nell’ Unione Sovietica, na- tori e delle attrici. “Personalità, come ta dalle macerie del regime zarista, poche – scrive Ugo Casiraghi (l’ Unità si forma un nuovo stato sociale e po- 27 agosto 1985)- eternamente in preda litico. In Francia la borghesia spa- alla contraddizione, Pabst fu più vit- ventata dall’avanzare della sinistra tima che dominatore della sua epo- si chiude a riccio e negli Stati Uniti ca. Analista implacabile della psiche d’America il capitalismo vince la sua individuale e dei mali della società, battaglia contro la classe operaia e cedette tuttavia alle grandi illusioni, gli intellettuali progressisti. In que- Rudolf Forster nel ruolo di Mack the Knife nell’adattamento cinematografico del del periodo tra le due guerre e, una sto clima internazionale in movi- 1931 di “Threepenny Opera” diretto da G.W. Pabst volta ch’ esse furono cedute, perdet- mento, Pabst si distingue nel mondo te completamente la bussola e preci- del cinema e teatro tedeschi come un artista grande fiducia nella funzione civile dell’arte pitò egli stesso nel nazismo e nel misticismo, originale e intuitivo. A Vienna nel 1920 divie- cinematografica. Nella trilogia sociale, We- ch’erano all’ opposto della sua generosa natu- ne l’assistente del regista Carl Froelich, pio- stfront 1918, L’ opera da tre soldi, La tragedia della ra”. Nonostante i suoi limiti possiamo co- niere della cinematografia tedesca. Il suo pri- miniera, raggiunge l’apice della sua carriera. munque affermare che Georg Wilhelm Pabst mo film come regista è Der Schatz del 1923 e i Dopo un infelice intermezzo a Hollywood, nel rimane al pari di Charlie Chaplin, Sergej Mi- successivi La via senza gioia e la trilogia sessua- 1938 riceve un invito da Goebbels a lavorare chajlovic Ejsenstein, Carl Theodor Dreyer, un le Crisi, Lulù, Il diario di una prostituta, che lan- per il Terzo Reich che lui rifiuta, ma inspiega- gigante del cinema. ciano con tutto il suo splendore Louise Bro- bilmente l’anno successivo ormai ultracin- oks, l’esplosivo simbolo erotico europeo, sono quantenne, pur avendo in tasca un biglietto il frutto del disorientamento morale di quel per gli Stati Uniti, dove lo aspettano i suoi più fe- periodo travagliato. Pabst ha un’ambizione e un deli accompagnatori e amici, abbandona Parigi Pierfranco Bianchetti 26 [email protected] Pezzi, frammenti di totalità Giordano Bruno, Benedetto Spinoza e la filosofia della vita L’immortalità, rispetto alla quale la vita terrena costituirebbe solo un episodio, è solo un’espressione temporale per dire che l’anima possiede un essere che supera la forma della vita empirica e che essa è solo un frammento dell’assolutezza chiuso in sé stesso. In questo caso quindi la vita è, in un senso più profondo rispetto a quello precedente , un frammento; non perché essa come vita dovrebbe essere più di quello che è, ma proprio perché è vita, perché è, in una forma casuale e passeggera, un pezzo di un’assolutezza metafisica. (Georg Simmel, Denaro e vita. Senso e forme dell’esistere, a cura di Francesco Mora, MIMESIS Volti, MI-UD, 2010, pg. 102)

Pezzi di stella, pezzi di costellazione/Pezzi d’amore eterno, pezzi di stagione/[…)Pezzi di cuori, pezzi di fedi/[…)Pezzi di storia, pezzi di divisione/Pezzi di Resistenza, pezzi di Nazione/[…)Pezzi di fame, pezzi di immigrazione/Pezzi di lacrime e pezzi di persone/[…)Pezzi di speranza e pezzi di informazione/Pezzi di ferro, pezzi di cemento/Pezzi di deserto, pezzi di frumento/Pezzi di incenso, pezzi di petrolio/Pezzi di kerosene, pezzi di gasolio/Ognuno brucia come vuole/ Ognuno è vittima ed assassino/Gira i tacchi e vai in Africa, Celestino (Francesco De Gregori, Vai in Africa Celestino, in Pezzi, Caravan, 2005

L’immortalità è solo un’e- luogo, dei comunisti senza Dio né Patria. A dalla sua fragilità originaria, a frangersi, fran- spressione temporale, e che servono la arti belle e la poesia? A cosa ser- tumarsi, inevitabilmente in frammenti che al- dunque non è quella vono i veri, grandi poeti come Francesco De la totalità inevitabilmente torneranno, per- serie di panzane che Gregori? Più o meno allo stesso scopo, magari dendo l’istinto, le pulsioni individuali, la col fine ultimo del pro- lo fanno in modi esteticamente più pregevoli, coscienza e la presuntuosa autocoscienza, fitto, da millenni ci grazie alla loro spiccata sensibilità alla bellez- senza per questo ricevere premi o castighi. Il vengono raccontate. za, della bellezza seguendo, servi di quest’uni- carattere frammentario della vita individuale, Fine ultimo, obiettivo ca padrona, i dettami. Ma poi a pensarci, tutti l’appartenenza delle singole vite a una totalità supremo, il profitto e il i grandi, i veri filosofi, da Platone a seguire, perfettamente piena, che perde pezzi ma non potere che dalla gestio- ma anche tra gli arcaici che lo hanno precedu- per questo perde il suo essere perfetta totalità, Antonio Loru ne del profitto conse- to, chessò, Parmenide, grande, vero e terribile; è stato per primo intuito da Platone, costitui- gue, certo ben nascosti Eraclito l’oscuro, il misantropo; Dēmókritos, che sce la struttura della filosofia neoplatonica di agli occhi dei tantissimi dormienti, direbbe come canta il suo nome è giudice del popolo, ha Plotino da Licopoli, ma è nel panteismo dell’i- Eraclito, che si sono avvicendati su questo dato al mondo le leggi della scienza, sempre taliano Giordano Bruno e in quella dell’ebreo unico luogo di vita consapevole e cosciente, sia benedetto; Empedocle siceliòta akraganti- portoghese Baruch Benedetto de Spinoza, nelle che è, per quello che finora ne sappiamo, la no, filosofo dell’eterno incontro-scontro delle loro elaborazioni dottrinali tardo-rinasci- Terra, con quell’unico e irripetibile corpo vivo, forze generatrici di amore e odio, vita indivi- mentali che anticipano l’illuminismo e il ro- che proprio perché è vivo, quando è vivo, per duale e morte individuale, e altri, non sono manticismo europeo del diciottesimo e di- brevità chiamiamo anima. Certo si sarebbero stati forse grandi poeti, creatori, fabbricatori ciannovesimo secolo, che trova la sua piena e evitati fraintendimenti e tante, tutto somma- di mondi? Provate a leggere i più consapevole realizzazione. Un to, grossolane prese in giro se si fosse usato, frammenti del Poema sulla altro grande filosofo italiano, - na più correttamente e coerentemente, il termi- natura di Parmenide o un poletano come Giordano Bruno, ne animazione, di cui la parola anima è solo dialogo di Platone, il Simpo- Giambattista Vico, avrà il merito di un’errata abbreviazione che per millenni ne sio o il Fedro per esempio, e ricostruire nei modi della proces- ha stravolto e perfino contraddetto il signifi- capirete quello che a me è dif- sualità storica questo eterno ripe- cato, dando, alla parola un significato che ha ficile spiegare. E i grandi poe- tersi di cicli, fondando la filosofia cambiato il corso della storia; insomma, l’idea ti non hanno forse nelle belle nella storia dell’umanità, storia pitagorica, resa celebre da Platone, dell’im- forme della loro arte elaborato non come succedersi senza senso di mortalità dell’anima, mal tradotta nella cultu- grandi filosofie, weltanschau- attualità puramente meccaniche, ma ra cristiana, evirata di un suo aspetto non se- ung, straordinarie visioni del intesa come lo sviluppo filosofica- condario, la possibilità di trasmigrare una mondo? Non hanno forse i vi- mente ricostruibile attraverso una volta morto quel corpo, in un altro nuovo di sionari visto, quando e dove Giordano Bruno (1548 - 1600( corretta lettura filologica dei fatti che zecca, (differenza non di poco conto rispetto gli altri non vedevano oltre la diventano eventi, spettacoli, manife- al significato e al concetto cristiani della paro- distanza del loro naso, i nuovi mondi? Chi po- stazione del grande teatro della vita, con una tra- la anima), ha fatto della versione cristiana del trebbe convintamente sostenere che l’opera di ma, una sceneggiatura, e soprattutto un senso termine, una catena con la quale i popoli si so- Omero, Dante, Petrarca, Boccaccio, Geoffrey immanente e non trascendente la vita stessa; no legati mani e piedi e consegnati ai signori Chaucer, François Rabelais, Miguel de Cer- vale a dire che il frammento è della stessa so- dell’economia di turno, un paio di manette vantes Saavedra, William Shakespeare, Gia- stanza o natura della totalità, che la si chiami, con le quali ci siamo legati alle sponde del let- como Leopardi, la poesia orientale, il Cantico Uno, Dio o natura. Al nostro tempo manca to, a subire gli oltraggi e le perversioni delle dei Cantici di Salomone, Il Canticum o Lau- una metafisica olìstica, una nuova visione classi dominanti, esercitate con efferata spie- des Creaturarum di Francesco d’Assisi, non panteistica del mondo e delle relazioni com- tatezza, ieri da capi guerrieri, re, imperatori, siano filosofia, nel senso più alto, nobile e vero plesse tra le sue parti; una visione civile davve- papi e vescovi-conti, oggi dagli amministrato- di questa meravigliosa parola? Pezzi, fram- ro capace di farci uscire dall’autismo sociale ri delegati di imprese multinazionali e ban- menti o pezzi di cosa rotta, parte di un’opera, diffuso che caratterizza i rapporti, per meglio che, dai loro invisibili megadirettori galattici di una totalità andata perduta, scordata, ma dire, l’assenza totale di rapporti veri, tra le e padroni. A cosa serve la filosofia? A cosa ser- che c’è, alla quale il pezzo ritornerà, dovrà ri- componenti degli umani consorzi, le nostre vono i veri, grandi filosofi come Georg Sim- tornare, nelle sue parti più elementari al tutto, attuali società ridotte alla mera somma mec- mel? A chiarirci le idee, a diradare le nebbie per poi dare origine a una nuova, imprevedibile canica delle parti. Mancano al tempo nostro artificiali prodotte con le peggiori intenzioni, unità-frammento della grande unità-totalità filosofi come Giordano Bruno, Spinoza e Vico, ma ai popoli ammannìte come le intenzioni universale. Una totalità che è stata nel tempo nuove forme di idealismo. Manca soprattutto migliori possibili, che se non vanno a buon fi- chiamata con nomi diversi: Uno, Tutto, Dio, Na- un nuovo Giordano Bruno, però stavolta igni- ne, stai a vedere che è per colpa degli empi, tura, Universo, Cosmo, ma sempre e comunque fugo! degli eretici, dei ribelli di ogni tempo in ogni incapace di con-tenersi, inevitabilmente portata Antonio Loru 27 n. 67 Immagini prodotte dalla fotografia e dal cinema Si concretizza oppure si degrada l’arte? Quali prospettive? Il tema, che irrompe la distinzione tra la valenza dell’immagine parte l’arte è sostanzialmente slancio verso il nel dibattito culturale pittorica e quella espressa dall’immagine fo- bello, non si capisce perché, al di là di resi- a seguito dell’affer- tografica. Sia detto una volta per tutte: ogni stenze ormai superate, almeno si spera, il la- marsi delle prime ap- riferimento alla fotografia è senza intralcio ri- voro di chi fotografa, di chi scrive una sceneg- plicazioni del mezzo feribile alle foto in movimento, cioè a quello giatura filmica, e di chi la consacra in una fotografico alla regi- che noi chiamiamo cinema. Si sosteneva pure pellicola, non possa essere riguardato con l’at- strazione di movi- che il fotografo aveva liberato il pittore dal tenzione che indubbiamente gli spetta. Pri- menti, che evolve suc- tradizionale compito di produrre il vero. Il varsi dell’apporto che ne deriva importa, a ben cessivamente nella problema è che in questo passaggio si insinua vedere, una menomazione delle potenzialità fotografia strobosco- più di un errore, a cominciare dal fatto dell’as- creative insite nello spirito umano, che, nel Giacinto Zappacosta pica e nella cinemato- serzione, in effetti sbagliata, che vuole la foto- fotografare e nel soffermarsi con la macchina grafia, ha una valenza grafia come riproduzione oggettiva del reale. da presa, dispiega tutte le sue potenzialità. Un di non poco conto. Vi convergono da un lato Basti considerare, al riguardo, come il foto- aspetto non marginale risiede, in virtù della impostazioni teoretiche, dalle quali, con sen- grafo, con la semplice messa a fuoco, riporti fotografia, nel cospicuo sviluppo del patrimo- sibilità ed accenti diversi, di- nio di immagini, sfida e pungolo scendono ambiti di definizione fatti propri dagli impressionisti, del concetto stesso di arte, particolarmente sensibili, se- dall’altro ricadute sulla tecnica gnatamente per la sua istanta- pittorica e sullo sviluppo delle neità, all’affermarsi del mezzo correnti artistiche collegate con fotografico. Di qui una serie di l’Impressionismo. Tutto nasce implicazioni, prima fra tutte, dunque nel 1839, con l’invenzio- così come è stato osservato, il ne della fotografia, che fin da su- fatto che la fotografia abbia for- bito tende ad affermarsi, anche, nito ai pittori l’immagine priva nella modalità artistica. In ogni di contorni, definita solo dal co- caso, l’impatto è, se non deva- lore più o meno scuro. In effetti stante, certamente significativo, la fotografia può essere conside- tenendo conto che, col diffonder- rata come l’origine della pittura si della tecnica fotografica, molte a macchia. Ma non è tutto: la fo- prestazioni professionali, quali tografia, cui si possono aggiun- la ritrattistica, le illustrazioni, gere il microscopio e il telesco- passano dal pittore al fotografo. pio, rende immagini e Il corollario immediato è il venir particolari che l’occhio dell’uo- meno del pittore mediocre, con l’ul- mo, più lento, non cattura. In- teriore conseguenza dell’innalzar- somma, e in conclusione, appa- si, nel suo livello, dell’arte pitto- Gustave Courbet, Le vagliatrici di grano (Les cribleuses de blé), 1854, olio su tela, 131 x re rilevante che maestri come rica, che assurge ad espressione 167 cm. Nantes, Musée des Beaux-Arts Degas e Toulouse si siano avvalsi in abbondanza, senza porsi pro- l’immagine alla luce delle proprie pas- sioni e della propria chiave di lettura. E poi c’è un altro aspetto, tutt’altro che se- condario. L’arte, come ad esempio nella efficace lezione mazziniana, e questo ri- guarda qualsiasi espressione artistica, non imita, ma interpreta, essendo sua fi- nalità quella di “trasmutare l’uomo di contemplatore in apostolo”. Courbet, dal canto suo, non ha mai creduto che l’oc- chio umano vedesse meglio dell’obbiet- tivo, spingendosi fino a riportare in pit- tura immagini tratte dalle foto. Date queste premesse, e considerati gli svi- luppi di una dialettica, non facile, tra Armand Guillaumin Soleil couchant à Ivry (1869) pittura e fotografia, vi sono dunque am- di élite. Il che segna già un approdo, a tratti pi margini per annoverare quest’ultima nel inconcludente e sterile, di una polemica (Bau- conto delle arti. Viene in soccorso di tale assio- delaire e assieme a lui i simbolisti) che indivi- ma la considerazione, ovvia ed apodittica, che Dopo il bagno, donna che si asciuga il collo (1892) dua nel mezzo meccanico, fotografia o cinema, il lavoro del fotografo, se di qualità, attenga blemi, di materiali fotografici, e che, di con- la negazione dell’arte, in quanto quest’ultima all’estetica. Lo riconoscono i pittori “di visio- verso, i fotografi non abbiano mai preteso di di natura prettamente spirituale. Come se Mi- ne” (in particolare Courbet e Toulouse-Lau- gareggiare con la pittura. Nel che, ancora una chelangelo non usasse, per produrre appunto trec) i quali ammettono che la fotografia assu- volta, si afferma, laddove ce ne fosse bisogno, arte, mezzi meccanici, quali il pennello e lo ma i contorni di un’arte diversa dalla fotografia. l’insopprimibile capacità delle arti di dialoga- scalpello, imbrattandosi, è facile immaginare, Per inciso, il nome stesso, nel suo rimando re l’una con l’altra. Per loro natura, non cono- entrambe le mani. Viceversa gli impressionisti etimologico, ci introduce nel significato di scono recinti: li scavalcano. indicavano, proponendo una valida via d’uscita, una produzione scritta con la luce. Se d’altra Giacinto Zappacosta 28 [email protected] Storia e storie della scherma: 600 anni di sfide, assalti, duelli Il rapporto del cinema scherma in Estonia. Queste curiosità su film e con le armi bianche e i spadaccini ce le racconta Gabriele Fredianelli duelli è sempre stato nel suo Storia e storie della scherma: 600 anni stretto e fecondo, fin di sfide, assalti, duelli, da ottobre in libreria, dalla sua nascita. I te- inserendole in un più ampio e organico qua- mi di cappa e spada dro dedicato alla disciplina. Un libro sulla sono stati tra i preferi- scherma in Occidente che dichiara, fin dalla ti dei primi registi, premessa, di voler delineare una storia “divul- così come lo erano sta- gativa, mai accademica” su quella che è consi- ti per il teatro shake- derata una nobile tradizione, più che uno Elisabetta Francioni speariano: già negli sport. L’autore, giornalista sportivo fiorenti- anni Venti si girano I no con incursioni nella letteratura, nella lin- tre moschettieri e Il segno di Zorro con Douglas guistica e nella storia, si rivolge con quest’o- Fairbanks senior, uno dei primi spadaccini pera a due categorie di lettori: “a chi di del cinema e tra i migliori interpreti del gene- scherma sa poco o nulla” (e che, “leggendo re cosiddetto swashblucklers.Tutti i grandi at- questo libro non impar[erà) mai a tirare di tori del muto impugnano la spada: il messica- scherma”) e a chi invece, come lui stesso, “si no Ramon Novarro, il mancino Rodolfo interessa di scherma, o la pratica”. In realtà, Valentino, il mitico e maledetto John Barry- già nella struttura del volume e nello sviluppo more (in Don Giovanni e Lucrezia Borgia), del discorso attraverso i vari capitoli, ci viene per arrivare a Errol Flynn che sarà lo spadacci- offerto un quadro storico approfondito - an- no più convincente del grande schermo. I più corché sintetico - e di tutto rilievo, su quella famosi interpreti del cinema, fino ai giorni che è universalmente conosciuta come la di- nostri, hanno prima o poi tirato di scherma: sciplina nobile per eccellenza, regolata (forse armi, fino a una scherma che potremmo chia- da Tony Curtis a John Wayne, da Kirk Dou- più di ogni altra) da norme etiche e cavallere- mare “di genere” (stiamo parlando di una di- glas a Robin Williams e Dustin Hoffman (in sche, da un autentico “galateo delle armi” pro- sciplina che storicamente ha visto duellare, Hook), da Gérard Depardieu a Anthony fondamente condiviso. Uno “sport astratto”, per l’appunto, i gentiluomini e non le gentil- Hopkins, da Robert De Niro a Kevin Costner, avverte l’autore, “che non diventerà mai di donne), la quale fece la sua comparsa solo nel da Gregory Peck a Charlton Heston. Né pos- primo ventennio del Novecento. Sfilano dun- siamo dimenticare Keith Carradine e Harvey que sulla pedana femminile la prima vincitri- Keitel ne I duellanti di Ridley Scott, Star Wars ce in ordine di tempo, la danese Ellen Osiier con l’immortale duello di Darth Fener, fino al- (Giochi di Parigi, 1924) e l’ultima, la russa Inna la serie dei Pirati dei Caraibi di Johnny Depp. Deriglazova (Giochi di Rio, 2016), entrambe Anche le donne non si sottraggono ai combat- fiorettiste. Ma non potevano mancare, nel ca- timenti all’arma bianca: ne sono un esempio pitolo olimpico così come nella parte dedicata attrici come Grace Kelly (sublime nel Cigno del alle Storie (che annovera ben 60 biografie di 1956), Catherine Zeta-Jones (La maschera di spadaccini), le atlete italiane: dalla capostipi- Zorro, 1998) e Sophie Marceau (Eloise, la figlia Tyrone Power a sinistra combatte un duello con il Basil te, oggi novantaduenne, Irene Camber, la chi- di D’Artagnan, 1994). Le contaminazioni tra i Rathbone ne “Il segno di Zorro” mica triestina che si aggiudicò il primo oro due ambiti sono frequenti, più di quanto non femminile, fino alle Dorina Vaccaroni - eVa si creda: in Italia non sono mancati atleti di lentina Vezzali dei nostri giorni. La narrazio- primo piano che hanno avuto una parte in ne è arricchita da aneddoti più o meno cono- qualche pellicola e maestri di scherma che si sciuti e da un notevole numero di curiosità sono dedicati alla scenografia cinematografi- (da Helene Mayer, “l’ebrea tedesca che sul po- ca e all’allenamento degli attori. Enzo Musu- dio fece il saluto nazista”, alla spada come ele- meci Greco nipote di due colossi della scher- mento ricorrente nell’opera di Borges), accan- ma mondiale, è stato il più importante to a qualche, pur necessario, particolare maestro d’armi per il cinema, dopo una buona tecnico (l’Appendice 3 ci spiega, in un paio di carriera da atleta sulle pedane. Cominciò sul agili pagine, la Terminologia della scherma): il finire degli anni Trenta, in una Cinecittà in Catherine Zeta Jones in una scena del film “La tutto con una scrittura bella e scorrevole, che piena espansione, con Un’avventura di Salva- maschera di Zorro” 1988 fa ricorso anche a citazioni letterarie e, come tor Rosa per la regia di Alessandro Blasetti, abbiamo visto, cinematografiche (le Appendi- passando poi per L’innocente di Luchino Vi- massa”, benché fin dalla prima edizione (Ate- ci 1 e 2, intitolate rispettivamente Scherma & sconti e Il deserto dei tartari di Valerio Zurlini; a ne 1896) sia stato inserito nei Giochi Olimpici. cinema: fu subito cappa e spada e Scherma & tutt’oggi l’Accademia d’Armi “Musumeci Gre- Tra sciabole, fioretti e spade, Fredianelli ci fa letteratura, secoli e secoli di incroci: da Ome- co”, a lui dedicata, è attiva in ambito teatrale e entrare nella storia e nelle storie di questa di- ro al Giovane Holden). La grande messe di no- cinematografico oltre che schermistico. E non sciplina: le 270 pagine del volume sono infatti tizie che trova posto in questo libro, edito dalla mancano i film in cui la scherma è parte inte- suddivise in una prima parte dal titolo La sto- bolognese Odoya (non nuova alla pubblicazione grante della trama stessa: da Il maestro di scher- ria e in una seconda, dedicata a Le storie. Nel- di opere all’insegna dell’originalità), è stata ma (1992) ispirato al romanzo di Arturo la prima, dopo una doverosa definizione di raccolta dall’autore nel corso di ben dieci anni Pérez-Reverte e diretto da Pedro Olea, a Sun- cos’è la scherma e un brevissimo excursus at- attraverso i fondi di biblioteche sia specializ- shine (1999 dell’ungherese István Szabó, sulla traverso i secoli, l’autore ha scelto di dedicare zate che generaliste, da cui provengono anche vita dello sciabolatore magiaro Attila Pet- una parte significativa alla scherma olimpica le numerose immagini a corredo del volume: schauer, fino a The fencer (2015) del finlandese di cui ci restituisce, dati alla mano, una rico- fotografie, incisioni antiche, dipinti (bellissi- Klaus Härö ispirato alla storia del giovane ma- struzione minuziosa: dai paesi partecipanti, mo il “Maître d’armes” di Tancrède Bastet, estro Endel Nelis che negli anni Cinquanta, ai col relativo numero di gare disputate, alle me- 1890, scelto per la copertina). tempi dell’occupazione sovietica, insegna la daglie assegnate nelle varie edizioni alle tre Elisabetta Francioni 29 n. 67 Francesca Romana Coluzzi: la gigantessa del cinema italiano Nel cuore dei monti mai dirlo apertamente; altrimenti si rischia di consumo tra l’inizio degli anni Settanta fino Aurunci, nel basso La- sdilinquire tutto l’ambiguo che ruota attorno alla metà degli Ottanta. E dunque largo a pic- zio, e precisamente ai personaggi che hanno fatto della Coluzzi coli e pruriginosi ruoli accanto a Lino Banfi, nella frazione di Mon- una sorta di Totem al femminile, basta guar- Alvaro Vitali, Gianfranco D’Angelo, Mario ticelli, vicino Esperia, dare i ruoli stracult recitati nel 1972 in Anche se Carotenuto, siparietti da avanspettacolo che c’è un piccolo e sugge- volessi lavorare, che faccio? di Flavio Mogherini e le hanno consentito di restare nell’immagi- Ignazio Gori stivo cimitero, uno di ne La mala ordina del grande Fernando Di Leo; nario collettivo delle generazioni a seguire, quei luoghi silenziosi ruoli al limite di una ninfomania primitiva, grazie al revival che le commedie “scollaccia- e malinconici che mantengono il fascino di- che eccita il maschio fino alla totale umiliazio- te” hanno avuto negli ultimi anni. I ruoli era- roccato delle preghiere recitate in segreto, dei ne. Lavorando come “stuntgirl ”, la Coluzzi ini- no quasi sempre omologati e approssimativi: pellegrinaggi poetici. È stato proprio in que- ziò negli anni Sessanta ad affermarsi come professoresse di ginnastica assatanate di sto cimitero che dopo innumerevoli ricerche controfigura di ruoli maschili e questo suo es- sesso, cestiste strabiche, bidelle irsute, hippy ho scovato la tomba di Francesca Romana Co- sere vigorosamente femmina e maschiaccio al pansessuali e soprattutto mogli stra-gelose luzzi. Una piccola croce arrugginita, umile, contempo non poteva sfuggire al variegato di omuncoli perennemente arrapati. Le vette quasi anonima, ròsa dal vento. Una foto sbia- universo femminile felliniano, tanto che il di questo affannoso periodo sono senza dub- dita, irriconoscibile. Un mazzetto di violette grande Federico la scelse per un ruolo in 8 e bio quelle che la vedono nei ruoli di moglie di appassite. Mi sarei stupito di trovarla diversa- mezzo che lei scelse di non fare per proseguire Lino Banfi in Il brigadiere Pasquale Zagaria mente, perché certi personaggi continuano a gli studi. Ma il debutto non tardò molto per- ama la mamma e la polizia di Luca Davan (1973) vivere solo nella memoria col- e ne L’infermiera di notte di lettiva, nel mondo dei sogni, Mariano Laurenti (1979). Ma dei desideri, restando giovani nel 1985 la Coluzzi è stanca e vigorosi per sempre. I luo- di questi ruoli – forse l’unica ghi fisici hanno poco da spar- eccezione riguarda Yado al tire con i luoghi dell’anima. fianco di Arnold Schwarze- Francesca Romana Coluzzi negger, in cui interpreta la ha saputo imporre una bellez- madre della già citata Brigit- za atipica, quasi un unicum te Nielsen, un film di - Ri nella storia del cinema italia- chard Fleischer, grande regi- no, di genere e d’autore, e lo sta americano, autore tra ha potuto fare grazie a una l’altro del capolavoro L’assas- statura elevata – 1,82 cm – e a sino di Rillington place n.10 – e una corpulenza giunonica, at- in mancanza di proposte di- letica e androgina; ma ha sa- verse apre a Roma un labo- puto altresì imporre un tono ratorio culturale chiamato recitativo costante e colorato, “Il Minestrone”, che presto pieno di sottili sfumature di sarebbe diventato una vera e bravura. Questo talento così propria scuola di recitazio- istintivo ha fatto in modo che la Coluzzi si di- ché Pietro Germi, altro regista attento al mon- ne. La passione per il suo lavoro l’ha tenuta staccasse quasi da subito dalle altre “caratteri- do femminile e alle sue declinazioni, la volle tra i giovani aspiranti attori fino alla morte, ste di genere”, quali, tra le più brave, Clara Co- per il ruolo della verace prostituta Asmara nel- dopodiché è stata sua figlia Sveva a conti- losimo, Liù Bosisio o Luciana Turina. La sua la commedia agreste di stampo anarchico Se- nuare la gestione della scuola. Ma Francesca spiccata sensualità sanguigna l’ha di fatto in- rafino,al fianco di un rustico Adriano Celenta- Romana Coluzzi non è morta semidimenti- serita in quella fetta di desiderio maschile che no. Il mondo del cinema accolse con sorpresa cata il 15 luglio del 2009 ad appena 66 anni. diversamente dalla Fenech, dalla Bouchet, da questa simpatica bambolona, con le mani e i Non è stata solo l’attrice del trash sommerso, Femi Benussi o Lilli Carati, trovava spazio in piedi oversize, la zazzera e la peluria sopra le la ruspante struzza da accalappiare, la caver- un’attrazione decisamente più feticistica. I labbra, le sopracciglia folte, quasi unite, le nicola indomabile, la cammella ondulata e nomi che le si potrebbero accostare sono po- spalle da olimpionica e lo sguardo ingenuo e sensuale, meritevole di appena una manciata chissimi, la transessuale afroamericana Ajita malizioso. Fu infatti Alberto Lattuada nel 1970 di striminziti necrologi di giornale. Non è Wilson, l’amazzone Florinda Bolkan … seppur a cucirle addosso il ruolo più significativo del- stata solo un fumetto provocatorio per gli in- con cariche erotiche diverse e soprattutto a li- la sua carriera, quello di Tersilla Tettamanzi, serti di Frigidaire, o un santino sacro-e-profa- velli di recitazione diversi. Ma la Coluzzi non una smaniosa e provocante ragazza di provin- no o una protofemminista o ancora una ico- travalica i toni della commedia all’italiana, è cia che insieme alle strepitose Angela Goo- na queer. Non è stata solo la corpulenta nel suo sangue e la simpatia che trasuda, let- dwin e Milena Vukotic, farà impazzire il pove- lottatrice di sumo che in Banzai strapazza il teralmente, dal suo corpo eroticamente smi- ro Ugo Tognazzi, “allievo del Mantegazza”, goffo e indifeso Paolo Villaggio urlando il surato, non le hanno mai permesso di essere fino a prosciugarlo, in tutti i sensi, e ridurlo suo esilarante ultimo grido all’Occidente. la trucida femme fatale, a favore di ruoli decisa- alla sedia a rotelle. Quello di Tersilla in Venga a Anzi, Francesca Romana Coluzzi non riposa mente più bonari, forse a volte scorbutici, ma prendere il caffè da noi sembra essere un ruolo neanche nel piccolo e suggestivo cimitero di assolutamente caldi e morbidi, ruoli “cuscino” scritto appositamente per lei e l’interpretazio- Monticelli, tra le montagne, ma è viva, conti- per i capricci dei maschi italiani. D’altronde ne le varrà il Nastro d’Argento per la miglior nua a vivere sulle bancarelle dell’usato, nei non sono pochi gli uomini che trovano nelle attrice non protagonista nel 1971. La deriva mercatini, in quei dvd arraffati per caso da “spilungone” dei sex symbol irresistibili, dalla commerciale dei “film alimentari”, come li de- collezionisti e cinefili, da integerrimi ricer- gigantessa del basket sovietico Ulyana Semio- finiva il compianto Umberto Lenzi, è stato nel catori smanettoni, da studiosi di fenomeni nova – 2,15 cm e 58 di piede – alla più recente caso di Francesca Romana Coluzzi un percor- di costume, di appassionati di tendenze pop Brigitte Nielsen, le donnone hanno sempre so quasi obbligato. Una chiamata scontata o new age. morbosamente sconfessato il detto popolare quella che l’attrice di nascita albanese ma ita- che nella botte piccola c’è sempre il vino mi- lianissima si è vista recapitare al bivio tra il ci- gliore. Ma l’adorazione, il culto, si fa in segreto, nema d’autore e la commedia sexy, di gran Ignazio Gori 30 [email protected] Musica La bustina del Dott. Tzira Bella

Scrivete a: Dott. Tzira Bella, C/O Laboratorio Veterinario L’ultima sinfonia della Dott.ssa Zira, Planet of the Apes Andrea aveva un amore, riccioli neri/ Andrea aveva un dolore, riccioli neri/ (…)/ E Andrea l’ha perso, ha Pôzzi avé bbene li mortacci sui e cquella santa perso l’amore, la perla più rara/ E Andrea ha in bocca, ha in bocca un dolore, la perla più scura. freggna de su madre! La cassetta delle poste: Andrea, Fabrizio De Andrè ecchè è, il pozzo di San Patrizio! Per un vec- chio disguido postale tanto arretrato da smal- Il 28 Ottobre Pëtr Il’ič tematici posti alla base dell’intera sinfonia: la tire. Questa lettera l’abbiamo ritrovata nei re- Čajkovskij dirige la cellula generativa di quattro note da cui na- cessi pochi giorni fa: data 4 10 2016! A spedirla prima esecuzione as- sce la melodia del fagotto. Dopo che il fagotto una coppia di anziani. Scritta a penna, in se- soluta a San Pietro- ha ripetuto la sua frase le viole gli rispondo- micorsivo o minuscola carolina, di difficilissi- burgo della sinfonia n no con un motivo discendente, anch’esso ri- ma lettura. Non essendo esperti di paleografia 6 in Si minore, op 74 de- conducibile alla radice tematica dell’intera medievale, chiediamo scusa per i refusi. nominata “Patetica”. I sinfonia. Il secondo movimento, Allegro con primi schizzi della sin- grazia, ha la forma ternaria tipica dello scher- Cesena: sesso bol- fonia Patetica risalgo- zo. Nella prima parte domina l’elegante, ma- no all’autunno 1892. linconico tema di valzer in cinque tempi. La lente, a scottadito e Sono anni in cui il parte centrale invece è caratterizzata da un saltimbocca, in con- compositore è incerto trio tripartito. Il terzo movimento, Allegro Danilo Loddo sul valore di quanto molto vivace, è un rondò sonata. L’inizio del fessionale compone. La storia del capolavoro sinfonico movimento espone la prima idea tematica di Pëtr Il’ič Čajkovskij è strettamente legata a caratterizzato da un moto perpetuo di terzi- Reato prescritto quella dell’ultima e definitiva crisi della sua ne staccate, la seconda idea invece è un tema Linea morbida dei giu- esistenza interiore, culminata in una morte di marcia suonato piano dai clarinetti. Il fi- dici, anche gli imputa- per molti versi inquietante. Tutta la sua vita si nale, Adagio Lamentoso- Andante ha una forma ti a distanza di tempo, snoda sul profondo contrasto tra il successo di un movimento di sonata senza sviluppo, hanno abbandonato la delle sue composizioni ed il pessimismo inte- dove l’assenza di qualsiasi sviluppo possibile linea dura: non poteva riore dovuto al terrore per il pubblico, ai sensi per i temi è emblematica di una condizione durare! Tenere in cal- di colpa per le tendenze omosessuali, alla de- spirituale senza più prospettive. L’ambito com- do le prove a carico è lusione del matrimonio naufra- controproducente e gato dopo poche settimane con impresa da professio- Antonina Ivanovna Milinkova nisti! Loro, due nor- che lo porta sull’orlo del suicidio mali universitari, viva- ed all’improvvisa rottura da parte Dott. Tzira Bella ci, pimpanti, vogliosi della sua confidente e mecenate di tirar a far mattino Nadezda Von Meck nel 1890. Il 21 peccando gioiosamente dentro il luogo dell’as- Ottobre ebbe luogo una prova soluzione dei peccati. Se non l’assoluzione è privata della sinfonia, eseguita arrivata per i protagonisti, dal tribunale laico da un gruppo di insegnanti e di la prescrizione per scadenza dei termini. Il po- allievi del Conservatorio di Mo- tere temporale è meno netto nelle sue senten- sca. Alcuni dei musicisti erano ze del potere sulle anime. Tutto è bene quel ovviamente perplessi, il composi- che finisce bene. I protagonisti soddisfatti, tore invece fu più fiducioso: “Non della consumazione e della prescrizione. è che non sia piaciuta, ma ha pro- 01/06/2008, domenica mattina, ore 7 messa; dotto un po’ di “sconcerto”.Infatti Cesena, duomo, confessionale; 2 studenti bo- la sinfonia fu forse la prima nella lognesi reduci da una festa; vecchi, (a letto con storia del sinfonismo musicale le galline, in piedi al canto del gallo, i vecchi); il che terminasse, anziché con un parroco; carabinieri chiamati da un fedele al- movimento veloce, con un tempo lertato dai rantoli provenienti dal confessio- lento, un lungo Adagio Lamentoso. nale; in confessionale. Lei in ginocchio, posi- Nella dichiarata intenzione pro- zione consona al luogo, lui completamente grammatica di Čajkovskij questa nudo, dentro il confessionale, continuavano scelta assumeva un significato un discorso, tirato fino a tarda notte a una fe- ben preciso: nella Patetica, come sta universitaria. Scoperti, agli stupiti tutori in altre due sinfonie che l’aveva- dell’ordine i due hanno dichiarato: siamo atei, no preceduta, il compositore ave- per lo nostro sollazzo e riso, l’un posto val l’al- va inteso sviluppare e rappresentare tro! Il confessionale ci è garbato di molto! musicalmente un tema psicologico Pëtr Il’ič Čajkovskij (1840 - 1893) compositore russo del tardo romanticismo Niente niente sian fiorentini? Risposta della per lui di drammatica attualità, quel- Chiesa: perdono per i peccatori e messa di ri- lo della lotta contro il fato. Il compo- parazione. Risposta della giustizia terrena: sitore articola la sinfonia in un drammatico e plessivo delle dinamiche in questa sinfonia si prescrizione; reato punibile solo a caldo; a 8 complesso primo movimento con introduzio- estende dal fortissimo (ffff) al pianissimo anni di distanza il profumo del consumo è solo ne lenta, due tempi con carattere di scherzo o (pppppp). Le strutture motivico-tematiche un bel ricordo. Roba da raccontare, seduti da- comunque di intermezzo, e il lungo e sconso- hanno un proprio connotato semantico fu- vanti al fuoco di un caminetto, cuocendo ca- lato finale in tempo lento. Il primo movimen- nereo, così come funebri sono le citazioni, stagne. Ricordi universitari di ex studenti, do- to è in forma sonata. Nell’introduzione (Ada- tratte dal requiem Ortodosso. mani nonni, per affascinare i nipotini. gio) in un’atmosfera sonora di cupa disperazione, dal timbro molto scuro, compaiono gli elementi Danilo Loddo Luana&Galeazzo39 31 n. 67 Inland sea, l’ultimo film di Kazuhiro Sôda, al Festival dei popoli di Firenze Tra le tante novità e non può non incrociare l’eterno, patetico, va- sorprese del 59° Festi- gabondare di Kumi-san, alla ricerca di qualco- val dei popoli di Firen- sa che non si sa cosa sia. Attraverso la sua par- ze, ospitato ancora lata logorroica, racconta una serie di storie una volta nel bellissi- della sua vita, probabilmente solo in parte ve- mo scenario del cine- re, altre forse solo frutto della sua fantasia, co- ma La Compagnia, è me quella di un proprio figlio rapito dall’assi- stato programmato e stenza sociale al fine di ricevere sussidi dal proiettato un film che Governo. Il film è dedicato a questo struggen- ci ha particolarmente te personaggio morto poco tempo dopo il ter- Marino Demata colpito, perché è in- mine della lavorazione. E infine Koso-san, la serie di documentari di “osservazione”, di cui centrato su un tema pescivendola, che dedica l’intera giornata a Inland sea è il settimo episodio, ed è stato gira- che abbiamo trattato proprio nello scorso nu- preparare le confezioni di pesce per i suoi to nello stesso paesino in rovina del suo sesto mero 66 di Diari di Cineclub: lo spopola- film, Oyster Factory. Da rimarcare che l’inte- mento di interi paesi e villaggi gradata- ra serie dei suoi OBSERVATIONAL FILMS è mente destinati a diventare “ghost towns”. stata presentata, in una fantastica retro- In quel caso si trattava del fenomeno italia- spettiva, nel corso dell’edizione 2017 dello no descritto da Catherine Catella e Shu stesso Festival dei popoli, a cura di Silvio Aiello nel docu-filmUn paese di Calabria; nel Grasselli. Come dice l’espressione stessa da caso del film visto al Festival dei Popoli, si fa lui data ai suoi film, il suo intento è quello di riferimento ad un analogo fenomeno che osservare la realtà del Giappone di oggi, an- accade in Giappone, mirabilmente descrit- che e, forse, soprattutto nei suoi aspetti più to da un “veterano” (malgrado la giovane strani e sgradevoli. La realtà parla da sé e età) del documentario, Kazuhiro Sôda, già non ha bisogno di commenti, di voci fuori presente altre volte con le sue opere al Festi- campo, di interventi chiarificatori. Questo è val. Questa volta il regista giapponese porta uno dei dieci comandamenti che il regista si alla ribalta la piccola realtà di un Paese co- è imposto nel girare la serie degli Observa- stiero in progressivo spopolamento, Ushi- tional Films: un decalogo attraverso il quale mado, una località situata sulla costa di un si manifesta l’intento del regista di mostra- tratto di mare chiuso tra promontori e iso- re la realtà senza alcun filtro e alcun infingi- lette, da poter essere definito “inland sea, E mento. I suoi film perciò non devono avere non a caso Inland sea è il titolo dell’ultima alcuna preparazione particolare, nessun ti- fatica del regista Kazuhiro Sôda. Per inciso po di soggetto predeterminato, nessun rap- il paesino, Ushimado, come ci riferisce la porto con i protagonisti prima di girare, breve ma preziosa pagina di Imdb.com de- nessuna voce narrante, nessuna musica, né dicata al film, era molto amato da Shohei titoli in sovraimpressione. I suoi auto-co- Imamura che vi ha ambientato due dei suoi mandamenti proseguono con l’impegno di film di fiction,Black Rain e Dr. Akagi. Girato manovrare da solo la video camera, di regi- in un bianco e nero che esalta i contrasti, e strare più a lungo possibile senza stacchi o che evidenzia anche il declino malinconico interruzioni e coprire contesti circoscritti e del villaggio, Inland sea si concentra su tre in profondità. L’ultimo dei comandamenti, personaggi, le cui vicende si intersecano fra ma non per questo meno significativo, è loro, proprio come se si trattasse di un film l’autofinanziamento della produzione. In di finzione. Sono naturalmente tre persone clienti abituali, alcuni dei quali non si presen- definitiva, l’aspetto dunque più straordinario anziane, perché non c’è traccia di bambini o tano all’appuntamento precedentemente da- del cinema di Soda consiste nel fatto che, at- di giovani nel corso della narrazione filmica: to, lasciando così molta parte di invenduto e traverso i suoi principi (i 10 comandamenti), è Wai-Chan, uno dei pochi pescatori ancora at- molta parte di tristezza negli occhi del perso- stato capace di creare uno stile nuovo e origi- tivi nel paese, che, all’età di 86 anni ancora gi- naggio. E, sullo sfondo, la macchina da presa nale, fatto esclusivamente di immagini e di ra di notte con la sua barca a ritirare le reti e a si sofferma sulle case disabitate o in rovina. È affermazioni improvvisate dei protagonisti, sistemare il pescato; Kumi-San di 84 anni, in proprio Koso-san ad affermare, passando da- senza nessuna sua diretta spiegazione del perpetuo vagare lungo la strada della costa; vanti ad alcune case: “questa è stata abbando- contesto nel quale si svolgono i “pezzi” di vita Koso-san, che gestisce un piccolo negozio di nata molti anni fa”, quest’altra da poco”, “que- vissuta che lui filma. Il vero o il falso della sto- pesce che il marito morto le ha lasciato. Il film sta ormai è in rovina”, “qui i proprietari ria del figlio rapito dai servizi sociali, che con- si apre con i quotidiani preparativi di Wai- ancora vengono una o due volte al mese”, ecc., tinuamente ripete Kumi-san, non rappresen- Chan per la partenza in barca, durante i quali in una sorta di litania che sta a marcare una ta un problema che il film debba indagare o si concede ad una sorta di intervista da parte storia di inarrestabile decadenza. Non è la risolvere. Quello che è vero e reale, e che per del regista e della sua compagna: gli strumen- prima volta che il cinema di Kazuhiro Sôda si questo va filmato e mostrato agli spettatori, è ti per la pesca vanno mantenuti in grande or- sofferma su aspetti molto particolari del suo il racconto in sè che Kumi-san ripete. Qualun- dine e sono sempre più costosi; al contrario il Giappone. Da New York, ove attualmente vive que altra considerazione ci porterebbe in uno prezzo del pesce è sempre più basso. Il ritiro con la sua compagna, si reca nei posti del suo stadio “altro” della/dalla realtà. E non è com- delle reti deve avvenire di notte, altrimenti Giappone lontani da ogni stereotipo o tradi- pito di chi “osserva” varcare il mondo dell’os- gran parte del pesce muore e perde di valore zione, per vedere e filmare come le persone servazione del reale, al di là del quale c’è solo il rispetto al pesce vivo. Le scene, girate in lun- vivono nelle situazioni più diverse e strane. mondo dell’immaginazione e delle congettu- ghi piani sequenza, sono di grande efficacia e Ma sono soprattutto situazioni umane e reali. re. realismo. Ritornata a terra, la piccola troupe Il suo cinema consiste essenzialmente in una Marino Demata

32 [email protected] I dimenticati #48 Cosa si sa, in Italia, del tutti ritenuto la Germania del kaiser. Dato il and Meryell Company, dov’ella proseguì la cinema australiano? successo dell’opera, la compagnia avviò una carriera col vento in poppa, recitando come Molto poco, è il caso di tournée che toccò le principali città australia- Astrea in The Midnight Wedding e come Violet dire: e quel poco ri- ne, Tasmania e Nuova Zelanda, e s’interruppe Livingstone in Why Men Love Women di Walter guarda soprattutto la dopo 85 recite a causa di un’alluvione. Per la Howard, due drammoni romantici in tono col produzione che dai tournée, i genitori affidarono la diciannoven- gusto dell’epoca. Il loro impegno seguente fu, tardi anni Settanta del ne Lottie a : un ex marina- ancora nel ’10, di Theodore Novecento giunge ad io divenuto attore e direttore di scena, che Kremer, un melodramma a lieto fine di cui es- oggi. Eppure, anche in nella commedia recitava il ruolo di suo padre, si furono protagonisti nei panni dei coniugi Virgilio Zanolla precedenza esso ha pur avendo solo dodici anni più di lei: casta- Mabel e Howard Wilson, e un nuovo successo, fornito ottimi esiti; nella terra dei canguri la no, imponente, Longford era sposato da dieci una nuova tournée. L’ultimo lavoro teatrale al nascita della produzione cine- quale parteciparono fu un altro matografica fu precoce, tanto melodramma, Camille, Her love che con The story of the Kelly gang against the world. Quell’anno di Charles Tait (1906) venne rea- stesso, Longford fu chiamato lizzato il primo lungometraggio dal produttore Charles Cozens della storia. La ‘dimenticata’ di Spencer, pioniere della nascente questo numero è l’attrice austra- industria cinematografica -au liana di maggior personalità de- straliana, a interpretare tre film gli anni del muto, Lottie Lyell: per la Spencer’s Pictures; egli che nel cinema fu pure sceneg- portò con sé Lottie, che esordì giatrice, art director, regista, davanti alla macchina da presa montatrice e produttrice. Char- come Elsa in Captain Midnight, lotte Edith Cox, questo il suo ve- the Bush King, e prese quindi ro nome, era nata a Balmain, un parte anche a Captain Starlight, sobborgo operaio del New South or Gentleman of the Road, e The Li- Wales 6 chilometri ad ovest di Si- fe of Rufus Dawes, diretti tutt’e tre dney, il 23 febbraio 1890, seconda nel 1911 da Alfred Rolfe, che delle tre figlie di Joseph Charles dell’ultimo fu anche il protago- Cox, agente immobiliare e me- nista. Sempre nell’11, Ray otten- diatore nella compravendita di ne di dirigere il suo primo film, e terreni, e di sua moglie Charlotte traspose per il set The Fatal Wed- Louise Hancock, australiani. Bal- ding, interpretato in teatro con main era luogo di grande efferve- Lottie, che volle accanto a sé scenza sociale: quando Lottie quale protagonista. Il successo contava un anno vi venne fonda- dell’opera (dove, pare, per la pri- ta la prima cellula dell’Australian ma volta nel cinema vennero Labor Party, e quando ne contava impiegati i primi piani) fu tale sette vi fu aperta una miniera di che Spencer spese una cifra con- carbone che portò a un notevole siderevole per attrezzare uno incremento della popolazione lo- studio cinematografico nella cale. Bruna e minuta, il volto ova- Rushcutter’s Bay di Sydney, in le dominato dal naso lungo e im- cui Longford, nominato diretto- pertinente e da vivaci occhi re di produzione della compa- marroni, la bocca piccola e deci- gnia, girò gli interni dei suoi sa, Charlotte non poteva dirsi prossimi film. The Romantic bella; ma sagace e intraprenden- Story of Margaret Catchpole (’11), te, sprigionava fascino. Determi- dove Lottie fu ancora protagoni- nata a recitare, all’età di sedici sta con lui, era basato sulla vita anni prese lezioni di “elocuzione avventurosa dell’inglese Marga- e metodo naturale” dall’attore ret Catchpole, che nel 1801, de- Harry Leston della Popular Dra- portata in una colonia penale matic Organization di Edwin australiana per il furto d’un ca- Geach, quindi, col nome d’arte di vallo, sposò un medico e lavorò Lottie Lyell (Lottie è un diminu- con lui come infermiera a Syd- Lottie Lyell (, 1919) tivo di Charlotte, Lyell era il no- ney. Il film registrò un vero suc- me della casa d’un loro vicino), ella esordì sul anni e aveva un figlio, ma i suoi rapporti con cesso per Lottie, che mostrò le sue qualità palcoscenico nel 1907 in The Land of Gold di Ge- la moglie Melena s’erano guastati da tempo. d’attrice e la sua perizia d’amazzone in sella orge Darrell, ed entrata nella compagnia di Tra lui e Lottie fu subito amore: se non pote- ad Arno, un superbo cavallo bianco apposita- Geach, nei primi tempi lavorò anche nel vau- rono mai sposarsi per l’opposizione di Mele- mente fatto venire dall’Inghilterra, ma anche deville. Acquisì notorietà nel ’9, interpretando na, fervente cattolica, che era sobbillata dal le sue doti di tuffatrice e nuotatrice (in una Maggie Brown in An Englishman’s Home di padre (solo alla morte di questi, nel ’22, Ray scena si gettò in mare da una scogliera alta Guy du Maurier: satira d’una famiglia inglese poté andare a vivere con Lottie e la madre) es- ben trenta metri). Del film - di cui purtroppo stravolta dall’improvvisa entrata in guerra dell’In- si però non smisero mai di lavorare assieme. restano solo circa 26 minuti di proiezione - la ghilterra contro un nemico non specificato, da Nel 1910 Lottie e Ray passarono nella Clark segue a pag. successiva 33 n. 67

segue da pag. precedente (il bravissimo Arthur Tauchert, un attore di Harrison Owen. In apparenza guarita da una rivista inglese “Punch” scrisse che era “il mi- vaudeville che prima d’allora davanti alla “seria malattia”, come senza specificazione gliore che sia stato fatto in Australia”; esso fu macchina da presa aveva interpretato solo venne riferito ai giornali, Lottie tornò sul set distribuito con ottimo esito anche negli Stati uno short) che s’innamora di Doreen, giovane ai primi del ’21 per interpretare Neil Garvin in Uniti, col titolo The Queen of the Smugglers. In lavorante in una fabbrica di sottaceti, cambia Rudd’s New Selection, sequel del fortunato On coppia con Ray, ora quasi sempre solo regista, vita, la sposa e va con lei a vivere in campagna, Our Selection. Come sempre generosa e intre- negli anni seguenti Lottie si confermò la pri- dove la coppia ha un bambino. L’ottimo esito pida, nel film non si risparmiò, girando scene ma diva del cinema australiano, in The Tide of del film suggerì ai due autori di realizzare un dove compì acrobazie a cavallo. Andava ap- Death (’12, dove fu Sylvia Grey), The Midnight sequel, (’20), dal nome del miglio- passionandosi sempre più anche agli altri Wedding (id., trasposizione del lavoro teatrale, re amico di Bill, interpretato da Gilbert Emery aspetti della produzione: sceneggiatura, re- dove fu Astrea), Australia Calls (’13; Beatrice accanto a Lottie e Tauchert. Subito dopo, l’at- gia, direzione degli attori, montaggio: tanto Evans), Pommy Arrives in Austra- che quell’anno diresse The Blue lia (id.; una ragazza), ’Neath Au- Mountains Mystery. Come attri- stral Skies (id.; Eileen Delmont), ce il suo film successivo fu The The Silence of Dean Maitland (’14; Dinkum Bloke (’23): sequel del Marion Everhard); nel ’14 lavorò sequel, ella v’interpretò ancora anche in tre shorts: Trooper Cam- Neil Garvin, stavolta per poche pbell, The Swagman’s Story, Ta- scene, l’ultima delle quali - tri- king his Chance, il primo e il terzo ste presagio - sul letto di morte. ispirati a liriche di Henry Law- Poco dopo, sempre diretta da son (Longford titolava spesso i Ray, lavorò in An Australian by suoi film coi nomi di popolari Marriage, una sorta di docu-fi- poesie). Nel ’15 Ray e Lottie pas- ction commissionata dal gover- sarono alla Fraser Film Release no australiano per presentare il and Photographic Company e paese alla British Empire Exhi- coprodussero i loro film: We’ll bition di Londra nel ’24; Lottie Take her Children in amongst our v’impersonò Isabelle, una ra- own fu il primo frutto della col- Lottie Lyell con Arthur Tauchert e Gilbert Emery (The Sentimental Bloke, 1919) gazza inglese emigrata nel laborazione con la nuova casa di quinto continente per via del fi- produzione, cui seguì nel ’16 A danzato australiano. Fu la sua Maori Maid’s Love che, da loro ultima interpretazione, perché scritto a quattro mani, diretto il riacutizzarsi della tisi la co- da Ray e interpretato da Lottie, strinse a rinunciare alla recita- venne girato in Nuova Zelanda e zione e tornare a curarsi, dedi- narra la storia d’amore tra un candosi solo alle sceneggiature. bianco e una donna Maori. Su- La Longford-Lyell Australian Pro- bito dopo, su loro sceneggiatu- ductions, che aveva fondato con ra, in Nuova Zelanda girarono Ray, a dispetto del successo di The anche , la Dinkum Bloke, per assenza di gran- prima versione filmica della no- di finanziatori ebbe breve vita. Essi ta vicenda storica, dove Lottie fu allora fondarono la Longford-Lyell Nessy Heywood; purtroppo, Productions che produsse Fischer’s com’altre pellicole della coppia, Ghost (’24) e The Bushwhackers (’25), l’opera è andata perduta. The il secondo dei quali sceneggiato Church and the Woman, girato da lei. Altre sue sceneggiature nel ’17 e primo dei tre film finan- furono quelle di The Pioneers e ziati dall’espositore Humbert Peter Vernon’s Silence, film usciti Pugliese e sua madre Caroline, nel ’26. Ma nella famiglia Cox la fu un’opera audace per i tempi, Lottie Lyell e Raymond Longford sul set di “A Maori Maid’sLove” (1916) morte non aveva finito di mie- trattando dell’amore contrastato tra un prote- trice avrebbe dovuto lavorare in On Our Se- tere vittime: nel settembre del ’25 morì Lynda stante e una donna cattolica, Eileen Shannon lection, del quale fu co-sceneggiatrice con Ray, e il 21 dicembre, nella sua casa di Roseville, 12 (Lottie): ebbe gran successo, ma suscitò anche ma glielo impedì il manifestarsi d’una tuber- chilometri a nord-ovest di Sydney, all’età di azioni legali. Problemi sollevò pure il succes- colosi polmonare e laringea. Si trattava pur- trentacinque anni e quasi dieci mesi toccò a sivo The Woman Suffers (’18), un dramma so- troppo d’una malattia di famiglia, favorita Lottie; che fu sepolta col rito anglicano nel ci- ciale girato ad Adelaide e dintorni, in cui, con dalle precarie condizioni igieniche di Balmain mitero e crematorio del Macquarie Park nel un’interpretazione memorabile, Lottie fu dove Lottie aveva trascorso infanzia e adole- Northers Suburbs. Per un tragico scherzo del Marjory Manton, una ragazza rimasta incinta scenza: basti dire che la sorella Rita ne era destino, poche settimane dopo Longford ot- decisa ad abortire. È quasi certo ella abbia morta nel 1911 (quasi contemporaneamente al tenne finalmente il sospirato divorzio dalla avuto voce in capitolo nell’antesignana sce- loro padre) e che l’altra sorella Lynda ne era moglie. Devastato dalla morte della compa- neggiatura di queste due pellicole. Nel ’19 in- già gravemente colpita. Ella dové ritirarsi in gna di vita, come cineasta egli non attinse più terpretò con estrema naturalezza Doreen nel un sanatorio a Katoomba, un’amena località a al successo dei film girati con lei; finì i suoi capolavoro registico di Longford, Un tipo senti- 991 metri d’altitudine nelle Blue Mountains, giorni lavorando come guardiano notturno, il mentale (The Sentimental Bloke), scritto, di- un’ottantina di chilometri ad ovest di Sydney: 2 aprile 1959, e riposa nella stessa tomba di retto artisticamente e montato in coppia con dove trascorse un anno in riposo (allora l’uni- Lottie. Dal 2014 il Longford-Lyell Award ricor- lui, giudicato il migliore film australiano del co mezzo per curarsi, prima della comparsa di da il contributo dato al cinema australiano da muto; del quale miracolosamente sono state pennicillina e antibiotici), passando il tempo questi due grandi artisti. rinvenute due copie. Girato a Woolloomoo- a ideare trame per nuovi film e scrivere sce- loo, un sobborgo di Sydney, è la storia semplice neggiature, tra cui quella di The Blue Moun- e toccante di Bill, goffo ex giocatore d’azzardo tains Mystery, adattamento d’un romanzo di Virgilio Zanolla 34 [email protected] Laurel e Hardy di nuovo in cattive acque: Saps at sea, di Gordon Douglas (Usa 1940) Saps at Sea – 57 minuti – Sonoro. Uscito nelle sale il 30 maggio 1940 per la United Artists. Realizzazione di Gordon Douglas. Storia originale e sceneggia- tura di Charles Rogers, Felix Adler, Gil Pratt ed Harry Langdon. Direzione artistica di Charles D. Hall. Direzione musicale di Marvin Hatley (Umberto Mancini per l’edizione italiana). Fotografia di Art Lloyd ed Elmer Dyer. Interpreti: Laurel & Hardy (Stanlio e Ollio), Richard Cramer (Nick Grainger), Ja- mes Finlayson (Il dottor J.H. Filayson), Eddie Conrad (Il professore di musica O’Brien), Ben Turpin (Lo stagnaio), Charlie Hall, Patsy Moran

Impiegati entrambi nel- Ollio), Charlie Hall (1899-1959) nella parte del la sala collaudo di una portiere di un palazzo (47 film con loro), Har- fabbrica di corni e clac- ry Bernard (1878-1940) nel ruolo di poliziotto son per auto, Stanlio e (26 film con Laurel e Hardy). Per la sua strut- Ollio sono costretti ad tura, C’era una volta un piccolo naviglio fa pen- abbandonare il proprio sare a due comiche di due rulli cucite insie- lavoro per via dell’aller- me. La prima parte – quella della fabbrica e gia sempre più violenta dell’inizio della convalescenza a casa - , parti- Enzo Pio Pignatiello di Ollio al rumore infer- colarmente divertente e vagamente ispirata nale di tali aggeggi. Il a Tempi moderni (Modern Times, 1936) di Char- dottore J.H. Finlayson lie Chaplin, risulta persino surreale in alcune gli diagnostica un esau- trovate, che portano la firma del cosceneg- rimento nervoso, consi- giatore Harry Langdon. Questi, scritturato gliandogli riposo e silen- Saps at sea di Gordon Douglas (Usa 1940) da Mack Sennett nel 1923 ed affermatosi tra i zio e suggerendogli una più grandi comici del cinema muto america- crociera sull’oceano. In no col suo personaggio “lunare” piccolo, gen- compagnia di una capra tile, triste, dai movimenti timidi ed impac- – Hardy deve berne pe- ciati, negli anni finali della sua carriera Simone Santilli riodicamente il latte – collaborò alle sceneggiature e alle stesure i due compari si in- delle gag di alcuni film di Stanlio e Ollio, da stallano su uno yacht, che il proprietario Stanlio e Ollio teste dure (Blockheads, 1938) a I consiglia loro di tenere legato al molo, per diavoli volanti (The Flying deuces, 1939), da Noi maggior sicurezza. Nottetempo, Nick Grain- siamo le colonne (A Chump at Oxford, 1940) ad, ger, un pericoloso criminale evaso, braccato appunto, C’era una volta un piccolo naviglio dalla polizia, si rifugia a bordo dell’imbarca- (Saps at Sea, 1940). Esilaranti gli effetti dello zione, mentre la capra, attaccata al molo, ro- strabismo di Ben Turpin che, per colpa del sicchia l’ormeggio. L’indomani mattina, i due suo difetto visivo “incrocia” tutti i comandi: amici ed il loro ospite indesiderato si ritrova- così la cucina a gas comanda i rubinetti Fotobusta di una riedizione italiana di Saps at Sea (1965) no in mare aperto. Poiché Grainger esprime il dell’acqua, il frigorifero fa sentire la musica, desiderio di mangiare, ma a bordo non vi è ci- e la radio produce freddo…La gag, anche se bo, Stanlio e Ollio preparano un pranzo im- ripresa da una comica muta precedente di- provvisato, utilizzando una cordicella al posto retta da Clyde Bruckman per la supervisione degli spaghetti, sapone grattugiato come ca- di Leo McCarey - Call of the Cuckoo (Una fami- cio, pezzi di spugna come polpette e infine ac- glia di matti, 1927) della Max Davidson Series qua mescolata a tabacco come moca. Se non - resta nella storia dei film comici. Questa fu che, il bandito, scoperto l’inganno, intima lo- anche l’ultima apparizione del caratterista ro di cibarsi essi stessi del pranzo “sintetico”, Ben Turpin, uno dei visi più noti del cinema sotto la minaccia del proprio revolver. Ecco comico muto, la statura ridotta, i grandi baf- che Stanlio inizia a suonare il trombone: il ru- fi e soprattutto il marcato strabismo, che si more manda su tutte le furie Ollio, che sfoga vede in un unico primo piano nella parte di la propria rabbia cercando di sbarazzarsi del idraulico disastroso; prima d’allora egli era malvivente. Nel mentre sopraggiunge il mo- Con lo strabico Ben Turpin, nel ruolo di idraulico stato partner di Stanlio e Ollio in un solo toscafo della polizia portuale. Invitati a spie- disastroso... film,Nostra moglie (o La Sposa rapita) (Our Wi- gare come siano riusciti a domare il furfante fe, 1931): giudice di pace notoriamente strabi- evaso, Stan ne vuole dare una dimostrazione co, celebrava le nozze di Ollio con la sua pro- pratica e inizia nuovamente a dar fiato al suo messa sposa e finiva per congratularsi con… strumento…Nella sequenza finale del film un Stanlio. Quanto a Richard Cramer (1889- poliziotto livido e contuso, con il trombone 1960), egli aveva lavorato con la coppia in aggrovigliato attorno al collo, conduce i due Ospiti inattesi (Scram!, 1932), Il compagno B compari in prigione, nella stessa cella del cri- (Pack Up Your Troubles, 1932) e aveva fatto una minale evaso…Uscito il 26 aprile 1940, C’era piccola apparizione ne I diavoli volanti (The una volta un piccolo naviglio (Saps at Sea) costi- Flying Deuces, 1939). Mitica la scena in cui Ol- tuisce il “canto del cigno” di Laurel e Hardy. lio, spinto involontariamente dal maldestro L’ultimo contratto dei due comici con Hal Ro- Stanlio mentre è al telefono, resta appeso ach era terminato il 5 dello stesso mese. In all’apparecchio fuori dalla finestra. Questo questo “film d’addio”, sono riuniti molti loro episodio sarebbe stato citato nella cinemato- vecchi compagni e, come una sorta di tributo, grafia del cinquantennio successivo svariate fanno una ultima apparizione più o meno lun- La gag dei rubinetti invertiti e del frigorifero, per cui volte. Peter Sellers la ricalcò in una sequenza ga al loro fianco: James Finlayson (1887-1953) aprendo il frigo si accende la radio mentre dallo scarico scartata da The Pink Panther Strikes Again (1976) nel ruolo del medico (33 film con Stanlio e dei lavandini l’acqua zampilla anziché defluire... segue a pag. successiva 35 n. 67

segue da pag. precedente già nei primissimi anni del sonoro, alla re- e recuperata nel 1982 dal regista Blake gia di parecchi episodi di Our Gang, una fa- Edwards per il film postumo Trail of the Pink mosa serie di cortometraggi inventati e Panther (Sulle orme della Pantera Rosa): mentre prodotti sin dal 1922 da Roach e interpretati tenta di rispondere a una telefonata nella sua quasi esclusivamente da bambini. Nel 1936 stanza d’albergo, Clouseau viene ripetuta- una di queste pellicole dirette da Douglas, mente defenestrato dalla donna delle pulizie, Bored of Education, vinse persino un premio rimanendo aggrappato al cavo telefonico. Alla Oscar come miglior cortometraggio dell’an- medesima scena laurelhardiana si ispirò anche no. La sua collaborazione con Stanlio e Ollio Neri Parenti nel suo film Le comiche, del 1990 – non fu molto feconda: pur lavorando a nato come omaggio alle comiche del muto, a stretto contatto con Hal Roach, diresse i Stan Laurel e Oliver Hardy, allo slapstick e due comici unicamente nel lungometraggio quant’altro - , proprio nell’episodio ambienta- Saps at Sea e il solo Ollio in Zenobia, del 1939. to nell’albergo tirolese, in cui Paolo Villaggio e Se volessimo interpretare alla lettera la sce- Stanlio e Ollio in cattive acque...in compagnia del bandito Renato Pozzetto vendono macchine per lava- na conclusiva di C’era una volta un piccolo na- Nick Grainger, interpretato da Richard Cramer re pavimenti, proprio come Stanlio e Ollio ven- viglio, potremmo definirla profetica: Stanlio devano trappole per topi in Avventura a Valle- ed Ollio si avviavano a vivere un lungo mo- chiara (Swiss Miss), diretto nel 1938 da John G. mento di “incarcerazione”, un tempo di Blystone. C’era una volta un piccolo naviglio, ri- mancata libertà. Li attendevano anni di sulta una pellicola godibile alquanto distante grande frustrazione e insoddisfazione, in dalla realtà cinematografica coeva di Laurel e particolare per Stan, la metà creativa del te- Hardy, riportandoli a un mondo fatto di gags am. Nel 1941, Laurel e Hardy sottoscrissero piuttosto amorfe, nebulose e poco reali che un contratto con la 20th Century Fox per aveva contraddistinto la loro comicità fino a dieci film che si sarebbero dovuti produrre una dozzina di anni prima, per poi subire una nel corso dei quattro anni successivi, ma di certa evoluzione. Saps at Sea segnò anche la fi- cui ne realizzarono, di fatto, soltanto 6 - ne di un’epoca con la scomparsa, il 10 maggio Great Guns (Ciao, amici!, 1941), A Haunting del 1939 – all’età di 42 anni - , del cineasta Ja- We Will Go (Sim Sala Bim, 1942), Jitterbugs C’era una volta un piccolo naviglio...e c’eran dentro Stanlio mes Parrott, che li aveva diretti in 21 film, e (Allegri imbroglioni, 1943), The Dancing Ma- insieme ad Ollio... poi di suo fratello Charles Parrott (nato nel sters (Maestri di ballo, 1943), The Big Noise (Il 1893) alias Charley Chase, stella comica degli grande botto, 1944) e The Bullfighters (I tore- studios Hal Roach, il 30 giugno 1940, e infine ador, 1945)-, girandone poi un altro paio per di Ben Turpin (nato nel 1874), il primo luglio la Metro Goldwyn Mayer – Air Raid Wardens dello stesso anno. Gordon Douglas (1909-1993) (Il nemico ci ascolta, 1943) e Nothing But avrebbe poi realizzato numerosi classici del Trouble (Sempre nei guai, 1944), ed un corto- western, del noir e del film d’avventura. Atto- metraggio di propaganda – il loro unico fil- re, regista e sceneggiatore tra i più poliedrici, mato a colori! - per il Servizio forestale del prolifici e longevi di Hollywood, Douglas ave- Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati va iniziato la sua carriera alla metà degli anni Uniti. Come molte altre stelle del cinema, i Venti, alle dipendenze dell’onnipresente Hal due comici venivano inghiottiti dallo star sy- Roach. Inizialmente senza un compito preci- stem e ridotti solo a due nomi di grido da far so, dimostrò grande capacità di assorbire recitare il più possibile per aumentare i qualsiasi novità dall’ambiente circostante. guadagni delle majors. La stessa sorte stava Stanlio dà fiato al suo trombone...Ollio non sembra Estroverso di natura, recitò dapprima piccole toccando anche ai fratelli Marx e a Buster gradire... parti in cortometraggi comici, facendosi no- Keaton. Stanlio e Ollio, allora, alle interpre- tare come “inventore di gag”, per passare poi, tazioni di routine, senza più divertimento o spessore, affiancano, tra il 1947 ed il 1954, una lunga serie di tournée in Europa, fra Gran Bretagna, Francia e Italia, che li accol- gono con successo e calore e durante le qua- li essi si producono in sketch scritti dallo stesso Laurel. Ma il cambio di guardia in- combe: se gli attori a loro vicini avevano smesso di recitare o erano scomparsi, sotto contratto con la Fox la coppia non riesce nemmeno a mantenere il contatto con gli sceneggiatori o con i vecchi registi e di ciò ne risente il controllo dei testi e la regia. Harry Bernard conduce i due compari nella prigione della Pertanto, lungi dall’essere all’altezza delle polizia portuale... prime pellicole, i film successivi al 1940 rap- a distruggere il nemico nazista. Appare evi- presentano, per lo più, il loro contributo alla dente come i due comici mal si travestono da lotta contro il nazismo e Adolf Hitler: proprio paladini della giustizia in lotta contro il “Ma- allora, infatti, in Europa si stavano combat- le”. I dialoghi sono modesti, le gag poche e tendo gli ultimi anni della Seconda guerra scontate. La critica non ha molto da dire a fa- mondiale. In quasi tutte le sceneggiature vore degli ultimi film di Stanlio e Ollio. La più prendono spunto dalla guerra in corso, e così parte di essi esce subito dai circuiti cinemato- Laurel e Hardy, nelle vesti di soldati della Di- grafici e viene presto dimenticata. fesa Civile, maestri di danza falliti, portieri di un’agenzia di polizia privata, aiutano l’America Enzo Pio Pignatiello e Simone Santilli 36 [email protected]

37 n. 67

Convegno, autoformazione e XXIX Assemblea Nazionale F.I.C.C. 2018 - Centro Regionale Sardegna FICC in collaborazione con FICC Federazione Italiana dei Circoli del Cinema. 9 | 11 novembre 2018 - CAGLIARI XXIX Congresso Nazionale FICC Cagliari, 09/11 Novembre 2018 Relazione introduttiva del Presidente Marco Asunis Saluto le delegate e i richiamare con le giornate convegnistiche e italiani Filippo M.De Sanctis e Fabio Masala, delegati della Federa- con la nostra Assemblea vuole interagire con viene promulgata la Carta di Tabor, una sorta zione Italiana dei Cir- questa storia, vuole però nello stesso tempo di decalogo che impegna la federazione inter- coli del Cinema e do il attivare un’azione di politica culturale utile nazionale nella individuazione e nella difesa benvenuto a questa per i tempi che viviamo, volti alla formazione dei diritti del pubblico, di cui lo stesso Carlo nostra XXIX Assem- di un nuovo pubblico e all’idea della crescita Lizzani fa orgogliosamente memoria nel suo blea Nazionale a tutti di una società più democratica e civile. I due libro del 2007, “Il mio lungo viaggio nel secolo gli ospiti presenti. Co- film proposti all’interno della manifestazione, breve”.Siamo dentro una stagione culturale, me immagino abbiate All’armi siam fascisti di Del Fra, Cecilia Mangi- quella degli anni ’80, segnata da un’altra stra- Marco Asunis già potuto osservare ni e Lino Micciché del 1962 proiettato ieri, e ordinaria figura, quella di Riccardo Napolita- dalla lettura del pro- ‘Discutere discutere’ di Marco Bellocchio del no, che aveva fatto del confronto vivo, aperto, gramma, questa tre giorni di lavori si caratte- 1969, che proietteremo questa sera, sono orga- sempre a difesa dell’autonomia della FICC, rizza per una sua particolarità, quella cioè di nici a questa idea. Gli anni ’60 coincisero per mai subalterna alla politica neppure a quella intrecciarsi con una riflessione che richiama la FICC con una fase di svolta e di fervida ela- più prossima e di riferimento, una caratteriz- la storia del SESSANTOTTO, di quel processo borazione teorica con la guida di Filippo Ma- zazione delle politiche culturali della Federa- rivoluzionario che trasformò la cultura, la so- ria De Sanctis, che sostituì nel 1965 alla presi- zione da tutti apprezzata e rispettata. Una cietà e la politica in Italia e in buona parte del denza il vulcanico Cesare Zavattini. Filippo stagione politica contraddistinta dall’umile mondo intero. Un modo per ricordare, nel era un appassionato ricercatore di pedagogia impegno militante di un gruppo dirigente di contesto di quegli anni in cui la fantasia e generale e sociale, ceccanese, particolarmente straordinari intellettuali e generosi operatori l’immaginazione volevano andare al potere, indirizzato al lavoro educativo sugli adulti at- culturali, quali furono insieme a Riccardo, Fi- ciò che si sviluppò nell’associazionismo cultu- traverso l’utilizzo del cinema come forma pe- lippo M.De Sanctis, Fabio Masala, Sebastiano rale cinematografico nazionale e internazio- dagogica. E’ lo sviluppo di una idea concreta Di Marco, di cui ci parlerà questa sera Tonino nale, nella FICC, nella sua storia e nei suoi secondo cui si poteva teorizzare, ma anche De Pace, e innumerevoli altre figure, uomini e protagonisti. Una storia, anche quella della praticare, come il pubblico, da soggetto esclu- donne, che hanno fatto grande la FICC nel FICC, che non può essere considerata di- sivamente ricevente e passivo, potesse assur- corso di quegli anni. Come capita nella storia, sgiunta dallo straordinario fermento e dalla gere al ruolo di soggetto attivo nelle dinami- quella degli inizi degli anni novanta è una fase grande mobilitazione sociale e politica di quel che complessive della comunicazione e perciò che prelude a una forte crisi che riguarderà la tempo della classe operaia e dell’imponente del cinema. Si fa avanti per certi aspetti il pen- FICC e la stessa IFFS per circa un decennio. movimento studentesco, che di quel processo siero del principio associazionistico gram- Negli anni a cavallo tra gli ’80 e i ’90, come in furono i principali protagonisti nel rivendica- sciano, dell’idea di una trasposizione del con- una sorta di tremenda maledizione, scompa- re più libertà, per i diritti, per una cultura per cetto di classe sociale e politica dei lavoratori iono prematuramente nel giro di pochi anni, tutti e contro l’autoritarismo. Per questa par- al concetto del ‘pubblico come classe’, di un prima Filippo Maria De Sanctis e Sebastiano ticolare manifestazione dobbiamo anzitutto soggetto quindi strutturato che possa orga- Di Marco, poi Riccardo e infine Fabio, del ringraziare il centro regionale sardo della nizzarsi per difendere i propri diritti, per ac- quale abbiamo ricordato il ventennale della FICC e il suo segretario Gigi Cabras, oltre alla quisire in forma collettiva quegli strumenti sua morte proprio in occasione del XXVIII Regione Sarda, l’assessorato alla Cultura nello culturali indispensabili per formarsi e diven- congresso. Con la scomparsa di questo grup- specifico, che ha avuto la bontà di sostenere tare classe dirigente del paese. Agli inizi degli po dirigente, per la FICC, quello degli anni l’iniziativa. E’ questa una opportunità per la anni ’60, fu la spinta di Filippo M. De Sanctis e ’90, sarà di forte sofferenza interna. E’ solo a FICC di riscoprire le radici della sua storia, di ancor di più quella di Fabio Masala, che ne fu partire dai primissimi anni del nuovo millen- rendere vivo un percorso iniziato ben prima fondatore, a far nascere proprio qui in Sarde- nio, grazie in particolare alla svolta impressa del ’68. Esattamente 71 anni fa, l’8 novembre gna, la Cineteca Sarda – Società Umanitaria da un nuovo giovane gruppo dirigente, guida- del 1947, quando in Italia con la FICC, al Festi- di Cagliari, come sorta di sostegno e laborato- to da Paolo Minuto e rappresentato in Sarde- val Internazionale del Cinema di Venezia, na- rio per servizi culturali col cinema popolare gna dalla figura storica di Elisabetta Randac- sceva la prima Associazione nazionale di cultura gratuito per scuole, mondo del lavoro, asso- cio, che possiamo assistere a una ripresa e a cinematografica, all’indomani dell’inenarrabile ciazionismo culturale cinematografico; un un rilancio delle politiche culturali della FICC. secondo conflitto mondiale in un clima di un luogo culturale e di formazione critica, in cui In tutti questi passaggi storici, non è mai paese che voleva rinascere e dimenticare gli la FICC e i suoi circoli sono diventati e conti- mancato alla FICC lo sforzo unitario di lavo- orrori della guerra del nazifascismo. Nasceva nuano ad essere punto di riferimento attivo e rare con le altre AANNCC laiche e cattoliche, esattamente 71 anni fa la FICC, aderendo in strumento concreto di questa elaborazione fino a formare un coordinamento utile per un Francia fin dalla sua costituzione alla Federa- culturale rivolta al nuovo pubblico. E’ all’in- lavoro comune, contraddistinto fino a quan- zione Internazionale (oggi IFFS) e a un’idea terno di questo solco che nella ex Cecoslovac- do è stato in vita dalla rappresentanza, dal la- che il cinema potesse unire - sui valori della chia nel 1987, al congresso della Federazione voro di Riccardo Napolitano. E’ in un incontro pace e della cultura - un mondo diverso, più internazionale dei Circoli del Cinema, sotto la a Sassari nel 2012, che si riuscì a recuperare democratico e civile, per una società sempli- presidenza di Carlo Lizzani, grazie soprattut- con un documento congiunto lo spirito unita- cemente più umana. Il ’68 che vogliamo to al lavoro e alla spinta dei due delegati rio delle AANNCC, considerando per altro la Carta di Tabor strumento di riferimento co- mune per le politiche culturali di tutte quante le associazioni nazionali. Un fatto di notevole importanza politica. Era questo il risultato straordinario di una idea e di un impegno pro- mossi in un convegno organizzato nell’ambito segue a pag. successiva

38 [email protected]

segue da pag. precedente associazioni e la loro storia. E su questo mi av- di stretta collaborazione con la prestigiosa ca- del Sardinia Film Festival di quell’anno, grazie vio velocemente alla parte conclusiva dell’in- sa di distribuzione e produzione MOSFIM e al suo direttore artistico Carlo Dessi, al Presi- tervento! Non avendo le AANNCC più la tute- con il suo direttore Generale Karen Shakhna- dente Angelo Tantaro e all’instancabile Nan- la degli automatismi del finanziamento per zarov, grazie alle iniziative culturali e al rap- do Scanu, la cui scomparsa che ci è giunta sta- legge sulla base delle vecchie disposizioni e porto positivo instaurato con l’associazione mane come un fulmine a ciel sereno e che dei vecchi criteri che ne tutelavano il primario Sardegna Russia e la sua direttrice Galia Fran- abbiamo voluto ricordare a inizio di congres- valore culturale e sociale, oggi siamo impi- cis Smith. Insomma siamo ancora ben vivi e so. Da quell’evento così importante, mi sem- gliati nella ragnatela dei ritardi e della inde- vegeti. Ma è necessario però continuare a non bra utile ricordare come uno degli effetti posi- terminatezza di una nuova legge Franceschi- abbassare la guardia, non farci prendere dallo tivi collaterali fu la nascita della rivista Diari ni che quel diritto ha ricacciato scoramento e continuare a di Cineclub, diretta da Angelo Tantaro e pro- indietro. Sulla base delle nuo- dare battaglia perché venga- prio con Nando Scanu appassionato e attivo ve penalizzanti disposizioni no riconosciuti i diritti del collaboratore fino alla fine, che ha raccontato ministeriali, abbiamo come pubblico, ricompattando il in tutti questi anni i problemi dell’associazio- FICC appena concluso l’iter fronte delle Associazioni e di nismo e in modo critico il processo involutivo procedurale per la presenta- tutto il mondo cinematogra- nato dall’iter della legge Franceschini. Una vo- zione del preventivo e poi con- fico a noi più vicino. Diceva il ce critica che fu accompagnata negli ultimi suntivo dell’attività del 2017. buon Eduardo De Filippo, anni in vita da un altro nostro caro compa- Ancora non abbiamo notizia e “Andrà da passà a nuttata”. Al gno, Mino Argentieri, con la sua rivista CINE- garanzia del finanziamento. momento non ci resta altro MASESSANTA, che, seppure già molto mala- Per il 2018, cioè per l’anno che che continuare a resistere e to, ha avuto la forza di affiancarci in questa sta per concludersi, non c’è dare battaglia con la nostra battaglia contro le nuove politiche di restrin- sentore neppure del bando e presenza e il nostro lavoro gimento degli spazi di libertà che colpivano del decreto che dovranno indirizzarci sul tipo volontario, continuare a resistere tenacemen- l’associazionismo, la stessa rivista, iniziative di programmazione da fare, quando in realtà te perché possa ricominciare un giorno nuo- come il premio Chaplin promosso dalla Bi- programmi e progetti sono belli che conclusi. vo, in cui si sappia quanto meno quale sia la blioteca Barbaro e pluridecennali e prestigio- E’ una situazione kafkiana che pone a serio ri- strada da percorrere. Se nel 2014 il nostro im- se manifestazioni internazionali della FICC, schio la nostra attività istituzionale, già avvia- pegno fu quello di far crescere FUS affinché se come quelle riferite ai Festival del cinema ita- ta con la necessità impellente di chiudere i ne avvantaggiasse anche la promozione cine- liano all’estero nella ex Jugoslavia e a Stoccol- battenti alla nostra sede nazionale con il suo matografica, oggi dobbiamo avere la consape- ma in Svezia. Sono questi gli anni che separa- archivio a Roma. E’ obbligatorio però per noi volezza che solo modificando il nuovo bando e no il XXVIII congresso da quello che stiamo resistere mantenendo tenacia e pazienza, il decreto attuativo possiamo ripristinare una vivendo oggi. Anche quello un congresso che quella che in tutti questi mesi ha dimostrato minima condizione di agibilità con questa si svolse sempre a Cagliari nel dicembre del di avere il nostro segretario amministrativo, legge per le attività delle associazioni. Nel 2014. E sono stati questi anni dominati da Amedeo Mecchi, che continua a fare il suo la- concludere voglio ringraziare quanti in questi tanta confusione e da una disorganizzata pre- voro pur essendo da diversi mesi senza sti- anni hanno lavorato per la FICC, l’ufficio di parazione della nuova legge su cinema e au- pendio, quella che continuano ad avere i no- presidenza, a iniziare da Patrizia Masala e dal diovisivo, di cui, dopo due anni dalla sua pro- stri operatori in attesa di rimborsi per attività restante gruppo composto Tiziana Spadaro, mulgazione, avvenuta nel 2016, non conosciamo da loro anticipate. Eppure nonostante questa Tonino De Pace, Vincenzo Esposito, Marino ancora niente della sua realizzazione, sospesi situazione poco esaltante, siamo riusciti a svi- Bergagna ed Elisabetta Randaccio che ha cu- tutti in una sorta di limbo, che assomiglia tan- luppare in questi ultimi quattro anni iniziati- rato le relazioni e i rapporti con le Federazioni to al perdurare di una condizione politica na- ve importanti, come quella fatta ad Ostia nel internazionali. Con loro voglio salutare tutto zionale del nostro paese. Siamo dentro una dicembre 2015, con l’incontro di formazione il direttivo, avendo il rammarico di non averlo fase che potremmo definire di postmoderni- nazionale dedicato a Pier Paolo Pasolini e col- potuto coinvolgere e impegnare per quello smo, in cui la cultura cinematografica viene legato con l’Assemblea Generale della IFFS. che avrei voluto, avendo proprio la nuova leg- ridotta al rango effimero di spettacolo fine a Molteplici sono state inoltre le iniziative nei ge impedito la possibilità che possano essere se stesso e l’associazionismo culturale cine- territori in cui siamo presenti con i nostri cir- rendicontate tra le spese ammissibili le riu- matografico e la sua storia declassati ad arma- coli, dalla Sicilia al Friuli V.G., dalla Calabria al nioni e il viaggio del proprio organismo diri- mentari inservibili. In questo passaggio mol- Piemonte, dalla Puglia e Umbria al Lazio e alla gente. A maggior ragione, proprio per questa to confuso e complesso, la legge Franceschini Campania e così via. Oltre naturalmente in pesante condizione voglio salutare tutti presi- continua sulla carta a riconoscere le AAN- Sardegna, dove voglio solo ricordare i corsi di denti dei centri regionali e i circoli a loro colle- NCC, ma non la loro valenza formativa e cul- formazione avvenuti a Oristano e l’iniziativa gati, che con il loro impegno sono i primi a turale nell’ambito specifico della promozione promossa l’anno scorso proprio in questo Al- rendere viva e importante tutta la nostra atti- cinematografica. Si è alimentato lungo tutto bergo per ricordare i 70 anni della nascita del- vità. Insomma, è arrivato il momento dei sa- questo percorso un forte elemento di conflitto la FICC e della IFFS. Un incontro che vide i luti ma anche quello della ripresa del lavoro interno alle stesse AANNCC, derivato sostan- rappresentanti della Catalogna, Ecuador, Bra- nelle condizioni date. Dobbiamo riprendere a zialmente dal tipo di approccio ambiguo da sile, Messico, Burkina Faso e Russia parteci- lavorare per la storia che abbiamo dietro e che chi nell’ultima fase le ha rappresentate ai ta- pare e dare vita a un documento che criticava dobbiamo continuare a difendere, per il futu- voli del MiBACT e della politica. Un approccio le caratteristiche della legge italiana su cine- ro che abbiamo davanti e per l’ambiziosa idea teso più a salvaguardare il particulare (leggi le ma e audiovisivo e riportava per ognuno dei che col nostro impegno, che potrà essere pic- sale della comunità religiosa), anziché contra- loro paesi il progredire in controtendenza colo e perfino apparire insignificante, si può stare e difendere con tutta la forza possibile delle esperienze positive nazionali, intercul- contribuire a costruire un paese migliore e gli interessi generali di tutto l’associazioni- turali e di cooperazione riferite al cinema nel- una società diversa. Avanti perciò con il lavoro smo, quelli che invano la FICC ha provato a le rispettive legislazioni nazionali. Abbiamo e con la volontà di resistere e di voler conti- salvaguardare fino all’ultimo. Sta di fatto che avuto in questi anni anche la forza e la capar- nuare ad esistere. Avanti dunque. lunga vita se nel Congresso 2014 il nostro fronte di batta- bietà di mantenere solide relazioni interna- alla FICC glia si era concentrato contro il taglio del 60% zionali, come quella con la federazione dei Marco Asunis al FUS – Fondo Unico per lo Spettacolo, oggi la circoli del cinema russi, partecipando come Presidente FICC nostra attenzione deve indirizzarsi su altri FICC in giuria al Festival internazionale cine- www.ficc.it aspetti che rischiano perfino di cancellare le matografico di Mosca e attivando un rapporto Diari di Cineclub | Media partner 39 n. 67

Convegno, autoformazione e XXIX Assemblea Nazionale F.I.C.C. 2018 - Centro Regionale Sardegna FICC in collaborazione con FICC Federazione Italiana dei Circoli del Cinema. 9 | 11 novembre 2018 - CAGLIARI Filippo Maria De Sanctis (1926-1989) presidente FICC nel 1965 subito dopo Cesare Zavattini, svisto da Luigi Zara da Luigi svisto Zavattini, Cesare dopo 1965 subito nel FICC De (1926-1989) presidente Sanctis Maria Filippo 40 [email protected] Convegno, autoformazione e XXIX Assemblea Nazionale F.I.C.C. 2018 - Centro Regionale Sardegna FICC in collaborazione con FICC Federazione Italiana dei Circoli del Cinema. 9 | 11 novembre 2018 - CAGLIARI Il XXIX Congresso Nazionale della FICC Si è svolto a Cagliari potenziate e regolate dalla stes- dal 9 all’11 novembre sa legge 220/2016, impegnan- scorsi, è stato come dosi a sensibilizzare i respon- sempre un’occasione sabili degli enti in favore decisiva per i delegati dell’apertura di canali nei dei Circoli presenti quali trovare spazio per una per riflettere sulla si- proficua cooperazione. L’ipo- tuazione in cui versa tesi di collaborazione, che po- l’associazionismo cul- trebbe comunque aprire nuo- turale cinematografi- vi spazi di intervento per le co e in particolare la Associazioni, utilizzando gli Tonino De Pace FICC. Quello appena spazi della contestata legge conclusosi è stato il primo Congresso dopo la che disciplina il settore, re- “legge Franceschini” e quindi il primo in cui le sterebbe comunque su un pia- difficoltà oggettive create dalla nuova norma- no locale e non potrebbe coin- tiva hanno trovato un consesso comune di di- volgere le associazioni nelle Al tavolo, da sx, Amedeo Mecchi, Tonino De Pace, Marco Asunis, Emanuela scussione e di analisi. In questa nuova condi- loro strutture nazionali. È per Finesco. (foto di Gigi Cabras) zione, la FICC, come è stato ampiamente questa ragione che pur costi- documentato anche su queste pagine, ha do- tuendo una buona prospetti- vuto chiudere la sede e rinunciare quindi ad va di lavoro, la proposta, ove uno spazio che costituiva un punto di riferi- fosse messa in opera, non po- mento per i Circoli e custodiva un archivio trebbe comunque diventare che, si spera provvisoriamente, è stato collo- la soluzione per problemi del- cato in altra sede e quindi non immediata- la FICC, ma anche della altre mente fruibile. Era pertanto necessario, dopo associazioni, così come sca- questo scossone, così inatteso e così lesivo per turiti dalla applicazione della l’intera associazione, fare il punto sullo stato nuova disciplina. In questo dell’arte. Senza alcuna rassegnazione, ma con senso, l’impegno collettivo, il desiderio di mutare questo stato di cose, ci così come emerso anche du- si è impegnati a spiegare alla politica, spesso rante il dibattito congressua- sorda, sempre distratta, ma soprattutto po- le, è stato quello di fare uno Peppetto Pilleri introduce l’approfondimento dedicato a Filippo Maria De chissimo interessata, se non a parole, alla cre- sforzo al fine di intervenire Sanctis (Foto di Gigi Cabras) scita culturale delle persone, dell’importanza sulle (poche) sensibilità poli- decisiva della esistenza di luoghi in cui fare tiche disponibili per inserire maturare quel necessario scambio di espe- dei correttivi nell’applicazio- rienze indispensabile alla crescita dei più gio- ne delle norme, nei decreti vani e per l’arricchimento dei più maturi. Ma i attuativi ovvero sui bandi an- tempi sono difficili e l’occasione assembleare nuali emanati dalla Direzione ha ampiamente dimostrato, purtroppo, una Generale Cinema del Ministe- difficoltà oggettiva e comunque anche nel ri- ro, al fine di salvaguardare il chiamo della tradizione, alla voglia di conti- minimo vitale per le associa- nuare e rialzarsi dopo le difficoltà. Con questo zioni. Si tratterebbe di potere spirito i delegati hanno affrontato i lavori considerare come incluse le congressuali arricchiti da un dibattito serrato spese per le strutture neces- ed efficace nel confermare la vivacità dell’as- sarie alla vita associativa e, in sociazione che, con i suoi Circoli, inventa primo luogo, quelle correnti sempre nuove formule, da sud a nord, per ri- per l’affitto di una sede nazio- chiamare l’attenzione del pubblico sul cinema nale, la gestione amministra- d’autore e sulla necessità di una visibilità per tiva dell’attività e per la con- Il regista Enrico Pau saluta delegate e delegati della XXIX Assemblea queste opere che solo i Circoli o i sodalizi cul- servazione del patrimonio Generale della FICC. Da sx Amedeo Mecchi, Manuela Finesso del circolo turali possono valorizzare a pieno. In questo documentale e audiovisivo del cinema di Adria; Tonino De Pace, Vice Presidente FICC, Enrico Pau (foto clima è apparso necessario dimostrare una di- accumulato negli anni. È di di Gigi Cabras) sponibilità in vista del futuro da assicurare memoria che si sta parlando, all’attività associativa e in questo senso è stata memoria di una storia che ormai risale a mol- possibilità di favorire l’impegno culturale che largamente apprezzata la presenza di Nevina ti anni fa, in quegli anni in cui la ricostruzione fosse animato da una pura attività volontari- Satta Direttrice della Fondazione Film Com- del nostro Paese passava anche da quella cul- stica. Indubbiamente si sentiva la necessità di mission della Sardegna. Nel suo intervento la turale che non era meno importante e neces- mettere ordine nel settore delle Associazioni, dott.ssa Satta ha confermato la sensibilità che saria delle altre che con pazienza e dedizione eliminando le posizioni di abuso e di illegitti- le va riconosciuta e l’attenzione che ha avuto sono state realizzate. Il XXIX Congresso Na- ma utilizzazione di schemi volontaristici, con nei confronti dell’associazionismo culturale zionale della FICC ha concluso il suo dibattito fini invece, differenti e in fondo commerciali, cinematografico. Ma soprattutto con il suo in- in questo clima di rifiuto per l’attacco che si è ma la legge 220/2016 ha livellato le attività dei tervento ha teso una mano alle associazioni sentito ingiusto nei confronti di queste conso- soggetti della scena, senza distinguere la natura ipotizzando la possibilità di rapporti di colla- lidate realtà associative e qui va detto che l’in- che ciascuna associazione si è data statutaria- borazione, soprattutto nelle loro ramificazio- giustizia e la ferita subita è avvenuta in un mente, ni regionali, con le Film Commission locali, momento in cui vi sarebbe stata, invece, la segue a pag. successiva 41 n. 67

segue da pag. precedente Filini, docente dell’Univer- favorendo anche in questo il mercato a scapi- sità di Parma, che ha ridefi- to dell’impegno privo di alcun altro fine. In nito il profilo attraverso parallelo con il Congresso si è svolto l’interes- un’analisi degli scritti lasca- sante Convegno “1968–2018 Cinema Associa- tici dallo studioso. Gianni zionismo Movimenti”, che a 50 anni dal ’68 ha Olla che ha presentato il suo focalizzato la sua attenzione su alcune realtà libro “A morte i padri!” ri- dell’Associazione, in quegli anni che, tradizio- cordando i primi passi di nalmente, hanno contribuito a formarne la una critica cinematografica storia con l’impegno di chi si è dedicato a quel negli anni della contesta- lavoro consentendo a chi oggi presta la pro- zione e Maurizio Masala ha pria attività di proseguire in quella stessa di- ricondotto il pensiero e la fi- rezione. Il primo sguardo sul passato è stato gura di De Sanctis nell’alveo quello che ha delineato la figura di Filippo Ma- di quella politica volta a tu- ria De Sanctis, storico dirigente della FICC telare il pubblico quale prin- sarda e nazionale che ha segnato gli anni d’o- cipale destinatario dell’ope- ro di un associazionismo culturale cinemato- ra cinematografica.L’altra Sebastiano Di Marco al microfono. Al tavolo, al centro François Truffaut. Si grafico tutto da inventare. Con la coordina- parte delle giornate conve- intravvede Fabio Masala. La foto è presubilmente inizio anni ‘80. zione di Giuseppe Pilleri della Cineteca sarda gnistiche, coordinata da hanno parlato della sua figura Damiano Marco Asunis, ha invece ri- volto l’attenzione al tema più stringente dell’associa- zionismo, alle difficoltà e al- le avversità nelle quali gli operatori culturali si sono trovati ad operare in quegli anni. I racconti di Natalino Piras, che ha operato nella sua Bitti, importante centro della Barbagia, hanno rice- Luigi Cabras, segretario FICC - Centro Regionale della vuto l’attenzione dei parte- Sardegna (foto di Franca Farina) cipanti, nel ricordo di una realtà fatta di pastori, ma disponibili all’apertura cul- turale che il cinema del 16mm poteva offrire. Ales- Sebastiano Di Marco parla al pubblico. Foto risalente anni ‘70 sandra Piras invece raccon- tato la sua esperienza del Circolo di San Sperate negli anni ’70, con le difficoltà di intervenire da parte dei gio- vani, con i pochi mezzi di- Un modaiolo selfie di Franca Farina, a sx, Valeria sponibili, ma una grande Patanè e Laura Silvestrini del Circolo del cinema di volontà, su realtà complesse Fabriano come poteva essere il picco- lo centro al sud della regio- ne. Chi scrive queste brevi note ha invece ricordato la figura di Sebastiano Di Marco, storico dirigente FICC in quegli anni e il suo impegno nella difficile real- tà meridionale e in partico- Elisabetta Randaccio e Valeria Patané intervengono durante il focus lare a Reggio Calabria negli sull’associazionismo cinematografico e l’I.F.F.S (foto di Gigi Cabras). Una famiglia della FICC: Alessandro Fiorina del anni della oggi dimenticata rivolta che scon- utile per ricostruire il clima politico di quegli circolo Laboratorio 28 di Cagliari e Laura Stochino volse per circa due anni la città cambiandone anni nella ex Jugoslavia, nel Paese in cui il ci- dell’Associazione Gramsci di Cagliari con i loro figli radicalmente il volto. La terza sessione del nefilo Tito riusciva a tenere insieme le varie (foto di Franca Farina) Convegno, sotto la guida di Elisabetta Ran- anime della composita nazione che governa- daccio, rappresentante italiana della Federa- va. Una tre giorni intensa conclusasi con l’ele- zione Internazionale dei Circoli del Cinema, zione delle cariche sociali e con la conferma di sempre all’interno delle dinamiche degli anni Marco Asunis alla Presidenza della FICC, nel- della contestazione, ha rivolto la sua attenzio- la speranza che il trentesimo appuntamento ne al cinema e ai movimenti internazionali. congressuale ritrovi un’associazione ancora Di media ed educazione all’immagine, in una vitale e impegnata come sempre nella tutela visione internazionale del rapporto educati- dei diritti del pubblico. vo, ha parlato Valeria Patanè sfruttando la propria competenza nel tema, con l’esperien- za maturata anche al di fuori dei confini ita- Valentina Origa e Peppetto Pilleri (foto di Franca liani. La relazione di Nada Savkovic è stata Tonino De Pace Farina) 42 [email protected] Convegno, autoformazione e XXIX Assemblea Nazionale F.I.C.C. 2018 - Centro Regionale Sardegna FICC in collaborazione con FICC Federazione Italiana dei Circoli del Cinema. 9 | 11 novembre 2018 - CAGLIARI L’Espoir - Come un romanzo Il titolo richiama L’e- Ho iniziato con Majakovskij: Per voi il cinema è Nel libro Pitzinnos Pastores Partigianos eravamo spoir, la speranza, un spettacolo, per me è la concezione del mondo. Poi insieme sbandati (2012) l’attivazione del movi- romanzo di André Mal- ho detto cosa si intende per speranza. C’è, mento storico è affidata allo Spirito che si in- raux pubblicato nel cattolicamente, il principio speranza del marxi- carna nella Resistenza, Le Vent souffle ou il veut 1937 e diventato film sta Ernst Bloch di cui una volta mi fece esege- nel capolavoro di Robert Bresson, Un condan- nel 1939, Espoir, Sierra si il gesuita padre Giovanni Marchesi: la spe- nato a morte è fuggito (Un condmné à mort s’est de Teruel, diretto dallo ranza come attivazione del movimento échappé, 1954). In epilogo di questo anomalo stesso Malraux e Boris storico, un’utopia a cui sono particolarmente sillogismo c’è “la letteratura come organizza- Natalino Piras Peskine. È un roman- legato. C’è una frase, un titolo di giornale a zione della speranza” di cui una volta parlò in zo autobiografico. Narra di - Mal una intervista per “Linea d’om- raux, pilota dell’aviazione repub- bra”, la rivista diretta da Goffre- blicana durante la guerra civile do Fofi, il grande critico George spagnola (1936-1939). Un film in Steiner. Mettete il cinema come bianco/nero di rara efficacia. Lo concezione del mondo al posto vidi da giovane, all’inizio della mia della letteratura e i conti dovreb- militanza nella Federazione Italia- bero tornare. Tutto torna e tutto na Circoli del Cinema (Ficc), pro- si interseca. La mia appartenen- iettato a Bitti in Su garaggiu, così za alla FICC come associazioni- con un certo qual autoironico af- smo è stata del tutto particolare. fetto chiamavamo la sede del PCI, A volte ha infranto regole impo- un garage affittato in via Cavallot- ste come schema di partito, la ti, vicino al Cantaro. Il film lo ho stessa idea di educazione perma- schedato e riproposto da bibliote- nente specie con il cinema, la teo- cario, alla Satta di Nuoro, nell’in- ria e la prassi di Filippo Maria De verno del 1999, il primo di un ciclo Sanctis, uno dei numi tutelari che aveva Aria come tema, inserito della FICC. “Lumiere in Barba- nella programmazione che ho vo- gia”, così un mio pezzo nel lonta- luto chiamare Tutte le volte che l’om- no 1978 per il primo di uno dei bra, un viaggio che a primavera sa- due numeri zero di un ciclostila- rebbe culminato con una settimana “Espoir, sierra de Teruel” (1938/ di André Malraux e Boris Peskine to paesano, “Punto d’incontro”, intera dedicata alla Shoah, conferenze, tea- era cosa diversa dal fare dibattito, spesso tro (ho fatto mettere in scena la mia pièce noioso e inconcludente, in un circolo citta- Perlasca l’impostore sul falso console spagnolo dino o in una sala di cineforum. Una spessa salvatore di ebrei), cinema. Alla proiezione linea d’ombra separava quanto il pubblico di L’espoir, auditorium della Biblioteca di- voleva come divertimento e spettacolo dall’i- scretamente affollato, disse un mio collega dea di imporre il cinema come concezione vedendo uno zoppo aggirarsi tra le macerie del mondo. Cosa ardua il pubblico, quando di Madrid bombardata dall’aviazione nazi- tu fai delle domande, poni delle questioni, e sta: “Mih Cirigone!” Si riferiva al mitico Ci- gli altri intendono in maniera differente. riaco Bandinu, capo della più temuta banda Ciascuno se ne va per conto proprio, a volte bittese, quella di Monte Mannu, nelle guerre in maniera lineare, altre volte assurda, al- del sabato, quando eravamo bambini. Can- lontanandosi sia dallo “specifico filmico” tavano in coro i guerrieri nostri nemici, noi sia dal focus del significante che vorrebbe a eravamo di Buntanedda, mentre andavano significato il contesto narrato dal film, la all’attacco, a ritmo di fanfara “”bersaglieri, sua lettura per come la vede l’animatore o il sostituendo il nome di Garibaldi all’Aspro- coordinatore di dibattito. Come succede monte con quello del loro capo: “Cirigone fu oggi su facebook o in altri punti della rete ferito/fu ferito ad una gamba/Cirigone che internet quando uno intendendo A scrive comanda/che comanda i suoi soldà”. La stes- di conseguenza e ottiene come fitta rispo- sa esaltazione di Mano Gialla, che fu della sta tutto e il contrario di tutto, partendo banda di Cirigone, quando a Su garaggiu dalla B in giù. Succedeva così anche allora. proiettammo Ciapaiev (1934), il film predilet- Nei percorsi d’andata e nel cammino a ri- to da Stalin, sulle gesta di un servo della gle- troso. Ricordo uno stage organizzato dall’U- ba che si ribella alle angherie e ai soprusi, un manitaria di Cagliari, l’associazione di riferi- caposaldo del realismo socialista diretto da mento della Cineteca Sarda, alla Madonnina due autori con lo stesso cognome, Georgi e tra Cuglieri e Santu Lussurgiu. Erano i gior- Sergey Vasilyev. Tutto questo mi è tornato in ni della morte di Pasolini, ai primi di no- mente negli appunti preparatori per l’inter- vembre del 1975. Presiedeva e coordinava il vento, il 10 novembre scorso a Cagliari, al piena prima pagina, “l’Unità” alla vigila del 25 tutto Fabio Masala. Ricordo come, in nome Congresso della Ficc 1968-2018 Cinema Associa- aprile 1992: “È morente l’organizzatore della dell’associazionismo demolì pezzo per pezzo zionismo Movimenti. Questo pezzo è la sintesi speranza”, riferito a padre Ernesto Balducci, il mio esercizio di critica cinematografica sul- di quanto ho detto a braccio sugli Anni della vittima di un incidente stradale, prete degli la Corazzata Potëmkin (1925) che tutti insieme i speranza. L’esperienza dell’associazionismo cinema- operai, dei minatori, della storia partigiana, degli partecipanti allo stage avevamo appena visto. tografico a Bitti e del circuito bibliotecario nuorese. ultimi, un grande educatore alla disobbedienza. segue a pag. successiva 43 n. 67

segue da pag. precedente – velocissima la testina rotante della IBM – in in grande per il rilancio della Biblioteca Satta Una scena da Fantozzi all’incontrario, quello Z. L’orgia del potere (1969) di Costa-Gavras. Co- di Nuoro nell’autunno del 1979: Cultura e par- che, vessato da un sadico cinefilo capufficio, sa ardua il pubblico. Il “noi pastori” bittese, tecipazione. Ricerca per un uso critico del tempo li- dice che “per me La corazzata Potëmkin è una conflittuale con l’altro Stato, quello che impo- bero. Ho schedato tutti e corredato di dispen- cagata pazzesca”. Fabio Masala disse invece neva l’assedio, vide nel film di Pontecorvo co- se i cinque film (Sequestro di persona, I protagonisti, che il capolavoro di Ejzeňstejn restava un ca- Dove volano i corvi d’argento, Padre padrone gli polavoro: ma noi eravamo là non per impa- altri titoli) e fatto da proiezionista e anima- rare il mestiere di critico cinematografico tore di dibattito. L’auditorium dell’Isre di quanto per capire com’è che si sta nel pub- via Mereu era stracolmo alla prima. Vicino a blico e con il pubblico usando del cinema, me Angela Quaquero, direttrice della Bi- ma poteva essere pure la letteratura, come blioteca, pronta con lo scotch e le forbici in pretesto. Cosa ardua il pubblico. Nella batta- mano casomai si fosse rotta la pellicola. Il glia d’avanguardia che fu “Lumière in Bar- dibattito fu lungo e a un certo punto mi pre- bagia” eravamo noi a fare esperienza di si tante di quelle contumelie da un interve- quanto poi dirà il guru Moretti in Io sono un nuto che pretendeva di raccontare tutta la autarchico (1976): “No! Il dibattito no!”. Era- storia del Partito Sardo d’azione di Lussu, no, gli anni di Lumière in Barbagia, quelli Bellieni e dell’avvocato Oggiano a partire dello stato d’assedio da parte delle forze dalle origini nel primo immediato dopo- dell’ordine, gli epigoni degli anni caldi del guerra ’15-18. L’intervenuto si era preso banditismo e la saldatura tra questo e lotta molto di più dei minuti concessigli e aveva armata delle Brigate Rosse, Barbagia Rossa fatto orecchie da mercante ai cenni, al bat- in Sardegna. Consideravamo questo (quel- tere con una penna sulll’asta del microfono lo) stato presente delle cose come la nostra che fui costretto a strappargli di mano. Ne Hora de los hornos (1966-68) degli argentini ho vissuto diverse altre di scene analoghe e Fernando Solanas e Octavio Getino su neo- contrarie, a Nuoro e dintorni, con la Biblio- colonialismo, violenza e lotta di liberazione teca diventata Consorzio per la pubblica let- in America Latina. Sembravano tempi prei- tura. Con il cinema e per il cinema sono sta- storici quegli anni di Lumiere in Barbagia, il to spesso in prima linea e sempre nella cinema, specie la pellicola 16 mm., il suo ci- mischia. Ho organizzato rassegne di Cine- golare e frullare nelle ruote dentate del pro- ma e sport, western, avventura, film per ra- iettore, inteso come solo impegno quando gazzi, su Pasolini e il neorealismo, cinema altrove già era iniziata l’era digitale. Noi religioso su committenza di pellegrini per combattevamo la battaglia dell’associazioni- Lourdes, su Dustin Hoffman e su Excalibur, smo e per il pubblico, anche in nome di una me un segno di riscatto in cui loro, pur del tut- cinema operaio e documentario, i classici ideologia di sinistra estrema, a colpi di mani- to contrari a priori verso qualsiasi cosa dell’antimilitarismo ma pure qualche kolossal festi, di murales, di poesie, a volte scritte a sapesse di “arabo”, si identificavano. Anche a cult, su diversi temi. Agli inizi del lavoro di bi- mano in un quaderno altre volte vergate su ragione. Una situazione che saltava a piè pari bliotecario uno di dibattiti più significativi lo terra sterile. Il pubblico da coinvolgere resta- molte teorie della “lettura insieme” quale l’as- abbiamo sostenuto per Dialoghi trasversali va arduo. A confine tra autunno e inverno del sociazionismo, il dibattito, pretendeva: dalla (1979) di Giovanni Columbu, sul linguaggio 1973, il tempo della Purissima annunciante la fase di latenza a quella di presa della parola. muto, per segni e accenni, cinesica e prosse- tradizione della novena di Na- mica, della società contadina e tale, erano per noi giorni fred- pastorale. Tanti altri i dibattiti di. Entrammo in polemica con cinematografici sul tema, sulla il parroco per la mancata con- Questione meridionale, i film cessione del salone della chiesa tratti dai romanzi di Sciascia, i e a noi antifascisti. Così deci- corti da e per le opere di Mi- demmo di iniziare per conto chelangelo Pira e Antonio Pi- nostro, di fare cinema contro. gliaru, due tra gli intellettuali Proiettammo La battaglia di Al- più significativi del Novecento geri (1966), la pellicola arrivata in Sardegna, i documentari di “come materiale esplosivo” da Fiorenzo Serra, i film tratti dai Cagliari, corriere Mariane di romanzi di Grazia Deledda ec- Orune, in una stanzetta di 25 cetera eccetera. Siamo passati metri quadri, lo schermo gran- dai vhs di Salvatore Sardu alle de poco più di un monitor tele- prove registiche e ai lungome- “Bellas mariposas” (2012) di Salvatore Mereu visivo. Era la sera del 12 dicem- traggi di Salvatore Mereu, ulti- bre, anniversario della strage ancora oggi Qui contava solo il fatto che i parà francesi mo, in ordine di tempo, Bellas mariposas (2012) impunita, opera dei fascisti, di Piazza Fonta- erano per loro Giustissa, giustissa mala. D’al- dall’omonimo romanzo (1996) di Sergio Atze- na. I pastori presenti fremettero di rabbia, at- tronde, a ben guardare identiche sono le tute ni. Tra me e lo scrittore cagliaritano annegato tentissimi specie quando i parà francesi, tuta mimetiche dei soldati francesi con quelle di nelle acque davanti a Carloforte nel 1995 corre mimetica, mitra in mano e montaggio frene- altri parà, stavolta carabinieri paracadutisti un anno di differenza. Qualche volta, d’estate, tico, a ritmo di guerra, irrompono nella ca- italiani che saltano dall’elicottero armati di a interrompere l’aura impegnata del dibattito, sbah. Come Mano Gialla per Ciapajev. Come, tutto punto per dare la caccia alla gente del ho organizzato cicli di film che, come una for- anni dopo, in un Cinestudio all’Ariston, Mer- Supramonte in Banditi a Orgosolo (1962). Con tunata opera di Sergio, passavano sulla terra zioro Contu si tolse il cappello, su bonette, e ur- il film di Vittorio De Seta, in buona parte ispi- leggeri. Il romanzo del cinema percome io lo lò trattè trattè, esaltato contro i generali golpisti rato al saggio-inchiesta di Franco Cagnetta intendo continua. e assassini a cui il piccolo giudice Jean-Louis Trin- pubblicato la prima volta dalla rivista “Nuovi tignant, occhiali con lenti affumate, chiede “no- Argomenti” nel 1954, abbiamo aperto il ciclo “Ci- me cognome professione” mentre li incrimina nema e Sardegna”, la prima delle manifestazioni Natalino Piras 44 [email protected] Festival Firenze FilmCorti Festival 2019 già in cammino per una esclusiva 6° edizione Pubblicato il bando, molte le novità. Aperte le iscrizioni. Presentata la nuova direttrice artistica, ecco lo staff al completo. Visitawww.firenzefilmcortifestival.com Il Firenze FilmCorti Festival nasce nel 2014 in una zona periferica di Firenze, Settignano, un’area collinare da dove si gode uno splendi- do panorama della città e del suo centro stori- co che il Festival avrebbe voluto subito con- quistare. L’anno successivo ecco l’incontro con la Città, attraverso un fortunato sodalizio che si crea in una delle zone più interessanti del Centro, gli spazi restaurati de Le Murate, una delle operazioni urbanistiche più riuscite e intelligenti: il famoso ex carcere trasforma- to un abitazioni e soprattutto, in tutta la parte inferiore, in luoghi di cultura. La parte più si- gnificativa del sito, Le Murate Progetti Arte Contemporanea, ha voluto da subito il nostro Festival al proprio interno. E così, dalla secon- da edizione in poi, fino ad oggi, alla sesta edi- zione del 2019, che già stiamo preparando, il Festival viene ospitato nei suoi eleganti e mo- derni spazi. Ma, al di là delle persone, la sinto- nia è stato subito in dato oggettivo, perché Le Murate PAC è stato da sempre a Firenze il pre- sidio della Modernità e della Contemporanei- tà, con le sue esposizioni, coi suoi ospiti capa- ci di dire e fare sempre qualcosa di diverso e significativo nelle arti e nei problemi dell’og- gi. Da sempre tutto questo ben si coniuga con un Festival come il nostro, che ha il suo focus in due concetti fondamentali: la scelta di film e temi basati sulla Contemporaneità e cioè sulle problematiche che il mondo e le singole società oggi pongono e spesso non risolvono, e l’Innovazione degli stili e dei linguaggi at- traverso i quali il Contemporaneo viene pre- sentato. Con questi connotati, il Festival è cre- sciuto assieme agli ambienti che lo ospitano. È cresciuto, ma si è anche gradatamente rin- novato, per essere sempre più all’altezza dei suoi obiettivi. Dopo l’indubbio successo del 5° Firenze FilmCorti Festival, ottenuto da uno staff veramente all’altezza della situazione, con la 6° edizione che si svolgerà tra maggio e ottobre del 2019, il Festival si è posto anche un obiettivo di ulteriore rinnovamento nei suoi quadri e nei suoi contenuti: radicare sempre di più il Festival con tutte le sue caratteristi- che, a Firenze e alla Toscana. Con l’aiuto de- terminante di Diari d Cinelcub, la più diffusa del suo staff, la Direzione Artistica, con la gio- sensibilità ai problemi del contemporaneo e rivista di cinema on line fondata e diretta da vane regista e attrice lucchese Cristina Pucci- un occhio attento a chi sa descrivere al meglio Angelo Tantaro, da sempre al nostro fianco, nelli. Malgrado la sua giovane età: già giorna- i problemi della nostra società. Che è quello abbiamo iniziato quest’opera portando in gi- lista di cinema per Alias e per Schermo.it, una che il Firenze FlmCorti Festival ha fatto e vuo- ro il Festival nei quartieri periferici di Firenze ventina di film diretti, molti dei quali hanno le continuare a fare sempre meglio. e in alcuni comuni della provincia. E in questi raccolto prestigiosi premi, decine di film in- giorni abbiamo coperto il tassello più importante terpretati. E soprattutto una straordinaria M.D. Cristina Puccinelli: ecco la direttrice artistica appena nominata Rive Gauche: Quando è arrivata la proposta del 6° la proposta? quando ti arriva una proposta da persone che Firenze FilmCorti festival di ricoprire il ruolo pre- Cristina Puccinelli: Sicuramente mi sono me- non conosci. Ho pensato subito che potesse stigioso di Direttrice Artistica sei rimasta meravi- ravigliata, si rimane sempre sorpresi quando qual- essere un’esperienza stimolante e ho accettato, gliata? Cosa hai pensato? Cosa ti ha fatto accettare cuno pensa a te improvvisamente e soprattutto segue a pag. successiva 45 n. 67 segue da pag. precedente mutamento e nessuno sa bene dove stia an- Cristina Puccinelli anche perché il Presidente del festival era già dando, ma io credo che sia importante risco- talmente convinto della sua scelta che non prire la sala, l’esperienza collettiva, perché è direttrice artistica del VI Firenze FilmCorti avrei voluto smentirlo. altro dal fruire soli a casa, e non è giusto pari- Festival R.G. Facciamo un passo indietro. malgrado la tua ficare le cose. I festival sono la roccaforte del giovane età, hai al tuo attivo la partecipazione, co- cinema, la resistenza. Questo è un festival con me attrice, a decine di film e a parti teatrali da pro- un concorso di corti internazionali. I corto- tagonista. Oltre a questo, hai dimostrato di essere metraggi sono poco valorizzati in Italia, c’è regista apprezzata e raffinata, e non son mancati poco spazio per vederli e quindi questi eventi numerosi premi e riconoscimenti. Come ti senti diventano un’occasione unica per trovare quando raggiungi un risultato importante? nuovi punti di vista e affacciarsi a realtà di- CP: Diciamo che io non sento di aver raggiun- stanti. Sono necessari poi, a coronare il suc- to grandi traguardi ancora, spero di essere cesso di un festival, incontri di vario genere, all’inizio di un cammino che mi possa portare attività legate anche al divertimento, perché i verso nuove direzioni. Ho cambiato spesso festival sono svago, intrattenimento, sono un rotta e mi piace farlo. Non cambio mai drasti- momento unico all’interno dell’anno, un ap- camente prospettive, ma variare mi stimola. puntamento che il pubblico deve voler aspet- Questo magari rallenta anche il percorso, ma tare. ognuno ha il suo. Provo certamente grande M.D. soddisfazione quando sento che qualcosa che ho fatto funziona e ha un riscontro diretto, questa è la cosa che mi gratifica di più. RG: Cosa ti aspetti da questa nuova esperienza di I protagonisti del Direttrice Artistica del più importate Festival di FilmCorti di Firenze? Come pensi di affrontarla? FFF Che novità vorresti introdurre? E che effetto ti fa la- vorare a Firenze? Firenze FilmCorti CP: Mi aspetto di fare nuove scoperte, affac- Festival 2019 ciarmi a nuove realtà e creare nuove situazio- ni. Voglio affrontare tutto con energia, cer- Presidente: Marino Demata cando di interpretare il festival e sperando di Vice Presidente: Angelo Tantaro farlo crescere. Sulle novità sto ancora pensan- Direttrice Artistica: Cristina Puccinelli Nasce a Lucca da mamma americana e pa- do, troppo fresco l’incarico, ho idee ma non le Comitato Artistico: Luciano Nocentini, Ma- dre italiano. Inizia a fare danza e ad andare voglio formulare ancora. Lavorare a Firenze è ria Rosaria Perilli, Claudio Baldocci, Riccardo a teatro sin da piccola. Frequenta il Liceo una gioia, è una delle città più belle del mon- Zampinetti, Lorenza Demata Scientifico Sperimentale Linguistico dove do, nel cuore dell’Italia, un posto ricco di cul- Comunicazione: Sebastiana Gangemi studia Inglese Francese e Tedesco e si di- tura, arte, cibo, chiunque vuole venire a Firen- Fotografia:Filippo Romanelli ploma con una tesi sull’Antigone di Jean ze e questo è un vantaggio. Struttura tecnica: Matteo Niccolò Bresci, Jo- Anouihl. Si trasferisce poi subito a Roma RG: Il Firenze FilmCorti Festival si è da sempre ca- nathan Soliman, Noemi Toffalori per seguire la sua grande passione, il cine- ratterizzato come Festival aperto alla contempora- Struttura tecnica esterna: Francesca Desiera, ma. Si laurea all’Università “La Sapienza” neità e ad un cinema il più possibile aperto alla in- Tommaso Scordella in Scienze della Comunicazione con una novazione dei contenuti e dei linguaggi. Sei tesi che tratta di cinema e moda, nel frat- d’accordo con questa impostazione? tempo studia da attrice al Duse Internatio- CP: Certo bisogna essere attenti ai cambia- nal con Francesca De Sapio, e segue vari se- menti che il passare del tempo porta, quindi minari in Italia e all’estero con insegnanti necessariamente il cinema, come tutto il come Susan Main, Micheal Margotta, Juan mondo cambia con il cambiare dei mezzi tec- Carlos Corazza, Bob McAndrew, Matteo nologici, delle scoperte, delle conquiste. Un Belli, Mamadou Dioume. Subito inizia a la- occhio attento a chi sa descrivere al meglio la vorare, nel cinema, in tv e a teatro per pro- nostra società è fondamentale e secondo me è getti italiani e internazionali. Un altro carente nel nostro cinema. Le sperimentazio- grande interesse che la accompagna sin da ni fini a se stesse non m’interessano molto, e bambina è la scrittura, infatti da sempre si credo invece manchi il recupero di una buona diletta con racconti e poesie. Nel 2007 scri- scrittura onesta, che racconti davvero la no- ve, gira e interpreta il suo primo cortome- stra contemporaneità, poi da lì può nascere traggio. Incoraggiata da critiche positive e qualsiasi follia o audacia tecnica e artistica, premi, continua a dedicarsi alla regia con ma l’emergenza di esprimere un concetto in- Rive Gauche - entusiasmo, realizza altri corti che vengo- novativo è importante e anche la chiarezza nel no venduti in Italia e all’estero. Ha anche farlo. film e critica collaborato come giornalista per L’ALIAS RG: Cosa credi sia importante per un festival? del Manifesto e tenuto una sua rubrica di CP: I festival sono tantissimi e di varia natura, cinema per Loschermo.it. Dal 2013 orga- per me sono occasioni importanti di aggrega- E’ l’Associazione che organizza il Firenze Fil- nizza l’evento”Effetto Cinema Notte”, co- zione, conoscenza, scambio. Fare cultura e mCorti Festival e il Concorso Festival per ordina incontri formativi sul cinema ed è promuoverla significa avere modo di condivi- Opere Letterarie direttrice artistica della rassegna teatrale dere emozioni, pareri, sapienza. Un festival de “Il Teatro dei Perché” per il Festival del dovrebbe fornire un ambiente unico, un’at- Firenze Volontariato. mosfera stimolante e invitante che incentivi 3287133951 la voglia di vedere, scoprire, ascoltare, con- https://rivegauche-filmecritica.com frontarsi. Il cinema è in un periodo di grande [email protected] Diari di Cineclub | Media partner 46 [email protected] La grazia di Gianni Zanasi Presentato alla Quinzaine des Réalisateurs all’ultimo Festival di Cannes, dove ha vinto il Label di Europa Cinémas, il premio degli esercenti che promuove l’uscita del film nei vari Paesi europei, Troppa grazia è uscito in Italia il 22 Novembre

Per riprenderci dalla interessi dei committenti per tenersi stretto il da bambina. Ma non c’è nulla di sacro in Trop- crisi del lavoro, c’è bi- posto. Nonostante Luisa si accorga delle in- pa grazia: l’apparizione non è di certo accolta a sogno di miracoli. congruenze del terreno deve tacere, anche per braccia aperte, anzi, le due se le danno di san- Sembra dirci questo il il bene della figlia adolescente. “Siamo noi la ta ragione in una delle scene chiave del film. regista Gianni Zanasi corruzione”: ribadisce Giuseppe Battiston, al- Non c’è nulla di sacro, o quasi: rimane la sa- che, dopo Non pensarci la sua terza collaborazione con Zanasi. Anche cralità della terra, oggi sfruttata dal capitali- e La felicità è un sistema di noi stessi: per questo l’apparizione non è al- smo quanto il capitale umano. Zanasi le asse- complesso, torna anco- tro che un modo per trasgredire le regole,fi- gna un posto ampio, nei suoi campi lunghi e Giulia Marras ra una volta sul tema nalmente ribellarsi ad esse ed essere fedeli, lunghissimi che contengono tutte le speranze della precarietà sociale (e quindi emotiva) non a una religione, non a una meccanismo dei protagonisti, dimenticate nei ricordi d’in- mascherato da una trama surre- fanzia dopo essere cresciuti nel ale che sembra intraprendere al- mondo spietato della crisi del tre derive narrative: in realtà, co- 2009; sono diventati solo poveri me certe commedie americane “disgraziati” che popolano le cit- indie, da Sundance Film Festival, tà come i profughi, gli immigra- sanno fare, Zanasi evade dal rac- ti, i ladri, che Zanasi non manca conto comune per sfogare me- di nominare insieme agli altri glio gli istinti interiori dei suoi sventurati. Cosa può salvarli? Co- protagonisti, nel suo caso però me si è detto in apertura, solo un propri di un umore italiano con- miracolo; ma i miracoli al cine- temporaneo tragicomico. Se in ma possono accadere, e final- Non pensarci un’intera famiglia mente possiamo ricredere a impazziva quasi letteralmente quello che non c’è, o almeno a dietro la bancarotta della loro quello che non vediamo più da azienda, o ne La felicità è un sistema tempo. Senza mai arrivare al pu- complesso Valerio Mastandrea ro fantasy, Gianni Zanasi mette convinceva giovani ereditieri ad in moto una nuova consapevo- abbandonare le loro imprese, lezza del reale tramite la magia, e Troppo grazia si spinge ancora più lo fa come pochi altri registi ita- lontano con l’immaginazione e liani hanno il coraggio di fare. vede (mostrandocela) la Madon- Purtroppo il problema che si ri- na. A chi appare la madre di Dio scontra di nuovo nel cinema del in una veste quasi gitana, è più regista emiliano è la stessa paura precisamente alla protagonista dei suoi protagonisti: quella di Lucia (Alba Rohrwacher), geome- non scavalcare una volte per tut- tra diligente ma squattrinata, nel te i canoni filmici così come ab- campo che sta rilevando per un biamo imparato a conoscerli nel grosso progetto edilizio. nostro paese, mantenendosi sempre nel limbo tra la comme- “Và dagli uomini e digli di costruire dia bizzarra e un lirismo “pieno là una chiesa” di grazia”. Seppure cresca regi- “Ti ho detto di no. Ma cosa fai? Insi- sticamente sempre di più, e si sti come i bambini?” confermi essere anche un ottimo curatore della colonna sonora, è L’incipit incredibile non serve a frustrante vederlo ancora così Zanasi solo per alleggerire i toni trattenuto. Probabilmente sarà nella commedia ma soprattutto, l’ansia del botteghino. Peccato. per evidenziare l’assurdo di una situazione ti- malsano per sopravvivere, ma alla nostra feli- picamente italiana, in cui un lavoratore è co- cità, complessa da sempre. La Madonna appa- stretto a passare sopra gli evidenti errori e re a Lucia per ricordarle chi è sempre stata fin Giulia Marras

47 n. 67 Vanessa Redgrave: sensibilità intellettuale Lineare, non sorretta degli anni Sessanta, che pure le instilla la da alcuna impalcatura tendenza ad esplorare ed esplorarsi simulta- costrittiva a cliché tem- neamente. Nondimeno, l’aver lavorato con porali e vivendo tanto registi del calibro di Antonioni (penso a Blow il palcoscenico che lo up) sostiene questa tendenza, tanto che le spot luminoso della te- sue performance appaiono concertate per lecamera, Vanessa Re- calibro e onestà, sia quando è alle prese con dgrave incarna fin dagli sceneggiature di costume che nella contem- esordi una disposizione poraneità della vicenda. Un che di realistico cinematografica volta e mai irriguardoso, minimalista, introspet- ad un’efficace sensibili- tivo e concentrato a nullificare incipienti Carmen De Stasio tà intellettuale. Sicura- espedienti puramente divistici o artificiali, mente la preparazione resta nelle maglie di una sceneggiatura che teatrale la instrada verso uno studio che non so- Vanessa Redgrave sembra così ridisegnare lo impegna la parte, quanto uno studio al qua- sempre nuova in un dimensionamento al- le ella sollecita una ricerca insaziabile di sé trettanto nuovo; protagonista anche quando all’interno della parte, fino a conciliarsi in d’accanto, come nel profondo e articolato Ju- quello che all’esterno appare segno di verifica- lia del 1977. Nessuna pretesa faziosa di esser- bilità e che la conduce ad essere veritiera e ap- vi dentro risucchiata da un impertinente as- prezzata in qualsiasi ruolo. Questo comporta soluto. Questo il motivo che spinge a trattare la vivacità che legittima Vanessa Redgrave co- di Vanessa Redgrave oltre le dinamiche insi- me artista totale e non solo come esecutri- stenti di un’idea serpeggiante di incarnazio- “Mrs. Dalloway” (1997) di Marleen Gorris ce-interprete di atti cinematografici. Nel trat- con le implicazioni svoltative proprie di revi- tare di Vanessa Redgrave non è possibile sione socio-culturale e ambientale. Julia risale procedere per paragoni. La sua unicità parla a dieci anni dopo. Qui Vanessa Redgrave è attraverso lo spessore dello studio e attraverso co-protagonista, epperò è il suo personaggio a la gestualità anche quando in apparenza as- dar voce alla storia e presente resta, come an- sente, in un bilanciamento che non è mai po- che il suo portamento e il suo volto si impri- sticcio, neanche quando ad essere protagoni- mono nella mente dello spettatore. In Julia la sta è un soggetto favolistico. Altera, prepara il Redgrave mantiene un decoro che le consente pubblico e l’occhio della telecamera al suo di lasciare al pubblico la facoltà di concepire mondo, un mondo rispettoso e articolato per quanto avviene insieme alle azioni, pur nell’in- interessi sociali, politici, familiari, tutti pola- visibilità scenica e senza bisogno di parole che rizzati ad un incontro privo di congestione sia risucchino il valore distillato della facoltà di del sé-attoriale, che degli spazi ammessi con pensiero. Infine, è la Redgrave di Mrs Dal- un autocontrollo che supera qualsiasi scoglio loway. A Clarissa Dalloway l’attrice conferisce tanto teatrale – basato sulla percepibilità a di- leggerezza disincantata, ma anche disincate- stanza, ma pure immediato e di per sé corret- nata figura. Un personaggio dall’apparente le- to – tanto disciplinato nelle pose filmiche. vità nell’esistenza glamour mentre la città è Certo notevole è il contributo a calibrarne la intorpidita dai resti di un’umanità vigorosa e forgia dell’atmosfera stratificata e interattiva “Julia” (1977) di Fred Zinnemann disciplinata per prospettive. Una comunità di giovani traditi come il giovane Septimus War- ne, conquistando la totale relatività del segno, ren Smith, l’anonimo reduce di guerra all’in- sicché Vanessa-segno resta e traccia si dispo- domani del primo conflitto mondiale dell’era ne di una vera e propria performance artistica moderna, stremato dai fantasmi che lo rin- che di volta in volta ella acquisisce davanti alla corrono e che in modo del tutto fortuito Cla- telecamera con rispetto nei confronti della rissa Dalloway incrocia nella sua giornata. E scena, sfoltita di accumulate risonanze che qualcosa dentro le resta di lui come una scheg- potrebbero distrarre dalla marcatura del sog- gia minima. In Mrs Dalloway (1997) si eviden- getto nel quale l’attrice assume se stessa, zia lo iato dimensionale dell’esistere che così aprendosi a una credibilità che, coinvolgendo diventa storia. Né vite parallele rispetto alla il pubblico, resta indelebile segno. Un segno congestione oramai cronica del sentirsi redu- pari a un certo non so che (come ci si esprime- ci, né il muro virtuale e separativo da una real- va fino a qualche anno fa in eleganza e discre- tà impregnata dell’odore obnubilante di in- zione) di pulito, di vero-verificabile; duttile e contri posticci e caduchi. Emana una commistione controllato nelle situazioni cinematografiche che elabora dolore, assenza e risistemazione del sé che con lei manifestano un’azione capace di e suscita finanche tenerezza. Pur senza acutizzare sperimentalità e auto-regolamentazione e che sensi o irrigidire gestualità, Vanessa Redgrave appare intellettualmente d’avanguardia. Tre i coinvolge il pubblico e la scena nell’avvertire il modelli fondanti in questa disamina: dal favo- senso di incompletezza drammatica e la con- listico musical Camelot a Julia fino a Mrs Dal- centricità di una solitudine acquiescente e loway, passando per Isadora (al quale è stato pur essa ormai indelebile. dedicato un breve saggio nel numero scorso). Tre dimensioni relative a tempi diversi e non Carmen De Stasio solo riguardo l’elaborazione: nel primo, Came- lot, la trama si ripulisce della stopposità forse * Prossimo numero: “Camelot (1967) di Joshua Logan in virtù del tempo in cui viene girato, il 1967, Il doppiaggio: vocalità e valore 48 [email protected] Henry. Alessandro Piva al Circolo del Cinema FICC Nuovo cineclub oristanese Stava giungendo a ter- regista. Le proposte erano diverse e tutte inte- mine, a giugno 2018, la ressanti, dal suo primo film La CapaGira che prima parte della no- nel 2000 lo fece conoscere al grande pubblico, stra rassegna “Prima- a Milionari del 2014, o ancora il documentario vera, estate, autunno, ”Pasta nera” del 2011, che ricostruisce il viag- inverno e ancora pri- gio compiuto da migliaia di bambini delle cit- mavera” quando pen- tà del Sud verso famiglie del centro-nord, so- sammo di programmare prattutto emiliane, che avevano il compito di ancora qualche incon- ospitarli per qualche tempo a partire dal 1948. tro con i soci invitan- La scelta cadde infine su Henry, del 2010, libe- Daniela Murru do gli stessi a propor- ramente tratto dal romanzo di Giovanni Ma- re e presentare un film di loro gradimento. Si strangelo, ha ricevuto il premio del pubblico al fece avanti un socio originario di Bari, in Sar- Torino Film Festival, e ha tra i protagonisti at- degna per lavoro, che propose un film per tori del calibro di Claudio Gioè, Carolina Cre- molti di noi sconosciuto, Mio cognato di Ales- scentini, Michele Riondino e Paolo Sassanelli. sandro Piva. Il film piacque tantissimo ai soci Piva è produttore, montatore e regista del presenti, e pensammo di proporre altri suoi film; la trama ha come protagonista un’inse- film ma perché non invitare lo stesso regista e gnante di aerobica che frequenta poche per- meridionali e una gang di africani impegnati farli presentare direttamente a lui? Un po’ per sone, per di più quelle sbagliate. Un fidanzato a conquistare il mercato dell’eroina. Un dupli- passione e un po’ per curiosità quest’idea fu tossico e infantile. Un ex fotografo troppo ci- ce omicidio e due poliziotti ad indagare: uno accettata all’unanimità dai componenti del nico e troppo fatto. Una banda di malavitosi un po’ anomalo, l’altro troppo normale, risal- Direttivo, così contattammo Alessandro Piva gono la corrente di una città che parla in varie invitandolo nell’isola. La nostra proposta pre- lingue lo stesso umorismo nero. Tre giorni di vedeva due fasi, per valorizzare al meglio la inseguimenti, mani mozze e sospiri d’amore trasferta in Sardegna: la presentazione serale per un finale nel quale pochi si salvano, in una di uno dei suoi film ai soci del nostro Circolo Roma di oggi che non è quella dei papi e delle ed un incontro, la mattina seguente, con gli auto blu. Nessuno del direttivo conosceva studenti del liceo classico che ospita i nostri questo film ma avendo ricevuto il premio del incontri nell’aula magna. Con grande sorpre- pubblico al Torino Film Festival ci dava le do- sa il regista accettò il nostro invito non ci ri- vute garanzie. Essendo un film di genere noir maneva che proporre l’evento al Dirigente del e trattando problematiche attualissime, il sot- liceo classico, che fu subito entusiasta della tobosco romano dello spaccio di sostanze, po- proposta. La prima decisione riguardava la teva in qualche modo incuriosire un pubblico data. Con l’accordo del regista fissammo per il diversificato. Essendo inoltre tratto dal- ro 25 ottobre, avevamo così il tempo per organiz- manzo omonimo di Giovanni Mastrangelo zare l’evento in assoluta tranquillità. La se- decisi di acquistarlo Lo lessi tutto d’un fiato in conda decisione riguardava la sala: aula ma- un fine settimana e pensai: Se“ anche il film cat- gna del liceo classico, riservando l’ingresso ai tura così lo spettatore, è la scelta giusta!”. La pre- soli soci, o al contrario una sala del cinema parazione cominciata a giugno proseguì fino Ariston aprendo l’ingresso gratuito a tutti gli a settembre attraverso contatti tra il regista, appassionati di cinema, soci e non soci? Piva gli insegnanti del liceo, il proprietario del cine- ci spinse a pensare “in grande”, decidemmo ma, il pagamento dei diritti SIAE, la stampa lo- così per una la sala del cinema. Per la scelta candine e la comunicazione. La collaborazione del film ci lasciammo consigliare dallo stesso segue a pag. successiva

49 n. 67

segue da pag. precedente dopo la proiezione. Domande e risposte quasi con il liceo classico ha permesso all’associa- in successione, tutti affamati di conoscere, di zione di suddividere il carico di lavoro: noi di sapere. Il pubblico e il regista dialogavano occuparci della parte relativa alla proiezione senza sosta, era bellissimo notare la grande del film e loro dell’incontro con gli studenti. partecipazione di tutti i presenti, Alessandro Ora non ci rimaneva che pubblicizzare l’even- Piva era come un direttore d’orchestra, il pub- to, mancavano solo due settimane al gran blico i suoi orchestrali. La serata in pizzeria giorno. Coinvolgemmo tutti i soci. Chiedem- con i soci concluse la prima parte di questo mo loro di inoltrare la mail a tutti i loro con- evento. La mattina del giorno dopo ci aspetta- tatti utilizzando Facebook, WhatsApp, il pas- va l’incontro con gli studenti, in programma saparola, eravamo non solo soci, ma una vera c’era una lezione sul cinema. Ad accoglierci cineprese ha affiancato quello della scrittura e propria squadra in quel momento: ”tutti per tre classi del liceo più il corpo insegnanti. Il nei giornali del mezzogiorno (Corriere e Re- uno e uno per tutti”! C’era molto entusiasmo regista ha catturato subito l’attenzione dei ra- pubblica), ha condotto un memorabile cinefo- nell’aria, una bellissima energia… Era il no- gazzi, coinvolgendoli e creando un clima di rum presso il Classico oristanese. “Una bellis- stro primo evento importante e volevamo che grande partecipazione… non era solo una le- sima esperienza”, afferma Luca, sedicenne. tutto andasse nel migliore dei modi. Scrivem- zione sul cinema, era soprattutto una lezione “Mi ha permesso di approfondire la mia cono- mo ai quotidiani locali, radio universitaria, un di vita! Due ore e mezza sono volate tra silen- scenza circa un mestiere che vorrei fare, quello link di informazione della città. Tutti erano zi, domande, risate, si respirava nell’aria un della regista”, precisa Lucia. Piva, che il giorno con noi! Diverse locandine furono distribuite clima di novità, di curiosità. Un mondo affa- precedente alla conferenza ha proiettato il ad ogni socio e affisse nei punti strategici del- scinante qual’è quello del cinema ha rapito film Henry nelle sale dell’Ariston di Viale Diaz, la città. Tutti si chiedevano ”Chi è Henry?” tutti noi per due intense ed indimenticabili ha difatti chiarito, all’inizio dell’incontro coi Tutti aspettavano Henry, non vedevamo l’ora giornate. Grazie Alessandro, e grazie soprat- classicisti: “Ringrazio gli adolescenti che han- di conoscerlo. Alessandro Piva giunse final- tutto a tutti i soci e a chi ha supportato la no- no visto il mio film. Il cinema parla a voi, ra- mente all’ aereoporto di Cagliari-Elmas la stra iniziativa. gazzi”. Svelato il motivo, per cui, subito dopo i mattina del 25 ottobre, una bellissima giorna- Daniela Murru dovuti convenevoli, il film – maker ha chiesto ta quasi estiva, il treno aspettava solo noi. Tut- ai giovani: “Come fruite dei film? Andate al ci- to era pronto per il grande evento! Incontrare Presidente da due anni insieme ad Umberto, Gianni, nema? Vi piace?” La risposta è stata positiva. Alessandro Piva dopo averlo sentito per diver- Alessio, Angelo e Carlo e circa 80 soci dell’associazione Su un universo di 100 persone, più della metà si mesi solamente al telefono o via messaggi è Nuovo cineclub oristanese (associazione storica, affiliata degli intervistati gradisce vedere le pellicole stato come incontrare un amico che non vede- alla Ficc nata nel lontano 1993 da un gruppo di amici che nelle sale cinematografiche”. Una bella notizia vi da tanto tempo. Un’ora di chiacchierata in avevano in comune la passione per il cinema all’interno per quell’Italia che, secondo i dati d’ottobre di treno dall’ aereoporto ad Oristano è servita del centro servizi culturali di Oristano). Nella vita reale Federculture, ha un 38.5% di abitanti che non per rompere il ghiaccio e conoscere due mon- oltre ad essere mamma di Claudio e Giulio, sono un Tecni- partecipa ad alcun tipo di attività culturale. E di così diversi e simili, una grande emozione! co della Prevenzione nella azienda sanitaria della mia in merito allo streaming? Giustappunto una Dopo un pomeriggio trascorso a visitare la città e ho realizzato qualche anno fa un sogno conseguen- normativa introdotta a novembre dal MIBACT parte storica della città con la piazza principa- do una laurea in Archeologia subacquea! ha ordinato che i film italiani debbano uscire le ed il monumento dedicato a Eleonora d’Ar- prima nelle sale e poi finire online. “Io carico le borea, la Torre di Mariano in piazza Roma mie produzioni anche nei canali ufficiali. In- (una delle quattro porte d’ingresso dell’antica ternet, Netflix, e lo streaming, non sono dei cinta muraria della città) il teatro chiuso per Recitazione e Piva nemici”, ha affermato Piva, con una scrollata restauro. Ecco che si fa tardi: il momento tan- di spalle. “Il cinema deve essere parte di voi. Io to atteso è arrivato! Alle 19.30 arriviamo al ci- La recitazione ha molto mi sono avvicinato a questo mondo come state nema e fuori ad attenderci tanti soci, strette da dirci e da insegnarci. facendo oggi: grazie a un cineforum”. A mo- di mano, sorrisi eppure ancora tanta paura di Sono passati tanti anni menti seri di discussione, si è alternato pure il trovare una sala vuota, in un anonimo giovedì da quando uno scu- faceto: gli alunni hanno avuto la possibilità di pomeriggio! E invece oltre 150 persone pre- gnizzo di nome Totò fe- sperimentare una lezione collettiva di sceneg- senti in sala un successo per tutti noi. Quello ce le sue prime apparizio- giatura. “Una bella storia si basa sull’impreve- della presentazione è stato il momento per me ni nella cinematografia dibilità”, ha precisato il Mentore. Inoltre gli più emozionante, una citazione di Ingmar Alessio Cozzolino italiana, rivoluzionan- stessi alunni hanno avuto l’occasione di fare Bergman per cominciare: “Non c’è nessuna for- do indelebilmente l’immaginario collettivo, una lettura critica delle scene clou di Shining, ma d’arte come il cinema per colpire la coscienza, creando addirittura un’immagine di italiano il film cult di Stanley Kubrick basato - sulro scuotere le emozioni e raggiungere le stanze segrete medio così stereotipata, che tutt’oggi potrebbe manzo omonimo di Stephen King, con il tuto- dell’anima.” Poi si spensero le luci e il grande aderire alla realtà del costume. Eppure, perché raggio puntuale di Piva. “Il cinema è un’esplo- schermo prese vita! Il film emozionò tutti i nel nostro millennio il mondo della cinemato- sione del mio amore per la realtà”, ebbe a dire presenti, ma l’emozione più bella fu subito grafia, mezzo che più rappresenta la realtà, Pier Paolo Pasolini, l’eclettico genio nostrano viene considerato il fanali- del ‘900 che si dà il caso viaggiasse tra le lettere no di coda della cultura? Se quanto tra le lenti cinematografiche. Il De Ca- lo è chiesto, e ha girato la stro di Oristano sta educando alla realtà. An- domanda ai suoi giovani in- che alla luce dei progetti futuri di ciascun terlocutori, il regista Ales- alunno. “Voglio far parte del gruppo di teatro. sandro Piva, astro del cine- Il De Castro lo ha aperto, anche quest’anno. ma nostrano, che ha fatto Desidero imparare a recitare. E la mia scuola visita agli studenti del Li- mi aiuta a diventare una attrice”. E poi Piva ha ceo Classico De Castro nel- ironicamente domandato alla platea: “in fondo la mattinata del 26 ottobre. tutti noi siamo attori, nella vita. Sorrisi, pianti, Il Regista salernitano, Pre- emozioni e mimica facciale. Dobbiamo mi- mio David 2000 per LaCa- gliorare con la tecnica, non credete?”. paGira, poliedrico per na- Alessio Cozzolino tura, che al mondo delle Studente Liceo Classico De Castro - Oristano 50 [email protected]

Esce Cineforum n. 578 Sommario editoriale scomparso c’è in Opera senza autore un Occhi per vedere artista che per tutta la vita tende all’in- Adriano Piccardi visibilità e all’inafferrabilità, segnato Il particolare passaggio esistenziale che Si- dalla differenza di sguardo vista all’ope- nan, protagonista di L’albero dei frutti selvatici, ra da bambino nell’approccio di sua zia si trova a dover consumare in un contesto sto- alla cosiddetta “arte degenerata”. Infi- rico più che problematico ne favorisce l’as- ne, l’eccesso visionario di personaggio e sunzione di una prospettiva critica e insoffe- autore, Don Chisciotte e Terry Gilliam: rente nei confronti del mondo e di chi lo abita, “Lo scarto tra l’occhio che guarda il mu- che attizza continuamente un conflitto mo- lino a vento e l’immaginazione che vede strato con folgorante intensità poetica, an- il gigante è il principio estetico e affabu- nullando i confini fra la visione onirica e il re- latorio di tutto il suo cinema. Nella ale. Da parte sua, il detective Ron Sallworth grande varietà di storie, temi e stili dei del film di Spike Lee diventa invece protago- film di cui Cineforum si occupa in que- nista di un’invenzione investigativa che mo- sto numero, ci sembra di poter indivi- stra il segreto della sua riuscita soltanto nella duare un filo che la attraversa fornendo misura in cui l’autore del film ne fa il tramite un motivo comune. Parliamo della di- con cui disvelare come lo sguardo cinemato- versità di sguardo. Che si presenti grafico ricombinatorio sia in grado di interve- nell’approccio personale del cineasta a nire sulla percezione della realtà degli indivi- cosa e a come narrare; oppure nei per- dui, trasformandola in un dato politico. I sonaggi in azione determinandone primi e primissimi piani che in Girl attirano il identità e percorso, uno scarto che pro- nostro sguardo di spettatori dentro quello che duce la materia narrativa e la forma Lara porta sugli altri ma soprattutto sul pro- espressiva delle opere motivandone prio futuro e su una se stessa che vorrebbe già l’interesse intrinseco, al di là della valu- reale, senza attendere i tempi imposti dalla tazione che ogni spettatore può darne. medicina perché il suo sogno si possa realiz- Occhi per vedere p. 03 Claudio Gaetani zare, si traducono infine nell’inquadratura in primopiano Non ci posso credere! Fantasmi e fantasma- cui lei ci ri-guarda, fiera e consapevole di una L’albero dei frutti selvatici p. 04 gorie del mondo digitale p. 38 bellezza esteriore e interiore finalmente riap- Roberto Chiesi Giuseppe Ghigi pacificate. Al pudore e al rispetto che caratte- Il disprezzo del figlio p. 06 La memoria inquieta. Il Museo Grévin della rizzano l’approccio di Costanza Quatriglio al- Paolo Vecchi memoria: il cinema p. 46 la materia drammatica e difficile di Sembra Et tout le reste est litterature p. 10 Gianni Olla mio figlio risponde la mite fermezza che illu- i film Palinsesti. Caro Michele: l’estinzione della bor- mina gli occhi di Ismail sospeso tra presente e Rinaldo Vignati ghesia progressista secondo la Ginzburg e se- passato, Italia e Afghanistan, soggetto di co- BlaKkKlansman di Spike Lee p. 13 condo Monicelli p. 56 scienza tra i tanti sguardi incoscienti. Agli an- Paola Brunetta Attilio Palmieri tipodi della scelta della cineasta italiana sta la Girl di Lukas Dhont p. 16 Atlanta. Una complessa e stimolante miscela visione manichea, apparentemente improvvi- Edoardo Zaccagnini di peculiarità p. 64 sata e impressionistica che Michael Moore Sembra mio figlio di Costanza Quatriglio p. 19 Diana Cardani porta sul presente degli Stati Uniti, per met- Lorenzo Rossi Just Women p. 70 terlo davanti ai nostri occhi nella prospettiva Fahrenheit 11/9 di Michael Moore p. 22 Valentina Alfonsi sorprendente che questi siano in realtà un Pa- Gianluigi Bozza Made in Northern Ireland. Bad Day for the Cut ese di sinistra… Un po’ l’operazione – se ci Opera senza autore di Florian Henckel von di Chris Baugh e il cinema nordirlandese con- passate l’accostamento indubbiamente bla- Donnersmarck p. 25 temporaneo p. 76 sfemo – che Bradley Cooper ha compiuto per Claudio Gaetani Emanuele Di Nicola portare alla luce, ai nostri occhi, la verità na- A Star Is Born di Bradley Cooper p. 28 Kechiche, dalla letteratura al naturalismo. La scosta di Ally/Lady Gaga prima che lo star sy- Massimo Causo schivata e La vita di Adele: libro e film allo spec- stem la (ri)porti a sé. Se in Una storia senza no- L’uomo che uccide Don Chisciotte di Terry Gilliam chio p. 82 me Andò impone al soggetto, di per sé più p. 31 Festival predisposto a un trattamento in giallo, il regi- Anton Giulio Mancino Paola Brunetta Una storia senza nome di Roberto Andò p. 34 stro della commedia, lo fa per divertire e, attra- Roberto Chiesi Sole Luna Doc Festival 2018 p. 89 verso questa deviazione, tentare comunque le cor- Sogno di una notte di mezza età p. 37 le lune del cinema de dell’impegno civile. A fronte di un Caravaggio percorsi a cura di Nuccio Lodato p. 92 51 n. 67

Quest’anno ai regali di Natale ci pensa Cineforum!

Tre nuove proposte imperdibili, per un regalo di qualità che dura tutto l’anno

Natale Cineforum a

0 0 0 1 ro ro u 6 u 0ro 1 e e 1 u e

Sottoscrivi un nuovo abbona- Regala un nuovo abbonamento Diventa un abbonato sostenitore: mento o rinnova, portando un a un amico che non è ancora avrai il tuo nome sul colophon amico (2 abbonamenti a 110 € abbonato (la promozione non si della rivista + 1 libro in omaggio + anziché 140 €) applica sui rinnovi) 1 fascicolo collezione (Cineforum n. 45) del valore di 20 €

Promozione valida dal 1° dicembre 2018 al 15 gennaio 2019 Auguri di buone feste!

Per info e sottoscrizioni scrivici ad [email protected] o acquista direttamente la promozione che preferisci su cinebuy.com

52 [email protected] Grisbì (Touchez pas au grisbi, 1954) Parigi, 1953, ristorante in certo qual senso neutra nel rappresentare, at- nell’amara constatazione di non poter mutare di Madame Bouche traverso un concreto realismo, l’ambiente lo stato delle cose e di aver ormai fatto il pro- (Denise Clair). Max malavitoso parigino, i cui componenti agisco- prio tempo, avviandosi quindi, è il caso di (Jean Gabin) ed il suo no senza alcuna remora, che non sia costitui- Max, dignitosamente verso il crepuscolo. Ec- socio, nonché caro ta dal rispetto di stessi e del proprio atteggia- co quindi una sequenza introduttiva, la cena amico, Henri Riton mento esistenziale; nel sentore strisciante al ristorante, grazie alla quale veniamo a co- (René Dary), stanno dell’ineluttabilità del destino, volto quest’ulti- noscenza dei personaggi principali e di quan- cenando insieme a mo a contornare di definitività determinate to li lega insieme, con una graduale rivelazio- due ballerine di burle- condotte umane, può ancora percepirsi qual- ne dei loro caratteri, fino all’ingresso nel sque, Lola (Dora Doll) e che eco del realismo poetico, sempre di scuola locale notturno dove lavorano le ragazze e al Josy (Jeanne Moreau). francese. La macchina da presa nella sua mo- confronto tra Max e Riton all’interno dell’ap- A loro si unisce il gio- bilità tende a circoscrivere la dimensione spa- partamento del primo, giungendo quindi al Antonio Falcone vane Marco (Michel zio-temporale della vicenda, che ha il suo svol- citato scontro finale. All’interno di un cast Jourdan). Max e Riton sono due gangster, cir- gimento nell’arco di tre giorni, dando adito idoneo ad esprimere valide prove recitative, ca un mese addietro, come riportano i giorna- più che all’azione vera e propria, comunque con i debutti di Jeanne Moreau, futura musa li, hanno realizzato un grosso colpo, una rapi- presente, a quanto condurrà ad essa, lo scon- della Nouvelle Vague, e di Lino Ventura, da qui na all’aeroporto di Orly, che ha fruttato 50 tro finale, senza alcun vincitore conclamato, in poi una presenza costante nelle produzioni milioni in lingotti d’oro. Per il francesi, prevale per spessore in- primo, uomo di mezz’età, il grisbì, terpretativo l’immenso Jean Ga- la refurtiva, rappresenterebbe bin, ora nella seconda fase della una congrua “pensione”, dopo sua carriera, il quale tratteggia anni di loschi affari gestiti con un personaggio malinconico e di- oculatezza e circospezione, non ri- silluso, ma pur sempre capace di fuggendo comunque una condotta esprimere una sorta di idealismo all’insegna del bel vivere. In parti- “pratico”, sostenendo sulle pro- colare Max, avveduto ed accorto, è prie spalle la pesante certezza incline a rispettare un personale (emblematico al riguardo il dialo- codice di comportamento morale, go interiore reso manifesto dalla al contrario di Riton, a volte troppo voce fuori campo, una volta ap- ingenuo, oltre che piuttosto sensi- preso del rapimento dell’amico) bile a cedere alle lusinghe del fasci- che il rispetto di se stesso, di de- no femminile. Infatti sarà pro- terminati ideali, improntati, ri- prio Josy, messa al corrente prendendo quanto già scritto nel dell’ingente somma rubata, a ri- corso del’articolo, ad un del tutto servargli una brutta sorpresa, personale codice comportamen- svelando tutto al violento spac- tale, non gli arrecherà alcun bene- ciatore Angelo (Lino Ventura), ficio, a parte la buona sensazione col quale intrattiene una relazio- di aver comunque messo in atto ne. Quest’ultimo, giovane rap- quanto era necessario per mette- presentante di una nuova mala, re in salvo Riton. Una storia d’ami- feroce e gretta, al diavolo parole cizia, riprendendo il giudizio come lealtà o sentimenti quali espresso da François Truffaut nello l’amicizia, non tarderà per il tra- scrivere del film, avvolta da un sento- mite dei suoi sgherri a sequestra- re malinconico (sottolineata a tratti re Riton, inoltrando a Max la ri- dal motivo sonoro di Jean Wiener, chiesta dei lingotti in cambio coincidente con la selezione al jukebox della vita dell’amico … Diretto da da parte di Max), una spessa nebbia Jacques Becker, anche sceneg- le cui coltri rivelano quanto l’uomo, giatore nell’adattare insieme a l’essere umano, nell’arrabattarsi a Maurice Griffe l’omonimo ro- conferire un qualsiasi significato alla manzo di Albert Simonin (pub- propria esistenza, non possa fare a blicato nella Série noire della casa meno di constatare come siamo fatti editrice Gallimard), Touchez pas della stessa materia di cui sono fatti i au grisbi traccia le linee che sa- sogni, citando al contempo, quale op- ranno proprie del Polar francese portuna conclusione, Shakespeare (La (neologismo coniato dalla critica tempesta, Atto IV) e la frase pronun- congiungendo i termini policier, ciata da Humphrey Bogart, nei panni poliziesco, e noir), stigmatizzan- dell’investigatore privato Sam Spade, dole all’interno di una compiuta nel finale de Il mistero del falco (The visualizzazione dalla mirabile re- Maltese Falcon, John Huston, 1941), a sa, estetica e contenutistica. A sua volta archetipo del noir america- prevalere sono i dialoghi, asciut- no. Presentato alla 15ma Mostra In- ti, essenziali, che conferiscono ternazionale d’Arte Cinematografica congruo risalto alle psicologie di Venezia, Touchez pas au grisbi dei personaggi, all’interno di venne premiato con la Coppa Volpi un’atmosfera sapientemente so- al miglior attore, Jean Gabin. stenuta da regia e sceneggiatura, Antonio Falcone 53 n. 67

Festival Lotte, Conflitti, Diritti. Napoli in festival per i 10 anni del suo cine- ma dei diritti umani Un Festival di Cinema politico, quello dei Di- ritti Umani di Napoli 2018 (5 novembre – 5 dicembre), un momen- to di incontro con la storia recente, la me- Maurizo Del Bufalo moria e il presente più scomodo, quella che spesso non trova posto nei giornali e nelle te- levisioni. E’ il “Cinema delle Resistenze Uma- ne” che, a dispetto dei 70 anni dalla Dichiara- garanzia sociale, sono temi che trovano, nel nostro Governo ha dato il via ad una carnefici- zione Universale, deve ancora gridare per Cinema dei Diritti Umani, ampi riscontri e te- na occulta e vedremo immagini inedite della affermarsi e farsi riconoscere, perché, nel ru- stimonianze fedeli. E Napoli è uno dei punti Siria distrutta, dove lo scontro fra i titani del more mediatico della nostra epoca, il racconto geografici più esposti alla sensibilità verso le pianeta lo ha sopportato un popolo inerme te- delle lotte per la libertà e la democrazia non ha mutazioni umane. Da qui si possono osserva- nuto in ostaggio da un dittatore. Avremo uno ancora trovato un luogo d’ascolto universale e re i sintomi dei cambiamenti epocali, a co- sguardo speciale per il Messico, terra da sem- le sue ragioni sono affidate agli sforzi di pochi minciare dall’inasprirsi delle regole della cri- pre di lotta e di resistenza a istituzioni infiltra- ostinati portavoce. Il Festival del Cinema dei minalità fino all’inattesa dolcezza delle forme te e corrotte, per conoscere il coraggio degli za- Diritti Umani di Napoli, uno degli appunta- più commoventi di solidarietà. In una città patisti e la solidarietà internazionale. Poi faremo menti più originali del panorama italiano di difficile, il lavoro del nostro Festival sta resti- un salto nel sud est asiatico dove l’Europa decen- cinema sociale, compie quest’anno 10 anni tuendo alla settima arte il compito di testimo- tra le sue produzioni, sfruttando ferocemente dalla nascita e, come sempre, proverà a racco- ne del nostro tempo, una funzione solo tem- una generazione di giovani lavoratori e volando gliere attorno a sé gli amici e i sostenitori che poraneamente messa in crisi dalla televisione sulle “dita leggere” (Nimble fingers) di tante ra- apprezzano il lavoro di ricerca di un gruppo di e dalla comunicazione mobile. Da alcuni anni, gazze vietnamite. E finiremo con l’Europa e i volontari che porta alla ribalta il coraggio di molti autori sono tornati al cinema documen- suoi nazionalismi forieri di guerra e le sue poli- donne e uomini che non si piegano al pensie- tario per aprire e svi- tiche di riconciliazione, che alternano cinismo ro dominante o allo strapotere di multinazio- luppare temi di de- a speranza. Sarà un Festival di cinema e di po- nali e lobby e combattono una battaglia di di- nuncia, ma anche di litica senza confini, con autori e testimoni, co- gnità, spesso in una incredibile solitudine. In riflessione collettiva me sempre, e girerà l’intera città dal 5 al 25 no- 10 anni, circa 300 ospiti, di cui quasi metà in- che trovano, nel rac- vembre per mostrare in anteprima i film del ternazionali, hanno arricchito le nostre gior- conto reale e nell’ap- concorso, visitando centri sociali, librerie, tea- nate di proiezioni e dibattiti su temi di diritto proccio paradigma- tri e associazioni per finire con la settimana e di storia che hanno coinvolto decine di Pae- tico dell’arte, uno strumento universale di clou, il Festival Focus, tra il 27 novembre e il 5 si, illuminando scenari politici ignoti ai più, dialogo e di sollecitazione delle coscienze. E il dicembre nella sede di Piazza Forcella, dove ha per raccontare la sorte dei più deboli, quelli Festival ha le porte sempre aperte per questi sede la biblioteca Annalisa Durante. Ogni sera più bisognosi di rispetto e protezione, ma an- autori coraggiosi. Quindi, per celebrare de- di questa settimana finale proietteremo, dalle che per descrivere le aggressioni al diritto gnamente il decimo compleanno del nostro 20.00 in poi, cortometraggi e lungometraggi all’informazione e alle risorse naturali e del Festival, abbiamo deciso di parlare dello stato candidati ai premi finali (la giuria autorevole sottosuolo, cioè al patrimonio che appartiene di salute dei Diritti Umani nei 5 continenti, composta da a tutti, senza differenza tra generi, fedi e ide- scegliendo storie esemplari e testimoni di • Maria Elena Benites, Presidente Gruppo ologie. In dieci anni, infatti, è cambiato molto grande coraggio. Su tutti spicca la figura di Chaski, Lima (Peru); il profilo del nostro Pianeta, sconvolto da un Gino Strada, chirurgo di guerra e fondatore di • Patrizia De Lauretis, Addetta culturale ed numero crescente di conflitti e da aggressioni Emergency, una delle ong più apprezzate del educazione, Amb. Svizzera, Roma; ai diritti e ai beni comuni (acqua, terra, atmo- mondo, a cui abbiamo pensato di accostare • Danilo De Biasio, Direttore Festival dei sfera) mentre la Pace registra una crisi ende- esempi femminili di eroica tenacia come Diritti Umani di Milano, Milano; mica, segnata da divisioni profonde all’inter- quella di Iffat Fatima, attivista del martoriato • Angelo Tantaro, Direttore “Diari di no degli Stati e dei Continenti, minacciata da Kashmir, e di Maria Elena Benites, storica lea- Cineclub”, Roma; intolleranze e radicalismi sempre nuovi e più der del peruviano Gruppo Chaski, fondato da • Antonio Maiorino, Direttore Festival Città virulenti. Il tanto decantato mondo globale, suo marito Stefan Kaspar di cui abbiamo già Incantata, Nocera Inf. (SA); messo alla prova della convivenza multicultu- parlato in un precedente articolo su Diari di • Salvatore Marfella, Scrittore e critico rale e delle migrazioni di massa, sta mostran- Cineclub dello scorso mese di Ottobre. Chie- cinematografico, Napoli; sta già lavorando) do il suo volto più duro e il Cinema, a nostro deremo a David Fedele, regista australiano di per raccontare il mondo dei Diritti, i Diritti avviso, ha il compito/dovere di rappresentare prima linea, di spiegarci la durezza che il go- nel mondo. Siete tutti invitati, l’ingresso è tutto questo drammatico divenire, senza fer- verno del suo Paese oppone alle richieste dei gratuito e i microfoni disponibili per chi ha marsi davanti al giudizio estetico, piuttosto rifugiati asiatici e, sempre con lui e il suo film qualcosa da dire. preferendo l’urgenza dell’informazione. An- Revenir, vivremo il viaggio di attraversamento Maurizio Del Bufalo che il nostro Cinema dei Diritti Umani è cam- del Sahara che Kumut Imesh, un coraggioso Coordinatore del Festival del Cinema dei Diritti biato molto in questi ultimi anni, registrando ivoriano oggi cittadino francese, ha voluto ri- Umani di Napoli un interesse crescente da parte del pubblico di percorrere per documentare il rischio di mi- Per info sul programma: www.cinenapolidiritti.it e Pa- ogni ordine ed età, nonostante la complessità lioni di esseri umani che, in Europa, vengono gina Facebook del Festival del Cinema dei Diritti Umani dei temi affrontati. Migrazioni, crisi del lavo- confinati nei centri di detenzione per non di- di Napoli ro e delle risorse primarie, nuove criminalità, sturbare la vita di noi occidentali. Analizzeremo minacce alla salute e sistemi innovativi di ciò che avviene in Libia, dove un accordo col Diari di Cineclub | Media partner 54 [email protected] Festival Poetiche L’Arte salva l’Arte L’hai amata, vero? Dal 31 ottobre al 14 novembre la musica sacra ha risuonato nelle basiliche e nelle chiese di maggior bellezza di Roma, con oltre seicento musicisti internazionali provenienti da ogni parte del mondo per il XVII Festival Internazionale di Musica e Arte Sacra E’ il titolo del XVII Festi- val internazionale di mu- sica e arte sacra, tenuto fra Roma e il Vaticano a novembre, che ha visto un momento culminante nella monumentale Mes- sa da Requiem di Verdi nella basilica di san Paolo Mario Dal Bello fuori le mura in occasio- ne della canonizzazione di Paolo VI. Un brano eseguito in ricordo del critico musicale Luca Pellegrini, scomparso recentemente a soli 59 è percorso da un terrore formidabile e sussur- anni per un male rapido e incurabile, che del rato, dalla delicatezza dell’invocazione, dalla festival è stato un appassionato animatore. certezza e dall’incertezza di un Dio che è giu- L’esecuzione del capolavoro, anno 1874, che dice o misericordioso? Ecco allora davanti al entusiasmò Brahms, era ad opera dell’ llumi- nostro udito e al nostro cuore spalancarsi la nart Philharmonic Orchestra ad Illuminart pacatezza del Requiem, l’esplosione del Des Chorus diretti dalla giapponese Tomomi Ni- irae, il pathos del Lacrimosa, la sublime poesia shimoto, con un quartetto di solisti anch’essi dell’Hostias, la soavità pastorale dell’Inter “L’hai amata, vero?” giapponesi. Diciamo subito che il Requiem è agnos, il terrore del ”Libera me”, per chiudere Lui sospirò un lavoro colossale che segna , a mio parere, con il suono grave degli ottoni- quasi un orga- “Come posso risponderti? Lei era matta” con Macbeth, Rigoletto,Traviata, Don Carlo e no di una cattedrale - con un prolungato ac- Sì passò la mano tra i capelli Falstaff le cime del massiccio verdiano. Le in- cordo denso, come la pace, quasi si fosse aper- “Dio se era tutta matta. Ogni giorno era una flessioni della recente Aida (1871) sono ben ri- ta una porta di speranza. Dopo questa analisi donna diversa scontrabili nella linea melodica per brevi frasi, sommaria, è chiaro quanto sia impegnativo Una volta intraprendente, l’altra impacciata. nell’orchestra raffinatissima, con gli echi di rendere un lavoro tanto complesso. Gli orga- Una volta esuberante, l’altra timida. Insicura e Berlioz, di Meyerbeer, perchè Verdi è molto nici giapponesi si sono impegnati al massi- decisa. attento alla cultura musicale contemporanea, mo, e la direttrice è stata svantaggiata sia Dolce e arrogante. pur rimanendo sé stesso. La vena dell’ispira- dall’acustica che dal numero forse eccessivo Era mille donne lei, ma il profumo era sempre zione è al contempo robusta e delicata. In cosa dei coristi, ben preparati. Ma ha tenuto in pu- lo stesso credeva Verdi? E’ la domanda che ci si pone gno il concerto, dandone una lettura “cinema- Inconfondibile ogni volta all’ascolto di un’opera che giusta- tografica”, ossia a forti tinte, insieme al quar- Era quella la mia unica certezza. mente viene paragonata al Giudizio miche- tetto dei giovani solisti. Pubblico commosso Mi sorrideva sapeva di fregarmi con quel sor- langiolesco, ma io direi pure alla sublime ma- per l’esecuzione e silenzioso. Il che è già un at- riso linconia e sospensione della Cappella Paolina to d’amore per l’arte. Quando sorrideva io non capivo più nulla con gli ultimi affreschi del Genio. Il Requiem Mario Dal Bello Non sapevo più parlare ne pensare Niente, zero C’era all’improvviso solo lei Era matta, tutta matta A volte piangeva Dicono che in quel caso le donne vogliono solo un abbraccio Lei no Lei si innervosiva Non so dove si trova adesso ma scommetto che è ancora alla ricerca di sogni Era matta tutta matta Ma l’ ho amata da impazzire.

Charles Bukowski 55 n. 67

Festival International Fest Roma Film Corto - Independent Cinema A dicembre il decennale, con molte novità ed un rinnovato impegno per l’incentivazione del Talento La X edizione del Ro- contaminazione tra cinema ed altre forme la partecipazione dello scrittore ed il giovane ma Film Corto - che espressive, che è divenuto il tratto distintivo regista Federico Mottica, premiato con il suo dirigo con gioiosa fati- del Festival insieme alla sua severa selettività. filmMia moglie. Ma il Festival, anche quest’an- ca - è ormai alle porte. Non mancheranno naturalmente incontri e no, non vuole fermarsi alla semplice rassegna, L’emozione di offrire, dibattiti, con la partecipazione di registi, atto- benché innovativa, ma estendere, in modo come sempre, una ri, produttori, scrittori, critici, studiosi, rap- tangibile, la sua attenzione verso il mondo Roberto Petrocchi proposta di assoluta presentanti delle Istituzioni. Tra questi, mi della formazione. In programma, in tale dire- qualità, in termini di preme evidenziare la presentazione del fo- zione, la presentazione del Festival presso “progetto culturale”, divulgazione e incentiva- rum permanente ROSSELLINI E’ tra noi, che si istituti scolastici, accademie e scuole di cine- zione del Talento, è la stessa del primo giorno. propone di dare vita, all’interno dell’annun- ma, con lezioni di “educazione alle immagini” Ringrazio Diari di Cineclub, Media partner ciato “forum-laboratorio” Roma Cinema, Aper- e l’intervento di registi, attori, produttori, della Festival, per la possibilità di anticipare to, un’occasione di studio non sporadico né giacché se è doveroso auspicare la definitiva su queste pagine il pro- affermazione di un cine- gramma della manifesta- ma di qualità e la promo- zione, che si aprirà alla Ca- zione di un Progetto Arti- sa del Cinema il 9 dicembre stico, occorre partire, con e si protrarrà fino al 16, il massimo della pluralità presso il Nuovo Cinema d’intervento, dal mondo Aquila, lo Spazio WeGil, con della Scuola, di ogni grado proiezioni al cinema Cara- ed indirizzo. Concludo le vaggio, all’interno della pro- anticipazioni sopraespo- grammazione del Cinecirco- ste, con l’importante ac- lo Romano, Partner culturale cordo di collaborazione della Rassegna; cerimonia di tra CNA Audiovisivi e premiazione alla Casa del Fondazione Cinema pe Cinema. Non meno di qua- Roma, che vede il Roma ranta le opere filmiche che Film Corto tra gli undici verranno selezionate, tra Festival selezionati per la cortometraggi di fiction, loro storia e la qualità di opere d’animazione, docu- proposta, con la finalità di mentari, video d’arte, film sostenere il cinema indi- di sperimentazione, medio pendente, attraverso i ca- e lungometraggi, con la no- nali informativi e comuni- vità della sezione “Cinema cativi della Festa del Cinema Solidale” - dedicata a film di Roma, i suoi siti e spazi incentrati sulle tematiche di presentazione. Un mo- del bullismo, cyber bullismo do, finalmente concreto, e la violenza di genere, a cui per “fare rete”, sostenere e s’è aggiunto l’importante promuovere la cultura ci- segmento “Calcio Solidale” nematografica sul territo- in collaborazione con la rio attraverso una plurale Fondazione Roma Solidale sinergia, come ho perso- Onlus - e Cinema della Me- nalmente più volte soste- moria, con l’apporto dell’Ar- nuto con forza. Desidero, chivio dell’Audiovisivo del per questo, esprimere la Movimento Operaio De- mia viva riconoscenza a mocratico. Ad esse va ag- Mario Perchiazzi, presi- giunta la conferma dello dente di CNA Audiovisivi, spazio riservato alla scrit- per il generoso impegno tura filmica da testi letterari preselezionati - semplicemente evocativo della figura e l’opera profuso, e alla presidente dei Fondazione Ci- sezione “Libri da Vedere”- in collaborazione del grande regista, il Progetto Giovani in cam- nema per Roma per l’attenzione dimostrata. con Ipermedia Cde Club Degli Editoriali, e po, sul citato tema del calcio solidale, e la tavo- E per avermi fornito un ulteriore motivo per quello dedicato alle esibizioni di poesia dal vi- la rotonda Cinema, letteratura, editoria: l’occasio- continuare, con immutato trasporto, l’itinera- vo - sezione “Immagini in versi” , ma non solo: ne di un confronto-incontro oltre il reciproci sospetti, rio intrapreso. sono da segnalare, le sezioni: “Musica da ve- con la presentazione del libro “Laura Morante dere” e “Rivelazione d’Attore/attrice” - assolu- in punta di piedi” di Stefano Iachetti; prevista Roberto Petrocchi tamente innovative in un Festival cinemato- la partecipazione di Laura Morante e la pre- grafico - la prima, aperta ad esibizioni di sentazione della trasposizione filmica della X International Fest Roma Fil Corto compositori, musicisti, cantanti; la seconda, sceneggiatura - vincitrice della sezione “Libri www.romafilmcorto.it riservata a prove di recitazione dal vivo di at- da vedere” della trascorsa edizione del Festival “edicola virtuale” di tori/attrici emergenti, all’insegna di quella - de “I difetti fondamentali” di Luca Ricci, con Diari di Cineclub | Media partner

56 [email protected] Marina Abramovic: dall’arte negata alla negazione dell’arte Il 27 luglio del 1949, a muove dal finito in tutte le direzioni per do- anche amore, odio, paura ecc. possono costi- Vallombrosa, Bernard minare l’infinito, può perire soltanto se peri- tuire il nucleo vitale e generatore dell’opera Berenson scriveva su sce l’uomo.” E’ con questa considerazione che d’arte, ma sempre richiamati alla personalità uno dei sui “Diari”: si chiude il testo. L’arte dunque, secondo Fi- umana dell’artista che li accoglie, li modifica, “Quando mi presento in scher, è in certo senso il generatore più sensi- li caratterizza, nella propria unica e inconfon- pubblico, non come un bile dell’esistenza dell’uomo, ha quindi una dibile completezza.”(…) Dunque, all’artista semplice privato, ma co- funzione sociale e per questo, se non vuole spetta il compito di elaborare per poi restitui- me un critico d’arte, co- tradire questa funzione, la vera arte deve ri- re il prodotto dell’elaborato in opere che ab- Lucia Bruni me una specie di celebri- specchiare la realtà circostante: se la realtà è biano come fine quello della comunicazione. tà, per quanto minima, mi sento imbarazzatissimo. decadente, essa deve rappresentarne il decli- E ancora, il famoso critico d’arte, pittore e fi- Perché? Forse perché sento qualche cosa di non ge- no, svegliare le coscienze, indicare la strada losofo Gillo Dorfles (scomparso di recente alla nuino, di non vero nell’essere considerato e apprez- zato per quello che a me sembra tanto poco confor- me alla mia natura, per così dire, alla mia vera essenza. E’ una posa a me imposta che forse piace a degli individui che si sentono inferiori alla parte che devono fare sul momento. Come le persone che in viaggio si permettono un tenore di vita superiore a quello che tengono a casa loro. E come questi mi paiono volgari così ugualmente mi appare l’indivi- duo (e non posso reagire altrimenti) che si compiace delle lodi e dei festeggiamenti che oltrepassano il suo vero valore. Ci sento una contraddizione che mi disturba e mi dà noia.”E’ uno dei brani contenu- ti in una pubblicazione del 1966 edita da Fel- trinelli (“Tramonto e crepuscolo. Ultimi diari 1947-1958”), quando ancora la cultura costitui- va parte integrante del nostro quotidiano e fungeva da stimolo a quanti sentissero la ne- cessità di “crescere”. Ho citato questo brano per intero perché mi offre l’opportunità di en- trare in modo forse più significativo, nel no- stro argomento, ovvero la mostra attualmente notevole età di quasi centootto anni) con cui in corso a Firenze nelle sale di Palazzo Stroz- ho avuto la fortuna di lavorare, ci ha regalato zi: “The cleaner”, della performer serba Marina diversi testi che esaminano a fondo il rappor- Abramovic, e del suo rapporto con il pubblico to fra l’artista e le sue creazioni. Tacendo sulle e con il “cinema”, ossia i tanti video presenta- ultime pubblicazioni che si addentrano nel ti. Teniamo da parte per il momento questa “caos” del nostro contemporaneo e si possono citazione per ripescarla in seguito come pun- trovare ovunque, vorrei citarne uno che fa al to di riferimento ed entriamo in modo più ca- caso nostro, ovvero: “Elogio della disarmonia” pillare nell’universo delle tante significazioni (1986) dove l’autore entra nello specifico del diacroniche che accompagnano, ormai da più “pensiero per immagini”. Richiamando il filo- di un secolo, l’arte visiva contemporanea. sofo tedesco Eugen Baer e il suo “bildhafte “L’arte è necessaria?” si chiedeva Ernst Ficher denken” , ossia il “pensiero pittorico”, Dorfles (è il titolo di una pubblicazione del 1962 degli per un cambiamento. A proposito, c’è un web riflette sulla necessità da parte dell’artista di Editori Riuniti) cercando di offrire degli film che richiama il tema, è un no-profit del “cogliersi” nella propria esistenza e proporre spunti per riconsiderare la posizione e la fun- 2011 diretto, prodotto e distribuito da Peter Jo- questa sua riflessione al pubblico attraverso zione dell’artista nella società del tempo; a ol- seph dal titolo Zeitgeist: Moving Forward (terzo una efficace operazione estetica. Riportando tre cinquant’anni di distanza queste sue teorie di altri due della serie Zeitgeist: The movie del un enunciato di Baer dove si insiste sul concet- mi sembrano ancora valide.(…)“Nell’evoluzio- 2007 e Addendum del 2008), tradotto alla lettera to, Dorfles afferma: “Il pensiero per immagini ne dell’arte e della letteratura (e perché no? del come “Spirito del tempo: andando avanti”, ov- può valere non solo a superare le diversità cul- cinema; ndr)”, scrive Ficher, “l’evoluzione della vero spingere le nuove generazioni a rendersi turali e professionali, ma quale espressione ar- tematica, la nuova materia, il nuovo soggetto, conto del prendere campo di talune attuali re- chetipica di ogni comportamento comunicati- hanno un’importanza grandissima, giacché altà aberranti e a intervenire per ridisegnare vo.” Come si vede, l’argomentazione è di vaste anche nella nuova tematica si esprime una un mondo migliore. La trilogia ci introduce in- proporzioni e si presta ai più ampi luoghi e nuova condizione sociale, una nuova coscien- fatti nella storia dell’umanità ed esamina con esplorazione. Fino alla metà dell’Ottocento za sociale(…) “Nell’analisi completa di ogni visione lucida l’avvicendarsi delle varie muta- l’artista visivo viveva di committenze. Ciò co- opera d’arte, di ogni tendenza o periodo arti- zioni. In questo caso l’arte della rappresenta- stituiva un freno a talune velleità innovatrici e stico occorre la massima indipendenza nei zione-documetaria lascia il suo ruolo di verosi- quasi sempre le vincolava sia a un rispetto di confronti di opinioni precostituite; ma se si miglianza per sposarsi con il “vero”. E’ utile che certe regole del mestiere sia a quello dello stile guarda allo sviluppo complessivo nei suoi tratti l’arte entri nella vita, e la vita nell’arte, ma, a e delle tradizioni del tempo. Da quando l’arti- generali non si può ignorare che in ultima mio avviso deve farlo sempre attraverso la me- sta ha cominciato a “lavorare in proprio”, ov- istanza i mutamenti contenutistici e formali diazione e l’interpretazione dell’artista che si vero a produrre le proprie opere seguendo un nell’arte e nella letteratura derivano da muta- prende questa responsabilità. C’è un testo di istinto creativo, si è sì liberato dal laccio delle menti economici e sociali. In ultima istanza è il Massimo Mila, il noto musicologo (“L’esperien- imposizioni potendo esprimersi attraverso i nuovo contenuto che condiziona la nuova for- za musicale e l’estetica”, 1956) che confronta il mezzi più vari, ma ha perduto anche la sicurezza ma.”(…) “L’arte, condizione di pienezza, che sentimento e la sua “raffigurazione”:(…) “Certo segue a pag. successiva 57 n. 67

segue da pag. precedente Abbiamo ricevuto a economica così da andare incontro alla con- correnza di altri artisti e ai capricci del merca- to. Il mercante è divenuto una sorta di altro Una risata lunga 90 padrone imponendo le “sue” regole a cui l’arti- anni sta, bene o male, deve assoggettarsi. E laddove non vi è mercante, sono i meccanismi della vi- Laurel e Hardy amici per la ta, delle moda, di condizionamenti dovuti all’evolversi di una società in continua varia- vita zione che baratta i principi etici con la conve- nienza e il profitto. Ed ecco come arriviamo di Enzo Pio Pignatiello all’operazione estetico-consumistica, in senso cui volutamente non diamo risposta, nello ampio, di Marina Abramovic con la sua anto- spirito di questa operazione che vede nell’arte logica fiorentina, sia con esposizione di ma- tradizionale negata, la negazione di ciò che nufatti, diciamo storici, ormai “congelati”, tradizionalmente consideriamo arte. Oppure con azioni performative in fieri eseguite da arte è solo una parola e ciò che conta davvero attori, con provocazioni e inviti alla riflessio- sono le emozioni forti (positive o negative) ne, con proiezioni di video che ripetono per- che proviamo quando toccano tasti sensibili formances da lei esperite fino a oggi. L’artista del nostro animo riferiti alle nostre personali serba, ormai ultrasettantenne, partita da ma- esperienze? Dare una risposta concreta credo nufatti pittorici pseudo tradizionali, con ope- non sia onesto perché proprio nell’arte risiede re di scarsa efficacia qualitativa, ha avuto una la nostra libertà di espressione, dunque anche netta svolta negli anni Settanta (forse dietro di opinione. Possiamo solo fare delle conside- esperienze sociali e politiche personali e/o razioni su questa mostra che ci piace poco e ci quelle offerte dal momento storico circostan- convince solo in minima parte, cioè in quella te) dedicandosi da allora a un’arte, per così di- che invita a pensare “con” se stessi. Operazio- re, “di spettacolo” e usando quasi esclusiva- ne oggi lontanissima dal concetto del vivere mente il proprio corpo come strumento e quotidiano. L’azione performativa è frutto mezzo diretto di scambio comunicativo. Fin dell’“hic et nunc”; risiede qui l’efficacia del suo qui nulla da eccepire, ognuno imbocca la stra- messaggio. “Ripeterla” usando il mezzo tecni- da che più si confà al proprio modus operandi co del “film” vanifica e uccide la vitalità narra- in campo artistico. Solo che allora, scatta l’ob- tiva. Le “figurine vere” che ripropongono nelle bligo di mantenere una coerenza dei valori in- sale le performances del passato hanno valore trinseci, una capacità di oltrepassare il narci- di pura curiosità per accontentare quel tanto sismo e offrire con umiltà quel lato di sé meno di trasgressivo ormai anche desueto, come le nobile, onde assecondare quella uguaglianza che pone sullo stesso piano artista e pubblico. Almeno questa crediamo sia l’intenzione di “Una risata lunga novant’anni” è un omaggio chi opera in tal senso. Altrimenti non è più ar- alla più geniale coppia comica della storia del te visivo-dimostrativa, diventa solo spettacolo cinema. Sono passati infatti più di novant’an- di attori più o meno capaci. Anzi, l’insistere ni dal quel 1927, quando Laurel e Hardy hanno sul proprio corpo mortificando e sacrificando iniziato a farci ridere e sognare. Enzo Pio Pi- la parte materiale per raccontare tristi eccidi gnatiello, archivista ed esperto di cinema co- di guerre o torture inumane ci sembra voler mico retrò, ha composto un saggio completo insistere sul lato spettacolare e di effetto. Ecco sulla cronistoria umana e artistica di Stanlio e che il richiamo va all’inizio di questo scritto e Ollio, le loro perle comiche, la loro amicizia a Berenson: è anche questa una contraddizio- nudità che vorrebbero richiamare al classico fuori dal set, approfondendo anche i messaggi ne in cerca di “lodi e festeggiamenti che oltre- ma che, nel modo proposto, vengono lette co- nascosti della loro comicità, il loro rapporto passano il valore”? Oppure è l’incarnazione me provocatorie e di vago sapore ammiccante con le donne, il loro ultimo malinconico mani- dello spirito dell’arte all’impronta? Passiamo a all’erotico. La sede: ahimè Palazzo Strozzi ci festo anarco-pacifista “Atollo k” e molto altro. Ficher e alle sue considerazioni relative alle sembra davvero il luogo meno adatto per ope- Non può mancare un ritratto di Alberto Sordi, variazione dei messaggi in materia di arte razioni di questa dinamica espositiva. Forse voce italiana di Ollio e autentico ammiratore, contemporanea. Se è vero che “il nuovo conte- dei capannoni vuoti avrebbero meglio incar- nonchè divulgatore della loro comicità. Con nuto condiziona la nuova forma”, e l’arte è ne- nato lo spirito dell’artista, almeno nelle sue in- una introduzione di Ignazio Gori, e un nutrito cessaria in quanto nasce con l’uomo, non mo- tenzioni. Infine, se è utile portare alla cono- apparato fotografico, “Una risata lunga- no rirà che con lui e ha una funzione sociale, scenza del vasto pubblico le infinite forme di vant’anni” è un viaggio leggero, gustoso e di- allora qui dobbiamo ridimensionare il primo cui l’arte si compone è quanto meno un tanti- vertente alla scoperta di Stanlio e Ollio e una interrogativo e porne un altro: le azioni per- no disonesto e contraddittorio offrire un pro- guida indispensabile per chi ancora non li co- formative della Abramovic e i suoi ripetuti in- dotto di questo tipo, definito “povero”, che ha noscesse. Un omaggio alla più geniale coppia viti alla riflessione del nostro comportamen- molto arricchito l’artista che lo propone (dal comica della storia del cinema. to, alle solitudini di ognuno di noi possono 2002 vive negli Stati Uniti) e attorno a cui gira Introduzione di Ignazio Gori risultare utili ad allargare i nostri orizzonti? molto denaro, a cominciare dal catalogo, del Infine Dorfles che, richiamando Baer e il suo peso di qualche chilo ma dal contenuto di as- Una risata lunga 90 anni “pensiero pittorico” invita a “pensare per im- sai scarso valore. Chi finisce per soffrirne è di Enzo Pio Pignatiello magini”, a cogliersi nel nostro “Dasein”, ovve- proprio l’arte stessa, nelle sue pieghe più deli- Edizioni Ponte Sisto Roma ro nella nostra esistenza (anche “in der welt cate, quelle di un’etica che accompagna il no- finito di stampare nel mese di ottobre 2018 sein”, essere nel mondo), si ritrova per caso nei stro sentire. pagg. 154 tanti significati che l’Abramovic vuole attribui- € 10,00 re alle sue azioni provocatorie? Interrogativi a Lucia Bruni ISBN 978.88.99290.78.8 58 [email protected] Abbiamo ricevuto Abbiamo ricevuto Jack Folla. IL LIBRO NERO Tin Hinan Dopo vent’anni è tornato. Non lasciarlo più andare via Regina del deserto di Diego Cugia Immigrata di Daniela Igliozzi

Ispirato al mito di Medea nonché alla Norma di Bellini che ne ricalca la storia ispirandosi a sua volta a “L’Infanticide” di Alexandre Sou- met (che per questo denunciò Bellini per pla- gio). Con musiche di Bellini e di Pinuccio Scio- la, lo scultore delle Pietre Sonore.E’ ancora il tempo in cui Tin Hinan (Medea) e Kehlyak (Giasone) si amano appassionatamente. Una profuga dal deserto dei Tuareg – popolo anco- ra oggi retto dalle donne, amate e rispettate – raggiunge in modo drammatico le nostre co- ste insieme al suo amato, ai due figli, alla sua governante. L’Occidente ha portato la guerra nel loro Paese, non ancora infettato dalla cor- ruzione. Si cibano dei pomodori che il marito raccoglie per conto di un padroncino. Vivono in modo pietoso nello spiazzo periferico di una città finché lui si vende alla figlia del -co struttore dei palazzi che avanzano. La donna è spinta, come Medea, a vendicarsi uccidendo i Il nuovo libro del Dj condannato a morte, l’atte- stata minacciata, per condividere queste pagi- figli, ma il chiarore della luna, della ‘casta diva’ sissimo ritorno dell’evaso più famoso della ra- ne calde di anima e rabbia, disposto “a prende- che si posa sui volti dei bambini rivelandone dio. Dopo le 250.000 copie venute di Alcatraz, re a spallate l’universo pur di risvegliarci da un tutta la loro innocenza e bellezza la fa recede- un Dj nel braccio della morte (Mondatori) Jack tor- letargo colpevole. Un Libro Nero per non soc- re, come Norma, dal proposito. (Tin Hinan: na ancora più indipendente e ribelle, sceglien- combere alla mediocrità che in Italia ha già in- nome della leggendaria regina dei Tuareg la do di pubblicarsi da solo. Trascorsi lunghi anni vaso e occupato tutto e sta per sferrare l’assalto cui tomba è al Museo del Bardo ad Algeri). Ciò di silenzio e di latitanza in tutto il mondo, in se- finale alla nostra mente e alla nostra coscienza. che viene fuori dal testo non è solo una storia guito al grande addio del 18 maggio 2002 all’ex Si può comprare sul sito www.diegocugia.com di sentimenti: amore, odio, disperazione, Mattatoio di Roma, dove radunò per un con- oppure su Amazon. Jack Folla si autoedita, libe- smarrimento, è anche un pretesto per lanciare certo di emozioni e parole il suo pubblico venu- ro e senza padroni. E la Jack Folla Editore ha una accusa. Una accusa senza veli alla cosid- to a salutarlo da ogni parte d’Italia, l’Albatros anche ristampato il suo rimo libro ALCATRAZ- detta “società civile”. non poteva scegliere momento migliore. Ora è Un DJ nel braccio della morte, che con Monda- LFA Publisher pagg. 52 € 9,50 qui, come aveva promesso se la libertà fosse dori vendette 250.000 copie. JF Editore € 15,00 ISBN 9788833430645 59 n. 67

Festival Da diciannove anni voci dei doppiatori fuori dall’ombra con il Festi- val Nazionale del Doppiaggio Voci nell’Ombra Quando non si parla- della radio Maurizio di Maggio e la brillante va di doppiaggio, e giornalista Patrizia Caregnato, una brillante non si conoscevano i ed incisiva “new entry”.Ha emozionato il pub- volti dei doppiatori blico sentire due grandi voci del doppiaggio italiani, per nulla, nac- italiano. Francesco Pannofino ha strappato que Voci nell’Ombra. grandi applausi ricevendo il Premio alla Car- Ed illuminata fu l’idea riera di Doppiatore con la consegna della Tar- di Bruno Astori e ga alla Carriera Claudio G. Fava dal rappre- Claudio G. Fava di de- sentante della Regione Liguria, ricordando Tiziana Voarino dicare un tale proget- che vi nacque insieme al fratello Lino, a Pieve to al settore. Un Festi- di Teco in provincia di Imperia, per la preci- val imitato in ciascuna delle sue dinamiche, sione. George Clooney, Denzel Washington, ma che rimane unico, il primo significativo, il Kurt Russel, Antonio Banderas, Mickey Rour- più imparziale con una giuria di qualità di cui Flaviis, Luca Biagini,Valerio Piccolo, Barbara non fa parte nessun doppiatore o direttore di Nicotra e Micol Bertuccelli e ancora per i pro- doppiaggio, composta principalmente da dotti di animazione il piccolo Luca Tesei, per giornalisti ed esperti del settore. Un Festival le audio narrazioni Ada Maria Serra Zanetti che negli ultimi anni ha scalato il percorso che per Alien, per altro diede anche la voce a Si- lo conduce al ventennale. Venti anni di esi- gourney Weaver in tutta la saga, Paolo Mone- stenza caratterizzati da un lavoro enorme per si per la voce degli spot pubblicitari, Pier Luigi sottolineare la qualità, l’arte che sta dietro al Astore per i videogiochi, Ruggero Andreozzi processo traspositivo e che in Italia si manife- per i programmi televisivi e d’informazione e sta nell’atto recitativo di vere e “altisonanti” per la radio Alessio Bertallot. Il Premio Siae controfigure sonore, ossia il doppiaggio e le destinato al giovane adattatore di talento è varie professioni ad esso collegate. Talmente andato alla triestina Beatrice de Caro Carella bravi da fare dimenticare agli italiani che so- no una seconda voce, ed anche ai tempi di Netflix con varie versioni di lingue differenti alla portata, di indurli a preferire e scegliere nella maggioranza dei casi l’edizione doppia- ta in italiano. Così, nel prestigioso Teatro Chiabrera di Savona, il 20 di ottobre, strepito- so per l’occasione da lasciare a bocca aperta e mettere soggezione, si è svolta la Serata d’O- nore con la consegna degli Anelli d’Oro ai mi- gliori doppiaggi e doppiatori, adattamenti e adattatori e molti altri riconoscimenti. Con- duttori del gran galà una delle voce storiche Franceco Pannofino (foto di di Steo) Rita Savagnone (foto di Nino Carrè) ke, la voce narrante degli audiolibri di Harry mettendo in evidenza anche una parte del suo Potter ed anche Boris e Nero Wolfe hanno rie- lavoro dedicata alle audio descrizioni e ai carto- cheggiato, ciascuno per una sfumatura nell’in- ni animati. Siae, infatti, a partire dal 2015, so- tonazione, per un gesto, per una modalità, in stiene il Festival nell’ambito di una politica dedi- un Pannofino anche un po’ commosso. Men- cata a promuovere e a valorizzare i nuovi talenti tre, ritirando anche lei il premio alla carriera, e il loro percorso formativo e lavorativo. La ma- la Targa Claudio G. Fava, Rita Savagnone ha nifestazione non tralascia I nuovi talenti, le voci aperto la sfera dei ricordi del passato e abbia- emergenti del doppiaggio italiano votate trami- mo ascoltato la voce di Liza Minnelli in Caba- te la app del festival che ha visto sei talenti in ret e New York New York, di Elisabeth Taylor concorso. La più votata è stata Martina Tambu- in Cleopatra, di Whoopi Goldberg in Sister rello. Simone Mori ha ricevuto il premio VixVo- Act e di Shirley MacLaine, Joan Collins, Ursu- cal, la app che offer servizi per il doppiaggio, per la Andress, Lauren Bacall, ma anche di Clau- l’ entusiasmo e la professionalità profuse nel suo dia Cardinale e Sophia Loren in alcuni film. lavoro e Maurizio Tamburini la voce di Maurizio Con una verve da grande attrice, la Savagno- Tamburini è stato insignito per aver dato la voce ne ha tenuto l’attenzione su di lei, sulla sua al personaggio internazionale Antony Bourdain voce. Ha stupito con il suo invariato carisma, con il Premio Art Kitchens a cura di Quidam, tanto da farne sentire la mancanza una volta azienda neader nella produzione di vetro per ar- scesa dal palcoscenico, lasciando a chi l’ha co- redamenti. Tra gli altri premiati: alla carriera di nosciuta delle chicche da non dimenticare. adattatore e diaologhista Filippo Ottoni ed an- Sedici Anelli d’oro per quarantasei nomina- cora menzioni e premi speciali per Luca Intop- tion che hanno visto tra i vincitori Antonella pa, Fabrizio De Flaviis, Benedetta Degli Innocen- Giannini, Massimo Lodolo, Sandro Acerbo, Ales- ti, per il comico cantautore Fabrizio Casalino e la sandro Quarta, Riccardo Rossi, Barbara de Borto- sua chitarra e per Francesco Magioni con un Teatro Chiabrera (foto di Steo) li, Cristiana Lionello, Laura Romano, Flavio De segue a pag. successiva 60 [email protected] segue da pag. precedente Abbiamo ricevuto divertente monologo comico sul doppiaggio. Non sono mancati riconoscimenti internazio- nali come il Premio consegnato alla delegazio- L’imitazione della vita. Scritti di cinema ne russa del settore doppiaggio, ritirato da 1970-2016 Marina Chikanova. Come ambasciatori del di Salvatore Piscicelli Festival sono stati insigniti Lorenzo Bonini, Angela Maioli di Arte Pozzo, Eleonora De An- Dalla prefazione di Alberto Castel- gelis e Massimiliano Torsani per Vix Vcal e An- lano Non sono pochi nella storia del cinema gli autori/registi che hanno avuto un rapporto in- tenso anche con la critica. Si è creato un intrigante percorso teorico-pratico che lega appun- to il “pensare” cinema e il “fare” cinema, l’attività di critica/ scrittura e quella delle riprese, del set. Nel caso di Piscicelli, si è ritagliato uno spazio perso- nale ed esclusivo, un percorso Luca Tesei (foto di Nino Carè) esistenziale, politico e intellet- tuale che lo ha portato dalla na- tia Pomigliano ai primi contat- ti con l’ambiente intellettuale e cinematografico romano che produssero molto giovane le prime collaborazioni con “l’A- vanti” e un intenso rapporto con Lino Miccichè che sfociò abbastanza presto in un ruolo importante nella Mostra del Cinema di Pesaro fino all’esor- dio dietro la macchina da presa con Immacolata e Concetta. Pi- scicelli ha affrontato l’avventu- ra critica giovanile con estrema apertura e duttilità, senza spocchia e preconcetti, con in- teresse e curiosità per registi grandi e medi, oltre che un film, di sintonizzarlo sugli umori autori e artigiani, per tutte le cinematografie e e le ideologie di un’epoca più che rinchiuderlo i generi, con un occhio alla tradizione e uno nelle categorie del “bello” o “brutto”, del “tra- all’innovazione. E il fil rouge che lega il Pisci- sgressivo” o del “politicamente corretto”. Si va celli critico al Piscicelli cineasta è proprio il da Comencini a Peckinpah, da Carmelo Bene duplice rapporto con il cinema classico e po- a Woody Allen, da Mario Schifano a Aldrich, polare e con le Nouvelle Vagues e la sperimen- da Mankiewicz a Cukor, da Marco Leto a Ada Maria Serra Zanetti (foto di Steo) tazione. Rapporto che nei film non prende la Chaplin, da Don Siegel a Squitieri, da Oshima forma della citazione cinefila esplicita e in al- a Olmi, da Chabrol a Scorsese, da Monicelli a nalisa Baccino per Quidam. Sul Palcoscenico cuni casi pedante, ma viene metabolizzato nel Bergman, da Spielberg a Peter Del Monte, da hanno brillato anche i vari Premi, ciascuna linguaggio e nello stile. Il suo film d’esordio Ioseliani a Lattuada, da Arrabal a Zanussi e una vera e propria opere d’arte di: Laura Tara- Immacolata e Concetta esemplifica questo con- Schlondorff. Dal cinema cinese di kung-fu alla bocchia, Vanessa Cavallaro , Quidam, Massi- cetto come meglio non si potrebbe facendo in- politica nel cinema, dalla psicoanalisi alla me- mo Previtera, Lorenzo Bersini, Nino Carè, An- contrare il melodramma popolare e Ozu, la todologia storiografica, Piscicelli affrontava na Rota Milani, Piero Vicari. Uno più prezioso sceneggiata e Fassbinder. Come nella produ- con un taglio personale e un’angolazione fuo- dell’altro. L’ appuntamento è per il prossimo zione critica si riscontra la scelta di parlare di ri dagli schemi aspetti non secondari del cine- anno con un ventennale da festeggiare insie- cinema “alto” e “basso”, di cinema italiano or- ma. me alle voci che ci accompagnano mentre dinario e di capolavori americani, di film di guardiamo un film, una serie, ascoltiamo la ra- consumo e di opere sofisticate e la scrittura dio, o siamo comunque in modalità “fruizione evidenzia l’intenzione/la capacità di esporre di un audiovisivo o di una audio narrazione” in maniera chiara ma problematica, scorrevo- le ma densa le questioni sollevate. E rileggen- Tiziana Voarino do dopo tanti anni i suoi scritti sull’ “Avanti!”, Curatore: G. Frezza una cinquantina di interventi tra recensioni Editore: Meltemi www.vocinellombra.com vere e proprie e opinioni sugli argomenti ci- Collana: I pescatori di perle nematografici più disparati, si ha appunto la Anno edizione: 2018 piacevole sorpresa di un giovane critico dallo In commercio dal: 20 settembre 2018 Edicola virtuale di Diari di Cineclub: sguardo lungimirante e l’analisi lucida. Del re- Pagine: 312 p., Brossura www.vocinellombra.com/diari-di-cineclub sto già la scelta dei film e degli autori la dice € 24,00 lunga sulla volontà di approfondire un cinema EAN: 9788883539237 61 n. 67 Rassegna: Ingmar Bergman (1918-2007) L’Associazione Cultu- seguirà il ritmo della breve estate svedese, tra rale Band Apart di giornate assolate e improvvisi temporali che Oristano ha recente- preannunciano l’arrivo dell’autunno; Berg- mente reso omaggio man mostra il loro amore attraverso immagi- al grande regista sve- ni luminose e sensuali, di una novità assoluta dese Ingmar Bergman per l’epoca, che fecero innamorare del film i in occasione del cen- critici della Nouvelle Vague e in particolare Je- tenario della nascita, an- Luc Godard che definì Ingmar Bergman con l’intento di andare “cineasta dell’istante” per la capacità di dilata- oltre la consueta ri- re un momento preciso frantumandone la du- Maria Paola Zoccheddu proposizione dei ca- rata e rendendolo eterno. Sceneggiato dallo polavori più noti (Il stesso Bergman con l’autore del racconto cui posto delle fragole, Il settimo sigillo e Sussurri il film si ispira, Per Anders Fogelstrom, il film e grida) e riscoprire quei film meno conosciu- si avvale della fotografia luminosa e a tratti ra- ti ma fondamentali per la comprensione di al- diosa di Gunnar Fischer. Il 13 novembre la ras- cuni temi cari al regista. Ingmar Bergman, segna si è conclusa con “Un mondo di mario- nato a Uppsala (Svezia) nel 1918 da un pastore Banda Apart protestante e da una giovane belga, è stato re- Associazione Culturale Cinematografica - Oristano gista di teatro e di cinema, di televisione e ra- www.associazionebandapart.it dio, di documentari e film pubblicitari, svol- gendo le diverse attività in parallelo e in alcuni elementi scenografici che sembrano contaminandole una con l’altra, come dimo- ricondurre l’intera vicenda a quel teatro della strano i numerosi film di impianto teatrale, vita di cui ogni essere umano è contempora- alla maniera del Kammerspiel di Strindberg, neamente interprete e spettatore. Sceneggia- che Bergman considerava il riferimento intel- to dallo stesso regista, il film si avvale della fo- lettuale più alto e colui che gli aveva fornito, tografia di Sven Nikvist, mitico collaboratore attraverso le opere teatrali, le parole giuste di Bergman fino ai film dell’età più avanzata. per leggere e interpretare l’animo umano. Il Nonostante sia stato girato in Germania con suo cinema penetra in profondità nel cuore attori tedeschi, senza far ricorso al solito dell’uomo e ne indaga i dubbi, le angosce, il gruppo affiatato di attori con cui Bergman era vuoto esistenziale, la solitudine e la difficoltà solito lavorare, il film risulta compiutamente nelle relazioni umane, in particolare le crisi “bergmaniano” in ogni aspetto e gli attori Ro- della coppia, spesso concentrando lo sguardo bert Atzorn (Peter), Christine Buchegger (la sulla donna e restituendone la complessità nel moglie Katarina) e Rita Russek (la prostituta) rapporto con l’uomo, al punto da sopraffare la entrano a pieno titolo tra gli interpreti più in- figura maschile e renderla evanescente; e ac- tensi del cinema di Bergman. Il film si apre e canto alle tematiche del rapporto uomo/don- si chiude a colori, ma il cuore della vicenda è na compare la ricerca del senso finale della vi- ripreso in un bianco e nero che rimanda ai ca- ta, di una spiritualità che aspira a Dio ma lo polavori più noti, ricordando allo spettatore percepisce come assente o lontano. Bergman che il colore può essere lasciato all’immagina- ha talvolta stemperato la violenza delle tema- Locandina Rassegna “Ingmar Bergman” - Grafica di zione, mentre il bianco e nero rende perfetta- tiche attraverso la commedia, mantenendo Gianni Mameli mente i chiaroscuri dell’animo umano. En- comunque inalterata la profondità di analisi. trambe le proiezioni sono state precedute da Il cinema di Bergman è fatto di immagini po- una presentazione del regista e del film, e se- tenti, di volti in primo piano, di luci e ombre guite dal dibattito molto partecipato, a ripro- che rispecchiano i chiaroscuri dell’animo, di va che un regista considerato “difficile” come sensualità dei volti e dei corpi, ripresi da vici- Ingmar Bergman emoziona e coinvolge anco- no e “braccati” dalla m.d.p. per coglierne ogni ra nel profondo. emozione. La rassegna ha preso in esame due film importanti che stanno agli antipodi della Maria Paola Zoccheddu filmografia bergmaniana: il 6 novembre si è Curatrice della Rassegna iniziato con Monica e il desiderio del 1953, uscito nelle sale italiane solo nel 1961 con numerosi Nata a Cagliari nel 1962. Dopo gli studi classici si è laure- tagli della censura. Il film sviluppa il tema ca- (foto di Gianni Mameli) ata in Restauro e conservazione dei beni culturali. Ha so- ro al Bergman del primo periodo, l’utopia stenuto l’esame di Storia e critica del cinema e seguito il dell’estate come stagione dell’amore e dei so- nette” del 1981, film molto amato da Bergman corso monografico sul cinema di Ingmar Bergman. Ha gni in contrapposizione con l’autunno che se- che lo considerava tra le sue opere più riusci- lavorato per molti anni nel sociale e attualmente collabora gna il passaggio alla vita adulta e la fine della te. Inizialmente avrebbe dovuto far parte di nel settore dei beni culturali. Segue le attività dell’Associa- relazione tra i due giovani. Il personaggio di un più ampio progetto televisivo che non ebbe zione Culturale Band Apart dalla sua fondazione, oltre a Monica, interpretato magnificamente dalla sviluppo e da cui il regista trasse lo spunto per far parte del Consiglio Direttivo del Circolo FICC di Ori- giovane attrice Harriet Andersson, è una mi- un originale thriller psicanalitico, suddiviso stano, ha già presentato diversi film e, questa volta, cura- scela esplosiva di sensualità, candore e desi- in episodi preceduti da didascalie che guida- to per intero una rassegna dedicata a Ingmar Bergman derio incontrollato di libertà fuori dagli sche- no lo spettatore attraverso il vuoto esistenzia- nel centenario della sua nascita. mi sociali; lei e il suo ragazzo Harry le che conduce il protagonista, Peter Eger- Edicola virtuale di Diari di Cineclub abbandonano la città portuale in cui vivono man, a compiere un orrendo delitto. Bergman www.associazionebandapart.it/index.php/ senza gioia la loro vita di giovani operai e si ri- inserisce nel film numerosi riferimenti al tea- amici-di-band-apart fugiano su un isolotto dove la loro passione tro, sia nei lunghi dialoghi dei personaggi, sia 62 [email protected] Quell’attimo... quell’attimo prima è una cosa stupenda (IV) (da “Ritratto di signora” – 1996 di Jane Campion con Nicole Kidman e John Malkovich)

“Notorious - L’amante perduta” (1946) di Alfred Hitchcock, con Ingrid Bergman e “La dolce vita” (1960) di Federico Fellini, con Anita Ekberg e Marcello Mastroianni Cary Grant

“Casablanca” (1942) di Michael Curtiz., con Humphrey Bogart, Ingrid Bergman “Colazione da Tiffany” (1961) di Blake Edwards, con Audrey Hepburn e George Peppard

Roma, Stazione Termini (détournement di Nicola de Carlo) 63 n. 67

Cinema in Puglia Dalla letteratura al cinema e alla Tv Due romanzi di suc- cesso, scritti da altret- tanti autori baresi, si trasformano in nuove opere filmiche, la cui lavorazione inizia in Adriano Silvestri Puglia. I diversi pro- dotti audiovisivi sono tratti dai libri “Passeg- geri Notturni” di Gianrico Carofiglio e “La Fe- rocia” di Nicola La Gioia, entrambi editi da Einaudi. Ma procediamo con ordine. Si gira- no (ed ambientano) nella Città di Bari sia il nuovo film noir e sia la nuova serie televisiva Passeggeri Notturni, per la regia di Riccardo Grandi, con protagonista Claudio Gioè. Il film e la serie tv sono tratti dai trenta racconti di Carofiglio: “L’esistenza di un conduttore- ra diofonico cambia a seguito di un incontro con una donna misteriosa. Lui è un uomo curioso e spaventato dalla vita, ha affrontato molti colpi duri ed è pieno di fragilità. Un’anima notturna...”. Le prime riprese sono già inco- minciate a Bari tra il Lungomare e il centro città. Poi verranno girate altre scene in varie location scelte nella Regione. La nuova serie televisiva sarà un format composto da dieci singoli episodi da 15’ ciascuno, tutti curare e gli regala un appartamento. legati da una storia orizzontale, che Clara frequentava molti uomini, usa- conferisce unità alla narrazione. An- va droghe e la sua vita non era cam- drà in onda tra Febbraio e Marzo biata neanche dopo il matrimonio 2019, su Rai 2. Ma - prima della tra- con Alberto. Poi la donna aveva inco- smissione della stessa serie - uscirà minciato a tornare a casa piena di li- nei cinema italiani un film dallo stes- vidi. Il fratello Michele indaga sulla so titolo. La serie ed il lungometrag- vita della sorella e sugli affari del pa- gio sono prodotti in contemporanea dre Vittorio...”. Sarà scritto da Ugo dalla società romana Anele, in colla- Chiti e Antonio Manca, con la colla- borazione con Rai Fiction. Il giovane borazione alla sceneggiatura dello regista, sceneggiatore e produttore stesso scrittore barese e le riprese sa- ha numerose esperienze televisive e ranno effettuate l’autunno prossimo pubblicitarie. L’attore protagonista, interamente a Bari, per sette settima- Claudio Gioè, ritorna a Bari dopo ne. In questo caso sin dall’inizio si aver girato la fiction Il Sistema. Gian- pensò ad un film. La Gioia dichiarò a rico Carofiglio è stato sostituto pro- caldo: “La storia sembra la sceneggia- curatore alla Direzione Antimafia fi- tura di un film. Confermo che è stata no al 2008, quando è stato eletto acquisita la opzione per la cessione Senatore, e poi presidente della Fon- dei diritti cinematografici del ro- dazione Petruzzelli e Teatri di Bari. manzo alla casa di produzione Wider Ora si dedica unicamente all’attività Film. C’è un anno di tempo: da qui al di scrittore, che già nel 2005 gli aveva primo ciak dobbiamo vedere cosa ac- riservato il Premio Bancarella con il cade…” (Intervista pubblicata sui Diari romanzo “Il Passato è una terra stra- di Cineclub, Settembre 2015). E Marco niera”, da cui stato è stato poi tratto De Angelis ricorda che l’anno scorso l’omonimo film di Daniele Vicari. An- ha lavorato in Puglia per il filmNon c’è che i libri della serie “L’Avvocato Guer- Riprese sul set del film “Passeggeri Notturni” diretto da Riccardo Grandi Campo di Federico Moccia e si è trova- rieri” si sono trasformati in due sceneggiature Marco De Angelis, della società Fabula di Ro- to bene, tanto da organizzare le successive pro- televisive e la stessa Rai ha trasmesso La Dop- ma, ha annunciato il primo ciak per il nuovo duzioni nella regione. Dopo la recente lavora- pia vita di Natalia Blum, film tratto dall’omoni- lungometraggio, tratto dall’omonimo roman- zione in Puglia, ha voluto portare le locali mo racconto dello scrittore, girato e ambien- zo, vincitore del “Premio Strega 2015”, con ol- maestranze - con elettricisti, macchinisti e tato a Bari da Anna Negri. Va anche precisato tre 100mila copie vendute. “Clara è la figlia di runner del film Un’Avventura - anche per rea- che lo scrittore non aveva affatto pensato alla un costruttore. Una notte la donna è investita lizzare le successive riprese a Roma. Tutti i ti- serialità, mentre – invece – dal suo nuovo libro da un camion, guidato da Orazio Basile. L’uo- toli citati sono stati realizzati (o lo saranno) “Le tre del mattino” verrà tratto nei prossimi mo finisce in ospedale e il corpo di Clara viene con il supporto di Apulia Film Commission. mesi un film per il Cinema, realizzato da una pro- ritrovato in un autosilo. La versione ufficiale è duzione internazionale. E anche “La Ferocia” di che si è suicidata. Il padre di Clara convince il Nicola Lagioia sarà presto un film. Il produttore camionista a non far parola dell’accaduto, lo fa Adriano Silvestri 64 [email protected] A torto o a ragione (István Szabó, 2001). Wilhelm Furtwängler e il saluto del diavolo Wilhelm Furtwängler compleanno di questi, con un abile strata- della guerra, narra di un ebreo che, in vista del (1886-1954) è un diret- gemma Furtwängler ottiene di esibirsi il gior- kippur, invoca l’espiazione dei peccati, così tore d’orchestra dal no precedente. Sale sul podio “armato” di bac- che anch’egli, adesso puro, possa perdonare il talento eccezionale, chetta, e sollevando il braccio nell’intento di suo Signore per tutte le volte che una madre forse più di Toscanini. eseguire il famigerato gesto dà quasi l’impres- ha visto chiudersi alle spalle del suo bambino Incombe, però, sulla sione di voler cavare un occhio all’ignaro dit- le porte di una camera a gas. È comodo crede- sua fama una vicenda re nel salvifico potere dell’arte mentre nei la- dai contorni oscuri. ger non si ha più la forza di credere in Dio. E Con l’avvento dell’ide- non è, qui, la banalità del male ad entrare in ologia nazista, si rifiu- gioco. Non è l’atto criminoso che nasce dalla ta – mosso da presunti più scorante assenza di una struttura del pen- Demetrio Nunnari ideali – di lasciare la siero. È, piuttosto, l’ipocrisia del bene; la co- Germania in preda allo scompiglio. Nel pieno dardia di un uomo benedetto dalle Muse che del conflitto bellico diviene l’artista del mo- stringe un patto col maligno per poi distoglie- mento; favorito di Goebbels e del Führer in re lo sguardo dall’orrore. Edwin van Der Null, persona. Non aderisce neppure al Partito, e ad esempio, è un critico musicale assai duro mercanteggia col regime che troppo spesso lo nei confronti di Furtwängler (la cui tecnica vorrebbe sul podio. Tutti segni di un privile- non è impeccabile) e che scrive, invece, cose gio evidente che - finita la guerra - gli vale il mirabolanti del suo rivale Herbert von Ka- sospetto di essere colluso con il Reich. Va sot- rajan. Su richiesta di Göring, il poveretto si ri- to processo, mentre il maggiore Steve Arnold trova nell’esercito a Stalingrado, e di lui si per- (Harvey Keitel), delle forze d’occupazione sta- dono le tracce. Il Maestro nega con fermezza tunitensi, ha l’incarico di provarne la colpevo- ogni parte in quell’affare, ma è plausibile che lezza, e senza remore. In un freddo edificio sia rimasto in patria – in una sorta di equili- semidistrutto e dall’aria spettrale, si dipana il brio instabile fra la luce e la tenebra - per il ti- drammatico confronto tra i due titani. Certo, more di essere spodestato dall’odioso “piccolo la lettura psicologica che Szabó offre dei com- k”. Di contro, giungono dagli atti di Norim- primari procede più per antinomia che per berga preziose testimonianze sull’abnegazio- scandaglio. Per il maggiore Arnold, difatti, ne del grande musicista nel donarsi alla causa Furtwängler (Stellan Skarsgård) è una cele- ebraica. Tuttavia, nell’ultimo serrato scambio brità quasi quanto Betty Grable e Bobe Ho- di battute col suo accusatore, Furtwängler pe. Bislacco accostamento. Persuasivo, in- vacilla. Si duole di esser stato debole, di vece, l’artista. Con l’ascesa di Hitler al non essersi opposto apertamente al parti- potere nel ’33, illustri colleghi ebrei (Walter, to, ma non era quello il suo compito. Come Schoenberg, Klemperer…) fuggono altrove. artista, l’esecuzione di un capolavoro rap- Lui resta, animato dalla ferma convinzione presenta per lui la più tenace affermazio- che, nel frangente più infelice della storia ne del potere della mente e del cuore, tan- del suo paese, almeno la musica tedesca to capaci di generare mostri quanto di non debba soccombere. Sempre accade che donare alla corruttibile carne l’ebbrezza l’animo umano, persa la via della ragione, della contemplazione del sublime. La nar- cerchi ristoro nel sacro o nell’arte. E la mu- razione – cui numerosi filmati di reperto- sica di Furtwängler, interrotta dalle sirene rio conferiscono il valore aggiunto del ri- e dai riflettori della contraerea, oppone fu- gore scientifico – stigmatizza lo iato fra gaci momenti di estasi ai nefasti orrori Adolf Hitler si congratula con Furtwängler dopo un concerto dimensioni esistenziali incoercibili. Una, dell’essere. Il Maestro conduce la sua lotta idealizzata e spirituale fino allo strania- ideologica intestina nella speranza illuso- mento; l’altra, militaresca e pragmatica ai ria che arte e politica non s’incontrino mai. limiti del cinismo. Se – come Steve Arnold Ma così non è. Riaffiora dalla fase istrutto- sostiene – la realtà materiale fosse l’unica ria una fitta trama di frequentazioni che ammissibile, rimarrebbe, di quanto acca- depone tutt’altro che a suo favore; da duto, solo un cadaverico lezzo a smarrirsi Göring a von Schirach, da Goebbels a Spe- fra le pieghe del tempo. Esiste, invece, la er. E poi l’archivio “Hinkel”, dal nome di un creatività, che mai alcuna violenza del cor- losco funzionario che indaga sui rapporti po potrà cancellare. Esistono le arti, e per fra registi della cultura nazionale e mondo esse vivere è cosa buona e giusta. Quando ebraico. Furtwängler non cede: sono loro a Wilhelm Furtwängler dirige, in quell’apri- conoscere lui, e pretendere che diriga ai le del ’42, l’impaginato prevede l’amata No- frequenti raduni di partito, sedotti dal fa- na di Beethoven, il cui “Inno alla Gioia” si scino innegabile del suo magistero. E di chiude nel modo che segue: “Intuisci il tuo quella malia redentrice non solo egli non ha Wilhelm Furtwängler dirige l’Orchestra Filarmonica di Berlino creatore, mondo? Cercalo sopra la volta stella- colpa, ma ne è persino fiero. I membri della tatore. Ma Arnold salta su tutte le furie. Trop- ta! Sopra le stelle deve abitare”. E Satana incar- Filarmonica di Berlino - che l’implacabile uffi- po sottile è l’ironia per valere il sacrificio di nato - artefice del folle disegno della creazione ciale passa al torchio – si stringono attorno al migliaia di corpi esanimi ammonticchiati l’u- di un mondo nuovo e di una stirpe eletta - è lì loro direttore; un uomo eletto, che trae in sal- no addosso all’altro, ombre di se stessi, con- in prima fila, ed applaude questi versi senza vo parecchi ebrei e nega finanche il saluto al dotti alla morte con spietato, chirurgico di- coglierne il fine doppio senso. Führer. Nell’aprile del ’42, difatti, in occasione del stacco. Un antico adagio, nato all’indomani Demetrio Nunnari

65 n. 67

Cinema e letteratura in giallo C’era una volta in America (1984) di Sergio Leone CAST: Robert De Nero, James Woods, Elizabeth McGovern, Treat Williams, Joe Pesky, William Forsythe, Larry Rap

Ricorre nel mese il sue voglie, i suoi tor- compleanno del gran- menti, le sue fragilità, de musicista Ennio le sue cattiverie. Ma Morricone e tra i tanti questo è tipico di ognu- omaggi alla sua figura no di noi, lui è un ca- vi è stata anche la ri- rattere forte, sconta 12 proposta di alcuni anni di riformatorio film di cui ha curato la per aver vendicato l’uc- Giuseppe Previti colonna sonora, film cisione di un suo amico che ci permettono an- e questo gli procura nel che di rendere omaggio a un grande regista suo giro di malavitosi italiano, Sergio Leone che appunto nel 1984 ha credito e rispetto. Ma è diretto C’era una volta l’America di cui vi voglia- anche un violento, un mo parlare in questo mese. Questo film è sta- essere spregevole quan- to interpretato da Robert De Niro, James Wo- do violenta in una sce- ods ed Elizabeth McGovern e ci racconta la na terrificante Debo- vita di un criminale Davis “Noodles” Aaron- rah, che pur è l’unica son e dei suoi amici, seguendo il percorso del- donna che ha mai la loro vita da quando sono una piccola banda amato. Ma è per que- di ragazzotti che imperversa nel ghetto ebrai- sto che Noodles (il suo co, salvo poi crescere non soltanto come età soprannome) è perfet- ma anche come ambizioni si da arrivare a to, o meglio è nella sua conquistare una posizione di preminenza imperfezione che è nella New York del proibizionismo e del perfettamente credibi- post-proibizionismo. Questa pellicola, che fu le e accettabile. E’ un presentata al 37°Festival di Cannes, faceva film dove si respira parte di una trilogia che Leone aveva dedicato aria di grande lettera- all’America del passato partendo appunto da tura, dopo tantissimi C’era una volta il West e Giù la testa. C’era una anni il nostro eroe tor- volta l’America stranamente non ebbe un gran- na a New York e va a de successo alla sua uscita salvo poi risalire trovare l’unico amico nei favori di critica e di pubblico con il passare che gli è rimasto, e del tempo ed essere ancora oggi considerato quando questi gli chie- uno delle migliori pellicole mai realizzate. de dove sia stato tutto Sergio Leone rimase colpito dalla lettura del questo tempo lui ri- romanzo The Hoods di Harry Grey che era la sponde “Sono andato a storia di un vero gangster vissuto negli anni letto presto”. Non vi ri- del proibizionismo e grazie a un gruppo note- corda un certo Proust vole di grandi sceneggiatori realizzò questa che inizia la sua Ricer- sua terza storia “americana” avvalendosi an- ca dicendo “Per tanto che di un grande cast, che però comprendeva tempo sono andato a grandi star del cinema e attori alle prime ar- letto presto”. Un film mi. Detto che i produttori americani fecero di denso e fitto di fatti, ri- tutto per far fallire il film intervenendo sulla cordi, citazioni, allu- durata, sul montaggio, in quanto lo riteneva- sioni, dettagli, simboli, no troppo lungo e poco adatto al gusto del tutto poi condensato pubblico americano, detto che certo questo in quell’immagine di angustiò gli ultimi anni della vita del regista, Noodles nella fumato- va comunque considerato che una volta che il ria d’oppio, lui sembra film fu finalmente proiettato nella versione sognare e forse sembra integrale si rivelò uno dei più grandi capola- liberarsi di qualcosa vori della storia del cinema, un film di grande che è nella sua testa. Il forza e potenza che poteva essere annoverato film è fatto di tante cose, tra i migliori prodotti cinematografici di tutti scene grandiose. Scene i tempi. E’ un film “totale”, sarebbe riduttivo divertenti, scene piene parlare di gangster-movie, vi si parla di uomi- di nostalgia, scene di ni, anzi di ragazzi diventati uomini, e narra di grande dolore. Lo han- tante vite, c’è la memoria, la nostalgia, il ricor- no definito “il film del- do e poi c’è l’amore, l’amicizia, il tradimento, il la vita” di Sergio Leo- rispetto, la delusione. Un grandissimo Robert ne, certo qui vi ha raggiunto la sua piena anche quello che tutti noi vorremmo sempre De Niro è David Aaronson, una figura indi- maturità, vi si canta, pur parlando di “cattivi” vedere al cinema. menticabile. Perché certo lui è un eroe, ma è di amore, di amicizia, di vecchiaia, sì è la som- un eroe perché è l’uomo con i suoi desideri, le ma dei pensieri del nostro autore-regista ma è Giuseppe Previti 66 [email protected] Teatro La classe sul filo della memoria alla scoperta delle radici di una voca- zione La classe, l’ultimo spet- tacolo di Fabiana Ia- cozzilli, proposto a fi- ne ottobre nell’ambito di “Anni luce_osserva- torio di futuri possibi- li”, lo spazio dedicato dal RomaEuropa Fe- stival alla scena teatra- le emergente italiana Giuseppe Barbanti tra sperimentazione e nuovi linguaggi artistici, è stato uno dei più in- (foto di Tiziana Tomasulo) teressanti visti alla manifestazione. L’allesti- mento, che rappresenta un’ulteriore tappa del percorso di ricerca della regista e drammatur- ga romana, nasce dal coinvolgimento di CrAnPi, La Fabbrica, il Teatro Vascello e Car- rozzerie | not, grazie anche al sostegno otte- nuto per la fase della produzione con l’ammis- sione al Progetto Cura, il bando di residenze interregionali. Quest’ultimo aspetto è molto importante, proprio perché questo, come tut- ti i precedenti spettacoli di Fabiana Iacozzilli, è il risultato di lunghi periodi laboratoriali in (foto di Cosimo Trimboli) (foto di Cosimo Trimboli) cui si predilige un processo di creazio- rinunciato a quello che volevo raccon- ne collettiva. La classe è uno spettacolo/ tare in origine e mi sono messa in rito collettivo, che parte da una esigen- ascolto della materia che stavo inda- za personale dell’autrice, rievocare, an- gando.” Gli abusi da cui era partita ave- che con il contributo dei suoi “veri” ex vano prodotto sofferenza e lasciato compagni di una scuola elementare re- senza risposta le domande “Cosa ce ne ligiosa di Roma frequentata negli anni facciamo del dolore ? Cosa ogni essere Ottanta del ‘900, tutta una serie di epi- umano è in grado di diventare a partire sodi significativi del clima di abusi in dal proprio dolore?”. “Dal vuoto allora è cui ricordava di aver vissuto quegli an- emerso il ricordo di un giorno in cui ni. La classe viene presentato come un Suor Lidia mi affida la regia di una pic- docupuppet: la spettacolarizzazione di cola scena all’interno della recita per la questa scelta di momenti di vita scola- festa della mamma. E decide, forse, in- stica è, infatti, affidata a burattini crea- sieme a me la mia vocazione- conclude ti dall’artista Fiammetta Mandich. Iacozzilli - Dunque La classe è uno spet- “L’impiego della marionetta mi con- tacolo che, ideato per affrontare gli sente di attenuare il peso del pathos, di (foto di Cosimo Trimboli) abusi di potere finisce con il concen- fare in modo che l‘elemento emotivo in- trarsi su due vocazioni, la mia e quella cida poco o niente. – spiega Iacozzilli - di Suor Lidia”. I performer impegnati Mi interessava raccontare la storia mia ne La classe sono Michela Aiello, Andrei e dei miei compagni di classe senza ca- Balan, Antonia D’Amore, Francesco ricarle di emozioni “. Del resto questo Meloni e Marta Meneghetti. Le luci so- trasfigurare i personaggi, spesso- ren no di Raffaella Vitiello, mentre del suo- dendoli irriconoscibili e non gradevoli, no si è occupato Hubert Westkemper. non è una novita’ per Iacozzilli ”Nel L’allestimento è inserito nel cartellone mio percorso di regista e drammaturga del Teatro Cantiere Florida di Firenze, , anche prima di quest’ultima esperien- dove andrà in scena il prossimo 19 gen- za che mi ha fatto approdare al teatro di naio. Altri spettacoli di Fabiana Iacoz- figura – prosegue - sono sempre partita zilli in programmazione :“Quando sa- da personaggi pupazzo per raccontare remo grandi!” (secondo capitolo della la condizione esistenziale dell ‘uomo Trilogia dell’attesa) sarà ospitato all’in- nell’intento di farne emergere dal plot terno del Festival Oscenica (Catanzaro) la più intima essenza”. Gli adulti rivivo- (foto di Tiziana Tomasulo) a marzo, mentre “Da soli non si è catti- no i ricordi di un‘infanzia trascorsa vi”, tre storie tratte dai racconti di Ti- nella paura attraverso le vicende evocate dai paio di mani e una luce”? “In questa riflessio- ziana Tomasulo che si incentrano sull’incapa- pupazzi mossi da un misterioso deus ex ma- ne sul senso profondo del ricordo, in questa cità di vivere la relazione, sarà in scena a china. Il contesto ricostruito non rimanda so- ricerca di pezzi di memorie andate, i miei Milano al Teatro Fontana dal 4 al 7 aprile 2019 lo ad un ambito scolastico: la discussa inse- compagni mi hanno aiutato a trovare una rot- gnante di quegli anni lontani, Suor Lidia, riesce ta – ci dice Iacozzilli – La Classe ha individuato ancora ad incutere timore anche se ridotta a“un il suo vero significato nel momento in cui ho Giuseppe Barbanti 67 n. 67 Un homme presseé vince il Premio Foglia d’Oro del Pubblico a Fran- ce Odeon Regia di Hervé Mimran con Leila Bekhti, Patrice Luchini, Igor Gotesman, Fatima Adourn, Louise Lob

Il film Un homme presseé, decima edizione di France Odeon che si é si ispira alla storia vera svolto a Firenze dal 31 ottobre al 4 novembre di Christian Streiff, ex 2018 sotto la guida competente di Francesco CEO di Airbus e di PSA Ranieri Martinotti, si é aggiudicata il Premio Peugeot Citroen, e rac- Foglia d’Oro del pubblico che ha ritenuto il conta le vicende di film godibile e capace di strappare benefici una caduta e della len- sorrisi, che hanno il pregio di farci scoprire le ta e difficile ripresa, emozioni e renderci più umani. In fondo le metafora di una frase trasformazioni hanno una lunghissima storia Paola Dei di Jim Morrison, con nella mitologia, nel folklore e nella letteratura la quale il cantante ci e gli effetti ottenuti con la macchina da presa dice che: “ Non é forte chi non cade ma chi, ca- dal regista accanto alla splendida recitazione dendo, ha la forza di rialzarsi, alla quale fa eco di Luchini hanno convinto gli spettatori pre- un proverbio giapponese che recita:”Cader senti. Fra i film indimenticabili interpretati sette volte e rialzarsi otto”. Questo é ciò che da questo versatile attore merita una menzio- tenta di fare Alain Wapler, altezzoso ammini- ne speciale Confidenze troppo intime di Patrice stratore delegato di una grande azienda au- tomobilistica che, totalmente assorbito dal nella linea di confine fra il dramma psicolo- suo lavoro e dal successo, con i quali si identi- gico e la commedia leggera mescolando con fica, trascura gli affetti e si rifugia in un im- rara sapienza i due generi e offrendo al probabile rapporto alla pari con la figlia. Da pubblico un sorprendente risultato con una tempo avverte sintomi premonitori di un di- sceneggiatura senza sbavature che non sca- sturbo di non lieve entità ma non gli dà im- de mai nella retorica e nel sentimentalismo. portanza fin quando viene colpito da ictus Insuperabile una frase che l’imperturbabile ed é costretto a fermarsi.Interpretato da Fa- psicoanalista Michel Duchaussoy: Dr. Mon- brice Luchini, che con rara capacità attoriale nier, dice al commercialista William alias dá corpo e anima al personaggio connotan- Luchini, quando sparuto e sorpreso gli dolo di una godibile ironia, il protagonista si chiede come comportarsi con la donna che trova al centro di una importante trasforma- ha confuso lo studio dello psicologo con zione è tutto questo avviene con la leggerez- quello del fiscalista: “...in fondo io e lei ci oc- za tipica delle commedie francesi. Pensare cupiamo delle stesse cose. Tutto ciò che non alla capacità di Luchini di interpretare testi può essere dichiarato pubblicamente”. Ora di classici della letteratura francese con una come allora gli occhi di Luchini hanno la ca- attenzione quasi ossessiva per i dettagli e pacità di esprimere l’inesprimibile facendo- per il senso delle parole e vederlo alle prese ci calare in mondi interiori tutti da scopri- con una afasia postuma all’ictus ci fa com- re. Indimenticabile anche il film La corte prendere ancora più e ancora meglio la di Christian Vincent con il quale si é aggiu- grandezza dell’attore di origini umbre che dicato la Coppa Volpi a Venezia dove recita nel 2015 si é aggiudicato la Coppa Volpi per accanto ad una meravigliosa Sidse Babett la miglior interpretazione maschile con il Knudsen, alias Ditte Lorensen-Coteret che film La corte di Christian Vincent. La sua ca- con la sua interpretazione si è aggiudicata il pacità comica e i piacevoli momenti che si ri- Premio Cesar per la migliore attrice non esce a vivere durante la proie- protagonista. E come non ricor- zione del film riescono a farci dare Molière in bicicletta di dimenticare che la narrazione si Philippe Le Guay, una comme- rifà a schemi convenzionali per dia che vede l’attore confrontar- mostrarci una storia di reden- si con il Misantropo di Moliere, zione che sostituisce il cinismo candidata nella sezione “World con la scoperta o di-scoperta dei Cinema Now” al Palm Springs veri valori della vita. Ciò che re- International Film Festival del sta ad Alain é la grande forza 2014. Impossibile poi tralasciare d’animo che evoca Don Chi- Gemma Bovery, una tragicom- sciotte e la capacità di reagire al- media diretta da Anne Fontaine le avversità con la tenacia che lo uscito in Italia nel 2015. Tutti i ha sempre caratterizzato, soste- film girati da Luchini sono con- nuto da una logopedista che lo notati da una cifra inconfondi- accompagna anche ad una im- bile attraverso la quale l’attore portante prova lavorativa. Ma riesce sempre a renderceli indi- proprio quando ritiene di aver menticabili creando splendide recuperato il suo ruolo, l’iper at- atmosfere anche quando la sce- tivo manager viene licenziato e deve di nuovo Leconte uscito in Italia nel 2004 dove l’attore é neggiatura non é eccelsa. rialzarsi ricominciando da capo mentre rico- affiancato da una insuperabile Sandrine Bon- struisce il rapporto con la figlia. L’opera alla naire. Intrisa di sottile erotismo, l’opera si colloca Paola Dei 68 [email protected] Bernardo Bertolucci, regista (Parma, 16 marzo 1941 – Roma, 26 novembre 2018)

La commare secca (1962) Prima della rivoluzione (1964) Il conformista (1970)

Strategia del ragno (1970) Ultimo tango a Parigi (1972) Novecento (1976)

La luna (1979) La tragedia di un uomo ridicolo (1981) L’ultimo imperatore (1987)

Il tè nel deserto (1990) Piccolo Buddha (1993) Io ballo da sola (1996) 69 n. 67 Diari di Cineclub | YouTube www.youtube.com/diaridicineclub Ultimi programmi caricati sul canale Diari di Cineclub di YouTube mese di Novembre. Inizia a seguire i nostri programmi video. Iscriviti, è gratuito Il canale YouTube di Diari di Cineclub è a cura di Nicola De Carlo

Scomparso Nando Cesare Zavattini sceneggiature, nonché la maggior parte della Scanu Fondatore del Cinegiornale libero di Roma n° 1 sua collezione privata di libri sul cinema che Cineclub Sassari Casa di produzione: Cinegiornale Libero di la biblioteca Panizzi integra con un’impres- 12 novembre 2018 Ca- Roma Anno: 1968 Abstract: ‘Il cinema è finito?’ sionante collezione di libri sul cinema italia- nale12 è la domanda che appare nel cartello iniziale no. Questo cortometraggio adotta l’approccio E’ scomparso lo scorso di questo cinegiornale. In realtà si tratta di un di Zavattini al reale, oscurando l’archivio e in- fine settimana Nando dibattito sul senso e la funzione politica dei tervistando l’archivista di Zavattini che l’oc- Scanu, una vita dedi- Cinegiornali liberi e di esperienze simili che si chio della cinepresa del regista tramonta nelle Nicola De Carlo cata al cinema e all’as- vanno facendo in tutto il mondo. Si svolge a note in cui è conservata la corrispondenza la- sociazionismo, fonda- casa di Cesare Zavattini e vi partecipano Za- tinoamericana di Zavattini, tra cui le lettere tore del Cineclub di Sassari e protagonista vattini stesso, Silvano Agosti, Alfredo Angeli, del padre del cinema latino americano Fer- della rassegna Sardinia - https://youtu. Giuseppe Bellecca, Marco Bellocchio, Liliana nando Birri a Zavattini . Quello è quando l’oc- be/8X_88rnAQCI Cavani, Nico D’Alessandria, Giuseppe Ferra- chio della macchina da presa diventa più una ra, Alfredo Leonardi, Pier Giuseppe Murgia, persona incarnata, un ricercatore che parla Cinque conversazioni con Cesare Zavattini Salvatore Samperi, Romano Scavolini, Elda del contenuto dei file Birri ... Il dialogo è in PRIMA TRASMISSIONE: Giacomo Gambetti Tattoli, Gianni Toti italiano, ma con sottotitoli in inglese. incontra il grande maestro poco più che ot- https://youtu.be/yaTG20pF1HI https://youtu.be/7PzBqOSj8qw tantenne nel 1983. Tema: Personalità di Zavat- tini e traguardo degli ottant’anni. https://you- Cesare Zavattini parla di Toto’ Cesare Zavattini - promo tu.be/_7LNjKuy7vc Estratti dalle serie televisive prodotte dalla Cesare Zavattini è figura tra le più complesse RAI “Il Pianeta Totò”, ideata e condotta da e sfaccettate della cultura del XX secolo: scrit- SECONDA TRASMISSIONE: Zavattini e i Giancarlo Governi, trasmessa in tre edizioni tore, sceneggiatore che ha lavorato con i più mass-media. diverse - riviste e corrette - a partire dal 1988 e grandi registi del suo tempo, pittore, fotogra- https://youtu.be/iwNrjKvEv1w “Totò un altro pianeta” speciale in 15 puntate fo, ma anche autore di teatro, regista, attore. trasmesso nel 1993 su Rai Uno e curato da Sempre profondamente e umanamente cala- Cesare Zavattini | Materiale di repertorio Giancarlo Governi. to nel proprio tempo, e contemporaneamente Tavola rotonda fra registi e produttori https://youtu.be/N9neo5mm6Fs teso a trascendere epoche e generazioni, con Descrizione sequenze:seduti ad una tavola ro- le sue continue anticipazioni e la sua straordi- tonda uomini di cinema: Visconti, De Lauren- Pedinando l’Archivio Zavattini naria visionarietà. tis De Sica e Bolognini ; poi Bolognini accanto La Biblioteca Panizzi, che prende il nome dal- https://youtu.be/Mkqt7_qrylQ a Monicelli, Bennati, Coletti e Grillet ; Gassa- lo stesso bibliotecario italiano che ha allestito man siede accanto a Visconti ; in platea Cesa- la British Library, contiene l’Archivio Zavatti- re Zavattini , Stoppa, Cilenti ; Sordi sorride ni, un enorme archivio di documenti, lettere, soddisfatto ; Gassaman rilascia un’inter- vista ; Sordi esibisce un’espressione assor- ta e rattristata ; https://youtu.be/xl9ITwtXmLg

Premio Oscar 1948 - Il Miglior film straniero è ‘Sciuscià’ di Vittorio De Sica Assegnazione dei premi Oscar: riprese dalla manifestazione di Hollywood e da quella che si tenne a Roma in occasione della premiazione del film di De Sica “Sciuscià”. Presenti le autorità statuniten- si e i premiati: tra gli altri si riconoscono Zavattini, De Sica e l’operatore Brizzi.ht- tps://youtu.be/hz-hkZauqps

Artisti e contadini: creato il “Premio Suzzara” per una galleria d’arte. La giuria, composta tra gli altri da Zavatti- ni, Vergani, Tofanelli premia gli artisti vincitori con pollame, salumi e altro, pro- dotti offerti gratuitamente dagli abitanti di Suzzaro. https://youtu.be/Fo3Qpl- 00VwI

70 [email protected] Détournement di Nicola De Carlo 71 n. 67

Ripubblichiamo con new entry segnalate dai lettori offesi per alcune involontarie esclusioni La televisione del nulla e dell’isteria (XXII) La Rai Tv, insieme al cinema, è stata la più grande industria culturale del paese, che ha favorito l’integrazione nazionale, una lingua comune a tutti, il superamento dei dialetti locali, la possibilità di accesso ad una qualità formativa prima riservata a pochi. L’avvento della tv commerciale ha portato al ribasso senza alcuna resistenza da parte di un pubblico ormai educato ad essere oggetto di consumo in una società dello spettacolo, effimero, volgare, evasivo che conduce alla resa. La Tv è anche il più importante mezzo di comunicazione capace di mutare i costumi e le abitu- dini degli spettatori. E il massacro è avvenuto con la responsabilità dei politici interessati alle logiche di spartizione del potere e di favorire risor- se senza un progetto culturale. Ma oggi, quale è la responsabilità di questa ex industria culturale sulla formazione e lo sviluppo del bullismo ita- lico? Chi sono e cosa hanno in comune tra di loro questi personaggi, quale è il loro contributo alla cultura del nostro paese e al resto del pianeta. Perchè la Tv dedica molta attenzione a questi personaggi che tutta questa bellezza non hanno e quindi incapaci di condurre e donare bellezza e garbo? Contiamo sui vostri contributi per capirci qualcosa su questa unica “buona scuola” del nulla e dell’isteria. Quale può essere il nostro im- pegno verso la TV che va difesa dai partiti e aiutata a migliorare nella capacità di produzione culturale contro sprechi, clientele e lottizzazioni.

“...Fra 30 anni l’Italia sarà non come l’avranno fatta i governi, ma come l’avrà fatta la televisione... “ (Profezia avverata)

Mauro Corona

Marco Amleto Belelli noto Alessandro Cecchi Paone Alessia Marcuzzi Alfonso Signorini Antonella Clerici come divino Otelma

Barbara D’Urso Fabio Fazio Gigi Marzullo Flavio Insinna Bruno Vespa

Maria De Filippi Mario Giordano Massimo Giletti Maurizio Costanzo Vittorio Sgarbi

Simona Ventura Teo Mammucari Mara Venier Mara Maionchi Tina Cipollari segue a pag. successiva 72 [email protected]

segue da pag. precedente

Gigi e Ross Gialappa’s Band Tiziano Crudeli Angela Troina (Favolosa cubista) Luca Barbareschi

Cristiano Malgioglio Platinette (M. Coruzzi) Daniela Santachè Rocco Siffredi Iva Zanicchi

Emilio Fede Valeria Marini Alba Parietti Vladimir Luxuria Paola Perego

Morgan Marco Castoldi Flavio Briatore Antonino Cannavacciuolo Alda D’Eusanio Alessandro Sallustri

D. Parenzo e G. Cruciani Lele Mora Maurizio Belpietro Federica Panicucci Patrizia De Blank & f.

Vittorio Feltri Mario Adinolfi Piero Chiambretti Loredana Lecciso Costantino della Gherardesca Dalla TV Italiana con qualche imbarazzo

73 n. 67

Omaggio I nuovi mostri (1977) di Dino Risi, Mario Monicelli ed Ettore Scola Episodio First Aid - Pronto soccorso (di Mario Monicelli) con Alberto Sordi Ah è l’immobilità mio caro, succede. È anche l’umidità. Accadde anche a me molto tempo fà, quando feci il navigatore solitario. Mammà mi diceva sempre: “non me rompere i coglioni, sei uno smidollato, come uomo non esisti, sei un imbriagone”. E allora mi sono incazzato e un giorno ho detto: “basta.. guarda.. mi compro una barca e mi faccio il giro del mondo e na- vigo da solo ecco”. E così compii quest’impresa. Feci il navigatore solitario. Giorno e notte, fra cielo e mare, mare e cielo. In questa natura, padrone del mondo. Lei non sa cosa vuol dire il navigatore solitario. Solo, nell’immensità del mare, in assoluta meditazione, a contatto della natura più pura, è allora che capisci... quanto sei stronzo, a compiere queste imprese, che non servono a un cazzo. Giovan Maria Catalan Belmonte, Preposto Camerier del Soglio Pontificio

www.passaggidautore.it www.romafilmcorto.it Diari di Cineclub www.cineclubalphaville.it www.piccolocineclubtirreno.it Periodico indipendente di cultura e informazione www.consequenze.org www.greenwichdessai.it cinematografica www.educinema.it www.cineforumorione.it XXIV Premio Domenico Meccoli ‘ScriverediCinema’ www.cinematerritorio.wordpress.com www.laboratorio28.it Magazine on-line di cinema 2015 www.centofiori.de www.cinergiamatera.it E’ presente sulle principali piattaforme social www.sentieriselvaggi.it www.calamariunion.it ISSN 2431 - 6739 www.circolozavattini.it www.cineconcordia.it/wordpress Responsabile Angelo Tantaro www.facebook.com/diaridicineclub www.parrocchiamaterecclesiae.it Via dei Fulvi 47 – 00174 Roma [email protected] www.facebook.com/diaridicineclub/groups www.manguarecultural.org www.officinavialibera.it www.infoficc.wordpress.com www.ilpareredellingegnere.it www.plataformacinesud.wordpress.com www.AAMOD.it/links www.hermaea.eu/it/chi-siamo www.gravinacittaaperta.it www.tottusinpari.blog.tiscali.it Comitato di Consulenza e Rappresentanza www.ilclub35mm.com www.alexian.it Cecilia Mangini, Giulia Zoppi, Luciana Castelli- www.suburbanacollegno.it www.corosfigulinas.it na, Enzo Natta, Citto Maselli, Marco Asunis www.anac-autori.it www.cineclubpiacenza.it www.asinc.it www.vocinellombra.com/diari-di-cineclub a questo numero hanno collaborato in redazione www.crcposse.org Maria Caprasecca, Nando Scanu www.usnexpo.it www.cineclubinternazionale.eu il canale YouTube di Diari di Cineclub è a cura di www.officinakreativa.org www.sababbaiolaarrubia.blogspot.it Nicola De Carlo www.monserratoteca.it Edicola virtuale dove trovare tutti i numeri: www.prolocosangiovannivaldarno.it www.cinemanchio.it www.cineclubroma.it www.cineclubgenova.net www.cineclubclaudiozambelli.org www.bandapart.altervista.org/diari-di-cineclub La testata è stata realizzata da Alessandro Scillitani www.quartaradio.it www.laspeziashortmovie.wordpress.com Grafica e impaginazione Angelo Tantaro www.centroesteticolacrisalidesassari.it La responsabilità dei testi è imputabile esclusiva- www.laspeziaoggi.it www.losquinchos.it mente agli autori. www.bibliotecaviterbo.it www.associazionearc.eu www.cinalmese35.com I nostri fondi neri: idruidi.wordpress.com Il periodico è on line e tutti i collaboratori sono vo- www.cinenapolidiritti.it www.upeurope.com lontari. www.unicaradio.it/wp www.domusromavacanze.it Il costo è zero e viene distribuito gratuitamente. www.cinelatinotrieste.org www.radiosardegnaweb.csmwebmedia.com Manda una mail a [email protected] www.suonalaancorasam.wordpress.com www.rivegauche-artecinema.info per richiedere l’abbonamento gratuito on line. www.cosedaintolleranti.it www.isco-ferrara.com Edicole virtuali www.russiaprivet.org/ita www.lerimesse.it (elenco aggiornato a questo numero) www.firenzefilmcortifestival.com www.bookciakmagazine.it dove poter leggere e/o scaricare il file in formato PDF www.lombardiaspettacolo.com www.bibliotecadelcinema.it www.cineclubroma.it www.cagliarifilmfestival.it www.ficc.it www.retecinemaindipendente.wordpress.com www.cinit.it www.cineforum-fic.com www.cineclubsassari.com www.senzafrontiereonlus.it www-pane-rose.it www.hotelmistral2oristano.it www.umanitaria.ci.it www.ilgremiodeisardi.org blog.libero.it/Apuliacinema www.gruppofarfa.org www.ilquadraro.it www.amicidellamente.org www.cgsweb.it www.carboniafilmfest.org www.sardiniafilmfestival.it www.focusardegna.com www.babelfilmfestival.com www.teoremacinema.com www.lacinetecasarda.it www.cinecircoloromano.it www.retecinemabasilicata.it/blog www.davimedia.unisa.it www.cinemafedic.it www.radiovenere.com/diari-di-cineclub www.moviementu.it www.teatrodellebambole.it/co www.giornaledellisola.it www.perseocentroartivisive.com/eventi 74