LA SUPPELLETTILE DA MENSA E DA presentati, fornivano un apporto carneo di peso superiore a CUCINA NEL VII SECOLO IN : quello di altre specie nelle fasi iniziali dell’insediamento L’ESEMPIO DI UN SITO FORTIFICATO tardoantico, mentre in quelle di VII secolo avanzato si regi- stra la netta affermazione dei suini. La presenza di tutte le di componenti osteologiche, in genere pervenute in frammen- ti di piccole dimensioni con rari segni di esposizione diretta G. M URIALDO, F. BERTOLOTTI, C. FALCETTI, P. PALAZZI, al fuoco, è indicativa di una macellazione avvenuta sul po- L. PARODI sto con utilizzazione di tutte le parti ed una cottura quasi Civico Museo del Finale esclusivamente effettuata tramite ebollizione (MONTANARI Istituto Internazionale di Studi Liguri - sez. Finalese 1988). Scarsamente documentato è l’allevamento di picco- li animali da cortile, mentre la caccia non risulta praticata in modo estensivo. Una discreta componente è invece co- La facies archeologica di un contesto abitativo tardo- stituita dalla pesca e dalla raccolta di molluschi marini, antico e altomedievale risulta da una complessa interazione espressione del mantenimento di un attivo contatto con la tra diverse componenti: 1. la tipologia e quantità di suppel- costa da parte di questo centro posto ad una certa distanza lettili acquisite ed utilizzate durante le fasi di frequentazio- dal litorale. ne in un definito arco cronologico, espressione delle poten- Per lo studio della suppellettile da mensa e da cucina di zialità economiche dell’insediamento oltre che del suo in- S. Antonino, ad una visione tipologica si è affiancata una serimento in areali di distribuzione di merci importate; 2. i valutazione comparativa tra suppellettili di diverse classi rapporti esistenti tra differenti classi di reperti, in relazione ceramiche e non ceramiche distinte sulla base di connotati con le diverse destinazioni funzionali, con le tecniche ed i funzionali. A tal fine è stato utilizzato il conteggio del nu- costi di produzione e commercializzazione di materiali di- mero minimo di individui (NMI) identificati, anche in con- versi, col livello tecnologico mantenuto dalle produzioni siderazione dell’elevato grado di frammentazione dei re- locali o regionali rispetto a quelle importate; 3. le caratteri- perti in una condizione caratterizzata da una fitta stratifica- stiche socio-economiche dell’insediamento, gli effetti con- zione dei livelli abitativi con intensi fenomeni post-deposi- nessi alla strategia di controllo territoriale esercitata da or- zionali, che hanno comportato indici di frammentazione ganizzazioni centralizzate, le stratificazioni sociali all’in- molto differenti, quali ad esempio quelli del vetro e della terno dell’insediamento, la sua strutturazione abitativa e pietra ollare. funzionale; 4. l’impatto di eventi che ne determinarono va- Le categorie alle quali è stato fatto riferimento sono riazioni d’uso e frequentazione e le modalità con le quali costituite da: 1. Suppellettile da mensa; 2. Suppellettile da essi intervennero. cucina prevalentemente destinata alla preparazione e con- Rispetto a questi processi, raramente finora sono stati servazione di alimenti; 3. Suppellettile da fuoco. La distri- affrontati gli aspetti connessi a variazioni ambientali e del- buzione tra le diverse classi di materiali delle varie forme le fonti alimentari in una determinata area geografica e le funzionali è riportata nella tabella I. loro ripercussioni sull’instrumentum domestico (MAFFEIS- La suppellettile da mensa di S. Antonino è prevalente- NEGRO PONZI MANCINI 1995). mente costituita da ceramiche fini d’importazione ed in In questa sede vengono prese in esame le suppellettili misura molto minore da ceramica comune, per la quale ri- da mensa e da cucina provenienti da un insediamento forti- sultano preponderanti le forme chiuse da liquidi. Un ruolo ficato ligure, quello di S. Antonino, posto su una altura nel- non secondario è sostenuto da oggetti in vetro. Questo ma- l’immediato entroterra del Finale (Prov. di ) (S. An- teriale appare detenere una posizione prioritaria nella defi- tonino 1984, 1988, 1992). Questo castrum costituisce un nizione quantitativa delle forme funzionali, soprattutto per punto privilegiato e particolare di osservazione in quanto quelle ad uso potorio, costituendo una delle principali de- presenta una ben definita occupazione esordita alla fine del terminanti della facies archeologica dell’insediamento, in- VI secolo e comprendente il VII secolo, preceduta unica- dicativa del ruolo che questo tipo di oggetti assunse nel mente da una fase insediativa protostorica datata all’età del passaggio tra l’età tardoantica e l’altomedioevo in area ita- bronzo finale. Si tratta quindi di un contesto omogeneo e liana e europea occidentale (FOY 1995; STERNINI 1995). Le limitato nel tempo che consente di cogliere gli elementi tecniche di cernita dei terreni durante lo scavo hanno infatti caratterizzanti della cultura materiale di un sito extra-urba- consentito l’analisi di oltre 3000 frammenti, anche di minime no dell’Italia settentrionale, che appare inserito nei mercati dimensioni, di cui quasi un migliaio costituiti da orli (FAL- mediterranei fino al VII secolo avanzato (LUSUARDI SIENA et CETTI in S. Antonino 1988, pp. 371-378; 1992, pp. 314-318). al. 1991; MURIALDO 1995). L’elevata incidenza di conteni- Nonostante l’elevato indice di frammentazione, con le tori da trasporto, in prevalenza nordafricani ma anche pro- difficoltà di identificazione di forme definite, è stato indi- venienti dal Mediterraneo orientale, testimonia la dipenden- viduato, con un ragionevole margine di approssimazione, za di questo insediamento da fonti di approvvigionamento un NMI di circa 150 oggetti. Si tratta di un numero sicura- esterno. Per esso, inoltre, sono disponibili dati sulle basi mente significativo quando confrontato con i dati quantita- alimentari (GIOVINAZZO in S. Antonino 1992) e sull’assetto tivi di altre classi di oggetti da mensa e da cucina, pur do- vegetazionale dell’area (CASTIGLIONI in S. Antonino 1992). vendosi osservare come esso non risulti in assoluto partico- Per quanto riguarda le fonti animali, l’economia alimen- larmente alto se si ipotizza una durata della fase tardoantica tare dell’insediamento risulta basata principalmente su sui- dell’insediamento probabilmente di poco inferiore ad un ni, macellati in genere entro i due anni di età e mantenuti centinaio di anni. allo stato semiselvatico sfruttando le risorse del manto bo- Il colore prevalente della massa vetrosa comprende di- schivo, dominato dalla lecceta (Quercus ilex) con un relati- verse tonalità cromatiche tra il verde e l’azzurro, general- vo incremento del carpino ed una contrazione delle querce mente assai tenue, con una percentuale ridotta (20%) nelle caducifoglie rispetto al periodo protostorico, condizionata varie sfumature del giallo – giallo bruno e una percentuale da intensi e protratti fenomeni di antropizzazione. La com- ancora più bassa di colore verde giallo tenue. Sono presenti parsa di conifere nelle fasi tardoantiche, assenti in quelle solo quattro esemplari di colore blu intenso (blu cobalto e protostoriche, sarebbe invece l’effetto di variazioni clima- blu viola) ricondotti a due calici a stelo, ad una coppa a tiche intervenute tra i due periodi contrassegnate da un cli- sacchetto e ad un orlo di bicchiere o calice. ma più umido. Rispetto ai suini, un ruolo minore è sostenu- Nel VII secolo, l’area litoranea ligure ed il più imme- to da capro-ovini, la cui età media di macellazione si aggira diato entroterra sono ancora saldamente ancorati al merca- intorno ai 30-36 mesi, pur non mancando capi abbattuti in to della Sigillata Chiara Africana (SCA) prodotta nella Tu- età più giovane. I bovini, sebbene numericamente poco rap- nisia settentrionale (GANDOLFI c.d.s.). Pur osservandosi in

©2001 Edizioni all’Insegna del Giglio - vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale – 1 SCA CCAfr CSD CCIm CLon CInv CCLo CG PO Vetro n % n % n % n % n % n % n % n % n % n % FAM 106 74.1 10 7.0 1 0.7 11 7.7 2 1.4 13 9.1 Bicch 1 6.7 4 26.7 10 66.6 Calici 122 100 FCLiq 6 6.2 49 50.5 3 3.1 7 7.2 1 1.0 3 3.1 14 14.4 8 8.3 6 6.2 Mortai 6 85.7 1 14.3 Olle 1 0.6 6 3.5 7 4.1 54 31.8 102 60.0 Tg/Cs 2 16.7 3 25.0 7 58.3 Coper 3 33.3 4 44.4 2 22.2 TOT. 112 68 3 10 2 9 36 75 109 151 Tab. I – Incidenza assoluta in Numero Minimo di Individui (n) e percentuale (%) delle diverse classi di prodotti ceramici e pietra ollare ripartiti. Legenda: FAM: Forme Aperte da Mensa; Bicch: bicchieri; FCliq: Forme Chiuse da Liquidi; Tg/Cs: Tegami/Casseruole; Cop: Coperchi. SCA = Sigillata Chiara Africana; CCAfr: Ceramica Comune Africana; CSD: Ceramica Sovra-dipinta; CCIm = Ceramica Comune Importazione; CLon: Ceramica Longobarda; CInv: Ceramica Invetriata CCLo = Ceramica Comune Produzione Locale; CG = Ceramica Grezza; PO = Pietra Ollare; V = Vetro.

H.91d 94/98/108 99C 80B/99 100 F.62.4 101 102 F.82.3 104 105 109 66?f. chiuse NMI 6 6 28 21 3 1 14 1 1 3 8 13 1 6

Analisi della distribuzione in NMI della SCA di S. Antonino. diversi contesti italiani e del Mediterraneo occidentale una Caratteristico della fase tardoantica di S. Antonino ri- caduta dell’importazione di ceramiche fini africane rispet- sulta il piatto H.109, per il quale è stata recentemente sug- to alle fasi di massima esportazione in età imperiale gerita una differenziazione tra una forma a parete più spes- (FENTRESS-PERKINS 1988; REYNOLDS 1995) e nonostante lo sa, più antica, ed una a parete sottile e decorazione polita a scadimento qualitativo soprattutto dei rivestimenti, la fase strisce, tipica del VII secolo (REYNOLDS 1995; BONIFAY c.d.s.), finale della SCA – quale risulta dai dati di S. Antonino si- che in questo sito è l’unica attestata, associata ad una mo- mili a quelli derivati da centri urbani con fasi coeve come neta di Tiberio II Costantino (578-582) nella fossa di fon- Roma (SAGUÌ 1995), Marsiglia (BONIFAY-PELLETIER 1983; dazione del muro di cinta dell’area D. BONIFAY c.d.s.) o dell’area iberica sud-occidentale (REYNOLDS L’analisi della distribuzione in NMI della SCA di S. Anto- 1995) – è ancora caratterizzata da una discreta differenzia- nino dimostra la netta predominanza delle ciotole H.80B/99 e zione funzionale in grado di mantenere un ruolo prioritario 99C, che nelle loro varianti coprono il 43% di individui, in per l’uso su mensa, sia individuale che collettivo. A forme analogia con quanto riscontrato in altri siti coevi. la cui data iniziale di produzione è ancora da collocare nel- Accanto ad oggetti che presentano un rivestimento di la seconda metà del VI secolo si affiancano alcune varianti più o meno scadente qualità e di pochi esempi in ceramica tarde di forme già esistenti, come si registra nel caso delle a vernice rossa d’imitazione della SCA, sono attestati pro- ciotole tipo Hayes 99C, che presentano un fondo piano apo- dotti in argilla simile a quella della SCA ma privi di rivesti- do ed una diminuzione delle dimensioni dell’orlo variamente mento, riconducibili a ciotole in ceramica comune conformato, imponendo una differenziazione rispetto alle nordafricana assimilabili alla forma H.99C (FULFORD 1984, forme tipiche di riferimento di VI-inizi VII secolo. Accanto Coarse Ware F.11) ed in un caso alla H.100/101. In questa a forme aperte, in minore proporzione sono ancora esporta- serie produttiva rientrano inoltre vasi mortaio con listello te forme chiuse mono-o biansate, spesso d’incerta attribu- angolato di piccole dimensioni e radi granuli vulcanici sul zione tipologica, che costituiscono circa il 5% della SCA fondo, attribuiti alle forme Fulford Coarse Ware, mortaria presente in questo sito. and flanged bowls F.2 (1 NMI) e 3 (5 NMI) (FULFORD 1984, A S. Antonino risultano attestate le seguenti forme aperte in pp. 199-200). Sulla base delle dimensioni della parete e della SCA: poco verosimile adattabilità ad un utilizzo quali mortai sog- Ciotole/coppe: Hayes 99C e varianti, 80B/ getti ad un uso tramite percussione, per essi potrebbe essere 99,100,101, Fulford 82.3; ipotizzato un impiego diretto su mensa oltre a quello da Scodelle/coppe con cucina per la preparazione di alimenti. Si tratta comunque orlo a tesa: Hayes 94, (98 ?), 108; di un tipico oggetto delle officine nord-tunisine, che ancora Vasi a listello: Hayes 91D, Fulford 74.5; nel VII secolo raggiunge oltre che alcuni centri della Peni- Ciotole di grandi dimensioni: Hayes 104A var., 104C; sola italiana anche la Francia Meridionale e la Spagna, per Piatto-vassoio con orlo a tesa: Hayes 66 ?/S. Antonino quanto riguarda l’area occidentale (CATHMA 1991; VALLAURI 1988, tav. IV.1; 1994; REYNOLDS 1995). Grandi piatti: Hayes 105; Piatti: Hayes 109; In genere sottostimato, per il grado di conservazione Piccola coppa: Hayes 102. dei reperti in contesti abitativi, è il ruolo del vetro tra la suppellettile da mensa. Individuate unicamente nelle fasi In particolare, sotto la comune definizione della ciotola abitative di VII secolo di S. Antonino, le coppe emisferiche H.99C si comprende una tipologia più differenziata, che tipo Foy forma 28a, datate tra la fine del VII e l’VIII secolo caratterizza l’evoluzione finale di questa forma base da nella Francia meridionale (FOY 1995, pp. 211-2), prodotte mensa. Oltre a forme con orlo a mandorla, tipico della for- in vetro azzurro, giallo verdastro o verde oliva, con diame- ma H.99C “classica”, si collocano ciotole con orlo solo leg- tro compreso tra 100 e 130 mm, sono essenzialmente rap- germente ispessito e poco rimarcato rispetto alla parete e presentate da orli risvoltati all’esterno a formare una spessa forme con orlo ingrossato arrotondato. Accanto a queste e larga fascia (10-20 mm), che incorpora uno o più tubetti. sono presenti ciotole tipo H.80B/99, con orlo di piccole di- Un fondo emisferico massiccio, con piccola base piana, mensioni a profilo triangolare o arrotondato, corrisponden- riconnessa ad alcuni frammenti di orlo di questo tipo, con- ti rispettivamente alle varianti Waagé tav. X, n. 878 k e p / sente di riconoscerne la forma pressoché completa (Tav. 1.1- Atlante tav. XLVIII. nn. 8 e 9, attestate in contesti di VII 3). Da più frammenti in vetro verde-giallo tenue è ricostrui- secolo ad Antiochia (WAAGÈ 1948) o datati al 655-670 a bile con buona approssimazione il profilo di una coppa a cor- Costantinopoli (HAYES 1992). po emisferico relativamente ampio, con base leggermente con-

©2001 Edizioni all’Insegna del Giglio - vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale – 2 vessa, decorata da un motivo a rete in rilievo (Tav. 1.4). marcata che tende a richiudersi, ad una bottiglia cilindrica Bordi tagliati sono attestati solo da pochi frammenti o ovoidale piuttosto che ad una fiasca globulare è ricondu- riconducibili ad una piccola coppa in vetro verde tenue (Tav. cibile un fondo rilevato “a cupola” in vetro verde azzurro, 1.5) e da un contenitore di forma indeterminata a grande spesso, ornato da fili applicati (Tav. 1.13). diametro. Interessante è anche un frammento di bordo in Gli oggetti ad uso potorio sono invece quasi esclusiva- vetro blu cobalto con orlo in pasta vitrea bianca, riconduci- mente costituiti da calici e bicchieri in vetro. A questa fun- bile ad una coppa “a sacchetto” di tipo longobardo (Tav. zione potrebbero inoltre essere ricondotti alcuni oggetti 1.6). Alcuni frammenti di orli di grande diametro (180-200 particolari, quali il “bicchiere” a corpo piriforme in cerami- mm) evidenziano la presenza di piatti o ampie coppe in ca grigia stampigliata di tipo “longobardo” (Tav. 2.2) (S. vetro azzurrino, quasi incolore (Tav. 1.7-8). Significativa è Antonino 1992, p. 306; OLCESE et al. c.d.s.) e forme cilin- anche la presenza di frammenti emitoroidali ricomposti, ri- driche in pietra ollare, con diametro minore rispetto a quel- conducibili all’anello di appoggio di un piatto (Tav. 1.9). lo delle pentole da fuoco, realizzate nel litotipo cloritosci- Per quanto riguarda i contenitori da liquidi (boccali, stico a grana fine con sottile lavorazione tornita della pare- brocche, bottiglie, fiasche) appare invece preponderante la te esterna, per le quali peraltro l’effettivo uso potorio rima- prevalenza di prodotti d’importazione in ceramica comune ne alquanto incerto (Tav. 2.4). La quasi totalità della sup- africana comprendente boccali a corpo scanalato in argille pellettile potoria da mensa risulta riconducibile a calici a ferriche con schiaritura esterna e forme chiuse soprattutto stelo, nella maggior parte dei casi realizzati con la tecnica in argille carbonatico-marnose sabbiose, di colore tra il gial- in una sola fase (almeno 110 esemplari identificati da fram- lo chiaro ed il bruno chiaro, talora con schiaritura superfi- menti di piede a disco chiaramente distinguibili). Un nu- ciale, riconducibili all’impasto “sandy-cream” definito da mero minore di calici risulta prodotto con la tecnica in due Peacock (1984, tipo 2.5) per i materiali di Cartagine (cfr. tempi, o fasi (almeno 12 individui, identificati sulla base OLCESE et al. c.d.s.). In questo gruppo vanno inoltre inseri- delle caratteristiche dei frammenti di piede e/o dell’attacco te due piccole forme chiuse monoansate di produzione afri- dello stelo alla coppa). Ad un uso potorio, con forme com- cana con tracce di sovradipintura in rosso ed un grande plete tuttavia non determinabili, sono riconducibili inoltre boccale (?) sovradipinto con spirali e recante un monogram- almeno 9 bicchieri apodi, identificati da frammenti della ma graffito greco (Tav. 2.1). Le forme chiuse mono – o base rilevata al centro. biansate in SCA, identificabili con notevoli difficoltà per il I calici a stelo realizzati con la tecnica in un solo tempo, grado di conservazione dei materiali con le forme Fulford per il loro numero più consistente, si prestano ad una clas- 2.3, 2.6, 6.2 (FULFORD 1984, pp. 84-5) costituiscono infatti sificazione ed analisi statistica, peraltro limitata alla forma solo il 6.2% delle forme da liquidi individuate. Ancora mi- del piede a disco, come già proposto per i reperti di Monte nore (3.1%) è l’apporto di materiali invetriati, tra i quali Barro (UBOLDI 1991). Non risulta invece praticabile una clas- sono riconoscibili un boccale trilobato prodotto in area vul- sificazione che consideri anche la forma dello stelo, come canica, un fondo piano di bottiglia in ceramica invetriata a si registra per Ibligo Invillino (BIERBRAUER 1987) o per Sar- macchie ed un boccale proveniente da area a scisti cristal- di (VON SALDERN 1980). lini, probabilmente locale (Vado-Savona) (MURIALDO 1992). Dei 103 esemplari di piede a disco considerati (in 7 casi I contenitori da liquidi comprendono inoltre alcuni esempi la frammentarietà non consente una classificazione tipolo- di probabile produzione regionale (Ventimiglia?) ed alcu- gica attendibile), 20 appartengono al tipo 1 con piede a di- ne forme in ceramica grezza con scisti cristallini di produ- sco rialzato al centro, profilo superiormente convesso e orlo zione locale. ad anello cavo o tubetto chiaramente distinto dal corpo cen- Tra i materiali in vetro, le forme chiuse sono rappre- trale (Tav. 1.14-15); 30 al tipo 2, con piede rialzato al cen- sentate da due fiasche in vetro azzurrino provenienti dai tro, profilo superiormente concavo o conico ed orlo ad anello livelli abitativi di VII secolo, una ricomposta quasi intera- cavo chiaramente distinto dal corpo (Tav. 1.16-17); 45 al tipo 3, mente (Tav. 1.10) e l’altra conservata in frammenti di fon- con anello sovente schiacciato, indistinto dal corpo centrale, più o do rilevato, collo e orlo. Almeno altri 4 esemplari sono de- meno rialzato al centro (Tav. 1.18-19); 8 al tipo 4, con pie- sunti dalla presenza di frammenti di orlo e collo, uno in de a disco appiattito e anello distinto (Tav. 1.20-21). vetro praticamente incolore (Tav. 1.11), l’altra con collo La distribuzione nelle diverse fasi dell’area D dimostra conico, in vetro azzurrino decorato da una spirale di filo una elevata residualità dei calici in vetro e risulta così sud- applicato dello stesso colore (Tav. 1.12). Per la curvatura divisa:

FASI moderne-medievali (Z/U) abitative VII sec. (T1-3) fine VI-inizi VII sec. (T4-5) tipo 1 NMI 7 7 6 tipo 2 NMI 11 16 3 tipo 3 NMI 16 20 9 tipo 4 NMI 4 4

Sulla base del grado di conservazione dei reperti non è coppa in vetro azzurro più intenso e limpido (per analogia possibile effettuare un’analisi statistica attendibile delle for- con un esemplare della necropoli di Castel Trosino, tomba me delle coppe dei calici e stabilire alcuna correlazione con 89, la coppa dovrebbe estendersi verticalmente a tronco di i diversi tipi di piede. Sono comunque attestate tutte delle cono). Il piede di calice di Tav. 1, n. 27 è prodotto in vetro forme di calici già note per il periodo considerato: coppa verde giallino tenue. In un esemplare in vetro verde azzurro conica, tronco-conica, a campana rovescia, con profilo ad lo stelo anziché massiccio è cavo. “S”, comprensivo di almeno tre esemplari, uno dei quali I materiali da cucina sono stati distinti in due principali decorato con filo applicato a spirale intorno all’orlo (Tav. categorie: quelli senza evidenti tracce da fuoco e quelli de- 1.22-25). stinati alla cottura di alimenti. Da questa analisi emerge un Per quanto riguarda i calici a stelo realizzati con la tec- ruolo prevalentemente destinato alla preparazione e conser- nica in due tempi, per i quali in due casi è riconoscibile vazione di alimenti per le suppellettili ceramiche, mentre l’impiego di materiale vitreo di differente colore per l’ese- per l’uso diretto su fuoco risulta prioritario l’impiego di pietra cuzione della coppa e del piede, l’esemplare più completo, ollare. proveniente dalle fasi abitative di VII secolo, presenta ste- Al momento attuale non sono state individuate forme lo pieno a rocchetto e piede in vetro azzurro opaco con da fuoco in ceramica comune di produzione orientale o nor-

©2001 Edizioni all’Insegna del Giglio - vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale – 3 Tav. 1 – Suppellettile in vetro dal castrum di S. Antonino. Scala 1:3. dafricana standardizzata, attestate invece tra V e VII secolo i quali un’olla a corpo globulare in ceramica invetriata a in Provenza e in Spagna (CATHMA 1991; VALLAURI 1994; macchie prodotta in area prealpina (Tav. 2.3). Accanto a REYNOLDS 1995). Da ambito insulare italiano provengono queste si collocano tipi diversi di olle in ceramica comune a casseruole con orlo a mandorla rientrante in argilla con distribuzione region ale come nel caso delle olle con orlo a materiali vulcanici (CATHMA 1991, F.7/FULFORD 1984, F.32), “S” e la casseruola a orlo estroflesso rialzato attribuite alla mentre rimane incerta la provenienza, sempre da area vul- produzione di Ventimiglia (OLCESE 1993; OLCESE et al. canica forse orientale, di piccole olle da fuoco in ceramica c.d.s.). invetriata a macchie (MURIALDO 1992). Oltre il 50% della ceramica da cucina risulta costituita Per la conservazione di derrate sono utilizzate sia pic- da olle e tegami, in genere foggiati a mano, di produzione cole anfore o contenitori chiusi biansati d’importazione, tra locale, in argille con scisti cristallini. Questa classe com-

©2001 Edizioni all’Insegna del Giglio - vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale – 4 Tav. 2 – Ceramica comune (1), ceramica decorata a stampigli (2), ceramica a invetriatura sparsa (3), pietra ollare cloritiscistica (4-12) e talcoscistica (13) dal castrum di S. Antonino. Scala 1:4. prende: 1. olle di diverse dimensioni (diametri dell’orlo com- ma soprattutto in quelli medievali (NMI 4); 7. olle con orlo preso tra 14 e 32 cm) con tozze anse a nastro ingrossato, estroflesso in continuità col collo a pareti spesse (NMI 2) o fondo piano e orlo riavvolto (NMI 11) o ripiegato all’ester- sottili (NMI 3). In impasti simili sono inoltre realizzati al- no (NMI 8); 2. piccole olle da fuoco con listello atrofico cuni contenitori da liquidi con collo stretto e orlo ingrossa- (NMI 7); 3. olle con orlo ingrossato arrotondato (NMI 4); to arrotondato. 4. olle con orlo ingrossato estroflesso (NMI 8); 5. olle con In meno del 50% dei materiali da cucina sono presenti orlo a tesa obliqua a sezione quadrata ripiegato all’esterno sicure evidenze di una esposizione diretta o indiretta al fuo- (NMI 4); 6. olle con orlo ribattuto all’esterno e leggermen- co, suggerendo quindi un prevalente impiego di questi con- te incavato, presenti già nei livelli di VII secolo (NMI 1) tenitori per la conserva e preparazione di alimenti.

©2001 Edizioni all’Insegna del Giglio - vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale – 5 Per l’uso su fuoco predomina nettamente l’impiego di fouilles de la Bourse (1980-1981), «Rev. Archéologie recipienti in pietra ollare, per la quale sono stati riconosciu- Narbonnaise», XVI, pp. 285-346. ti almeno 109 individui (compresi 2 frammenti di coperchi CATHMA 1991, Importations de céramiques communes ed un mortaio con versatoio), prodotti per l’85% dei casi méditerranéennes dans le Midi de la Gaule (Ve-VIIe sec.), in A cerâmica medieval no Mediterrâneo ocidental. Lisboa 16- nei vari litotipi cloritoscistici delle Alpi nord-occidentali e 22 novembre 1987, Mértola, pp. 27-47. per il 15% in pietra ollare talcoscistica dell’area alpina cen- FENTRESS E., PERKINS P. 1988, Counting Red African Slip Ware, trale (MURIALDO et al. 1986). «Africa Romana», V, pp. 205-214. Le forme nella quasi totalità sono costituite da pentole FOY D. 1995, Le verre de la fin du IVe au VIIIe siècle en France con fondo piano, mancando forme con rapporto altezza/lar- Meditérranéenne, in FOY D. (a cura di), Le verre de l’antiquitè ghezza indicative della presenza di tegami, attestati in Valle tardive et du haut moyen age. Typologie, chronologie, d’Aosta per il periodo anteriore a quello in esame (IV-V diffusion, Guiry-en-Vexin, pp. 187-242. secolo) (MOLLO MEZZENA 1987). I materiali in pietra ollare FULFORD M.G. 1984, The Red-Slipped Wares. The coarse (kitchen cloritoscistica sono essenzialmente riconducibili a pentole and domestic) and painted wares, in FULFORD M.G., PEACOCK cilindriche o sub-cilindriche ed a recipienti troncoconici, D.P.S. (eds.), Excavations at Carthage: the British mission, vol. I.2. The Avenue du President Bourghiba, Salammbo. The oltre a contenitori cilindrici di diametro inferiore e preva- pottery and other ceramic objects from the site, Sheffield, lente sviluppo in altezza, pareti sottili decorate da una fitta pp. 48-115; 155-231. serie di linee e scanalature tornite, precedentemente descritti, GANDOLFI D. c.d.s., Ceramica fine d’importazione di VI-VII seco- con uso su fuoco limitato a 2 casi su 6. Le due forme domi- lo in Liguria: l’esempio di Ventimiglia, e Luni, in nanti sono caratterizzate da diverse modalità di lavorazione Ceramica in Italia: VI-VII secolo. Roma 11-13 maggio 1995. (fascia rilevata con solcature, con cordone rilevato, con sot- HAYES J.W. 1992, Excavations at Saraçhane in Istanbul, vol. II. tili costolature, con pareti esterne tornite lisce o decorate The pottery, Princeton. con rigatura più o meno fitta, raramente rifinite con sempli- LUSUARDI SIENA S., MURIALDO G., SFRECOLA S. 1991, Le cerami- ce scalpellatura), per le quali sono da riconoscere elementi che mediterranee in Liguria durante il periodo bizantino (VI- funzionali (rinforzo del recipiente, sostegno di cerchiatura VII secolo), in A cerâmica medieval no Mediterrâneo in metallo con listelli o costolature parallele) oltreché deco- ocidental. Lisboa 16-22 novembre 1987, Mértola, pp. 123- 146. rativi. Per questi recipienti prevale l’uso su fuoco (tracce di LUSUARDI SIENA S., SANNAZARO M., 1994, La pietra ollare, in Lu- fuoco presenti nel 70% di individui). Forme eccezionali sono suardi Siena S. (a cura di), Ad mensam. Manufatti d’uso da costituite da un recipiente con beccuccio a cannone chiuso, contesti archeologici fra tarda antichità e medioevo, Udine, in altra sede interpretato come lucerna (LUSUARDI SIENA, pp. 157-188. SANNAZARO 1994, p. 185) o l’occasionale riscontro di co- MAFFEIS L., NEGRO PONZI MANCINI M.M. 1995, La ceramica co- perchi. Più standardizzata risulta la produzione talcoscistica mune nei siti dell’Italia settentrionale dall’età tardo antica delle aree centrali, basata su recipienti a pareti più sottili, al medioevo: variazioni tipologiche e funzionali del corredo decorati da serie di ampie solcature regolari o da una fitta domestico, in CHRISTIE N. (ed.), Settlement and Economy in rigatura ottenute al tornio. Anche per questi litotipi prevale 1500 BC to AD 1500. Papers of the Fifth Conference of Italian Archaeology (Oxbow Monograph 41), Oxford, pp. l’uso su fuoco (80% dei casi). 591-602. Il quadro del materiale da fuoco riflette esclusivamente MOLLO MEZZENA R. 1987, Primi elementi per lo studio della pie- una pratica di cottura per piccoli nuclei. La capacità dei tra ollare in Valle d’Aosta, in La pietra ollare dalla Preisto- recipienti in pietra ollare dei quali è stata ricostruita l’intera ria all’età Moderna, Como 16-17 ottobre 1982, «Archeolo- forma è infatti compresa tra 798 e 2201 ml, con l’eccezione gia dell’Italia Settentrionale», 5, pp. 59-114. di un grande recipiente da 3653 ml (Tav. 2.10). A S. Antoni- MONTANARI M. 1988, Alimentazione e cultura nel Medioevo, Bari. no, probabilmente per il sistematico riciclaggio dei metalli MURIALDO G. 1992, La ceramica a vetrina pesante nel Finale, in in disuso e per l’assenza di fasi di distruzione, mancano PAROLI L. (ed.), La ceramica invetriata tardoantica e alto- infatti completamente recipienti da fuoco in metallo o di medievale in Italia. Siena 23-24 febbraio 1990, Firenze, pp. grandi dimensioni, indicativi di una cottura collettiva di cibi. 75-80. In conclusione, per quanto riguarda le suppellettili da MURIALDO G. 1995, Alcune considerazioni sulle anfore africane di VII secolo dal “castrum” di S.Antonino nel Finale, «Ar- mensa e da cucina, la facies archeologica di questo sito for- cheologia Medievale», XXII, pp. 433-453. tificato risulta alquanto diversificata. Nel VII secolo, su MURIALDO G., FOSSATI A., BONORA E., FALCETTI C. 1986, La questo centro convergono in rilevante quantità materiali pietra ollare nel Finale, «Riv. Studi Liguri», LII, pp. 217- d’importazione dall’area mediterranea e, in misura molto 242. minore per quanto riguarda la ceramica, correnti commer- OLCESE G. 1993, Le ceramiche comuni di Albintimilium. Indagi- ciali dall’arco alpino e dall’area norditaliana. Rimangono ne archeologica e archeometrica dell’area del Cardine, Fi- incerti i centri di produzione e le modalità di commercializ- renze. zazione dei materiali in vetro, che in assoluto costituiscono OLCESE G., MURIALDO G., PALAZZI P., PARODI L. c.d.s., La cerami- la componente numericamente più rappresentata. Contra- ca comune in Liguria nel VI e VII secolo, in Ceramica in riamente a quanto si registra nell’Italia settentrionale, risul- Italia: VI-VII secolo. Roma 11-13 maggio 1995. ta irrilevante la presenza di ceramica invetriata e di catini- PEACOCK D.P.S. 1984, Petrology and origin, in FULFORD M.G., coperchio, mentre un ruolo minoritario per gli strumenti da PEACOCK D.P.S. (eds.), Excavations at Carthage: the British cucina e da fuoco è sostenuto da produzioni locali, com- mission, vol. I, 2. The avenue du President Bourghiba, Salammbo. The pottery and other ceramic objects from the prensive di forme chiuse da liquidi e di piccole ciotole de- site, Sheffield, pp. 6-28. stinate all’uso personale. REYNOLDS P. 1995, Trade in the Western Mediterranean, AD 400- 700: the ceramic evidence, «BAR International Series», 604, Oxford. BIBLIOGRAFIA SAGUÌ L. 1995, L’esedra della Crypta Balbi e il monastero di S. Lorenzo in Pallacinis, «Archeologia Laziale XII, 1- Quader- BIERBRAUER V. 1987, Invillino-Ibligo in Friaul, I. Die rmische ni di Archeologia Etrusco-Italica», 23, pp. 121-129. Siedlung und das sptantik-frhmittelalterliche Castrum, SALDERN von A. 1980, Ancient and Byzantine glass from Sardis, München. in Archeological exploration of Sardis, vol. 6, Cambridge MA BONIFAY M. c.d.s., Sur quelques problèmes de datation des sigillées - London. africaines à Marseille, in Ceramica in Italia: VI-VII secolo. S. Antonino 1984 = BONORA E., FOSSATI A., MURIALDO G., Il “Ca- Roma 11-13 maggio 1995. strum Pertice”. 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