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Parte I – La caratterizzazione paesaggistica a scala locale

1. Le disposizioni derivanti dal quadro normativo: il sistema delle tutele paesaggistiche

L’art. 9 Cost. statuisce un ruolo nodale della Repubblica: tutelare “ il paesaggio e il patrimonio storico e arti- stico della Nazione ” come valori fondamentali strutturanti della società e non tanto (o non solo) come beni di puro godimento estetico, derivanti dall’accezione idealistica crociana che aveva originariamente animato la L. 29 giugno 1939, n. 1497 laddove veniva prevista la tutela di “ cose ” e “ località ” che avessero “ cospicui caratteri di bellezza naturale o di singolarità geologica ”, che si distinguessero “ per la loro non bel- lezza ”, che componessero “ un caratteristico aspetto avente valore estetico e tradizionale ”, o che si presen- tassero quali “ bellezze panoramiche […] quadri naturali […] punti di vista o di belvedere ”; prevaleva di conseguenza lì un’idea di paesaggio per parti privilegiate del territorio, caratterizzato da connotati di tipo vi- sivo ed estetico-letterario dal valore riferito quasi esclusivamente alla bellezza, mentre risultava completa- mente trascurata la dimensione ambientale dei luoghi. Ma sono risultati assai pochi, quasi privi di bagaglio conoscitivo e progettuale e, per lo più, limitati a ridottis- sime porzioni spaziali i piani del paesaggio derivanti dalla L. 1497/1939; mentre solo alla vigenza della suc- cessiva legge c.d. “Galasso” (n. 431/1985) inizia a estendersi all’interezza dello spazio regionale la pianifica- zione di un paesaggio non più inteso come insieme di “ bellezze naturali individue ” ma piuttosto come com- plesso territoriale che privilegia una concezione più oggettiva, più vicina alla geografia, più basata sulla con- siderazione degli caratteri fisico/strutturali del territorio e sulle loro interdipendenze sistemiche; tuttavia, solo per l’effetto della Convenzione europea del Paesaggio del 20 ottobre 2000 (ratificata dall’Italia col consueto ritardo nel maggio 2006) avrà luogo l’allargamento all’intera trama territoriale del senso e significato di pae- saggio, riconoscendo così anche quei beni minori e diffusi che così largamente contribuiscono a imprimere riconoscibilità, peculiarità, caratterizzazione a tutte le specifiche identità locali. Inizia così a superarsi il limite del bagaglio legislativo previgente, che considerava coinvolgibili dalle proce- dure di tutela i soli manufatti di riconosciuto interesse storico artistico o i luoghi caratterizzati da più elevati connotati fisici: ora la Convenzione va applicata a “ tutto il territorio […] e riguarda gli spazi naturali, rurali, urbani e periurbani. Essa comprende i paesaggi terrestri, le acque interne e marine. Concerne sia i paesag- gi che possono essere considerati artificiali, sia i paesaggi della vita quotidiana, sia i paesaggi degradati ”, riconoscendo nel suo preambolo il paesaggio quale “elemento importante della qualità della vita delle popo- lazioni ” ed “ elemento chiave del benessere individuale e sociale”, giacché esso svolge “ importanti funzioni d’interesse generale sul piano culturale, ecologico, ambientale e sociale ”, costituisce “ una risorsa favorevo- le all’attività economica ” e coopera “ all’elaborazione delle culture locali ”1. Il compito di recepire i principi della Convenzione europea viene affidato al D.Lgs. 42/2004 (“ Codice dei beni culturali e del paesaggio ”), e quest’ultimo viene qui considerato nella sua accezione più ampia di bene collettivo, che travalica visioni puntuali o localistiche e che riguarda il governo delle sue trasformazioni, cau- sate dall’intervento dell’uomo o da eventi naturali: “ per paesaggio s’intende una parte omogenea di territo- rio i cui caratteri derivano dalla natura, dalla storia umana o dalle reciproche relazioni ”, e la sua tutela e valorizzazione devono pertanto salvaguardare “ i valori che esso esprime quali manifestazioni identitarie percepibili ”. Il Codice ex D.Lgs. 42/2004 attribuisce al Piano paesaggistico il compito di innovare le proce- dure autorizzative e semplificarne l’applicazione nel momento in cui la pianificazione comunale traduca gli

1 S’osserva inoltre nella Convenzione come “ le evoluzioni delle tecniche di produzione agricola, forestale, industriale e pianificazio- ne mineraria e delle prassi in materia di pianificazione territoriale, urbanistica, trasporti, reti, turismo e svaghi e, più generalmente, i cambiamenti economici mondiali continuano, in molti casi, ad accelerare le trasformazioni dei paesaggi ”, e si esplicita il desiderio di “ soddisfare gli auspici della popolazione di godere di un paesaggio di qualità e di svolgere un ruolo attivo nella sua trasformazio- ne ”; per raggiungere tali finalità ogni parte s’impegna a “ riconoscere giuridicamente il paesaggio in quanto componente essenziale del contesto di vita delle popolazioni, espressione della diversità del loro comune patrimonio culturale e naturale e fondamento della loro identità ”, ad “ attuare politiche paesaggistiche volte alla protezione, alla gestione, alla pianificazione dei paesaggi ”, ad “ avviare procedure di partecipazione […] nelle politiche paesaggistiche ”, nonché a “ integrare il paesaggio nelle politiche di pianificazione del territorio, in quelle urbanistiche ” e in tutte le altre che possano “ avere un’incidenza diretta o indiretta sul paesaggio ”. 2 strumenti regionali a una scala di maggior dettaglio e, conseguentemente, in rapporto diretto con le reali tra- sformazioni dello spazio locale. La Lr. 12/2005 è ricca di richiami al ruolo del Piano di governo del territorio nei confronti del paesaggio e demanda (esplicitamente) al piano urbanistico comunale la conclusione del processo di costruzione del com- plesso sistema di tutela previsto dal c.d. “Codice Urbani”, assegnando anche all’approfondimento della scala comunale la medesima valenza paesistica che a suo tempo la L. 431/1985 assegnò alla pianificazione territo- riale di coordinamento 2; in particolare, gli artt. 76 e 77 della Lr. 12/2005 individuano i compiti e le opportu- nità paesaggistiche dello strumento comunale in riferimento alla tutela e valorizzazione del paesaggio. Viene qui specificato che il Ptr, nella sua valenza di piano territoriale paesaggistico, individua obiettivi e mi- sure generali di tutela paesaggistica che risultano cogenti per gli strumenti di pianificazione dei comuni e immediatamente prevalenti sulle disposizioni eventualmente difformi. Entro due anni dall’approvazione del Ptr, i Comuni “ conformano e adeguano i loro strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica agli o- biettivi e alle misure generali di tutela paesaggistica dettati dal Ptr, introducendo, ove necessario, le ulterio- ri previsioni conformative di maggiore definizione che, alla luce delle caratteristiche specifiche del territo- rio, risultino utili ad assicurare l’ottimale salvaguardia dei valori paesaggistici individuati dal Ptr ”.

1.1. Le innovazioni introdotte dal Codice dei beni culturali e del paesaggio

Dunque, la tutela del paesaggio – inteso nella sua accezione più ampia di bene collettivo che travalica visioni puntuali o localistiche – non può prescindere dal governo delle trasformazioni generate dall’intervento antro- pico o dagli eventi naturali; muovendo da tale consapevolezza, ogni intervento di politica all’un tempo pae- saggistica e territoriale deve pertanto confrontarsi con la necessità di fornire strumenti utili ad accompagnare in termini appropriati e consapevoli il mutamento degli assetti insediativi e della conformazione delle risorse fisiche che, insieme, formano i “paesaggi umani”. Abbiamo visto prima come, nella legislazione nazionale, la tutela del paesaggio trovi i suoi riferimenti fon- damentali nel Codice dei beni culturali e del paesaggio ex D.Lgs 42/2004 e s.m.i.; le fattezze paesaggistiche si materializzano, per tale (condivisibile) concezione legislativa, in parti omogenee di territorio i cui tratti ca- ratterizzanti derivano insieme dalla natura e dalla storia dell’evoluzione umana e le cui interdipendenze han- no generato i valori che i paesaggi oggi esprimono quali manifestazioni identitarie percepibili; nell’art. 135 viene sottolineato il rilevante ruolo delle Regioni nell’assicurare un’adeguata tutela e valorizzazione del pae- saggio attraverso l’approvazione di “piani paesaggistici, ovvero piani urbanistico territoriali con specifica considerazione dei valori paesaggistici, concernenti l’intero territorio regionale ” (definendo “ le trasforma- zioni compatibili con i valori paesaggistici, le azioni di recupero e riqualificazione degli immobili e delle a- ree sottoposti a tutela, nonché gli interventi di valorizzazione del paesaggio, anche in relazione alle prospet- tive di sviluppo sostenibile ”), e proprio nell’art. 143 viene disciplinato il Piano paesaggistico regionale speci- ficando che, in base ai caratteri naturali e storici e in relazione al livello di rilevanza e integrità dei valori pae- saggistici, esso disaggrega il territorio “in ambiti omogenei, da quelli di elevato pregio paesaggistico fino a quelli significativamente compromessi e degradati ”, attribuendo a ciascun ambito “ corrispondenti obiettivi di qualità paesaggistica ”, tali da prevedere “ il mantenimento delle caratteristiche, degli elementi costitutivi e delle morfologie ”, oltre alla “ previsione di linee di sviluppo urbanistico ed edilizio compatibili con i diversi livelli di valore riconosciuti e tali da non diminuire il pregio paesaggistico del territorio ”, e ancora “ il recu- pero e la riqualificazione degli immobili e delle aree sottoposti a tutela compromessi o degradati ”. L’art. 145 specifica che i piani del paesaggio regionale “ prevedono misure di coordinamento con gli stru- menti di pianificazione territoriale ” e che le loro previsioni “ sono cogenti per gli strumenti urbanistici dei comuni, […] sono immediatamente prevalenti sulle disposizioni difformi eventualmente contenute negli strumenti urbanistici, stabiliscono norme di salvaguardia applicabili in attesa dell’adeguamento degli stru- menti urbanistici e sono altresì vincolanti con gli aspetti settoriali ”; nell’art. 146 s’individua la nuova proce- dura di rilascio dell’autorizzazione paesaggistica conseguente all’adeguamento degli strumenti urbanistici generali alle previsioni del Piano paesaggistico regionale (procedura che, a regime, non può che presupporre

2 Riguardo a ciò, cfr. Paolillo P.L., 2005, “La zonazione paesaggistica: un nuovo cimento per la tecnica del piano”, in Territorio , n. 32, pp. 63-74. 3 alla scala comunale l’avvenuta costruzione di una disciplina paesaggistica organica, puntuale e motivata, in grado di ben dettagliare le previsioni dei corrispondenti piani sovraordinati individuando i conseguenti criteri di gestione all’insegna del più assoluto contenimento dell’arbitrarietà e/o discrezionalità valutativa). In buona sostanza il Codice introduce molte novità: anzitutto l’estensione della tutela paesaggistica all’intero territorio regionale, cui s’affianca la nuova procedura di rilascio dell’autorizzazione paesaggistica e la auspi- cata collaborazione tra Enti nella definizione di strumenti di pianificazione paesaggistica; viene inoltre previ- sto un nuovo termine temporale di quattro anni dall’entrata in vigore del Decreto – l’art. 1 bis della L. 431/1985 ammetteva un solo anno di tempo per l’approvazione dei piani paesistici – per l’adeguamento dei medesimi alle previsioni contenute all’art. 143.

1.2. Le incombenze derivanti dall’applicazione del Piano territoriale regionale

Con Dgr 16 gennaio 2008 n. 8/6447 la Giunta Regionale ha approvato aggiornamenti e integrazioni al Ptpr 3 secondo quanto disciplinato dal comma 1, art. 156 del D.Lgs. 42/2004 (obbligo delle Regioni a effettuare la verifica di conformità dei piani approvati ai sensi del D.Lgs. 490/1999 ai contenuti indicati all’art. 143 del medesimo D.Lgs. 42/2004) e in conformità alla Lr. 12/2005 che, all’art. 76, esplicita tra l’altro la valenza pa- esaggistica del Piano territoriale regionale. Con Dcr 30 luglio 2009 n. 8/874 il Consiglio Regionale ha adottato il Piano territoriale regionale in seguito approvato con Dcr 19 gennaio 2010 n. 8/951. Il Ptr assume quale componente di valenza paesaggistica gli elaborati del Ptpr, approvato nel 2001, aggiornati ed integrati secondo le indicazioni di cui alla Dcr 8/874 e ne ribadisce le scelte di tutela e valorizzazione paesaggistica confermando le seguenti finalità 4: a) la conservazione dei caratteri che definiscono l’identità e la leggibilità dei paesaggi regionali; b) il miglioramento della qualità paesaggistica e architettonica degli interventi di trasformazione del territo- rio; c) la diffusione della consapevolezza dei valori paesaggistici e la loro fruizione da parte dei cittadini. Il Ptr introduce tuttavia anche integrazioni e aggiornamenti al quadro di riferimento paesistico e agli indirizzi di tutela del Ptpr del 2001, con specifico riferimento ai seguenti elementi 5: i) indicazioni dell’art. 19, comma 2 della Lr. 12/05; ii) priorità di preservazione ambientale regionale; iii) analisi delle situazioni di degrado, delle dinamiche di trasformazione del territorio, dei fattori di rischio e di vulnerabilità paesaggistica, nonché alla definizione dei relativi indirizzi; iv) integrazione con i siti Unesco, contenimento del consumo di suolo e alla tutela del paesaggio agrario re- gionale; v) ricognizione dei beni paesaggistici e determinazione di specifiche prescrizioni d’uso. Nello specifico i temi di nuova attenzione introdotti riguardano prioritariamente: a) l’idrografia naturale e artificiale; b) la rete verde; c) i geositi; d) i siti Unesco; e) la rete dei luoghi di contemplazione, percezione e osservazione del paesaggio; f) il tema della riqualificazione delle situazioni di degrado paesaggistico. L’art. 14.2 della normativa distingue tra contenuti (ambiti, strutture ed elementi individuati in cartografia) con valore indicativo e di indirizzo e contenuti con valore prescrittivo. Questi ultimi in particolare riguardano le voci di legenda che rimandano alle disposizioni immediatamente operative di cui al Titolo III della Nor-

3 Approvato dal Consiglio Regionale il 6 marzo 2001 4 Dalla Relazione del Piano paesaggistico - Ptr 5 Dcr 30 luglio 2009 n. 8/874 recante “ Adozione del Piano Territoriale Regionale… ”, BURL, 25 agosto 2009, 1° supplemento stra- ordinario al n° 34 4 mativa 6. Tali norme risultano oltretutto immediatamente prevalenti sugli altri atti di valenza paesaggistica di maggior dettaglio che risultino in contrasto con le stesse 7. Vengono inoltre esplicitati il “ principio di maggior definizione ” e il “ principio gerarchico ”8, cui far riferi- mento nel rapporto tra i diversi livelli di pianificazione, e si individua nell’esame paesistico degli interventi di trasformazione un momento centrale dell’azione di tutela e di promozione della qualità paesaggistica, da ap- plicarsi a tutti i progetti di intervento sul territorio che incidano sul paesaggio e sulla sua percezione 9. Infine il Piano paesaggistico individua indirizzi per la pianificazione comunale e criteri per l’approvazione del Pgt 10 : i Comuni, nella redazione dei propri strumenti di governo del territorio, devono impostare le scelte di sviluppo urbanistico locale in coerenza con gli obiettivi e gli indirizzi di tutela paesaggistica contenuti nel Piano del paesaggio (assumendo – tra l’altro – come riferimento metodologico la Dgr 29 dicembre 2005 n. 1681 e tenendo conto, in via prioritaria, del recupero e riuso degli edifici e dei siti abbandonati e della riquali- ficazione delle aree e degli ambiti di riconosciuto degrado e compromissione paesaggistica), devono prede- terminare la classe di sensibilità paesistica delle diverse parti del territorio comunale o di particolari aree di esso e indicare, per particolari ambiti del territorio, prescrizioni paesaggistiche di dettaglio che incidano an- che su sugli interventi edilizi. In sede di redazione del Pgt, ai fini dell’approvazione dello stesso, vanno effettuate le seguenti verifiche 11 : a) accertare l’adeguatezza dell’apparato analitico e descrittivo del piano e la coerenza degli elaborati a con- tenuto ricognitivo e valutativo con quelli a contenuto dispositivo, anche in riferimento alla predetermina- zione della classe di sensibilità paesistica e alle prescrizioni paesaggistiche di dettaglio; b) accertare la presenza e la corretta redazione della cartografia di localizzazione degli ambiti soggetti a tute- la in riferimento alla parte III del DLgs 42/2004 s.m.i.; c) accertare la sostanziale rispondenza del Pgt agli indirizzi e alle strategie del Piano del paesaggio; d) verificare il coordinamento , ai fini paesaggistici, con le previsioni dei Pgt dei comuni contermini. A ciò va aggiunto che tutti i Comuni anche solo marginalmente interessati dalla specifica tutela dei laghi di cui all’art. 142 del D. Lgs. 42/2004, devono seguire, ai fini dell’approvazione degli atti costituenti il Pgt, la procedura indicata al c. 8, art. 13 della Lr. 12/05 per la verifica regionale sul corretto recepimento delle indi- cazioni e disposizioni dell’art. 19 della Normativa del Piano paesaggistico “ Tutela e valorizzazione dei laghi lombardi ”. 12 Restano pienamente confermate rispetto al Ptpr la lettura dei differenti paesaggi regionali per “Unità tipolo- giche di paesaggio” e per “Ambiti geografici” 13 , cui sono correlati indirizzi di tutela. Nello specifico la città di appartiene all’ ambito geografico “Comasco ”14 ed è interessata, seppur mar- ginalmente, dall’ambito “ Lario Comasco ”15 .

6 Il Titolo III “ Disposizioni del Ppr immediatamente operative” contempla le seguenti voci: tutela paesaggistica degli ambiti di eleva- ta naturalità; tutela e valorizzazione dei laghi lombardi; rete idrografica naturale fondamentale; infrastruttura idrografica artificiale della pianura; geositi; siti UNESCO; rete verde regionale; individuazione e tutela dei centri, nuclei e insediamenti storici; riconosci- mento e tutela della viabilità storica e di interesse paesaggistico; belvedere, visuali sensibili e punti di osservazione del paesaggio lombardo; riqualificazione paesaggistica di aree ed ambiti degradati o compromessi e contenimento dei processi di degrado. 7 Piano paesaggistico - Normativa art. 29 8 Nello specifico il “ principio di maggior definizione ” prevede che la disciplina da rispettare per ogni territorio è quella espressa dal più dettagliato atto vigente a specifica valenza paesaggistica, mentre il “ principio gerarchico ” esplicita l’obbligo, per un piano sottor- dinato, di attenersi alle disposizioni e indicazioni di un piano sovraordinato (Piano paesaggistico – Relazione p.10). 9 L’esame paesistico, operando anche su ambiti non oggetto di tutela ex lege, dovrà integrare i procedimenti ordinari di assenso degli interventi senza modificarne i tempi, configurandosi pertanto come modalità di valutazione endoprocedimentale. Inoltre, posto che tutto il territorio è paesaggio, per individuare gli interventi di trasformazione che abbiano rilevante valenza ai fini paesistici si farà ri- ferimento all’”impatto”, inteso quale combinazione tra progetto e contesto. Si rimanda in proposito alla Dgr. 8 novembre 2002, n°7/11045. 10 Art. 34 della Normativa Ptr 11 Art. 34 della Normativa Ptr 12 Art. 19, c. 6 delle Normativa Ptr 13 Per ambiti geografici si intendono territori organici, di riconosciuta identità geografica, che si distinguono per le componenti mor- fologiche e per le nozioni storico-culturali che li qualificano; le unità tipologiche di paesaggio sono invece caratterizzate da condizio- ni di omogeneità percettiva, basata sulla ripetitività dei motivi, nonché dall’organicità e unità dei contenuti. 14 I Paesaggi di Lombardia, cap. 3.5 Comasco, p. 36, Ptr . 15 I Paesaggi di Lombardia, cap. 3.4 Comasco, p. 33, Ptr . 5

Il “ Comasco ” comprende un’area circoscritta tra la cerchia morenica del lago e la fascia meridionale ove i caratteri collinari si stemperano con quelli identificativi della . I processi urbanizzativi sono localizza- ti principalmente lungo le direttrici stradali Varese-Como-Erba, Como-Milano e Como-Cantù o al di sopra della conca del centro storico di Como. Il patrimonio storico e architettonico dei numerosi centri abitati risul- ta spesso compromesso da alcuni inserimenti edilizi di epoca recente; permangono tuttavia spazi di notevole rilevanza paesistica, tra i quali la Spina Verde di Como e le torbiere inframoreniche. In tale ambito la preservazione dei valori paesaggistici superstiti è considerata operazione urgente e necessa- ria, che deve tuttavia essere affiancata da interventi di ricomposizione formale del paesaggio nei casi di più manifesta compromissione. Vengono di seguito individuati ambiti, siti e beni paesaggistici esemplificativi dei caratteri costitutivi del pae- saggio locale: 1. componenti del paesaggio fisico: dossi e rilievi (Monte Orfano), bacini lacustri inframorenici, torbiere (Bassone di Albate), solchi vallivi della Lura e del Seveso, cordoni morenici; 2. componenti del paesaggio naturale: aree naturalistiche e faunistiche (Spina Verde, sistema boschivo della Brughiera Canturina e della pineta di , boschi residuali della e della Cavalla- sca); 3. componenti del paesaggio agrario : sistemazioni a ‘ronchi’ e ‘terrazzi’; dimore rurali a elementi giustap- posti con portico e loggiato; 4. componenti del paesaggio storico-culturale: sistemi e singoli episodi fortificati (Castel Baradello); oratori campestri, cappelle votive, santelle; siti e aree archeologiche (Ca’ Morta, Spina Verde); ville e residenze nobiliari, parchi e giardini (, Albese, Capiago, Gironico al Monte, , , , Appiano Gentile…); archeologia paleo-industriale (folle, mulini della Valmorea, filande e opifi- ci a e in Valassina); 5. componenti del paesaggio urbano: centri storici (Como, Erba, Ponte Lambro, , , , , , Solbiate, , ); nuclei storici di rilevante significato paesaggistico (Gironico al Monte, Orsenigo, Verzago, Lazzago, , , Albavilla, Vertemate, Civiglio, Pusiano, Casanova…); percorsi stradali identificativi di un’immagine urbana (‘strada Garibaldina’ d’ingresso a Como); 6. componenti e caratteri percettivi del paesaggio: visuali sensibili, panorami (, Montorfano); luo- ghi dell’identità locale (piazza Cavour e Duomo di Como, Castel Baradello, porte urbiche di Como…).

Il “ Lario Comasco ” comprende un’area caratterizzata dalla presenza del lago, sintesi della forma naturale di acque e terra, intreccio profondo di componenti ambientali e antropiche. In un certo senso l’anima del pae- saggio lombardo, l’idea stessa di paesaggio è scaturita nell’Ottocento su queste sponde, tra un affiato ro- mantico e un primo accenno di turismo da “bell’époque” . Inoltre il paesaggio appare qui più compresso e strutturato che altrove in quanto ogni nuovo segno aggiunto non ha cancellato quelli già sedimentati, ma li ha piuttosto integrati e arricchiti in uno svolgersi continuo di elementi che corrono all’altezza dell’acqua, talvol- ta inframezzati da vuoti che sono piuttosto pause di un racconto dalla trama teoricamente infinita: ville, so- prattutto, con i loro parchi, ma anche alberghi, paesaggi, darsene, e poi pendici scoscese, orridi, ponti, cap- pelle, gradinate di case, esili campanili, ruderi di fortezze, viottoli, campi a terrazzo … Anche l’attività uma- na si è qui sviluppata su un piano inclinato unidirezionale che va dalla sponda del lago alla cima del suo ver- sante, influenzando fortemente la creazione e percezione dell’ambiente. L’equilibrio e la permanenza di questo paesaggio lariano, la cui particolarità è giocata spesso sui minimi rap- porti tra gli oggetti e tra i differenti componenti del paesaggio, sono pertanto legati da un lato ad una limitata e controllata espansione edilizia, dall’altro alla necessità di un attento inserimento di ogni nuovo intervento di tipo infrastrutturale. A ciò si aggiungano altre problematiche, quali l’abbandono di alcune grandi ville e par- chi a causa degli elevati costi di gestione, la manutenzione dei vecchi percorsi pedonali, l’accessibilità strada- le ai nuclei di media e alta quota, la costruzione di nuovi parcheggi, la conservazione della qualità urbana dei centri abitati, il recupero di sedimi stradali dimessi… Vengono di seguito individuati ambiti, siti e beni paesaggistici esemplificativi dei caratteri costitutivi del pae- saggio locale: 6

1. componenti del paesaggio fisico: crinali ( Bisbino, San Bernardo, Colma di , Costone, Monte di , Costone del Bregagno, Boletto, Bolettone, Palanzone, Monte San Primo); versanti; orridi (, Osteno); trovanti (Pietra Pendula, Pietra Lentina, Pietra Luna); ; cavità carsiche (Buco del Piombo); lago di Piano… 2. componenti del paesaggio naturale: aree naturalistiche e faunistiche (Monti Lariani; alte vallate dell’, del e del ; parco del Galbiga e del San Martino a Tremezzo); ambiti forestali (fore- sta dell’alta Val Sanagra, foresta della ); 3. componenti del paesaggio agrario : ambiti del paesaggio agrario (ronchi a uliveti della Tremezzina; ripia- ni roncati di ; terrazzi a vigneto di Rezzonico, , Pianello …); dimore rurali; insediamenti temporali di mezza costa e alta quota; percorrenze tradizionali lago-monte con le relative strutture (selcia- ti, edicole…); equipaggiamenti collettivi “minori” (lavatoi, fontane…); zone dei “crotti”; 4. componenti del paesaggio urbano: centri storici (, , , ; Careno; Bel- lagio; Nesso; …); centri turistici di tradizione storica con relativi equipaggiamenti (Tremezzo; Meneggio; Bellagio; …); nuclei rivieraschi a impianto urbanistico longitudinale (Musso; Don- go; Careno; …); nuclei montani di terrazzo o di pendio (Palanzo; ; …); nuclei, edifici e apparati decorativi murali delle valli del Liro e del Livo; nuclei storici della Valsolda e della Val Cavar- gna; 5. componenti del paesaggio storico-culturale: tracciati storici (percorsi di crinale, strada Regina e percor- renze parallele alternative, mulattiere e strade militari della Linea Cadorna, sentieri “degli spalloni”…); molini e folle; recinti fortificati e altri presidi difensivi; ville, parchi e giardini storici ( a Como, a Cadenabbia, villa Pliniana a Torno, sponde lariane tra Torno e e fra Como e Cer- nobbio, giardino del Merlo a Musso, palazzo Gallio a Gravedona, , villa Beccaria a , villa Sola Cabiati a Tremezzo, villa Taverna a Blevio, ville Serbelloni e Melzi a Bellagio, villa Vigoni a Loveno…); sistema dei porti lacustri, imbarcaderi e loro attrezzature, lungolago; architettu- ra religiosa romanica del Lario (Santa Maria del Tiglio, Santo stefano di , San Benedetto in val Per- lana, San Vincenzo di Sorico…); edifici religiosi di impianto quattrocentesco dell’Alto Lario (Santa Ma- ria delle Grazie di Gravedona, San Vincenzo di Gera Lario…); architettura religiosa barocca della Val d’Intelvi; conventi e monasteri (Acquafredda); monumenti isolati, edifici sacri di particolare evidenza pa- esaggistica (santuario del Bisbino, santuario della Madonna del Soccorso a …); santuari, sacrari e altri luoghi commemorativi (, chiesa della Madonna del Ghisallo); espressioni “minori”della religiosità popolare; luoghi sacrali e rituali (Isola Comacina, Bosco Sacro di ); in- frastrutture storiche di trasporto (funicolare di Brunate, servizio della navigazione sul lago); siti archeolo- gici (Isola Comacina, Santa Maria Rezzonico, Buco del Piombo…); siti estrattivi storici; fucine e forni fusori; archeologia industriale; 6. componenti e caratteri percettivi del paesaggio: visuali paesistiche tramandate nell’iconografia regionale; luoghi letterari (Valsolda di Fogazzaro, Tremezzina e Cadenabbia nelle descrizioni di viaggio del XIX secolo); panorami, belvedere (Bisbino, San Primo, Boletto, Brunate…); luoghi dell’identità locale (centro lago e Tremezzina, Isola Comacina, Santa Maria del Tiglio a Gravedona, Madonna dei Ghirli a Campio- ne d’Italia, villa Carlotta a Cadenabbia, “orridi” del lago di Como…).

Compreso nelle descritte grandi categorie d’ambito del Comasco e del Lario Comasco, il territorio della città di Como è quindi ulteriormente classificato dal Ptr sulla base dell’appartenenza alla fascia “ Prealpina ”, e in particolare alle unità tipologiche di paesaggio “III. Paesaggi della montagna e delle dorsali prealpine ” e “V. Paesaggi dei laghi insubrici ”, e alla fascia “ Collinare ” - unità tipologica di paesaggio “VI. Paesaggi degli anfiteatri e delle cerchie moreniche ”. Inoltre, porzioni del territorio della città presentano i caratteri “ a- vulsi ”, rispetto al dato naturale e al tessuto storico-culturale, tipici dei “ Paesaggi urbanizzati ” nelle articola- zioni così definite: unità tipologica di paesaggio “ XV. Poli urbani ad alta densità ” e unità tipologica di pae- saggio “ XVI. Aree urbanizzate delle frange metropolitane ”.

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• La “ fascia prealpina ”16 comprende un ampio territorio ove l’episodio più marcato è costituito dalla for- mazione dei laghi prealpini, elemento d’eccezione del paesaggio, che pone i suoi fulcri territoriali nei borghi posti sui conoidi di sponda o sui terrazzi. Come sfondo si trovano “le montagne–scenario della fa- scia prealpina, che formano gli sfondi imprescindibili, sacralizzati, del paesaggio lombardo”. o III. Paesaggi della montagna e delle dorsali : aree poste alle quote più elevate della montagna prealpi- na, caratterizzate da un elevato grado di naturalità, il cui limite inferiore si individua sulla base della vegetazione. Gli indirizzi di tutela sono volti a conservare la naturalità di questi luoghi e le particolarità morfologi- che, idrografiche, floristiche, faunistiche, nonché a preservare il valore della panoramicità di queste montagne prealpine verso i laghi e la pianura, con una scrupolosa verifica di compatibilità di ogni edi- ficazione e intervento antropico. o V. Paesaggi dei laghi insubrici : area caratterizzata dalla presenza di laghi racchiusi da dorsali prealpi- ne, che restituisce uno dei paesaggi più significativi e celebrati della Lombardia. La presenza dei laghi condiziona fortemente il clima e l’ambito vegetale di questi luoghi, l’organizzazione degli spazi e la percezione e fruizione del paesaggio. La fascia spondale, con la presenza di ville e giardini storici, ha contribuito a creare l’immagine romantica e pittorica dei luoghi, “paesaggio estetico” declamato nella letteratura classica e raffigurato nel vedutismo e nella pittura di genere. Gli indirizzi di tutela mirano anzitutto alla difesa dell’ambiente naturale e prevedono verifiche di com- patibilità da effettuare in occasione di ogni intervento che possa turbare equilibri locali o di contesto: a) L’acqua : è l’elemento naturale dominante del paesaggio della regione insubrica, da tutelare, rispet- tare, disinquinare. E’ necessario disincentivare l’uso di mezzi nautici a motore, mentre si dovranno valutare attentamente accurati criteri localizzativi e dimensionali per la realizzazione di darsene e porti turistici. b) le sponde : devono essere tutelate da ulteriori possibili forme di alterazione o compromissione, ed esaltate nella loro residua naturalità, evitando la costruzione di infrastrutture di grosso peso o pre- vedendo una efficace forma di mimetizzazione. Si prevede inoltre la conservazione di parchi e giardini storici, spesso soggetti a forme di smembramento e lottizzazione, preservandone l’integrità, anche di sistema, ove si dispongono a cortina lungo interi tratti spondali; la cura del pa- trimonio esistente si dovrà pertanto estendere sia ai manufatti edilizi che al corredo arboreo che li inviluppa e impreziosisce. c) il clima e la vegetazione : la flora insubrica, nella sua consistente varietà di specie, deve essere lar- gamente protetta. Si dovranno inoltre tutelare e incentivare le colture tipiche quali frutteti, vigneti, uliveti, castagneti e mantenere le associazioni vegetali del bosco ceduo di versante e le sistemazioni agrarie terrazzate. d) gli insediamenti e le percorrenze : l’impianto urbanistico dei borghi lacuali presentano connotati di assoluta unicità, che non devono essere complessivamente alterati dalle nuove espansioni e dai nuovi insediamenti. In quest’ottica l’impiego di parcheggi collettivi potrebbe facilitare una differen- te organizzazione urbanistica delle aree di espansione e un miglior dialogo con le preesistenze. Si ritiene inoltre di grande interesse conservare la preziosa concatenazione dei nuclei temporanei di mezza costa (“monti” e “alpi”) nella sua integrità e favorire l’uso e recupero dei vecchi tracciati pe- donali, valorizzandone anche la funzione escursionistica, mantenendo le tipologie costruttive tradi- zionali. Infine l’ampliamento e la sistemazione dei lungolaghi devono riprendere i caratteri decora- tivi tradizionali ed evitare l’eccessivo impiego di elementi standardizzati di arredo urbano. e) l’idealizzazione : i luoghi che hanno assunto nel tempo una precisa identificazione collettiva vanno conservati nella loro integrità, così come è necessario tutelare i belvedere e i punti di osservazione che interessano i versanti, mantenendo la loro accessibilità pedonale.

16 I Paesaggi di Lombardia, cap. 4.3 – Fascia prealpina, p. 78, Ptr . 8

• La “ fascia collinare ”17 comprende le colline che si elevano subito sopra l’alta pianura e le ondulazioni moreniche, primo gradino della sezione montagnosa della Lombardia e scenario per chi percorre le diret- trici stradali e ferroviarie pedemontane. o VI. Paesaggi degli anfiteatri e delle cerchie moreniche: in quest’area la morfologia morenica, ultima scoria dei movimenti glaciali quaternari, assume una precisa individualità di forma e struttura. Inoltre questa unità è contraddistinta dalla conformazione planimetrica e altitudinale con elevazioni costanti e non eccessive, dalla costituzione dei suoli (in genere ghiaiosi) e dalla vegetazione naturale e di uso antropico. Il paesaggio attuale è il risultato dell’intervento dell’uomo su uno scenario territoriale di straordinario pregio che talvolta, anche a seguito delle modificazioni antropiche di antica data, offre massimi livelli di valore estetico. La vicinanza di questa unità tipologica alle aree urbanizzate della fascia pedemontana lombarda ha ri- chiamato insediamenti residenziali, industriali e commerciali ad alto consumo di suolo, generando tal- volta la perdita degli aspetti più originali e qualificanti. Il Piano individua pertanto i seguenti indirizzi di tutela paesaggistica, volti alla conservazione di valori ritenuti eccezionali sia dal punto di vista della storia naturale, sia da quello della costruzione del pae- saggio umano: a) laghi morenici: si prevede anzitutto la salvaguardia dei laghi morenici e delle relative fasce di ri- spetto ancora escluse dall’edificazione, con particolare attenzione alle aree con caratteri di forte na- turalità e a quelle identificate quali segni culturali dell’immaginario collettivo; b) il paesaggio agrario: la struttura del paesaggio agrario collinare è fra le più delicate e corruttibili: l’occupazione dei residui spazi agricoli, specie di bassopiano, con fenomeni urbanizzativi sempre più accentuati, rischia infatti di causare la dissoluzione di questa importante componente dell’ambiente di collina; sulle balze e i pendii si nota la tendenza a un’edificazione sparsa, spesso nella forma di villini, con caratteri molto distanti dall’edilizia rurale; occorre frenare tali processi involutivi, controllando e indirizzando le scelte di espansione non solo per le aree industriali e commerciali, ma anche per le zone residenziali a bassa densità; c) gli insediamenti: il paesaggio collinare è contraddistinto dall’aggregazione in nuclei, spesso mode- sti, ma densamente distribuiti, che in molti casi conservano rilevanti caratteri ambientali e determi- nano un’articolazione di visuali, di prospettive e di fondali edilizi di notevole pregio; in tali contesti i nuovi interventi edilizi di restauro e manutenzione dovranno ispirarsi al più rigoroso rispetto della tradizione e delle tipologie locali, mentre gli interventi di adeguamento tecnologico e tutte le opere di pubblica utilità dovranno seguire criteri di adeguato inserimento; d) le ville, i giardini, le architetture isolate: il paesaggio collinare è stato fin dal passato luogo di ri- chiamo quale meta di villeggiatura; a partire dal ‘700 si è assistito al sorgere di numerose ville con parco, divenute ormai patrimonio di valore architettonico e urbanistico spesso arricchito da straor- dinari episodi di arte decorativa, arte dei giardini e studio del paesaggio; si rende oggi necessario compiere una fase ricognitiva di tali elementi, finalizzata a conservare e trasmettere non solo il pre- gio architettonico del singolo edificio, ma anche il suo valore paesaggistico; non andranno inoltre trascurati esempi di architetture isolate, spesso semplici manufatti, che per funzione storica, per - sizione o per qualità formale, si configurano quali elementi di elevata rappresentatività e connota- zione dell’ambito paesaggistico entro cui si collocano; e) i fenomeni geomorfologici: la presenza di fenomeni particolari quali zone umide, orridi, trovanti, costituisce un ulteriore valore di qualificazione dell’area. Tali elementi vanno pertanto riconosciuti e integralmente tutelati, garantendo la possibilità di una loro fruizione paesistica controllata (visite guidate, visibilità da percorsi pubblici o itinerari escursionistici...); f) l’idealizzazione e il panorama: la carica emotiva dei molti illustri visitatori delle più rinomate re- gioni collinari della Lombardia ha conferito un fascino e un’identità duraturi che è dovere, anche delle nostre generazioni, tramandare nelle forme più pure. La protezione generale delle visuali in

17 I Paesaggi di Lombardia, cap. 4.3 – Fascia collinare, p. 88, Ptr . 9

questi ambiti deve essere oggetto di specifica analisi paesaggistica, come pure la verifica della compatibilità visiva degli interventi trasformativi.

• I “ Paesaggi urbanizzati ”18 , in cui si riscontra la sovrapposizione “ a contesti naturali più o meno caratte- rizzanti , [di] una dimensione antropica dominante e percettivamente sostanziata ”, per quanto riguarda il territorio comunale, presentano due diverse tipologie corrispondenti alle seguenti unità: “ XV. Poli urbani ad alta densità ” e “ XVI. Aree urbanizzate delle frange metropolitane ”. o XV. Poli urbani ad alta densità : centri urbani ove l’edificazione e l’infrastrutturazione prevalgono su residuali spazi liberi, cresciuti secondo differenti ragioni storiche ed economiche, che hanno determi- nato due differenti modelli evolutivi: città del sistema metropolitano che domina e caratterizza l’intera regione (Milano, Bergamo, Brescia, Como, Varese, ) o centri di mercato della pianura irrigua, di estensione contenuta e circoscritta ( Pavia, Cremona, Mantova). L’ampliamento dei nuclei urbani è avvenuta a discapito dei paesaggi originari, spesso con conseguente cancellazione di tessuti rurali ed elementi identitari la cui riconoscibilità non è più immediatamente veicolata dagli elementi storici paesaggisticamente dominanti, in quanto soffocati da “un magma edili- zio anonimo e invadente”. Rilevante appare pertanto il ruolo delle piazze storiche, che in genere per- mangono quale luogo di riconoscimento del paesaggio urbano e di dentificazione collettiva. La tutela del paesaggio dei poli urbani ad alta densità assume un carattere del tutto particolare e deve rivolgere la propria attenzione non solo a quei brani di territorio non ancora sommersi dall’ondata edi- ficatoria, ma anche al recupero dei valori perduti, alla valorizzazione delle aree degradate, degli inter- stizi vuoti, delle aree industriali dismesse. a) Le vie d’ingresso alle città : si prevede la conservazione delle principali direttrici di accesso alla cit- tà e dei relativi elementi di riconoscibilità (architetture e manufatti sorti lungo i percorsi), nonché il mantenimento dei campi visivi e della percezione degli elementi più significativi del paesaggio. La sistemazione delle arterie esistenti, l’arredo urbano e gli impianti stradali dovranno essere com- patibili con la valorizzazione dei tracciati e della loro immagine; b) Il verde urbano : si suggerisce la creazione di un “sistema” entro il quale tutte le funzioni legate al- la presenza di elementi vegetali e spazi verdi (valenza ricreativa, funzione ecologica, didattico- scientifica, culturale…) possa essere organizzato in un progetto complessivo e divenire strumento di ridisegno e arricchimento del tessuto urbano; c) I vecchi e i nuovi vuoti urbani : il fenomeno di dismissione di edifici ed aree ha assunto dimensioni e impatti sempre più rilevanti, generando forme di “ dismesso agricolo ”, “ dismesso industriale ”, “dismesso abitativo ”, spazi vuoti e liberi, privi di identità, che generano ulteriore degrado all’ambiente urbano. La riconversione di queste aree non deve essere affrontata in modo isolato, caso per caso, ma va studiata e programmata in termini complessivi, generando “ occasioni urba- ne ”; d) L’architettura e l’urbanistica moderne : si tratta di architetture, isolati, quartieri, insediamenti e/o complessi urbanistici oggetto di una progettazione qualificata e significativa, riconosciuti nella sto- ria dell’arte e della cultura, progettate unitariamente con caratteri stilistici omogenei e di interesse paesaggistico. Nella stesura dei piani urbanistici si dovranno censire e cartografare tali episodi e andranno previste forme di conservazione e tutela degli stessi (impianto, elementi tipologici e stili- stici, caratteri di unitarietà, inserimento paesaggistico).

o XVI. Aree urbanizzate delle frange metropolitane : queste aree corrispondono ad una “ periferia metro- politana ” posizionata a cavallo tra l’alta pianura e la fascia pedemontana, punteggiata dalla presenza di nuclei ed elementi storici e con un tessuto insediativo che, partendo dal centro milanese, si “ salda ” alle città pedemontane di Como, Lecco, Varese e dà vita ad un continuum urbano e “paesaggi di frangia ”. In corrispondenza di questi spazi la densità dell’urbanizzato si riduce e frammenta, i vuoti divengono luoghi anonimi e abbandonati, o testimonianze residue di paesaggi agrari.

18 I Paesaggi di Lombardia, cap. 4.3 – Fascia collinare, p. 114, Ptr . 10

Le caratteristiche che contraddistinguono queste aree di espansione vanno analizzate in prospettiva di- namica, in quanto soggette a continua e profonda trasformazione. La tutela deve volgere alla difesa degli spazi verdi e del paesaggio agrario, alla ricucitura di discontinuità e rotture della trama territoria- le, alla tutela delle strutture territoriali storiche, alla salvaguardia dei coni visuali e della percepibilità delle emergenze. Nello specifico il Piano individua i seguenti indirizzi di tutela paesaggistica: a) Periferia metropolitana: interessa un’ampia parte di territorio urbanizzato all’interno dell’area me- tropolitana, ove è difficile trovare elementi di riconoscimento e identificazione; gli spazi collettivi e i vuoti assumono qui un’immagine di “ residualità anonima ”, elementi, funzioni e nature differenti con- vivono in un panorama caotico e ambiguo. Il Piano suggerisce di ritrovare “elementi ordinatori di un nuovo paesaggio costruito ” attraverso una ricerca dei frammenti del passato e il recupero di un tessuto storico col quale confrontarsi nella riorganizzazione di forme e nuovi tessuti. Ogni intervento di tipo urbanistico ed edilizio dovrà promuovere la qualificazione e riqualificazione paesaggistica e ambienta- le, prestando particolare attenzione alla definizione dei margini, alla ricomposizione delle frange urba- nizzate, alla ricucitura dei tessuti disgregati, inserendo i caratteri qualitativi oggi non presenti. b) Sistema verde metropolitano : le frange periferiche di collegamento tra i principali centri urbani e i poli esterni rischiano di condizionare negativamente le condizioni ecologiche dell’area pedemontana e dell’alta pianura. A fronte di ciò il Piano introduce l’idea di un sistema verde metropolitano capace di valorizzare le aree naturali ed agricole esistenti e le aree libere residuali in una visione e in una pianifi- cazione di livello regionale. A supporto di tale previsione gli strumenti urbanistici comunali devono prevedere la conservazione degli elementi di naturalità e il recupero delle zone boschive degradate, al fine di migliorare i caratteri paesaggistici ed ecologici dei territori interessati.

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Ptr – Stralcio tav. A - Ambiti geografici e unità tipologiche di paesaggio con individuazione del perimetro della città di Como

Si riportano di seguito gli stralci delle tavole di Ptr approvato con Dcr 19 gennaio 2010 n. 8/951, corredate da una breve descrizione dei singoli “temi di attenzione” e della relativa normativa di tutela. 12

Ptr – Stralcio tav. B - Elementi identificativi e percorsi di interesse paesaggistico.

La Regione riconosce il valore paesaggistico dei geositi e li tipizza secondo il loro interesse prevalente, per fornire distinti indirizzi di tutela: i geositi di prevalente interesse geografico, geomorfologico, paesistico, na- turalistico, idrogeologico e sedimentologico devono essere oggetto di attenta e specifica salvaguardia al fine di preservarne la specifica conformazione e connotazione, escludendo tutti gli interventi che possano alterar- ne o comprometterne l’integrità e la riconoscibilità; i geositi di prevalente interesse geologico-stratigrafico, geominerario, geologico-strutturale, vulcanologico e petrografico devono invece essere salvaguardati nelle loro potenzialità scientifiche e didattiche; infine i geositi di prevalente interesse paleontologico sono di mas- sima oggetto di assoluto divieto di manomissione. Si prevede inoltre la salvaguardia e valorizzazione dei siti lombardi già sottoposti alla tutela dell’Unesco, au- spicando contemporaneamente l’integrazione di tale patrimonio con altri beni culturali e naturali di rilevanza 13 regionale. Si rimanda inoltre agli enti locali la definizione e attuazione di azioni di salvaguardia e valorizza- zione del contesto paesaggistico di riferimento dei suddetti siti e delle relative aree tampone – buffer zone -.

Ptr- Stralcio tav. C - Istituzioni per la tutela della natura

Il Piano riconosce il valore strategico della rete verde regionale - quale sistema integrato di boschi e spazi verdi – ai fini della qualificazione e ricomposizione paesaggistica dei contesti urbani e rurali, della tutela dei valori ecologici e naturali del territorio, del contenimento del consumo di suolo e della promozione di una migliore fruizione dei paesaggi lombardi. I Comuni sono chiamati a definire nel Pgt il sistema del verde comunale, tramite l’individuazione di corridoi ecologici e di un sistema organico del verde di connessione tra territorio rurale ed edificato. Viene inoltre individuata l’ idrografia naturale superficiale quale struttura fondamentale della morfologia del paesaggio lombardo, nonché riferimento prioritario per la costruzione della rete verde regionale. La tutela e riqualificazione paesaggistica di fiumi e torrenti è volta a salvaguardare e migliorare i caratteri di naturalità degli alvei, nonché le specifiche connotazioni vegetazionali e i caratteri geomorfologici; a ciò si affianca la valorizzazione e salvaguardia di beni e opere di carattere storico-insediativo e testimoniale che connotano i diversi corsi d’acqua e la riqualificazione di situazioni di degrado ambientale e paesaggistico. 14

La Regione riconosce inoltre il valore paesaggistico dell’ infrastruttura idrografica artificiale della pianura e ne prevede la relativa tutela.

Ptr – Stralcio tav. D - Quadro di riferimento della tutela dei laghi insubrici

Il piano richiama quale priorità paesaggistica la tutela e valorizzazione dei laghi lombardi e individua una serie di indicazioni paesaggistiche e obiettivi da perseguire. 15

Per i laghi prealpini e collinari si prevede la preservazione dell’elevato grado di naturalità e la valorizzazione delle differenti connotazioni ambientali e paesaggistiche - con specifico riferimento al sistema di insediamen- ti di interesse storico e delle presenze archeologiche - e si suggerisce la promozione di forme di fruizione compatibili con l’ambiente e la valorizzazione dei beni culturali locali. A tutela dei singoli laghi viene inoltre individuato un ambito di salvaguardia paesaggistica e precisati una se- rie di obiettivi generali da perseguire nella pianificazione locale: preservazione della continuità e delle diffe- renti specificità dei sistemi verdi e degli spazi aperti; salvaguardia degli sbocchi delle valli che si affacciano sullo specchio lacuale; il recupero e valorizzazione di centri e nuclei di antica formazione, degli insediamenti rurali e dell’edilizia tradizionale; il massimo contenimento delle edificazioni sparse e l’attenta individuazione delle aree di trasformazione urbanistica; l’attento inserimento paesistico di edifici e manufatti relativi alla conduzione agricola; l’attenta localizzazione e la corretta contestualizzazione degli interventi di adeguamento delle infrastrutture della mobilità e di impianti; la migliore integrazione tra politiche e interventi di difesa del suolo e obiettivi di valorizzazione e ricomposizione paesaggistica dei versanti; promozione di azioni volte alla valorizzazione del sistema della viabilità minore e dei belvedere quali capisaldi di fruizione paesaggistica e di sviluppo turistico compatibile; promozione di azioni finalizzate alla riqualificazione delle situazioni di degrado, abbandono e compromissione del paesaggio volte alla ricomposizione paesaggistica dei luoghi e alla valorizzazione delle identità della tradizione e della cultura locale; tutela delle sponde dei territori con- termini. A integrazione di quanto sopra specificato, si individuano i territori contermini ai laghi - così come definiti dalla lettera b) dell’art. 142 del D.Lgs. 42/2004 - quali ambiti di maggior caratterizzazione del sistema stesso, proprio per la presenza di straordinari valori storico-culturali e naturalistici in stretta e reciproca relazione fra loro. Per gli stessi risulta necessario prevedere interventi di pianificazione che sappiano valorizzare i seguenti aspetti: salvaguardia delle sponde nelle loro connotazioni morfologiche e naturalistiche e nei caratteri cultu- rali e storico insediativi; conservazione dei compendi culturali di particolare caratterizzazione delle rive, co- me le ville costiere con i relativi parchi e giardini, gli edifici di servizio, le darsene e gli approdi; preservazio- ne delle coerenze materiche, cromatiche e dimensionali che contraddistinguono il sistema, evitando elementi dissonanti o impropri; valorizzazione del sistema di fruizione pubblica del paesaggio lacuale; valorizzazione dei servizi di trasporto lacuale le cui linee costituiscono percorsi di fruizione panoramica e attenta valutazione di interventi relativi a nuovi approdi e porti; recupero degli ambiti degradati o in abbandono; promozione di azioni finalizzate a migliorare la compatibilità paesaggistica delle infrastrutture ricettive per la fruizione e balneazione; salvaguardia dello specchio lacuale e contenimento di opere e manufatti che insistono sullo stesso. E’ comunque esclusa la realizzazione di nuovi impianti per il trattamento di rifiuti, nuove cave e nuo- vi centri commerciali e grandi strutture di vendita, mentre la previsione di nuovi porti e approdi dovrà essere oggetto di attenta valutazione paesaggistica. Inoltre l’art. 19 della Normativa del Ptr, ai commi 7, 8 e 9, disciplina le trasformazioni paesaggistiche fino all’adeguamento degli strumenti di pianificazione urbanistica da parte dei Comuni. Vengono infine suggerite ulteriori indicazioni in merito a specifiche connotazioni di tutela e valorizzazione delle peculiarità paesaggistiche che contraddistinguono ogni singolo lago. Nello specifico per il lago di Co- mo e Lecco si prevede: la salvaguardia e valorizzazione della particolare organizzazione a terrazzamenti dei versanti; la valorizzazione del sistema di percorsi di fruizione panoramica e paesaggistica del Lario; la tutela e valorizzazione delle visuali sensibili, con particolare attenzione ai belvedere storici; la salvaguardia del si- stema delle ville, anche minori, e dei grandi alberghi. Vengono inoltre individuati gli ambiti di elevata naturalità, ove perseguire i seguenti obiettivi paesaggistici: recuperare e preservare l’alto grado di naturalità, tutelando le caratteristiche morfologiche e vegetazionali dei luoghi; recuperare e conservare il sistema dei segni delle trasformazioni storicamente operate dall’uomo; fa- vorire tutte le azioni che attengono alla manutenzione del territorio; promuovere forme di turismo sostenibi- le; recuperare e valorizzare quegli elementi del paesaggio o quelle zone che hanno subito un processo di de- grado o di abbandono. In applicazione del criterio di maggior definizione, i PGT, a fronte degli studi paesag- gistici compiuti, verificano e meglio specificano le delimitazioni degli ambiti di elevata naturalità e ne artico- lano il regime normativo.

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Ptr – Stralcio tav. E - Viabilità di rilevanza paesaggistica

Il Piano prevede il riconoscimento e la tutela della viabilità storica e di interesse paesaggistico relativa alla rete viaria fondamentale di grande comunicazione, ai tracciati viari storici, alla viabilità di fruizione panora- mica e ambientale. I tracciati storici dovranno, per quanto possibile, essere confermati. Al fine di mantenere il carattere di strade panoramiche e percorsi nel verde è necessario individuare fasce di rispetto di adeguata ampiezza - inedificabili o edificabili con opportuni criteri e limitazioni -, favorire la pre- disposizione di aree di sosta attrezzate e considerare attentamente la collocazione di barriere o limitatori di traffico laterali. Inoltre, al fine di promuovere la fruizione panoramica del territorio e l’osservazione del paesaggio lombardo, vengono individuati belvedere, visuali sensibili e punti di osservazione di rilevanza regionale, da salvaguar- dare e valorizzare. La Regione promuove infine la tutela dei centri, nuclei e insediamenti storici e rimanda ai singoli Comuni l’identificazione e perimetrazione degli stessi, nonché l’individuazione di misure e azioni di recupero e sal- vaguardia. 17

Ptr –Stralcio Tav. F – Riqualificazione paesaggistica: ambiti e aree di interesse regionale

Le aree e gli ambiti ove si verifica la perdita e deturpazione delle risorse naturali e dei caratteri culturali, sto- rici, visivi, morfologici- testimoniali, ovvero la banalizzazione, l’impoverimento e la perdita dei caratteri pae- saggistici identitari, vengono identificati quali aree e ambiti compromessi o degradati , ovvero a rischio di degrado. L’individuazione degli stessi in cartografia è da intendersi meramente indicativa e si rimanda pertanto agli strumenti di pianificazione comunale la verifica e specifica degli stessi, nonché l’articolazione della relativa disciplina d’uso e i programmi di riqualificazione. Nelle aree e negli ambiti degradati o compromessi è in ogni modo necessario favorire gli interventi di recu- pero e riqualificazione dei valori paesaggistici, così come in quelli a rischio di degrado e compromissione devono essere messe in atto misure di prevenzione e contenimento dei processi degenerativi stessi; ciò anche mediante interventi di compensazione. Il Ptr precisa comunque come, ai fini della promozione di azioni efficaci di inversione dei processi di degra- do, assuma assoluta rilevanza l’attenta valutazione paesistica dei progetti.

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Ptr – Stralcio tav. G - Contenimento dei processi di degrado e qualificazione paesaggistica.

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Ptr – Stralcio tav. I - Quadro sinottico tutele paesaggistiche di legge

1.3. Il quadro delineato dai risvolti paesaggistici del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale.

Il Ptcp, approvato con delibera di Consiglio provinciale n. 59/35993 del 02/08/2006, costituisce elemento strategico del Piano del paesaggio, secondo quanto stabilito e definito dal Ptpr; Tuttavia, essendo previgente alla Dgr 16 gennaio 2008 n. 8/6447 (recante “ Approvazione di integrazioni e aggiornamenti del Ptpr ”), non risulta ad oggi ad esso adeguato. Il Ptcp fornisce una lettura della struttura paesaggistica del territorio articolata sulla definizione di “unità tipo- logiche di paesaggio” mediante il confronto tra la struttura delle unità ecosistemiche, la struttura storico- culturale degli insediamenti e la struttura fisico morfologica del territorio; conseguentemente fornisce indica- zioni cartografiche e normative volte a conservare, recuperare e rafforzare gli elementi riconosciuti come componenti irrinunciabili del paesaggio. La definizione delle unità tipologiche di paesaggio, congiuntamente alla definizione della rete ecologica pro- vinciale, costituisce la base per un sistema di prescrizioni, direttive e indirizzi volto a coordinare le azioni dei soggetti agenti sul territorio e finalizzato all’individuazione di criteri di tutele e di riqualificazione dei sistemi paesaggistici, nonché alla costituzione di “repertori” di beni che possano rendere noti, riconoscibili e dispo- nibili gli elementi che caratterizzano le unità di paesaggio. 20

Il Ptcp dettaglia e meglio definisce le “ unità tipologiche di paesaggio ” identificate dal Ptpr, individuando 27 ambiti omogenei per caratteristiche fisico-morfologiche, naturalistiche e culturali; ne definisce la connota- zione, detta prescrizioni e indirizzi in ordine alla pianificazione, individua inoltre i principali elementi di rife- rimento paesaggistici (landmarks) e gli altri valori paesaggistici di rilevanza provinciale, analizza i rapporti tra le unità tipologiche di paesaggio e la viabilità di interesse panoramico e culturale, individua le principali situazioni di degrado e criticità paesaggistica. La Carta del paesaggio individua gli elementi di rilevanza paesaggistica , distinguendoli nei sottosistemi fi- sico-morfologico, naturalistico, paesaggistico e storico culturale; gli stessi vengono a loro volta distinti tra e- lementi areali e puntiformi . Il Comune di Como appare interessato dai seguenti elementi:

ELEMENTI DI RILEVANZA PAESAGGISTICA AREALI DI CARATTERE FISICO, NATURALISTICO E PAE- SAGGISTICO TIPOLOGIA TOPONIMO COMUNE Ambito di interesse paleontologico Pianvalle – Cà Morta Como Area con fenomeni carsici Monti Uccellera – Tre Termini Blevio – Como - Torno Parete di interesse paesaggistico Sasso di Cavallasca Cavallasca - Como Promontorio Punta Geno Como

ELEMENTI DI RILEVANZA PAESAGGISTICA PUNTIFORMI DI CARATTERE FISICO, NATURALISTICO E PAESAGGISTICO TIPOLOGIA TOPONIMO COMUNE Luogo dell’identità regionale Como Como Punto panoramico Autostrada dei Laghi a Ponte Chiasso Como Punto panoramico Castello Baradello Como Punto panoramico Croce San Euticchio Como Punto panoramico Garzola Como Punto panoramico Roccolo del Mirari Como Punto panoramico Roccolo del Noa Como Zona umida Palude di Albate - Bassone Como

ELEMENTI DI RILEVANZA PAESAGGISTICA DI CARATTERE STORICO-CULTURALE TIPOLOGIA E TOPONIMO COMUNE Basilica di Sant’Abbondio Como Basilica di San Carpoforo Como Basilica di San Fedele Como Casa del Fascio (palazzo Terragni) Como Castello Baradello Como Chiesa dai SS. Pietro e Paolo in Trecallo Como Duomo e Broletto Como Fontana di Piazza Camerata Como Oratorio dei SS. Giacomo e Filippo in Quercino Como Palazzo Rusca Como Porta Torre, mura e torri Como Tempio Voltiano Como Villa Gallia Como Villa Geno Como Villa Giulini Como Villa La Rotonda o Saporiti Como Villa Olmo e Parco Como La città di Como viene inoltre ricompresa in più unità tipologiche di paesaggio, delle quali viene data una sintesi dei caratteri tipizzanti il paesaggio, un elenco dei landmarks presenti, una identificazione di alcuni e- lementi di criticità paesaggistica: - 21 “Convalle di Como e valle del ”; 21

- 17 “Sponde orientali del lago di Como”; - 18 “Balcone Lombardo”; - 22 “Colline occidentali e Valle del Lanza”; - 23 “Ambiti pedemontana”; - 25 “Collina olgiatese e Pineta di Appiano Gentile”; - 26 “Collina canturina e media Valle del Lambro”.

Unità tipologica di paesaggio n. 21 – Convalle di Como e Valle della Breggia Sintesi dei caratteri tipizzanti Il contesto paesaggistico entro il quale si colloca la città di Como costituisce una vera e propria “culla morfologica”, comune- mente denominata “convalle”, sita alla confluenza della valle solcata dal torrente Cosia, che proviene da est, e dall’imbuto del- la Val Molini, che scende in direzione nord dalla soglia di Camerata, incassata tra i bassi rilievi della Spina Verde. La vasta conca, di origine alluvionale ed oggi interamente occupata dalla metropoli, risulta visivamente circoscritta da ele- menti del paesaggio agevolmente distinguibili: a nord-est il ripido e boscato versante che culmina visivamente nel Faro Vol- tiano e nell’abitato di Brunate; a nord-ovest il bacino terminale del Lago di Como, interrotto dalla punta di Villa Geno; a sud- ovest i severi ed uniformi versanti settentrionali della Spina Verde. Questi ultimi, tutelati dall’omonimo parco regionale, sono costituiti da rocce sedimentarie raggruppate nella formazione della Gonfolite Lombarda, formatasi oltre 25 milioni di anni fa e derivante dall’accumulo di materiali trasportati dal paleo che scorreva lungo una valle corrispondente all’attuale ramo di Como e si gettava con un ampio delta nel “mare padano”. L’ambito paesaggistico che comprende Como e Brunate è identificato quale “luogo dell’identità regionale” nel PTPR ed ap- pare in qualche modo unificato dal rettilineo solco della funicolare, che si eleva tra compatti e dirupati boschi. Verso sud-est il paesaggio sfuma invece gradualmente verso la fascia pedemontana, ove emergono i caratteristici profili del Castello Baradel- lo, del Monte Goi e del Montorfano. Il tessuto urbanizzato della città si protrae senza soluzione di continuità in direzione del territorio elvetico quasi ovunque lo consentano le condizioni geomorfologiche, ampliandosi negli affollati insediamenti residenziali e produttivi di Sagnino e Pon- te Chiasso e collegandosi verso nord con l’antropizzata Valle della Breggia. Tale situazione ha determinato di fatto l’interruzione quasi completa del sistema di corridoi ecologici originariamente presenti tra i territori montani e collinari, con importanti ripercussioni sulla funzionalità della rete ecologica provinciale. L’ origine preromana di Como è documentata da una serie di ritrovamenti archeologici nell’area del Parco della Spina Verde, alle pendici sud-occidentali del Monte Croce, posizione strategica per gli scambi fra gli Etruschi ed i popoli celtici d’oltralpe, che ricade tuttavia nell’unità di paesaggio n. 22 (Colline occidentali e Valle del Lanza). Qui sono ancora visibili resti di strut- ture abitative scavate nell’arenaria e incisioni rupestri risalenti dal V secolo A.C.. Ma è in epoca romana che Como trova maggior sviluppo. La città murata a maglia ortogonale, di cui facilmente individuiamo ancora il cardo ed il decumano, ne è la testimonianza più consistente. Anche il periodo romanico ci ha lasciato degli splendidi esempi di architettura: la basilica di Sant’Abbondio, quella di San Carpoforo e quella di San Fedele sono celebri e riconosciuti landmarks della città. Il periodo di guerra tra Como e Milano nel XII secolo ebbe come esito la parziale distruzione della città, ma la ricostruzione che ne seguì vide la realizzazione della attuale cinta muraria e di Porta Torre. Di particolare interesse è anche l’antico centro civile e religioso della città, comprendente la piazza del Duomo, dove hanno sede il Broletto, costruito agli inizi del ‘200 e poi sottoposto nel tempo ad integrazioni e modifiche, e la Cattedrale, eccellente testimonianza della Como rinascimentale; il suo cantiere si protrasse fino al XVIII secolo, quando ne venne completata la cupola. L’epoca barocca e quella neoclassica si esprimono soprattutto nelle eleganti ville che si affacciano sul lago. Un susseguirsi di aristocratiche dimore felicemente inserite nel contesto paesistico, con giardini e darsene, che si conclude con l’imponente Vil- la Olmo. Durante il XX secolo è il razionalismo che ha portato Como ad occupare una posizione di primo piano, con capola- vori architettonici, quali la Casa del Fascio di Giuseppe Terragni. Il fiume Breggia nasce sul e discende la Valle di Muggio, scavando in territorio elvetico spettacolari gole e sfociando, ormai artificializzato, nei pressi di , dopo avere originato la piana alluvionale di Cernobbio. L’intero con- testo della Breggia appare fortemente compromesso sotto il profilo paesaggistico ed ecologico; tuttavia la sua visibilità dal centro di Como risulta in gran parte celata dalle pendici dell’isolata Collina Cardina, purtroppo a sua volta sempre più aggre- dita dal cemento che tende ad assorbire la leggibilità delle variazioni orografiche. Di notevole valore morfologico-percettivo ed ampiamente richiamati nell’iconografia storica sono ancora gli scorci paesaggi- stici in direzione del Monte Bisbino, alle cui pendici si adagia Cernobbio, preceduto dai giardini di Villa Erba e sormontato dalle frazioni di Casnedo, Stomaino e Rovenna, poste lungo antichissime linee di collegamento. Più a nord, in direzione del cinquecentesco parco di Villa d’Este e del promontorio di Villa Pizzo, la cerchia visiva è chiusa dalla vette del Colmegnone e del Monte San Primo. 22

Magnifiche vedute di Como si godono, tra le altre, da Brunate, dal Faro Voltiano, dal Castello Baradello, dalla Croce di Sant’Euticchio e dall’autostrada. L’importanza storica e la collocazione geografica del capoluogo fanno si che esso abbia rap- presentato in passato e rappresenti tuttora un centro strategico dal quale si snodano alcuni dei tracciati paesaggistici di maggio- re rilevanza del territorio provinciale, quali l’Antica Via Regina, le direttrici stradali verso Bellagio, Lecco e l’Alto Lario, non- ché i sentieri Italia e Confinale. Landmarks di livello provinciale Lungolago di Cernobbio tra Villa Erba e Villa Pizzo Cinta muraria di Como Duomo di Como e Broletto Piazza Cavour Piazza e basilica di San Fedele Basilica di Sant’Abbondio Basilica di San Carpoforo Palazzo Terragni Lungolago di Como tra Villa Olmo e Villa Geno Fontana di Piazza Camerlata Versante di Brunate e Faro Voltiano Versanti della Spina Verde e Castello Baradello Principali elementi di criticità Perdita di valore del paesaggio per la progressiva e non controllata espansione dell’edificato e l’abbandono di percorsi e manufatti storici Interruzione dei corridoi ecologici Dissesto idrogeologico dei versanti Presenza di impianti forestali estranei al contesto ecologico

Unità tipologica di paesaggio n. 17 – Sponde orientali del ramo di Como Sintesi dei caratteri tipizzanti A partire dalla Riva di Castello, presso Nesso, si eleva una dorsale arcuata che giunge sino alla Punta di Geno, presso Como. Da sud a nord essa tocca in successione, lungo un percorso ricco di vedute di straordinario interesse, il Monte Pol (1145 m), il Monte di Careno (1225 m), il Monte Preaola, il Monte di Palanzo, il Monte Palanzone (1435 m), il Pizzo dell’Asino (1272 m), la Bocchetta di Lemna (1167 m), il Monte Bolettone (1317 m), il Monte Boletto (1236 m) e il Monte Uccellera (1027 m), isolando verso il Lario un ampio versante di forma vagamente triangolare, agevolmente leggibile nei suoi elementi costitutivi dalla sponda opposta del ramo comasco. Essendo quasi tutto “in mostra”, il versante necessita di grande attenzione sotto l’aspetto paesaggistico; lungo l’intera sponda si riscontrano infatti forti e costanti pendenze e alcune emergenze morfologiche: l’incisione della Val Rovasco, sopra , le due valli incise confluenti nell’area di , la pianeggiante Punta di Torno e il terrazzo di Montepiatto, ove campeggia l’omonimo santuario. Facilmente riconoscibili sono anche le tracce lasciate sulle pendici dei versanti dalle passate attività di estrazione della “pietra moltrasina”, oggi quasi estinte. L’intera unità di paesaggio abbonda di aree carsiche, grotte e massi erratici, alcuni dei quali già riconosciuti da leggi regionali quali monumenti naturali (la Pietra Pendula, in località Mon- tepiatto, e la Pietra Nairola, in località Cappella della Madonna). Tra gli insediamenti, una citazione particolare per la loro localizzazione e connotazione strutturale meritano i borghi di Care- no, posto lungo la riva lariana, e Palanzo, posto a mezza costa, nonché il centro storico di Molina. Tra i luoghi più celebri del paesaggio lariano non si può ovviamente tralasciare di citare la cinquecentesca Villa Pliniana di Torno, celata nell’insenatura della Valle del Colorè. Caratterizzanti le sponde del lago anche sul versante orientale sono ancora una volta le numerose ville che si susseguono l’una dopo l’altra da Torno a Punta Geno. Ostacoli ambientali determinati dalle forti pendenze e dalla difficoltosa accessibilità hanno contenuto i danni dell’espansione edilizia del dopoguerra, riducendoli solo ad un parziale degrado del patrimonio edilizio esistente. La strutturazione degli inse- diamenti permane dunque quella tipica “da lago a monte”. A tale assetto fa da sfondo costante un’intensa vegetazione foresta- le, con presenza dominante di castagno e carpino nero, che colonizzano in modo crescente le radure e le residue aree agricole. Consistenti alterazioni visive ed ambientali sono peraltro costituite dall’introduzione incontrollata di specie arboree alloctone e/o estranee al contesto fitoclimatico, come a monte dell’abitato di Lemna. Quale testimonianza di un importante passato, si osservano numerosi resti di sistemi difensivi. Due grandi direttrici paesaggistiche attraversano l’unità di paesaggio, l’una a lago, rappresentata dalla ex S.S. 583 Como- Bellagio, l’altra a monte, identificabile nel tratto meridionale della Dorsale del Triangolo Lariano. Landmarks di livello provinciale 23

Nuclei di Careno, Palanzo e Molina Profilo del Monte Palanzone Villa Pliniana a Torno Promontorio di Torno Sistema di ville tra Torno e Punta Geno Santuario di Montepiatto Profilo del Monte Uccellera Principali elementi di criticità Semplificazione del paesaggio determinata dall’abbandono delle pratiche agricole e pastorali e dall’occupazione di insediamenti sparsi in ambiti visivamente fragili Perdita di significato funzionale dei percorsi verticali ed abbandono di percorsi e manufatti storici Dissesto idrogeologico diffuso Presenza di impianti forestali estranei al contesto ecologico

Unità tipologica di paesaggio n. 18 – Balcone lombardo Sintesi dei caratteri tipizzanti La lunga dorsale che ad est del Monte Uccellera si sviluppa lungo un tracciato escursionistico assai noto e frequentato, in un susseguirsi di baite-ristoro ed incantevoli panorami, si ramifica in corrispondenza della Bocchetta di Lemna volgendo a sud- est in direzione del Monte Croce (1141 m) e del Monte Panigas (901 m), sopra Ponte Lambro. Tali insiemi di crinali costitui- scono i lati più rilevati di un vasta area paesaggisticamente omogenea, priva di formazioni rocciose emergenti e prevalente- mente rivolta verso sud. Per tale motivo l’intero ambito paesaggistico può essere efficacemente assimilato ad un vero e pro- prio “balcone” sull’alta pianura lombarda, sebbene, nelle giornate più limpide, lo sguardo possa spaziare sino ai primi contraf- forti appenninici. Come la gran parte del Triangolo Lariano, anche questa unità tipologica di paesaggio, litologicamente costituita da calcari con selci e marne, si presenta ricca di rilevanze geomorfologiche; tra esse emerge in modo particolare la strapiombante parete en- tro la quale l’azione del carsismo ha scavato la famosa grotta denominata Buco del Piombo, futuro monumento naturale, dalla quale provengono alcuni manufatti in selce del Paleolitico, che rappresentano i segni più antichi della presenza dell’uomo nel territorio lariano. A tutela di tali valenze, nel comprensorio della Val Bova è in via di istituzione, una riserva naturale regiona- le. Morfologicamente il territorio si presenta articolato in una serie di valli sub-parallele, che presso l’Alpe del Viceré ospitano anche un importante giacimento fossilifero. Generalmente esse sono brevi e rivestite da compatte formazioni forestali che sfumano in una stretta fascia di aree “pelate” in corrispondenza del dolce crinale soprastante, reliquie di antiche opere di dibo- scamento ed oggi sempre più invase dalla vegetazione arborea ed arbustiva. I collegamenti storici sono tipicamente orizzontali, di pedemonte, poiché non si è sviluppato alcun sistema economico- produttivo articolato verso l’alto, come è accaduto invece sulle rive del Lario. Consistenti alterazioni visive ed ambientali sono costituite dall’introduzione di specie arboree alloctone e/o estranee al contesto fitoclimatico; tra esse la pecceta che cinge la sommità del Monte Uccellera, messa a dimora all’inizio del ‘900 dopo la costruzione della funicolare Como-Brunate, quando Brunate passò dall’essere piccolo paese di montagna ad importante luogo di villeggiatura. Numerosi in tale centro sono gli edifici in forme eclettiche o liberty . Landmarks di livello provinciale Profilo del Monte Boletto Profilo del Monte Bolettone Buco del Piombo e Riserva Naturale Val Bova Principali elementi di criticità Semplificazione del paesaggio determinata dall’abbandono delle pratiche agricole e pastorali Perdita di significato funzionale dei percorsi verticali ed abbandono di percorsi e manufatti storici Dissesto idrogeologico diffuso Presenza di impianti forestali estranei al contesto ecologico

Unità tipologica di paesaggio n. 22 – Colline occidentali e Valle del Lanza Sintesi dei caratteri tipizzanti La denominazione di alcune aree protette contiene già in sé i connotati peculiari che ne caratterizzano il paesaggio; nessuna di esse è però altrettanto efficace nel disegnare un contesto visivo quanto la Spina Verde. La città di Como si estende infatti sen- za soluzione di continuità in direzione di Chiasso, disponendosi parallelamente ad una conurbazione più rada, posta a sud e dislocata lungo il tracciato dell’antica strada “Garibaldina”. Le due aree costituirebbero un continuum paesaggistico non fosse 24 per l’esistenza di una dorsale stretta ed allungata, morbida verso la collina comasca e strapiombante verso Como, che si incu- nea come una benefica spina nel cuore del tessuto urbanizzato. Il crinale comprende alcuni rilievi arrotondati e culmina in cor- rispondenza dell’interessante parete del Sasso di Cavallasca (604 m). La vegetazione è prevalentemente costituita da boschi di suoli acidi, con locale dominanza del castagno, del pino silvestre e della robinia; nelle aree più scoscese si insediano inoltre pregevoli brughiere rupestri. Il versante meridionale della Spina Verde si inserisce nel contesto di un’ampia unità di paesaggio articolata lungo la direttrice Como–Varese e morfologicamente caratterizzata dall’alternarsi di morbidi rilievi e valli incassate. Queste ultime si sviluppa- no generalmente da nord a sud e sono solcate da corsi d’acqua di una certa importanza, quali il Seveso, il Lura, il Faloppia e il Lanza. Le variazioni collinari non obbediscono a leggi organizzative facilmente percepibili per l’estrema varietà di dossi, pen- denze, conche e piane. Va detto che la presenza di depositi alluvionali di sabbia e ghiaia ha determinato nell’ultimo secolo un diffuso sviluppo dell’attività estrattiva, con ripercussioni localmente significative sull’assetto del paesaggio. Inoltre il paesaggio agro-forestale e l’originaria maglia dei percorsi risultano oggi un po’ ovunque stravolti da infrastrutture non adeguatamente mitigate e dall’incontrollata espansione dell’edilizia residenziale e produttiva, anche se l’antropizzazione non ha ancora raggiunto in tale contesto l’irreversibile saturazione di altre zone. La situazione di elevato rischio di perdita dei valori paesaggistici nella quale versa da tempo l’unità di paesaggio giustifica senz’altro l’inserimento della stessa tra gli “ambiti di criticità” identificati dal PTPR. Il paesaggio conserva ancora la riconoscibilità dei propri tratti entro alcuni lembi di territorio, ad esempio in Val Grande, nei dintorni di Gironico e lungo il solco della Valle del Lanza. Quest’ultima, ubicata all’estremo limite occidentale del compren- sorio, è ancora in gran parte caratterizzata da un armonico complesso di boschi, aree agricole e zone umide e risulta tutelata dalla presenza di un parco locale di interesse sovracomunale, di recente riconoscimento. Un’analoga tipologia di parco è at- tualmente in fase istitutiva e interesserà gran parte delle aree verdi che si dipanano a contorno dell’alto corso del torrente Lura. Il territorio è ricco di testimonianze archeologiche, tra le quali vanno citati i numerosi resti rinvenuti in Rodero, sul colle di San Maffeo, e i reperti della civiltà di Golasecca. L’intera zona venne più volte coinvolta nelle vicende storiche del capoluogo, soprattutto in epoca medioevale, durante la guerra tra Milano e Como. Anche episodi di storia più recente hanno dato notorie- tà a questi luoghi, come San Fermo della Battaglia, che deve il proprio nome alla vittoria di Garibaldi sugli austriaci del 1859. Qualche esempio di prestigiosa villa arricchisce il paesaggio dei lieti colli, edificate generalmente quali residenze di villeggia- tura di nobili comaschi, come Villa Imbonati a Cavallasca e Villa Odescalchi a Parè. Interessanti edifici legati allo sfruttamen- to dell’acqua sono ancora visibili lungo la Valle dei Mulini, solcata dal torrente Faloppia, e lungo il torrente Lanza: la forza idraulica vi ha azionato fin dal tardo medioevo mulini e segherie e durante l’800 alcuni stabilimenti industriali (seterie, cartie- re, fornaci). Lo scenario che più esaustivamente racchiude l’unità di paesaggio, nonché parte del Canton Ticino, può essere ammirato dal- la Chiesa di San Maffeo, posta su un rilievo tondeggiante che si eleva per 504 m nei pressi di Rodero. Da diversi punti del ter- ritorio è possibile inoltre godere di ampie viste sulle Alpi occidentali, nelle quali campeggia il massiccio profilo del Monte Rosa. Il Sentiero Italia e il Sentiero Confinale si sviluppano, in coincidenza di tracciato, lungo l’intero settore settentrionale dell’unità di paesaggio, arricchiti nell’area del Parco Regionale Spina Verde dalla presenza di percorsi tematici di interesse archeologico, religioso e naturalistico. Da ultimo una citazione merita anche il tracciato dell’antica ferrovia a Valmorea. Landmarks di livello provinciale Villa Imbonati a Cavallasca Sasso di Cavallasca Villa Odescalchi a Paré Paesaggi agro-forestali della Val Grande Nucleo di Gironico al Monte Testimonianze di archeologia industriale della Valle dei Mulini Colle di San Maffeo Paesaggi forestali e zone umide della Valle del Lanza Principali elementi di criticità Perdita di valore del paesaggio, per la progressiva e non controllata espansione dell’edificato e l’abbandono di percorsi e ma- nufatti storici Diffusa presenza di ambiti estrattivi Interruzione dei corridoi ecologici Presenza di specie estranee al contesto ecologico

Unità tipologica di paesaggio n. 23 – Ambiti pedemontani Sintesi dei caratteri tipizzanti 25

In corrispondenza del denso agglomerato urbano di Asso-Canzo, nel cuore del Triangolo Lariano, il corso del fiume Lambro si restringe tra due contrafforti, il primo dei quali proviene dal Monte San Primo attraverso il Monte Ponciv e la Colma del Bosco (1301 m), mentre il secondo si dirige ad oriente, culminando nel Monte Megna (1052 m). Da tale punto e sino al vasto agglomerato di Erba, il Lambro riduce la propria pendenza e scorre in un contesto che alterna insediamenti sparsi e zone indu- striali, che costituiscono evidenti trasgressioni del paesaggio, a coltivi frammentati e prati stabili. Il versante destro della valle è incoronato dalla strapiombante parete in maiolica di Scarenna e dalla bassa piramide del Monte Barzaghino (1069 m), mentre quello sinistro si connota per la presenza di dossi lisciati e “montonati” dall’attività glaciale che bordano la base di terrazzi morfologici, un tempo coltivati, su uno dei quali sorge Castelmarte. In località Ponte Lambro, oltre lo sbocco della Valle di Caslino, il paesaggio si apre sulla piana alluvionale urbanizzata di Erba, ben leggibile nella propria articolazione strutturale. Qui l’alveo del Lambro diventa canalizzato e con il nome di Lambrone volge in direzione del Lago di Pusiano e perde la propria identità nel tessuto edificato. Da Erba alla sella di Lora, alle porte di Como, si estende una compatta fascia di territorio urbanizzato che si sviluppa lungo la direttrice Lecco-Como e cinge alla base i versanti meridionali del Triangolo Lariano. Tale situazione, agevolata dalle favore- voli condizioni orografiche e climatiche, nonché in passato dall’abbondanza di terreni disponibili all’agricoltura, ha determi- nato di fatto l’interruzione quasi completa del sistema di relazioni originariamente presente tra i territori montani e collinari, con importanti ripercussioni sulla funzionalità della rete ecologica provinciale. L’unico corridoio parzialmente efficace è oggi rappresentato dalla valle del torrente Cosia nel suo tratto ad ovest di Tavernerio. Alle sue estreme propaggini sud-occidentali, l’unità tipologica di paesaggio conserva alcune emergenze morfologiche e pae- saggistiche di valore, rappresentate dai blandi rilievi del Monte Goi (469 m) e del Monte Croce (524 m), separati dalla stretta incisione della Val Basca, e dall’isolato Monte Orfano o Montorfano, dal caratteristico profilo a “dorso di balena” modellato dai ghiacciai su rocce calcareo-marnose. Celato alle spalle di quest’ultimo si situa l’omonimo lago, tutelato da una riserva na- turale regionale. Pur avendo origine e caratteristiche morfologiche affini a quelle degli altri laghi briantei, si tratta del corpo d’acqua meglio conservato dal punto di vista della qualità delle acque. La modesta profondità e le rive a dolce inclinazione vi permettono lo sviluppo di un canneto relativamente vasto, che ospita diverse specie di Uccelli, mentre nella sua parte meri- dionale si rinvengono lembi residuali di ontaneto, con presenza di salici, rovere e castagno. Quale fenomeno negativo è da ri- levare la recente comparsa di specie esotiche nel popolamento ittico. I collegamenti storici nell’unità tipologica di paesaggio sono orizzontali, di pedemonte, mentre non si sviluppa alcun sistema economico-produttivo articolato verso l’alto, come accade invece sulle rive del Lario. L’espansione recente dei paesi è avve- nuta verso valle, attratta dalle strade a grande traffico. Fortunatamente tale espansione unidirezionale ha preservato in parte le chiese e le ville di mezza costa e gli insediamenti storici, mantenendo quasi sempre integro il loro rapporto con l’ambiente verso monte. Tracce di fortificazioni e ruderi di torri testimoniano l’importante posizione strategica di questi luoghi, situati lungo l’asse romano che da Aquileia attraversava Como e proseguiva per la Rezia. Castelli e borghi fortificati restano ancora i protagonisti per tutto il periodo medioevale, fino agli ultimi anni del ‘700. E’ in questo momento che inizia la costruzione di numerose ville e residenze padronali appartenenti a famiglie nobiliari milanesi, che scelgono questo territorio come luogo di villeggiatura. Tra le altre, sono da ricordare la villa Majnoni ad Erba, con il suo grande parco, e Villa Amalia. Degna di nota è anche la piccola chiesa di Sant’Eufemia, ad Incino, con un bel campanile romanico. Due direttrici paesaggistiche attraversano il comprensorio, l’una in direzione est-ovest, rappresentata dalla S.S. 593 nel tratto da a Pusiano, l’altra, con visuali meno ampie ed ortogonale alla precedente, coincidente con la S.P. 40 nel tratto da Ponte Lambro a Canzo. Landmarks di livello provinciale Parete di Scarenna e profilo del Monte Barzaghino Villa Majnoni e Villa Amalia ad Erba Monte Orfano Lago di Montorfano Principali elementi di criticità Perdita di valore del paesaggio, per la progressiva e non controllata espansione dell’edificato e l’abbandono di percorsi e ma- nufatti storici Interruzione dei corridoi ecologici Presenza di specie estranee al contesto ecologico

Unità tipologica di paesaggio n. 25 – Collina olgiatese e Pineta di Appiano Gentile Sintesi dei caratteri tipizzanti L’amplissimo settore della provincia di Como posto a sud delle direttrici Como-Varese e Como-Lecco, genericamente deno- minato con il termine “Brianza”, è caratterizzato da un assetto territoriale sostanzialmente omogeneo e significativamente dif- ferente dai precedenti. Percepibili differenze nella struttura paesaggistica suggeriscono tuttavia di suddividere nella presente trattazione l’area brian- 26 tea collinare in due settori, convenzionalmente disgiunti all’altezza della Strada Statale dei Giovi. L’unità tipologica di paesaggio è ripartibile in tre sottozone geomorfologiche: i terrazzi antichi, i terrazzi recenti e le valli flu- viali escavate. L’ambiente dei terrazzi antichi si distingue per il grado di povertà e acidità dei suoli, argillosi e rossastri, dovuti ad alterazione profonda (“ferrettizzazione”) dei depositi fluvioglaciali, risalenti al Pleistocene inferiore. La vegetazione natura- le potenziale è rappresentata da boschi acidofili di farnia e rovere, spesso accompagnati da betulla e pino silvestre. Il sistema dei terrazzi recenti corrisponde agli affioramenti dei depositi alluvionali, fluviali e fluvioglaciali del Pleistocene medio e supe- riore. La vegetazione potenziale è rappresentata da querceti con farnia e carpino bianco. Particolare significato ai fini della conservazione della biodiversità possiedono le rare zone umide, non di rado localizzate in coincidenza di aree con cessata atti- vità di cavazione dell’argilla. Il sistema delle valli fluviali comprende infine ambienti di forra, generalmente incisi nell’arenaria (localmente detta “ molera ”) e nella formazione conglomeratica del Ceppo. La vegetazione potenziale è rappre- sentata da saliceti arbustivi e populo-saliceti a salice bianco. Nella realtà odierna l’intera unità tipologica di paesaggio presenta un forte carico insediativo, con fitte maglie infrastrutturali e densità di popolazione tra le più elevate d’Europa, che ha corroso e consumato il territorio, celandone e/o banalizzandone l’assetto strutturale. Piuttosto comune è l’esperienza di non riconoscere i confini di un paese rispetto all’altro perché tutto è omogeneizzato in una crescente uniformità del paesaggio costruito. La vegetazione stessa risulta significativamente distante dall’assetto potenziale, essendo in gran parte dominata da boschi di robinia e frequentemente invasa da essenze originarie di altre regioni biogeografiche. Tracce di alberature di pregio permangono talvolta nei parchi delle ville, storicamente insediate con il possesso delle visuali e il tracciato dei viali dall’altura al piano. Più in generale il paesaggio “relitto” è caratterizzato dagli insediamenti di colle e da scorci panoramici sugli orizzonti montani circostanti. Tra le aree meno alterate sotto il profilo ambientale, vere e proprie “terre di risulta” nelle quali è ancora possibile distinguere in parte i tratti dell’originaria struttura paesaggistica del territorio, possono essere citate: - il Parco Regionale della Pineta di Appiano Gentile e Tradate, area di rilevante importanza per la considerevole estensio- ne dei suoi complessi boschivi, con dominanza di pino silvestre sui terrazzi e di farnia nelle valli incise dai corsi d’acqua principali (Bozzente, Gradaluso e Fontanile). L’area protetta include il terrazzo ferrettizzato delimitato dai fiumi Olona e Lura, tra i più estesi e meglio caratterizzati della Lombardia; - alcuni lembi di paesaggio agro-forestale lungo le aste dei principali corsi d’acqua (Antiga, Seveso), uno dei quali, il Lu- ra, è attualmente tutelato da un parco locale di interesse sovracomunale. Il forte sviluppo edilizio che ha caratterizzato il comprensorio brianteo negli ultimi decenni ha fatto spesso perdere le tracce degli importanti elementi storico-culturali in grado di contraddistinguere i diversi luoghi. L’architettura tradizionale, soffocata dall’edificato diffuso, è talvolta rintracciabile in antiche residenze contadine, esempi di cascine, mulini o fornaci, oggi tra- sformate in private residenze o semplicemente abbandonate. Tuttavia i nuclei storici dei centri di maggiori dimensioni ospita- no ancora prestigiose ville ed edifici religiosi. Le greenways sono ancora poco comuni, sebbene alcuni percorsi tematici siano stati recentemente realizzati, ad esempio entro i confini del Parco Regionale Pineta di Appiano Gentile e Tradate. In crescita è la progettazione e realizzazione di piste cicla- bili. Landmarks di livello provinciale Ambienti agro-forestali della Pineta di Appiano Gentile e Tradate Centro storico di Appiano Gentile Principali elementi di criticità Perdita di valore del paesaggio per la progressiva e non controllata espansione dell’edificato residenziale e produttivo Diffusa presenza di ambiti estrattivi Interruzione dei corridoi ecologici Presenza di specie estranee al contesto ecologico