“L’ITALIA DALLA CRISI DEL

SISTEMA

ALLA SECONDA REPUBBLICA”

PROF. VINCENZO BARRA

Università Telematica Pegaso L’Italia dalla crisi del sistema alla Seconda Repubblica

Indice

1 IL ------3 2 LA CRISI DEL SISTEMA ------5 3 LA “SECONDA REPUBBLICA” ------8 BIBLIOGRAFIA ------12

Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633)

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1 Il pentapartito

Nel 1979 i comunisti uscirono dalla maggioranza per contrasti in politica inter-nazionale, ma soprattutto per il timore che una collaborazione prolungata potesse de-terminare un calo di consensi al partito. Come nel 1976 l’abbandono socialista aveva re-so indispensabile il contributo comunista, così nel 1979 il disimpegno comunista e la fine della breve stagione della “solidarietà nazionale” rendeva essenziale di nuovo l’apporto dei socialisti, pena il collasso del sistema stesso. L’unica strada era dunque quella di ritornare al centro-sinistra, composto da Dc, Psi, Pri, Psdi, allargato questa volta anche al Partito liberale. Con il ritorno della formula Dc, Psi e partiti laici minori, il sistema riprendeva la sua configurazione pre-solidarietà nazionale ma con alcune significative varianti:

1. la formula pentapartitica creava una coincidenza perfetta fra maggioranza e area delle forze abilitate a governare, da cui era di nuovo escluso il Pci, che però, dopo la solidarietà nazionale, non poteva più considerarsi escluso dall’area della legittimità vera e propria, avendo fatto parte della maggioranza di governo per tre anni. Solo gli veniva contestata, a quel punto, l’attitudine a governare e non più il diritto a governare. Ma nei fatti le conseguenze rimanevano le stesse, e cioè, come detto, il Pci era escluso dall’area della legittimità. Inoltre, esso fu soggetto a un inarrestabile declino elettorale dal 1979 al 1987;

2. la novità più clamorosa della nuova formula pentapartitica fu la temporanea ri-nuncia della Democrazia Cristiana alla guida dell’esecutivo. Per la prima volta, infatti, il governo fu presieduto da due esponenti non democristiani, Spadolini prima (1981) e Craxi poi (1983). La rinuncia a presiedere il governo derivava dal calo dei consensi elettorali della Dc che, dopo essere stati per trent’anni intorno al 40 per cento, a partire dal 1983 scendeva al 33 per cento, mentre contestualmente andavano aumentando i voti dei repubblicani e dei socialisti.

Entrambe queste novità non cambiarono nella sostanza la configurazione del sistema, riproponendo ancora una volta la sindrome trasformistica, perché si trasferiva tutto il peso della conflittualità politica interamente ed esclusivamente all’interno della coalizione di governo, privando il paese

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3 di 12 Università Telematica Pegaso L’Italia dalla crisi del sistema alla Seconda Repubblica della stabilità del governo, dell’alternanza fra maggioranza e opposizione ed anche del fisiologico ricambio delle élites.

Dalla metà degli anni ’80 i contrasti all’interno della maggioranza aumentarono, soprattutto per la rivalità fra socialisti e democristiani, decisi a rivendicare la guida del governo. Dopo la crisi del governo Craxi e le elezioni del giugno 1987 il pentapartito si ricompose faticosamente, e si formarono due governi successivi a guida democristiana, quello di Giovanni Goria (1987-88) e quello di Ciriaco De Mita (1988-89), segretario de