il geometra

anno 54º - n. 2 • marzo - aprile 2005 Tariffa Regime Libero: “Poste Italiane S.p.A.” - Spedizione in abbona- mento postale - 70% - DBC Genova - Tassa pagata Autorizzazione del ligure Tribunale di Genova n. 318 del 29/11/54

Direttore Responsabile Arnoldo Juvara Segretario di Redazione Marco Russello Foto di copertina del Goem. Adolfo Morasso Redattori Roberta Arena Pier Emilio Copello Alessio Danovaro Paolo De Lorenzi Ettore Fieramosca Filippo Finocchiaro Mario Gramigni Mauro Mattei Andrea Merello Maura Mignone Adolfo Morasso Liliana Olcese Alessandro Ombrina Roberto Ombrina Adriano Rodari Lorenzo Traverso Servizio fotografico e Coordinatore dell’immagine Adolfo Morasso Direzione Amministrazione 16129 Genova Redazione e Distribuzione Viale Brigata Bisagno, 8/1-2 Tel./Fax 010.5700735 La Liguria che se ne và. [email protected] www.collegio.geometri.ge.it sommario

54 Neviere

57 Lo stadio Luigi Ferraris di Marassi

67 Legislazione dello Stato

77 Giurisprudenza

80 Informativa - Censimento dell’amianto a bordo nave e relativa La presente pubblicazione è distri- bonifica (D.M. 20 agosto 1999) buita gratuitamente agli iscritti al- l’albo professionale della Provincia di Genova ed ai Collegi dei Geometri d’Italia. 86 Assemblea La riproduzione degli articoli, schiz- zi e fotografie è permessa solo ci- tando la fonte. 89 Consiglio Nazionale Geometri Le opinioni espresse dagli Autori, Redattori, Corrispondenti non impe- gnano né la Direzione, né la Reda- 91 Regione Liguria: nuovi contributi per il restauro degli edifici rurali zione, né il Collegio di cui il periodico è l’organo.

Stampato nel mese di maggio 92 Cultura Ligure - Comune di Genova: Le inaugurazioni del 2005 2005 dalle Grafiche Fassicomo - Via Imperiale, 41 - 16143 Genova 95 Recensioni Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana 98 Atti del Collegio Neviere

geom. Paolo De Lorenzi

uando sulla Liguria ne- mento, piccoli edifici destinati zone montane, posizionate a Q vicava copiosamente e a ghiacciaie erano presenti in volte a pochi chilometri in non esistevano le moderne co- alcune cantine di ville e pa- linea d’aria dal mare, indice modità, era consuetudine lazzi nobiliari e nella Roma del mutato clima, che permet- provvedere alla raccolta della pontificia la regolamentazio- teva allora, non solo di rac- neve, ed al suo stoccaggio in ne della raccolta e del com- cogliere grandi quantità di depositi ubicati nelle zone mercio della neve per le ne- materia prima ma anche e montane per la produzione del cessità terapeutiche fu molto soprattutto di conservarla per ghiaccio. Prima dell’avvento precoce. lunghi periodi dell’anno fino della fabbricazione industria- La pratica della raccolta a farla arrivare sotto forma di le avvenuta in Italia a partire della neve era allora diffusa ghiaccio nei periodi più caldi dal 1830, la raccolta della un po in tutta la penisola ed a Genova, dove veniva imma- neve entro le cosiddette ne- anche pertanto in Liguria e gazzinata e successivamente viere, era ancora infatti l’uni- nella Provincia di Genova, venduta. co sistema per produrre il zona di cui tratta questo arti- Le neviere erano realizza- ghiaccio, che veniva impiega- colo. te a forma di tronco di cono to per raffreddare le bevande Numerosi ed ancora oggi rovesciato, con diametro in- delle famiglie più agiate e per riconoscibili, sono infatti i terno fino a 10/12 metri ed la cura di febbri e contusioni. resti delle neviere che si pos- altezza fino a 5/6 metri. L’iso- In realtà già dal rinasci- sono incontrare sulle nostre lamento era garantito da uno spesso strato di foglie secche e da una copertura conica, ultimata con un manto di pa- glia, ove era posizionata una apertura utilizzata per il cari- camento e lo svuotamento dell’ impianto. Lo sviluppo del commer- cio del ghiaccio divenne tal- mente importante, che il lun- gimirante Stato Genovese, non si lasciò sfuggire l’opportuni- tà di istituire una gabella sulla Neviera in neve. A partire infatti dal 1625, località nasce l’imposta sulla neve e, Grilla del Comune di dal 1640, viene concesso l’ap- Mele palto per l’ approvvigionamen- Neviere 55

to del ghiaccio ad un unico chi del peso di circa 80 chi- non forniva sempre un buon imprenditore per la durata di logrammi, che avvolti in sac- utile all’impresario, che spes- cinque anni, durante i quali chi di tela, venivano traspor- so non riusciva ad approvvi- doveva essere garantito un tati a dorso di mulo durante gionare in modo adeguato la costante rifornimento per i le ore più fredde della notte città, vuoi per la poca neve fabbisogni cittadini. nel deposito di Vico della caduta durante alcuni inver- La produzione del ghiac- Neve, presso la zona di Sozi- ni, vuoi per estati troppo cal- cio aveva inizio con la rac- glia e dal XIX secolo nel de che facevano calare visto- colta della neve, che impie- deposito di piazza Acquaver- samente il prodotto all’inter- gava decine di braccianti, che de. no delle neviere. Nonostante venivano assunti dall’impren- Dai depositi sopra menzio- questi imprevisti il commer- ditore tra i contadini della nati venivano quindi rifornite cio della neve con la sua zona. La neve veniva immessa alcune botteghe sia della città gabella durò fino al 1870: nella neviera, opportunamen- che dei sobborghi, che riven- erano trascorsi 230 anni dalla te battuta e costipata, e suc- devano il prezioso prodotto a sua istituzione. cessivamente ricoperta da uno prezzo calmierato. Interessante e probabil- spesso strato di foglie secche. Il commercio del ghiaccio mente unico esempio di ne- Con la copertura finale della neviera veniva garantito l’isolamento necessario affin- ché il materiale introdotto si trasformasse in ghiaccio e fosse conservato fino alla estate successiva. Sul fondo dell’impianto vi era un cana- le di scolo che permetteva all’acqua di defluire all’ester- no e di non compromettere quindi il restante materiale. Una volta solidificata la neve veniva tagliata in bloc- 56 Il geometra ligure

al visitatore di raggiungere il fondo del manufatto. Tra le località dove era più regolare l’innevamento vi è quella dell’altopiano del mon- te Pennello, a quota 995 s.l.m., nella cui zona erano ubicati numerosi manufatti per la raccolta della neve; la zona, nonostante la vicinanza al mare, è infatti una zona con Neviera caratteristiche spiccatamente tronco conica sulle alture montuose, con un clima in- alle spalle di vernale molto rigido. Recco Le neviere del monte Pen- nello rifornivano un grande viera completamente in mu- esterno è disposto un cunicolo deposito in muratura di Villa ratura, è quella ubicata in lo- di accesso, mentre sulla co- Pallavicini a Pegli destinato calità Grilla nel Comune di pertura è posizionata una bu- al consumo familiare dei pro- Mele, che la Comunità Mon- catura per il caricamento del- prietari; il trasporto a valle tana Argentea ha recentemen- la neve. avveniva manualmente con te ristrutturato e reso visita- All’interno della struttura impiego di recipienti rivestiti bile; con pianta cilindrica, ha gli originari scalini in pietra internamente con lamiera di una altezza di circa mt. 7,50 sono stati sostituiti da una zinco. e copertura a volta; sul lato scala in legno che consente Foto e disegni di Paolo De Lorenzi

Il vero viaggio di scoprire non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi Marcel Proust Lo stadio Luigi Ferraris di Marassi geom. Alessandro Ombrina

La mia impazienza cresce, l’ora della partita si avvicina, oramai conto solo i minuti, quando finalmente mio padre, con una flemma anglosassone, assolutamente dissonante con la silenziosa ma trepidante impazienza dei suoi due figli, conclude le sue faccende e sentenzia - “saltate in macchina che andiamo” -, ebbene eccoci già stipati nella nostra cinquecento blu, direzione piazza Manin, dove, parcheggiata l’auto in prossimità dell’imbocco di via Montaldo, ridiscendiamo la ripida ed interminabile omonima sca- linata, dalla quale è già possibile intravedere la sagoma dello stadio e, dalla sommità a scendere, spicchi di folla, spiragli di prato ed echi di cori sempre più rombanti. Percorriamo l’esile ponticello che unisce i due argini ed eccoci in prossimità dello stadio, che velocemente, dato l’approssimarsi dell’imminente calcio d’inizio, perimetriamo, fino in C.so De Stefanis per correre alle biglietterie dei distinti; ho il cuore in gola, per la gioia e l’emozione e, sembra che anche mio padre si sia fatto condizionare dal momento. Eccoci finalmente varcare il cancello d’ingresso, la partita è già cominciata, lo capiamo dai cori e dal rombare ritmico delle voci, e allora su per la scale a perdifiato, con papà dietro a gridare di non correre, ma l’emozione ormai è incontrollabile e… eccolo… il cuore quasi mi scoppia, una distesa nitida di verde abbagliante con undici maglie rossoblù che si stagliano con una nitidezza indescrivi- bile, l’ombra della tribuna su metà del campo talmente perfetta che i contorni sembrano disegnati con un sottile tratto di china. Penso di aver trascorso i primi minuti immobile con la bocca aperta. Era il 15 maggio 1977 avevo quasi nove anni e per me il calcio, fino a quel momen- to, era solo uno sprazzo televisivo in bianco e nero di qualche trasmissione sportiva rubata tra un telegiornale e l’altro alla distrazione dei miei genitori; da quel giorno la mia è diventata una vera passione ed andare allo stadio un rito da consumarsi lenta- mente dalla mattina, e l’emozione, una volta individuata in lontatanza la sagoma, è sempre la stessa anche se per mano non c’è più il mio papà, ma mio figlio avvolto nella sua sciarpona rossoblù. Ho pensato quindi di raccogliere i dati per raccontarvi la storia dello stadio più antico d’Italia, prima della ristrutturazione degli anni novanta e magari fare sorridere chi, come me, ha la memoria ancorata a quei terrazzi dei palazzi circostanti dall’affitto variabile a seconda della visibilità e della fede dei proprietari e dei loro amici… a quegli squarci che dal campo lasciano intravvedere le colline circostanti e che permet- tono allo sguardo di vagare intorno quando la squadra ti tradisce… a quel catino ribollente di umori, di follia e di delusioni, così da essere a volte sul punto di disinte- grarsi, di esplodere, eppure così solido e tenace, eppure intoccabile come un’astrazione. 58 Il geometra ligure

I PRIMI CAMPI DA GIOCO

Il Genoa nasce ufficialmente la sera del 7 settembre 1893, ad opera di alcuni cittadini inglesi residenti nel capoluogo ligure, che da oltre un anno svolgevano regolarmente attività sportive; il gioco del calcio era praticato a livello ultra dilettantesco dai soci più giovani del circolo sportivo, che contava più di trenta soci. Il primo terreno di gioco fu messo a disposizione da due industriali scozzesi proprietari di una fabbrica situata nella Piazza d’Armi del Campasso (adiacente all’attuale via Walter Fillak a Sampierdarena), Wilson e Mc Laren, lì dove i marinai delle navi inglesi ormeggiate in porto erano soliti ritrovarsi; le partite venivano giocate al sabato e la sede operativa era la locale trattoria Gina. Già dopo tre anni il campo di Sampierdarena era considerato insufficiente per le esigenze della squadra di football, e così James Richardson Spensley (che può essere considerato il fondatore del calcio in Italia), ne trovò uno nuovo in un’altra zona della città. Il nuovo campo di Ponte Carrega si trovava lungo le rive del torrente Bisagno, all’interno dello spazio utilizzato dalla Società Ginnastica Colombo come pista velocipedistica. Ed è proprio qui che viene disputato il primo incontro ufficialmente documentato della storia del calcio in Italia, il 6 gennaio 1898.

Il campo di Ponte Carrega (1898-1907) Il football richiamava sempre più simpatizzanti, e la pista che circondava il campo era sempre molto affollata

Sullo stesso terreno il Genoa conquistò il secondo ed il terzo scudetto nel 1899 e nel 1900 sconfiggendo l’Andrea Doria nelle eliminatorie del campionato. La finale del campionato del 1902 doveva essere disputata a Milano (il Milan era detentore del titolo), ma il Genoa offrì 15 lire a ciascun giocatore milanese per ottenere l’inversione di campo, fulmineamente concessa. Per assistere alla finale del campionato 1904 (sesto vinto dal Genoa) venne effettuato un servizio speciale di tram per trasportare il pubblico. Nel 1907 la società rossoblu è costretta a reperire un nuovo terreno di gioco, poiché l’area dell’ex velodromo di Ponte Carrega era stata prescelta per ospitare un enorme gasometro. Se ne incaricò il dirigente - giocatore Vieri A. Goetzlof, commerciante di carbone valdese naturalizzato genovese. Il primo luglio riuscì a concludere l’acqui- sto di un’area nella zona di San Gottardo, sempre in val Bisagno ma più a nord di Ponte Carrega, accollandosi personalmente l’onere finanziario. Il Campo di San Gottardo Il nuovo campo venne inaugurato l’8 dicem- (1907-1910). bre del 1907 con un’amichevole contro l’equi- Lo stadio Luigi Ferraris di Marassi 59 paggio inglese della nave a vapore Canopic. L’impianto di San Gottardo non durò a lungo, perchè si dimostrò inadeguato, fin dall’inizio, soprattutto per la limitata capienza delle tribune e per l’eccessiva lontananza dal centro cittadino.

LA SCELTA DELLA ZONA DI MARASSI

Soluzioni diverse vennero prese in considerazione, sinché il 1° luglio 1910 il socio Musso Piantelli propose di allestire il campo in un suo terreno di Marassi, accanto alla propria villa. Unica condizione, quella di continuare ad occuparsi del maneggio da gran tempo fiorente. Qualcuno fu dubbioso, ma l’impasse venne superato. Per questo, e sino a tempo vicini a noi, il verde tappeto rimase circondato dall’anello del galoppatoio. Chissà che avrebbero detto i Vivaldi, proprietari in loco di case nel secolo XVI, assistendo ad una esagitata partita di calcio: mercanti e finanzieri d’indole tranquilla, tanto da aver scelto per le loro dimore un sito così decentra- to, e certo non amanti d’imprevisti, se avevano costruito nel 1557 un robusto argine sul Bisagno. Già il 31 ottobre dello stesso 1910 il presidente genoano Geo Davidson assi- curava che i lavori procedevano con rit- mo soddisfacente. Il nuovo stadio di Marassi venne inau- gurato il 22 gennaio del 1911. Inizial- mente però il terreno di gioco risultava perpendicolare al Bisagno, essendo sta- to tracciato in direzione est - ovest. Il campo di Via del Piano ubicato nel sedime d’area ove sorge l’attuale stadio; inizialmente edificato in senso ortogonale al Il 14 maggio dello stesso anno venne Bisagno, ma subito modificato nell’attuale andamento Nord- effettuata una nuova cerimonia di inau- Sud, era dotato solamente delle tribune laterali, ma dati gurazione con il terreno nella sua defi- ufficiali parlano di una capienza di circa 25.000 spettatori nitiva disposizione parallela al Bisagno. (compresi i parterre intorno al prato). “Oggi alle 15 precise avrà luogo un importante match di foot-ball tra la 1» squadra del Genoa Club e la 1» del Piemonte F.B.C.”; così lo annunciava, su una colonna, il “Caffaro” aggiungendo le formazioni, per un totale di diciotto righe; “Il Secolo XIX” si conteneva in sei righe, precisando che “la partita avverrà con qualunque tempo”.

Le tribune erano in legno riparate dal sole e dalla pioggia, ed il terreno di gioco era di dimensioni regolamentari anche per disputare partite internazionali. Proprio per queste caratteristiche fu subito considerato il migliore d’Italia 60 Il geometra ligure

La cronaca dell’incontro venne il giorno seguente sbrigato in poco spazio, con qualche misurato elogio per il nuovo campo. Eppure l’avvenimento fu rilevante. Ben altro offriva Marassi rispetto a San Gottardo: si eliminava un vero e proprio viaggetto, ci si difendeva da pioggia e sole, nonché da tanto vento quanto toccava ai timonieri di traversate oceaniche. Nella nuova sede, che poteva contenere 25.000 spettatori, due tribune, lungo il Bisagno, erano infatti coperte, grazie ai soci genoani che, divisi in squadre, avevano eretto le costru- zioni con fatica serale. Il campo misurava metri 105 per 63 e consentiva anche incontri internazionali; e infatti il 22 dicembre 1912 gli azzurri vi debuttarono, purtroppo soccombendo per 3 a 1, contro l’Austria. Anche gli atleti conquistavano a Marassi talune comodità; confortevoli spogliatoi rendeva- no lontani il tempo in cui erano costretti a indossare gli indumenti di gioco sotto gli abiti “civili”, da disporre poi in mucchietti dietro la porta; pure l’arbitro ebbe una sua cameretta sul nuovo campo, a salvaguardia della privacy. Referee era allora chiamato, come pelouse veniva detto il campo, team la squadra, supporters i tifosi. Bottegai della Cheullia, pescatori della Foce e di Boccadasse, commessi e impiegati di mille “scagni” presero così confidenza con diverse parole straniere: penalty, corner, dribbling e altre ancora. Diversi problemi si prospettavano intanto ai dirigenti. In primo luogo quelli connessi alla rivalità con l’altra squadra cittadina, l’Andrea Doria, ora acuiti dalla stretta vicinanza. I “cugini” gestivano infatti un campo attiguo, la famosa “Cajenna”, stretto fra quello del Genoa, seppure orientato in senso opposto, e un’altra recente costruzione, il complesso delle carceri. Derby al calor bianco, dunque, anche per questioni non precisamente sportive.

Le due foto ritraggono il campo dell’Andrea Doria di Via Clavarezza, denominato “Cajenna” per l’accalorato comportamento del pubblico di fede doriana particolarmente acceso sopratutto in occasione dei sentitissimi derby con la gloriosa compagine rossoblù, che ironia della sorte, anni dopo vi eresse la gradinata nord dello stadio Ferraris, memorabile catino del più sfrenato tifo rossoblù .

Ad esempio per il fatto che i rossoblu avevano innalzato uno steccato confinante, in qualche modo utilizzato sulla superficie opposta dai doriani, e chiedevano una partecipazione alla spesa di lire 1.000, nonché una sorta d’affitto annuale per altre 200 lirette. E’ interessante a questo punto fare un piccolo inciso sulla gloriosa squadra dell’Andrea Doria, già costituitasi, grazie ad un gruppo di dissidenti della “Colombo” riunito nei locali della Scuola Svizzera, come società di ginnastica il 5 settembre 1895. diventata compagine calcistica cittadina nel 1902 con l’avvento di Franz Calì, transfugo rossoblù di poliedrica personalità sportiva, che si distinse dapprima come giocatore poi come arbitro e allenatore ed infine come dirigente. Lo stadio Luigi Ferraris di Marassi 61

Nel 1901, giunto a Genova dove lavorava presso un fotografo, milita, come centravanti, nelle file del Genoa insieme a Pasteur e Dapples. L’anno successivo, su invito dello stesso Spensley, fonda la sezione calcistica dell’Andrea Doria, di cui diventerà per un decennio, giocando in posizione di terzino, l’entusiasta animatore ed il capo carismatico. Evidentemente il Genoa era angustiato da problemi finanziari. Già nel 1909 notevoli dif- ficoltà aveva incontrato nell’incassare le quote sociali, tanto che il presidente Davidson pro- pose che la riscossione fosse affidata –dietro la corresponsione del 2%– all’agente della Protezione Animali. Una decisione incauta, che fornì ai rivali fin troppo facili commenti, ma il dirigente, se scarseggiava di humor, mostrava però cospicua inventiva per incrementare le entrate: il 31 ottobre 1910 nascevano le “socie patronesse”, affermando che “le nostre riunioni calcistiche saranno maggiormente allietate dalla loro presenza”; nel dicembre 1912 la gestione della pubblicità sul campo veniva affidata alla ditta Cattaneo in cambio di 2.000 lire annue, alle- stendo all’interno dello stadio, per la prima volta in Italia, dei cartelloni pubblicitari; nello stesso periodo il presidente decideva di elargire a proprie spese un trattamento musicale prima della partita e nell’intervallo. L’avanzata del calcio nei consensi popolari subì comunque un brusco arresto nel 1915, quando il campionato fu sospeso all’ultima giornata a causa del primo conflitto mondiale. L’attività riprese nel maggio 1919. Il 24 maggio 1920 venne inaugurata nelle tribune dello stadio una lapide commemorativa dei 25 soci del Genoa caduti nella Grande Guerra fra questi questi ultimi, il forte terzino Casanova, Luigi Ferraris e James R. Spensley, il pioniere vin- citore dei primi sei titoli. Dal 16 novembre 1920 ogni giornale ricevette un solo ingresso gratuito e altrettanto infles- sibile risultò la chiusura nei confronti dei numerosi “portoghesi” che dalle alture circostanti assistevano alle prove sportive. Tanto che nel marzo 1922 venne elogiato in Consiglio il socio Comotto per aver donato non meglio precisate antenne, da porre ai lati del campo, così da “oscurare la vista ai portoghesi dello Zerbino”. Il marchingegno non dovette però mostrarsi perfettissimo se un anno dopo il factotum Ghiorzi ebbe l’incarico di studiare la questione e completare la “schermatura”. Preoccupazio- ni più che legittime, considerate le tante spese: a volte eluse, quando nel ’23 si respinse la proposta d’installare un troppo costoso telefono, e a volte affrontate, il caso della doccia ad acqua calda richiesta dall’allenatore Garbutt per gli spogliatoi. Nella seconda metà degli anni ’20 il calcio aveva già raggiunto la dimensione di un forte fenomeno di massa, provvisto di robusti risvolti economici: il regime fascista, all’opera in un lavoro di razionalizzazione e centralizzazione sotto l’aspetto amministrativo, decise di impadronirsene sotto l’aspetto dirigenziale, organizzativo (ed anche ideologico: il mito della virilità, della patria ecc.). Venne così decisa dall’alto la linea della concentrazione delle forze, riunificando in molte situazioni le piccole società all’epoca pionieristica: così a Roma vennero fuse Alba, Fortitudo e Roman, per dar vita alla A.S. Roma dai colori giallo-rossi; a Firenze si riunificarono il “Centro Sportivo” e la “Libertas” e si formò la Fiorentina; a Napoli, toccò alla locale Inter- nazionale ed al Naples, originando il Napoli; a Milano furono U.S. Milanese e Inter a costi- tuire l’Ambrosiana (questa unificazione, in verità, non riuscì troppo felicemente, e l’Inter tornò presto a galla...). A Genova, intoccabile il Genoa che aveva già vinto i suoi nove scudetti, toccò alla Sampierdarenese ed Andrea Doria doversi forzatamente riunire. Venne scelta la denominazio- ne, tipica dell’epoca, di “Dominante”; sparirono i colori bianco-blu e rosso-neri, per far posto al nero-verde; furono dispersi molti dirigenti e giocatori che avevano fatto la fortuna delle due compagini. Furono anche abbandonati i terreni di gioco originali: “Villa Scassi” per la Sampierdarenese, la mitica “Cajenna” per l’Andrea Doria, sul cui sito venne edificata la 62 Il geometra ligure

gradinata Nord dello Stadio di Marassi. Fu in quella circostanza che, per fornire una sede adeguata alla nuova compagine, venne edificato lo Stadio Littorio di Cornigliano: un ottimo impianto all’inglese, dedicato esclusivamente al gioco del calcio (mentre per l’atletica e gli altri sport si costruì lo stadio della “Nafta”, oggi “Carlini”, a San Martino), con una grande tribu- na con tetto in legno e vetrate e gradinate, buone per ospitare circa 15.000 spettatori. I gerarchi di quel tempo pensavano proprio di aver messo su una degna cornice, per una grande squadra: ma non andò proprio così, e quella “Do- minante” non dominò granché. La fusione forzata aveva alimentato fortissimi malumori, specialmente a Sampierdarena, e la gen- Il campo della Sampierdarenese a Cornigliano utilizzato dal 1928 te del Ponente rifiutò di stringersi attorno alla nuova fino al 1943 resosi successivamente inagibile a seguito dei danni squadra, giudicata come un inaccettabile ibrido. riportati durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale; Questa situazione influì sul rendimento in campo, venne comunque recuperato all’attività calcistica: fino al 1958 vi e la Dominante fallì- nella sua prima stagione di giostrarono le squadre dilettantistiche fra le quali le “nuove” Sampierdarenese e Andrea Doria. Poi venne la decisione di abbatterlo vita (’28-’29)- la qualificazione al girone unico di e di costruire un “deposito di tram”. , pervenendo al 3° posto nella nuova , lanciata con l’annata 1929-’30. Nell’estate del 1930 venne addirittura decisa un’ulteriore fusione con Corniglianese e Rivarolese, ed il mutamento della ragione sociale in quella di “Liguria”: gli esiti di questa operazione furono disastrosi, al punto di verificare (’30-’31) una retrocessione in I divisione (la serie C d’allora). I responsabili della XXVI legione fascista, con sede a Sampierdarena, si accorsero allora che era necessario cambiare registro, e richiamarono i vecchi dirigenti che per rientrare posero la condizione di recuperare l’insegna Sampierdarenese e la casacca bianca, con le strisce rosso-nere (sia pure in tono minore si ricostituì pure l’Andrea Doria, che comunque tra il 1935 ed il 1940 dispu- tò la Serie C). Intanto in casa rossoblu sul manto verde di Via del Piano, si sussegui- vano incontri egregi, spesso esaltanti, con la conseguente richiesta di una struttura più adeguata ai nuovi tempi; le tribune in legno del campo non erano più in linea con la rapida crescita del calcio.

SI INAUGURA IL LUIGI FERRARIS

Il 7 giugno 1927 il Consiglio genoano esaminava i primi progetti. La capienza sarebbe salita a 30.000 unità, di cui 5.000 in tribuna e 25.000 in due amplissime gradinate, alte 13metri. Quella a Nord sarebbe sorta sul terreno della “Cajenna” giacché la coatta fusione tra Sampierdarenese e Andrea Doria rendeva inutile a quest’ultima il campo e il Genoa subentrò “Al nostro prode tenente Luigi così nella locazione. Una spesa di 20.000 lire, comprensiva però dell’ac- Ferraris caduto eroicamente a Cima quisto di Manlio Bacigalupo, il valido portiere. Soltanto nel 1932, comun- Maggio il 23 agosto 1915. A perenne que, vennero completate la tribuna coperta in cemento e la gradinata Nord; ricordo, i suoi soldati”. Con questo la Sud si innalzò qualche tempo più tardi.. semplice ma accorato ricordo i ragazzi che facevano parte del L’inaugurazione ufficiale fu tenuta il 1° gennaio 1933, celebrandosi il plotone guidato dall’ex capitano del quarantesimo di fondazione del Genoa. Genoa hanno voluto commemorare All’applauditissima sfilata di tutte le forze rossoblu, aperta da Giovanni il loro superiore Lo stadio Luigi Ferraris di Marassi 63

De Prà, l’ultimo dei “Moschettieri”, seguì una partita col blasonato Young Boys di Berna, vinta per 3 a 1 con l’immaginabile soddisfazione di oltre 20.000 spettatori ammessi gratuitamente. Nell’occasione si ebbe pure il battesimo dello stadio con lo scoprimento della scritta sopra l’ingresso principale: “Genoa 1893. Circolo del calcio. Campo Luigi Ferraris”, in memoria del centromediano rossoblu degli anni 1909-12, medaglia d’argento al valor militare, caduto a Monte Maggio. Il Genoa, tuttavia, era in decadenza, e al termine della stagione 1933-’34 retrocedeva per la prima volta fra i cadetti. A parziale indennizzo dei tifosi si ebbe comunque al “Ferraris” uno spettacolo d’eccezione: l’incontro valevole per il 2° Campionato del Mondo -27 maggio 1934- fra Spagna e Brasile. Nella giornata marcatamente primaverile, gli spettatori portarono ad un incasso più che considerevole, corrispondente a lire 171.240. Ottima prova diedero gli organizzatori locali e nulla fu lasciato al caso da Sanguineti, presidente del Sottocomitato, e dai suoi collaboratori.Impeccabile risultò il servizio d’ordine, perfetti gli impianti telefonici, sistemati sotto la tribuna d’onore, con cui i giornalisti poterono comunicare direttamente con le varie capitali europee e telegrafare ogni 5 minuti a Rio, Santos, Montevideo e Buenos Aires, mentre posti di trasmissione consentirono la cronaca diretta dell’incontro per gli ascoltatori di Radio Genova e Radio Bilbao. Una pagina di tutto rilievo, dunque, nell’ormai lunga storia del “Luigi Ferraris” che, tornato ai fasti degli incontri di serie A con la pronta promozione del Genoa, il suo successo nella (1937) e il passaggio alle semifinali della Coppa Europea (1938), vide mobilitati in gran numero i soliti “portoghesi”; per cui già nel settembre 1936 la società provvedeva all’acquisto di nove macchine “contapersone”, per la ragguardevole somma di lire 675, e alla istituzione di un’attenta “Commissione Sorveglianza Campo”. Il “Ferraris”, in quegli anni, offrì anche altri spettacoli.Nel 1937, con inizio il 6 luglio, lo stadio ospitò infatti una stagione lirica. Lohengrin, Tosca, Rigoletto e Boheme attrassero la folla delle grandi occasioni: nelle 13 rappresentazioni, complessivamente 150.000 spettatori.

Particolari dello stadio Luigi Ferraris nelle partite anni ’30 e ’40, si noti il lato tribuna, suscettibile di poche modifiche in futuro, e l’esile struttura degli stipatissimi distinti, costituite da poche fila di gradoni, sul cui sfondo si staglia la sagoma di Villa Piantelli. 64 Il geometra ligure

Un anticipo di quelle riviste “su ghiaccio” o “su acqua”, in estemporanee quanto suggestive piscine, che giungeranno nel dopoguerra. Quando si riaprono le porte del Ferraris nella tarda estate del ’45 il Genova è tornato ad essere il Genoa prefascista e la novità più rilevante è rappresentata dall’obbligato “condominio” dello stadio, giacché Andrea Doria (riammessa, nel frattempo, in Serie A) e Sampierdarenese erano tornate alla loro individualità e decisero di giocare le gare casalinghe a Marassi, nella tana del Genoa. L’impianto di Cornigliano, infatti, duramente colpito dai bombardamenti, era inagibile alla ripresa dell’attività calcistica. Un tris di squadre cittadine in serie A: un’abbondanza eccessiva, considerando anche che una delle tre sarebbe stata costretta a giocare il sabato, con sensibile pregiudizio degli incassi. La scelta di Marassi suscitò, a quel tempo, proteste tra i fedelissimi sampierdarenesi: una appassionata tifosa che si firmava “Esmeralda” scrisse lettere di fuoco al “Calcio Illustrato”, lamentando come a Marassi spadroneggiassero i tifosi genoani, che fischiavano pregiudizialmente i suoi amati lupi. Ma la situazione mutò dopo un solo torneo affrontato in tali condizioni: con una nuova fusione nasceva la Sampdoria. Raccontiamo in maniera molto sintetica ma significativa, il matrimonio d’interesse dei due storici sodalizi genovesi (Andrea Doria e Sampierdarenese) Il 13 aprile 1946, a torneo concluso, l’Andrea Doria figurava al 10° posto, il Genoa al 12° e la Sampierdarenese al 14°, cioè all’ultimo, che tuttavia non le costò la retrocessione in quanto a Firenze, nel corso della riunione plenaria per la riunificazione delle Federazioni Nord e Sud, si decise di privilegiare i titoli sportivi acquisiti nel tempo: sicché al nuovo campionato di serie A con 20 squadre a girone unico fu ammessa Ð insieme con il Genoa Ð la Sampierdarenese proprio a scapito dell’Andrea Doria. I doriani, che forti delle assicurazioni ricevute in alto loco avevano già acquistato dal Vicenza l’emergente Bassetto per la notevole somma di 3.200.000 lire, dopo aver gridato alla congiura si rassegnarono. La situazione era peraltro imbarazzante. La Sampierdarenese deteneva infatti il titolo sportivo ma denunciava una situazione economico-finanziaria allarmante. L’Andrea Doria, priva del titolo, vantava per contro casse decisamente floride; al termine di un primo segreto incontro, il santone rossonero Luigi Cornetto e il presidente biancoblù Aldo Parodi convennero che tre squadre di calcio professionistico erano obiettivamente troppe per una Genova intenta a sanare le macroscopiche ferite della guerra e che proprio quella fusione che fu nefasta nel ’28 – perché politicamente coatta – con ogni probabilità avrebbe goduto stavolta di ben più rosee prospettive in quanto sportivamente consensuale. Detto fatto, dopo svariate assemblee eufemisticamente definibili movimentate, vinta infine su entrambi i fronti Ð in nome del comune senso di antigenoanità viscerale – anche la disperata resistenza dei soci oltranzisti si giunse alla Conven- zione firmata il 9 luglio nello studio del notaio Bruzzone: e il 12 agosto 1946, con la sottoscri- zione di 17 milioni e mezzo di lire di capitale sociale da parte di Sanguineti, Parodi, Corti, Gambaro e Torresi nacque l’Unione Calcio Sampdoria. Azzurra con fascia bianca e striscia rossonera con stemma crociato di Genova al centro la nuova maglia di gioco. Piero Sanguineti il primo presidente nominato dal Consiglio Direttivo eletto dall’Assemblea. Casse sociali così ben fornite da dar luogo all’immediata nomea di “squadra dei milionari”. Per l’incontro Genoa-Juventus del 27 settembre 1947 la ditta Innocenti ebbe l’incarico di erigere una provvisoria gradinata in tubi metallici lungo il lato opposto alle tribune Ði cosid- detti “distinti”– per aumentare la capienza dello stadio, anticipando di fatto, quella che sareb- be diventata la versione definitiva dello stadio di L.Ferraris. Nel 1951 su progetto dell’Ing. Contri del Comune di Genova, dopo circa due anni e mezzo di lavori, veniva completato l’impianto che poteva vantare la prima struttura sopraelevata in Italia, il settore distinti, ed una capienza massima, arricchita dalle curvette di raccordo tra le due gradinate con tribuna e distinti, di 55-60.000 spettatori. Lo stadio assumeva così l’aspetto conservato fino all’ultima ristrutturazione per i mondiali del 1990. Lo stadio Luigi Ferraris di Marassi 65

L’ultimo primato il “Ferraris” se lo conquistò con la trasmissione televisiva della prima partita a colori, Genoa- Torino (6 febbraio 1977). L’ERA MODERNA Il 2 luglio 1987 si ebbe il prologo del nuovo “Ferraris” con una cerimonia simbolica, la consegna delle chiavi dello stadio al pool di imprese interessate alla realizzazione; tuttavia i genovesi non si dimostrarono subito entusiasti della decisione del Comune di snaturare comple- tamente la struttura di un impianto che, seppur vetusto ed inadeguato ad ospitare un avvenimen- to di così grande portata, aveva rappresentato sino ad allora un monumento sportivo cittadino. 66 Il geometra ligure

Il progetto per il rifacimento dello stadio Luigi Ferraris fù affidato all’Arch. Vittorio Gregotti e la sua realizzazione fù completata nel giro di due anni, eseguendo le opere di demolizione e ricostruzione in due fasi nel rigoroso rispetto del funzionameno dello stadio durante il periodo di cantiere. La prima fase riguardo’ la demolizione e ricostruzione della tribuna e di metà delle due gradinate, mentre la fase successiva, l’altra metà delle gradinate ed i distinti. Dal punto di vista architettonico, Gregotti ha scelto uno stadio che assomiglia, nello stesso tempo, ad una fortezza, le alte pareti lisce, di metallo rosso e ad un teatro, anche dal punto di vista dell’acustica, soprattutto di notte, quando è illuminato. I lavori vennero terminati e lo stadio consegnato nel settembre del 1989 con tre mesi d’anticipo sulla data inizialmente prevista. Durante i mondiali nel giugno del 1990 ospiterà tre partite di Svezia, Scozia e Costarica, più un quarto di finale tra Irlanda e Romania. La nuova struttura è lunga 210 metri, larga 125, alta, dal piano della strada alla copertura, 23 metri, mentre le quattro torri agli angoli arrivano a quota 44. Il campo da gioco misura 105 metri per 68. La capienza inizialmente prevista era di 43.868 posti tutti al coperto, di cui 40.168 a sedere. Le uscite sono 60 e ognuna è progettata per garantire lo smaltimento di 450 persone al minuto. Ci sono quattro spogliatoi atleti, due per gli arbitri, cinque infermerie, una sala medica, due magazzini, più sale stampa, bar, palestre. Successivamente allo svolgimento dei mondiali di calcio di Italia ’90, lo stadio Ferraris è stato oggetto di vari lavori riguardanti sia l’adeguamento dell’impianto sportivo, sia le modi- fiche necessarie a migliorarne la sicurezza; tuttavia trovandosi all’interno del centro cittadino, con tutta una serie di problematiche di carattere normativo legate al deflusso in sicurezza degli spettatori, l’impianto è privo di agibilità che viene provvisoriamente predisposta con ordinan- za sindacale limitatamente allo svolgimento dell’incontro previsto, che consta di una serie di disposizioni dettate sulla base di quanto indicato dagli organi competenti in materia di sicu- rezza. E’ tuttavia in costante programmazione, da parte della pubblica amministrazione, la realiz- zazione di tutti quegli interventi propedeutici alla definitiva messa a norma dell’impianto. Per questo motivo la capienza è stata ridotta a circa 38.879 spettatori. Di ciò i genovesi si sono sempre lamentati, abituati com’erano allo stadio da 55mila posti anche se, per la mag- gior parte, scoperti e più scomodi; tuttavia con l’avvento delle pay-tv il calcio moderno si è trasformato in evento mediatico con mostruosi interessi di carattere economico tali da scavare un profondissimo solco tra squadre che fanno odience e le altre, a totale discapito dell’antica usanza di “andare al campo”. Ma il Ferraris per me, e penso per tanti genovesi di imprecisata fede, rappresenta sempre un posto familiare, come fosse il cinema o il teatro preferito, capace di farmi affermare, parafrasando Bruno Roghi “Se vai a Marassi, e aspetti, tutta la storia del calcio italiano ti passa davanti, in eventi e figure”.

BIBLIOGRAFIA: “La grande storia del Genoa” di Giancarlo Rizzoglio Ð Nuova Editrice Genovese; “Genoa amore mio” di Gianni Brera e Franco Tomati Ð Nuove Edizioni Periodiche; “Il grande libro dei derby genovesi” di A. Padovano e E.Rosati Ð Nuova Editrice Genovese; sito web www.genoasamp.com Un particolare ringraziamento alla Dott.ssa Paola Pozzolo, dell’Assessorato Sport e Cultura del Comune di Genova, per il materiale gentilmente concesso. LegislazioneLegislazione dellodello StatoStato

AGENZIA DEL TERRITORIO Visto il decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, recante il “Codice dei beni culturali e del paesaggio ai DETERMINAZIONE 16 febbraio 2005 sensi dell’art. 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137”, di Provvedimento emanato ai sensi del comma 339 seguito denominato codice; dell’articolo 1 della legge 30 dicembre 2004, n. 311, Visto il decreto del Presidente della Repubblica 10 in materia di classamenti catastali di unita’ immo- giugno 2004, n. 173, recante “Regolamento di orga- biliari di proprietà privata. Linee guida. nizzazione del Ministero per i beni e le attività cultu- Pubblicato su G.U. n. 40 del 18.02.05 rali” di seguito indicato come “Ministero”; Visto l’art. 12, comma 3 del codice ove si dispone che per i beni appartenenti alle regioni, agli altri enti MINISTERO DELL’INTERNO pubblici territoriali, nonché ad ogni altro ente ed isti- tuto pubblico e a persone giuridiche private senza fine DECRETO 7 gennaio 2005 di lucro, il Ministero fissa con propri decreti i criteri Norme tecniche e procedurali per la classificazione e le modalità per la predisposizione e la presentazione ed omologazione di estintori portatili di incendio. delle richieste di verifica dell’interesse culturale e della relativa documentazione conoscitiva; Pubblicato su G.U. n.20 del 04.02.05 Visto il decreto del 6 febbraio 2004 del Ministero, adottato di concerto con l’Agenzia del demanio, con MINISTERO DELLE ATTIVITË PRODUTTIVE il quale, in attuazione di quanto disposto dall’art. 27 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, conver- DECRETO 17 gennaio 2005 tito con modificazioni nella legge 24 novembre 2003, Procedura operativa per la verifica decennale dei n. 326, sono stati definiti, per i beni immobili dello serbatoi interrati per GPL con la tecnica basata Stato (fatta eccezione per quelli in uso all’ammini- sul metodo delle emissioni acustiche. strazione della difesa), delle regioni, delle province, delle città metropolitane, dei comuni e di ogni altro Pubblicato su Suppl. Ord n. 15 alla G.U. n.30 del 07.02.05 ente ed istituto pubblico i criteri e le modalità per la predisposizione e la trasmissione degli elenchi e delle MINISTERO PER I BENI schede descrittive dei beni da sottoporre a verifica E LE ATTIVITË CULTURALI dell’interesse culturale; Considerato che si rende quindi necessario per il DECRETO 25 gennaio 2005 Ministero fissare i criteri e le modalità per la Criteri e modalità per la verifica dell’interesse predisposizione e presentazione delle richieste di ve- culturale dei beni immobili di proprietà delle per- rifica da parte degli altri soggetti richiamati all’art. sone giuridiche private senza fine di lucro, ai sensi 12, comma 3 del codice; dell’articolo 12 del decreto legislativo 22 gennaio Decreta: 2004, n. 42. Art. 1. IL CAPO DIPARTIMENTO Ambito di applicazione PER I BENI CULTURALI E PAESAGGISTICI 1. Il Ministero verifica la sussistenza dell’interesse culturale delle cose immobili appartenenti alle perso- Visto il decreto legislativo 20 ottobre 1998, n. 368, ne giuridiche private senza fine di lucro di cui all’art. recante “Istituzione del Ministero per i beni e le atti- 10, comma 1, del codice, che siano opera di autore vità culturali”, come modificato dal decreto legislati- non più vivente e la cui esecuzione risalga ad oltre vo 8 gennaio 2004, n. 3; cinquanta anni. 68 Il geometra ligure

2. La verifica è effettuata ai sensi dell’art. 12 del 2. Le verifiche avviate d’ufficio si concludono entro il codice, d’ufficio o su richiesta formulata dai soggetti termine di centoventi giorni dalla data di ricezione cui le cose appartengono. della comunicazione di avvio del procedimento. 3. Qualora la pronuncia circa la sussistenza o meno Art. 2 dell’interesse culturale non intervenga entro il termine Verifica dell’interesse culturale di cui al comma 2, gli interessati possono diffidare il 1. Al fine di consentire la verifica dell’interesse cul- Ministero per i beni e le attività culturali a provvede- turale le persone giuridiche private senza fini di lucro re. Se il Ministero non provvede nei trenta giorni identificano gli immobili, ne descrivono la consisten- successivi al ricevimento della diffida, gli interessati za, compilano gli elenchi e le schede descrittive se- possono agire avverso il silenzio serbato dal Ministe- condo i criteri e le modalità stabiliti nel presente de- ro ai sensi dell’art. 21-bis della legge 6 dicembre 1971, creto. n. 1034, aggiunto dall’art. 2 della legge 21 luglio 2000, 2. Le direzioni regionali definiscono con i soggetti n. 205. indicati al comma 1, l’utilizzo del modello informati- Art. 5. co disponibile sul sito web del Ministero, il cui trac- Disposizione finale ciato è indicato nell’allegato A del presente decreto, nonché i tempi di trasmissione delle richieste e la loro 1. Il presente decreto entra in vigore il giorno succes- consistenza tramite appositi accordi, copia dei quali sivo alla sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale viene sollecitamente trasmessa al Dipartimento per i della Repubblica italiana. beni culturali e paesaggistici nonché alle direzioni Roma, 25 gennaio 2005 generali ed alle soprintendenze competenti. Il capo Dipartimento: Cecchi 3. I soggetti indicati al comma 1 forniscono i dati Allegato A relativi agli immobili secondo il tracciato dell’allega- to A che costituisce parte integrante del presente de- (al decreto ministeriale 25 gennaio 2005 recante “Cri- creto, provvedono alla stampa dei medesimi dati e li teri e modalità per la verifica dell’interesse culturale inoltrano, unitamente alla richiesta di verifica, alle dei beni immobili di proprietà delle persone giuridi- direzioni regionali, secondo modalità che prevedono che private senza fine di lucro, ai sensi dell’art. 12 l’avviso di ricevimento. Copia dei medesimi dati è del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42”). inviata contestualmente, per conoscenza, alle compe- A1. Norme per la compilazione e l’invio dei dati. tenti Soprintendenze. A2. Struttura degli elenchi e delle schede descrittive. 4. I dati dei beni immobili per i quali sia accertato l’interesse culturale sono comunque inseriti nel siste- A1. Norme per la compilazione e l’invio dei dati. ma informativo. Al fine di attivare le procedure per la verifica dell’in- 5. Le direzioni regionali nello stipulare gli accordi teresse culturale del patrimonio immobiliare pubbli- con i soggetti di cui al comma 1 si attengono a quanto co, le persone giuridiche private senza fine di lucro stabilito negli accordi eventualmente intervenuti a li- (da qui in avanti denominati “Enti”), trasmettono gli vello nazionale tra il Dipartimento per i beni culturali elenchi e le schede descrittive utilizzando il modello e paesaggistici e singoli soggetti. informatico disponibile sul sito web del Ministero per Art. 3. i beni e le attività culturali (da qui in avanti denomi- Termini per la verifica nato MiBAC). lIndirizzo del sito: www.beniculturali.it 1. I procedimenti di verifica di cui all’art. 2 si conclu- dono entro il termine di centoventi giorni dalla data di Accesso al sistema ricezione delle relative richieste. Gli enti che intendono trasmettere gli elenchi degli 2. Qualora la pronuncia circa la sussistenza o meno immobili da sottoporre a verifica: dell’interesse culturale non intervenga entro il termine accedono al sito del MiBAC - sezione “Verifica del- di cui al comma 1, i richiedenti possono diffidare il l’interesse culturale del patrimonio immobiliare pub- Ministero a provvedere. Se il Ministero non provvede blico”, oppure si collegano al sito www.benitutelati.it nei trenta giorni successivi al ricevimento della diffi- inviano i dati per la richiesta di autorizzazione all’ac- da, i richiedenti possono agire avverso il silenzio ser- ceso al sistema informativo, seguendo le procedure bato dal Ministero ai sensi dell’art. 21-bis della legge on-line nella sezione dedicata alla registrazione degli 6 dicembre 1971, n. 1034, aggiunto dall’art. 2 della utenti; legge 21 luglio 2000, n. 205. concordano con le direzioni regionali i tempi di tra- smissione e la consistenza numerica degli elenchi di Art. 4. immobili da sottoporre a verifica; Verifiche avviate d’ufficio ricevono l’autorizzazione all’accesso e la comunica- 1. Per le verifiche avviate d’ufficio le direzioni regio- zione della User-ID e della Password; nali hanno l’obbligo di utilizzare il sistema informa- si collegano on-line al sistema inserendo la propria tivo per l’inserimento dei dati descrittivi dei beni User-ID e la propria password nell’area di accesso per oggetto di verifica positiva. gli utenti autorizzati. Legislazione dello Stato 69

Immissione dei dati (da lista) scegliere una delle opzioni; Gli enti autorizzati alla trasmissione on-line dei dati ______(campo di testo) inserire un testo. relativi agli immobili: compilano i campi illustrati nel successivo paragrafo DATI IDENTIFICATIVI DEGLI ENTI A2 “Struttura degli elenchi e delle schede descritti- ve”. In ogni momento della fase di immissione è 1. Qualificazione giuridica dell’ente proprietario possibile salvare i dati; i dati salvati possono essere Stato richiamati e modificati. é possibile stampare i dati in Regione via provvisoria per le verifiche del caso; Provincia una volta completata l’immissione delle informazioni Comune richieste per tutti gli immobili, e verificata la corret- Città metropolitane tezza delle stesse, compongono l’elenco dei beni da Ente o istituto pubblico sottoporre a verifica (nel rispetto degli accordi stipu- Persona giuridica privata senza fine di lucro lati con le direzioni regionali), stampano le schede 2. Riferimenti dell’Ente proprietario definitive dei beni e inviano i dati in modalità elettro- denominazione dell’Ente ...... nica. I dati inviati in modo definitivo non sono più C.F. o P.Iva dell’Ente ...... modificabili dagli utenti. Il sistema non permetterà indirizzo dell’Ente ...... l’invio dei dati qualora non siano stati compilati tutti regione ...... i campi obbligatori (vedi paragrafo A2 “Struttura de- provincia ...... gli elenchi e delle schede descrittive”). comune ...... Richiesta della verifica dell’interesse CAP ...... Il solo invio informatico, anche se corredato da firma email ...... digitale, non costituisce avvio del procedimento di legale rappresentante verifica. Pertanto gli enti, una volta inviati via web i cognome ...... dati in forma definitiva: nome ...... inviano le stampe degli elenchi e delle schede descrit- carica ...... tive alla direzione regionale, e per conoscenza alla so- C.F...... printendenza competente, utilizzando il modulo per la responsabile del procedimento richiesta disponibile on-line. L’invio dovrà essere effet- cognome ...... tuato secondo modalità che prevedano l’avviso di rice- nome ...... vimento (messo comunale, servizio postale, corriere svolto da società accreditate, terze rispetto all’ente ri- ELENCHI chiedente). Il ricevimento della richiesta, corredata dalle 3. Regione stampe degli elenchi e delle schede descrittive, costitu- (da lista) isce l’avvio del procedimento. Non saranno prese in Nota esplicativa considerazione richieste corredate da elenchi che non é disponibile sul database la lista delle regioni. provengano dalla stampa effettuata dal sistema web. 4. Provincia Verifica dell’interesse (da lista) Le direzioni regionali: Nota esplicativa verificano l’interesse culturale dei beni, sulla base delle é disponibile sul database la lista delle province. istruttorie formulate dalle Soprintendenze; inseriscono i dati relativi alla valutazione dell’interes- 5. Comune se culturale nel database centrale; (da lista) emanano i provvedimenti d’interesse, dandone comu- Nota esplicativa nicazione agli enti richiedenti, ai sensi dell’art. 15, é disponibile sul database la lista dei comuni. comma 1 del codice; 6. Denominazione del bene...... trascrivono i provvedimenti nei registri di pubblicità Nota esplicativa immobiliari, ai sensi dell’art. 15, comma 2 del codice, Rappresenta il nome proprio o la denominazione cor- anche tramite le competenti Soprintendenze. rente utilizzata per identificare il bene. Accesso alla banca dati 7. Localizzazione Al termine del procedimento di verifica, gli enti ri- località ...... chiedenti possono accedere alla banca dati dei beni di denominazione stradale ...... loro pertinenza in modalità di sola lettura, utilizzando toponimo di località ...... la User-ID e la password già in loro possesso. numero civico ...... A2. Struttura degli elenchi e delle schede descrittive km ...... Legenda. Nota esplicativa I campi indicati n. 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 12, 14, 15, Se il bene ha più di un accesso su spazi viabilistici 16, 17, 19 sono obbligatori; differenti, inserire il principale. 70 Il geometra ligure

La località è obbligatoria. é obbligatorio almeno uno Periodo dei seguenti due campi: toponimo/denominazione stra- Precedente al 1400 dale; nel caso si inserisca la denominazione stradale è Compreso tra il 1400 e il 1700 obbligatorio inserire il numero civico o il km. Compreso tra il 1700 e il 1900 La lista dei CAP è disponibile sul database. Successivo al 1900 Realizzato da non oltre 50 anni SCHEDE DESCRITTIVE Nota esplicativa Il periodo si riferisce all’edificazione del bene nella 8. Natura del bene sua consistenza attuale. fabbricato Il secolo deve essere espresso in numeri romani. unità immobiliare La compilazione di una delle tre sezioni esclude la elemento architettonico compilazione delle altre. manufatto giardino o parco 10. Precedenti valutazioni di interesse culturale terreno Nessuna valutazione complesso architettonico Valutazione positiva art. 4, L.1089/1939 spazio urbano Art. 5, D.lgs. 490/1999 edificio di culto art. 3, D.P.R. 283/2000 bene appartenente ad un complesso art. 1, L. 410/2002 denominazione del complesso S/N Valutazione negativa art. 4, L.1089/1939 Nota esplicativa Art. 5, D.lgs. 490/1999 fabbricato: rappresenta un organismo architettonico art. 3, D.P.R. 283/2000 edificato atto ad accogliere una specifica destina- art. 1, L. 410/2002 zione d’uso; può essere composto da una o più Nota esplicativa unità immobiliari (es. edificio residenziale, museo, Il campo ha valore ricognitivo in relazione alle even- chiesa, fabbrica, ecc.) tuali precedenti valutazioni d’interesse espresse dal unità immobiliare: porzione di fabbricato, caratteriz- MiBAC. zata da autonomia funzionale e reddituale. 11. Coordinate geografiche elemento architettonico del fabbricato o dell’unità Sistema di riferimento ...... immobiliare: porzione architettonica avente auto- coordinata x ...... nomia costruttiva ma non funzionale (es. portale, coordinata Y ...... stemma, facciata, ecc.) Localizzazione geografica manufatto: elemento edificato che non sia per sua Nota esplicativa natura abitabile (es. fontana, monumento celebra- Preferibilmente le coordinate metriche del punto van- tivo, edicola, pilo, porta urbana, ecc) no espresse nel sistema Gauss-Boaga, Roma 40. Altri giardino o parco: insieme complesso e strutturato, sistemi di riferimento vanno indicati nell’apposito caratterizzato dalla presenza di essenze arboree e campo. manufatti di diversa natura, organizzati secondo Nel caso non si abbiano a disposizione le coordinate schemi compositivi, identificabile catastalmente in geografiche è possibile procedere alla localizzazione modo univoco. diretta del punto attraverso la funzionalità on-line di terreno: area non edificata identificabile catastalmente localizzazione geografica. in modo univoco. spazio urbano: pubbliche piazze, vie, strade e altri 12. Riferimenti catastali spazi urbani aperti. comune catastale ...... complesso architettonico: si intende un sistema di più foglio ...... corpi di fabbrica, collegati fisicamente tra loro a particella/e ...... formare un’entità spazialmente circoscritta. subalterno ...... edificio di culto: edificio consacrato dedicato al culto Nota esplicativa (chiesa, cappella) Il subalterno è obbligatorio se si tratta di una unità immobiliare. 9. Periodo di realizzazione Va specificato se l’identificativo catastale si riferisce Anno ...... al Catasto Fabbricati (C.F.) o al Catasto Terreni (C.T.). oppure Il campo non è obbligatorio quando il bene è uno Frazione di secolo: “spazio urbano”. fine inizio 13. Confinanti metà altre particelle catastali prima metà comune ...... seconda metà foglio ...... Secolo ...... particella ...... oppure altri elementi di confine ...... Legislazione dello Stato 71

Nota esplicativa di circa 1500x1000 pixel. Indicare su più campi tutti gli elementi con i quali il Nel caso di unità immobiliari è richiesto l’inserimento bene confina. Per le particelle catastali vale la codifi- anche della planimetria catastale, in formato raster ca del precedente punto 12; per tutti gli altri elementi (JPG, GIF o PDF), della dimensione di circa (strade, fiumi, fossi, ecc.) il vocabolario è libero. 1500x1000 pixel. Il campo è obbligatorio quando il bene è uno “spazio Nota esplicativa urbano”. La planimetria catastale, in scala 1:1.000 o 1:2.000, deve individuare con esattezza la localizzazione del 14. Destinazione d’uso attuale bene, mediante perimetrazione della particella. Categoria Uso specifico Uso specifico L’inserimento delle immagini avverrà mediante up- prevalente secondario load dei file. (da lista) (da lista) Possono essere allegati più documenti planimetrici. Non utilizzato Non possono essere inserite nel sistema immagini Residenziale superiori a 1 MB: Commerciale Terziario-direzionale 17. Breve descrizione morfologica e tipologica Logistico-produttivo campo di testo...... Culturale Nota esplicativa Studio d’artista Descrizione della struttura fisica, della tipologia ar- Sportivo chitettonica e degli elementi architettonici e costrutti- Ludico-ricreativo vi maggiormente significativi del bene. Turistico-ricettivo 18. Breve descrizione storica Ristorazione campo di testo...... Servizi pubblici Nota esplicativa Militare Descrizione sintetica della storia edilizia del bene e Luogo di culto delle principali trasformazioni d’uso, possibilmente Attrezzatura tecnologica corredata da una bibliografia di