Il miracolo di Patty Pravo, diva della musica

Sentiremo parlare di questo minitour La cambio io la vita che…, poche date per poche città per ora, che ha mosso i primi passi domenica sera al Parco della Musica a Roma. Patty Pravo si è presentata al pubblico osannante in grande forma e con idee nuove suddivise in due tempi. Nel primo è accompagnata dall’orchestra Gaga Symphony che esalta il look della signora Nicoletta Strambelli quasi operistico da nobildonna veneziana in onore dei suoi natali nella Calle dei Secchi: vestito elegantissimo lungo e nero, parrucca bionda in stile ottocentesco. La voce non è da meno quando intona “Cosa darei per ritrovare le cose del passato…”, ricordando un antico disco (“Concerto per Patty”, 1969) accanto a un repertorio che spazia da Jacques Brel a Leo Ferré, accanto a due blues e a sue interpretazioni di canzoni di repertorio che si erano perse nel tempo.

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C’è spazio pure per un pezzo contro gli orrori delle guerre di Marlene Dietrich. Lei è eterea, con andatura e movenze – in particolare quel gesticolare con le mani – da diva. Gioca con l’interpretazione, che è poi la cifra della sua grandezza. Ogni tanto dialoga con il pubblico, come quando sorseggia un po’ d’acqua da una bottiglietta (“Non si dovrebbe fare in uno scenario come questo, ma…”) e ricorda che gran parte della musica è stata inventata dalla gente di un altro colore della pelle.

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Il pubblico la applaude frenetico: lei può godere di una folla adorante che raccoglie almeno cinque generazioni e che in galleria ha messo striscioni inneggianti come si fa negli stadi. Chiude la prima parte della serata con una “Tutt’al più” da brividi che emoziona. Nel secondo tempo del concerto, Patty è accompagnata dalla sua band e propone il proprio repertorio pop-rock. Quindi “Se perdo te”, “La bambola”, “Pensiero stupendo”, “E dimmi che non vuoi morire” e “Senso” in onore di Vasco Rossi fino alla recente “Cieli immensi” (Sanremo 2016), oltre a pezzi rispolverati a nuovo come “Orient Express”, “Oltre l’Eden”, “Piramidi di vetro” e altri dal disco “Ideogrammi” che incise qualche anno fa dopo un periodo trascorso in Cina. Il livello di esecuzione e pathos è altissimo. Manca solo “Ragazzo triste”, prima hit di una carriera con pochi eguali.

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Nella foto in alto Aldo Garzia al concerto romano di Patty Pravo

Lo spettacolo nello spettacolo però è lei, Patty Pravo. Sul palco si mette in posa, duetta con i musicisti, si dà il tempo e il ritmo, si scatena concedendosi al pubblico con atteggiamenti da diva dell’epoca dei telefoni bianchi. “Sei la storia della musica”, le urlano i praviani doc e lei si schermisce: “Dai non scherziamo…”. Poi secca, forse pensando che canta da più di cinquant’anni, e che ad aprile compirà settant’anni, si lascia andare a uno sfogo: “Dell’età non me ne frega un cazzo”. Il pubblico batte le mani e scatta in piedi. Patty s’inchina, ringrazia. Si vede che è lusingata, che le piace il calore della platea e della galleria. Lei chiede la standing ovation e chiama a venire sotto al palco per il pezzo finale,

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“Pazza idea”. Tutti lo cantano entusiasti, facendo la ola e ripetendo il ritornello. Per ogni grande artista pubblico e palcoscenico equivalgono a un elisir di lunga vita: non ne possono fare a meno, pur se qualche purista – come l’altra sera – mette in dubbio l’intonazione di lady Strambelli su qualche pezzo e ne critica l’eccesso di chirurgia plastica. Quello che conta, è il miracolo a cui abbiamo assistito e che si ripete dal lontano 1966, quando – insieme al Piper – si esibì all’Hotel Hilton a Roma. 110 milioni di dischi venduti e un concerto come quello dell’altra sera zittiscono i critici. Il miracolo di Patty Pravo, diva della musica was last modified: Febbraio 21st, 2018 by ALDO GARZIA

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