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GIOACHINO ROSSINI A GAZZA LADRA L OSSINI R IOACHINO G GRAN TEATRO

LA GAZZA LADRA GRAN TEATRO LA FENICE

LA GAZZA LADRA

in due atti di GIOVANNI GHERARDINI

musica di

PALAFENICE AL TRONCHETTO

Domenica 25 gennaio 1998, ore 20.00, turno A Martedì 27 gennaio 1998, ore 20.00, turno D Giovedì 29 gennaio 1998, ore 20.00, turno E Sabato 31 gennaio 1998, ore 15.30, turno B Martedì 3 febbraio 1998, ore 17.00, turno C

3 Gioachino Rossini. Ritratto a pastello di M. Daffinger (1822). (Vienna, Gesellschaft der Musikfreunde).

4 SOMMARIO

7 IL

50 ENRICO GIRARDI STRUTTURA MUSICALE DELL’OPERA

54 LA GAZZA LADRA IN BREVE

57 ARGOMENTO - ARGUMENT - SYNOPSIS - HANDLUNG

71 CLAUDIO TOSCANI DI TRAGEDIA IN BACCANALE LA GAZZA LADRA E L’ASTRAZIONE DEL REALISMO PATETICO

81 GIORGIO GUALERZI LA GAZZA VOLA DI NUOVO A VENEZIA

85 LA LOCANDINA

87 BIOGRAFIE DEGLI INTERPRETI

I programmi di sala del Teatro La Fenice sono a cura di Cristiano Chiarot, collaborano Paolo Cecchi e Luca Zoppelli per la parte musicologica, Maria Teresa Muraro per la ricerca iconografica; cura redazionale Carlida Steffan.

5 Scena da La pie voleuse, mélodrame da cui Giovanni Gherardini trasse il soggetto per La gazza ladra. Incisione. (Parigi, Biblioteca Nazionale).

6 IL LIBRETTO

LA GAZZA LADRA

melodramma in due atti di GIOVANNI GHERARDINI

7 Frontespizio dello spartito per canto e piano della Gazza ladra pubblicato da Ricordi, Milano.

8 Personaggi

FABRIZIO VINGRADITO ricco fittaiuolo

LUCIA moglie di Fabrizio

GIANNETTO figlio di Fabrizio, militare

NINETTA serva in casa di Fabrizio

FERNANDO VILLABELLA padre della Ninetta, militare

GOTTARDO Podestà del villaggio

PIPPO giovane contadinello al servigio di Fabrizio

ISACCO merciaiuolo

ANTONIO carceriere

GIORGIO servo del Podestà

ERNESTO compagno ed amico di Fernando, militare

IL PRETORE del villaggio

GREGORIO cancelliere

Un usciere Genti d’arme Contadini e contadine Famigli di Fabrizio Una gazza

La scena si finge in un grosso villaggio non molto distante da Parigi.

9 Francesco Bagnara. Ampio cortile della casa di Fabrizio, scena per La gazza ladra (I,1). Venezia, Teatro La Fenice (1836). (Venezia, Museo Correr).

10 ATTO PRIMO PIPPO Ancora?

Ampio cortile della casa di Fabrizio. Sul dinanzi CORO domina un portico rustico con pergolato; ad un (additandogli la gazza) pilastro è appesa una gabbia aperta, dentro Ve’ chi è stato. della quale si vede una gazza. Nel fondo e verso il mezzo è collocata una porta con cancello, per PIPPO cui si entra nel cortile. Al di là la scena rappre- Brutta gazza maledetta, senta alcune collinette. Che ti colga la saetta!

LA GAZZA SCENA PRIMA Pippo? Pippo?

Diversi abitanti del villaggio; alcuni famigli PIPPO recanti le cose necessarie per apparecchiare Taci là. una mensa; subito Pippo; indi Lucia con un canestro CORO (deridendo Pippo) CORO Pippo? Pippo? Ah ah ahà! Oh che giorno fortunato! Oh che gioia si godrà! LUCIA Marmotte, che fate? PIPPO Così m’obbedite? Dopo tanti e tanti mesi Movetevi, andate; Spesi in guerra e fra gli stenti, La mensa allestite Oggi alfine a’ suoi parenti La sotto alla pergola Il padron ritornerà. Che invita a mangiar. –

PARTE DEL CORO ePIPPO Che flemma! sbrigatevi: Vieni, vieni, o padroncino; Pigliate, stendete. Mio figlio, il sapete, TUTTI Dee tosto arrivar. Vieni a noi, Giannetto amato Oh che giorno fortunato! PIPPO e CORO Oh che gioia si godrà! Che giorno beato Dobbiamo passar! LA GAZZA Pippo? Pippo? LUCIA Alfine cessato PIPPO Avrò di tremar. – Chi ha chiamato? Ehi, Ninetta?... – Quando io chiamo, CORO Tutti perdono l’udito. – (essendosi accorti della gazza, e deridendo E colui di mio marito Pippo) Dove adesso se ne sta? Non so niente. – Ah ah ahà! FABRIZIO LA GAZZA Tuo marito eccolo qua. Pippo?

11 PIPPO e CORO LUCIA Ser Fabrizio eccolo là. E ben ti sta.

FABRIZIO FABRIZIO Egli viene, o mia Lucia, Ma la gazza ha indovinato. Come Bacco, trionfante; Egli reca l’allegria, LUCIA Reca il nettare spumante Insensato! Che mantiene nelle vene Il vigor, la sanità. FABRIZIO Si vedrà. TUTTI Viva Bacco e la cantina, TUTTI GLI ALTRI Medicina d’ogni età. Se la gazza ha indovinato, Ogni core esulterà. LUCIA (a Fabrizio) TUTTI Ah col suo congedo alfine (additando la mensa) Oggi arriva il figlio amato! Là seduto l’amato Giannetto

FABRIZIO FABRIZIO con PARTE DEL CORO Certamente; ed ammogliato A suo padre, alla sposa vicino Lo vorrei, ben mio, veder. PIPPO eRESTO DEL CORO LUCIA A sua madre, alla sposa vicino A me tocca il dargli moglie; Questo affare a me si aspetta. LUCIA Egli dee sposar... Alla cara sua madre vicino

LA GAZZA TUTTI Ninetta. Noi l’udremo narrar con diletto Le battaglie, le stragi, il bottino; FABRIZIO Or d’orgoglio brillar lo vedremo Ah! la gazza ha indovinato. Or di bella pietà sospirar. E fra i brindisi intanto faremo LUCIA I bicchieri ricolmi sonar. Insensato! Partono gli abitanti del villaggio. FABRIZIO Si vedrà. – FABRIZIO Brava, brava! (guardando l’oriuolo) (si avvicina alla gazza, l’accarezza e ne resta Oh cospetto! Undici ore già passate. beccato) E Giannetto ne scrive Ahi, ahi! Che sarà qui sul mezzogiorno.

LUCIA LUCIA ch’è stato? Oh diavolo, Già così tardi! – E la Ninetta ancora FABRIZIO Non veggo. Ov’è costei ? – Pippo, rispondi. M’ha beccato.

12 PIPPO Il tempo vola: io corro Per la collina, io credo, Un momento in cucina; e poi, se credi, A cogliere le fragole. Andremo insieme ad incontrar Giannetto. (via) LUCIA Ah Fabrizio, FABRIZIO Da qualche tempo son molto scontenta Dici ben; vo nell’orto, e là ti aspetto. Di questa tua Ninetta. – Pippo, Ignazio, (via) Antonio, andate tutti A preparare il resto. – SCENA SECONDA Pippo e gli altri famigli si ritirano. Ninetta con un panierino di fragole, che scende Ah se la colgo dalla collina ed entra nel cortile; poscia Quella smorfietta!… Fabrizio; e finalmente la Lucia col canestro delle posate. FABRIZIO Eh via, cessa una volta! NINETTA Tu sempre la rimbrotti, e sempre a torto. Di piacer mi balza il cor; Ah bramar di più non so: LUCIA E l’amante e il genitor A meraviglia! E quando Finalmente io rivedrò. Ridendo e civettando ella mi perde Le forchette d’argento, dimmi, allora L’uno al sen mi stringerà; Se mi viene la bile, ho torto ancora? L’altro... l’altro... ah che farà? Dio d’amor, confido in te; FABRIZIO Deh tu premia la mia fé! Gran cosa! Finalmente È una forchetta sola Tutto sorridere Che si smarrì per caso; e chi sa forse Mi veggo intorno; Che un dì non si ritrovi! – Orsù, Lucia, Più lieto giorno Bada a trattare con maggior dolcezza Brillar non può. Quella fanciulla. Ah già dimentico LUCIA I miei tormenti: (in aria di disprezzo) Quanti contenti Ah, ahà! Alfin godrò ! (va a deporre il suo panierino sulla mensa) FABRIZIO Rispetta in lei FABRIZIO Le sue sventure. Sai (uscendo dall’orto con alcune pere che va a Ch’ella è pur figlia di quel bravo e onesto deporre sulla mensa) Fernando Villabella Oh come il mio Giannetto Che fra le schiere incanutisce; e s’ella, Gradirà queste pere! Orfana della madre e senza doni Della fortuna, colle sue fatiche NINETTA Qui si procaccia una meschina vita, (a Fabrizio) Non debb’esser perciò da noi schernita. Addio, buon giorno!

LUCIA FABRIZIO E chi dice il contrario? – Ma finiamola. Alfin sei giunta, amabile Ninetta.

13 Hai raccolto le fragole? NINETTA Ah no ! vorrei NINETTA In pria morir, che ancora Un intero Mancar dovesse... Panierin n’ho ricolmo. – Eccole. LUCIA FABRIZIO Solite proteste. Oh belle, Ma intanto la forchetta se n’è ita. E fresche al par di te! – Senti, mia cara; Quest’oggi vo’ che tutto NINETTA Spiri dintorno a noi gioia, letizia lo non ci ho colpa! E amore. LUCIA NINETTA Ma però... Oh si, lo spero. Vostro figlio... FABRIZIO FABRIZIO Che vita! Ah, ahà! Mio figlio, il so, ti piace... Basta... (prende la Lucia per un braccio, mostrandosi alquanto adirato) NINETTA Andiamo. Come! che dite? LUCIA FABRIZIO Andiamo pure. Già da un pezzo io leggo In quegli occhi, in quel core. FABRIZIO (si stacca dalla Lucia, e va a parlare nell’orec- NINETTA chio alla Ninetta) (Oh Dio!) Addio, Ninetta.

FABRIZIO LUCIA Sta’ lieta; (tirando a sé Fabrizio) Non t’arrossire. Al padre suo Giannetto Eh quante tenerezze! Ad una serva Non v’è cosa che asconda: ei t’ama; ed io Non bisogna dar tanta confidenza. Questo amor non condanno. FABRIZIO NINETTA Non pianger, mia fanciulla; abbi pazienza. Oh me felice! FABRIZIO Lucia e Fabrizio escono, e prendono la via della Taci, ché vien Lucia. collina. Ninetta chiude il cancello, e poi rientra nell’abitazione. NINETTA Caro Fabrizio ! (gli bacia la mano, ed egli le fa una carezza) SCENA TERZA

LUCIA Isacco, prima di dentro e poscia affacciandosi al Ma brava! – E tu, quando farai giudizio? – cancello, colla sua cassa di merci; e subito (alla Ninetta) Pippo, arrecando qualche cosa per la mensa. Prendi queste posate, e bada bene Che non si perda nulla. ISACCO Stringhe e ferri da calzette Temperini e forbicette,

14 Aghi, pettini, coltelli, PIPPO Esca, pietre e zolfanelli. Un usuraio egual non vidi mai.

Avanti, avanti S’ode dietro alla collina una sinfonia campestre. Chi vuol comprar, E chi vuol vendere NINETTA O barattar. Ma qual suono !

PIPPO CORO DI CONTADINI Oh, senti il vecchio Isacco. (da lontano) Andate, galantuomo; risparmiate Viva, viva! Una voce sì bella: Quest’oggi abbiamo vuota la scarsella. NINETTA Ma quai grida! ISACCO lo compro, se volete; CORO DI CONTADINI Baratto, se vi piace: (come sopra) Guardate che bei capi, Ben tornato! Che belle mercanzie Tutte di moda e più che mai perfette. PIPPO (saltando per gioia) PIPPO È Giannetto! Andate, vi ripeto. NINETTA ISACCO Oggetto amato, Salutatemi Deh mi vieni a consolar! – La signora Ninetta: se per sorte Oh momento fortunato! Ella bisogno avesse Oh che dolce palpitar! De’ fatti miei, ditele ch’io mi trovo Fino a dimani nell’Albergo nuovo. PIPPO (parte) (correndo sulla soglia dell’abitazione e chia- mando i famigli) Fuori, fuori! È ritornato: SCENA QUARTA Deh venitelo a mirar!

Pippo e Ninetta con de’ fiori per adornar la mensa. SCENA QUINTA

NINETTA Ninetta, Pippo, Giannetto, Fabrizio, Lucia, con- (a Pippo) tadini e contadine che si veggono discendere Mi par d’aver udita dalla collina, ed i famigli di Fabrizio che escono La voce di quel vecchio merciaiuolo nel cortile. Che suole tutti gli anni Passar di qua. Giannetto vedendo la Ninetta, si spicca dalla comitiva, corre e trovasi alla porta che dalla PIPPO strada mette al cortile, nel momento che vi giu- Non v’ingannaste: è desso; gne la Ninetta per riceverlo. E mi chiamò di voi. CORO NINETTA Bravo, bravo! Ben tornato! Gli son tenuta assai. Qui dovete ognor restar.

15 GIANNETTO Il pecchero accoppa (a Ninetta) Le pene del cor. Vieni fra queste braccia... Mi balza il cor nel sen! Finiscono le danze, e tutti si levano da tavola. D’un vero amor, mio ben, I contadini escono. Questo è il linguaggio. GIANNETTO Anche nel nemico in faccia O madre, ancor non mi diceste nulla M’eri presente ognor: Del caro zio. Che fa? Tu m’inspiravi allor Forza e coraggio. LUCIA Sempre trafitto Ma quel piacer che adesso, Dalla sua gotta. O mia Ninetta, io provo, È così dolce e nuovo GIANNETTO Che non si può spiegar. Ah voglio Vederlo ed abbracciarlo. PIPPO, FABRIZIO eCORO Mi sembrano due tortore: FABRIZIO Mi fanno giubilar. E ben, possiamo Or tutti in compagnia Tutti fanno festa a Giannetto. – Ad un cenno di Andar da lui: – che te ne par, Lucia? Lucia, Pippo e gli altri famigli rientrano in casa. Alcuni famigli portano fuori delle sottocoppe LUCIA coperte di bicchieri, e mescono ai contadini. Andiamci pur. – Ninetta, Pippo esce con un nappo in mano, e si mette in Tien l’occhio a tutto. – Pippo?… mezzo alla festosa turba, e fa il seguente brindisi: PIPPO PIPPO (uscendo subito) Tocchiamo, beviamo Signora... A gara, a vicenda: Il petto s’accenda LUCIA Di dolce furor. Là in cucina Raccogli la mia gente TUTTI E mangiate e bevete allegramente. Tocchiamo; e discenda La gioia nel cor. PIPPO Oh vi faremo onore! PIPPO (rientra in casa) Se il nappo zampilla, Se spuma, se brilla, GIANNETTO E ricchi e pitocchi (alla Ninetta) A rivederci, Esultano allor Mia cara!

TUTTI NINETTA Beviamo; e trabocchi Sì, ma ritornate presto. Di gioia ogni cor. LUCIA PIPPO (alla gazza) Il nappo è di Pippo Povera bestiolina, La pipa e la poppa: Vien qua; bacia la mano: addio, carina.

16 Ascolta, e trema. – Ieri, Fabrizio, Lucia e Giannetto escono dalla porta Sul tramontar del sole, che mette alla strada. Intanto ch’essi dilungansi Giunse a Parigi la mia squadra. Io tosto al basso Fernando compare sulla collina e ne Del capitano imploro discende guardandosi sempre d’intorno in aria Di vederti il favor. Bieco e crudele di sospetto. Ei me lo niega. Con ardir, con fuoco, A’ detti suoi rispondo «Sciagurato!» Ei grida; e colla spada SCENA SESTA Già m’è sopra. Agli occhi Mi fa un velo il furor; la scialba impugno, Ninetta, e subito Fernando. M’avvento, e i nostri ferri Già suonano percossi; NINETTA Quand’ecco a noi sen viene Idolo mio!.. – Contiamo Pronto un soldato, e il braccio mio trattiene Queste posate. – Oh come, Come sento ch’io l’amo! NINETTA E allora, padre mio? FERNANDO (riconoscendo la casa di Fabrizio) FERNANDO No, non m’inganno. Barbara sorte! Fui disarmato, e condannato a morte. NINETTA Il conto è giusto. NINETTA Misera me! FERNANDO Oh Dio! FERNANDO Quella certo è mia figlia!… Ahi di qual colpo Gli amici A ferire ti vengo! Procurar la mia fuga. Il prode Ernesto Di questi cenci mi coperse, e NINETTA Mi fu fino al primiero Oh cielo! un uomo: Villaggio, dove entrambi Par ch’egli pianga. Piangendo ci lasciammo. Amico mio, (se gli accosta timidamente) Ei disse; e dir non mi poteva: Addio! Dite, in che poss’io?… NINETTA FERNANDO Come frenare il pianto! (scoprendosi, e con dolore) Io perdo il mio coraggio!... Adorata mia figlia! E pur di speme un raggio Ancor vegg’io brillar. NINETTA (con trasporto, e gettandosi fra le braccia di suo FERNANDO padre) Ah no, non v’è più speme; Oh padre mio! È certo il mio periglio: Solo un eterno esiglio, FERNANDO Oh Dio ! mi può salvar. Zitta! Non mi scoprir. NINETTA e FERNANDO NINETTA padre, ... Per questo amplesso, o Come! che dite? figlia, ...

FERNANDO (Ah regger non poss’io!

17 Chi vide mai del mio Men cruda è la morte. Più barbaro dolor!) Il nembo è vicino! Tremendo destino FERNANDO Mi sento gelar! Deh! M’ascolta. Fernando si ravviluppa nel suo gabbano e si NINETTA colloca nel’angolo più lontano della tavola. – La Si, parlate. Ninetta si occupa a sparecchiar la mensa.

FERNANDO Fra l’orror di tante pene, Se sapessi... SCENA SETTIMA

Si vede in questo momento arrivare dalla collina Il Podestà, Ninetta e Fernando. il Podestà. Il Podestà, avviandosi verso l’abitazione, dice NINETTA quanto segue. Frattanto la Ninetta versa da bere Oh Dio, chi viene! a suo padre, e lo conforta in segreto.

Fernando IL PODESTÀ Chi mai dunque? Il mio piano è preparato, E fallire non potrà. NINETTA Pria di tutto, con destrezza, Il Podestà. Le solletico l’orgoglio. (contraffacendo la Ninetta) FERNANDO «No, non posso... ohimè!… non voglio... Ah, che dici! Son perduto. Deh partite, o Podestà!» Come far? Ciance solite e ridicole; NINETTA Formolario ormai smaccato! (conducendolo verso la mensa) Ma frattanto il cor piagato Qui, qui sedete. Un bel sì dicendo va. Il mio piano è preparato, FERNANDO E fallire non potrà. S’ei mi scopre... Sì, sì, Ninetta NINETTA Sola soletta Nascondete Ti troverò. Quelle vesti. Quel caro viso Brillar d’un riso FERNANDO Io ti farò. Ma se mai... Oh crudel fatalità! E poi che in estasi Di dolce amor NINETTA Ti vedrò stendere Ah coraggio, per pietà! La mano al cor,

NINETTA e FERNANDO Rinvigorito, Io tremo, pavento: Ringiovanito Che fiero tormento! Trionferò. Che barbara sorte! Il mio progetto

18 Fallir non può. Fingete di dormire. – (ritornando verso il Podestà) NINETTA Oh, voi saprete (versando a suo padre un altro bicchiere di vino) Ch’è arrivato Giannetto. Un altro, un altro: questo Vi darà forza a camminar. IL PODESTÀ Ed ero appunto IL PODESTÀ Venuto a salutarlo. (avendo udita la voce di Ninetta, e solo accor- gendosi di lei in questo punto) NINETTA Buon giorno, Mi rincresce Bella fanciulla. Che sono tutti usciti.

NINETTA IL PODESTÀ Vi son serva Eh non importa! Ci siete voi, mi basta. IL PODESTÀ (accennando Fernando, il quale finge di dormi- (a parte alla Ninetta) re, ma di tempo in tempo alza la testa per osser- Ditemi: vare che cosa succede) Chi è quell’uomo? Ma colui Perché non se ne va? NINETTA Cacciatelo. Un povero viandante Che mi chiedea soccorso... NINETTA Vedete, è tanto stanco IL PODESTÀ Che già s’è addormentato. E voi gli deste A bere. Oh brava, brava! Anch’io, mia cara, IL PODESTÀ Ho una gran sete... (Can che dorme Non dà molestia.) – Ah se sapeste, o cara, NINETTA Da quanto tempo io cerco Subito, vi servo. Di ritrovarvi sola...

IL PODESTÀ NINETTA (trattenendola) Andate, andate; No, no, per la mia sete Non vi fate burlare. Non ci vuole del vin. IL PODESTÀ NINETTA Ah, mia Ninetta, Dunque dell’acqua? Perché così ritrosa? Rispondi, anima mia. IL PODESTÀ (accarezzandole la mano) Tu non mi vuoi capir. SCENA OTTAVA

NINETTA Giorgio e detti. Lasciate. – (a suo padre) GIORGIO E bene, Il cancellier Gregorio a voi m’invia. Come lo ritrovaste? – (e poi sottovoce) IL PODESTÀ

19 Un corno. (Uh! maledetto.) Là dietro al colle, io vidi Un gran castagno, a cui la lunga etade GIORGIO Scavato ha il sen. Questo piego pressante è a voi diretto. NINETTA IL PODESTÀ Me ne sovvengo. Ah ah! – Chi l’ha recato? FERNANDO GIORGIO Quivi Un birro. Cela il denaro che potrai ritrarne. NINETTA e FERNANDO Nel folto della selva (a parte con ispavento) Io mi terrò nascoso: e come il cielo Un birro! Imbruni, fa’ che in quel castagno io trovi Almen questo sussidio. IL PODESTÀ Giorgio, dammi una sedia. – NINETTA Vediamo che cos’è. – Vattene pure. (Ah! se tornasse Quel merciaiuolo che pur dianzi...) – O padre, Giorgio parte. Farò di tutto. Andate...

FERNANDO SCENA NONA Figlia mia, Abbracciami. Il Podestà, Ninetta e Fernando. IL PODESTÀ Il Podestà, assiso verso il mezzo della scena, si (alzandosi) leva di tasca un portafogli, ne toglie le forbici Ninetta? onde tagliare il sigillo del piego; poi cerca gli occhiali, e, non trovandoli, s’impazientisce di NINETTA non poter riuscire a leggere. Intanto succede in (Giusto cielo!) disparte fra la Ninetta e suo padre il seguente dialogo, che viene a suo tempo interrotto dal IL PODESTÀ Podestà. (a Fernando che faceva per uscire) Galantuomo, restate. NINETTA Ah! caro padre, udiste? Io tremo! Intanto FERNANDO Ch’ei legge, deh! fuggite. (Io tremo!)

FERNANDO NINETTA E come, o figlia? (Io gelo!) Sono senza denari. (piano a suo padre, il quale torna a sedersi, e finge ancora di dormire) NINETTA Traetevi in disparte. Oh cielo ! ed io Non ho più nulla. IL PODESTÀ (a parte alla Ninetta) FERNANDO Son questi, almen suppongo, i contrassegni E bene, D’un disertor. – «Fernando» par che dica. Prendi questa posata, unico avanzo Di quanto io possedea. Deh tu procura Di venderla dentr’oggi, – ma in segreto! – NINETTA

20 (volgendo un guardo a suo padre) (Infelice!) (Fernando!...) NINETTA FERNANDO È una mano diabolica! (Oh reo destino!) IL PODESTÀ IL PODESTÀ (in atto di toglierle il foglio e cercando nelle sue Ma il resto, senza occhiali, tasche) È impossibile a leggere. Mia cara, Ah se avessi Fate il piacer, leggete voi. Gli occhiali!

NINETTA NINETTA (prendendo il foglio, trascorrendolo e tremando) (ritenendo il foglio) (Gran Dio! Permettete. (Il ciel m’inspira.) O m’uccidi, o mi salva il padre mio ! –) «Età: venticinqu’anni; «M’affretto di mandarvi i contrassegni Statura: cinque piedi, undici pollici.» D’un mio soldato... condannato a morte, E fuggito pur or dalle ritorte. IL PODESTÀ Ei chiamasi...» Peccato! – Andate avanti.

IL PODESTÀ NINETTA Su via. «Capei biondi, Occhi neri, ampia fronte e tondo il viso.» NINETTA «Fer... Fer... Fernando...» IL PODESTÀ (Suggeritemi, o Dei, Cospetto! egli debb’essere un Narciso. Qualche pietoso inganno!) E tondo il viso!… e poi?

IL PODESTÀ NINETTA (Oh come il duolo (guardando di mano in mano a suo padre per La rende ancor più bella!) nominar de’ colori diversi da quelli di esso) «Divisa bianca NINETTA Con mostre rosse; stivaletti gialli. «Ei chiamasi Fernando Vi… Vinella.» Se mai costui passasse (guardando a suo padre, come per indicargli la Sul vostro territorio, a dirittura bugia ch’ella proferisce) Fatelo imprigionar...»

IL PODESTÀ IL PODESTÀ Continuate. (facendosi rendere il foglio dalla Ninetta, e ripo- nendolo in tasca) NINETTA Sarà mia cura. – (Oh Dio! Se leggo ancora, Vediam se mai per caso... – Olà, buon uomo? Tutto è perduto). «– Età: quarantott’anni; Statura: cinque piedi...» NINETTA (Ohimè!) IL PODESTÀ E ben, che avete? FERNANDO Non sapete più leggere? (fingendo di risvegliarsi) Signore.

FERNANDO IL PODESTÀ

21 Alzatevi: – Se il core le accendi, Cavatevi il cappello. Che gioia sarà!)

(dopo aver veduto uscire Fernando) NINETTA (Io muoio!) Siamo soli: Amor seconda Le mie fiamme, i voti miei: Ah! se barbara non sei, IL PODESTÀ Fammi a parte del tuo cor. (ridendo) Ah ahà! NINETTA (alla Ninetta) Benché sola vi potrei Venticinqu’anni; è vero? Capei biondi, Far gelare di spavento: Occhi neri, ampia fronte e tondo il viso. Traditor! per voi non sento No no, sì vago Adon qui non ravviso. Che disprezzo e rabbia e orror.

NINETTA Fernando è rientrato nel cortile. (Respiro.)

NINETTA, FERNANDO e IL PODESTÀ IL PODESTÀ (Ah mi bolle nelle vene (prendendo per mano la Ninetta) Il furore e la vendetta! Mia cara! Freme il nembo; e la saetta Già comincia a balenar.) FERNANDO (alla Ninetta in atto di volerle dire qualche cosa) IL PODESTÀ Signora... (Ma frenarsi qui conviene; Colle buone vo’ tentar.) IL PODESTÀ (a Fernando con severità) NINETTA e FERNANDO Partite. (l’uno accennando la figlia e l’altra il padre) (Ma frenarsi qui conviene; NINETTA Egli sol mi fa tremar.) (a Fernando con tenerezza) Ella Buon uomo! IL PODESTÀ IL PODESTÀ Via, deponi quel rigore; (a Fernando) Vieni meco e lascia far. Capite? Uscite di qua. FERNANDO (avanzandosi con impeto) Fernando esce, ma sta in agguato dietro ad un Vituperio! Disonore! pilastro della porta; la Ninetta lo accompagna Abbastanza ho tollerato. con lo sguardo. Uom maturo e magistrato, Vi dovreste vergognar. NINETTA e FERNANDO (Oh Nume benefico IL PODESTÀ Che il giusto difendi, (contro a Fernando) Propizio ti rendi; Ah per Bacco!.. Soccorso, pietà!) FERNANDO IL PODESTÀ (al Podestà) (L’istante è propizio! Rispettate Amore, discendi Il pudore e l’innocenza.

22 Trema, ingrata! Presto o tardi NINETTA Te la voglio far pagar. (a parte a Fernando) Caro padre, oh Dio! prudenza. FERNANDO e NINETTA (Infelice! tu mi guardi. IL PODESTÀ E ti debbo, oh Dio! lasciar.) (a Fernando) Temerario! NINETTA, FERNANDO e IL PODESTÀ (Non so quel che farei; FERNANDO Smanio, deliro e fremo. (con impeto) A questo passo estremo Non gridate. Mi sento il cor scoppiar!)

NINETTA Intanto che esce il Podestà e che la Ninetta pro- (a parte a Fernando) tende le braccia a suo padre, il quale si vede Vi volete rovinar! salir la collina, la gazza scende sulla tavola, rapisce un cucchiaio e se ne vola via. In questo IL PODESTÀ momento cala la tela e si cambia la scena come (alla Ninetta) segue. Vieni meco... Stanza terrena in casa di Fabrizio, nel fondo una NINETTA porta con finestre che guardano sulla strada. (respingendolo) Sciagurato! SCENA DECIMA FERNANDO (al Podestà) Pippo; quindi Ninetta che viene dal cortile col Rispettate l’innocenza. canestro delle posate; e infine Isacco.

IL PODESTÀ PIPPO (a Fernando) O pancia mia, tu devi Cos’è questa impertinenza? Quest’oggi esser contenta; e cibi e vino Io te ne diedi a così larga mano NINETTA Che un ministro sembravo, anzi un sultano. (a parte a Fernando) Ah partite! ISACCO (dalla strada) FERNANDO Stringhe e ferri da calzette, (a parte alla Ninetta, e poi si ritira lentamente) Temperini e forbicette, Sì, t’intendo! Aghi, pettini, coltelli Esca, pietre e zolfanelli. IL PODESTÀ Brutto vecchio, se più tardi... – Avanti, avanti (alla Ninetta, in atto di prenderla per mano) Chi vuol comprar, E tu senti. E chi vuol vendere O barattar. NINETTA (respingendolo) PIPPO Mostro orrendo! Vattene alla malora.

IL PODESTÀ NINETTA

23 (entrando in iscena) Eh sì, per forza! Il merciaiuolo! Come opportuno ei viene! – ISACCO (aprendo la porta che mette alla strada) Uno… due… tre: tenete ma ci perdo. Isacco, Isacco? (Ne vale più di quattro.)

ISACCO NINETTA Son qua, mia cara signorina. Andate, andate; E non dite a nessun... NINETTA (con imbarazzo) ISACCO Pippo Non dubitate. Mi par che voglia piovere; (via) E però sarà bene Di ritirare in casa La gabbia della gazza. – SCENA UNDICESIMA

Pippo esce. Ninetta e Pippo recante la gabbia della gazza.

(ad lsacco) NINETTA Orsù, vorrei (mettendosi il denaro in una tasca del grembiule) (togliendosi da una tasca del grembiale la posa- Oh povero mio padre! ta datale da suo padre) Vender questa posata. PIPPO Ecco la gabbia ISACCO Ma quella scellerata Ed io la compro. D’una gazza, chi sa dove n’è andata?

NINETTA (depone la gabbia al suo luogo solito) Quanto mi date? LA GAZZA ISACCO (sulla finestra) È assai leggiera, pure Pippo? Vi do due scudi. NINETTA NINETTA Vedila là che ti canzona. Oh indegnità! né meno Un terzo del valore. PIPPO Mi vuol far impazzir quella stregona. ISACCO Via, non andate in collera La gazza dopo qualche istante vola nella sua Vi do un zecchino, perché siete voi. gabbia.

NINETTA Ma perché mai, se la domanda è lecita, Non basta. Faceste entrar quel sordido avaraccio?

ISACCO NINETTA E bene, voglio Avea bisogno di denaro; e quindi Fare uno sforzo. Questi son tre scudi: Gli ho venduto... Siete alfine contenta? NINETTA PIPPO

24 Ah! capisco: (Pazienza! È d’uopo rinunziar per ora.) Qualche galanteria... LUCIA NINETTA (presentando suo figlio al Podestà ed al Cancel- Sì, che per ora liere) Non m’era necessaria. Eccovi, o miei signori, quel Giannetto Che si fe’ tanto onor. PIPPO Oh che sproposito! La Lucia si fa recar dalla Ninetta il paniere Perché non dirlo a me? Cara signora, delle posate, e si mette a contarle. Voi dovete disporre in tutto e sempre Del mio salvadanaio. IL PODESTÀ (a Giannetto) NINETTA Me ne rallegro. Ti ringrazio. Io lessi ne’ giornali Ma lasciami; tu sai Più volte il vostro nome, e ben rammento Che ho tante cose a fare... E la bandiera che di man toglieste All’inimico, e i due cavalli uccisi PIPPO Sotto di voi. Sì giovine, e sì prode... Ed io, per Bacco, Ne ho da fare altrettante, e son già stracco. GIANNETTO (via) Degno ancora non son di tanta lode.

FABRIZIO Bravo! – (al Podestà e al Cancelliere) SCENA DODICESIMA Che ve ne pare?

Ninetta; subito Giannetto, e poscia Fabrizio, LUCIA ambedue dalla porta che mette alla strada. E nove e dieci Ed undici. – NINETTA (alla Ninetta) Andiam tosto a deporre entro il castagno Stordita! ecco qui manca Questo denaro. Oh se potessi ancora Ora un cucchiaio. Rivederti, o mio padre... (incontrandosi in Giannetto e Fabrizio mentre NINETTA fa per uscire) Come? Ah! LUCIA Sì, un cucchiaio. Conta pure tu stessa. –

SCENA TREDICESIMA La Ninetta si pone a contar le posate.

Lucia che riconduce la Ninetta; il Podestà, il (rivolgendosi agli altri) cancellier Gregorio e detti; infine Pippo. Eh! Che ne dite? Oggi manca un cucchiaio; l’altro giorno LUCIA Si perse una forehetta. Ah questo è troppo! Brutta fraschetta In casa, in casa. Se ti colgo ancora NINETTA IL PODESTÀ

25 È giusto il vostro sdegno: Eh taci, sciocco! Qui ci sono de’ ladri. Esaminiamo, L’innocente è sicuro; e se v’è il reo, Processiamo. – Gregorio... Giova scoprirlo e castigarlo.

FABRIZIO GIANNETTO Eh, ch’io non voglio Oh cielo! Processi in casa mia. – Ninetta? Per sì piccola cosa...

NINETTA IL PODESTÀ È vero; E pur la legge Uno adesso ne manca: e pur, credete, In questo è assai severa, Poc’anzi c’eran tutti. Ed i ladri domestici condanna (piange) Alla morte.

FABRIZIO GIANNETTO E via non piangere Alla morte! Lo troveremo.

GIANNETTO SCENA QUATTORDICESIMA (chiamando verso le quinte) Pippo?… Pippo e detti.

(Pippo accorre subito.) PIPPO E sopra e sotto, Corri a veder se mai Ho cercato e frugato, Là sotto al pergolato Ma nulla ho ritrovato. Sia caduto un cucchiaio. NINETTA Pippo esce. (Oh me infelice!)

IL PODESTÀ LUCIA Dunque c’è furto. Io ci scommetto Che non si troverà. PIPPO lo non so niente. IL PODESTÀ Non dubitate; NINETTA Lo troveremo noi. (Voglio che almeno Anch’io Tremi l’indegna.) Sono innocente. (alla Lucia) – Carta e calamaio. IL PODESTÀ Or si vedrà. LUCIA Vi servo sul momento. Il Podestà e il Cancelliere siedono ad un tavolino.

FABRIZIO FABRIZIO (al Podestà) Ma quale Vi ripeto Esser potrebbe mai Ch’io non voglio processi. La persona sospetta?

LUCIA GIANNETTO

26 Un ladro in casa! e chi sarà? Avete messo? «Un cucchiaio d’argento LA GAZZA Per uso di mangiar.» Ninetta. NINETTA, GIANNETTO eFABRIZIO NINETTA (additando il Podestà) (volgendosi alla gazza) (Che bestia! Che giumento! Crudel! Tu pur m’accusi? Mi sento a rosicar.)

GIANNETTO PIPPO (alla Ninetta) (idem) Oh Dio, tu piangi! (Che testa! Che talento! Mi fa trasecolar.) NINETTA (additando la gazza) IL PODESTÀ Ma non l’avete udita? (La rabbia ancor mi sento; Mi voglio vendicar.) GIANNETTO Ah non temere! LUCIA Nessun vi bada. (idem) (Pentita già mi sento: La gazza vola via. Colui mi fa tremar.)

FABRIZIO IL PODESTÀ (al Podestà) (alla Ninetta) In somma, vi scongiuro, Di tuo padre qual è il nome? Lasciate, desistete. NINETTA IL PODESTÀ Ferdinando Villabella. Non posso. IL PODESTÀ GIANNETTO Villabella! Come, come? (con risentimento al Podestà) Ora intendo, furfantella: Ma... Quel briccone era tuo padre. Ma paventa! le mie squadre IL PODESTÀ Lo sapranno accalappiar. Silenzio! – (al Cancelliere) LUCIA, PIPPO,GIANNETTO e FABRIZIO E voi scrivete. Quale enigma!

«In casa di Messere IL PODESTÀ Fabrizio Vingradito Eh! Nulla, nulla. È stato oggi rapito… » Questa semplice fanciulla Ne vuol tutti corbellar. GIANNETTO Rapito, no; smarrito. NINETTA Più non resisto, oh Dio! IL PODESTÀ (si leva dal grembiale il fazzoletto per asciu- Zitto! Vuol dir lo stesso. – garsi le lagrime, e rovescia in terra il denaro «Rapito.» ricevuto da Isacco) (al Cancelliere) LUCIA

27 (con maraviglia) Scopri il vero. Ma che denaro è questo? NINETTA NINETTA Non posso! (raccogliendo affannosamente il denaro) È mio, signora; è mio. GIANNETTO (insistendo con viva passione) LUCIA Deh rispondi ! Eh! tu mentisci. LUCIA IL PODESTÀ Tu tremi; ti confondi. (al Cancelliere) Presto, NINETTA Scrivete. lo, no, signora;... io spero...

NINETTA IL PODESTÀ Ve lo giuro; (si alza) È mio, è mio signora. Inutile speranza! Rimedio più non v’è. PIPPO È suo, ve l’assicuro NINETTA Isacco a lei lo diè. (Io perdo la costanza Che ne sarà di me!) LUCIA, GIANNETTO, FABRIZIO e IL PODESTÀ (con istupore) LUCIA, GIANNETTO e FABRIZIO Isacco! (Ah questa circostanza Mi porta fuor di me!) IL PODESTÀ (a Pippo) PIPPO Ed a qual titolo? (Oh fiera circostanza! Io son fuor di me!) PIPPO Per certe cianciafruscole IL PODESTÀ Che a lui pur or vendè. (con visibile gioia) (Omai più non t’avanza IL PODESTÀ Che di venir con me.) (ironicamente alla Ninetta) Per certe cianciafruscole!… GIANNETTO Cioè? (con impeto) Si chiami Isacco. NINETTA Parlar non posso. PIPPO (in atto di partire) IL PODESTÀ Subito. Caduta sei nel fosso. FABRIZIO GIANNETTO (a Pippo che parte immediatamente) (con ira al Podestà) In piazza il troverai. Tacete. Intanto il Podestà esamina il processo. (con passione alla Ninetta) LUCIA, GIANNETTO e FABRIZIO

28 Possano tanti guai SCENA QUINDICESIMA Alfine terminar! NINETTA Pippo con Isacco, e detti. (Oh, padre! Tu lo sai S’io posso favellar.) ISACCO (con umiltà) IL PODESTÀ Isacco chiamaste. (alla Ninetta) Quel denaro a me porgete. IL PODESTÀ (ad Isacco additandogli la Ninetta) NINETTA Che cosa compraste (Che pretende? O Numi, aiuto!) Da lei poco fa?

(consegna il denaro al Podestà) ISACCO (titubando) IL PODESTÀ Un solo cucchiaio All’Ufficio è devoluto. Con una forchetta.

(si pone in tasca il denaro) GIANNETTO (coll’accento della disperazione) NINETTA Ninetta! Ninetta! Oh crudel fatalità! Tu dunque sei rea? – (Ed io la credea IL PODESTÀ L’istessa onestà!) (additando la Ninetta) (La superbia e l’ardimento LUCIA, FABRIZIO e IL PODESTÀ Ti farò ben io passar. (ciascuno con diverso affetto) Già vicino è il mio momento Convinta è la rea; Di godere e trionfar.) Più dubbio non v’ha.

NINETTA PIPPO (Padre mio, per te mi sento Ah, s’io prevedea!... Questo core a lacerar; Ma come si fa? E, per mio maggior tormento, Non ti posso, oh Dio, giovar!) NINETTA LUCIA, GIANNETTO e FABRIZIO (ad lsacco con risolutezza) (idem) Ov’è la posata? (Quel pallor, quel turbamento Mostrate; Mi fa l’alma in sen tremar: (agli altri) Ora spero ed or pavento; – E vedrete. Che mai deggio, oh Dio, pensar!) ISACCO Che mai mi chiedete? Venduta l’ho già.

NINETTA Destin terribile!

29 IL PODESTÀ (al Cancelliere dopo avergli parlato all’orec- SCENA SEDICESIMA E ULTIMA chio) Ma fate presto. I suddetti; Gregorio alla testa della gente d’ar- me; molti abitatori del villaggio e tutti i famigli Il Cancelliere parte subito. di Fabrizio.

GIANNETTO IL PODESTÀ (con impeto ad lsacco) (alla gente d’arme, accennando la Ninetta) Quai cifre v’erano? In prigione costei sia condotta. NINETTA (coll’accento della disperazione) GIANNETTO (Ancora questo! (opponendosi alle guardie) Le stesse lettere!... Giuro al cielo! fermate, o temete... Misera me!) IL PODESTÀ ISACCO (alla gente d’arme) (dopo aver alquanto pensato) Obbedite. Eravi un’F Ed un V insieme. NINETTA Gran Dio! TUTTI, fuorché IL PODESTÀ e ISACCO Mi sento opprimere; LUCIA, PIPPO e FABRIZIO Non v’è più speme (al Podestà supplicandolo) Sorte più barbara, Sospendete. Oh Dio, non v’è! IL PODESTÀ IL PODESTÀ Non lo posso. – Bene, benissimo! (alla gente d’arme) Non v’è più speme. I miei cenni adempite. (Tu stessa chiedermi Dovrai mercé.) NINETTA, LUCIA, PIPPO, FABRIZIO, ISACCO e CORO Oh destin! GIANNETTO Ma qual romore! Le guardie circondano la Ninetta.

TUTTI, fuorché IL PODESTÀ GIANNETTO La forza armata! Questo è troppo! (al Podestà) LUCIA, PIPPO, GIANNETTO eFABRIZIO Sentite. (al Podestà) Ah mio signore. IL PODESTÀ Pietà, pietà! Son sordo. (Ora è mia, son contento. Ah sei giunto, felice momento! Lo spavento piegar la farà.)

NINETTA Mille affetti nel petto mi sento; Lo spavento gelare mi fa.

LUCIA, PIPPO, GIANNETTO, FABRIZIO eCORO

30 Mille furie nel petto mi sento; I SUDDETTI ed ISACCO NINETTA Lo spavento gelare mi fa. (a Giannetto, Fabrizio e Lucia) Io vi lascio! NINETTA Ah Giannetto! LUCIA, GIANNETTO eFABRIZIO Ninetta! GIANNETTO Mio ben !... IL PODESTÀ (con impeto) I due amanti si abbracciano. Finiamola. TUTTI, fuorché NINETTA e IL PODESTÀ IL PODESTÀ (additando il Podestà) (alla gente d’arme) Chi gli vibra un pugnale nel seno! Separateli. Vorrei far tutto a brani quel cor. NINETTA e GIANNETTO Oh crudeli! NINETTA (a Giannetto, Fabrizio e Lucia) TUTTI GLI ALTRI, fuorché IL PODESTÀ Ah di me ricordatevi almeno; Che orrore! Compiangete il mio povero cor.

IL PODESTÀ IL PODESTÀ (alla gente d’arme) (additando la Ninetta) Legatela. (Ah la gioia mi brilla nel seno! Più non perdo si dolce tesor.) LUCIA, PIPPO, GIANNETTO eFABRIZIO (al Podesta, supplicandolo) Il Podestà ed il Cancelliere escono colle genti Ah signore!... d’arme, le quali conducono via la Ninetta, attra- versando la folla de’ contadini. Lucia rimane IL PODESTÀ immobile col viso nascosto nel suo grembiale. Non più. Fabrizio trattiene a forza suo figlio che vuol (alla gente d’arme) correre dietro alla Ninetta. Pippo e tutti gli altri – Strascinatela. famigli manifestano la loro costernazione; e su

FINE DEL PRMIO ATTO

31 Francesco Bagnara. Stanza terrena in casa di Fabrizio, scena per La gazza ladra (I,10). Venezia, Teatro La Fenice (1836). (Venezia, Museo Correr). 32 Francesco Bagnara. Vestibolo delle prigioni nella Podesteria, scena per La gazza ladra (II,1). Venezia, Teatro La Fenice (1836). (Venezia, Museo Correr). 33 questo quadro cala il sipario. ANTONIO ATTO SECONDO Il servo... NINETTA Vestibolo delle prigioni nella Podesteria. Appunto. Se poteste, di grazia, Farlo tosto avvertito Ch’io gli vorrei parlar? SCENA PRIMA ANTONIO Antonio, e subito Ninetta. Uhm! Non saprei... Vedrem... Procureremo... ANTONIO (additando il carcere di Ninetta) S’ode battere alla porta. In quell’orrendo carcere rinchiusa Chi va là? Geme la poveretta! Ah chi potria Del misero suo stato GIANNETTO Non sentire pietà? Cara fanciulla, Apritemi! Io vo’ cercare almeno D’alleviare i tuoi strazi. – Ehi, mia signora NINETTA Qual voce! Antonio dice queste ultime parole aprendo la porta del carcere di Ninetta, e chiamandola ANTONIO dalla soglia. Che volete? (osservando per lo sportello) NINETTA Voi qui, signor Giannetto? (di dentro) Ahimè! NINETTA Giannetto! ANTONIO Deh! Non temete: GIANNETTO Sono Antonio; sorgete... Vi scongiuro, (entrando nel carcere), Apritemi. Venite qui, (uscendo dal carcere colla Ninetta per mano) ANTONIO – Venite Impossibile. A respirare, ed a godere almeno Un po’ di luce. NINETTA (prendendo affettuosamente per mano Antonio) NINETTA Ah mio benefattor! Ah quanto vi son grata! ANTONIO (E chi potrebbe Resister mai?) SCENA SECONDA (alla Ninetta affettando serietà) Restate. – Ninetta; poi di nuovo Antonio, e in fine Gian- (Infin che male c’è?) netto di fuori. (apre a Giannetto) – Signore, entrate. NINETTA Conoscete voi Pippo?

34 SCENA TERZA Il Podestà crudele La tua sentenza affretta! Tu conosci Giannetto e detti. Il rigor delle leggi. Ah! se non parli, Se il tuo fatale arcano ANTONIO A nasconder ti ostini,… io tremo! Forse (riceve da Giannetto una moneta, e si ritira per In questo giorno istesso… Oh giorno orrendo! la porta onde quegli è entrato) Oh troppe grazie! NINETTA Condannata sarò... Non più! T’intendo. GIANNETTO (stringendole la mano) Forse un dì conoscerete Cara! La mia fede, il mio candore: Piangerete il vostro errore; NINETTA Ma quel pianto io non vedrò: Ed è pur vero? Là fra l’ombre allor sarò! Ah dunque ancora tu non m’hai del tutto Abbandonata! GIANNETTO Taci, taci; tu mi fai GIANNETTO L’alma in sen gelar d’orrore. Abbandonarti? Oh cielo! (No la colpa in sì bel core, Tu sì m’abbandonavi allor... Che dico? No, ricetto aver non può. No no, perdona... io non lo credo... E pure... Ed io perderla dovrò!) Ah, se caro ti sono, Se veder non mi vuoi morir d’affanno, NINETTA e GIANNETTO Ah togli i dubbi miei, No che la morte istessa M’apri il tuo cor, dimmi se rea tu sei. Tanto non fa penar! Troppo è quest’alma oppressa NINETTA Non posso respirar. (con dignità) Sono innocente. SCENA QUARTA GIANNETTO E perché dunque, o cara, Antonio frettoloso, e detti. Non ti discolpi? ANTONIO NINETTA (a Giannetto) Perché nulla io posso O mio signor, partite: Addurre in mia difesa. Il Podestà sen viene. Tacer m’è forza, se tradir non voglio Chi già dall’empia sorte GIANNETTO È percosso abbastanza. (alla Ninetta) Idolo mio! GIANNETTO Ma sperar non poss’io?... NINETTA (a Giannetto) NINETTA Mio bene! Vana speranza! ANTONIO GIANNETTO (alla Ninetta) (Più non so che pensar!) – Ah mia Ninetta, E voi tornate al carcere. Tu sei perseguitata:

35 NINETTA e GIANNETTO Ma come mai, se tutto Crudel necessità! Rea ti condanna?

GIANNETTO NINETTA Parto; ma per salvarti Io rea! Tutto farò, ben mio. E creder lo potete? Spera frattanto. IL PODESTÀ NINETTA e GIANNETTO Ah sì, pur troppo! Addio ! Che barbaro dolor! NINETTA Più non resisto, o Dio! Tutto, è vero, congiura a danno mio; Sento mancarmi il cor . Ma, lo sanno gli Dei, rea non son io.

GIANNETTO IL PODESTÀ O cielo, rendimi E bene, io spero ancor. Tutto tu puoi, Il caro ben; Amabile Ninetta, Aspettarti da me. Sì, non temere; NINETTA Voglio quest’oggi istesso O cielo rendimi Toglierti di prigione. Al caro ben; NINETTA NINETTA e GIANNETTO O mio signore, O scaglia un fulmine Se non mi promettete Che m’arda il sen. Che intero mi sarà reso l’onore, E innanzi agli occhi altrui Giannetto esce; la Ninetta ritorna nel suo carcere. Sciolta ritornerò d’ogni sospetto, Voglio qui rimaner.

SCENA QUINTA IL PODESTÀ Te lo prometto. Antonio; subito il Podestà; poscia Ninetta, e in Sì per voi, pupille amate, fine alcune guardie. Tutto, tutto far desio, Ma per me, tu pur, ben mio ANTONIO Qualche cosa devi far. Ah, destino crudel! Ma perché mai Tanto rigore questa volta ostenta NINETTA Il Podestà?.. No, mormorar non voglio: Chi m’aiuta? Ma qui certo s’asconde un qualche imbroglio. IL PODESTÀ IL PODESTÀ Sta’ tranquilla, Antonio? – Conducetemi E t’affida a chi t’adora: La prigioniera. – No, non fia mai vero Io salvar ti posso ancora Che a tollerare io m’abbia Se t’arrendi al mio pregar. Sprezzi e rifiuti. (ad Antonio che ha condotto la Ninetta NINETTA – Andate. – No giammai. (All’arte.) – Orsù, mia povera Ninetta, T’accosta. A te mi guida IL PODESTÀ Tenerezza e pietà. Più non rammento Paventa, ingrata! I tuoi torti con me: vorrei salvarti;

36 CORO DI GUARDIE tamburi cui s’annunzia al popolo che s’apre la (di fuori) sessione del Tribunale. Ah Ninetta sventurata! CORO IL PODESTÀ Udiste? (con trasporto) Quali accenti! – Un solo amplesso... IL PODESTÀ Vi seguo. CORO (entrando) CORO Radunato è il gran consesso; È questo l’avviso. Manca solo il Podestà. IL PODESTÀ A queste voci esce fuori Antonio, il qual si tiene (alla Ninetta) in disparte. E bene?

IL PODESTÀ NINETTA (Oh mia sorte maledetta!) – Ho deciso. (alle guardie) Ho capito; vengo in fretta. – IL PODESTÀ (alla Ninetta) Qual sorte l’attenda Hai sentito? e ancora adesso... L’ingrata non sa. (parte) NINETTA Sì, vi replico lo stesso. CORO ed ANTONIO (Quel torbido aspetto IL PODESTÀ Paura mi fa.) Ma la morte? Il coro parte insieme col Podestà. NINETTA Non la temo. NINETTA Ah, barbaro oggetto, IL PODESTÀ T’invola di qua! Vanne, indegna; ci vedremo: Quell’orgoglio alfin cadrà. Udrai la sentenza, SCENA SESTA Perdon chiederai; Ma invan pregherai, Antonio, Ninetta, e subito Pippo. Ma tardi sarà. ANTONIO CORO ed ANTONIO Podestà, Podestà! tu me l’hai fatta. (Oh ciel, che fia mai! Le cose questa volta Sospetto mi dà.) In regola non vanno. Ah piaccia al cielo!... IL PODESTÀ In odio e furore PIPPO Cangiato è l’amore (ad Antonio) Pietà nel mio petto Chiamar voi mi faceste. Più luogo non ha. (vedendo la Ninetta e correndo verso di lei) – Ah, cara amica! In questo punto s’ode da lontano il suono de’

37 NINETTA PIPPO (a Pippo) (in atto di partire) Ho bisogno di te. Siamo intesi.

ANTONIO NINETTA (a Ninetta) Ma Pippo? E questa croce Poche parole, Che ti scordavi! Vedete: io vo frattanto A far la sentinella. PIPPO (via) Io non mi scordo nulla; Tenetela, vi prego. PIPPO In ciò che posso, NINETTA Quel poco ch’io possiedo, Se la ricusi, non accetto anch’io Volentieri ve l’offro. L’offerta tua.

NINETTA PIPPO (togliendosi frattanto dal collo la croce) Vi sfido. Ah no, mio Pippo, Ora che so quello che fare io debbo, Abusarmi non voglio Nessun più mi trattiene. Del tuo buon cuor! Solo ti chiedo in presto (come sopra) Tre scudi, che andrai tosto È pure un gran piacere il far del bene! A portare là dove Or ti dirò. Questa mia croce in pegno... NINETTA (trattenendolo) PIPPO Deh pensa che domani, Adagio, adagio. Dove Oggi fors’anco, non sarà più mio Portar debbo il denaro? Quest’ornamento!

NINETTA PIPPO Hai tu presente Ohibò! Non lo credete: Quel grande castagno che si trova dietro Esser non può, mel dice il cor:...tenete. Al vicin colle?... NINETTA PIPPO E ben, per mia memoria E che scavato è in modo La serberai tu stesso: Che un uom vi si potrebbe Non hai più scuse adesso Quasi quasi appiattar... Di rifiutarla ancor.

NINETTA PIPPO Sì, quello appunto. (baciando la croce) Là dentro ti scongiuro Pegno adorato, ah sempre Di riporre il denaro innanzi sera. Con Pippo tu starai: Compagno mio sarai PIPPO Fin che mi batte il cor. (maravigliato) Dentro il vecchio castagno!… NINETTA e PIPPO (Mi cadono le lagrime; NINETTA M’opprime il suo dolor! Sì; ma che niun ti vegga. Un’anima sì tenera Mi fia presente ognor.)

38 NINETTA Addio!... (Se ancor qui resto, A mio nome, deh consegna Mi scoppia in seno il cor.) Questo anello al mio Giannetto. Ninetta entra nel suo carcere, e Pippo se ne PIPPO parte. Tanta fede, eguale affetto Ah veduto mai non ho! Stanza terrena in casa di Fabrizio, come nell’At- to primo. NINETTA Digli insieme che lui solo Fino all’ultimo sospiro; Ma non dirgli che il mio duolo... SCENA SETTIMA Questo core… Ah ch’io deliro! Il mio ben più non vedrò. Lucia sola.

PIPPO LUCIA Per carità, cessate! Infelice Ninetta!... Ed è poi certo (in atto di partire) Ch’ella sia rea? Qual dubbio!... Il tempo, il luogo, Sì, sì… Non dubitate... Le prove, i testimoni, è ver, Tutto farò... dirò. La colpa sua fanno evidente Ma pure, chi sa mai? Forse è innocente. NINETTA Non t’obbliar.

PIPPO SCENA OTTAVA (vivamente commosso) Che dite! Lucia e Fernando. Sapete chi son io. LUCIA NINETTA Chi è? – Fernando! oh Dio! Povero Pippo Addio!… FERNANDO PIPPO Mia cara amica Addio!... (Se ancor qui resto Che nessuno ci ascolti! – Ov’è Ninetta? Mi scoppia in seno il cor.) LUCIA NINETTA Ninetta!... Deh fuggite! L’ultimo istante è questo (piange) Che ci vediamo ancor. FERNANDO PIPPO Ma che vuol dir quel pianto? (Vedo in quegli occhi il pianto Ma ve’ che piango anch’io!) LUCIA Ah non m’interrogate! NINETTA (Vedo in quegli occhi il pianto; FERNANDO E la cagion son io.) Voi mi fate gelar!... (Entro il castagno Ancor non pose... Un nero NINETTA e PIPPO Presentimento... Che pensare?..) E bene, (Dove si trova, oh Dio! Che fa? Deh rispondete! Un più sincero amor?)

39 LUCIA SCENA NONA Ah se sapeste Accusata di furto... Sala del Tribunale nella Podesteria. Pretore, giudici, un usciere; il Podesta, Gian- FERNANDO netto; Fabrizio; popolo; guardie alle porte. La mia figlia? I giudici sono assisi sui loro sedili; in mezzo ad essi è il Pretore, innanzi al quale è collocato un LUCIA tavolino. – Il Podestà presente alla sessione, Sì, dessa. occupa una sedia a parte. – Da un lato si vede il popolo spettatore, fra cui si distinguono Gian- FERNANDO netto e Fabrizio. – All’alzarsi della tenda, si Come?.. Esser non può. Seguite. vede l’usciere che va raccogliendo i voti nel- l’urna. Una musica tetra annunzia questo ter- LUCIA ribile momento. L’usciere, raccolti i voti, con- Innanzi al tribunale segna l’urna al Pretore, il quale, trovato che tut- Forse in questo momento te le palle sono nere, esclama: È giudicata.

IL PRETORE FERNANDO A pieni voti è condannata. Eterni Dei, che sento!

GIANNETTO Accusata di furto… oh, rossore! Oh Cielo, Condannata, punita mia figlia?... E tu lo soffri? Ah qual nube m’ingombra le ciglia! Freddo il sangue mi piomba sul cor. IL PRETORE Zitto! Condannata!… Ah si vada, si cerchi... Ma che fo?… Son confuso, perplesso: FABRIZIO Se mi scopro, oh Dio! perdo me stesso; Abbi prudenza! Se più tardo, ella forse... Oh spavento! .. Che cimento! che fiero dolor! IL PRETORE (riscuotendosi) (all’usciere, che parte subito) Ah lungi il timore! Venga la rea. Si tenti la sorte: (ad uno dei giudici) Coraggio, mio core Stendete la sentenza. Si sprezzi la morte: La figlia diletta IL PRETORE e I GIUDICI Si corra a salvar. Tremate, o popoli, Coraggio, mio core; A tale esempio! Vo’ tutto arrischiar. Questo è di Temide (esce precipitosamente) L’augusto tempio: Diva terribile, LUCIA Inesorabile Sventurato Fernando!... Ed io pur sono Che in lance pondera Di tanto duolo la cagione! Ah possa L’umano oprar: A’ voti miei secondo Allontanare il ciel sì ria tempesta! Il giusto libera, L’unica grazia ch’io domando, è questa. Protegge e vendica; (parte) Ma sempre il fulmine Sovra il colpevole Giugne a scagliar.

40 Francesco Bagnara. Sala del Tribunale nella Podesteria, scena per La gazza ladra (II,9). Venezia, Teatro La Fenice (1836). (Venezia, Museo Correr).

41 Non crescete il mio dolor! SCENA DECIMA IL PODESTÀ (Maledico il mio furor.) Ninetta e detti. GIANNETTO e FABRIZIO Ninetta entra accompagnata da alcune guardie Mi si spezza a brani il cor! che subito si ritirano e preceduta dall’usciere, il quale le indica il luogo ove ella debba fermarsi. IL PRETORE ed I GIUDICI (alle guardie) IL PRETORE Ella tace: e ben, sia tratta Infelice donzella, Al supplizio. Omai più non vi resta Che sperare nel ciel. (facendosi dare la sentenza dal giudice che l’ha stesa) SCENA UNDICESIMA – Signor, porgete «Considerando che la nominata Fernando che entra impetuosamente, e detti. Ninetta Villabella è rea convinta Di domestico furto; a pieni voti, FERNANDO Ed a delle vigenti leggi, Ah no ! Fermate . Il regio Tribunale La condanna alla pena capitale.» NINETTA Voi qui, padre? TUTTI, fuorché IL PRETORE ed I GIUDICI Ahi qual colpo!... Già d’intorno GIANNETTO, FABRIZIO e IL PODESTÀ Ulular la morte ascolto: Chi vegg’io? in ogni Già dipinto volto nel suo FERNANDO Miro il duolo ed il terror! (a’ giudici) Vengo a voi col sangue mio GIANNETTO La mia figlia a liberar. (slanciandosi verso i giudici) Aspettate; sospendete: NINETTA Voi punite un’innocente (Infelice! Possa il cielo Un arcano, ah non sapete! I suoi giorni almen serbar!) La meschina chiude in cor. FERNANDO TUTTI, eccetto IL PRETORE ed I GIUDICI I miei sforzi ed il mio zelo Un arcano! Possa il cielo coronar!

IL PRETORE ed I GIUDICI GIANNETTO e FABRIZIO (alla Ninetta) Oh coraggio! Possa il cielo E ben, parlate. Tanto zelo secondar!

NINETTA IL PODESTÀ Rispettate il mio silenzio. (alzatosi) Signori; è quello, è quello GIANNETTO Il disertor che preme: Ah Ninetta! Ecco gl’indizi, – e insieme Vi troverete l’ordine PIPPO e FABRIZIO Di farlo imprigionar. Palesate. (consegna al Pretore un foglio)

NINETTA IL PRETORE e I GIUDICI

42 Guardie. Son fuor di me!

NINETTA, GIANNETTO eFABRIZIO NINETTA Gran Dio! Che faceste, padre mio! Per voi solo io vado a morte; IL PRETORE ed I GIUDICI E voi stesso alle ritorte Fermatelo. Volontario offrite il piè.

Le guardie circondano Fernando. FERNANDO Che dicesti? NINETTA, GIANNETTO e FABRIZIO Oh cielo! E fia pur vero? FERNANDO, GIANNETTO eFABRIZIO Parla; spiegati. FERNANDO Son vostro prigioniero; IL PRETORE ed I GIUDICI Il capo mio troncate: Via, si tronchi ogni dimora; Ma il sangue risparmiate Alla carcere, al supplizio. D’un innocente vittima Che non si sa scolpar. NINETTA (in atto di volere da lui un amplesso) IL PRETORE ed I GIUDICI Ah mio padre, in pria ch’io mora!… La sentenza è pronunziata; Più nessun la può cambiar. FERNANDO Figlia! – FERNANDO (ai satelliti che lo trattengono) Ma dunque?... Barbari, lasciatemi.

IL PRETORE ed I GIUDICI IL PRETORE ed I GIUDICI L’uno in carcere, (ai satelliti, i quali fanno subito per istrascinar E l’altra sul patibolo. via Ninetta e Fernando) La legge è inalterabile; Eseguite. Il reo perir dovrà. NINETTA e FERNANDO NINETTA, GIANNETTO, FERNANDO, FABRIZIO Oh Dio, soccorso! e IL PODESTÀ Che abisso di pene! GIANNETTO e FABRIZIO Mi perdo, deliro. Ah Ninetta! Più fiero martiro L’Averno non ha. IL PODESTÀ (Qual rimorso!) Un padre, una figlia Tra’ ceppi, alla scure!... NINETTA A tante sciagure Mio Giannetto! mio Fabrizio! Chi mai reggerà! IL PRETORE ed I GIUDICI IL PRETORE ed I GIUDICI (ai satelliti) Guardie, olà. Alla carcere; al supplizio. FABRIZIO e GIANNETTO Più non poss’io TUTTI, fuorché IL PRETORE ed I GIUDICI Tollerar... Ah neppur l’estremo amplesso! Questa è troppa crudeltà. I SUDDETTI, FERNANDO e IL PODESTÀ

43 Sino il pianto è negato al mio ciglio Entro il seno s’arresta il sospir. Dio possente, mercede, consiglio! SCENA TREDICESIMA Tu m’aita il mio fato a soffrir. Ernesto, e subito Pippo. IL PRETORE, I GIUDICI e IL PODESTÀ (Ah già il pianto mi spunta sul ciglio! ERNESTO Tanto strazio mi fa impietosir. Che razza di villaggio! Ma la legge non ode consiglio; Neppure un cane che additar mi possa Noi dobbiamo alla legge ubbidir.) L’abitazion di questo Podestà, E quella di Fabrizio... Ah spero bene Le guardie dall’una parte conducono Fernando Di ritrovarvi ancora alla carcere dall’altra la Ninetta al luogo del Il mio caro Fernando. Oh quanta gioia supplizio. Il Pretore, i giudici ed il Podesta si Ei proverà vedendo ritirano. Tutti gli altri partono costernati. Il suo fedele Ernesto, ed ascoltando La felice notizia!... – Il ciel ti arrida, O clemente mio Re, che la sua grazia SCENA DODICESIMA Col tuo nome segnasti!

Piazza del villaggio. Alla destra dello spettatore Si vede arivar Pippo dal fondo della piazza. si vede il campanile ed una parte della chiesa: verso la cima del campanile sporge in fuori un – Ah finalmente piccolo ponte ad uso di far delle riparazioni. – Ecco un uomo: egli certo saprà dirmi... Alla sinistra è collocata la porta maggiore della Amico, una parola: ov’è la casa podesteria. Al di là della podesteria c’è una con- Del Podestà? trada, e dirimpetto un’altra che mette dietro alla chiesa. Parimente alla sinistra, si vede una pic- PIPPO cola porta, che è quella dell’orto della casa di La casa sua? Guardate: Fabrizio. Laggiù, dopo il palazzo C’è una contrada; entrate: alla sinistra Lucia. La prima porta.

LUCIA ERNESTO (uscendo dalla chiesa) E quella Ora mi par che il core Di ser Fabrizio? Sia meno oppresso. Ah, se benigno il Cielo PIPPO Le preci udì dell’alma mia pentita Dopo breve tratto No, l’infelice non sarà punita. Vien essa; ed è la quarta appunto.

A questo seno ERNESTO Resa mi fia; Grazie. Qual figlia mia (parte) Io l’amerò

Saprò corregger SCENA QUATTORDICESIMA I miei trasporti, Gli antichi torti Pippo, quindi Giorgio e infine Antonio. Riparerò. (entra nella propria casa per la porta dell’orto) PIPPO Ora che nel castagno

44 GIORGIO Ho riposto il denaro, veder bramo Ah ahà, non correr tanto che ti aspetta. Quanto mi avanza ancor. – SCENA QUINDICESIMA (siede sovra una panchina di sasso presso l’orto di Fabrizio, e conta il suo denaro) Ninetta in mezzo alla gente d’arme; contadini, e Sono più ricco Giorgio che s’è ritirato in un angolo e ch’espri- Di quel che mi credeva... Ah questa lira, me il suo dolore. Nuova di zecca me la diè Ninetta Un certo giorno;... dunque a parte: insieme Alcuni satelliti fanno riparo alla calca de’ conta- Tu starai colla croce. dini nel fondo; Ninetta in mezzo ad altre genti (mette a parte la lira, e in questo momento com- d’arme discende dalla gradinata della podesteria pare la gazza sulla porta dell’orto.) e s’avvia lentamente verso la contrada che gira – Ah brutta diavola, dietro alla chiesa; essa è preceduta e seguita da- Che fai lì? Se ti colgo... gli abitatori del villaggio.

GIORGIO CORO Con chi l’hai? Infelice, sventurata Ti rassegna alla tua sorte PIPPO No, crudel non è la morte (alzandosi, e raccogliendo il denaro) Con quella gazza infame. Oh! ecco Antonio. Quando è termine al martir. (ad Antonio) E ben, che nuove abbiamo? NINETTA E la Ninetta? (soffermandosi davanti alla chiesa) Deh tu reggi in tal momento ANTONIO Il mio cor, pietoso Iddio! (piangendo) Deh proteggi il padre mio, Ahimè! Tutto è finito. E ti basti il mio morir!– (ai satelliti) PIPPO Or guidatemi alla morte Podestà scellerato! Si finisca di soffrir.

Qui, la gazza discende sulla panchina, rapisce la CORO eGIORGIO lira messa in disparte e se ne vola sul campanile. Ah farebbe la sua sorte Anche un sasso intenerir! GIORGIO (additandogli la gazza) La Ninetta prosegue il suo cammino, seguita dal Oh guarda, guarda. popolo, e ben tosto si toglie agli sguardi degli spettatori. – Terminata la funebre marcia, Gior- PIPPO gio attraversa la scena lentamente e costernato. Briccona! E giustamente Rubarmi la moneta Che tanto mi premeva. – Ah birba, birba! SCENA SEDICESIMA Eccola là sul ponte. Oh se potessi Arrampicarmi, forse Giorgio; Pippo ed Antonio nel campanile; e Troverei la mia lira. Vo’ provarmi. poscia Giannetto, Fabrizio, Lucia e diversi

ANTONIO famigli. Andiamo insiem. PIPPO PIPPO (sul ponte del campanile, tirando a sé qualche Gazzaccia maledetta! cosa da un buco in cui egli aveva intruso il braccio. Intanto la gazza è volata via) Pippo e Antonio corrono via. Giorgio, Giorgio? oh me felice!

45 Innocentissima!

GIORGIO PIPPO E così, che cosa è stato? Il cucchiaio, la forchetta, La mia lira, è tutto qua. PIPPO Tutto, tutto ho ritrovato: ANTONIO Guarda, guarda; Quella gazza maledetta (mostrandogli la posata) Fu la ladra. Avvisa, grida. – LUCIA, GIANNETTO, FABRIZIO eGIORGIO Giusto cielo! ANTONIO Non lasciamola ammazzar! GLI STESSI col CORO Caso eguale non si dà. GIORGIO Sei tu pazzo? PIPPO Padrona, spiegate PIPPO e ANTONIO Il vostro grembiale. (vedendo da lungi il convoglio, e gridando a (Pippo getta giù la posata nel grembiale della tutta voce) Lucia) Olà, fermate;

Dove andate? cosa fate? GIANNETTO eFABRIZIO Non mi vogliono ascoltar. desso È mirate: dessa PIPPO (l’uno prende subitamente la forchetta, e l’al- Inumani, andrò ben io... tro il cucchiaio, che mostrano alla Lucia)

Pippo e Antonio rientrano nel campanile. I SUDDETTI E CORO Il colpo fatale GIORGIO Corriamo a impedir. Ti compiango, amico mio: Il cervello se n’è andato. LUCIA, PIPPO, ANTONIO e GIORGIO Il colpo fatale Pippo e Antonio suonano una campana a tutta Correte a impedir. forza. Fabrizio e Giannetto, colla posata, corrono via, e Che fracasso indiavolato! dietro ad essi i famigli. – Pippo e Antonio rientra- Oh che pazzo da legar! no nel campanile e suonano di nuovo a martello.

GIANNETTO (uscendo precipitosamente dall’orto) Che vuol dir? SCENA DICIASSETTESIMA Il Podestà e suddetti, fuorché Giannetto e Fabrizio. FABRIZIO e LUCIA (idem, e dietro loro alcuni famigli) IL PODESTÀ Che cosa avvenne? Che scampanare è questo! Che cosa è mai successo? ANTONIO ePIPPO

(ricomparendo sul ponte) LUCIA Innocente è la Ninetta. (correndogli incontro) TUTTI, fuorché PIPPO e ANTONIO Del mio piacer l’eccesso Innocente! Non vi saprei spiegar.

PIPPO e ANTONIO IL PODESTÀ

46 Io non capisco niente. La vedrete.

LUCIA IL PODESTÀ La povera Ninetta Ma lo sparo? Pur troppo era innocente.– (a Giorgio e al Podestà) I SUDDETTI e I FAMIGLI Ah cari amici miei, Fu allegria. Andiamola a incontrar. PIPPO, ANTONIO e I FAMIGLI GIORGIO Ecco, ecco! Andiamola a incontrar.

IL PODESTÀ SCENA DICIOTTESIMA Mi sembra di sognar. E ULTIMA

Mentre la Lucia insieme con Giorgio fa per in- I suddetti, Ninetta, Fabrizio, Giannetto abitanti, camminarsi, s’ode di lontano una scarica di fuci- genti d’arme; e poscia Ernesto con Fernando. li. – Pippo ed Antonio sul campanile stanno os- servando attentamente verso la campagna. La Ninetta è assisa sopra un carro adornato all’infretta di rami e di fiori, e tratto da alcuni LUCIA contadini. Giannetto, Fabrizio ed altri contadini Ah! qual rimbombo! Oh Dei! le fanno corteggio. Diversi contadinelli si È morta, è morta. arrampicano qua e là per vedere.

(s’abbandona svenuta tra le braccia di Giorgio) LUCIA (correndo incontro alla Ninetta) IL PODESTÀ Figlia mia! Oh cielo! Qual fremito! qual gelo GIANNETTO Mi piomba sovra il cor! (leggendo ciò che sta scritto in una carta ch’e- gli consegna al Podestà) PIPPO e ANTONIO «Si rilasci la Ninetta.» lo la vedo. Viene, viene. Questa è mano del Pretor. Qual trionfo! Oh benedetta!

LUCIA, GIANNETTO e FABRIZIO CORO Quando meno il cor l’aspetta (di dentro) Viva, viva la Ninetta, Sembra il giubilo maggior. La sua fede, il suo candor! IL PODESTÀ (Quanto costa una vendetta! IL PODESTÀ eGIORGIO Oh che sento! Di rimorsi ho pieno il cor.)

GIORGIO GIORGIO, PIPPO, ANTONIO e CORO (alla Lucia che s’è riscossa) Viva, viva la Ninetta Avete udito? La sua fede, il suo candor!

ALCUNI FAMIGLI (entrando), ANTONIO e PIPPO Pippo e Antonio discendono dal campanile. Viene, viene: non temete. NINETTA LUCIA Queste grida di letizia Dite il vero? Danno tregua al mio tormento: Ma il mio cor non è contento; I SUDDETTI e I FAMIGLI Ma con voi, miei fidi amici

47 No, gioir non posso ancor! E il buon Pippo? Non lo vedo.

LUCIA, GIANNETTO e FABRIZIO PIPPO Mia Ninetta, che mai dici? (accorrendo verso la Ninetta, la quale gli fa gran- È svanito ogni timor. de accoglienza; dietro ad esso viene Antonio) Cara amica, sono qua. NINETTA No, no!... Dov’è mio padre?... LUCIA Nessun risponde: oh Dio! (unendo la mano di Ninetta con quella di Giannetto)

FERNANDO Mia Ninetta, ecco il tuo sposo. (comparendo improvvisamente accompagna- to da Ernesto) NINETTA, FERNANDO e GIANNETTO Oh momento avventuroso! Cor mio, Sì, vive, e a te sen vola; LUCIA (abbracciando la figlia) Ma perdona alla Lucia! Sempre con te sarà. Ninetta e Giannetto l’abbracciano. NINETTA Ah padre! Or sì che obblio FABRIZIO Tutti i passati guai: Brava, brava moglie mia! Ah che perfetta è omai

La mia felicità! NINETTA e GIANNETTO Ah mio ben, fra tanto giubilo TUTTI GLI ALTRI, fuorché IL PODESTÀ Sento il cor dal sen balzar. Ah chi provato ha mai Egual felicità! TUTTI GLI ALTRI, fuorché IL PODESTÀ Una scena così tenera IL PODESTÀ Fa di gioia lagrimar. (accennando a Fernando) Ma in che modo fu costui IL PODESTÀ Dal suo carcer liberato? (Una scena così tenera Mi costringe a lagrimar.) FERNANDO Per un ordine firmato NINETTA, GIANNETTO, FERNANDO e PIPPO Dal monarca mio signor. Ecco cessato il vento Placato il mare infido: Ernesto ne fa testimonianza co’ suoi cenni. Salvi siam giunti al lido; Alfin respira il cor.

TUTTI GLI ALTRI, fuorché IL CORO e IL PODESTÀ IL PODESTÀ Viva il Principe adorato (Sordo susurra il vento, Che sol regna coll’amor! Minaccia il mare infido: Tutti son giunti al lido; IL PODESTÀ lo son fra l’onde ancor.) (Son confuso, strabiliato; Di me stesso sento, orror.) TUTTI, fuorché IL PODESTÀ In gioia ed in contento CORO Cangiato è il mio timor. (additando il Podestà)

È confuso, strabiliato, IL PODESTÀ E già cambia di color. (D’un tardo pentimento Pavento, oh Dio, l’orror!) NINETTA

48 Francesco Bagnara. Piazza del villaggio, scena per La gazza ladra (II,12). Venezia, Teatro La Fenice (1836). (Venezia, Museo Correr).

49 STRUTTURA MUSICALE DELL’OPERA1 a cura di ENRICO GIRARDI

Sinfonia n. 4 - Coro e [Giannetto] «Maestoso marziale/Allegro» Coro (Orchestra) «Brillante» Ma qual suono! (Ninetta, Coro, Pippo)

ATTO PRIMO Cavatina «Maestoso/Allegro» Vieni fra queste braccia n. 1 - Introduzione (Giannetto, Coro) «Brillante» Oh che giorno fortunato! (Coro, Pippo, La gazza) n. 5 - Brindisi [Pippo]2 «Moderato/Allegro» Tocchiamo, beviamo Cavatinetta [Lucia] nel Seguito dell’Introduzione (Pippo, Coro) «Moderato» Marmotte, che fate? (Lucia, Pippo, Coro, Fabrizio, La gazza) Recitativo dopo il Brindisi O madre, ancor non mi diceste nulla Seguito dell’Introduzione (Giannetto, Lucia, Fabrizio, Pippo, Ninetta, Fer- «Allegro con brio» Là seduto l’amato Giannetto nando) (Fabrizio, Lucia, Pippo, Coro) n. 6 - Recitativo e Duetto [Ninetta-Fernando]3 Recitativo dopo l’Introduzione Recitativo Oh cospetto! undici ore già passate «rec./Adagio» Ieri, / sul tramontar del sole (Fabrizio, Lucia, Pippo) (Fernando, Ninetta) n. 2 - Cavatina [Ninetta] Duetto «Moderato/Allegro» Di piacer mi balza il cor «Allegro moderato/Andantino/Tempo I/Vivace» (Ninetta) Come frenar il pianto (Ninetta, Fernando) Recitativo dopo la Cavatina Oh come il mio Giannetto n. 7 - Cavatina [Podestà] (Fabrizio, Ninetta, Lucia) «Moderato/Allegretto/Tempo I» Il mio piano è preparato n. 3 - Cavatina [Isacco] (Podestà) «Allegro moderato/Moderato» Stringhe e ferri da calzette Recitativo dopo il Duetto e la Cavatina (Isacco) Un altro, un altro: questo (Ninetta, Podestà, Giorgio, Fernando) Recitativo dopo la Cavatina Oh, senti il vecchio Isacco (Pippo, Isacco, Ninetta)

50 n. 8 - Scena e Terzetto [Ninetta-Podestà-Fernando] n. 11 - Aria [Podestà] Scena «Andantino/Vivace» Sì, per voi pupille amate «Moderato» M’affretto di mandarvi i contrassegni (Podestà, Ninetta, Coro) (Ninetta, Podestà, Fernando) Recitativo dopo l’Aria Terzetto Podestà! Podestà! tu me l’hai fatta «Maestoso/Allegro» (Respiro). Mia cara! (Antonio, Pippo, Ninetta) (Podestà, Fernando, Ninetta) n. 12 - Recitativo e Duetto [Ninetta-Pippo] Recitativo dopo il Terzetto4 Recitativo O pancia mia, tu devi «Allegro» Deh pensa che domani (Pippo, Ninetta, Isacco, La gazza, Lucia, Podestà, (Ninetta, Pippo) Giannetto, Fabrizio) Duetto n. 9 - Finale I «Andantino pastoso/Allegro» «Allegro» In casa di Messere Fabrizio Vingradito E ben, per mia memoria (Podestà, Giannetto, Ninetta, Lucia, Pippo, (Ninetta, Pippo) Fabrizio) Recitativo dopo il Duetto Seguito del Finale I Infelice Ninetta! … ed è poi certo «Allegro» Isacco chiamaste (Lucia) (Isacco, Podestà, Giannetto, Lucia, Pippo, Fabrizio) n. 13 - Scena e Aria [Fernando]6 Seguito del Finale I Scena «Andantino/Allegro» Mi sento opprimere «.../Allegro» Chi è? Fernando! oh Dio! (Ninetta, Lucia, Pippo, Podestà, Giannetto, (Lucia, Fernando) Fabrizio) Aria Stretta del Finale I «Allegro agitato/Allegro» «Allegro vivace» In prigione costei sia condotta Accusata di furto... oh rossore! (Podestà, Giannetto, Ninetta, Lucia, Pippo, Isac- (Fernando) co, Fabrizio, Coro) Recitativo dopo l’Aria Sventurato Fernando! … Ed io pur sono (Lucia) ATTO SECONDO n. 14 - Recitativo, Coro e Quintetto [Ninetta- Recitativo Giannetto-Fabrizio-Podestà-Fernando] In quell’orrendo carcere rinchiusa Introduzione orchestrale (Antonio, Ninetta, Giannetto) «Maestoso» (Orchestra) n. 10 - Duetto [Ninetta-Giannetto]5 Recitativo Recitativo «Andante grazioso/Allegro» A pieni voti è condannata Forse un dì conoscerete (Pretore, Giannetto, Fabrizio) (Ninetta, Giannetto, Antonio) Coro Recitativo dopo il Duetto «Maestoso» Tremate, o popoli Ah destino crudele! Ma perché mai (Coro) (Antonio, Podestà, Ninetta)

51 Scena NOTE «Rec.» Infelice donzella 1 Il presente schema è redatto sulla base dell’edizione (Pretore) critica della partitura, curata da e pub- blicata nel 1973 (vers. def.: 1979) dalla Fondazione Quintetto Rossini di . Tale edizione rispecchia fedelmente l’autografo approntato dall’autore per la prima rappre- «Adagio/Allegro/Adagio/Tempo I» sentazione dell’opera, avvenuta al Teatro alla Scala di Ahi qual colpo! … già d’intorno Milano il 31 maggio 1817. Si dà tuttavia notizia in nota (Ninetta, Giannetto, Fabrizio, Podestà, Fernan- delle varianti decise dall’autore in vista delle successi- do, Pretore, Coro) ve rappresentazioni della Gazza ladra a Pesaro nel 1818, a Napoli nel 1819 e ancora a Napoli nel 1820. 2 Nella rappresentazione pesarese del 1818 questo nu- Stretta del Quintetto mero fu sostituito dalla Cavatina di Fernando Dunque «Allegro» Sino il pianto è negato al mio ciglio invano i perigli, la morte in tempo «Marziale». Quest’ul- (Ninetta, Giannetto, Fabrizio, Podestà, Fernan- timo tuttavia non è una brano originale ma l’adattamen- to di un’aria di , opera semiseria do, Coro, [Pretore col Coro]) rappresentata per la prima volta a Roma nel 1815. Nella rappresentazione napoletana del 1819 il brindisi Recitativo dopo il Quintetto fu ancora sostituito, questa volta da un’aria di sortita Ora mi par che il core tratta dal «dramma serio» (Roma, 1812). (Lucia) 3 A Napoli (1819), questo duetto fu sostituito dall’aria originale per Fernando Barbara sorte, fui disarmato in n. 15 - Aria [Lucia]7 tempo «Allegro». «Andantino/Allegro» A questo seno 4 A Pesaro (1818), questo recitativo fu sostituito da un (Lucia) Recitativo e Aria di Pippo, che è in realtà l’adattamento di un’aria tratta da (Milano, 1812). Recitativo dopo l’Aria 5 Nella rappresentazione di Pesaro del 1818 questo Che razza di villaggio! duetto fu sostituito dall’adattamento di un altro duetto (Ernesto, Pippo, Giorgio, Antonio) per soprano e tenore tratto da (Napoli, 1817). 6 Nelle rappresentazioni di Napoli del 1819 e del 1820 quest’aria fu tagliata e difatti non compare nel relativo n. 16 - Finale II libretto. Si pensa tuttavia che fu sostituita dall’aria Oh Introduzione colpo impensato in tempo «Allegro agitato», che com- «Moderato/Andantino/Tempo I» parve poi frequentemente in successive edizioni dell’o- pera. Infelice, sventurata, 7 Nella rappresentazione di Pesaro del 1818 e in quelle (Coro, Ninetta) di Napoli del 1819 e del 1820 quest’aria fu tagliata. Nel libretto originale peraltro non compare il testo, il che fa Seguito del Finale II supporre che quest’aria «di sorbetto» fu composta al- «Allegro/Adagio/Tempo I» l’ultimo momento solo per compiacere l’interprete che sostenne la parte di Lucia, effettivamente non granché Giorgio, Giorgio, oh me felice! sviluppata, nelle rappresentazioni milanesi del 1817. (Pippo, Antonio, Giorgio, Giannetto, Lucia, Fabrizio, Coro, Fabrizio, Pippo, Podestà)

Stretta del Finale II «Allegro/Andantino/Allegro vivace/Andante grazioso» Figlia mia! / Si rilasci la Ninetta (Lucia, Giannetto, Fabrizio, Podestà, Coro [Gior- gio, Pippo, Antonio col Coro], Ninetta, Fernando, Pippo, Antonio)

52 Maria Malibran in tre momenti della Gazza ladra. Incisione di C. Hullmandel tratta da disegni della cantante (1829). (Napoli, Collezione S. Ragni).

53 LA GAZZA LADRA IN BREVE

Al Teatro la Fenice La Gazza ladra manca paesano, anch’esso elemento caratterizzante da oltre centosessant’anni: con Francesco della pièce semiseria. Lo stesso dicasi per le Bagnara scenografo e Giuseppina Streppo- sventure della protagonista, erede ultima ni nella parte di Ninetta inaugurò la stagio- delle varie Nine e Ninette che per decenni ne di primavera del 1836, a quasi un ven- avevano fatto piangere le platee d’Europa: tennio di distanza dalla prima scaligera del modello di costanza e amor filiale, contrap- 31 maggio 1817, che vantava le splendide posto al carattere tirannico del podestà perfi- scene di Alessandro Sanquirico ed un cast do e lascivo che, respintone, innesca la sua d’eccezione, tra cui il soprano Teresa Gior- persecuzione. Col precipitare della vicenda i gi-Belloc ed il carismatico basso Filippo toni di sfondo cambiano, e Rossini impone ai Galli. suoi personaggi un’evoluzione drammatica, Rossini teneva in maniera particolare a que- ove il Podesta assume toni da Inquisitore, e sto ritorno scaligero, a due anni di distanza – l’umile Ninetta – condotta al martirio fra la tra l’altro – dall’esito incerto del Turco in Ita- partecipazione corale di tutta la comunità, lia: rifiutò, quindi, un libretto propostogli da con tanto di marcia funebre e preghiera – Felice Romani e scelse quale soggetto (poi af- viene sublimata in eroina. fidato poi alla penna prestigiosa, ma teatral- Indubbiamente la personalità della Giorgi- mente inesperta, del poeta e filologo Giovan- Belloc ha contribuito ad imporre alla platea ni Gherardini) – il dramma francese La pie milanese il personaggio di Ninetta, al quale voleuse, che a sua volta si ispirava ad un fat- legarono la loro fortuna molte primedonne to realmente accaduto. Rossini fece centro: ottocentesche. Il capolavoro rossiniano si dall’esile vicenda della servetta ingiusta- mantenne in repertorio almeno per tutto mente condannata a morte per il furto di una l’Ottocento; in più occasioni, anche per ma- posata, sottratta invece da una gazza, trasse no dello stesso autore, vennero operati tagli e una partitura in cui il superamento e la con- sostituzioni. A partire dagli anni Settanta la ciliazione degli elementi drammatici e buffi Rossini-Renaissance ha contribuito, fra l’al- segnano un punto d’arrivo importante nel tro, a riprestinare la fisionomia originale del- genere semiserio. Da esso La gazza ladra ac- le partiture grazie alla comparsa delle edi- coglie il gusto sentimentale (larmoyant) di- zioni critiche:quella della Gazza ladra è stata stillatosi dai drammi francesi di metà Sette- curata da Alberto Zedda. cento, unito alla suggestione – non priva di La storia recente della Gazza ladra si intrec- spunti politici – delle cosidette pièces à sau- cia spesso al nome prestigioso del regista te- vetage del teatro francese rivoluzionario, desco Michael Hampe, che ne ha fatto un ve- nelle quali, in extremis, l’innocente perse- ro cavallo di battaglia. Al PalaFenice egli pro- guitato veniva salvato e la giustizia ristabili- pone un allestimento con scene e costumi ta. Rossini da parte sua si muove con estre- creati ex novo sui bozzetti ideati per il Tea- ma raffinatezza all’interno delle convenzioni tro di Colonia da Mauro Pagano, il grande di genere, armonizzando i diversi registri scenografo prematuramente scomparso linguistici dei personaggi sullo sfondo di effi- una decina di anni or sono. caci descrizioni coloristiche dell’ambiente

54 Mauro Pagano, figurini per La gazza ladra. Colonia, Opera di Stato (1984). Regia di Michael Hampe.

Mauro Pagano, bozzetto per La gazza ladra. Colonia, Opera di Stato (1984). Regia di Michael Hampe.

55 nel ruolo di Fernando. Litografia di Langlumé da un disegno di J. Parent. (Napoli, Collezione Ragni).

56 ARGOMENTO

ATTO I la: militare da molti anni, egli è dovuto fug- gire dal reggimento perché condannato a Ampio cortile della casa di Fabrizio morte in seguito ad un alterco con il suo ca- I famigli della casa e gli abitanti del villag- pitano [Duetto: «Come frenar il pianto»]. gio festeggiano l’annunciato ritorno dalla L’arrivo di Gottardo, Podestà del villaggio guerra di Giannetto, figlio di Fabrizio Vin- invaghito di Ninetta [Cavatina: «Il mio pia- gradito [Introduzione: «Oh che giorno for- no è preparato], costringe Fernando ad av- tunato]; mentre si prepara allegramente la volgersi nuovamente nei suoi cenci per mensa, una gazza, nella sua gabbia, ripete non essere riconosciuto. Accortosi di Ninet- più volte il nome di Pippo, giovane contadi- ta, il Podestà le rinnova ancora una volta le no alle dipendenze di Fabrizio. Dopo aver sue profferte amorose; Ninetta lo respinge inneggiato al vino, Fabrizio confida alla mentre Fernando, che il Podestà crede un moglie Lucia il proprio desiderio di vedere povero viandante, deve rimanere in dispar- Giannetto sposo di Ninetta, una ragazza al te fingendo di dormire. L’arrivo di un mes- loro servizio; Lucia, però, non prova alcu- saggio urgente costringe il Podestà a met- na simpatia per la povera serva e anzi la- tersi alla ricerca dei suoi occhiali. Ninetta menta la trascuratezza della giovane che di ne approfitta per confortare il padre: questi recente ha smarrito anche una posata d’ar- le consegna una posata d’argento dandole gento. Mentre tutti sono indaffarati all’in- l’incarico di venderla e di nascondere il ri- terno della casa per completare i preparati- cavato, che gli permetterà la fuga, sotto un vi della festa, Ninetta, felice per il ritorno castagno ai margini del bosco. Nel frattem- dell’amato Giannetto [Cavatina: «Di piacer po, poiché il Podestà non riesce a trovare mi balza il cor»], giunge dalla collina e vie- gli occhiali, è Ninetta a leggere il messaggio ne accolta paternamente da Fabrizio; il loro appena giunto: esso contiene l’ordine di ar- colloquio viene interrotto da Lucia. Quan- restare suo padre accusato di diserzione. do i tre si sono allontanati, Isacco, mercan- Per sviare le ricerche però, la giovane cam- te e usuraio del villaggio, entra nel cortile bia i connotati paterni descritti sul foglio. per offrire le sue mercanzie [Cavatina: Vedendo il Podestà insidiare nuovamente «Stringhe e ferri da calzette»], ma incontra Ninetta con le sue galanterie, Fernando Pippo che lo invita ad andarsene. La scena questa volta non riesce a trattenersi e allon- torna ora a riaffollarsi: tutti corrono incon- tana il vecchio magistrato che esce proffe- tro a Giannetto che abbraccia commosso rendo oscure minacce [Terzetto: «Respi- Ninetta [Cavatina: «Vieni tra queste brac- ro…» «Mia cara!»]. La scena rimane vuota, cia»], mentre Pippo intona un brindisi mentre la gazza, uscita dalla gabbia, vola [«Tocchiamo, beviamo»]. Quindi Giannetto sulla tavola per rubare un cucchiaio. si reca con i genitori a far visita a uno zio ammalato mentre Ninetta resta sola per ba- Stanza terrena in casa di Fabrizio dare alla casa. La giovane viene raggiunta Ninetta vende a Isacco la posata del padre, da un uomo vestito di stracci nel quale ri- ma uscendo per portare il ricavato sotto il conosce subito il padre, Fernando Villabel- castagno viene trattenuta dall’arrivo dei

57 padroni di casa. Con loro giunge anche il suo amore [Aria: «Sì per voi, pupille ama- Podestà che si congratula con Giannetto te»]. All’ennesimo rifiuto il Podestà si allon- per le sue imprese militari. Nell’imbandire tana minaccioso mentre il suono dei tam- la tavola Lucia scopre la mancanza di buri annuncia l’apertura del processo. Do- un’altra posata. Nonostante l’opposizione po poco tempo giunge Pippo; nella speran- di Fabrizio, il Podestà apre immediatamen- za di salvare il padre, Ninetta lo prega di te un’inchiesta [Finale: «In casa di Messe- prestarle tre scudi e di nasconderli sotto il re»] e scopre così che Ninetta è figlia del di- castagno convenuto, prima di sera. Quindi, sertore ricercato e che è in possesso di una presentendo la sua condanna, Ninetta gli somma di denaro di cui non riesce a spie- consegna un anello per Giannetto e lo salu- gare l’origine. Pippo, che ha saputo da Ni- ta con commozione [Duetto: «E ben, per netta della vendita della posata ad Isacco, mia memoria»]. lo rivela innocentemente a Gottardo. Il Po- destà, ansioso di vendicarsi dell’oltraggio Stanza terrena in casa di Fabrizio ricevuto, convoca allora l’usuraio che testi- Lucia, che ha sempre incolpato Ninetta, è monia di avere acquistato da Ninetta una presa dal dubbio e dal rimorso. La donna si posata su cui erano incise le lettere F. V.: imbatte in Fernando, angosciato per non tutti sono ormai convinti che il proprietario aver ancora trovato, sotto il castagno, il de- della posata venduta sia Fabrizio Vingradi- naro necessario per la fuga; venuto a sape- to, mentre Ninetta, per difendere il padre, re da Lucia che la figlia è ingiustamente non può dimostrare che quelle iniziali imprigionata, Fernando decide di costituir- stanno invece ad indicare Fernando Villa- si pur di salvarla [Aria: «Accusata di furto... bella. Tra lo sgomento generale, il Podestà oh rossore!»]. accusa Ninetta di furto e ordina che sia condotta in prigione. Sala del tribunale I giudici pronunciano la sentenza di morte per Ninetta [Coro: «Tremate o popoli»] e a ATTO II nulla vale l’intervento di Giannetto che vorrebbe convincerla a svelare il suo se- Vestibolo delle prigioni greto [Quintetto: «Ahi qual colpo!... già d’in- Il carceriere Antonio, impietosito dalla cat- torno»]. Fernando allora si fa largo tra la tiva sorte della povera serva, acconsente folla e si costituisce implorando la salvezza che Ninetta esca dalla cella a godere della della figlia. Il suo intervento, però, giunge luce del giorno. La giovane lo prega di troppo tardi: la sentenza è stata già emessa chiamare Pippo con cui vuole confidarsi. e non può essere modificata. Ninetta viene Nel frattempo Giannetto, sconvolto dal so- condotta al patibolo e Fernando in prigio- spetto che Ninetta sia colpevole, riesce a ot- ne. tenere dal carceriere un colloquio con la reclusa: a lui Ninetta proclama il suo amo- Piazza del villaggio re e la sua innocenza [Duetto: «Forse un dì Lucia esce dalla chiesa dove ha pregato per conoscerete»], ma insieme afferma di non la salvezza di Ninetta [Aria: «A questo se- volersi difendere davanti al tribunale per no»]. Quando la piazza rimane deserta non danneggiare una persona già dura- giunge Ernesto, militare e amico di Fer- mente colpita dal destino. La fanciulla, in- nando: egli è in cerca del Podestà per co- fatti, non vuole mettere in pericolo il padre municargli che il Re ha concesso la grazia e narrando come realmente si siano svolti i la libertà a Fernando. Pippo, che ha appena fatti. Giannetto si allontana promettendole nascosto il denaro sotto il castagno, si im- che tenterà di tutto per salvarla. Rimasta batte in Ernesto e gli indica la casa del Po- sola Ninetta è raggiunta dal Podestà: questi destà. Una volta solo, Pippo conta le mone- cerca nuovamente di insidiare la giovane te che gli sono rimaste e quindi viene rag- alla quale promette la libertà in cambio del giunto da Antonio; mentre i due stanno

58 conversando, sotto i loro occhi la gazza ru- scarica di fucili; tutti temono che l’esecu- ba una moneta a Pippo volando poi sul zione sia avvenuta, ma grida di gioia an- campanile; entrambi si precipitano a recu- nunciano invece l’arrivo del carro coperto perare la moneta, quando nella piazza pas- di fiori sul quale si trova Ninetta ormai li- sa il corteo che conduce Ninetta al suppli- bera. Ninetta tuttavia, è ancora turbata per zio [Finale: «Infelice, sventurata»]. Nel frat- le sorti del padre che crede in prigione. tempo, però, Pippo e Antonio scoprono sul Questi, invece, grazie ad Ernesto, è stato campanile le due posate scomparse. Tutti scarcerato e può ora riabbracciare la figlia. comprendono che la vera colpevole dei fur- Il Podestà strabiliato rimane da parte, men- ti era la gazza; la prova dell’innocenza di tre Lucia unisce la mano di Giannetto a Ninetta è certa e mentre le campane suona- quella di Ninetta tra l’esultanza generale. no a festa, Giannetto e Fabrizio corrono a fermare l’esecuzione. Al richiamo delle campane la piazza si riempie e giunge il Podestà. Improvvisamente si sente una

Romolo Liverani. Ampio cortile della casa di Fabrizio, scena per la Gazza Ladra (I,1). Faenza, Fiera di S. Pietro (1825). (Faenza, Biblioteca Comunale).

59 ARGUMENT

ACTE I la maison. Vient à sa rencontre un homme vêtu de haillons, en qui elle reconnaît Vaste cour de la maison de Fabrizio immédiatement son père, Fernando Villa- Les membres de la famille et les habitants bella: militaire depuis de nombreuses du village fêtent le retour de la guerre de années, il a dû quitter son régiment à la Giannetto, le fils de Fabrizio Vingradito suite d’une altercation avec son capitaine [Introduzione: «Oh che giorno fortunato»]. [Duetto: «Come frenar il pianto»]. L’arrivée Pendant que l’on dresse joyeusement la de Gottardo, le Podestat du village qui est table, une pie, dans sa cage, répète main- amoureux de Ninetta [Cavatina: «Il mio tes fois le nom de Pippo, un jeune paysan piano è preparato»] oblige Fernando à au service de Fabrizio. Après avoir s’envelopper à nouveau dans ses vieux entonné un hymne en l’honneur du vin, vêtements pour ne pas être reconnu. Il Fabrizio confie à son épouse Lucia son aperçoit Ninetta à laquelle il renouvelle désir de voir Giannetto marié à Ninetta, ses propos amoureux. Ninetta le repousse une jeune fille qui travaille pour eux. Mais et Fernando, que le Podestà prend pour un Lucia n’éprouve aucune sympathie pour la pauvre mendiant, doit rester à l’écart et pauvre servante et déplore même la négli- faire semblant de dormir. L’arrivée d’un gence de la jeune fille qui a égaré quelque message urgent oblige le Podestat à aller temps auparavant un couvert d’argent. chercher ses lunettes. Ninetta en profite Tandis que tous s’affairent à l’intérieur de pour réconforter son père: ce dernier lui la maison pour achever les préparatifs de remet un couvert d’argent en la chargeant la fête, Ninetta, heureuse du retour de son de le vendre et d’en cacher sous un châ- bien-aimé Giannetto [Cavatina: «Di piacer taignier qui pousse à l’orée du bois la som- mi balza il cuor»] arrive de la colline et me obtenue qui lui permettra de s’enfuir. Fabrizio l’accueille avec des gestes pater- Comme le Podestà ne parvient pas à nels. Leur conversation est interrompue retrouver ses lunettes, c’est Ninetta qui lit par Lucia. Une fois que tous trois se sont le message qui contient l’ordre d’arrêter éloignés, Isacco, marchand et usurier du son père accusé de désertion. Pour brouil- village, entre dans la cour pour présenter ler les pistes, la jeune fille change les traits ses marchandises [Cavatina: «Stringhe e caractéristiques du personnage décrit sur ferri da calzette»] mais il rencontre Pippo le papier. Voyant Fernando poursuivre à qui l’invite à s’en aller. La scène se rem- nouveau Ninetta de ses assiduités, il ne plit à nouveau de personnages: tous cou- peut cette fois se retenir et il chasse le rent à la rencontre de Giannetto qui vieux magistrat qui sort en proférant d’ob- embrasse, ému, Ninetta [Cavatina: «Vieni scures menaces [Terzetto: «Respiro…» «Mia tra queste braccia»] tandis que Pippo cara»]. La scène reste vide, tandis que la pie, entonne un chant en portant un toast sortie de sa cage, vole au-dessus de la table [«Tocchiamo, beviamo»]. Puis Giannetto va et s’empare d’une cuillère. rendre visite avec ses parents à un oncle Chez Fabrizio, dans une pièce au rez-de- malade et Ninetta reste seule à surveiller chaussée.

60 Ninetta vend à Isacco le couvert de son père se sont effectivement passés. Giannetto s’é- mais en sortant pour aller apporter l’argent loigne en lui promettant qu’il tentera tout de la vente à son père, qui l’attend sous le pour la sauver. Le Podestat rejoint Ninetta châtaignier, Ninetta est retenue par ses maî- restée seule; ce dernier essaie à nouveau tres qui viennent d’arriver. Elle rejoint avec de séduire la jeune fille, à laquelle il promet eux le Podestat, qui félicite Giannetto pour la liberté en échange de son amour [Aria: ses entreprises militaires. En mettant la ta- «Sì per voi, pupille amate»]. Après avoir es- ble, Lucia s’aperçoit qu’il manque un autre suyé le ennième refus le Podestat s’éloigne, couvert encore. Bien que Fabrizio s’y oppose, menaçant, tandis que le son des tambours le Podestat ouvre immédiatement une en- annonce l’ouverture du procès. Peu après quête [Finale: «In casa di Messere»] et il dé- arrive Pippo; dans l’espoir de sauver son couvre ainsi que Ninetta est la fille du déser- père, Ninetta le prie de lui prêter trois écus teur recherché et qu’elle possède une somme et d’aller les cacher sous le châtaignier d’argent dont elle se refuse à expliquer la comme convenu, avant que le soir ne tom- provenance. Pippo, qui a su par Ninetta be. Puis, au moment où l’on présente sa qu’elle avait vendu le couvert à Isacco, le condamnation, Ninetta lui remet une ba- révèle en toute innocence à Gottardo. Le Po- gue pour Giannetto et elle le salue, fort destat, qui tient à se venger de l’offense subie, émue [Duetto: «E ben, per mia memoria»]. convoque alors l’usurier qui atteste avoir acheté à Ninetta un couvert sur lequel Chez Fabrizio, dans une pièce au rez-de- étaient gravées les lettres F.V. Tous sont dé- chaussée. sormais convaincus que le propriétaire du Lucia, qui n’a pourtant cessé d’accuser Ni- couvert vendu est Fabrio Vingradito et Ninet- netta, est saisie de doute et de remords. El- ta, pour défendre son père, ne peut pas dé- le tombe sur Fernando, angoissé de n’avoir montrer que ces initiales correspondent au toujours pas trouvé, sous le châtaignier, contraire à celles de Fernando Villabella. Au l’argent nécessaire à la fuite. Comme Lucia milieu du désarroi général, le Podestat accu- lui apprend que sa fille est injustement em- se Ninetta de vol et ordonne qu’on la mène prisonnée, Fernando décide de se consti- en prison. tuer pour la sauver. [Aria: «Accusata di fur- to... oh rossore!»].

ACTE II Salle du tribunal Les juges prononcent la sentence de mort à En prison l’encontre de Ninetta [Coro: «Tremate o po- Le geôlier Antonio, qui a pitié du mauvais poli»] et Giannetto tente en vain de la per- sort imparti à la servante, autorise Ninetta suader de révéler son secret [Quintetto: à sortir de sa cellule pour aller jouir de la «Ah! Qual colpo!... già d’intorno»]. lumière du jour. La jeune fille le prie d’al- Fernando se fraie alors un chemin dans la ler chercher Pippo auprès duquel elle veut foule et se constitue en implorant que l’on se confier. Entre temps Giannetto, boule- sauve sa fille. Mais il intervient trop tard: la versé par le soupçon que Ninetta soit cou- sentence a déjà été émise et elle ne peut pable, parvient à obtenir du geôlier la per- être modifiée. Ninetta est conduite au gibet mission de s’entretenir avec la détenue: Ni- et Fernando est emprisonné. netta lui proclame son amour et son inno- cence [Duetto: «Forse un dì conoscerete»] Place du village. mais elle lui déclare en même temps qu’el- Lucia sort de l’église où elle a prié pour que le ne veut pas se défendre au tribunal pour Ninetta ait la vie sauve [Aria: «A questo se- ne pas porter préjudice à une personne no»]. Sur la place désormais déserte arrive déjà durement frappée par le destin. En ef- Ernesto, militaire et ami de Fernando: ce fet, la jeune fille ne veut pas mettre en dan- dernier cherche le Podestat pour lui com- ger son père en racontant comment les faits muniquer que le roi a grâcié Fernando et

61 qu’il lui rend sa liberté. Pippo, qui vient de cher l’exécution. Au son des cloches la pla- cacher l’argent sous le châtaignier, tombe ce se remplit et arrive le Podestat. On en- sur Ernesto et lui indique la maison du Po- tend soudain des coups de fusil; tous crai- destat. Une fois seul, Pippo compte l’argent gnent que l’exécution n’ait eu lieu mais des qu’il lui reste. Antonio le rejoint, et pendant cris de joie annoncent au contraire l’arrivée que tous deux discutent ensemble, la pie vo- du char couvert de fleurs, sur lequel se trou- le sous leurs yeux une des monnaies de Pip- ve Ninetta qui a recouvré la liberté. Ninetta po et se pose tout en haut du clocher. Tous toutefois est encore inquiète du sort de son deux se précipitent pour récupérer la pièce père qu’elle croit en prison. Mais ce dernier, au moment où passe le cortège qui conduit grâce à Ernesto, a été libéré et il peut à nou- Ninetta au supplice [Finale: «Infelice sven- veau prendre sa fille dans ses bras. Le Po- turata»]. Mais entre temps Pippo et Antonio destat, émerveillé de tous ces faits, se tient à découvrent au sommet du clocher les deux l’écart, tandis que Lucia unit les mains de couverts qui avaient disparu. Tous com- Giannetto et de Ninetta au milieu de l’allé- prennent alors que c’est la pie qui la vérita- gresse générale. ble coupable des vols. La preuve de l’inno- cence de Ninetta est ainsi tangible et pen- dant que les cloches sonnent à toute volée, Giannetto et Fabrizio courent pour empê-

Romolo Liverani. Stanza terrena in casa di Fabrizio, scena per la Gazza Ladra (I,10). Faenza, Fiera di S. Pietro (1825). (Faenza, Biblioteca Comunale).

62 SYNOPSIS

ACT ONE for many years a soldier, he has had to flee from his regiment after being condemned Large courtyard of Fabrizio’s house to death following an argument with his The servants of the house and the inhabi- Captain [Duetto: «Come frenar il pianto»]. tants of the village are celebrating the an- The arrival of Gottardo, the village’s Pode- nounced return from the war of Giannetto, stà who is infatuated with Ninetta [Cavati- Fabrizio Vingradito’s son [Introduzione: na: «Il mio piano è preparato»], forces Fer- «Oh che giorno fortunato»]; while the table nando to wrap himself up again in his rags is being joyfully prepared, a magpie, in its to avoid being recognized. Noticing Ninet- cage, continues to repeat the name of Pip- ta, the Podestà once again makes amorous po, a young peasant employed by Fabrizio. advances; Ninetta rejects him while Fer- After extolling the wine, Fabrizio confides nando, whom the Podestà believes to be a in his wife Lucia his desire to see Giannet- poor wayfarer, has to stay to one side and to marry Ninetta, a girl in their employ; Lu- pretend to be asleep. The arrival of an ur- cia, however, is not fond of the poor serving gent message forces the Podestà to search girl at all and even complains about the ne- for his glasses. Ninetta takes advantage of gligence of the young girl who has recently this moment to comfort her father: the lat- misplaced a piece of silver cutlery. While ter gives her a piece of silver cutlery telling everyone is busy inside the house comple- her to sell it and to hide the proceeds, whi- ting the preparations for the festivities, Ni- ch will enable him to flee, under the chest- netta, happy because her beloved Giannet- nut tree at the edge of the wood. However, to is returning [Cavatina: «Di piacer mi bal- since the Podestà is unable to find his glas- za il cor»], comes down from the hill and is ses, it falls to Ninetta to read the message given a fatherly welcome by Fabrizio; their which has just arrived: it contains the or- conversation is interrupted by Lucia. When der to arrest her father, accused of deser- the three have gone away, Isacco, the villa- tion. However, to mislead the search, the ge’s merchant and money-lender, enters young girl changes the description of her the courtyard to offer his wares [Cavatina: father given in the message. Seeing the Po- «Stringhe e ferri da calzette»], but he meets destà trying to seduce Ninetta again with Pippo who asks him to leave. The scene his compliments, this time Fernando can- again becomes crowded: everybody runs to not stop himself and sends away the old meet Giannetto who, deeply touched, em- magistrate who leaves making dark threats braces Ninetta [Cavatina: «Vieni tra queste [Terzetto: «Respiro…» «Mia cara!»]. The braccia»], while Pippo makes a toast [«Toc- scene remains empty while the magpie, ha- chiamo, beviamo»]. Then Giannetto goes ving left its cage, flies onto the table to steal with his parents to visit a sick uncle while a spoon. Ninetta remains alone to look after the hou- se. The young girl is joined by a man dres- Ground-floor room in Fabrizio’s house sed in rags whom she immediately reco- Ninetta sells her father’s piece of cutlery to gnizes as her father, Fernando Villabella: Isacco but, while she’s going out to put the

63 money under the chestnut tree, she is stop- promises freedom in exchange for her love ped by the arrival of her master and mi- [Aria: «Sì per voi, pupille amate»]. Rejected stress. With them also comes the Podestà yet once more, the Podestà goes away who congratulates Giannetto on his mili- making threats while the sound of the tary exploits. While laying the table Lucia drums announces the start of the trial. Soon discovers another piece of cutlery is mis- afterwards Pippo arrives; in the hope of sa- sing. Despite Fabrizio’s opposition, the Po- ving her father, Ninetta begs him to lend her destà immediately opens an inquest [Fina- three scudi and to hide them under the le: «In casa di Messere»] and thus discovers agreed chestnut tree before evening. Then, that Ninetta is the daughter of the wanted sensing that she will be convicted, Ninetta deserter and that she holds a sum of money hands him a ring for Giannetto and, choked but cannot explain where it came from. with emotion, takes her leave of him [Duet- Pippo, who learnt from Ninetta of the sale to: «E ben, per mia memoria»]. of the piece of cutlery to Isacco, innocently reveals this to Gottardo. The Podestà, Ground-floor room in Fabrizio’s house anxious to revenge the affront he has suffe- Lucia, who has always placed the blame on red, then summons the money-lender who Ninetta, is assailed by doubts and remorse. testifies that he bought from Ninetta a piece The woman runs into Fernando who is di- of cutlery on which the initials F.V. were stressed because he still has not found the engraved: at this point everybody is con- money for his escape under the chestnut vinced that the owner of the sold cutlery is tree; having learnt from Lucia that his dau- Fabrizio Vingradito, while Ninetta, to pro- ghter has been unjustly imprisoned, Fer- tect her father, cannot reveal that those ini- nando decides to give himself up to save tials really stand for Fernando Villabella. her [Aria: «Accusata di furto... oh rossore»]. Amid the general consternation, the Pode- stà accuses Ninetta of theft and orders her Courtroom imprisonment. The judges pronounce the death sentence on Ninetta [Coro: «Tremate o popoli»] and the intervention of Giannetto, who wants to ACT TWO convince her to reveal her secret, is to no avail [Quintetto: «Ahi qual colpo!... già d’in- Prison entrance torno»]. The prison warder Antonio, moved by the Then Fernando makes his way through the plight of the poor servant girl, allows Ninet- crowd and gives himself up, begging for his ta to leave her cell to enjoy the daylight. The daughter to be spared. However, his inter- young girl begs him to call Pippo in whom vention comes too late: the sentence has al- she wants to confide. Meanwhile Giannetto, ready been delivered and cannot be chan- upset by the suspicion that Ninetta is guilty, ged. Ninetta is led away to the scaffold and manages to obtain permission from the war- Fernando to prison. der to talk to the prisoner: Ninetta declares both her love and her innocence [Duetto: Village square «Forse un dì conoscerete»], but at the same Lucia comes out of the church where she time says that she does not want to defend has prayed for Ninetta’s salvation [Aria: «A herself before the court so as not to harm a questo seno»]. When the square remains person already badly stricken by fate. In fact, deserted, Ernesto, a soldier and Fernando’s the young girl does not want to endanger friend, arrives: he is looking for the Podestà her father by recounting the facts. Giannetto in order to inform him that the King has goes away promising her that he will try granted Fernando mercy and freedom. Pip- everything to save her. Left on her own Ni- po, who has just hidden the money under netta is joined by the Podestà: once again he the chestnut tree, runs into Ernesto and tries to seduce the young girl to whom he points out to him the Podestà’s house. Left

64 on his own, Pippo counts his remaining square fills with people and the Podestà ar- money and is then joined by Antonio; whi- rives. Suddenly gunshots are heard; le the two are talking and under their very everyone fears that the execution has been eyes, the magpie steals a coin from Pippo carried out, but shouts of joy announce the before flying away to the bell-tower; they arrival of the flower-covered cart which both rush off to get back the coin, as the carries the released Ninetta. Nevertheless, procession leading Ninetta to her death Ninetta is still worried about her father passes through the square [Finale: «Infeli- whom she thinks is in prison. However, ce, sventurata»]. Meanwhile, however, Pip- thanks to Ernesto, he has been released po and Antonio discover the two missing and can now embrace his daughter once pieces of cutlery in the bell-tower. Everyo- again. The astounded Podestà remains to ne understands that the real thief was the one side, while Lucia unites Giannetto’s magpie; the proof of Ninetta’s innocence is hand with Ninetta’s amid general rejoicing. indisputable and, while the bells ring out joyfully, Giannetto and Fabrizio run to stop the execution. At the sound of the bells the

Romolo Liverani. Vestibolo delle prigioni nella Podesteria, scena per la Gazza Ladra (II,1). Faenza, Fiera di S. Pietro (1825). (Faenza, Biblioteca Comunale).

65 HANDLUNG

ERSTER AKT leideter Mann in dem das junge Mädchen gleich ihren Vater erkennt, Fernando Villa- Großer Hof im Hause Fabrizios bella: Soldat seit vielen Jahren, hat sein Re- Die Diener des Hauses und die Dorfbewoh- giment verlassen müssen da er wegen ei- ner feiern die angekündigte Rückkehr aus ner Auseinandersetzung mit seinem dem Krieg von Giannetto, Sohn Fabrizio Hauptmann zum Tode verurteilt wurde Vingraditos [Introduzione: «Oh che giorno [Duetto: «Come frenar il pianto»]. Die fortunato»]; während alle eifrig die Vorbe- Ankunft Gottardos, Bürgermeister des Dor- reitungen zum Festessen treffen, wie- fes und verliebt in Ninetta [Cavatina: «Il derholt eine Elster in ihrem Käfig mehr- mio piano è preparato»], zwingt Fernando mals den Namen Pippo, ein junger, bei Fa- sich wieder in seine Lumpen zu kleiden brizio angestellter Bauer. Nach reichli- um nicht erkannt zu werden. Der Bürger- chem Lobpreisen des angebotenen Weines, meister erneuert seine Liebesangebote, die vertraut Fabrizio seiner Frau Lucia seinen Ninetta zurückgeweist. Eine eingetroffene heimlichen Wunsch an, Giannetto mit Ni- eilige Mitteilung zwingt den Bürgermeister netta, einer jungen bei ihnen angestellten nach seiner Brille zu suchen. Ninetta Bediensteten, vereint zu sehen; Lucia zeigt nimmt die Gelegenheit wahr um ihren Va- jedoch gar keine Sympathie für die Magd, ter zu beruhigen: der ihr ein silbernes Be- deren Unordentlichkeit vorkurzem zum steck gibt, sie bittet dasselbe zu verkaufen Verlust eines Silberbestecks geführt hat. und den Erlös, der ihm die Flucht ermögli- Während alle die Festvorbereitungen im chen soll, unter einem Kastanienbaum am Haus abschließen, trifft Ninetta, glücklich Rande des Waldes zu verstecken. Da der über die Rückkehr des geliebten Giannetto Bürgermeister seine Brille nicht finden [Cavatina: «Di piacer mi balza il cor»], vom kann, liest Ninetta die soeben eingetroffene Hügel kommend ein und wird väterlich Mitteilung: die den Befehl enthält ihren Va- von Fabrizio empfangen; ihr Gespräch ter wegen Disertion zu verhaften. Um die wird von Lucia unterbrochen. Nachdem Suche zu erschweren ändert sie die Perso- die drei sich entfernt haben, erscheint Isac- nenbeschreibung. Als der Bürgermeister co, Kaufmann und Wucherer des Dorfes, Ninetta erneut nachstellt verliert Fernando im Hof um seine Ware anzubieten [Cavati- die Kontrolle und schickt ihn auf grobe na: «Stringhe e ferri da calzette], aber Pippo Weise fort. Unter düsteren Androhungen bittet ihn wegzugehen. Die Szene belebt si- veräßt der Alte das Haus [Terzetto: «Respi- ch erneut: alle laufen Giannetto entgegen ro…» «Mia cara!»]. Die Szene ist leer, als die der bewegt Ninetta umarmt [Cavatina: dem Käfig enflogene Elster einen Löffel «Vieni tra queste braccia»] während Pippo vom Tisch stielt. ein Trinklied anstimmt [«Tocchiamo, be- viamo»]. Giannetto entfernt sich mit seinen Raum im Erdgeschoß des Hauses Fabrizios Eltern um einen kranken Onkel zu besu- Ninetta verkauft Isacco das Besteck des Va- chen. Während Ninetta allein im Haus ters, doch die Rückkehr der Hausherren zurückbleibt, erscheint ein in Lumpen gek- hindert sie daran den Erlös unter dem Ka-

66 stanienbaum zu verstecken. Auch der Bür- [Aria: «Sì, per voi, pupille amate»]. Wäh- germeister erscheint und beglückwünscht rend die Trommeln den Prozessbeginn Giannetto zu seinen Kriegserfolgen. Beim ankündigen, entfernt sich der wieder decken des Tisches bemerkt Lucia das zurückgewiesene Bürgermeister unter dü- Fehlen eines weiteren Bestecks. Trotz der steren Androhungen. Kurz danach er- Weigerung Fabrizios eröffnet der Bürger- scheint Pippo; in der Hoffnung den Vater zu meister sofort eine Untersuchung [Finale: retten, bittet ihn Ninetta ihr drei Scudi zu «In casa di Messere»] und entdeckt dabei, leihen und sie noch vor dem Abend unter daß Ninetta Tochter des gesuchten Deser- dem Kastanienbaum zu verstecken. Dann, teurs ist und im Besitz einer Geldsumme in der Voraussicht ihrer Verurteilung, gibt deren Herkunft sie nicht erklären kann. sie ihm einen Ring für Giannetto und ve- Pippo, dem Ninetta vom Verkauf des Be- rabschiedet sich gerührt von ihm [Duetto: stecks an Isacco erzählt hatte, berichtet in «E ben, per mia memoria»]. aller Unschuld Gottardo davon. Der Bür- germeister lädt den Wucherer vor, der ihm Raum im Erdgeschoß des Hauses Fabrizios bestätigt von Ninetta ein Besteck gekauft zu Lucia, die Ninetta immer für schuldig haben auf dem die Buchstaben F.V. eingra- gehalten hat, ist von Gewissensbissen ge- viert sind. Alle sind inzwischen davon plagt. Sie begegnet dem beunruhigten Fer- überzeugt das der Besitzer des Bestecks Fa- nando, der immer noch nicht das für die brizio Vingradito ist, während Ninetta, um Flucht nötige Geld unter dem Kastanien- ihren Vater verteidigen zu können, nicht baum gefunden hat. Als er von Lucia nachweisen kann, daß diese Buchstaben erfährt, daß seine Tochter zu Unrecht ein- die Abkürzung für Fernando Villabella gesperrt ist, beschließt Fernando sich zu sind. Zur Überraschung aller, beschuldigt stellen um sie zu retten [Aria: «Accusata di der Bürgermeister Ninetta des Diebstahls furto... oh rossore»] und ordnet die Einlieferung ins Gefängnis an Gerichtssaal Die Richter sprechen Ninettas Todesurteil aus [Coro: «Tremate o popoli»]. Unnütz ist ZWEITER AKT auch das Eingreifen Giannettos, der Ninet- ta zu überzeugen versucht ihr Geheimnis Gefängnisvorhof zu lüften [Quintetto: «Ahi qual colpo!... già Der Gefängniswärter Antonio hat Mitleid d’intorno»]. mit der armen Magd und erlaubt das Ninet- Fernando bahnt sich einen Weg durch die ta die Zelle verläßt um das Tageslicht zu Menge, stellt sich den Richtern und bittet genießen. Das junge Mädchen bittet ihn um die Rettung seiner Tochter. Sein Pippo zu rufen dem sie sich anvertrauen Dazwischentreten kommt aber zu spät: das möchte. Giannetto, zerrüttet vom Verdacht, Urteil ist schon gefällt und kann nicht daß Ninetta die Schuldige ist, gelingt es geändert werden. Ninetta wird zur Richt- vom Gefängniswärter die Erlaubnis zu ei- stätte geführt und Fernando ins Gefängnis. nem Gespräch mit ihr zu erhalten. Ninetta bestätigt ihm ihre Liebe aber auch ihre Un- Dorfplatz schuld [Duetto: «Forse un dì conoscerete»] Lucia tritt aus der Kirche wo sie für die Ret- und erklärt, daß sie sich vor dem Gericht tung Ninettas gebetet hat [Aria: «A questo nicht verteidigen will um einer vom seno»]. Als sich der Platz leert erscheint Er- Schicksal schon hart getroffenen Person ni- nesto, Soldat und Freund Fernandos, der cht noch mehr zu schaden. Giannetto ent- auf der Suche nach dem Bürgermeister ist fernt sich und beteuert, daß er alles tun dem er die Nachricht überbringen muß, wird um sie zu retten. Erneut erscheint der daß der König, Fernando begnadigt und die Bürgermeister der Ninetta die Freiheit ver- Freiheit geschenkt hat. Pippo, der gerade spricht, wenn sie ihm ihre Liebe schenkt das Geld unter dem Kastanienbaum ver-

67 steckt hat, begegnet Ernesto dem er das Bürgermeister erscheint. Plötzlich hört Haus des Bürgermeisters zeigt. Bevor Pip- man Gewehrschüsse. Alle fürchten, daß po sich mit Antonio trifft zählt er die ihm die Hinrichtung stattgefunden hat; doch Ju- verbliebenen Münzen. Während die beiden belschreie künden den blumenge- sich unterhalten stielt die Elster Pippo eine schmückten Wagen mit der befreiten Ni- seiner Münzen und fliegt auf den Kirch- netta an. Ninetta jedoch, ist besorgt um das turm. Als die beiden losstürzen um die Ergehen ihres Vaters, den sie noch im Münze zu retten, erscheint auf dem Platz Gefängnis glaubt. Dank der Hilfe Ernestos der Zug der Ninetta zur Hinrichtung be- ist derselbe aus dem Gefängnis befreit wor- gleitet [Finale: «Infelice, sventurata»]. In den und kann nun seine Tochter in die Ar- der Zwischenzeit haben Pippo und Antonio me schließen. Während Lucia zur Freude auf dem Kirchturm die zwie fehlenden Be- aller Giannetto und Ninetta vereint, steht stecke entdeckt. Allen ist klar, daß die der verblüffte Bürgermeister abseits. wirklich Schuldige die Elster ist. Die Un- schuld Ninettas ist gewiß und während die Glocken erklingen, eilen Giannetto und Fa- brizio die Exekution zu verhindern. Das Glockengeläut füllt den Platz, auch der

Romolo Liverani. Sala del Tribunale nella Podesteria, scena per la Gazza Ladra (II,9). Faenza, Fiera di S. Pietro (1825). (Faenza, Biblioteca Comunale).

68 Romolo Liverani. Piazza del villaggio, scena per la Gazza Ladra (II,12). Faenza, Fiera di S. Pietro (1825). (Faenza, Biblioteca Comunale).

69 Tribunale del Podestà, scena per la prima rappresentazione assoluta della Gazza ladra (II,9). Milano, Teatro alla Scala (31 maggio 1817). Incisione all’acquatinta da un disegno originale di Alessandro Sanquirico. (Napoli, Collezione S. Ragni).

70 CLAUDIO TOSCANI DI TRAGEDIA IN BACCANALE LA GAZZA LADRA E L’ASTRAZIONE DEL REALISMO PATETICO

1. vitale; in Italia se ne trovano esempi nella Nei primi mesi del 1813 Eugenio di produzione teatrale di Mayr, Paër, Genera- Beauharnais, viceré del Regno Italico, rite- li, e poi ancora in altri, su su fino agli anni neva necessario indirizzare il pubblico dei Trenta-Quaranta dell’Ottocento. Prima di teatri verso il buon gusto e prevenire una comporre La gazza ladra, Rossini si cimen- supposta degenerazione dell’arte musicale. ta nel genere con Torvaldo e Dorliska (dato Bandiva perciò un concorso per la compo- al Teatro Valle di Roma nel 1815 e definito sizione di alcune opere, destinando un pre- «dramma semiserio» nel libretto), su un mio al miglior compositore di un melo- soggetto simile a quello dell’Amor coniuga- dramma serio, un altro alla migliore opera le; ma già i tratti distintivi dell’opera semi- buffa, e infine un terzo «al miglior composi- seria erano emersi nella farsa L’inganno tore di un’opera di quel genere misto che è felice, messa in musica nel 1812 su un li- conosciuto sotto la denominazione di semi- bretto di Giuseppe Maria Foppa. serio». La prima edizione del concorso si Ma quali sono, esattamente, le caratteristi- sarebbe conclusa con una premiazione che che del genere? Non sarà inopportuno ri- avrebbe avuto luogo il 15 agosto 1814; ma cordare che il termine «semiserio» non in- gli eventi dell’aprile di quell’anno, con l’in- dica una semplice mescolanza di elementi surrezione generale a Milano e la partenza seri e comici. All’epoca di Rossini implica, dei Francesi, ne impedirono di fatto la rea- piuttosto, un lavoro drammatico dall’am- lizzazione. Il decreto vicereale, che si inse- bientazione realistica, un soggetto contem- risce in una tradizione fortemente radicata poraneo che fa agire, da protagonisti, per- tra le autorità governative negli anni napo- sonaggi umili (contadini, valligiani, bor- leonici, è comunque interessante perché ghesi) anziché eroi mitici, personaggi stori- sancisce l’autonomia dell’ultimo arrivato ci lontani nel tempo, o vicende ambientate tra i generi del teatro musicale: già all’al- in luoghi immaginari, com’è solita fare l’o- tezza del 1813, il dramma semiserio costi- pera seria. L’umanità e la naturalezza dei tuisce ufficialmente una categoria a sé nel personaggi, la familiarità delle situazioni sistema operistico italiano. drammatiche sono altri elementi che diffe- Il termine «semiserio» (o «di mezzo caratte- renziano l’opera semiseria dal dramma se- re») entra in uso intorno al 1810. Ma le ori- rio, basato – quest’ultimo – su nobili e su- gini del genere vanno rintracciate in epoca blimi passioni e su situazioni eccezionali. ben anteriore: almeno nella Cecchina ossia Calati in un contesto tragico, o fortemente La buona figliola, un libretto di Goldoni patetico, gli umili personaggi di un dram- musicato da Piccinni (1760), e nella Nina ma semiserio mirano a suscitare un senti- ossia La pazza per amore, messa in musica mento di commiserazione, o compartecipa- da Paisiello (1789) su un libretto che Car- zione alla sventura: il che è un modo per ri- pani aveva ricavato da una comédie mêlée badire la dignità morale dei ceti non aristo- d’ariettes francese. E in altre opere degli cratici (in questo, l’opera semiseria corri- anni rivoluzionari e napoleonici, durante i sponde perfettamente al dramma borghese quali il genere si dimostra particolarmente che si afferma, in Europa, nella seconda

71 metà del Settecento). Ma l’ambientazione saggezza: si tratta, di norma, del re o del agreste o borghese trae alimento anche principe che concedono la grazia o inter- dall’idea, largamente diffusa, della virtù e vengono, alla fine, a smascherare la malva- dell’ingenuità del popolo contrapposte alla gità del loro delegato, ripristinando la giu- ribalderia della classe nobiliare: agiscono stizia. Una delle condizioni irrinunciabili ampiamente, qui, le tesi russoviane che dell’opera semiseria, infatti, è il lieto fine, collegano l’innocenza dei popoli alla cam- nel quale il personaggio ingiustamente per- pagna e allo stato di natura. Si spiega, allo- seguitato vede riconosciuta la sua innocen- ra, come l’azione dei protagonisti si dipani za e il persecutore è smascherato o umilia- costantemente sullo sfondo della comunità to. nella quale essi sono inseriti: cori e danze, Sin qui, gli ingredienti del genere semiserio nell’opera semiseria, rendono esplicita la nella Gazza ladra ci sono tutti. Ci sono presenza di una collettività che non è sem- l’ambientazione, il realismo e l’attualità plice cornice ma è interlocutore attivo, par- della vicenda, c’è la raffigurazione di classi tecipa all’azione, e ai singoli personaggi re- sociali distinte, c’è la tematica del potere af- ca compassione e sostegno morale. L’in- frontata da un’angolatura morale, con la treccio di un’opera semiseria è dunque per- ragazza insidiata da un potente di rango cepito più come il dramma di una comu- superiore. A questi temi va ad aggiungersi, nità intera che come il dramma individua- inoltre, quello della diserzione (à la page le di un singolo personaggio. negli anni napoleonici) e delle sue conse- Nel promuovere la compassione per l’eroe guenze. Si tratta di problemi sociali reali, di sventurato (che per la verità è più frequen- norma esclusi, all’epoca, sia dall’opera se- temente un’eroina), l’opera semiseria incli- ria sia dalla buffa. Possiamo semmai osser- na spesso al sentimentalismo. Chiaramen- vare come i conflitti sociali che entrano in te avvertibile, a questo riguardo, è l’in- gioco siano più articolati e sfumati del soli- fluenza della pièce larmoyante francese, la to: Ninetta è in contrasto col Podestà, che le commedia che accoglie al suo interno ele- è superiore per rango sociale, ma anche menti patetici e lacrimevoli atti a commuo- con Lucia, che appartiene alla sua stessa vere il pubblico e sopprime, se non riduce classe ma che di lei è più facoltosa; e ugual- fortemente, gli elementi comici. Ma altret- mente sfumati sono i conflitti che innesca- tanto evidente è l’influsso di un altro gene- no il dramma: quello tra la legge degli uo- re: la pièce à sauvetage, il dramma che po- mini che condanna Ninetta e la legge natu- ne sulla scena un innocente ingiustamente rale che impone alla fanciulla di salvare il accusato e perseguitato, salvato all’ultimo padre, quello tra la legge militare che con- istante da un intervento esterno riparatore. danna a morte Fernando e la legge natura- La pièce à sauvetage, con le incarcerazioni, le (l’impulsività, l’amore paterno) che ne le liberazioni inattese, le peripezie roman- regola il comportamento. E anche riguardo zesche, ebbe particolare fortuna negli anni alla musica i conti tornano. Se sul piano rivoluzionari, quando il pubblico poteva fa- formale e drammaturgico il genere semise- cilmente scorgere nell’intreccio drammati- rio è tributario soprattutto dell’opera buffa, co il riflesso di eventi che all’epoca erano sul piano stilistico è chiamato a operare all’ordine del giorno. Le sventure dell’inno- una mediazione tra stile serio e stile comi- cente perseguitato provengono da un atto co, mediazione che si attua sul terreno del di prevaricazione, dall’ingiustizia perpetra- «patetico». Di qui la presenza, nell’opera se- ta da un malvagio: è questo il primo aspet- miseria, di arie patetico-pastorali, di an- to del potere, quello incarnato da figure dantini agresti dall’andamento morbido e moralmente corrotte come il Podestà della insinuante, che affiorano qua e là anche Gazza ladra o malvagie come il governato- nella Gazza ladra, pur se Rossini è ben po- re della prigione nel Fidelio. L’altro aspetto co incline a questo stile (l’ambientazione è rappresentato dalla sfera più alta del po- agreste, in ogni caso, non implica sempre e tere, nella quale risiedono magnanimità e necessariamente un tono idillico, né l’insi-

72 Interno del Teatro alla Scala dove venne rappresentata in prima assoluta La gazza ladra (31 maggio 1817). Incisione di C. Rimoldi. (Milano, Museo Teatrale alla Scala).

73 stenza stucchevole su sentimenti teneri o direttore del Giornale italiano, Gherardini malinconici: nella Gazza ladra i conflitti s’era già cimentato con il genere del libret- drammatici sono ingrediente primario e to d’opera: qualche anno prima aveva pre- danno all’opera un tono caratteristico). Ma sentato, a uno dei concorsi indetti dal go- anche se vi ritroviamo al loro posto i topoi verno del Regno Italico, un dramma gioco- principali del genere semiserio, la Gazza so dal titolo Il naso in pericolo ovvero Il di- ladra non è semplicemente liquidabile co- singanno, che s’era attirate le lodi della me l’omaggio acritico a uno dei generi in commissione di letterati e di musicisti pre- voga nel teatro musicale dell’epoca. Vedre- posta al giudizio, e non era stato premiato mo come almeno due caratteristiche, l’una solo perché la censura l’aveva giudicato di portata specifica (l’impianto drammati- poco consono alla morale. Non solo: nell’a- co), l’altra di portata generale (il carattere prile del 1816 Gherardini aveva risposto a «antirealistico» della musica di Rossini), un concorso bandito dall’impresario Ange- facciano della Gazza ladra un’opera forte- lo Petracchi, il quale, ottenuto l’appalto mente originale all’interno del suo genere. quadriennale alla Scala, invitava i poeti ita- Ma vediamo, prima, in quali circostanze liani a inviare i loro drammi all’impresa, avvenne la composizione. impegnandosi a farli giudicare da una commissione e ad utilizzarli per le opere 2. che avrebbe fatto comporre nelle stagioni Da Roma, dove con aveva seguenti. Il libretto dal titolo Avviso ai giu- praticamente chiuso nel gennaio 1817 la dici, inviato da Gherardini a Petracchi, co- sua carriera comica, Rossini arrivava a Mi- stituiva una prima versione della Gazza la- lano con l’impegno di scrivere un’opera dra. Il dramma s’era attirata l’approvazione nuova per . Qui lo attendeva il li- del Monti, membro della commissione, che bretto della Gazza ladra, tratto da un mélo- in un responso particolareggiato aveva ap- drame di T. Badouin D’Aubigny e Louis- prezzato lo sviluppo dell’azione, i caratteri Charles Caigniez, La pie voleuse ou La ser- ben tratteggiati, le situazioni d’effetto. Il li- vante de Palaiseau, che sulle scene del bretto, a quanto pare, fu sottoposto dappri- Théâtre de la Porte Saint-Martin di Parigi ma a Paër – che però non ne fece nulla – e (29 aprile 1815) aveva ottenuto un successo in seguito a Rossini. strepitoso. La vicenda, a quanto pare, era Malgrado avesse a lamentare l’inesperien- ispirata a un fatto realmente accaduto, con- za del poeta assegnatogli, Rossini riconob- clusosi tragicamente con la condanna e l’e- be certamente l’eccellenza del soggetto secuzione capitale di una ragazza innocen- drammatico, del quale si entusiasmò. L’in- te. La composizione prese tempi più lunghi treccio della Gazza ladra, in effetti, è conge- del solito. L’opera non sarebbe andata in gnato in modo straordinariamente accura- scena che il 31 maggio 1817; ma già il 19 to; la vicenda è movimentata, le entrate e le febbraio, all’arrivo a Milano, Rossini infor- uscite dei personaggi si susseguono di con- mava la madre: «Scrivo l’opera che ha per tinuo, ma il meccanismo funziona a mera- titolo La gazza ladra. Il libretto è versificato viglia senza mai incepparsi. Tanto più a da un poeta di fresca data ed in conseguen- fondo, perciò, dovette applicarvisi il com- za mi fa impazzire: il soggetto, però, è bel- positore. Tradiscono un impegno insolito le lissimo e spero (se piace a Dio) faremo un ampie dimensioni della partitura e il tempo Fiasco Fotuto». impiegato nella composizione (tre mesi, L’autore del libretto, Giovanni Gherardini, per chi lavora con la velocità di Rossini, so- non poteva certo vantare un mestiere scal- no molti); il lavoro dovette anzi portar via trito né una pluriennale esperienza del tea- più tempo del previsto, dal momento che tro musicale: ma non era neppure quel sul Corriere delle Dame il recensore della «poeta di fresca data» preteso da Rossini. “prima” scriveva: «Perdoniamo volentieri a Lessicografo e filologo di vaglia, comme- Rossini d’averci fatto desiderare un po’ diografo, autore di numerose traduzioni e troppo questa sua produzione che forma le

74 nostre delizie». Ed è ancor più significativo li architetture e allo stile dell’opera semise- dell’impegno profuso nella composizione il ria. Di comico, ad esempio, l’intreccio della fatto che Rossini, qui, non ricorra ad au- Gazza ladra non ha molto. La vicenda nar- toimprestiti: nella Gazza ladra tutta la mu- rata dal libretto è tutt’altro che assurda, le sica è originale. Il compositore avvertiva, accuse a Ninetta sono plausibili, è rispetta- evidentemente, l’importanza dell’appunta- to il criterio – tipico del genere semiserio – mento milanese: nel 1817 Rossini faceva ri- della verosimiglianza. Il soggetto è piutto- torno in un teatro nel quale il suo prestigio, sto di natura drammatica: non è un caso dopo il lontano successo della Pietra del pa- che l’apice drammatico ed emotivo dell’o- ragone (1812), si era appannato (Aureliano pera sia costituito dalla grande scena del in Palmira, alla Scala nel 1813, e Il Turco in giudizio e dalla successiva marcia funebre, Italia, nel 1814, avevano avuto esito incer- poco prima della conclusione; né che l’a- to). zione, grazie alla stretta concatenazione C’erano, comunque, anche altri motivi per degli eventi, si sviluppi in modo perfetta- impegnarsi a fondo nella “sfida” scaligera. mente consequenziale (permettendo al A Milano, dove ancora non si conoscevano musicista, tra l’altro, d’allestire una partitu- i primi esiti della straordinaria stagione ra estremamente unitaria). Certo, gli ele- creativa napoletana iniziata nel 1815, Ros- menti comici non mancano. Rientrano nel- sini era atteso da un pubblico e da una cri- la categoria la figura del Podestà, caratte- tica maldisposti. Sull’Allgemeine musikali- rizzato – almeno in parte – come personag- sche Zeitung si scriveva infatti che «Rossini gio buffo (il vecchio smanioso di conquista- alcuni anni fa furoreggiava a Milano e Ve- re una fanciulla è, da sempre, figura tradi- nezia, ora se ne ha abbastanza di quasi tut- zionale del teatro comico), e il testo verbale te le sue opere in ambedue le città. L’anno del brindisi («Il nappo è di Pippo, / la pipa e scorso a Napoli fu innalzato alle stelle: ora la poppa: / il pecchero accoppa / le pene del perfino là cominciano a fare tutt’altri di- cor»), dove la situazione e la musica, peral- scorsi su di lui...». A Milano s’era saputo tro, non sono specificamente comiche. E che Rossini, a Napoli, aveva cambiato stile: comici appaiono, senza dubbio, i versi en- ed ora lo si attendeva al varco. fatici pronunciati dai giudici nella sala del Tutto ciò non influì, in ogni caso, sull’esito tribunale («Tremate, o popoli, / a tale esem- delle rappresentazioni scaligere, che furo- pio! / Questo è di Temide / l’augusto tem- no accolte da un successo vivissimo. Punti pio: / diva terribile, / inesorabile, / che in di forza della compagnia di canto furono il lance pondera / l’umano oprar»), versi che soprano Teresa Giorgi-Belloc (Ninetta) e i suonano spropositati nel contesto villerec- bassi Filippo Galli (Fernando) e Antonio cio in cui si svolge la vicenda. Ambrosi (il Podestà). Si ebbero ripetute Nemmeno la caratterizzazione dei perso- chiamate alla ribalta del maestro e dei can- naggi concede molto al cliché. Qualche tanti; si contarono 27 repliche, nonostante tratto stereotipo affiora nelle cavatine d’e- la stagione ormai avanzata. Lo stesso anno sordio dei personaggi giovani, Ninetta e La gazza ladra fu nuovamente allestita a Giannetto, e soprattutto nella cavatina di Verona, Venezia e Firenze; l’anno successi- Isacco («Stringhe e ferri da calzette»), un’a- vo a Pesaro, per l’apertura del Nuovo Tea- ria di catalogo in miniatura: dove le note ri- tro, l’allestimento fu curato dallo stesso battute e i tipici sforzato rossiniani con le Rossini, che intervenne con tagli e modifi- forcelle chiuse traducono un tono lagnoso, che alla partitura. insistente e pedante. Ma si ascolti la cavati- na «Di piacer mi balza il cor», che Ninetta 3. intona mentre scende dalla collina con un Recensioni e altri scritti critici registrano il paniere colmo di fragole ed entra nel corti- successo del nuovo lavoro rossiniano, ma le di Fabrizio: l’immagine è oleografica e il restano perplessi di fronte a un’inventiva tono, prevedibilmente, ha una punta di che sembra concedere poco alle tradiziona- sentimentalismo e di malinconia; la fre-

75 Cortile delle carceri, scena per la prima rappresentazione assoluta della Gazza ladra (II,1). Milano, Teatro alla Scala (31 maggio 1817). Incisione all’acquatinta di S. Stucchi, da un disegno originale di Alessandro Sanquirico (Napoli, Collezione S. Ragni).

76 schezza dell’ispirazione , però, l’articolazione periodica e il classico arco riscatta del tutto la stereotipia. Non meravi- chiuso della melodia all’italiana. L’aria glia che quest’aria (ritenuta da Stendhal, prepara emotivamente la memorabile sce- bontà sua, «degna di Cimarosa») divenisse na del giudizio, che Rossini organizza co- ben presto pezzo favorito di molte cantanti; me un finale d’atto (il «Largo statico», o «di comparve regolarmente, tra l’altro, nei pro- stupore», qui è provocato dalla lettura della grammi delle soirées rossiniane nella casa sentenza): l’oppressione degli animi e la della Chaussée d’Antin (per Giuseppina Vi- tensione drammatica raggiungono il col- tali, che nel 1866 partecipò a una di quelle mo. È un peccato a questo punto che il nu- serate, Rossini scrisse una serie di cadenze mero, anziché saldarsi con la marcia fune- e varianti ornate della cavatina). bre del Finale secondo, dia spazio all’aria Esaurito l’omaggio al comico e al patetico di Lucia, un brano ininfluente sulla vicen- con le scene iniziali, la musica aderisce a da (Lucia, pentita, prega il cielo che salvi una più alta temperatura drammatica, rive- Ninetta, e si ripromettere di cambiare i suoi lando così la sua vera vocazione. Già l’arri- sentimenti nei confronti della fanciulla) ag- vo di Fernando porta con sé un evidente giunto da Rossini all’ultimo momento, for- cambiamento d’atmosfera: la musica, agi- se per compiacere la comprimaria (dopo la tata, tradisce l’affanno di un personaggio prima rappresentazione, l’aria fu sempre fiero (il soldato offeso, il padre oltraggiato), eliminata). La lugubre marcia funebre e la che si esprime in uno stile vocale diverso, preghiera di Ninetta che aprono il Finale si fratto, scopertamente affettivo e improntato rovesciano infine, allo scioglimento felice a un’irruente passionalità romantica. Non a della vicenda drammatica, nel tripudio bel- caso Stendhal ravvisava nel terzetto «Oh cantistico del vaudeville conclusivo, dal- Nume benefico», del quale Fernando è pro- l’effetto catartico: l’azione è terminata e i tagonista assieme a Ninetta e al Podestà, cantanti se ne distaccano, sfoggiando un «un brano di magnifico stile tragico, in mu- virtuosismo canoro che è astrazione som- sica beninteso. Questo terzetto è al disopra ma e sublimazione liberatoria. di ogni elogio: consacra per sempre la su- periorità di Rossini su tutti i compositori 4. suoi contemporanei». Per accentuare la La stretta concatenazione drammatica della tensione drammatica di alcuni momenti vicenda, e i frequenti momenti nei quali la cruciali dell’azione, Rossini non esita nep- musica segue da vicino lo sviluppo del pure a ricorrere a quell’espediente realisti- dramma, immettevano nel genere dell’ope- co che è il parlato vero e proprio (il perso- ra semiseria procedimenti fortemente inno- naggio declama sul tremolo degli archi o su vativi. «Il Don Giovanni di Mozart, quell’in- un altro sostegno accordale): così Ninetta signe magistero dell’arte musicale, non fu legge al Podestà, che ha lasciato a casa gli quasi più sopportato dopo la Gazza ladra. occhiali, il mandato di cattura del padre; L’istessa Nina pazza, il più gentile ed affet- così uno dei giudici legge a Ninetta la sen- tuoso parto di un’anima tutta piena de’ più tenza che la condanna alla pena capitale. soavi incanti dell’armonia, è caduta in disu- Accenti autenticamente tragici tocca, poi, il so, dappoiché Giovacchino Rossini s’insi- secondo atto, sul quale la musica getta lam- gnorì delle scene italiane», scriveva nel pi oscuri. Tre numeri (un duetto, un’aria e 1821 Michele Leoni nelle sue Opinioni in- un nuovo duetto) compongono l’ampia sce- torno la Musica di Gioacchino Rossini di na del carcere; poi interviene l’aria di Fer- Pesaro. Il riferimento a Mozart non è casua- nando «Accusata di furto... oh rossore!», im- le: sono questi gli anni in cui alla Scala si prontata a quell’affetto paterno che Rossini iniziavano a rappresentare le opere dei “te- privilegia spesso quale motore del dramma deschi”, cioè Mozart, Weigl e Paër (che ai tragico. L’espressione affettiva, qui, si fa in- tedeschi veniva assimilato). E a un presun- tensa quanto mai, lo stile vocale predilige to “vizio” germanico si riferisce lo stesso la declamazione e la forma aperta anziché Leoni, quando scrive:

77 la. Rechiamci per lo contrario a udire una del- le più rinomate produzioni di Rossini, la L’ambivalenza notata dalla Righetti-Giorgi Gazza ladra. La folla de’ passi, così detti di si spiega alla luce delle convinzioni esteti- carattere, il tempestio delle note, che non ti che di un compositore che privilegia, sulla lasciano un momento di respiro, i timpani, i poesia, la musica, intesa come “bello idea- pifferi, le trombe, i corni, e tutta quanta la le” dotato di autonomo valore e indipen- famiglia degli strumenti più romorosi, ti as- dente da singole funzioni espressive, psico- salgono dal bel principio, ti adescano, ti logiche o drammatiche. La musica, per confondono, ti tornano ad adescare, ti as- Rossini, è arte ideale e non imitativa: tra- sordano, ti trasportano, ti scotono, ti aggira- scende, perciò, la situazione drammatica no, ti ubbriacano; e facendoti ballar l’alle- contingente, non restituisce parole o azioni manda mentre l’attore versa lacrime d’af- specifiche, ma li assume in una sfera supe- fanno, o movendo un tempo di minuè nel riore, aderendo all’azione in un senso più maggior impeto della disperazione, trasmu- astratto. Sono ben note le affermazioni che tano una specie di tragedia in un baccanale il compositore ebbe a rilasciare, in merito, e la casa del dolore in un torneo. allo Zanolini:

Le lamentele per lo strepito degli strumen- La musica produce effetti meravigliosi ti, l’invadenza dell’orchestra che soffoca il quando si accompagna all’arte drammati- canto, la scrittura strumentale impervia so- ca, quando l’espressione ideale della musi- no, in questi anni, luoghi ricorrenti della ca si congiunge all’espressione vera della critica rossiniana, che fatica ad accettare poesia, ed all’imitativa della pittura. Allora, un distacco così radicale dalla vecchia mentre le parole e gli atti esprimono le più scuola melodrammatica. Ma l’appunto minute e le più concrete particolarità degli principale, a ben leggere, riguarda l’inade- affetti, la musica si propone un fine più ele- guatezza di una musica così brillante a tra- vato, il più ampio, più astratto. La musica durre i momenti tragici o patetici del dram- allora è, direi quasi, l’atmosfera morale che ma rappresentato. Con chiarezza ancora riempie il luogo, in cui i personaggi del maggiore mette a fuoco la questione Gel- dramma rappresentano l’azione. Essa trude Righetti-Giorgi, nei Cenni di una esprime il destino che li persegue, la spe- donna già cantante sopra il maestro Rossi- ranza che li anima, l’allegrezza che li cir- ni (1823): conda, la felicità che li attende, l’abisso in cui sono per cadere; e tutto ciò in un modo Una parte del pubblico milanese, di quello indefinito, ma così attraente e penetrante cioè che sa ragionare e giudicare, manife- che non possono rendere né gli atti, né le stò il suo giudizio allorquando Rossini parole. scrisse a Milano La gazza ladra. Questa Un passo, nella Gazza ladra, è particolar- nuova opera ebbe invero un’accoglienza mente rivelatore a questo proposito. Sulle favorevole, a cui contribuì di molto l’abilità battute conclusive del terzetto Ninetta-Fer- della Belloc, di Galli e di Ambrosi, ma tra- nando-Podestà («Oh Nume benefico»), nel scorso il primo momento dell’entusiasmo e primo atto, il volo della gazza che scende a giudicata la musica con tranquillità, vi si rubare la posata, contrariamente alle trovò troppo chiasso, e tempi di waltz sulle aspettative, non è descritto in alcun modo scene più commoventi e più terribili. I fau- dalla musica, pur essendo un particolare tori di Rossini considerarono per lo contra- decisivo dell’azione drammatica (nel mélo- rio un merito l’avere indebolito il terribile drame originario, invece, questo punto è delle parole con una musica leggera, ag- “illustrato” da scalette di semicrome chia- giungendo che, per esempio, Mozart avreb- ramente allusive dell’evento scenico). La be composta La gazza ladra tanto patetica- gazza che vola e ruba una posata, per Ros- mente, che si avrebbe durato fatica ad udir- sini, non è un evento che interessi la musi-

78 ca, è un’azione che appartiene alla sfera vi- suale, e la musica non deve preoccuparsi di imitarla. Al musicista compete invece l’e- spressione affettiva. All’inizio dello stesso terzetto, ad esempio, il Podestà esprime concetti opposti a quelli di Ninetta e Fer- nando, ma intona la medesima melodia. Compito del musicista è suggerire il colore generale della scena – improntata in questo caso a un’atmosfera di attesa dolente – e non seguire il testo nei dettagli. La musica non traduce nemmeno la diversa apparte- nenza sociale dei personaggi, né il color lo- cale (la «sinfonia campestre», che accom- pagna l’arrivo di Giannetto, di campestre ha ben poco): ambientare la vicenda, sem- mai, spetta allo scenografo. Nella sinfonia che apre l’opera, per fare un altro esempio, il legame col dramma che sta per svolgersi non va cercato in senso stretto in elementi specifici, quanto piuttosto nel colore gene- rale della partitura: i toni marziali, per molti versi sconcertanti, fanno presagire certi particolari militari della vicenda, oltre che il processo e la condanna dell’innocen- te, punto cruciale della vicenda drammati- ca. Si ascolti anche il duetto «Come frenar il pianto!», intonato da Ninetta e Fernando nel primo atto: vi si notano alcune infles- sioni agresti e sentimentali, tipiche del ge- nere, nel canto di Ninetta, e concessioni al- lo stile patetico giustificate dalla situazione drammatica; ma tutto ciò cede ben presto a uno stile vocale riccamente fiorito, a un’a- strazione meccanica che è incompatibile col tono idillico-pastorale e che trasforma il tutto in musica pura. I vortici che «trasmu- tano una specie di tragedia in un baccana- le», allora, sono un modo per dire che l’arte è sublimazione, non imitazione della vita, e che in questo la musica ha un supremo va- lore astratto. Nessun altro aspetto dell’arte rossiniana ne rivela nella stessa misura la modernità.

Laura Cinti nel ruolo di Ninetta. Incisione di Feillet (1830 c.).

79 Teresa Giorgi-Belloc, prima interprete nel ruolo di Ninetta. Milano, Teatro alla Scala (31 maggio 1817).

80 GIORGIO GUALERZI LA GAZZA VOLA DI NUOVO A VENEZIA

La gazza ladra, rappresentata per la pri- mente si riparla della Gazza ladra in Ita- ma volta alla Scala nel maggio 1817, lia.5 Il merito, se di merito si deve parlare impiegò soltanto sette mesi per giungere per un’ampia rivisitazione compiuta in un su un palcoscenico veneziano, al San Moi- modo che più antifilologico non si può, va sè,1 ma quasi vent’anni per entrare alla riconosciuto a , diretto- Fenice, il 9 aprile 1836,2 il caso vuole pra- re del Conservatorio di Pesaro. Nell’ap- ticamente alla vigilia dell’incendio che il prossimarsi del centocinquantesimo anni- 13 dicembre successivo distrusse per la versario della nascita dell’autore, egli, con prima volta il glorioso teatro. la collaborazione registica di Alessandro Ci vorrà tuttavia un secolo e mezzo affin- Brissoni, riporta personalmente l’opera ché quest’opera rossiniana ricompaia a proprio sul palcoscenico di quel Teatro Venezia,3 e oltre 160 anni alla Fenice (o Rossini che nel 1818 l’aveva scelta per la meglio nel suo momentaneo sostituto sua inaugurazione. Il successo ottenuto fa PalaFenice). Naturalmente non è affatto un sì che la Gazza ladra venga rilanciata dap- caso unico, poiché anche gli altri impor- prima, pochi giorni più tardi, a San Mari- tanti teatri italiani, con le sole eccezioni no per l’inaugurazione del nuovo Teatro dell’Opera di Roma e del Comunale di del Titano, e in seguito, nel maggio 1942, Firenze, non hanno riservato alla Gazza al Teatro Reale dell’Opera. La compagnia ladra una sorte migliore. Del resto, secon- di canto, priva di preoccupazioni filologi- do la cronologia pubblicata dal Radiciotti, che, annovera eccellenti professionisti la provvisoria conclusione della parabola adeguati alla circostanza, fra i quali vale italiana di quest’opera era avvenuta al la pena di sottolineare la presenza, nella Santa Radegonda, un teatro minore di parte della protagonista, di due cantanti Milano, nel 1858. A ben altre sedi, il stilisticamente ed espressivamente assai Covent Garden e la New Academy of dissimili fra loro come il soprano leggero Music, entrambe nel 1883, era invece Lina Aimaro (Pesaro e San Marino) e il riservato il congedo definitivo (fino alla mezzosoprano Rina Corsi (Roma). fine degli anni Quaranta) della Gazza Tutto sembra esaurirsi in queste poche ladra. Ne fu storica protagonista Adelina recite «zandonaiane», ma nel 1965 la Gaz- Patti, pronta ad abbandonare, dopo za ladra, pilotata da Bruno Bartoletti, vent’anni di fruttuosa consuetudine, il per- riprende a volare in occasione del Maggio sonaggio di Ninetta che le aveva procura- Fiorentino, luogo deputato a tale genere di to non poche soddisfazioni; al suo fianco, operazioni, tuttavia seguendo ancora il nell’edizione londinese, un eccellente discutibile itinerario stabilito dal musicista quartetto formato dal tenore ticinese Giu- di Rovereto. Non a caso Leonardo Pinzau- seppe Frapolli, dal baritono francese Pier- ti, nella sua recente Storia del Maggio, giu- re Gailhard (Il podestà) e dai nostri Anto- stifica «qualche segno di disapprovazione» nio Cotogni (Fernando Villabella)4 e Sofia da parte del pubblico con il fatto che «l’o- Scalchi (Pippo). pera rossiniana esigeva, evidentemente, Trascorrono quasi sessant’anni e final- una compagnia a livello virtuosistico, che

81 [il] Maggio non si era potuto assicurare Luciana Serra, che allungava la sua già essendo stato preparato con estrema fret- cospicua serie di personaggi rossiniani, ta». In effetti, a prescindere da Cesare Val- Gloria Scalchi, che con il suo impegnati- letti e, in una certa misura, da Nicoletta vo cognome, curiosamente prolunga fino Panni e Anna Maria Rota, era difficile ai giorni nostri il fascino proibito dell’«era attendersi qualcosa di stilisticamente inec- Patti», Michele Pertusi, che tallona sul suo cepibile da parte di cantanti quali Paolo terreno il grande Ramey. Washington e Paolo Montarsolo. Sicuramente ambiziosa la scelta venezia- Del resto la medesima critica viene mos- na, che punta su un gruppo di giovani pro- sa da Bruno Cagli all’edizione che, predi- mettenti nel meritorio tentativo di rinno- sposta dalla Fondazione Rossini di Pesaro, vare i quadri canori indispensabili a far sì darà il via, a Roma nel novembre 1973, a che la Rossini renaissance rientri definiti- un nuovo cammino della Gazza ladra: «l’o- vamente nella normale circolazione del pera mostrò [infatti], proprio a causa del- repertorio. l’edizione filologica, le sue possibilità potenziali», non sfruttate fino in fondo a causa di «interpreti discussi e forse inade- guati», facilmente individuabili nei bassi Spiro Malas e Carlo Cava, solo in parte compensati dalla presenza di Piero Bot- tazzo e di una giovane ma assai promet- tente Lucia Valentini. Un po’ meglio le cose vanno a Pesaro, dove l’opera, puntualmente depurata del- le scorie zandonaiane, rimette piede, dap- prima con Gavazzeni (1980) e poi con NOTE Zedda (1981), in modo sostanzialmente accettabile. Punto di forza della compa- 1 Del primo cast veneziano della Gazza ladra faceva- gnia, accanto al Giannetto del tenore ame- no parte, fra gli altri, Ester Mombelli (Ninetta), mem- bro autorevole della celebre famiglia, il tenore Ame- ricano. Bruce Brewer (autoproclamatosi rigo Sbigoli, destinato a morte improvvisa nel gennaio successore di Rubini), è il Pippo della 1822 per aver avuto la pessima idea di emettere un bavarese (ma italiana di adozione) Helga acuto alla maniera del grande Donzelli, il «secondo Müller, la quale ricompare, nell’ottobre tenore di mezzo carattere» Alessandro Pedrotti (nella 1984, in un’inedita edizione di giro parte di Pippo composta per un mezzosoprano), e ambientata in Toscana. soprattutto Filippo Galli quale Fernando Villabella (da lui in precedenza “creato” alla Scala). Un notevole salto di qualità caratterizza, 2 Oggi, a oltre 160 anni da quella data, il nome più cinque anni più tardi, la ricomparsa pesa- significativo del cast della Fenice è senza dubbio l’al- rese della Gazza ladra, che registra, accan- lora ventunenne che, impegna- to alla discussa presenza di Katia Riccia- ta nella prima importante stagione della sua non lun- relli, quella, tecnicamente e stilisticamen- ga carriera, prenderà parte anche ai Puritani e, curio- samente, a Cenerentola quale protagonista. Nel frat- te assai più significativa, di Bernadette tempo, prima del battesimo della Fenice, l’opera ros- Manca di Nissa (Pippo), William Matteuz- siniana, secondo i dati forniti dal Radiciotti, era già zi (Giannetto) e, soprattutto, di uno straor- comparsa altre sette volte nei teatri veneziani: due dinario Samuel Ramey negli scomodi pan- ciascuno al San Luca (ottobre 1820 e aprile 1826), al ni del Podestà. San Samuele (dicembre 1820 e gennaio 1833) e al Gal- lo (maggio 1828 e settembre 1829), una al San Gio- È un giudizio d’assieme che all’incirca vanni Grisostomo (in un giorno da precisare del vale anche per la recente tappa palermi- 1830). tana del rinnovato cammino della Gazza 3 Secondo il Radiciotti l’ultima presenza veneziana ladra.6 Essa infatti ha registrato la presen- della Gazza ladra sarebbe infatti avvenuta al Malibran za di un inedito Peter Maag e di una com- (ex-San Giovanni Grisostomo) nel settembre 1847. 4 Interessante la presenza di Cotogni nella parte di pagnia di «virtuosi», fra i quali spiccava Fernando Villabella, non tanto per l’agilità, tutto som- 82 mato non estranea al bagaglio tecnico di un cantan- 6 Aldmeno un cenno merita sicuramente la volonte- te di formazione tardo-belcantistica, quanto per la tes- rosa, anche se obiettivamente azzardata, iniziativa situra non già di baritono puro, ma di basso-baritono privata del settembre 1995 di rappresentare al Teatro perfettamente congeniale al “creatore” Filippo Galli. Manzoni di Roma tre recite di una Gazza ladra oppor- 5 All’estero, come si ricava dagli Annals of Opera, c’e- tunamente sforbiciata (come del resto è accaduto a ra stata, nel novembre 1937, un’inattesa riproposta in Palermo) con alcuni giovani cantanti laureati da un lingua tedesca da parte del Teatro di Breslavia. Per apposito concorso. obiettività va tuttavia citata la precedente edizione ita- liana, sia pure in ambito esclusivamente radiofonico, del novembre 1934, direttore Franco Ghione e prota- gonista Lina Pagliughi, attorniata, nelle parti princi- pali, dal mezzosoprano Vittoria Palombini, dal tenore Giovanni Manurita e dai bassi Pasero (Il podestà) e Antonio Righetti (Fernando).

Foto di scena della Gazza ladra (II,9). Firenze, Teatro Comunale (1965).

83 Frontespizio del libretto per la prima rappresentazione assoluta della Gazza ladra. Milano, Teatro alla Scala (31 maggio 1817).

84 LA LOCANDINA

LA GAZZA LADRA melodramma in due atti di GIOVANNI GHERARDINI

musica di GIOACHINO ROSSINI edizione CASA RICORDI - MILANO edizione critica a cura di Alberto Zedda

personaggi ed interpreti Fabrizio FRANCO VASSALLO Lucia LIDIA TIRENDI Giannetto SIMON EDWARDS Ninetta CINZIA FORTE Fernando NATALE DE CAROLIS Il Podestà LORENZO REGAZZO Pippo MARINA RODRIGUEZ CUSI Isacco LUIGI PETRONI Antonio ENRICO COSSUTTA Giorgio ANDREA CORTESE Ernesto MATTIA NICOLINI Il Pretore ANTONIO CASAGRANDE Un Canceliere, un Usciere, Genti d’arme, Contandini e Contadine, Famigli di Fabrizio, Una Gazza

maestro concertatore e direttore GIANCARLO ANDRETTA produzione MICHAEL HAMPE regia FLORIAN MALTE LEIBRECHT scene e costumi MAURO PAGANO ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO LA FENICE direttore del Coro GIOVANNI ANDREOLI nuovo allestimento TEATRO LA FENICE sui bozzetti originali del Teatro di Colonia

85 direttore degli allestimenti scenici LAURO CRISMAN direttore musicale di palcoscenico SILVANO ZABEO direttore di palcoscenico PAOLO CUCCHI responsabile ufficio regia BEPI MORASSI maestro di sala STEFANO GIBELLATO altro maestro del Coro ALBERTO MALAZZI maestri di palcoscenico ILARIA MACCACARO - AZUSA TOKUDA maestro alle luci GABRIELLA ZEN capo attrezzista ROBERTO FIORI capo elettricista VILMO FURIAN capo sarta MARIA TRAMAROLLO vice capo costruttori ADAMO PADOVAN vice capi macchinisti VITALIANO BONICELLI - VALTER MARCANZIN datore luci FABIO BARETTIN assistente agli allestimenti scenici MASSIMO CHECCHETTO capogruppo figuranti CLAUDIO COLOMBINI allestimento realizzato dai laboratori dell’ENTE ARENA DI VERONA costumi del TEATRO DI COLONIA calzature LCP POMPEI Roma parrucche AUDELLO Torino

86 BIOGRAFIE DEGLI INTERPRETI

GIANCARLO ANDRETTA na. I primi impegni lavorativi lo vedono attore in importanti produzioni della tele- Tra i più interessanti direttori dell’ultima visione tedesca. Successivamente si è generazione, Giancarlo Andretta ha com- dedicato alla regia: i maggiori teatri euro- piuto gli studi musicali in Italia diploman- pei (la Scala, il Covent Garden, l’Opèra di dosi con il massimo dei voti in pianoforte, Parigi, il Teatro dell’Opera di Monaco) ed organo e composizione organistica ed ha i più prestigiosi festivals musicali (Sali- conseguito poi a Vienna i diplomi in dire- sburgo, Edinburgo, Maggio Musicale Fio- zione d’orchestra e prassi di concertazio- rentino, Rossini Opera) hanno ospitato ne. È stato Direttore Principale e Consu- suoi allestimenti; inoltre ha curato la mes- lente Musicale alla Sovrintendenza nel sinscena di numerosi lavori teatrali a Teatro dell’Opera di Graz dal 1994 al 1996, Zurigo, Monaco, Lucerna. Ha insegnato diventando poi Primo Direttore Ospite; dal all’Accademia Musicale ed all’Università 1996 è Direttore Artistico e Maestro Stabi- di Colonia ed al Conservatorio Kunitachi le dell’Orchestra del Teatro Olimpico «Città di Tokyo. Dal 1972 al 1975 ha ricoperto di Vicenza». Ha ricoperto prestigiosi inca- l’incarico di Intendant (regista e respon- richi all’Opera di Stato, al Konzerthaus ed sabile degli allestimenti) al Teatro di all’Accademia di Musica di Vienna, al Mannheim, mentre dal 1985 al 1989 ha Festival di Salisburgo, all’Opera Nazionale svolto importanti mansioni in seno allo di Parigi, all’Accademia d’Opera del Teatro staff direttivo del Festival di Salisburgo. Reale di Copenhagen. Collabora stabil- Attualmente è Intendant del Teatro del- mente con numerose orchestre europee: l’Opera di Colonia e del Festival di Dre- con queste ha ottenuto favorevolissimi sda. consensi ed ha realizzato diverse registra- zioni televisive, radiofoniche e per impor- tanti case discografiche. Ha svolto intensa MAURO PAGANO attività didattica e tenuto master classes a Copenhagen, Savonlinna e Vienna. Con Mauro Pagano è prematuramente scomparso uno scenografo e costumista raffinatissimo illuminato da entusiasman- MICHAEL HAMPE ti intuizioni. Dopo gli studi liceali ed uni- versitari con indirizzo in scenografia, La raffinata personalità e sensibilità arti- divenne allievo e quindi assistente di Ezio stica di Michael Hampe poggia su di una Frigerio, scenografo del Piccolo Teatro e preparazione straordinariamente accurata, della Scala. Si mise in proprio e creò degli fondata sugli studi di violoncello all’Uni- spettacoli di grande impatto: il suo Così versità di Syracuse (USA), di recitazione fan tutte (con regia di Michael Hampe e all’Accademia Falckenberg di Monaco e di con Riccardo Muti sul podio) infiammò letteratura, filosofia e musicologia nelle nel 1982 il pubblico del Festival di Sali- Università di Monaco, Heidelberg e Vien- sburgo a tal punto che l’opera, ripresa più

87 volte, venne considerata per diversi anni Vanta un ampio repertorio e prestigiose la punta più alta del Festival; eguale suc- collaborazioni. Ha cantato a Venezia nei cesso ottenne poi a Milano ed a Mosca. Racconti d’Hoffmann (ruolo che ha inter- Memorabile fu l’«affettuosa» Gazza ladra pretato successivamente anche alla Scala realizzata a Colonia nel 1984 (sempre con Riccardo Chailly ed al San Carlo di insieme a Michael Hampe, regista con il Napoli) ed in di Busoni, in Tra- quale Pagano ha realizzato ben undici viata (diretta da Oren) e Rigoletto a Geno- opere), l’imponente Tristano predisposto va (dove ha eseguito anche Il Natale del per Parigi nel 1985, la «meravigliosa» Ita- Redentore di Perosi sotto la direzione di liana in Algeri del 1986, le solenni e mito- Gavazzeni), in Andrea Chenier a Roma, in logiche Il ritorno di Ulisse in patria e Nabucco a Novara ed a Macerata, nella Fetonte rispettivamente del 1985 e del Gioconda di Ponchielli alla Scala (con 1988. Nella sua fertile produzione trovia- Roberto Abbado), in Cavalleria Rusticana mo ben due opere per il Teatro La Feni- di Mascagni al San Carlo di Napoli. Inoltre ce: Tancredi (1981) ed Il pipistrello di ha cantato in Orfeo ed Euridice, nei Puri- Strauss (1984). Rispettoso e propositivo nel tani (per la direzione di Santi), in Son- rapporto con il regista ed il direttore d’or- nambula (diretta da Arena) ed in Falstaff; chestra, Pagano ha stabilito una relazione recentemente ha impersonato il ruolo di diretta con lo spettatore trasferendo nelle Margarete ne Le Roi d’Ys di Lalo. Ha ese- immagini un’emozionante carica poetica e guito inoltre la Messa di Requiem di Ver- ripercorrendo il segno profondissimo del- di in Germania ed Olanda (poi incisa in la tradizione che pensa alla scenografia CD) e la Messa di Requiem di Donizetti come occupazione dello spazio del palco- insieme ai complessi dell’Opera di Roma scenico per far nascere una vita di parole guidati da Gelmetti. e di musica.

SIMON EDWARDS FRANCO VASSALLO Ultimati gli studi in lingue e precisata la Messosi in luce nel 1984 con la vittoria al preparazione musicale in Inghilterra ed in Concorso Internazionale As.Li.Co., ha de- Francia dapprima con Stephane Caillat, buttato nella Diavolessa di Galuppi andata quindi con Jacques Mars e Jane Rhodes, il in scena a Como, Macerata, Cremona e Mi- tenore Simon Edwards ha intrapreso una lano. L’affermazione nel 1997 al Concorso brillante e variegata carriera principal- di Budapest, organizzato in collaborazione mente rivolta al mondo dell’opera (con con l’Arena di Verona, lo ha invece portato qualche episodica incursione nell’operetta) al debutto nel ruolo di Ford in Falstaff. Nel e a quello della musica sacra. Tra le opere corso del 1997 ha cantato nel Barbiere di nelle quali ha preso parte citiamo Giro di Siviglia e nella Lucia di Lammermoor al vite, Une éducation manquée di Chabrier, PalaFenice, mentre è stato impegnato con Rita di Donizetti, Così fan tutte, Falstaff, Madama Butterfly nella stagione estiva del- Don Giovanni, Traviata, Pagliacci, Barbie- l’Arena di Verona; nel mese di novembre si re di Siviglia, L’Americano di Piccinni. In è esibito al Teatro Grande di Brescia con ambito sacro si è impegnato invece nella Manon Lescaut, poi circuitata nei Teatri di definizione di significative partiture di Bi- Cremona, Piacenza e Modena. Svolge rego- ber, Charpentier, Bach, Händel, Mozart, lare attività concertistica, esibendosi con Rossini, Schubert, Mendelssohn, collabo- successo in Italia ed all’estero: nel 1996 è rando con prestigiosi ensembles e rinomati stato in Giappone per alcuni concerti a direttori. Ha effettuato varie registrazioni Fukuoka in occasione delle Universiadi. discografiche. LIDIA TIRENDI CINZIA FORTE

88 Le sue prime affermazioni artistiche coin- nix a Bilbao, nel Così fan tutte a Londra cidono con le vittorie riportate in diversi ed a Glyndebourne, in Cenerentola a Syd- concorsi nazionali ed internazionali e con ney e nel Turco in Italia a Napoli. il debutto al Festival dell’Opera Buffa di Sassari nella Contadina di corte di Sac- chini, proposta in prima esecuzione LORENZO REGAZZO moderna ed incisa in disco. A Spoleto nel 1991 la si apprezza nella Cenerentola di Dopo aver compiuto gli studi umanistici e Rossini (poi rappresentata nell’ambito del- musicali, diplomandosi in canto, pianofor- la stagione lirica del Teatro dell’Opera di te e composizione, e dopo essersi affer- Roma) e nel Satyricon di Maderna al fian- mato in numerosi concorsi lirici ed esser- co di Ruggero Raimondi, quindi in Wiener si perfezionato con Jone Bagagiolo e Sesto Blut di Strauss e nella Locandiera di Salie- Bruscantini, Lorenzo Regazzo ha debutta- ri. Canta con Enzo Dara in Amor rende to nel 1994 al di sagace e quindi partecipa a produzioni di Pesaro nella produzione dell’Inganno feli- vari teatri italiani e stranieri arricchendo ce con la regia di Graham Vick e la dire- sempre più il suo repertorio che ora si zione di Carlo Rizzi ottenendo unanimi estende dalle opere del Settecento fino a consensi di critica. Sotto la direzione di quelle moderne. Il 1997 è stato per lei un Claudio Abbado ha cantato nelle Nozze di anno di grandi soddisfazioni: ha cantato Figaro e nel Barbiere di Siviglia per Fer- Flauto Magico a Trieste, Nozze di Figaro, rara Musica, mentre a Firenze si è esibito Fille du régiment e Orfeo all’Inferno a nell’Italiana in Algeri, a Tokyo in Così fan Palermo, Lucia di Lammermoor a Vene- tutte ed a Roma nell’Elisir d’amore. Il suo zia, Cosenza e Mantova ed ha debuttato in vasto repertorio spazia dai ruoli di carat- Don Pasquale a Trieste. tere alle parti di coloratura dell’opera barocca e rossiniana ai maggiori ruoli per voce grave della trilogia Mozart - Da Pon- NATALE DE CAROLIS te. Tra gli ultimi suoi impegni ricordiamo alla Scala con la direzio- Ha iniziato gli studi con Renato Guelfi e li ne di Riccardo Chailly e La Clemenza di ha completati con Maria Vittoria Romano. Tito al Festival di Salisburgo. Prossima- Il suo debutto risale al 1983, anno in cui mente è atteso allo Staatsoper di Vienna affrontò la parte di Basilio nel Barbiere di per Don Giovanni diretto da Muti. Siviglia andato in scena al Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto, istituzione con la quale ha poi collaborato per Elisir d’amo- MARINA RODRIGUEZ-CUSI re, Don Pasquale e Nozze di Figaro. Dopo la vittoria nel Concorso «» Dopo gli studi al Conservatorio di Valen- di Treviso, giunge la consacrazione: nel cia e dopo il perfezionamento della tecni- 1987 infatti De Carolis, nel ruolo di Maset- ca vocale e dell’interpretazione con Mont- to del Don Giovanni, viene diretto da Ric- serrat Caballé, Elena Obraztsova, Maria cardo Muti nell’inaugurazione della sta- Orán, Miguel Zanetti, Félix Lavilla, Gerar- gione lirica della Scala. Dopo tale affer- do Pérez-Busquier ed Enedina Lloris, mazione ha debuttato nei principali teatri ottiene importanti premi in diversi con- del mondo (tra i tanti ricordiamo quelli di corsi lirici. Nel 1993 debutta al Teatro del- New York e di Sydney), in produzioni di la Zarzuela di Madrid con Flauto Magico grande prestigio e collaborando con regi- e successivamente, in prestigiosi teatri sti e direttori d’orchestra di chiarissima spagnoli ed italiani, interpreta El Mar de fama. In questa stagione sarà impegnato las Sirenas di Soler, Nozze di Figaro, Car- nelle Nozze di Figaro a Savona, nel Matri- men, Salomé, Cenerentola, Barbiere di monio segreto e nella Linda di Chamou- Siviglia, Tancredi, Evgenij Onegin, Oro del

89 Reno. Collabora con affermate orchestre e st’ultima con la direzione di Lorin Maazel). direttori di primo piano, quali Galduf, Partecipa alle stagioni liriche di moltissimi Comissiona, Mas, Desderi, Zedda, Pons, teatri italiani e stranieri: nel 1993 presenta Parry. Con successo si occupa di musica Salomè a Firenze e Mosè a Napoli, nel 1994 sacra e di musica da camera. Rusalka a Roma, Bohème e Fanciulla del west a Milano, Tosca a Napoli ed a Wiesba- den, Traviata ed ancora Fanciulla del west LUIGI PETRONI a Tokyo in tournée con la Scala per la dire- zione di Muti e Sinopoli. Nel 1996 a Napoli, Le vittorie al I Concorso Internazionale de- Pesaro e Venezia ha interpretato rispettiva- dicato esclusivamente a voci di tenore «En- mente Werther, e To- rico Caruso» ed al Concorso Internazionale sca mentre l’anno scorso ha partecipato al- bandito dal Regio di Torino lo hanno porta- le produzioni di Iris a Catania, di Parsifal a to immediatamente al debutto nel Matri- Firenze, di Carmen a Venezia. monio segreto: ha iniziato così una brillan- te carriera. Numerosissime ed eterogenee le opere nelle quali ha cantato: The Civil ANDREA CORTESE Wars di Glass, Don Giovanni con Maag, Manon Lescaut, Quattro rusteghi e Barbie- Ha iniziato gli studi musicali come piani- re di Siviglia a Venezia, Barbablu di Offen- sta ma poi li ha completati diplomandosi bach, , e in canto sotto la guida di Danilo Cesari. Ricciardo e Zoraide al Rossini Opera Festi- Finalista in vari concorsi internazionali, val, Fra’ Diavolo di Auber e Mavra di Stra- ha vinto il «Città di Savigliano» (Cuneo) e vinskij al Festival dei Due Mondi a Spoleto, la finale europea della «International Voi- La locandiera e La secchia rapita di Salieri, ce Competition Luciano Pavarotti» guada- Il curioso indiscreto di Anfossi, Le astuzie gnandosi così la partecipazione alla fina- femminili e Les Martyrs di Donizetti, Si- lissima mondiale di Philadelphia. Ha can- gnor Bruschino e Scala di seta a Budapest, tato alla Fenice in Idomeneo sotto la gui- Anna Bolena a Montecarlo, Il Burbero di da di Maag; successivamente ha interpre- buon cuore di Martin y Soler a Montpellier. tato le parti di Germont nella Traviata e Si è confrontato anche con il grande reper- del Conte di Luna nel Trovatore in vari torio concertistico realizzando fra le altre teatri europei. Il suo repertorio compren- cose anche il Messiah di Händel, La Crea- de ruoli tratti dai più importanti lavori del- zione di Haydn, la Passione secondo Matteo l’Ottocento operistico italiano, quali Lucia di Bach, lo di Rossini, Les No- di Lammermoor, Puritani, Attila, Traviata, ces di Stravinskij, il Mosé in Egitto con i So- Ballo in maschera, Trovatore, Rigoletto, listi Veneti diretti da Scimone. Faust, Bohème, Madama Butterfly, Pagliacci.

ENRICO COSSUTTA MATTIA NICOLINI L’inizio della sua carriera si svolge nel no- me di Rossini, con i debutti nel Barbiere di Gli studi con Vito Maria Brunetti, Carlo Siviglia e nel . In seguito si Camerini e Romano Roma lo conducono propone nella Lucia di Lammermoor, nel nel 1989 al debutto nella Serva Padrona di Fanatico burlato di Cimarosa e nelle Da- Pergolesi nell’ambito della Sagra Malate- naïdes di Salieri. Inizia un’importante col- stiana di Rimini ed all’affermazione in laborazione con la Scala: veste i panni di diversi concorsi. La sua carriera si svi- Gastone nella Traviata diretta da Muti e luppa su due binari complementari: una successivamente si esibisce in Idomeneo, ricca attività concertistica (sia di carattere in Comte Ory ed in Manon Lescaut (que- sacro che cameristico) affianca infatti l’im-

90 pegno in campo operistico, spesso mirato Teatro La Fenice lo hanno portato nel 1995 al recupero in ripresa moderna di lavori ad affermarsi nel Concorso Internazionale non molto frequentati. Canta nel Barbiere «Toti Dal Monte» di Treviso: dopo la fre- di Siviglia, nel Riccardo Cuor di Leone di quentazione della Bottega diretta da Maag, Grétry, nell’Amor rende sagace, nel ha debuttato in Carmen vestendo i panni di Telefono di Menotti. Nel 1993 vince il II Zuniga. Nello stesso anno ha poi interpre- Concorso «Voci rossiniane e donizettiane» tato a Rovigo il ruolo di Re Pappone nell’o- di Pistoia, quindi si esibisce nel Mondo pera Lo scoiattolo in gamba di Nina Rota della luna di Paisiello, nei Quattro Ruste- per la direzione di Tappero Merlo. In segui- ghi di Wolf-Ferrari, nella Bohème (al Tea- to ha collaborato con Maag per Il flauto ma- tro La Fenice) e nell’Elisir d’amore. Nel gico e per i Racconti d’Hoffmann esibendo- 1996 è stato il Sagrestano nella Tosca rea- si in diversi teatri veneti. Si dedica frequen- lizzata dal Teatro La Fenice, mentre l’an- temente al repertorio sacro. no scorso ha cantato a Venezia per Rigo- letto e Carmen.

ANTONIO CASAGRANDE

Gli studi a Treviso, Rovigo ed Adria e l’e- sperienza maturata cantando nel Coro del

91 91 ENTE AUTONOMO TEATRO LA FENICE

sovrintendente Mario Messinis

direttore artistico Paolo Pinamonti

direttore principale Isaac Karabtchevsky

CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE

presidente Massimo Cacciari

vicepresidente Nelli Elena Vanzan Marchini Luigino Busatto Giovanni Umberto Battel Bruno Lucatello presidente commissione del personale Alfonso Malaguti presidente commissione programmazione artistica e bilancio Matteo Mazzeo sovrintendente Mario Messinis direttore artistico Paolo Pinamonti Gastone Proto Giorgio Tommaseo Ponzetta segretario Tito Menegazzo

COLLEGIO REVISORI DEI CONTI

presidente Caterina Criscuolo

Paolo Nardulli Paolo Marchiori Angelo Di Mico

92 segretario generale a.i. Tito Menegazzo

direttore del personale Paolo Libettoni

direttore di produzione Dino Squizzato

direttore dei servizi scenici e tecnici Lauro Crisman

segretario artistico Francesco Sanna

capo ufficio stampa e relazioni esterne Cristiano Chiarot

Pubblicazione a cura dell’Ufficio Stampa del Teatro La Fenice

fotocomposizione e scansioni immagini Texto - Venezia

stampa Grafiche Veneziane - Venezia

finito di stampare nel mese di gennaio 1997

93 AREA ARTISTICA

MAESTRI COLLABORATORI direttore musicale di palcoscenico maestro di sala Silavano Zabeo * Stefano Gibellato *

maestri di palcoscenico maestro alle luci responsabile archivio musicale Ilaria Maccacaro * Gabriella Zen * Paolo Cecchi ◆ Azusa Tokuda *

ORCHESTRA DEL TEATRO LA FENICE

ISAAC KARABTCHEVSKY direttore principale

Violini primi Viole Flauti e ottavini Tromboni Mariana Stefan • Ilario Gastaldello • Angelo Moretti • * Giovanni Caratti • Nicholas Myall Stefano Passaggio • ◆ Luca Clementi Sebastiano Nicolosi • * Mania Ninova ◆ Antonio Bernardi Franco Massaglia Claudio Magnanini Mauro Chirico Paolo Pasoli Antonio Moccia Pierluigi Crisafulli Ottone Cadamuro Oboi Massimo La Rosa ◆ Loris Cristofoli Anna Mencarelli Rossana Calvi • Roberto Dall’Igna Stefano Pio Marco Gironi • Basso tuba Marcello Fiori Katalin Szabo Walter De Franceschi Alessandro Ballarin ◆ Elisabetta Merlo Maurizio Trevisin Annamaria Pellegrino Roberto Volpato Corno inglese Arpa Pierluigi Pulese Elena Battistella ◆ Renato Nason Brunilde Bonelli • ◆ Daniela Santi Rony Creter ◆ Anna Tositti Francesca Levorato ◆ Clarinetti Timpani Anna Trentin Barbara Zennaro ◆ Alessandro Fantini • Roberto Pasqualato • Maria Grazia Zohar Vincenzo Paci • Lino Rossi • ◆ Elizabeta Rotari ◆ Violoncelli Federico Ranzato Romina Concion ◆ Massimiliano Tisserant • Percussioni Alessandro Marra ◆ Alessandro Zanardi • Clarinetto basso Attilio De Fanti Massimiliano Tieppo ◆ Nicola Boscaro Renzo Bello Gottardo Paganin Nicoletta Bortolomai◆ Marco Trentin Guido Facchin ◆ Dimitrova Filka ◆ Fagotti Massimo Pastore * Violini secondi Bruno Frizzarin Dario Marchi • Alessandro Molin • Paolo Mencarelli Roberto Fardin Pianoforte Gianaldo Tatone • Mauro Roveri Massimo Nalesso Carlo Rebeschini Gisella Curtolo Renato Scapin Enrico Enrichi Elisabetta Volpi Corni Luciano Crispilli Konstantin Becker • ◆ Alessio Dei Rossi Contrabbassi David Kanarek • ◆ Maurizio Fagotto Claudio Bortolamai • ◆ Adelia Colombo Emanuele Fraschini Stefano Pratissoli • ◆ Stefano Fabris ◆ Maddalena Main Massimo Frison Guido Fuga Luca Minardi Gianfranco Miglioranzi* Enrico Cerpelloni ◆ Marco Paladin Ennio Dalla Ricca Rossella Savelli Giulio Parenzan Trombe Aldo Telesca Alessandro Pin Fabiano Cudiz • Johanna Verheijen Matteo Liuzzi ◆ Mirko Bellucco Muriel Volckaert Gianfranco Busetto • prime parti Roberto Zampieron Eleonora Zanella ◆ ◆ a termine Michele Di Pasquale◆ * collaborazione

94 CORO DEL TEATRO LA FENICE

GIOVANNI ANDREOLI direttore del Coro

Alberto Malazzi altro maestro del Coro

Soprani Alti Tenori Bassi Nicoletta Andeliero Valeria Arrivo Sergio Boschini Giampaolo Baldin Cristina Baston Lucia Berton Salvatore Bufaletti Julio Cesar Bertollo Lorena Belli Mafalda Castaldo Pasquale Ciravolo Roberto Bruna Piera Boano Marta Codognola Cosimo D’Adamo Antonio Casagrande Egidia Boniolo Chiara Dal Bo Gino Dal Moro Pietro Crepaldi Lucia Braga Elisabetta Gianese Luca Favaron Antonio S. Dovigo Mercedes C. Cerrato Vittoria Gottardi Stefano Filippi Alessandro Giacon Emanuela Conti Lone Löell Kirsten Ivano Pasqualetti Massimiliano Liva Anna Dal Fabbro Manuela Marchetto Marco Rumori Nicola Nalesso Milena Ermacora Misuzu Ozawa Salvatore Scribano Emanuele Pedrini Susanna Grossi Gabriella Pellos Ruggero Zane Davide Pelissero Michiko Hayashi M. Laura Zecchetti Bernardino Zanetti Mauro Rui M. Antonietta Lago Carla Carnaghi ◆ Domenico Altobelli ◆ Claudio Zancopè Enrica Locascio Cristina Melis ◆ Ferruccio Basei ◆ Giuseppe Accolla ◆ Loriana Marin Orietta Posocco ◆ Giuseppe Frittoli ◆ Carlo Agostini ◆ Antonella Meridda Stefano Meggiolaro ◆ Salvatore Giacalone ◆ Validia Natali Roberto Menegazzo ◆ Gionata Marton ◆ Bruna Paveggio Ciro Passilongo ◆ Roberto Spanò ◆ Andrea Lia Rigotti Paolo Ventura ◆ Franco Zanette ◆ Rossana Sonzogno Julie Mellor ◆ Alessa Pavan ◆

◆ a termine

95 AREA TECNICO-AMMINISTRATIVA

direttore di palcoscenico responsabile ufficio regia capo reparto sartoria Paolo Cucchi Bepi Morassi Maria Tramarollo

capo reparto elettricisti capo reparto attrezzisti vicecapo reparto macchinisti vicecapo costruttori Vilmo Furian Roberto Fiori Vitaliano Bonicelli Adamo Padovan Valter Marcanzin responsabile ufficio economato responsabile ufficio responsabile segreteria Adriano Franceschini decentramento e promozione artistica Domenico Cardone Vera Paulini

Macchinisti Elettricisti Scenografia Impiegati Michele Arzenton Fabio Barettin Giorgio Nordio Luciano Aricci Massimiliano Ballarini Alessandro Ballarin Sandra Tagliapietra Gianni Bacci Bruno Bellini Umberto Barbaro Marcello Valonta Giuseppe Bonannini Roberto Cordella Alberto Bellemo Simonetta Bonato Antonio Covatta Michele Benetello Manutenzione Marisa Bontempo Giuseppe Daleno Marco Covelli Giancarlo Marton Luisa Bortoluzzi Dario De Bernardin Stefano Faggian Elisabetta Bottoni Paolo De Marchi Stefano Lanzi Addetti orchestra Andrea Carollo Luciano Del Zotto Euro Michelazzi e coro Giovanna Casarin Bruno D’Este Roberto Nardo Gianluca Borgonovi Lucia Cecchelin Roberto Gallo Maurizio Nava Salvatore Guarino Giuseppina Cenedese Sergio Gaspari Paolo Padoan Andrea Rampin Antonella D’Este Michele Gasparini Costantino Pederoda Francesca Tondelli Liliana Fagarazzi Giorgio Heinz Marino Perini Lucio Gaiani Roberto Mazzon Roberto Perrotta Servizi ausiliari Alfredo Iazzoni Andrea Muzzati Stefano Povolato Stefano Callegaro Renata Magliocco Pasquale Paulon Teodoro Valle Walter Comelato Santino Malandra Mario Pavan Giancarlo Vianello Gianni Mejato Maria Masini Massimo Pratelli Massimo Vianello Gilberto Paggiaro Luisa Meneghetti Roberto Rizzo Roberto Vianello Wladimiro Piva Fernanda Stefano Rosan Marco Zen Roberto Urdich Elisabetta Navarbi Paolo Rosso Pietro Bellemo ◆ Giovanni Pilon Francesco Scarpa Andrea Benetello ◆ Biglietteria Francesca Piviotti Massimo Senis Cristiano Faè ◆ Rossana Berti Cristina Rubini Federico Tenderini Marco Fuga ◆ Nadia Buoso Susanna Sacchetto Enzo Vianello Roberto Visentin ◆ Lorenza Pianon Angelo Sbrilli Mario Visentin Daniela Serao Fabio Volpe Attrezzisti Gianfranco Sozza Michele Bontempo ◆ Sara Bresciani Marika Tileti Alfredo Rossi ◆ Marino Cavaldoro Irene Zahtila Diego Del Puppo Sarte Salvatore De Vero Bernadette Baudhuin Oscar Gabbanoto Emma Bevilacqua Nicola Zennaro Annamaria Canuto Massimiliano Baldessari◆ Rosalba Filieri Francesco Costi ◆ Elsa Frati Vittorio Garbin ◆ Luigina Monaldini Romeo Gava ◆ Tebe Amici ◆ Bernardo Moretti ◆ Gabriella Del Gatto ◆ Stefania Mercanzin ◆ Manuela Rizzo ◆ ◆ a termine

96 ASSOCIAZIONE RICHARD WAGNER DI

Le Giornate Wagneriane 29 novembre - 3 dicembre 1996 in occasione delle rappresentazioni straordinarie di Tannhäuser al PalaFenice

29 novembre 1996, ore 18.00 VENEZIA - PALAZZO ALBRIZZI Inaugurazione Mostra Tannhäuser 1845 - 1875 in collaborazione con Opera di Chemnitz e Associazione Culturale Italo Tedesca

30 novembre 1996, ore 9.30-13.30 VENEZIA - PALAZZO GIUSTINIAN LOLIN FONDAZIONE UGO E OLGA LEVI Symposium Internazionale I Tannhäuser da Dresda a Vienna 1845-1875

1 dicembre 1996, ore 10.30-13.30 VENEZIA - PALAZZO GIUSTINIAN LOLIN FONDAZIONE UGO E OLGA LEVI Symposium Internazionale II Tannhäuser da Dresda a Vienna 1845-1875

1 dicembre 1996, ore 15.30-17.30 VENEZIA - PALAZZO GIUSTINIAN LOLIN FONDAZIONE UGO E OLGA LEVI Symposium Internazionale III Tavola Rotonda: Quale Tannhäuser?

1 dicembre 1996, ore 20.00 VENEZIA - SCUOLA GRANDE SAN GIOVANNI EVANGELISTA STEFAN MICKISCH pianoforte parafrasi e trascrizioni da opere di R. Wagner di F. Liszt, H. Wolf, S. Mickisch Scambio culturale tra Bayreuth e Venezia

140 AMICI DELLA FENICE incontro con l’opera AULA MAGNA - ATENEO VENETO

26 febbraio 1998, ore 18.00 QUIRINO PRINCIPE I L CAVALI E R E AVARO DI SERGEJ RACHMANINOV

SUOR ANGELICA DI Conti correnti per la ricostruzione del GRAN TEATRO LA FENICE

Comune di Venezia c/c 64000/OV Cassa di Risparmio di Venezia codice ABI 6345 cab. 02000 “Sottoscrizione per la ricostruzione del Teatro La Fenice”

Fondazione per il Teatro La Fenice c/c 63597/OC Cassa di Risparmio di Venezia codice ABI 6345 cab. 02000 “Per La Fenice”

Associazione Amici della Fenice: c/c 6959 Banco AmbroVeneto (Filiale di Venezia, calle Goldoni) ABI 3001 Cab 02010 “Ricostruzione” COOPERATIVA SAN MARCO Motoscafi in servizio pubblico a r.l.

Direzione: S. Marco 4267/A - Venezia ☎ 041/5235775 (4 linee) - Telefax 041/5221939 V