C o s y m L l it e Assessorato Sviluppo della Montagna e Foreste at d o R lle esistenza Co

Duecento ebrei riuscirono a salvarsi grazie all’aiuto di chi viveva nelle valli di Lanzo. Non un ebreo fu catturato, nonostante i frequentissimi rastrellamenti e l’occupazione degli ultimi mesi di guerra, nonostante l’appartenenza di padri, fi gli e fi glie alle formazioni partigiane. Non uno perché il profondo sentimento si ribellava al crimine orrendo di chi negava il loro diritto d’esistere. Il sentiero delle corvées partigiane: "la zona libera" Dalla tarda primavera del 1944, uscì più ad esercitare un’autono- zioni fasciste debbono essere so- Divisione Garibaldi attaccarono il viveri, che colpiva non solo la po- con l’intensifi carsi dell’attività par- ma autorità territoriale. Il Comita- stituite da nuove amministrazioni presidio nazifascista di Lanzo, for- polazione locale, ma anche le mi- tigiana ed il trasferimento di uni- to liberazione nazionale alta Italia democratiche, vere rappresentanti te di 1.500 soldati, mentre la IV Di- gliaia di sfollati ed i circa seimila tà tedesche sulla Linea gotica, la (Clnai) emise dunque una direttiva, degli interessi della popolazione”. visione Garibaldi proteggeva le vie partigiani, ed era tanto più grave in Repubblica sociale italiana non ri- secondo la quale “Le amministra- Il 26 giugno, 700 uomini della II d’accesso dalla pianura. La batta- un’area povera di risorse. glia durò tutto il giorno e, se non Dal 5 settembre iniziò l’operazione valse la resa dei difensori, servì a Strassburg, fi nalizzata a riprendere sgombrare le valli dai presidi ne- il controllo nazifascista delle valli: mici, consegnandole ad una Resi- Coassolo, Monastero e Chiaves fu- stenza così consapevole della pro- rono occupate, Ceres bombarda- pria forza da proclamare il territorio ta, mentre le Brigate Garibaldi 11ª montano “zona libera”. e 80ª si batterono per proteggere Nelle valli, la “zona libera” diede la ritirata. La 20ª Brigata risalì la al territorio, dopo oltre un venten- val Grande e passò in Francia, or- nio di dittatura, la prima pratica di mai libera dall’occupazione tede- governo condotta per e con la po- sca, dove fù disarmata dalle For- polazione. Fu nominato a Ceres il ces françaises de l’interieur. L’11ª Commissariato civile, che preparò Brigata rimontò la val d’Ala e rag- i Cln locali. Questi ultimi designa- giunta la Francia, si vide proporre rono Giunte municipali antifasciste lo stesso trattamento riservato alla a Traves, , , 20ª Brigata, ma lo rifi utò, tornan- Ceres, , , Cantoi- do in Italia. La 19ª Brigata percor- ra, e . se a ritroso la val di Viù e si divise, Il blocco ferroviario e stradale dei svallando in parte in val di Susa e rifornimenti, attuato dai nazifa- in parte, attraverso diversi colli, in scisti a Lanzo, costrinse subito a Francia. confrontarsi con l’insuffi cienza di

Partigiani della 19ª brigata Garibaldi con soldati cecoslovacchi in valle di Viù. Centro di documentazione di storia contemporanea e della Resistenza nelle valli di Lanzo “Nicola Grosa”.

Vallo Torinese – Passo della Croce Il passo della Croce (mt. 1256) è visibile tra le due cime del mon- te Turu (mt. 1355), a destra, e del monte Druina (mt. 1516), a sinistra. Il sentiero inizia dalla cappella di san Rocco (mt. 570), per continua- re sulla strada sterrata fi no ad una palina in legno indicante il sentie- ro per il passo della Croce. Segui- re il sentiero, ben tracciato, che si innalza tra bassi ginepri e pini sil- vestri (evidenti sono ancora i segni del pauroso incendio del febbraio 1999). A metà percorso, il sentiero passa attraverso due piccole frane causate dall’alluvione del novem- bre 1994. Riprendere il sentiero, che attraversa boschetti misti di betulle, nocciole e querce, fi no al Passo della Croce. Lungo il per- corso si trovano numerose fonta- ne, tutte ben segnalate: fontana ‘d Minigin (mt. 650), fontana ‘d Munt Bas (mt. 800), fontana Fredda (mt. 1000) e fontana A.I.B. (mt. 1050).

Località di partenza: Cappella di san Rocco Tempo di salita: 2 ore Diffi coltà: T (escursionismo facile) Bivacco al passo della Croce Club Alpino Italiano sezione di Lanzo C o s y m L l it e Assessorato Sviluppo della Montagna e Foreste at d o R lle esistenza Co

Duecento ebrei riuscirono a salvarsi grazie all’aiuto di chi viveva nelle valli di Lanzo. Non un ebreo fu catturato, nonostante i frequentissimi rastrellamenti e l’occupazione degli ultimi mesi di guerra, nonostante l’appartenenza di padri, fi gli e fi glie alle formazioni partigiane. Non uno perché il profondo sentimento comune si ribellava al crimine orrendo di chi negava il loro diritto d’esistere. Il sentiero delle corvées partigiane: "la zona libera" Dalla tarda primavera del 1944, uscì più ad esercitare un’autono- zioni fasciste debbono essere so- Divisione Garibaldi attaccarono il viveri, che colpiva non solo la po- con l’intensifi carsi dell’attività par- ma autorità territoriale. Il Comita- stituite da nuove amministrazioni presidio nazifascista di Lanzo, for- polazione locale, ma anche le mi- tigiana ed il trasferimento di uni- to liberazione nazionale alta Italia democratiche, vere rappresentanti te di 1.500 soldati, mentre la IV Di- gliaia di sfollati ed i circa seimila tà tedesche sulla Linea gotica, la (Clnai) emise dunque una direttiva, degli interessi della popolazione”. visione Garibaldi proteggeva le vie partigiani, ed era tanto più grave in Repubblica sociale italiana non ri- secondo la quale “Le amministra- Il 26 giugno, 700 uomini della II d’accesso dalla pianura. La batta- un’area povera di risorse. glia durò tutto il giorno e, se non Dal 5 settembre iniziò l’operazione valse la resa dei difensori, servì a Strassburg, fi nalizzata a riprendere sgombrare le valli dai presidi ne- il controllo nazifascista delle valli: mici, consegnandole ad una Resi- Coassolo, Monastero e Chiaves fu- stenza così consapevole della pro- rono occupate, Ceres bombarda- pria forza da proclamare il territorio ta, mentre le Brigate Garibaldi 11ª montano “zona libera”. e 80ª si batterono per proteggere Nelle valli, la “zona libera” diede la ritirata. La 20ª Brigata risalì la al territorio, dopo oltre un venten- val Grande e passò in Francia, or- nio di dittatura, la prima pratica di mai libera dall’occupazione tede- governo condotta per e con la po- sca, dove fù disarmata dalle For- polazione. Fu nominato a Ceres il ces françaises de l’interieur. L’11ª Commissariato civile, che preparò Brigata rimontò la val d’Ala e rag- i Cln locali. Questi ultimi designa- giunta la Francia, si vide proporre rono Giunte municipali antifasciste lo stesso trattamento riservato alla a Traves, Pessinetto, Mezzenile, 20ª Brigata, ma lo rifi utò, tornan- Ceres, Ala di Stura, Balme, Cantoi- do in Italia. La 19ª Brigata percor- ra, Chialamberto e Groscavallo. se a ritroso la val di Viù e si divise, Il blocco ferroviario e stradale dei svallando in parte in val di Susa e rifornimenti, attuato dai nazifa- in parte, attraverso diversi colli, in scisti a Lanzo, costrinse subito a Francia. confrontarsi con l’insuffi cienza di

Partigiani della 19ª brigata Garibaldi con soldati cecoslovacchi in valle di Viù. Centro di documentazione di storia contemporanea e della Resistenza nelle valli di Lanzo “Nicola Grosa”.

Frazione Mombas di Viù – Passo della Croce Dalla frazione Mombas (mt. 784), prendere il sentiero che passa presso la chiesetta di san Pancra- zio, uscire dall’abitato ed inoltrar- si sulla mulattiera, protetta da un muro a secco; proseguire fi no agli alpeggi, per poi spostarsi sul crina- le. Continuare sulla dorsale priva di vegetazione, fi no ad un pilone votivo. Da destra, parte il sentiero che sale, con dei tornanti, sino a una fontana nei pressi dei ruderi di un traliccio. La traccia si inoltra nel bosco di faggi e betulle per giunge- re al passo della Croce (mt 1256).

Località di partenza: Viù frazione Mombas Tempo di salita: ore 1,45 Diffi coltà: T (escursionismo facile)

Bivacco al passo della Croce Club Alpino Italiano sezione di Lanzo C o s y m L l it e Assessorato Sviluppo della Montagna e Foreste at d o R lle esistenza Co

Duecento ebrei riuscirono a salvarsi grazie all’aiuto di chi viveva nelle valli di Lanzo. Non un ebreo fu catturato, nonostante i frequentissimi rastrellamenti e l’occupazione degli ultimi mesi di guerra, nonostante l’appartenenza di padri, fi gli e fi glie alle formazioni partigiane. Non uno perché il profondo sentimento comune si ribellava al crimine orrendo di chi negava il loro diritto d’esistere. Il sentiero delle corvées partigiane: la colonna delle formiche Durante la “breve estate della libertà” del 1944, pure non basta a svuotare i depositi di , la situazione alimentare delle valli di Lanzo diven- Moncolombone e ”. ne drammatica. La penuria di cibo derivò prima Poiché le corvées a piedi non erano suffi centi ad dall’insuffi cienza dei rifornimenti provenienti da approvigionare di viveri le valli, i partigiani orga- Torino, poi dal blocco stradale e ferroviario effet- nizzarono delle autocolonne: il 16 luglio, dieci ca- tuato dai nazifascisti a Lanzo. mion carichi di viveri, in testa un’auto requisita Le Amministrazioni comunali censirono le scorte alle SS con partigiani travestiti, partirono da Fia- di viveri ed i capi di bestiame, decidendo la per- no, attraversarono , Valdellatorre, Casel- centuale del conferimento agli ammassi, e tripli- lette, , salirono al col del Lys e scesero a carono il valore monetario da corrispondere agli Viù. Sempre Foieri racconta: “La grande avventu- allevatori, per disincentivare il mercato nero e ra è però sul ponte del col San Giovanni, crollato: ad offrire alla popolazione un maggior quantita- in pochi giorni il tenente ceko e i genieri russi, tivo di viveri. Stabilirono inoltre le modalità per il aggregati alla 19ª Brigata “Eusebio Giambone”, rimborso dei buoni di requisizione, usando a tale han fatto un capolavoro a base di tronchi d’albe- scopo i certifi cati del prestito lanciato dal Cln per ro e funi di teleferica”. la lotta di Liberazione. Si formarono le Commissioni annonarie, incari- Il 22 settembre, i nazifascisti attaccarono i de- cate di organizzare corvèes in pianura, sotto la positi delle corvée, Varisella e Moncolombone, responsabilità di Mario Foieri comandante della e, la notte successiva, un combattimento, al col- Brigata “Manovra” della II Divisione Garibaldi. Il le della Croce, vide impegnato il distaccamento deposito dei vettovagliamenti fu fi ssato presso la partigiano con morti e feriti. Era iniziata l’ope- borgata Moncolombone di Varisella. razione Strassburg, tesa a riprendere il controllo Lo stesso Foieri racconta: “Recuperato un nume- delle valli, che pose fi ne alla “breve estate della ro discreto di muli, cominciamo le spedizioni at- libertà”. traverso il colle della Croce e le Maddalene. Ma non bastano a smaltire i rifornimenti che si accu- mulano in fretta, quasi come la fame nelle valli. Ci vogliono ininterrotte corvées. Così un centinaio di garibaldini, sovente con gruppi di civili guidati dal parroco di Balme, don Lorenzo Guglielmotto, trasportano, in grossi zaini, duemila chili di riso e grano al giorno. Guardo quella fi la di formiche che Don Lorenzo Guglielmotto, si snoda in alto: è dura, ore di cammino con oltre parroco di Balme. venti chili sulle spalle, ma è più dura la fame. Ep- Fondo don Guglielmotto.

Al passo della Croce ogni anno, il primo sabato di settembre, si svolge una festa che richiama gente dai paesi delle due Comunità montane. A settembre del 2003, è stato inaugurato un nuovo bivacco. Dal passo della Croce si può raggiungere la cima del monte Turu (mt. 1355) in circa 30 minuti; più disagevole la salita al monte Druina (mt. 1516), in circa 1 ora e 30 minuti. Discesa verso Mombas di Viù Dal colle, dietro alla croce, parte il sentiero che scende a Mombas, dapprima passando in un bosco di faggi e betulle, poi lungo dei tornanti. Continuare sulla dorsale senza vegetazione, che apre un bel panorama sulla valle di Viù. Oltrepassato un pilone votivo, si raggiungo- no degli alpeggi. Da lì parte la mulattiera che porta alla borgata di Mombas, dove arriva la strada carrozzabile. Discesa verso Vallo Torinese L’inizio della discesa si trova dopo la tettoia posta in cima al passo. Dapprima si attraversa un bosco, per poi scendere su un terreno pri- vo di vegetazione. Lungo il sentiero si trovano alcune fontane, tutte evidenziate da indicazio- ni. La parte fi nale offre un paesaggio su Vallo e sulla chiesetta di san Rocco, dove arriva la strada carrozzabile.

Panorama dal passo della Croce. Club Alpino Italiano sezione di Lanzo. C o s y m L l it e Assessorato Sviluppo della Montagna e Foreste at d o R lle esistenza Co

Duecento ebrei riuscirono a salvarsi grazie all’aiuto di chi viveva nelle valli di Lanzo. Non un ebreo fu catturato, nonostante i frequentissimi rastrellamenti e l’occupazione degli ultimi mesi di guerra, nonostante l’appartenenza di padri, fi gli e fi glie alle formazioni partigiane. Non uno perché il profondo sentimento comune si ribellava al crimine orrendo di chi negava il loro diritto d’esistere.

Verso il colle del Lys: la 19ª Brigata Garibaldi “Eusebio Giambone” Natale Rolando (Rolandino), con un gruppo di uffi - Fu assistita spiritualmente da Alessandro Musso, ciali e sottouffi cili degli alpini e alcuni valligiani, si sacerdote distaccato dal Collegio Salesiano di Lan- accampò, sin dal settembre 1943, alla frazione Viet- zo. Vantò da luglio un distaccamento femminile, ti di Coassolo. Da subito, la banda, di cui assunse il con compiti di assistenza, formato da 38 donne, comando, compì azioni per recuperare armi e viveri, per lo più parenti di garibaldini e già impegnate come quella che si svolse a fi ne ottobre, con la colla- come staffette. borazione di Gino Fonti, nel Monferrato: dai magazzini Il 21 luglio, la Brigata fu impegnata al ponte delle di Castelnuovo don Bosco, sottrasse all’ammasso tre Maddalene in un duro scontro con una colonna camion pieni di grano, per poi consegnarli in parte al nazifascista. Ad agosto, Rolandino fu accusato, dal mulino di Coassolo e in parte al collegio salesiano di comando della II Divisione, di patteggiamento con Lanzo, dove c’era un magazzino segreto. A dicembre, il nemico per aver permesso la ritirata dei nazifa- la banda si spostò alla Muanda’ d Franco, sopra Ger- scisti, dalla val di Viù, ne fu chiesta la destituzione, magnano. ma i suoi uomini minacciarono di passare alle for- Rolandino e i suoi uomini, sopravvissuti ai rastrella- mazioni di Giustizia e Libertà e lui fu reintegrato. menti di dicembre e gennaio 1944 e a quelli di mar- Nell’autunno, la 19ª Brigata fu l’ultima, della II Di- zo, che videro impegnate ingenti forze nazifasciste, visione Garibaldi, a lasciare le valli di Lanzo a se- costituirono il nucleo della 19ª Brigata Garibaldi “Eu- guito dell’operazione Strassburg, svallò in Francia, sebio Giambone”, una delle quattro componenti la II dopo aver messo in salvo i malati. Il trattamento Divisione dislocata nelle valli di Lanzo. che ricevette dai francesi fu molto duro. A dicem- Viù, , , Margone e Malciaussia ospita- bre, una parte della Brigata venne incorporata nel rono, con l’appoggio della popolazione locale, distac- Battaglione Volontari Stranieri 21/15 operativo in camenti partigiani sempre più numerosi: settecento Francia, mentre Rolandino rientrò con alcuni uo- uomini ad aprile-maggio, milleduecento in giugno. mini in val di Viù. A febbraio 1945, si trasferì nel Erano formati di ex militari, antifascisti, giovani reni- Monferrato, dove costituì la 103ª Brigata “Nannet- tenti alla leva, ex prigionieri di guerra cecoslovacchi ti”, appartenente alla I Divisione “Leo Lanfranco”. e russi. Con la II Divisione Garibaldi, la 19ª Brigata partecipò alla battaglia di Lanzo, segmento della prima offen- siva manovrata della guerra di Liberazione. Ebbe un Partigiani delle 19ª Brigata “Eusebio effi cientissimo servizio sanitario, di cui era responsa- Giambone” al Col San Giovanni.Centro di documentazione di storia contem- bile il dottor Attilio Bersano Begey, dislocato tra Usse- poranea e della Resistenza nelle valli glio, Margone e il lago Dietro la Torre. di Lanzo “Nicola Grosa”:

Molar del lupo – Richiaglio – San Vito presso il colle Lunella Dal tornante che precede le case di Molar del lupo, a destra, si diparte una mulattiera con caratteristici muretti a secco ai lati. In successione, si incontrano due piloni votivi; proseguire a mezzacosta sulle pendici del monte Combanera (mt. 1011). Lasciare alcune vecchie costruzioni in basso a destra e seguire il sentiero, a sinistra, che porta ad un ponte in pietra a schiena d’asino, che permette di attraversare il rio Richiaglio. Superato il ponte, svoltare a destra per pochi metri; quindi, a sinistra, proseguire su una ripida salita, che raggiunge una costruzione, parte integrante di una condotta forzata. Il sen- tiero prosegue su un canale coperto, che termina su una piccola chiusa. Proseguire sulla vecchia mulattiera che costeggia il vallone, tra bassa vegetazione. Salire su un prato, a destra, alle case Raiera, per ridiscendere sulla sterrata che porta a Richiaglio.

Richiaglio – san Vito presso il colle Lunella Attraversare la frazione seguendo la sterrata fi no ad un pilone votivo: a sinistra, inizia il sentiero che con- duce a san Vito ed al colle Lunella. Proseguire fi no alle case Benna. A fi anco di un pilone votivo, sulla destra, parte la mulattiera, che sale lentamente e segue le tracce di un acquedotto. Attraversare alcuni ruscelli, su dei ponti di pietra, fi no ad arrivare ad una fontana. Continuare sul sentiero, che attraversa un bosco di faggi secolari, per giungere ai pascoli delle Case Meninera (mt. 1220). Proseguire sulla sterrata fi no alla chiesetta di san Vito e alla vicina “Casa del fondo”. Da san Vito, si può raggiungere il colle del Lys (mt. 1310) in poco più di un’ora.

Località di partenza: Viù località Molar del lupo (mt. 690) Tempo di salita: 2 ore + 1,10 da Richiaglio Diffi coltà: T (Escursionismo facile)

La cappella di san Giacomo. Club Alpino Italiano sezione di Lanzo. C o s y m L l it e Assessorato Sviluppo della Montagna e Foreste at d o R lle esistenza Co

Duecento ebrei riuscirono a salvarsi grazie all’aiuto di chi viveva nelle valli di Lanzo. Non un ebreo fu catturato, nonostante i frequentissimi rastrellamenti e l’occupazione degli ultimi mesi di guerra, nonostante l’appartenenza di padri, fi gli e fi glie alle formazioni partigiane. Non uno perché il profondo sentimento comune si ribellava al crimine orrendo di chi negava il loro diritto d’esistere. Verso il colle del Lys: il comandante Rolandino Forse Natale Rolando (Rolandino) fu il co- compiere azioni armate contro i nazifa- mandante partigiano più popolare delle valli scisti: a novembre Lanzo era tappezzata di Lanzo. di manifesti con la prima taglia (50.000 Nato a Lanzo nel 1920, nel marzo 1939 fu lire) sul suo comandante. chiamato ad assolvere l’obbligo militare di La banda Rolandino fu il nucleo primiti- leva. Come alpino, partecipò alle campa- vo della futura 19ª Brigata Garibaldi “Eu- gne sul fronte francese e su quello greco- sebio Giambone”, di stanza nella valle di albanese. L’8 settembre 1943 lo colse, con Viù. Durante l’estate 1944, la valle di Viù, il proprio battaglione, al colle Moncenisio sotto il comando di Rolandino, fu proba- impegnandolo ad opporsi al passaggio delle bilmente la più organizzata e attiva. forze tedesche che, dalla Francia, venivano In seguito all’operazione Strassburg, tesa ad occupare L’Italia. a riprendere il controllo delle valli di Lan- Tornato a Lanzo il 14 settembre la sua casa zo, Rolandino fu costretto, nella prima de- (ca’ d’ Rolandin) fu subito punto di riferimen- cade di ottobre e dopo quindici giorni di to logistico per numerosi commilitoni sban- combattimenti, a svallare in Francia con dati; nei mesi successivi divenne poi centro la sua brigata. In dicembre, ritornò in valle di raccolta di armi e vettovagliamenti per le di Viù con la sola squadra comando della bande partigiane. Un apporto molto impor- 19ª Brigata, ma ormai le valli erano occu- tante fu dato dalla sua famiglia, in particola- pate stabilmente dai nazifascisti e tutte le re dalle donne. strade controllate. Agli inizi di febbraio, si Con il tenente Luigi Migliori, organizzò un trasferì con i suoi uomini nel Monferrato, primo gruppo di resistenti (banda Rolandi- dove costituì la 103ª Brigata “Nannetti”, no), presso una baita della frazione Vietti di appartenente alla I Divisione “Leo Lan- . Successivamente si unì franco”. loro un’altra banda già dislocata sopra Ger- magnano. Sin dalle prime settimane, la ban- La banda Rolandino. da Rolandino fu impegnata a raccogliere e Centro di documentazione di storia contemporanea organizzare i soldati nascosti nelle valli e a e della Resistenza nelle valli di Lanzo “Nicola Grosa”.

RICHIAGLIO (mt. 740) Il suo nome trae origine dal rio Chiaro. La prima notizia sulla borgata deriva da un documento del 1011 del vescovo di Torino Landolfo. Una casa dietro la cappella è chiamata “la casa del conte Verde”. La strada carrozzabile fu costruita nel 1970. Il tetto della cappella di san Giacomo è crollato, in parte, nel 1972 a causa delle copiose nevicate, sono rimasti in piedi solo la torre campanaria e la facciata. Richiaglio era conosciuta nelle valli perché vi risiedevano numerosi fabbricanti di gerle e canestri. Proseguendo sulla sterrata, che costeggia il rio, vicino al ponte di pietra che porta a Bertesseno, si trova la palestra di roccia della Torretta.

Richiaglio – Altare della cappella di San Vito. San Vito presso il colle Lunella Attraversare la frazione seguendo la sterrata fi no ad un pi- lone votivo: a sinistra, inizia il sentiero che conduce a san Vito ed al colle Lunella. Proseguire fi no alle case Benna. A fi anco di un pilone votivo, sulla destra, parte la mulat- tiera, che sale lentamente e segue le tracce di un acque- dotto. Attraversare alcuni ruscelli, su dei ponti di pietra, fi no ad arrivare ad una fontana. Continuare sul sentiero, che attraversa un bosco di faggi secolari, per giungere ai pascoli delle Case Meninera (mt. 1220). Proseguire sulla sterrata fi no alla chiesetta di san Vito e alla vicina “Casa del fondo” (mt. 1225). Da san Vito, si può raggiungere il colle del Lys (mt. 1310) in poco più di un’ora.

Località di partenza: Richiaglio (mt. 740) Tempo di salita: ore 1,10 Diffi coltà: T (Escursionismo facile) Ponte di pietra. Club Alpino Italiano sezione di Lanzo. C o s y m L l it e Assessorato Sviluppo della Montagna e Foreste at d o R lle esistenza Co

L’attenzione al territorio e ai segni sma. Luoghi carichi di memoria e dell’emigrazione.Tra fi ne ‘800 e ini- nonostante i frequentissimi rastrel- che la Storia vi ha lasciato costitui- di testimonianze, di incontri, di par- zio ‘900, queste comunità conob- lamenti e l’occupazione nazifasci- sce un effi cace tramite per l’educa- tenze di emigranti, crocevia di cul- bero d’improvviso un momento di sta degli ultimi mesi di guerra, no- zione delle generazioni. Si può pen- ture diverse, ma anche luoghi di fortuna, ospitando la villeggiatura nostante l’appartenenza di padri, sare al territorio come ad un museo accoglienza e rifugio. della nobiltà e della borghesia tori- fi gli e fi glie alle formazioni partigia- diffuso, dove gli eventi e le situazioni “I Giusti della montagna” nese. Molti di questi ospiti erano fa- ne, la II e la IV Divisione Garibaldi sono recuperati ad una spiegazione sono gli abitanti delle valli di Lan- miglie ebree e, dopo le leggi razziali Piemonte. storica. zo. Valli strette aspre e selvagge, in del 1938, si rifugiarono nelle valli. Le Alpi sono state teatro di guerre passato popolate da comunità po- mondiali, ma anche luoghi da cui vere, di pastori, agricoltori, minato- Duecento ebrei riuscirono a salvar- è partito il riscatto della lotta di Li- ri, artigiani, contrabbandieri e guide si dalla Shoah grazie all’aiuto dei berazione dalla dittatura nazifasci- alpine, spesso dannate dalla sorte montanari. Non uno fu catturato,

Molar del lupo – Richiaglio – San Vito presso il colle Lunella Dal tornante che precede le case di Molar del lupo, a destra, si diparte una mulattiera con caratteristici muretti a secco ai lati. In successione, si incontrano due piloni votivi; proseguire a mezzacosta sulle pendici del monte Combanera (mt. 1011). La- sciare alcune vecchie costruzioni in basso a destra e seguire il sentiero, a sinistra, che porta ad un ponte in pietra a schiena d’asino, che permette di attraversare il rio Richiaglio. Superato il ponte, svoltare a destra per pochi metri; quindi, a sinistra, proseguire su una ripida salita, che raggiunge una costruzione, parte integrante di una condotta forzata. Il sentiero prosegue su un canale coperto, che termina su una piccola chiusa. Proseguire sulla vecchia mulattiera che costeggia il vallone, tra bassa vegetazione. Salire su un prato, a destra, alle case Raiera, per ridiscendere sulla sterrata che porta a Richiaglio. Richiaglio – San Vito presso il colle Lunella Attraversare la frazione seguendo la sterrata fi no ad un pilone votivo: a sinistra, inizia il sentiero che conduce a san Vito ed al colle Lunella. Proseguire fi no alle case Benna. A fi anco di un pilone votivo, sulla destra, parte la mulattiera, che sale lenta- mente e segue le tracce di un acquedotto. Attraversare alcuni ruscelli, su dei ponti di pietra, fi no ad arrivare ad una fontana. Continuare sul sentiero, che attraversa un bosco di faggi secolari, per giungere ai pascoli delle Case Meninera (mt. 1220). Proseguire sulla sterrata fi no alla chiesetta di san Vito e alla vicina “Casa del fondo”. Da san Vito, si può raggiungere il colle del Lys (mt. 1310) in poco più di un’ora.

Località di partenza: Viù località Molar del lupo (mt. 690) Tempo di salita: 2 ore + 1,10 da Richiaglio Diffi coltà: T (Escursionismo facile)

Euphorbia gibelliana Peola

Frazione Mombas di Viù – Passo della Croce Dalla frazione Mombas (mt. 784), prendere il sentiero che passa presso la chiesetta di san Pancrazio, uscire dall’abitato ed inoltrarsi sulla mulattiera, protetta da un muro a secco; proseguire fi no agli alpeggi, per poi spostarsi sul crinale. Continuare sulla dorsale priva di vegetazione, fi no ad un pilone votivo. Da destra, parte il sentiero che sale, con dei tornanti, sino a una fontana nei pressi dei ruderi di un traliccio. La traccia si inoltra nel bosco di faggi e betulle Partigiani della 19ª per giungere al passo della Croce (mt 1256). brigata Garibaldi con soldati cecoslovacchi Località di partenza: Viù frazione Mombas in valle di Viù. Tempo di salita: ore 1,45 Centro di documen- Diffi coltà: T (escursionismo facile) tazione di storia con- temporanea e della Resistenza Panorama dal passo della Croce. nelle valli di Lanzo Club Alpino Italiano sezione di Lanzo. “Nicola Grosa”.