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ROMA NICOLA SALVI: FONTANA DI TREVI, PARTTCOLARE (vedi infrn N. M ALLORV, p. 13 0, n . 4068) ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte

ROBERTO DI PAOLA

L'ORATORIO DI SAN SEBASTIANO IN FORLÌ E PACE DI MASO, ARCHITETTO DELLA "BRIGADA" DI MELOZZO APPUNTI SULL'ARCHITETTURA DELLA FINE DEL '400 IN ROMAGNA

FORLÌ E LA ROMAGNA NELLA SECONDA METÀ DEL '400 prio sfarzo. E se gli influssi albertiani, si muovono da un lato da Rimini a Mantova, quelli brunelleschiani, La mano dell'ignoto autore della ' Natività' della che arrivano fino a Venezia con il Codussi, sono però lunetta dell'abbazia di Santa Maria in Fornò presso fortemente presenti nella stessa Ferrara del Rossetti Forlimpopoli, ci ha tramandato della città di Forlì e in tutta la Romagna, unitamente ad influssi urbi­ sul finire del '400, un'immagine turrita e fitta di nati, mantovani, senesi e padovani, dovuti appunto campanili, a testimoniare un'opulenza inquieta di a personaggi come Melazzo che si fanno portatori traffici e commerci. Luogo di passaggio obbligato delle esperienze dei grandi, soprattutto Mantegna e e di sosta per i viandanti della via Emilia che, re­ Piero, i cui itinerari pittorici toccano però la Ro­ candosi dalle Marche e dalla Toscana in Veneto e magna quasi soltanto di riflesso e occasionalmente. in Lombardia e viceversa, volevano evitare le aspre zone dell'Appennino e quelle paludose e malsane del ravennate, la città di Forlì accolse, anche se solo di passaggio, personaggi quali Giulio II, nonché " artisti come Leon Battista Alberti, nei suoi viaggi - . - tra Rimini, Ferrara e Mantova e poi Francesco di Giorgio, Luciano Laurana, Leonardo, e tanti altri. In particolare con la vicina Toscana si instaurò sul finire del secolo - ed è facilmente comprensi­ bile - un rapporto di dipendenza diretto per quanto .,..... riguarda la scultura, l'architettura e le arti minori. L'eredità brunelleschiana che si diffonde per tutto il '400 e che troviamo ancora viva in Firenze negli ultimi anni (ne è testimonianza la cupola di Santo Spi­ rito) costituisce per la Romagna il tema dominante delle nuove architetture, religiose e civili, che si vanno I - FORLi, SANTUARIO DI FORNÒ - PLANIMETRIA GENERALE compiendo, favorite da fattori politici, economici e religiosi. Esauritasi la dinastia degli Ordelaffi, caratteriz­ zata da lotte sanguinarie e fratricide, Forlì e la Ro­ magna assursero, soprattutto per merito di Girolamo Riario nipote di Sisto IV, ad un nuovo livello eco­ nomico e politico, non più confinato nell'angusto orizzonte delineato dagli Appennini e dall'Adriatico. Frequenti si fanno i contatti con Roma anche per il rafforzato potere temporale della Chiesa, e con le altre capitali delle arti quali Firenze, Urbino, Ve­ nezia, Mantova, Padova, Bologna, Siena. Città cir­ convicine quali le malatestiane Rimini e Cesena, che primeggiano verso la metà del secolo, cedono progres­ sivamente lo scettro, nella seconda metà, a città come Forlì e Ferrara, grazie anche a personalità di spicco come Girolamo Riario e Melazzo, Ercole d'Este e Biagio Rossetti. L'architettura di queste città, di pari passo con le arti e il potere economico e politico, conosce periodi di notevole splendore, in taluni casi, come quello di Ferrara, di vero e pro- 2 - FORLi, SANTUARIO DI FORNÒ - PROSPETTO

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3 - IMOLA, SANTUARIO DEL PfRATELLO 4 - IMOLA, SANTUARIO DEL PIRATELLO FRONTE SULLA VIA EMILIA (foto dell'Autore) SCHEMA PLANIMETRICO (disegno dell'Autore)

Minori gli influssi lombardi e limitati al campo della Le scarse notizie m nostro possesso riescono ap­ scultura e delle arti plastiche e decorative. pena a delineare i grandi tratti del personaggio, Oltre a quelle indicate troviamo nell'arte romagnola senza peraltro darci connotati più nitidi che servi­ di questo periodo, un'altra direttrice fortissima che rebbero a delinearne l'identità e la personalità, emer­ non può essere ignorata, la persistem;a dei modelli genti forse più dall'opera conservataci dal tempo ravennati che costituiscono una memoria irremovi­ che non dalle notizie storiche parziali e lacunose. bile dalla coscienza artistica di questa terra, sia nel Sappiamo da uno dei cronisti più accreditati, settore delle arti plastiche e figurative che negli im­ Andrea Bernardi detto il Novacula, che " Pace Bom­ pianti architettonici e nelle fabbriche che si fanno bace era Home bene proporcionate et bianco et vieppiù numerose grazie al rinnovato slancio della colorito et potea avere per sova natività circa anni fine del secolo. In particolare a Forlì dovette pro­ sessanta, et era vivuti molto honestamente ,.1> Da dursi un clima assai propizio alle arti, anche per il questa notizia datata venerdì 22 maggio I 5oo, lo fattivo contributo di personaggi, in molti casi a torto stesso giorno della morte di '' M o Pase recamadore ritenuti minori, che operando con artigiana sensibi­ da Forlì , ,2 > apprendiamo che questi dovea essere lità ed intuito artistico, riuscirono a porsi spesso al nato intorno all'anno 1440. Della sua giovinezza e passo con menti e pensieri più eletti. Tra i più si­ della sua educazione ben poco si conosce. Sappiamo gnificativi è forse il caso di Pace di Maso del Baro­ che probabilmente appartenne ad una famiglia di base (Bombace) ricamatore ed architetto, pressoché artigiani e che il padre prima di lui era ricamatore, ignoto alle cronache della grande architettura, ma mestiere in gran voga a quel tempo; in quest'arte, rinomato in quelle locali forlivesi, artisticamente im­ stando a quanto dice il Bernardi, sembra eccellesse parentato - e quasi certamente anche per discen­ e che fosse il primo ricamatore dei suoi tempi e ar­ denza di sangue - con il grande concittadino Me­ chitetto noto in tutta Italia; "Sempre fu amato lozzo degli Ambrogi. universalmente e masime da Papa, Ri et altre signur de Italia, per avere lui de l'arte del ricamo vera do­ trina e dell'architettura gran copia, che l'una e l'al­ PACE DI MASO ARCHITETTO DELLA "BRJGADA, DI tra el facea molto dignamente , tanto che essi (Papi MELOZZO e signori), desiderando lavori di tal sorta, " mai non l'arebene schivate per altra persona ,.3> Non molto è dato sapere su Pace di Maso del Molti storici sostengono che poco si mosse dalla Bambase (o Bombace), l'architetto al quale ven­ sua città natale, cosa che non concorda appieno con gono attribuiti l' Oratorio di San Sebastiano in Forlì il passo appena citato oltreché con la cultura archi­ e la Cappella detta della Canonica nel Duomo della tettonica che il Nostro dimostra di possedere e con medesima città. il fatto di essere intimo amico nonchè parente per

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parte di madre di un altro grande forlivese del mamente indicative perché ci dicono che la proget­ tempo, suo coetaneo, M elozzo di Giuliano degli tazione è a quel tempo ultimata e probabilmente da Ambrogi che opera soprattutto fuori di Forlì. M e­ un pezzo (1494 ?) se esistono addirittura dubbi sulla lozzo è presente nei grandi centri della cultura realizzazione tanto da far pensare a vicende piut­ quattrocentesca, soprattutto Roma e Urbino, e co­ tosto lunghe e complesse. nobbe i grandi della sua epoca: probabilmente Man­ In un passo del cronista Sigismondo Marchesi, u l tegna, sicuramente , Luciano si parla del San Sebastiano (figg. 5 e 6) " nuovamente Laurana, Francesco di Giorgio, Paolo Uccello, Luca cominciato a fabbricarsi, nell'ultima settimana di Pacioli, Giusto di Gand, Bramante, Pedro Berru­ febbraio dell'anno 1500 e cioè qualche mese prima guete, Benozzo Gozzoli, l'Angelico. della morte di Pace. Ciò può indurre a prendere in D ella intimità di Pace con Melozzo restano pa­ considerazione due possibilità: una che nell'ulti­ recchie testimonianze in atti notarili che li vedono missimo periodo della propria vita, dopo la reda­ testimoni l'uno a favore dell'altro, segno evidente zione del testamento, egli fosse riuscito a far avviare di una grande fiducia ed amicizia.4> Numerosi atti i lavori e che quindi, interrotti per un qualsiasi comunque testimoniano la presenza in Forlì di Pace, motivo, venissero ripresi; oppure quel "nuova­ a più riprese dal 1482 in poi.s> Degli anni precedenti mente, potrebbe indicare la data di effettivo inizio non si sa nulla, come pure nulla ci resta della sua at­ tività di ricamatore. E probabile che Pace abbia col­ laborato con M elozzo ed il Palmezzano ad altre opere di carattere architettonico e che anche da solo abbia operato oltre che nella propria città anche nei din­ torni ed altrove. Si potrebbe ipotizzare al riguardo una sua partecipazione alla progettazione delle tra­ sformazioni quattrocentesche del San M ercuriale di Forlì e dell'Abbazia di Santa Maria delle Grazie di Fornò (figg. 1 e 2) presso Forlimpopoli 6> nonché del Santuario del Piratello presso Imola (figg. 3 e 4), della Rocca di Ravaldino in Forlì e per quanto è dato discernere da ciò che rimane, ad opere minori quali il convento di San Girolamo in Longiano. Non è da escludere, anzi sembra piuttosto pro­ babile, che Pace possa essere stato compagno di Melozzo in uno o più dei suoi viaggi, forse anche in compagnia del discepolo di questi il Palmezzano. La notizia riportata dal Marchesi nelle Vite,1> sem­ brerebbe dare ragione a chi, con il Bonoli,s> vuole Pace architetto di fama operante per incarico di 5- FORLI, ORATORIO DI SAN SEBASTIANO Sisto IV. Tali notizie, unitamente a quelle riportate fACCIATA E fiANCO SINISTRO dai cronisti, oltre al fatto che fu sepolto nella Chiesa di Sant'Agostino, privilegio riservato ai nobili, at­ testano che Pace godette in vita di una certa re­ putazione e fama.

LE OPERE: L'ORATORIO DI SAN SEBASTIANO E LA CAPPELLA DETTA DELLA CANONICA Lascia adito a molteplici interpretazioni la frase del Bernardi che parla di "due modelli,, lasciati dal " Bombace , alla città di Forlì, " molto bene intese, le quali se fune la cappella di S. Maria del Dome dala Canonica; .. .l'ultimo se fu - continua il cronista - la ghiesia del martire Santo Bastiano sota la ioridicione de li Batù Bianco, che fu ne l'anno prexento ,.9> Sembrerebbe però, a giudicare dal fatto che nel testamento del 1497 Pace lascia la somma non certo cospicua di lire dieci bolognesi alla fabbrica di San Sebastiano " se si farà , (" si fie t ,), 10> che Pace stesso nutra perplessità sul fatto che questa venga 6- FORLÌ, ORATORIO DI SAN SEBASTIANO realizzata o compiuta. La data e la cifra sono estre- FACCIATA E FIANCO DESTRO

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e tra questi in primis la prects10ne delle dimensioni, inducono a ritenere che l'opera fosse realizzata sotto la direzione di Pace fino ad un punto che non do­ vrebbe essere molto lontano, a livello di volumi, dallo stato attuale. Doveva essere terminato cioè nel I 500, il corpo centrale fino all'imposta della cupola come pure il volume anteriore dell'atrio, compresa la cupola ma senza gli archi radiali di sostegno della copertura, sicuramente aggiunta successiva, di poco posteriore e per nulla attribuibile al progetto ori­ ginale. Questa considerazione taglia corto su un problema a lungo dibattuto, quello dei setti radiali di sostegno della copertura, che per lungo tempo e da più parti sono stati ritenuti tra gli elementi più caratterizzanti della fabbrica. r2l Sarà opportuno però a questo punto passare ad un sommario e rapido esame dell'edificio. L'Orato­ rio di San Sebastiano in Forlì costituisce, insieme a pochi altri monumenti, una delle massime testi­ monianze dell'architettura della fine del '400 ro­ magnolo se non addirittura "la più bella creazione del Rinascimento in Romagna dopo il capolavoro di Rimini , come ha sostenuto il Corbara.x3l Posto quasi in margine all'antico centro della città, conti­ guo alla imponente massa del San Domenico, l'edi­ ficio si presenta all'esterno con i suoi volumi di non rilevanti proporzioni, esattamente scanditi da paraste d'angolo. La pianta dell'Oratorio costituisce un ti­ pico esempio di croce greca inscritt.a con nartece; quest'ultimo è costituito da un vano coperto a cu­ pola (figg. 8 e g), affiancato da due cappelline laterali e funge da atrio passante verso il volume principale 7 - FORLÌ, ORATORIO DI SAN SEBASTIANO - FIANCO SINISTRO in cui viene riproposta, in maggiori dimensioni, la stessa macchina muraria (figg. roe n). Quattro grandi arcani poggianti su una spoglia trabeazione conti­ dei lavori con riferimento alla preesistente chiesa nua, che funge anche da capitello per le paraste ac­ dei Battuti Bianchi. Sempre il Marchesi informa costate a libretto concavo sui quattro angoli, sosten­ che martedì 2r aprile 1500 erano tornati gli amba­ gono con gli interposti pennacchi l'imposta della sciatori inviati da Forlì a Papa Alessandro VI, por­ cupola purtroppo mancante perché mai costruita. tando il Giubileo plenario che fu posto "all'Hospi­ Sulle quattro pareti del vano centrale altrettanti ar­ tale della Casa di Dio, all'Ospitale del Crocifisso, chi di ordine minore, uguali a quelli dell'atrio e in­ al Monastero di S. Chiara e a S. Sebastiano ,. castonati sotto la trabeazione, danno accesso rispet­ Certo riesce difficile credere che il Giubileo ve­ tivamente, quello sul fondo alla tribuna absidale nisse posto in una chiesa in costruzione appena agli maggiore, quadrata e voltata a vela, e i due laterali inizi, anche se con in piedi il moncone della pre­ a due absidiole, grandi la metà di quella principale, cedente Chiesa dei Battuti, corrispondente all'in­ quasi degli arcosolii coperti a botte. Per quanto non circa all'atrio attuale, della quale sono ancora vi­ finito e manomesso in molte parti, salta agli occhi sibili esternamente le murature con due finestre ar­ evidente il rapporto istituito tra il volume dell'atrio, chiacute per ogni fianco. Il termine però del IO malamente sopraelevato in epoca settecentesca per aprile r 502 imposto dalla dedica del tondo posto dar luogo agli altari laterali, e la notevole massa del sul!a vela dell'abside maggiore, di cui si dirà più corpo centrale a base quadrata. oltre, ci induce ad essere più propensi verso la prima La cupola dell'atrio, sostenuta da un breve tam­ della ipotesi formulate. Effettivamente la fabbrica buro con quattro oculi, desta immediata curiosità dovette essere cominciata verso il 1497 o prima an­ per lo spontaneo rapporto con quella che doveva es­ cora ove si interpretasse quel "si fiet , come " se sere la cupola principale: analoga ma di ben diverse mai sarà terminata ,. Secondo tale ipotesi la frase dimensioni, gravante sul blocco centrico già di per del Novacula riferita al San Sebastiano: "che fu sé imponente per mole ed altezza. nell'anno prexente" l datata rsoo, andrebbe rife­ Ma prima di addentrarci nell'analisi del San Se­ rita ad un completamento di massima dell'edificio bastiano, accenniamo all'altra opera di Pace, la più nei suoi volumi essenziali (fig. 7). Alcuni fatti inoltre, antica, la splendida Cappella della Canonica del Duomo

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8 - FORLÌ, ORATORIO DI SAN SEBASTIANO 9 - FORLÌ, ORATORIO DI SAN SEBASTIANO CUPOLA DELL'ATRIO VEDUTA DEL VANO CENTRALE

I O - FORLÌ, ORATORIO DI SAN SEBASTIANO l l - FORLÌ, ORATORIO DI SAN SEBASTIANO CUPOLA NON FINITA DEL VANO CENTRALE PENNACCHIO DEL VANO CENTRALE (PARTICOLARE)

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(fig. 12) cosiddetta perché eretra sopra l'area dove trale, brunelleschiana e albertiana in particolare, dà sorgeva l'edificio abitato dai canonici di Santa Croce, luogo alla riuscita architettura del San Sebastiano, cominciata il 15 aprile 1490 con i mezzi forniti dalle va ascritta ad una cultura che ha trovato la sua ra­ elemosine dei fedeli e molto rimaneggiata in questo gione di vita nel continuo confronto con i grandi secolo. La fabbrica, che si innesta leggermente in temi ed i grandi personaggi cui ha constantemente diagonale sul fianco destro del ricostruito duomo, guardato. presenta un impianto centrico con tre bracci coperti Certo possiamo intuire le forme definitive del­ a botte comunicanti tra loro attraverso due cappel­ l'opera da quanto rimane, anche se taluni partico­ line d'angolo, voltate anch'esse a cupola; al centro lui come le lesene esterne dei portali laterali sono su un tamburo ottagonale delineato esternamente da soltanto abbozzati, ed alcune forme, soprattutto paraste angolari a libretto in pietra d'lstria, sormon­ quelle connesse con le coperture, sono del tutto tate da semplici capitelli privi di ornato e da una mancanti; ciò nonostante risalta anche all'esterno trabeazione priva del fregio, si erge la cupola 14> con un'aria da grande architettura che certamente esula la caratteristica copertura sorretta da archi radiali dai confini forlivesi per richiamare altri esempi, simile a quelli del San Sebastiano. come ha suggerito il De Angelis d'Ossat, in parti­ C'è da rilevare come non a torto in alcuni casi, colare il Santo Stefano vecchio di Faenza attribuito si è parlato di architettura prebramantesca; 15> con­ a Lapo di Pagno Partigiani fiorentino, continuatore siderata l'impostazione planivolumetrica (fig. 13) che di Giuliano da Maiano •6> e l'omonima chiesa al­ sembra voler alludere, anche in questo caso, alle bertiana di Mantova. chiese cruciformi paleocristiane con cappelle angolari L'oratorio di San Sebastiano è giunto a noi in con­ e alla filosofia bramantesca della diagonale. dizioni miserevoli per il prolungato abbandono do­ La cappella che anni addietro è stata appesantita vuto alle vicende ottocentesche che lo videro adi­ con decorazioni pittoriche melozzesche e foderature bito a tutti gli usi; non ultimo quello di fienile e di di marmi, conserva tuttavia intatta, a ben guardare, deposito di ferramenta; ma nonostante ciò e le sue l'impronta di Pace e Melazzo nell'impianto e nei dimensioni non certo gigantesche, si stacca albertia­ particolari architettonici e merita un discorso a sé namente dal contesto urbano, anche se in un certo che mi riprometto di approfondire in altra sede, senso, sulla scia di ricordi bizantini e ravennati, si unitamente ad un'altra opera per la quale sarà qui può definire progettato soprattutto dall'interno, la­ sufficiente rilevare le molte analogìe, sottolineate sciando all'esterno la semplice e sola nudità del cotto anche dal Corbara, esistenti con la costruzione for­ e la disarmante essenzialità delle strutture. Certo livese: il già citato santuario del Piratello presso però la capacità di focalizzare un polo urbano, un Imola, voluto da Caterina Sforza ai tempi della re­ motivo di dignità per il decoro cittadino, il grande sidenza imolese di Girolamo Riario. tempio albertiano che deve trovarsi in un luogo ele­ Considerando la Cappella della Canonica e i di­ vato ed isolato da ogni lato in una nobile piazza segni della cappella detta la " Lombardina " , oggi dalla quale pure dovrà distaccarsi per mezzo di un perduta, annessa al San Francesco grande nell'area alto basamento e che dovrà essere splendido di ma­ di piazza Cavour, eretta dal Palmezzano, altra opera teriali preziosi, sono lontani da questa architettura architettonica sep pure più tarda della '' brigada ,, di che trova però nel rigore e nell'impegno composi­ Melazzo, nonché altre opere di estremo interesse tivo e creativo il suo elemento più nobile e quali­ quali la chiesa della '' Colonnella , presso Rimini ficante. (/igg. 14 e 1 5), sull'itinerario dei pellegrinaggi per Lore­ I materiali sono quelli in uso; il laterizio decan­ to, non si può .non rilevare che l'albertiana planimetria tato dall'Alberti, le forme ed i modelli quelli cono­ del San Sebastiano forlivese è in realtà concepita sciuti o appresi, in voga nelle dotte disquisizioni come un vero e proprio sapiente assemblaggio di dell'epoca. Ne risulta un'architettura sapiente, colta, elementi sfruttati prima d'allora nell'area forlivese­ direi quasi da laboratorio, tutta tesa alla ricerca ed rornagnola per l'innalzamento di cappelle annesse a alla sperimentazione delle teorie più avanzate del chiese di maggiori dimensioni, sulla scia delle cappelle momento in materia di prospettiva e di proporzio­ postbrunelleschiane toscane. Sembra in altre parole namento. che in quest'opera, conclusiva per molti aspetti di Tra i modelli, oltre a quello citato di Mantova ricor­ tutta un'esperienza non solo personale di Pace ma diamo, la Cappella dei Pazzi, talune soluzioni delle anche di Melazzo stesso, siano confluiti anni di pit­ facciate laterali mantovane del Sant'Andrea, e poi, nel ture, decorazioni e architetture realizzando un or­ vasto tema delle chiese a pianta centrale, Santa Maria ganismo che, come mi riprometto di dimostrare, delle Carceri a Prato, Santa Maria al Calcinaio a risponde veramente a tutti i requisiti dell'animans e Cortona, San Bernardino ad Urbino, Santa Maria della concinnitas albertiana. della Pietà a Bibbona e talune architetture veneziane del Codussi come il San Giovanni Crisostomo. A L'ORATORIO DI SAN SEBASTIANO: UN NON FINITO tale proposito non andrà sottaciuta quella che per ora è solo una interessante ipotesi da approfondire, La felice combinazione di elementi locali che, basata sulla non remota eventualità della conoscenza, commisurati sul vastissimo tema della pianta cen- diretta od indiretta, da parte di Melazzo o di Pace

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12- FORLÌ, DUOMO - PACE DI MASO: CAPPELLA DELLA CANONICA

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ttsstma, da rapporto aureo. Questa preferenza, data

•• l all'interno, facilmente riscontrabile, è rivelatrice del --' gusto e della personalità dell'autore, tipici della se­ conda metà del quattrocento romagnolo, ~ssenzial~ anche in pittura, sulla scia di alcune espenenze det ferraresi e del Mantegna da una parte e di Piero e di Urbino dall'altra. Accedendo al vano centrale (fig. 17), va notato innanzitutto come il passaggio sia volutamente in_­ corniciato dal gioco delle pilastrature degli archt, a rimarcare l'autonomia da una parte e la interdi­ pendenza del primo ambiente cupolato dal secondo cui la trabeazione continua conduce interrompendosi subito dopo. Al riguardo va rilevato un accorgimento sapiente ed originale dell'architetto che rivela una maestria ed una conoscenza non comune delle leggi che governano l'ottica e la prospettiva. La bassa e minuziosa decorazione plastica del fregio della tra­ beazione dell'atrio (fig. 18) costituisce quasi una li­ nea di cintura rassicurante e vicina che attira l'at­ tenzione con i suoi motivi ricchi e festosi di cornu­ copie e candelabre emergenti da una trama vegetale e disposte in stile araldico ai lati di una palmetta sormontata da una testina alata. Laddove la tra­ I 3 - FORLÌ, DUOMO beazione si interrompe, per ripetersi poi identica a PACE DI MASO: CAPPELLA DELLA CANONICA livello di " memoria , e sotto forma di capitello, PIANTA (disegno dell'Autore) nelle paraste d'angolo delle cappelle laterali, ve­ niamo catapultati nel vano centrale (fig. 19), sormon­ tato da una trabeazione molto più alta, volut4mente (e dell'Al berti?) di quella che è stata identificata spoglia e lontana, che esalta la sensazione di g~an : dal T onini come la Chiesa di Sant'Andrea presso dezza stranamente contrastante con le proporz10ru Rimini (fig. 16) durante gli scavi del r863.•1> I co­ relativamente modeste del vano. spicui resti emersi in quell'occasione attentamente esa­ Gli accorgimenti prospettici cui si accennav~ dianzi, minati rivelarono una pianta a croce greca con nar­ non si limitano a quanto rilevato a propostto del­ tece di un tempietto del V secolo. l'atrio, ma raggiungono il loro massimo valore nel Abbiamo accennato dianzi all'atrio del San Se­ vano centrale nel quale ogni dimensione ed ogni bastiano forlivese che, staccandosi dalla tradizione, misura risponde ad una ben precisa esigenza pro­ perde la sua funzione puramente gregaria nei con­ spettica e proporzionale. Lo sguardo fugge verso fronti della struttura principale per divenire, proprio la cupola maggiore, purtroppo mai realizzata e non perché concepito all'origine ed ideato come una perduta o demolita come sostenuto da taluni,'S> ri­ cappella autonoma dotata a sua volta di due cap­ cadendo poi verso il basso, accompagnato dal ritmo pelline laterali, un magico filtro di spazio e di luce delle arcate che danno un'impressione di grande tra l'esterno e l'interno, tra il mondo degli uomini profondità. e la dimora divina rigorosamente centrale in ossequio Questo gioco sapiente ed equilibrato certo non alla migliore tradizione albertiana. Nel proporzio­ può essere inquadrato in correnti architettoniche di namento dell'interno, questo singolare atrio, ottenuto provincia e all'origine di esso vi deve essere una sfruttando una preesistente cappella dovuta proba­ bilmente allo stesso Pace, ha un leggero sfalsamento formazione culturale ben precisa le cui matrici fon­ rispetto al nuovo corpo centrale, sicuramente dovuto damentali vanno ricercate in Melazzo '' solenne agli obblighi derivanti dall'utilizzo della precedente maistro in prospettiva , , •9> che ebbe ad Urbino struttura, come risulta anche all'esterno dall'inca­ contatti di lavoro stretti con Piero e Bramante, che stro parziale del tamburo della cupola piccola nella il Ricci vuole plausibilmente suo allievo,:zol e gli al­ muratura del corpo centrale; esso quindi, autono­ tri della corte di Federigo a cominciare da Luca mamente definito e giustapposto al corpo centrale, Pacioli. che si adegua ad esso nelle misure fondamentali, Inoltre l'arte della prospettiva ribassata o " sot­ svolge il ruolo simbolico di anticamera al Sancta tinsù , - come venne definita - in cui eccelleva Sanctorum ed al momento stesso, ai finì del pro­ Melazzo, appresa probabilmente in gioventù alla porzionamento, di spazio fisico umano misurato, scuola dello Squarcione e del Mantegna, lo portano accanto a quello divino al quale è legato, fatto ad arricchirsi di esperienze inizialmente mantegne­ veramente notevole e rivelatore di una mente col- sche e poi soprattutto pierfranceschiane.

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È a questa cultura art1st1ca quindi cui bisogna membro sono strettamente connessi alle membra rifarsi nell'analisi del San Sebastiano come hanno tutte e all'intero corpo nel suo complesso ,.26> intuito a suo tempo il Filippini,2 1> il Buscaroli,22> e Tali concetti si trovano puntualmente applicati il Corbara più recentemente.2 3l nel proporzionamento del San Sebastiano, con una esattezza ed una sapienza propria di un grande maestro, MELOZZO E PACE " INTER PICTORES ARCHITECTOR uniti ad una cultura certamente non di livello locale 11 bensì partecipe delle grandi idee del pensiero rina­ È noto dalla frase del De di frà scimentale. Tutti coloro che nel tempo hanno avuto Luca Pacioli come " Melozzo col suo caro allievo modo di occuparsi seppur brevemente dell'oratorio Marco Palmegiano, sempre con circino e libella lor forlivese, hanno costantemente rilevato l'impres­ opere proportionando a perfection mirabile condu­ sione di grandezza, quasi di grandiosità che premana cono. In modo che non humane ma divine ne gli dagli spazi interni. In parte si è cercato dianzi di occhi nostri rappresentano ,.2 4> Quindi Melazzo e motivare, ricercando negli accorgimenti decorativi e la sua cerchia operano con il compasso e la livella nell'impianto, le cause di questa diffusa sensazione; ovviamente nel proporzionamento delle architet­ ma le ragioni più profonde vanno senz'altro ricer­ ture, reali o dipinte, alla ricerca di quella " integra­ cate nel proporzionamento e nelle tecniche prospet­ zione razionale di tutte le parti dell'edificio , di cui tiche impiegate. parla il Wittkower,2 5> " a quel modo stesso in cui Sarà bene però prima di entrare nel merito del nell'organismo animale la testa, i piedi e ogni altro problema, cercare di individuare le matrici formative

14 - RIMINI, CHIESA DELLA COLONNELLA - INTERNO

9 ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte culturali della problematica figura dell'autore. Nella fig. 20 è evidenziato come l'arco principale di sostegno della cupola, quello della cappella late­ rale e quello della porta d'ingresso laterale destra, abbiano dei rapporti approssimativamente doppi l'uno dell'altro; e tra il primo ed il secondo è istituito un vero e proprio '' cono visivo , prospettico, come si vedrà più avanti, mediante l'allineamento degli estremi punti della sommità e della base dei capitelli su raggi convergenti a terra sull'asse di simmetria, seguendo una ben chiara prospettiva centrale ribassata. Que­ sto accorgimento prospettico, certo è più vicino alle esperienze pittoriche che vanno dalla ' Trinità' di Masaccio in Santa Maria Novella alla pala con 'Fe­ derico e Santi' di Piero e soprattutto alle esperienze del " sottinsù , melozziano che non piuttosto a scru­ polose regole di proporzionamento architettonico. Tro­ viamo ragione di questo metodo nell'opera di Melazzo che nella ' Inaugurazione della Biblioteca Vaticana' opera con un punto di vista preso a terra, per le strut­ ture architettoniche tutte su di esso impostate. Altamente probabile del resto appare, in base a molteplici fattori dei quali si dirà anche in seguito, la partecipazione del grande maestro se non alla pro­ gettazione, almeno alla ideazione dell'edificio. Me­ lozzo infatti muore 1'8 novembre 1494, mentre at­ tende col Palmezzano alla decorazione della Cap­ pella Feo nel San Biagio di Forlì. Molteplici indizi inducono a ritenere che a questo periodo vada ascritta la progettazione del San Se­ bastiano, almeno nelle grandi linee, per l'ingegno e la mano di Melozzo e di Pace: Inter pictores archi­ o 5 10 m tectoce lebris. l?l Non è possibile dire se, e a che 16- RIMINI- , CHIESA DI SANT'ANDREA (disegno dell'Autore) punto intervenga il Palmezzano e soprattutto quale sia il suo contributo nella fase iniziale e cioè nella progettazione, ma da quanto è lecito indurre dipinti di quegli anni 28l si può dedurre che la sua dalla giovane età e anche da quanto riferisce lo Scan­ parte fosse di mera esecuzione e collaborazione. nelli nel Microcosmo circa la scarsa qualità dei Più difficile distinguere e quantificare i diversi contributi del maestro e di Pace. Finora soltanto al­ cuni critici più attenti hanno intuito la presenza di Melozzo nell'ideazione dell'edificio, tanto più che la tradizione, basata soprattutto sulla frase del croni­ sta Novacula ~9> attribuisce l'edificio interamente al Bombace. Ma come si vedrà è proprio lo studio e l'analisi dell'opera che risultano estremamente chiarificatori su questo punto; è difficile ritenere che tanta scienza, frutto delle esperienze più difficili e disparate, al punto da rasentare l'eclettismo, possa essersi for­ mata in Pace indipendentemente da Melozzo. È più realistico ritenere, e sicuramente più ade­ rente ai fatti, almeno alla fase attuale degli studi, che Melazzo, come suo costume, una volta avuta la commissione del lavoro per sè o per l'amico, gra­ zie alla protezione dei Riario Sforza che lo accom­ pagnò per tutta la vita 3ol e di Girolamo in parti­ colare, al culmine della sua fortuna densa di impe­ I 5 - RIMINI, CHIESA DELLA COLONNELLA gni, seguì la progettazione dando le direttive prin­ PIANTA (disegno dell'Autore) cipali e suggerendo l'impostazione generale dell'edi-

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17- FORLÌ, ORATORIO DI SAN SEBASTIANO 18- FORLÌ, ORATORIO DI SAN SEBASTIANO INTERNO, VEDUTA VERSO L'ATRIO INTERNO, TRABEAZIONE DEl.L' ATRIO (PARTICOLARE) ficio la cui realizzazione ed esecuzione lasciò poi alle Senza dubbio il San Sebastiano va ascritto quindi, cure dell'amico che non era affatto estraneo all'ar­ almeno nella prima fase dell'ideazione e del progetto, chitettura, anzi in materia godeva di una certa re­ che molti particolari anche decorativi fanno ritenere putazione. Si può anche ipotizzare a questo punto estremamente precisa e dettagliata, al genio di Me­ che la causa del notevole periodo di tempo intercorso lozzo che era peraltro aduso prendere lavori che poi tra la progettazione e la realizzazione fu proprio la affidava in esecuzione alle cure dei suoi collabora­ morte del maestro. tori per recarsi altrove ad intraprenderne altri.

19- FORLÌ, ORATORIO DI SAN SEBASTIANO 20- FORLÌ, ORATORIO DI SAN SEBASTIANO VANO CENTRALE ED ABSIDE VANO CENTRALE - LATO DESTRO

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Niente di più probabile quindi che tornando a non resta che il Palmezzano, alter ego di M elazzo Forlì li di gran passo, dopo la morte di Sisto IV, insieme al quale iniziò tante opere e che oltre a con il protettore mecenate Girolamo Riario, signore raccogliere l'eredità del maestro, svolse anche una di Forlì, assumesse prima della morte di questi, consistente attività di architetto. Si sa che nel 1506 avvenuta nell'88, o dopo ancora grazie alla prote­ il Palmezzano dette i disegni per tre cappelle nella zione del nuovo signore della città nonché nuovo chiesa di San Francesco eseguita da M. Bernardino marito di Caterina Sforza, Giacomo Feo, l'incari­ da Ravenna; nel 1512 progettò la citata cappella co della progettazione della nuova Chiesa dei Bat­ detta la li Lombardina, , che presenta notevoli ana­ tuti. Si pone a questo punto un problema pressante logie di impianto con l'oratorio, in particolare con di paternità dell'opera forlivese; la tradizione e le l'atrio, ed infine nel 1517 l'ospedale della Chiesa dei testimonianze dei cronisti non fanno cenno alcuno Battuti. alla presenza di Melazzo che sembra però essere invocata da troppi particolari concomitanti e signi­ ARCHITETTURA E CANONI MELOZZIANI ficativi quali la spazialità, i modi decorativi, le pro­ porzioni e la metodologia progettuale. Sarà opportuno a questo punto, soffermarsi bre­ Entrambi però, maestro ed amico, muoiono troppo vemente sull'analisi della produzione pittorica di presto per completare l'edificio, stando a quanto te­ Melazzo e del Palmezzano, sulla quale disponiamo stimonia l'iscrizione del già citato tondo votivo di­ di date e riferimenti precisi. pinto sulla vela dell'abside maggiore che recita: Nella quasi totalità degli affreschi e dei dipinti conosciuti di Melozzo e del Palmezzano, è facile IO IERONIMO DE GINOCO FECE FARE riscontrare tra gli accorgimenti prospettici più ri­ ADI PRIMO DAPRILO 1502 correnti, l'uso dell'arco come elemento di approfon­ dimento prospettico sul piano figurativo e, come In questo anno infatti sia Melazzo che Pace sono caratteristica costante, che l'arco medesimo, defi­ già morti; l'uno nel '94, l'altro - come abbiamo nito dalla fuga dei raggi visivi impostati su un punto visto- nel'500. Escluso G. Del Sega che era a Carpi, di vista preso in basso sull'asse di simmetria, co-

2 1 - FORLÌ , CHTESA DI SAN BIAGIO- MELOZZO: MIRACOLO DI SAN GIACOMO MAGGIORE (joto A/inari)

12 ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte

torno al 1490, nel quale il tema della prospettiva centrale trova compiuta attuazione (fig. 24). La serie di archi funziona come un vero e proprio cannocchiale prospettico, all'interno del quale si svolge, o forse sarebbe meglio dire è bloccata, l'azione; il punto di vista, al solito rigidamente simmetrico, è posto in basso nella migliore tradizione del "sottin­ 1 sù 11 melozziano. N e l'Annunciazione' inoltre, come, anche se in minor misura, nella ' Comunione de­ gli Apostoli' del Palmezzano, l'architettura cessa di essere ' 1 sfondo , o fondale e diviene coprotago ­ nista con l'azione ad inquadrare spazio-temporal­ mente l'evento. Distinguiamo chiaramente che il portico, e le cupole ce lo fanno sentire partecipe di un organismo architettonico di più vaste dimensioni, svolge un ruolo di mediazione tra l'accadimento ed il paesaggio visto come natura, come esterno. Ana­ loga concezione ritroviamo nell'atrio del San Seba­ stiano forlivese, in cui la mediazione tra esterno

ed interno architettonico diviene " fi ltro 11 simbolico umano tra esterno ed interno, fra umanità e divinità. Non v'è dubbio che ci troviamo di fronte ad una cultura essenzialmente toscana, con una accentuata vena simbolizzante di derivazione urbinate e pier­ franceschiana che può essere fatta risalire solo ad un 22 - FORLÌ, PINACOTECA - MARCO PALMEZZANO: personaggio come M elazzo. LA COMUNIONE DEGLI APOSTOLI

(fig. 2r). Tra le opere del Palmezzano, vedasi l La Madonna tra San Michele e San Giovanni Evan­ gelista ' del 1498, in cui il punto di vista è scelto a terra e l" Incoronazione della Vergine con i San­ ti Francesco e Benedetto ' di epoca precedente (1485 ?), in cui il medesimo punto è scelto sulla base del trono absidato. Ne 'La comunione degli Apo­ stoli' (fig. 22), terminata nel 1506 e osservata da Giulio II nella Cattedrale di Forlì,31> ritroviamo, unitamente al motivo dell'arco, quello melozziano del pilastro in secondo piano con funzione di asse di simmetria (vedasi al riguardo l'affresco del ' Pla­ tina ' (fig. 23) e il già citato ' Miracolo di San Gia­ como Maggiore') che sicuramente Melozzo stesso aveva mutuato dal Santo Spirito brunelleschiano acutamente analizzato da G. De Angelis d'Ossat. Il dipinto che però assomma meglio di tutti gli altri la poetica architettonica di M elozzo e Pal­ mezzano, per noi di estremo interesse, (il dipinto è assai singolarmente attribuito da taluni a quest'ul­ 23 -ROMA, VATICANO 1 timo) è l'Annunciazione' generalmente datata in- MELOZZO: STSTO TV DÀ UDIENZA AL PLATINA

Notevole importanza a proposito di Melazzo ar­ chitetto, e dell'influenza di quest'ultimo sull'ar­ chitettura della seconda metà del Quattrocento, as­ sume l'amicizia con Luca Pacioli. " Tra il celebre professore di matematica e Melazzo vi fu in Roma, fin dal principio (al tempo della fabbrica del pa­ lazzo di Girolamo Riario) non solo reciproco ri­ spetto, ma grande intimità come vi era stata prima tra il Pacioli e Leon Battista Alberti, al tempo di Paolo II Barbo w n> Al riguardo andrà rilevato che i legami instaura­ risi tra Melazzo ed i Riario Sforza, acutamente evi­ denziati dal Filippini,34l in molteplici casi manife­ stano una consuetudine con l'architettura che va ben oltre la semplice occasionalità; inoltre a lui sono attribuiti disegni dei monumenti funebri del cardinale Pietro Riario (fig. 25), fratello del conte Girolamo e nipote prediletto di Sisto IV, che fu poi il suo grande mecenate e protettore, nella Chiesa dei Santi Apostoli in Roma del 1474, come pure quello del cardinale Giovanni Diaz De Coca in Santa Maria della Minerva. 3sl Tali monumenti, se confrontati con altri a mio avviso altrettanto significativi, quali il monumento al cardinale Roverella in San Clemente (fig. 26), evo­ cante modi e forme melozziane, rivelano a ben guar­ dare, profonde analogìe, tra loro e con gli altri dianzi citati, degne di essere approfondite e studiate. Quanto sostiene il Tornei 36) a proposito dell'ar­ chitettura romana, della seconda metà del Quattro­ cento, priva ancora in buona parte di paternità, intuendo più che una matrice toscana, profonde affinità con quella emiliana e romagnola mediata dall'am­ biente urbinate, è in verità una realtà ancora tutta 24 - FORLÌ, PINACOTECA - MARCO PALMEZZANO: da scoprire, nella quale Melazzo svolge un ruolo AN NUNCIAZIONE fa riflettere sulle singo­ ratura. Certo è difficile intuire quale fosse l'aspetto lari analogie tra le due chiese omonime e simili di esterno definitivo, ma i ricordi mantovani sono pre­ Mantova e Forlì. Sembra lecito quindi far ascendere valenti, fatte le debite proporzioni. gli influssi albertiani e la conoscenza profonda delle L'architettura del San Sebastiano forlivese però, proporzioni in Melozzo in primis al Pacioli stesso. se da un lato ha come presupposto e spunto l'opera Riguardo la citata omonimia con l'opera mantovana albertiana, dall'altro mostra - come già rilevato - dell'Al berti, c'è da aggiungere che potrebbe anche una notevole ascendenza toscana soprattutto nell'in­ essere casuale, dal momento che i Battuti Bianchi, terno, brunelleschiana in particolare i i due grandi congregazione cui apparteneva la precedente chiesa maestri sembrano trovare nell'oratorio un singolare e committente della nuova, venivano chiamati an­ quanto felice compromesso fatto non di arida e pedis­ che confratelli di San Sebastiano. Ma analizzando i sequa imitaz;ione, ma con risultati originali e tal­ due edifici, sembra legittimo mettere da parte i dubbi volta veramente riusciti. circa possibili coincidenze i la planimetria della fab­ brica forlivese è senza dubbio ispirata a quella del San Sebastiano di Mantova, e per taluni versi, an­ MATRICI DECORATIVE MELOZZIANE IN PITTURA E SCULTURA che l'esterno può ricordare talune soluzioni del Santo Andrea, in particolare la facciata laterale incompiuta, A proposito dell'oratorio, il Buscaroli parla di " una ove i nudi mattoni non intonacati e stuccati permet­ testimonianz;a più probante di quella di un grande tono un agevole confronto con le più modeste ma ana­ maestro sulla sostanza del verbo estetico meloz;z;iano loghe paraste, due angolari e due, di ordine ridotto, nell'architettura, ,4'> e sembra aver colto nel segno di sostegno agli archi d'ingresso, visibili oggi nel intuendo la presenz;a della profonda cultura architet­ tempio forlivese solamente come traccia nella mu- tonica di quello che lo Schmarsow definisce " spi-

25 - ROMA, CHIESA DEI SANTI APOSTOLI 26 - ROMA, CHLESA DI SAN CLEMENTE MONUMENTO AL CARDINALE PIETRO RIARIO (foto Alinari) MONUMENTO AL CARDINALE ROVERELLA

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27- FORLI, CATTEDRALE DI SAN MERCURIALE 28- FORLÌ, CATTEDRALE DI SAN MERCORIALE CAPPELLA DEL PALMEZZANO C/010 Zo/i) CAPPELLA FERRI (foto Zo/i)

rito architettonico 11 42> per il profondo intendi­ ed esternamente, alla tematica delle architetture e mento dell'unità di funzione con la pittura, di deri­ delle decorazioni melozziane dipinte o a rilievo. vazione sicuramente ravennate, in pieno accordo Di particolare risalto, le cornici e le decorazioni con la sperimentazione urbinate. in cotto con i tipici motivi di cornucopie, palmette, Vari indizi, oltre ai casi citati, fanno pensare ad puttini e maschere. Interessante anche la solu­ un'attività architettonica di M elozzo; sempre il Bu­ zione del tamburo concepito come una trabeazione scaroli riferisce un'attribuzione delle trasformazioni circolare in cotto priva però del fregio. Al centro rinascimentali operate nel 1486 nella gotica catte­ della cupola anche qui il tondo votivo come quello drale di Forlì, sotto il patrocinio del suo amico e con il monogramma di Maria, stemma dei Battuti, mecenate Girolamo Riario, trasformazioni citate in posto sulla cupola dell'atrio del San Sebastiano. guide settecentesche 43) e da un antico manoscritto, Questa cappella è la più antica e per la sua forma del quale si è persa notizia, oltreché dalla tradizione veniva citata ad esempio. locale. Tale tradizione trova riscontro nella quasi identità di modi tra l'ex oratorio e due cappelline Il Santarelli infatti riferisce che nel I 505 Cristo­ nelle navate laterali del San Mercuriale: l'una a nic­ foro Bezzi, che all'inizio è ipotizzabile sia stato per chia nella navata destra, detta del Palmezzano (fig. 27), il Palmezzano quello che fu Pace per Melozzo, " fu conserva tracce di un fregio dipinto e di una deco­ incaricato dall'abate di costruire due cappelle prope razione ed è architettonicamente rifinita con lesene capellam societatis Corporis Cristi 44> appunto quella e cornici in cotto assai ben lavorate (le originali sono in discorso, e volle che le nuove ad essa somiglias­ • 45) in sacrestia), che manifestano senza ombra di dubbio sero 11 la loro origine melozziana (vedasi al riguardo la volta Singolare inoltre, a questo proposito, la identità di Loreto e le decorazioni del San Sebastiano), delle decorazioni in cotto della Cappella Ferri, con l'altra nella navata di sinistra è la famosa Cappella quelle della splendida chiesa della Colonnella presso Ferri (fig. 28) che si conforma in tutto, internamente Rimini (fig. 29). r6 ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte

Melozzo: " particolarmente mise molto studio e di­ ligenza nel fare gli scorti come si può vedere in Santi Apostoli a Roma e molto è lodato dagli artefici che molto hanno imparato dalle fatiche di costui, il quale fu grandissimo prospettiva ,.49> E proprio negli anni romani che Melazzo proba­ bilmente organizza quella che poi il Cobelli, con particolare riferimento agli amici forlivesi, chiamerà la sua '' brigarla , , nella quale dovevano emergere a Forlì il Palmezzano, Pace e Cristoforo Bezzi e fuori Giovanni Santi, e Giovanni del Sega e, oltre a vari altri di minor rilievo, Antoniazzo Romano che così spesso troviamo collaboratore con il Pictor papalis. 5o) Preziosi indizi riguardo la presenza della mano e dell'ingegno di Melozzo nell'edificio forlivese pos­ sono essere ricavati dall'analisi della sua produzione pittorica e decorativa, oltre a quanto si è detto e a quanto si dirà in seguito circa le proporzioni, l'im­ postazione delle quali può essere fatta risalire solo ad una persona della tempra e del talento oltreché della cultura di Melazzo. In particolare per quanto riguarda le architetture, dipinte e non, e le decora­ zioni architettoniche, per le quali si può anche pen­ sare ad una collaborazione dell'amico Pace, ritengo che analogie inconfutabili possono essere istituite tra alcune delle opere principali e le decorazioni del San Sebastiano. In particolare analizzando la splen­ dida trabeazione dell'ordine minore (fig. 30) non si può non rilevare, come già il Buscaroli, come essa richiami la quasi totalità dei particolari architettonici della trabeazione dell'affresco del Platina. Prose­ guendo l'analisi ed estendendola anche ad opere meno 29 - RIMINI, CHIESA DELLA COLONNELLA PARTICOLARE DEL FRONTE DELLA CAPPELLA LATERALE note, si può rilevare che tutti i motivi che compaiono CON LE DECORAZIONI IN COTTO nel fregio a rilievo, ritornano puntualmente, quasi a costituire una costante: le candelabre ad esem­ pio, inserite tra le cornucopie binate in stile araldico, È nota poi la discussa attribuzione della Biblio­ sono, si può dire, un elemento tipico della decora­ teca di Sisto IV a Roma dove si trova il famoso di­ zione melozziana; ne troviamo di identiche nella pinto già citato, nel quale il Pontefice prepone Bar­ tolomeo Succi detto il Platina alla prefettura della Biblioteca stessa; tale attribuzione sembra trovare conferma anche in quanto asserisce Francesco Al­ bertini nell'Opusculum de mirabilibus novae et ve­ terae urbis Romae del r5ro che sostiene esistere due biblioteche costruite da Melozzo, una " greca , ed una "bellissima dove sono i codici ornati,. Cobelli inoltre asserisce: "fé molte dipintorie magne et belle et fè la libreria del Papa Sisto , 46) confortato dal Mancini che parla de: " la libreria fatta far da Sisto (per) mano di Melozzo da Forli ,.47l Del resto Me­ lozzo arrivava a Roma da Urbino dove aveva sog­ giornato anche se con varie interruzioni proprio ne­ gli anni importanti, e godeva fama, secondo il Pacioli, di illustre prospettico, fama confermata anche da Giovanni Santi, suo amico e collaboratore che, nella " Cronaca rimata , parla dì " Melozzo a me sì caro (... ) che (nella scienza prospettica) ha steso tanto il passo , ,48> certo per la vicinanza del maestro di 30- FORLÌ, ORATORIO DI SAN SEBASTIANO San Sepolcro e di Luca Pacioli impegnati in quegli DECORAZIONE IN COTTO DELLA TRABEAZIONE DELL'ATRIO anni nello studio dei corpi regolari. Vasari dice di (PARTICOLARE)

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nmmese della Colonnella. Altri spunti inconfon­ dibilmente melo:z:ziani li individuiamo nel motivo ad intrecci e girali che trova enorme diffusione in questo periodo e che ritroviamo oltreché negli ar­ chi dell'ordine minore del San Sebastiano, nelle decora:z:ioni in cotto della Cappella detta del Pal­ me:z::z:ano, nelle fasce di separa:z:ione degli spicchi della volta di Loreto e, simile, nella cornice dell'af­ fresco attribuito ad Antonia:z::z:o nell'abside di Santa Croce in Gerusalemme. Altri particolari di questo raffronto, come le palmette, le foglie di acanto, le decora:z:ioni a cassettoni, ecc., presentano analogìe talmente evidenti da non richiedere un ulteriore com­ mento. Una notizia di notevole interesse al riguardo, ci è fornito dall'inventario del 18 maggio 1493 re­ datto da Melozzo in procinto di lasciare Ancona

dove aveva lavorato alla " Caminata nova 11 nel Pa­ lazzo degli Anziani, ora della Prefettura, dove dal '69 lavorava come architetto Francesco di Giorgio i egli lascia due for:z:ieri in consegna a Francesco di Ste­ fano Grazioli e al garzone Camerino con tra le cose di studio, " uno scatolone che cierti rilievi de cera (... ) una tela regata alla moresca (... ) 24 pezzi de relievi de

geso tra bambini e teste11 .5'l Sembra legittimo ritenere a questo punto che l'attività di plastico cui accenna il Calzini, dato che non risultano altre opere del ge­ nere, possa essere messa in relazione con l'attività architettonica del maestro.

AUREA PROPORZIONE E METODOLOGIA PROGETTUALE 31 -LORETO, BASILICA DELLA SANTA CASA MELOZZO: CUPOLA DELLA SACRESTIA

tuti Rossi, venduta con l'annesso Ospedale ai padri Zoccolanti che volevano dilatare il convento... prima però di venire alla fo ndazione di questo Hospitale e chiesa, fecero fare disegni tutti diversi da buoni architetti che furono Cristoforo Bezzi, Marco Pal­ megiani pittore, Sigismondo Ferrarese Maestro delle Scuole Pubbliche ed insigne Geometra e Astrologo, Ser Paolo Guerrini e Girolamo Albicini, ambo no­ bili forlivesi e fratelli di questa Compagnia... ,.54> È significativa la scelta del Palmezzano, allora al­ l'apice della notorietà, e del già ricordato Sigismondo Ferrarese, ormai in età piuttosto avanzata, che do­ veva essersi guadagnato fama in materia di architet­ tura. Da ciò si evince che tali concorsi, nonostante la pregiudiziale della diversità dei progetti, più che essere simili a quelli che noi oggi definiamo "di idee , , mirassero in effetti precipuamente a costi­ tuire un gruppo di lavoro piuttosto che non ad ap­ prontare realmente più possibilità tra le quali operare una scelta. Alla luce di ciò il trinomio Palmezzano, Cristoforo Bezzi, Sigismondo Ferrarese, potrebbe essere interpretato come la ricostituzìone di una for­ mula di successo già collaudata per il San Sebastiano: Melozzo-Pace-Pacioli. Nei Ricordi di frate Saba da Castiglione Cav. G erosolimitano, a pagina 52, là dove parla degli ornamenti della casa, si legge: " Chi le adorna con le opere di Donato, (... ) chi con le opere di Pietro dal Borgo o di Melozzo da Forlì, le quali forse per le loro prospettive dell'arte, sono più grate agli intelligenti che vaghe agli occhi di coloro che meno 32 - LORETO, BASILICA DELLA SANTA CASA intendono,. MELOZZO : CUPOLA DELLA SACRESTIA (PARTICOLARE) In effetti, analizzando il San Sebastiano, si rileva

Ig ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte modo, interpretato prospetticamente e sbloccato con dioevale, con i suoi quadrati l'uno dentro l'altro, nuove proporzioni. Rimane però il concetto enunciato consiste in una figurazione geometrica incommen­ dall'Al berti della coerenza delle singole parti al tutto, surabile. Durante il Rinascimento gli artisti si resero " (... ) in modo che corrispondano interamente le conto dei semplici rapporti numerici tra i lati dei une alle altre, al punto di poter agevolmente ricavare quadrati, e nel rapporto di I :I (uno a uno, musical­ le dimensioni di tutte quante dalla mjsurazione di mente l'unisono) una mente rinascimentale trovava una sola di esse ,.ss> la perfetta bellezza e armonia. Sembra che una fi­ Il sistema proporzionale di base però, se si esclude gurazione geometrica semplice come il quadrato ve­ la novità dell'uso personale della proporzione aurea, nisse usata sia in contesti metrici e razionali che geo­ resta quello conosciuto praticamente da sempre della metrici e irrazionali: ha avuto funzioni diverse come rotazione dei quadrati basati sul rapporto di \ / 2, espediente proporzionale ... Dove Francesco di Gior­ ottenuto con la creazione continua di quadrati cir­ gio consiglia di usare uno schema medioevale, in­ coscritti ai primi e di lato le loro diagonali. commensurabile, per progettare una chiesa, ciò gli Ciò che deve aver affascinato da sempre di questa serve di fatto per giungere ad un modulo razionale,. figurazione, che ha origini remotissime nella deco­ Il Wittkower sostiene anche che: " (... ) è perfino razione e nell'architettura, deve essere stato sicura­ possibile indicare momenti precisi di transizione, da mente ciò che ha anche entusiasmato gli uomini del un atteggiamento geometrico ad uno aritmetico ri­ '400, e cioè le straordinarie possibilità di questa spetto alla proporzione ,.s7l modulazione centrifuga che può estendersi, certa­ Il San Sebastiano di Forlì è a nostro avviso inqua­ mente misurabile, fino all'infinito: ogni elemento drabile in questo preciso momento di transizione: discende dall'altro ed è parte del tutto. in esso ritroviamo fusi e assommati lo schema geo­ Nella fig. 33 si sono riassunte ed evidenziate le metrico medioevale e temi sostanzialmente nuovi e scelte progettuali di base dell'organismo architet­ attuali, usati con estrema abilità e maturità, come la tonico e al contempo si è cercato di rappresentare la "divina proporzione,. genesi formale dell'edificio basata, come detto, sul Tornando ora alla fig. 33 e alla planimetria dell'edi­ rapporto di v'2 che, prendendo l'avvio dalla dimen­ ficio forlivese, passiamo a considerare come, par­ sione del pilastro, genera un vero e proprio " vor­ tendo dalla constatazione che tre quadrati di lato tice, tendente all'infinito. ml. 5,25 misurano le dimensioni esterne in larghezza Come si noterà un reticolo di sedici quadrati for­ della fabbrica, computando anche le absidi laterali, ma il maggior quadrato, all'interno del quale sono si vedrà che tale quadrato è in rapporto di \ / 2 con scelti gli allineamenti principali, e che determina quello che definisce l'interno delle absidi stesse. con la diagonale la lunghezza interna della chiesa; Lo stesso quadrato, ripetuto due volte, misura il tale misura è poi, secondo la nostra ipotesi di rico­ vano interno centrale di quella che abbiamo defi­ struzione della cupola, anche quella dell'altezza nito " camicia muraria, (compreso quindi lo spes­ interna. sore dei pilastri) e, preso singolarmente, l'interno del Ognuno dei sedici quadrati, è nello stesso rapporto vano dell'atrio coperto a cupola, determinandone di di radice di due con quello di lato ml. 5,25, diametro conseguenza il diametro, nonché l'esterno dell'ab­ della cupola dell'atrio, che come vedremo costitui­ side maggiore, doppio di quelle laterali. Si noti an­ sce l'elemento guida di tutto il proporzionamento. che che sedici quadrati, equivalenti ognuno alla quarta Al riguardo va notato il referente simbolico del parte del citato quadrato " guida, di lato ml. 5,25, numero I6, " ... el perfetto filosofico (dieci) e il per­ costituiscono anche l'area del vano centrale stesso. fetto matematico (sei) , , cioè sedici, e questo come Unico neo - se così si può dire - dell'impianto, dice Vitruvio, lo chiamano "perfettissimo, perchè generato cioè al di fuori degli allineamenti della gri­ sia composto e fatto de li doi preditti perfetti ,. glia centrale, ma in perfetta coerenza con il princi­ Il Pacioli adduce anche un'altra motivazione: " ... se po' dire perfettissima ratione quadrature perchè esso pio della forma " inscritta , , è il posizionamento dell'atrio determinato con criteri paratattici anziché fia el quadrato, qual'è quattro, ... 56l È significativo a nostro avviso trovare in uso tale geometrici; sono semplicemente giustapposte infatti metodologia progettuale in Romagna per il prolun­ le paraste della macchina muraria della cupola mi­ gato soggiorno in queste latitudini di Francesco di nore con quelle dell'arco del sistema delle cappelle Giorgio, sicuramente conosciuto da Melazzo, prima laterali del vano centrale. ad Urbino e successivamente ad Ancona, il quale T al e posizionamento che non inficia il discorso nel IV libro dei suoi trattati, dedicato ai templi, più generale delle scelte geometriche, dovuto pro­ teorizza un sistema analogo con la sola aggiunta di babilmente al riuso di strutture preesistenti, deter­ absidiole semicircolari. mina uno sfalsamento riscontrabile anche nel pro­ Soffermandosi ancora per un momento sul di­ porzionamento dei prospetti. scorso generale, sarà bene ricordare quanto sostiene Del resto la scelta di operare una aggregazione il Wittkower: " Il quadrato ebbe una parte ecce­ paratattica di due organismi perfettamente misurati, zionale nella proporzionalità rinascimentale come in è - come detto - a monte di quella del propor­ quella medioevale. La ' giusta misura ' tardo me- zionamento geometrico del vano centrale.

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34- FORLÌ, ORATORIO DI SAN SEBASTIANO PLANIMETRIA CON INDICAZIONI:: DEL RAPPORTO AUREO ESISTENTE TRA LE DUE CUPOLE DEL VANO CENTRALE E DELL'ATRIO cdisegno dell'Autore)

All'origine e alla base del proporzionamento del­ architettonica forlivese e romagnola della fine del l'edificio è infatti la volontà di creare due spazi, '400, anche gli aspetti simbolici ricercati nella forma coperti con cupola e armonicamente abbinati in rap­ progettata. Tali aspetti, che trovano conferma più porto aureo l'uno con l'altro. in generale nella particolarissima sensibilità e at­ Considerando poi il fatto non trascurabile che si­ tenzione per il soprannaturale e il divino, caratte­ curamente le dimensioni in larghezza dell'edificio ristica dei luoghi in quel tempo, sono facilmente erano già predeterminate dal riutilizzo di murature riscontrabili anche in scelte progettuali come quella preesistenti {atrio), andranno allora ricercati proprio adottata per la copertura dell'abside dell'altar mag­ nel vano centrale assunto come unità, gli elementi giore, voltato a vela anziché a botte come quelli la­ progettuali calcolati in base al dato già assegnato, terali, costituendo il punto di maggiore aggrega­ ovvero l'ampiezza massima consentita per il diametro zione di significati filosofici e religiosii le dimensioni della cupola maggiore. della vela sono ricavate infatti con un'operazione Nella fig. 34 si è rappresentata questa scelta del di vera e propria " quadratura , del cerchio-guida progettista che, disponendo della dimensione della di ml. 5,25 di diametro, a rappresentare verosimil­ cupola dell'atrio, di mi. 5,25 ha conseguentemente mente la duplice natura del Cristo umana e divina: determinato il valore di ml. 8,49 per il diametro la vela ha infatti le dimensioni del quadrato inscritto della cupola del vano centrale, in rapporto aureo nel cerchio della cupola dell'atrio. con la prima {5,25 X x,6x8o3 = 8,4946). Altrettanta precisione ritroviamo nell'alzato dell'edi­ Non andranno poi trascurati oltre a questi signi­ ficio i nella sezione longitudinale in fig. 35 notia­ ficativi episodi che gettano nuova luce sulla cultura mo come le raffinatezze prospettiche di cui si parla

2! ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte in altra parte di questo studio e che costituiscono A. BRUSCHI, Osservazioni sulla teoria architettonica rina­ un presupposto imprescindibile per l'esatta e piena scimentale nella formulazione albertiana, in Quaderni comprensione dell'opera, trovino un corollario ricco dell'Istituto di Storia (Fae. Areh. di Roma), fase. 31-48, per noi di informazioni, nel proporzionamento del­ 1961, pp. ns- 130. l'intero edificio e delle sue singole parti. Nella tavola R. BuscAROLI, Melozzo da Forlì, in Forum Livii, 1929. in questione è evidenziato come allo stesso modo le dimensioni delle paraste degli archi minori e dei R. BusCAROLI, Originalità di Melozzo, in Istituto Beato pilastri degli arconi del vano centrale, dalle quali Angelico. Saggi e lezioni. Vol. 9, 1938, pp. 31- 49. si era partiti anche in pianta, coincidano con la de­ A. CADEI, Induzioni sulla determinazione delle strutture cima parte dei quadrati che, comprendendo le pa­ in Bramante, in Atti del congresso internazionale di raste e i pilastri medesimi, giungono fino all'impo­ studi bramanteschi, 1970. sta delle rispettive trabeazioni, ovvero con l'ottava E. CALZINI, L'arte in Forlì al tempo di Pino III Ordelaffi, parte di quelli disegnati dalla loro luce netta. in Atti e memori~ della regia deputazione di Storia L'incastro prospettico dei due archi posti sullo patria per le provincie di Romagna, serie III, vol. 1 12, stesso piano, prelude grazie alla sapienza con cui è 1893-94, p. 136 e ss. governato, alle esperienze illusionistiche bramante­ sche cui hanno accennato alcuni critici. E. CALZINI, Bollettino della società fra gli amici dell'arte per la provincia di Forlì, I, 1895, marzo, p. 34 e ss. Lo stesso spirito che disciplina la pianta dell'edi­ e p. 149. ~cio è riscontrabile quindi nell'alzato, per il quale, m assenza della cupola, si può ipotizzare la soluzione E. CALZINI, L'ex oratorio di S. Sebastiano in Forlì e Pace prospettata nella tavola, di un breve tamburo privo di Maso del Bambase architetto forlivese del sec. XV, di particolarità (si vedano al riguardo le altre archi­ in Atti e memorie della regia deputazione di Storia patria tetture citate in questo studio e in particolare la Cap­ per le provincie di Romagna, serie III, vol. n. rs, 1897, pella Ferri in San Mercuriale). Tale soluzione oltre pp. I-II. ad essere la più ovvia, conferma l'inserimento del­ E. CALZINI, Memorie su Marco Melozzo da Forlì, Forlì l'interno dell'edificio in un perfetto quadrato, nonché 1892, p. 40. il rapporto in alzato di I :2,5 riscontrabile anche E. CALZINI, Marco Palmezzano, in Archivio storico del­ nel proporzionamento dell'atrio pervenutoci fortu­ l'arte, vol. VII-1894, fase. 3, pp. 185-200; fase. 4, natamente integro. pp. 269-291; fase. 5, pp. 335-358; fase. 6, pp. 455- 493. A titolo di curiosità non andrà sottaciuto che an­ che i diametri degli oculi, del vano centrale e del­ E. CALZINI, Rassegna d'Arte, 1909, p. 167. l'atrio sono in rapporto aureo tra loro. E. CALZINI, G. MAZZATINTI, Guida di Forlì, 1893, p. 20. E. CASADEI, Guida storico artistica di Forlì e dintorni, 1929, pp. 66, 113 e 391. BIBLIOGRAFIA G. CASALI, Guida per la città di Forlì, Forli r863 (2a ed.), '· p. 9 e ss. AA.VV., L'oratorio di S. Sebastiano in Forlì, a cura del Lions Club, Forlì 1972. G. CASARA, Piero della Francesca e i fondamenti geometrici della prospettiva pittorica, in Atti e memorie della reale AA.VV., Umanesimo e simbolismo, Atti del IV congresso accademia Petrarca, XXXII, 1942-44. internazionale di studi umanistici, Venezia 1958. E. CASSIRER, Individuo e cosmo nella filosofia del Rinasci­ C. BAIRATI, La simmetria dinamica, Milano 1952. mento, Firenze 1967. E. BATTISTI, Bramante, Piero e Pacioli ad Urbino, in E. CASSIRER, Storia della Filosofia Moderna , vol. I, To­ Atti del congresso internazionale di studi bramanteschi, rino 1969. Milano-Urbino, Roma 1970, p. 267. J.B. CAVALCASELLE-J.A. CROWE, Storia della pittura in B. BIAGETTI, Le pitture murali di Melozzo da Forlì e le Italia, vol. III, Firenze 1898. loro vicende, in Istituto Beato Angelico di studi per l'arte •' sacra. Saggi e lezioni, Vol. 9, 1938, 51-75. A. CHASTEL, Arte e umanesimo a Firenze. I centri del Rinascimento, Milano 1979· M. BORlSSAVLEVITCH, Le nombre d'or, 1952. C. CIGNIANI, Cenni storici e breve descrizione delle prin­ F. BoRSI, Leon Battista Alberti, Opera completa. cipali pitture e sculture della città di Forlì, Forli 1838, pp. 19-22. L. Bosi, Serie ossia raccolta delle edificazioni delle Chiese di Forlì, s.l. 1823, Bibl. com. Forlì, Piancastelli CRONACA ALBERTINA, 1720, Bibl. Com. Forlì I; 45, Vl- 35, ac 31. fol. 270. L. Bosx, Serie ossia raccolta di tutte le lapidarie iscrizioni ... , M. DALY-DAVIS, Piero della Francesca's mathematical Bibl. Com. Forlì, Piancastelli V-62, p. 100. Treatises, Ravenna s.d.

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7,, ..~ .. .c ==~.. c=~ ...... c======~" - 35- FORLÌ, ORATORIO DI SAN SEBASTIAN O- SEZIONE LONGITUDINALE CON SCHEMA DI PROPORZIONAMENTO

G. DE ANGELIS D'OssAT, Enunciati euclidei e divina pro­ FRANCESCO DI GIORGIO MARTIN! , [ trattati (Edizioni del portione nell'architettura del primo rinascimento, in Il mon­ Polifilo). do antico tra umanesimo e manierismo, catalogo della mostra storico-critica, settembre 1970, Roma. C. GHYKA MATILA, Le nombre d'or, vol. I, Les rythmes, l Gallimard 1931. G. DE ANGELIS D'OssAT, Preludio romano di Bramante, C. GRIGIONI, Marco Palmezzano architetto, in Bullet­ in Palladio XVI, 1966, n. 1-4, pp. 83- 102. tino della S ocietà fra gli amici dell'arte per la provin­ cia di Forlì, I, 1895, p. 59· G. DE ANGELIS D'OssAT, Un carattere dell'arte brunelle­ schiana, in Saggi di Storia dell'Architettura, Roma L. HAUTECOEUR, M istique et architecture, Paris 1954. 1942· R. LONGHI, Piero della Francesca, Firenze 1967. P. DONATO DA S. GIOVANNI IN PERSICETO, Un cronista C. MALTESE, Architettura "ficta , 1472 circa, in Atti forlivese, Andrea Bernardi, Forlì 1943, pp. 41 e I 10. del congresso internazionale di studi bramanteschi, 1970. F. FILIPPINI, in Melozzo da Forlì, Rassegna trimestrale A. MuNOZ, Studi su M elozzo da Forlì, in Bollettino d'Arte, anno II, 1937, XV. d'arte, anno II, fase. V, maggio rgo8, pp. 177-180.

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A. PASINI, Melazzo nei documenti di archivio, in Atti e Le immagini di cui non si fornisce referenza provengono dalla memorie della regia deputazione di Storia patria per le Soprintendenza per i Beni Ambi.~ ntali Architettonici della Ro­ provincie della Romagna, vol. III (1937-38), pp. I21- 136. magna e Ferrara.

1) A. BERNARDI (NOVACULA), Cronache forlivesi, a cura C . RICCI, Per la storia della pittura forlivese, vol. I, M. di G. MAZZATINTI, Bologna 1896, vol. I, parte II, p. 304. Palmezzano; vol. II, Giovanni del Sega; vol. III, 2) Ibidem. G .B. Rossetti, in L'Arte, vol. XIV, 19I I . 3) Ibidem. 4) Si riportano di seguito i principali arti anestanti l'ami­ A.M. RoMANINI, Il '400 padano e Bramante, in Atti cizia di Pace con Melozzo: del Congresso Internazionele di studi bramanteschi, 197-::J. - Nel dicembre 1487 Magistro Pasio quondam Masii del bambasio sottoscrive in casa di Melozzo il codicillo di Ja­ P.H. SCHOLFIELD, The Theory of Proportion in Architectu­ coba, madre del maestro. (Archivio di Stato di Forlì, atti Moratini, vol. 243, V, fol. 42). re, Cambridge I958. - Il 28 febbraio 14Q4 ricompare il suo nome con Melozzo come teste in domo Ma~istri Pasii recamatoris (cfr.: E. CAL­ E. SERVADEI- MINGOZ.ZI, Il Duomo di Forlì, I935, p. 30. ZINI, L'ex Oratorio di S. Sebastiano in Forlì, Bologna 1897, p. 8, cfr. anche L. SERVOLINI, Pace Bombace architetto e L. SERVOLINI, Un edificio quattrocentesco di Forlì in pe­ ricamatore del sec. XV, Forlì 1953, p. 4· ricolo, in Prospettive, 5, pp. 78-8o. sl Per comodità (cfr.: L. SERVOLINI, op.cit., p . 4): si ripor­ tano di seguito i principali atti attestanti la presenza di Pace A. ScHIAVI, Un gioiello da recuperare, l'Oratorio di S. a Forlì: Sebastiano di Forlì, in La Piè, n. 9-10, pp. 166-170. - 1482, atto notaio Moratini, Archivio di Stato di Forll, vol. 20é!, II, fol. 127. - 1486, ibidem, vol. 241, III. A. SCHIAVO, Melazzo a Roma (Conversazione tenuta per - 1487, ibidem, vol. 24é!, V, fol. 42. i corsi del CEVAR il 24 febbraio 1977). - 1487, Atto notaio F. Palatini, vol. 92, fol. r6. Archivio di Stato di Forlì. Pace viene nominato esecutore testamen­ THIEME-BECKER, Allgemeines Kunstler-Lexikon, Lipsia tario di Giacoma madre di Melozzo. 1910, L ibro IV, p. 259. - 1488, Atto notaio Aspini, Archivio di Stato di Forll, vol. 243, V, fol. 8Q. - 1493, 26 aprile, è ricordato nel libro Pietro dell' Ar­ C . TIBERI, Poetica bramantesca tra Quattrocento e Cin­ chivio del San Mercuriale; fondo San Mercuriale, fol. 45· quecento, Roma 1974· - 1494, ibidem, atti Palmezzani. - 1497, 22 settembre, testamento, ibidem, atti Miche- P. ToESCA, Melozzo da Forlì, in Nuova Antologia, 1938. lini, vol. 267, fol. II5- I x6. - 1499, ibidem, vol. 226, XXV, fol. 107, notaio Moratini. 6) A. PASINI, Quinto centenario del Santuario di Fornò, P. ToRRI ANO, L'arte romagnola del '400. Il segreto di in La Piè, n. 2- 3, 19'50. Melazzo, in Illustrazione Italiana, n . 24, 1938. 7) G.V. MARCHESI, Vite degli uomini illustri forlivesi, s.i. 1726, cap. VII, p. 257, Bibl. Com. Forlì: " Pax Bombacius, L. VAGNETTI, Riflessioni sul " De Prospectiva pingendi, , inter pictores architector celebris profecto nominis locandus in Commentarii, XXVI, 1975, fase. I-II, pp. 14-55. est X iseo IV Pont. Max. injeruit: D. Sebastiani sacra Aedes, et S. Mariae vulgo a vulnere quae his temporibus in unum templi corpus cum cathedrali conjurgit, architectonicam prestan­ R. VAN MARLE, The italian Schools of Painting, vol. XIV. tiam laudati artificis comprobant, immagines porro phrigio opere elaborabat, filique acus mirè pro pennicillo stabat ,. L. VENTURI, Ein humanist von Melazzo, (pantheon), 8) P. BoNOLI, /storie della città di Forll, 1661, pp. 268 e 282. 1928, vol. I, pp. 82 e 84. 9) A. BERNARDI1 op. cit. 10) Cfr. : il Testamento di Pace del Bambase, in data 22 settembre 1497, op. cit.: " ... Item reliquit fabricae Sancti R. VERO, Marco Palmezzano pittore artigiano, in Rubi­ Sebastiani. sive eius oratorio, si fiet, liras decem bononienses ... ,. cone, n. 3, 1933· 11 ) S. MARCHESI, Supplemento historico dell'antica città di Forli, s.I. 1678, p. 593; cfr. anche E. CALZINI, L'ex ora­ M.L. VITRUVIO, Tradotto in volgare da Francesco Lu­ torio di San Sebastiano in For!l, in Atti e memorie della re­ cto Durantino, Venezia 1524 (A. e P. da Sabio). f!ia deputazione di Storia patria per le provincie di Romagna, III serie, vol. XV, Bologna 1896. 12) L'osservazione diretta del monumento, con le prove WINTERBERG, Petrus Pictor Burgensis in prospectiva pin­ emerse durante i restauri, avalla questa considerazione, in gendi, Strassburg 1899. quanto gli archi medesimi, in numero di cinque e posti solo in corrispondenza del fronte e dei lati risultano sfalsati R. WITTKOWER, The of Piero della Francesca's e niente affatto simmetrici rispetto ai quattro oculi tondi flagellation, in ]ournal of the Warburg and Courtald In­ del tamburo. stitutes, 1953, n. 3-4, pp. 292-302. Attualmente sono parzialmente visibili e per poco più della metà, solo due degli oculi, quelli laterali, e ciò per l'innalzamento di circa ottanta centimetri che l'edificio subì R. WITTKOWER, Principi architettonici dell'età dell' uma­ nel Settecento, nella parte anteriore per ricavare i due ric­ nesimo, Torino 1964. chi altari laterali con le soprastanti finestre. L'innalzamento che ha profondamente alterato le proporzioni di tutto l'edi­ G. }OUVEN, Rythme et architecture, Le tracés armoniques, ficio, è facilmente rilevabile anche in facciata per l'inter­ Paris 1951. rompersi delle paraste d'angolo e per la diversità della mu­ ratura. Gli altri due oculi sono chiusi e nascosti, uno dal culmine della facciata, sopraelevata in mattoni, ad una P. ZANI, Enciclopedia metodologica, Parma 1820, vol. IV, sola testa e l'altro dal corpo principale in cui il tamburo p . 137· è incastrato per breve tratto. Oltre a ciò un giro di mattoni

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in aggetto, alla base del tamburo, venuto alla luce durante 22) R. BuSCAROLI , Pace del Bombace architetto melozzianu, i restauri ed attualmente nascosto dal tetto, denota senza op. cit. possibilità di errore, il livello originale del tetto dell'atrio. 23) A. CoRBARA, Melazzo Architettn nel San Sebastiano '3) A. CoRBARA, Melazzo architetto nel S . Sebastiano di di Forlì?, op. cit. Forli?, in La Piè, n. 3-4, 1958. 24) L. PACIOLI, Summa de Arithmetica, Geometria, Pro­ 14) L'analogia di questa copertura con quella della cupola portioni et Proportionalità, Venezia I494: "La prospectiva dell'oratorio è stata finora oggetto di studio da parte di molti se ben si riguarda, senza dubio, nulla sarebbe, se questa critici e molte ipotesi sono state avanzate per spiegare la non li se accomodasse. Come appieno dimostra el monarca particolarità degli archi radiali al posto del tiburio. Il Bu­ a li tempi nostri de la pictura maestro Pietro dei Franceschi scaroli al riguardo ha avanzato l'ipotesi che il progetto ap­ nostro conterraneo ( ... ). E gli altri ancora in questi dì in punto prevedesse la realizzazione di un tiburio, rimasto dittarte famosi e supremi, con li quali in diversi luoghi incompiuto, successivamente definito dalle maestranze affi­ scorrendo, più volte sopra de ciò havendo colloquio con de­ date a Silvestro de' Sarti, Cesare da Carpi e Cristoforo da gna experientia, el medesimo non manno denegato. Come Forlì, con la trabeazione e le lesene in pietra d'Istria. In qui in Vinegia Gentil e carnai fratelli e realtà bisogna ritenere che nei disegni, le due cupole dove­ in perspectivo disegno Hyeronimo Malatini. E in Fiorenza vano restare estradossate, soluzione molto in voga all'epoca, Alexandro Botticelli, Philippino e Domenico Grilandario. che però doveva presentare non pochi problemi se dovet­ E in Peroscia Pietro detto el Perusino. E in Cortona Luca, tero essere adottati rimedi che si concretizzarono nell'anti­ del nostro maestro Pietro degno discipulo. E in Furlì Melozzo estetica ma senza dubbio audace soluzione dei setti radiali. con suo caro allievo Marco Palmeggiano. Quali sempre co.n libella e circino !or opere proportionando a perfection Per la Cappella della Canonica quindi va ascritta alle m1rab1le conducono. In modo che non humane ma divine maestranze - come si diceva - la realizzazione della co­ ne gli occhi nostri rappresentano. E a tutte !or figure solo pertura della cupola, e non della trabeazione e delle Jesene el spirto par che manchi ,. come sostenuto dal Buscaroli. Non si vede del resto quale 25) R. WITTKOWER, Principi architettonici nell'età dell' Uma- necessità ci sarebbe stata dei setti radiali portanti nell'ipo­ nesimo, Torino 1964, p. I2. tesi del tiburio. 26) lbidem, p. I9. Va inoltre rilevato che nel caso dell'oratorio, la coper­ 27) G.V. MARCHESI, Vite ... , op. cit. tura della cupola dell'atrio è sicuramente coeva a quella 28) SCANNELLI, Microcosmo della pittura, Cesena 1657, " aerea , del corpo, centrale frettolosamente poggiata su p. 223: " Se bene operasse in questi tempi con laudabile esili pilastrini in corrispondenza dei fianchi per portarla mediocrità,, riferito al modo di dipingere del Palmezzano a livello della mura tura compiuta; unica spiegazione pos­ intorno al 1490. sibile per tale maldestro intervento, è quella di ricercarne 29) A. BERNARDI, op. cit. le cause nella morte del Bombace, avvenuta il 22 maggio 30) F. FILIPPINI, op. cit. I soo, e più ancora nel Giubilèo che deve aver avuto un ruolo 1 3 ) C. GRIGIONI, Conosciamo noi le prime opere di M arco determinante nell'accellerare i tempi di esecuzione, anche Palmezzano?, in Studi romagnoli, I, 1950, pp. 198 e 242. a scapito della qualità. 32) E. PANOFSKY, La prospettiva come forma simbolica, 15) R. BuscAROLI, Pace del Bombace architetto melozziano, Milano 1973, p. 44· in Melazzo da Forlì, Rassegna trimestrale d'arte, aprile 33) F. FILIPPINI 1 OJl. ci t., p. I I 8. 1939, XVII, n. 7, p. 368. 34) Ibidem, pp. 1 I4-I24· •6) A. CoRBARA, Melazzo architetto nel S. Sebastiano di 35) lbidem, p. r I7. Cfr. anche: V. GOLZIO e G. ZANDER Forlì?, in La Piè, n. 3-4, I958, p. 5· Le chiese di Roma dall'XI al X V I secolo, Cappelli. ' 17) L. TONINI, La chiesa di S. Andrea presso Rimini, 36) P. ToMEI, L'architettura del '400 a Roma. ossia relazione su gli scavi eseguiti pel Comune nel marzo 37) A. BRUSCHI, Scritti rinascimentali di architettura, in 1863; e: Continuazione degli scavi in Rimini nel 1865 per Trattati di architettura, vol. IV, introduzione p. L VII. la scoperta della chiesa di S. Andrea, relazione seconda, in 38) L. PACIOLI, Come in la sphera se colochino li cinque Atti e memorie della regia deputazione di Storia patria per corpi regolari. Compendio detto della divina proportione. De­ le provincie di Romagna, anno V, I867. dicato a Lodovico M . Sforza, duca di Milano per le stampe La chiesa di Sant'Andrea fu distrutta nel 1463, durante di Paganino nel I509, cap. 57, parte prima, p. r8: "Al la guerra tra Sigismondo Pandolfo Malatesta e le milizie tempo de la fabbrica del palazzo de la bona memoria del del Papa; quindi era in piedi e perfettamente visibile nel Conte Gerolimo in Roma, in sua presenza confabulando, 1450 al tempo del soggiorno riminese dell'Al berti. La pianta come accade, discorrendo la fabbrica, sindovi molti degni dell'edificio, "un martyrium a croce libera, di forma singo­ in sua comitiva de diverse facultà, tra gli altri a quel tempo larmente matura perché incluso in un perimetro quadran­ nominato pietore Melozzo de Frullì, per dar piacere alla golare che determina, dal lato occidentale, delle camere d'an­ speculatione, exhortamo Melozzo e io el Conte che facesse golo , , cosiccome altri analoghi sacelli (Santa Maria Ma­ fare uno certo capitello in una de queste forme, non chia­ ter Domini a Vicenza, ecc.), rivela profonde analogie con rendo cioè al Conte la difficultà, ma solo che serìa cosa de­ l'oratorio forlivese. gna. E a questo assentendo el Conte, chiamò a sè il maestro •8) L. SERVOLINI, Pace Bombace architetto e ricamatore e disselile se lui lo sapesse fare: quel rispose questo essere del sec. XV, Forlì I953, p. 6. piccola faccenda e che n'havia fatto più volte. Di chè il Conte dubitò non fosse cosa degna come li commendavamo. '9) L. CoBELLI, Cronaca, (M.S.) definizione riportata dal­ Noi pure affermando el medesimo, giognendovi apertamente I'Hercolani, in Biografie e rifratti di 14 uomini illustri ro­ che non lo farebbe per la impossibilità sopra aducta. E re­ maf!noli (Bibl. Soprint. Beni Amb. e Archit. Ravenna), chiamando a sè detto lapicida che a quel tempo anco era Marco Melozzo, " ... dipintore illustre del Conte Gerolamo de' nominati, lo redomandò se lo facesse. Allora quasi sbef­ Riario chiamato Melocio, quale è di Forlivio, et è un solenne fando surise; breviter al si e al no sempre fia pronto lo im­ maistro in prospettiva et in ogni altra cosa della dipintura pegnare. El Conte li disse: se tu noi fai che voi tu perdere? fondato peritissimo, et fè molte dipintorìe al Papa Sisto E quello accorto rispose non male: Signore quel tanto più (IV) magne et belle, et fè la libreria del detto Papa. E tal che a V. Ill.ma Signoria pare del quel ch'io possa guadagnare. videndo lo illustre Conte Girolamo, lo volle per suo scodiero, E remasero contenti assegnandogli termene de venti die, et gentilomo et davagli una magna provisione perchè gli lui chiedendo quattro. Acadde che guastò molti marmi e fece parea dell'arte della prospettiva e pictura il più solenne un O per abaco. Finaliter el Conte non l'obligò se non al dell'Italia ,. danno delle pietre e rimase scornato ,. 2o) C. Rrccr, L'opera dei grandi artisti italiani, vol. II. 39) C. RICCI, Melozzo da Forlì, in L'opera dei grandi ar­ 2 1) F. FILIPPINI, Melazzo e gli Sforza, in Melazzo da Forlì, tisti italiani, vol. II: " Nel '77-'78 i Riario, nipoti di Sisto Rass. trim. d'arte, aprile 1938, n. 3-XVI. IV, si edifi carono a Roma due dimore, l'una come villa 25 ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte alla lungara, scomparsa, e che sorgeva dove fu poi edificato 47) G. M ANCINI, Viaggio per Roma, Leipzig 1923, p. 50 il palazzo Corsini, l'altra come palazzo, in qualche parte con­ (ed. H erausgegeben von L. Shudt): " Salito la piazza dove servata ancora e incorporata nel palazzo che gli Altemps è la cisterna, sotto al portico, vè la libreria fatta far da Sisto, vollero pressochè totalmente ricostruito, e che ha la facciata mano di Melozzo da Forlì ,. principale sulla via Apollinare e il lato sul vicolo dei sol­ 48) G. SANTI, Cronaca, Stuttgart 1893 (edizione Haltzin­ dati ,. L a parte edificata dal Riario va identificata, a parere ger), cap. XCVI, p. 189. del Ricci, nelle finestre del primo piano della facciata e del 49) G. VASARI, Vite (ed. Milanesi, III, 1878), pp. 51-52 fianco, nonché nella torre, nell'entrata principale dove si e 63-68: "e ancora è lodato dagli artefici che molto hanno hanno le piccole porte originali ed in una sala al P. T. nella imparato dalle fatiche di costui il quale fu grandissimo cui volta resta ancora lo stemma Riario-Sforza. Non va peral­ prospettivo ,. tro dimenticato che ospite di questa dimora fu, dall'84 al 50) R. BuscAROLI, M elozzo e il melozzismo, op. cit. 'g6, quel cardinale Raffaele Riario, nipote del Conte e co­ 51) E. CALZINI e G. MAZZAT INTI, Notizie inedite di M arco struttore del palazzo oggi della Cancelleria. Melozzo, in Bullettino della Società degli amici dell'arte per 40) L. PACIOLI, Come in la sphera ..., op. cit. la provincia di Forli, marzo I 895; anno I, n. 3· 4•) R. BuscAROLI, Melozzo e il melozzismo, Bologna 1955, 5a) HERCOLANI, Biografia di Marco Melozzo, op. cit. p. 191. 53) S. MARCHESI, op. cit. 42) A. ScHMARSOW, A . M elozzo da Forli, s.I. 1886, p. 347· 54) S. MARCHESI, op. cit. Cfr. anche: C. GRICIONI, Poi­ 43) R. BuscAROLI, Melozzo e il melozzismo, op. cit. mezzano architetto, in Bullettino della Società fra gli amici 44) A. SANTARELLI, La basilica di S. M ercuriale, s.I. I914· dell'arte, per la provincia di Forli, Forlì I895, pp. 59 e 6o. 45) D. BRUNELLI, Cenni storici sulla cattedrale di Forll, 55) L.B. ALBERTI, De re aedificatoria, Milano 1966 (Il Forli 1882. Cfr.: anche S. SELLI e B. BAZZOLI, L'Abbazia Polifilo). di San M ercuriale, Forlì Ig6o. 56) L . PACIOLI, Come in la sphera ... , op. cit., cap. III. 46) Cfr. nota n. 19. 11) R. WITTKOWER, Principi... , op. cit., pp. 152 e 153·