Filippo Vitale (Napoli, 1590 Ca

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Filippo Vitale (Napoli, 1590 Ca 41. Filippo Vitale tecnica/materiali scheda (Napoli, 1590 ca - 1650) olio su tela Giuseppe Porzio, Maria Tamajo Contarini Madonna con il Bambino tra i santi Gennaro, Nicola di Bari dimensioni e Severo 315 × 195 cm restauro Bruno Tatafiore 1618 provenienza Napoli, confraternita di San Nicolò con la direzione di Maria Tamajo alle Sacramentine Contarini collocazione indagini diagnostiche Napoli, Museo di Capodimonte Claudio Falcucci La pala è registrata per la prima Se l’attribuzione a Vitale ha incon- tra il dipinto ora a Capodimonte considerare – su basi più solide volta nella guida di Sigismondo trato un consenso unanime – con e quello per Casoria, soprattutto – anche il presunto ascendente di (1788) sull’altare della cappella la sola eccezione di Raffaello Causa in ragione delle loro discrepanze Tanzio su Vitale e su quest’opera in estaurita di San Nicola a Pozzo- (1972), che individuava nella tela iconografiche (Bologna 1991, p. particolare, su cui ha insistito spe- bianco, nel tratto superiore dell’o- la mano di un anonimo battistellia- 112; Pacelli 2008, p. 25), era in- cialmente Bologna (si vedano inol- dierna via Duomo, come opera del no già informato dei modi addol- fatti sfuggito come anche il sito di tre Leone de Castris 1983, p. 58; «celebre Gaetano Guarino di So- citi di Massimo Stanzione –, me- Pozzobianco si trovasse nel raggio Romano 1990, p. 781); una lettu- lofra» (dove «Gaetano» è evidente no definita è apparsa la posizione di influenza dei Carmignano, no- ra che si reggeva sulla convinzione lapsus per «Francesco»); assieme al cronologica della pala, datata dalla bile e potente famiglia del seggio che il valsesiano operasse a Napoli titolo e all’arredo della cappella, critica tra il 1616 e il 1619 circa a di Montagna cui si riteneva fosse tra il 1614 e il 1615 e che vi ese- demolita nel 1869, fu poi trasferita seconda che sia stata messa in rela- appartenuto anche san Severo (Al- guisse, oltre alla Pentecoste, anche il in un ambiente sotto l’atrio della zione con le quattro storie mariane vina ante 1643, ed. 1883, p. 728). San Gennaro che mostra le proprie chiesa di San Giuseppe dei Ruffi realizzate da Vitale nel diruto ciclo E difatti, dal controllo dei conti reliquie nel Palmer Art Museum (detta delle ‘Sacramentine’), «so- nel soffitto dell’Annunziata di Ca- bancari di Cesare, figura di rilevan- (inv. 918), citato alla lettera da Vi- spesa alla parete destra» (Galante pua, allogato alla fine del 1616 (Pa- te importanza storica in quanto pa- tale nel corrispondente santo della 1872, p. 75), dove è rimasta fino celli 1984, p. 8; De Rosa 2001, trocinatore dell’omonimo acque- pala delle Sacramentine (Bologna al restauro promosso dall’allora pp. 137-138, 148), ovvero con il dotto che riforniva la città di Napo- 1991, p. 116; Bologna 2000, pp. Soprintendenza alle Gallerie della quadro «con la figura di N(ost)ra li (cfr. Fiengo 1990), emergeva un 37-38; Leone de Castris 2007, Campania nel 1953. Sig(no)ra di Costantinopoli, san pagamento del 3 novembre 1618 a p. 48). Restituita a Filippo Vitale da Fer- Severo e san Gennaro glorioso» Filippo Vitale proprio per il quadro Allo stato delle conoscenze, l’ipote- dinando Bologna (1955), l’anco- destinato alla cappella gentilizia di «fatto p(er) la cappella de S(an)to si di un’interazione diretta tra i due na appartiene – con il San Pietro Cesare Carmignano a Casoria, per Nicola a puzzo bianco» (ASBNa, artisti pare certo da ridimensiona- liberato dal carcere del Musée des il quale il 18 maggio 1619 il pittore Sacro Monte e Banco della Pietà, re, soprattutto se fondata su tali Beaux-Arts di Nantes (inv. 30), riceveva un acconto di dieci ducati volume di bancali matr. 507, par- presupposti: la distanza temporale l’Angelo custode, siglato, nella chie- (Archivio Storico del Istituto Ban- tita di 20 ducati), che dovette dun- che intercorre tra il San Nicola e le sa della Pietà dei Turchini a Napoli co di Napoli-Fondazione [d’ora in que rappresentare, verosimilmen- testimonianze napoletane di Tan- e, sempre a Napoli, la Deposizione poi ASBNa], Sacro Monte e Banco te, anche il modello per la dispersa zio è infatti più ampia di quanto di Cristo nel sepolcro, firmata per della Pietà, giornale di cassa ma- composizione richiesta l’anno suc- fin qui sostenuto, così come non esteso, nel monastero di Santa tr. 97, c. 219v; Documenti 1939, cessivo dallo stesso committente è ritenibile l’ascrizione a quest’ul- Maria Regina Coeli – al ristretto p. 518; Strazzullo 1955, p. 37, per il proprio oratorio privato a timo del quadro statunitense, che nucleo di opere dal potente impat- doc. 183). Casoria. Non è escluso, inoltre, che mostra i caratteri di copia da un to realistico e dal saldo impianto La soluzione del problema è fi- tale icona sia stata tenuta presente perduto (e più autorevole) proto- monumentale su cui lo studioso ha nalmente giunta dalle ricerche anche per il perduto San Nicola di tipo di Caravaggio, verosimilmen- basato la moderna ricostruzione condotte, proprio a partire da Giovanni Lanfranco consegnato al te di mano di Louis Finson (cfr. della fisionomia artistica del pitto- quest’ultimo documento, in occa- figlio di Cesare, Antonio, entro il Marini 1987, ed. 2005, p. 264, re e il suo recupero – dopo oltre due sione della recente mostra su Tan- gennaio 1638 (Nappi 1983, p. 76); n. 76; Testori 1991; D.P. Weller, secoli di oblio – quale personalità zio da Varallo tenuta presso Palaz- un’opera che, in ogni caso, attesta in Saints & Sinners 1998, pp. 124- preminente nell’ambiente artistico zo Zevallos Stigliano a Napoli (G. lo stabile legame tra il santo e la fa- 125, n. 18, con altra bibliografia). napoletano della prima metà del Porzio, in Tanzio da Varallo 2014). miglia Carmignano. Ciò non vuol dire che Vitale non Seicento. Nel negare, giustamente, l’identità Ciò stabilito, è stato possibile ri- possa aver guardato anche a Tan- Dopo il restauro Prima del restauro Durante il restauro, particolare con il volto di san Severo, riflettografia a infrarossi zio; le somiglianze più pungenti timologia fiamminga che rimonta sono però, quasi esclusivamente, probabilmente alla formazione del con un’opera antica e defilata come pittore nella bottega di Loys Croys la Circoncisione di Fara San Mar- nel corso del primo decennio del tino, soprattutto nel plasticismo secolo (Porzio 2012, p. 22, nota possente e coriaceo dei corpi e dei 13), successivamente aggiornata drappeggi. Per il resto, lo schema sul primo Ribera napoletano. paratattico e la frontalità bloccata Quanto al restauro, esso ha restitu- della pala Carmignano, arcaismi ito l’inconfondibile materia pitto- tipici del linguaggio del pittore, rica di Vitale, rendendo il dipinto hanno le proprie radici in una un punto di riferimento fonda- cultura figurativa locale di stampo mentale anche per la datazione del devoto, mentre la resa preziosa e Sacrificio di Isacco del Museo di Ca- micrografica delle epidermidi, che podimonte, nonché di quello, assai è la caratteristica più specifica e im- meno noto e di poco precedente, L’opera durante il restauro degli anni Cinquanta, sfoderatura pressionante di Vitale, rivela un’e- del Museo arcidiocesano di Poznań Durante il restauro, particolare con san Nicola di Bari, ripresa della fluorescenza L’opera durante il restauro degli anni cinquanta, particolare con san Nicola di Bari, indotta da radiazione ultravioletta fotografia a luce radente (inv. 6573; ripr. in Causa 2000, p. presso il Museo di Capodimonte e a un telaio di misure maggiori. Il ratorio che in quegli anni aveva 71, con erronea ubicazione). nell’Archivio Fotografico del Polo restauro subisce però una pausa subito profonde trasformazioni. G.P. Museale della Campania permette d’arresto, dal momento che nel Nell’introduzione alla IV Mostra di seguire l’iter dei lavori. febbraio del 1959 Raffaello Causa, di restauri del 1960, in cui la pala La necessità di un intervento sul Dalle foto anteriori al restauro direttore del Laboratorio di Con- non è però citata, Causa illustra il dipinto era stata già denunciata nel emergono chiaramente i forti dan- servazione, rispondendo all’arci- «piano organico di lavoro» (Causa 1953 dal soprintendente Bruno neggiamenti dello strato pittori- confraternita che sollecitava a 1960, p. 9) e delinea la situazione Molajoli, in una comunicazione co. L’intervento di restauro viene Molajoli la restituzione dell’opera, del restauro a Napoli negli anni in inviata al superiore dell’arciconfra- avviato poco dopo il ritiro e uno comunica l’imminente ripresa dei cui viene fondato il Laboratorio di ternita di Santa Maria dell’Arco in scatto del novembre dello stesso lavori di cui prevede la conclusione Conservazione del Museo di Ca- cui, dopo aver segnalato il precario anno mostra il retro del dipinto nel maggio del 1959, avvenuta poi podimonte, inaugurato nel 1956. stato di conservazione dell’opera, nel corso del rifodero: vi si intra- solo nel 1965, come si evince dalle Se possiamo avanzare soltanto ipo- offre la possibilità di eseguire l’in- vede la rimozione della tela da ri- carte esaminate. Non conosciamo tesi su quale restauratore abbia ese- tervento nei laboratori della So- fodero applicata probabilmente le motivazioni che portarono a una guito la foderatura del dipinto nel printendenza, che accoglierà la tela nel corso dell’Ottocento e appaio- tanto estesa dilatazione dei tempi, 1953, sappiamo invece che il com- nel maggio dello stesso anno. no evidenti i lembi laterali forzati siano esse legate a complicazioni pletamento dell’intervento, a cui si La documentazione conservata nel per la tensione da un tentativo di sullo stato di conservazione della lavora dal 1964 al 1965, fu a cura Centro Documentazione Restauro adattamento della tela originale tela o di organizzazione del labo- di Tripodi Graziadei, di tradizione Prima del restauro, particolare con il paggio Diodato Durante il restauro, particolare con il paggio Diodato, Dopo il restauro, particolare con il paggio Diodato prova di pulitura fiorentina, giunto a Napoli come Le precarie condizioni del dipinto disegnativi, costituiti da pennel- Si sono inoltre evidenziate alcune aiuto di Leonetto Tintori.
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