studio associato Via Giorgio e Guido Paglia, n° 21 – 24122 – e-mail: [email protected] Tel. ++39 035 248689 – ++39 035 271216 – Telefax. ++39 035 271216

REL.1-27/11/01

Comune di

p. S. Andrea, 2 - Mornico al Serio (BG)

Variante al Piano Regolatore Generale

Relazione Geologico-Tecnica (L.R. 41/97)

Bergamo, 12 dicembre 2001

1 PREMESSA ...... 3

2 EVOLUZIONE GEOMORFOLOGICA DEL TERRITORIO CENTRO PADANO...... 3

2.1 INTRODUZIONE ...... 3

2.2 BREVE CENNO ALL'EVOLUZIONE MORFODINAMICA DELLA PIANURA PADANA...... 4

2.3 IL FATTORE ANTROPICO...... 7

2.4 SITI ARCHEOLOGICI PRESENTI NEL TERRITORIO COMUNALE ...... 9

3 CARATTERISTICHE FISIOGRAFICHE DELL'AREA DI STUDIO...... 10

3.1 CONFINI AMMINISTRATIVI, CARATTERISTICHE FISICHE E DEMOGRAFICHE...... 10

3.2 CARTOGRAFIA UTILIZZATA NELLO STUDIO ...... 12

4 GEOLOGIA E LITOLOGIA...... 12

4.1 PREMESSA ...... 12

4.2 UNITA' LITOLOGICHE ...... 12

5 CARTA GEOMORFOLOGICA (TAV. 1) ...... 15

5.1 INTRODUZIONE ...... 15

5.2 CRITERI PER LA STESURA DELLA CARTA GEOMORFOLOGICA ...... 15

5.3 DESCRIZIONE MORFOLOGICA...... 16 5.3.1 Livello fondamentale della pianura...... 16 5.3.2 Valle attuale del Torrente Zerra...... 19 5.3.3 Valle attuale del Fiume ...... 20

5.4 EVIDENZE DI ORIGINE ANTROPICA ...... 20

5.5 ELEMENTI GEOPEDOLOGICI ...... 21 5.5.1 Premessa...... 21 5.5.2 Unità geopedologiche...... 22 5.5.2.1 Unitá geopedologiche appartenenti al sottosistema "LG" ...... 22 5.5.2.2 Unitá geopedologiche appartenenti al sottosistema "VT" ...... 24

6 CARTA IDROGEOLOGICA E DEL SISTEMA IDROGRAFICO (TAV. 2) ...... 26

6.1 INTRODUZIONE ...... 26

6.2 CARTA IDROGEOLOGICA ...... 26 6.2.1 Permeabilità superficiale dei terreni ...... 26 6.2.2 Geometria degli acquiferi...... 27

6.2.3 Carta delle isopiezometriche ...... 29 6.2.4 Vulnerabilità dell’acquifero freatico...... 32 6.2.4.1 DRASTIC...... 32 6.2.4.2 Note conclusive ...... 36

6.2 CARTA DEL RETICOLO IDROGRAFICO ...... 38 6.2.1 Rete idrografica naturale ...... 38 6.2.2 Rete idrografica artificiale...... 38

7 CARTA DI PRIMA CARATTERIZZAZIONE GEOLOGICO-TECNICA (TAV. 3)...... 40

7.1 PREMESSA ...... 40

7.2 ZONIZZAZIONE GEOTECNICA DEL TERRITORIO...... 40

8 CARTA DELLA FATTIBILITÀ GEOLOGICA PER LE AZIONI DI PIANO (TAV. 4) ...... 42

8.1 PREMESSA ...... 42

8.2 CLASSI DI FATTIBILITÀ ...... 42

8.3 LA FATTIBILITÀ GEOLOGICA IN DI MORNICO...... 43

BIBLIOGRAFIA ...... 46

ALLEGATI

1. SCHEDE CENSIMENTO POZZI

2. STRATIGRAFIE POZZI E SONDAGGI GEOGNOSTICI

3. D.M. LL. PP. 11 MARZO 1988

TAVOLE

1. CARTA GEOMORFOLOGICA (SCALA 1:7.500)

2. CARTA IDROGEOLOGICA E DEL SISTEMA IDROGRAFICO (scala 1:7.500)

3. CARTA DI PRIMA CARATTERIZZAZIONE GEOLOGICO-TECNICA (scala 1:7.500)

4. CARTA DELLA FATTIBILITA’ GEOLOGICA PER LE AZIONI DI PIANO (scala 1:7.500)

1 PREMESSA

Le scelte di sviluppo del territorio di un comune devono essere influenzate dal grado e dall'accuratezza della conoscenza fisica dello stesso. A tal fine e in ottemperanza a quanto richiesto dalle normative vigenti che modificano gli strumenti urbanistici generali e le loro varianti, (Legge Regionale n. 41/97 del 24 novembre 1997), l'Amministrazione comunale di Mornico al Serio ha incaricato lo Studio Associato Eurogeo di realizzare l'indagine geologica, geomorfologica, idrogeologica e geologico-tecnica del territorio comunale. Risultato dello studio è la carta della fattibilità geologica delle azioni di piano nella quale sono distinte le aree a maggiore o minore vocazione urbanistica e per ciascuna area le prescrizioni a cui attenersi nell’esecuzione delle opere.

Lo studio è articolato in una prima parte di inquadramento, nella quale sono riepilogate le principali caratteristiche del bacino centro Padano ed i meccanismi genetici che hanno portato alla sua formazione ed evoluzione ed una seconda, nella quale sono trattati in dettaglio i principali tematismi geologici, litologici ed idrogeologici relativi al territorio di Mornico al Serio.

2 EVOLUZIONE GEOMORFOLOGICA DEL TERRITORIO CENTRO PADANO

2.1 INTRODUZIONE

Il bacino della Pianura Padana, intendendo con questo termine il territorio delimitato dall'affiorare del substrato prequaternario delle Alpi, delle Prealpi e degli Appennini, presenta caratteristiche climatiche, geologiche, paesaggistiche e antropiche assai peculiari e variate, nonostante la sua apparente omogeneità. Questa variabilità testimonia la complessità degli eventi naturali verificatisi nel tempo, in particolare durante le ultime fasi della storia geologica della Terra, che rientrano nell’unità geocronologica detta Quaternario. In epoche più recenti bisogna tenere conto dell’intervento antropico; a partire da circa 10.000 anni fa, la Pianura Padana ha subito infatti un continuativo e crescente impatto antropico che ne ha modificato in modo consistente il paesaggio, adattandolo alle esigenze dei suoi abitanti. Per questo motivo l'assetto paesaggistico e ambientale della pianura non è solamente evidenza di eventi naturali, ma documenta le modalità del popolamento umano nel tempo, che non si rinvengono esclusivamente nell'organizzazione dell'insediamento e nella viabilità, in quanto le stesse forme del rilievo, le caratteristiche e la distribuzione di sedimenti e suoli e l'idrografia conservano tracce significative - se non esclusive - dell'azione umana sull'ambiente.

- 3 -

Lo studio dell’insediamento preistorico e storico nel territorio e dello sfruttamento antropico delle risorse ambientali, unito all'esame geomorfologico, sedimentologico, pedologico, stratigrafico, quaternaristico, ecc. a livello regionale e locale, fornisce dunque fondamentali approfondimenti per comprendere le modificazioni paleoclimatiche e paleoambientali, le inferenze tra fattori naturali e antropici, le scelte territoriali, le conseguenze dell'impatto antropico. Il fine di questi studi, oltre che una migliore conoscenza dell'ambiente in cui viviamo e delle tradizioni culturali, consiste nel comprendere come organizzare in maniera ottimale l’uso del territorio, ottimizzando le risorse che esso offre e salvaguardando le emergenze naturali e culturali che lo caratterizzano.

2.2 BREVE CENNO ALL'EVOLUZIONE MORFODINAMICA DELLA PIANURA PADANA

La Pianura Padana è un ampio bacino sedimentario colmato da ingenti spessori di sedimenti sciolti d’età quaternaria, d’origine prevalentemente alluvionale. L'approfondimento del bacino avvenne in una fase pre-Quaternaria; già dal Miocene medio il sollevamento della catena appenninica portò alla formazione di un vasto golfo marino che iniziò a colmarsi di sedimenti.

L'evoluzione plio-quaternaria della pianura si può dividere in tre fasi:

1 sedimentazione di depositi continentali, deltizi e di piana costiera (Pliocene sup. e Pleistocene inf.; prima di 700.000 anni fa);

2 sedimentazione di materiali sotto l'influenza delle fasi glaciali e interglaciali pleistoceniche (Pleistocene medio e Pleistocene superiore; tra circa 700.000 e 10.000 anni fa);

3 cicli di sedimentazione ed erosione di natura prevalentemente alluvionale, cui si accompagna l'impatto antropico (Olocene; da circa 10.000 anni fa).

Da un punto di vista morfologico e morfostratigrafico si possono distinguere i sistemi fisiografici principali.

Procedendo da settentrione s’incontra, presso il margine alpino e principalmente allo sbocco delle principali vallate prealpine, il sistema di depositi glaciali che costituiscono gli apparati morenici del margine alpino (per esempio lago di Como e Lecco, Iseo, Garda, ecc.). Questo sistema è composto da una grande varietà di sedimenti d’origine glaciale, pro-glaciale (fluvioglaciale, glaciolacustre, etc.) ed eolica, depostisi durante le fasi di maggiore recrudescenza climatica del Pleistocene - le glaciazioni - quando i ghiacciai alpini si spingevano fino al margine della pianura trasportando e depositando materiali erosi dalle Alpi. Vi si trovano

- 4 -

morfologie relitte e inattive, che testimoniano condizioni morfodinamiche, climatiche e ambientali non in equilibrio con il sistema attuale. Depositi e forme sono databili al Pleistocene; gli elementi meglio rappresentati sono quelli relativi all'ultima espansione glaciale - il cosiddetto Würm - che raggiunse il suo massimo all'incirca 18.000 anni fa (in termini di cronologia del radiocarbonio).

Su questi depositi si sono sviluppati, dal momento del ritiro dei ghiacciai, suoli derivanti dai processi d’alterazione pedogenetica. Si tratta, nella maggior parte dei casi, di suoli profondi e discretamente alterati, essendo stati interessati da evoluzione continua negli ultimi 15.000 anni circa.

La porzione centrale della Pianura Padana è occupata dal sistema dei depositi alluvionali che costituisce la pianura alluvionale vera e propria.

Nel settore di pianura a nord del Po si riconosce, a fronte dell’eterogeneità di cui sopra, una certa omogeneità nella sequenza evolutiva. Semplificando drasticamente, presso il margine prealpino si riconosce un sistema di conoidi che si raccorda con le morene würmiane e che, procedendo verso l'area centro-padana, va a formare un ampio terrazzo rilevato rispetto agli alvei dei principali corsi d'acqua di provenienza alpina, sebbene con alcune significative eccezioni (il fiume Serio).

Nel settore centrale della pianura a nord del Po questo terrazzo è tradizionalmente indicato dalla letteratura scientifica come "Livello Fondamentale della Pianura", la cui superficie, lievemente ondulata da una serie di dossi, si configura come un vasto ripiano solcato dalle incisioni dei tributari sinistri del Po. Si compone, nell'area di nostro interesse, di depositi ghiaiosi e sabbiosi appartenenti al cosiddetto "Fluvioglaciale e fluviale würmiano", al cui tetto si rilevano suoli profondi e ben sviluppati. La posizione morfologica e i caratteri dei sedimenti permettono di datare quest’unità al Pleistocene superiore.

Il livello fondamentale è inciso da un sistema di valli, il cui limite è sottolineato da scarpate erosive; all'interno di queste valli alluvionali attuali scorrono i corsi d'acqua tributari sinistri del Po, a quote leggermente inferiori rispetto alla superficie del livello della pianura. In queste stesse valli sovente è possibile distinguere più terrazzi morfologici relativi ai depositi fluviali olocenici dei cosiddetti "Alluvium attuale" e "Alluvium medio"; si tratta di sedimenti sciolti, con tessitura da ghiaiosa a limosa, al cui tetto si trovano suoli poco evoluti.

- 5 -

Tale situazione è rilevabile anche nel settore di pianura di pertinenza atesina, ove alla conoide pleistocenica dell'Adige si contrappone un sistema di valli all’interno delle quali divagano lo stesso fiume Adige e vari corsi d'acqua minori.

Procedendo verso sud, si giunge al limite meridionale dei terrazzi pleistocenici, e si entra nel tratto attivo della pianura (lungo il corso del Po e nelle Valli Grandi Veronesi), area ad elevata subsidenza e con continuo apporto di sedimenti.

L'assetto fisiografico e stratigrafico della pianura alluvionale riflette i caratteri dell'evoluzione morfologica nel Quaternario. Il modello evolutivo più recente ritiene, in linea generale, che il livello fondamentale - così come la conoide dell'Adige – si sia formato durante l'ultima grande fase di riempimento del bacino padano; i più recenti episodi d’accrescimento di questa forma si sarebbero attuati alla fine del Tardiglaciale. Successivamente, nell'Olocene iniziale, un'intensa fase erosiva portò i corsi d'acqua di provenienza alpina ad incidere linearmente i depositi del livello fondamentale, approfondendosi rispetto ad esso e dando origine alle valli. In tal modo la superficie del livello fondamentale, isolata dai fenomeni fluviali che avevano ed hanno luogo nelle valli, è venuta a trovarsi in una situazione di sostanziale stabilità geomorfologica, soggetta ai soli processi pedogenetici e, a meno di alcune eccezioni, senza significativi fenomeni di sedimentazione.

Per quanto riguarda le valli alluvionali uno studio effettuato sulla valle dell'Adda ha evidenziato come quest'unità fosse già stabile, vale a dire non interessata da intensi fenomeni d’erosione o aggradazione, già nel medio Olocene. Vari autori considerano dunque che la principale fase d’aggradazione delle valli oloceniche fosse già avvenuta prima della fine dell'Atlantico. A questa sarebbe seguita, nel Suboreale, una fase d’incisione e successivo alluvionamento. Bisogna sottolineare come la letteratura recente stia rivedendo il vecchio stereotipo dell'Olocene come fase di stabilità ambientale e geomorfologica, evidenziando come anche nelle sue fasi più recenti si siano verificati eventi di portata anche notevole.

Un particolare sub-sistema della pianura alluvionale è dato dall'insieme dei rilievi isolati, rilevabili in alcuni settori limitati, come nelle vicinanze di Romanengo.

Questo brevissimo sunto semplifica drasticamente la situazione effettiva e non rende giustizia alla complessità del territorio e della sua evoluzione.

- 6 -

2.3 IL FATTORE ANTROPICO

L'evoluzione del paesaggio padano è stata fortemente influenzata dall'azione antropica.

Le tracce della presenza umana in Pianura Padana sono tra le più antiche d'Europa, databili ad oltre un milione di anni fa e vari siti documentano una frequentazione che, seppur forse non continuativa, si ripete in più momenti del Paleolitico inferiore, medio e superiore, da parte dei gruppi di cacciatori-raccoglitori nomadi.

Un notevole incremento nelle testimonianze preistoriche si registra a partire dal tardo Paleolitico superiore (Epigravettiano, da 15.000 anni fa) e nel Mesolitico, ma il vero momento critico che porta ad una profonda modificazione nelle relazioni tra umani e ambiente è la neolitizzazione, processo che porta alla comparsa delle pratiche dell'agricoltura e dell'allevamento. Fin dalle fasi più antiche del Neolitico (intorno al 5.500 a.c.) il popolamento umano si intensifica e qualifica in tutto il bacino mediterraneo. In Pianura Padana si assiste dapprima ad una fase di popolamento lungo le conoidi e nei fondovalle, aree dove le caratteristiche pedologiche e idrologiche consentivano alla tecnologia neolitica una certa resa alle pratiche di coltivazione. Bisogna sottolineare come durante il neolitico l'agricoltura fosse effettuata mediante la tecnica dello slash and burn, in altre parole mediante l'incendio di vaste aree, la loro coltivazione e il successivo abbandono, fatto che determinava, nonostante la scarsa densità di popolazione, un discreto impatto antropico soprattutto sul suolo.

Dall'Eneolitico (intorno al 3.000 a.C.) si assiste alla comparsa della metallurgia; ampi settori prealpini e collinari sono disboscati per fini estrattivi e per rendere disponibile combustibile legnoso. Si verifica il primo consistente impatto antropico sui versanti, con mobilizzazione di ampie porzioni della copertura pedogenetica, poi rielaborate lungo i pendii e rideposte in forma di depositi colluviali. Questo momento di forte pressione antropica si associa ad un 'deterioramento' climatico, con un consistente effetto di feedback sul territorio, soprattutto nelle fasce pedemontane.

Altro momento cruciale è la media età del Bronzo (circa 1.500 a.c.) quando, grazie alle innovazioni tecnologiche e alla maggiore stabilità insediativa, le pratiche agricole si intensificano. Alcuni autori ritengono che già da questo periodo vasti settori dell'area centro- padana fossero disboscati, coltivati e irreggimentati idricamente, come attestato, oltre che dall'analisi di sedimenti e suoli, anche dalle evidenze paleobotaniche.

- 7 -

Da questo momento la pressione antropica prosegue nel suo processo d’intensificazione, sfociando, all'incirca 2.000 anni fa durante l’epoca romana, nella prima vera e propria organizzazione territoriale permanente registratasi nella Pianura Padana, che corrisponde alla centuriazione.

Le politiche coloniali in età repubblicana prima e imperiale poi, portarono alla spartizione del territorio, mediante il disboscamento, la suddivisione delle parcelle agrarie secondo una maglia quadrangolare regolare, la regimentazione idrica dei corsi d'acqua, la creazione di un sistema di viabilità e d’irrigazione artificiale. Tale processo di regolarizzazione e pianificazione territoriale procedette per vari secoli, determinando la creazione di un pattern territoriale che si è conservato in buona parte della pianura e ne costituisce il tratto distintivo. Malgrado infatti si registrino delle fasi di relativo abbandono del territorio, la modificazione dell'idrografia e la creazione di un microrilievo artificiale hanno fatto della centuriazione romana un'impronta difficilmente cancellabile, sulla quale si sono andate sovente a sovrapporre, reiterandola, le parcellazioni agricole e le riorganizzazioni fondiarie più recenti.

Come in altre aree della Pianura Padana, anche nel territorio bergamasco la centuriazione costituisce uno dei più evidenti tratti paesaggistici del territorio.

Nella pianura bergamasca compresa tra Adda e Oglio si osserva la sovrapposizione di due sistemi di centuriazione con estensione ed orientamento divergenti. Il primo è probabilmente databile intorno all'89 a.C. quando, con la costituzione di colonie latine in molti centri della Gallia Cisalpina, si crearono le condizioni adatte per la suddivisione agraria di parte del territorio. Il secondo si colloca cronologicamente non oltre l'età augustea e interessa quasi per intero la pianura bergamasca, sovrapponendosi al precedente. In entrambe il kardo è disposto circa NNW-SSE, subparallelo alle aste fluviali dell'Adda e dell'Oglio. Ovviamente la centuriazione più recente è meglio visibile della precedente, sovrapponendosi ad essa, sebbene le tracce della prima non siano state completamente cancellate. La discordanza angolare tra le due è minima, valutabile in meno di 10°.

L'orientazione degli assi della centuriazione e la distribuzione delle aree non centuriate riflettono la buona conoscenza del territorio e delle dinamiche geomorfologiche degli agrimensori romani.

- 8 -

2.4 SITI ARCHEOLOGICI PRESENTI NEL TERRITORIO COMUNALE

La Carta Archeologica della Lombardia individua due ritrovamenti localizzati, qui elencati:

1. Campo Lingura fra torrente Zerra e strada Francesca, part. N. 1039 (coord. approx. E1562600/N5049500). Si tratta di tombe romane rinvenute nel 1882 in conseguenza di lavori agricoli. Si doveva trattare di una necropoli che ebbe inizio in età repubblicana e perdurò fino all’avanzata epoca imperiale, con tombe del tipo a cassa di laterizi. Vennero raccolti vari materiali, tra cui monete, fibule, una cuspide di lancia di ferro, cinque coltelli, due cesoie, un piccone, due patere a vernice nera, tre scodelle, due vasetti ed altri recipienti. Parte del materiale è disperso e parte nel Museo di BG (CAL, scheda n° 411, p. 100)

2. Campo Barattino. Si rinvennero fortuitamente, nel 1879 circa, due tombe con strutture laterali in sassi e copertura, una in lastra di pietra, l’altra in tegoloni, probabilmente prive di corredo. L’età è tardo-romana o altomedievale. (CAL, scheda n° 412, p. 100).

I Notiziari della Soprintendenza Archeologica della Lombardia non danno altre segnalazioni (fino al 1997).

Oltre a queste segnalazioni, si individuano sul territorio alcuni elementi significativi per l’evoluzione paesaggistica e per l’utilizzo antropico del territorio. Gli elementi riconducibili alla centuriazione d'epoca romana sono vari, anche se per la maggior parte discontinui e talora incerti (vedi carta geomorfologica). La prima centuriazione presenta una discreta evidenza, mentre la seconda è meno visibile, situazione che è in certo qual modo opposta ad altre aree circumvicine.

Si ricorda che qualsiasi rinvenimento fortuito o qualsiasi intervento in aree archeologiche è soggetto alla legge 1089/1939. È quindi necessario contattare la competente Soprintendenza Archeologica della Lombardia per qualsiasi opera o movimento terra che possa interessare le località succitate o in caso di ritrovamenti di altri materiali o strutture di interesse archeologico nell’ambito del territorio comunale.

Mornico è comune autonomo dal 1196 e il suo palazzo comunale citato a partire dal 1210. Alla fine del XIV sec. è citato con il toponimo di Mornicho. Dopo l'assorbimento del comune di Castendello (citato nel 1353; oggi: Casteniatello), non vi è stata nessuna altra modificazione del territorio e dei confini comunali. La denominazione venne modificata in Mornico al Serio nel 1863 (da Atlante storico del territorio bergamasco).

- 9 -

3 CARATTERISTICHE FISIOGRAFICHE DELL'AREA DI STUDIO

3.1 CONFINI AMMINISTRATIVI, CARATTERISTICHE FISICHE E DEMOGRAFICHE

Il Comune di Mornico al Serio si colloca nel settore sud-orientale, pianeggiante, della Provincia di Bergamo. Partendo da nord e procedendo in senso orario, il territorio di Mornico al Serio confina con i comuni di , , e , tutti in territorio bergamasco (Figura 1).

La superficie totale del territorio comunale, corrispondente all'area studiata, misura 699 ha (cioè 6,99 km²) e possiede contorno sub-triangolare.

L'intero territorio comunale si colloca sui terrazzi alluvionali in sponda destra del Fiume Cherio. Risulta nel complesso caratterizzato da morfologia pianeggiante, con inclinazioni blande e una generalizzata debole immersione verso sud o sud-est.

Il fiume Cherio non interessa direttamente l’area in esame, ma si colloca più ad est, sebbene a breve distanza. L’elemento idrografico di maggior rilievo è il Torrente Zerra. Si tratta di un corso d’acqua minore della provincia bergamasca che prende origine dalla valle di Negrone e dopo aver raccolto le acque drenanti dai Monti di Argon e quelle del Seniga nei pressi di Montello, attraversa con direzione nord-sud parte della pianura bergamasca orientale, scorrendo circa parallelo al Cherio. Nel suo corso lo Zerra attraversa in senso meridiano tutto il territorio comunale di Mornico e, più a sud, si dirama in numerose canalizzazioni di origine antropica.

Nell’area in esame si rileva inoltre una rete di rogge gerarchizzate con asse di scorrimento prevalente diretto a sud o a est, localmente rettificate dall'intervento antropico.

Le quote variano dai 172,4 m s.l.m. misurati al limite nord del territorio comunale, ai 147 m s.l.m. circa dell’estremità meridionale.

I collegamenti viari di maggiore importanza sono: la Strada Statale n. 573, che mette in comunicazione Bergamo con Brescia, attraversando il territorio in esame nel settore a nord-est del centro abitato e la Strada Provinciale n. 122 (o Strada Francesca), nel settore nord-ovest, di collegamento con Milano. Altri assi viari da segnalare sono le strade provinciali n. 98 e n. 100, che connettono il centro abitato rispettivamente con e con Martinengo.

In base ai dati ISTAT del 1995 la popolazione residente è di 2480 abitanti per una densità di 355 abitanti per km².

- 10 -

Fig. 1: Inquadramento geografico (scala 1:40.000)

- 11 -

3.2 CARTOGRAFIA UTILIZZATA NELLO STUDIO

Per la redazione delle tavole tematiche e degli allegati, è stata utilizzata la seguente cartografia:

¾ C.T.R. – fogli n.: C5C4 (), C5C5 (Martinengo), C5D4 (), C5D5 (Palosco), C6C1 () e C6D1 (Urago d’Oglio) (scala 1:10.000);

¾ Carta aerofotogrammetrica del Comune di Mornico al Serio (scala 1:2.000);

¾ Carta Geologica della Provincia di Bergamo (scala 1:50.000).

4 GEOLOGIA E LITOLOGIA

4.1 PREMESSA

Le caratteristiche geologiche e litologiche del territorio comunale di Mornico al Serio sono state ricavate dalla bibliografia e cartografia geologica esistenti, tra cui la recentissima Carta Geologica della Provincia di Bergamo alla scala 1:50.000.

Dopo l’esame dei riferimenti bibliografici, si è ritenuto opportuno verificare e integrare i dati mediante rilievi e prospezioni sul terreno.

4.2 UNITA' LITOLOGICHE

Nel territorio di Mornico al Serio affiorano depositi d’origine alluvionale (sedimenti sciolti eterogranulometrici), prodotti dall'azione sedimentaria dei corsi d'acqua negli ultimi 15.000 anni.

La Carta Geologica d'Italia in scala 1:100.000 (foglio n. 46: ) indica che sull’intero territorio comunale affiora una sola unità litologica, caratteristica della pianura bergamasca e cremonese: le Alluvioni fluvioglaciali sabbiose e ghiaiose. Ad esse corrisponde l’unità geomorfologica già definita "Livello Fondamentale della Pianura" che comprende sedimenti quali ghiaie poligeniche e sabbie con lenti di limi ed argille. Questi depositi alluvionali risalgono al Pleistocene superiore e sono anche denominati nella letteratura geologica come "Diluvium recente".

Più complessa appare la situazione nella più aggiornata Carta Geologica della Provincia di Bergamo (Figura 2), ove le alluvioni fluvioglaciali vengono suddivise in diverse unità, secondo il concetto delle cosiddette “Unità allostratigrafiche” per il quale gli elementi distintivi sono il fattore temporale e il fattore spaziale. Secondo questo criterio vengono raggruppati nella stessa

- 12 -

unità depositi di diversa origine ma tutti attribuibili a una determinata area geografica e a uno specifico intervallo di tempo.

È così possibile distinguere depositi legati alla fase glaciale (complesso del Serio e Complesso dell’Oglio) da depositi successivi alla fase glaciale (Unità Postglaciale).

Si riconoscono:

• Unità Postglaciale, facies 119c: ghiaia da fine a grossolana con matrice sabbiosa, a supporto clastico, in strati prevalentemente planari. Si tratta di depositi recenti, dell’Olocene, ancora attivi in alcune aree, specialmente lungo le aste fluviali. Sono correlati all’attività deposizionale dello Zerra e del Cherio e affiorano rispettivamente in una larga fascia a cavallo del torrente e in un limitato settore orientale del territorio comunale.

• Complesso dell’Oglio, facies 113b, è rappresentato da due unità:

1. Unità di Palosco: ghiaie a supporto clastico, con cemento sabbioso calcareo, da medio grossolane a molto grossolane, con clasti subarrotondati e discoidali. Il Complesso dell’Oglio comprende i materiali depositati dall’Oglio e dal Cherio durante il Pleistocene superiore. L’assenza di differenziazione tra i materiali pertinenti ai due differenti corsi d’acqua si spiega con il fatto che durante l’ultima glaciazione la Valle Cavallina era occupata da una lingua glaciale che si staccava dallo stesso ghiacciaio dell’Oglio (attraversando la bassa sella tra la Val Camonica e il lago d’Endine). Per questa ragione, i sedimenti di età pleistocenica superiore riferibili all’uno o all’altro corso d’acqua fanno parte del medesimo complesso. All’interno di questo si distinguono ulteriormente due unità, delle quali quella denominata Palosco affiora nel quadrante sud-orientale del territorio comunale.

2. Unità di Spinone: ghiaie ben selezionate a supporto clastico e matrice sabbioso-limosa, con clasti arrotondati e discoidali. Riguardo al Complesso dell’Oglio, si vedano le considerazioni fatte sopra. L’Unità di Spinone affiora in un limitato settore nell’angolo nord-orientale del territorio di Mornico.

• Complesso del Serio – Unità di Cologno, facies 94: ghiaie a supporto clastico con matrice sabbiosa, da medio grossolane a grossolane, localmente sono presenti limi argillosi. Si compone dei materiali depostisi durante il Pleistocene superiore per effetto dell’attività del Serio (o quantomeno di un antico corso del Serio), che allo sbocco della Val Seriana formava un ampio conoide che costituisce un’ampia porzione della pianura bergamasca. Appartengono a questo complesso i materiali affioranti nella metà occidentale del territorio comunale.

- 13 -

Fig. 2: Stralcio della carta geologica della provincia di Bergamo (scala 1:40.000)

- 14 -

5 CARTA GEOMORFOLOGICA (TAV. 1)

5.1 INTRODUZIONE

Il territorio di Mornico al Serio si trova nel settore sud-orientale della pianura bergamasca compresa tra i fiumi Serio a ovest e Cherio e Oglio a est, nei pressi della sponda destra di questi ultimi. L’assetto geomorfologico attuale risente principalmente, come del resto tutta l'area, dell'azione delle dinamiche fluviali (e fluvioglaciali) e del prolungato impatto antropico.

L'elevazione media sul livello del mare è di 159 m circa, con quote comprese tra 172 m s.l.m. presso il confine settentrionale e la quota minima di 147 m s.l.m. in corrispondenza dell’estremità sud. Nell'insieme la superficie topografica immerge verso sud, con pendenza del 2,2% circa (Figura 3).

5.2 CRITERI PER LA STESURA DELLA CARTA GEOMORFOLOGICA

La procedura adottata per la stesura della carta geomorfologica (Tavola 1) si è articolata in diverse fasi:

• ricerca bibliografica;

• lettura di foto aeree in stereoscopia e fotointerpretazione. Sono stati esaminati due gruppi di fotografie aeree, di proprietà rispettivamente della Provincia di Bergamo e del Comune di Mornico al Serio. Appartengono al primo gruppo i fotogrammi dei seguenti voli: - Regione Lombardia TEM-1 (scala 1:20.000): strisciata 11B, fotogrammi n. 18 e 19 (8 luglio 1980); strisciata 12B, fotogrammi n. 18 e 19 (16 giugno 198) - Regione Lombardia '94 (scala 1:20.000-25.000): strisciata 18, fotogrammi n. 2045 e 2046; strisciata 19, fotogrammi n. 3100 e 3101 (entrambi del 28 agosto 1994) - Italia 88/89 (scala 1:20.000-25.000): strisciata 17B, fotogramma n. 4055; Il secondo gruppo di foto aeree include i seguenti: - volo CGR del 26 ottobre 1982 in scala approssimata 1:4.000, bianco e nero: strisciata n. 3, fotogrammi dal n. 139 al n. 144; - volo CGR dell’8 marzo 1983 in scala approssimata 1:9.000, bianco e nero: strisciata n° 1, fotogrammi dal n. 4246 al n. 4250; strisciata n. 3, fotogrammi dal n. 4231 al n. 4235, nonché n. 4228 - volo SCM del 6 giugno 2000 in scala approssimata 1:10.000, bianco e nero: strisciata n. 1, fotogrammi dal n. 10 al n. 15;

- 15 -

• rilevamento geomorfologico con censimento delle emergenze morfologiche.

L'integrazione dei differenti dati emersi nella ricerca costituisce la legenda della carta geomorfologica. Bisogna` sottolineare che la maggioranza delle foto aeree è stata scattata in momenti con presenza di vegetazione al suolo, il che impedisce una corretta lettura e interpretazione di alcuni dati fotogeologici, in particolare per la paleoidrografia. Questo fatto non inficia le conclusioni geomorfologiche e geologiche della presente relazione, ma costituisce, purtroppo, una forte limitazione per la ricostruzione paleogeografica e per l’analisi dell’assetto geomorfologico del territorio.

5.3 DESCRIZIONE MORFOLOGICA

Il territorio di Mornico al Serio si presenta, nonostante l’apparente omogeneità, discretamente articolato dal punto di vista fisiografico e geologico. Si possono distinguere, seppur in modo non molto netto per quanto concerne la definizione dei limiti, almeno tre unità fisiografiche principali, di cui una ulteriormente suddivisibile in più sottounità. Ciascuna delle unità presenta caratteri diversi e differenti implicazioni per quanto concerne la vulnerabilità e le destinazioni d'uso.

Le tre unità sono le seguenti:

- Livello Fondamentale della Pianura;

- Valle attuale dello Zerra;

- Valle attuale del Cherio.

5.3.1 Livello fondamentale della pianura

L’unità Livello Fondamentale della Pianura è dovuta a processi di tipo alluvionale avvenuti nel Pleistocene superiore tardo, specificamente per l'area considerata nell'ambito di un ambiente di conoide pedemontana.

Questa unità viene suddivisa in quattro sottounità fisiografiche:

A. Conoide del Fiume Serio;

B. Conoide del Fiume Oglio;

C. Conoide del Fiume Cherio;

D. Paleoalveo del torrente Zerra.

- 16 -

Fig. 3: Carta delle pendenze (scala 1:25.000)

- 17 -

Si vuole ricordare che la definizione delle caratteristiche di queste sottounità e la loro delimitazione talora non è immediata nè tantomeno chiara, a causa delle intense modificazioni antropiche.

A. LIVELLO FONDAMENTALE DELLA PIANURA (SOTTOUNITÁ CONOIDE DEL FIUME SERIO)

La sottounità fisiografica "Conoide del Fiume Serio" occupa la porzione centro- occidentale del territorio comunale, ed è delimitata da un limite orientale difficilmente riconoscibile.

Questo settore si caratterizza per la presenza di microrilievo costituito da blande ondulazioni, il cui andamento ha anche influenzato la toponomastica locale (vedi Cascina Dossi). In particolare si riconosce un esteso dosso fluviale, di forma allungata, orientato NNE-SSW e compreso fra Cascina Verdelli e Cascina Dossi.

La geomorfologia di quest’area riflette i meccanismi di deposizione tipici della conoide del Serio. Si tratta infatti di conoidi fluvioglaciali progradanti sotto forma di ventagli dal margine pedemontano verso il depocentro padano, con meccanismi tipici dei “sandur”. Restano perciò tracce degli assi vallivi, delle aree intervallive e della convessità dei ventagli di deposizione.

Sulla base di queste considerazioni, l’area è morfologicamente stabile, non essendo soggetta a rimodellazione fluviale postglaciale con obliterazione delle antiche forme. Tale fatto è confermato anche dai caratteri dei suoli, che, nella zona, sono Alfisol, da moderatamente profondi a profondi e ben sviluppati.

B. LIVELLO FONDAMENTALE DELLA PIANURA (SOTTOUNITÁ CONOIDE DEL FIUME OGLIO)

Questa sottounità si sviluppa verso sud e sud-est a partire dalla zona industriale situata ad est del centro abitato di Mornico. È difficilmente riconoscibile dalle sottounità che lo delimitano ad ovest per la scarsità di evidenze morfologiche.

La superficie ha andamento fortemente planare con deboli convessità e risulta troncata ad est (Comune di Palosco) dai terrazzi dell’Oglio. La scala del microrilievo è pertanto dell’ordine di alcuni chilometri.

- 18 -

L’area presenta una discreta stabilità morfologica, pur essendo presenti bassissimi rischi di esondazione del Fiume Oglio, testimoniati dall’assenza di meso e microrilievo e dalla presenza di suoli poco profondi.

C. LIVELLO FONDAMENTALE DELLA PIANURA (SOTTOUNITÁ CONOIDE DEL FIUME CHERIO)

La sottounità "Conoide del Fiume Cherio" affiora in una stretta fascia a Nord-est di Mornico, a sua volta delimitata ad est dai terrazzi del Fiume Oglio.

Anche per questo settore valgono le considerazioni fatte per la conoide dell’Oglio.

D. LIVELLO FONDAMENTALE DELLA PIANURA (PALEOALVEO DEL TORRENTE ZERRA)

La sottounità "Paleoalveo del Torrente Zerra" costituisce un’ampia fascia passante per il centro dell’abitato di Mornico al Serio.

Non sono presenti evidenti dislivelli per la presenza di ondulazioni o dossi, né il settore risulta essere infossato rispetto alla pianura contigua.

5.3.2 Valle attuale del Torrente Zerra

Questa unità rappresenta una ristretta fascia a cavallo dell’omonimo torrente e diretta nord-sud. La sua larghezza è dell’ordine delle poche decine di metri e solo in alcuni punti specifici (immediatamente a NW del centro di Mornico, in località Morti Vecchi e in corrispondenza del confine con il comune di Calcinate) l’unità si amplia fino a raggiungere il centinaio di metri di larghezza. E` facilmente riconoscibile in quanto delimitata, rispetto all’unità del Livello Fondamentale della Pianura - sottounità del Paleoalveo del Torrente Zerra, da una scarpata d’erosione fluviale spessa pochi metri. All’interno di questa stretta fascia scorre il torrente Zerra, che presentava originariamente configurazione meandriforme con raggio a bassa curvatura (come conservato in alcuni punti poco più a nord) ed è stato successivamente in parte rettificato dall’attività antropica (forse già in età antica, vedi oltre). Si tratta di un’unità tuttora attiva, seppur in maniera molto limitata a causa del controllo esercitato dall’attività umana sul torrente.

- 19 -

5.3.3 Valle attuale del Fiume Cherio

Questa unità fisiografica interessa il territorio comunale di Mornico in un’area molto marginale e limitata e risulta, oltretutto, di difficile delimitazione. Si tratta della valle attiva in età olocenica e corrispondente alla fascia di meandreaggiamento (e alla piana di esondazione) del Cherio in condizioni naturali. Si trova nell’area occidentale del territorio comunale ed è riconoscibile, tra S. Giuseppe e la località di Torre Passeri (comune di Palosco) per la presenza di una bassa ripa d’erosione alluvionale (Foto 1). Più difficile ne è la delimitazione a N di San Giuseppe, a causa dell’assenza della suddetta scarpata.

Foto 1: L’orlo della scarpata di erosione che delimita la Valle del Cherio lungo la S.S. n. 98

5.4 EVIDENZE DI ORIGINE ANTROPICA

Come è già stato sottolineato, il territorio padano è sottoposto all'azione antropica da lunghissimo tempo e da diversi millenni l'uomo sta modificando l'idrografia, le forme del rilievo, i sedimenti e i suoli. L'osservazione geomorfologica permette dunque di riconoscere alcune forme caratteristiche dell'organizzazione territoriale che si connettono all'azione dell'uomo ed

- 20 -

evidenziano come il territorio padano sia, per certi versi, un paesaggio antropico, più che un ambiente naturale.

Nel caso specifico di Mornico al Serio però, l’impatto agrario ha portato alla parziale cancellazione di alcune tracce indicative dei processi naturali ed antropici passati. Malgrado ciò, permangono alcune tracce dell’organizzazione territoriale legata alla colonizzazione in epoca romana ed alla successiva suddivisione agraria, ossia la centuriazione dell'ager publicus (terra di stato).

Vari elementi del paesaggio agrario, quali confini comunali, limiti di campi, strade vicinali e canali di drenaggio artificiale, sono, infatti, disposti secondo direzioni ricorrenti e a distanze costanti. In particolare s’individuano due diverse orientazioni: una riferibile al primo episodio di centuriazione, datato intorno all’anno 89 a.C. e l’altra, meno continua, attribuibile alla riorganizzazione territoriale che avvenne in età augustea.

Le tracce di centuriazione sono distinguibili su tutto il territorio comunale, anche se fortemente discontinue. Ciò permette, da un lato, di evincere la relativa stabilità geomorfologica dell’area negli ultimi 2.000 anni, ma dimostra peraltro una sporadica attività di alcuni elementi naturali (quali ad esempio lo Zerra) e l’intensa attività di riorganizzazione delle parcelle agrarie attuata nel corso del tempo.

Una traccia di centuriazione è particolarmente ben visibile: si tratta di un kardo cui corrisponde l’attuale strada per Calcinate, parte della viabilità del centro storico di Mornico e un buon tratto del corso dello Zerra a sud del paese. E` questa la traccia meglio conservata e, oltre ad indicare la persistenza degli elementi di viabilità nel corso del tempo, ci suggerisce che molto probabilmente l’irregimentazione e la rettifica del torrente Zerra avevano già avuto luogo in epoca romana, al fine di regolare il deflusso delle acque e verosimilmente di renderle disponibili per l’utilizzazione irrigua in altre aree.

5.5 ELEMENTI GEOPEDOLOGICI

5.5.1 Premessa

I caratteri geopedologici del territorio si riferiscono alle caratteristiche del suolo, termine che nell’accezione scientifica e tecnica indica la porzione superficiale del terreno, derivante dall'alterazione del substrato. La conoscenza dei caratteri assume importanza rilevante ai fini

- 21 -

della pianificazione territoriale, in quanto attualmente la disponibilità di suolo ad uso agricolo tende sempre più a diminuire a vantaggio della destinazione residenziale o artigianale.

Ai fini della pianificazione urbanistica è importante distinguere tra suolo naturale (derivante dai processi di degradazione chimica, fisica e biologica del substrato) e suolo agrario (lavorato dagli umani con aggiunta di "correttivi" ai fattori naturali come fertilizzanti e pesticidi).

Le informazioni qui riportate sono desunte dalla pubblicazione dell'ERSAL (Ente Regionale di Sviluppo Agricolo della Lombardia), "Progetto Carta Pedologica"- I suoli della pianura bergamasca sinistra Serio.

In particolare si fa riferimento allo stralcio della Carta Pedologica in scala 1:25.000 riportata in figura 4, all’interno della quale rientra anche il territorio comunale di Mornico al Serio.

5.5.2 Unità geopedologiche

Le unitá geopedologiche individuate all'interno del territorio comunale di Mornico al Serio sono divise tra loro secondo una classificazione gerarchica che individua sistemi, sottosistemi, unitá di paesaggio, sottounità di paesaggio. A ciascuna sottounità di paesaggio corrispondono unità cartografiche pedologiche, che sono la categoria base per la classificazione dei suoli, in quanto raggruppano tutti i suoli affioranti aventi caratteri uguali o analoghi.

I suoli affioranti nel territorio comunale di Mornico al Serio appartengono a due diversi sistemi, rispettivamente denominati L e V, corrispondenti pressappoco alle due principali unità geologiche e geomorfologiche di cui si è già parlato (Livello Fondamentale della Pianura e valle alluvionale attuale). Ulteriormente, si possono distinguere vari sottosistemi, che utilizzeremo nel seguito per descrivere i suoli.

5.5.2.1 Unitá geopedologiche appartenenti al sottosistema "LG"

Si tratta dei suoli che formano il Livello Fondamentale della Pianura in aree con tessitura dei sedimenti sabbioso-ghiaiosa e con un generale buon drenaggio. Affiorano prevalentemente in aree utilizzate a seminativo o a prato.

Unitá geopedologica n. 15: è composta da suoli moderatamente profondi, spesso profondi, con scheletro da comune a frequente, permeabilità moderata e drenaggio buono. Il substrato pedogenetico è costituito da ghiaie fluvioglaciali calcaree con sabbia, talvolta parzialmente

- 22 -

cementate. Costituisce aree subpianeggianti afferenti al conoide del Serio e rappresenta i suoli maggiormente diffusi nell’area di Cascina Biasca.

Unitá geopedologica n. 16: è composta da suoli profondi con abbondanza di scheletro costituito da ghiaia grossolana da comune a abbondante in profondità, la permeabilità è moderata e il drenaggio è buono. Il substrato pedogenetico è costituito da ghiaie fluvioglaciali calcaree, limose o argillose con sabbia e presenta pietrosità comune in superficie. Costituisce aree subpianeggianti ed è presente nel settore a sud-ovest dell’abitato di Mornico al Serio, sempre di pertinenza, per quanto concerne la corrispondenza geomorfologica, del Conoide del Serio.

Unitá geopedologica n. 20: comprende suoli profondi, raramente moderatamente profondi, con scheletro scarso in superficie comune in profondità, permeabilità moderata e drenaggio buono, a volte mediocre. Il substrato pedogenetico è costituito da ghiaie fluvioglaciali calcaree, limose o argillose, con sabbia. Costituisce il lembo all’estremità nord-orientale del comune che corrisponde all’unità geomorfologica Conoide del Cherio.

Unitá geopedologica n. 23: è composta da suoli poco profondi con scheletro comune in superficie fino a frequente in profondità, permeabilità moderata, drenaggio buono, il substrato pedogenetico è costituito da ghiaie fluvioglaciali calcaree, con sabbia e ciottoli, e presenta comune o elevata pietrosità in superficie. Determina morfologie subpianeggianti localizzate in una stretta fascia all’estremo lembo sud-orientale del territorio comunale. Questa delineazione appartiene al conoide dell’Oglio.

Unitá geopedologica n. 30: è composta da suoli generalmente molto profondi, con scheletro comune, ma frequente in profondità, permeabilità moderatamente bassa e drenaggio mediocre, a volte buono, il substrato pedogenetico è costituito da ghiaie fluvioglaciali limose con sabbia, piuttosto calcaree. È rappresentata da una larga fascia orientata nord-sud e passante per l’abitato di Mornico al Serio. Da origine a morfologie subpianeggianti appartenenti al paleoalveo dello Zerra.

Unitá geopedologica n. 31: i suoli che compongono questa unità sono molto profondi, con scheletro da comune ad abbondante con la profondità, costituito da ghiaie intermedie, permeabilità moderatamente bassa e drenaggio mediocre, a volte buono. Il substrato pedogenetico è costituito da ghiaie fluvioglaciali limose, con sabbia, piuttosto calcaree. Costituisce aree subpianeggianti rappresenta il paleoalveo del Torrente Zerra. Questa delineazione si localizza in un’area a sud di Mornico nei pressi di Cascina San Giuseppe.

- 23 -

5.5.2.2 Unitá geopedologiche appartenenti al sottosistema "VT"

Si tratta dei suoli che formano superfici terrazzate costituite da alluvioni antiche o medie (Olocene) delimitate da scarpate d’erosione variamente rilevate sulle piane alluvionali. La pendenza è sempre nulla o debole, l’uso prevalente del suolo è il seminativo.

Unitá geopedologica n. 48: è composta da suoli molto profondi con scheletro frequente o comune in superficie, poi abbondante, con pietrosità superficiale elevata, la permeabilità è moderata, il drenaggio buono. Il substrato è costituito da ghiaie fluviali con limo, sabbia, ciottoli e calcare, talvolta parzialmente alterate. Caratterizza un terrazzo fluviale stabile, morfologicamente ribassato rispetto alla pianura circostante e anche rispetto ad un ordine soprastante di terrazzi. Costituisce un’area a morfologia ondulata al confine est del territorio comunale nei pressi di San Giuseppe, appartenente alla Valle Attuale del Cherio

- 24 -

Fig. 4: Carta pedologica (ERSAL 1998) (scala 1:25.000)

- 25 -

6 CARTA IDROGEOLOGICA E DEL SISTEMA IDROGRAFICO (TAV. 2)

6.1 INTRODUZIONE

L’elaborato carta idrogeologica ed idrografica raccoglie una serie di informazioni ricavate dall’analisi della cartografia esistente e dalla documentazione disponibile presso il Comune, la Provincia ed lo S.T.A.P. di Bergamo, il Consorzio Irriguo della Media Pianura Bergamasca. Tra questi, il censimento dei pozzi pubblici e privati insistenti sul territorio di Mornico al Serio, i relativi logs stratigrafici nonché le misure del livello della falda freatica.

I pozzi ubicati nella carta sono stati censiti e per ciascuno di essi è stata redatta una scheda con le informazioni ricavate dalla modulistica depositata presso il comune, in parte integrata mediante interviste in sito (Allegato 1). E’ probabile che non rappresentino la totalità delle captazioni esistenti. La loro individuazione è importante poiché rappresenta, spesso, l’unico mezzo di conoscenza delle caratteristiche del sottosuolo. Mediante la correlazione dei logs stratigrafici è infatti possibile conoscere la geometria dei corpi idrici sotterranei ed esprimere alcune considerazioni circa la vulnerabilità dell’acquifero captato a fini potabili.

Relativamente al reticolo idrografico, alcune informazioni sono state tratte dal lavoro di L. Goltara, “Carta Idrografica d’Italia”. L’individuazione del tracciato dei singoli canali è stato effettuato con l’ausilio dei tecnici del Consorzio della Media Pianura Bergamasca.

6.2 CARTA IDROGEOLOGICA

6.2.1 Permeabilità superficiale dei terreni

La campitura utilizzata per lo sfondo della carta idrogeologica è associata ad un particolare tematismo che è la permeabilità superficiale dei terreni, ed esprime sostanzialmente il grado di protezione naturale dell’acquifero freatico offerto dal suolo.

Sono distinte due unità. La permeabilità maggiore (maggiore di 10E-4 cm/sec) è stata associata ai terreni che costituiscono l’unità fisiografica della valle del Fiume Cherio e del livello fondamentale della pianura, comprese le sottounità distinte nella carta geomorfologica.

Permeabilità minore hanno, mediamente, i terreni dell’unità postglaciale del Torrente Zerra, la cui frazione limoso argillosa determina una scarsa capacità di drenaggio. Qualitativamene la permeabilità è inferiore a 10E-4 cm/sec e mediamente è 10E-6/7 cm/sec.

- 26 -

6.2.2 Geometria degli acquiferi

La conoscenza delle caratteristiche tessiturali del sottosuolo a profondità significative è desunta dai logs stratigrafici di alcuni pozzi pubblici e privati (Allegato 2). La correlazione dei livelli lungo linee immaginarie nord-sud come quelle riportate nelle figure 5 e 7, consente la separazione dei corpi sotterranei i tre litozone con caratteristiche tessiturali, geometriche e idrogeologiche similari.

La stesse litozone le possiamo riconoscere nella stratigrafia del pozzo n. 3, di proprietà e gestione del Consorzio di Bonifica della Media Pianura Bergamasca, e profondo 154 metri. Si tratta di tre livelli con caratteristiche tessiturali più o meno omogenee, riconoscibili nel sottosuolo di quasi tutta la pianura bergamasca.

Nel comune di Mornico la serie stratigrafica è compressa, ovvero racchiude in uno spessore relativamente modesto, un intervallo cronologico piuttosto ampio, che in altri settori della bergamasca può svilupparsi in due o tre cento metri di profondità. Le argille plioceniche fossilifere che troviamo a 120 metri di profondità nella stratigrafia del pozzo 3, costituiscono difatti la base delle strutture acquifere normalmente sfruttate ai fini acquedottistici. Ciò è dovuto al particolare assetto tettonico dell’area e ad un generalizzato innalzamento del substrato roccioso che ha, di fatto, ridotto la dimensione del bacino. Per questa stessa ragione, poco più a sud il livello freatico interseca la superficie topografica venendo a giorno lungo la cosiddetta linea delle risorgive.

Le tre litozone sono, partendo dal basso:

1. la litozona delle argille prevalenti, il cui limite superiore è collocato a ca. 120 metri di profondità costituiscono, come detto, un livello sterile, dal punto di vista dello sfruttamento idrico,

2. la litozona delle argille, ghiaie e sabbie localmente cementate. E’ sede di acquiferi nei livelli ghiaiosi e sabbiosi, di tipo confinato, interessanti e spesso captati ad uso acquedottistico. Ha uno spessore di ca. 70 metri;

3. la litozona delle ghiaie prevalenti. Costituisce la parte più superficiale della serie stratigrafica ed è sede dell’acquifero freatico, libero, generalmente captato da un gran numero di pozzi privati. Il suo spessore è mediamente compreso tra 50 e 60 metri.

- 27 -

Fig. 5: Sezioni idrogeologiche della pianura bergamasca (da Beretta, Galli, Pezzera 1989)

- 28 -

6.2.3 Carta delle isopiezometriche

La carta piezometrica rappresentata in figura 6 è stata ottenuta mediante l’elaborazione dei dati piezometrici rilevati dal Consorzio di Bonifica della Media Pianura Bergamasca nella primavera del 1990. L’elaborazione è stata effettuata utilizzando numerosi punti di misura anche esterni al comune di Mornico ed è quindi meno influenzata dalle situazioni locali nel descrivere l’andamento del flusso piezometrico.

I livelli misurati durante le operazioni di censimento dei pozzi avvenuta nei primi mesi del 2000 sono risultati, difatti, poco significativi, in quanto alterati dagli emungimenti in atto. Ma comunque utili per esprimere alcune considerazioni.

La prima è relativa alla profondità delle falda freatica che, mediamente è rinvenibile nel territorio di Mornico ad una profondità compresa tra 7.0 e 12 metri. Più depressa nel settore settentrionale, tende ad approssimarsi alla superficie verso sud, in direzione della linea di emergenza delle risorgive, e verso est, in direzione della Valle del Cherio.

La seconda è relativa al flusso della falda che è molto regolare e ha direzione sud-sud est. Infine il gradiente idraulico, ovvero la differenza di carico piezometrico tra gli estremi del comune rapportato alla distanza tra i due punti considerati, varia tra il 4‰ ed il 5‰ con una tendenza all’aumento verso sud. Probabilmente a causa di una modesta riduzione di trasmissività dovuta all’assottigliarsi della copertura sedimentaria.

- 29 -

Fig. 6: Carta delle isopiezometriche (aprile 1990) (scala 1:25.000)

- 30 -

Fig. 7: Sezione idrogeologica A-A’ (scala asse X 1:12.500)

- 31 -

6.2.4 Vulnerabilità dell’acquifero freatico

Per vulnerabilità dell'acquifero superficiale s’intende la capacità dell’acquifero di sopportare gli effetti di un inquinamento.

Stimarne il valore richiede la conoscenza dettagliata di diversi elementi idrogeologici, quali le geometrie ed i parametri idraulici delle unità costituenti il sottosuolo; i meccanismi di alimentazione delle falde; i processi di interscambio tra l’inquinante, il non saturo, l’acquifero e le falde.

Trattandosi di elementi non sempre di facile acquisizione e la cui importanza può essere variamente pesata, alcuni autori hanno proposto metodologie di calcolo basate su pochi parametri significativi.

Il metodo utilizzato in questo studio, e del quale è fatto specifico riferimento nella D.G.R. 15 gennaio 1999 - n. 6/40996, è noto come DRASTIC.

6.2.4.1 DRASTIC

DRASTIC consente l'elaborazione della carta della vulnerabilità sulla base di sette elementi: • la soggiacenza (Depth to water), • l’alimentazione ((Net) Recharge), • la tessitura del saturo (Aquifer Media), • la tessitura del suolo (Soil Media), • l’acclività (Topography (Slope)), • la tessitura del non saturo (Impact of the Vadose Zone), • la conducibilità idraulica (Conductivity (Hydraulic) of the Aquifer),

L'acronimo D.R.A.S.T.I.C. deriva infatti dalle iniziali dei sette parametri; tra questi sono distinti i parametri dinamici: la soggiacenza e l’alimentazione in quanto mutevoli nel tempo, ed i parametri statici: la tessitura del saturo, del suolo, del non saturo e la conducibilità idraulica in quanto descrivono proprietà fisiche del terreno, non mutevoli, ed infine l’acclività che descrive le forme del territorio come sono state modellate dagli eventi naturali e/o dall’azione dell’uomo. Per approfondimenti sull'argomento si rimanda tuttavia all'articolo di Aller et alii del 1985, in questa breve nota viene infatti illustrata rapidamente la metodologia seguita ed i risultati conseguiti nella sua applicazione al territorio di Mornico al Serio.

- 32 -

Le operazioni di calcolo tra matrici di dati (ciascun parametro può infatti assumere valore differente spostandosi nello spazio) richieste dal metodo DRASTIC, sono state svolte con IDRISI discretizzando l'area studiata in una griglia di 5 metri di lato (tabella 1). Successivamente ad ogni cella della griglia sono stati assegnati: un valore ricavato dai grafici e algoritmi proposti da Aller ed un peso, quest'ultimo variabile in funzione dell'importanza del singolo parametro nella definizione della vulnerabilità intrinseca del territorio (cfr. Aller et alii, 1985).

Le mappe dell'acclività e della soggiacenza sono state ricavate utilizzando gli specifici moduli di interpolazione (kriging) e di analisi dei dati geografici e geomorfologici di IDRISI. Sono stati così costruiti: il modello digitale del terreno DTM (Digital Terrain Model) o DEM (Digital Elevation Model), la carta delle pendenze e la carta dell'aspetto del territorio comunale (SHADED RELIEF MAP). La procedura seguita ha richiesto la trasformazione delle quote assolute del territorio disponibili nella base informatizzata ed in AutoCAD, in un formato utilizzabile da IDRISI. Successivamente la gestione delle informazioni è avvenuta totalmente nel G.I.S., fino all'estrazione delle mappe per la stampa finale.

Tabella 1: Parametri della griglia utilizzata per discretizzare il territorio di Mornico al Serio file title : data type : real file type : binary columns : 621 rows : 941 ref. system : plane ref. units : m unit dist. : 1.0000000 min. X : 1561100.0000000 max. X : 1564200.0000000 min. Y : 5045900.0000000 max. Y : 5050600.0000000 pos'n error : unknown resolution : unknown min. value : 147.9803 max. value : 174.7763 value units : unknown value error : unknown flag value : none flag def'n : none legend cats : 0

- 33 -

Parametri statici

L’importanza dei caratteri tessiturali del saturo, suolo e non saturo è legata alla velocità con la quale un inquinante accidentalmente posto a contatto con la superficie del terreno, s’infiltra nel terreno, raggiunge l'acquifero e si diffonde in esso.

La tessitura del suolo è stata discretizzata secondo le unità cartografiche distinte dall'ERSAL nella carta pedologica (I SUOLI DELLA PIANURA BERGAMASCA SINISTRA SERIO, 1998) opportunamente raggruppate in "macrounità" con caratteristiche tessiturali superficiali omogenee. A ciascuna macrounità è stato associato un valore, compreso tra 3 (tess. moderatamente fine) e 5 (tess. media) (tabella 2).

Tabella 2: Valore assegnato per tipologia di suolo unita Cartografica tessitura superficiale valore secondo Aller et alii 15 media 5 16 media 5 20 media 5 23 media 5 30 media, moderatamente fine 3 31 moderatamente fine, o media 3 48 media, moderatamente grossolana 5 U-R2 (urbanizzato, assente 10 discariche e cave)

La tessitura del non saturo e del saturo (acquifero), è stata ricavata dai logs stratigrafici dei pozzi e dei sondaggi censiti. Non potendo effettuare una discretizzazione significativa sulla base di dati puntuali è stato assegnato un valore univoco all’intera griglia: 8 per il non saturo e 8 per il saturo. Il gradiente topografico (l'acclività) è stato ricavato mediante un’apposita funzione di calcolo di IDRISI. Tale parametro è importante in quanto influisce sulla maggiore o minore possibilità di infiltrazione delle acque meteoriche e, dato che varia in ciascun punto della griglia il relativo valore è stato ottenuto con una procedura di calcolo automatica applicando l’espressione y=-0.4x+10 (cfr. Aller et alii, 1985) alla mappa raster dell'acclività (Fig. 1).

La conducibilità idraulica è un parametro quantitativo complementare al carattere tessiturale dell'acquifero. Permeabilità e trasmissività dell’acquifero sono stati ottenuti in modo empirico applicando la formula di Thiem-Dupuit (T=Qsp*1.22 con T= trasmissività e Qsp=portata specifica) ad alcuni pozzi attingenti al primo acquifero. Anche in questo caso è stato attribuito un valore univoco all’intera griglia: 8.

Parametri dinamici

- 34 -

La soggiacenza esprime la profondità della tavola d’acqua dal piano campagna. È la distanza che un inquinante deve percorrere nel non saturo quando la fonte di inquinamento è superficiale. L’elaborato allegato è stato ottenuto in modo automatico in IDRISI sottraendo al modello digitale del terreno, rappresentante la quota assoluta della superficie topografica, la carta delle isopiezometriche, rappresentante la quota sul livello del mare della superficie freatica. Anche in questo caso il valore di ciascuna cella della griglia è stato ottenuto in modo automatico applicando la relazione di calcolo soggiacenza-valore (y=-0.3x+10) proposta da Aller et alii.

Infine l’alimentazione dell’acquifero freatico è stata ricavata essenzialmente per infiltrazione delle piogge (infiltrazione efficace). L’applicazione dell’espressione di Turc per il calcolo dell’evapotraspirazione reale ha permesso di quantificare le precipitazioni efficaci. L’infiltrazione efficace è stata stimata considerando una frazione percentuale (ca. 30%) di queste ultime. Il valore attribuito in modo univoco all’intera griglia è 4.5 (infiltrazione efficace ca. 180-200 mm).

Pesi

Come già accennato, ciascun parametro concorre in modo differente alla definizione della vulnerabilità intrinseca dell'acquifero freatico a seconda anche del tipo di utilizzo che può essere fatto del territorio. Così, è evidente che nel caso di un massiccio uso di fertilizzanti e diserbanti nella pratica agricola, la presenza di un suolo con buona o bassa permeabilità costituisce senz'altro un fattore discretizzante per la capacità di immobilizzazione del principio attivo e assuma pertanto un peso maggiore. DRASTIC prevede l’assegnazione di un peso variabile da 1 a 5 distinguendo una normale pratica agricola da una praticola agricola in cui si faccia largo impiego di fertilizzanti e diserbanti. Tabella 3: pesi normali Tabella 4: pesi agricoli Soggiacenza 5 Soggiacenza 5 Alimentazione 4 Alimentazione 4 Tessitura del saturo 3 tessitura del saturo 3 Tessitura del suolo 2 tessitura del suolo 5 Acclività 1 Acclività 3 Tessitura del non saturo 5 tessitura del non saturo 4 Conducibilità idraulica 3 conducibilità idraulica 2

Il valore della vulnerabilità è stato quindi ottenuto sommando, in una griglia finale, i valori di ciascun parametro moltiplicati per i relativi pesi.

I valori percentuali delle classi di vulnerabilità sono:

- 35 -

Tabella 5: Classi di vulnerabilità 1 Vulnerabilità massima 91-100% 2 Vulnerabilità estremamente alta 81-90% 3 Vulnerabilità molto alta 71-80% 4 Vulnerabilità alta 61-70% 5 Vulnerabilità mediamente alta 51-60% 6 Vulnerabilità mediamente bassa 41-50% 7 Vulnerabilità bassa 31-40% 8 Vulnerabilità molto bassa 21-30% 9 Vulnerabilità estremamente bassa 11-20% 10 Vulnerabilità minima 1-10%

6.2.4.2 Note conclusive

La sostanziale uniformità stratigrafica e tessiturale in un ambito poco esteso, ha fatto sì che la variabilità della vulnerabilità risultasse alquanto contenuta. E’ infatti rappresentata quasi esclusivamente la classe 4 corrispondente ad una vulnerabilità intrinseca alta (Fig. 8).

All’interno di questa classe le aree più vulnerabili sono quelle situate sul livello fondamentale della pianura mentre l’unità postglaciale per la tessitura moderatamente fine che ne contraddistingue i livelli più superficiali, costituisce una protezione significativa per la falda freatica, contribuendo a ridurne leggermente la vulnerabilità.

Anche la carta ottenuta applicando pesi agricoli non è sostanzialmente differente da quella ottenuta con pesi normali.

- 36 -

Fig. 8: Carta della vulnerabilità (scala 1:25.000)

- 37 -

6.2 CARTA DEL RETICOLO IDROGRAFICO

Nel territorio del Comune di Mornico al Serio sono presenti numerosi corsi d’acqua. Il torrente Zerra è sicuramente l’elemento idrografico di maggiore impatto sul territorio. Troviamo poi alcune rogge e numerosi fossi per l’irrigazione.

Il fiume Cherio non attraversa direttamente il territorio di Mornico, ma ha tuttavia contribuito a definire le forme del paesaggio nella parte più orientale del comune.

6.2.1 Rete idrografica naturale

Appartengono a questo gruppo il Torrente Zerra ed il Fiume Cherio. Del Cherio abbiamo tracce della valle, il cui limite è tracciato per lo più su basi intuitive non essendo ben evidente, soprattutto nella parte nord del comune, un vero e proprio orlo di erosione.

L’elemento idrografico di maggior rilievo è invece il Torrente Zerra (Foto 2). Questo torrente è considerato normalmente un corso d’acqua minore della provincia bergamasca, nasce dalla valle di Negrone ed attraversa parte della pianura bergamasca orientale con direzione nord- sud, parallelamente al Fiume Cherio. Nel suo corso raccoglie le acque drenanti dai Monti di Argon e quelle del Seniga nei pressi di Montello. Attraversa in senso meridiano tutto il territorio del Mornico e, più a sud, si dirama in numerose canalizzazioni.

E’ situato in una valle piuttosto incisa, le evidenze geomorfologiche e stratigrafiche hanno tuttavia permesso di individuare un’ampia fascia di depositi postglaciali, entro cui il corso dello Zerra era uso divagare.

6.2.2 Rete idrografica artificiale

Costituisce la rete di rogge e di canalette utilizzate per scopi irrigui. Parte di questo sistema di irrigazione può essere fatto risalire già alla media età del Bronzo, quando le pratiche agricole hanno iniziato ad intensificarsi e si è assistito ad una progressiva evoluzione delle tecniche di coltivazione, con l’introduzione della regimentazione idrica.

Tra i canali più noti e di cui si conosce il nome troviamo Seriola di Calcinate, che confluisce nel Torrente Zerra appena entrata in Mornico. Il Fosso Mornichello, ramo derivato dalla Roggia Borgagna, che scorre in direzione nord-sud e segna per un lungo tratto il confine occidentale del territorio di Mornico ed un ramo della Roggia Patera che si ramifica in una serie di canali ad uso agricolo, poco a nord di Mornico.

- 38 -

Foto 2: L’alveo del Torrente Zerra. A sud dell’attraversamento della S.P. 122

- 39 -

7 CARTA DI PRIMA CARATTERIZZAZIONE GEOLOGICO-TECNICA (TAV. 3)

7.1 PREMESSA

Per la caratterizzazione qualitativa del terreno ai fini della propensione all’edificazione, sono stati analizzati, i dati stratigrafici dei pozzi idrici ed alcune sezioni pedologiche tratte dal lavoro dell’Ersal. Si è giunti così ad una prima grossolana caratterizzazione geotecnica del territorio comunale, di supporto nell’orientamento delle scelte urbanistiche, ma che dovrà essere opportunamente approfondita in fase di progettazione esecutiva delle opere nelle aree dove richiesto.

7.2 ZONIZZAZIONE GEOTECNICA DEL TERRITORIO

Anche nel caso della carta di prima caratterizzazione geologico-tecnica la macrozonazione del territorio è stata effettuata sulla base dei caratteri tessiturali del primo sottosuolo. La profondità della falda è infatti tale da potere escludere interferenze della stessa con le costruzioni, anche se interrate. Ad esclusione di una ristretta fascia perimetrale allo Zerra dove si possono avere infiltrazioni di acqua dal vicino torrente.

La zone descritte sono le seguenti:

1. zona a ciottoli e ghiaie tendenzialmente embricati con matrice sabbiosa;

2. zona a ghiaie sabbiose con limo;

3. zona a limi argillosi; ghiaie in matrice limoso-argillosa.

La prima litozona contiene l’unità fisiografica della valle del Cherio ed è costituita da depositi alluvionali recenti. La seconda litozona è associata al livello fondamentale della pianura, molto eterogenea nelle diverse frazioni tessiturali.

Infine, la terza ed ultima litozona comprende i terreni dell’unità postglaciale dello Zerra i cui caratteri tessiturali sono arricchiti nella componente limoso-argillosa dovuta alle passate divagazione ed esondazioni dell’omonimo torrente (Foto 3). Determinando un generale scadimento delle proprietà meccaniche.

Le distinzioni non sono comunque nette poiché i caratteri tessiturali sono estremamente variabili nell’ambito della stessa unità; soprattutto nel primo sottosuolo. Scendendo in profondità

- 40 -

e fino a ca. 50 metri il terreno appare più uniforme su tutto il territorio con una prevalenza di ghiaie in matrice sabbiosa limosa.

Se si analizza il solo aspetto fisico dei terreni, non sono quindi evidenti situazioni di particolare rischio tali da indirizzare l’espansione urbanistica in alcuni settori piuttosto che in altri. La zona un poco più sensibile è l’area circostante l’asta del Torrente Zerra, sia per i caratteri tessiturali del sottosuolo, più ricco delle frazioni fini sia per la possibile infiltrazioni di acqua nella fascia appena adiacente l’alveo.

Foto 3: Profilo del terreno sulla sponda dx dello Zerra. Poco a nord del centro di Mornico

- 41 -

8 CARTA DELLA FATTIBILITÀ GEOLOGICA PER LE AZIONI DI PIANO (TAV. 4)

8.1 PREMESSA

I dati raccolti ed elaborati hanno permesso, mediante l'analisi incrociata dei vari elementi che caratterizzano l'area in esame, di suddividere il territorio in settori a maggiore o minore vocazione urbanistica. Questa classificazione fornisce indicazioni generali sugli studi e le indagini necessarie in caso di modifiche alle destinazioni d’uso e sulle opere di mitigazione degli eventuali rischi, ciò al di là di ogni considerazione di carattere economico e/o amministrativo, ma esclusivamente in funzione degli elementi emersi nel corso dell’indagine.

8.2 CLASSI DI FATTIBILITÀ

Considerando quanto proposto dalla normativa regionale in materia di pianificazione territoriale, sono state adottate le tre classi di fattibilità di seguito descritte.

Classe 2: Fattibilità con modeste limitazioni

“In questa classe ricadono le aree in cui sono state rilevate puntuali o ridotte condizioni limitative alla modifica delle destinazioni d'uso dei terreni, per superare le quali si rende necessario realizzare approfondimenti di carattere geologico-tecnico o idrogeologico finalizzati alla realizzazione di eventuali opere di sistemazione e bonifica, le quali non dovranno incidere negativamente sulle aree limitrofe”.

Classe 3: Fattibilità con consistenti limitazioni

“In questa classe ricadono le zone in cui sono state riscontrate consistenti limitazioni alla modifica delle destinazioni d'uso dei terreni per l'entità e la natura dei rischi individuati nell'area di studio o nell'immediato intorno. L’utilizzo di queste zone è pertanto subordinato alla realizzazione di supplementi di indagini che consentano di acquisire una maggiore conoscenza geologico-tecnica dell’area e del suo intorno, mediante campagne geognostiche, prove in situ e di laboratorio, nonché mediante studi tematici specifici di varia natura (idrogeologici, idraulici, ambientali, pedologici ecc.). […].

Classe 4: Fattibilità con gravi limitazioni

“L’alto rischio comporta gravi limitazioni per la modifica delle destinazioni d’uso delle particelle. Dovrà essere esclusa qualsiasi nuova edificazione, se non opere tese al consolidamento o alla sistemazione idrogeologica per la messa in sicurezza dei siti. […]”.

- 42 -

Come detto, la classificazione delle aree a diversa fattibilità è avvenuta sulla base del numero di fattori penalizzanti individuati e dell’importanza attribuita a ciascuno di essi, vincolando, dove necessario, ciascun intervento edificatorio ad una serie di prescrizioni che consentono di definire il grado di rischio locale.

8.3 LA FATTIBILITÀ GEOLOGICA IN COMUNE DI MORNICO

CLASSE 2

In questa classe ricadono le zone dove sono state rilevate modeste limitazioni alla modifica delle destinazioni d’uso. In relazione alle condizioni di tutela riscontrate sono state individuate le seguenti sottoclassi:

2A

Comprende quasi tutto il territorio comunale di Mornico. I depositi del livello fondamentale della pianura e la Valle del Cherio. In queste zone non sono state rilevate particolari elementi di rischio.

L’attribuzione della classe seconda e non della prima deriva sostanzialmente da due considerazioni.

La prima è la variabilità dei caratteri tessiturali del terreno che richiede un minimo accertamento delle proprietà meccaniche ed idrogeologiche del sottosuolo. Tale accertamento potrà essere effettuato mediante indagini geognostiche ad hoc, oppure essere basato sulla conoscenza della situazione geologica idrogeologica locale derivante dall’esperienza del tecnico incaricato.

Lo stesso D.M. dell’11 marzo 1988 specifica che “nel caso di costruzioni di modesto rilievo in rapporto alla stabilità dell’insieme opera-terreno, che ricadono in zone già note, la caratterizzazione geotecnica del sottosuolo può essere ottenuta per mezzo della raccolta di dati e notizie sui quali possa essere basata la progettazione”.

L’esecuzione delle indagini, qualora necessarie, dovrà attenersi a quanto contenuto nel D.M. 11 marzo 1988 (Allegato 3).

La seconda considerazione riguarda le caratteristiche idrogeologiche dell’area ed ha la finalità di garantire in situazioni di alta vulnerabilità dell’acquifero freatico, la tutela ed il rispetto della risorsa idrica. Per tale ragione le richieste di concessione dovranno contenere:

- 43 -

1. un’indicazione quantitativa e qualitativa degli scarichi liquidi prodotti dal fabbricato o dal complesso di cui si richiede la costruzione;

2. un’indicazione progettuale dei sistemi di depurazione corrispondenti e/o dei sistemi adottati per l'eliminazione dei materiali residui e la salvaguardia idrogeologica e relativi criteri costruttivi.

2B

La sottoclasse 2B è circoscritta all’unità postglaciale o paleoalveo dello Zerra. In questa zona è richiesto l’accertamento diretto delle caratteristiche meccaniche ed idrogeologiche del sottosuolo mediante indagine geognostiche ad hoc. Da svolgere in ottemperanza al D.M. 11 marzo 1988.

Valgono altresì le prescrizioni di cui alla sottoclasse 2A per quanto riguarda la protezione dell’acquifero freatico.

CLASSE 3

In questa classe ricadono le zone dove sono state rilevate consistenti limitazioni alla modifica delle destinazioni d’uso. Nel caso di Mornico tali limitazioni riguardano unicamente la fascia di rispetto ampia 200 metri attorno al pozzo di proprietà del Consorzio Servizi Bacino del Serio.

L'attuazione degli interventi o delle attività elencate all'art.5 comma 6 del DLGS 258/2000 (tra le quali edilizia residenziale e relative opere di urbanizzazione, fognature, opere viarie, ferroviarie e in genere infrastrutture di servizio) entro le zone di rispetto, in assenza di diverse indicazioni formulate dalla Regione ai sensi dell'art.5 comma 6 del D.L.258/00, è subordinata all'effettuazione di un'indagine idrogeologica di dettaglio che porti ad una riperimetrazione di tali zone secondo i criteri temporale o idrogeologico (come da D.G.R. n.6/15137 del 27 giugno 1996) o che comunque accerti la compatibilità dell'intervento con lo stato di vulnerabilità delle risorse idriche sotterranee e dia apposite prescrizioni sulle modalità di attuazione degli interventi stessi.

Si applicano altresì le prescrizioni di cui alla classe 2B per gli approfondimenti di tipo geologico- tecnico.

- 44 -

CLASSE 4

In classe 4 dovrà essere esclusa qualsiasi edificazione, se non opere tese al consolidamento o alla sistemazione idrogeologica per la messa in sicurezza dei siti. Per gli edifici esistenti saranno consentite esclusivamente interventi così come definito all’art. 31 lettere a), b) e c) della 457/78.

La classe 4 comprende le fasce di rispetto dei corsi d’acqua maggiori. Del Torrente Zerra, per un’estensione minima di 10 metri dalle sponde ma anche maggiore dove il limite segue la traccia della valle. Della Seriola di Calcinate e del Fosso Mornichello per un’estensione di 5 metri su ciascun lato. Le disposizioni a cui attenersi in queste porzioni di territorio, oltre al vincolo di inedificabilità sono le seguenti:

1. sono consentite le opere attinenti alla corretta regimazione delle acque purché effettuate senza l'utilizzo dei cemento armato; 2. sono consentiti interventi di miglioramento e ripristino della vegetazione ripariale e/o di sistemazione a verde con la realizzazione di percorsi ciclo-pedonali; 3. le eventuali opere negli alvei dei corsi d'acqua dovranno privilegiare l'utilizzo delle tecniche proprie dell’ingegneria naturalistica.

Classe 4 anche per la fascia di protezione assoluta del pozzo per un raggio di 10 metri dal punto di captazione.

Si ricorda, inoltre che in tali ambiti, potranno essere realizzate opere pubbliche che non prevedano la presenza continuativa e temporanea di persone. Tuttavia, esse andranno valutate, puntualmente e qualsiasi istanza di approvazione da parte dell’autorità comunale dovrà esser accompagnata da una relazione geologica e geotecnica che attesti la compatibilità degli interventi proposti con la situazione di rischio presente.

- 45 -

BIBLIOGRAFIA

AA.VV., Studi idrogeologici sulla pianura padana. Milano (1988).

AA. VV., Carta geologica della provincia di Bergamo (Scala 1:50.000).

Benini G., Sistemazioni idraulico-forestali Coll. Scienze Forestali e Ambientali UTET Torino 1990.

Caroni E., Maraga F., Turitto O., La delimitazione di aree soggette a rischio di inondazione: un approccio multidisciplinare. Atti del XXII Convegno di idraulica e costruzioni idrauliche; Cosenza 4-7/10/90. Dip. di difesa del suolo - Università della Calabria; pp.9-21.

Castiglioni, Geomorfologia Utet Torino (1982).

Comune di Bergamo, Rivista del museo civico di scienze naturali "Enrico Caffi"; vol.15 (1992).

Consorzio del Parco Naturale del Serio, Un Parco per il Serio - programma di educazione ambientale. Romano di Lombardia (1989).

Consorzio del Parco Naturale del Serio, Vivere il Parco - Programma di educazione ambientale. Romano di Lombardia (1994).

Di Fidio M., I corsi d'acqua. Sistemazioni naturalistiche e difesa del territorio. Ed. Il Sole 24 Ore Pirola (1995) -Coll. Ambiente e territorio.

Goltara L., Carta idrografica d’Italia. Irrigazione della Provincia di Bergamo. III Edizione. Società per l’Incremento Agricolo e Industriale della Provincia di Bergamo.

Govi M., Turitto O., CNR-IRPI di Cosenza e Torino, Problemi di riconoscimento delle fasce di pertinenza fluviale. Convegno Internaz. Geoingegneria "Difesa e valorizzazione del suolo e degli acquiferi"; Torino, 10-11/3/94; pp.161-172.

Greppi M., Idrologia. Hoepli, 1999.

Maraga F., Delimitazione di aree inondabili secondo criteri geomorfologici. Mem. Soc. Geol. It. 45 (1990), pp.247-252, 3 ff., 3 tavv.

- 46 -

Marchetti M., Geomorfologia ed evoluzione recente della pianura padana centrale a Nord del Fiume Po. Univ. Studi di Milano - Dip. Sc. della Terra - Sez. Geologia e Paleontologia - Tesi di Dottorato IV ciclo 1988-89.

Marchetti M., Interpretazione geomorfologica delle tracce d'idrografia abbandonata nelle aree comprese tra Melegnano (MI) e Treviglio (BG). Boll. Ass. Mineraria Sudalpina Anno XXVIII n.4 dicembre 1991.

Maione U., Brath A., Moderni criteri di sistemazione degli alvei fluviali. Politecnico di Milano - Programma di Istruzione Permanente - Dip. Ingegneria, Idraulica, Ambientale e del Rilevamento. Atti del corso di aggiornamento 10-14/10/94.

Strahler A. N., Geografia fisica Piccin Padova (1984).

Tacconi P., La dinamica fluviale. Ist. Ing. Ambientale - Univ. di Perugia; pp.29-42.

- 47 -