Anno XXX - N. 11 - Dicembre 2007 - Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro - Poste Italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 nr.46) art.1 comma 2 - DCB - Forlì - Euro 2,50 SPECIALE

l’editoriale

di Giovanni Paolo Ramonda vice responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII Come prima, PIÙ DI PRIM A Il vuoto che ci ha on Oreste ha detto: «Tutto è compiuto!». Del lasciato è grande, resto “le sue valigie erano pronte”, come lui ma altrettanta è la fiducia e Dstesso ci richiamava ultimamente, citando la la determinazione famosa frase di Papa Giovanni XXIII. Don Oreste ha “sciupato” la sua esistenza per la pove- ra gente. Riposa, ormai, con quel suo sorriso che disarmava anche coloro che gli erano ostili a causa delle sue battaglie non violente a favore dei più poveri. Il vuoto che ci ha lasciato è grande, ma altrettanta è la fi ducia e la deter- minazione, come Comunità Papa Giovanni XXIII, a voler continuare la sua passione per la condivisione con i piccoli e gli ultimi. Il suo testamento spirituale è la sua vita, che rimane nelle migliaia di persone che hanno trovato dei papà e delle mamme, nell’unica grande famiglia spiri- tuale che è la Comunità, sparsa in tutto il mondo. Ringraziamo il Santo Padre Benedetto XVI che ha defi nito Don Oreste “infaticabile apostolo della carità”.

SÌ, INFATICABILE, PERCHÉ HA PERCORSO PIÙ VOLTE IL MONDO INTERO dall’Estremo Oriente all’Africa, dalla Russia all’America Latina e all’Austra- lia, spargendo gioia e affetto a piene mani. Ovunque sono presenti le comu- nità, le famiglie e le cooperative di lavoro dell’Associazione, la condivisione con gli adolescenti e i giovani nelle discoteche e nei pub, nelle discariche di La Paz e nei campi nomadi, nelle carceri e sulla strada per liberare le ragazze schiavizzate, per ascoltare, per dare speranza, ma soprattutto per creare con- dizioni di vita nella giustizia e nella condivisione, dove nessuno è escluso. Apostolo, questo sacerdote, perché la passione di Cristo e l’amore alla Chiesa animava ogni sua iniziativa; profeta rivoluzionario che pagava di persona le sue scelte, ma obbediente fi no alla radicalità verso i suoi e nostri Pastori, che considerava guide sicure nel cammino della Comunità. Apostolo della carità, che è sempre stata concretissima perché diceva: «I poveri non possono aspettare i nostri ragionamenti». Ringraziamo tutti coloro che hanno voluto condividere con noi questo momento di lutto, a partire dalla gente semplice con cui il carissimo don Oreste ha sempre vissuto, ma anche le autorità e le varie istituzioni pubbli- che che ci hanno contattato per porgerci il loro cordoglio. Il servo di Dio Giovanni Paolo II nell’udienza del 29 Novembre 2004, in- contrando Don Oreste e la Comunità, ci disse: «Siate la tenerezza del volto di Dio per i poveri». È proprio quello che vogliamo continuare a vivere, come prima e più di prima.

3 sommario 2007 DICEMBRE La copertina In questo numero Don Benzi incontr a un malato mentale SPECIALE nel centro di acco- glienza Trippadam, uando abbiamo dovuto scegliere l’immagine a Nedumangad, per la copertina di questo numero speciale, India. L’uomo aveva Qnon abbiamo avuto dubbi: ce l’aveva già 10 - Vieni, servo buono e fedele le braccia legate indicata lui. «Quando morirò vorrei che metteste per impedire Una grande e commovente celebrazione liturgica che potesse questa foto» ci aveva detto don Oreste nel giu- ha salutato don Oreste il 5 novembre farsi del male. gno del 1999. Volevamo dedicargli un servizio Foto di in occasione del 50° anniversario del suo sacer- 16 - Il segreto di don Oreste Oscar Baffoni dozio e gli avevamo chiesto di portarci un po’ di L’omelia del vescovo Fra ncesco La mbia si IL FUNERALE - Diecimila persone hanno partecipato fotografi e per lui signifi cative. Questa gli stava 10 il 5 novembre alla messa esequiale nel Palacongressi particolarmente a cuore. «Mi piace l’espressione di 20 - Venite, tutto è pronto! e l’atteggiamento – ci confi dò quasi timidamente, Chi ha organizzato il funerale si è trovato di fronte schivo com’era a parlare di sé –. Sembra che io stia ad un susseguirsi di “segni” liberando questo uomo dalle catene». È strano ve- 42 - Un contemplativo sulle strade derlo senza la sua tonaca, ma all’estero non si usa e 22 - Domani mi r iposo quando si recava fuori dall’Italia aveva accettato di 30 25.000 persone di ogni età e condizione sono state del mondo Dietro il suo linguaggio semplice e diretto c’era una grande indossare il clergyman. La foto è stata scattata nel LA VOCAZIONE alla camera ardente per salutare il fratello, padre, cultura 1996 da Oscar Baffoni in una struttura di accoglien- In un’intervista nonno Oreste concessa in occasione za per malati mentali a Nedumangad, in India. del 50° di sacerdozio 44 - Per ché il giornale don Oreste racconta 26 - Eccomi! Sono un barbone… Il suo primo editoriale su Sempre, nel 1977, LUI SI VEDEVA COSÌ, ACCANTO AI PIÙ POVERI TRA I come ha scoperto Così si è presentato alla Ca pa nna di Betlemme, in cui lanciava un nuovo progetto di vita e di società POVERI, tenero e accogliente verso coloro di cui non la sua vocazione che dal 25 settembre era diventata la sua famiglia e il carisma della si innamora nessuno, pronto a mettere la spalla sot- to la loro croce e a far sentire con decisione la loro Comunità Papa 30 - «Mamma, io mi faccio prete!» 45 - Voce di chi non ha voce Gi ovan n i XXI I I Per far sentire la voce degli ultimi sapeva usare tutte le forme voce per dire ai fabbricanti di croci di smetterla. Ha scoperto la vocazione in seconda elementare di comunicazione grazie alla maestra In questo numero di Sempre abbiamo voluto parlare di lui da diverse angolature, alcune sicura- 48 - «La devozione senza rivoluzione mente nuove per molti dei nostri lettori: c‘è il don 32 - La biografi a Oreste seminarista, poi parroco, studioso, fondatore Un breve racconto fotografi co ricostruisce le tappe fondamentali non basta» della sua vita L’intervento di don Oreste alla settimana sociale dei cattolici e responsabile della Comunità Papa Giovanni XXIII, giornalista e scrittore, persino “barbone”. A pagina 44 riproponiamo il suo editoriale pubblicato sul pri- 38 - Il nostro parroco don Oreste 50 - La sua “opera” in cinque continenti mo numero di Sempre, nel 1977, in cui lanciava un Don Elio Piccari racconta i 40 anni che hanno condiviso Un albero che affonda le radici nella vocazione specifi ca confer- alla Resurrezione mata dalla Chiesa ed estende i suoi rami tra i poveri del mondo nuovo progetto di vita e di società. In molti lo hanno seguito e oggi 38 mila persone ogni giorno si siedo- 41 - «Questa è profezia!» 54 - Canta e cammina! no alla tavola della Comunità. Un’avventura che ora Sono le parole del vescovo Lambiasi quando, la mattina del 2 no- È l’incoraggiamento rivolto alla Comunità Papa Giovanni XXIII da continua e che noi continueremo a raccontare. vembre, accanto al letto di don Oreste, ha letto Pa ne Q uotidia no Giovanni Paolo Ramonda, attuare responsabile ad interim Alessio Zamboni [email protected] ALLA CAPANNA - Da più di un mese aveva scelto di fare 26 famiglia con i senza dimora alla Capanna di Betlemme Se vuoi di r e l a t ua DIRETTORE RESPONSABILE: Giovanni Paolo Ramonda ABBONAMENTI E PROMOZIONE: Luciano Berlaffa, Michele Casella PRIVACY: L’Editore garantisce il trattamento dei dati ai sensi del sugl i ar t icol i che abbiamo pubblicat o REDAZIONE: Alessio Zamboni (COORDI N ATORE), Marco Scarmagnani (ATTUALITÀ), PUBLISHER: Gianluca Marsullo (Promedia Expert) DLgs 196/03 e successive integrazioni. Le informazioni custodite Nicoletta Pasqualini (RUBRICHE) STAMPA: CASMA s.r.l. - Via B. 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Quando era con noi ha permesso a Dio Don Oreste è stato un grande operatore Ci conforta la certezza che ora, più di ca r o d o n O r e st e di operare e produrre tanto frutto, ora è di pace, ha difeso e condiviso la vita dei prima, interceda presso il Buon Dio per il tornato al Padre ed intercederà affinché più deboli, dei bisognosi, dei barboni e bene di tutto ciò che, per suo tramite, la a cura di Nicoletta Pasqualini questo frutto sia ancora abbondante. dei più poveri. Ha lottato contro organiz- Divina Provvidenza ha potuto realizzare e Equipe responsabile del cammino zazioni criminali ed ha salvato tantissime per noi, suoi estimatori, affinché ci guidi Neocatecumenale Emilia Romagna giovani donne, strappandole alla strada e sempre per meglio realizzare e affermare Grazie don Oreste per averci dato tanto. Un “uomo di Dio” che ha interpretato la Sono veramente tanti i messaggi ar- restituendo la loro dignità. Ha promosso il Regno di Dio. Continueremo con il tuo sorriso e la tua sua missione come difesa e vicinanza ai rivati in redazione e alla sede centrale in molti Paesi ed in vari Continenti una Il parroco con i 200 lettori forza. deboli per dare voce a chi non ha voce, sen- Abbiamo sì perduto un fratello e mae- della associazione, tramite e-mail, fax, cultura di solidarietà e di aiuto concreto di Pane Quotidiano della Parrocchia Fra ncesco Tricoli za temere di andare contro i potenti, grande stro, testimone straordinario della Carità alle classi sociali più povere e vulnerabili. Maria SS. del Carmelo di Termini Imerese - PA posta, quando, il 2 novembre, si è diffu- (Procuratore della Repubblica) maestro di carità cristiana. Appassionato nei più remoti luoghi del mondo. Ma ab- Le case famiglia da lui promosse sono nel sa la notizia della morte di don Benzi. difensore della dignità e della libertà, ha biamo la certezza che ora abbiamo un mondo autentiche oasi di recupero e solide Siamo vicini a tutti voi per la scomparsa Associazioni e singoli, nomi noti e accompagnato molte vite verso il riscatto intercessore in cielo. Egli continuerà nella Per il movimento pacifista italiano la ancore di salvezza per tantissimi adole- del caro Don Oreste. In questo momento semplici cittadini si sono stretti attorno e l’accoglienza (…) ho sempre apprezzato visione beatifica ad accompagnare la sua scomparsa di don è una gra- scenti e giovani. di dolore, non può non emergere il gran- la sua determinazione, la sua bontà, il suo ricchissima eredità di opere, segni indele- alla Comunità per esprimere parole di ve perdita. L’associazione da lui fondata, In Zambia lo ricordiamo tutti con immen- de dono che vi ha lasciato e siamo sicuri rifiuto dell’ipocrisia. Con lui scompare un bili dell’amore evangelico agli ultimi nostri gratitudine e incoraggiamento. la Papa Giovanni XXIII, è stata alla guida so affetto. Ha più volte visitato questo Paese troverete la forza e la passione per portare amico, un uomo giusto, generoso e umile, fratelli. Pubblichiamo, in sintesi, alcuni mes- della lotta per la difesa dell’obiezione di e ha seminato anche in terra d’Africa tanto avanti la sua preziosa opera. la cui figura resta tra noi come quella di un Dom Severino (Vescovo di Araçuaì, Brasile) saggi. coscienza e del servizio militare e la prima bene. Il progetto “Cicetekelo” per il recupero Andrea Muccioli grande maestro, di un alleato la cui opera Dom Enzo (Vescovo emerito) ad impiegare i giovani obiettori nei luoghi dei ragazzi abbandonati nelle strade, è una ed i ragazzi di San Patrignano di conflitto. rappresenta un valore che non deve essere Abbiamo sempre apprezzato le sue delle sue opere più visibili e conosciute, Grazie all’impegno di don Benzi e a disperso, un valore che sarà tenuto alto Ho conosciuto di persona don Oreste straordinarie doti da “lottatore” a favore Sentite vicina a voi la Chiesa Cattolica di accanto ad altre portate avanti con silenzio- quello di migliaia di ragazzi e ragazze che dalla vostra testimonianza. diversi anni fa. Ricordo la sua immensa degli ultimi. Il Signore ha fatto veramente Georgia, che ora è legata al carisma di don sa, ineguagliabile generosità e dedizione hanno partecipato alla vita e alle iniziati- Li v i a Tu r co (Ministro della Salute) umanità e carità, una persona che sape- un prezioso dono a quanti hanno avuto la Benzi, grazie al suo esplicito desiderio. dall’Associazione Giovanni XXIII (…) il suo ve della associazione, la nonviolenza ha va portare le persone vicino a Dio e a se gioia di conoscerlo, ricevendo dalla sua Personalmente ringrazio il Signore per sorriso e la sua semplicità risvegliano la smesso di essere un tema per santoni per Con don Benzi scompare una figura fon- stesse. testimonianza un messaggio profetico per averlo potuto conoscere e per aver ammi- speranza di un mondo migliore. diventare pratica, azione diretta, ricostru- damentale nella lotta alla tratta delle donne Lu ca G i r a u d o un impegno sempre più convinto a favore rato nella sua vita la forza della semplicità Nicola Girasoli zione di ponti di dialogo. Abbiamo incon- (…) nel corso della sua vita non si è limitato dell’infanzia in difficoltà. basata sulla fede. Lo ringrazio per il dono (Nunzio Apostolico in Zambia e Malawi) trato queste ragazze e ragazzi in ogni luo- a porre una domanda di allarme, ma si è Sono entrato in seminario leggendo Associazione Amici dei Bambini della comunità a Batumi a cui particolar- go in cui davanti ad una guerra devastante prodigato in prima persona per cercare mente mi sento vicino. Pane Quotidiano, a don Oreste devo mol- era necessario tenere in vita la speranza risposte e soluzioni, e grazie alla propria È stato papà di tutti i ragazzi bisognosi tissimo, ha davvero avuto grande parte La tua testimonianza di fede, speranza Pa dre Giuseppe Pa sotto che un altro mondo e possibile. opera è riuscito a mettere in piedi una fitta del suo aiuto. nella mia vocazione. Avevo desiderio di e carità cristiana è meravigliosa nella sua (Amministrazione Apostolica Alfi o Nicotra rete di centri capaci di offrire un sostegno Pa ola Ala mi (mamma di Massimo) dirgli personalmente qunto bene mi aves- semplicità e nella sua profondità. dei Latini del Caucaso) (Direzione Nazionale - Dipartimento concreto. In questo triste momento sceglia- se fatto la sua testimoninza di prete. Anna Rita Guerrini Boccaleone mo di essere vicini agli amici della Comuni- don Orione Pace e Movimenti Altermondialisti Abbiamo perso un angelo sulla Terra, tà Papa Giovanni XXIII, che, di questo siamo Era una persona cara e onesta e ci ha Rifondazione Comunista) ma abbiamo un Santo in più in paradiso. Indimenticabili le sue messe sulle vette. certi, sapranno continuare a percorrere la insegnato tanto. A lui abbiamo sempre vo- Per me come per tanti altri è stato, at- Ilva Bais Per anni ha risuonato nel mio cuore la sua strada indicata dal proprio fondatore. luto bene. “Nulla può far danno a un uomo traverso Pane Quotidiano, un vero padre Lo si incontrava ovunque ci fossero vita frase «Ora avete visto e non potrete dire di Associazione Fiori di strada buono, né in vita né dopo la morte”. spirituale. Quando ho saputo della sua salita e gioia, come ovunque la vita si incon- non sapere». Soufi Mostafa Gli grido dalla mia acuita invalidità che al Padre eterno è giunto nel mio cuore scon- trasse con il dolore. Don Benzi ha saputo Marco Corbelli Voce degli ultimi e luce di speranza per (Comunità islamica del Rubicone) gli ho voluto immensamente bene per tut- forto e preoccupazione, come un abbandono, corrispondere al messaggio più alto del l’uomo contemporaneo, prigioniero del to ciò che ha fatto ed ora che è a ricevere poi questa notte pensando a lui mi sono cristianesimo: l’aiuto concreto a chi fa più L’eredità che ci lascia è il continuo ri- nulla (…). Arrivederci don Benzi, uomo che Sono sempre rimasto impressionato il premio agognato lo sa e sia anche lui un detta, prima non mi conosceva, ora nel re- fatica. È stato un insegnamento pienamen- chiamo all’attenzione che tutti dobbiamo hai amato gli uomini, sacerdote che ti sei dalla sua purità di cuore. Essa rappresenta altro mio angelo custode. gno dei cieli mi conosce anche lui e mi starà te consapevole delle radici come del Cielo, avere verso gli ultimi e una continua azio- abbandonato pienamente a Dio e hai con- ai miei occhi il segreto della sua strenua Fra ncesco Sina tra ancora più vicino, come starà vicino a tutti i del valore della vita e della filosofia cristia- ne per combattere l’emarginazione e lo diviso la comunione di vita con il Signore. dedizione agli ultimi, compiuta in assoluta figli di Dio che lo hanno amato e lo ameranno sfruttamento. na nel tempo della morte di Dio nel cuore e Arrivederci Apostolo del Vangelo della vita. fedeltà agli insegnamenti di Gesù e della Il Signore lo accolga fra le sue braccia e sempre. Grazie Don Benzi per avermi fatto Sergio Cof fera ti (sindaco di Bologna) nei pensieri di tanta parte dell’umanità. La Giuliana Zoppi (Federazione regionale Ch i es a. dal Paradiso ci aiuti a distribuire gratuita- conoscere il vero Dio, il vero Padre, e grazie vita di un vero educatore non ha termine Toscana per i Movimenti per la Vita Angelo Scola (Patriarca di Venezia) mente e con il sorriso il Pane Quotidiano di avermi fatto conoscere cosa è la vera fede. Ci ha insegnato che il degrado delle città con la morte fisica, le sue parole rimango- e Centri di Aiuto alla Vita) dell’Amore. Ema nuel a Pep e è l’incubatrice di ogni violenza, personale e no nell’anima di chi le ha ascoltate. Grazie per avermi dato una famiglia. Felicita Vittone (Gruppo Liturgico collettiva, e che ognuno si deve assumere Nicola Serio e Agostina Melucci Egli, come don Giussani, ci ha ricordato Sei stato, anzi sei, un fratello maggiore Simone Parrocchia Ciriè – TO) le sue responsabilità. È stato testimone di (Dirigente e Dirigente Tecnico dell’Ufficio più volte di non aver voluto fondare nulla, di quelli mitici. Grazie Oreste per tutto. un coraggio esemplare e la sua splendida Scolastico Provinciale di Rimini) ma di aver sempre obbedito fedelmente Martedì 6/11 dovevi venire a San Giorgio Comunità Papa Giovanni XXIII continuerà al compito che il Signore gli indicava, reso Al Signore mancava un raggio di lumi- Credo che per voi don Oreste sia stato, e delle Pertiche per un incontro, e invece ad esserlo perché ogni città torni ad esse- Ricordiamo con stima un grande ope- vivo dalla presenza dei tanti uomini nei nosità immensa che solo tu potevi dargli. sia forse ancora di più in questo momento, verremo noi a salutarti lunedì. Ma tanto, re casa di donne, bambini ed uomini. ratore di pace. Siamo vicini alla Comunità quali egli vedeva il volto di Gesù. Così ti ha preso con lui in paradiso per un ispiratore e un padre spirituale. Conti- niente paura, sei nell’infinito di Dio, e quin- Anna Serafi ni Papa Giovanni XXIII. Don Enzo Zannoni illumimare le nostre giornate. nuate ad essere la sua instancabile voce! di sei anche qui con noi. (Commissione bicamerale per l’infanzia) Segretariato sociale RAI (Comunione e Liberazione FO) Naomi ‘95 Giampietro Stefa no Sa ndrin

6 7 So che il morale è provato dalla scom- Pregherò perché la sua opera e il suo Ha dedicato la propria vita a combattere È stato il primo a gridare, con la sua Le attività portate avanti dalla Associa- Un prete innamorato di Cristo, che ha parsa di Don Oreste. Vi mando un abbraccio pensiero continui con voi sempre come la povertà e l’emarginazione, impegnando- sanguigna passionalità romagnola, che la zione Giovanni XXIII da lui fondata sono saputo saldare il cielo e la terra, sempre fortissimo, confortato dall’idea che la man- espressione della volontà di Gesù, di cui si a favore dei più deboli e degli sfruttati. prostituzione oggi, in Italia ed in occidente, numerose, ed alcune presenti anche in dalla parte degli ultimi. Un grande te- canza fisica di Don Oreste è motivo ulteriore Don Oreste era “innamorato”. Massimo D’Alema (Vice presidente prima d’essere un problema d’ordine pub- Sicilia, e testimoniano tutte il suo spirito stimone di fede, di carità, di giustizia, di per divulgare il suo pensiero cristiano. Antonella Brizi del Consiglio e ministro degli Esteri) blico e di “buoncostume”, è una violenza accogliente e paterno, che ha saputo co- liberazione e di speranze. Un grazie al Dio Lo r e n z o intollerabile, un attacco ai fondamentali municare e trasmettere ai numerosi figli della vita e a Don Oreste per quanto ci ha diritti umani di migliaia di donne, alla loro spirituali. sempre insegnato e per quello che ci la- Un “santo sacerdote”, che nella sua Ha avuto coraggio perché è stato capace libertà al loro diritto all’integrità fisica. To t ò C u f f a r o scia in eredità: stare dalla parte dei poveri Partecipo al dolore per la scomparsa di don azione ha impersonato “un don Orione di amare questa umanità sofferente. E ha Stefania Prestigiacomo (Presidente della Regione siciliana ) in nome del Vangelo. Oreste e nello stesso tempo godo per la gioia vivente”. Mi unisco nella preghiera per portato avanti il suo impegno anche quan- don Mimmo Battaglia (Presidente di saperlo accanto al Padre che ha tanto ama- ringraziare il Signore per questa perla do veniva deriso e criticato, molte volte Mi disse: «Aiutiamoci a liberare gli federazione italiana comunità terapeutiche) to e vicino a fratelli e sorelle che ha aiutato preziosa della sua misericordia donata al veniva sottovalutato. Credo si sia spento Oggi è morto un Santo, un grande be- schiavi». Credo che sia un grande mes- quaggiù. Maria madre dell’amore lo accolga. nostro mondo inquieto. Sono vicino a tutta un faro e la società scende sempre più nel nefattore, veramente un apostolo instan- saggio per questo nostro terzo millennio, Pa dre Dino Ba ttiston (Parrocchia la ‘Famiglia Giovanni XXIII’ che piange la buio. cabile e il modo migliore per onorarlo è La sua vita è stata testimonianza di che eredita come triste deficit e debito Santuario B.V.M. Salus Infirmorum -VI) perdita del padre e fondatore assicuran- don Pierino Gelmini quello di approvare subito la legge contro grande generosità e solidarietà, non vi è d’amore tante schiavitù morali, politiche, dole preghiera affinché possa sviluppare lo sfruttamento che lui voleva. stato giorno in cui don Oreste non si sia umane… un vero prete capace di dare al la preziosa eredità condivisa da vicino con Maria Burani Procaccini instancabilmente speso a favore dei più Anche se pochi, forse, lo ricorderanno Un sacerdote che si è speso fino alla fine ministero sacerdotale quella dignità che per il suo impegno per il disarmo, la pace tale santo sacerdote. deboli e degli emarginati. don Flavio Peloso in favore dei più deboli e dei più umili, e viene dall’incontro feriale con i piccoli, i Pierluigi Castagnetti e la nonviolenza, don Oreste è stato una ha saputo accostarsi alle realtà di disagio poveri, quelli che sono ricordati come gli È stato per tutta la vita dalla parte degli (Direttore generale dell’Opera Don Orione) (Vice presidente della Camera) delle persone che più si è spesa in Italia e e emarginazione con determinazione e “ultimi” del Regno che nella sua vita erano “ultimi’”condividendo il loro dolore e spen- nel mondo, negli ultimi trent’anni, in que- generosità. i “primi”. dendosi senza riserve per difendere i loro sti campi. Non vi è iniziativa in cui la sua Vannino Chiti Sa lva tore M a r tinez diritti e la loro dignità. Dai malati di Aids È stato un apostolo moderno che alle associazione, la Papa Giovanni XXIII, non (Ministro per i Rapporti con (Presidente nazionale di Rinnovamento alle donne costrette a prostituirsi, dalle piaghe del nostro tempo ha offerto il bal- sia stata attivamente presente negli ultimi il Parlamento e le riforme istituzionali) nello Spirito Santo) madri in difficoltà ai barboni a nessuno samo della carità creativa e comunicativa. anni, dall’obiezione di coscienza al servizio Accanto a lui sono stati in molti a dare un Dichiarazioni su don Benzi tratte ha fatto mancare il suo affetto e il suo militare all’opposizione a tutte le guerre Ha lavorato come un umile operaio sostegno. Lo ricorderemo con immensa senso personale a un volontariato corag- dall’agenzia Ansa: Don Benzi ha dimostrato come il servi- in cui l’Italia si è avventurata dalla prima nella vigna del Signore per lasciarci frutti gratitudine. gioso e non sempre gratificante. zio verso gli altri sia un valore da coltivare, guerra del Golfo in poi, dall’obiezione di preziosi di umanità e di civiltà da aiutare a Rosa I er voli no Russo Pa ola Binetti Oggi, chi ha a cuore i più deboli, è più il mattone di una società civile a cui tutti coscienza alle spese militari, all’interposi- crescere. (Sindaco di Napoli) zione nonviolenta dell’operazione Colom- povero. dovrebbero guardare e da cui tutti dovreb- Pa olo De Ca stro (Ministro delle È stato un testimone ostinato, convinto, ba, dall’opposizione a tutte le nuove basi Alessandra Mussolini bero prendere esempio. politiche agricole alimentari e forestali) dell’amore cristiano per i più poveri. militari (compreso l’allargamento della Antonio De Poli Ha portato la fede dove sembrava im- Marcella Lucidi base militare americana di Vicenza) alle possibile che potesse essere portata: nei Don Oreste è stato una grande figura È stata una delle figure più importanti di (Sottosegretario all’Interno) proteste per i continui aumenti delle spese vasti mondi del male, dell’emarginazione, dell’Italia contemporanea: anche la politica Ho visto pochissime persone al mondo una Chiesa attenta ai problemi dei più de- militari a scapito degli interventi sociali. Il della violenza, dell’ingiustizia, della devian- dovrà meditare a lungo sulla lezione che ci trattare allo stesso modo un capo di stato e boli della società, i poveri, gli emarginati, MIR si associa a tutti coloro che si stringo- za, delle droghe, dello sfruttamento, della Don Oreste ha saputo illuminare le ha lasciato. un barbone come faceva don Benzi. Era un i tossicodipendenti, le baby-prostitute. Gli no attorno alla associazione Papa Giovanni prostituzione. Ha fatto capire innanzitutto le strade di quelli che lui chiamava “gli ulti- Pier Ferdinando Casini vero rivoluzionario perché capace di stare dobbiamo tutti moltissimo. Era un uomo XXIII con la quale ha condiviso tante inizia- vittime di questa emarginazione: Cristo era mi” con la carità dei veri apostoli di Cristo. sempre dalla parte di chi soffre. Ogni gior- davvero eccezionale. Per questo la sua tive nonviolente negli ultimi decenni e si vicino a loro, Cristo era capace di condivi- La sua testimonianza e la sua opera no sapeva rimettersi e rimettere tutto in opera ed il suo straordinario attivismo non augura che cresca l’impegno per la pace di È morta una persona che ha lavorato dere la situazione di ciascuno di loro. hanno creato un fronte tra la Chiesa e la discussione. Un grande padre per noi tutti devono essere dispersi. tutti coloro che ricordano oggi Don Oreste molto per il prossimo, veramente molto. Luigi Negri società, conquistandosi la stima ed il ri- e per l’intera comunità cristiana. Ra f f a ele Bona nni come un autentico “costruttore di pace”. E non solo in Italia ma anche nei paesi più (Vescovo di San Marino-Montefeltro) spetto da parte dei laici. Stefa no Vita li (Segretario generale della Cisl) Ilaria Ciriaci (Presidente del MIR) poveri del mondo. Silvio Berlusconi Roma no Pr odi (Presidente del Consiglio) (Assessore comunale di Rimini) Testimone della speranza e della volon- Un uomo di grande fede, ma al tempo Quando ci vedevamo mi abbracciavi e mi tà di riscatto di tante donne e tanti giovani stesso capace d’incontrare la laicità (…) Don Oreste Benzi era un romagnolo. dicevi: «Ciao bel sorriso». Don per grazia di Ha dedicato la sua vita agli emarginati Ogni singolo istante della vita di don che, nel suo forte impegno religioso, Obbediente alla sua Chiesa, ma capace Della sua origine conservava e manife- Dio intercedi per me presso di Lui affinché e per loro è stato un importante punto di Oreste è stato un invito al coraggio. ideale e civile hanno trovato un sicuro ri- di abitare i luoghi della trasgressione, a stava una generosità senza limiti; per noi io non abbia paura di combattere la buona riferimento. Alberto Ravaioli (Sindaco di Rimini) ferimento per riconquistare la loro dignità fianco delle persone più deboli e fragili. In “persone perbene” a volte esagerata. Ma battaglia divina a favore di chi il Signore Walter Veltroni (Sindaco di Roma) umana e il loro posto nella società. grado di frequentare le stanze del potere, solo per la sua esagerazione oggi siamo porrà sulla mia strada, specialmente dei Un uomo e un sacerdote che con co- Giorgio Napolitano senza dimenticare che erano le stanze ricchi di tante iniziative a favore degli ulti- poveri, i piccoli, i sofferenti in ogni istante Un sacerdote che ha dedicato instanca- raggio, passione e intelligenza ha fatto del (Presidente della Repubblica) e le case dei più poveri, quelle davvero mi. Del Signore parlava in ogni occasione, Dio lo voglia. Don abbracciami forte ancora bilmente la sua vita agli emarginati e ai più proprio impegno sacerdotale al servizio importanti. Impegnato per la legalità, sen- con la fiducia di un figlio, con l’amore di affinché possa sentire forte l’aiuto e la deboli, di cui è stato anche la voce. dei giovani, degli emarginati e degli ultimi Si è sempre battuto, con passione, per il za rinunciare mai a lottare per leggi più un discepolo. Don Benzi è stato un te- forza di Dio ora che tu sei lì presso di Lui a Vasco Errani del mondo una missione anche civile che riscatto degli “ultimi” e contro ogni forma giuste e umane. In un’epoca in cui prevale stimone credibile, perché era sempre il dirmi come sulla Terra «Che bello! Siamo (Presidente della Regione lascia una preziosa eredità al Paese intero. di esclusione sociale. l’individualismo, don Oreste ha tenace- capofila di ogni iniziativa. una grande famiglia, siamo tanti!». Emilia Romagna unitamente Filippo Pena ti Ba r ba r a Pol l a str i ni mente promosso e costruito il ‘noi’. Mons. Benito Cocchi Max a tutta la Giunta regionale) (Presidente della Provincia di Milano) (Ministro per i Diritti e le Pari Opportunità) don Luigi Ciotti (Arcivescovo di Modena)

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CARDI NAL I , VESCOVI , CENTI NAI A DI SACERDOTI E DIECIMILA PERSONE DI OGNI ETÀ, ETNIA E CONDIZIONE SOCIALE HANNO VOLUTO PARTECIPARE ALLA COMMOVENTE MESSA ESEQUIALE PER DON ORESTE L’ I N G R ESSO Il feretro è stato portato di Alessio Zamboni fino ai piedi dell’altare dai responsabili di zona, in rappresentanza di tutta la Comunità uando, alle 9,35 di lunedì 5 novembre, il feretro ap- Papa Giovanni XXIII pare sulla soglia, portato sulle spalle dai responsa- DANIELE CALISESI DANIELE Qbili di zona della Comunità Papa Giovanni XXIII, il LA M ESSA AL PALACONGRESSI DI RIMINI Palacongressi di Rimini è invaso da un lungo commosso applauso. Manca ancora un’ora all’inizio della messa, ma la grande sala è ggiàià quasiquasi ppiena e ben presto il fi ume di persone che continuacontinua ad aafffl uuire verrà deviato in un’altra sala dove po- trà seguireseguire la celebrazionece sul maxischermo. In un primo temtempopo ilil ffuneraleuneral di don Oreste era previsto nel Duomo di Rimini, popoii la CComunitào ha concordato con la Curia dioce- ssanaana di spspostarloostarlo al Palacongressi per dare la possibilità a Vieni SERVO tutti di partecipare.partecipa Un luogo certo insolito per un funerale, ma così familiarfamiliaree per chi proprio in quest’area dell’ex Fiera hhaa condiviso cconon don Oreste intensi momenti di preghie- ra e di conconfrontofront in occasione della “Tre giorni” annuale dedellalla ComunitàComunità,, o appassionati appelli in favore dei picco- buono e fedele lli,i, dedegligli uultimi,ltimi, ddegli oppressi durante i tanti convegni da

10 11 DANIELE CALISESI DANIELE DANIELE CALISESI DANIELE L’ I N TER P R ETE Durante la messa una interprete traduceva per le persone sorde utilizzando il linguaggio dei segni. Don Oreste aveva recentemente scritto al Papa per chiedere che questa lingua fosse introdotta ufficialmente MADRE CHIESA - La messa, presieduta dal vescovo di nella liturgia Rimini mons. Francesco Lambiasi, è stata concelebrata dai cardinali Ersilio Tonini, arcivescovo emerito di Ravenna, Carlo Caffarra, vescovo dell’Arcidiocesi di Bologna, Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, e da numerosi IL TELEGRAMMA DEL SANTO PADRE vescovi: Giuseppe Betori, segretario generale della Cei, Albert Malcom Ranjith Patabendige, segretario della Congregazione per «Umile e povero il culto divino e la disciplina dei sacramenti, Luigi Negri, vescovo di San Marino-Montefeltro, Mariano De Nicolò, vescovo emerito di sacerdote di Cristo» Rimini, Antonio Lanfranchi, vescovo di Cesena-Sarsina, Giancarlo Appresa con tristezza la notizia della morte di don Vecerrica, vescovo di Fabriano-Matelica, Elio Sgreccia, presiden- Oreste Benzi, umile e povero sacerdote di Cristo, be- te della Pontificia Accademia per la vita, Lino Pizzi, vescovo di nemerito fondatore e presidente della Comunità Papa Forlì-Bertinori, Gastone Simoni, vescovo di Prato, mons. Giovanni Giovanni XXIII, il Santo Padre desidera esprimere vive D’Ercole della segreteria di Stato Vaticana. Erano presenti inoltre circa 400 sacerdoti condoglianze a quanti piangono la sua improvvisa scomparsa, ricordandone l’intensa vita pastorale come parroco e, in seguito, come infaticabile apostolo della lui promossi per scuotere le coscienze intorpidite e carità a favore degli ultimi e degli indifesi, facendosi rilanciare il progetto di una società diversa, di nuovi carico di tanti gravi problemi sociali che affl iggono il mondo contemporaneo. mondi vitali fondati non sulla ricerca del proprio tor- Sua Santità, mentre eleva fervide preghiere di suffragio naconto personale ma sull’amore gratuito. per il riposo eterno del compianto presbitero, fedele alla sua vocazione e sempre docile servitore della DIECIMILA PERSONE SONO ACCORSE PER QUESTO Chiesa, invoca dalla bontà divina sostegno e speranza PARTICOLARE “CONVEGNO”. Questa volta non per cristiana per l’intera sua famiglia spirituale e codesta ascoltare la sua voce, ma per rendere omaggio alla diocesi, colpite da così grave perdita, e con affetto invia sua vita, offerta a Dio e donata ai fratelli. a tutti confortatrice benedizione apostolica nella fede della risurrezione in Cristo. Un ambiente sobrio, essenziale, com’era nel suo cardinale Tarcisio Bertone stile. Sullo sfondo un crocifi sso, l’icona di Gesù che Segretario di Stato di Sua Santità porta una pecorella sulle spalle, una citazione del Salmo 119: «La tua parola è luce sul mio cammino». CALISESI DANIELE Giorgio, diacono, da tanti anni animatore tra i gio- vani nella Comunità, annuncia che inizia la recita del Ro- cumenti. Lui mi ha fatto conoscere la stupenda famiglia de fortemente voluta da don Oreste, che il 21 ottobre aveva al termine della sua vita l’uomo possa dire: Tutto è com- sario con i commenti ai “misteri della luce” scritti dallo di Antonio e Gianna e con loro ho superato tutti questi consegnato personalmente al cardinal Bertone una lettera piuto, come Gesù sulla croce. L’importante è sentirsi dire stesso don Oreste nel libro “Il sì di Maria”. problemi». indirizzata al Papa con la richiesta che la “lingua dei se- dopo la morte, da Gesù: Vieni, servo buono e fedele». Tra un mistero e l’altro si alternano brevi testimonianze «Grazie per come ci hai sbriciolato il Vangelo facendo- gni” sia riconosciuta uffi cialmente dallo Stato Pontifi cio e Il feretro è lì per terra, ai piedi dell’altare dove si celebra di chi vuole ringraziare, invocare, raccontare come don celo comprendere» interviene una ragazza. inserita nelle celebrazioni e negli incontri ecclesiali. quel sacrifi cio eucaristico che don Oreste tanto amava. Oreste è stato importante per la sua vita. «Sono una ex schiava del racket. Prego padre don Ben- Entra la lunga fi la dei concelebranti, e comincia la messa, Sui volti c’è raccoglimento, sofferenza, ma non dispera- «Grazie per la scuola materna, che defi nivi “pupilla zi per liberare tutte le schiave, aiutaci dal cielo!» invoca presieduta da monsignor Francesco Lambiasi, vescovo di zione. Anche nell’omelia il vescovo sceglie di parlare ai della parrocchia”– dice una parrocchiana della Resurre- Adelina. Rimini. «Mi rivolgo a voi, fratelli, e a voi fratellini della piccoli, ai semplici, e così riesce a toccare il cuore di tutti. zione –. Ti affi diamo don Elio. Hai voluto morire tra le Comunità Papa Giovanni XXIII, fi gli prediletti di don Ore- Un bel regalo per don Oreste. sue braccia». ALLE 10,35 FINISCE LA RECITA DEL ROSARIO. «Lodate il ste – esordisce il vescovo –. Sono qui per fare Pasqua, per Alla fi ne mons. Rylko, presidente di quel Pontifi cio «Questo uomo mandato da Dio era come un padre per Signore perché è buono, perché eterna è la sua misericor- celebrare la morte di don Oreste come l’ha vista e vissuta consiglio dei laici (è sua la fi rma del decreto che nel 2004 me, un nonno per mia fi glia – racconta Blessy, nigeriana dia» canta il coro mentre un’interprete traduce le parole lui. E lui ne parlava così: “Non è la durata della vita che la ha riconosciuto la Comunità Papa Giovanni XXIII come –. Sono arrivata qui senza casa, senza lavoro, senza do- con il linguaggio dei segni. Un’attenzione alle persone sor- rende accettabile, ma il suo signifi cato. L’importante è che associazione internazionale di fedeli di diritto pontifi cio)

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LA LETTERA INVIATA DALLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA AL VESCOVO DI RIMINI «Uomo di Dio e quindi dei poveri» A Lei, Eccellenza, e al presbiterio della diocesi di Ri- mini, come pure ai Responsabili e Membri dell’Asso-

DANIELE CALISESI DANIELE ciazione “Comunità Papa Giovanni XXIII” esprimiamo il più sentito cordoglio per la scomparsa di Don Oreste Benzi, fondatore di questa provvida iniziativa apostolica e caritativa, che arricchisce con la sua presenza e atti- vità la vita della Chiesa in Italia e nel mondo, rendendo un prezioso servizio alla società umana nella cura dei più poveri e indifesi e nella condivisione diretta con gli ultimi. Ricordiamo con particolare riconoscenza la testimo- DANIELE CALISESI DANIELE

DANIELE CALISESI DANIELE nianza di un grande ed esemplare sacerdote, uomo di Dio e quindi dei poveri, che ha saputo proporre un’esperienza di fede capace di interpellare, con la legge il telegramma di Benedetto XVI, che defi nisce don RI CCARDO GHI N ELLI radicalità della sua testimonianza, il cuore di tante Oreste «umile e povero sacerdote di Cristo, instancabile persone, attirando l’attenzione sulle condizioni dei più apostolo della carità a favore degli ultimi e degli indifesi». svantaggiati e di quanti soffrono nelle condizioni di Poi mons. Betori, segretario della Conferenza episcopale tossicodipendenza, di prostituzione e di emarginazione. italiana, legge il messaggio della CEI. A Paolo Ramonda, Particolarmente signifi cativa è stata la sua azione a vice responsabile generale della Comunità, chiamato a contrastare la piaga dell’aborto, con effi caci misure di sostituire don Oreste fi no all’elezione del nuovo respon- sostegno all’accoglienza della vita e con la preoccupa- sabile, è affi dato il saluto fi nale. zione di offrire a tutti validi ambienti di affetto ed edu- cazione mediante la promozione di case-famiglia. In lui Torna il silenzio. I celebranti scendono e si chinano a abbiamo potuto cogliere una mirabile convergenza di salutare l’“umile e povero sacerdote di Cristo”. Poi i sa- decided to follow Jesus», ho deciso di seguire Gesù. Ma adesione senza riserve alla Chiesa e alla sua dottrina e cerdoti della Comunità se lo caricano sulle spalle e il fere- lo cantano in maniera diversa dal solito, struggente. Im- di servizio disinteressato alla persona umana. tro si avvia lentamente verso l’uscita salutato da un altro possibile trattenere le lacrime. Grati al Signore per quanto Egli ha donato alla Chiesa lungo applauso. Poi, piano piano, sui volti riappare un’espressione se- attraverso la vita e l’opera di Don Benzi, affi diamo al rena. Sul marmo bianco, tra i fi ori, c’è quel suo viso che ricordo e alla preghiera delle comunità cristiane il suo L’APPUNTAMENTO È AL CIMITERO DI RIMINI. Una tomba ti guarda e sorride. «La morte non esiste – ci ha scritto incontro con il Padre celeste. semplice, sul prato, all’ombra dei pini. A pochi metri c’è su Pane Quotidiano il 2 novembre – perché appena chiu- + Angelo Bagnasco una statua del “Poverello di Assisi” con le braccia tese, do gli occhi a questa terra mi apro all’infi nito di Dio. La Presidente della Conferenza Episcopale Italiana quasi ad accoglierlo. In molti arrivano anche qui per assi- morte è il momento dell’abbraccio col Padre, atteso inten- SAN FRAN CESCO - A pochi metri dalla tomba + Giuseppe Betori stere alla sepoltura. Da un gruppo di ragazze nigeriane si samente nel cuore di ogni uomo, nel cuore di ogni creatu- Segretario Generale leva quel canto divenuto simbolo di liberazione: «I have ra». Grazie, don Oreste. di don Oreste c’è una statua del “Poverello di Assisi” che sembra accoglierlo a braccia tese

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arissimi, fratellini, mi rivolgo a voi, perché mi pare sentato dal Signore con questa richiesta, è andato da sua di leggervi negli occhi e nel cuore due domande, Madre. E si è presentato con una lista di fi rme: aveva rac- Calle quali vorrei cercare di dare una mia risposta. colto le fi rme di tutti i santi. E deve averle detto: «Ecco La prima domanda è: perché don Oreste è stato chiama- qua: ho organizzato una raccolta di fi rme a favore di don to dal Signore al grande appuntamento proprio il 2 novem- Oreste. Non ce la fa più. Madre Santa – avrà detto Gio- bre alle 2 di notte? Io me lo sono chiesto subito, quando vanni Paolo rivolgendosi alla Madonna – insisti, intercedi sono accorso al suo capezzale; la salma era stata appena presso tuo Figlio. Digli che la giornata più bella per far composta e don Oreste era deceduto da appena qualche venire su don Oreste è il giorno di tutti i Santi». Secondo ora. Mi hanno detto – don Nevio, don Elio – che aveva me don Oreste deve aver percepito qualcosa, che si stava chiamato e poi, in un batter d’occhio, ha risposto «Ecco- decidendo l’ultimo appuntamento. E l’ultima preghiera mi!» al Signore, e se ne è andato. dev’essere stata: «Signore, devo andare ancora in Brasile, Mentre pregavamo, celebravamo ho un viaggio da fare. Fammi fare al- la liturgia delle lodi, recitavamo il meno l’ultimo Natale quaggiù...». IL VESCOVO: rosario, spesso facevo fatica a rimare E poi si sarà messa di mezzo Maria, «DOBBIAMO FUGGIRE raccolto e davanti a lui mi veniva da che avrà detto: «Don Oreste, guarda, chiedermi: «Ma, don Oreste, chissà non ce la faccio! Ci sono le fi rme di LA TENTAZIONE perché il Signore ti ha chiamato pro- tutti i santi!». DI UNA LETTURA “BUONISTA” prio all’inizio del giorno di tutti i «No, ma io... venire su in Paradi- DELLA VITA DI DON ORESTE» defunti? Ti poteva chiamare ieri, che so il giorno di tutti i santi... troppo era il giorno di tutti i Santi!». onore per me. Fatemi venire il gior- E allora mi sono immaginato che no di tutti i defunti». Maria deve le cose devono essere andate più o CALISESI DANIELE aver avuto un momento di perples- meno così: si era formata, già da tempo, una lunga pro- sità, perché da una parte c’erano le preghiere di tutti i cessione di santi. Immagino che il primo debba essere santi, dall’altra solo don Oreste. Uno contro tutti... Ma stato don Tonino Bello, grande amico di don Oreste, mor- poi subito si sarà rivolta allo Spirito Santo e avrà risolto to il 25 aprile 1993. E immagino che don Tonino, quando il problema. «Facciamo così: alle prime ore del 2 novem- IL SEGRETO si sarà presentato davanti al Signore, dopo avergli detto bre. Così a Rimini, alla Grotta Rossa, saranno appena le «Grazie!» perché gli aveva spalancato le porte del Para- 2, ma nelle altre comunità della Papa Giovanni che sono diso, deve avergli subito detto: «Signore, c’è un nostro ad ovest, in Brasile, sarà ancora il giorno di tutti i Santi. amico laggiù, don Oreste Benzi. L’ho visto stanco, vedi Così tutti saranno felici e contenti». Io rispondo così alla di dargli subito il meritato riposo». E il Signore gli deve vostra prima domanda. di don Oreste aver risposto: «Grazie, don Tonino, ci penso io: non è an- cora giunta la sua ora». PASSO SUBITO ALLA SECONDA: QUAL È STATO IL SE- dii monsignor Francesco Lambiasi Poi deve essere salita su Madre Teresa di Calcutta, il 5 GRETO DI DON ORESTE? Provo a dirvelo con un sogno. settembre del 1997. E lì la stessa raccomandazione: «Si- In questi giorni, dopo la santa morte di don Oreste, sono gnore, ho incontrato don Oreste, non ce la fa più! Dagli andato a rileggermi un libro che mi è molto caro, intito- il meritato riposo». «Madre Teresa, grazie. Però, non è lato Oscar e la dama in rosa. Narra la storia di un bambino ancora giunta la sua ora». malato di leucemia, che sa di essere ai suoi ultimi giorni Poi è salito Helder Camara, e ancora la stessa a preghie- di vita e che, per la prima volta, fa l’esperienza dell’in- ra, e la stessa risposta. contro con il Crocifi sso di cui i genitori non gli avevano PUBBLICHIAMO IL TESTO Nel frattempo, si andava formando la beata compagnia mai parlato. dei nostri fratelli riminesi. DELL’OMELIA PRONUNCIATA Dopo Alberto Marvelli e Carla Sarà per don Oreste appena morto, sarà per le pagi- Ronci, sono saliti su in cielo Anna Masi, Lella Ugolini, ne di quel libro ripreso tra le mani prima di addormen- DAL VESCOVO DI RIMINI Sandra Sabattini, della vostra comunità, Caterina Gam- tarmi, la notte scorsa ho sognato il piccolo Oscar che mi DURANTE LA MESSA ESEQUIALE buti, Dario Beltrambini. E io penso che loro pure abbiano raccontava la sua scoperta di Gesù proprio grazie a Don DEL 5 NOVEMBRE parlato al Signore di don Oreste, e gli avranno fatto la Oreste. E questa mattina l’ho scritto. stessa richiesta. E penso che avranno avuto la stessa ri- «Don Oreste mi ha vestito come se si partisse per il Polo sposta: «Non è ancora giunta la sua ora». Nord, mi ha preso fra le sue braccia e mi ha accompagna- Ma le cose devono essere cambiate quando è salito su to alla cappella che si trova in fondo al parco dell’ospeda- Giovanni Paolo II, che ha preso la scorciatoia: non si è pre- le, oltre i prati gelati. È stato un colpo quando ho visto la VIVIANA VIALI

16 17 statua del Crocifi sso, quasi nudo, magro «Fratello, sorella, non lasciarti inquinare dal calcolo di magro, sulla croce, con delle ferite dap- quanto puoi guadagnare o perdere negli atti che compi, pertutto, con il volto sanguinante sotto le chiediti solo quanto puoi amare gratuitamente. Meno ri- spine e la testa che non stava nemmeno cevi, tanto più sei gratuito; tanto più sei fi glio di Dio che più sul collo. Mi ha dato da pensare. Mi ama gratuitamente. Dio, quando ci ha creati, non ha pen- sono sentito rivoltare. Se fossi Dio, io non sato a quanto avrebbe guadagnato creandoci. Così tu non mi sarei lasciato ridurre a quel modo! Don pensare a quanto puoi ricevere ma pensa a quanta gioia Oreste, sia serio: lei che è un prete tanto dai perché sei stato creato a immagine e somiglianza di buono, come fa a fi darsi di quello lì?» Dio. Il segno che sei in questa ottica è l’invitare alle tue «Perché, Oscar? – ha risposto don Ore- feste i ciechi e gli storpi, tutti coloro che non ti possono ste con un sorriso – Daresti più credito a dare il contraccambio».

Dio se vedessi un culturista con la pelle RI CCARDO GHI N ELLI unta d’olio, i capelli corti e i muscoli gonfi MA ORA DOBBIAMO, SOPRATTUTTO NOI ADULTI, CER- che ne fanno risaltare la potenza? Rifl etti, CARE DI SFUGGIRE ALLA TENTAZIONE DI UNA LETTURA alla comunità politica. Sempre il 19 scorso a Pisa ha detto: Oscar, a chi ti senti più vicino? A un Dio “BUONISTA” DELLA VITA DI DON ORESTE. Per questo non ci «L’interesse di partito, l’interesse del potere, l’interesse che non prova niente o a un Dio che sof- resta che imboccare la strada di una interpretazione “pro- delle stanze dei bottoni e tutto ciò che è collegato ad esso

fre?». RI CCARDO GHI N ELLI fetica” della sua vita e del suo messaggio, tentando di ve- è diventato la coscienza pratica e attuativa, e così si ha il «A quello che soffre ovviamente. Ma se PROFETA E M ESSAGGERO DI DIO - Così mons. Lambiasi ha definito don dere cosa ci vuol dire il Signore attraverso la vita, l’opera tradimento della rivoluzione cristiana, come dice Bene- fossi lui, se fossi Dio, se come lui avessi i Oreste, sottolineando che «per evitare letture accomodanti, non ci resta che prendere e la morte di don Oreste, profeta e messaggero di Dio. E detto XVI, della rivoluzione di Dio. Oggi 100mila donne di peso, sine glossa, senza spiegazione, i suoi appelli più insistenti e provocanti» mezzi, io avrei evitato di soffrire». per evitare letture accomodanti, non ci resta che prendere sono tenute sotto sfruttamento in Italia. Vergogna! Perché «Ascolta, Oscar. Guarda meglio il suo di peso, sine glossa, senza spiegazione, i suoi appelli più viene mantenuto un massacro, un orrore simile? Non si viso. Osserva: sembra che soffra?». insistenti e provocanti. vuole perdere il voto di milioni di clienti…». «No, non sembra che abbia male. Ma è curioso: ha il sta vedere quanto ci ama Gesù: «Dio infatti – è sempre il Ecco un fascio di alcuni messaggi rivolti innanzitutto a Questo messaggio però riguarda anche i cittadini: viso buono come il tuo, don Oreste, e anche il tuo sorriso Vangelo di Giovanni – ha tanto amato il mondo da dare il noi, fratelli e sorelle nella fede. «Come potete voi italiani scandalizzarvi della tratta delle gli somiglia tanto». suo Figlio unigenito». Nella settimana sociale che si è svolta a Pisa il 19 ot- schiave romene quando sono italiani coloro che pagano «Vedi, Oscar, bisogna distinguere: c’è la croce come vio- Tutta la vita di Don Oreste si è svolta alla luce di questa tobre scorso don Oreste ha preso la parola e ha detto te- per possedere delle ragazzine di 14 anni?». lenza e c’è la croce come amore: la violenza la si subisce, scoperta: i suoi oltre 15 anni come padre spirituale in se- stualmente: «Il nemico del bene comune è… cioè siamo, Ma, per concludere, ritorniamo al cuore della vita e l’amore lo si sceglie. È l’amore, Oscar, quello che ci salva». minario, gli anni dedicati all’insegnamento della religio- noi cattolici. In che senso? Ovunque ci si gira si è persa, dell’opera di Don Oreste. ne e all’assistenza dei giovanissimi di Azione Cattolica, i si è sbriciolata e poi è scomparsa la coscienza di essere LA SCOPERTA CHE DON ORESTE AVEVA FATTO FIN DA lunghissimi anni come parroco e soprattutto come fon- popolo di Dio, con una missione di salvezza da portare». COME GESÙ, DON ORESTE NON SI APPARTENEVA: QUAN- BAMBINO È STATA QUELLA DELL’AMORE DI GESÙ CROCI- datore e animatore della Comunità Papa Giovanni XXIII. E poi pensando a quanti si impegnano nella pastorale TO SI SENTIVA DI APPARTENERE A DIO, TANTO SENTIVA DI FISSO. Ha sempre creduto che la fede cristiana non è una Tutta la straordinaria, infaticabile opera di Don Oreste – a della carità ecco – permettetemi e mi permetta lui – un’al- APPARTENERE AI POVERI. Era tanto vicino a tutti, quanto serie di idee vaghe e complicate: è una persona, Cristo; è favore della vita non ancora nata, dell’umanità emargina- tra sferzata: «Coloro che organizzano nella Chiesa le ope- era distaccato e libero da tutti. Ed era tanto più unito a la storia della sua croce e risurrezione. Don Oreste aveva ta, umiliata e calpestata, a favore della pace e del rispetto re di carità e non vivono la relazione d’amore con Dio, tutti e a ciascuno, quanto più era unito a Dio. voluto dedicare la sua parrocchia alla Resurrezione. Ha dei diritti umani, a cominciare da quello della libertà reli- diventano impiegati della carità: è un pianto. L’amore di Ascoltiamo ancora le sue parole: «Per stare in piedi, bi- sempre creduto e predicato con le parole e con gesti co- giosa, a favore dei giovani che oggi rischiano di affondare Cristo ci spinge a convertirci da impiegati a innamorati sogna stare in ginocchio, perché sa stare del tutto con i erenti e concreti il cuore della fede: ciò che ha reso capa- nelle sabbie mobili di un nichilismo ammorbante – tutto di Cristo per portare la salvezza a tutti». Questo l’ave- poveri chi sa stare del tutto con il Signore». ce di salvezza lo sconfi nato dolore di Gesù è stato il suo ha avuto come unico fi ne e scopo fare di Cristo il cuore va già scritto e lo leggeremo tra qualche giorno sul Pane Ora, fratelli e sorelle tutti, riprendiamo a pregare. amore, con cui ha trasformato la violenza di una condan- del mondo, e per questo farne il centro del nostro cuore. Quotidiano. Donaci, Signore, Don Oreste come fratello che ci accom- na totalmente ingiustifi cata in una dedizione totalmente L’amore di Dio: questo è stato il segreto della vita di Un messaggio tra i tantissimi per la sua comunità: «Se pagni nel nostro cammino di fede e di santifi cazione. gratuita. Gesù, con la sua sconfi nata bontà, ha trasfi gura- Don Oreste. Ecco come lui stesso ne parla nel commento venissi interrogato se Cristo ha forza sì o no nel cambia- E vorrei anche fare ad alta voce una preghiera come ve- to la crudeltà in amore, ha convertito l’odio in perdono. preparato per il Vangelo di questa giornata, nel libretto mento di vita delle sorelle e dei fratelli della Comunità scovo di questa Diocesi e come amico personale di don «Avendo amato i suoi discepoli – dice l’evangelista Gio- che la Papa Giovanni, la Diocesi di Rimini e molti cono- Papa Giovanni, direi che in certi fratelli e sorelle non ha Oreste, lui che mi aveva tanto incoraggiato ad accettare vanni – che erano nel mondo, li amò sino alla fi ne», cioè scono molto bene: è il Pane Quotidiano al quale lui si de- forza, perché non è presente nella loro vita e quindi non questo incarico e mi aveva detto che mi avrebbe aiutato: fi no al limite estremo dell’amore. Non c’è infatti amore dicava personalmente, magari tra un volo e l’altro, per infl uisce; in altri è tanto forte quanto il rimorso di non caro Don Oreste, fa’ presto a riposarti, e torna subito a più grande: se è un grande amore quello di fare del bene commentare le letture di ogni giorno. E noi poco fa abbia- viverlo; in altri invece ha fatto tanta presa che il modo di darci una mano. Ora non avrai più bisogno né del rosario alle persone amate, è amore ancora più grande quello di mo letto non un Vangelo scelto a caso o scelto apposta, vivere è solo quello di Gesù; in altri, infi ne, si vede bene né del cellulare. Ci contiamo: certamente tu non te ne re- soffrire per loro. ma proprio il Vangelo che oggi si legge in tutte le chiese che chiunque è in Cristo è una nuova creatura: l’uomo sterai con le mani conserte. Allora vieni presto e datti da Per sapere, quindi, quanto Gesù ci ama, basta vedere del mondo, per sentirci più uniti, perché è la Parola del vecchio non c’è più». fare... (Testo raccolto dalla registrazione dell’omelia a cura di Marco quanto ha sofferto! E per sapere quanto ci ama Dio, ba- Signore che unisce tutti. Ma don Oreste ha parlato e continua a parlare anche Scarmagnani con il consenso dell’autore)

18 19 SPECIALE VIVIANA VIALI per accogliere il tuo ultimo sì, il tuo defi nitivo «Eccomi, Signore». «Quando dai una festa invita poveri, storpi, zoppi, ciechi e sarai beato perché non hanno da ricambiarti», sono le parole del Vangelo di lunedì 5 novembre 2007, il giorno stabilito per il funerale, lì, preparate dalla liturgia per suggellare la tua vita consumata senza risparmio proprio per loro. Alla tua festa non potevano quindi mancare proprio i piccoli, i poveri, i tuoi “fratellini”, come il vescovo Fran- cesco li ha salutati a nome tuo. E l’amore che ci lega ad ognuno di essi ci ha dato la forza e la determinazione, seppure con la voce rotta dalla commozione e con gli oc- chi rossi di pianto, di chiedere di celebrare la tua ultima Messa in un luogo accessibile a tutti. Vincendo resistenze

e paure, con l’incoscienza pratica imparata proprio da VIVIANA VIALI te che ci ripetevi continuamente: «Le cose belle prima si fanno, poi si pensano!». I SACERDOTI - Al termine dell’Eucaristia sono i sacerdoti della Comunità a portare il feretro fuori dal Palacongressi E QUANDO IL VESCOVO FRANCESCO CI HA CONFERMATO LA SCELTA DI CELEBRARE LE TUE ESEQUIE AL PALACON- GRESSI DI RI MI N I , ci siamo resi progressivamente conto che Gesù si era mosso ben prima di noi e stava tramu- stimonianza viva di una Chiesa unita e riconoscente al tando la povera acqua delle nostre giare nel buon vino suo Sposo. di nozze. Abbiamo trovato l’altare già apparecchiato, il salone E LA FESTA PER DAVVERO SI È TRAMUTATA IN CANTO… preparato, gli amici del Rinnovamento nello Spirito San- Mi sono venute alla mente le parole dell’omelia della tua I RETROSCENA DELLA GRANDE CELEBRAZIONE LITURGICA DI COMMIATO A DON ORESTE to, lì riuniti nei giorni precedenti per la propria Confe- ultima Eucaristia del sabato precedente, durante quella renza nazionale animatori, pronti a lasciarci la grande Messa che non ti sei mai stancato di richiamarci come sala non solo ordinata e pronta, ma già intrisa di pre- momento essenziale della nostra vita comunitaria. ghiere e di canti, quasi fosse una grande chiesa in attesa Ci avevi parlato di simpatia, sintonia, sinfonia. Pro- del tuo arrivo. prio quello di cui abbiamo fatto esperienza con stupore Sullo sfondo del palco una grande scritta, una citazio- nell’ultimo saluto. ne dal salmo 119, a te tanto cara: «La tua Parola è luce sul Stupore alle parole del Vescovo Francesco, capaci di far mio cammino»; all’altro lato un grande crocifi sso, segno risuonare in ciascuno di noi la stessa vicinanza, lo stesso Ven it e, t u t t o è PRONTO! dell’amore smisurato di Gesù che ci chiede di far sul se- legame con te. rio, per davvero. Stupore davanti alla sua scelta di usare le parole sem- di Stefano Gasparini aro don Oreste, Ma non bastava il luogo. Tu hai sempre amato una plici della preghiera eucaristica per i fanciulli, in sintonia hai amato nel più profondo del tuo essere la San- bella liturgia, canto di un popolo in festa, dove il posto col tuo modo di parlare a tutti dell’amore di Dio. Cta Messa ed il Signore ha voluto personalmente privilegiato, i primi posti, sono riservati ai cosiddetti ul- Stupore nell’accorgermi di essere parte di una sinfonia coinvolgersi per rendere possibile per te la più bella Eu- timi, a coloro che non contano, che non trovano le se- di voci e di cuori attorno al tuo feretro e vederti non na- CHI HA CURATO L’ORGANIZZAZIONE caristia nel giorno della tua Pasqua! die riservate e fanno sempre la fi la. Il Signore ci ha fatto scosto lì ma in piedi, con l’ostia consacrata tra le mani, DEL FUNERALE SI È TROVATO DI FRONTE Tutti siamo rimasti colpiti e commossi nel leggere le trovare amici capaci e premurosi che si sono mobilitati in quel gesto dell’elevazione che negli ultimi anni si era parole che hai preparato mesi addietro come commento subito per rendere possibile questo grande raduno di così tanto prolungato nella contemplazione interminabi- AD UN SUSSEGUIRSI DI “SEGNI” alla Parola del giorno della tua morte: «Nel momento in popolo, che a te piaceva defi nire vero solo se capace di le dell’innamorato. TANTO DA FAR PENSARE cui chiuderò gli occhi…». avanzare al passo dell’ultimo. Il servizio d’ordine degli E la Madonna, che mai ti ha lasciato solo, ha voluto ac- CHE TUTTO FOSSE GIÀ PREPARATO Ho avuto la grazia e il dono di essere testimone di altri amici di Comunione e Liberazione, la dedizione dei tuoi compagnarti anche nell’ultimo tratto di strada, quando, evidenti “segni” che nella fede non possono e non devo- parrocchiani, il servizio liturgico dei giovani seminari- sulle spalle dei tuoi confratelli sacerdoti della Comunità, PER QUESTO INTENSO MOMENTO no essere letti come puro caso o sorprendente coinciden- sti, la pronta disponibilità delle sorelle della Piccola Fa- ha unito la sua voce a quella di tutti noi: «Mi alma canta, za. Ne sono certo: il Signore da tempo aveva preparato miglia di Montetauro di Coriano, i tanti volontari che ci canta la grandezza del Seňor». il momento, il luogo e il modo di fare festa tutti assieme hanno affi ancato, sono stati per la nostra Comunità te- Rimani a noi vicino, don. Ci contiamo.

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IN 25.000 DAL 2 AL 4 NOVEMBRE, TRA CANTI E PREGHIERE, SONO STATI ALLA CA M ERA A RD EN TE

DOM ANI RI CCARDO GHI N ELLI DANIELE CALISESI DANIELE

mi riposo CALISESI DANIELE DANIELE CALISESI DANIELE

ALLA CHIESA n vero padre,padre, cheche hhaa sasaputoputo tenten-- VIVIANA VIALI deredere llee susuee brbracciaaccia e trtrasmette-asmette- DELLA PARROCCHIAA Ure gioia e speranza, illuminato “LA RESURREZIONE”, dal quel gran sorriso che donavi sia PER TRE GIORNI UN FLUSSO all’uomo considerato onorevole, sia ININTERROTTO DI PERSONE all’uomo diseredato, al reietto. Ti ricordo con il colbacco nero, l’in- COMMOSSE DI OGNI ETÀ separabile amico invernale appog- E CONDIZIONE È ANDATO giato distrattamente sul capo, dal A SALUTARE IL FRATELLO, quale spuntavano i capelli argentati PADRE, NONNO ORESTE un po’ scapigliati. Certo non cura- vi molto il look. Quegli occhialoni, dalle lenti spesso annebbiate che di Nicoletta Pasqualini qualcuno amorevolmente si offriva di lucidarti, ti scivolavano sul naso dandoti quell’aria da nonno, come realmente eri per i nostri piccoli.

IL RAGGIO DI LUCE CHE PENETRA DAL LUCERNAIO cilindrico della chiesa illumina il tuo corpo. Le mani giunte stringono il rosario, quello che ti ha aiutato in tante occasioni. Come quella volta che andasti in America, nel 1958: raccoglievi soldi per costruire la casa di vacanze per giovani a Canazei. È stato sulle alte di Alessio Zamboni vette, dove ti trovavi a causa della tua salute cagionevole, che hai avu- to l’intuizione di «far fare un incon- tro simpatico con Cristo ai giovani»: «terra di nessuno», dicevi. Pochi sol- di in tasca, un carico di speranza ed un sogno premonitore dove ti vedevi sbarcare in un porto che poi hai rico-

DANIELE CALISESI DANIELE nosciuto essere quello di New York.

22 23 RI CCARDDO GHI N ELLI DANIELE CALISESI DANIELE CONDOGLIANZE INTERRELIGIOSE - Un giovane musulmano si uni- sce alla preghiera per don Oreste nella chiesa della Resurrezione. Tra i mes- saggi di cordoglio è giunto anche quello della Comunità islamica del Rubicone Un incontro inatteso PASSANO I “BARBONI” CON I QUA- «Giovedi 9 agosto 2007 è arrivata all’albergo Madonna smo degli enti turistici delle Vette, ad Alba di Canazei, una famiglia ameri- preoccupati perché gli LI, NELL’ULTIMO MESE, avevi scelto cana – racconta Giovanni Colombo, attuale responsabile handicappati detur- di vivere alla Capanna di Betlemme, dell’albergo per conto della Comunità Papa Giovanni XXIII pavano l’ambiente. nata nel 1987, luogo dove arriva chi –. La signora, senza presentarsi, mi ha chiesto se tra Ma tu non mollavi. per casa ha la strada. Ti piangono le finalità della casa c’è ancora l’ospitalità dei bambini Persino quando eri le ragazze strappate al racket della e ragazzi di Rimini. Dopo la mia risposta affermativa lei deriso. Il tuo punto di prostituzione. Dal 1990 ti sei battu- si è illuminata e ha cominciato a parlare in inglese con to contro una certa corrente intellet- tutta la famiglia. Mi ha chiesto se esiste ancora il libro riferimento è sempre con tutte le firme delle persone presenti durante il giorno stato Gesù, povero, tuale che considera la prostituzione

dell’inaugurazione della casa. Gliel’ho mostrato e lei mi CALISESI DANIELE servo e sofferente, che come un rito di inziazione al sesso ha indicato una persona presente nella foto presa da un espia il peccato del gridando a tutti che «nessuna donna articolo di giornale del 9 agosto 1961, esattamente 46 mondo. Perciò hai det- nasce prostituta», che queste donne anni prima. Con grande sorpresa sono riusci- to: «Non basta mettere sono schiave. to a capire fi nalmente chi era: la fi glia CALISESI DANIELE la spalla sotto la croce Viene a renderti omaggio il popolo del signor Lu i g i Si d o l i , quel commerciante-benefat- della pace che tanto hai sostenuto fi n tore americano, che nell’agosto del 1958, alla vista del del fratello, bisogna GI ACI AI PI EDI rosario estratto dalla tasca da don Oreste, aveva detto: “I siderio di partire per la missione. E l’hanno ritrovata respirando che «solo anche dire a chi fabbrica le croci “Ba- dal 1973. Volontari e obiettori, di oggi believe”, ti credo. DELL’ALTARE. Sul- sei diventato davvero missionario di in Gesù c’è la salvezza». Era il 1980 sta!“». Hai portato avanti tante batta- e di ieri, convinti che solo l’amore ha La signora era emozionatissima nel vedere che il dono lo sfondo aleggia Dio in 25 Paesi del mondo, con lo sti- quando hai raccolto il grido che arri- glie che molti pensavano irrealizzabi- la forza necessaria per sconfi ggere di suo padre – che aveva contribuito alla realizzazione una colomba co- le che ti ha caratterizzato: la condivi- vava da questi giovani smarriti. Così li. La carità senza giustizia è monca. la violenza. Ti mandano un bacio i di questa struttura – non è andato perso. L’emozione è lorata di cielo che sione con gli ultimi. Facendo venire sono nate le comunità terapeutiche. Temerario, hai aperto nuove vie bambini nati da quelle mamme che stata ancora più forte quando ha potuto parlare al tele- guarda quella scrit- la voglia di conoscere Cristo perché inimicandoti chi “con il materiale hai aiutato a scegliere la vita, quando fono con don Oreste e rivedere di persona don Sisto, il ta di Matteo: «Ecco, lo vivevi: «Quello che sei, grida più LE CARROZZINE PASSANO LENTA- umano“ campava e ci campa anche altri le spingevano a superare le loro sacerdote che aveva accompagnato don Oreste durante io sono con voi, tut- il secondo viaggio in America, che proprio in quei giorni forte di quello che dici». MENTE LUNGO LA FILA che si è for- oggi. «Chiudiamo gli istituti, apria- diffi coltà uccidendo le creature che era con noi a Canazei. Nella cappella dell’albergo ha ti i giorni, fi no alla mata per arrivare a salutarti. C’è chi è mo le famiglie. Ogni bambino ha di- portavano in grembo. voluto per lei e tutta la sua famiglia una benedizione, fi ne del mondo». SI STRINGONO A TE LE DONNE ZINGA- considerato disabile fi sicamente e chi ritto di crescere in una famiglia». chiedendo poi a don Sisto di celebrare una Messa in Tra canti, preghiere RE attorniate dai loro bambini. Ti guar- nella mente. Ma tu hai sempre detto Una vera famiglia, con un papà, VEDEVI GESÙ IN OGNI PERSONA ricordo di suo padre, morto nel 1990». e momenti di silen- dano con dolci sorrisi. Per loro sei stato che ogni persona è «parola irripetibile una mamma. Così nel 1973 hai inau- CHE I NCONTRAVI , e portavi ogni zio, un popolo di un angelo. Fin dalla fi ne degli anni ’80 di Dio con una missione di salvezza gurato la prima casa famiglia a Co- persona a vedere Gesù, l’unico che giovani, barboni, ti sei battuto al loro fi anco perché li ri- da compiere». Per questo, con i gio- riano. Nella cappellina con Gesù «non delude perché non illude». Hai zingari, tossicodi- conoscessero come popolo, un popolo vani che hanno accolto il tuo invito a Eucaristia hai voluto porre il cuore speso tutta la vita per gli altri, con Arrivasti da uno che non credeva tu pendenti, bambini, famiglie, carce- così diffi cile da capire per noi “gagi”. seguire Gesù, hai voluto che ci fosse- della casa. Un luogo in cui si vive la forza e la temerarietà che viene fossi veramente un prete cattolico. rati, anziani, ognuno con una storia Prima degli altri sapevi vedere oltre ro anche quelli che il mondo conside- una relazione d’amore, non una re- dall’amore a Cristo e alla sua Chiesa. Con un gesto istintivo frugasti nella diversa che ti ha incrociato anche le apparenze perché leggevi nel cuore rava “gli ultimi”. Così con il motto: lazione basata sulla prestazione. Per Quando ti dicevamo di rallentare il tasca e tirasti fuori il tuo “salvavita”: solo per un attimo, ti sfi ora con la di ciascuno. Ed è tenero vedere tanti «Là dove siamo noi, lì anche loro», questo ti sei battuto per smascherare ritmo, rispondevi con un sorriso. Se il rosario. E nel 1961 Madonna delle mano per un «Arrivederci!». tuoi fi gli che avevano perduto la loro nel 1968 hai lanciato il primo “campo chi spaccia per case famiglia quelli ti vedevamo stanco, dicevi: «Domani vette venne inaugurata. Da giovane sacerdote nutrivi il de- autostima, la loro dignità nella droga, e di condivisione”, contro il perbeni- che in realtà sono dei mini istituti. mi riposo».

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Te s t o d i Francesca Ciarallo Fo to d i Daniele Calisesi

ra la notte tra il 25 e il 26 settembre. Alle 2. È ar- rivato da solo. La Capanna in attesa. Si era perso Enel labirinto buio delle strade che salgono sul colle di Covignano. Entrando è scivolato, sul fango umido di pioggia. Il suo sorriso ha saturato l’aria, al di sopra della DA MOLTO TEMPO DON ORESTE nostra preoccupazione. «Eccomi, sono un barbone». AVEVA MANIFESTATO IL DESIDERIO L’aveva ripetuto in più occasioni, il suo grande desi- derio era trascorrere gli ultimi tempi della vita alla Ca- DI ANDARE A TRASCORRERE panna di Betlemme, con i più diseredati tra i diseredati. L’ULTIMA FASE DELLA SUA VITA ALLA Sembrava una favoletta da raccontare, e ogni volta che CAPANNA DI BETLEMME, LA STORICA lo ripeteva pochi ci credevano davvero. Infatti, quando CASA DI ACCOGL I ENZA RI MI NESE ha deciso, la sua determinazione è stata una rivoluzione per la struttura, la sua fretta inspiegabile. La “scusa” era PER I SENZA TETTO. don Sisto, che non poteva più vivere alla casa del clero, E CI È RIUSCITO, necessitando di assistenza continua giorno e notte. È bel- LASCIANDO ANCHE LÌ lo, don Sisto, puro come un bambino. Viveva alla casa del clero da tempo immemorabile, e l’unico modo per fargli IL SEGNO DELLA SUA PRESENZA accettare il trasferimento era proporgli una fraternità con lui, don Oreste, al quale era legato da 60 anni. Ma don Oreste sarebbe arrivato comunque, alla Capan- DA PIÙ DI UN MESE AVEVA SCELTO DI FARE FAMIGLIA CON I SEN Z A DIM O RA na. Oggi è chiaro. La faccenda di don Sisto ha solo acce- lerato i tempi. A fi ne agostoa parlò con Daniele, che era in un momento di scescelta.lta. ««Io per te vedo la Capanna – gli disse – vai, e poi vvengoengo ananchec io con don Sisto». I primi di settembre ne di- sscussecusse cconon gli altri sacerdoti della Comunità, che lo appog- gigiarono.arono. L L’aveva già detto a Kristian, responsabile della Eccomi! CaCapanna,panna, e in quel momento la decisione fu uffi ciale. ININ POCPOCHIH GIORNI L’ASSETTO DELLA CAPANNA FU SCON- VOLTO.VOLTO. SpostareSp le persone, preparargli la stanza, orga- nizzare gligl spazi, dipingere i muri… Certo,Certo, uun barbone, ma era sempre don Benzi. S o n o u n BARBON E Così,Così, dadal 25 settembre 2207, la Capanna è diventata la

26 27 sua casa terrena. La prima settimana l’ha vissuta poco. SALVATO RE Don Oreste con Salvatore, Arrivava tardissimo, di notte, con i suoi angeli custodi uno degli ospiti fissi ad aspettarlo. Si chiudeva a pregare per ore in cappellina, che considerano oramai quasi sempre con Gianluca. Carlo e gli altri giocavano a la Capanna come carte nel salone. Volevano proteggerlo, senza dargliene la propria famiglia l’impressione. «Non trattatemi come un vecchio», aveva protestato con Carlo nel leggere la preoccupazione verso di lui. Così la loro presenza era discreta, ma costante, so- lida. Per una scelta naturale di buonsenso nessuno sfrut- tava il suo essere lì per buttargli addosso i propri proble- mi; per quelli si prendeva, come sempre, appuntamento alla segreteria generale. Volevano tutti che vivesse la sua casa. La seconda settimana l’ha trascorsa in Cile. È andato via la mattina presto, lasciando tre bigliettini uguali in posti diversi della casa, come faceva spesso per essere si- curo che venissero trovati: «Vado in Cile, per 7 giorni, vi affi do alla Madonna, vi custodisca nella gioia». fuori il Benzi dagli infi niti impegni, gli affanni e le preoc- Tornato dal Cile, si è proprio impegnato perché gli altri cupazioni del personaggio pubblico, del responsabile del- sentissero che la Capanna l’aveva scelta davvero. Con al- la Comunità Papa Giovanni XXIII. Voleva profondamente legria e devozione. appartenere alla Capanna. Cercava conferme da Kristian sul come fare per essere davvero un membro della casa, OGNI SERA CERCAVA DI ARRIVARE PRESTO (il suo “pre- preoccupato che lo starci così poco tempo non rendesse sto” non poteva mai essere prima delle 23), pregava un vitale il legame. Così Kristian gli propose di portare qual- po’ in cappellina e poi si sedeva in casa a condividere, cosa ogni sera, al ritorno dal suo girovagare. E l’ha fatto: come un membro qualunque della famiglia. Conosceva il formaggio, il vino, la marmellata… una notte l’ha chia- tutti per nome. Chiedeva sempre quanta gente era stata mato a casa all’una per mangiare tutti insieme il pecorino presa in stazione, quanti erano rimasti fuori e perché. Si sardo. Prometteva a volte di tornare per cena. E non ce la faceva raccontare come era andata la giornata e raccontava faceva quasi mai, ma ha sempre telefonato per avvertire. la propria. Era davvero casa sua, uno spazio dove lasciare Il giorno successivo al suo arrivo, in una bellissima Messa, si è presentato agli ospiti «Sono don Oreste, il responsabile della Comunità e ora vivo qui. Purtroppo ci starò poco, ma vi rin- stato uno dei momenti più belli. Era felice, il suo sguardo piano va riempito dalle parole che hai detto poco prima di grazio per avermi accolto nella vostra casa». brillava oltre la stanchezza. «Che gioia essere qui con voi morire: «Chiedo il permesso, per stanotte, di non dormire Con la sua semplice umiltà. – ha detto – con i miei ragazzi. Che splendido regalo mi a casa, domattina devo andare in ospedale molto presto. state facendo!». E poi ha promesso che, in un altro sabato Ma da domani sarò lì al 100%». E arriverà il brindisi con E NON SMETTEVA MAI DI RINGRAZIARE. La sera, sarebbe venuto in discoteca. il cannonau, il vino dal nome per te impronunciabile, che sera del suo funerale Armando, uno dei bar- Eri tu, don Oreste. Qualsiasi parola per tentare di spie- ci avevi promesso. boni storici ha detto: «Ho perso un benefatto- gare è inadeguata. Per noi che abbiamo avuto la fortuna Quell’ultima sera che sei stato con noi, il giorno prima re, ma soprattutto un amico». È stato il pensie- di camminare con te, della tua presenza, è stato come toc- di lasciarci, eri stanchissimo, come spesso capitava. La ro comune. care con mano la Grazia del Signore. mattina eri stato male a Roma, ma non ci hai detto nul- Agli operatori ha dato freschezza, una se- Ognuno di noi è stato unico nella relazione con te. E la. Hai risposto come sempre ridendo ai rimproveri per renità palpabile. La sua presenza ha svegliato ad ognuno di noi hai detto qualcosa, hai lasciato la tua i tuoi troppi strapazzi. Hai ringraziato più volte per la una fraternità a volte stanca, sotterrata nelle consegna. Un trapianto vitale. Oggi, guardando indietro, camomilla con il miele. Poi il Magnifi cat ed il Cantico di dinamiche e nei doveri quotidiani. E la gioia c’è il rammarico di non averti “sfruttato” abbastanza, c’è Simeone, la nostra ultima preghiera insieme, che ancora di pregare. un lutto da elaborare. Ci sentiamo orfani. A tarda sera c’è oggi spesso, in casa, qualcuno canticchia. La sera del 6 ottobre ci siamo ritrovati con ancora il tempo dell’attesa, di vederti spuntare dal buio Ciao barbone! È così diffi cile lasciarti andare… “Ora la- lui in cappellina, per ore. Casualmente, siamo annunciato dall’abbaiare di Leone, il piccolo cane nero scia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la arrivati uno alla volta, ognuno a cercare l’al- sempre spaventato dalla tua tonaca. E tu che lo chiami tua parola; perché i miei occhi han visto la tua salvezza ALLA STAZIONE - Don Oreste alla stazione ferroviaria di Rimini lo scorso 17 ottobre con volontari ed ospiti della Capanna per la Notte tro. Abbiamo pregato, riso, chiacchierato. È con la tua voce dolce: «Leone, Leone». Un vuoto che pian preparata da te davanti a tutti i popoli”. dei senza dimora

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IL 29 GIUGNO 1999 DON ORESTE CELEBRAVA HA SCOPERTO LA V O CA Z I O N E IN SECONDA ELEMENTARE, IL CINQUANTESIMO ANNIVERSARIO GRAZIE AD UNA MAESTRA CAPACE DI FAR SOGNARE DEL SUO SACERDOZIO. RIPROPONIAMO L’INTERVISTA PUBBLICATA IN QUELL’OCCASIONE SUL NOSTRO MENSILE

di Nicoletta Pasqualini e Alessio Zamboni

he fosse stato di salute cagionevole non l’avremmo mai detto, data la sua intensa attività in varie parti Cd’Italia dove lo chiamano a parlare sul fenomeno della prostituzione, di fede, di giovani e di altre cose che toccano il profondo dell’animo umano, e le notti passate ad incontrare i poveri sulla strada o a scrivere, visto che di giorno il tempo non basta mai. Eppure, proprio a causa di queste precarie condizioni di salute, fu bocciato in pri- ma elementare. Lui la visse come una grossa ingiustizia, che però non gli fece piegare la testa ma gli procurò la voglia di combattere contro le ingiustizie. Questo ed altri fatti che gli sono rimasti impressi nella memoria hanno tracciato quel suo cammino particolare a fi anco dei “nes- suno”, di quelli che credono di non valere niente. Oggi, a 74 anni, don Oreste Benzi, è arrivato a 50 anni di sacerdo- zio. E ci dice che l’amore può guarire la persona e persino il mondo. È il fondamento per creare quella “società del gratuito” da lui tanto desiderata. «Credo che nessuna ve- rità entri nella mente se prima non è entrata nel cuore».

RI CCARDO GHI N ELLI Cosa ha significato per te crescere in una famiglia povera e numerosa? «Sono nato in campagna, settimo di nove fi gli, e mi pia- ceva fare i lavori in famiglia. Ci si alzava presto al mattino, verso le cinque, per andare a far l’erba per i conigli, per la mucca e poi si andava a lavorare con il babbo e con la mamma nel piccolo campo che avevamo. Ci si svegliava nella gioia e si viveva nella gioia in una grande povertà. Le fi gure portanti erano babbo e mamma e quando babbo aveva lavoro, al suo ritorno noi gli andavamo incontro sulla strada principale che, attraverso un sentiero, por- tava a casa. Il babbo, a volte, quel po’ di cibo che si era portato dietro al lavoro lo riportava a noi e facevamo gran festa vicino a lui. È un ricordo di vita gioiosa, all’aperto, libera, con delle fi gure di babbo e mamma che erano la sicurezza piena e la garanzia del nostro cammino». “Ma m m a , Quando non c’era da mangiare non ti è mai venuto da ma- ledire tutti, compreso Dio? «No. A volte ricordo solo il pianto, la sera, perché ave- vamo fame. Allora lo dicevamo alla mamma e lei era la io mi faccio PRETE!” fi gura che faceva scomparire anche la sofferenza per il 30 31 La biografi a 1925 1949 Nasce il 7 settembre Il 29 giugno viene ordinato sacerdote a San Clemente, e il 5 luglio diventa cappellano della poco cibo. I periodi brutti in casa erano quelli in cui il un paesino parrocchia di San Nicolò a Rimini. babbo non aveva lavoro e perciò non c’erano i soldi per nell’entroterra collinare comperare il grano, per andare poi dal mugnaio per fare romagnolo a 20 la farina. Il babbo, in quei periodi, andava tutti i giorni chilometri da Rimini, da una povera famiglia a cercare lavoro. Per lui era un incubo ritornare a casa e di operai, settimo dire: “Non l’ho trovato”. Quelli sono i ricordi più doloro- di 9 fi gli. si che abbia nella mia vita». Mamma Rosa e papà Achille Questo ha segnato il tuo senso per la giustizia? «Sì! Fin da piccolo io ricordo la parola sniuraz, i “si- gnoracci”, che erano i proprietari terrieri. Sono venuto su con frasi per me indimenticabili: “Noi non vogliamo niente, solo poter sfamare i nostri fi gli!”. Nella mia mente di bambino i sniuraz formavano una specie di gente che poteva tutto, un qualcosa di distaccato. I primi anni della mia vita li ho vissuti durante il periodo fascista, gli unici sindacati erano quelli di regime. Ricordo che mio babbo ha fatto il primo sciopero e mia mamma lo sgridava mol- 1953 - Diventa direttore spirituale nel seminario di Rimini per i giovani nella fascia di età dai 12 ai 17 anni. Questo compito, che svolgerà fi no al 1969, gli dà l’opportunità di to perché dopo avremmo avuto delle conseguenze». approfondire più intensamente la conoscenza dell’animo giovanile. Che rapporto avevi con tuo padre? «La fi gura di mio papà è stata molto signifi cativa. Ri- cordo che un giorno d’inverno, appena arrivato a casa 1937 1950 1958 dal lavoro, ha tirato fuori due lire dalla tasca: gliele ave- All’età di 11 anni entra in seminario a Rimini. La chiamata Inizia ad insegnare in seminario Autorizzato dal vescovo al sacerdozio l’aveva percepita con chiarezza in seconda e viene nominato vice assistente va date un signore. Tornando a casa lo aveva trovato per Biancheri, parte per gli elementare e da allora non ha mai avuto dubbi. della Gioventù Cattolica di Rimini, Stati Uniti in cerca di fondi strada con la macchina incagliata. Era una cosa eccezio- di cui diverrà assistente nel 1952. per costruire una Casa di nale, per quei tempi, vedere una macchina: l’avevano Si sviluppa la sua attenzione vacanze ad Alba di Canazei, solo i signori. “Volete una mano?” si era offerto il babbo. particolare per i preadolescenti convinto che il paesaggio La forza non gli mancava e ed riuscito a disincagliarla, dalla parte dei “nessuno”, di quelli che la società non fa e il suo impegno per far fare loro stupendo delle Dolomiti così aveva ottenuto la mancia, che era una bella cifra per esistere. Io cito spesso la prima lettera ai Corinzi, cap. un “incontro simpatico con Cristo”. possa favorire negli quel periodo. Quello che mi ha colpito 12: “Le membra del corpo che sembrano adolescenti e nei giovani non è stato il fatto della mancia ma quan- più deboli sono le più necessarie”. Quelle l’incontro con l’Infi nito. do il babbo ha detto: “E po u ma stret la In mezzo a quelle dobbiamo curare per togliere via lo strazio limiti. Ci faceva sognare ed i veri ma- mena!”, e poi mi ha stretto la mano. L’ha montagne mi son detto: che è nella Chiesa». estri sono proprio quelli capaci di far detto con un tono come per dire: “Si è de- qui bisogna fare una Tu hai mai subito ingiustizie? sognare. Quel giorno sono andato a casa e ho detto: “Mam- gnato! Allora anch’io valgo qualcosa!”. casa per gli adolescenti! «C’è un fatto che vorrei raccontare: io ma, io mi faccio prete!”, e da quella volta non ho più cam- Mi ha lasciato un’impressione molto for- Vedevo che l’ambiente sono stato bocciato e ripetente in prima ele- biato. Appena possibile sono entrato in seminario, avevo te. Sono quelle impressioni che cogli ed aiutava a spaziare verso mentare, ma anche questo mi ha aiutato. 11 anni, ma i miei non avevano i soldi per pagare la retta. entrano nel tuo ciclo vitale, diventano l’infinito, quel no limits di Avevo preso il morbillo e stavamo lontani Allora mio babbo e mia mamma andarono all’elemosina, punti di riferimento che ti spingono poi cui hanno tanto bisogno dalla scuola. Sono stato malaticcio per tutto un gesto che signifi ca avere il massimo della fede, chiedere a ragionare ed agire in un certo modo». gli adolescenti l’inverno e, non potendo andare a scuola, aiuto nella forma più umiliante. Questo mi ha aiutato mol- va tutta la vita per le anime, per l’apostolato. Il leit motiv In quale modo? mi hanno fatto ripetere. Per me è stata una to, in seguito, quando anch’io sono andato all’elemosina della sua esistenza era “strapazzarsi per le anime”; cioè: «Verso i 17-18 anni ho capito il messag- sofferenza grande, un’ingiustizia. Con- per fare la casa per i giovani “Madonna delle Vette”. I ge- se tu ami non ti misuri. Rendeva il sacerdozio un’avven- gio che il mio babbo dava. Lui apparteneva a quella ca- tinuavo a ripetermi: “Però non l’ho fatto apposta. Non nitori aprono alla vita i fi gli con i loro gesti di vita, aprono i tura gioiosa ma estremamente concreta. Dalla quarta gin- tegoria di persone che ritengono talmente di non valere avevo neanche le scarpe per andare a scuola...!”. Questo loro orizzonti e li aiutano a sfi dare l’impossibile». nasio in poi sono stato sempre “prefetto”, che vuol dire nulla che sembrano chiedere scusa di esistere. Quando io fatto, tuttavia, invece di crearmi avvilimento mi ha fatto Come ricordi gli anni in seminario? responsabile di un gruppo di seminaristi, perciò non ho incontro il povero, l’ultimo, il disperato, quelli che sono reagire. C’era la voglia di superare quella sconfi tta». «Prima di tutto ricordo il nostro padre spirituale, un potuto vivere l’essere semplice seminarista, ho vissuto alla stazione, quelli che sono sul marciapiede, in me si Quando hai sentito la vocazione al sacerdozio? grande maestro che ci educava, ci guidava alla purez- sempre come un responsabile degli altri». rifà presente quel momento in cui ebbi quell’impressione «Facevo la seconda elementare. Avevamo una maestra za, che non riguarda solo il sesso ma un cammino nel- C’è qualche fatto che ti ha particolarmente colpito? profonda di mio papà che riteneva di non valer niente. che aveva una capacità quasi magnetica di parlare, di in- la purezza di Dio. M’ha fatto un bene enorme, per tutta «Frequentavo la prima liceo nel seminario di Bologna È stato un segno sempre presente nella mia vita che mi trattenerci. Un giorno ci parlò dei pionieri, dei missionari l’esistenza. Poi un altro da ricordare è il mio vice rettore, che poi è stato chiuso con la guerra. In terza liceo c’era un ha spinto a non mettermi mai dalla parte dei potenti ma e dei preti. Sapeva creare degli orizzonti molto vasti, senza monsignor Emilio Pasolini. Era una persona che spende- seminarista che per noi era di esempio grandissimo per la

32 33 1959 - Continuando l’uffi cio di padre spirituale 1977 - Inizia la pubblicazione di “Sempre”, mensile in seminario e la presenza fra gli adolescenti in Diocesi, uffi ciale della Comunità Papa Giovanni XXIII. L’obiettivo inizia ad insegnare religione in vari Licei di Rimini e Riccione. dichiarato è essere “voce di chi non ha voce”, cioè degli

In questi anni sperimenta nuove modalità per far incontrare emarginati, gli ultimi, denunciando le ingiustizie ma anche RI CCARDO GHI N ELLI i giovani con Gesù e con le situazioni concrete di povertà. facendo conoscere quel mondo nuovo che proprio la condivisione di vita con gli ultimi è in grado di sviluppare. RI CCARDO GHI N ELLI RI CCARDO GHI N ELLI 1973 - Segue direttamente l’apertura della prima casa- famiglia, struttura simbolo della Comunità Papa Giovanni 1980 - Assieme a quanti si sono aggregati XXIII che oggi ne conta oltre 200 in varie parti del mondo. al gruppo, stende lo “Schema di Vita” della Comunità Papa Giovanni XXIII, il documento su cui il vescovo di Rimini monsignor Locatelli concederà il riconoscimento ecclesiale nel 1983. Nello stesso anno inizia l’attività a fi anco dei tossicodipendenti che ha portato alle attuali e allora mi aveva detto: “Aspetta, prima la teologia!”. In 27 comunità terapeutiche con 450 ragazzi in programma. 1968 - Con lo slogan “là dove siamo noi lì anche loro” teologia ho chiesto di nuovo e mi ha risposto: “Aspetta a lancia la prima vacanza di condivisione presso la Casa diventar prete!”. Intanto due miei intimi amici sono an- Madonna delle Vette di Canazei, coinvolgendo alcuni dati in missione; dovevamo partire tutti e tre, invece io suoi studenti ed altri giovani assieme a diversi ragazzi sono rimasto a casa. Diventato prete, mi hanno nominato handicappati, sotto la guida di don Elio Piccari. A questa assistente della Gioventù Cattolica e padre spirituale in Dolomiti e gli handicappati no? Dove siamo noi, lì anche «Dopo aver visto non puoi far fi nta di non aver visto, esperienza si fa risalire la nascita della Comunità Papa seminario, perciò non sono più partito. Dopo è iniziata loro!”, e fu l’inizio di tutta la lotta per rimuovere le cau- dopo aver capito non puoi far fi nta di non aver capito, e Giovanni XXIII che otterrà poi il riconoscimento della personalità giuridica nel 1972. la vita di Comunità. In un certo senso sono partito come se che provocano le ingiustizie. Il direttore dell’Azienda questi ragazzi ci chiedevano di continuare a mettere assie- Il 1° settembre diviene parroco della Parrocchia missionario, ma in una forma strana: giro continuamente di soggiorno di Canazei, quando portammo su il primo me a loro la nostra vita. Iniziò la lotta per la deistituziona- La Resurrezione di Rimini, condividendo la responsabilità in tutte le parti dove si trova la Comunità Papa Giovanni gruppo di handicappati, mi chiamò e mi disse: “Li dovete lizzazione e poi ancora i campeggi estivi. In questo grup- con don Elio Piccari. XXIII, sia in Italia che in 15 altri Paesi del mondo». portar via perché recano danno al turismo; vi paghiamo po si cercava di mettere assieme la vita anche con incontri Il momento più entusiasmante? tutto noi ma portateli da un’altra parte!”. Io risposi: “Se di formazione, di vita spirituale. Nel 1980 abbiamo chiesto «La scoperta del mondo di quelli che da noi si chiama- ad un cittadino italiano è proibito stare in qualche posto al Vescovo di Rimini, monsignor Locatelli, di riconoscere sua vita di preghiera, di amore. Un giorno è salito su una no i preju, i preadolescenti. Mi trovavo in cima al Ca- in Italia, questo è razzismo e discrimi- il nostro cammino. Questo ci ha obbli- scaletta, un metro di altezza, per affi ggere un’immagine tinaccio, sulle Dolomiti, ospite di un amico, sempre per nazione, perciò non li portiamo via!”. gato ad una rifl essione sull’esperienza del Sacro Cuore. Attaccata l’immagine, si è sbilanciato motivi di salute. In mezzo a quelle montagne mi son det- Da lì iniziò l’impegno a portare questi La fede non la vedo come condotta fi no a quel momento e sulla ed è caduto all’indietro battendo la nuca e morendo sul to: qui bisogna fare una casa per gli adolescenti! Vedevo ragazzi in tutti gli ambienti normali di un insieme di verità nostra identità, ed è venuto fuori lo colpo. In noi ha creato una grande impressione. Il padre che l’ambiente aiutava a spaziare verso l’infi nito, quel no vita». ma una vita che esprime Schema di vita». spirituale, parlandoci dopo questo fatto, ci ha raccontato limits di cui hanno tanto bisogno gli adolescenti. Portarli Com’è nata la Comunità Papa Giovan- delle verità. È una chiamata da Cosa significa essere il fondatore di che da tempo il seminarista gli chiedeva di offrire la sua ad attuare un incontro simpatico con Cristo è stato il mo- ni XXIII? parte di Dio a mettermi una comunità? vita per i suoi compagni di classe, ma lui gli aveva detto vente che mi ha spinto ad iniziare il cammino con i preju «Io ero insegnante al liceo scientifi - in relazione con lui «Non ci ho mai pensato. Più che di sempre di no. Il giorno prima di morire, però, il ragazzo nel ’53. Quando progettammo questa esperienza ancora co. Già da prima di stare insieme con essere il fondatore, la mia preoccupa- gli aveva rinnovato la richiesta e lui, vedendo questa in- non esisteva niente di simile». gli handicappati invitavo i giovani ad zione è di non essere l’affondatore del- sistenza che si prolungava da tempo, aveva acconsentito. Com’è avvenuto il passaggio dall’attenzione ai preadole- andare a lavorare nei campi presso i contadini che erano la Comunità!». Quello che mi ha colpito non è stata tanto la sua morte, scenti all’attenzione ai poveri? in maggiore diffi coltà. Nel 1968 feci loro una proposta: Come ti senti quando ti definiscono un “prete di frontiera”? ma la sua dedizione, la sua generosità nell’offrire la sua «Nel 1968 fu aperto un Centro medico-psico-pedagogico “Diamo una vacanza a chi non l’ha”, in modo da rendere «Lo sento dire... mi sembra un nome un po’ fuori!». vita per il bene dei suoi compagni. Io questa la chiamo per handicappati a Rimini. La cosa mi colpì molto. Andai possibile una vacanza ai ragazzi con handicap. Accettaro- Che rapporto hai con Dio? “espiazione preventiva”». dalla dirigente e le chiesi: “Posso fare qualcosa per loro?”. no e si realizzò il primo soggiorno a Canazei, guidato in «Un rapporto che si basa su tre certezze. Primo: la cer- Qual era il tuo sogno da giovane prete? Mi propose di fare catechismo a questi handicappati gra- maniera stupenda da don Elio Piccari. Da quel momento tezza assoluta che lui c’è. Secondo: che io sono un’espres- «Andare in missione. Avevo chiesto al mio padre spiri- vi e gravissimi. Andai e si creò un legame. Poi mi dissi: è partito questo gruppo». sione, come tutti i fratelli, del suo amore. Terzo: che ci tuale di poter andare ma ero molto cagionevole di salute “Perché gli adolescenti devono andare sulle vette delle Per andar e dove? sono in me già le linee – che poi Cristo rende esplicite – di

34 35 1986 Il 24 maggio inaugura a Ndola, in Zambia, la “Holy family home for children”: mie pecorelle e le mie pecorelle co- è la prima casa famiglia in noscono me”. Il prete è l’uomo del terra di missione. sacro e porta la risposta che va al Da allora si moltiplicano profondo del cuore dell’uomo. Ogni i suoi viaggi all’estero uomo ha bisogno di vedere Dio, ha per avviare nuove strutture e attività in missione, bisogno di incontrarlo, di sentirlo o per visitare quelle già come compagno della propria vita.

attive, che si trovano RI CCARDO GHI N ELLI Solo questa relazione vitale può sod- attualmente in 25 Paesi disfare quella sete infi nita che è den- 1998 - Il 24 ottobre, con grande del mondo. gioia e commozione, riceve dalle tro l’uomo, di quel “del tutto” che mani del cardinal J.F.Stafford il non è contenuto nella realtà limitata. decreto del Pontifi cio Consiglio per i Il sacerdote è l’uomo del perdono, è Laici che riconosce la Comunità Papa l’uomo che crea la fi ducia, che crea Giovanni XXIII come “associazione la base sicura. È la persona che pri- internazionale privata di fedeli laici ma di tutto deve vivere in se stessa 1991 - Inizia la presenza di diritto pontifi cio”: è la conferma RI CCARDO GHI N ELLI quello che porta, perché il Cristiane- sulla strada tra le donne straniere della Chiesa universale alle intuizioni schiavizzate e i viados, che diventerà che lo Spirito gli aveva suggerito 30 simo non è un’ideologia, ma è una

progressivamente uno dei campi di anni prima. Il nuovo statuto per la L’ O SSERV A TO RE RO M A N O persona, Cristo, e la morale cristiana intervento in cui maggiore prima volta lo defi nisce uffi cialmente non è un insieme di regole, ma una 2004 - Don Oreste riceve dalla Santa Sede il Decreto di è il suo impegno personale diretto “fondatore” dell’associazione e lo riconoscimento defi nitivo della Comunità Papa Giovanni XXIII, relazione d’amore. Solo il sacerdote per liberare le “nuove schiave” nomina “responsabile centrale a vita”. a fi rma del cardinal Stanislaw Rylko. Il Decreto porta la data può portare in pieno quel bisogno di appartenenza che e denunciare il silenzio delle del 25 marzo, solennità dell’Annunciazione del Signore. esiste dentro ad ogni uomo. Là dove è l’uomo, lì deve istituzioni. Il 29 novembre dello stesso anno, la Comunità viene ricevuta esserci il prete. Non può chiudersi nelle sacrestie, deve in udienza speciale da Papa Giovanni Paolo II. Il Santo uscire dai suoi palazzi, deve essere segno che orienta un Padre affi da la Comunità alla «Vergine madre di Dio perché cammino. In altre parole deve essere come Gesù, deve vi renda sempre seminatori di speranza, di amore e di dare non soltanto il Vangelo ma, come dice San Paolo, pace» e rivolge un invito che don Benzi richiamerà spesso Citi spesso la Madonna. Cosa ti colpisce di lei? anche la vita, perché i fratelli gli sono diventati cari». un cammino di tutta la persona verso la vita nel senso più negli anni successivi: «Fate, in particolare, bello, più pieno, un cammino di amore, giustizia, verità». «È una rivoluzionaria. È il genio della maternità, che si dell’Eucaristia il cuore delle case famiglia e Il 7 ottobre 1998 la Comunità Papa Gio- Quale forma di preghiera preferisci? compie ai piedi della croce. Credo che questo dono totale di ogni altra attività sociale ed educativa». vanni XXIII ha ottenuto il riconoscimento «Prima di tutto la Celebrazione Eucaristica. Per me è di sé passi attraverso la rinuncia, lo svuotamento di sé Ch i am a el i m i n a della Santa Sede come associazione inter- l’atto essenziale perché è il Signore che ti coinvolge nel perché l’altro esista. La comprensione piena e totale del 2007 - Venerdì 2 novembre, giorno della la guerra alla base nazionale di fedeli laici di diritto pontificio (il suo sacrifi cio d’amore e tutte le volte che mangiamo di fi glio da parte della Madonna è avvenuta ai piedi della Commemorazione di tutti i fedeli defunti, alle perché fa sì che l’altro si primo riconoscimento “ad experimentum”, questo pane e beviamo di questo vino avviene un con- croce. Questo mi impressiona molto». 2,20 don Benzi torna al Padre. Nel commento senta stimato, seguito nel 2004 da quello defi nitivo – ndr) e scritto da lui per la prima lettura del giorno tatto. La fede non la vedo come un insieme di verità ma Tu riesci spesso a vedere nel cuore degli altri, talvolta an- gli fa riprendere fiducia, il nuovo statuto, secondo le regole previste (Giobbe 19,1.23-27) sul bimestrale Pane che a prevedere cosa li attende. Per te cosa intravedi? perché ogni persona una vita che esprime delle verità, suppone una relazione. Quotidiano si legge: «Nel momento in cui dalla Chiesa, ti ha nominato responsabile È una chiamata da parte di Dio a mettermi in relazione «Nel 2000 dovrò lasciare la Parrocchia perché avrò 75 chiuderò gli occhi a questa terra, la gente arrabbiata o depressa centrale a vita. Come pensi di vivere questo con lui. Una relazione che non ha fi ne, non ha regole, non anni, che è l’età massima prevista dalla Chiesa per fare che sarà vicino dirà: è morto. In realtà è una in fondo è una persona compito? ha punti che non si possono superare, non rientra in uno il parroco. A quel punto, se il Signore vorrà che io stia bugia. Sono morto per chi mi vede, per chi che non si sente amata «Facendomi tutto a tutti, ma soprat- schema. L’altra preghiera che gusto è il rosario: ne dico ancora un po’ su questa terra, mi piacerebbe molto vi- sta lì. Le mie mani saranno fredde, il mio tutto lasciandomi guidare da tutti i miei due al giorno, uno alla mattina ed uno al pomeriggio. Poi vere, sempre nel cammino sacerdotale e della Comunità, occhio non potrà più vedere, ma in realtà la fratelli. In realtà non sono io che devo morte non esiste perché appena chiudo gli occhi a questa ho la meditazione del breviario, la preghiera dell’orante una vita intensa di comunione in quello che io chiamo guidare, il mio compito è di leggere l’azione che lo Spi- terra mi apro all’infi nito di Dio». biblico, che ti prende dentro con la certezza che è lo Spiri- un “centro di accoglienze alla rinfusa”, cioè un luogo rito compie nel guidare la Comunità e garantire che sia to che prega in noi. Sono convinto che chi non prega non dove c’è posto per tutti. Io non chiederei il nome ed il veramente lo Spirito. Chi opera nel cuore di tutti i fratelli solo non capisce, ma non capisce di non capire. Insomma: cognome all’altro perché ho la convinzione profonda che e le sorelle non è altro che lo Spirito Santo che, essendo per stare in piedi devi stare in ginocchio». nella misura in cui l’altro si sente amato, smette di essere Dio, gli fa riprendere fi ducia, perché ogni persona arrab- amore, è il genio creativo che attualizza il Vangelo nel- Ti viene mai il desiderio di ritirarti e vivere solo la pre- aggressivo. La lotta nel mondo si spegne solo se c’è so- biata o depressa in fondo è una persona che non si sente la storia e rende Cristo contemporaneo ad ogni genera- ghiera? vrabbondanza d’amore. Chi tiene il mondo non sono né amata». zione. Io, quindi, prima di tutto devo stare in ginocchio, «No, perché non lo capirei per me. Data la mia persona, i prepotenti, né i ricchi, ma chi ha il potere di amare. Chi 50 anni di sacerdozio. Come vedi, in base alla tua lunga suscitare ogni bene che manca e sostenere ogni bene che non riuscirei a pregare e a non sentire il grido dei fi gli di ama elimina la guerra alla base perché fa sì che l’altro si esperienza, la figura del sacerdote oggi? c’è. Devo stimolare ogni membro della Comunità ad es- quel Padre che io prego». senta stimato, gli fa capire che è una parola irripetibile di «La vedo espressa nelle parole di Gesù: “Io conosco le sere un vulcano d’amore».

36 37 SPECIALE Mi ha insegnato francese e matematica Don Elio Piccari, nato ad Auditore il 27 marzo del 1937, è diventa- to sacerdote il 9 luglio del 1961. In quarta elementare, in un tema scolastico dal titolo “Cosa farai da grande?”, ha scritto: «Voglio fare il prete, perché una persona che non conosce Dio è come una persona che non conosce il babbo». Era appena entrato in seminario, a 11 anni, e faceva la prima media, quando ha conosciuto don Oreste, ormai all’ultimo anno di Teologia. «Mi ha colpito subito di lui la risata che mette gioia». Don Oreste è stato suo insegnante di francese e matematica, e padre spirituale. Nel 1968 insieme a don Oreste, a don Sisto Ceccarini e a don Ro- mano Migani, ha avviato un’esperienza di parrocchia guidata da una comunità di sacerdoti alla Grotta Rossa. Nel settembre del 1968 ha animato il primo campo con gli handicappati a Ca- nazei: è la prima esperienza di condivisione con gli ultimi da cui ha inizio la Comunità Papa Giovanni XXIII. Da quando, nel 2000, don Oreste ha terminato il mandato di parroco, è lui a guidare la parrocchia La Re sur r e z i o ne . (n.p.) RI CCARDO GHI N ELLI

ad intraprendere con lui un percorso comune di frontiera rientrava in seminario la sera dopo un incontro, si fer- nella zona della Grotta Rossa, alla periferia di Rimini. Per mava spesso sulla scalinata a contemplare le stelle del 32 anni, fi no al 2000, La resurrezione è stata sotto la guida cielo. Sapeva tutto di astronomia. Una passione che ha di don Oreste, con un sogno: che ogni parrocchiano si trasmesso anche ai ragazzi in parrocchia». rendesse conto di appartenere al popolo di Dio. Un appassionato del seminario e dei seminaristi.

RI CCARDO GHI N ELLI Nonostante questa vicinanza, don Elio ha sempre nu- «In seminario, dove è stato padre spirituale dal 1953 UN CONTEMPLATIVO IN AZIONE, ATTENTO AI BISOGNI SPIRITUALI E MATERIALI trito per don Oreste un sentimento di grande rispetto, al 1969, aveva stabilito di fare l’ora di adorazione a tur- tanto che non ce l’ha mai fatta a dargli del “tu”. Nel tardo no. “Senza Gesù – diceva – non combiniamo niente. Non pomeriggio del 1° novembre, il giorno prima della sua si può diventare prete se non si ama Gesù”. Sapeva tra- morte, don Oreste gli aveva chiesto di dargli l’unzione smettere la voglia, l’entusiasmo di diventare preti». degli infermi. «Non avrei voluto – racconta –. Nella mia La chiamavate “l’università di Spadarolo”. In questa fra- Il nostro PARRO CO testa non era uno che doveva morire». zione sulle colline di Rimini vi trovavate in una quindicina di Sulla lavagna, sopra la scrivania dell’uffi cio parrocchiale, sacerdoti attorno a don Oreste per studiare. Che cosa? c’è ancora scritto: “Se chiamano donne e uomini che chie- «Prima del Concilio si studiava psicologia e pedagogia dono di uscire dalla strada, dire che don Oreste li vuole per capire meglio i giovani. Con il Concilio studiavamo don Oreste aiutare (se è possibile scrive- i suoi documenti, per capire il di Nicoletta Pasqualini re il messaggio con i dati e il cambiamento che stava avve- telefono e dare il numero del nendo nella Chiesa. “La Chie- visibilmente commosso don Elio Piccari, 70 anni, qua- telefonino di don Oreste)”. sa come popolo di Dio che fa ranta dei quali trascorsi assieme a don Oreste alla Chi era don Oreste? storia nel mondo” diceva don PER 32 ANNI DON ORESTE È STATO Èparrocchia La Resurrezione, nella periferia riminese. «Un mistico, un contem- Oreste». Sente ancora la voce di don Oreste risuonargli dentro plativo. Noi lo abbiamo 1968. Come è nata questa PARROCO ALLA RESURREZI O N E, forte. L’aveva chiamato nel cuore nella notte, venerdì 2 no- visto come un uomo che parrocchia, La Resurrezione? NELLA PERIFERIA RIMINESE. vembre. Lui era arrivato di corsa e aveva trovato don Ore- corre, che va in televisione. «Le cose che proponiamo NE PARLIAMO CON DON ELIO PICCARI, ste seduto sul letto. «Don Elio, muoio, muoio, muoio». Una Ma tutto quello che ha com- devono avere una concretez- parola ripetuta tre volte con forza, con consapevolezza. CHE CON LUI HA CONDIVISO LA PARROCCHIA, binato nasce dall’unione che za, diceva don Oreste. Voleva Don Elio aveva chiamato il 118, ma si era reso conto subito lui aveva con Gesù. La rela- applicare il Concilio: “Bisogna E MOLTO ALTRO di quello che stava succedendo e si era messo a pregare. zione con il Signore era tal- che arriviamo a formare una Una vita trascorsa insieme con questo “apostolo in- mente forte che tutto quello comunità di sacerdoti perché stancabile della carità”. Un incontro che gli ha cambiato che viveva era in Gesù. Da la gente altrimenti non capisce la vita, che lo ha plasmato come sacerdote fi no a portarlo giovane sacerdote, quando DAL PAPA - Don Oreste e don Elio con Giovanni Paolo II che cos’è una comunità”». nel 1979 durante l’udienza della Comunità Papa Giovanni XXIII ai giardini vaticani

38 39 VIVIANA VIALI RI CCARDO GHI N ELLI L’architettura che tende a Dio LA CA M ERETTA La chiesa parrocchiale della Resurrezione risale al La piccola stanza 1972. L’architettura, innovativa per quel tempo, è frutto di don Oreste, di un lavoro collegiale tra i parrocchiani e l’ingegner in parrocchia. Ferri. Ancora oggi, molti vanno a visitare questa chiesa Sotto, il particolare per carpirne i segreti: la sintesi di un sentimento comu- di una grande foto ne di appartenenza al popolo di Cristo, voluto profon- appesa nel suo damente da don Oreste. Ogni elemento dell’originale studio struttura architettonica è teso, nella sua essenzialità, ad esprimere questo concetto. La Chiesa è il popolo, perciò il pavimento scelto rappresenta la strada. L’as- «Questa è profezia!» semblea è riunita a semicerchio attorno all’altare dove deve convergere la massima attenzione: è il popolo che di Ri cca r do Ghi nelli cammina attorno a Gesù. Il centro è illuminato dai raggi Appena avvertito, il vescovo di Rimini, monsignor Francesco di luce che fi ltrano dall’alto attraverso un cilindro. Il Lambiasi, è accorso con sollecitudine. Al suo arrivo, intorno soffi tto bianco fa risaltare le tante lucette sparse, come alle sei del 2 novembre, ha preso posto nella stanzetta di fossero delle stelle. don Oreste, con un piccolo moto di stupore per la modestia La struttura è interamente senza barriere architettoni- dell’ambiente. Don Oreste giaceva sul letto, composto nei che. All’interno pochi sono gli elementi di arredo, per paramenti sacri. Nelle poche persone presenti si notava un non distogliere l’attenzione da Gesù. Ad accogliere i fe- grande dolore, ma anche una grande pace. Monsignor Lam- Perché siete venuti proprio qui? non gli bastava. Con il motto: “Dove siamo noi, lì anche deli all’entrata principale c’è la mamma: la statua della biasi ha preso posto ai piedi del letto e ha iniziato a recitare il «Dalla fi nestra del seminario vedeva questa zona, dove loro” in settembre portammo sulle Dolomiti un gruppo Madonna Maria Vergine. (n.p.) rosario. Al termine Kristian ha detto: «Vorrei leggere quello vivevano prevalentemente operai. Le chiese erano trop- di handicappati. Questa esperienza ha segnato la prima che ha scritto oggi su Pane Quotidiano». E po lontane dall’abitato e qui non c’era niente. Il vescovo battaglia per l’integrazione, e lo sviluppo della Comu- lì, al cospetto degli occhi chiusi e delle mani Emilio Biancheri ci confermò nel cammino». nità. La gente guardava gli handicappati, ma era colpita fredde di Don Oreste, ha letto quelle poche Qual era la vostra idea pastorale di parrocchia? soprattutto dai giovani che stavano con loro. Cresceva la ziato nel 1985 e ha continuato fi no alla fi ne. Negli ultimi righe che riempivano di senso ciò che sta- «Fare tutto assieme come popolo. Senza guardare il co- parrocchia e cresceva la Comunità. Entrambe hanno dei tempi parlava di come la Parola di Dio trasforma la vita. vamo vivendo proprio in quel momento. Alla lore politico della gente: la gran parte, qui, erano “rossi”. punti fondamentali comuni». Della Bibbia di oggi, che è la storia della Chiesa oggi: vis- fi ne il vescovo Francesco ha commentato: Ci siamo presentati a tutte le famiglie. Abbiamo chiesto: Ad esempio? suta, tradotta dalle persone». «Questa è profezia!». Piano piano i presenti si sono trasferiti nella “Di che cosa avete bisogno?”. “Di una chiesa e di un asilo” «L’attenzione agli ultimi. In ogni via della parrocchia Don Oreste dietro le quinte. Chiesa per la messa delle sette e trenta. Nel- fu la risposta. Sistemammo un garage messo a disposi- c’è un responsabile che tiene i rapporti con i residenti e «Era sempre in un’altra dimensione; durante la consa- la Parrocchia della Resurrezione da sempre zione da una famiglia e iniziammo a celebrare la messa. segnala eventuali situazioni di bisogno. “Il ricovero de- crazione, poi, non era più lui. Non aveva orari normali. ad ogni festività si scrive su un cartello una

“Dove si dice una messa la vita cambia” era convinto il gli anziani – diceva don Oreste – è il cuore dei fi gli” e ab- Tornava da un viaggio lontano e si presentava all’incon- frase della liturgia. Era ben evidente quello BAFFONI OSCAR don. Nello stesso modo, in un garage, è partito anche l’asi- biamo fatto di tutto per sostenere gli anziani soli e le loro tro “fresco”. Dormiva pochissimo. Il letto non era il suo che era stato scritto per la festa di Ognissanti: “Siate santi”. lo. Poi, nel 1972, abbiamo inaugurato la chiesa, progettata famiglie. La parrocchia poi ha sempre promosso l’affi do posto, ma la poltrona di sua mamma Rosa, fi gura a cui Questo era proprio il messaggio che don Oreste aveva rivolto assieme a tutti i cittadini, e l’asilo nuovo dove ha voluto familiare e l’adozione a distanza». era molto legato, che ha vissuto qui con noi. L’unica volta a tutti, dai “suoi” pre-ju alle vittime della schiavitù. Il vescovo ha celebrato la messa in una chiesa che pian che ci fossero i poveri, gli handi- Come riusciva, don Oreste, a con- che l’ho visto piangere è stato proprio quando è morta piano si stava riempiendo di fratelli della Comunità e di par- ciliare la vita della parrocchia con i cappati. Non si prendeva deci- sua mamma. Credo che nel letto abbia dormito ben poco. rocchiani che avevano già ricevuto la notizia. Nell’omelia ha sione senza sentire la gente». suoi crescenti impegni legati alla Era talmente appassionato per il Signore e per le anime abbozzato la storia che avrebbe poi sviluppato ai funerali, ha Parrocchia e Comunità Papa Gio- Comunità? che non dava importanza al suo corpo». letto il commento da “Pane Quotidiano” e ha raccontato dei vanni XXIII: un cammino comune. «Don Oreste era cosciente di es- L’eredità che ha lasciato alla parrocchia? suoi incontri con Don Oreste. «Nel maggio del ’68, con un sere il padre della parrocchia, il re- «L’amore a Gesù. La coscienza di essere un popolo di All’uscita da messa, mentre si attendeva che venisse aperta gruppetto di persone, ci vedeva- sponsabile. Dove non arrivava lo Cristo in cammino. La parrocchia ai parrocchiani: ognu- la camera ardente, tra le lacrime che pendevano sul ciglio, mo alla Casa dei ritiri. Lì abbia- sostituivo io. Fino a quando è stato no deve avere un compito. E l’attenzione ai poveri». ha iniziato a far capolino qualche sorriso. Magari pensando alla sua tonaca preferita o al fatto che ora per contattarlo non mo scritto i punti di quello che parroco andava a benedire le fami- E alla Comunità Papa Giovanni? dovevamo più impazzire col telefonino. sarebbe diventato lo “schema glie, le fabbriche. Prendeva nota «La preghiera, l’attenzione agli ultimi, la fraternità che Quando gli uomini delle pompe funebri, con l’aiuto dei pre- di vita” della Comunità. Intan- dei bisogni della gente. Aiutava a è il punto chiave. La fedeltà allo “Schema di vita”, e l’ob- senti, hanno portato giù la bara per le ripide scale e hanno to don Oreste andava ad inse- trovare lavoro. Al lunedì teneva bedienza ai nostri vescovi, perché, ci teneva a dire: “Dove sistemato il feretro in Chiesa, è iniziato l’omaggio pubblico al gnare religione agli spastici, ma gli “incontri della fede” che ha ini- c’è il Vescovo, lì c’è la Chiesa». prete che ci ha amati per tanti anni. ■

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ne dimensioni della sua esistenza che apparivano decisamente fuori del co- mune. Ad esempio la spiritualità, che era quella di un contemplativo sulle stra- de. Contemplativo che faceva della celebrazione eucaristica quotidiana il momento più signifi cativo della giornata, prima di iniziare l’impegno, sempre gravoso, nei vari settori. Ag- giungeva la lettura meditata dei salmi e, nei rari intervalli di giornate inten- sissime, la recita del rosario. Una vita di preghiera e di unione a Dio condot- ta nel mondo, con tutta l’agitazione, i rischi e il peso dei tanti incontri. Tutto questo gli permetteva di guardare le persone che incontrava con gli occhi della fede: volti da riconoscere, da ri- spettare, persone da aiutare a trovare la strada della propria realizzazione. PENSIERO E AZIONE - «Era un uomo colto, curioso, ma le sue scoperte Non ho ricordi di don Oreste tal- intellettuali erano funzionali alla prassi educativa nell’orizzonte del Regno» mente preso dalle questioni personali da dimenticare l’attenzione premuro- DIETRO IL SUO LINGUAGGIO SEMPLICE E DIRETTO C’ERA UNA GRANDE CU LTU RA sa verso l’altro. Sono queste le ragioni per cui molti giovani chiedevano di mettersi sotto la sua pensare controcorrente, oggi si direbbe a non accettare “direzione spirituale” e che don Oreste accoglieva invi- acriticamente quello che è considerato il “politicamente tandoli a mettersi generosamente alla scoperta della pro- corretto”. Il riferimento costante alla Scrittura (che cono- pria vocazione. Una chiamata all’impegno che esigeva sceva molto bene) gli impediva di accontentarsi del buon disponibilità, rigore, ascesi. Vocazione non come grazia a senso comune, di fuggire dalla fatica del pensare, dal ri- CO N TEM PLATI V O buon mercato, ma come grazia a caro prezzo. Per questo durre il cristianesimo ad una forma di etica, sia pure ele- Un aveva concentrato la sua attenzione sui processi forma- vata. La situazione doveva essere costantemente ridefi ni- tivi dei giovanissimi (13-15 anni), quelli che in Azione ta. Non per apparire a tutti i costi “un bastian contrario”, cattolica venivano chiamati i prejù, i giovanissimi che vi- ma perché ogni situazione è complessa e richiede fatica e vevano una stagione decisiva della propria esistenza, di decentramento dal sé per poterla decifrare e modifi care. sulle strade del mondo fronte a scelte che avrebbero condizionato il loro futuro. Questi esercizi di lettura del tempo gli permettevano di Ma per essere buon educatore bisognava studiare e don intuire i mutamenti in atto: eravamo a ridosso del Conci- Te s t o d i Piergiorgio Grassi Fo to d i Riccardo Ghinelli arrebbe la pena di ricordare don Oreste prima che Oreste era un buon lettore di testi psicologici e pedago- lio Vaticano II e le inquietudini giovanili (che tutti avver- diventasse il prete noto in tutto il mondo per le sue gici. Ce ne parlava, ce li indicava, ci invitava a compren- tivamo) anticipavano in qualche modo la stagione della FINE INTELLETTUALE, EDUCATORE Vtante iniziative tese a emancipare il mondo soffe- derli. Così come era un buon lettore di testi fi losofi ci e grande contestazione che avrebbe caratterizzato tutti gli RIGOROSO, CONTEMPLATIVO GIOIOSO. rente dei più poveri e degli emarginati. Sono gli anni del teologici: Umanesimo integrale di Maritain, Cattolicismo di anni Sessanta. suo insegnamento di religione al Liceo classico “Giulio De Lubac, gli scritti di Congar sul laicato erano testi che Era un don Oreste meno appariscente di quello evocato COSÌ PIERGIO RGIO GRASSI, Cesare” e del suo ruolo di assistente diocesano della Gio- passavano dalla sua biblioteca nelle nostre mani. E spes- in questi giorni, ma egualmente effi cace. Erano gli anni DOCENTE ALL’UNIVERSITÀ DI URBINO, ventù di Azione cattolica (GIAC). A chi ha avuto modo so ci chiedeva di sintetizzarli e di mettere in comune i in cui si preparava a compiere gesti signifi cativi, a fon- E PRESIDENTE DIOCESANO DELLA GIOVENTÙ di conoscerlo da vicino, di collaborare con lui quasi quo- risultati della lettura. dare la Comunità Papa Giovanni XXIII, a intervenire nel tidianamente alla fi ne degli anni Cinquanta in questa sociale e nel politico con modalità assolutamente singo- CATTOLICA RIMINESE DAL ’59 AL ‘62, organizzazione (nell’allora Centro diocesano operavano, DON ORESTE ERA UN UOMO COLTO, CURIOSO, ma le sue lari, fenomeni che i media mettono sotto osservazione, RICORDA IL DON BENZI DI QUEGLI ANNI assieme a me, Aldo Amati, Luciano Chicchi, Michele La scoperte intellettuali erano immediatamente a dispo- quasi stupiti di quanto possa la forza del vangelo nella Rosa, Nicola Sanese, Stefano Zamagni, Fabio Zavatta, sizione di tutti, erano funzionali alla prassi, alla prassi società secolarizzata e pluralistica. (tratto da “Il Ponte” n. solo per fare qualche nome) non potevano sfuggire alcu- educativa nell’orizzonte del Regno. Inoltre, spingeva a 40/2007)

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della sua venuta, condividendo la vita dei più poveri, dei rifi utati, degli sfruttati, di tutti coloro che non hanno gli strumenti e le possibilità materiali perp manifestare le proprie potenziali- tà umane. Dio vuole un’umanità uni- ta nella giustizia, vuole che si stabili- scanosc rapporti tra gli uomini e chiede, soprattuttoso a noi cristiani, di ristabilire quelqu giusto equilibrio da lui costruito nellan creazione e rotto con il peccato. Il lavorola e le attività della comunità vo- glionogl essere un servizio a coloro che,

RI CCARDO GHI N ELLI nein confronti della società, si trovano NEL 1977 IL PRIM O EDITORIALE in una condizione di debolezza o di inferiorità:in dagli adolescenti, ai ragaz- zi caratteriali, agli handicappati. Perch é IL GIORNALE ALCUNI DI NOI TENTANO DI REA- LIZZARE UNA CONDIVISIONE TOTALE TRENT’ANNI FA VEDEVA LA LUCE, A RIMINI, IL PRIMO NUMERO con tali persone all’interno di case- DI SEMPRE, STAMPATO A CICLOSTILE. NELL’EDITORIALE, famiglia che si confi gurano o come CHE VI RIPROPONIAMO, DON ORESTE TRACCIAVA LE LINEE strutture di pronto soccorso o come convivenza defi nitiva. Il giornale vuo- DI UN NUOVO PROGETTO DI VITA E DI SOCIETÀ le inserirsi dentro questi fatti come RO BERTO SO LDATI di don Oreste Benzi una necessaria occasione di rifl essione sull’azione e divulgazione dei con- Silvio è un ragazzo di 16 anni: QUEL GRI DO, CHE È ESPRESSI ON E DI tenuti che nascono dalle nostre espe- USAVA LA SUA NOTORIETÀ PER ANNUNCIARE CRISTO E DIFENDERE I PIÙ DEBOLI non ha mai conosciuto sua ma- CHI È RIFIUTATO DALLA SOCIETÀ DEI rienze. Come una possibilità di espri- «dre, non ha mai saputo chi sia “SANI”, è divenuto il titolo del nostro mere valutazioni e giudizi su ogni suo padre. È vissuto in brefotrofi o, giornale. Per noi la parola “Sempre” tipo di avvenimenti. Come una presa poi in un istituto medico psicopeda- non è un programma politico, non è di coscienza delle responsabilità della gogico, ricoverato prima fra i meno l’espressione di una ideologia, per noi Chiesa, nei confronti dei poveri e degli Voce di chi gravi poi nel reparto speciale fra i più è una persona che ci richiama conti- emarginati, e quindi come strumento gravi. Stavano per rinchiuderlo in nuamente coloro che soffrono per le di intervento. Inoltre il giornale vuo- ospedale psichiatrico. Il Signore ce lo conseguenze di un peccato che essi le creare una sensibilità e operare per di Alessio Zamboni NON HA VOCE non hanno commesso ma che è di tutta una coscientizzazione nei confronti di ha fatto incontrare e la casa-famiglia di Coriano gli ha dato quanto non la società. È il grido di chi non chiede quanti ignorano o di quanti fi gurano aveva mai avuto: l’affetto di una fa- la carità, la compassione, l’opera buo- di ignorare i fatti e le loro cause. Noi miglia e il riconoscimento come per- na ma ci chiede di unire la sua vita alla vogliamo che anche altri, come noi, LEGGERE I FATTI ALLA LUCE DEL VANGELO, a famosa “tonaca lisa” che lo rendeva immediata- sona. Il bisogno di vivere è divenuto nostra, di essere riconosciuto persona incomincino ad intervenire per com- DENUNCIARE SENZA TIMORE LE INGIUSTIZIE, mente riconoscibile. Il linguaggio semplice, diretto, sempre più intenso in Silvio. Quan- come noi. E “Sempre” sarà il nostro battere le ingiustizie e le situazioni Lcapace di trasmettere serenità ma anche indigna- do si trova con altri e vuol manifesta- giornale, un giornale che nasce ora ma di emarginazione affi nché ci si possa DIFFONDERE UN MONDO NUOVO zione di fronte alle ingiustizie. L’attitudine ad entrare re il suo desiderio di partecipazione, che già da tempo alcune persone della unire, comunità cristiana, gruppi poli- PER “TRAPIANTO VITALE”. subito in empatia con chi gli stava di fronte, di far sogna- emette il grido “Sempre”, un grido Comunità Papa Giovanni XXIII senti- tici, sindacati, associazioni, ed handi- PER FARE QUESTO DON ORESTE HA SEMPRE re i giovani, di ridare entusiasmo ad una fede intorpidi- vano importante come strumento di cappati stessi, per fare un serio lavoro ta. Tra le tante qualità di don Oreste c’era sicuramente di chi vuol vivere ma non sa trovare UTILIZZATO TUTTI I MASS MEDIA, MA HA VOLUTO da solo le vie per vivere, di chi vuol collegamento e di rifl essione. All’inter- politico sia su obiettivi concreti, quali quella di essere un grande comunicatore. Una dote che partecipare ma non trova chi gli dia no della Chiesa, ci riconosciamo nella la prevenzione, l’inserimento nel lavo- CHE AVESSIMO ANCHE UN NOSTRO GIORNALE non aveva certo costruito a tavolino ma derivava da una spazio, di chi vuol parlare ma non vocazione di annunciare la presenza ro, sia su un progetto ed una strategia grande passione per Cristo e per l’uomo, che contagiava trova chi lo aiuti ad esprimersi. del Signore nel mondo e la speranza di trasformazione della società. chiunque veniva in contatto con lui.

44 45 del gennaio 2006. «Silvio aveva dei periodi in cui stava completamente muto, poi all’improvviso gridava: «Sem- pre! Sempre!». All’inizio nessuno capiva il senso di quella parola. Poi abbiamo capito: “Sempre” era il grido di chi voleva uscire dalla propria prigione. E ci chiedeva di met- tere la nostra vita con la sua, non per il tempo necessario ad una buona azione, ma “sempre”, per costruire assieme a lui un mondo nuovo».

“SEMPRE” È DIVENUTO COSÌ, DAL 1977, IL NOSTRO GIOR- NALE, per creare un legame tra tutti coloro che accettano Scrittore infaticabile infaticaabile questa sfi da. Un giornale per denunciare le ingiustizie Come facesse a trovare il tempo rimane un mistero an- in maniera libera, senza condizionamenti, ma anche per CALISESI DANIELE che per noi suoi stretti collaboratori. Don Oreste scriveva raccontare il bene, i passi in avanti nella costruzione di un continuamente, in auto, in treno, in aereo, di notte, duran- mondo nuovo. «Non si può vincere il male limitandosi te gli incontri. Nonostante l’età avanzata aveva imparato ad utilizzare anche le moderne tecnologie: internet, la a denunciare il bene che manca – ricordava a noi della Qu eg l i s l og an posta elettronica, il palmare, per sfruttare ogni attimo an- redazione –. Gesù è venuto prima di tutto a vivere e la che quando era in viaggio. sua vita è testimonianza di bene. Il cristiano non è un Oltre a collaborare stabilmente con il Corriere Cesenate e piagnone ma uno che porta la vita, e là dove c’è il male capaci di mobilitare il Corriere Romagna, ha scritto una gran quantità di libri, porta il bene». Saper leggere i fatti alla luce del vangelo e Tra gli elementi che hanno fatto di don Oreste un grande co- tra i quali, per citare i più noti, “Con questa tonaca lisa” saper raccontare la vita, erano le indicazioni che ci dava municatore c’è anche la sua straordinaria capacità di coniare (San Paolo), “Scatechismo”, “Trasgredite!”, “Prostitute”, in quanto direttore del nostro mensile. slogan motivazionali. Poche parole che vanno dritte al cuo- “Ho scoperto perché Dio sta zitto”, “Gesù è una cosa se- re, smuovono le coscienze, catturano i giovani, mobilitano ria” (Mondadori), “Cosa fare con questi fi gli” (Ancora). Lui è sempre stato convinto che l’evangelizzazione e la costruzione di un mondo nuovo possono avvenire solo all’azione. Con le nostre Edizioni Sempre, oltre a dirigere questo men- Ogni sua battaglia, fi n dall’inizio, è stata caratterizzata da per trapianto vitale. Per questo abbiamo coniato uno slo- sile e curare i commenti alle letture su “Pane Quotidiano”, qualcuno di questi slogan. La prima sessantottina vacan- ha pubblicato “Il sì di Maria” (2005) e “Onora tuo fi glio e tua gan, “Comunicare la vita”, che caratterizza non solo que- za con gli handicappati a Canazei è stata contrassegnata fi glia” (2006). Da qualche tempo stava lavorando ad un libro sto mensile ma tutte le nostre pubblicazioni, dal prezioso dal motto «Là dove siamo noi, lì anche loro». sulla famiglia, che pubblicheremo tra breve. (a.z.) “Pane Quotidiano”, tanto citato in questo periodo, ai libri I bambini hanno diritto di avere una mamma e un papà? alla cui elaborazione si dedicava in orari e luoghi impos- «Apriamo le famiglie, chiudiamo gli istitu- sibili. Ultimamente ci eravamo permessi di suggerirgli ti», o, più biblicamente, «Dio ha creato la fami- che, vista l’età, forse avrebbe dovuto fermarsi e dedicare glia, l’uomo ha creato gli istituti». Se qualcuno avanzava obiezioni: sulla reale possibilità di realizzare Per questo era continuamente invitato ad intervenire in na, la necessità di demitizzare le comunità terapeutiche più tempo allo scrivere. «Io non sono uno che scrive a effettivamente le sue audaci proposte, e proponeva soluzioni occasione di incontri pubblici e convegni organizzati da per tossicodipendenti valutandone i risultati effettivi, tavolino – ci ha risposto – ho bisogno del contatto con la di compromesso, lui rispondeva: «N on dobbia mo cer- associazioni, parrocchie, scuole, università, enti locali, ed l’urgenza di superare la rigidità dell’adozione attraverso gente, con la vita. È lì che traggo l’ispirazione». care le soluzioni possibili ma rendere pos- era spesso ospite di trasmissioni televisive. Una popola- forme di adozione “aperta”, oggi patrimonio comune, lui Per questo non si negava mai, andava ovunque lo chia- si b i li le soluzi oni ». rità crescente di cui era consapevole e che utilizzava per le ha lanciate con almeno dieci anni di anticipo, attiran- massero a portare la sua testimonianza, fosse un audi- Di fronte alle incertezze, al timore di lasciare le proprie sicu- un unico scopo: annunciare Cristo ed essere voce dei più dosi a volte le critiche di chi oggi sostiene le medesime torium da 5.000 posti o la sala incontri di una sperduta rezze, lui invitava a «non perdere la coincidenza deboli, dei fuori casta, di coloro che, era solito dire, «sono tesi. parrocchia di campagna. E chi doveva fi ssare i suoi ap- co n D i o » e incoraggiava a buttarsi, perché «le cose talmente convinti di non valere nulla che sembrano quasi Per cogliere i segni dei tempi e far sentire la voce de- puntamenti, aveva un’unica indicazione: dire sempre di belle prima di fanno e poi si pensano». Come far capire l’importanza della preghiera? Semplice: chiedere scusa di esistere». Per loro si è sempre battuto gli ultimi lui si teneva costantemente aggiornato, legge- sì. «L’unico limite – racconta Stefano Paradisi, respon- «Per stare in piedi bisogna stare in ginoc- con coraggio, senza temere di esporsi alle critiche, alle in- va libri (di notte), almeno cinque quotidiani al giorno, sabile della segreteria generale della Comunità – era la ch i o ». Allora «non dobbiamo pregare se c’è comprensioni. «Noi non parliamo perché gli altri applau- consultava le agenzie, interveniva tempestivamente con possibilità oggettiva di essere presente, utilizzando tutti i tempo ma trovare il tempo per pregare». dono, ma non stiamo zitti perché gli altri ci fi schiano», dichiarazioni e comunicati, prendeva appuntamento con mezzi di trasporto a disposizione». Mettersi dalla parte degli ultimi, denunciando chi «fabbrica diceva. parlamentari e ministri, convocava i giornalisti attraver- Ora tocca ad altri far sentire la sua voce e la voce degli le croci» può essere rischioso. Lui stesso riceveva spesso so conferenze stampa, promuoveva manifestazioni e con- ultimi. La Comunità Papa Giovanni XXIII, come scrive minacce. A chi gli chiedeva se aveva paura rispondeva: «Il IL PROFETA, CI SPIEGAVA, È COLUI CHE «SA LEGGERE I vegni. nell’editoriale Giovanni Paolo Ramonda, proseguirà le coraggio non consiste nel non avere paura ma nel vincere la paura per un amore più SEGNI DEL FUTURO GIÀ PRESENTE». Lui lo ha sempre fat- Ma oltre ad utilizzare i normali mezzi di comunicazio- sue battaglie «come prima e più di prima». E “Sempre” grande». to, era continuamente oltre, e anche per questo, a volte, ne ha voluto fi n dall’inizio che avessimo anche un no- continuerà ad essere il suo giornale, per raccontare, mese Tutto ciò, in fondo, per un unico grande obiettivo: «M ette- incompreso. Temi scottanti come la necessità di chiudere stro giornale, “Sempre”. Un nome che nasce da un grido, dopo mese, ogni passo in avanti verso quella “società del re Cristo al centro del nostro cuore per fare gli istituti e aprire le famiglie, l’eclissi della fi gura pater- come ci ha ricordato anche recentemente nell’editoriale gratuito” che tanto desiderava e lui già viveva. di Cristo il cuore del mondo». ■ (a.z.)

46 47 SPECIALE UN INTERVENTO FORTE, PROFETICO, CHE HA SCOSSO LA PLATEA ED HA AVUTO GRANDE ECO SUI MEDIA NEI GIORNI SUCCESSIVI ALLA SUA MORTE. dio premeditato, voluto. In Italia sono È ARRIVATA L’ORA DELL’AZIONE.

RI CCARDO GHI N ELLI L’INDICAZIONE DI UN CAMMINO SEGNATO DAGLI ULTIMI, PER REALIZZARE 180mila l’anno. Ma queste creature NO, MEGLIO, DELLA CONCRETEZZA. NEI FATTI E NON A PAROLE LA RIVOLUZIONE DI CRISTO urlano, e il loro grido sale a Dio. Men- Oggi voglio dire ancora che occorrono tre si sta vicino a Dio questo grido lo strategie comuni da attuare, ognuno si sente, ma se non lo si sente vuol nel dono carismatico che ha, nel dono dire che qualcosa c’è da rivedere nel della parrocchia in cui è, nella diocesi nostro rapporto con Dio e con i fratel- in cui si trova. Ma dobbiamo vedere li. Non posso dare indirettamente il i fatti. La gente si sente tradita tutte mio permesso; chi tace – ma non è un le volte che ripetiamo parole di spe- tacere con la parola soltanto – chi tace ranza ma non c’è l’azione. Cos’hanno con i fatti, è complice del delitto. Le lasciato i cattolici, permettetemelo? nostre mani – si voglia o no, anche se Hanno lasciato la devozione. Devo- dà fastidio – grondano sangue. zione che è unione con Dio-Amore, Un altro esempio: 100mila donne che è validissima, ma la devozione RI CCARDO GHI N ELLI sono tenute sotto sfruttamento in Ita- senza la rivoluzione non basta, non lia. Non ascoltate quel che dicono, Il vento è favorevole, basta. Soprattutto le masse giovani- che sono libere! Vorrei portarvi tutti perché il cuore dei giovani li non le avremo mai più con noi, se sulla strada, vorrei portare alme- oggi batte per Cristo. non ci mettiamo con loro per rivolu- no due donne in casa ad ognuno di Però ci vuole chi senta zionare il mondo e far spazio dentro. quelli che sostengono che sono libere. quel battito Ma il vento è favorevole, perché il Vergogna! Perché viene mantenuto cuore dei giovani, ve lo dico – e non un massacro, un orrore simile? Non badate alle cassandre – oggi batte per L’ I N TERV EN TO ALLA SETTIMANA SOCIALE DEI CATTOLICI, IL 19 OTTOBRE A PISA si vuol perdere il voto di 10 milioni di Cristo. Però ci vuole chi senta quel cosiddetti clienti! Mi diceva un pezzo grosso, in merito battito, chi li organizzi e li porti avanti in una maniera alla proposta di legge di iniziativa popolare che abbiamo meravigliosa. presentato: «Chi vuole che gliela approvi, padre? Qual La conclusione è questa: perché non individuiamo in Ita- è quel partito che è disposto a perdere anche un solo lia dei target da raggiungere? I nostri vescovi li dicano, la voto?». E io ho detto: «Siete dei prostituti politici. Date le Chiesa li indichi. E poi tutti insieme portino il resoconto. dimissioni e andatevene». E alle settimane sociali raccontiamo il cambiamento av- «L a DEVOZIONE Perché non viviamo la visione dell’autorità come ce la venuto, la trasformazione, e il grido dei poveri che fi nal- dà Gesù, che è la via e la rivoluzione, perché unifi ca il po- mente viene ascoltato. Cosa ci serve, se no? Qui man- polo? In 4 o 5 mesi si potrebbero liberare tutte le 100mila cano i protagonisti delle conseguenze che ci sono state senza RIVOLUZIONE schiave. Perché non lo si fa? dette così bene, profondamente. Nella giornata Onu per Il vento favorevole poco giova se il marinaio non sa l’estrema povertà, io al consiglio comunale di Rimini ho dove andare. E noi dobbiamo evitare quel rischio terri- chiesto che ogni consigliere comunale prenda accanto a di don Oreste Benzi bile. Come dice il proverbio: chi sa fa, chi sa e non fa, si sé uno dei nostri barboni – li chiamiamo così, ma sono non basta!» mette ad insegnare. uomini creativi di storia – e lo usi come assistente, però Perché non guardiamo le carceri? Lo sapete, si stanno con i pantaloni con le pezze, perché ricordino agli altri i chiedevo, mentre ascoltavo gli splendidi ora- se delle stanze dei bottoni, e tutto ciò che è collegato ad riempiendo di nuovo. Ma perché? Perché c’è una non-co- che sono lì per diventare poveri, cioè per farsi prossimo, tori: ma come realizzare il bene comune? Io ho esso, è diventato la coscienza pratica ed attuativa, e così scienza nel popolo cristiano. Questa gente, 26mila, che altrimenti abbiamo una testa che ragiona, ma non dà più Mvisto, penso e credo che il nemico – perdonate si ha il tradimento della rivoluzione cristiana, come dice è uscita, ma dove va? Il popolo cristiano apre la casa, le ordini al cammino. Ecco, io vorrei che fossimo un cam- la parola – del bene comune è... siamo noi cattolici. In Benedetto XVI, della rivoluzione di Dio. Perché manca- braccia e vive insieme con loro? Le settimane sociali... ma mino di popolo. che senso? Ovunque ci si gira si è persa, si è sbriciolata e no le strategie comuni da portare avanti: ogni realtà, ogni vuol dire che io detengo il tuo bene e tu il mio bene? Per- È la grande ora della Chiesa. Questo è il kairos, il tem- poi è scomparsa la coscienza di essere popolo, popolo di gruppo ecclesiale, ogni parrocchia, ogni movimento. ché non me lo dai? Adesso inizia lo sciopero della fame a po dell’intervento di Dio è giunto, il vento è favorevole, Dio, con una missione di salvezza da portare. Oggi però! Dice bene Seneca che il vento favorevole a poco giova, Spoleto, nel supercarcere, per l’abolizione dell’ergastolo. però bisogna dare una mossa creativa. I nostri ragazzi, i Oggi, 19 ottobre, ieri, domani. Il messaggio di Gesù, me- se il marinaio non sa dove andare. E quando la barca sta Hanno ragione. Che senso ha dire che le carceri sono uno nostri piccoli angeli crocifi ssi, i nostri barboni che andia- glio, la soluzione dell’esistenza umana che ci dà Gesù, troppo ferma corre il rischio di affondare. spazio dove si recupera la persona se è scritta la data di mo a prendere tutte le sere alla stazione, in realtà sono l’ha affi data a noi, ma non si può portare avanti così, entrata e la data di uscita mai? È una contraddizione in i soggetti attivi e creativi di umanità. Il bene che fanno sbriciolata. FACCIAMO UN ESEMPIO. OGGI, MENTRE SIAMO QUI, IN termini. Perché non devono avere il diritto di dare prova loro ai giovani è incalcolabile. Dobbiamo riconoscerlo e L’interesse di partito, l’interesse del potere, l’interes- MEDIA 500 BAMBINI VENGONO SGOZZATI E UCCISI. Omici- che sono cambiati? dare una svolta più concreta a questi incontri. Grazie.

48 49 SPECIALE STEFAN O AM ADEI

NEL MONDO - Ogni anno don Oreste si recava a visitare tutte le zone di missione della Comunità per far sentire la sua vicinanza di padre

UN ALBERO CHE AFFONDA LE RADICI NELLA VOCAZIONE SPECIFICA CONFERMATA DALLA CHIESA UNIVERSALE ED ESTENDE I SUOI RAMI TRA I POVERI DEI CINQUE CONTINENTI. COSÌ SI PUÒ RAPPRESENTARE L’EREDITÀ “VISIBILE” LASCIATA DA DON ORESTE, CHE ORA HA IL COMPITO DI CONTINUARE A VIVERE IL SUO CARISMA

di Mauro Carioni responsabile macro-area gestionale della Comunità Papa Giovanni XXIII

ei giorni di cordoglio per la scomparsa di don Ore- ste, molti hanno chiesto notizie più approfondite Nsulla Comunità Papa Giovanni XXIII e in diversi si sono stupiti nel sentirsi raccontare la vastità e comples- sità della cosiddetta “Opera Papa Giovanni di don Ore- DALL’ORIGINARIA “ASSOCIAZIONE PER LA FORMAZIONE RELIGIOSA ste”. Giustamente tutti eravamo affascinati e colpiti dalla DEGLI ADOLESCENTI” ALL’ASSOCIAZIONE INTERNAZIONALE fi gura di don Oreste, dal suo sorriso, dalla sua tenacia, dalla sua testimonianza di fede. Ma come lui stesso ha RICONOSCIUTA DALLA SANTA SEDE affermato più volte, don Oreste è stato lo strumento nelle mani dello Spirito per realizzare con tutti noi la Comunità Papa Giovanni XXIII. Io sono persuaso che una delle tan- te grosse intuizioni di don Oreste è stata quella di fonda- re la nostra vocazione su una precisa regola di vita (oggi Carta di fondazione e Statuto), che è stata approvata dalla Chiesa come via sicura di santifi cazione, e quindi coloro che sono chiamati ad entrare in comunità non sono tanto OPERA presi dal carisma di don Oreste (che era ed è innegabile), La sua “ ” ma da quanto c’è di affascinante e carismatico nel “segui- re Gesù, povero, servo, che espia il peccato del mondo” e nel “condividere per Gesù, con Gesù ed in Gesù la vita degli ultimi”. La Comunità è quindi stata fondata e rea- in cinque continenti lizzata a mezzo di don Oreste, ma anche ben oltre don 50 51 Oreste. Ecco perché la Comunità ora prosegue e prose- il Diritto Canonico della Chiesa quale associazione laica- guirà nel tempo, fi no a quando Dio lo vorrà. le di culto e di religione. Un’unica famiglia Il 5 luglio del 1972 avviene il riconoscimento – per De- UNA COMUNITÀ CHE SI ESTENDE ORMAI CON UNA PRE- creto del Presidente della Repubblica – della personalità in tante “zone” SENZA IN TUTTI E CINQUE I CONTINENTI, una comunità giuridica, cioè da quel momento la Comunità poteva agi- Da statuto, la Comunità Papa Giovanni nata saldamente dentro la Chiesa. Prima è stata la Chiesa re sul piano civile e legale in tutta Italia. Da quel mo- XXIII al proprio interno è articolata in diocesana riminese a dare garanzia al nostro cammino: mento quindi l’opera spirituale e religiosa suscitata dallo Zone, cioè in aggregazioni territoriali dove si vive in piccolo ciò che tutta la dopo la fase di gestazione iniziale seguita al mitico cam- Spirito attraverso don Oreste ed i primi giovani di allora Comunità vive a livello generale. In peggio del 1968, fase preparata lungo tutti gli anni ’60 (oggi teste ingrigite nei capelli, ma ancora entusiasti nel ogni Zona c’è un responsa- all’insegna dell’”incontro simpatico con Cristo”. È infatti cuore), si incarna in attività, strutture, azioni concrete nel bile che conferma e guida la vita di del 18 novembre 1971 il primo riconoscimento ecclesiasti- rispetto della legge o nella “legittima disobbedienza civi- zona, come don Oreste prima e da ora co pronunciato dal vescovo di Rimini, monsignor Emilio le” quando le leggi sono ingiuste. in avanti il nuovo Responsabile Gene- Biancheri. In quella data la Comunità, che allora si chia- Nasce così la prima casa famiglia a Coriano (RN) nella rale guiderà la Comunità tutta intera; mava Associazione per la formazione religiosa degli adolescen- storica data del 3 luglio 1973. Da allora la condivisione di- ci sono membri, ci sono strutture e attività di condivisione: c’è l’ossatura ti Papa Giovanni XXIII, radicava la propria natura dentro retta di vita, cioè l’ascolto del grido del povero che bussa base della Comunità. e chiede l’appartenenza, ha Le Z o ne , che si costituiscono in dato origine a una multifor- base ad una consistenza numerica e me realtà. L’evoluzione – che vocazionale di membri, sono og g i Dio ha guidato e don Oreste, in tutto 4 6 di cui 2 8 in Ita- DANIELE CALISESI DANIELE come spesso ci ha lui stes- lia e 1 8 all’estero; ma sono già so spiegato, ha solo seguito, STEFAN O AM ADEI pronte a partire altre 3 zone estere. forte della sua fi ducia in Cri- Vi sono già stati responsabili di Zona non italiani e vi sono Zone non italiane sto – è stata apparentemente – ora Comunità Papa Giovanni XXIII – è sempre quella dove la prevalenza è fatta di membri confusionaria e caotica, ma medesima comunità sorta attorno a don Oreste nel 1968, locali, segno che il dono della vocazio- costantemente attaccata ad profondamente fedele alla volontà del Signore che la ne non è riservato solo agli italiani che un povero che chiedeva cose conduce, dentro la Chiesa universale, attenta al grido dei si sono sentiti chiamati a condividere specifi che e ad un membro poveri, veri maestri di vita, che continuamente l’ammo- la vita degli ultimi in terra di missione, di Comunità che sceglieva di dernano e la rendono contemporanea alla storia. ma è di tutti. Ci sono persino membri essere risposta a quel grido provenienti dall’estero responsabili di attività e strutture in Italia. d’aiuto. Nel corso degli anni QUESTA ADESIONE ALLA SEQUELA INCARNATA DI GESÙ Attualmente la Comunità condivide la Comunità, man mano che CRI STO che si esprimeva e si esprime nella condivisione direttamente con i poveri e gli ultimi la Chiesa stessa approfondi- diretta di vita coi poveri, gli ultimi, gli emarginati, ha su- di 25 Paesi del mondo: Alba- va i temi della spiritualità lai- scitato tante e molteplici attività. nia, Australia, Bangladesh, Bolivia, cale e dava spazio alla nuove Il quadro odierno è rappresentabile con l’immagine Brasile, Cile, Cina, Croazia, Georgia, forme di aggregazione, ha dell’albero. Le radici affondano nella Parola di Dio e den- Kenya, Kossovo, India, Israele/Pale- via via ottenuto sempre le tro la Chiesa; queste radici sono la Vocazione esplicitata stina, Italia, Moldavia, Olanda, Repub- blica di S. Marino, Romania, Russia, debite approvazioni ecclesia- dalla Carta di Fondazione e dallo Statuto. Dalle radici Spagna, Sri Lanka, Tanzania, Nord stiche fi no ad ottenere il mas- parte il tronco che è la Comunità Papa Giovanni XXIII Uganda,Venezuela, Zambia. (m.c.) simo riconoscimento: quello ente ecclesiastico. Dal tronco partono i rami che sono tut- A tavola in 38 mila di Associazione Internaziona- te le “ragioni sociali” sorte in questi anni per meglio esse- Fra Italia ed estero, le entità giuridiche (cooperative sociali ed asso- le di Fedeli di Diritto Pontificio re risposta al grido dei poveri. ciazioni) promosse, sostenute e collegate sono 2 6 . espresso dal Decreto defi niti- La Comunità Papa Giovanni XXIII è direttamente pre- sostenute e collegate alla Comunità stessa per meglio ri- Con Don Oreste si è calcolato recentemente che in media quest’anno ogni giorno vo del 25 marzo 2004 promul- sente in tutto il mondo con le attività più prettamente spondere ai poveri ed essere rispettosi delle norme e del- 38.000 persone siedono alla tavola della Comunità nel suo insieme. gato dal Pontifi cio Consiglio religiose (tutto ciò che è esplicitamente espressione del- le leggi dei singoli Paesi. I membri della Comunità raggiungono quasi le 2.000 unità nel mondo, mentre in dei Laici. Non più un singolo la fede in Dio) e con quelle strettamente collegate all’in- Queste poche righe non hanno la pretesa di descrivere Italia le accoglienze residenziali superano le 2 .0 0 0 persone ed il contatore automatico informatico – che scatta ad ogni nuova persona accolta ed in vigore vescovo diventa garante del carnazione della fede nella condivisione diretta con gli “l’Opera Papa Giovanni di Don Oreste Benzi”, ma vo- dai primi anni ’80 – segna in questi giorni di metà novembre poco più 23.820 unità. cammino comunitario, ma la ultimi (case famiglia, centri diurni, famiglie accoglienti, gliono solo dare un piccolo assaggio di cosa, in 40 anni, è Una curiosità: in Italia circolano quasi 1.000 vetture che fanno capo alla Comunità stessa Santa Sede, da cui di- centri occupazionali, azioni ed attività a favore delle per- riuscito a fare lo Spirito Santo grazie a don Oreste Benzi, od alle altre ragioni sociali collegate. (m.c.) pendiamo direttamente. Pur sone che hanno bisogno). Ma in Italia ed in diverse nazio- che gli ha lasciato mano libera e ha sempre cercato di se- avendo abbreviato il nome ni sono sorte altre ragioni sociali giuridiche, promosse, guire la volontà di Dio.

52 53 SPECIALE A COLLOQUIO CON GIOVANNI PAOLO RAM ONDA, VICE RESPONSABILE GENERALE DELLA COMUNITÀ PAPA GIOVANNI XXIII

UN CARISMA DA CONTINUARE A VIVERE,

NELLA CHIESA, TRA I POVERI, IN TUTTI I PAESI RI CCARDO GHI N ELLI DEL MONDO DOVE IL SIGNORE CHIAMA AD ESSERE PRESENTI. MA LA COMUNITÀ, CA N TA E CHI LA GUIDERÀ, DOVRÀ SEMPRE FARE RIFERIMENTO AL FONDATORE CA M M I N A ! di Alessio Zamboni e

Canta e cammina, nella fedeltà a Cristo povero, ser- vo, che espia il peccato del mondo, nell’amore alla Responsabi l e «Chiesa, nella donazione totale ai più poveri». Con ad interim queste parole, al termine della messa del 5 novembre, Giovanni Paolo Ramonda Giovanni Paolo Ramonda, vice responsabile generale del- è nato a Fossano CN il 3 la Comunità Papa Giovanni XXIII, ha incoraggiato tutti a maggio 1960. proseguire con rinnovata energia il cammino tracciato da È sposato con Tiziana don Oreste. Un cammino che lui ha intrapreso nel 1979, Mariani dal 1984. Hanno 3 quando, durante le vacanze di Natale, andò a Rimini per figli naturali e 9 accolti che vivono con loro da molti conoscere da vicino questa esperienza. «Dovevo scegliere anni nella casa famiglia di dove svolgere il servizio civile alternativo al servizio mi- Sant’Albano Stura. litare – racconta – e don Mino, un sacerdote di Forlì che Giornalista pubblicista, ha ho conosciuto al centro di spiritualità di padre Gasparino conseguito il titolo di Ma- a Cuneo, mi ha parlato di questa comunità guidata da gistero in scienze religiose don Oreste. Sono andato e dopo una settimana ho sentito presso la facoltà teologi- che era la comunità in cui avrei speso la mia vita, perché ca di Torino, la laurea il incarnava il vangelo in modo semplice e concreto, con i Pedagogia con indirizzo psicologico presso la facol- poveri». tà di Magistero di Torino ed Il primo incontro con don Oreste? è Consulente sessuologo «È stato durante quella settimana. Dopo la messa lui assieme alla moglie. riceveva nel salone della parrocchia chi aveva desiderio Dal 1981 è responsabile di parlargli. È stato un incontro molto breve, durante il per la zona Piemonte e quale lui ha colto subito il mio bisogno di mettere in pra- dal 1998 vice responsabile tica il vangelo e mi ha proposto di andare a vivere in casa generale della Comunità Papa Giovanni XXIII. In famiglia, a Coriano, dove ho svolto i primi mesi del ser- virtù di questo incarico, vizio civile». attualmente ha assunto le Una scelta che ha segnato la tua vita funzioni del responsabile «Sì. Dopo il servizio civile, che allora durava venti mesi, generale fino alla nomina ho scelto di rimanere in comunità e ho aperto la prima del nuovo responsabile casa famiglia in Piemonte». che avverrà nel corso Cosa ti ha colpito di don Oreste? dell’assemblea straordi- naria fissata per il 12 e 13 «La sua semplicità, il suo sorriso che evidenziava la pu- gennaio 2008 a Rimini rezza di cuore, la trasparenza. Il volto bonario, affabile, che sapeva accogliere le tue istanze profonde, valorizzar- ti, darti fi ducia sempre». Poi hai avuto modo di conoscerlo in maniera più profon- da... «E ho scoperto in lui una grande spiritualità, una vita interiore molto ricca, fatta di cose semplici, di richiami

54 55 VIVIANA VIALI IN MISSIONE L’INTERVENTO FATTO DA PAOLO Ramonda e Paolo RAMONDA AL TERMINE DELLA

Tonelotto, animatore del RI CCARDO GHI N ELLI MESSA ESEQUIALE DI DON ORESTE Servizio missioni, con Fr anca Mencar elli nella missione della Madre nostra, Papa Giovanni in Bangladesh. fi ducia nostra A destra la copertina del libro che ha scritto «Don Oreste ci ripeteva sempre che tutto è grazia. Come Comunità Papa sui movimenti carismatici nella Chiesa Giovanni XXIII vogliamo dire grazie alla mamma Rosa e al papà Achille, genitori di don Oreste, che ci hanno donato un figlio così ricco di umanità benevola, gioiosa, capace di tirare fuori il bene che c’è in ognuno di noi. Grazie per il dono della famiglia, della Comunità che il don ha sapientemente cresciuto come un’unica famiglia spirituale. Grazie ai vescovi che si sono succeduti e a cui lui ha sempre fatto riferimento come pastori e guide, e ai sacerdoti tutti, ma in particolare a don Elio, don Nevio, don Sisto, don Mino. Un grazie alla Chiesa santa di Dio che il don amava tanto e che ha custodito la sua vocazione sacerdotale di cui era innamorato, a servizio del popolo di Dio. Grazie ai professionisti, agli uomini politici e del mondo economico che sanno rinunciare al tornaconto personale e ai privilegi per fare spazio ai diritti della povera gente, al diritto alla vita, alla famiglia, alla casa, al lavoro, alla salute. Grazie a tutti i movimenti e gruppi che stanno collaborando per vivere que- sto momento in festa come voleva don Oreste. Grazie, a nome di don Oreste, a tutti i fratelli e sorelle della Comunità che nelle varie parti del mondo consumano, donano la loro vita nella condivisio- ne con gli ultimi nelle case famiglia, nelle famiglie aperte, nelle cooperative

VIVIANA VIALI sociali, in missione, nell’Operazione Colomba, nelle carceri, con i giovani e adolescenti, con le ragazze schiavizzate, cercando di fare di Cristo il cuore del mondo. continui al vangelo, al Signore. Un’intima unione con Dio fondatore, mentre da ora il poi il responsabile verrà eletto ca paura di don Oreste era che venisse a mancare Infine un grazie ai piccoli che il Signore ci ha affidato: sono le colonne che lui esprimeva nella quotidianità e riversava sugli al- ogni sei anni». la profezia. Di per sé l’autorità, nella Comunità, è portanti della Comunità Papa Giovanni XXIII, che portano nella loro carne e tri, accogliendo tutti con il sorriso, e in modo particolare Nel tuo libro “Il soffio, la barca, le vele” hai approfondito garanzia che ognuno, nella sua originalità, possa nella loro mente la passione di Gesù. Grazie perché siete un dono stupendo. i più poveri, anche quando era stanco e preso dai mille l’azione dello Spirito Santo e il ruolo dei movimenti carisma- esprimere la condivisione con i più poveri. Ma Allora, Comunità Papa Giovanni XXIII, come ci ripeteva sovente il nostro impegni». tici nella Chiesa. Quali linee di sviluppo intravedi per questo perché questo avvenga, essendo la Comunità carissimo don, “canta e cammina!” nella fedeltà a Cristo povero, servo, che Dal 1998 sei vice responsabile generale della Comunità carisma specifico riconosciuto dalla Chiesa alla Comunità un popolo numeroso sparso in tutto il mondo, è espia il peccato del mondo, nell’amore alla Chiesa, nella donazione totale ai Papa Giovanni XXIII. Come hai vissuto questo compito? Papa Giovanni XXIII? necessaria anche l’istituzione, l’organizzazione. più poveri. Per essere del tutto di Cristo insieme a don Oreste, diciamo, oggi e sempre: «Ho cercato di dare il mio contributo alla vita di comu- «La prima linea di fedeltà a questo cammino è l’insosti- Che dovrà essere però sempre a servizio della Madre nostra, fiducia nostra. Amen. nità, ma ho sempre ritenuto che dovevo stare raccolto, tuibile riferimento che dovremo sempre avere alla fi gura vita, della chiamata di Dio, attraverso i poveri, a anche in silenzio, essere discepolo di don Oreste come del fondatore. Il carisma è stato donato dallo Spirito Santo fare famiglia con loro». tutti gli altri, anche perché il suo carisma di fondatore in un tempo e in un luogo preciso a don Oreste Benzi. La Condivisione e giustizia: per quarant’anni Don sprigionava una tale creatività e potenzialità di proposte Comunità e i responsabili generali che verranno dovran- Oreste ha trascinato la Comunità Papa Giovanni in che c’era solo da cercare di capirle e di viverle». no fare sempre riferimento al metodo pedagogico che un’infinità di battaglie per rimuovere le cause dell’emargi- Oreste negli ultimi anni. Noi continueremo ad essere a E ora che don Oreste è venuto a mancare? don Oreste ci ha lasciato. Il secondo punto di riferimento nazione. Chi raccoglierà il testimone? fi anco di queste ragazze accogliendole nelle nostre fami- «Adesso don Oreste non c’è più fi sicamente, ma con la è il forte legame che vogliamo continuare ad avere con «Il testimone lo raccogliamo assieme, tutta la Comunità. glie e andando anche a manifestare nelle piazze qualora fede siamo certi che lui è presso Dio e ci assiste con la tutta la Chiesa, con tutto il popolo di Dio. Nel corso degli Come prima e più di prima, ho già detto più volte. Perché lo Stato volesse legalizzare questa forma di sfruttamento. sua paternità e intercessione. Però c’è in me la consapevo- anni ci sono stati vari sviluppi: prima il riconoscimento don Oreste, oltre al dono della condivisione diretta con i Ma ci sarà anche la battaglia sulle dipendenze, sulle dro- lezza che, in questo periodo di responsabilità ad interim, ecclesiale del vescovo di Rimini, poi tutto il percorso che poveri, ci ha anche dato la passione per la rimozione delle ghe. Don Oreste diceva che non ci può essere mediazione tutte le funzioni che erano sue sono nella fi gura del vice ha portato al riconoscimento da parte del Papa, del Pasto- cause dell’emarginazione, il sentire insopportabile l’in- sul male: il male va tolto alla radice. Noi riteniamo che i responsabile. Quindi ho fatto un atto di assunzione di re- re della Chiesa universale, in quanto la Comunità è fi orita giustizia. La Comunità non tacerà perché in ognuno di noi giovani abbiano il diritto di vivere una vita positiva, una sponsabilità davanti al Consiglio dei responsabili». in molti Paesi del mondo. Nei vari Stati in cui ci troviamo rimane stampato il grido di don Oreste che nelle piazze e vita di relazione: non possono rendersi schiavi di sostan- Hai parlato di responsabilità ad interim. In che senso? vogliamo essere insieme alla Chiesa tra i più poveri, per nei mass media era voce di chi non ha voce». ze dalle quali saranno condizionati per tutta la vita, addi- «È già stata indetta per il 12 e 13 di gennaio l’assemblea proseguire questa linea di incarnazione della vocazione Quali sono le priorità? rittura a spese dello Stato. Una terza lotta che andrà fatta straordinaria dell’associazione che indicherà il nuovo re- nella condivisione diretta». «In particolare io intravedo tre campi di intervento. è contro l’aborto, che è la pena di morte per i bambini non sponsabile generale. Sarà un momento molto importan- Istituzione e carisma: due concetti contrapposti? Uno è quello delle ragazze schiavizzate dal racket della ancora nati: dobbiamo raccogliere il grido degli innocenti te, unico, in quanto si tratta di eleggere il successore del «Il carisma dovrà sempre precedere l’istituzione. L’uni- prostituzione, che stava particolarmente a cuore a don che sale verso Dio».

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