DI (AV)

PIANO URBANISTICO COMUNALE

(ex L.R. 16/2004 e Reg. Attuazione n. 5 del 04.08.2011)

PIANO STRUTTURALE – Fase Preliminare

PSP.01 - RELAZIONE PRELIMINARE

Il Sindaco Il RUP Il Progettista

Dott. Carmine Musto Gnerre Arch. Luigi Puzo Ing. Francesco Sabato Manganiello 1 - Comune di Montefusco - Piano Urbanistico Comunale- Fase Preliminare –

INDICE

PARTE PRIMA- QUADRO CONOSCITIVO

1.0 – PREMESSA 1.1 - Il PUC: Piano Preliminare, Componente Strutturale e Componente Programmatica. Pag. 4

1.2 – Disposizioni strutturali del piano e componente Programmatica/operativa del PUC Pag. 5

2.0 - INQUADRAMENTO TERRITORIALE 2.1 - Dati generali, fisici ed amministrativi Pag.7

2.1.1 –Il territorio comunale Pag.7

2.1.2 –Reti cinematiche Pag.9

2.2 – Profilo storico ed evoluzione edilizia Pag.10

2.3 – Sviluppo urbanistico Pag.19

2.4 – Uso del suolo Pag.19

2.5 - Vincoli derivanti da norme di legge Pag.20

2.6 - Pianificazione territoriale e di settore Pag. 30

2.6.1 -Il Piano Territoriale Regionale (PTR) Pag. 30

2.6.2 - Le Linee guida per il Paesaggio allegate al PTR Pag. 41

2.6.3 Indirizzi strategici del PTR per l'area A8 Partenio Pag. 44

2.6.4 -Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) Pag. 44

2.6.5 -Piano Stralcio dell’Autorità di Bacino Pag. 48

3.0. – ANALISI DEI DATI DEMOGRAFICI

3.1. – Movimento demografico nel comune Pag. 54

3.2 – Distribuzione popolazione- abitazioni strutture abitative– rapporto vani abitanti Pag. 57

3.3 - Analisi della struttura familiare e andamento del numero di famiglie Pag. 59

3.4. Carta unica del territorio, vincoli, tutele e vulnerabilità Pag. 62

PARTE SECONDA - DOCUMENTO STRATEGICO

2 - Comune di Montefusco - Piano Urbanistico Comunale- Fase Preliminare –

4.1 – Obiettivi, criteri e scelte di tutela e valorizzazione dell’identità locale Pag. 64

4.2 – Obiettivi relativi ai carichi insediativi – armatura urbana – aree industriali - rischi e vincoli Pag. 66

4.3 – calcolo carichi insediativi Pag. 68

4.4 - Trasformabilità ambientale ed insediativa del territorio comunale Pag. 70

PARTE TERZA- CONSULTAZIONI PRELIMINARI

5 – Avvio procedimento, delibere, copie verbali delle consultazioni Pag. 75

3 - Comune di Montefusco - Piano Urbanistico Comunale- Fase Preliminare –

PARTE PRIMA- QUADRO CONOSCITIVO

1.0 – PREMESSA

1.1. Il PUC: Piano Preliminare, Componente Strutturale e Componente Programmatica.

L’attività di pianificazione urbanistica comunale così come quella provinciale, nel sistema delineato dalla L.R. n.16/2004 (Norme sul governo del territorio), si esplica mediante due disposizioni ( art.3, comma 3): a) disposizioni strutturali, con validità a tempo indeterminato, tese a individuare le linee fondamentali della trasformazione a lungo termine del territorio, in considerazione dei valori naturali, ambientali e storico-culturali, dell’esigenza di difesa del suolo, dei rischi derivanti da calamità naturali, dell’articolazione delle reti infrastrutturali e dei sistemi di mobilità. La componente strutturale dei piani non contiene previsione che producono effetti sul regime giuridico dei suoli e pertanto è efficace a tempo indeterminato; b) disposizioni programmatiche, tese a definire gli interventi di trasformazione fisica e funzionale del territorio in archi temporali limitati, correlati anche alla programmazione finanziaria dei bilanci annuali e pluriennali delle amministrazioni interessate. Le disposizioni programmatiche/operative possono essere definite come il piano operativo comunale (Poc); infatti, in relazione agli obiettivi di sviluppo, recepisce il dimensionamento del piano, la disciplina delle aree individuate con le indicazioni delle destinazioni d’uso, indici fondiari e territoriali, parametri edilizi, standard urbanistici, residenziali ed ambientali, attrezzature e servizi, nonché gli atti di programmazione degli interventi da attuare nell’arco dei successivi tre anni; c) Il “Regolamento di attuazione per il Governo del Territorio” del 04.08.2011, n.5, pubblicato sul BURC n.53 del 08.08.2011, all’art.9 ha definito i termini di attuazione del succitato art.3, stabilendo che: “Tutti i piani disciplinati dalla legge regionale n.16/2004 si compongono del piano strutturale, a tempo indeterminato, e del piano programmatico, a termine, come previsto all’articolo 3 della L.R. n.16/2004”. Inoltre, il Regolamento n.5/2011 introduce lo strumento del PRELIMINARE DI PIANO che, unitamente al RAPPORTO AMBIENTALE PRELIMINARE (cfr. Regolam. n.5/2011 - art.2, co.4; art.3, co.1; art.7, co.2), costituisce la base di partenza per le attività di consultazione, condivisione e partecipazione che dovranno portare alla

4 - Comune di Montefusco - Piano Urbanistico Comunale- Fase Preliminare – definizione di un quadro pianificatorio comunale “sostenibile” non solo sotto il profilo “ambientale”, ma anche sotto il profilo “sociale”. d) Il “Manuale operativo del Regolamento”, nell’intento di esplicare le procedure di formazione degli strumenti di Governo del Territorio previsti dalla L.R.16/04, prevede che il Comune, in qualità di proponente, elabori il PIANO PRELIMINARE del PUC composto da indicazioni strutturali e da un documento strategico, ribadendo che esso, in uno con un “rapporto preliminare sui possibili effetti ambientali significativi dell’attuazione del PUC”, rappresentano la base per l’avvio delle procedure contestuali di VAS e di Pianificazione, base per l’Auditing con le Associazioni e con i soggetti pubblici interessati e base per la consultazione con gli SCA (Soggetti con competenze ambientali). Alla luce di quanto esposto, il piano preliminare è un documento di ipotesi sul nuovo PUC, basato su un quadro conoscitivo di prima approssimazione e contenente un complesso di obiettivi strategici preliminari; un documento “informale”, non esaustivo né prescrittivo, fatto per suscitare la discussione intorno alle ipotesi in esso rappresentate. In altre parole, lo scopo del preliminare di piano è di stimolare, sin dalle fasi iniziali della redazione del PUC, la partecipazione di cittadini, Enti ed organizzazioni affinché questi, quali soggetti che concretamente vivono e operano sul territorio, possano fornire informazioni e contributi utili a definire un quadro conoscitivo e programmatico condiviso per il territorio. Contemporaneamente, ulteriori contributi, in tal senso, potranno essere forniti dai soggetti con competenze ambientali (SCA) ai sensi dell’art. 13 del D.Lgs. 152/2006 e s.m.i. Pertanto appare evidente che, dopo la fase preliminare, il momento partecipativo e la consultazione degli SCA, il Piano Strutturale potrà avere contenuti anche sensibilmente diversi da quelli del piano preliminare.

1.2 – Disposizioni strutturali del piano e componente Programmatica/operativa del PUC

Come precedentemente ricordato, con il Regolamento di Attuazione del Governo del Territorio, emanato ai sensi dell’art.43 bis della L.R.16/04, si definiscono i procedimenti di formazione e approvazione dei piani previsti dalla L.R.16/04. In particolare il Regolamento promuove la concertazione e la partecipazione come strumenti necessari per la formazione del PUC. Altro principio cardine che il Regolamento pone in primo piano è la duplice valenza dei piani. Infatti, il Piano Urbanistico Comunale,

5 - Comune di Montefusco - Piano Urbanistico Comunale- Fase Preliminare – come già detto, è costituito da disposizioni strutturali e programmatiche e l’insieme delle due parti (strutturale e programmatica), confluirà in un unico strumento di governo del territorio, internamente coerente. Ancora un punto fondamentale su cui si basa questa nuova generazione di piani, è il concetto di Perequazione e di Compensazione, nonché di incentivazione quale strumento di attuazione della pianificazione stessa. Per quanto riguarda i contenuti del Piano Urbanistico Comunale, sempre all’art.9 il Regolamento, stabilisce che il Piano Strutturale del PUC approfondisce i temi individuati in fase preliminare, integrandoli con i risultati delle consultazioni con i portatori di interessi comuni e con le amministrazioni competenti, e definisce così il quadro delle “Invarianti del territorio” in relazione all’integrità fisica, ambientale e all’identità culturale dello stesso. La componente strutturale, non recando previsioni che producono effetti sul regime giuridico dei suoli, è efficace a tempo indeterminato. Il piano strutturale del PUC non determina l’assegnazione di diritti edificatori, che conseguiranno invece dalle previsioni del piano programmatico e/o dei PUA (piani urbanistici attuativi). Le disposizioni strutturali, dunque, sono tese ad individuare le linee fondamentali della trasformazione a lungo termine in considerazione dei valori naturali, ambientali, storico- culturali, dei rischi derivanti da calamità naturali e della articolazione delle reti infrastrutturali e dei sistemi di mobilità. Compete, invece, alla Parte Programmatica del PUC (Piano Programmatico, definito anche come Piano operativo) definire gli interventi di trasformazione fisica e funzionale del territorio in archi temporali limitati, correlati anche alla programmazione finanziaria dei bilanci annuali e pluriennali delle amministrazioni interessate. Tale piano programmatico, in relazione agli obiettivi di sviluppo, recepisce il dimensionamento del piano strutturale, la disciplina delle aree individuate nonché gli atti di programmazione degli interventi da attuare nell’arco dei successivi tre anni. I fabbisogni, le priorità di intervento e le modalità di attribuzione dei diritti edificatori andranno verificati e aggiornati periodicamente in sede di piano programmatico e dei connessi atti di programmazione degli interventi, ancorché coerentemente con le indicazioni del piano strutturale, in esito ad eventuali variazioni del quadro normativo di riferimento, nonché all’andamento locale delle dinamiche urbane, delle istanze socio economiche e della propensione alla trasformazione urbana. Alla luce di quanto detto, la componente programmatica deve contenere la individuazione delle zone di trasformazione, con la definizione delle scelte per la residenza, per le attività produttive, per le attività distributive, con l’indicazione delle modalità attuative, destinazioni d’uso, indici, parametri edilizi,

6 - Comune di Montefusco - Piano Urbanistico Comunale- Fase Preliminare – parametri urbanistici. Le aree di trasformazione sono individuate quali ambiti ottimali di intervento, nell’ottica dell’integrazione delle diverse funzioni urbane e della sostenibilità ambientale, gestionale ed economica degli interventi. Il Piano Programmatico/Operativo del PUC contiene altresì, ai sensi dell’art.9, co.7, del Regolamento, gli Atti di Programmazione degli Interventi - API - di cui all’articolo 25 della Legge Regionale n.16/2004.

2.0 - INQUADRAMENTO TERRITORIALE

2.1 - Dati generali, fisici ed amministrativi

2.1.1 – Il territorio comunale Il Comune di Montefusco è posto a nord-est rispetto alla città di , dalla quale dista circa 20 Km, è in parte confinante con la provincia di Benevento. Esso confina a nord con i Comuni di San Nazzaro (BN), (BN) ad est con , a sud con e ad ovest con . Il paesaggio agrario è fortemente caratterizzato dai vigneti e l’orografia è quella tipica delle zone collinari e montane interne dell’Appennino meridionale. Il territorio urbanizzato è costituito dall’omonimo centro e da diverse frazioni tra cui S. Egidio, Passo Serra e Marotta.

Superficie Territoriale 8,18 Kmq Densità della Popolazione 180 Ab/Kmq Altitudine max M 778 Altitudine min M 375 Regione agraria N. 9 Grado di sismicità S = 12 ag/g=0,35

7 - Comune di Montefusco - Piano Urbanistico Comunale- Fase Preliminare –

Figura 1- Inquadramento nel contesto provinciale

Figura 2- Ortofoto del territorio comunale

8 - Comune di Montefusco - Piano Urbanistico Comunale- Fase Preliminare –

Figura 3- Ortofoto centro abitato

2.1.2 – Reti cinematiche Il Comune è attraversato dalla SP n. 42 ed è collegato al capoluogo provinciale con la S.S. n. 7 Appia, e al capoluogo regionale tramite la rete stradale europea Napoli-Bari autostrada A 16, con uscite ai caselli Benevento e Avellino Est. La mancanza di una rete ferroviaria viene colmata dalla presenza di un buon sistema di autolinee che permette facili collegamenti con le predette città.

2.1.3 – Servizi e attrezzature urbane e territoriali Municipio (Sede Propria) Ufficio Postale Scuola Materna - Scuola Elementare - Scuola Media (sedi proprie) Impianti Sportivi Villa Comunale

9 - Comune di Montefusco - Piano Urbanistico Comunale- Fase Preliminare –

Farmacia Chiese Cimitero Distretto scolastico (Pietradefusi) ASL (Avellino 2) Carabinieri Stazione di Montefusco(attualmente c/o Stazione di Dentecane) - Comando di Compagnia () Tribunale (Benevento) Corte di Appello (Napoli) Tribunale Amministrativo Regionale (Salerno) Comunità Montana Partenio () Soprintendenza ai beni ambientali (Avellino – Salerno)

2.2 – Profilo storico ed evoluzione edilizia Il comune di Montefusco situato sulla cima di un monte a 700 metri di altezza s l m, estende il proprio territorio tra le Province di Avellino e di Benevento. Sebbene le prime testimonianze di insediamenti umani a Montefusco risalgano al periodo neolitico, le fonti più attendibili collegano la fondazione della città ad opera di un nucleo di abitanti provenienti dall’antica Fulsulae, citata da Tito Livio (Ab Urbe Condita XXIX), distrutta dai Romani, per aver dato aiuto ad Annibale durante la seconda guerra punica. Iniziò ad avere sempre più importanza durante la dominazione Longobarda, quando i principi barbari fortificarono il Castello per farne un “castrum” militare a difesa di Benevento. Successivamente, i Normanni circondarono e abbellirono il Castello con palazzi signorili. Per questa sua importanza strategica e per la vicinanza a Benevento, il Castello di Montefusco, sia durante la dominazione Longobarda che Normanna, non venne mai incluso in nessuna circoscrizione feudale, gastaldati o contee, ma restò sempre alle dipendenze dei vari Principi Longobardi di Benevento prima e dei Duchi e dei Re Normanni dopo. Proprio per la sua particolare posizione geografica, in seguito, Montefusco consolidò l’importanza del suo ruolo anche durante la dominazione delle famiglie: Sveva, Angioina, Aragonese e Borbone. Durante il secolo XII, fu dimora di molti illustri personaggi tra i quali spiccano i nomi di due Sommi Pontefici, Callisto II e Onorio II, nonché dei Re normanni Ruggiero II e Tancredi. Durante la dominazione Sveva, Federico II fece eseguire grandi lavori di restauro e di ampliamento al Castello. Questo sviluppo, unito all’importanza strategica e ad altre favorevoli circostanze, fu

10 - Comune di Montefusco - Piano Urbanistico Comunale- Fase Preliminare – la premessa dell'avvenimento che è da considerarsi senz'altro il più importante nella storia di Montefusco: la sua scelta ad essere la sede della Regia Udienza Provinciale del Principato Ultra dalla fine del secolo XVI all'anno 1806 . Con la battaglia di Benevento, nella quale cadde Manfredi (1266), e lo sfortunato tentativo di Corradino di Svevia, che si concluse con la decapitazione del giovane Re nella Piazza del Mercato di Napoli, ebbe termine nell'Italia meridionale, la dominazione Sveva ed ebbe inizio, con Carlo I, quella Angioina. La Provincia di Salerno, che conservava la vecchia denominazione longobarda di Principato, venne sdoppiata, perché troppo estesa, e ne risultarono le due Province del Principato Citra o Citeriore e Ultra o Ulteriore, la cui giurisdizione venne affidata proprio a Montefusco. In pratica, il P. U. comprendeva Avellino e la maggior parte dei paesi che fanno parte delle attuali Province di Benevento e Avellino. Vestigia bellissime di questa importanza storica, avuta da Montefusco, si possono ancora oggi ammirare nel caratteristico e ben conservato Centro storico, con i suoi preziosissimi monumenti. In largo Tommaso Rossi si può visitare la ex Chiesa Conventuale di S. Francesco, facente parte del complesso architettonico dell’Abbazia di Santa Maria della Piazza, risalente al secolo XIII. A essa è legata l’antichissima tradizione che la vuole fondata, insieme al convento, dallo stesso S. Francesco di Assisi, fermatosi a Montefusco nel suo viaggio verso Brindisi. Annesso alla Chiesa di S Maria della Piazza e un tempo cripta della stessa, vi è l’Oratorio di S Giacomo con la caratteristica volta ricoperta da affreschi di stampo agiografico del secolo XIII e XVII, di riconosciuto interesse artistico. In Piazza Castello si trova la Chiesa Palatina di San Giovanni del Vaglio del secolo XIII, dove officiarono, durante la loro permanenza a Montefusco, i Papi Callisto II e Onorio II. Annesso alla Chiesa si erge l’imponente campanile in pietra squadrata, oggi anche Torre Civica. Poco oltre, è possibile visitare il Carcere Borbonico, situato nelle segrete di quello che, durante le varie dominazioni, fu il Castello di Montefusco e dove furono rinchiusi cinquanta tra i più celebri patrioti che avversarono la dinastia Borbone: Carlo Poerio, Sigismondo Castromediano, Nicola Nisco, Michele Pironti, solo per citarne alcuni. Dopo l’Unità d’Italia, il Carcere, come bagno penale politico, fu soppresso nel 1877, ma fu ancora funzionante come carcere mandamentale, fino al 1923 anno in cui fu chiuso definitivamente. Nel 1928 lo storico edificio è stato riconosciuto monumento nazionale, con i suoi ambienti che conservano ancora intatto l’angoscioso aspetto di un tempo. Più avanti, sempre in piazza Castello, si trovano la Chiesa e il Monastero di S Caterina da

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Siena, un tempo convento di clausura, la cui costruzione fu iniziata nel 1630 e completata soltanto nel 1714 grazie all’intervento dell’arcivescovo Orsini. Nella parte di ponente del paese, si erge la Porta di San Bartolomeo, che fino al 1920 costituiva l’unico accesso al paese per i mezzi carrabili. Dell’antica porta, restano ancora intatte due eleganti e alte colonne a blocchi di pietra intagliata che fanno quasi da cornice naturale alla Chiesa di San Bartolomeo risalente al secolo XIII. Alla fine di Via Carmine si può ammirare la bella Chiesa della Madonna del Carmine, dall’inizio del 2006, eretta a Santuario Le bellezze e la storia di Montefusco non si esauriscono, però, nel Centro storico. Infatti, nel mezzo della campagna e circondato da vigneti sorge il Convento dei frati Cappuccini, fondato nel 1625 su richiesta dell'Università (Comune) di Montefusco. E’ più conosciuto col nome di Convento di S Egidio anche se la Chiesa è dedicata alla Madonna delle Grazie. Il Convento ospitava gli studenti di Teologia quando, nel novembre del 1908, arrivò Padre Pio da Pietrelcina, che vi dimorò per circa un anno. Oggi, oltre ai suoi trascorsi storici e al patrimonio artistico – architettonico, Montefusco si fregia di altri due particolarità: “il tombolo”, cioè la lavorazione artigianale di merletti di alto contenuto artistico e “il greco”, un pregiatissimo vitigno autoctono DOCG, che conferiscono, attualmente, al paese sviluppo economico e grande notorietà in diverse parti del mondo. I primi veri colonizzatori della valle del Calore sembra siano stati popoli appartenenti alla civiltà appenninica come è confermato dai ritrovamenti archeologici, tra cui due frecce in pietra scheggiate e un bollitore per l’acqua risalenti a circa il 1000 a.C. che testimoniano la presenza di insediamenti umani nell’età neolitica. Le popolazioni osco-umbre (che includevano sia i Sanniti che i Sabini) si erano sviluppate dalla fusione degli aborigeni con infiltrati indoeuropei e la loro evoluzione ebbe certamente luogo attraverso lo sviluppo delle citate civiltà appenniniche. Sembra siano stati i greci, sbarcati sulle vicine coste pugliesi nel loro girovagare in cerca di popoli con cui scambiare e barattare i loro prodotti a dare alle genti locali il nome di Opici ed Osci cioè “zappatori”. Gli osci avevano trovato il metodo per poter rimanere stabilmente presso i luoghi dove abitavano. Questo attraverso la coltivazione del terreno, infatti presto essi scoprirono metodi naturali per rendere fertili i terreni. Nella zona, oggi comune di , esisteva un grosso insediamento urbano distrutto poi nelle guerre sannitiche denominato Sannio, che diede poi il nome a tutto il territorio. La storia di questa zona è intimamente legata e influenzata dalla reta di comunicazione viaria sviluppatasi nel tempo; la grande rete stradale antica, l’Appia,

12 - Comune di Montefusco - Piano Urbanistico Comunale- Fase Preliminare – che da Arpaia proseguiva per Montesarchio (Caudium) e Benevento. La maggiore modificazione del sistema abitativo si verifica nel periodo normanno, quando gli insediamenti vengono trasformati ed adeguati alle esigenze del nuovo popolo. Sorgono castelli e zone fortificate. E’ nel periodo Angioino che si verificano due tra i fatti più importanti della storia irpina: lo sviluppo e l’affermazione della Abbazia di Montevergine e lo sdoppiamento della Provincia di Salerno. Le trasformazioni verificatesi producono intorno all’anno 1500 un generale aumento demografico della popolazione che porta alla fondazione di insediamenti plurifamiliari (masserie) nonché ad un uso intensivo dei terreni e dei boschi. Il 1600 è l’anno in cui si verifica un forte calo demografico, dovuto in parte alla peste che nel secolo dovette fare numerose vittime. Nei fatti si verifica in questo periodo una notevole concentrazione della popolazione nei centri abitati. Dalla prima metà del 1700 in poi la tendenza si inverte, si verifica un consistente incremento demografico, vi è un ritorno alle campagne, vengono riattivate le vecchie strutture abbandonate. Nel 1800 l’aumento della superficie messa a disposizione per la coltivazione, dovuta al fenomeno della sdemanializzazione, produce un sensibile sviluppo dell’agricoltura.

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Evoluzione storica e stratificazione edilizia

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Cortina edilizia su Piazza Castello con Torre Civica

Cortina edilizia su Largo S. Nicola De Franchis e Largo S. Giovanni

Cortina edilizia tra Largo Tommaso Rossi e Largo Seggio

Cortina edilizia su Largo Tommaso Rossi

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Ingresso casa comunale Torre civica

Interno carcere Borbonico

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Palazzo Ruggiero/Pironti

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2.3 – Sviluppo urbanistico Il nucleo urbano originario di Montefusco coincide con l’omonimo capoluogo, esso è posto lungo la strada provinciale sul versante sud del monte Gloria ed è costituito da corpi di fabbrica disposti a diversa quota e ordinatamente adeguati al terreno naturale. Ulteriori insediamenti sul territorio nascono o come nuclei rurali legati alla coltivazione dei fondi agrari o come stazione di transito sulle strade di collegamento. Riconducibili al primo tipo sono le frazioni di Marotta e S. Egidio, mentre del secondo tipo è la frazione Serra che è sorta come postale sulla antica strada di collegamento verso la Puglia con il suo strategico e conosciuto “Passo Serra”. L’espansione urbana è poi avvenuta sia lungo le strade che attraversano il territorio comunale, sia attorno ai nuclei già consolidati, per soddisfare le necessità abitative e funzionali degli insediamenti esistenti.

2.4 – Uso del suolo Il territorio di Montefusco si estende per una superficie di ha 818 di cui ha 476 di superficie agraria e forestale. Dal censimento dell’agricoltura del 2010 la superficie agricola totale del comune di Montefusco è pari a 454,53 ha con una variazione rispetto all’ultimo censimento 2000 di - 4,73%, su cui operano 118 aziende in prevalenza di piccole dimensioni. La superficie agricola utilizzata (SAU) pari a ettari 355,42 ha è così ripartita: Seminativi ha 96.31 (27,10 %) Prati permanenti e pascoli ha 0.00 (0,00 %) Orti familiari ha 4.62 (1,30 %) Coltivazioni legnose agrarie ha 254.47 ( 71.60 %) La superficie agricola non utilizzata compreso i boschi è pari ad ettari 99,11. Delle coltivazioni legnose agrarie per le principali coltivazioni praticate il riparto è il seguente: Vite ha 187,54 (73,70 %) Olivo ha 41,73 (16,40 %) Fruttiferi ha 25,19 (9,9 %) La carta dell’uso agricolo del suolo e delle colture in atto nel territorio di Montefusco individua le seguenti qualità colturali: - Seminativo semplice: rappresenta il terreno privo di vegetazione arborea ed arbustiva la cui coltivazione è a cereali, foraggere, leguminose o ortaggi.

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- Seminativo erborato: terreno in cui esistono viti non allevate a cordone, olivi, o alberi da frutto come noci, nocciole ecc., allevati con sesto regolare o sparsi. - Vigneto: rappresenta il terreno coltivato esclusivamente in coltura specializzata, con sesto d’impianto regolare, con vitigno D.O.C.G. Greco di Tufo. - Bosco: è il terreno su cui insistono piante forestali come il ceduo di quercia e ceduo quercino misto ad altre latifoglie decidue ed il ceduo castanile. - Oliveto Terreno investito esclusivamente a coltura specializzata con sesto d’impianto regolare. - Terreni con vegetazione spontanea: terreni incolti da pochi anni che sono suscettibili di essere nuovamente utilizzati. - Zone Calanchive: terreni formati da argille sabbiose facili a smottare ed a degradare ulteriormente. I dati sopraindicati confermano la principale vocazione agronomica del territorio rappresentata dal vigneto specializzato. I dati attuali disponibili presso l’ispettorato agrario mostrano un ulteriore incremento a vigneto di terreni, con diminuzione dei terreni incolti e improduttivi. Il numero di aziende agricole addette alla coltivazioni di vigneti è pari a 147 (censimento 2000) Le tendenze in atto possono essere cosi definite: - progressivo aumento del numero di aziende e di addetti; - aumento della superficie utile alle coltivazioni; - aumento delle attività complementari come l’agriturismo. - aumento delle attività di bed-and breakfast

2.5 - Vincoli derivanti da norme di legge

Fasce di rispetto corsi d’acqua art. 142, com. 1, lett. c), Dlgs n° 42 del 22/01/04 (ex L 431/85 ) mt. 150 c) i fiumi, i torrenti, i corsi d'acqua iscritti negli elenchi previsti dal testo unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con regio decreto 11 dicembre 1933, n. 1775, e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna. L.R. 14/82 e succ. mod. int. "mt. 50 per i fiumi (a quota inferiore mt. 500 s.l.m. e mt. 25 a quota superiore) mt. 10 per i torrenti;

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Boschi art. 142, com. 1, lett. g), Dlgs n° 42 del 22/01/04 g) i territori coperti da foreste e da boschi, ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento, come definiti dall'articolo 2, commi 2 e 6, del D.Lgs. 18 maggio 2001, n. 227; Vincolo idrogeologico (R.D.L. 3267/23) Il vincolo idrogeologico, istituito con il R.D.L. 30 dicembre 1923 n. 3267, ha come scopo principale quello di preservare l’ambiente fisico e quindi di impedire forme di utilizzazione che possano determinare denudazione, innesco di fenomeni erosivi, perdita di stabilità, turbamento del regime delle acque ecc., con possibilità di danno pubblico. Partendo da questo presupposto, detto vincolo, in generale, non preclude la possibilità di intervenire sul territorio. Le autorizzazioni non vengono rilasciate quando esistono situazioni di dissesto reale, se non per la bonifica del dissesto stesso o quando l’intervento richiesto può produrre i danni di cui all’art. 1 del R.D.L. 3267/23

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Rete Natura 2000 Con la Direttiva Habitat (Direttiva 92/43/CEE) è stata istituita la Rete Ecologica Europea “Natura 2000”: un complesso di siti caratterizzati dalla presenza di habitat e specie sia animali che vegetali, di interesse comunitario (indicati negli allegati I e II della Direttiva) la cui funzione è quella di garantire la sopravvivenza a lungo termine della biodiversità presente sul continente europeo. L’insieme di tutti i siti definisce un sistema strettamente relazionato da un punto di vista funzionale: la rete non è costituita solamente dalle aree ad elevata naturalità identificate dai diversi paesi membri, ma anche da quei territori contigui ad esse ed indispensabili per mettere in relazione ambiti naturali distanti spazialmente ma vicini per funzionalità ecologica. La Rete è costituita da: Zone speciali di conservazione (ZSC) ossia un’area naturale, geograficamente definita e con superficie delimitata; Zone di protezione speciale (ZPS) ossia un territorio idoneo per estensione e/o per localizzazione geografica alla conservazione delle specie di uccelli di cui all’allegato I della direttiva 79/409/CEE, concernente la conservazione degli uccelli selvatici, tenuto conto delle necessità di protezione di queste ultime nella zona geografica marittima e terrestre a cui si applica la direttiva stessa. Le Zone speciali di conservazione (ZSC) istituite ai sensi della Direttiva Habitat al fine di contribuire in modo significativo a mantenere o a ripristinare un habitat naturale (allegato 1 della direttiva 92/43/CEE) o una specie (allegato 2 della direttiva 92/43/CEE) in uno stato di conservazione soddisfacente. Queste zone assumono tale denominazione solo al termine del processo di selezione e designazione, e fino ad allora vengono indicate come Siti di Importanza Comunitaria proposti (SIC). Le Zone di Protezione Speciale (ZPS) istituite ai sensi della Direttiva Uccelli (79/409/CEE) al fine di tutelare in modo rigoroso i siti in cui vivono le specie ornitiche contenute nell’allegato 1 della medesima Direttiva, vengono istituite anche per la protezione delle specie migratrici non riportate in allegato, con particolare riferimento alle zone umide di importanza internazionale ai sensi della Convenzione di Ramsar. La Rete “Natura 2000” è costituita da Zone di Protezione Speciale (ZPS) ai sensi della Direttiva 79/409/CEE “Uccelli” che sono:  Dorsale dei Monti del Partenio  Bosco di Montefusco Irpino 23 - Comune di Montefusco - Piano Urbanistico Comunale- Fase Preliminare –

 Fiumi Volturno e Calore beneventano, e da 7 Siti di Importanza Comunitaria proposti (SIC) ai sensi della Direttiva 92/43/CEE “Habitat” che sono:  Alta Valle del fiume Tammaro,  Bosco di Castelfranco in Miscano,  Camposauro,  Massiccio del Taburno,  Sorgenti e alta Valle del Fiume Fortore,  Bosco di Castelpagano e Torrente Tammarecchia,  Pendici Meridionali del Monte Mutria. Il territorio comunale di Montefusco è caratterizzato dalla presenza di valenze naturalistico ambientali (area SIC e boschi), tant’è che grazie alla ricchezza degli ecosistemi naturali, ai sensi della Direttiva Comunitaria 92/43/CEE nell’ambito del progetto europeo “Rete Natura 2000” il territorio comunale è interessato dall’area SIC (Sito di Importanza Comunitaria) “Bosco di Montefusco Irpino”. Di seguito si riporta un’immagine illustrativa dell’area Sic in oggetto.

Rischio sismico La sismicità indica la frequenza e la forza con cui si manifestano i terremoti ed è una caratteristica fisica del territorio. Se si conosce la frequenza e l’energia associate ai terremoti che caratterizzano un territorio, e si attribuisce un valore di probabilità al verificarsi di un evento sismico di una data magnitudo in un certo intervallo di tempo, si può definirne la pericolosità sismica. La pericolosità sismica sarà tanto più elevata quanto 24 - Comune di Montefusco - Piano Urbanistico Comunale- Fase Preliminare – più probabile sarà il verificarsi di un terremoto di elevata magnitudo, a parità di intervallo di tempo considerato. Le conseguenze di un terremoto dipendono anche dalle caratteristiche di resistenza delle costruzioni alle azioni di una scossa sismica. La predisposizione di una costruzione ad essere danneggiata si definisce vulnerabilità. Quanto più un edificio è vulnerabile (per tipologia, progettazione inadeguata, scadente qualità dei materiali e modalità di costruzione, scarsa manutenzione), tanto maggiori saranno le conseguenze. Infine, la maggiore o minore presenza di beni esposti al rischio, la possibilità cioè di subire un danno economico, ai beni culturali, la perdita di vite umane, è definita esposizione. Il rischio sismico, determinato dalla combinazione della pericolosità, della vulnerabilità e dell’esposizione, è la misura dei danni attesi in un dato intervallo di tempo, in base al tipo di sismicità, di resistenza delle costruzioni e di antropizzazione (natura, qualità e quantità dei beni esposti).

L’Italia, uno dei Paesi a maggiore rischio sismico del Mediterraneo, per la sua particolare posizione geografica, nella zona di convergenza tra la zolla africana e quella eurasiatica, ha una pericolosità sismica medio - alta (per frequenza e intensità dei fenomeni), una vulnerabilità molto elevata (per fragilità del patrimonio edilizio, infrastrutturale, industriale, produttivo e dei servizi) e un’esposizione altissima (per densità abitativa e presenza di un patrimonio storico, artistico e monumentale unico al mondo). La nostra Penisola è dunque ad elevato rischio sismico, in termini di vittime, danni alle costruzioni e costi diretti e indiretti attesi a seguito di un terremoto. La pericolosità sismica, intesa in senso probabilistico, è lo scuotimento del suolo atteso in un dato sito con una certa probabilità di eccedenza in un dato intervallo di tempo, ovvero la probabilità che un certo valore di scuotimento si verifichi in un dato intervallo di tempo. Per ridurre gli effetti del terremoto, l’azione dello Stato si è concentrata sulla classificazione del territorio, in base all’intensità e frequenza dei terremoti del passato, e sull’applicazione di speciali norme per le costruzioni nelle zone classificate sismiche. Sino al 2003 il territorio nazionale era classificato in tre categorie sismiche a diversa severità. I Decreti Ministeriali emanati dal Ministero dei Lavori Pubblici tra il 1981 ed il 1984 avevano classificato complessivamente 2.965 comuni italiani su di un totale di 8.102, che corrispondono al 45% della superficie del territorio nazionale, nel quale risiede il 40% della popolazione. Nel 2003 sono stati emanati i criteri di nuova classificazione sismica del territorio nazionale, basati sugli studi e le elaborazioni più recenti relative alla pericolosità sismica del territorio, ossia sull’analisi della probabilità che il territorio venga interessato in

25 - Comune di Montefusco - Piano Urbanistico Comunale- Fase Preliminare – un certo intervallo di tempo (generalmente 50 anni) da un evento che superi una determinata soglia di intensità o magnitudo. A tal fine è stata pubblicata l’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 marzo 2003,(GU n.108 dell'8 maggio 2003), con la quale si avviava in Italia un processo per la stima della pericolosità sismica secondo dati, metodi, approcci aggiornati e condivisi e utilizzati a livello internazionale. Il provvedimento detta i principi generali sulla base dei quali le Regioni, a cui lo Stato ha delegato l’adozione della classificazione sismica del territorio (Decreto Legislativo n. 112 del 1998 e Decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001 - "Testo Unico delle Norme per l’Edilizia”), hanno compilato l’elenco dei comuni con la relativa attribuzione ad una delle quattro zone, a pericolosità decrescente, nelle quali è stato riclassificato il territorio nazionale.

Questa iniziativa ha portato alla realizzazione della Mappa di Pericolosità Sismica 2004 (MPS04) che descrive la pericolosità sismica attraverso il parametro dell'accelerazione massima attesa con una probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni su suolo rigido e pianeggiante, che è diventata ufficialmente la mappa di riferimento per il territorio nazionale con l'emanazione dell'Ordinanza PCM 3519/2006 (G.U. n.105 dell'11 maggio 2006). Il nuovo studio di pericolosità, allegato all’Ordinanza PCM n. 3519/2006, ha fornito alle Regioni uno strumento aggiornato per la classificazione del proprio territorio, introducendo degli intervalli di accelerazione (ag), con probabilità di superamento pari al 10% in 50 anni, da attribuire alle 4 zone sismiche.

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A ciascuna zona o sottozona è attribuito un valore di pericolosità di base, espressa in termini di accelerazione massima su suolo rigido (ag). Tale valore di pericolosità di base non ha però influenza sulla progettazione. Le attuali Norme Tecniche per le Costruzioni (Decreto Ministeriale del 14 gennaio 2008), infatti, hanno modificato il ruolo che la classificazione sismica aveva ai fini progettuali: per ciascuna zona – e quindi territorio comunale – precedentemente veniva fornito un valore di accelerazione di picco e quindi di spettro di risposta elastico da utilizzare per il calcolo delle azioni sismiche. Dal 1 luglio 2009 con l’entrata in vigore delle Norme Tecniche per le Costruzioni del 2008, per ogni costruzione ci si deve riferire ad una accelerazione di riferimento “propria” individuata sulla base delle coordinate geografiche dell’area di progetto e in funzione della vita nominale dell’opera. Un valore di pericolosità di base, dunque, definito per ogni punto del territorio nazionale, su una maglia quadrata di 5 km di lato, indipendentemente dai confini amministrativi comunali. La classificazione sismica (zona sismica di appartenenza del comune) rimane, pertanto, utile solo per la gestione della pianificazione e per il controllo del territorio da parte degli enti preposti (Regione, Genio civile, ecc.). Nel rispetto degli indirizzi e criteri stabiliti a livello nazionale, alcune Regioni hanno classificato il territorio nelle quattro zone proposte, altre Regioni hanno classificato diversamente il proprio territorio, ad esempio adottando solo tre zone (zona 1, 2 e 3) e introducendo, in alcuni casi, delle sottozone per meglio adattare le norme alle caratteristiche di sismicità. La Regione , in base alla Delibera di G.R. n° 5447 del 07.11.2002, che approvava l’aggiornamento della classificazione sismica regionale, ha classificato i comuni campani, ritenuti tutti sismici, in tre zone:  zona di I categoria (di elevata sismicità) – 129 comuni;  zona di II categoria (di media sismicità) – 360 comuni;  zona di III categoria (di bassa sismicità) – 62 comuni; Per la provincia di Avellino, Montefusco rientra nella classificazione di I categoria (elevata sismicità)

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2.6- Pianificazione territoriale e di settore

2.6.1 -Il Piano Territoriale Regionale (PTR) Con delibera di Giunta Regionale n° 287 del 25/02/2005 è stata adottata la Proposta di Piano Territoriale Regionale, con le procedure previste all’articolo 15, comma 1 della Legge Regionale n. 16 del 22 dicembre 2004 “Norme sul Governo del Territorio”. Il

30 - Comune di Montefusco - Piano Urbanistico Comunale- Fase Preliminare – suddetto PTR è stato approvato con L.R. n. 13 del 13/10/2008 pubblicata sul BURC n. 48/bis dell’01.12.2008 Nell’ambito del PTR approvato con L.R. n.13 del 13.10.2008 il territorio di Montefusco rientra nell’Ambiente Insediativo n. 6 – Avellinese ed è compreso nell’STS (Sistema Territoriale di Sviluppo) A8 Partenio a dominante naturalistica.

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Alla base del PTR una concezione dello sviluppo sostenibile concretamente articolata in: a. promozione dell’uso razionale e dello sviluppo ordinato del territorio - urbano ed extraurbano mediante il minimo consumo di suolo; b. salvaguardia della sicurezza degli insediamenti umani dai fattori di rischio idrogeologico, sismico e vulcanico; c. tutela dell’integrità fisica e dell’identità culturale del territorio attraverso la valorizzazione delle risorse paesistico-ambientali e storico-culturali, la conservazione degli ecosistemi, la riqualificazione dei tessuti insediativi esistenti e il recupero dei siti compromessi; d. miglioramento della salubrità e della vivibilità dei centri abitati; e. potenziamento dello sviluppo economico regionale e locale; f. tutela e sviluppo del paesaggio agricolo e delle attività produttive connesse; g. tutela e sviluppo del paesaggio mare-terra e delle attività produttive e turistiche connesse. Il Piano territoriale regionale della Campania si propone come un piano d’inquadramento, d’indirizzo e di promozione di azioni integrate. Al fine di ridurre le condizioni d’incertezza, in termini di conoscenza e interpretazione del territorio per le azioni dei diversi operatori istituzionali e non, il documento ha elaborato 5 Quadri Territoriali di Riferimento (QTR) utili ad attivare una pianificazione d’area vasta concertata con le Province e Soprintendenze, che definisce contemporaneamente anche gli indirizzi di pianificazione paesistica. I cinque Quadri Territoriali di Riferimento sono i seguenti: 1. Il Quadro delle reti - la rete ecologica, la rete dell’interconnessione (mobilità e logistica) e la rete del rischio ambientale che attraversano il territorio regionale. Concettualmente i termini sono stati definiti nelle Linee Guida della pianificazione territoriale regionale pubblicate nel BURC del 24/12/2002, con i connessi indirizzi strategici introdotti dal punto di vista tematico. Dalla articolazione e sovrapposizione spaziale di queste reti s’individuano per i Quadri Territoriali di Riferimento successivi i punti critici sui quali è opportuno concentrare l’attenzione e mirare gli interventi. L’azione regionale considera patrimonio essenziale la conservazione e il recupero delle diversità territoriali, intese sia nel senso ecologico, della biodiversità, che socio- culturale, delle identità locali. Le reti ecologiche sono uno strumento concettuale e operativo fondamentale per il perseguimento di tale obiettivo.

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La costruzione della Rete Ecologica Regionale intende dunque coniugare gli obiettivi di tutela e conservazione delle risorse naturali ed antropiche del territorio campano con quelli di sviluppo sostenibile, attraverso una programmazione integrata che individui le aree d’intervento e i programmi di azioni in grado di attivare modelli di sviluppo locale diffuso e sostenibile. La Rete Ecologica Regionale intende valorizzare le identità dei sistemi territoriali locali sottolineando la stretta connessione tra i caratteri morfologici e l’uso storicamente diverso che si è fatto delle risorse ambientali, e cioè i sistemi di identità connesse alla tradizione economica e produttiva. La Rete Ecologica Regionale ha, dunque, come obiettivo prioritario l’utilizzo corretto ed efficiente della “risorsa” territorio, contribuendo alla crescita socio-economica ma garantendo, nel contempo, la conservazione della biodiversità (sul cui utilizzo si basa ogni forma di sviluppo) e la valorizzazione del paesaggio e del patrimonio culturale, anche attraverso il recupero e l’implementazione della naturalità del territorio, con l’eliminazione dei detrattori ambientali. A questi principi dovranno attenersi i servizi regionali che operano in materia di difesa del suolo in ambito fluviale, nonché di altri Enti eventualmente concessionari di interventi nel settore idraulico forestale, nelle diverse fasi della programmazione, progettazione, approvazione ed esecuzione delle opere idrauliche di competenza della regione Campania. Nell’ambito del I QTR, il PTR incentiva la realizzazione di una rete ecologica regionale; auspica l’individuazione, la quantificazione e mitigazione dei rischi ambientali da sorgente antropica e da sorgente naturale; definisce degli obiettivi e delle strategie generali per la pianificazione dei trasporti ferroviari, stradali, merci-logistico, portuali e aeroportuali. In merito a quest’ultimo punto, per l’area di Montefusco, il PTR prevede alcuni interventi volti al miglioramento della rete infrastrutturale, in modo particolare per la rete ferroviaria incentiva, l’ammodernamento della linea storica Avellino-Rocchetta S. Antonio con relativo miglioramento dell’accessibilità alla rete. In merito invece agli interventi sulla rete stradale che interessano sia il territorio del Comune sia quello di Comuni limitrofi ricordiamo:  il potenziamento dell’itinerario “Ofantino” da Avellino Est al confine regionale;  il conferimento di caratteristiche autostradali al raccordo Salerno-Avellino ed alle SS7 e 7bis fino allo svincolo di Avellino Est sulla A16.

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2. Il Quadro degli ambienti insediativi, individuati in numero di nove in rapporto alle caratteristiche morfologico-ambientali e alla trama insediativa. Gli ambienti insediativi individuati contengono i “tratti di lunga durata”, gli elementi ai quali si connettono i grandi investimenti. Sono ambiti subregionali per i quali sono costruite delle “visioni” cui soprattutto i piani territoriali di coordinamento provinciali, che agiscono all’interno di “ritagli” territoriali definiti secondo logiche di tipo “amministrativo”, ritrovano utili elementi di connessione. Tale parte del PTR risponde a quanto indicato al punto 3 lettera b, c ed e dell’art. 13 della Legge Regionale “Norme di Governo del Territorio”, dove si afferma che il PTR dovrà definire: - gli indirizzi per lo sviluppo del territorio e i criteri generali da rispettare nella valutazione dei carichi insediativi ammissibili sul territorio; - gli elementi costitutivi dell’armatura urbana territoriale alla scala regionale; - gli indirizzi per la distribuzione degli insediamenti produttivi e commerciali. Il Comune di Montefusco è sul confine dell’Ambiente Insediativo n. 6 – Irpinia, caratterizzato dalla combinazione tra componente rurale e componente industriale, derivate dalle massicce trasformazioni post-terremoto, segnate dalla ricostruzione e dall’insediamento di numerose aree industriali con annesse opere infrastrutturali. Per tale ambito vengono indicate i seguenti problemi, potenzialità e risorse:  sussiste la priorità, dal punto di vista ambientale, di favorire il riassetto idrogeologico e in generale la difesa e la salvaguardia del territorio;  vi è la necessità dal punto di vista economico, di valorizzare e potenziare le colture “tipiche” presenti nell’ambito, che ben potrebbero integrarsi con forme turistiche innovative e compatibili con le qualità naturalistiche, ambientali e storiche;  si riscontrano numerose problematiche insediative ed infrastrutturali quali la scarsa offerta di trasporti pubblici collettivi, l’insufficiente presenza di viabilità trasversali interna, la scarsa integrazione fra i centri, la carenza di servizi ed attrezzature, concentrate prevalentemente nel capoluogo. Rispetto a questo quadro vengono suggeriti alcuni lineamenti strategici di intervento:  integrazione tra le aree;  riduzione del rischio idrogeologico e sismico;  riequilibrio e rafforzamento delle reti pubbliche di collegamento.

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Il PTR sintetizza infine nelle due tavole di Visioning l’analisi strutturale e le previsioni per il territorio regionale. In particolare nel Visioning tendenziale vengono tratteggiate gli sviluppi territoriali in corso, che per l’area in questione sono:  un centro capoluogo sempre più polarizzante;  un progressivo abbandono delle aree già “deboli”;  inutilizzo, degrado ed abbandono dei centri storici minori e più in generale del rilevante patrimonio storico-culturale, artistico, ambientale, naturalistico;  una intensificazione insediativa lungo la viabilità esistente nella Valle Caudina;  ampliamento delle aree di sprawl edilizio con destinazioni prevalenti a residenze stagionali nelle zone amene più facilmente accessibili. Facendo invece riferimento ad una “visione guida per il futuro” costruita sulla base di criteri/obiettivi coerenti con le strategie del PTR, nel Visioning preferito si sottolineano:  la promozione di una organizzazione unitaria della “città Baianese”, della “città di ”, della “città Caudina”, della “città dell’Ufita”, della “città dell’Irno” come “nodi” di rete, con politiche di mobilità volte a sostenere la integrazione dei centri che le compongono ai quali assegnare ruoli complementari;  la distribuzione di funzioni superiori e terziarie fra le diverse componenti del sistema insediativo, nell’ambito di una politica volta alla organizzazione di un sistema urbano multicentrico;  la incentivazione, il sostegno e la valorizzazione delle colture agricole tipiche e l’organizzazione di un sistema di centri ad esse collegate;  l’articolazione dell’offerta turistica relativa alla valorizzazione dei parchi Picentini, del Terminio Cervialto e del patrimonio storico-ambientale;  la riorganizzazione della accessibilità interna dell’area. Il PUC di Montefusco , tenendo conto delle caratteristiche morfologiche dell’ambiente naturale e delle attività economiche presenti sul territorio, che per alcuni prodotti sono di eccellenza, mira a salvaguardare l’integrità del territorio comunale evitando trasformazioni incidenti sul territorio rurale aperto , e a tutelare, potenziare e promuovere le attività artigianali e produttive sostenendole anche attraverso iniziative pubbliche.

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3. Il Quadro dei Sistemi Territoriali di Sviluppo (STS), individuati in numero di 45.

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Nelle Linee Guida per la pianificazione territoriale tali sistemi erano stati denominati Sistemi Territoriali Locali (STL) e individuati sulla base della geografia dei processi di autoriconoscimento delle identità locali e di auto-organizzazione nello sviluppo, confrontando il “mosaico” dei patti territoriali, dei contratti d’area, dei distretti industriali, dei parchi naturali, delle comunità montane, e privilegiando tale geografia in questa prima ricognizione rispetto ad una geografia costruita sulla base di indicatori delle dinamiche di sviluppo. Tali sistemi erano stati classificati in funzione di dominanti territoriali (naturalistica, rurale-culturale, rurale-industriale, urbana, urbano-industriale, paesistico- culturale). 38 - Comune di Montefusco - Piano Urbanistico Comunale- Fase Preliminare –

Con tali definizioni si registravano solo alcune dominanti, senza che queste si traducessero automaticamente in indirizzi preferenziali d’intervento. Questo procedimento è stato approfondito, attraverso una verifica di coerenza con l’intervento in corso del Por, con l’insieme dei Pit, dei Prusst, dei Gal e delle indicazioni dei PTCP. Si è così pervenuti alla individuazione di 45 sistemi, con una definizione che sottolinea la componente di sviluppo strategico (Sistemi Territoriali di Sviluppo piuttosto che Sistemi Territoriali Locali). Ciascuno di questi STS si colloca all’interno di una matrice di indirizzi strategici specificata all’interno della tipologia delle sei classi suddette. Tale parte del PTR risponde a quanto indicato al punto 2 lettera a e c, dell’art. 13 della Legge Regionale “Norme di Governo del Territorio”, dove si afferma che il PTR dovrà individuare: - gli obiettivi d’assetto e le linee di organizzazione territoriale, nonché le strategie e le azioni volte alla loro realizzazione; - indirizzi e criteri di elaborazione degli strumenti di pianificazione provinciale e per la cooperazione istituzionale. Rispetto al III Quadro territoriale di riferimento il comune di Montefusco risulta inserito nel Sistema Territoriale di Sviluppo (STS) a dominante naturalistica A8 – Partenio. Il STS si estende a nord della Provincia di Avellino sino al confine con il Beneventano ed a ridosso del Parco Regionale del Partenio. I sistemi confinanti, partendo da est, in senso antiorario sono: D1- Sistema Urbano di Benevento; A9 – Taburno; E3 – Nolano; B8 – Alto Clanio; D2 – Sistema Urbano di Avellino; A12- Terminio Cervialto; Le strade statali a grande percorrenza che attraversano il sistema sono:  SS 374 di ;  SS 88 (Benevento-Avellino)  SS 371 (valle del Sabato)  SS 7 (Appia Antica) Inoltre esso è lambito dalla A16, con tracciato parallelo alla SS7 e gli svincoli di servizio dell’intera area sono quelli di Avellino Est e Benevento Le linee ferroviarie sono 2:  Cancello-Benevento ad ovest  Salerno-Avellino-Benevento, da nord a sud Montefusco, come la maggior parte dei comuni avellinesi e beneventani, ricade nel sistema rurale a forte integrazione ambientale, ossia quel sistema in cui “l’agricoltura

39 - Comune di Montefusco - Piano Urbanistico Comunale- Fase Preliminare – riveste un ruolo di centralità nell’economia e nel sistema ambientale”. In tali aree “l’attività agricola può utilmente collegarsi ad una funzione ambientale e orientarsi al soddisfacimento delle nuove istanze di «consumo ambientale» e salubrità dei prodotti”. In modo particolare Montefusco afferisce a quello che il PTR definisce come subsistema agricolo intermedio: l’agricoltura rappresenta, all’interno del sistema economico, un settore importante (dal punto di vista occupazionale); mentre “per le caratteristiche fisiche del territorio e la prossimità ai maggiori centri urbani, per l’ampio sviluppo delle produzioni tipiche e di qualità certificata, questa tipologia di sistema presenta una chiara vocazione al turismo rurale e all’ecoturismo”. Causa della centralità che l’attività rurale svolge all’interno del PTR, tale sistema viene definito come un ambito territoriale a duplice valenza:  da un lato, con la funzione di riequilibrio-complementarietà inefficienze del modello urbano-centrico;  dall’altro, con funzione di riserva di risorse ambientali, storiche, culturali e umane considerate fondamentali per uno sviluppo sostenibile ed il miglioramento della qualità della vita. In tale contesto assumono un ruolo fondamentale le produzioni agroalimentari tipiche, in particolare quelle attinenti alla filiera vitivinicola con la produzione del Greco di Tufo DOC.

4. Il Quadro dei campi territoriali complessi (CTC). Nel territorio regionale sono individuati alcuni campi territoriali nei quali la sovrapposizione-intersezione dei precedenti Quadri Territoriali di Riferimento mette in evidenza degli spazi di particolare criticità, dei veri “punti caldi” (riferibili soprattutto a infrastrutture di interconnessione di particolare rilevanza, oppure ad aree di intensa concentrazione di fattori di rischio) dove si ritiene la Regione debba promuovere un’azione prioritaria di interventi particolarmente integrati. Per i Campi Territoriali Complessi si ipotizza che la Regione verifichi la possibilità di selezionare (durante le conferenze di pianificazione) quelli per i quali riservarsi, in via eventualmente esclusiva e per archi di tempo determinati, il compito diretto di pianificazione, fissando le regole di garanzia e di partecipazione degli enti ricompresi in tali ambiti. Tale parte del PTR risponde a quanto indicato al punto 3 lettera f dell’art. 13 della Legge Regionale “Norme di Governo del Territorio”, dove si afferma che il PTR dovrà rispettivamente definire gli indirizzi e i criteri strategici per le aree interessate da intensa trasformazione ed elevato livello di rischio.

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2.6.2 - Le Linee guida per il Paesaggio allegate al PTR Con le Linee guida per il Paesaggio in Campania annesse al Piano Territoriale Regionale (PTR) la Regione applica al suo territorio i principi della Convenzione Europea del Paesaggio, definendo nel contempo il quadro di riferimento unitario della pianificazione paesaggistica regionale, in attuazione dell’articolo 144 del Codice dei beni culturali e del paesaggio. In particolare, le Linee guida per il paesaggio in Campania: - forniscono criteri ed indirizzi di tutela, valorizzazione, salvaguardia e gestione del paesaggio per la pianificazione provinciale e comunale, finalizzati alla tutela dell’integrità fisica e dell’identità culturale del territorio, come indicato all’art. 2 della L.R. 16/04; - definiscono il quadro di coerenza per la definizione nei Piani Territoriali di Coordinamento Provinciale (PTCP) delle disposizioni in materia paesaggistica, di difesa del suolo e delle acque, di protezione della natura, dell’ambiente e delle bellezze naturali, al fine di consentire alle province di promuovere, secondo le modalità stabilite dall’art. 20 della citata L.R. 16/04, le intese con amministrazioni e/o organi competenti; - definiscono gli indirizzi per lo sviluppo sostenibile e i criteri generali da rispettare nella valutazione dei carichi insediativi ammissibili sul territorio, in attuazione dell’art. 13 della L.R. 16/04. Attraverso le Linee guida per il paesaggio in Campania la Regione indica alle Province ed ai Comuni un percorso istituzionale ed operativo coerente con i principi dettati dalla Convenzione europea del paesaggio (CEP), dal Codice dei beni culturali e del paesaggio e dalla L.R. 16/04, definendo direttive specifiche, indirizzi e criteri metodologici il cui rispetto è cogente ai fini della verifica di coerenza dei piani territoriali di coordinamento provinciali (PTCP), dei piani urbanistici comunali (PUC) e dei piani di settore, da parte dei rispettivi organi competenti, nonché per la valutazione ambientale strategica prevista dall’art 47 della L.R. 16/04. Le disposizioni contenute nelle Linee guida per il paesaggio in Campania sono specificatamente collegate con la cartografia di piano, la quale: - costituisce indirizzo e criterio metodologico per la redazione dei PTCP e dei PUC e rappresenta il quadro di riferimento unitario per la pianificazione paesaggistica, la verifica di coerenza e la valutazione ambientale strategica degli stessi, nonché dei piani di settore di cui all’art. 14 della L.R. 16/04;

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- definisce nel suo complesso la carta dei paesaggi della Campania, con valenza di statuto del territorio regionale, inteso come quadro istituzionale di riferimento del complessivo sistema di risorse fisiche, ecologico-naturalistiche, agroforestali, storico-culturali e archeologiche, semiologico-percettive, nonché delle rispettive relazioni e della disciplina di uso sostenibile che definiscono l’identità dei luoghi; - rappresenta la base strutturale per la redazione delle cartografie paesaggistiche provinciali e comunali. Le procedure di pianificazione paesaggistica definite dalle Linee guida prevedono l’attivazione di processi decisionali ascendenti, con la possibilità per i comuni e le province, sulla base delle analisi effettuate a scale di maggior dettaglio e dei risultati dei processi di partecipazione locale, di proporre modificazioni al quadro di pianificazione regionale, secondo le modalità previste dall’art.11 della L.R. 16/2004 (Flessibilità della pianificazione sovraordinata). Per quanto riguarda il territorio di Montefusco le Linee guida per il paesaggio individuano il territorio comunale nell’ ambito del sistema del territorio rurale e aperto sottosistema “20.1 e 20.2 ) Colline del Sabato e del Calore Beneventano”.

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Per quanto riguarda gli ambiti di paesaggio, il PTR demanda alle province l’identificazione, all’interno dei PTCP, degli ambiti di paesaggio provinciali (cfr. Linee Guida per il Paesaggio allegate al PTR – par. 2.3. e 3.3.3.); Per i sistemi del territorio rurale ed aperto di tipo “collinari” (cioè come quello che interessa il territorio di Montefusco) il PTR individua (cfr. Linee Guida per il Paesaggio - par. 4.2.2.) strategie volte alla salvaguardia ed al mantenimento della loro multifunzionalità, per uno sviluppo locale basato sulla diversificazione delle attività agricole, sull’incremento delle produzioni tipiche di qualità (olio, vino, produzioni zootecniche, coltivazioni biologiche e integrate) rispetto a quelle di massa, sulla promozione delle filiere agroenergetiche, nel rispetto degli equilibri ambientali e paesaggistici e degli aspetti di biodiversità; sull’integrazione delle attività agricole con quelle extra-agricole, queste ultime legate al turismo rurale, escursionistico, enogastronomico e culturale, alla ricreazione e vita all’aria aperta, alle produzioni sostenibili nei settori artigianale, manifatturiero e dei servizi. Gli indirizzi del PTR per la salvaguardia e la gestione dei sistemi del territorio rurale ed aperto di tipo “collinare” (cfr. Linee Guida per il Paesaggio - par. 6.3.2.2.) : a) definiscono misure per il mantenimento di condizioni di continuità, integrità e apertura delle aree rurali e agricole, che costituiscono la matrice prevalente del mosaico ecologico e del paesaggio, regolando l’edificabilità rurale in accordo con i punti d) ed e) degli “Indirizzi di carattere generale di salvaguardia del territorio rurale e aperto” e definendo i criteri localizzativi e di inserimento ambientale e paesaggistico di nuove opere, attrezzature, impianti produttivi e tecnologici e corridoi infrastrutturali allo scopo di limitare i processi di frammentazione del territorio rurale e di dispersione insediativa; b) definiscono misure di salvaguardia per i mosaici agricoli ed agroforestali e per gli arboreti tradizionali, con l’obiettivo di preservarne la funzione di habitat complementari, di zone cuscinetto rispetto alle aree a maggiore naturalità, di zone agricole multifunzionali intorno ai nuclei urbani, di zone di collegamento funzionale delle aree collinari con i versanti montani ed i fondovalle. L’obiettivo è, da un lato, quello di evitare la semplificazione colturale e lo scadimento dei tradizionali valori culturali ed estetico- percettivi, soprattutto mediante il ricorso alle misure contenute nel Piano di sviluppo rurale; dall’altro, di prevenire i processi di frammentazione e di dispersione insediativa, regolando l’edificabilità rurale in accordo con i punti d) ed e) degli “Indirizzi di carattere generale di salvaguardia del territorio rurale e aperto”; c) definiscono misure di salvaguardia per gli elementi di diversità biologica delle aree agricole (siepi, filari arborei, alberi isolati) e per le sistemazioni tradizionali (terrazzamenti, ciglionamenti, muretti divisori in pietra, acquidocci), favorendone il recupero e la manutenzione attiva mediante il ricorso alle misure contenute nel Piano di sviluppo rurale d) definiscono misure per la salvaguardia dell’integrità delle aree forestali che, nei sistemi collinari, costituiscono tipicamente chiazze52 di habitat seminaturali all’interno di una matrice agricola prevalente, con funzione chiave di stepping stones, di corridoi ecologici (ma talora anche di aree principali) della rete ecologica regionale, regolando l’edificabilità rurale in accordo con i punti d) e e) degli “Indirizzi di carattere generale di salvaguardia del

43 - Comune di Montefusco - Piano Urbanistico Comunale- Fase Preliminare – territorio rurale e aperto”; favorendo il riuso di manufatti e opere esistenti; prevedendo la collocazione di nuove opere, attrezzature, impianti tecnologici e corridoi infrastrutturali in posizione marginale o comunque in continuità con aree urbanizzate esistenti; e) definiscono misure per la salvaguardia delle aree agricole, forestali e di prateria caratterizzate da pericolosità idrogeologica elevata o molto elevata, non consentendo l’edificabilità, e favorendo l’applicazione delle misure silvoambientali e agroambientali del Piano di sviluppo rurale orientate alla regimazione delle acque, alla manutenzione delle sistemazioni e infrastrutture rurali, alla protezione delle caratteristiche di integrità e continuità delle coperture pedologiche e del manto vegetale, con il ricorso preferenziale a tecniche di ingegneria naturalistica; f) definiscono misure per la salvaguardia dell’integrità dei corsi d’acqua e degli elementi morfologici caratterizzanti (alveo, sponde, isole fluviali, aree golenali, aree umide), delle aree ripariali, di pertinenza fluviale e dei fondovalle alluvionali (unità D1, D2, D3, D4 nella carta delle risorse naturalistiche e agroforestali), tutelando gli elementi di naturalità presenti e le condizioni di continuità e apertura degli spazi agricoli, allo scopo di preservarne la funzione di corridoio ecologico, di fasce tampone a protezione delle risorse idriche, di aree di mitigazione del rischio idraulico, non consentendo l’edificabilità; favorendo il riuso di manufatti e opere esistenti; prevedendo la collocazione di nuove opere, impianti tecnologici e corridoi infrastrutturali in posizione marginale o comunque in continuità con aree urbanizzate esistenti; g) definiscono le norme per il corretto inserimento ambientale e paesaggistico di opere, infrastrutture, impianti tecnologici e di produzione energetica, identificando idonee fasce di tutela degli elementi morfologici e dei crinali a maggiore fragilità visiva.

2.6.3 Indirizzi strategici del PTR per l'area A8 Partenio -

Rispetto all'ambito insediativo avellinese, l'obiettivo generale del PTR è volto alla creazione di un sistema di sviluppo locale nelle sue diverse accezioni, puntando fortemente all'integrazione tra le aree, cercando di coniugare, attraverso un'attenta azione di salvaguardia e difesa del suolo, la valorizzazione delle risorse ambientali e culturali dell'area con un processo di integrazione socioeconomica. Facendo riferimento ad una "visione guida per il futuro", il conseguimento del nuovo assetto territoriale e socio-economico, risulta imperniato sui seguenti punti fondamentali: - la distribuzione di funzioni superiori e terziarie tra le diverse componenti del sistema insediativo, nell'ambito di una politica volta all'organizzazione di un sistema urbano multicentrico; - l'incentivazione, il sostegno e la valorizzazione delle colture agricole tipiche e l'organizzazione in sistemi dei centri ad esse collegate; - la riorganizzazione dell'accessibilità interna dell'area.

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2.6.4 -Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) L’iter di formazione del piano provinciale ha avuto inizio con la redazione del Documento Preliminare del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) adottato dalla Giunta Provinciale con delibera n.65 del 15.05.2012. Successivamente, ai sensi dell’art.3 comma 1, del Regolamento n.5 del 4/08/2011 “Regolamento di attuazione per il Governo del Territorio”, la Giunta Provinciale con delibera n.184 del 27.12.2012 ha adottato il PTCP, redatto sulla base del Documento Preliminare di Piano. Il PTCP di Avellino, ha come finalità un equilibrato sviluppo del territorio Irpino, anche nel quadro del riequilibrio territoriale della Regione Campania, perseguito nell’integrazione tra mantenimento e gestione attiva dei suoi valori paesaggistici, naturalistici e culturali, e miglioramento della infrastrutturazione e delle dotazioni a servizio degli insediamenti, delle attività produttive e dello sviluppo economico e civile della popolazione. Sulla base degli indirizzi programmatici il Ptcp articola i suoi dispositivi in relazione ai seguenti obiettivi:

 il contenimento del consumo del suolo;

 la tutela e la promozione della qualità del paesaggio;

 la salvaguardia della vocazione e della potenzialità agricole del territorio;

 il rafforzamento della rete ecologica e la tutela del sistema delle acque attraverso il mantenimento di un alto grado di naturalità del territorio, la minimizzazione degli impatti degli insediamenti presenti, la promozione dell’economia rurale di qualità e del turismo responsabile;

 la qualificazione degli insediamenti da un punto di vista urbanistico, paesaggistico ed ambientale;

 la creazione di un armatura di servizi urbani adeguata ed efficiente;

 la creazione di sistemi energetici efficienti e sostenibili;

 il miglioramento dell’accessibilità del territorio e delle interconnessioni con le altre provincie e con le reti e infrastrutture regionali e nazionali di trasporto;

 il rafforzamento del sistema produttivo e delle filiere logistiche;

 lo sviluppo dei Sistemi turistici;

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 il perseguimento della sicurezza ambientale.

Le componenti strutturali e l’assetto del territorio del Ptcp sono:

 sistema naturalistico, ambientale e dello spazio rurale (rete ecologica, aree agricole forestali);  sistema insediativo (centri storici, insediamenti lineari, aree produttive). IL PTCP contiene al suo interno l’idea che più comuni vicini s’immaginino e si pianifichino come un’unica entità, conservando l’identità e l’autonomia amministrativa. La proposta di Ptcp prevedeva inizialmente venti aggregazioni, denominate in base ai comprensori territoriali. A seguito delle osservazioni accolte con deliberazione del Commissario Straordinario n.113 del 27.05.2013, nel rendere gli elaborati conformi, la Provincia ha provveduto a modificare il Piano con delibera del Commissario Straordinario n.172 del 25.07.2013. Sono mutati i sistemi di città stralciando la “Città delle Colline dell’Ufita”. Di fatto le città sono diventate diciannove: Città di Abellinum, Città dell'Alta Irpinia, Città dell'Arianese; Città del Baianese; Città della

Baronia, Città della Bassa Valle del Sabato( comuni di , , Montefusco, Petruro,

Santa Paolina, Torrioni e Tufo), Città Caudina, Città delle Colline del Calore, Città delle Colline del , Città tra i Due Principati, Città Longobarda, Città dell'Ofanto, Città del Partenio, Città dei Picentini, Città del Sele, Città del Serinese, Città dell'Ufita, Città della Valle del Calore, Città del Vallo Lauro.

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Sistema di città

Dal PTCP nelle tavole di inquadramento strutturale il ruolo territoriale di Montefusco è decisamente marginale come evidenziato anche graficamente.

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2.6.5 -Piano Stralcio dell’Autorità di Bacino Le Autorità di Bacino sono state istituite con La Legge 183/89 “Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo”, con lo scopo di assicurare la difesa del suolo, il risanamento delle acque, la fruizione e la gestione del patrimonio idrico per gli usi

48 - Comune di Montefusco - Piano Urbanistico Comunale- Fase Preliminare – di un razionale sviluppo economico e sociale e la tutela degli aspetti ambientali ad essi connessi. A tal fine la Legge 183/89 ripartisce il territorio nazionale in Bacini Idrografici e definisce un nuovo strumento di pianificazione, il Piano di Bacino, la cui elaborazione è affidata a nuovi organi: le Autorità di Bacino Nazionali, Interregionali e Regionali, in grado di superare la frammentarietà delle competenze degli Enti esistenti (Ministeri dell’Ambiente, dei Lavori Pubblici, dei beni Ambientali e Culturali, nonché le Regioni interessate sullo stesso Bacino) ed assicurare il coordinamento di tutte le azioni sul territorio. Le finalità perseguite dalla pianificazione di bacino possono essere così riassunte: difesa, tutela, riqualificazione e governo delle risorse suolo ed acqua e del sistema ambientale connesso. Le funzioni svolte dalle strutture preposte alla pianificazione di bacino, le Autorità di Bacino, e da queste ultime assicurate, consistono nel perseguimento delle succitate finalità. Pertanto, la legge 183/89 identifica nel bacino idrografico l’unità territoriale di riferimento a cui applicare gli strumenti normativi previsti ed, in particolare, il Piano di Bacino, che ha valenza di piano territoriale di settore e coordinamento. Detto Piano, da realizzare per stralci funzionali, è lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico-operativo, attraverso il quale sono pianificate e programmate le azioni e le norme d’uso finalizzate alla conservazione, alla difesa ed alla valorizzazione del suolo, alla salvaguardia della qualità delle acque superficiali e sotterranee, all'approvvigionamento, uso e disinquinamento delle stesse, alla compatibilità ambientale dei sistemi produttivi, alla salvaguardia dell'ambiente naturale ed alla gestione delle risorse nel loro complesso, sulla base delle caratteristiche fisiche ed ambientali del territorio interessato. La legge stabilisce espressamente che alle prescrizioni del Piano di Bacino devono essere adeguati i piani territoriali urbanistici ed i piani paesistici, nonché i piani di risanamento delle acque, i piani per lo smaltimento dei rifiuti, i piani di disinquinamento. Inoltre, le prescrizioni contenute nel Piano di Bacino hanno carattere immediatamente vincolante per le Amministrazioni e gli Enti pubblici, e per i soggetti privati. Data la complessità degli studi e delle analisi per una conoscenza esaustiva del territorio, in riferimento alle problematiche di difesa del suolo e di tutela delle acque, l'art. 12 della Legge 4 dicembre 1993, n. 493, integrando l'art. 17 della L. 183/1989, ha previsto la possibilità di redazione di Piani Stralcio relativi a settori funzionali interrelati rispetto ai contenuti del Piano di Bacino, in grado di coprire i diversi e complessi aspetti della difesa del suolo e della tutela delle acque.

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Attraverso la Pianificazione di Bacino (Piano di Bacino e Piani Stralcio), l’Autorità di Bacino mira al conseguimento di un duplice obiettivo: - il raggiungimento di un alto valore del “rapporto sicurezza/rischio” nell’ambito di una zonazione territoriale; - l’individuazione degli interventi strutturali e non strutturali. Nel caso specifico, tra le sei Autorità di Bacino Nazionali istituite secondo la Legge183/89 l’Autorità di Bacino dei Fiumi Liri-Garigliano e Volturno è l’Autorità competente per il territorio di Montefusco. L’Autorità si estende per 11.484 kmq (Bacino Liri – Garigliano 5.142 Kmq. e Bacino Volturno 6.342 kmq.), interessando, con un complesso di ben 31 sottobacini idrografici (14 del Bacino Liri – Garigliano e 17 del Bacino Volturno) 4 regioni (Abruzzo, Campania, Lazio, Molise e Puglia), 11 Province (L’Aquila, Benevento, Caserta, Avellino, Salerno, Frosinone, Latina, Roma, Isernia, Campobasso e Foggia), e 450 Comuni di cui 10 appartenenti ad entrambi i Bacini (168 comuni del Bacino Liri – Garigliano e 292 del Bacino Volturno), di cui 37 in Abruzzo, 239 in Campania, 124 nel Lazio, 46 nel Molise e 4 in Puglia. Nel caso di detta Autorità, il Piano di Bacino si articola nei Piani Stralcio di seguito elencati: Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico – Rischio Idraulico / Difesa dalle Alluvioni (PSAI-Ri); Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico – Rischio Frana / Difesa Aree in Frana (PSAI-Rf); Piano Stralcio per il Governo della Risorsa Idrica Superficiale e Sotterranea; Piano Stralcio per la Tutela Ambientale – Conservazione zone umide - area pilota Le Mortine (PSTA); Documento d’indirizzo ed orientamento per la Pianificazione e la Programmazione della Tutela Ambientale (DIOPPTA); Piano Stralcio di Erosione Costiera. Di seguito si riportano la Carta degli scenari di rischio (rischio frana) del Piano Stralcio per l’assetto idrogeologico che interessa il territorio comunale.

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Come si può notare dalla lettura della carta del rischio frana, il territorio di Montefusco non presenta aree di rischio elevato R3, fatta eccezione di piccolissime zone, aree peraltro non interessate dalla trasformazione comunale, per il restante territorio le aree sono inquadrabili nell’ambito di media attenzione A2, ovvero si tratta di aree non urbanizzate che rientrano all’interno di una frana quiescente a massima intensità attesa media.

3.0. – ANALISI DEI DATI DEMOGRAFICI L’ISTAT in data 12/08/2014 ha diffuso ulteriori aggiornamenti dei dati relativi al censimento generale della popolazione e delle abitazioni anno 2011, censimento n. 15 , tuttavia allo stato attuale mancano i dati definitivi per cui si è ritenuto corretto utilizzare i dati definitivi del censimento n. 14 anno 2001, considerato che i dati di dettaglio territoriale non sembrano aver subito modifiche sostanziali. Se tuttavia, prima della elaborazione definitiva del PUC i dati 2011 saranno disponibili, si provvederà ad integrarli con le previsioni di piano.

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3.1. – Movimento demografico nel comune

Tab. 1 - ANALISI DELLA DINAMICA DEMOGRAFICA (Dati forniti dal Comune) ANNO Nati Morti Saldo Iscritti Cancellati Saldo Pop. al Vivi naturale migratorio 31/12

n. 2000 15 15 0 36 40 -4 1542 2001 13 25 -12 23 65 -42 1469 2002 15 18 -3 36 40 -4 1462 2003 8 11 -3 48 39 9 1468 2004 14 19 -5 32 18 14 1477 2005 11 14 -3 18 39 -21 1453 2006 15 10 5 29 44 -15 1443 2007 12 19 -7 30 31 -1 1435 2008 12 13 -1 47 26 21 1455 2009 17 15 2 37 23 14 1471 2010 8 10 -2 18 55 -37 1432 2011 4 19 -15 19 31 -12 1405 2012 7 18 -11 49 51 -2 1392 2013 6 9 -3 23 28 -5 1384 2014 6 17 -11 21 41 -20 1353 2015 7 13 -6 5 10 -5 1338

CURVA DEMOGRAFICA DELLA POPOLAZIONE

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L’esame dei dati innanzi riportati evidenzia che la popolazione negli ultimi 15 anni tende a decrescere progressivamente senza tuttavia presentare dei picchi significativi. Analogo discorso vale per il saldo migratorio ed il saldo naturale, che tuttavia mostrano delle fasi altalenanti per alcuni anni. I dati rilevati non evidenziano una crescita della popolazione,

56 - Comune di Montefusco - Piano Urbanistico Comunale- Fase Preliminare – tuttavia se inseriti in un contesto socio economico più ampio, risultano in linea con i dati rilevabili a livello generale; non è da escludere che la auspicata ripresa globale trascini un territorio caratterizzato da attività di pregio.

3.2 – Distribuzione popolazione- abitazioni strutture abitative– rapporto vani abitanti

Per analizzare la distribuzione della popolazione sul territorio comunale, distinguendola in abitanti e famiglie, sono stati assunti come riferimento i dati reali riferiti al censimento 2001 ed i dati provvisori rilevati dall’ISTAT nel Censimento del 2011, nonchè i dati forniti dal Comune. I grafici seguenti mostrano come la distribuzione della popolazione nell’anno 2014 si è sostanzialmente modificata rispetto all’anno 2007 delineando implicitamente le dinamiche evolutive verificatesi sul territorio comunale. In particolar modo si evidenzia uno spopolamento del centro storico e delle case sparse a beneficio della frazione S.- Egidio. Tale situazione è determinata sia dalla felice posizione geografica ed espositiva della frazione e sia per la presenza di aree pianeggianti idonee alla edificazione.

Tab. 2 distribuzione della popolazione sul territorio - anno 2013 Dati forniti dal Comune COMUNE E POPOLAZIONE RESIDENTE LOCALITA’ Altitudine Totale Maschi Femmine Famiglie Montefusco 375/778 1384 682 702 528 Montefusco * 705 561 274 287 213 Serra 550 149 74 75 57 Sant’Egidio 567 376 188 188 143 Case sparse 375/778 298 146 152 115 * riferito al capoluogo

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Montefusco centro Serra S. Egidio Case sparse

Distribuzione popolazione anno 2007

Montefusco centro Serra S. Egidio Case sparse

Distribuzione popolazione anno 2013

3.3 - Analisi della struttura familiare e andamento del numero di famiglie

Il numero delle famiglie censite dall’Istat nel 2001 era pari a 463. Dall’analisi dei dati ISTAT del 2001 relativi alle famiglie è emerso quanto riportato nella tabella che segue in merito alle composizioni delle stesse. Tab 3 - Nuclei familiari per tipo di nucleo

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Numero N. N. Num. medio di coppie coppie Madri Padri Coppie Totale componenti con senza con con non nuclei N. abitanti N. di famiglie per famiglia figli figli figli figli coniugate familiari Montefusco 1460 463 3,15 253 88 37 11 74 389

Tab 4- % famiglie per numero di componenti Numero di componenti 1 2 3 4 5 >6 Totali Famiglie 80 89 96 116 53 29 463 Componenti 80 178 288 464 265 185 1460 % Famiglie 17,28% 19,22% 20,73% 25,05% 11,45% 6,26% 100%

La tabella precedente mostra che le famiglie con un numero di componenti tra 3 e 4 rappresentano circa il 46% del totale della popolazione.

Tab.5 – ABITAZIONI E STANZE PER EPOCA DI COSTRUZIONE – (ISTAT 2001) EPOCA DI COSTRUZIONE ABITAZIONI % ABITAZIONI DELL’EDIFICIO STANZE % STANZE Prima del 1919 185 38.7% Dal 1919 al 1945 41 8.6% Dal 1946 al 1961 25 5.2% Dal 1962 al 1971 31 6.5% Dal 1972 al 1981 46 9.6% Dal 1982 al 1991 113 23.6% Dopo il 1991 37 7.7% TOTALE 478 100% 2172 100%

Il quadro innanzi riportato, relativo all’epoca di costruzione delle abitazioni in edifici ad uso abitativo indica che circa il 30% di esse è stato realizzato a seguito del sisma del 23/11/1980. Si rileva inoltre che nella prima del 900 il patrimonio edilizio comprendeva una consistente parte delle abitazioni ancora esistenti (40%), a conferma dell’importanza avuta dalla cittadina nei secoli scorsi.

Tab 6 - ABITAZIONI OCCUPATE DA RESIDENTI - STANZE ED OCCUPANTI PER TITOLO DI GODIMENTO (ISTAT 2001)

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Tra le abitazioni occupate da residenti prevalgono quelle godute a titolo di proprietà che rappresentano oltre il 73%.

Tab 7 - ABITAZIONI OCCUPATE DA RESIDENTI – NUMERO E TIPO DI STANZE - OCCUPANTI

Dai dati Istat ’01 si ricava che le abitazioni occupate da residenti alla data del Censimento 2001 sono pari a 478, per 1792 vani adibiti ad uso prettamente abitativo (ovvero 2172 stanze meno le cucine e le stanze adibite ad uso vario). Rapportando detto numero di vani al totale di 2172 stanze occupate da residenti si ottiene quanto segue: VANI/STANZE = 1792/2172 = 0,8250 ≈ 82%. I vani adibiti esclusivamente ad uso abitativo residenziale rappresentano, quindi, circa l’82% del numero complessivo di stanze censito. Tale equivalenza sarà utile in seguito allorquando sarà necessario ricavare il numero di vani statisticamente corrispondente a quello delle stanze.

Tab. 9 – (FONTE ISTAT Dati riferiti al comune) Ampiezza della famiglia per numero di 2001 componenti Totale 1 2 3 4 5 >5 famiglie 88 98 96 116 53 29 463 % 19,01 21,17 20,73 25,05 11,45 6.26 100 componenti 88 196 288 464 265 200 1475 % 5,97 13,29 19,53 31,46 17,97 11,80 100

Tab. 13 – (FONTE ISTAT Dati riferiti al comune) Stanze per 1 2 3 4 5 >5 Totale abitazione Abitazioni 0 27 55 144 135 99 460 Famiglie 0 27 55 145 137 99 528

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Tab. 15 – (FONTE ISTAT Dati riferiti al comune) Stanze per 1 2 3 4 5 >5 Totale abitazione Stanze 0 54 165 576 675 702 2172 Persone 0 49 139 424 480 368 1460  1 0,91 0,84 0,74 0,71 0,52 0,67

Tab. 17 - ABITAZIONI OCCUPATE, FAMIGLIE E COMPONENTI PER NUMERO DI STANZE (Dati riferiti al comune)

n. n. n. n. Rapporto Stanze Grado di Sovraffollamento abitazioni famiglie stanze componenti Abitazioni/famiglie affollamento 1 0 0 0 0 - - - 2 27 27 54 49 1 0.91 - 3 55 55 165 139 1 0.84 - 4 144 145 576 424 0.99 0.74 - 5 135 137 675 480 0.99 0.71 - >5 99 99 702 368 1 0.52 - TOTALE 460 463 2172 1460 0.99 0.67 -

Per quanto riguarda le abitazioni non occupate pari a n. 287 per complessive 947 stanze, applicando la stessa percentuale dell’82.5%, sopra calcolata, alle n. 947 stanze otteniamo 781 vani non occupati, dei quali, risultano non disponibili per vendita ed affitto n. 757 vani. Pertanto si ha: vani occupati 1.792 vani non occupati disponibili 24 Totale vani 1.816 Per quanto riguarda le abitazioni si ha: Abitazioni occupate 460 Abitazioni non occupate 287 Abitazioni non occupate e non disponibili - 278 Totale abitazioni occupate e non occupate disponibili 469 I vani in soprannumero rispetto agli occupanti (sottoutilizzati) non possono peraltro considerarsi di per sé disponibili al mercato della residenza, in quanto molto difficilmente nella realtà è possibile separarli dagli alloggi cui appartengono, per evidenti motivi tecnici, tipologici e giuridici. A conferma di questo in allegato il calcolo del rapporto vani/abitanti

61 - Comune di Montefusco - Piano Urbanistico Comunale- Fase Preliminare – riferito al centro storico di Montefusco, dal quale si evince che ad ogni componente corrispondono 6,4 vani (vedi TAV ECM.03) . La tabella di cui sopra mostra quindi come il numero di stanze, ovvero quello dei vani residenziali statisticamente equivalenti calcolato in base al rapporto di 0,825 di cui al paragrafo precedente, determini, in relazione al numero di componenti delle famiglie residenti nelle abitazioni occupate, un rapporto medio teorico di 1,7 stanze/occupante, ovvero di 1,3 vani prettamente residenziali per occupante. Tale rapporto, se da un lato costituisce una indicazione circa le modalità locali dell’abitare, dall’altro non esime dall’effettuare nel prosieguo una specifica considerazione sulla effettiva disponibilità al mercato, ai fini del dimensionamento strutturale del PUC.

3.4. Carta unica del territorio, vincoli, tutele e vulnerabilità La Carta Unica del Territorio è una tavola grafica in cui vengono rappresentate tutte le criticità di tipo ambientale ( base del rapporto ambientale) che interessano il territorio comunale, e che in qualche modo ne determinano le trasformazioni future. Viene evidenziato in tale grafico tutto il sistema dei vincoli, da quelli paesaggistici a quelli storico culturali, dalle fragilità geologiche alle presenze storiche intese come risorse per il territorio, tutto quanto sia utile a definire un quadro strutturale dello stesso. E’ utilizzata per poter effettuare una lettura sintetica del territorio che tenga in debito conto tutti i fattori che nel tempo hanno regolato la trasformazione dello stesso. In tale elaborato grafico, si riversano tutte le informazioni relative alla presenza di Siti di particolare interesse paesaggistico e naturalistico (nel caso specifico del comune area SIC- Bosco di Montefusco Irpino), ricchezze del territorio e fragilità di tipo ambientale, che necessitano di tutela legata sia alla volontà di preservare alle generazioni future caratterizzazioni ambientali e paesaggi caratteristici, e sia per tutelare le trasformazioni da rischi di tipo geologico. Vengono individuate sulla stessa tutte le aree soggette a tutela per legge ex D.l.42/2004 ed ex Dlgs.152/06 . Infine, completano l’elaborato le fasce di rispetto delle attrezzature pubbliche (cimitero). Il territorio comunale non è stato interessato da aree percorse dal fuoco e non presenta aree soggette ad usi civici.

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PARTE SECONDA - DOCUMENTO STRATEGICO

4.1 – Obiettivi, criteri e scelte di tutela e valorizzazione dell’identità locale Attraverso la definizione del quadro strutturale si delinea un “sistema territorio” che, tenuto conto delle emergenze, vocazioni e peculiarità territoriali, mette in luce quelli che sono gli elementi identificativi del territorio, nei quali la comunità locale si “riconosce”. Montefusco appartiene al quadro paesaggistico delle “ Colline del Sabato e del Calore Beneventano” , così come definito nel PTCP approvato della Provincia di Avellino, ed è un territorio dove coesistono elementi di rilevante interesse naturalistico come l’area SIC, boschi, corridoi ecologici secondari, accanto ad una prevalente organizzazione del territorio votata all’agricoltura ma nello stesso tempo soggetta a continue trasformazioni fondiarie e colturali e dove la presenza degli insediamenti diffusi caratterizza la struttura stessa dei luoghi.

Nella definizione degli indirizzi ed obiettivi strategici da perseguire con il progetto di PUC è fondamentale il riferimento agli strumenti di pianificazione sovraordinati vigenti, e nella fattispecie al PTR – Piano Territoriale Regionale - e al PTCP di Avellino. Tali strumenti di programmazione e pianificazione sovraordinati, come riportato nei paragrafi precedenti, delineano un quadro di elementi conoscitivi e di obiettivi territoriali tali da costituire un primo riferimento per la definizione degli obiettivi di pianificazione comunale; obiettivi generali, ossia macro obiettivi, all’interno dei quali esplicitare obiettivi specifici del nuovo Piano Urbanistico Comunale a cui corrispondano delle azioni ben precise, da valutare in

63 - Comune di Montefusco - Piano Urbanistico Comunale- Fase Preliminare – sede di concertazioni pubbliche, per ottenere un quadro delle scelte che sia condiviso dalla collettività, nel rispetto delle norme e dei vincoli sovraordinati:  La tutela e la valorizzazione del patrimonio ambientale;  La razionalizzazione del patrimonio esistente;  Lo sviluppo urbano e riqualificazione di attività produttive;  Il miglioramento del sistema della mobilità e dei servizi.

Obiettivi specifici: TUTELA E VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO AMBIENTALE:  Tutela e valorizzazione del patrimonio ambientale, storico-culturale rurale;  Tutela del patrimonio naturalistico-ambientale: individuazione aree di tutela ambientale;  Conservazione degli aspetti significativi o caratteristici del paesaggio;  Presidiare l’identità del suolo agricolo;  prevenire il rischio sismico, idrogeologico, specialmente nelle aree a rischio conclamato. RAZIONALIZZAZIONE PATRIMONIO ESISTENTE:  riqualificazione delle strutture urbane esistenti, mediante il recupero degli insediamenti consolidati e la riqualificazione urbanistica delle aree di più recente trasformazione;  valorizzazione del centro urbano e delle località principali attraverso la creazione di spazi pubblici e servizi collettivi da potenziare;  valorizzazione del patrimonio storico architettonico, quali conventi, chiese e palazzi storici;  individuare adeguate aree per la realizzazione di edilizia residenziale.

SVILUPPO URBANO E RIQUALIFICAZIONE DELLE ATTIVITÀ PRODUTTIVE:  Adeguata disciplina per il territorio rurale, considerato l’uso multifunzionale delle aree rurali;  turismo enogastronomico e culturale con valorizzazione dei prodotti tipici;  favorire particolari forme di incentivazione economica-urbanistica (sgravi, premi volumetrici, ecc.) per il reinserimento residenziale e di attività commerciali e turistiche, soprattutto legate all’arte, all’artigianato, alla ristorazione tipica ed all’ospitalità turistica di qualità;  verifica e implementazione della dotazione e qualità dei servizi. MIGLIORARE IL SISTEMA DELLA MOBILITÀ:  adeguamento del sistema della mobilità, attraverso ammodernamento della viabilità principale a carattere comunale;  potenziamento del sistema delle aree destinate a parcheggio, nell’ambito dei centri urbani;  potenziamento delle infrastrutture di servizio dell’attività agricola al fine di favorire uno sviluppo del settore e creare le premesse per lo sviluppo delle attività di trasformazione del prodotto agricolo.

Gli obiettivi strategici individuati costituiscono la base su cui avviare la fase di consultazione, al fine di dar luogo ad una pianificazione condivisa, attraverso la quale interpretare e contestualizzare i fenomeni in atto, ottimizzando l’uso delle risorse presenti a disposizione. Il nuovo strumento urbanistico comunale di Montefusco, mira a promuovere uno sviluppo sostenibile del territorio che, nel rispetto della materia storica e delle valenze naturalistico-ambientali del territorio, tenuto conto delle dinamiche evolutive

64 - Comune di Montefusco - Piano Urbanistico Comunale- Fase Preliminare – strutturate, sappia definire nuove occasioni di crescita socio – economica sostenibile. Prevale, in altri termini, l’attenzione all’insediamento esistente attraverso politiche di conservazione e valorizzazione del tessuto storico e di riordino e completamento nelle aree di recente formazione con potenziamento dei servizi esistenti. Inoltre, vanno perseguite politiche di tutela, conservazione e riqualificazione delle aree agricole, da valorizzare nelle loro componenti ambientali e agricolo - produttive, con possibilità di puntare verso modelli di accoglienza basata sul turismo ecologico e/o rurale, che rafforzino la funzione agricola e promuovano la valenza ambientale di difesa del suolo e di caratterizzazione del paesaggio. Si è optato, quindi, per strategie di sviluppo sostenibile tra identità urbana e innovazione. Uno sviluppo sostenibile può essere immaginato attraverso l’azione combinata di tre risorse:  la riconoscibilità culturale, con la programmazione di eventi e manifestazioni rappresenta una delle condizioni implicite, che però il PUC non può che auspicare ed incentivare nelle linee di principio;  la riqualificazione del sistema economico attraverso la promozione di strategie di sviluppo locale, legato all’immagine del territorio e alle diverse tradizioni locali;  il potenziamento di servizi e infrastrutture.

4.2 – Obiettivi relativi ai carichi insediativi – armatura urbana – aree industriali - rischi e vincoli. Ai fini della ripartizione del carico insediativo residenziale per ogni Ambito Insediativo la Provincia di Avellino, ai sensi dell’art. 5 della L.R. 13/2008, ha promosso tavoli tecnici di concertazione ai fini di accompagnare i processi di formazione dei Piani Urbanistici Comunali in un’ottica di area vasta. Ai suddetti tavoli tecnici è stata demandata la definizione di dettaglio delle strategie di piano di valenza sovracomunale, al fine di definire un sistema comprensoriale di sviluppo integrato. Il PTCP ha ripartito il fabbisogno abitativo per “SISTEMA DI CITTA’”, tenendo conto dei criteri stabiliti nella parte programmatica delle norme tecniche di attuazione del PTCP di indirizzo per la pianificazione Comunale, nell’ipotesi di adeguamento del numero di famiglie nel decennio precedente (2001-2011). In base alle “SCHEDE DEI SISTEMI DI CITTA” indicazioni per la pianificazione comunale coordinata, scheda n° 6 “Città della bassa Valle del Sabato” è emerso che la popolazione al 2011 era pari a 9.446 abitanti. Complessivamente nell’ultimo decennio intercensuario la popolazione è diminuita del 3,69%.

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Il territorio presenta un’orografia collinare che comprende a nord cime più alte e scoscese; la pendenza dei versanti si fa rilevante nei territori di Torrioni, Petruro, Chianche e Montefusco. Altavilla, Tufo e Santa Paolina sono ubicati invece in un territorio moderatamente pendente. In considerazione di ciò l’ambito territoriale è stato classificato nel PTCP nelle due distinte Unità di Paesaggio 20-1 e 20-2 Colline del Sabato e del Calore Beneventano. L’ambiente naturale delle aree collinari costituisce la dominante paesaggistica. La presenza antropica è bassa, le aree urbanizzate sono limitate come in generale le trasformazioni antropiche del territorio e l’impatto delle infrastrutture fisiche (dominante del sistema stradale è la rete secondaria). Non vi è presenza di addensamenti edilizi lineari lungo le strade, né di detrattori ambientali (ad eccezione di cave in territorio di Petruro e Altavilla Irpina). I piccoli centri urbani si sviluppano ancora in maniera compatta intorno ai centri/nuclei storici, tutti caratterizzati dalla tipologia urbana collinare “sede di poggio” . Per quanto riguarda le aree industriali tutti i comuni hanno realizzato o previsto aree industriali per il trasferimento delle attività produttive danneggiate. Tali aree sono per lo più operative anche se ospitano attività prevalentemente artigianali rivolte ad un mercato locale. Tre aree PIP sono insediate nei territori di Altavilla Irpina, Tufo e Montefusco. Risulta inoltre programmata e non attuata un’altra area PIP nel Comune di Chianche. Occorre considerare che rispetto alle interferenze con la rete ecologica (cfr. Tavola P.03 del PTCP) solo l’area industriale di Montefusco non presenta problemi. Per le due altre aree il PTCP prevede l’attivazione sia sulle parti realizzate che per i nuovi insediamenti di azioni di riqualificazione in direzione della mitigazione ambientale. Per l’area programmata a Chianche il PTCP propone una verifica sulle interferenze potenziali con la rete ecologica ed eventuale ripianificazione. Il PTCP prevede di confermare e potenziare, sul piano infrastrutturale e dei servizi, le aree industriali già attuate, con particolare priorità a quelle collocate lungo il sistema infrastrutturale principale.

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4.3 – calcolo carichi insediativi Coerentemente a quanto descritto nel punto 9.3 della Relazione del PTCP (elaborato P.01) si è seguito questo metodo per il Calcolo dei carichi insediativi residenziali del Sistema di Città. Tale previsione, coerentemente alle indicazioni della Regione Campania, si è basata sul fabbisogno abitativo legata ai due fattori: - stima del fabbisogno regresso basato su due elementi: 1. disagio abitativo di famiglie che vivono in condizioni di affollamento; 2. disagio abitativo di famiglie che abitano alloggi impropri e famiglie in coabitazione; - stima dell’incremento del numero di famiglie. Per stimare il disagio da affollamento si è utilizzata la stessa matrice posta a base della stima regionale, ma rielaborata su base comunale. Gli occupanti in condizioni di disagio da affollamento della matrice è stato proporzionato al dato regionale in termini di famiglie. In termini generali è sembrata molto ottimistica la stima regionale che ha ipotizzato che tra il 2001 e il 2011 le condizioni di disagio da affollamento si siano ridotte del 66% a seguito di fenomeni di mobilità delle famiglie all’interno dello stock abitativo. Tali livelli di mobilità sono certo più applicabili alle aree urbane di maggiori dimensioni e meno ad un tessuto di piccoli centri, dove la rigidità della proprietà immobiliare risulta più elevata. Si è quindi elaborata una stima minimo - massima al 2011 del disagio abitativo da affollamento, basata su fattori di riduzione del dato totale delle famiglie in condizioni di disagio del 2001 tra il valore minimo del 45% e quello Massimo del 30%. La matrice del disagio da affollamento è riportata nelle seguenti tabelle:

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Il carico insediativo stimato, derivante da disagio da affollamento 2001 è pari al 2,96% del carico stimato per l’intera Provincia ed è pertanto pari a: 212 abitazioni. Tuttavia applicando i criteri di stima prima descritti possiamo stimare il numero di famiglie minimo/massimo che al 2011 si trova in condizioni affollamento. Il dato è riportato nella tabella seguente:

Con analogo riferimento ai criteri descritti nella relazione di piano, si può stimare che il fabbisogno regresso al 2011 per famiglie che vivono in abitazioni inadeguate e in condizioni di coabitazione, è quello descritto nella tabella seguente. Coerentemente a quanto descritto nella Relazione del PTCP (elaborato P. 01) si è effettuata una stima delle famiglie in queste condizioni applicando una riduzione del 30% di quelle del 2001.

L’andamento demografico relativo alle famiglie della Città della Bassa Valle del Sabato nel periodo 2003/2011, è riportata nella seguente tabella:

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L’incremento di famiglie ci porta ad una stima di fabbisogno abitativo dell’ordine delle 299 unità. In conclusione, la stima complessiva del fabbisogno abitativo tenendo conto di quanto innanzi evidenziato è riportata nella seguente tabella:

Ne consegue che la quota riferita al Comune di Montefusco può quantizzarsi in un fabbisogno massimo abitativo al 2020 di circa 104 unità aggiuntive (60/299*519). Questa stima potrà essere corretta non appena saranno disponibili i dati definitivi del censimento 2011 riferiti alla crescita e alle abitazioni occupate, nonché all’analisi specifica riferita al Comune sulle abitazioni occupate, la consistenza e lo stato.

4.4 - Trasformabilità ambientale ed insediativa del territorio comunale

Le tavole seguenti del PTCP descrivono una valutazione dei diversi gradi di trasformabilità del territorio. Come si vede le aree che non presentano particolari problemi di trasformabilità sono relativamente poche e in gran parte localizzate nel territorio dei Comuni di Montefusco e Altavilla Irpina. In alcune porzioni di territorio è consentita una trasformabilità condizionato all’ottenimento di permessi e autorizzazioni. Le aree non trasformabili per vincoli o elevati rischi idrogeologici sono anch’esse non numerose. In particolare una superficie più estesa è nel territorio di Chianche mentre nel comune di Santa Paolina si trovano in vicinanza delle diverse componenti dell’armatura urbana. La maggior parte del territorio presenta un grado di trasformabilità orientata allo sviluppo agro ambientale. I PUC privilegeranno, ove possibile, la localizzazione delle aree di trasformazione previste dalla loro componente strutturale, nelle zone di maggiore e più agevole trasformabilità. In termini generali, ed in coerenza con l’obiettivo di rafforzamento 69 - Comune di Montefusco - Piano Urbanistico Comunale- Fase Preliminare – dell’armatura urbana dei centri, si eviterà la dispersione edilizia e il consumo di suolo, favorendo il riuso dei vuoti urbani, il completamento degli insediamenti in zone periurbane.

Corridoio Ecologico -

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Il sistema insediativo del comune di Montefusco è caratterizzato dalla presenza di tre macrozone urbanizzate (Montefusco centro, Serra, S. Egidio ) attraversate da una dorsale costellata da abitazioni sparse lungo la strada provinciale 42. La storia urbanistica del Comune è stata fondamentalmente scritta dal Piano Regolatore Generale approvato nel 1988 e da una serie di interventi, o meglio “proposte”, che non hanno concluso il proprio iter procedurale, ma che nei confronti della collettività hanno generato attese, ovvero valori fondiari, che vanno ben al di là di quanto il PRG con la sua perimetrazione di aree da destinare all’edificazione aveva potuto fare. L’Amministrazione Comunale, sulla scorta di questi pregressi intenti, ha provveduto a definire nuove perimetrazioni di centri abitati che il redigendo PUC ha assunto come dato di partenza di una serie di realtà che necessitano di un riammaglio e di un completamento. La proposta preliminare del PUC del Comune di Montefusco è stata fondata sul principio della vocazione del territorio, in accordo con la programmazione sovra - comunale in atto che prevede uno sviluppo a dominante naturalistica, nel rispetto del principio di sostenibilità.

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La tutela e la valorizzazione dell’ambiente e del paesaggio sono state poste alla base della programmazione per prospettare il possibile sviluppo di questo Comune. La risorsa che senza dubbio rappresenta per Montefusco uno dei fattori determinanti per la crescita economica, già registrata negli ultimi anni, è la coltivazione della vite con la produzione dei vini di qualità a marchio DOCG. Il Tessuto Urbanizzato comprende l’Ambito di valore storico da conservare e valorizzare, l’Ambito urbano consolidato da completare e riqualificare, l’Ambito urbano e periurbano in evoluzione da completare e riqualificare che costituiscono quindi l’ossatura del tessuto insediativo strutturato a prevalente destinazione residenziale, ma al cui interno vi sono, inoltre, attività e servizi complementari alla residenza. Infine, il Campo aperto comprende ambiti a carattere agricolo insediativo, semiurbanizzati da riqualificare, integrare e potenziare, nonché aree di particolare valore naturalistico e paesaggistico da tutelare, oltre alle aree fragili per le quali si persegue l’obiettivo principale della mitigazione del rischio, così come suggerito dal PTCP.

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PARTE TERZA - CONSULTAZIONI PRELIMINARI

5 – Avvio procedimento, delibere, copie verbali delle consultazioni

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