Quick viewing(Text Mode)

[BBF] Joshiraku

[BBF] Joshiraku

BURATEI MARII Gioco di parole con Bloody Mary, soprannome con cui è nota Maria I Tudor, regina d’Inghilterra dal 1553 al 1558, periodo in cui fece giustiziare centinaia di oppositori. Da esso deriva anche il nome della strega assetata di sangue che apparirebbe invocandone tre volte il nome davanti a uno specchio (non fatelo mai!).

HAROUKITEI KIGURUMI Gioco di parole con Hello Kitty e “kigurumi”, nome usato per coloro che impersonano in costume i personaggi dei cartoni animati.

BOUHATEI TETORA Gioco di parole con “bouhatei”, che scritto con altri kanji, significa frangiflutti e “tetrapod”, tetràpode, uno dei manufatti in cemento spesso usati a tale scopo. “Tetora” è scritto 手寅, come “tigre palmare”. Ricordate che Yasu, l’illustratore del manga di Joshiraku, lo è anche delle light novel di Toradora!

KUURUBIYUUTEI GANKYOU Gioco di parole con “cool beauty” (bellezza fredda, algida) e “gankyou” (lenti, occhiali).

ANRAKUTEI KUKURU Gioco di parole con “anrakushi” (eutanasia) e “kukuru” (impiccarsi). SIGLA INIZIALE OATO GA YOROSHIKUTTE... YO! お後がよろしくって・・・よ ! GOKU RAKUJOKAI

La canzone è interpretata dalle cinque seiyuu: Ayane Sakura, Kotori Koiwai, Nozomi Yamamoto, Yoshino Nanjou e Saori Gotou. "Chin-ton-shan" è l'onomatopea del suono delle tre corde dello shamisen.

SIGLA FINALE NIPPON EGAO HYAKKEI ニ ッポン笑 顔 百 景 MOMOIRO CLOVER Z

Le Momoiro Clover Z sono un gruppo di cinque giovani idol, ognuna delle quali indossa abiti e accessori di un diverso colore. Tutta la prima parte della sigla, riformulata per attribuirle un minimo di senso, è una benedizione-scioglilingua mutuata dal racconto popolare “Jugemu”, spesso interpretato dagli attori di rakugo. La storia narra di una coppia che va al tempio a chiedere consiglio su come chiamare il proprio figlio. Il sacerdote suggerisce diversi nomi, il primo dei quali è Jugemu. Il padre, non sapendo quale scegliere, li attribuisce tutti al figlio, che quindi si chiama Jugemu-jugemu Gokonosurikire Kaijarisuigyo-no Suigyomatsu Unraimatsu Furaimatsu Kunerutokoroni-sumutokoro Yaburakojino-burakoji Paipopaipo-paiponoshuringan Shuringan-gurindai Gurindai-ponpokopino- ponpokonano Chokyumeino-chosuke. Uno scioglilingua che, quando Jugemu etc. sta per annegare, i testimoni avranno molta difficoltà a pronunciare... 1. Come "Jugemu", su cui si basa la sigla finale, anche la storia raccontata da Gankyou è estremamente popolare nei teatri rakugo. Si chiama "Neko no sara" ("Il piatto del gatto") e racconta di uno scaltro antiquario che girava nell'antica Edo comprando per pochi spiccioli degli oggetti preziosi di cui i padroni ignoravano il valore. Dopo aver frodato una vecchia signora che usava un elmo antico come vaso di fiori, l'uomo vede in un negozio un gatto che mangia in un prezioso piatto. Convince il padrone del negozio a vendergli l'animale e, quando fa per portar via il "vecchio piatto" perché "il gatto è abituato a mangiare in quello", il venditore gli dice che sa bene che il piatto vale molto. Il finale, o "ochi", è quello che avete sentito da Gankyou. Le preziose porcellane Kakiemon venivano prodotte nel XVII secolo ad Arita, nella Prefettura di Saga. I ryo erano pezzi d'oro usati come moneta.

2. "Yamikin Ushijima-kun" ("Ushijima lo strozzino") è un manga di Shohei Manabe, tra i vincitori del 56° Shogakukan Manga Award. Ne è stata tratta una serie TV live action nel 2010 e un film nel 2012. Evidentemente quella successivamente descritta da Gan è una sua tecnica di riscossione...

3. Il "nabe", diminutivo di "nabemono" (dove "nabe"="pentola" e "mono"="cose") è un piatto unico della tradizione giapponese. Viene spesso cucinato sullo stesso tavolo dove si consuma, grazie a un fornello portatile e a una pentola dove vengono fatti bollire gli ingredienti, che i commensali aggiungono in una sorta di rituale culinario di aggregazione. Ne esistono diversi tipi, tra cui ad esempio il "sukiyaki", composto di sottili fettine di manzo, tofu, spaghettini di konnyaku (una specie di gelatina vegetale), cipollette, cavolo cinese e funghi; o l'"oden", i cui ingredienti sono daikon (una sorta di ravanello bianco gigante), konnyaku, uova e ganmodoki (tofu fritto a base di verdure, uova e semi di sesamo bianco), cotti in un brodo di tonno secco o alghe konbu, il tutto insaporito con la salsa di soia. Se volete, potete approfondire l'argomento partendo da questa pagina Wiki.

4. La scena aveva come evidenti protagonisti il dittatore della Corea del Nord Kim Jong-il ed il figlio Kim Jong-un, il capezzolo del quale è la punta di uno dei missili Euhna (“Galassia”, in coreano) col quale il Nord Corea ha ufficialmente cercato di mettere in orbita un satellite, mentre secondo la comunità internazionale testava il missile come vettore di testate nucleari. Piccolo anacronismo, Kim Jong-il era morto da almeno sei mesi quando l'episodio è andato in onda in Giappone.

5. La Tokyo Rinkai Shinkotsu Rinkai-sen (Linea Lungomare Nuovo Transito della Baia di Tokyo) è una linea di trasporto automatico che collega Shimbashi e Toyosu, passando per l'isola artificiale di Daiba. È comunemente nota come "Yurikamome", il nome giapponese del gabbiano comune. Si tratta di un uccello molto diffuso nella baia di Tokyo, presente in tutta l'Asia e l'Europa, chiamato anche gabbiano dalla testa nera, dal cappuccio o, come il suo nome scientifico, Chroicocephalus ridibundus (o anche Larus ridibundus) suggerisce, "gabbiano che ride", per via del suo verso simile a una sghignazzata. I kanji iniziali di 百 合 鴎 , "yurikamome" sono proprio gli stessi di 百 合 ("yuri", "giglio"), parola il cui altro significato vi è sicuramente così noto che non l'abbiamo tradotta. Infine, il kanji 族, usato per "banda" in "banda di motociclisti" ( 暴走族, "bousou- zoku") e quello 属, usato per "genere" in tassonomia, hanno lo stesso suono.

6. Eccovi la spiegazione della sequenza di giochi di parole e kanji. Tetora dichiara di voler scrivere "hito" ( 人 , "persona"), ma scrive “hairu” ( 入 , "entrare"). A "hito" scritto in hiragana (ひと) Kigu aggiuge il "maru", o "handakuten", un segno diacritico (cioè aggiunto a una lettera per modificarne la pronuncia) che in giapponese trasforma in "p" la "h" inziale di una sillaba, ottendo quindi "pito". Gan cancella l'"handakuten" e disegna un "dakuten", o "nigori", altro segno diacritico, che trasforma la "h" in "b". "Hito-bito" ( 人々 ) è il plurale di "persona" (uno dei pochi sostantivi giapponesi che ammette una forma plurale, ottenuta in questo caso per "raddoppiamento"), qundi "persone", "folla". Ecco perché, crediamo, a Marii sembra minaccioso. Kigu legge "persona" scritto in katakana ( ヒ ト ) e dice che non sembra "hito", come se non riconoscesse la parola. Ecco perche Tetora esclama "Gestalt- koukai", dove "koukai" significa "estensione". Marii la corregge e dice che è "caduta", "houkai", ovvero che la parola corretta è "Gestalt-houkai". "Gestalt" è una parola tedesca che significa "forma", "schema" ed è internazionalmente usata in psicologia. In particolare, "Gestaltzerfall”, dove “zerfall” è appunto “caduta” in tedesco, è il nome attributo a un fenomeno psicologico che si manifesta con un ritardo nel riconoscimento di un kanji osservato per un po' di tempo. È questo che Tetora teme affligga Kigu. Gan completa i katakana aggiungendo “denashi” ( デ ナ シ ) e ottenendo “hitodenashi” (“persona cattiva”, “furfante”). Quando Tetora insiste perché Kukuru “ingoi” la parola, Gan interviene dicendo che il sistema proposto da Tetora, “ingoiare una persona”, non serve a far passare la chinetosi (ovvero il malessere che prende in seguito a spostamenti ritmici e regolari del corpo durante il moto, in questo caso il “mal di treno”), ma a evitare di essere nervosi in pubblico. “Hito ni nomarenai”, “inghiottito dalle persone”, è un modo di dire per indicare appunto l'essere sopraffatto dal nervosismo in pubblico. Semplice, no? Curiosità, tutto si sarebbe fermato a “hito” scritto in kanji se Tetora avesse guardato bene la maglietta di Marii, dove 人 fa bella mostra di sé nella frase “hito toshite” (人として) , probabile riferimento a “Hito toshite jiku ga bureteru”, la sigla iniziale di Sayonara Zetsubou Sensei.

7. Mori Mitsuko era un'attrice giapponese, morta nel 2012, celebre per aver interpretato più di 2,000 volte il dramma "Houroki" ("Diario di una vagabonda"), la duemillesima alla veneranda età di 89 anni. Ognuna delle sue intepretazioni prevedeva una capriola, che si dice lei abbia eseguito sinché non fu troppo vecchia per riuscirci. Le citazioni teatrali non finiscono, poichè poco dopo Gan dirà "modoru deki ka, modora zaru deki ka, sore ga mondai da", "tornare (fuori) o non tornare (fuori), questo è il problema", chiara parafrasi di "essere o non essere, questo è il problema", il più celebre verso dell'Amleto di Shaekespare. "Ikiru beki ka, shinu beki ka, sore ga mondai da" ne è la tipica traduzione, ma se volete divertirvi (e se sapete il giapponese) guardate questo video dove Tatsuya Fujiwara (Death Note, Battle Royale) interpreta la battuta in una dozzina di modi diversi. Per le traduzioni, questo articolo può esservi utile.

8. Curiosità finali della seconda parte. Alla finestra del palazzo della Fuji TV (concorrente della MBS che trasmette Joshiraku, probabile ragione per cui sono censurati), Gachapin e Mukku, personaggi di Ponkikki, uno show per bambini. Quando Marii dice di non aver altra scelta e si attacca alla bottiglia, sta probabilmente tracannando un superalcolico. La parola "you" definisce infatti sia l'avere la nausea che l'essere ubriachi. Le ragazze sbarcano davanti al Tokyo International Exibition Center, o "Tokyo Big Sight", situato sull'isola di Daiba e sede, due volte l'anno, del Comic Market, o "Comiket", la più grande fiera al mondo dedicata a , manga e simili, luogo dove tutti noi vorremmo andare in pellegrinaggio almeno una volta nella vita, un po' come la Mecca per i mussulmani.

9. A nostro giudizio il gioco di parole è tra la parola "gatsu" ("luna") di "gatsu senbei" (letteralmente "cracker di luna"), un particolare tipo di biscotti di riso, questi, per intenderci, e la parola "tsuki" ("ancora "luna") di "tsuki no kakera" ("frammenti di luna"). Chiediamo pietà per come abbiamo adattato.

10. La notte di luna piena (“juugoya“) cui si rifersice Tetora è quella del quindicesimo giorno dell'ottavo mese del calendario lunare. In questa occasione, che generalmente cade tra settembre e ottobre e che corrisponde all'equinozio d'autunno, ha luogo lo "Tsukimi", letteralmente "guardare la luna", che, nato anticamente come cerimionia in onore degli dei del raccolto, ha visto trasformare le offerte che venivano loro fatte in una serie di piatti tradizionali del periodo, i cosiddetti "tsukimi ryori". Tra questi, particolari varietà di dango, udon e soba. "Juugoya" ha quindi di fatto lo stesso significato di "Juugo no yoru" ("Notte del 15"), titolo di una canzone di Yutaka Ozaki. Un'altra famosa canzone di Ozaki è "Sotsugyou" (letteralmente "cerimonia di laurea"), un verso della quale parla di "rompere di notte le finestre del campus" ("yoru no kousha madogarasu kowashite mawatta"). Ecco l'origine del "fraintendimento" di Marii. La successiva battuta di Gan, "non voglio diventare un adulto noioso" ("ajikenai otona ni dake wa naritaku nai kara ") è anch'essa tratta da una canzone, "Go! Go! Heaven" delle SPEED. Più avanti Gan dirà "moriagari ni kakeru" ("poco emozionante"). Anche questa potrebbe essere una citazione, del brano "Sweet Lil' Devil" dei B'z, ma non è sicuro. Di questo passo pressoché ogni frase sarebbe una citazione.

11. È una costante del folklore giapponese che sul nostro satellite abiti il cosidetto "coniglio lunare" ("tsuki no usagi"). Questo perché molti percepiscono, nei giochi di luce e ombra dei rilievi della luna piena, la forma di un coniglio seduto sulle zampe posteriori con vicino un pestello da cucina. Ma vedremo che sono tantissime altre le forme che possono essere percepite...