TITO MANLIO Dramma per musica in tre atti

Libretto di Matteo Noris

PERSONAGGI

Tito Manlio, console basso Manlio, suo figlio Vitellia, sia figlia soprano Decio, capitano delle falangi contralto Geminio, Capitano dei Latini tenore Servilia, sua sorella soprano Lucio, Cavaliere Latino contralto Lindo servo di Vitellia contralto

Prima rappresentazione Mantova, teatro Arciducale, 1719

1

Vivaldi: Tito Manlio - atto primo ATTO PRIMO

Scena I° Tempio con altare Tito Manlio con littori, Manlio, Lucio, Servilia, Vitellia, Decio, soldati e popolo

TITO MANLIO Popoli chi è Romano, e chi di Roma Di Flegetonte al Nume Sostien la fede, e il divin culto adora; Porto la destra anch’io; stampo con essa, Or, ch’a Dite profonda O Padre, o Roma, in questo Del Mondo la Reina Solenne venerabile momento Su gl’Altari consacra Ostie e profumi. Della tua sù i vestigi il giuramento. Giuri d’Abisso ai Numi, Abborrir de Latini TITO Gente ch’a noi rubella oggi si scopre, Per le Romane Vergini tu ancora Il nome ancora, e lo dimostrin l’opre. Vanne ò Figlia, ò Vitellia; e per le Spose Primo io vado all’Altare; Vada Servilia. Voi del mio Cor seguite L’opra divota, e ‘l giuramento udite. SERVILIA A voi del basso Averno Ad Eaco… Deità riverite, A te di tre sembianti VITELLIA Ecate Stigia: a te ò Tartareo Giove, In su gl’Altari Giuro di chi è Latino Abborrir fino il nome. SERVILIA Giuro l’odio, e la guerra; e sovra questa Altre portino il piede Lapide ch’il mio piede Sacra preme, e calpesta, VITELLIA Giuro votare del Sangue dei Rubelli Altre stendan la mano, Con labbra sitibonde a voi inante Colma tazza spumante. Tito Giura, Io son Tito, e son Romano; SERVILIA Pegno del cor, che giura, ecco la mano. Ch’al Nume io non m’accosto

DECIO VITELLIA Quanto Tito ora giurò, Io m’allontano. Giura armata ogni Falange. LUCIO LUCIO (Dei che sento!) Giura ancor Lucio Latino TITO SERVILIA (Vitellia (Lucio amor?) Giurar anche ricusa?) Immantinente Parta dal Suol Romano LUCIO Chi tiene Alma Latina; e in questo punto Sciolto col Figlio Manlio (Ch’il Dio Bambino Il vicino Imeneo, seco non porte Per quel volto, ahi, mi piagò!) Dal Ciel di Roma il nome di Consorte.

1 Vivaldi: Tito Manlio - atto primo MANLIO Scena III° (Destin!) Servila e Manlio

SERVILIA SERVILIA (Sarò di morte) Ah Manlio

TITO MANLIO Ma, Vitellia tu ancora Mia Servilia Rubella della Patria Latina ti dichiari? SERVILIA Di la cagione: Laciami traditor; se a i numi inferni Taci! e nulla rispondi L’odio contro a Latini Il saprà Tito: il saprà Roma: Lucio. Qui giurasti rubelle Ne Regi alberghi alla tua fede Dell’Amor mio, della mia fiamma antica Darem l’onor condegno. Tua Sposa io più non son, ma tua nemica. Tu al mio sguardo t’invola, e tu al mio sdegno. MANLIO VITELLIA E SERVILIA Dolce mio ben, perdona; (Di fortuna crudel son fatta segno). La Patria, il Genitore, Il Senato, la Legge, Scena II° Guidar la mano, il piede E di Romano il debito, e la fede. Tito, e Manlio, e Servilia in disparte.

TITO SERVILIA Manlio E la mia fede, ò ingrato? E l’amor mio?

MANLIO MANLIO Mio Genitore. E la tua fede d’Amante! E l’affetto di moglie! TITO Ah Servilia, tu all’or, che ricusasti D’esser Romana, all’Imeneo maturo Vattene vesti l’armi, e de Nemici Spezzasti le Catene Gl’Ordini osserva, il Sito, e le Falangi; Ammorzasti le faci, e non giurando Ma non pugnar, e sfuggi Sul venerato Altare mi togliesti I cimenti, e gl’incontri; Baciar que lumi ardenti. Che questa a Cavalier, ch’il brando regge, Del Senato, e del Console è la legge. SERVILIA Se il cor guerriero (O mie tiranne Stelle!) T’invita all’armi Pensa alla legge, e al tuo dover. MANLIO E SERVILIA Sfuggi il cimento O Giuramenti. Della Battaglia Ne ti lusinghi vano piacer SERVILIA Se il cor ecc. Dunque a me più non sei Ne marito, ne amante M’odi come nemica; Servilia più non ami; Addio.

2 Vivaldi: Tito Manlio - atto primo

MANLIO MANLIO Cosa tu parti? Dove!

SERVILIA SERVILIA Di Legge al partir mio Fra i Latini. La Patria, e Tito. MANLIO MANLIO Tu meco Addio Servilia Venir ora non dei.

SERVILIA SERVILIA Addio. Perché! Senza Manlio, ch’adoro, Che mai farò? MANLIO Nemica sei (Manlio guarda Servilia, poi tra sé)

MANLIO SERVILIA Che mai farò senza Servilia? Vanne perfido, và: cerca fra l’armi Geminio il mio Germano, Sfoga l’odio Romano MANLIO E SERVILIA Dentro al suo petto: irriga Astri inclementi! del Sangue suo la verde piaggia aprica: Ed in quel cor Latino SERVILIA Svena il cor di Servilia a te nemica. Manlio. MANLIO MANLIO Ch’io dia morte al cor mio! Vita del core; Servilia Odio non entra, ov’ha la fede Amore.

SERVILIA Perché t’amo mia Bella, mia Vita (O stelle!) Non saprà questa destra ferir. Porto in seno la tua imago gradita Questo basti per farti gioir; MANLIO E SERVILIA Perché t’amo ecc. O giuramenti!

MANLIO Scena IV° (Ma di beltà nemica Servilia sola Ancor m’aretro ai pianti!) Servilia, io parto: SERVILIA O Dio! Sento nel petto, SERVILIA Con moti vari, veementi e strani Già palpitarmi il cor: Ed io? Che mai del Cielo Nel Volume stellato MANLIO Scrisse di me, scrisse di Manlio il Fato! Tu qui rimanti. Liquore ingrato SERVILIA Beve il Fanciullo No: teco vengo. Quall’or del vetro Sia l’orlo asperso di grato odor. Cos’ il mio Core 3 Vivaldi: Tito Manlio - atto primo Nel duol; che preme Il suo tenero core avrà pietade. Beve l’amaro, Ma pronta speme DECIO In suo riparo Lusingar ti potresti, ella potria Tempra, e conforta il mio dolor. Aver per altro oggetto il sen ferito. Liquor ecc. LUCIO Scena V° Ad ogni costo io voglio Appartamenti Svelarle il foco mio. Lucio e Decio DECIO LUCIO (Potessi almen dirle il mio amore anch’io.) Si per Vitellia io lascio Anch’il nome Latino. LUCIO Io vado, & al mio fianco DECIO Stimoli aggiunge Amore, E tanto puote E con dolce speranza sù l’alma d’un Eroe Alletta questo core; Femminile Beltade. Vado tutti a narrarle i miei tormenti, Contento se potrò ridurla almeno LUCIO Ad udir senza sdegno, i miei lamenti. Forse ancor a te note Alla Caccia d’un bell’adorato Non son l’armi d’Amore! Tendo l’arco del vezzo, e del pianto. Il tuo feroce core Che se rendo quel sen infiammato Forse ancor non provò Del mio cor, del mio amor sarà vanto. Com’ei sappia ferir! Alla Caccia ecc.

DECIO Scena VI° (Purtroppo il sò) Decio solo LUCIO Vanne, Amante felice Solo in Vitellia trovo se scoprir le tue fiamme E la , e la Patria. A’ chi le accese entro il tuo sen ti lice. Io pure amo Vitellia, e lungo tempo DECIO Tacqui, e soffersi, e soffrirò tacendo. Ed à Vitellia ancora, Ben veggio, ch’il mio amore Scopristi la tua face! Al grado mio disdice, e che saria Delitto il palesarlo; onde io celo Del pari agl’occhi suoi, e agl’occhi altrui; LUCIO E solo il sa, perché lo sente il core. Tacqui, e penai fin’ora; E se tacendo io peno Ma più soffrir non posso Dal silenzio non viene il mio tormento: L’impeto dell’amor, ch’il sen m’accende. Peno perch’il mio bene in braccio altrui di rimirar pavento. DECIO E se teco sdegnosa E pur dolce ad un’anima amante Ricusasse ascoltarti! Poter dire, ma senza timore, A’ un bel volto, io moro per te. LUCIO Il vedere l’amato sembiante Forse de miei sospiri Senza nube di sdegno, ò rigore, Fa sperare più facil mercè. 4 Vivaldi: Tito Manlio - atto primo E pur ecc. Ma del tuo rischio S’ei la cagion mi chiede? Scena VII° VITELLIA Vitellia e Lindo Saprà dal Foglio: Và LINDO E ch’a Geminio in Campo LINDO Io l’arrechi! Dò l’ali al piede; ma Signora VITELLIA Nel Campo all’Idol mio VITELLIA Che vuoi! LINDO Che gli dirò! LINDO Che (di buon servo perdona al Zelo:) VITELLIA Ma, che sperar tu puoi, Che sono Da un Amante nemico? Qui fra l’angoscie acerbe E Geminio Latino. In periglio di vita, e solo. Aspetto da lui VITELLIA Soccorso, aita. Vuol ch’adori Geminio, il mio destino.

LINDO LINDO Prendo la via più corta, e più spedita. Amore senza speranza è una follia

VITELLIA VITELLIA Lindo. E non amar chi l’ama Non può quest’alma mia. LINDO Son qui. LINDO Eh; di sì vano amore VITELLIA Lascia la rimembranza Ciò, che risponde, attendi. Giura l’odio à Latini, esci di pene.

ITELLIA LINDO V Bene. Lindo: troppo tenaci Son del cor le catene. VITELLIA LINDO Lindo Ma se taci il periglio… LINDO VITELLIA Ecco Lindo Vanne, aita ricerco, e non Consiglio. VITELLIA Di, che se tarda un punto io morirò.

LINDO Fido gli narrerò, 5 Vivaldi: Tito Manlio - atto primo

LINDO LUCIO Sorger preveggo insolito bisbiglio. Ma non è da Romana E da chi è Figlia Scena VIII° Del Console di Tito, Di non degne memorie Vitellia, poi Tito e Lucio Lasciar oscuro il nome, e la sua fama. VITELLIA VITELLIA O Silentio del mio labbro Tu nascondi il foco mio, Ma da Lucio non è, ne da Latino E m’insegni a non parlar. Del gran Settimio Prole Crucj e morte io soffrirò Seguir la fé contraria a’ propri fati. Busto esangue spirerò Pria che il foco palesar. LUCIO (E sol vostro il delitto occhi adorati) (Sopraviene Tiro, con Lucio e un Soldato con catene Il Reo pensi alla propria, sopra un Bacile) Non alla Colpa altrui. Vitellia del tuo Sangue TITO Fumerà il suolo intriso, Parla, tenta, e minaccia. Il delicato viso Lorderà polve immonda: e l’alma, (a Lucio) Ch’il meglio della vita, ahi! Seco porta senza loco raminga LUCIO D’intorno à Roma E vorrai, che il Silentio alle tue luci, Errar dovrà; Porti ò illustre Vitellia Nembi d’occaso? VITELLIA Arruota per te crudo Ministro Che importa! La tagliente bipenne: e il foco, e ‘l Tosco Già ti s’appressa, e viene. LUCIO Sanguinaria, e Tiranna a te la morte. (Oh Dio! Così ostinata Mi da in braccio di morte) VITELLIA Dunque ciò, che ti sforza A divenir Latina, Venga: questo è il tenor della mia sorte. Dir ancor nieghi?

LUCIO VITELLIA Morir tu vuoi? Dissi.

VITELLIA LUCIO Contenta. A dir ti resta.

LUCIO VITELLIA Negli anni più felici Io di più non dirò di quel ch’ho detto, E quando appena Tu di più non saprai. Nell’Oriente il sol degl’occhi tuoi. I nostri dì rischiara! LUCIO VITELLIA E vuoi tacer? Morte bramata in ogni etade è cara. VITELLIA Non parlerò già mai. 6 Vivaldi: Tito Manlio - atto primo

(Tito getta ai piedi di Vitellia le Catene) VITELLIA (Anima indegna) TITO Perfida: LUCIO A tuo dispetto or lo dirai. Questa ferrea pesante, Non rispondi! Sarò qual più vorrai, Rugginosa Catena; E Latino, e Romano; All’alme ree di ribellata fede Poiché sola nel petto E principio di pena: Tengo la fé d’amante; Sentila: è ancor leggiera E altra Patria non ho ch’il tuo sembiante. Per la tua colpa. Lucio prendila: e se più tace, VITELLIA Alle sue piante (A uscir dal laberinto Fa che sia posta; per le vie di Roma L’Amor ch’egli mi scopre Strascinata con essa All’Amor ch’ho nel seno, il filo porge.) Dalla Plebe indiscreta, ed oltraggiosa Lucio lodo l’amor, stimo il Consiglio Nuda il Virgineo sen, nuda la fronte; La pesante Catena Sì la figlia Vitellia. riporta al Genitore; Abbia fra poco vilipendi, e l’onte. Chiedi su le mie nozze, ed a momenti Di, ch’al Paterno piede VITELLIA Io dirò quanto cerca, e quanto chiede. (Geminio, e tu non vieni) LUCIO TITO Parla a me speranza amica Orribile lo scempio E m’invita a non temer, Nel Sangue si vedrà Se l’ascolto par che dica E all’altrui cor d’Esempio Poco lungi è il tuo goder. La stragge servirà. Voglia il Fato più cortese Orribile ecc. Il destin farmi palese Che mi chiama a tal piacer. Parla a me ecc. Scena IX° Lucio con Catene in mano, Vitellia. Scena X° LUCIO Vitellia sola E Catene di ferro io darò al piede, Volerò a Tito il Padre Di chi nel biondo crine Dirò che per destino (D’oro al mio cor le porge) Di Geminio m’accesi; e non potea Vitellia, Sol di Roma, anzi del Mondo, Giurar contro l’amante odio nemico. Sappi, ch’io per te moro: Dirò che del mio sguardo, All’Amor mio E non dirò menzogna Corrispondi pietosa; Pende il Guerrier Latino; Giura l’odio a Latini, E ch’in Virtù dell’amorosa face, E al tuo gran Padre; Io meditava un giorno, Ti chiederò in Isposa. Dar vantaggio alla Patria, e amica pace. Del Dono in ricompensa Gl’aprirò fra Nemici Di verde Ulivo La strada del Trionfo; e sol per opra Cinta la chioma D’un fido amor Al Padre, a Roma Ci condurrà in Senato Figlia diletta, cara sarò. Sotto Romana Insegna E fin che vivo Avvinto in questi ferri Dirò al mio bene Geminio prigioniero. Quante gran pene ei mi costò. 7 Vivaldi: Tito Manlio - atto primo

Di verde ecc. LINDO Udisti? Scena XI° GEMINIO Campo dei Latini Sì; di quei rai dolenti Geminio con cavalieri Tuscolani. Argine sarò al pianto. Andiamo. GEMINIO Bramo straggi, e son trafitto LUCIO Dallo stral d’un occhio nero, E d’un Crin son prigioniero Andiam. Quando in seno è il core invitto. Nemico allor all’or, ch’io mi partii da Roma, GEMINIO Vitellia ti lasciai nell’aurea chioma Già m’accingo all’impresa, L’anima incatenata. E al suol di Roma Per sembiante Divino Scena XII° Porto veloce il pié: no: son Latino.

Lindo e detto LINDO LINDO E se Latino sei fatti Romano. Signor GEMINIO GEMINIO E Romano sarò, quando in Senato Lindo Fra i Consoli un Latino Entri con titol pari, ed ugual grado. Lindo LINDO T’invia Vitellia, questo foglio, LINDO Geminio GEMINIO Vitellia! GEMINIO Sai quanto Vitellia adoro. LINDO Addolorata! LINDO Spasimi e non hai pace. GEMINIO Cara Vitellia GEMINIO (legge la lettera) Ma il torto, ch’il Senato Fà alle Latine Genti Geminio, amato ben; giurar non volli Negando il Consolato Contro di te, contro de tuoi nel Tempio Occupa di Geminio L’odio, la Guerra: Tito il Genitore Tutti i sensi, e i pensieri; e il Latio appoggia, La cagione mi ricerca, e perché taccio, Perché Roma sia posta in ferreo laccio, Mi prepara a momenti La vendetta del Torto a questo braccio. Di Falaride i Tori, Di Mezentio i tormenti. LINDO (Barbaro Tito) vieni (Vitellia sei spedita) Rapido salva me, salva te stesso Per man d’Amor dentro al mio core impresso. GEMINIO Ciò narra alla mia vita; e le dirai

8 Vivaldi: Tito Manlio - atto primo

Ch’è fatto mio l’universale impegno, GEMINIO E mancando farei Olocausti innocenti: al Sacrificio Delle mie fasce, e di Vitellia indegno. il Senato vi manda; e Voi venite?

LINDO MANLIO L’abbraccerai nell’Erebo del regno. Il Senato ci manda, e noi fra l’armi Veniam col ferro, ei non ottuso è al fianco. L’intendo e non l’intendo Mi par, e non mi par: GEMINIO Vi trovo un certo imbroglio Di morte, e di Cordoglio, La gloria dei Latini D’amori, e di penar. Che vantaggi non vuole, Fatto li conti col mio cervello Deboli non vi accetta. Trovo bel bello, Tornate, e rinchiudetevi sicuri Ch’a tutti i patti Fra le imbelli Conocchie entro i tuguri. Siete ben matti Voi altri amanti. MANLIO Voi siete pronti Tall’or fra le Conocchie Cercar la morte Stanno le Clave, avvezze Quando la sorte Ad atterrare i mostri; e il Tebro adora Non vi contenta. Frà l’armi sue più di un Alcide ancora. Ma poi si stenta Dir da dovero, GEMINIO Ch’in voi la voglia O tu, che solo parli, e vanti armato Quando s’imbroglia Tutta aver de Romani Cangia il pensiero La forza nel tuo braccio, Ercole invitto; D’esser galanti. Qui vieni meco a singolar Cimento: L’intendo ecc. E di noi dall’Evento Veggasi, se miglior sù l’egual piano, Scena XIII° È di ferro latin, brando Romano. Manlio poi Cavalieri Romani e Geminio. MANLIO GEMINIO (Dal comando del Padre, e del senato (Qual di pochi Romani armata schiera Ricordati alma mia) Or viene a me?) Romani: GEMINIO lo che offendeste i Numi? E qual delitto Schivo alla pugna? Pochi da i nostri molti Ad incontrar la morte ora vi guida? MANLIO La pugna io non ricuso; MANLIO Altro impegno la vieta. (Costui com’è superbo, e minaccioso?) GEMINIO GEMINIO Che la vieta! Timore! o pur viltade? Dove i Consoli sono? Dove il Guerriero Esercito, e feroce? MANLIO Non teme de Romani MANLIO L’animo ardito, e fiero; Pronto all’uopo verrà, se verrà uopo. Ne conosce viltà Manlio Guerriero.

9 Vivaldi: Tito Manlio - atto primo

GEMINIO MANLIO (Manlio è questi? Fratello Ah! Puntura si acerba Di Vitellia?) Qui Roma a che ti manda? Porta al brando la mano. Eccomi: MANLIO (No: Costui Tu di cercar tant’oltre Di Servilia è Germano.) Autorità non tieni: A domanda importuna, io non rispondo. GEMINIO Guerrier, cui vanità sol arma il fianco… GEMINIO O! Qual prode tu sei, che della Fama, MANLIO Coll’opre del tuo brando (Devo ubbidir al Padre) Stanca le Trombe d’oro. GEMINIO MANLIO Di cimenti Nemico, e delle risse… Qual io mi sia, non fuggo dai cimenti: Per incontrarti ho petto: MANLIO Per sostenerti ho core: e conta, e vede (La legge è del Senato) Mal suo prò, cor Latino Addio Geminio Le prove del mio ferro. GEMINIO GEMINIO Vanne Geminio ancor le vegga: Tra le Femmine in Roma. Snuda l’acciaro. MANLIO MANLIO Geminio Addio. (O Patria, o Padre, o Legge!) GEMINIO GEMINIO Non resti Guerrier d’onore alla disfida è pronto. Tra i forti alma codarda: esci dal Campo.

MANLIO MANLIO Pronto è il cor, pronto il braccio; Sempre Manlio Romano Ma perché miglior tempo attender deggio, Nel Campo di Bellona entra animoso Alto Campion Latino, e non esce già mai, se non invitto. L’onor di pugnar teco io mi riserbo. GEMINIO GEMINIO Ma il por mano alla spada è in te delitto. Io vò ch’ora tu vada Se non la impugni, a che la tieni a lato? Di quest’onor superbo. MANLIO MANLIO La impugno provocato (In quali angustie sono!) Tempo rimane all’animo Guerriero. (pongono mano alle Spade)

GEMINIO Scena XIV° Tu non sei Cavaliero. Servilia e detti

SERVILIA (Deh, che veggio!) fermatevi; Geminio 10 Vivaldi: Tito Manlio - atto primo

(si mette in mezzo) GEMINIO E MANLIO Manlio; Sposo; Germano. O Giuramenti!

GEMINIO SERVILIA Servilia t’allontana. Vadan l’armi sotterra ed Imeneo La duplicata face SERVILIA Sia Caduceo di pace. Ah pria ch’al seno Dell’amato Consorte MANLIO Tu immerga il ferro: tingi Per Servilia il cor mio; Nel mio, ch’è pur suo Sangue Ricomponga bel nodo il cieco Dio. La forte destra. Manlio E tu contro il Fratello GEMINIO Fiero t’avventi? E questa Servilia: di Vitellia al caso estremo La fé, ch’a me tu desti? La contesa rinunzio, e a i suoi bei lumi Tutta dono l’offesa, e la vendetta. MANLIO Vattene a Tito, e di che della Figlia, Ad impugnar l’acciaro Se fra lampade sacre Ei stimolò la mano. Stringo la bianca mano, Consolati non cerco, e son Romano. GEMINIO Ma l’ardimento suo. SERVILIA O contenta anima mia! SERVILIA Più non attizzi MANLIO L’ira, l’odio nemico. Mio cor felice!

MANLIO SERVILIA Io lo giurai contro i Latini. Rapida volo a Tito Sposo tu vieni? GEMINIO Ed io MANLIO Giuro la morte… No, qui mi trattiene Chi dà legge al mio pié SERVILIA (Manlio e Servilia insieme) No: fermate (O Dio) Manlio: per quell’amore MANLIO E SERVILIA Che figlio è de tuoi lumi; e per quel foco, Parti/Resta mio bene. Che; se pur anco vive; Uscì da questi ad infiammarti il core: SERVILIA Lascia, lascia il furore. Mà; qui tratti o Gemino, o gran Germano, Parto, ma lascio l’alma La ragion delle piaghe; e (oh Dei) Vitellia, In pegno di mia fè. Vitellia, che tu adori; e che non volle Tornerò con bella pace, Contro de tuoi nel Tempio Che quell’occhio si vivace Giurar l’odio, e le straggi; Cinosura è del mio pié. Stà per cader in braccio dei tormenti Parto ecc. Spettacolo funesto.

11 Vivaldi: Tito Manlio - atto primo Scena XV° A Vitellia in pace, e di Sponsali, Si porta Messaggiera. Geminio, Manlio, che osservano Servilia che parte

GEMINIO GEMINIO Che feci mai! Per femmina Romana Spargo d’oblio le nozze, Rubello di me stesso Lascio Vitellia; e ad adempir m’accingo Son fellone a’ Latini! L’obbligo di Latino. Ah! Se trascuro il debito, se manco All’impegno, alla fede; MANLIO Appo Vitellia ancora Manchi a quanto dicesti. Io perdo infin di Cavaliere il nome. GEMINIO MANLIO Di Cavaliere l’opre (Oh bellissima imago, Ho in uso d’osservar; queste o codardo O lumi di zaffiro, o bionde chiome!) Perché tu non conosci, ora non sai.

GEMINIO MANLIO Guerriero a te. Ed’io, perché ho nel petto L’alma di Cavaliere MANLIO Questi affronti non soffro, Geminio; Chi la guerra desia, la guerra s’abbia. Servilia a Tito in Roma, Ch’entro nella battaglia provocato, Saprà Servilia, il Padre, ed il Senato.

Sia con pace o Roma Augusta S’io non servo alle tue leggi, Ch’a pugnar mi chiama onor. Di tue leggi sei ben giusta Ma il Latin co’ suoi dispregi Troppo oltraggia il mio valor. Sia ecc.

12 Vivaldi: Tito Manlio - atto secondo ATTO SECONDO

Scena I° Sala nel palazzo del Console Tito e Lucio

TITO Se questo petto vuoi consolar. Dunque l’occulta, e grave Non, ecc. Realtà del suo cor dirà la Figlia? Scena II° LUCIO Vitellia, che corre a Tito, Lucio, e poi Servilia. Per confessarla, tosto A te verrà Prostrata. VITELLIA Padre: a te solo io palesar intendo TITO Gli arcani del mio cor. E tu mi narri Ch’amor con le sue faci TITO L’anima in sen ti accese? Lucio

LUCIO (vede Servilia) Amor bendato, Servilia Per gloria delle piaghe, e de gl’incendi Tu non partisti? M’accese, e mi ferì co’suoi begl’occhi. SERVILIA TITO Torno Dunque sol, perché amante Qui da Latini, e vengo Segui la fe Romana! Nuntia d’amica pace.

LUCIO TITO No: Gran Tito: il tuo merto Narra Prima all’altar del Nume Portò il mio cor devoto: LCIO – SERVILIA La beltà poscia di Vitellia, e il Seno (Che mai sarà!) Insinuar per le sue nozze il voto.

SERVILIA TITO Se di Vitellia Dal nodo io non dissento; Geminio, che pur sente Ma il Genio ch’a’ Latini Per la vergine illustre Mostra Vitellia, l’accoppiarsi vieta Lo stral d’amor; Geminio il mio Germano A chi di Roma è nemica; e se ben dice, Stringe la man di Sposa; Colei, ciò che fin ora Consolati non cerca, ed è Romano Niegò di palesar; quand’ella viva Rubella della Patria, Lacerata per via, giust’è che mora. LUCIO (Non mi tradir fortuna) LUCIO Non ti lusinghi la crudeltade VITELLIA Contro d’un core, che devi amar. (In sì gran punto E per la figlia mostra pietade opra, o possente amor.)

13 Vivaldi: Tito Manlio - atto secondo

TITO VITELLIA E SERVILIA Al fine un Cieco D’improvviso riede il riso Al tuo fratello aperse Sul tuo labbro a balenar: Della ragione i lumi. Teco io godo, perch’il nodo Lucio: Torna l’alma a incatenar. Sul tuo labbro di Cinabro LUCIO Dolce riso brillerà: Che oprar degg’io? Al tuo seno m’incateno, Schiava son di tua beltà. TITO Sia di Geminio Scena III° Sposa Vitellia. Decio, detti, poi sopragiunge Manlio

LUCIO DECIO E al mio Rivale… Manlio, di Tito il figlio, ora qui viene

TITO TITO A Roma Servilia impaziente Ch’in questo dì è tua Patria Di abbracciar la Consorte, Non a Servilia, il nodo, L’invia Geminio: ei più soffrir non puote e il merto dell’amor ceder conviene. Del tuo piè le dimore,

LUCIO SERVILIA (Ahi crudo fato!) Eccolo. (Pur godrò l’idolo mio)

SERVILIA-VITELLIA VITELLIA Abbraccerò il mio bene. (Stringerò tosto il caro nume anch’io)

TITO LUCIO Servilia (Io son fuor di speranza o cieco Dio.)

SERVILIA (qui viene Manlio) Eroe del Tebro TITO Figlio: le nozze di Vitellia, e quanto TITO Dir il German le impose, Riedi a Geminio: reca Servilia mi narrò, Dell’Imeneo le Tede. Giusto è ben che t’abbracci: e tu ch’affretti E fra i Romani Consoli se ammesso Col tuo ridente arrivo Non è un Latin, dirai, ch’in queste braccia D’un sì bel giorno il lucido sereno; Di pacifica fronda Manlio: vieni al mio seno Egli cinta la chioma, Avrà il cor del Senato, anzi di Roma. (l’abbraccia)

ANLIO VITELLIA M Gran Cognata. Gran Genitor: da quel, che tu mi credi, A te qui assai diverso or m’appresento. SERVILIA TITO Vitellia. Non vieni da Latini?

14 Vivaldi: Tito Manlio - atto secondo

MANLIO TITO Vengo dal Campo. (Dell’ucciso Geminio al vivo Sangue Cade Vitellia essangue?) or chi la indusse SERVILIA Ei sensi (a Lucio) Di Geminio non rechi? Contro i Latin a non giurar le straggi, Scuopre il duol che l’uccide; VITELLIA Per Geminio svenato E non arrivi Piagolla il Dio bendato. Ragguagliator di Pace, Che di doppio Imeneo fra lacci è involta? LUCIO (Ei del mio foco MANLIO Più rival non sarà.) O Vitellia, o Servilia, o Padre ascolta. Co’i Cavalier del Tebro TITO Nel campo de Latini, Ne i lor soggiorni Dell’Usbergo squammoso il sen vestito, L’una e l’altra si porte. Portai veloce il Piè: fu con Geminio Il primo incontro: questi (Sono potate via dai servi) Con vilipendi, e scherni Mi sfidò all’armi, ingiurioso, e fiero. (Lucio e Manlio insieme) Io che son Cavaliero LUCIO L’armi vibro e l’uccido; (Seguirò la mia vita in braccio a morte) Che pugnai provocato saprà Servilia, il Padre, ed il Senato. MANLIO SERVILIA-VITELLIA (Ahi Destin la mia vita è in braccio a morte) (Morto è Geminio!) Scena IV° MANLIO Tito, e Manlio Quelle TITO (qui si fa avanti un Soldato con le spoglie di Gemi- È questa, Manlio, è questa nio) Del Senato la legge? Il comando di Tito? Spoglie son del Vinto, Di cui l’onte sfuggir non potei. MANLIO

VITELLIA Con ingiurie più volte, e con gli scherni Provocommi colui Manlio crudele.

TITO SERVILIA Tu ne men provocato Oh Dei! Stringer dovevi il ferro: Ne del Sangue Latin bagnar l’arena: (Servilia sviene in braccio di Manlio, Vitellia di Ma dell’error ben pagherai la pena. Lucio)

LUCIO MANLIO (A sperar io ritorno, o affetti miei.) Signor sfugii la pugna: e ben diranno I cavalier del Tebro.

15 Vivaldi: Tito Manlio - atto secondo

TITO MANLIO Ma Geminio uccidesti. È colpa esser invitto? Ah! Se alla Patria MANLIO la gloria accrebbi; se atterrò un sol brando Chiamò codardo, e vile Tutto il Campo Latino Manlio di Tito Figlio Nel valor di Geminio, e se novelle Diedi le palme al Tebro; dei gloriosi aquisti TITO perché perdo l’allor! Che sempre è vil quando la Patria il chiede, Ne pecca di viltà con alma rea TITO Il Cittadin, risponder si dovea. Non ubbidisti. MANLIO (parte col popolo) Al cimento fidommi; e la disfida Se non accetta, perde Scena V° Il Cavalier, di Cavaliere il pregio. Manlio solo ITO T MANLIO Tu che facesti? E Attender io dovea, che le onorate Viscere mi passasse MANLIO D’insolente nemico il ferro ignudo? Chiesi Dovea, dunque, dovea Miglior tempo opportuno Con la macchia di vile, e di codardo Al singolar cimento. Tornar a Roma? O Dio; che se il dolore Ha per me di Servilia il cor trafitto, TITO È quest’il mio delitto. E uccidesti Geminio in quel momento. Se non v’aprite al dì Begl’occhi del mio Sol più dì non v’è. MANLIO Brune pupille amate Deh: Padre: Genitore Vostr’ombre idolatrate Manlio di Tito è Figlio. Ombre saran d’occaso alla mia fè. Se non ecc. TITO Di Tito era il comando. Scena VI°

MANLIO Cortile Disse Geminio altero Lindo e Vitellia Ch’io non son Cavaliero. LINDO TITO No’: fermati Signora. Tu che facesti all’or? VITELLIA MANLIO Ove sepolto Giace l’amato Nume, Mia spada ignuda Lindo, lascia ch’io vada: e fuor dell’Urna Gli chiuse il labbro, e il fè mentir tacendo. Trarrò il Cener amato.

TITO LINDO Colpa nuova aggiungesti al tuo delitto. Che farai poscia?

16 Vivaldi: Tito Manlio - atto secondo

VITELLIA LINDO Stillerovvi in seno tutto il mio core in pianti: e i (Manlio infelice!) nostri cori Unirà quell’amor, ch’il mio dissolve, VITELLIA l’uno in pianto converso, e l’altro in polve. Tu pur l’ultrice destra Arma d’acciar pungente. LINDO E grande infamia: lascia LINDO Gl’estinti a i chiusi avelli. E a te Fratello; E a te consorte VITELLIA Ma vive chi l’uccise, e la vendetta VITELLIA Porterò vanamente ove non entra Andiamo Rimembranza d’offesa? Alle ferite. Vindice ferro impugno, e contro l’empio Di Tebe io volo a rinovar lo scempio. SERVILIA (O Dio: LINDO Manlio bench’omicida, è l’idol mio.) Contro il fratello? Nò: VITELLIA VITELLIA Servilia tu ancor pensi Perché quel sangue A’ colui traditore! Ch’ei verserà svenato, il primo forse Sarà, ch’uscito da Fraterne vene, SERVILIA Corse del Patrio nido (Per lui favella in sul mio labro amore.) A imporporar l’arene?

Grida quel Sangue VITELLIA Vendetta ancora Dell’ucciso Geminio, Forz’è che mora Chiama il sangue vendetta Quel Traditor. E fin ch’essangue SERVILIA Sia l’omicida E un voto di Servilia anche l’affretta. Sento che grida, Se tardo ancor! VITELLIA Grida ecc. Dunque alle straggi.

Scena VI° SERVILIA Servilia, e detti Aspetta

SERVILIA VITELLIA Vitellia: dove! Più non induggio.

VITELLIA SERVILIA A trucidar colui, Andiamo. Che barbaro inumano A’ me uccise l’Amante, à te il Germano. LINDO SERVILIA Nò: (O Manlio traditor!)

17 Vivaldi: Tito Manlio - atto secondo

VITELLIA Del trafitto Germano!) Ha il caro ben svenato. LINDO SERVILIA (Questo per l’infelice è caso strano;) L’uccise provocato. Scena VIII° VITELLIA Manlio, e Vitellia, e Servilia Ah: Servilia: tu rendi L’uccisor innocente, e reo l’ucciso. MANLIO Tu in difesa converti Mia Servilia; Vitellia La reità di scellerato core, SERVILIA SERVILIA Manlio crudele. Per lui favella in su’l mio labro amore. VITELLIA LINDO Barbaro omicida. Povero Manlio, quanto compatisco Il deplorabil tuo misero stato; SERVILIA Che l’esser strapazzato Nuntia io vengo di pace, e tu nel Campo, Da una femmina sola è gran tormento; Il Fratello mi sveni? Mà da due: chi soffrir può un tal spavento?

Rabbia che accendasi VITELLIA In cor di femmina Quando attendo lo Sposo Peggio è del tossico Asperse del suo Sangue Che là nell’Erebo. Le sue Spoglie tu porti a gl’occhi miei! Crudo, e pestifero Per man de Diavoli MANLIO Sempre lavorasi Fecer l’ingiurie sue le sue ferite: Per gente flebile. E tu ò Vitellia indarno Dardo non scagliasi Caduta essangue à ravvisarlo estinto veloce, e rapido L’anima gli mandasti; Fiamma non sforzasi! Manlio, Manlio l’uccise, e tanto basti. Ratta ad ascendere Vento non gonfiasi VITELLIA Su l’onde mobili O iniquo cor: per l’alta della Patria Quanto la collera Inobbedita Legge; Pronta ad offendere Per l’ucciso Geminio. Nel sesso debile. Di due delitti reo. Rabbia ecc.

SERVILIA E VITELLIA LINDO Perfido core. Eccolo.

VITELLIA VITELLIA Se il mio sposo piagasti (Indegno)

SERVILIA SERVILIA Se svenasti il Germano (Come Cieli, stringer potrò quell’empia mano, Ch’ancor fuma nel sangue 18 Vivaldi: Tito Manlio - atto secondo

VITELLIA SERVILIA Questa man Il ferro prendo.

SERVILIA MANLIO Questa mano Tu le sarai crudel, tu le sarai?

SERVILIA-VITELLIA SERVILIA S’arma contro di re. Eccomi.

VITELLIA MANLIO Perfido Non vel amati rai.

SERVILIA Scena IX° E Rio. Decio con un Soldato, che tiene la Catena, e detti.

VITELLIA DECIO Inumano. Manlio: Tito al tuo piede Queste catene invia. SERVILIA Fellon (basta: cor mio,) SERVILIA (Che miro!) MANLIO (Vitellia mi rinfaccia; MANLIO Non mi guarda Servilia; A questo piè Catene? a questo piede, Hò nemico il Senato, il Padre e Roma Che fermò della Patria O’ misero Trofeo; La ruota alla fortuna? O’ valor sfortunato! O’ vittoria infelice! VITELLIA Che più sperar del mio destin mi lice? Catene al Traditor. Mà se m’odia Servilia, odio la vita. SERVILIA VITELLIA (Giorno per me fatale) Servilia andiam. DECIO (Servilia pensa, e poi risoluta dice) E alle Catene il Carcere succede. SERVILIA Andiamo. SERVILIA (Chiuso il mio Sol fra l’ombre?) MANLIO O mie furie tiranne; VITELLIA Manlio, è pronto bersaglio alle vostr’ire. E al Carcere la Scure; onde quel capo Uccidetemi. Presta Cada nel suol troncato. Tu a Servilia, ò Vitellia (Mio Geminio svenato!) il Ferro, che brandisci; ella primiera Facci nel cor le piaghe. SERVILIA Dolente che più induggio! Io del Consorte VITELLIA Volo a chieder Vita. Servilia eccoti il Ferro.

19 Vivaldi: Tito Manlio - atto secondo

VITELLIA Peggio di te, che lo giurai Romano. Ed’io la morte. DECIO SERVILIA Chi adora il Divin culto Dar la morte a te mia Vita Confederati ha i Numi. Morte mai nò, non potrà Che l’amor, che m’ha ferita LUCIO La sua falce spezzerà E chi di Roma Pugna sotto i Vessilli VITELLIA Ha certe le Vittorie. Al tuo sen riparo, e scudo Non sarà bendato amor: MANLIO Che non può fanciullo ignudo Sì, sì; và, di Lorica Toglier l’armi del furor. Armati il fianco, e frà i cimenti vibra L’acuto brando; e in petto Scena X° Quante io ne mostro (e queste, ò Tito, ò Roma Son pur ferite) porta Manlio, Decio, e Lucio, che sopragiunge Di valor onorate aperte piaghe: MANLIO Che del valor in premio, e della fede Avrai pesante, dura Tu al Carcere mi guidi: e avrà fra l’ombre Una Catena, e una Prigione oscura. Sepolcro Tenebroso Quel ch’illustrò col lampo di sua Spada LUCIO Il nome della Patria, e de Romani? Come! Signore: Decio: DECIO Le palme son Catene? E a chi domò l’orgoglio O Manlio; di fortuna Del Nemico di Roma Troppo infausto bersaglio, Carcere d’ignominia è il Campidoglio? Piango la tua sventura; Piango la mia, che della tua mi sforza DECIO Ad essere messaggiero. Non ubbidì alla Legge (Viene Lucio leggendo una Lettera) Del Senato, e di Tito.

MANLIO MANLIO Ah Lucio. Stimolo d’onor m’astrinse A’ trapassar il petto LUCIO Del superbo Geminio Alto Campione. Con quell’acciar, che le Falangi abbatto: Se ubbidivo alla Legge, MANLIO Della Patria era danno, Vedi: queste Di Manlio era misfatto. Son Catene. LUCIO LUCIO O valor sfortunato! (Egl’è Manlio!) MANLIO MANLIO Mà, se tal del valore è il guiderdone, Ah che giurando Se il Trionfo è demerto, e si condanna, L’odio contro a Latini, Odio Tito, la Patria, odio i suoi Numi. Tu mal facesti: lo feci Estinto, se non vivo,

20 Vivaldi: Tito Manlio - atto secondo Se non in corpo in ombra, Vedrà ecc. Co’ Latini in battaglia A Roma ingrata, ed al Senato ingiusto, Scena XI° Cinto d’aspidi il Crine, Porterò straggi, e spargerò ruine. Lucio (Manlio: che parli? Siegui LUCIO L’opre essecrande? E perché peccan gl’altri Peccar tu ancora vuoi?) Ingrata Roma, e più di Roma ingrato Lucio, se non fai scudo Al Cavalier, ch’il tuo Rivale uccise! LUCIO M’apre già questa carta (Degno è suo caso acerbo La via sicura: del Campion Romano dell’umana pietà) Mi sforza alla difesa L’obligo, il merto, e l’onorata impresa. MANLIO Decio mi bendi Combatta un gentil cor Tirannide le luci: La legge, ed il rigor Infame scure tronchi Quando nel trionfar Questo mio capo: e ruotino a miei danni Virtù prevale, Tutti gl’Astri del Cielo erranti, e fissi: Da forte mai sarà Vissi Romano, e morirò qual vissi. Mostrarsi con viltà Non pronto a contrastar LUCIO Con forza eguale. Tue magnanime gesta, Combatta, ecc. Signor io bacio, e adoro L’alma invitta d’Eroe. Scena XII° Salone MANLIO Tito Lucio. TITO LUCIO Già da forte Catena Permetti Cinte ha Manlio le piante: or di sua morte Ch’io ti accompagni. Scriva la man di Tito La sentenza fatal; giust’è che mora MANLIO chi trascura il comando della Patria Nò, resta, e vedrai E fellon della patria. Ch’il cipresso di morte Legge non ubbidita Se in loco avrò del trionfale alloro, Non è più legge: e il Cittadin, che à quella Mio trionfo saranno Non ubbidisce attento e non l’osserva, Un dì nel monumento Seditioso vuole sulla Patria il Comando, e la fa Il pianto della Patria, e’l pentimento. serva.

Vedrà Roma, e vedrà il Campidoglio (Va a sedere ad un Tavolino) Dall’alto suo soglio Io con occhio di Padre Quai grandi sfortune Manlio più non rimiro; Il fato le adune mi benda i lumi il suo delitto, e sola Nell’aspra mia sorte. la pena, ch’egli merta, è mia pupilla. Parleran mie ferite à Romani E i lidi più strani (Lascia di scrivere.) Udran con orrore Cangiarsi il valore Par che di far le note In scure, ed in morte. La man sul foglio aperto

21 Vivaldi: Tito Manlio - atto secondo

Abbia perduto l’uso. DECIO Scrivi, o mia destra: e mosso Con tante bocche, quante Sia dalla colpa il Giudice. Non posso. Numera nel suo petto Tito non puoi? Non posso Piaghe ancor fresche, il popolo guerriero Castigare i delitti? Le suppliche ti porge. Un senso contumace à tanto arriva? Mora il reo della Patria. TITO La legge inobbedita a lor si oppone. (Va dal tavolino a scrivere.) Io dettata da lei; scrivo la pena. E Tito scriva Il Castigo è da Giudice; egl’è vero: DECIO Ma la pietà, è da Padre. Il tuo voler è legge. Ben può grazia donar chi da castigo. (Vuol deporre la penna, ma fermatosi dice.) Nelle labbra dei giusti Manlio non è mio Figlio: errò Fellone. Sovente ell’ancor suona. Scritte col di lui Sangue Di Giudice, e di Padre al Tebro in Riva TITO Leggansi le giust’opre, e Tito scriva. Ma giustizia non fa chi grazia dona.

Scena XIII° DECIO Decio va da Tito, che scrive Manlio svenò in Geminio il maggior Capo Dell’Idra a noi rubella; onde il suo fallo TITO Merto diviene, e l’omicidio è impresa. Decio che porti? TITO DECIO Merto la fellonia chiamasi ancora? Primo Del gran Romuleo Soglio (scrive) Cardine sempre fermo, Manlio è Reo della Patria: e vuo’ che mora. Invitissimo Atlante: Io qui per nome Delle Romane schiere DECIO Chieggo, se degno dell’uffizio sono, E tuo figlio, o Signor. Di Manlio il Figlio, a te la Vita in dono.

TITO TITO Dalla memoria Manlio di colpa è reo; Di Padre questa pena or lo cancella. Non ubbidì al Senato; Non esseguì del Console il comando, E dee morir. DECIO Non san senza il suo braccio DECIO Pugnar le schiere: e naufraga la speme De Romani trionfi. L’invitto ardir, il Sangue Nel pianto dell’esercito, che tutto Che del desio di bella gloria è ardente, Prega al tuo piè prostrato E quel valor che nacque E grazia chiede al Genitor sdegnato. Da te che’l generasti in colpa, e accusa.

TITO TITO Va: rapporta, che l’aquile Romane Valor intempestivo Arman più d’un Artiglio; E infamia, non valor: e al fin è colpa. Ne di famoso allor cinti la chioma Mancan Figli guerrieri al Tebro, à Roma 22 Vivaldi: Tito Manlio - atto secondo

DECIO Al Giudice Romano L’ultime lor libre voci ascolta: Porto anch’io le querele, ed i Lamenti; O a Manlio dona vita, E affretto il volo alle saette ardenti. O… Ma se Manlio è a me Sposo; E a me se tu lo desti; (qui Tito si leva in piedi e dice) Perché sì di repente ora mel togli? Dunque sono sì brevi TITO I favori di Tito? Chi da legge a Roma? Ma, o gran Tito; la legge Chi è il Console? Chi regge? Già da te comandata a te comanda. Son io del Roman Popolo in quest’ora Misera dignità; se usar non puote Padre, e Giudice sono; e il Figlio mora. Con divina sentenza La pietà ch’è da nume, è la Clemenza DECIO Signor: dammi il Consorte: Nò, che non morirà E tolga il Ciel, che voglia In tante pene Autor di crudo affanno Al comun bene Tito, per essere giusto, essere Tiranno. Troppo disdice Resti infelice, un vincitor. (Piange.) Manlio sì sì vivrà TITO Che dura Legge Servilia: del tuo dir io l’arte ammiro: Roma corregge Tu nel chieder le grazie hai gran virtute; E quando un forte ma per chi morir dee, non v’è salute, Vince la sorte, cinto è d’allor. Nò, ecc. SERVILIA (Destin!) almen concedi, Che nel brun de suoi lumi Scena XIV° Vegga la morte mia. Servilia, e Tito TITO SERVILIA Servi: di Manlio (Amor, su queste labbra Entri costei nell’orrida prigione. tu favella per me.) Ciò al tuo facondo favellar si done.

TITO SERVILIA Servilia: vieni Andrò fida, e sconsolata A chieder supplicante Tra l’orror delle Catene Del prigione la Vita, ò pur la morte? A trovar l’amato oggetto Se per la prima; scrisse E in veder la sfortunata Irrevocabil fato; e se il Castigo Sua bell’alma in tante pene, Tu vuoi, non il perdono; l’alma mia parta dal petto. Prima della domanda ottieni il dono. Andrò ecc.

SERVILIA Signor: uccise Manlio Scena XV° (se ben sfidato, e per l’onor l’uccise) Tito, e poi Vitellia Geminio in Campo, ed obliò di Tito Gli ordini, e del Senato: TITO Gravi sono le colpe, ed ancor grave Forte cor: non ti scuota o prego, o pianto. Dee per essempio a gl’altri, esser la pena Del trafitto Germano

23 Vivaldi: Tito Manlio - atto secondo VITELLIA Scena XVII° Mio gran Padre. Vitellia, e Lucio

TITO VITELLIA (Vitellia pe’l Fratello Addio, Qui porta ancor le preci.) LUCIO VITELLIA Consorte. Amai Geminio, e vicendevol fiamma L’anime nostre ardea: VITELLIA Col vincolo di pace A me? Seco unirmi Consorte Concertai con amor, e con la sorte. LUCIO La macchina struggeva il giuramento; Geminio è spento e l’industrie d’amor givano al vento. Manlio Geminio uccise: VITELLIA Tolse a Roma la pace, e a me lo Sposo. Tu scaglia impetuoso (Ahi!) Consorte sarò del monumento. Folgore al Capo indegno: e in questo punto Alle genti Latine: LUCIO Fermati. Il Padre… (Mette la mano sul Tavolino) Giuro straggi, terror, scempi, e ruine. VITELLIA Io reggo TITO Il mio voler. Lucio si chiami: al Reo colà il castigo Del suo fallir è scritto. LUCIO Le tue promesse… VITELLIA Con la sua morte ei pagherà il delitto. VITELLIA E giusto. Con chi porta Catene usar l’inganno. Scena XVI*

Lucio, e detti. LUCIO LUCIO (Quanto a mie piaghe acerbe è amor tiranno.) Eccomi a Tito. VITELLIA TITO Povero amante cor Mi fa pietà il tuo amor A Manlio, ove da ferri Ma volgi ad’altra il pié Incatenato ha il piede, Se vuoi mercede. Vanne: leggi quel foglio, Sospira quanto sai E ritornò Vitellia alla tua fede. Nò, che non troverai Legga, e vegga in quel terribile In questo sen per te Foglio orribile Ne amor ne fede. La sua morte a folgorar.

24 Vivaldi: Tito Manlio - atto secondo Scena XVIII° Frà le Procelle Del Mar turbato Lucio solo Lo sconsolato LUCIO Il porto avrà Vanne perfida, và: E all’alme belle Scempio del tuo furore Ricche d’onore Manlio non caderà: dall’ombre cieche Suo gran valore Porterò a rai del giorno Legge sarà L’alto Campion Romano; Frà ecc. Che sua Parca omicida io tengo in mano.

25 Vivaldi: Tito Manlio- atto terzo ATTO TERZO

Scena I° Prigione orrida con Fanale acceso. Notte. Servilia vedendo Manlio, che dorme con la Catena al piede, dice

SERVILIA Il fratello di morte, ah, con quai vani Deposta amor la benda Importuni fantasmi Chiusi ha i begl’occhi al sonno. Perturbò i tuoi riposi? Ma uniti in questi orrori Sonno, e Catene o Dio? Come andar ponno? MANLIO La catena, che troppo Ascolta: mi parea È grave pondo al piede, infin penosi Colà nel Campidoglio Rende li suoi riposi. Fra gl’applausi, e le pompe, e circondato Vanne o Servilia, e la solleva alquanto. Dal Popolo Roman seder in alto Di Carro d’or ch’a i Vincitor di Guerra Tu dormi in tante pene Roma invitta prepara E qui per tormentarti Pareami, che sul crine Vegliano le Catene. Con sua destra di luce Dormite o Luci vaghe Mi ponesse la gloria il verde alloro Sfere del foco mio Tito il Console in volto Delizie di mie piaghe Teneri m’imprimeva O amato bene. Caldi Paterni baci: e mi parea Tu ecc. Meco sul carro assisa Stringer al sen te, mia Consorte, e Dea. O crudo, indegno laccio; Potesse il pianto mio… (Servilia piange.)

MANLIO Piangi? Dan questi applausi al mio Trionfo Le tue pupille! (o Dei) Sognando Cara t’abbraccio SERVILIA SERVILIA Piango que baci Che ti stampò sulla tradita Imago Manlio. Il Genitor tiranno.

MANLIO MANLIO Si risveglia Chi sa; Tall’or co’Sogni il Ciel favella. Servilia: o Dei! Dove ti stringo? Dalle labbra di Tito uscir potrebbe Nel carcere? Tra i ferri? E tu qui meco? Nel bacio che io Sognai, Compagna nel delitto Il messaggio di pace al mio tormento. A me tu già non fosti, e nel Carcere mio mi sei Compagna? SERVILIA SERVILIA Ah; che bacio sognato è tradimento. Portai le preci a Tito: Manlio, mio ben, cor mio: poco il labbro parlò ch’a i mesti lumi qui da Tito impetrai lasciai l’uffizio: e questi impiegar tutta Venir nelle tue luci la facondia del pianto. Quel giorno a rimirar, che mi si asconde; Ma Tito ancor più crudo Ma in quest’orrendo, e chiuso Del crudel Radamanto, Sepolcro de viventi lodò il mio dir, e niegò il dono: e disse, 26 Vivaldi: Tito Manlio - atto terzo che Fato irrevocabile già scrisse. Forse placato Al gran cordoglio, MANLIO Il dolce balsamo Son Reo, bella Servilia, e Reo di morte Ci recherà. Il fratello t’uccisi. Parto ecc.

SERVILIA Scena II° Eh, che’al Fratel non penso: ed al pensiero Manlio, Lucio, che sopragiunge leggendo, Servilia. Il toglie la Cagione, Per cui nel suol per la tua destra ei cade. MANLIO Penso a te del mio cor parte più cara: Toglie, s’ella più resta, Ma di perderti; lassa; Al mio cor sempre forte Or, ch’io sono in periglio, Parte del suo vigor: e indebolisce Manlio, di te, di me, che mai sarà? La mia Costanza.

MANLIO LUCIO Sia ciò che vuol fortuna, Manlio. ch’a te dovunque io sia sarò fedele. MANLIO (Servilia piange.) (Lucio!) amico; se pure Non pianger più; l’avversa Il mio perfido Fato Malignità degli Astri D’amico il nome, e l’opre a te non toglie, Meco sopporta, e soffri L’ingiustizia del Fato, LUCIO che’al nostro amor sempre Nemica fù. A te nel Carcer tenebroso, e cieco E morte, e vita areco. (Piange Servilia.) Deh: cara anima mia, non pianger più. (Gli presenta la Sentenza di Tito e Manlio la legge) Senti: a Tito ritorna. MANLIO Gl’oblighi tuoi, gl’oblighi miei tu esprimi; Perché a me fra quest’ombre A Manlio che la legge Di venir ti concesse: Del Senato, e del Consolo nel Campo Digli, che per portarmi alle sue piante De Nemici Latini Nel labbro tuo la supplica presento. Non ubbidì, e Geminio Lor Duce svenò in singolar cimento. Quando nova dal Mar sorge l’aurora SERVILIA Recisa sia l’indegna testa, e mora. Speri con le preghiere Duro ammollir quel core? (Manlio confuso pensa.)

MANLIO LUCIO Spero, che Tito a Manlio è Genitore. Degno Campion del Tebro: al tuo valore, Ah! Che mal corrisponde SERVILIA La Patria sconoscente: Parto contenta e fa più che da Giudice, e da Padre Volto vezzoso Teco Tito crudele, Labbro amoroso, Le parti da Tiranno. e sperar voglio, Che l’aspra sorte MANLIO Si cangierà. (È ver: peccato è trasgredir la legge) Il Ciel irato

27 Vivaldi: Tito Manlio- atto terzo (a parte) Trofei le calpestate Trombe della mia fama; LUCIO La scure è il Sacro alloro: Fuggi da questi orrori: Fa il Carnefice infame Ti attendono se vuoi palme, ed Allori. Della gloria la vice; e Carro eccelso Del mio Trionfo in popolata arena MANLIO Dell’orrendo spettacolo è la Scena. Allori a Manlio? Eh Lucio, ben un tempo Più d’un allor mi circondò la chioma (Servilia piangendo.) Ora l’eroica fronda SERVILIA Anche indegni a mirar son questi rai. La legge è trasgredita ed io peccai. Pena maggior non v’è della mia pena

LUCIO MANLIO O dimi: in questo foglio Mia Servilia: va: parti L’essercito Latino Bell’alma senza colpa; udir non dei Me per suo Duce acclama. Quest’ordine di pena, anzi di morte Io per giovarti sol non perché il grado Apparato funesto M’alletti, o m’innamori Loco pe’ gl’innocenti, ah, non è questo. Accetterò l’offerta; ed or ch’è sorta La notte, e che riposa, LUCIO Per sorger poi più vigorosa, e forte, Io parto. la pena a darti morte; in Roma bellicose MANLIO Introdurrò le schiere: A Tito narra, e togliendoti a Ceppi, ed alla scure. che di mia giusta morte Alzerò tuo Campione, aste, e Bandiere. bacio il decreto: bacio chi me l’arreca, e bacerò il ministro MANLIO essecutor, perché di lui ministro. Ah! Lucio: ben si scorge, Aggiungi, ch’il mio labbro umile chiede, Ch’il Tebro al tuo Natal non diè le fasce: se indegno è della mano e che non sai qual sia anche baciar di chi lo scrisse il piede. Petto Roman, ch’intrepido resiste A’i colpi della sorte. LUCIO Il carcere io non veggo; (O qual animo eccelso in lui risiede?) Non sento le ritorte. Chi seguir vuol la costanza LUCIO O’ non cerca il suo contento (Lucio, che ascolti?) O’ tradisce il suo piacer. Che se il bene è in lontananza MANLIO Troppo costa al debil core Di sospiri, e di tormento Sempre il favor della Patria, e quanto aspetta Finché giunga al suo goder. A cittadin fedele Chi ecc. Io fedelmente oprai: ne veggan del Tarpeo gl’incliti Eroi, che strugga Manlio i benefizj suoi. Scena III° Servilia: ora ben veggo, Manlio, e Servilia che son bugie di sopor cieco i Sogni. Vergognoso Teatro MANLIO Di Manlio alle Vittorie è il Campidoglio. Servilia: tu qui resti, e quel tormento, Sono applausi gli obbrobrj, che non mi dà l’annunzio

28 Vivaldi: Tito Manlio - atto terzo del mio morir vicino, or tu mi dai. E pur sono à te fedele Và: con Lucio. E pur teco io vuò morir.

SERVILIA MANLIO Sì; vado: ora che veggo; Se ben parton gl’occhi miei che per fuggirmi corri Tu negl’occhi ogn’ora sei Incontro alla bipenne; E mi dai pena, e martir. e per far onta all’amorose faci, pria, che baciar la Sposa, SERVILIA Al Carnefice Reo tu porti i baci Non mi vuoi con te ò crudele E pur sono a te fedele. (Mostra di partire)

MANLIO MANLIO All’affetto d’Amante… Di te amante ancor fedele

(Si volta, e vede Servilia) SERVILIA Servilia tu non parti? E pur teco io vuò morir

MANLIO SERVILIA Io movo il piede. Io sarò nel mio morir.

MANLIO Scena IV° All’affetto di Moglie… Appartamenti. Lindo, e Vitellia. SERVILIA Come… LINDO Signora: d’ogni intorno MANLIO Stanno genti raccolte: Ancor qui! Stretti sono i discorsi, Folte le radunanze. SERVILIA M’affretto. VITELLIA Affretteran di Manlio MANLIO La Stragge co’ lor voti: e accuseranno D’interessato troppo Virtù d’Eroe… Nell’affetto di Padre Il Genitor, che prolungò sua vita. (si volta e la vede.)

T’intendo. LINDO Manlio non morirà? SERVILIA Vedimi. VITELLIA Sì, morirà; ma quando more il Sole MANLIO Tu và; ciò che ragiona Restar tu vuoi lo veggo, e il so Sempre loquace il volgo Qui per più tormentarmi: io partirò. Di penetrar procura Pria, che venga l’orror di notte oscura. SERVILIA Non mi vuoi con te ò crudele Brutta cosa è il far la spia Mà far tutto ogn’ora suole 29 Vivaldi: Tito Manlio- atto terzo Chi il pan d’altri hà da mangiar. In questo dì si scopre. Può anche dir qualche bugia E mischiar delle parole VITELLIA Onde il Serio, col facetto Merto di servitù sol vien dall’opre. S’abbia un poco da imbrogliar. Brutta ecc. LUCIO Dimmi, che oprar dovrò, perché quel ciglio Scena V° Splenda per me sereno. Lucio, e Vitellia VITELLIA LUCIO Tu mi reca di Manlio Bella Vitellia; Il Capo tronco, ed’io t’avrò nel seno.

VITELLIA A te sarò fedele Fosti al Prigioniere? Intese Se fido a me sarai L’annunzio della pena à i suoi delitti? Usando crudeltà. Se da me tu vuoi la vita LUCIO Aprir dei cruda ferita Che vitale a te sarà. Il foglio lesse. A te ecc.

VITELLIA Lesse? Scena VI° Lucio solo LUCIO LUCIO E la costanza, Manlio mi baciò in volto; e in ricompensa virtù di chi è Romano, Il suo capo reciso forte mostrò nell’incontrarlo invitto. Io porterò d’un’empia Donna al piede? Non sia mai ver; non serbo VITELLIA Alma di tigre in petto; Tollerenza sforzata Ne la crudel Vitellia; Non è virtù. Avezza sempre ad essere spietata Con questo cor fedele, LUCIO insegnerà al mio core Servigio della Patria Il divenir crudele. Fù Geminio traffitto. Già la sua crudeltade Mi scioglie dai suoi lacci, VITELLIA E sa pormi in oblio la sua beltade. E mancante di fede il suo servigio Lascio… ma come, ò Dio; S’oppone il core amante al labbro mio? Ah tutto il suo rigore LUCIO Estinguere non puote E me, che fido sono In questo seno il troppo acceso ardore; Servo di tua beltà, tu pur uccidi. E piena l’alma mia Del barbaro dolcissimo sembiante VITELLIA Finge di non curarlo, e pur l’adora, Qual vanti servitù, s’oggi comincia? Dice di non amarlo e l’ama ancora:

LUCIO Non basta al labbro Che de tuoi rai cocenti Sprezzar l’amore Ardo, e lunga stagion; se ben la fiamma Forz’è ch’il core Non voglia amar 30 Vivaldi: Tito Manlio - atto terzo

Quel non è fabro LUCIO Di nostra mente (Che fiero sdegno) Sol v’acconsente Col favellar. MANLIO Non ecc. Bacierò in essa il folgore, o almen l’orme Del folgore; che scrisse. Scena VII° Bacierò di giustizia Tito, Servilia e detto. Le Sante leggi, e bacierò…

TITO TITO Ch’ei venga à me dinanzi, Non posso In virtù di tue preci Mirar più di quel volto… in quest’atto Servilia comandai. (Manlio li bacia la mano) LUCIO O temerario cor, la man baciasti? Baciarti il piede E da me non concesso il don rubasti? Prima di spirar l’alma Signor, Manlio ti chiede. SERVILIA (Cielo porgigli aita.) TITO Manlio tosto frà ceppi a me sia scorto. TITO (Infido bacio SERVILIA Con vigor penetrante (Di questo cor dolcissimo conforto.) Dalla man per le vene al cor sei giunto. E introduci pietà dov’è il rigore.) TITO No che non vedrà Roma SERVILIA Su queste luci il pianto, Manlio Son tutto crudeltà. Già la pietade è doma, MANLIO E nel mio core in tanto Servilia Ricetto più non ha. No ecc. MANLIO E SERVILIA O amore Scena VIII° Manlio e detti. TITO Troppo ardito Roman: sei reo di Colpa. MANLIO Padre: Tito: Signor: a queste labbra MANLIO Pria, che porgan le preci Baciar tua invitta destra ora permetti. Il tuo comando trascurai.

TITO TITO Chi dee baciar la faccia della morte La legge Del Giudice la mano Del Senato offendesti. Baciar non è più degno. MANLIO SERVILIA La giusta legge offesi. (Che implacabile cor)

31 Vivaldi: Tito Manlio- atto terzo

TITO MANLIO E Geminio uccidesti. La grazia per cui venni, o Tito ascolta. Servilia a cui svenai MANLIO L’adorato Germano, e che la pace Geminio uccisi. Già ti portò dall’innocente colpa, D’esser Latina assolvi. Con occhio di pietà mira i suoi casi. TITO Da te non parta, e sia Gravi Degna del tuo favor l’Anima mia. Rendono queste accuse i tuoi delitti.

TITO MANLIO A Servilia di Tito Giudacate da te son le mie colpe. Anche l’amor prometto: Se non del Figlio, avrà del Padre il letto. TITO Al Carcere tornate il Prigioniero. Le conobbe il Senato, Vieni o Lucio. Le giudicò la legge: ella prescrisse La morte che leggesti; e Tito scrisse. LUCIO (In amor io che più spero?) MANLIO Piego pria, ch’alla scure Il capo a te; precede Scena IX° Il mio duol la bipenne: Servilia, e Manlio Il duol che mi trafigge: e dalle labbra L’alma nel suo partir ti bacia il piede. SERVILIA Ingrato Manlio: ascolta. TITO Perché a un altro m’abbracci, a me t’involi? Levati. MANLIO LUCIO Tito sia tuo Consorte: Abbraccia il tuo destin; io vado a morte Io moro.

SERVILIA TITO Ferma: sol per donarmi ad un Tiranno (Intenerito io sono, e quasi viene Qui nunzia dei tuoi prieghi il pianto a queste luci.) Me a pregiudizio mio venir facesti? Figlio: l’amor di Padre io desto in seno; Ma perché non oblio quel della legge; E perché andar impuni MANLIO Non denno i gravi errori Tito non è Tiranno: Se ti niegai la mano, Nemico io solo fui delle mie glorie: Queste braccia ti do. Già che mie colpe son le mie vittorie. Vattene e muori. SERVILIA SERVILIA Manlio: ò Dio tu mi lasci? (Crudele) MANLIO LUCIO Ti lascio, ed a te lascio (Astri inclementi.) La fè d’amante pria, poscia di Sposo. La supplica ti lascio Di conceder perdono A chi il Fratel t’uccise, e all’onorata 32 Vivaldi: Tito Manlio - atto terzo

Cagion, per cui l’uccise. LINDO Lascio la pace al cor, e in fin ti lascio E à momenti L’ultima mi preghiera Dal carcere fra i littori D’amar Tito, la Legge Andrà in Catene al taglio della Scure. La volontà degli’Astri; e la tua sorte, Roma, la mia costanza, e la mia morte. VITELLIA Io, io con questa mano SERVILIA Gli benderò le luci: Ah! Ch’l più non mi lasci, e teco porti. Farò, ch’a viva forza Pieghi al suol le ginocchia: e più dal tempo MANLIO Termine a uscir di vita Che lasciarti di più, che mai poss’io? Quel tiranno d’amor già non attende. L’alma? Qua giù non resta. Il Cor! E’ della Patria e non più mio. LINDO Vedi, ch’il novo Febo in Ciel risplende. Ti lascerei Gl’affetti miei; Mi fa da piangere Ma questi meco portar io vò. La sorte misera Colassù fra gl’alti Dei Del poveretto Pudico amante t’adorerò. Fra lacci stretto Ti lascerei ecc. Che va a morir. Io vorrei frangere Scena X° Con le mie lagrime Quelle catene Servilia sola Ch’ìn tante pene O tu, che per Alcide, Lo fan perir. La notte prolungasti: Mi fa da ecc. Per me, deh, quest’ancora Prolunga si, che più non venga aurora Scena XII° Ne il sol, dalle cui luci Spuntar a gli occhi miei l’alba si scorge, Lindo, Servilia, e Vitellia. Abbia l’occaso all’or, che l’altro sorge. LINDO Sempre copre notte oscura Servilia viene. La più pura luce al giorno, Ne già mai faccia rittorno VITELLIA Nuovo sol, e nuova Aurora. Al fine, Senza moto, e mormorio Resti il vento immoto, e l’onda O Servilia… Al mio pianto sol risponda Pietosa Eco infin ch’io mora. SERVILIA Sempre copre ecc. Vitellia.

Scena XI° VITELLIA Strada fuori di Roma con veduta del Tevere. Di Manlio irreparabile la stragge.

Vitellia e Lindo. SERVILIA VITELLIA Ingiusto guiderdone alla virtude. Tu il vedesti! VITELLIA Sembianza ha di virtù, ma o fasto vano

33 Vivaldi: Tito Manlio- atto terzo

Di cor suberbo, e altero. SERVILIA O mio sol che tramonta SERVILIA Manlio degno Campion di sette Colli Sempre degno e d’allor valor guerriero: Specchio d’onor, e di valor essempio, Manlio; và in pace: và de tuoi trionfi LINDO A goder frà le stelle Ecco Manlio: Vedetelo. La gloria degl’Eroi: và ch’al tuo Crine Son preparate in Cielo Le stellate Corone: VITELLIA E a te serbato fu Pur viene. Dal primo infra gli Dei… non posso più.

Scena XIII° LUCIO Manlio, Soldati e Littori, Lucio e detti. Guidatelo, ò Littori.

MANLIO SERVILIA (È qui Servilia?) bella Ahi! Tanta fretta? Vado, dove si vieta Più ritornar colà, donde si parte. MANLIO Ne gl’amori, ne gl’odi, Vengon. Lucio: con questo Perdona se t’offesi; Bacio, che di mie labbra è a te il secondo, Sol m’è grave il morir, perché m’è tolto Pregoti contro Roma Celebrar con la Spada Non portar l’armi de Latini: Lascia Tuo merto illustre, e far più grande il tuo nome. La cara Patria in pace: e tu la pace Rendile, Ch’io le tolsi SERVILIA Quando Geminio provocato, uccisi. (Morir mi sento) LUCIO LUCIO Signor; con l’alma mia, che teco viene, (Io dall’acerbo duolo Teco porta la fede, Sento passarmi il cor.) Che dà questa mia destra alla tua destra

MANLIO MANLIO Vitellia; parto (a Servilia) Più non avrai negl’occhi, Chi ti svenò l’Amante. Un solo amplesso almeno Perdono a te non chieggo, Poiché allor, che l’uccisi, SERVILIA Ignoto era il tuo foco, io: io nol sapea; Manlio t’abbraccio; Ne con te di sua morte ho l’alma rea. LUCIO VITELLIA (E di Vitellia in petto, Va pur alla bipenne, Il core non si spezza!) Barbaro dispietato. (Mio Geminio svenato!) MANLIO Dal labbro di Vitellia MANLIO Queste grazie non chiedo, Servilia, de tuoi sguardi Elle sarieno offese Manlio degno non è? Nulla mi dici?

34 Vivaldi: Tito Manlio - atto terzo

VITELLIA MANLIO E più m’offendi Quai popoli. Con tua dimora: và: SERVILIA E VITELLIA. MANLIO Quai voci. Senza baciarti Vado, cruda Vitellia, Scena XIV° Dove per la mia morte ardon le faci. Decio con Falangi armate, e detti. (Vitellia corre dietro a Manlio) DECIO VITELLIA Viva il Marte del Tebro: itene voi No: Manlio ferma: ecco gli amplessi, e i baci. Nostro è Manlio Guerrier, non più di Roma Di Lauro vincitor degna è sua chioma. LUCIO (gli mette l’allor in capo.) Ciel. SERVILIA MANLIO (O giusti numi.) Vitellia MANLIO VITELLIA Amici: Fratello. A voi, per voi rinasco:

MANLIO LUCIO Lasciami. (Io volo a Tito.)

VITELLIA DECIO Teco io venir voglio Va pur al genitore: e ben si denno I già pronti obelischi al tuo valore. SERVILIA Anch’io VITELLIA Al Ciel porgiamo i voti. MANLIO No: fermatevi: il vanto SERVILIA di morir per la Patria: e allor ch’io moro Et ad’ amore. Lasciar di nuovi allori Coronata sua fronte, a me si ascriva. MANLIO Doppo si rei disastri VITELLIA Torna la calma al sen. No. L’empio tenor degl’Astri Non più mi toglie al core SERVILIA Di pace il bel seren. No. Doppo ecc.

MANLIO Scena ultima Restate. Tito e detti.

POPOLO TITO Viva Manlio: Viva. Non morì Manlio? vilipeso in Roma È il comando del Console? di Tito? 35 Vivaldi: Tito Manlio- atto terzo

DECIO SERVILIA Questi non più di Roma, Mio tesoro Non più di Tito Figlio, D’empio Cloto sottratto al ferro indegno; MANLIO E del Romano Marte Quanto il sogno mi diede al fin posseggo. Sua conquistata deità Guerriera. Il vegga Tito, e veggalo il Senato. LUCIO Il fil de nostri brandi Signor: fà che ritrosa Raggruppò di sua vita oggi lo stame; Vitellia a me s’annodi, e alla tua destra Che non si dee; Gran Tito, Dò l’armi de Latini, ed il comando. A chi merta l’allor, la scura infame. (gli dà la Lettera dei Latini) TITO (Tito: che vedi?) Del Caduceo disponi tù, e del brando. Decio: E ’l voler delle Squadre VITELLIA Legge alla Legge: In mano Spontanea ecco la destra. Chi tiene Roma, Impero hà sul Romano. La pace abbia la Patria; e con l’Ulivo. Manlio: Figlio: alla Patria Vivi, ed al Padre: e questa DECIO Nel tuo nuovo Natal virtute impara. E con l’allor di Manlio Quel Cittadin, che vago è di vittoria, Della sua Patria cerchi SERVILIA E DECIO L’ubbidienza pria, poscia la gloria. Oggi si scriva A Servilia, che degno Viva l’Eroe del Campidoglio. E d’amor, e di fede è al mondo essempio; e Che diverso in petto Il core hà da i natali; TUTTI Stringi la man di Sposa. Viva.

MANLIO CORO Mia vita. Sparì già dal petto La tema, e’l dolor; la gioia, e’l diletto, Gia Scherza sul core.

FINE DELL’

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