Comunicato Stampa 20.06.2012

Alagna , : 66.000 mc, una vera e propria colata di cemento, un vero e proprio “stupro” ambientale

Maximostro di Riva Valdobbia, Località Miniere. Il di Riva Valdobbia ha di recente apportato una Variante al Piano Regolatore Generale Comunale per consentire, nell’area dell’ex Miniera (“abbandonata”, ma non esaurita di pirite/calcopirite – produzione rame), in prossimità del confine con il Comune di Alagna, la costruzione di una mega struttura ricettivo-turistica e commerciale che raggiunge l’impressionante dimensione di 31.200 mc, un vero e proprio “stupro ambientale” in un’area compresa in una zona di altissimo valore naturalistico e paesaggistico dichiarata dal Ministero dell’Ambiente “di notevole interesse pubblico” (D.M. 1/08/1985 cosiddetti Galassini). Il Comitato “Noi , per un turismo sostenibile e responsabile” si batte da tempo con denunce pubbliche apparse sulla stampa nazionale e locale e con segnalazioni ai competenti uffici regionali e presso la Soprintendenza di Torino contro la previsione urbanistica operata dal Comune. L’assurda “riqualificazione” prevista dal Comune nella Località Miniere mediante imponenti edificazioni residenziali ricettivo-turistiche e commerciali promosse da Società private coinvolge un’area di carattere demaniale. Lo studio dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, Ente pubblico emanazione del Ministero dell’Ambiente) dal titolo “Recupero e valorizzazione delle miniere dismesse: lo stato dell’arte in Italia” (Quaderni-Ambiente e Società 3/2011) afferma “Le miniere appartengono al patrimonio indisponibile dello Stato (art. 826 c.c.) e sono coltivate in regime di concessione mineraria (R.D. 1443/1927)”. Lo Stato (e come gestione oggi la Regione) può così disporre del giacimento, delle gallerie e di ogni altra pertinenza mineraria in modo autonomo ed indipendente rispetto al proprietario del suolo. Il sito minerario – dagli accessi alla galleria, alle pertinenze superficiarie (piazzali di deposito del minerale estratto, discariche minerarie, edifici a servizio della miniera) sino al termine della galleria stessa - è, in ragione dell’appartenere le miniere al patrimonio indisponibile dello Stato, nella esclusiva disponibilità del concessionario della miniera. Nel caso di esaurimento di una miniera va evidenziato come, con l’esaurimento, venga meno il bene minerario (giacimento) che costituiva il patrimonio indisponibile dello Stato e ne consegua che a riguardo del suolo e del sottosuolo riprenda pieno e integrale vigore la disciplina comune dettata dal codice civile. Pertanto il suolo e il sottosuolo ritornano nella proprietà del dominus soli (proprietario del suolo): le stesse conseguenze vengono a ricadere anche a riguardo delle pertinenze minerarie (gallerie, piazzali di deposito del minerale estratto, discariche minerarie, edifici a servizio della miniera ecc.). E’ difficile stabilire se un giacimento sia o meno esaurito e ciò anche in dipendenza di verifiche complesse. Sino a che non sia stato accertato l’esaurimento, è consentito ritenere la presenza di un giacimento residuo, 1

ipotizzando una futura riattivazione della coltivazione mineraria rimanendo così suolo e sottosuolo nel patrimonio indisponibile dello Stato e come tale soggetto a nuova concessione. Considerati gli aspetti giuridici sopra menzionati in relazione alla proprietà del suolo e del sottosuolo, essendo il sito minerario di Riva Valdobbia abbandonato, ma non esaurito e come tale ancora appartenente al patrimonio indisponibile dello Stato, non comprendiamo come il Comune possa prevedere edificazioni residenziali, ricettivo-turistiche in area di carattere demaniale. Dal punto di vista ambientale, come attestato dalla Direttiva Europea 2006/21/CE sulla gestione dei rifiuti da attività estrattive, recepita dall’Italia con D.Lgs. 117/08, i rischi associati ai siti dismessi sono di due tipi: ecologico-sanitario, per l’inquinamento prodotto dai rifiuti abbandonati, sul suolo e sulle falde acquifere e statico-strutturale, per l’eventuale collasso dei vuoti minerari e dei cumuli di discarica. Sull’elenco ISPRA – Siti minerari abbandonati in Piemonte, si dichiara che il sito minerario di Riva Valdobbia “Torrente Otro” presenta un rischio ecologico-sanitario “Alto” per potenziali scarti di arsenico, cadmio, manganese, nichel e rame. La gestione dei siti minerari abbandonati non può che prevedere importanti opere di risanamento ambientale non solo per le gravi ferite prodotte sul paesaggio, ma soprattutto per la presenza di materiali di scarto abbandonati che costituiscono una seria fonte di rischio per la salute ambientale del territorio circostante. In ogni caso per quanto riguarda il sito minerario abbandonato di Riva Valdobbia, prima di procedere a qualsiasi tipo di progetto, a nostro avviso dovranno essere condotte attente verifiche sul suolo dell’area in questione per stabilirne l’eventuale tossicità sull’uomo ed influenze sull’ambiente, poiché per molti anni durante il periodo di attività della miniera sono stati depositati, fino a costituire una vera e propria “collinetta”, scorie e materiale di scarto trattati con agenti chimici di vario tipo. Tuttora si possono vedere nella collinetta ampi strati di terreno color verde-azzurro. Ricordiamo poi che l’area è attraversata dal torrente Otro che ne condiziona anch’esso l’edificabilità. L’area della Miniera abbandonata di Riva Valdobbia potrebbe essere destinata a Museo minerario per ricordare i tempi passati dopo aver adeguatamente risolto i problemi di sicurezza, di stabilità e di recupero ambientale. I valori storici, culturali, economico-sociali che connotano i siti estrattivi dell’Alta Valsesia caratterizzano una storia antica, interessante, ma sovente poco nota pur avendo influenzato in modo segnante la vita delle popolazioni dell’Alta Valle che sono vissute in questo contesto produttivo. Sino a che non sia stato accertato l’esaurimento, è consentito ritenere la presenza di un giacimento residuo nella Miniera di Riva Valdobbia, ipotizzando una futura riattivazione della coltivazione mineraria. E’ possibile, dunque, utilizzare il sito a fini storico–socio–culturali che non contraddicano né creino impedimenti ad una coltivazione mineraria futura. Il crescente interesse col quale le Amministrazioni locali (Regionali, Provinciali e Comunali) guardano i “siti minerari dismessi” è motivato sia da argomenti culturali, riconosciuti peraltro da relativamente recenti articoli di legge (D.Lgs 22 gennaio 2004, n° 42 “Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio” che – all’art.10, co.4, lett. h – contempla “i siti minerari di interesse storico od etnoantropologico”), sia da considerazioni economiche, volendo attribuire il giusto “valore” al territorio e all’ambiente cogliendo l’opportunità di valorizzarli a fini culturali, storici e turistici. Osserviamo che sull’area ex Miniera l’Amministrazione Regionale ha richiesto lo stralcio integrale della previsione urbanistica operata dal Comune, tuttavia il Comune di Riva Valdobbia ha ritenuto opportuno riconfermare la scelta effettuata. Il Comitato ribadisce la propria contrarietà alla Variante di P.R.G.C. che prevede la “riqualificazione” dell’area dell’ex Miniera con un maxi complesso ricettivo-turistico e commerciale che, costituendo un impatto significativo e stravolgente sull’ambiente e sul patrimonio culturale, sarà un elemento di grave alterazione del territorio e non potrà costituire una idonea ed efficace riqualificazione sia in termini ambientali che edilizi dell’area e non rappresenterà una adeguata soluzione alla carenza di ricettività alberghiera.

2

Maximostro di (24.000 mc). Nonostante le battaglie sostenute dal Comitato “Noi walser, per un turismo sostenibile e responsabile”, nonostante la forte pressione mediatica e le accese polemiche, il Comune di Alagna ha rilasciato alla Società Sessites S.r.l. di Milano il Permesso di costruire, recentemente prorogato in data 12/06/2012, il contestato maximostro di Alagna Valsesia con destinazione d’uso residenziale ciclico in Frazione Giacomolo caratterizzata da antiche case walser in legno, maximostro al quale si sono opposti sin dal novembre 2007, con appello al Sindaco, ben 400 residenti e proprietari di seconde case di Alagna nonché illustri personaggi della cultura e dello sport (Vittorio Sgarbi, Reinhold Messner, Salvatore Settis). Una lunga e travagliata storia di cui abbiamo tenuto al corrente in questi anni i competenti Uffici Regionali. Tutto il progetto è stato generato da un’idea di sviluppo che segue un modello già vecchio di sfruttamento intensivo delle risorse e di omologazione dell’offerta turistica ponendosi al di fuori della storia e della cultura del paese e costituendo un’allarmante minaccia al paesaggio di Alagna, tipico e tranquillo borgo di montagna, compromettendone i delicati equilibri. Il progetto è dell’Arch. Orazio Pandolfo di Varallo, membro della Commissione Edilizia del Comune di Alagna. Il Sindaco che ha rilasciato il Permesso di costruire è il Dott. Sandro Bergamo dipendente del Parco Naturale Regionale Alta Valsesia, che ha manifestato entusiasmo per l’iniziativa promuovendo sin dal dicembre 2007 riunioni pubbliche per sostenerla. La speculazione edilizia tenta di adeguarsi, da buon camaleonte, alle mutate situazioni (legislazione paesaggistica e sempre maggior sensibilità ambientale dell’opinione pubblica). Inserire nei nuovi progetti immobiliari pseudo strutture ricettivo-turistiche definite talvolta “residenziale alberghiero”, talvolta “residenziale ciclico” è il prezzo che oggi l’immobiliarista deve pagare a copertura della solita speculazione dei bi/trilocali, l’unica che consente un profitto sicuro. A nostro avviso la destinazione d’uso della nuova costruzione appare equivoca e non del tutto chiara particolarmente se si fa riferimento all’art. 24 (Definizioni delle destinazioni d’uso, Residenziale ciclico) delle Norme di attuazione (NTA) P.R.G.C. del Comune di Alagna (novembre 2010) laddove “gli alloggi vacanza si configurano come unità abitative di tipo residenziale, come tali accatastate”. Il nostro timore, ma è più che un timore, è che nel tempo la grande struttura ricettivo-turistica si trasformi inevitabilmente nelle solite seconde case proprio in virtù del fatto che l’accatastamento risulta essere residenziale. Il Comitato si attiverà affinchè le Autorità competenti verifichino che il Permesso di costruire sia stato rilasciato nel rispetto della normativa.

Speculazione immobiliare, Frazione Reale Inferiore Alagna Valsesia in via di realizzazione mediante la costruzione di un complesso di edifici con una volumetria totale di 11.064 mc, elevatissima ed abnorme in rapporto alla superficie fondiaria. L’iniziativa immobiliare viene presentata e pubblicizzata come edificazione di “quattro baite in stile walser”. Ormai sono troppe le pseudo-costruzioni “ricettivo-turistiche” in via di realizzazione o programmate nell’Alta Valsesia nei Comuni di Alagna e Riva Valdobbia che rischiano di sottrarre l’identità alle Comunità locali e di cancellare le antiche caratteristiche dei luoghi trasformando tutto, con un maquillage che richiama vagamente l’architettura walser, in un finto villaggio, in una “quinta di teatro”, per un turismo di massa che “scimmiotta” ancora una volta la vita di città per omologare tutto a tutti. Il successo della montagna dovrebbe essere nell’alternativa alla vita cittadina, non nella sua appendice.

Anche Italia Nostra e il WWF condividono le posizioni assunte dal Comitato “Noi walser, per un turismo sostenibile e responsabile” e formulano netta opposizione ai maximostri di Alagna e Riva Valdobbia e a tutte le speculazioni immobiliari in atto dichiarando la propria disponibilità a contrastare queste operazioni di devastante impatto ambientale.

3

Segnaliamo che è on line la Petizione pubblica "Salviamo il paesaggio dell'Alta Valsesia, " che ha oltrepassato le 2.300 adesioni http://www.petizionepubblica.it/?pi=P2011N17845

Il Comitato “Noi walser, per un turismo sostenibile e responsabile”

Per informazioni e chiarimenti: Alessandro Sbragia Fraz. Piane, 5 13021 Alagna Valsesia (Vc) Tel./Fax 0163/91493 - Cell. 3473540027 e-mail [email protected]

4