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CONSIGLIO DI INDIRIZZO Leoluca Orlando Presidente (sindaco di Palermo) Federico Ferina Vicepresidente Daniele Ficola Luciano Fiorino Castrenze Guzzetta

COLLEGIO DEI REVISORI Maurizio Graffeo Presidente Paolo Zambuto Salvatore Cincimino SOTTO UNA NUOVA LUCE NON VI LASCIAMO SENZA MUSICA Il Teatro Massimo per il progetto ANFOLS Aperti, nonostante tutto 3 aprile 2021 T 18.00 in diretta streaming MICHELE SPOTTI MOZART JUPITER ROSSINI STABAT MATER Direttore Michele Spotti Maestro del Coro Ciro Visco Soprano Giuliana Gianfaldoni Mezzosoprano Vasilisa Berzhanskaya Tenore Edgardo Rocha Basso Luca Tittoto (1756-1791) Sinfonia n. 41 in Do maggiore K551 Jupiter 1. Allegro vivace 2. Andante cantabile 3. Menuetto. Allegretto 4. Molto Allegro (1792-1868) Stabat Mater per soli, coro e orchestra 1. Stabat Mater dolorosa 2. Cujus animam gementem 3. Quis est homo qui non fleret 4. Pro peccatis suae gentis 5. Eja mater fons amoris 6. Sancta mater, istud agas 7. Fac ut portem Christi mortem 8. Inflammatus et accensus 9. Quando corpus morietur 10. Amen - In sempiterna secula Orchestra e Coro del Teatro Massimo Ideazione e coordinamento televisivo Gery Palazzotto Regia sonora Manfredi Clemente Regia televisiva Antonio Di Giovanni

In diretta streaming sulla WebTv del Teatro Massimo e dell’ANFOLS e sul canale YouTube della Fondazione MICHELE SPOTTI MOZART JUPITER ROSSINI STABAT MATER

Nell’estate 1788, mentre l’impero di Giuseppe II era minacciato dalla guerra austro-ottomana e in Francia Luigi XVI si rassegnava a convocare gli Stati genera- li per l’anno successivo, Wolfgang Amadeus Mozart componeva a Vienna, in rapida successione, le sue ul- time tre sinfonie: la n. 39 in Mi bemolle maggiore il 26 giugno, la n. 40 in sol minore il 25 luglio, la n. 41 in Do maggiore il 10 agosto. Quest’ultima, la più lunga e complessa tra le sinfonie mozartiane, fu poi battezza- ta Jupiter, come il più grande dei pianeti del sistema solare, probabilmente dall’impresario londinese Salo- mon. In questa sinfonia, come in molte di Mozart, sono assenti dall’organico i clarinetti: a flauto, oboi e fagotti si uniscono corni, trombe e timpani, oltre ovviamente agli archi. La tonalità della sinfonia, Do maggiore, è immediata- mente affermata dal triplice accordo forte di tutti gli strumenti con cui si apre l’Allegro vivace, cui risponde una brevissima melodia puntata esposta dai violini. Al nuovo presentarsi del tema si aggiunge un nuovo ele- mento, esposto da flauti e oboi: un salto di ottava cui segue una scaletta discendente. La ricca esposizione prevede ancora un nuovo elemento, esposto dai violi- ni, prima dello sviluppo, dove ricorre con frequenza: un vivace motivo proveniente dall’aria “Un bacio di mano”, che Mozart, su testo di Lorenzo Da Ponte, aveva com- posto nel maggio 1788 per le recite viennesi dell’ope- ra Le gelosie fortunate di Pasquale Anfossi. L’Andante cantabile è in Fa maggiore, unico movimento ad ab- bandonare la tonalità di impianto della Sinfonia, e non prevede l’uso di trombe e timpani, con un tema de- licato esposto dai violini, mentre il secondo tema, in do minore, è percorso da sottesa inquietudine. Il Me- nuetto ha un tema principale discendente, e lo stesso andamento ha anche il tema della sezione centrale, il

8 Trio. Le quattro semibrevi che aprono il tema dell’ulti- mo movimento, Do - Re - Fa - Mi, sono ovviamente un invito al trattamento polifonico; invito che viene subito raccolto dagli archi con un breve fugato quasi quartet- tistico. Ma il Molto Allegro è un succedersi incessante di momenti di grande complessità, dove i tanti temi presentati e le voci degli strumenti si raccolgono e si dividono, riprendendo la lezione di Bach, di Händel e di Haydn.

Haydn e Mozart furono gli autori sui quali si formò anche Gioachino Rossini, durante le lezioni di con- trappunto al Liceo Musicale di Bologna, dove entrò nell’aprile 1806, studiando con padre Stanislao Mattei, successore e allievo di padre Martini, che era stato tan- to importante per la formazione del giovane Mozart. Rossini si vantava scherzosamente di essere stato il “di- sonore” della scuola contrappuntistica bolognese, ma è evidente che invece trasse grande giovamento dagli insegnamenti; e un esempio evidente, oltre ai grandi concertati delle sue opere, si ha anche nella musica sacra, e in particolare nello Stabat Mater che è proba- bilmente l’ più sentita. Eppure la storia legata alla nascita di questo capolavoro fa parte di quell’aneddo- tica che conserva l’immagine di un Rossini svogliato, se non addirittura pigro, e facile a riutilizzare brani (l’e- sempio più celebre risale al racconto di Stendhal del commerciante napoletano che alla prima di Odoardo e Cristina alla Fenice di Venezia canta tutte le arie, perché le ha già sentite a Napoli): un’immagine che è stata smentita dagli scritti di Philip Gossett, attento alla realtà umana di Rossini, ma che già l’ascolto attento della musica del pesarese indica chiaramente. Lo Sta- bat Mater nasce da una richiesta di Manuel Fernández Varela che nel 1831, a Madrid, domandò a Rossini a

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comporre per lui uno Stabat Mater da eseguire per le celebrazioni pasquali dell’anno successivo, quando tor- nò poi a insistere per la consegna della composizione. Rossini, per indisposizione o mancanza di tempo, o per una mescolanza delle due motivazioni, chiese al suo amico Giovanni Tadolini (marito del soprano Eugenia Tadolini), di comporre alcuni numeri dello Stabat Ma- ter. Nacque così una prima versione dello Stabat Mater a quattro mani, con diverse arie e l’Amen finale di Tado- lini, che arrivò a Madrid in ritardo e fu eseguita per le celebrazioni della Settimana santa del 1833; e a Madrid rimase, praticamente ignota al resto d’Europa, fino alla morte di Fernández Varela, quando la sua collezione di musiche fu venduta e un editore francese acquistò lo Stabat Mater, proponendosi di pubblicarlo. Nel 1841, una composizione “nuova” di Rossini avrebbe garantito cospicui guadagni a qualsiasi editore: il compositore infatti, dopo la morte della madre nel 1827, era piom- bato in un circolo vizioso di depressione e problemi di salute che lo spinsero a rinunciare, dopo Guillaume Tell nel 1829, al melodramma e, per lunghi anni, anche alla composizione. Ma ciononostante, per impedire che lo Stabat Mater parzialmente di Tadolini avesse un’edizio- ne pirata, Rossini si vide costretto a completare il lavoro e pubblicarlo: è così che il 7 gennaio 1842 lo Stabat Mater ebbe la sua prima esecuzione al Théâtre Italien di Parigi, mentre pochi mesi dopo fu eseguito a Bolo- gna, dove Rossini era tornato a vivere, sotto la direzio- ne di Donizetti date le cattive condizioni di salute del compositore. E fu, come raccontava lo stesso Donizetti, un clamoroso trionfo, con una folla che accompagnava tutti gli spostamenti di Rossini già dalla prova generale. Sembrerebbe quindi che motivazioni puramente ester- ne abbiano spinto Rossini alla creazione e al completa- mento dello Stabat Mater. Ma ascoltando questa com-

10 posizione, che non è solamente “operistica”, accusa spesso mossa al Rossini sacro, ma anche profondamen- te sentita, non si può non vedere un legame tra questo famosissimo testo dedicato alla Madre per eccellenza e il lutto per la morte della madre Anna che segnò pro- fondamente il compositore. E in effetti i brani più sentiti sono proprio quelli presenti già nella prima versione dello Stabat Mater, come l’Introduzione, con l’evocativo arpeggio di violoncelli e fagotti. Fin da subito vi è un richiamo al famoso modello pergolesiano, che sicura- mente Rossini ebbe presente: nell’insistere sul Re con semiminima puntata sulle parole “dum pendebat filius” vi è un eco del lacerante “pertransivit gladium” di Per- golesi. Il testo viene ripreso per intero dal tenore solo, che, forse in omaggio alla tradizione del canto grego- riano, ha qui un ruolo di guida. Un attimo di sospensio- ne precede l’ultima ripresa dell’ultimo verso nella coda del primo numero. Seguono poi i tre pezzi composti da Rossini nel 1841, iniziando con l’aria del tenore “Cujus animam gementem”, con il suo andamento baldanzo- so, quasi cabalettistico, forse il più teatrale tra i numeri dello Stabat Mater. Il duetto “Quis est homo”, erede dei grandi duetti per le voci femminili delle opere serie, dove le due voci si presentano una dopo l’altra prima di unirsi, si apre con un breve preludio che si ripete al termine del duetto, quasi a sottolineare l’eternità immu- tabile in cui si svolge la contemplazione del dolore del- la madre. Infine la grande aria del basso, “Pro peccatis suae gentis”, ha un’introduzione fortemente dramma- tica che poi lascia espandere la voce del solista in un generoso cantabile. Questa successione di arie e duetti cede invece il passo, ritornando ai numeri già presenti nella prima versione, a un “Eja mater” dove il coro a cap- pella e il basso espongono il testo nella nudità dell’as- senza dell’orchestra, con un ritorno alla tradizione più

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antica che si stempera un po’, nell’Allegro moderato, in un gioco di echi tra le voci. È di nuovo la voce del teno- re solista a fare da guida nel “Sancta mater”, quartetto che si sviluppa da un dialogo sereno tra soprano e te- nore e uno più drammatico tra mezzosoprano e basso. Il n. 7 è la cavatina del mezzosoprano, “Fac ut portem”, aperta da un elegante dialogo tra corni, clarinetto e fa- gotti che si espande a tutta l’orchestra. Anche qui, alcu- ni interventi drammatici dei violini evocano Pergolesi. La grande aria con coro del soprano, “Inflammatus et accensus”, usa già, con un anticipo di quarant’anni, ele- menti che troveremo nel Verdi di Aida e del Requiem, come il drammatico incipit degli ottoni o il fraseggio nervoso dei violini. Il secondo quartetto, “Quando cor- pus morietur”, è nuovamente un brano a cappella, un Andante dove le quattro voci ripetono la preghiera di essere ammessi in paradiso: in un tappeto di sussurri, si alzano improvvise, cogenti, le voci femminili a invocare fortissimo la gloria del paradiso, meta agognata; e con la ripetizione quasi ossessiva della parola paradiso si conclude il numero. Segue il fortissimo dell’Amen con- clusivo, e poi, un florilegio inatteso: per la conclusione aggiunta nel 1841 Rossini abbandona la severità che aveva contraddistinto tutti i precedenti interventi del coro e si concede un lussureggiare di intrecci di voci che evoca i grandi oratori di Bach, Händel e Haydn: la polifonia della grande musica sacra, una complessità superiore a quella di qualsiasi “nodo avviluppato” del- le umane vicende. Un attimo di sospensione, citazione del preludio iniziale, di nuovo un sommesso “Amen”, prima dell’ultimo erompere trionfale dell’eternità. Angela Fodale

12 Michele Spotti Vincitore del Secondo Premio al Concorso dell’Opéra di Liegi (primo non assegnato) e del secondo premio Spa- ziomusica di Orvieto, ottenendo anche i premi speciali. Ha frequentato il Master in Direzione d’orchestra presso l’Haute École di Ginevra e si è diplomato a pieni voti in violino e direzione d’orchestra al Conservatorio di Mi- lano. Ha frequentato i corsi all’Accademia Chigiana con Gelmetti e Gatti. È stato allievo all’Accademia del Festival Menhuin a Gstaad di Järvi, Grin e Rozhdestvensky. Nel 2013 ha debuttato al Teatro Mancinelli di Orvieto dirigen- do Le nozze di Figaro. Ha un’intensa attività concertistica in Italia in particolare con i Pomeriggi Musicali. Nel 2015 è stato selezionato dalla fondazione CRT di Torino per di- rigere la Figlia del reggimento. È stato scelto da As.Li.Co. per la XX edizione del Progetto OperaDomani, con più di cento repliche de Il barbiere di Siviglia in tutta Italia. Tra gli impegni più recenti: al ROF e con Opera Lombardia; concerti con l’Orchestre Buisonnier a Ginevra e in tournée in Svizzera; Hänsel und Gretel con l’Orchestra Toscanini a Parma; Il barbiere di Siviglia a Saint-Etienne; Il viaggio a Reims nei teatri di Bergamo, Pavia, Cremo- na; Don Pasquale a Montpellier; una nuova produzione di Barbe-bleu di Offenbach con la regia di Pelly a Lione; Il matrimonio segreto e Le Bourgeois gentilhomme di Strauss a Martina Franca; ad Hannover; L’elisir d’amore al Petruzzelli di Bari; La Cucina di Synnot e Adina di Rossini al Wexford Opera Festival; Il barbiere di Siviglia e una serie di concerti a Pesaro; la Petite Messe Solennelle al Carlo Felice di Genova. Prossimi impegni prevedono Il Signor Bruschino e un concerto di Gala al ROF; Così fan tutte ad Hannover; Guillaume Tell a Marsiglia; La Ceneren- tola a Monaco di Baviera; La fille du régiment a Bergamo; Rigoletto a Basilea; concerti con l’Orchestra Toscanini di Parma e al Teatro Carlo Felice di Genova.

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Giuliana Gianfaldoni Soprano tarantino, inizia lo studio del canto in giovane età, risultando vincitrice di prestigiosi premi in concorsi internazionali come il 65° Concorso indetto da AsLiCo nel 2014 e il Primo Premio al Concorso Lirico Interna- zionale Ottavio Ziino di Roma (2015). Recentissimo il suo debutto al 2019 come Co- rinna in Il viaggio a Reims dove è stata acclamata dal pubblico e dalla critica: “segnatevi questo nome, Giu- liana Gianfaldoni, soprano, perché ne sentirete parlare; quanto a me, vorrei urgentemente risentirla cantare” ha scritto Alberto Mattioli di lei su «La Stampa». Dopo il debutto presso l’Opera de Tenerife nel 2013 in Così fan tutte di Mozart, da segnalare la sua partecipazione al Festival di Salisburgo nel 2014 come Konstanze nel Die Entführung aus dem Serail. Tra i recenti e futuri im- pegni: Adina nell’Elisir d’amore al Teatro Municipale di Piacenza, Carmina Burana con l’Orchestra Toscanini di Parma, l’Orchestra regionale della Toscana (ORT) e per il Festival MITO con Daniele Rustioni, Micaela in Car- men al di Torino, Lauretta Gianni Schicchi all’Opéra de Montpellier, Giustina in Margherita di J. Foroni al Wexford Festival Opera, La fille du régiment al Teatro Verdi di Trieste, Rigoletto al Teatro Petruzzelli di Bari e al Municipale di Piacenza con , Co- rinna ne Il viaggio a Reims all’Opera de Tenerife, Ilia nell’Idomeneo al Teatro Massimo di Palermo, Nannetta nel Falstaff al Teatro Municipale di Piacenza, al Teatro Massimo di Palermo e al Teatro Petruzzelli di Bari, Soeur Constance nei Dialogues des Carmélites al Teatro Re- gio di Torino, Amenaide nel Tancredi al Mupa Festival di Budapest, La cambiale di matrimonio e Stabat Mater al ROF di Pesaro, Oscar in Un ballo in maschera al Fe- stival Verdi, etc. Di rilievo la sua recente interpretazione come protagonista nella Zaide di Mozart nella nuova produzione curata da Vick per OperaLombardia.

14 Vasilisa Berzhanskaya È stata membro dal 2015 al 2017 del Youth Opera Pro- gram presso il Bol’šoj di Mosca e dal 2017 al 2019 è stata solista presso la Deutsche Oper Berlin. Nel 2016 ha parte- cipato all’Accademia Rossini Opera a Pesaro, sotto la dire- zione di Alberto Zedda: al Rossini Opera Festival ha can- tato ne Il viaggio a Reims (Marchesa Melibea). Sempre nel 2016 ha debuttato al Bol’šoj in Così fan tutte di Mozart e in Giovanna d’Arco di Rossini. Nel 2017 ha fatto parte del ’s Young Artists Program. Tra gli impegni della stagione 2017-2018, al Teatro di Ba- silea, Il barbiere di Siviglia alla Deutsche Oper di Berlino e a San Pietroburgo, Siebel in e Marchesa Melibea ne Il viaggio a Reims presso la Deutsche Oper di Berli- no. Nella stagione 2018-2019 alla Deutsche Oper Berlin ha debuttato come Fenena in Nabucco e come Olga in Evgenij Onegin, alla Nationale Opera di Amsterdam in Juditha triumphans di Vivaldi e a Basilea e al Concertge- bouw di Amsterdam ne L’Olimpiade di Vivaldi. Ha cantato inoltre La Cenerentola e I Capuleti e i Montecchi al Teatro dell’Opera di Roma, Diana in Orphée aux enfers al Festi- val di Salisbergo, L’italiana in Algeri al Teatro Filarmonico di Verona ed è tornata al Teatro di Basilea e alla Deutsche Oper di Berlino come Rosina. Tra i suoi futuri impegni, Il barbiere di Siviglia a Berlino e Monaco di Baviera, Così fan tutte e La clemenza di Tito all’Opera di Firenze, entrambe dirette da Mehta, Moïse et Pharaon al Rossini Opera Festival e a Aix en Provence, Maometto II al San Carlo di Napoli, La Cenerentola alla Wiener Staatsoper di Vienna, Nabucco al Covent Garden di Londra. Ha lavorato con direttori quali Giampaolo Bi- santi, Vladimir Fedoseyev, Daniele Gatti, , Dmitri Jurowski, Vladimir Jurowski, Andrea Marcon, Enri- que Mazzola, Stefano Montanari, Donald Runnicles, Gia- como Sagripanti, Alexander Vedernikov e molti altri.

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Edgardo Rocha Il tenore uruguaiano è considerato uno dei più impor- tanti esponenti del repertorio belcantistico della sua generazione. Lodato per il suo timbro brunito, la friz- zante coloratura e i brillanti acuti, si esibisce sui più im- portanti palcoscenici del mondo. Si forma musicalmen- te diplomandosi in pianoforte e studiando direzione corale e orchestrale alla Scuola di Musica dell’Univer- sità della Repubblica in Uruguay. Nel 2008 si trasferi- sce in Italia per perfezionarsi con Salvatore Fisichella e Rockwell Blake. Nel 2010, con l’esordio nel ruolo del ti- tolo di Gianni di Parigi di Donizetti al Festival di Martina Franca, inizia una carriera che lo porterà nei maggiori teatri internazionali come la Wiener Staatsoper, il de , il Festival di Salisburgo, il Teatro alla Sca- la, l’Opernhaus di Zurigo, Les Arts Valencia, il Real di Madrid, l’Opera di Losanna, la Bayerische Staatsoper, la Semperoper Dresden, l’Opéra di Parigi, l’Israeli Opera, l’Hamburg Staatsoper, l’Opera di Roma, il Maggio Mu- sicale Fiorentino, il San Carlo di Napoli, il Teatro Regio di Torino, Champs-Élysées, la Maestranza di Siviglia, l’A- BAO Bilbao, l’Opéra di Montecarlo, l’Elbphilharmonie di Amburgo, il Concertgebouw Amsterdam, il Festival di Lucerna, etc. Intensa la collaborazione con direttori d’orchestra come Chailly, Sagripanti, Gelmetti, Frizza, Chung, Curtis, JWebb, Rustioni, Campanella, Spinosi, Wellber, Mazzola, Montanari, de Billy, Capuano, Dan- tone, Fasolis. Il suo repertorio comprende, oltre a nu- merosi titoli del repertorio rossiniano, Gianni di Parigi, Anna Bolena, Don Pasquale, , Il matrimonio se- greto, Cosi fan tutte, La Juive, I pescatori di perle, etc. Nel 2012 è Don Ramiro nel film La Cenerentola pro- dotto da Andrea Andermann per la RAI e trasmesso in mondovisione con la regia di Carlo Verdone e la dire- zione di Gianluigi Gelmetti.

16 Luca Tittoto È uno dei bassi più interessanti della sua generazione, specie nel repertorio barocco, mozartiano e belcantistico. Debutta nel 2005 come Basilio nel Barbiere di Siviglia di Rossini con l’Orchestra della Società Filarmonica di Udi- ne, successivamente al Teatro Ponchielli di Cremona in- terpreta Mercurio e Littore ne L’Incoronazione di Poppea di Monteverdi con Ottavio Dantone. Ha vinto nel 2006 il Concorso Lirico di Trapani per il ruo- lo di Don Alfonso in Così fan tutte. Nelle recenti stagioni al Concertgebouw di Amsterdam ha cantato La Fida Ninfa di Vivaldi, mentre ha debuttato al Teatro Real di Madrid in Alcina di Handel. Fra i suoi re- centi impegni Il barbiere di Siviglia (Basilio) di Rossini al Teatro Comunale di Bologna, Lucia di Lammermoor al Teatro Massimo di Palermo, e Orfeo di Montever- di al Teatro Regio di Torino, Ariodante all’Opera di Am- sterdam, Colline in La bohème alla Royal Opera House Covent Garden, I puritani a Modena e Reggio Emilia, Così fan tutte all’Opera di . Nella stagione 2018 ha canta- to a Palermo e a Venezia in (Oroveso), Mustafà in Italiana in Algeri a Palermo, Così fan tutte e La Calisto a Monaco di Baviera, la prima in tempi moderni di Enrico di Borgogna e La creazione del mondo al Festival Doni- zetti di Bergamo. Ha poi cantato La Calisto a Madrid e il Requiem di Mozart con la regia di Castellucci al Festival di Aix en Provence. Nel suo repertorio figurano anche tutti i principali ruoli di oratorio per basso, dallo Stabat Mater e la Petite Messe Solennelle di Rossini, alla Nona di Be- ethoven, dal Requiem di Mozart alle Passioni bachiane e al Messiah di Handel. Fra i prossimi impegni Ercole Amante di Cavalli all’Opéra Comique di Parigi, Rodelinda a Amsterdam, Basilio nel Barbiere di Siviglia al Covent Garden, Guillaume Tell a Mo- naco di Baviera, Nabucco al Teatro Massimo di Palermo, la Passione secondo Matteo al Teatro Regio di Torino.

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AREA ARTISTICA Direttore artistico Marco Betta Direttore musicale Omer Meir Wellber Direttore onorario a vita Gabriele Ferro Maestro del Coro Ciro Visco Direttore del Corpo di ballo Davide Bombana Responsabile della programmazione opere, concerti e casting Alessandro Di Gloria Segretario artistico Fedora Sorrentino Direttore musicale di palcoscenico Danilo Lombardini Maestri collaboratori di sala e di palcoscenico Giuseppe Cinà, Giacomo Gati, Pasquale Lo Cascio, Giorgio Mirandola, Steven Rizzo Responsabile archivio musicale Simone Piraino Direzione di produzione Direttore di produzione Paola Lazzari Assistente di produzione per il coordinamento operativo Vincenzo Vitale Responsabile tournée, coproduzioni, progetti speciali e assistente alle attività di produzione Chiara Zarcone Direttore di scena Ludovico Rajata

ORCHESTRA Violini primi Silviu Dima*, Luciano Isola, Patrizia Richichi, Marco Spadi, Giuseppe Dorato, James Hutchings, Alessandro Bavetta, Laura Minella, Daniele Malinverno, Fabio Ferrara, Rossana Rocca, Francesco Palmisano Violini secondi Donato Cuciniello**, Cristina Pantaleone, Roberto Lo Coco, Alessandro Purpura, Giuseppe Polizzotto, Antonio G. Geraci, Nicoletta Conigliaro, Luca Gira, Lorenzo Marcuccio, Ornella Mineo Viole Rosario D’Amato**, Antonio Buono, Leoluca Vella, Charlotte Fonchin, Anna Schillaci, Rosalia Ballo, Andrea Bertucci, Salvatore D’Amato Violoncelli Giuseppe Nastro**, Viviana Caiolo, Massimo Frangipane, Gabriele Battaglia, Alberto Baldo, Giuseppe D’Amato Contrabbassi Christian Ciaccio**, Gaetano Di Peri, Giuseppe Blanco, Penelope Mitsikopoulos, Lamberto Nigro Flauti Rosolino Bisconti**, Elisa Alibrandi Oboi Carmelo Ruggeri**, Gerardo Bellarosa Clarinetti Giovanni Punzi**, Giuseppe Malva Fagotti Luca Francescelli**, Sandra Contin Corni Gianpiero Riccio**, Gianfranco Cappello, Antonino Alba, Francesco Modica Trombe Salvatore Piazza**, Roberta Fustaino Tromboni Dalmar Nur Hussen**, Rodolfo Bonfilio, Gianluca Gagliardi Timpani Davide Ravioli**

* spalla ** prime parti

Coordinatore musicale e organizzativo dell’Orchestra Domenico Pirrone 18 CORO Maestro del Coro Ciro Visco Altro Maestro del Coro Salvatore Punturo

Soprani primi Maria Luisa Amodeo, Gabriella Barresi, Alfonsa Fantaci, Cecilia Galbo, Donatella Gugliuzza, Daniela Marabete, Rosalba Mongiovì, Daniela Montelione, Claudia Munda, Giovanna Orobello, Maria Randazzo, Valentina Vitti Soprani secondi Maria Luisa Aleccia, Domenica Alotta, Maria Fiordaliso, Simona Guaiana, Rosana Lo Bosco, Mariella Maisano, Francesca Martorana, Daniela Pedi, Simona Scrima Mezzosoprani Annarita Alaimo, Rita Bua, Manuela Ciotto, Antonella De Luca, Carmen Ghegghi, Damiana Li Vecchi, Loredana Megna, Giuseppina Notararigo, Sonia Tomasino Contralti Silvia Bacioccola, Anna Campanella, Maria Rosalia Gottuso, Monica Iraci, Ambra Mancuso, Patrizia Martorana, Daniela My, Daniela Nicoletti, Cinzia Sciortino Tenori primi Vincenzo Bonomo, Leonardo Corallo, Biagio Di Gesù, Maurilio Di Martino, Giovanni Di Pasquale, Nunzio Gallì, Alfio Marletta, Francesco Polizzi, Fabrizio Pollicino, Salvo Randazzo, Mariano Sanfilippo, Emanuele Urso Tenori secondi Antonio Alotta, Giuseppe Di Adamo, Domenico Ghegghi, Vincenzo Leone, Antonino Lo Presti, Pietro Luppina, Carlo Morgante, Marco Palmeri, Marco Antonio Pastorelli Baritoni Antonio Barbagallo, Gianfranco Barcia, Antonio Corbisiero, Paolo Cutolo, Simone Di Trapani, Cosimo Diano, Alessio Gatto Goldstein, Riccardo Schirò, Giuseppe Tagliarino Bassi Giuseppe Caruso, Federico Cucinotta, Filippo Di Giorgio, Gianfranco Giordano, Antonio Gottuso, Giuseppe Nicodemo, Vincenzo Raso, Carlo Ignazio Romano, Tommaso Smeraldi

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Associazione Nazionale Fondazioni Lirico Sinfoniche

teatromassimo.it

Ufficio stampa Giovannella Brancato Responsabile ufficio stampa nazionale e internazionale Paolo Cairoli

Programma di sala a cura di Angela Fodale Grafica e impaginazione: Luca Orlando