Michele Spotti Mozart Jupiter Rossini Stabat Mater Soci Fondatori
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MICHELE SPOTTI MOZART JUPITER ROSSINI STABAT MATER SOCI FONDATORI REGIONE SICILIANA ASSESSORATO AL TURISMO SPORT E SPETTACOLI PARTNER PRIVATI GRAZIE A TM ALBO DEI DONATORI ART BONUS FONDAZIONE SICILIA CAFFÈ MORETTINO ANNIBALE BERLINGIERI TASCA D’ALMERITA GRIMALDI EUROMED S.P.A. AGOSTINO RANDAZZO ALESSI PUBBLICITÀ S.P.A. FILIPPONE ASSICURAZIONE SAIS AUTOLINEE MARIA TERESA MAMBELLI GIUSEPPE DI PASQUALE ALBERTO GIARRIZZO GABRIEL NICHOLSON ANNA PISCIOTTA GRAZIA DI STEFANO GIOVANNI GATTO ORNELLA MINEO SILVANA POLIZZI LUCIO CASTIGLIA CARMELO LUCCHESE CARLO PIPITONE MARCELLO GIAMPIERO FONDAZIONE TEATRO MASSIMO Francesco Giambrone Sovrintendente Marco Betta Direttore artistico Omer Meir Wellber Direttore musicale CONSIGLIO DI INDIRIZZO Leoluca Orlando Presidente (sindaco di Palermo) Federico Ferina Vicepresidente Daniele Ficola Luciano Fiorino Castrenze Guzzetta COLLEGIO DEI REVISORI Maurizio Graffeo Presidente Paolo Zambuto Salvatore Cincimino SOTTO UNA NUOVA LUCE NON VI LASCIAMO SENZA MUSICA Il Teatro Massimo per il progetto ANFOLS Aperti, nonostante tutto 3 aprile 2021 T 18.00 in diretta streaming MICHELE SPOTTI MOZART JUPITER ROSSINI STABAT MATER Direttore Michele Spotti Maestro del Coro Ciro Visco Soprano Giuliana Gianfaldoni Mezzosoprano Vasilisa Berzhanskaya Tenore Edgardo Rocha Basso Luca Tittoto Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791) Sinfonia n. 41 in Do maggiore K551 Jupiter 1. Allegro vivace 2. Andante cantabile 3. Menuetto. Allegretto 4. Molto Allegro Gioachino Rossini (1792-1868) Stabat Mater per soli, coro e orchestra 1. Stabat Mater dolorosa 2. Cujus animam gementem 3. Quis est homo qui non fleret 4. Pro peccatis suae gentis 5. Eja mater fons amoris 6. Sancta mater, istud agas 7. Fac ut portem Christi mortem 8. Inflammatus et accensus 9. Quando corpus morietur 10. Amen - In sempiterna secula Orchestra e Coro del Teatro Massimo Ideazione e coordinamento televisivo Gery Palazzotto Regia sonora Manfredi Clemente Regia televisiva Antonio Di Giovanni In diretta streaming sulla WebTv del Teatro Massimo e dell’ANFOLS e sul canale YouTube della Fondazione MICHELE SPOTTI MOZART JUPITER ROSSINI STABAT MATER Nell’estate 1788, mentre l’impero di Giuseppe II era minacciato dalla guerra austro-ottomana e in Francia Luigi XVI si rassegnava a convocare gli Stati genera- li per l’anno successivo, Wolfgang Amadeus Mozart componeva a Vienna, in rapida successione, le sue ul- time tre sinfonie: la n. 39 in Mi bemolle maggiore il 26 giugno, la n. 40 in sol minore il 25 luglio, la n. 41 in Do maggiore il 10 agosto. Quest’ultima, la più lunga e complessa tra le sinfonie mozartiane, fu poi battezza- ta Jupiter, come il più grande dei pianeti del sistema solare, probabilmente dall’impresario londinese Salo- mon. In questa sinfonia, come in molte di Mozart, sono assenti dall’organico i clarinetti: a flauto, oboi e fagotti si uniscono corni, trombe e timpani, oltre ovviamente agli archi. La tonalità della sinfonia, Do maggiore, è immediata- mente affermata dal triplice accordo forte di tutti gli strumenti con cui si apre l’Allegro vivace, cui risponde una brevissima melodia puntata esposta dai violini. Al nuovo presentarsi del tema si aggiunge un nuovo ele- mento, esposto da flauti e oboi: un salto di ottava cui segue una scaletta discendente. La ricca esposizione prevede ancora un nuovo elemento, esposto dai violi- ni, prima dello sviluppo, dove ricorre con frequenza: un vivace motivo proveniente dall’aria “Un bacio di mano”, che Mozart, su testo di Lorenzo Da Ponte, aveva com- posto nel maggio 1788 per le recite viennesi dell’ope- ra Le gelosie fortunate di Pasquale Anfossi. L’Andante cantabile è in Fa maggiore, unico movimento ad ab- bandonare la tonalità di impianto della Sinfonia, e non prevede l’uso di trombe e timpani, con un tema de- licato esposto dai violini, mentre il secondo tema, in do minore, è percorso da sottesa inquietudine. Il Me- nuetto ha un tema principale discendente, e lo stesso andamento ha anche il tema della sezione centrale, il 8 Trio. Le quattro semibrevi che aprono il tema dell’ulti- mo movimento, Do - Re - Fa - Mi, sono ovviamente un invito al trattamento polifonico; invito che viene subito raccolto dagli archi con un breve fugato quasi quartet- tistico. Ma il Molto Allegro è un succedersi incessante di momenti di grande complessità, dove i tanti temi presentati e le voci degli strumenti si raccolgono e si dividono, riprendendo la lezione di Bach, di Händel e di Haydn. Haydn e Mozart furono gli autori sui quali si formò anche Gioachino Rossini, durante le lezioni di con- trappunto al Liceo Musicale di Bologna, dove entrò nell’aprile 1806, studiando con padre Stanislao Mattei, successore e allievo di padre Martini, che era stato tan- to importante per la formazione del giovane Mozart. Rossini si vantava scherzosamente di essere stato il “di- sonore” della scuola contrappuntistica bolognese, ma è evidente che invece trasse grande giovamento dagli insegnamenti; e un esempio evidente, oltre ai grandi concertati delle sue opere, si ha anche nella musica sacra, e in particolare nello Stabat Mater che è proba- bilmente l’opera più sentita. Eppure la storia legata alla nascita di questo capolavoro fa parte di quell’aneddo- tica che conserva l’immagine di un Rossini svogliato, se non addirittura pigro, e facile a riutilizzare brani (l’e- sempio più celebre risale al racconto di Stendhal del commerciante napoletano che alla prima di Odoardo e Cristina alla Fenice di Venezia canta tutte le arie, perché le ha già sentite a Napoli): un’immagine che è stata smentita dagli scritti di Philip Gossett, attento alla realtà umana di Rossini, ma che già l’ascolto attento della musica del pesarese indica chiaramente. Lo Sta- bat Mater nasce da una richiesta di Manuel Fernández Varela che nel 1831, a Madrid, domandò a Rossini a 9 MICHELE SPOTTI MOZART JUPITER ROSSINI STABAT MATER comporre per lui uno Stabat Mater da eseguire per le celebrazioni pasquali dell’anno successivo, quando tor- nò poi a insistere per la consegna della composizione. Rossini, per indisposizione o mancanza di tempo, o per una mescolanza delle due motivazioni, chiese al suo amico Giovanni Tadolini (marito del soprano Eugenia Tadolini), di comporre alcuni numeri dello Stabat Ma- ter. Nacque così una prima versione dello Stabat Mater a quattro mani, con diverse arie e l’Amen finale di Tado- lini, che arrivò a Madrid in ritardo e fu eseguita per le celebrazioni della Settimana santa del 1833; e a Madrid rimase, praticamente ignota al resto d’Europa, fino alla morte di Fernández Varela, quando la sua collezione di musiche fu venduta e un editore francese acquistò lo Stabat Mater, proponendosi di pubblicarlo. Nel 1841, una composizione “nuova” di Rossini avrebbe garantito cospicui guadagni a qualsiasi editore: il compositore infatti, dopo la morte della madre nel 1827, era piom- bato in un circolo vizioso di depressione e problemi di salute che lo spinsero a rinunciare, dopo Guillaume Tell nel 1829, al melodramma e, per lunghi anni, anche alla composizione. Ma ciononostante, per impedire che lo Stabat Mater parzialmente di Tadolini avesse un’edizio- ne pirata, Rossini si vide costretto a completare il lavoro e pubblicarlo: è così che il 7 gennaio 1842 lo Stabat Mater ebbe la sua prima esecuzione al Théâtre Italien di Parigi, mentre pochi mesi dopo fu eseguito a Bolo- gna, dove Rossini era tornato a vivere, sotto la direzio- ne di Donizetti date le cattive condizioni di salute del compositore. E fu, come raccontava lo stesso Donizetti, un clamoroso trionfo, con una folla che accompagnava tutti gli spostamenti di Rossini già dalla prova generale. Sembrerebbe quindi che motivazioni puramente ester- ne abbiano spinto Rossini alla creazione e al completa- mento dello Stabat Mater. Ma ascoltando questa com- 10 posizione, che non è solamente “operistica”, accusa spesso mossa al Rossini sacro, ma anche profondamen- te sentita, non si può non vedere un legame tra questo famosissimo testo dedicato alla Madre per eccellenza e il lutto per la morte della madre Anna che segnò pro- fondamente il compositore. E in effetti i brani più sentiti sono proprio quelli presenti già nella prima versione dello Stabat Mater, come l’Introduzione, con l’evocativo arpeggio di violoncelli e fagotti. Fin da subito vi è un richiamo al famoso modello pergolesiano, che sicura- mente Rossini ebbe presente: nell’insistere sul Re con semiminima puntata sulle parole “dum pendebat filius” vi è un eco del lacerante “pertransivit gladium” di Per- golesi. Il testo viene ripreso per intero dal tenore solo, che, forse in omaggio alla tradizione del canto grego- riano, ha qui un ruolo di guida. Un attimo di sospensio- ne precede l’ultima ripresa dell’ultimo verso nella coda del primo numero. Seguono poi i tre pezzi composti da Rossini nel 1841, iniziando con l’aria del tenore “Cujus animam gementem”, con il suo andamento baldanzo- so, quasi cabalettistico, forse il più teatrale tra i numeri dello Stabat Mater. Il duetto “Quis est homo”, erede dei grandi duetti per le voci femminili delle opere serie, dove le due voci si presentano una dopo l’altra prima di unirsi, si apre con un breve preludio che si ripete al termine del duetto, quasi a sottolineare l’eternità immu- tabile in cui si svolge la contemplazione del dolore del- la madre. Infine la grande aria del basso, “Pro peccatis suae gentis”, ha un’introduzione fortemente dramma- tica che poi lascia espandere la voce del solista in un generoso cantabile. Questa successione di arie e duetti cede invece il passo, ritornando ai numeri già presenti nella prima versione, a un “Eja mater” dove il coro a cap- pella e il basso espongono il testo nella nudità dell’as- senza dell’orchestra, con un ritorno alla tradizione più 11 MICHELE SPOTTI MOZART JUPITER ROSSINI STABAT MATER antica che si stempera un po’, nell’Allegro moderato, in un gioco di echi tra le voci.