REGIONE LOMBARDIA PROVINCIA DI COMO

COMMITTENTI: BIANCHI & C. s.r.l. - Via Adda 18/20 – 22070 (CO) EUROTEC s.r.l. - Corso Garibaldi, 49 – 20121 Milano

COSTRUZIONE DI NUOVO PONTE E PIAZZALE LUNGO LA ROGGIA ACQUAROSSA NEL COMUNE DI CASNATE CON BERNATE (CO)

RELAZIONE DI RAPPORTO AMBIENTALE

A cura di: Simone Lonati dott. in Scienze Forestali ed Ambientali

Via Garibaldi, 18 – 13017 Quarona (VC) tel. 3495773358

Si ringrazia per le informazioni fornite: Guido Pinoli dott. in Scienze Naturali 20162 Milano – Tel. 3394256231 Quarona, agosto 2019 RAPPORTO AMBIENTALE/SOMMARIO

1. PREMESSA E INQUADRAMENTO NORMATIVO 2. LA VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA IN LOMBARDIA 3. STATO INIZIALE DELL'AMBIENTE 3.1 Inquadramento territoriale 3.2 Clima e Qualità dell’aria 3.3 Acque superficiali correnti e sotterranee 3.4 Suolo e sottosuolo 3.4.1 Assetto geologico e geomorfologico 3.4.2 Assetto idrogeologico 3.5 Aree protette e biodiversità 3.6 Assetto vegetazionale 3.7 Agricoltura 3.8 Infrastrutture per la mobilità e i trasporti 3.9 Caccia e pesca 3.10 Inquinamento acustico, luminoso ed elettromagnetico 4. ANALISI DI COERENZA ESTERNA 4.1 Piano Territoriale Regionale (PTR) 4.2 Piano Regionale di Tutela ed Uso delle Acque (PTUA) 4.3 Piano Regionale per la Qualità dell’Aria (PRIA) 4.4 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) 4.5 Rete Ecologica Regionale 4.6 Piano Cave 4.7 Paesaggio e Vincoli paesistico-ambientali 4.8 Piano Faunistico Venatorio (PFV) della provincia di Como 4.9 Piano Ittico della Provincia di Como 4.10 Piano d’Indirizzo Forestale (PIF) della Provincia di Como 5. ANALISI DI COERENZA INTERNA 6. L’INTERVENTO PREVISTO, VALUTAZIONE DELLA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE 7. L’INTERVENTO PREVISTO MISURE, DI MITIGAZIONE E COMPENSAZIONE AMBIENTALE 8. SISTEMA DI MONITORAGGIO 9. SINTESI NON TECNICA 10. BIBLIOGRAFIA SINTETICA

2 1. PREMESSA L'area interessata, in uso alla ditta di logistica e trasporti Bianchi e C. s.rl. con sede in via Adda 18/20 - Casnate con Bernate, si trova a ridosso di un complesso produttivo, a confine con la roggia Acquarossa sul lato di N/O e con una fascia boscata presente sul lato S/E e rientra nella rete ecologica provinciale. Si presenta attualmente come un campo coltivato a foraggio, ma da foto aeree pregresse si è rilevato anche un uso precedente a seminativo. Avendo necessità di ampliare l'area adibita a parcheggio mezzi, la ditta Bianchi e C. s.r.l. propone di utilizzare a tale scopo l'area che si trova ad est della roggia Acquarossa, creando un parcheggio di forma allungata, in modo tale da creare il minor impatto possibile e non occupare l'area sottoposta a vincolo di fascia 1 lungo la roggia . Il Comune di Casnate con Bernate è dotato di P.G.T. nell’ambito del quale si rileva che l’area oggetto di variante SUAP è: - si trova in prossimità della strada provinciale 35 "dei Giovi". - a ridosso di un complesso industriale, separata da questo da una modesta incisione nel quale scorre la roggia Acquarossa, e si presenta attualmente a coltivazione a prato per foraggio; le sponde del rio sono delimitate da alberature che si riuniscono poi al bosco che copre il fianco della vicina collina. - per la presenza della roggia Acquarossa appartenente al reticolo idrico minore, l’area è in una fascia di rispetto 2 del vincolo di polizia idraulica e rispetto alla carta di fattibilità geologica) coincidente con la classe 4 di fattibilità (gravi limitazioni). In adiacenza all’area di intervento è presente una fascia boscata sottoposta a vincolo paesaggistico ex D.lgs 42/04, mappata nella Rete Ecologica Provinciale come elemento di valore sistemico-funzionale ai fini della conservazione del paesaggio naturale e paranaturale ed agli incrementi di biodiversità. Dal punto di vista urbanistico per realizzare il progetto, è prevista una variante del PGT vigente (ubicata nell’area evidenziata co P nello stralcio cartografico sotto riportato) in quanto l’area oggetto del potenziale intervento è inserita in un elemento della rete ecologica provinciale, CAS, Sorgenti di biodiversità di 2° li vello, interessato da superficie boschive a latifoglie meso-igrofile e aree agricole tutelate ambientalmente.

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Nel progetto si prevede che il terreno adibito a parcheggio ed a strada di accesso verrà riquotato mentre la roggia sarà superata tramite un ponte che si intesterà verso N/O direttamente sull'area già a parcheggio e verso S/E ad una distanza di minimo 4 mt. dalla sponda esistente della roggia Acquarossa. Si provvederà inoltre a riqualificare la riva verso il bosco in modo tale da stabilizzare il terreno ed evitare dilavamenti in caso di piogge. La superficie del parcheggio risulterà leggermente inclinata al fine di convogliare le acque piovane fino ad un punto di raccolta, dove verranno trattate prima di essere reimmesse nel terreno. L'intervento verrà schermato da nuove piantumazioni di essenze autoctone arbustive ed arboree, consone al contesto floristico e pedologico locale. La schermatura assumerà funzione paesaggistica e faunistica. Relativamente alla illuminazione dell’area a parcheggio, si provvederà a mantenere al minimo il possibile inquinamento luminoso, tenendo conto dei limiti di legge. La Giunta comunale di Casnate con Bernate con propria deliberazione n. 40 del 05.04.19 avente ad oggetto “Attivazione variante urbanistica di SUAP, ditte Bianchi & C ed Eurotech srl” ha aderito alla proposta di SUAP in variante promossa dalla Ditta Bianchi group, necessaria onde poter destinare l’attuale compendio agricolo, collocato all’interno di CAS della rete ecologica individuata dal Piano Territoriale della Provincia di Como. Con successiva successiva deliberazione n. 70 del 27.02.18 avente ad oggetto “Individuazione della autorità procedente e competente nei procedimenti di VAS in carico al SUAP” ha individuato la figura dell’Autorità competente nella persona del Sindaco. La Conferenza dei Servizi dopo un primo incontro, il 19.09.18, in cui il parere è stato sospeso, si è nuovamente riunita in data 18.101.8, pronunciandosi sulla Verifica di Esclusione della VAS, e ha esaminato i pareri espressi da alcuni degli enti convocati, decretando di assoggettare il progetto di SUAP in variante, alla VAS.

Il progetto SUAP diviene quindi soggetto, ai sensi della L.R. 12/2005 e del Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 e s.m.i. a Valutazione Ambientale Strategica (VAS), procedimento che comprende “..l’elaborazione di un rapporto di impatto ambientale,, lo svolgimento di consultazioni, la valutazione del piano.. del rapporto ambientale e degli esiti delle consultazioni, la formulazione di un parere motivato, la messa a disposizione delle informazioni sulla decisione ed il monitoraggio”. Costituiscono riferimenti normativi generali per il SUAP le seguenti disposizione di legge: o Decreto del Presidente della Repubblica 7 settembre 2010 , n. 160 Regolamento per la semplificazione ed il riordino della disciplina sullo sportello unico per le attività produttive, ai sensi dell'articolo 38, comma 3, del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008 o Legge Regionale 11 marzo 2005, n. 12 Legge per il governo del territorio, con riferimento particolare all’art. Art. 97. (Sportello unico per le attività produttive). Il processo sistemico della Valutazione Ambientale Strategica (VAS) ha lo scopo di valutare anticipatamente le conseguenze ambientali delle decisioni di tipo strategico, relative alla approvazione di piani o programmi. La VAS deve essere sviluppata come un supporto per un aiuto alla decisione per integrare in modo sistemico le valutazioni sui possibili effetti sull’ambiente dei contenuti della pianificazione e valutare le misure previste per ridurre gli effetti negativi sull’ambiente determinati dall’attuazione de piano o programma previsto ambientali nello sviluppo delle politiche indirizzando le scelte urbanistico territoriali e politiche verso la sostenibilità. Il concetto di sviluppo sostenibile proposto dalla Commissione Europea (CE 1999) e sotteso alla VAS, fa riferimento ad una crescita o sviluppo che risponde alle esigenze del presente,

4 senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni, attraverso l'integrazione delle componenti ambientali, sociali ed economiche.

Caposaldo del processo di VAS è la DIRETTIVA CEE 2001/42/CE del Parlamento Europeo del 17.06.2001, concernente la valutazione degli effetti di determinati piani o programmi sull’ambiente. Concetti fondamentali della Direttiva sono:

• la "valutazione ambientale" intesa come l'elaborazione di un rapporto di impatto ambientale, lo svolgimento di consultazioni, la valutazione del rapporto ambientale e dei risultati delle consultazioni nell'iter decisionale e la messa a disposizione delle informazioni sulla decisione; • la valutazione ambientale costituisce un importante strumento per l'integrazione delle considerazioni di carattere ambientale nell'elaborazione e nell'adozione di taluni piani e programmi che possono avere effetti significativi sugli Stati membri, in quanto garantisce che gli effetti dell'attuazione e dei programmi in questione siano presi in considerazione durante la loro elaborazione e prima della loro adozione; • l'adozione di procedure di VAS a livello di piano e programma dovrebbero andare a vantaggio delle imprese, fornendo un quadro più coerente in cui operare inserendo informazioni pertinenti in materia ambientale nell'iter decisionale. L'inserimento di una più ampia gamma di fattori nell'iter decisionale dovrebbe contribuire a soluzioni più sostenibili ed efficaci; • allo scopo di contribuire ad una maggior trasparenza dell'iter decisionale nonché allo scopo di garantire la completezza e I'affidabilità delle informazioni su cui poggia la valutazione, occorre stabilire che le autorità responsabili per l'ambiente ed il pubblico siano consultate durante la valutazione di piani e dei programmi e che vengano fissate scadenze adeguate per consentire un lasso di tempo sufficiente per le consultazioni, compresa la formulazione dei pareri; • il rapporto ambientale e i pareri espressi dalle autorità interessate e dal pubblico, nonché i risultati delle consultazioni transfrontaliere dovrebbero essere presi in considerazione durante la preparazione del piano o del programma e prima della sua adozione o prima di avviare l'iter legislativo; • per "piani e programmi" s'intendono i piani e i programmi, che sono previsti da disposizioni legislative, regolamentari o amministrative; • per "valutazione ambientale" si intende l'elaborazione di impatto ambientale, lo svolgimento di consultazioni, la valutazione dei rapporto ambientale e dei risultati delle consultazioni nell'iter decisionale e la messa a disposizione delle informazioni sulla decisione ; • la valutazione ambientale deve essere effettuata durante la fase preparatoria del piano o programma ed anteriormente alla sua adozione o all'avvio della relativa procedura legislativa; • per "rapporto ambientale" s'intende la parte complementare alla documentazione del piano o del programma in cui siano individuati, descritti e valutati gli effetti significativi che l'attuazione del piano o del programma potrebbe avere sull'ambiente nonché ragionevoli alternative alla luce degli obiettivi e dell'ambito territoriale del piano o programma.

Il Manuale applicativo, facente parte della proposta della direttiva CEE, mantiene inalterato ad oggi la sua validità quale documento di indirizzo e contiene dieci criteri di sviluppo sostenibile che possono essere un utile riferimento nella definizione dei criteri di sostenibilità:

5 1) Ridurre al minimo l'impiego delle risorse energetiche non rinnovabili Presuppone l'utilizzo di tassi di sfruttamento per l'impiego di fonti non rinnovabili quali combustibili, fossili, giacimenti minerari elementi geologici, ecologici e paesaggistici ragionevole e parsimonioso poiché forniscono un contributo sotto il profilo della produttività, della biodiversità. delle conoscenze scientifiche e della cultura. 2) Impiego di risorse rinnovabili nei limiti della capacita di rigenerazione L'utilizzo delle risorse rinnovabili deve avvenire entro un' attività di produzione primaria come la silvicoltura, l'agricoltura e la pesca e deve avvenire entro il limite massimo oltre il quale la risorsa comincia a degradarsi. L'obiettivo è quello di utilizzare le risorse rinnovabili ad un ritmo tale che esse siano in grado di rigenerarsi naturalmente, garantendo così il mantenimento e anche l'aumento delle riserve disponibili per le generazioni future. 3) Uso e gestione corretta, dal punto di vista ambientale, delle sostanze e dei rifiuti pericolosi inquinanti Quando risulta possibile, utilizzare sostanze meno dannose per l'ambiente ed evitare o ridurre la produzione di rifiuti, in particolare quelli pericolosi. Tra gli obiettivi di un approccio sostenibile vi è l'utilizzo di materie che producano l'impatto ambientale meno dannoso possibile e la minima produzione di rifiuti grazie a sistemi di progettazione dei processi, digestione dei rifiuti e di riduzione dell'inquinamento. 4) Conservare e migliorare lo stato della fauna e della flora selvatiche, degli habitat e dei paesaggi Tra le risorse del patrimonio naturale si annoverano la flora e la fauna, le caratteristiche geologiche e fisiografiche, le bellezze naturali e in generale altre risorse ambientali di carattere ricreativo e le strette relazioni di queste con il patrimonio culturale. Il principio è quello di mantenere ed arricchire le riserve e la qualità delle risorse del patrimonio culturale. 5) Conservare e migliorare la qualità dei suoli e delle risorse idriche Il suolo e le risorse idriche sono fonti naturali rinnovabili essenziali per la salute ed il benessere umani, ma che possono subire perdite dovute all'estrazione o all'erosione o, ancora all'inquinamento. Il principio fondamentale cui attenersi è pertanto la tutela delle risorse esistenti sotto il profilo qualitativo e quantitativo e la riqualificazione delle risorse già degradate. 6) Conservare e migliorare la qualità delle risorse storiche e culturali Il patrimonio storico e culturale è costituito da risorse finite che, una volta distrutte o danneggiate, non possono essere sostituite. Devono essere pertanto preservate tutte le caratteristiche, i siti o le zone in via di rarefazione, rappresentativi di un determinato periodo o aspetto, che forniscano un particolare contributo alle tradizioni e alla cultura di una zona. L'elenco annovera edifici di valore storico e culturale, altre strutture o monumenti di qualsiasi epoca, reperti archeologici non ancora riportati alla luce, architettura di esterni (paesaggi, parchi e giardini) e tutte le strutture che contribuiscono alla vita culturale di una comunità (teatri...). Anche stili di vita, usi e lingue tradizionali costituiscono un patrimonio storico e culturale che può essere opportuno preservare. 7) Conservare e migliorare la qualità dell'ambiente locale Nell'ambito di questa analisi, per qualità dell'ambiente locale si intende la qualità dell'aria, il rumore, l'impatto visivo e altri elementi estetici generali. La qualità dell'ambiente locale assume la massima importanza nelle zone e nei luoghi residenziali in cui si svolgono buona parte delle attività ricreative e lavorative. La qualità dell'ambiente locale può subire drastici cambiamenti a seguito delle mutate condizioni del traffico, delle attività industriali, di attività di costruzione o minerarie, del proliferare di nuovi edifici e infrastrutture e di un generale incremento delle attività, ad esempio quelle turistiche. 8) Protezione dell'atmosfera Una delle principali forze trainanti dell'emergere di uno sviluppo sostenibile è nei dati che dimostrano l'esistenza di problemi globali causati dalle emissioni in atmosfera.

6 9) Sensibilizzare maggiormente alle problematiche ambientali, sviluppare I'istruzione e la formazione in campo ambientale Per realizzare uno sviluppo sostenibile diventa fondamentale sensibilizzare ai temi ed opzioni disponibili, informare, istruire e formare in materia di gestione ambientale. 10) Promuovere la partecipazione del pubblico alle decisioni che comportano uno sviluppo sostenibile E' di fondamentale importanza, per uno sviluppo sostenibile, che il pubblico e le parti interessate vengano coinvolte nelle decisioni che riguardano i loro interessi: il meccanismo principale è la consultazione pubblica nella fase di controllo dello sviluppo ed in particolare il coinvolgimento di terzi nella valutazione ambientale.

2. LA VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA IN LOMBARDIA La VAS è applicata in Lombardia in riferimento ad alcuni dettati normativi consequenziali: LEGGE REGIONALE n.12/2005 Art. 4. (Valutazione ambientale dei piani) 1. Al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile ed assicurare un elevato livello di protezione dell’ambiente, la Regione e gli enti locali, nell’ambito dei procedimenti di elaborazione ed approvazione dei piani e programmi di cui alla direttiva 2001/42/CEE del Parlamento europeo e del Consiglio del 27 giugno 2001 concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente e successivi atti attuativi, provvedono alla valutazione ambientale degli effetti derivanti dall’attuazione dei predetti piani e programmi.(….). D.C.R. N° V11/351 DEL 13.03.2007 "Indirizzi generali per la Valutazione di Piani e Programmi (art. 4, comma l, L.R. 11/03/2005, n° 12)" Con questa D.C.R., la Regione Lombardia individua l'ambito di applicazione della direttiva CEE per la redazione della valutazione strategica di piani e programmi, precisando le modalità ed i contenuti del Rapporto Ambientale e della Verifica di Esclusione della VAS. Nell' ambito della deliberazione viene esplicitato lo schema procedurale che deve essere seguito per la redazione della VAS, riferita al piano o al programma. Relativamente al rapporto ambientale (RA), si specifica che deve essere il documento in cui siano individuati, descritti e valutati gli effetti significativi che l’attuazione del piano o del programma potrebbe avere sull’ambiente nonche ´ le ragionevoli alternative alla luce degli obiettivi e dell’ambito territoriale del piano o programma. Il RA deve contenere le seguenti informazioni: a) illustrazione dei contenuti, degli obiettivi principali del piano o programma e del rapporto con altri pertinenti piani o programmi; b) aspetti pertinenti dello stato attuale dell’ambiente e sua evoluzione probabile senza l’attuazione del piano o del programma; c) caratteristiche ambientali delle aree che potrebbero essere significativamente interessate; d) qualsiasi problema ambientale esistente, pertinente al piano o programma, ivi compresi in particolare quelli relativi ad aree di particolare rilevanza ambientale, quali le zone designate ai sensi delle direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE; e) obiettivi di protezione ambientale stabiliti a livello internazionale, comunitario o degli Stati membri, pertinenti al piano o al programma, e il modo in cui, durante la sua preparazione, si e ` tenuto conto di detti obiettivi e di ogni considerazione ambientale; f) possibili effetti significativi sull’ambiente, compresi aspetti quali la biodiversita `, la popolazione, la salute umana, la flora e la fauna, il suolo, l’acqua, l’aria, i fattori climatici, i

7 beni materiali, il patrimonio culturale, anche architettonico e archeologico, il paesaggio e l’interrelazione tra i suddetti fattori; g) misure previste per impedire, ridurre e compensare nel modo piu ` completo possibile gli eventuali effetti negativi significativi sull’ambiente dell’attuazione del piano o del programma; g) misure previste per impedire, ridurre e compensare nel modo piu ` completo possibile gli eventuali effetti negativi significativi sull’ambiente dell’attuazione del piano o del programma; h) sintesi delle ragioni della scelta delle alternative individuate e una descrizione di come è stata effettuata la valutazione, nonché le eventuali difficoltà incontrate (ad esempio carenze tecniche o mancanza di know-how) nella raccolta delle informazioni richieste; i) descrizione delle misure previste in merito al monitoraggio di cui all’articolo 10; j) sintesi non tecnica delle informazioni di cui alle lettere precedenti.

D.G.R. n° 8/6420 DEL 27.12.2007 "Determinazione della procedura per la Valutazione Ambientale di Piani e Programmi - VAS (art.4, L.R. n° 12/2005; d.c.r. n° 351/2007)" Con tale atto Regione Lombardia, esamina, nelle diverse casistiche la metodologia che deve essere utilizzata per la redazione della valutazione ambientale strategica di piani o programmi.

D.G.R. n° 8/10971 DEL 30.12.2009 "Determinazione della procedura di valutazione ambientale di piani e programmi - VAS ( art. 4,1.r. n° 12/2005; dcr n° 35112007)- Recepime nto delle disposizioni di cui al d.lgs 16.01.2008, n° 4 modifica, integrazione e inclusion e dei nuovi modelli”. L'ultima normativa in materia di VAS meglio definisce le modalità operative , i piani sottoposti a VAS ed in particolar modo entra nel merito della figura dell'Autorità Competente per la VAS a seguito della sentenza TAR Lombardia che aveva annullato il P.G.T. di Cermenate . Il presente Rapporto Ambientale , come previsto al punto 6.4 dell’allegato 1a alla Deliberazione di Giunta Regionale del 27 dicembre 2007, n. VIII/6420 modificato dalla Deliberazione di Giunta Regionale del 30 dicembre 2009, n. 8/10971 e dalla Deliberazione di Giunta Regionale del 10 novembre 2010, n. 9/761, rappresenta l’elaborato da presentare in occasione della seconda conferenza di valutazione. Nell’ambito del Sistema Ambientale, la VAS, unitamente alle indicazioni fornite dalla variante di P.G.T., si pone gli obbiettivi di seguito precisati: 1. Conservazione e valorizzazione quale risorsa ambientale delle aree boscate ed agricole oltre che degli ambiti caratterizzati da alti livelli di biodiversità, che fungono da nuclei primari di diffusione delle popolazioni di organismi viventi (flora, fauna), corridoi ecologici. 2. Monitoraggio del progetto di rete ecologica provinciale già inserita nell’ambito del P.G.T., ed in particolare la salvaguardia dell’ambiente naturale degli ambiti sottoposti a tutela. 3. Valorizzazione del reticolo idrico minore e degli habitat oltre che degli ambiti prativi e boscati. A seguire, a conclusione di ogni paragrafo dove emergano elementi significativi nel rapporto tra varante SUAP e stato della componente ambientale o della pianificazione sovraordinata, verrà sintetizzata una valutazione concettuale utile a costituire il testo della sintesi non tecnica del capitolo 9.

8 3 STATO INIZIALE DELL'AMBIENTE 3.1 Inquadramento territoriale L’area in variante del PGT vigente si trova nella zona ovest del Comune di Casnate con Bernate e interessa un terreno agricolo compreso tra un’area produttiva completamente urbanizzata ad ovest e un settore boschivo a oriente. Il territorio di Casnate con Bernate è localizzato in prossimità del capoluogo Como ed è ubicato nella fascia pedemontana di cintura del capoluogo di provincia ed è compreso tra i 266 e i 352 metri sul livello del mare. Il territorio comunale è lambito sul confine ovest dalla Strada Statale dei Giovi ed attraversatoo nella porzione nord dal nuovo tratto dell’Autostrada Pedemontana. Il comune è inoltre interessato dalla linea ferroviaria dello Stato FS Milano Como con stazione in comune di . Il Comune confina con i territori di Como, Cucciago, , , , Senna Comasco. L’edificato, per la quasi totalità residenziale si sviluppa attorno ai centri storici delle due frazioni del comune Casnate e Bernate fino a determinarne la fusione in un unico ambito consolidato. Il due centri storici, posti sulla sommità della collina sono attorniate da ville storiche con vasto parco strutturato da un punto di vista paesaggistico e con un elevato valore ambientale. Il centro più consistente è quello di Casnate dove ha sede anche il Municipio, mentre Bernate l’edificazione storica si limita al contesto della Villa Rosales, edificazione contadina un tempo pertinenza della villa medesima. L’edificazione residenziale prossima al centro storico è maggiormente densa seppur nel limite dell’abitazione plurifamiliare o piccole palazzine non vi è la presenza di edificazione con tipologia a condominio con più piani. I contesti a saldatura tra i due nuclei abitati sono contesti con tipologia rada di ville con vaste aree a giardino. A scala lombarda, il territorio comunale è inserito nel sistema territoriale pedemontano dove geograficamente l’area prealpina si salda a quella padana attraverso la fascia pedemontana, a costituire una sorta di cerniera tra i due diversi ambiti geografici. Il Sistema Territoriale Pedemontano costituisce zona di passaggio tra gli ambiti meridionali pianeggianti e le vette delle aree montane alpine; è zona di contatto tra le aree densamente urbanizzate della fascia centrale della Lombardia e gli ambiti a minor densità edilizia che caratterizzano le aree montane, anche attraverso gli sbocchi delle principali valli alpine, con fondovalli fortemente e densamente sfruttati dagli insediamenti residenziali e industriali. Per tutte queste caratteristiche il Sistema Pedemontano emerge dal Sistema Metropolitano, cui pure è fortemente connesso e con cui condivide molteplici aspetti, ma da cui è bene distinguerlo anche al fine di evidenziare le specificità lombarde di questo contesto rispetto ad una caratterizzazione sovra regionale rivestita dall’altro. Comprende al suo interno città, quali Varese, Como e Lecco, che possono essere identificate come “città di mezzo” tra la grande conurbazione della fascia centrale e la regione Alpina. Si tratta di un territorio articolato in tante identità territoriali, tra cui possiamo distinguere paesaggi diversamente antropizzati: tra cui l’area di Casnate con Bernate si inserisce nel settore comasco, che attornia la convalle di Como, composto da una serie di rilievi in gran parte di origine morenica, che hanno acquisito la forma e le dimensioni attuali dopo le ultime erosioni glaciali separando il lago dall’entroterra brianzolo.

3.2. Clima e Qualità dell’aria Per l'elaborazione dei paragrafi climatici si è fatto riferimento, in particolare, alla pubblicazione di S. Belloni dal titolo: "Il clima delle province di Como e di Varese in relazione allo studio dei dissesti idrogeologici" che analizza i dati climatici del decennio 1958/1967, nonché alla verifica del regime termico nel territorio in esame, mediante la analisi dei dati di temperatura forniti dalle stazioni meteorologiche di Como, del Monte Bisbino e di Cantù. La maggiore vicinanza di quest’ultima stazione al territorio comunale di Casnate con Bernate permette una migliore definizione dei dati termici.

9 La temperatura media annua per le stazioni di riferimento é: • Como 13,2°C • Monte Bisbino 7,4°C • Cantù 12,3°C • Venegono Infe riore 12°C L’analisi dell’andamento medio delle precipitazioni nell’area della Provincia di Como evidenzia che le precipitazioni tendono a diminuire verso Sud; al contrario si fanno più abbondanti verso Nord, fino a superare i 2000 mm in corrispondenza del Triangolo Lariano.

Dall'osservazione del grafico si nota che, considerando un'intensità di precipitazione media nell'ordine di 15 mm di pioggia al giorno, si ottiene un massimo in autunno (Settembre, Ottobre) e un minimo in inverno (Gennaio, Febbraio). Per ricavare un valore di precipitazione media per il comune di Casnate con Bernate, si sono utilizzati i dati delle stazioni di Olgiate Comasco e Como, che meglio si avvicinano alle caratteristiche del territorio in esame. Sulla base di una semplice relazione lineare tra quote, distanza e precipitazioni la piovosità media annua calcolata è di 1670 mm.

La conoscenza della qualità dell’aria è un requisito fondamentale per comprendere il grado di sostenibilità dello sviluppo di un territorio, soprattutto perché essa è fortemente condizionata dal comportamento di alcuni fattori determinanti legati alle diverse attività antropiche e a specifici fenomeni naturali. L’inquinamento atmosferico che ne consegue è all’origine di molti fenomeni negativi per l’ambiente, alcuni già evidenti, come lo smog presente nelle aree urbane, altri ritenuti potenzialmente pericolosi, come l’effetto serra. È possibile classificare le tipologie di inquinanti in due categorie principali: - inquinanti primari, emessi direttamente in atmosfera da parte di attività antropiche o di fenomeni naturali (SO2, NOX, CO, idrocarburi non metanici, PTS); - inquinanti secondari, che si formano nell’atmosfera attraverso reazioni chimiche e/o trasformazioni fisiche di altri inquinanti primari (PTS, O3, ecc.). Il sistema che misura le concentrazioni medie degli inquinanti e pertanto valutare la qualità dell’aria è la rete pubblica di monitoraggio della qualità dell’aria gestita da ARPA Lombardia. In Lombardia tale rete è composta da 152 stazioni fisse (pubbliche e private) distribuite su tutto il territorio regionale. La misura della qualità dell’aria è utile per garantire la tutela della salute della popolazione e la protezione degli ecosistemi. La legislazione italiana, costruita sulla base della direttiva europea Direttiva 08/50/CE recepita dal D.Lgs. 155/10 definisce che le Regioni sono l’autorità competente in questo campo, e prevede la suddivisione del territorio in zone e agglomerati sui quali valutare il rispetto dei valori obiettivo e dei valori limite. La zonizzazione deve essere rivista almeno ogni 5 anni. Il D. Lgs. 155/10 ha rivisto i criteri attraverso i quali realizzare la zonizzazione ai fini della valutazione della qualità dell’aria. Regione Lombardia ha modificato la precedente zonizzazione del 2007 con la D.g.r.n. 2605 del 30 novembre 2011 distinguendo il territorio in: AGGLOMERATI URBANI: Agglomerato di Milano - Agglomerato di Bergamo - Agglomerato di Brescia

10 ZONA A: Pianura ad elevata urbanizzazione ZONA B: Zona di pianura ZONA C: Prealpi, Appennino e Montagna ZONA D: Fondovalle Ai fini della valutazione dell’ozono, la nuova zonizzazione prevede una suddivisione della zona C zona C1 per Prealpi e Appennino e zona C2 per la Montagna. Il territorio di Casnate con Bernate è classificato in Zona “Agglomerato di Milano”.

La Zona A - pianura ad elevata urbanizzazione è l’area caratterizzata da: - più elevata densità di emissioni di PM10 primario, NOX e COV; - situazione meteorologica avversa per la dispersione degli inquinanti (velocità del vento limitata, frequenti casi di inversione termica, lunghi periodi di stabilità atmosferica caratterizzata da alta pressione); - alta densità abitativa, di attività industriali e di traffico; Si riporta uno stralcio della carta tematica generata giornalmente da Arpa Lombardia relativa all’Indice di Qualità dell’Aria, per il comune di Casnate con Bernate alla data del 28.11.2017 lo stato è definito “Accettabile” per l’area comunale centro-orientale, mediocre per la fascia occidentale a contatto con l’agglomerato produttivo connesso alla SS dei Giovi. I dati di classificazione di seguito riportati possono sembrare poco significativi, soprattutto se utilizzati per valutare la sostenibilità ambientale della variante di PGT. Infatti la qualità dell’aria è per definizione il prodotto di vari fattori su scale ben superiori ad un territorio comunale, che risentono di dinamiche complesse su scala addirittura continentale e globale.

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La qualità dell’aria presenta valori critici di poco inferiori a quelli dell’area metropolitana nei centri urbani, nel comasco mentre la generalità dei luoghi collinari ha una qualità dell’aria senz’altro migliore. Si tratta di un’area ormai fortemente antropizzata caratterizzata da un sistema economico territoriale molto strutturato, per la presenza di molte PMI e la sua posizione di collettore di traffici commerciali con le vallate prealpine. La modifica del PGT proposta non è in grado di generare effetti peggiorativi sull’Indice di Qualità dell’Aria a livello comunale, trattandosi di un intervento localizzato e già ricompreso in un’area in cui la qualità dell’aria, seppur con variazioni stagionali e giornaliere, varia dal mediocre all’accettabile.

3.3 Acque superficiali correnti e sotterranee Per quanto attiene il comune di Casnate con Bernate, il reticolo appartiene al bacino idrico “BACINO DEI FIUMI E ”. Il sistema delle acque superficiali costituisce un elemento fisico determinante per la struttura del territorio grazie alla presenza di una fitta rete di percorsi d’acqua appartenenti alla rete idrografica principale. Lo stato dei corpi idrici superficiali è valutato grazie ai monitoraggi effettuati da ARPA Lombardia presso apposite stazioni di monitoraggio. I principali corpi idrici presenti sul territorio del comune di Casnate con Bernate sono: - Torrente (n° 84) - Rio Acquanegra (n°88) Il Torrente Seveso nasce nel Comune di San Fermo della Battaglia, alle pendici del Sasso di , e scende in direzione S. dove è arricchito dalle acque del Torrente Lusert. Prosegue poi nella piana di Luisago e, nei pressi di Portichetto, viene incanalato e portato oltre la S.S..35 verso Fino Mornasco. Nei pressi della S.P.28, il torrente Seveso riceve anche le acque della Roggia Acquarossa che nasce al limite dei territori comunali di Grandate e Casnate con Bernate. L’elenco dei più importanti corsi d’acqua appartenenti al reticolo minore di Casnate con Bernate è il seguente:

12 Rio Acquanegra: nasce in territorio comunale di Cucciago, scorre inizialmente in direzione NE-SO e successivamente in direzione Sud lungo il confine di Casnate con Bernate, fino ad immettersi nel Torrente Seveso. La lunghezza totale è di circa 1.5 km. Roggia Acquarossa: ha origine ad una quota di circa 304 m s.l.m. ad Est dell’abitato di Casnate e scorre in direzione SE-NO fino a ricevere le acque della Roggia Rossola. Successivamente, scorre in direzione SO fino ad immettersi nel Torrente Seveso a monte di Via Roma. La lunghezza totale è di circa 1.2 km. Roggia delle Careggine: scorre in direzione NE-SO per una lunghezza di circa 0.6 km, fino ad immettersi nel Rio Acquanegra nei pressi della linea ferroviaria Milano-ComoChiasso. Roggia Desio: scorre lungo il confine nord-orientale del territorio comunale in direzione SE per una lunghezza di circa 0.6 km. Roggia Fontanile del Riva: ha origine presso un fontanile posto a valle dell’abitato di Casnate e scorre in direzione Sud per una lunghezza di circa 0.15 km, fino ad immettersi nel Rio Acquanegra. Roggia Rossola: nasce in territorio di Grandate e scorre in direzione N-S per una lunghezza di circa 0.9 km. Roggia detta “Aprica”: indica la roggia che scorre in direzione SE in prossimità dell’abitato di Casnate. Ha inizio a valle della Via Aprica e il punto di sbocco non è definibile, in quanto essa disperde le acque in un’area umida nella quale non è più visibile una morfologia d’alveo. La lunghezza totale del tratto con alveo definito è di circa 0.4 km. Roggia detta “Lavigera”: con questo nome è stata indicata la roggia che scorre in direzione SE a partire da una quota di circa 332 m s.l.m. lungo la Via Grossi. Anche in questo caso il punto di sbocco non è definibile, in quanto le acque sono disperse nell’ampia area pianeggiante avente la quota di 301 m s.l.m. La lunghezza della roggia con alveo definito è di circa 0.35 km. Roggia detta “Rivascia”: indica la roggia che ha origine nell’area tra le Vie Marconi e Ferri, ad una quota di circa 298 m sul livello del mare. Il corso d’acqua scorre in direzione SE per una lunghezza di circa 0.6 km e si immette nel Rio Acquanegra in prossimità della linea ferroviaria Milano-Como-Chiasso. Roggia detta “Scuole”: con questo nome è stata indicata la roggia che ha origine a monte delle scuole comunali ad una quota di circa 318 m s.l.m. e scorre in direzione SO per una lunghezza di circa 0.35 km.

13 Roggia Acquarossa

Torrente Seveso

Il torrente Seveso è il corso d’acqua monitorato che scorre lungo il confine occidentale del territorio comunale di Casnate con Bernate. Si riporta uno stralcio della rete di monitoraggio dei corsi d’acqua nel bacino del Lambro (DAA: diffusa attività antropica), con evidenziato il fiume torrente Seveso.

La rete fognaria, suddivisa in rete acque nere, acque chiare ed acque miste, è gestita attualmente dalla Azienda ComoAcqua ed è distribuita omogeneamente su tutto il territorio comunale.

14 Non sono disponibili dati analitici sulla qualità della Roggia Acquarossa. La variante SUAP fa riferimento alla realizzazione di un’area a parcheggio e relativa viabilità connessa, in prossimità della Roggia Acquarossa tributaria poco a valle del Torrente Seveso.

La superficie del parcheggio risulterà leggermente inclinata ed impermeabile per la stesura di asfalto, sarà inoltre dotato di un sistema di raccolta delle acque di prima pioggia, che dopo essere state trattate, verranno immesse nella rete fognaria comunale, e di seconda pioggia, che verranno immesse in un sistema di raccolta e successivamente rilasciate in maniera graduale nel corso d'acqua attiguo. Le acque reflue dell’area a parcheggio andranno a gettarsi, attraverso la Roggia Acquarossa, in un corso d’acqua con uno stato di qualità senz’altro migliore di quelle del torrente recettore.

La realizzazione del piazzale-parcheggio non comporterà un peggioramento della qualità delle acque superficiali e sotterranee del sistema idrologico locale, in quanto le acque di pioggia saranno gestite attraverso due vasche ed opportunamente veicolate a destinazione di legge..

3.4 Suolo e sottosuolo 3.4.1 Assetto geologico e geomorfologico Il territorio di Casnate di Bernate si estende nella fascia pedemontana della provincia di Como compresa tra il Torrente Seveso ed il Rio Acquanegra ed è caratterizzato dalla presenza di potenti ed estese coltri di depositi in prevalenza sciolti, modellati secondo morfologie blande e legati geneticamente al glacialismo alpino di età pleistocenica. Dal punto di vista morfologico, il territorio comunale è caratterizzato dalla presenza di un dosso centrale con andamento Nord-Sud che separa due aree laterali sub pianeggianti di quota inferiore. La particolare conformazione del territorio è da ricollegare all'azione delle acque di fusione glaciale ed alla presenza di un’ossatura rocciosa a modesta profondità in corrispondenza del dosso.

15 Le glaciazioni sono caratterizzate dal ripetersi di fasi di avanzamento della lingua glaciale, in cui i processi di maggiore importanza sono l'erosione e il trasporto del materiale, e da fasi di arretramento per fusione del ghiaccio, durante le quali il materiale sedimentato viene eroso dall’elevata quantità di acqua disponibile e depositato più a valle formando delle estese piane alluvionali. Il continuo succedersi di questo ciclo ha formato delle zone terrazzate in cui i settori a quota maggiore sono da riferire ad eventi più antichi mentre quelli più bassi rappresentano depositi più recenti.

I corpi sedimentari continentali quaternari presentano particolarità che rendono problematica la scelta delle unità stratigrafiche da utilizzare. Le successioni continentali sono infatti espressione di fasi di sedimentazione discontinue, spesso arealmente limitate. I depositi presentano elevata variabilità interna di facies, ma la distinzione su basi litologiche di corpi appartenenti a diversi cicli sedimentari risulta poco praticabile.

Come si può osservare dall’estratto della carta geologica riportata di seguito, i terreni in oggetto sono stati originati dall'attività di deposizione alluvionale post glaciale (POI) che ammantano precedenti depositi glaciali riferibili al subsintema di Cucciago (LCN2) che affiorano a quote immediatamente superiori. In particolare dalle indagini svolte risulta che localmente il primissimo sottosuolo è costituito da limi argillosi grigi e andrebbe quindi riferito a facies di deposizione lacustre, peraltro cartografata a brevissima distanza poco a NW dell’area d’interesse, con transizione ad ambiente fluviale a bassa energia più in profondità (sabbie limose) circa oltre i -2 m da p.c.

Il progetto del piazzale-parcheggio si sviluppa intorno alla q. 299 m slm sul terrazzo alluvionale postglaciale più recente nel settore SW del comune, drenato dalla Roggia Acquarossa, tributaria in sinistra idrografica del Seveso che scorre poche centinaia di metri più a SW.

16 Il terrazzo posto a quota poco superiore a 300 m slm, in corrispondenza dell’area con bosco rado immediatamente ad est del futuro piazzale, è formato invece da deposito glaciale con ciottoli frequenti e ben visibili lungo la sterrata di accesso da via Tiziano. Nell’area del futuro piazzale il deposito glaciale costituisce il sottosuolo a partire da circa 3/3.5 m di profondità. Non si osserva nell’immediato intorno alcun affioramento del substrato litoide che forma lo scheletro del dosso di Casnate. In base alla riclassificazione sismica dei comuni operata da Regione Lombardia (D.g.r. 11 luglio 2014 n°2129), il comune di Casnate ricade in Zona Sismica 4. Nella carta degli scenari di pericolosità sismica locale allegata al PGT, il terreno in oggetto è classificato in area Z4a “Zona di fondovalle e di pianura con presenza di depositi alluvionali e/o fluvioglaciali granulari e/o coesivi”, suscettibile di amplificazione sismica per la litologia dei luoghi. Non sono previste strutture in elevazione e il piazzale avrà giacitura, orizzontale conforma al piano di campagna locale. La realizzazione dell’area a parcheggio non comporterà modificazioni in grado di alterare l’assetto geologico locale.

3.4.2 Assetto idrogeologico Per quanto riguarda l’analisi sul Reticolo Idrico Minore, nello studio idrogeologico sono state individuate due fasce di rispetto: la Fascia di rispetto 1 e la Fascia di rispetto 2. Fascia di rispetto 1. Questa fascia è stata individuata in base a ragioni di interesse generale e di tutela della pubblica incolumità. Comprende uno o più dei seguenti elementi: Aree di stretta pertinenza fluviale, individuate con criterio geomorfologico, da mantenere a disposizione per consentire l’accesso durante interventi di manutenzione del corso d’acqua e per la realizzazione di interventi di difesa idraulica; Aree non idoneamente protette da interventi di difesa idraulica e per questo soggette a fenomeni di erosione spondale o franamenti; Aree inondabili, o potenzialmente inondabili, in occasione di eventi meteorici eccezionali, individuate con criteri geomorfologici. Tale fascia si trova in corrispondenza di tutti i corsi d’acqua del Reticolo Idrico Minore ed ha un raggio di 10 metri. Fascia di rispetto 2. Questa fascia è stata individuata in base a ragioni di interesse generale e di tutela della pubblica incolumità e comprende le aree con presenza di emergenze idriche diffuse (fontanili, sorgenti, venute d’acqua) strettamente correlate con il reticolo idrografico. Sono due le aree individuate nel territorio comunale con tali caratteristiche. Quella di maggiori dimensioni si trova in prossimità del confine ovest in corrispondenza della Roggia Acquarossa e della Roggia Rossola. Quella di minore estensione si trova invece alla base della Roggia detta “Aprica”. Gran parte del territorio comunale ricade in classe di fattibilità geologica II° (fattibilità con modeste limitazioni) e III° (fattibilità con consis tenti limitazioni). Alla II° classe appartiene la porzione di territorio comunale più centrale, mentre alla classe III° corrispondono le aree comunali più periferiche. Le porzioni di territorio inserite in classe di fattibilità I° (fattibilità senza particolari limitazioni) sono concentrate principalmente nel settore meridionale, mentre appartengono alla classe di fattibilità IV° (fattibilità con gravi limitazioni) le strisce di territorio corrispondenti ai tracciati dei principali corsi d’acqua: Torrente Seveso, Rio Acquanegra, Roggia Desio, Roggia Rossola, Roggia Acquarossa, Roggia detta “Volta”, Roggia detta “della Lavigera”, Roggia detta “Rivascia” e la Roggia detta “Aprica”. Il drenaggio dell’area, in variante al PGT, è regolato dalla Roggia Acquarossa, che scorre con debole pendenza in direzione sudovest raccogliendo gli scoli di alcuni fossi interpoderali superstiti dalla sponda sinistra. Durante le piogge intense o prolungate sono testimoniati parziali allagamenti dell’area più prossima all’alveo, derivanti sia da locali esondazioni del corso d’acqua sia dall’accumulo nelle aree più depresse del p.c. il cui drenaggio è ostacolato dai terreni poco permeabili che formano il primo sottosuolo. Sempre in base alle

17 testimonianze raccolte, dal geologo redattore dello studio Relazione geologica per nuovo ponte e piazzale lungo la Roggia Acquarossa nel comune di Casnate con Bernate (Co) dello Studio Ingeo – 2017, gli allagamenti localizzati legati all’esondazione del torrente raggiungono un battente di circa 10-20 cm e durano generalmente poche ore. In base alle misurazioni eseguite si è rilevata la presenza di una falda freatica a bassa profondità in tutta l’area compresa tra il bosco ed il torrente. La soggiacenza media è di circa 1 m, variando, in base all’andamento topografico, tra 0.8 m nel settore nord e ovest verso l’alveo e 1.2 m da p.c. nel settore centromeridionale e orientale, in sponda destra, sotto il piazzale esistente, l’acqua è stata misurata a circa -2.1 m dal piano asfaltato. Durante l’anno ci si possono quindi aspettare oscillazioni positive del livello freatico in conseguenza di periodi a maggior piovosità stagionale. In base alla carta dei vincoli allegata allo studio geologico condotto per la verifica di esclusione da VAS del progetto, si evince che l’area del piazzale in progetto ricade in ambito soggetto a vincolo di polizia idraulica (fascia di rispetto 2 – reticolo idrico minore) per la presenza della Roggia Acquarossa. Nella Carta di Fattibilità Geologica per le azioni di piano del PGT, i terreni in oggetto ricadono parzialmente in classe di fattibilità 4a (ponte), quindi con gravi limitazioni all’uso del suolo (aree adiacenti ai corsi d’acqua) e in classe di fattibilità 3c-g (piazzale), quindi con consistenti limitazioni all’uso del suolo (area con falda sospesa e aree prevalentemente limoso-argillose con limitata capacità portante)

18

Dalla carta del dissesto con legenda uniformata PAI allegata al PGT comunale, si evince che l’area non ricade in zone in dissesto note. Dalla carta della direttiva alluvioni 2007/60/CE-rev. 2015, si evince che il settore più meridionale dell’intervento confina con lo scenario di pericolosità M (poco frequente) per l’ambito RP (reticolo di pianura) relativo alle esondazioni del T. Seveso. Tale areale non era compreso in alcuno scenario del dissesto PAI precedente, pertanto in attuazione della direttiva citata, nel settore esterno al centro urbano in oggetto valgono ora le prescrizioni dettate dal PAI per le fasce fluviali “B”, per tale ragione il piazzale in progetto non interferirà con tale areale. Considerando che il piano del piazzale confinante con l’area a rischio idraulico sarà rialzato a q. +0.85 m, si ritiene l’intervento compatibile con la situazione di pericolosità idraulica locale. In base agli elementi di sintesi riassunti nella Relazione geologica con inquadramento sismico – Nuovi parcheggi e ponte - Comune di Casnate con Bernate (Co) redatta per la verifica di esclusione di VAS il progetto di realizzazione del piazzale deve considerare che: -La disciplina delle acque di pioggia, viste le caratteristiche dell’area, il tipo e l’estensione dell’opera in progetto, prevede la separazione delle acque di prima pioggia raccolte dal piazzale, che andranno smaltite nel sistema fognario, e la successiva gestione delle acque di seconda pioggia in base al principio dell’invarianza idraulica. -Per ottenere l’invarianza idraulica occorre fare riferimento a quanto previsto dal regolamento per la disciplina delle acque di pioggia nei comuni compresi nella fascia A. Non potendo disperdere nel primo sottosuolo le acque di seconda pioggia per la presenza di

19 terreni poco permeabili e con falda freatica superficiale, stanti le prevedibili limitazioni di portata dei nuovi scarichi in corsi d’acqua pari a 10l/s per ha impermeabilizzato, si ritiene vada prevista la costruzione di una vasca volano. Considerando che il piano del piazzale confinante con l’area a rischio idraulico sarà rialzato a q. +0.85 m, si ritiene l’intervento compatibile con la situazione di pericolosità idraulica locale.

La realizzazione dell’area a parcheggio non comporterà modificazioni in grado di alterare l’assetto idrogeologico locale.

3.5 Aree protette e biodiversità Nel territorio del Comune, è presente il Sito Natura 2000 ZSC IT202003 “Palude di Albate”. La ZSC si estende su una superficie pari a 74 ettari di cui 22 ettari (pari al 29,7%) rientrano nel territorio del Comune di Casnate con Bernate. L’altro comune interessato è Como. Il Sito, in cui insiste l’area interessata dalla variante del PGT, presenta elevate connotazioni di vulnerabilità, essendo intercluso entro contesti fortemente antropizzati. Per il territorio comunale la ZSC è l’hotspot di biodiversità di maggiore qualità. L’area in variante dista dalla ZSC 4 km in linea d’aria dalla zona di intervento. La Provincia di Como è l’Ente gestore del Sito IT2020003, che è dotato di specifico piano di gestione (Piano di Gestione del SIC IT2020003 “Palude di Albate” Atto di Approvazione con deliberazione del Consiglio Provinciale n. 69 del 27 ottobre 2008 e pubblicato sul BURL n.1 del 05.01.2011). Il Sito in oggetto è caratterizzato dalla presenza di tre habitat di interesse comunitario, di cui uno prioritario (91E0). Gli habitat vengono di seguito elencati, 6510 - PRATERIE MAGRE DA FIENO A BASSA ALTITUDINE ALOPECURUS PRATENSIS, SANGUISORBA OFFICINALIS Si tratta dei prati permanenti da sfalcio localizzati nella fascia più settentrionale della ZSC. Essi sono riconducibili al cosiddetto "Arrenatereto" (Classe Molinio-Arrhenatheretea Tx, 37, ordine Arrhenatheretalia Pawl. 28, alleanza Arrhenatherion elatioris, Koch 1926), cioè alle praterie seminaturali soggette a sfalcio e concimazione tipiche dell'alta pianura e delle zone collinari.

9160 - QUERCETI DI FARNIA O ROVERE SUBATLANTICI E DELL'EUROPA CENTRALE DEL CARPINION BETULI A questo habitat sono ascrivibili i boschi mesofili a Quercia farnia ( Quercus robur ) e Carpino bianco ( Carpinus betulus ), localizzati principalmente nella porzione meridionale della ZSC. Essi occupano in prevalenza la lieve scarpata che delimita il confine Sud del Sito, mentre nelle parti meno rilevate e più settentrionali sono in contatto con l'habitat 91E0, con cui formano in molti casi situazioni di transizione e di articolazione a mosaico. Si tratta di formazioni residuali, di esigue dimensioni ma di grande interesse conservazionistico a causa della ricchezza floristica che possiedono e della relativa rarità di habitat forestali maturi e di specie nemorali in contesti antropizzati come quello in oggetto.

91E0 - *FORESTE ALLUVIONALI DI ALNUS GLUTINOSA E FRAXINUS EXCELSIOR (ALNO-PADION, ALNION-INCANAE, SALICION ALBAE) Si tratta di formazioni forestali igrofile dominate da ontano nero (Alnus glutinosa) accompagnato da salice bianco (Salix alba), che crescono su suoli asfittici tendenzialmente organici o sabbiosi, con falda idrica più o meno superficiale, localizzate nelle depressioni costantemente umide. In particolare, l'alneta si insedia generalmente su suoli molto umidi o

20 saturi d'acqua, poco ossigenati o anossici, mentre il saliceto preferisce suoli sabbiosi maggiormente drenanti, con falda più o meno affiorante.

Nella ZSC sono complessivamente presenti 320 specie. Delle 320 specie di interesse comunitario elencate 318 specie appartengono alla classe degli Uccelli, 1 specie agli Anfibi e 1 specie ai Rettili. Nella ZSC risultano complessivamente segnalate 7 specie di Anfibi e 8 di Rettili. Sono presenti due specie di Anfibi e Rettili incluse nell’Allegato II della Direttiva Habitat, la rana di Lataste e la testuggine palustre europea. Tra le specie autoctone, 6 sono incluse nell’Allegato IV della Direttiva Habitat (la raganella italiana, la rana dalmatina, la lucertola muraiola, il biacco, il saettone comune e la natrice tassellata), otto sono listate in Allegato II della Convenzione di Berna (la raganella italiana, la rana di Lataste, la rana dalmatina, la testuggine palustre europea, la lucertola muraiola, il colubro d’Esculapio, il biacco e la natrice tassellata) e cinque nell’Allegato III del medesimo documento (la salamandra pezzata, il rospo comune, la rana verde, la natrice dal collare e la vipera comune). Il Sito è caratterizzato da elevati livelli di biodiversità, sia per quanto riguarda flora e fauna che per la differenziazione degli habitat presenti. Buona la qualità dell'ambiente naturale, caratterizzato da habitat di tipo igrofilo e da un buon corteggio floristico, con specie caratteristiche degli ambienti umidi e specie rare. Significativa la componente faunistica, in particolare avifaunistica, con numerose specie di interesse comunitario. Gli elementi di pregio a livello naturalistico, presenzi nella ZSC “Palude di Albate”, costituiscono il riferimento per individuare, nel territorio del Comune di Casnate, analoghe tessere di biodiversità Nell’area di proprietà del proponente l’intervento in VAS, sono presenti formazioni boschive analoghe a quelle riconducibili all’habitat 9160 - QUERCETI DI FARNIA O ROVERE SUBATLANTICI E DELL'EUROPA CENTRALE DEL CARPINION BETULI, e in prossimità confinante verso nord, sono state riscontrate formazioni forestali igrofile dominate da ontano nero (Alnus glutinosa) accompagnato da salice bianco (Salix alba) e 91E0 - *FORESTE ALLUVIONALI DI ALNUS GLUTINOSA E FRAXINUS EXCELSIOR (ALNO-PADION, ALNION-INCANAE, SALICION ALBAE) e nello specifico la variante paludosa che occupa la fascia all’estremo Est della proprietà tra la strada sterrata posta sull’argine e il querco- carpineto.

Tale elementi naturalistici vanno attentamente valorizzati e considerati nell’ambito dell’eventuale esecuzione dell’intervento proposto con la variante SUAP.

Dal punto di vista faunistico, durante i sopralluoghi effettuati sono state riscontrate alcune presenze faunistiche di interesse.

Nome italiano Nome scientifico Poiana Buteo buteo Colombaccio Columba palumbus Allocco Strix aluco Picchio rosso maggiore Dendrocopos major Picchio nero Dryocopus martius Picchio verde Picus viridis Cornacchia grigia Corvus cornix Cincia bigia Poecile palustris Cinciallegra Parus major Cinciarella Cyanistes caeruleus

21 Capinera Sylvia atricapilla Scricciolo Troglodytes troglodytes Picchio muratore Sitta europaea Merlo Turdus merula Fringuello Fringilla coelebs

UCCELLI Colombaccio, Cornacchia grigia, Merlo, Capinera, Colombaccio sono specie ubiquitarie presenti anche in parchi e giardini o ambienti agricoli nella pianura lombarda centro- settentrionale. Le altre specie presenti e nidificanti sono legate ad ambienti boschivi a varia densità e composizione. In particolare la presenza dei Picidi e del Picchio muratore indicano un buon grado di maturità del bosco, ad indicazione di condizioni ecologiche di qualità nell’area adiacente al sito in variante di PGT.

MAMMIFERI Volpe: è stata osservata una tana attiva della specie, che sicuramente trova adeguato rifugio nella zona boschiva più fitta e condizioni idonee per lo stanziamento (scavo tane) per la presenza di depositi fluvio glaciali escavabili,

Nel comune di Casnate con Bernate è presente la ZSC “Palude di Albate”, che come già detto è distante 4 km dall’area della variante SUAP. Ai margini dell’area di intervento, sono presenti aree boschive di qualità naturalistica significativa come indicato anche da una comunità di Picidi strutturata e climacica rispetto al settore ambientale regionale considerato.

3.6 Assetto vegetazionale La zona oggetto di intervento si trova nell’alta pianura comasca. Come tutte le zone di alta pianura la vegetazione climax è il Querco-carpineto da mesofilo a igrofilo che sfuma poi, nelle zone con maggior ristagno idrico, agli Alneti igrofili o paludosi. Il Querco-carpineto, costituito da Farnia, Carpino, con associati a questi altre specie, come Frassino, Ciliegio è la vegetazione che caratterizza le zone di alta pianura. Importanti sono state le trasformazioni prodotte dall’uomo che hanno trasformato in arativi o in prati stabili alcune aree, mentre in altre i tagli intensi e periodici hanno favorito l’ingresso di specie esotiche come la robinia (diffusasi fin dall’800) e più recentemente il Prunus serotina .

Nell’area di rete ecologica attribuibile alla zona dell’intervento (elemento BZP + elemento CAS) si trovano diversi prati da sfalcio inquadrabili nell’ Arrhenatherion ed diversi arativi. Il contesto prativo è ancora legato a una agricoltura di tipo estensivo dove i prati sono alternati a filari arborati posti al confine delle proprietà, lungo i canali, inframezzati al prato stesso, mettendo in evidenza un paesaggio ancora di tipo tradizionale. Tali filari sono costituiti da Ontano nero, talvolta da Salice bianco e Pioppo canescente (ibrido fissato tra Pioppo tremolo e Pioppo bianco).

Nei territori boscati sono presenti alcuni Robinieti segno di degrado dell’originaria compagine del Querco-carpineto, dove tagli troppo frequenti, hanno favorito l’ingresso dell’esotica Nord Americana. In questi boschi la vegetazione è di tipo antropogeno e ruderale favorita dall’accumulo di azoto al suolo prodotto dalla Robinia, che in quanto leguminosa, presenta sull’apparato radicale batteri azoto fissatori.

22 Tra le cenosi forestali sono presenti i querco-carpineti e gli alneti.

I querco-carpineti sono inquadrabili nell’habitat Natura 2000 denominato 9160: Querceti di farnia o rovere subatlantici e dell’Europa centrale del Carpinion betuli. Sono distribuiti a Nord ed Est rispetto alla nuova area parcheggio in progetto ed ubicati sul terrazzo superiore con caratteristiche ecologiche mesofile. La specie guida principale è la Farnia ( Quercus robur ) con rilevante partecipazione di Carpino bianco ( Carpinus betulus ) insieme a Ciliegio, Frassino, Ciliegio a grappoli ed altre latifoglie di accompagnamento tra cui sporadicamente l’Acero di monte, effetto della vivinanza dell’alt apianura con i primi promontori prealpini. Si è notata anche la sporadica presenza di Prunus serotina , pericolosa specie invasiva americana. Tra le specie arbustive si trovano: Cornus sanguinea, Corylus avellana, Sambucus nigra, Euonymus europaeus, Crataegus monogyna. Tra le specie erbacee invece abbiamo un ricco corteggio di specie mesofile come Stellaria holostea, Carex brizoides, Poa chaixii, Carex pilosa, Geum urbanum, Humulus lupulus, Primula vulgaris, Ranunculus ficaria, Anemone nemorosa, Polygonatum multiflorum, Vinca minor, Convallaria majalis, Scilla bifolia, Leucojum vernum, Symphytum tuberosum, Pulmonaria officinalis, Dryopteris filix-foemina, Euphorbia dulcis, Salvia glutinosa, Brachypodium sylvaticum, Carex sylvatica, Luzula pilosa, Geranium nodosum, Melampyrum pratense, Erythronium dens-canis, Polygonatum odoratum, Melittis melissophyllum, Mercurialis perennis.

Tali Querco-carpineti sono espressione dell'alleanza Carpinion betuli Issler 1931, ordine Fagetalia sylvaticae Pawlowski in Pawlowski et al. 1928, classe Querco-Fagetea Br.-Bl. et Vlieger in Vlieger 1937. Più sepcificatamente sono inquadrabili nell’Associazione Polygonato multiflori-Quercetum roboris Sartori 1980, e nella suballeanza Ulmenion minoris Oberd. 1953 ( Alno-Ulmion Br.-Bl. et R. Tx. 1943, Fagetalia sylvaticae ) per le zone più igrofile maggiormente soggetti all’oscillazione della falda freatica o all’influenza del fiume

Le comunità di questo habitat sono espressioni zonali e mature. I termini seriali precedenti, escludendo le formazioni erbacee pioniere, sono quelli delle tipiche pianure alluvionali. La mescolanza di specie arboree che caratterizza questo tipo di habitat deriva sia da fattori naturali (tipo di terreno: sabbioso, oppure limoso, o anche idromorfo; morfologia di dettaglio), che antropici. I tagli e le diverse utilizzazioni originano diverse serie regressive in cui la farnia può mantenere una sua vitalità se la robinia non invade completamente.

Gli Alneti, invece, sono inquadrabili nell’habitat denominato 91E0*: Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae ).

Queste cenosi possono essere igrofile o paludose. La prima tipologia è presente nella zona a Nord di quella di costruzione del nuovo parcheggio ed è costituita da una giovane fustaia di ontano nero derivante probabilmente dalla colonizzazione di un prato abbandonato. La tipologia paludosa è presente, invece, ad Est dell’area di costruzione della nuova opera in corrispondenza dello stagno che verrà migliorato. Questo si sviluppa in un’area con ristagni idrici spesso inondata sia per effetto dell’apporto delle precipitazioni piovose che per l’affioramento della falda.

L’Alneto mesofilo è un bosco con la dominanza di Ontano nero (Alnus glutinosa ) appartenente all’Alleanza Alnion incanae (= Alno-Ulmion , = Alno-Padion, = Alnion glutinoso- incanae ) mentre quello paludoso è attribuibile a cenosi a dominanza di Alnus glutinosa

23 dell’alleanza Alnion glutinosae che colonizzano le zone paludose con ristagni idrici che non devono essere, come in questo caso, necessariamente collegati alla dinamica fluviale. La permanenza dell’acqua e l’asfissia dei suoli facilitano la dominanza di Alnus glutinosa.

La vegetazione arbustiva è quasi assente, raramente costituita da Salix alba e Salix purpurea , mentre quella erbacea è costituita da Carex acutiformis, Carex remota, Carex sylvatica, Carex palustre, Equisetum telmateja, Equisetum spp., Festuca gigantea, Filipendula ulmaria, Geranium sylvaticum, Geum rivale, Humulus lupulus, Lysimachia nemorum, Lysimacchia nummularia, Prunella vulgaris, Ranunculus ficaria, Rubus caesius, Solanum dulcamara, Stachys sylvatica, Stellaria nemorum, Urtica dioica, Hedera helix, Carex riparia, Carex elata, Dryopteris carthusiana.

L’Alneto igrofilo di ontano e/o frassino si inserisce nell’alleanza Alnion incanae Pawłowski in Pawłowski, Sokołowski & Wallisch 1928 (= Alno-Ulmion Braun-Blanquet e R. Tüxen ex Tchou 1948 em. T. Müller e Görs 1958; = Alno-Padion Knapp 1942; = Alnion glutinoso- incanae (Braun-Blanquet 1915) Oberdorfer 1953) e nella suballeanza Alnenion glutinoso- incanae Oberd. 1953. L’Alnion incanae rientra nell’ordine Populetalia albae Br.-Bl. ex Tchou 1948 (classe Salici purpureae-Populetea nigrae Rivas-Martínez & Cantó ex Rivas-Martínez , Báscones, T.E. Díaz, Fernández-González & Loidi classis nova (addenda)) che comprende oltre che associazioni forestali insediate nell’alveo maggiore dei corsi d’acqua anche quelle insediate sui terrazzi più alti e più esterni.

Infine, le ontanete ad Alnus glutinosa delle aree paludose rientrano nell’alleanza Alnion glutinosae Malcuit 1929 (ordine Alnetalia glutinosae Tüxen 1937, classe Alnetea glutinosae Br.-Bl. & Tüxen ex Westhoff, Dijk & Passchier 1946). La classe Alnetea glutinosae comprende associazioni forestali sviluppate in ambienti paludosi, al di fuori dell’influenza diretta dei corsi d’acqua; infatti tali ambienti si incontrano in depressioni o terreni pianeggianti, sempre con falda freatica affiorante e con suoli idromorfi che spesso contengono un’alta percentuale di sostanza organica non decomposta (torba).

Gli Alneti paludosi sono per loro natura formazioni azonali e lungamente durevoli essendo condizionati dal livello della falda e dagli episodi ciclici di morbida e di magra. Generalmente sono cenosi stabili fino a quando non mutano le condizioni idrologiche delle stazioni sulle quali si sviluppano; in caso di allagamenti più frequenti con permanenze durature di acqua affiorante tendono a regredire verso formazioni erbacee (ciò che non avviene per le ontanete paludose che si sviluppano proprio in condizioni di prolungato alluvionamento); in caso di allagamenti sempre meno frequenti tendono ad evolvere verso cenosi forestali mesofile più stabili.

Nella proprietà Bianchi gruop è anche presente una radura paludosa a copertura erbacea costituita da Carex elatae che rappresenta un particolare interesse botanico e per la biodiversità.

24 3.7 Agricoltura Nel territorio provinciale comasco esistono ancora numerose aree, situate soprattutto in collina ed in montagna, in cui persistono condizioni di produzione agricola estensiva, o territori dove la produzione è a minore intensità colturale. Queste comprendono: A. le aree dove sono ancora presenti le sistemazioni agricole tradizionali, con ridotte dimensioni degli appezzamenti e la presenza dei muretti, delle siepi, degli alberi e degli arbusti che separano le diverse colture; B. i sistemi agricoli di passaggio tra le zone di produzione intensiva e le zone di sviluppo della forestazione, con appezzamenti coltivati alternati alle aree di bosco. Le condizioni di minore intensità colturale di queste aree sono in genere destinate ad evolversi con il tempo, passando a condizioni di produzione agricola intensiva o all'abbandono di questa attività. Nei territori di tipo B si intersecano spesse altri utilizzi antropici di tipo produttivo, insediativo e infrastrutturale. In questi ambiti vanno salvaguardati i lembi boschivi sui versanti e sulle scarpate collinari, i luoghi umidi, i siti faunistici, la presenza, spesso caratteristica, di alberi o di gruppi di alberi di forte connotazione ornamentale. Rispetto al contesto agrario di queste aree, che hanno anche significativo valore paesaggistico occorre, innanzitutto, frenare e contrastare processi di diffusa compromissione dei terrazzi e delle balze, tramite il controllo delle scelte di espansione degli strumenti urbanistici. Eguale cura va riposta nella progettazione di infra-strutture, impianti e servizi tecnologici, che risultano spesso estranei al contesto paesistico e talvolta, inoltre, richiedono rilevanti fasce di rispetto, intaccando porzioni sempre più vaste di territori agricoli integri. L’so agricolo del territorio rurale prossimo all’area della proposta di variante SUAP, è caratterizzato da un mosaico ambientale in cui si alternano prati a foraggere (F), aree boschive (B,I) e terreni agricoli che alternano la presenza di seminativi a quella di prati da sfalcio (T).

Le aree a foraggere o a prati a sfalcio costituiscono le parti dell’ecomosaico locale, maggiormente condizionate dal periodico uso antropico, che ne determina trasformazioni stagionali e controllo dei vegetali rispetto all’evoluzione ecologica naturale. Quelle a bosco, rappresentano invece, l’elemento di maggiore valenza ecologica, per la complessità della vegetazione, la maggiore presenza di nicchie ecologiche, il minore determinismo umano.

L’area oggetto di variante SUAP non interessa il mosaico agricolo boschivo locale, e l’intervento determinerà la trasformazione di una porzione marginale inserita in uno stretto

25 corridoio tra la Roggia Acquarossa e la zona boschiva ad est. Tale zona boschiva ha caratteri ecologico-naturalistici rilevanti.

3.8 Infrastrutture per la mobilità e i trasporti Il tessuto produttivo tipico dell’area prossima alla zona in variante SUAP, che ha vissuto la riduzione dell’importanza in termini dimensionali della grande impresa, è caratterizzato da una forte presenza di piccole e medie imprese, lavoratori artigiani e lavoratori atipici, che si concentra sull’innovazione e distribuisce sul territorio funzioni ritenute non strategiche, alimentando catene di subfornitura che a volte vanno al di là dei confini territoriali dell’area. La coesione tra gli attori territoriali (amministrazioni locali, parti sociali) tende ad affermare la specificità delle aree rispetto alla realtà metropolitana attraverso il potenziamento di servizi di supporto a questi poli in modo tale da renderli complementari con quelli di Milano, con la creazione sul territorio di un insieme di funzioni complementari e di servizio quali attività commerciali, banche, strutture ricettive, parcheggi, logistica, ecc. che contrassegnano, non sempre in modo razionale e efficace, il territorio. L’infrastrutturazione viaria, con prevalente andamento nord-sud, è sviluppata attraverso autostrade, superstrade e statali che si innestano sull’asse autostradale costituito dall’autostrada dei laghi (A8/A9). La circolazione è spesso difficoltosa, per l’elevato numero di veicoli, leggeri e pesanti e per gli attraversamenti dei centri abitati cui sono costretti, e con frequente congestione nei pressi delle intersezioni con le altre Statali. La rete ferroviaria che interessa il Sistema Territoriale Pedemontano è interessata da un articolato sistema di linea di carattere internazionale e regionale con andamento nord-sud: - la linea FNM Como-Milano ad uso esclusivo del servizio ferroviario regionale; il Sistema Pedemontano è fortemente interessato dalle principali opzioni di infrastrutturazione ferroviaria previste per la Lombardia: il collegamento con la linea del nuovo Gottardo e la gronda merci ferroviaria. Ciò garantisce un forte incremento dell’accessibilità di persone e merci, ma fa intravedere possibili rischi di compromissione del territorio qualora non si garantisca sufficiente continuità alle reti in attraversamento del territorio lombardo. Il sistema di commercializzazione è caratterizzato dalla creazione negli ultimi tempi di grandi centri di vendita specializzati, innestati sugli assi nord-sud e dai nuovi centri di intrattenimento che richiamano masse notevoli di fruitori. Questo accresce la congestione viaria essendo la mobilità per tutti questi poli vincolata essenzialmente al trasporto su gomma. I flussi di gravitazione su Milano sono comunque molto consistenti a causa della mobilità per lavoro. L’area pedemontana è un grande generatore di flussi di traffico su gomma ed i problemi legati al traffico sono spesso localizzati sulle arterie che collegano i numerosi centri che lo contraddistinguono e collegano questi ai capoluoghi. L'area in variante si trova a ridosso di un polo industriale in località Prato Pagano, in posizione strategica poiché si trova a ca. 550 mt. dalla S.P. 35 dei Giovi, a circa 2 km. dall'ingresso dell'autostrada A9 ed a ca. 1 km. Dalla nuova tangenziale di Como A59. L'accessibilità risulta così già garantita dal sistema viario esistente.

La piccola infrastruttura prevista riguarda attività di deposito di mezzi commerciali, e le sue caratteristiche non si ritiene possano influire direttamente su di un appesantimento del sistema infrastrutturale locale.

26 3.9 Caccia e pesca L’area interessata dall’intervento è localizzata nell’ Ambito Territoriale di caccia Canturino. Dal punto di vista venatorio la zona ha una rilevanza bassa poichè è prossima ad aree pesantemente infrastrutturate e non distante da viabilità articolate e centri abitati. Tale situazione limita fortemente ai sensi delle norme di cui alla l.157/92, art. 21 (esercizio caccia a distanza di edifici e viabilità), la pratica della caccia. Ne consegue che tali aree non essendo di interesse cinegetico-gestionale, non sono attivamente utilizzate dai soggetti competenti per l’esercizio dell’attività venatoria (miglioramenti ambientali, restocking,…) faunistico-venatorio praticamente nullo. Analogamente non vi sono, dal punto di vista alieutico, condizioni adatte alla attività piscatoria, per la limitata portata nel reticolo idrico minore locale.

3.10 Inquinamento acustico, luminoso ed elettromagnetico La tematica dell’inquinamento luminoso, spesso sottovalutata, è disciplinata solo a livello regionale. L’obiettivo delle norme (LR 17 del 27 marzo 2000, e DGR 7/2611 del 11 dicembre 2000 e DGR 7/6162 del 20 settembre 2001) è la riduzione dell’inquinamento luminoso e dei consumi energetici derivanti dall’illuminazione esterna, pubblica e privata, anche ai fini della tutela delle attività di ricerca scientifica e divulgativa svolte dagli osservatori astronomici. Occorre sottolineare che è stata prevista la definizione dei Piani Regolatori Generali di Illuminazione Pubblica ed è stata introdotta la gestione di specifici procedimenti autorizzativi nei confronti degli interventi progettuali pubblici e privati.” Affrontare organicamente tale problematica significa andare a ridurre: • l’impatto ecologico di disturbo e di influenza della luce artificiale sugli organismi viventi che regolano i loro ritmi di attività principalmente sulla base della disponibilità quotidiana e stagionale di luce solare e dunque la sua notevole influenza sugli orologi biologici. • l’impatto economico di riduzione dei costi, con i nuovi piani di illuminazione pubblica si prospetta il futuro dell’illuminazione pubblica, che sarà potenzialmente a LED, con prospetti di riduzione dei costi del 30 % rispetto alle vecchie lampade (seppur con i suoi difetti si tratta comunque di dispositivi che, rispetto al sodio ad alta pressione, inquinano il triplo per quanto riguarda gli effetti sulla produzione di melatonina) In relazione al disturbo luminoso occorre riferirsi anche alla presenza di osservatori astronomici li stessi sono stati classificati in tre categorie: • osservatori astronomici, astrofisici professionali (di rilevanza nazionale); • osservatori astronomici non professionali di grande rilevanza culturale, scientifica e popolare (di rilevanza regionale); • osservatori astronomici non professionali che svolgono attività scientifica e/o divulgativa (di rilevanza provinciale). Per ognuna di queste categorie è stabilita una fascia di protezione rispettivamente di: • 25 km per osservatori di rilevanza nazionale; • 15 km per osservatori di rilevanza regionale; • 10 km per osservatori di rilevanza provinciale. Gli osservatori, la cui fascia di rispetto ricade in parte nella provincia di Como, sono i seguenti: • Osservatorio astronomico Brera di Merate (LC) – rilevanza nazionale; • Osservatorio astronomico Schiapparelli di Campo dei Fiori (VA) – rilevanza regionale; • Osservatorio astronomico di Sormano (CO) – rilevanza regionale; • Osservatorio astronomico “New Millennium” di Mozzate (CO) – rilevanza provinciale; • Osservatorio Città di Legnano (MI) – rilevanza provinciale. Secondo la Delibera della Giunta Regionale della Lombardia n. 2611 del 11 Dicembre 2000 "Aggiornamento dell'elenco degli osservatori astronomici in Lombardia e determinazione

27 delle relative fasce di rispetto", il comune di Casnate con Bernate non rientra nelle fasce di rispetto di tali osservatori.

La progettazione del nuovo piazzale, definirà la tipologia di illuminazione secondo le norme vigenti a livello regionale e comunale, e sarà predisposta onde ridurre al minimo il consumo energetico ed il disturbo luminoso all’ambiente. La presenza del nuovo manufatto, indurrà una alterazione al contesto ecologico con particolare riferimento al vicino bosco, rispetto al quale, la previsione delle mitigazioni ambientali, provvederà a definire una schermatura vegetale il più efficace possibile e ridurre l’inquinamento luminoso.

Dallo studio di zonizzazione acustica del territorio comunale redatto dallo studio Ing. F. Cortelezzi – Ing. O. Guffanti, elaborato per il PGT del comune di Casnate con Bernate, emerge la seguente classificazione acustica del territorio comunale: • Zone Classe I: aree particolarmente protette. A questa categoria appartengono due porzioni di territorio comunale e precisamente: quella di maggiore estensione situata in corrispondenza della zona della brughiera a sud del Laghetto di Casnate, l’altra, di dimensioni più ridotte, adiacente all’area cavalli tra via Verdi e via Mascagni. • Zone Classe II: aree prevalentemente residenziali. Più della metà del territorio comunale ricade in questa classe e corrisponde alla porzione più centrale che si sviluppa in senso latitudinale da nord a sud. • Zone Classe III: aree di tipo misto. Per quanto riguarda questa categoria le porzioni di territorio comunale interessate corrispondono: all’area nord e sud orientale del comune nella quale ricadono rispettivamente una zona a rischio di incidente rilevante (RIR), l’area della cava, parte della zona industriale situata alla sinistra del tracciato ferroviario e la porzione del SIC Palude di Albate interna al perimetro comunale, l’area alla destra del Laghetto di Casnate e l’intero tracciato ferroviario; l’area ad ovest del centro storico di Casnate occupata della zona di pertinenza del centro sportivo e dalla presenza di alcune attività industriali in parte dismesse nonché dalla presenza di una azienda produttiva storica (industria Pinto); una fascia alla destra del percorso del Torrente Seveso e le principali strade di collegamento comunali. • Zone Classe IV: aree di intensa attività umana. A questa categoria ricadono tre aree del territorio comunale. Quella di maggiore estensione, in corrispondenza del confine comunale est, è a sua volta suddivisa in due parti dal tracciato della ferrovia. Di queste, nella porzione situata alla destra del tracciato ferroviario ricade la Cascina Baragiola, uno dei nuclei cascinali di antica formazione sparsi nel territorio comunale. Nella porzione di territorio situata alla sinistra dell’asse ferroviario ricadono invece una delle due significative zone industriali del comune, posta in prossimità dell’area estrattiva di cava a nord della via Socrate, con destinazione prettamente industriale – artigianale ed una zona con destinazione principalmente commerciale situata a sud della suddetta via. La altre due zone sono invece ubicate in prossimità del confine comunale ovest, in corrispondenza di un tratto del percorso del Torrente Seveso una e l’altra proprio a ridosso del confine comunale ove ricadono una porzione dell’area produttiva Chicco (industria storica), una porzione di un’area industriale terziaria e l’intera area di pertinenza di un ulteriore cascinale di antica formazione, la Cascina Pratopagano. • Zone Classe V: aree prevalentemente industriali. A questa categoria corrisponde la zona industriale ubicata ad ovest del territorio comunale in corrispondenza del relativo confine. • Zone Classe VI: aree esclusivamente industriali. Non si rilevano ambiti in zona esclusivamente industriale.

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L'area della variante SUAP, ricade in classe 4:" aree di intensa attività umana"; rientrano in questa classe le aree urbane interessate da intenso traffico veicolare, con alta densità di popolazione, con elevata presenza di attività commerciali e uffici, con presenza di attività artigianali; le aree in prossimità di strade di grande comunicazione e di linee ferroviarie; le aree portuali, le aree con limitata presenza di piccole industrie.

Per quanto riguarda l'inquinamento acustico, pertanto la presenza di un nuovo parcheggio non andrà ad alterare una situazione che è già connotata per la presenza di un polo industriale/artigianale con un livello di degrado acustico significativo. Per quanto attiene il tema dell’inquinamento elettromagnetico nell’ambito delle radiazioni elettromagnetiche è necessario distinguere tra radiazioni ionizzanti e radiazioni non

29 ionizzanti. Solo le prime sono disciplinate dalle normative sull’inquinamento elettromagnetico con particolare riferimento ai campi caratterizzati da intervalli di frequenze compresi tra 0 e 300 GHz. Normalmente si fa distinzione tra: - Campi a frequenza estremamente bassa denominati ELF (o – 3 kHz), generalmente prodotti dall’uso e distribuzione dell’energia elettrica; - Campi ad alta frequenza (100kHz – 300 GHz), ulteriormente distinti in Radiofrequenze (RF) e microonde, generati, per esempio, da impianti radiotelevisivi e per le telecomunicazioni. Da un punto di vista sanitario i rischi connessi all’esposizione a campi elettromagnetici sono tuttora oggetto di studio e l’interpretazione dei risultati, in termini di rapporto causa-effetto tra esposizione e patologie, è ancora contraddittoria. Nel caso dei campi ELF si ha tuttavia evidenza di una possibile correlazione tra esposizioni prolungate e insorgenza di talune forme neoplastiche, quali le leucemie infantili; nei campi RF invece non esistono riscontri epidemiologici omogenei e sufficientemente forti che consentano di avvalorare o smentire questa ipotesi. La normativa, anche in ragione del principio di precauzione, stabilisce comunque limiti di esposizione per entrambe le casistiche sopra citate. Nel primo caso si tratta di una misura cautelativa volta a contenere i possibili effetti a lungo termine. Nel secondo caso si tratta invece di una misura conseguente all’assenza di riscontri epidemiologici negativi certi.”

Le previsioni della variante urbanistica non vanno a generare fonti di inquinamento elettromagnetico in quanto non vi sono in previsione interventi impiantistici specifici.

4 ANALISI DI COERENZA ESTERNA 4.1 Piano Territoriale Regionale (PTR) Il Piano Territoriale Regionale (PTR), approvato con D.C.R. del 19.01.2010, n° V111/951, pubblicata sul 3° S.S. del BURL n- 6 del 11.02.2010 e con efficacia seguito di pubblicazione sul BURL Serie Inserzioni del 17.02.2010, in applicazione dell'art.19 della L.r. 12/2005, ha natura ed effetti di piano territoriale paesaggistico ai sensi della legislazione nazionale. Il PTR assume, consolida e aggiorna il Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR) vigente e ne integra la sezione normativa. Il P.T.R. colloca il comune di Casnate con Bernate all'interno dell'ambito zona collinare e ambito di criticità "Canturino", che appartiene alla categoria l.B "Territori geograficamente e/o culturalmente unitari amministrativamente collocati in più provincie e parzialmente nell'ambito di Parchi costituiti". Gli ambiti di criticità vengono definiti dal P.T.R. quali zone territoriali, di varia estensione, che presentano particolari condizioni di complessità per le specifiche condizioni geografiche e/o amministrative o per la compresenza di differenti regimi di tutela o, infine, per la particolare tendenza trasformativa non adeguata allo specifico assetto paesistico. Nella valutazione degli interventi di trasformazione urbanistica del territorio si deve pertanto prestare una particolare attenzione alla salvaguardia degli ambiti collinari ed al miglioramento delle aree compromesse dai procedimenti insediativi disordinati che si pongono in contrasto con il tessuto consolidato, oltre che con l'ambiente naturale circostante. Il Canturino è ambito che per la presenza di molteplici infrastrutture (autostrade, ferrovie, strade statali) e per l’originaria residua qualità dell’ambiente naturale, richiede che la pianificazione sovraccomunale definisca obiettivi e modalità di assetto territoriale tali da contemperare la tensione trasformativa locale con la tutela di continuità paesistica ancora

30 recuperabili come elemento qualificante di un complessivo disegno strutturale. Deve anche essere contemplato il ripristino di situazioni deturpate da cave e manomissioni in genere. Il comune di Casnate con Bernate è inserito nell'ambito del P.T.R in zona collinare.

Paesaggi delle colline e degli anfiteatri morenici Paesaggio caratterizzato dalla deposizione di materiali morenici che con ampie arcature concentriche cingono i bacini inferiori dei principali laghi. Caratteristica è anche la presenza di piccoli laghi rimasti chiusi da sbarramenti morenici, di torbiere e superfici palustri. La vicinanza di questo ambito all'alta pianura industrializzata, da cui è sovente indissociabile, ne ha fatto, almeno nei settori più intimamente legati all'espansione metropolitana, un ricetto referenziale di residenze e industrie ad elevata densità. Vanno tutelati la struttura geomorfologica e gli elementi connotativi del paesaggio agrario. Sulle balze e sui pendii è da consentire esclusivamente l'ampliamento degli insediamenti esistenti, con esclusione di nuove concentrazioni edilizie che interromperebbero la continuità del territorio agricolo. Va inoltre salvaguardata, nei suoi contenuti e nei suoi caratteri di emergenza visiva, la trama storica degli insediamenti incentrata talora su castelli, chiese romaniche e ricetti conventuali aggreganti gli antichi borghi.

Colline Le colline che si elevano sopra l'alta pianura costituiscono i primi scenari che appaiono a chi percorre le importanti direttrici pedemontane. Il paesaggio dell'ambito raggiunge elevati livelli di suggestione estetica anche grazie alla plasticità di questi rilievi. Ogni intervento di tipo infrastrutturale che possa modificare la forma delle colline (crinali dei cordoni morenici, ripiani, trincee, depressioni intermoreniche lacustri o palustri, ecc.) va escluso o sottoposto a rigorose verifiche di ammissibilità. Gli indirizzi di tutela di tale ambito prevedono che venga preservata, in sede di pianificazione comunale, l’identità del panorama collinare e che vengano salvaguardati i lembi boschivi sui versanti e sulle scarpate collinari, nonché le piane agricole e gli spazi agricoli tra le aree boscate, i luoghi umidi, i siti faunistici e le ville e giardini di significato ambientale. Gli interventi edilizi negli insediamenti esistenti devono ispirarsi al rispetto delle tipologie edilizie locali; le opere di pubblica utilità devono ispirarsi a criteri di adeguato inserimento nel contesto interessato.

Vegetazione Si assiste in questi ambiti ad una articolata ed equilibrata composizione degli spazi agrari e di quelli naturali, con aree coltivate nelle depressioni e sui versanti più fertili e aree boscate sulle groppe e i restanti declivi. Un significato particolare di identificazione topologica riveste poi l'uso di alberature ornamentali. Vanno salvaguardati i lembi boschivi sui versanti e sulle scarpate collinari, i luoghi umidi, i siti faunistici, la presenza, spesso caratteristica, di alberi o di gruppi di alberi di forte connotazione ornamentale (cipresso, olivo).

Paesaggio agrario La struttura del paesaggio agrario collinare è spesso caratterizzata da lunghe schiere di terrazzi che risalgono e aggirano i colli, rette con muretti in pietra o ciglionature. Sulle balze e sui pendii si nota la tendenza ad una edificazione sparsa, spesso nelle forme del villino, del tutto avulso dai caratteri dell'edilizia rurale, ricavata sui fondi dagli stessi proprietari. Occorre, innanzitutto, frenare e contrastare processi di diffusa compromissione dei terrazzi e delle balze, tramite il controllo delle scelte di espansione degli strumenti urbanistici. Occorre, poi, promuovere studi specificamente finalizzati alla definizione di criteri e regole

31 per la progettazione edilizia nelle aree rurali, anche recuperando tecniche e caratteri dell'edilizia tradizionale. Eguale cura va riposta nella progettazione di infrastrutture, impianti e servizi tecnologici, che risultano spesso estranei al contesto paesistico e talvolta, inoltre, richiedono rilevanti fasce di rispetto, intaccando porzioni sempre più vaste di territori agricoli integri.

La pianificazione del PGT dovrà quindi orientarsi per salvaguardare i lembi boschivi sui versanti e sulle scarpate collinari, nonché le piane agricole e gli spazi agricoli tra le aree boscate, i luoghi umidi, i siti faunistici.

Relativamente alla variante SUAP, l’interazione con gli elementi da salvaguardare comporterà una trasformazione di uno spazio agricolo prossimo ad un’area boscata ma con consumo areale e dimensionale limitato. Relativamente a luoghi umidi e siti faunistici, considerata la contiguità di tali elementi all’area prevista in trasformazione di proprietà del richiedente l’intervento,, la mitigazione/compensazione potrà tradursi in una valorizzazione attenta della componente boschiva e in un incremento di luoghi umidi e siti con significativa ricettività faunistica.

4.2 Piano Regionale di Tutela ed Uso delle Acque (PTUA) Il PTUA prevede interventi complessi ed articolati a scala regionale, provinciale e comunale ma non vi sono attinenze dirette con la variante SUAP in esame.

4.3 Piano Regionale per la Qualità dell’Aria (PRIA) Il PRIA prevede interventi complessi ed articolati a scala regionale, provinciale e comunale ma non vi sono attinenze dirette con la variante SUAP in esame.

4.4 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) è stato approvato con Delibera di Consiglio Provinciale n. 59 del 2 agosto 2006. Il PTCP definisce gli obiettivi generali di pianificazione territoriale di livello provinciale attraverso l’indicazione delle principali infrastrutture di mobilità, delle funzioni di interesse sovracomunale, di assetto idrogeologico e difesa del suolo, delle aree protette e della rete ecologica, dei criteri di sostenibilità ambientale dei sistemi insediativi locali. Con l’entrata in vigore del PTCP, i Piani di Governo del Territorio sono approvati direttamente dai comuni previa verifica, da parte della Provincia, della compatibilità tra i due strumenti di pianificazione

Il PTCP in rapporto ad altri strumenti di pianificazione: a) assume il valore e gli effetti dei piani di tutela nei settori della tutela dell’ambiente, delle bellezze naturali, delle acque e della difesa del suolo, nonché dei piani stralcio o varianti dei piani territoriali regionali a condizione che la definizione delle relative disposizioni avvenga nelle forme di intese tra la Provincia e le amministrazioni, anche statali competenti ai sensi dell’art. 57 del D.lgs. 112/98; b) definisce, con riferimento all’art. 1 delle NTA del Piano Stralcio per l’assetto Idrogeologico (PAI) dell’autorità di Bacino del Fiume , gli approfondimenti di natura idraulica e geomorfologia relativi alle problematiche di sicurezza idraulica e di stabilità dei versanti, coordinate con gli aspetti ambientali e paesistici; l’adeguamento degli strumenti urbanistici comunali e intercomunali è effettuato nei riguardi dello strumento provinciale per il quale sia stata raggiunta l’intesa di cui al comma precedente;

32 c) promuove appositi studi, con riferimento alla normativa vigente ai sensi dei criteri regionali in materia, per la delimitazione delle fasce sul reticolo idrico principale e minore e per la valutazione della pericolosità dei principali fenomeni generatori di rischio a scala provinciale. Siffatte determinazioni, laddove perfezionate con il procedimento dell’intesa con l’autorità di Bacino, costituiscono variante al PAI; d) specifica i contenuti del Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR), assumendo specifica valenza di strumento di maggior dettaglio paesistico; e) coordina e rende coerenti le proprie previsioni pianificatorie con gli obiettivi strategici della Regione Lombardia, dei PTCP delle Province confinanti (Sondrio, Varese, Lecco e Milano), nonché con la nazione Svizzera. f) promuove l’attivazione di Piani Territoriali Regionali d’area in relazione ad aree di significativa ampiezza territoriale, interessate da opere, interventi o destinazioni funzionali aventi rilevanza regionale o sovraregionale. g) favorisce il ricorso alla pianificazione intercomunale, sostenendo la costituzione di consorzi tra comuni o la definizione di convenzioni, nelle forme previste dalla legislazione vigente, aventi ad oggetto la pianificazione complessiva e coordinata negli ambiti territoriali che presentano particolari specificità e complessità in relazione alle problematiche di sviluppo socioeconomico ed infrastrutturale.

Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale – P.T.C.P. inserisce il territorio di Casnate con Bernate nell’ AMBITO 26 - COLLINA CANTURINA E MEDIA VALLE DEL LAMBRO ed ha evidenziato gli aspetti tipizzanti che vengono di seguito riportati. Sintesi dei caratteri tipizzanti L’amplissimo settore della provincia di Como posto a sud delle direttrici Como-Varese e Como-Lecco, genericamente denominato con il termine “”, è caratterizzato da un assetto paesaggistico sostanzialmente omogeneo e significativamente differente dai precedenti. Percepibili differenze nella struttura paesaggistica suggeriscono tuttavia di suddividere nella presente trattazione l’area briantea collinare in due settori, convenzionalmente disgiunti all’altezza della Strada Statale dei Giovi. L’unità di paesaggio è ripartibile in tre zone geomorfologiche: i terrazzi antichi, i terrazzi recenti e le valli fluviali escavate. L’ambiente dei terrazzi antichi si distingue per il grado di povertà e acidità dei suoli, argillosi e rossastri, dovuti ad alterazione profonda (“ferrettizzazione”) dei depositi fluvioglaciali, risalenti al Pleistocene inferiore. La vegetazione naturale potenziale è rappresentata da boschi acidofili di farnia e rovere, spesso accompagnati da betulla e pino silvestre. Il sistema dei terrazzi recenti corrisponde agli affioramenti dei depositi alluvionali, fluviali e fluvioglaciali del Pleistocene medio e superiore. La vegetazione potenziale è rappresentata da querceti con farnia e carpino bianco. Di notevole interesse è la permanenza in tale ambito di residui lembi di brughiera (le cosiddette “baragge”), relitti di una ben più ampia diffusione in epoca passata. Particolare significato ai fini della conservazione della biodiversità possiedono le rare zone umide, non di rado localizzate in coincidenza di aree con cessata attività di cavazione dell’argilla. Il sistema delle valli fluviali comprende infine ambienti di forra, generalmente incisi nell’arenaria (localmente detta “Molera”) e nella formazione conglomeratica del Ceppo. La vegetazione potenziale è rappresentata da saliceti arbustivi e populo-saliceti a salice bianco.

La zona del Comune di Casnate con Bernate, interessa la vasta area posta a sud delle direttrici Como- Varese, Como-Lecco caratterizzato da un assetto paesaggistico sostanzialmente omogeneo e significativamente differente determinato da un paesaggio ripartibile in tre zone geomorfologiche: i terrazzi antichi, i terrazzi recenti e le valli fluviali escavate. La significativa presenza di terrazzamenti e di una morfologia collinare con presenza di aree boscate con presenza di essenze arboree di valore determina l’importanza

33 paesistica del territorio. Oggi la realtà vede gli ambiti boscati invasi da essenze infestanti permangono talune di tali essenze di pregio, autoctone od alloctone ornamentali, nei parchi delle ville storiche poste all’apice dell’emergenza collinare, e talvolta la lettura della collina è disturbata dalla presenza dell’edificazione. Tra le aree meno alterate sotto il profilo ambientale, vere e proprie “terre dei risulta” nelle quali è ancora possibile distinguere i tratti dell’originaria struttura paesaggistica del territorio si può citare Il Sito di Interesse comunitario Palude di Albate, che si estende per una depressione paludosa chiusa da un cordone morenico e il cui sottosuolo comprende un deposito di torba sfruttato sino ad un secolo fa. Nelle zone più depresse la vegetazione passa dalla prateria umida al fragmiteto e a interessanti boschi di salicone ed ontano nero. Vi è la presenza di architetture fortificate e di ville storiche con parco anch’esso di importanza storica oltre che edifici rurali e cascine o casolari, presenti in numero ridotto permettono l’osservazione dei caratteri originari, quali la tipologia a corte. Landmarks di livello provinciale • palude di Albate – Bassone Principali elementi di criticità • perdita di valore del paesaggio per la progressiva e non controllata espansione dell’edificato residenziale e produttivo • interruzione dei corridoi ecologici • presenza di specie estranee al contesto ecologico. Da un punto di vista paesaggistico si segnala inoltre la presenza del corso d’acqua Rio Acquanegra e del Torrente Seveso elementi significativi del reticolo idrico principale, oltre che il SIC – Sito di Interesse comunitario della Palude di Albate. Come emerge dall’analisi delle sottoindicate cartografie, l’area oggetto di variante SUAP: - non interferisce con elementi di valore storico-culturale - non confina e interferisce con are protette o aree della Rete Natura 2000 - non interagisce con beni paesaggistici e aree tutelate per legge (vincoli ex, dlgs 42/04 s.m.i. art. 142, comma 1, lettera c)) quali fiumi, torrenti e corsi d’acqua pubblici e relative sponde.

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La rete ecologica provinciale è elemento strutturale del sistema paesistico ambientale del PTCP e si compone di unità ecologiche la cui funzione è di consentire il flusso riproduttivo tra le popolazioni di organismi viventi che abitano il territorio, rallentando in tale modo i processi di estinzione locale, l’impoverimento degli ecomosaici e la riduzione della

35 biodiversità. 2. La rete ecologica è stata definita attraverso le risultanze dell’applicazione di uno specifico modello di valutazione ambientale (MVA) fondato su un archivio di dati, costantemente aggiornato in sede di attuazione del PTCP, inerenti le comunità biologiche. A tale proposito il PTCP: a) individua cartograficamente le aree facenti parte della rete ecologica, le quali costituiscono un complesso di ecosistemi che interagiscono funzionalmente in relazione alla loro reciproca collocazione; b) inserisce nella rete ecologica provinciale sia le aree protette già istituite sia nuovi ambiti meritevoli di tutela per le loro caratteristiche intrinseche; c) riconosce il valore sistemico e funzionale delle aree comprese nella rete ecologica provinciale all’interno di una finalità più complessiva di conservazione dell’ecomosaico territoriale, in modo da preservare la conservazione del paesaggio naturale e para-naturale e all’incremento dei livelli di biodiversità. La rete ecologica è rappresentata nella cartografia del PTCP mediante poligoni, la cui classificazione ed estensione potrà essere meglio precisata da parte degli strumenti urbanistici comunali e intercomunali, nonché dai piani di settore e altri strumenti di programmazione negoziata. Tali modifiche dovranno essere adeguatamente motivate sotto il profilo ambientale e dovranno comunque garantire la coerenza con l’assetto strutturale e la funzionalità complessiva della rete ecologica. Tale coerenza sarà verificata dalla Provincia nell’ambito della procedura di valutazione di compatibilità degli strumenti urbanistici comunali e intercomunali, nonché, relativamente ai piani di settore e agli altri strumenti di programmazione negoziata, accertata nel provvedimento di approvazione degli stessi, da parte del Consiglio Provinciale, che comporta automatica variante al PTCP. La rete ecologica provinciale è articolata in: a) elementi costitutivi fondamentali, che comprendono le seguenti unità ecologiche diffuse sul territorio: (1) sorgenti di biodiversità di primo livello, comprendenti aree generalmente di ampia estensione caratterizzate da elevati livelli di biodiversità, le quali fungono da nuclei primari di diffusione delle popolazioni di organismi viventi, destinate ad essere tutelate con massima attenzione e tali da qualificarsi con carattere di priorità per l’istituzione o l’ampliamento di aree protette; (2) sorgenti di biodiversità di secondo livello, comprendenti aree generalmente di ampia estensione caratterizzate da medi livelli di biodiversità, le quali fungono da nuclei secondari di diffusione delle popolazioni di organismi viventi, destinate ad essere tutelate con attenzione, attraverso corrette strategie di conservazione degli ecosistemi e del paesaggio e l’eventuale istituzione od ampliamento di aree protette; (3) corridoi ecologici di primo e secondo livello, comprendenti aree con struttura generalmente lineare, le quali connettono geograficamente e funzionalmente le sorgenti di biodiversità consentendo il mantenimento dei flussi riproduttivi tra le popolazioni di organismi viventi, meritevoli di tutela con la massima attenzione, attraverso corrette strategie di conservazione degli ecosistemi e del paesaggio e l’eventuale istituzione od ampliamento di aree protette; (4) elementi areali di appoggio alla rete ecologica (“stepping stones)”, comprendenti aree di modesta estensione, le quali fungono da supporto funzionale alla rete ecologica in assenza di corridoi ecologici continui, meritevoli di tutela con attenzione, attraverso corrette strategie di conservazione degli ecosistemi e del paesaggio; (5) zone di riqualificazione ambientale, comprendenti aree ove è necessario attivare interventi di ricostruzione e ricucitura della rete ecologica, fatte salve le disposizioni del vigente piano provinciale cave;

36 (6) ambiti di massima naturalità, comprendenti le aree di più elevata integrità ambientale del territorio provinciale montano. b) zone tampone, con funzioni di preservazione e salvaguardia della rete ecologica provinciale, nonché di cerniera ecologica e paesaggistica con i contesti insediativi, a loro volta suddivise in: (1) zone tampone di primo livello, comprendenti aree con funzione cuscinetto caratterizzate dalla presenza di ecomosaici aperti e mediamente diversificati, da gestire con attenzione prioritaria nei confronti delle problematiche legate all’economia agricola e al paesaggio, in aderenza ai principi dello sviluppo sostenibile; (2) zone tampone di secondo livello, comprendenti aree con funzione cuscinetto caratterizzate dalla presenza di ecomosaici aperti e poco diversificati, da gestire con attenzione prioritaria nei confronti delle problematiche legate all’economia agricola e al consumo di suolo, in aderenza ai principi dello sviluppo sostenibile.

Area d’intervento

37 Dalla lettura del PTCP si evince che l'area ove sorge la sede Bianchi e C. s.r.l.. ricade nell'ambito delle "Aree urbanizzate esistenti e previste dai PRG vigenti", mentre l'area in dove è previsto l’intervento, attigua ad essa, ricade nell'ambito "Aree sorgenti di biodiversità di secondo livello - CAS", ritenuti elementi costitutivi fondamentali della rete ecologica generale. il sito rientra quindi nelle aree sorgenti di biodiversità di secondo livello, aree più o meno ampie caratterizzate da valori medi di biodiversità e da ecomosaici continui; sono equiparate ad interconnessioni con le reti ecologiche di altri P.T.C.P. Le azioni proposte dal P.T.C.P. sono rivolte ad una tutela particolare di queste zone, ove bisogna prioritariamente promuovere e sostenere iniziative di istituzione/ampliamento di aree protette. Sono presenti delle connessioni vegetali che creano dei collegamenti fra le diverse aree verdi.

La variante SUAP interessa arealmente l’1,03% della superficie dell’elemento di rete ecologica che, in questo caso, è ragionevole sia assunto come CAS+BZP essendo i due sinergici ed isolati all’interno di un sistema territoriale edificato. Se invece si considera la trasformazione dell’habitat “Prato da sfalcio”, rispetto al medesimo habitat compreso nell’elemento di rete ecologica complessivo CAS+BZP (per le motivazioni espresse al precedente paragrafo) troviamo che la trasformazione d’uso del suolo incide per il 2,86% della superficie territoriale occupata dal prato da sfalcio stesso.

Analizzando invece gli ingombri lineari dell’opera all’interno dell’elemento CAS di rete ecologica questi, nel punto di costruzione del parcheggio, presenta un’ampiezza trasversale (Est-Ovest) dai 780 metri agli 800 metri mentre il nuovo parcheggio automezzi riduce di circa 40 metri di ampiezza il CAS (che in percentuale corrisponde ad una riduzione di circa il 5%). Solo nel settore localizzato del ponte e strada di ingresso la riduzione è di 70 metri lineari che, in percentuale, corrisponde al 9% della larghezza del CAS, ma tale riduzione è armonizzata dai sottopassi per anfibi ed altra fauna previsti in progetto. La riduzione del 5% lungo lo sviluppo del parcheggio avviene solo per un tratto avente una lunghezza lineare di 180 metri.

4.5 Rete Ecologica Regionale Il fondamento normativo delle reti ecologiche in Lombardia è la l.r. 4 agosto 2011 n. 12. Nuova organizzazione degli Enti Gestori delle Aree Protette e modifiche alle Leggi Regionali 30 novembre 1983, n. 86 (Piano Generale delle aree protette) e 16 luglio 2007 n. 16 (Testo unico in materia di istituzione dei parchi). La legge 12/2011 introduce il concetto di rete ecologica nell’ordinamento regionale, definendo la rete ecologica regionale e i propri livelli attuativi. In particolare, l’art. 3ter della l.r. 12/2011 stabilisce che la RER è definita nei piani territoriali regionali d’area, nei piani territoriali di coordinamento provinciale, nei piani di governo del territorio (e loro varianti) e nei piani territoriali dei Parchi. Inoltre viene individuato nella Provincia l’Ente cui spetta il compito di verifica della compatibilità tra previsioni di piano di governo e rete ecologica regionale (art. 3ter comma 3). La normativa regionale di dettaglio è rappresentata dai seguenti atti: • D.G.R. 8/1515 del 26 novembre 2008 Rete Ecologica Regionale e Programmazione degli enti locali. Trattasi del documento che definisce le modalità di recepimento a livello di pianificazione locale degli elementi della Rete Ecologica Regionale e Provinciale, nonché delle relazioni tra Piano di Governo del Territorio ed elementi della Rete. • D.G.R. n.8/10962 del 30 dicembre 2009, con la quale la Giunta approvava il disegno definitivo di Rete Ecologica Regionale, aggiungendo l’area alpina e prealpina a quella planiziale, già definita con D.g.r. del 2008;

38 • B.U.R.L. n. 26 Edizione Speciale del 28 giugno 2010, con la quale si forniva pubblicazione cartacea degli elaborati della RER; • La già citata l.r. 4 agosto 2011 n. 12 (di modifica della L.R. 86/83), che definisce le modalità di declinazione della RER negli strumenti di governo del territorio (PTCP, PGT, PTC dei Parchi, ecc) e il ruolo delle Province nella valutazione di compatibilità. • Il comunicato regionale del 23/02/2012 della (ex) Direzione Generale Sistemi Verdi e Paesaggio “Istruzioni per la pianificazione locale della R.E.R.”, pubblicato sul BURL n. 9 s.o. del 02/03/2012. Il comune di Casnate con Bernate relativamente alla Rete Ecologica Regionale è inserito nel settore n° 50. Si riportano di seguito i conten uti.

CODICE SETTORE: 50 NOME SETTORE: LAGHI BRIANTEI Province: Como, Milano, Lecco DESCRIZIONE GENERALE Il settore 50 è in larghissima parte incluso nell’area prioritaria per la biodiversità 01 –Colline del Varesotto e dell’alta Brianza, a testimonianza di un valore naturalistico residuo molto elevato. Buona parte dell’area è ricompresa in aree di primo livello della rete ecologica, che coincidono con una porzione di territorio molto interessante per la presenza di boschi misti e di latifoglie di valore discreto e localmente buono, brughiere residue, corsi d’acqua e risorgive in alcuni punti di valore particolarmente elevato (es. Fontana del Guercio), e di alcuni siti di eccezionale valore naturalistico, quali la Palude di Albate (Torbiere di Albate- Bassone) e alcuni dei Laghi Briantei (Montorfano, Alserio, Pusiano). Tutta l’area è interessata da forte urbanizzazione ed infrastrutturazione, soprattutto nell’area comasco-canturina. Ciò si riflette su consumo del suolo e crescente frammentazione/ isolamento delle aree naturali. La conservazione delle aree a maggior valore naturalistico in questa porzione dell’area di studio è di fondamentale importanza anche per il mantenimento di popolazioni vitali di molte specie in aree ubicate più a sud, verso Milano. Molte delle specie presenti nell’area compresa tra questo settore e Milano necessitano infatti del continuo apporto di nuovi individui da queste aree più settentrionali, dal momento che le ridotte superfici di habitat della fascia a nord di Milano non consentono il mantenimento di popolazioni sufficientemente grandi per sopravvivere ad eventi stocastici e demografici sfavorevoli. Il mantenimento quindi delle aree sorgente e delle connessioni tra tessere di habitat interne ed esterne a questo settore riveste pertanto un’importanza che va oltre alla pura conservazione di questi siti. ELEMENTI DI TUTELA SIC: Siti di Importanza Comunitaria: IT2020011 Spina Verde; IT2020005 Lago di Alserio; IT2020006 Lago di Pusiano, IT2020003 Palude di Albate, IT2020004 Lago di Montorfano, IT2020008 Fontana del Guercio ZPS – Zone di Protezione Speciale: - Parchi Regionali: PR della Spina Verde, PR della Valle del Lambro Riserve Naturali Regionali/Statali: RNR Lago di Montorfano, RNR Fontana del Guercio, RNR Riva Orientale del Lago di Alserio Monumenti Naturali Regionali: - Aree di Rilevanza Ambientale: ARA “Brughiera Comasca” PLIS: Valle del Lura, Brughiera Briantea Altro: - ELEMENTI DELLA RETE ECOLOGICA: Elementi primari Gangli primari: - Corridoi primari: Fiume Lambro e Laghi Briantei (classificato come “fluviale antropizzato” nel tratto compreso nel settore 50) Elementi di primo livello compresi nelle Aree prioritarie per la biodiversità (vedi D.G.R. 30 dicembre 2009 – n. 8/10962): 01 -Colline del Varesotto e dell’alta Brianza (settori Brianza settentrionale e Brianza meridionale) Elementi di secondo livello Aree importanti per la biodiversità esterne alle Aree prioritarie (vedi Bogliani et al., 2007. Aree prioritarie per la biodiversità nella Pianura Padana lombarda. FLA e Regione Lombardia; Bogliani et al, 2009. Aree prioritarie per la biodiversità nelle Alpi e Prealpi lombarde. FLA e Regione Lombardia): - Altri elementi di secondo livello: boschi e brughiere tra Cantù-Como e il torrente Lura; boschi, brughiere e aree agricole tra il torrente Lura e il Parco Pineta di Appiano Gentile – Tradate.

39 1) Elementi primari 01 -Colline del Varesotto e dell’alta Brianza – settore Brianza settentrionale: comprende le aree più importanti dal punto di vista naturalistico della zona compresa tra Como e Lecco. Indicazioni specifiche: promuovere la conservazione e gestione naturalistica degli elementi di maggior pregio naturalistico, coincidenti con i SIC ricadenti nell’area; gestione attiva delle zone umide, soprattutto di piccole dimensioni (es. Palude di Albate), soggette ad un forte processo di interramento che in assenza di creazione di nuove zone umide ne determina la riduzione/scomparsa; gestione degli ambienti boschivi con criteri di selvicoltura naturalistica, anche al fine di mantenere buone popolazioni delle specie selvatiche, rafforzando il ruolo di area source rivestito da questo settore del territorio; mantenimento di siepi e vegetazione marginale in aree agricole; conservazione e gestione attiva dei tratti residui di brughiera. 2) Elementi di secondo livello Boschi e brughiere tra Cantù-Como e il torrente Lura; Boschi, brughiere e aree agricole tra il torrente Lura e il Parco Pineta di Appiano Gentile - Tradate: gestione degli ambienti boschivi con criteri di selvicoltura naturalistica; mantenimento siepi e vegetazione marginale in aree agricole; conservazione e gestione attiva dei tratti residui di brughiera; 3) Aree soggette a forte pressione antropica inserite nella rete ecologica Superfici urbanizzate: favorire interventi di deframmentazione; evitare la dispersione urbana; Infrastrutture lineari: prevedere, per i progetti di opere che possono incrementare la frammentazione ecologica, opere di mitigazione e di inserimento ambientale. L’area in variante è inserita nella RER come ”Elemento di secondo livello” della rete ecologica, ovvero un’area che svolge una funzione di completamento del disegno di rete e di raccordo e connessione ecologica tra gli Elementi primari. Gli elementi di secondo livello consistono in: a) Aree importanti per la biodiversità non ricomprese nelle Aree prioritarie; b) Elementi di secondo livello delle Reti Ecologiche Provinciali, quando individuati secondo criteri naturalistici/ecologici e ritenuti funzionali alla connessione tra Elementi di primo e/o secondo livello.

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Si ritiene utile segnalare invece come, più a sud, l’area di varco ecologico presso la S.P. 28 in Loc. S.Quirico, è a forte rischio di confinamento dell’elemento ecologico considerato.

41 5.8 Piano Cave della Provincia di Como Il Piano Cave della Provincia di Como non prevede aree estrattive prossime al sito della variante SUAP, che quindi non ha attinenze con questa forma di pianificazione.

5.9 Piano Faunistico Venatorio (PFV) della provincia di Como L’area in variante si colloca nel settore dell’alta pianura lombarda all’interno dell’Ambito Territoriale di Caccia Canturino nella zona di transizione tra le Prealpi e la zona di pianura vera e propria; dal punto di vista geologico è possibile operare una distinzione tra un basamento caratterizzato da sequenze tardo-mesozoiche e cenozoiche e una coltre di depositi continentali di età quaternaria. L’area fa parte dell'alta pianura terrazzata lombarda. È costituita da una successione di oltre 3000 m di spessore, marnosa nella parte inferiore, conglomeratica e arenacea verso l’alto, la parte conglomeratica è nota con il nome di Gonfolite. La Gonfolite, di origine pre-pliocenica, è un conglomerato composto di ciottoli di dimensioni varie, talora di diversi metri cubi, provenienti dallo smantellamento di rocce ignee e metamorfiche dell’entroterra alpino. La parte superiore della successione è costituita da limitati lembi argilloso-sabbiosi di età pliocenica (da cinque a due milioni di anni), questi lembi di antiche superfici di deposito fluvio-glaciale si compenetrano con le colline dell’anfiteatro morenico pleistocenico della colata glaciale del Lario. Al margine orientale dell’area si evidenziano gli archi morenici più recenti (Würm), allungati in direzione Nord- Sud. Dal punto di vista faunistico-venatorio gli obbiettivi faunistico-ambientali per tali aree sono: il mantenimento e/o ripristino degli elementi fissi del paesaggio di valore ambientale e faunistico, come ad esempio: le siepi, gli arbusti, i cespugli, gli alberi, i frangivento, i boschetti, le vecchie sistemazioni agricole (a piantata, a cavalletto, ecc.), i maceri, i laghetti, ecc. Gli elementi fissi del paesaggio hanno un'importanza determinante per il rifugio, la nidificazione e l'alimentazione, di molte specie selvatiche. Per i Galliformi in particolare, i micro-ambienti delle siepi e degli arbusti risultano un sito preferenziale di nidificazione oltre che un importante luogo di rifugio dall'attacco dei rapaci. A ciò va aggiunto il fondamentale apporto alimentare garantito da questi elementi, nel periodo autunnale e invernale, ad un'ampia gamma di Passeriformi. La loro presenza e diffusione favorisce l'indice di diversità ambientale di un determinato territorio e lo sviluppo del cosiddetto effetto margine. Ciò consente l'instaurarsi di una fauna più ricca qualitativamente (numero delle specie presenti) e quantitativamente (numero di individui per specie e biomassa complessiva) come evidenziato nella figura precedente. Oltre agli effetti benefici di tipo faunistico tali elementi svolgono altre funzioni utili per l'ambiente e le produzioni agrarie, tra cui la riduzione dell’erosione del suolo, la funzione di barriera frangivento, l'incremento della presenza di insetti pronubi e di predatori/parassiti dei fitofagi. Per quanto riguarda le specie arboree ed arbustive da piantare o da favorire, sono da privilegiare le specie autoctone, cioè quelle originarie del luogo, anche se alcune specie naturalizzate si possono prestare bene ad una utilizzazione a scopi naturalistici e faunistici. Considerando le diverse situazioni pedo- climatiche del territorio risulta difficile fornire indicazioni univoche sulle specie da preferire. Per tale motivo si è ritenuto utile riportare su una tabella riassuntiva, posta a fine capitolo, le specie più vantaggiose per la fauna selvatica e le caratteristiche da considerare per una loro eventuale scelta. In linea generale appare utile alternare la presenza delle specie sempreverdi con le specie caducifoglie e prevedere anche l'impianto di alcune in grado di produrre frutti eduli per favorire l'alimentazione dei selvatici. Per quanto attiene le valenze faunistico-venatorie specifiche si veda quanto indicato nel paragrafo 3.9.

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5.10 Piano Ittico della Provincia di Como Nel Piano Ittico Provinciale non viene trattato il reticolo idrico minore, di cui fa parte la Roggia Acquarossa, che corre nell’area della variante SUAP per poi confluire nel Torrente Seveso. Con Delibera n. 6990 del 31 luglio 2017 è stato approvato il PTUA 2016 che costituisce la revisione del precedente PTUA 2006 approvato con Deliberazione n. 2244 del 29 marzo 2006..

Il PTUA infatti individua i corpi idrici ritenuti significativi a livello regionale e solo per essi fissa precisi obiettivi di risanamento da raggiungersi e i relativi traguardi temporali di riferimento. Il Torrente Seveso, in cui si getta la Roggia Acquarossa, è un corso d’acqua generato nell’area prealpina sino a confluire a Milano nel . Secondo il PTUA gli obiettivi di risanamento del Torrente Seveso son i seguenti.

43 In generale le situazioni più compromesse si riscontrano negli ambienti torrentizi della media e bassa provincia comasca, che scorrono in aree molto antropizzate e hanno portate di norma modeste. Il complesso degli scarichi di origine civile e industriale gravanti su molte di queste acque è tale da non permettere, nello scenario temporale del Piano Ittico provinciale, l’instaurazione di popolamenti ittici ampi ed equilibrati. Grazie agli sforzi di risanamento in corso vi è un miglioramento della qualità di molti corsi idrici minori, ma il pur evidente miglioramento delle condizioni ecologiche di questi corsi d’acqua non è comunque tale da poter loro attribuire le caratteristiche di pregio ittico o di interesse pescatorio. Pertanto, considerato che le norme generali di tutela ambientale e faunistica vi sono sempre garantite, il complesso dei corsi minori di pianura, salvo poche eccezioni, è stato classificato come “Acque che non rivestono particolare interesse ittico”.

In base a quanto indicato la Roggia Acquarossa, non è considerabile un corso d’acqua minore di interesse ittico. Ciononostante la qualità delle acque in essa scorrenti, nonché il substrato presente, determinano la presenza di specie vegetali idrofitiche di valore quali Callitriche sp., indicatore di livelli di qualità idrica. A livello pianificatorio, quindi la variante SUAP non modificherà la conformazione della roggia e se le lavorazioni di cantiere, per le opere previste verranno effettuate con cura e seguite da un ripristino morfologico attento dell’area cantiere. A conclusione del previsto intervento, non si ritiene vi possano essere effetti ambientali tali da modificare negativamente l’assetto ambientale locale del corso d’acqua.

5.11 Piano d’Indirizzo Forestale (PIF) della Provincia di Como

Piano di Indirizzo Forestale (PIF) Il piano di indirizzo forestale (PIF), approvato definitivamente dal Consiglio Provinciale con delibera n. 8 del 15.03.2016, costituisce uno strumento di analisi e di indirizzo per la gestione dell'intero territorio forestale ad esso assoggettato, di raccordo tra la pianificazione forestale e la pianificazione territoriale, di supporto per la definizione delle priorità nell'erogazione di incentivi e contributi e per la individuazione delle attività selvicolturali da svolgere; inoltre, contiene le previsioni di cui all'articolo 43, commi 4 e 5, e all'articolo 51, comma 4 (art. 47, comma 3 - l.r. 31/08) I piani di indirizzo forestale sono redatti in coerenza con i contenuti dei piani territoriali di coordinamento provinciali, dei piani paesaggistici di cui all'articolo 135 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio), dei piani di bacino e della pianificazione regionale delle aree protette di cui alla legge regionale 30 novembre 1983, n. 86. (art. 48, comma 1 - l.r. 31/08). Il piano di indirizzo forestale costituisce specifico piano di settore del piano territoriale di coordinamento della provincia cui si riferisce. (art. 48, comma 2 - l.r. 31/08) Gli strumenti urbanistici comunali recepiscono i contenuti dei piani di indirizzo e dei piani di assestamento forestale. La delimitazione delle superfici a bosco e le prescrizioni sulla trasformazione del bosco stabilite nei piani di indirizzo forestale sono immediatamente esecutive e costituiscono variante agli strumenti urbanistici. (art. 48, comma 3 - l.r. 31/08) Il PIF della provincia di Como studia, analizza e pianifica il territorio forestale dei 67 comuni di pianura e collina situati al di fuori delle comunità montane e dei parchi regionali. È un piano di area vasta che interessa un territorio di circa 34.000 ha entro il quale individua e pianifica circa 8.000 ha di boschi.

44 Il Piano di Indirizzo Forestale è lo strumento utilizzato dalla Provincia, ai sensi della legge regionale 5 dicembre 2008, n. 31 e s.m.i., per delineare gli obiettivi di sviluppo del settore silvopastorale e le linee di gestione di tutte le proprietà forestali, private e pubbliche.

Tale piano è stato redatto con la finalità di approfondire le conoscenze ed organizzare le proposte di intervento nel territorio provinciale esterno al perimetro di Comunità Montane, Parchi e Riserve Regionali ovvero per le aree che da un punto di vista della normativa forestale (LR n. 31/2008) sono di competenza della Amministrazione Provinciale, attualmente in fase di transizione e di passaggio alla Regione Lombardia.

Il Piano di Indirizzo Forestale (PIF) rientra quindi nella strategia forestale regionale, quale strumento capace di raccordare, nell'ambito di comparti omogenei, le proposte di gestione, le politiche di tutela del territorio e le necessità di sviluppo dell'intero settore. Il Piano di Indirizzo Forestale P.I.F. della provincia di Como è stato recentemente approvato con delibera di C.P. n°8 del 15.3.2016. Si riporta di s eguito lo stralcio della tavola 4b3 del PIF approvato con l’identificazione degli ambiti a bosco, relativa all’area oggetto d’intervento.

Nell’area oggetto d’intervento la tavola del PIF che riguarda i “Tipi forestali” (Tavola 5b2) risulta errata sulla tipologia forestale che è attribuita per la gran parte a Robinieto misto ed in piccola parte ad Alneto, il quale però, sulla stessa tavola del PIF, è collocato nella posizione errata.

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AREA D’INTERVENTO

Tavola 5b2 dei “Tipi forestali” del Piano di Indirizzo Forestale (PIF).

46 Da rilievi in campo, si è invece osservata una reale discrepanza nella cartografia dei Tipi forestali del PIF essendo presente un’ampia superficie a Querco-carpineto ad Est dell’area parcheggio, un settore ad Alneto a Nord dell’area parcheggio (igrofilo, probabilmente derivante da abbandono colturale di prati da sfalcio) ed un Alneto paludoso all’estremo Est della proprietà come è visibile nelle immagini qui sotto rappresentate. Estratto Tavola 5b2 dei “Tipi forestali” del Piano di Indirizzo Forestale.

AREA D’INTERVENTO

Cartografia dei Tipi forestali da risultanze dei rilievi in campo.

AREA D’INTERVENTO

47 Seppur l’intervento di creazione del parcheggio non preveda trasformazioni all’interno delle aree boscate la Tavola P3b2 espone le aree forestali trasformabili e non secondo diversi gradi ed in modo indiretto definisce le qualità delle cenosi presenti. L’area nell’intorno del parcheggio, su cui non incideranno gli interventi, proprio perché la si è voluta salvaguardare, è caratterizzata da “ Formazioni forestali d’eccellenza e di particolare importanza per la stabilità del territorio ”, dato confermato dalla presenza di cenosi di elevata importanza quali l’Alneto ed il Querco-carpineto, entrambi Habitat Natura 2000.

AREA D’INTERVENTO

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8b - L’USO DEL SUOLO BOSCATO Al fine di poter comprendere la tipologia delle essenze arboree presenti negli ambiti boscati comunali si sono consultati i dati utilizzati dalla Provincia di Como per la stesura del PIF – Piano di Indirizzo Forestale. DEFINIZIONE DELLE CATEGORIE E DEI TIPI FORESTALI – P.I.F. DELLA PROVINCIA DI COMO L’articolazione del territorio forestale di Casnate con Bernate sarà di seguito illustrata in riferimento al sistema dei tipi forestali della Regione Lombardia, così come riportato sulle tavole del P.I.F. della Provincia di Como. Si tratta di un sistema di classificazione comune delle aree forestali che fornisce un insieme di unità floristico-ecologico-selvicolturali. Questo sistema prevede, per ogni unità individuata, la formulazione di indicazioni tecnico- selvicolturali. Lo stralcio della tavola 6b “Categorie forestali” evidenzia le categorie forestali che sono state rilevate nel territorio di Casnate con Bernate. Le categorie che interessano il territorio comunale sono: Querco-carpineti e carpineti, Querceti, Castagneti, Alneti, Formazioni antropogene, Formazioni indifferenziate e Rimboschimenti. Viene, inoltre, riportato lo stralcio della tavola 5b2 “Carta dei tipi forestali”, dove sono restituite le tipologie forestali che declinano, con maggior dettaglio, le categorie forestali. I tipi forestali che interessano il territorio comunale sono: Querco-carpineto collinare di rovere e/o farnia (5), Querceto di rovere e/o farnia del pianalto (10), Castagneto delle cerchie moreniche occidentali (46), Alneto di Ontano nero d’impluvio (172), Robinieto puro (188), Robinieto misto (189), Formazione di quercia rossa mista (201), Formazione indifferenziata in evoluzione da terreno agricolo (193) e Rimboschimento da latifoglie (192). Il Piano di Indirizzo Forestale è lo strumento utilizzato dalla Provincia, ai sensi della legge regionale 5 dicembre 2008, n. 31 e s.m.i., per delineare gli obiettivi di sviluppo del settore silvopastorale e le linee di gestione di tutte le proprietà forestali, private e pubbliche. Tale piano è stato redatto con la finalità di approfondire le conoscenze ed organizzare le proposte di intervento nel territorio provinciale esterno al perimetro di Comunità Montane, Parchi e Riserve Regionali ovvero per le aree che da un punto di vista della normativa forestale (LR n. 31/2008) sono di competenza della Amministrazione Provinciale, attualmente in fase di transizione e di passaggio alla Regione Lombardia. Il Piano di Indirizzo Forestale (PIF) rientra quindi nella strategia forestale regionale, quale strumento capace di raccordare, nell'ambito di comparti omogenei, le proposte di gestione, le politiche di tutela del territorio e le necessità di sviluppo dell'intero settore. Il Piano di Indirizzo Forestale P.I.F. della provincia di Como è stato recentemente approvato con delibera di C.P. n°8 del 15.3.2016. Si riporta di s eguito lo stralcio della tavola 4b3 del PIF approvato con l’identificazione degli ambiti a bosco, relativa all’area oggetto d’intervento.

6. L’INTERVENTO PREVISTO: VALUTAZIONE DELLA SOSTENIBILITA’ AMBIENTALE LO STATO DI FATTO L'area interessata dal progetto in oggetto si trova a ridosso di un complesso produttivo, a confine con la roggia Acquarossa in lato di N/O e con una fascia boscata in lato E-SE e rientra nella rete ecologica regionale e provinciale. La superficie dove sorgerà la nuova opera è costituita da un prato da sfalcio che poco tempo addietro risultava essere utilizzato a seminativo. L’area boscata prossima all’area in variante, se si escludono modesti settori di robinieto, risulta essere di elevata qualità essendo costituita da un querco-carpineto; peraltro l’area boscata di cui trattasi non verrà interessata dagli interventi risultando solo limitrofa, ma sarà necessario per un buon rispetto ambientale prevedere le modalità di di inserimento infrastrutturale tra il bosco e l’opera in progetto. Il restante dell’area più prossima all’opera in progetto, all’interno della rete ecologica, è costituita da altre aree boscate (tra cui un alneto) e prati da sfalcio alternati a filari con ontani e salici.

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OBIETTIVI NATURALISTICI Gli obiettivi naturalistici della macro area locale afferente alla rete ecologica possono essere così schematizzati: • Tutelare i caratteri naturali diffusi costituti dai biotopi lungo i corsi d’acqua dalle macchie boscate che si alternano ai prati da sfalcio e alle colture del paesaggio agrario. Nella zona collinare il P.G.T vigente contiene un progetto di rete ecologica comunale che definisce le interconnessioni tra il Sic della Palude di Albate, gli ambiti boscati e la zona collinare caratterizzata da terrazzamenti di valore paesistico. • Creare un sistema di aree naturali e di connessione verde che si inserisce nella maglia infrastrutturale. • Costruzione e valorizzazione degli elementi vegetali come strumenti di qualificazione ed arricchimento della rete ecologica esistente. • Tutela e valorizzazione dei biotopi umidi.

Per quanto concerne specificatamente l’intervento in oggetto il raggiungimento degli obiettivi avviene attraverso le seguenti azioni: 1) limitare al minimo il consumo di suolo agricolo; 2) rendere l’opera con forme compatibili con la linearità della rete ecologica in modo che quest’ultima sia ridotta al minimo nella sua ampiezza trasversale e non presenti interruzioni di continuità; 3) rendere paesaggisticamente e naturalisticamente compatibile l’intervento attraverso sistemazioni che implementino la qualità dei sistemi verdi e inseriscano al meglio i i manufatti previsti; 4) impattare il meno possibile su cenosi boscate di qualità; 5) fare in modo che la realizzazione dell’opera sia occasione di realizzazione di fasce di ecotono a potenziamento della qualità della rete ecologica; 6) realizzare opere di compensazione a miglioramento e potenziamento della rete ecologica con particolare riferimento agli habitat relativi alla fauna acquatica ed anfibia;

MODIFICHE AMBIENTALI CONSEGUENTI ALL’OPERA In relazione all’esecuzione dell’opera non si può che ammettere che, in una certa misura, vi sia una modifica dell’ambiente oggetto di intervento e dell’area circostante. In particolare con la costruzione del piazzale per il parcheggio analizzando gli ingombri lineari dell’opera all’interno dell’elemento CAS di rete ecologica questi, nel punto di costruzione del parcheggio, presenta un’ampiezza trasversale (Est-Ovest) dai 780 metri agli 800 metri mentre il nuovo parcheggio automezzi riduce di circa 40 metri di ampiezza il CAS (che in percentuale corrisponde ad una riduzione di circa il 5%). Solo nel settore localizzato del ponte e strada di ingresso la riduzione è di 70 metri lineari che, in percentuale, corrisponde al 9% della larghezza del CAS, ma tale riduzione è armonizzata dai sottopassi per anfibi ed altra fauna previsti in progetto. La riduzione del 5% lungo lo sviluppo del parcheggio avviene solo per un tratto avente una lunghezza lineare di 180 metri.

A livello di superficie la variante SUAP interessa arealmente l’1,03% della superficie dell’elemento di rete ecologica che, in questo caso, è ragionevole sia assunto come CAS+BZP essendo i due sinergici ed isolati all’interno di un sistema territoriale edificato. Se invece si considera la trasformazione dell’habitat “Prato da sfalcio”, rispetto al medesimo habitat compreso nell’elemento di rete ecologica complessivo CAS+BZP (per le motivazioni espresse al precedente paragrafo) troviamo che la trasformazione d’uso del suolo incide per il 2,86% della superficie territoriale occupata dal prato da sfalcio stesso.

L’opera verrebbe realizzata su un ambiente uniforme (prato da sfalcio) senza interessare mosaici più complessi e variegati costituiti da ambienti differenti.

50 L’area d’intervento non si trova in zone designate specificatamente dalle direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE ed il prato da sfalcio in oggetto negli anni passati era un seminativo quindi la sua qualità floristica è ridotta e condizionata dal pregresso utilizzo agricolo. Non vi sono altre criticità legate a forme di tutela riferibili al prato oggetto di intervento, mentre cura, va previsto in fase di esecuzione dei lavori, di: - recuperare a prato stabile l’area interessata dal cantiere prossima al manufatto previsto; - ristabilire l’assetto dell’area alveale della Roggia Acquarossa nei pressi delle aree di cantiere ed in trasformazione; - non intaccare in nessun modo il querco-carpineto adiacente, anche modellando gli scavi di raccordo tra piano e scarpata, salvaguardando gli esemplari di farnia presenti sulla scarpata naturale di confine con la nuova opera ed evitando, con gli stessi scavi di raccordo, di intaccare l’apparato radicale delle farnie presenti sul terrazzo.

OBIETTIVI COMUNITARI DI CUI TENERE CONTO Nell’area di intervento ci troviamo al di fuori dalla rete Natura 2000, nell’esecuzione dei previsti interventi è comunque necessario che le unità vegetali prossime al previsto manufatto, che possono avere caratteri di qualità ecologica siano adeguatamente tutelate. Per questo motivo si è scelto di eseguire l’intervento nel prato da sfalcio (ex seminativo) evitando di intaccare il limitrofo querco-carpineto prevedendone una buona gestione ed una continuazione dello specifica evoluzione ecologica non intervenendo se non con micro interventi di controllo delle specie vegetali esotiche presenti. Infatti il querco-carpineto limitrofo all’area d’intervento si trova in buono stato di conservazione, caso spesso raro al di fuori delle aree protette, dato che i querco-carpineti, sempre più spesso, vengono gradualmente trasformati in robinieto conseguentemente ai tagli di utilizzazione. Proprio per questo durante i lavori si pensa di avere particolare cura a non creare interferenze con tale contesto boscato, adottando particolari accorgimenti. Inoltre, come si vedrà più avanti, le opere di mitigazione sono state studiate al fine di aumentare le potenzialità della rete ecologica (siepi arbustivo-arborescenti aventi scopo, oltre che paesaggistico e di mascheramento, di rifugio e nutrimento per la fauna) mentre quelle di compensazione sono state ideate per aumentare le potenzialità a riguardo della fauna anfibia, acquatica e dell’avifauna legata alle zone umide nonché a ridurre la dinamica delle specie vegetali esotiche presenti. Tutte opere in linea con gli indirizzi comunitari di conservazione e miglioramento degli ambienti naturali con particolare riferimento alle zone palustri, sempre più in rarefazione.

POSSIBILI EFFETTI SIGNIFICATIVI SULL’AMBIENTE Dal punto di vista degli effetti significativi sull’ambiente, come si è detto, l’opera insiste su un habitat uniforme, senza occupare aree caratterizzate da un mosaico di ambienti (caso quest’ultimo che inciderebbe su una maggior riduzione di biodiversità). Il prato da sfalcio interessato dalle opere non contiene flora rara e specie avifaunistiche di particolare rarità anche perché non si tratta di una prateria ad ampia estensione come quelle presenti più a Nord o più a Sud, ma si presenta come un settore stretto ampio 40 metri e lungo 110 metri a fondo a fondo cieco verso Nord, senza sfogo verso altre praterie, delimitato tra l’area industriale esistente ed il bosco così che la modesta estensione, alla pari di un “corridoio”, rende importanti le influenze del vicino bosco e rende meno interessante la radura per le specie avifaunistiche tipiche di spazi veramente aperti. La particolare conformazione della zona di intervento non frammenta nemmeno l’habitat a prateria aperta dato che l’area trasformata è una appendice a vicolo cieco (verso Nord) delle più estese ed ampie praterie presenti nella zona.

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Con l’ovale di colore giallo è indicata l’area d’intervento. Come si vede il prato da sfalcio che sarà trasformato è un’appendice a fondo cieco delimitata da boschi e area industriale, quindi non è veramente un ambiente aperto come le più ampie praterie che si vedono nella zona con riduzione delle opportunità e potenzialità per flora e fauna caratteristica delle vere e proprie zone aperte.

Per quanto concerne la fauna anfibia invece, è vero che un piccolo settore del prato in oggetto è attribuibile ad un prato umido, periodicamente inondato per piccoli periodi (con vegetazione a Deschampsia cespitosa e Festuca pratensis ) però è anche vero che questi brevi inondamenti non sono atti alle esigenze riproduttive ma solo alle necessità di vita degli adulti per brevi periodi, in corrispondenza degli inondamenti. La perdita di questo ambiente igrofilo, non comunque adatto all’intero ciclo di vita e riproduttivo degli anfibi, può essere mai compensato dai nuovi stagni e dal miglioramento degli stagni esistenti previsto nelle opere compensative come si vedrà di seguito. Queste nuove aree umide e quelle migliorate potranno costituire ambienti acquatici adatti all’intero ciclo di vita e riproduttivo degli anfibi, nonché siti di insediamento per l’entomofauna e luoghi di abbeverata per la fauna vertebrata.

A fronte del prato che verrà edificato ci saranno però miglioramenti sull’aumento di ricchezza e complessità faunistica e floristica mentre i nuovi stagni, saranno anche serbatoi di conservazione e fitodepurazione della risorsa idrica con effetti positivi sul suolo, le acque, l’aria, la mitigazione dei fattori climatici estremi ed un sicuro incremento nella biodiversità biotopica della locale rete ecologica locale.

Nell’area oggetto dei lavori non vi sono emergenze culturali o archeologiche e quindi non vi saranno interferenza con particolarità storiche da conservare.

52 7. L’INTERVENTO PREVISTO: MISURE DI MITIGAZIONE E COMPENSAZIONE AMBIENTALE A fronte della costruzione dell’opera e del cambio d’uso di suolo all’interno della rete ecologica provinciale si sono previste una serie di azioni concrete finalizzate a conservare e migliorare lo stato della fauna e della flora selvatiche, degli habitat e dei paesaggi, interessati dalla nuova realizzazione all’interno della rete ecologica stessa. Queste azioni sono schematizzate nelle seguenti categorie: 1) MODALITÀ REALIZZATIVE TECNICHE DELL’OPERA PER RIDURRE L’IMPATTO; 2) AZIONI DI MASCHERAMENTO DELL’OPERA, RIDUZIONE DEGLI IMPATTI E DI AUMENTO DELLA BIODIVERSITÀ; 3) COMPENSAZIONI ALLA REALIZZAZIONE DELL’OPERA PER MIGLIORARE LA FUNZIONALITA’ BIOLOGICA DELLA RETE ECOLOGICA;

1) MODALITÀ REALIZZATIVE TECNICHE DELL’OPERA PER RIDURRE L’IMPATTO - parcheggio sarà realizzato di forma allungata, in modo tale da creare il minor impatto possibile nell’elemento della rete ecologica (CAS) evitando di occupare l'area sottoposta a vincolo di fascia 1 lungo la roggia; in questo modo la rete ecologica, per la quale è importante lo sviluppo lineare ma anche una sufficiente larghezza trasversale per permettere varietà, secondo le differenti componenti, non verrà ristretta in modo eccessivo; - per ridurre l’impatto sugli habitat della rete ecologica si è scelto di realizzare l’opera in un prato da sfalcio, ex seminativo, risparmiando il bosco limitrofo, di cui alcuni settori sono di alta qualità, essendo attribuibili al querco-carpineto ed all’alneto; - la scarpata verso il bosco sarà riqualificata, in modo tale da stabilizzare il terreno ed evitare dilavamenti in caso di piogge. In tale operazione in fase esecutiva si avrà cura di preservare gli esemplari di Farnia sulla scarpata e di evitare di destabilizzare con gli scavi l’apparato radicale degli altri esemplari presenti sul ciglio del terrazzo boscato; - la superficie del parcheggio risulterà leggermente inclinata al fine di convogliare le acque piovane fino ad un punto di raccolta, dove verranno trattate prima di essere reimmesse nel terreno; - si provvederà a mantenere al minimo il possibile inquinamento luminoso nei limiti di legge; - per quanto riguarda l'inquinamento acustico, l'area ricade in zona 4, pertanto la presenza di un nuovo parcheggio non andrà ad alterare una situazione che è già consolidata (presenza di un polo industriale/artigianale);

Fotografia 1. Il punto dove verrà realizzato il Fotografia 2. Il punto in cuoi verrà realizzato il ponte che attraversa il Rio Acquarossa, nuovo parcheggio. trovandosi in corrispondenza di una discontinuità del filare di ontani; risulterebbe un solo ontano da abbattere per far posto al ponte. Il prato da sfalcio dove verrà realizzato il nuovo parcheggio.

53 Oltre a queste caratteristiche base, già assunte in fase di progetto, si prevedono azioni tali da mitigare e compensare la trasformazione ambientale prevista:

INTERVENTO 6 Adeguamento vasche di seconda pioggia: messa in sicurezza Finalità impedimento entrata anfibi; possibilità uscita altri animali, piccola fauna, anfibi che vi entrassero accidentalmente. Le vasche di prima e seconda pioggia, realizzate a cielo aperto, saranno corredate da un muretto perimetrale alto 40 cm per impedimento dell’entrata degli anfibi, ed in una certa misura, di piccola fauna non in grado di arrampicare. Se malauguratamente qualche animale cadesse dentro la vasca e non fosse più in grado di risalire le pareti, la stessa sarà corredata da una rampa di risalita realizzata in calcestruzzo e pietrame, appositamente reso rugoso. La rampa si svilupperà sul perimetro interno del muro perimetrale.

Esempio di rampa di risalita per fauna terrestre ed anfibia all’interno di una vasca di calcestruzzo realizzata in pietrame e malta cementizia in modo da presentare una rugosità che agevoli l’aggrappamento, l’adesione, la risalita.

54 INTERVENTO 7 Sottopasso strada di ingresso per anfibi e piccola fauna Possibilità per anfibi e piccola fauna di attraversamento della strada di ingresso riducendo le interferenze con il transito dei mezzi gommati. Realizzato tramite due sottopassi distanti circa 8 metri ciascuno costituito da un tubo in calcestruzzo diametro 80 cm.

Esempi di sottopassi stradali per anfibi e piccola fauna.

Infine, in fase esecutiva, si seguiranno alcune cautele per ridurre l’impatto sugli habitat naturali, con particolare riferimento alle zone boscate di pregio: - sulla scarpata Est, nel tratto a Nord della linea Est-Ovest in corrispondenza del ponte, essendoci un bosco di eccellenza (querco-carpineto) si limiteranno gli scavi di riprofilatura e raccordo della scarpata facendoli con attenta cura seguiti da una Direzione lavori qualificata, in modo, come già detto, da scongiurare di destabilizzare l’apparato radicale delle farnie del querco-carpineto ed evitare di dover tagliare gli esemplari di farnia sulla scarpata. - nel bosco di Ontano nero, nell’area dell’impaludamento esistente da migliorare, si realizzeranno lo stretto necessario le opere di miglioramento delle zone umide, e verrà prontamente chiusa ogni traccia creata per l’accesso del mezzo escavatore (di dimensioni medie) al fine di lasciare una sufficientemente naturalità ed assenza di disturbo antropico;

55 Fotografia 3 Fotografia 4 La scarpata ad Est del nuovo parcheggio, nella quale dovrà essere posta cura nelle operazioni di riprofilatura e raccordo con le nuove opere in modo da non dover abbattere farnie del querco- carpineto o destabilizzarne le radici.

2) AZIONI DI MASCHERAMENTO DELL’OPERA, RIDUZIONE DEGLI IMPATTI E DI AUMENTO DELLA BIODIVERSITÀ

MASCHERAMENTO DELL’OPERA Le opere di mascheramento del piazzale di parcheggio sono volte a creare sui differenti lati siepi arbustive o arbustivo-arboree per rendere poco visibile il piazzale dall’esterno. Tali siepi, costituite da specie autoctone tipiche dell’assetto vegetazionale locale, miglioreranno l’aspetto paesaggistico con colorazioni, fioriture, riduzione della monotonia delle aree aperte, così come è caratterizzata la zona, ad uso estensivo, dove i prati da sfalcio, presentano molti filari arboreo-arbustivi di confine o interni.

I tipici filari di Ontano nero (ed a volte di salice bianco – freccia giallina) che caratterizzano la zona; elementi che si vogliono riprodurre nella realizzazione delle siepi arbustivo-arboree di mascheramento.

Le siepi citate con la produzione di frutti, il loro sviluppo su un solo piano o su più piani, saranno ottimo elemento per la nutrizione ed il rifugio della fauna e per l’aumento della biodiversità.

56 Nel lato Sud, per migliorare il mascheramento, si è scelta una siepe arbustivo-arboreo con la parte arborea ad ontano nero al fine di riprodurre i filari di ontano lungo rii, canali e confini di proprietà che caratterizzano la zona. Sul lato Nord ed Ovest, per ridurre le problematiche di interferenza degli elementi arborei con la sicurezza dell’ambiente di lavoro si è scelto di realizzare una siepe solamente arbustiva. Le caratteristiche tecniche delle siepi arbustive ed arbustivo-arboreo sono elencate qui di seguito per ciascun elemento:

INTERVENTO 1 Mascheramento realizzato con specie arbustive sul perimetro del parcheggio sui lati Nord ed Ovest (siepe abustiva) Finalità: paesaggistica per migliore mascheramento/inserimento del nuovo manufatto; biologico ambientale, rifugio nutrizione della fauna, aumento della biodiversità, connessione di continuità tra habitat aperti e boscati. Specie da utilizzare: Biancospino, Fusaggine, Corniolo sanguinello, Pallon di maggio, Corniolo maschio; Tipologia intervento: Biancospino (Crataegus monogyna): 16 esemplari; Fusaggine (Euonymus europaeus): 24 esemplari; Corniolo sanguinello (Cornus sanguinea): 23 esemplari; Pallon di maggio (Viburnum opalus): 26 esemplari; Corniolo maschio (Cornus mas): 3 esemplari; TOTALE 92 esemplari; Distanza impianto mediamente 2,5 metri, per permettere pienamente lo sviluppo delle chiome in tutte le direzioni, ma con una certa irregolarità; Piantine alte 0,8-1,5 metri provviste di paletto e reticella di protezione;

INTERVENTO 2 Mascheramento realizzato con specie arboree ed arbustive sul perimetro del parcheggio sul lato Sud (siepe arboreo-arbustiva) Finalità: paesaggistica per migliore mascheramento/inserimento del nuovo manufatto; biologico ambientale, rifugio nutrizione della fauna, aumento della biodiversità, connessione di continuità tra habitat aperti e boscati. Specie da utilizzare: Ontano nero, Fusaggine, Pallon di maggio; Fusaggine (Euonymus europaeus): 3 esemplari; Pallon di maggio (Viburnum opalus): 5 esemplari; Ontano nero (Alnus glutinosa): 9 esemplari; TOTALE 17 esemplari;

Distanza impianto mediamente 2,5 metri (5 metri di distanza tra gli ontani neri, arborei) per permettere pienamente lo sviluppo delle chiome in tutte le direzioni, ma con una certa irregolarità; Piantine alte 0,8-1,5 metri provviste di paletto e reticella di protezione;

INTERVENTO 3: MASCHERAMENTO DA FONTI LUMINOSE TRA PIAZZALE E BOSCO NATURALE Si realizzerà una siepe arborea ma con elementi arbustivi di arricchimento con il principale scopo di mascherare il bosco naturale, posto ad Est del piazzale, dall’inquinamento luminoso delle strutture di illuminazione che per forza di cose dovranno corredare il piazzale. Tale siepe arbustivo-arborea di mascheramento luminoso avrà anche funzione paesaggistica, di rifugio e nutrizione della fauna, di aumento della biodiversità essendo costituita da specie autoctone tipiche dell’ambiente in esame.

57 Per avere una buona funzione di mascheramento si è scelto come elemento arboreo il Carpino bianco che durante la stagione vegetativa ha una elevata densità della chioma (presentandosi molto ombroso) ed in inverno perde le foglie tardivamente, mentre molti esemplari le conservano in parte secche sugli alberi. Infine per avere un mascheramento inferiore il filare di carpini sarà corredato da un piano inferiore arbustivo che avrà anche la funzione di nutrizione della fauna per i frutti eduli e di rifugio della stessa per la complessità di un piano inferiore intricato. La scelta del Carpino inoltre è in linea con la vegetazione boschiva presente sul terrazzo attribuibile al querco-carpineto di cui il Carpino è un elemento tipico. Il Carpino bianco inoltre è una specie da mesofila a meso-xerofila, non sopporta i ristagni idrici, e sulla scapata del terrazzo, scevra da ogni tipo di ristagno, ben esposta ad Ovest, troverà le condizioni adatte al proprio sviluppo. Le caratteristiche tecniche della siepe arboreo-arbustiva a Carpino bianco e specie arbustive delle siepi arbustive ed arbustivo-arboreo sono elencate qui di seguito:

Mascheramento realizzato con specie arboree ed arbustive sul perimetro del parcheggio sul lato Est (siepe arboreo-arbustiva) a mitigazione inquinamento luminoso sul bosco Finalità: oltre al mascheramento luminoso la finalità è paesaggistica, di miglioramento del mascheramento/inserimento del nuovo manufatto; biologico ambientale, rifugio nutrizione della fauna, aumento della biodiversità, connessione di continuità tra habitat aperti e boscati. Specie da utilizzare: Carpino bianco, Corniolo maschio, Biancospino; Carpino bianco (Carpinus betulus): 66 esemplari; Biancospino (Crataegus monogyna): 20 esemplari; Corniolo maschio (Cornus mas): 45 esemplari; TOTALE 131 esemplari; Distanza impianto: distribuzione irregolare stabilita dalla direzione lavori a formare un margine boschivo di ecotono; Piantine alte 0,8-1,5 metri provviste di paletto e reticella di protezione;

58 Le specie utilizzate:

Ontano nero ( Alnus glutinosa ) Carpino bianco ( Carpinus betulus )

Fusaggine ( Euonymus europaeus ) Biancospino ( Crataegus monogyna )

Corniolo maschio (Cornus mas ) Pallon di maggio ( Viburnum opalus )

Corniolo sanguinello ( Cornus sanguinea )

59 3) COMPENSAZIONI ALLA REALIZZAZIONE DELL’OPERA PER MIGLIORARE LA FUNZIONALITA’ BIOLOGICA DELLA RETE ECOLOGICA Tra le opere di compensazione si prevede la realizzazione di due nuovi stagni e il miglioramento dell’impaludamento esistente nel limitrofo bosco al fine di creare da un lato nuovi ambienti umidi atti alle esigenze di vita e riproduzione degli anfibi e dall’altro migliorare le potenzialità degli impaludamenti esistenti.

INTERVENTO 4 Realizzazione di stagni nell’area prativa ad ovest del parcheggio Finalità: incremento della biodiversità mediante creazione di sito riproduttivo per anfibi ed insetti e punto di abbeverata per uccelli e mammiferi; Nella zona del nuovo parcheggio, nell’area prativa posta tra il parcheggio ed il Rio Acquarossa, verranno realizzati due nuovi stagni atti alla riproduzione degli anfibi. Il primo (stagno A) sarà costruito nella zona a Sud della strada di ingresso il secondo (B) nella zona a Nord della strada di ingresso. Lo stagno A (a Sud) avrà una superficie di 45,20 mq e sarà profondo 140 cm richiedendo un volume di scavo di 31,64 mc. Il secondo stagno B (a Nord) avrà una superficie di 146,00 mq e sarà profondo 100 cm, con sponde più dolci del precedente, e richiederà un volume di scavo di 73,00 mc. Gli stagni sfrutteranno l’acqua piovana ed il fatto che a circa 80-100 cm di profondità si trova la falda anche nei periodi di siccità, la quale permetterà, in ogni caso, la presenza costante di un minimo di acqua nel periodo riproduttivo.

Come da rilevanze geologiche il terreno nella zona di realizzazione del nuovo parcheggio, nella piana presso il rio, presenta in una certa misura frazioni argillose.

Per lo stagno A le pareti interne verranno impermeabilizzate e stabilizzate dall’erosione, tramite la stesa di un geocomposto bentonitico (Tipo MacLine della Maccaferri) che consiste in uno strato di bentonite interposta tra due geotessili nontessuti di tipo agugliato in filamenti di polipropilene; i vari componenti sono a loro volta tra loro agugliati così da raggiungere le massime prestazioni nelle più svariate e severe condizioni di impiego. Questa struttura garantisce una notevole resistenza al taglio del geocomposito ed allo spellamento dei singoli strati, garantendo le prestazioni idrauliche standard di bassa permeabilità su superfici anche ad elevata inclinazione. L’impermeabilizzazione sarà realizzata sulle pareti e non sul fondo, dato che occorre utilizzare il collegamento con la sottostante falda per favorire lo scambio di flusso idrico.

Geocomposto costituito da bentonite e tessuto non tessuto con perfetta permeabilità.

60 Lo schema costruttivo è riportato nella seguente figura:

61 Sulla superficie di scavo (pareti laterali escluso fondo che non deve essere impermeabilizzato per intercettare la falda) si disporrà uno strato di spesso 10 cm di sabbia vagliata o materiale argilloso fine recuperato in loco scevro di pietre o ciottoli (4). Al di sopra di questo si predisporranno due strati di tessuto non tessuto (3). Infine si poserà il geocomposto bentonitico tipo MacLine® GCL tipologia W (2) il quale sarà coperto dalla geostuoia tridimensionale grimpante (tipo Enkamat 7220) nei cui interstizi verrà impastato il terriccio fine, recuperato in loco, selezionato tra le frazioni più fertili, allo scopo di mascherare la geostuoia stessa e tutta la struttura e permettere la rivegetazione e la rinaturalizzazione.

Esempio di geostuoia tridimensionale grimpante tipo Enkamat 7220. Lo stagno B invece sarà realizzato procedendo allo scavo, selezionando la frazione terrosa più impermeabile presente in loco, più prossima possibile alla frazione argillosa, ed adatta allo scopo, che sarà sistemata a riporto, sulle pareti laterali, per uno strato di 40 cm. Non sarà impermeabilizzato il fondo che deve invece intercettare la falda. Le scarpate saranno consolidate dallo scivolamento del terreno con cordonature, disposte in modo irregolare, realizzate con palizzate in legname di castagno a formare delle gradonature. In entrambe i casi il materiale di riporto non utilizzato per mascherare il tessuto non tessuto (stagno A) o per creare lo strato di impermeabilizzazione argilloso (stagno B) sarà posizionato nell’intorno a creare un bacino con adeguate pendenze che aiuti a far confluire l’acqua piovana verso gli stagni. Entrambe gli stagni saranno protetti da una staccionata perimetrale realizzata in legname di castagno.

Stagno B Stagno A

Fotografia 5 Fotografia 6 Area di realizzazione dei due stagni.

62 INTERVENTO 5 Approfondimento di pozze nello stagno posto nella zona boschiva ad Est della proprietà Finalità: incremento della biodiversità mediante creazione di sito riproduttivo per anfibi ed insetti e punto di abbeverata per uccelli e mammiferi. Nella zona posta ad Est del nuovo parcheggio è presente un Alneto paludoso posto all’interno di un’ampia zona impaludata che non risulta adatta alla riproduzione degli anfibi perché la profondità non intercetta la falda e le sole acque piovane non sono in grado di garantire l’acqua per tutta la stagione riproduttiva. Come è stato osservato per la stagione 2019 all’inizio della primavera la stagno era coperto da uno strato di acqua di 30-40 cm in seguito alle piogge primaverili ma all’inizio di giugno 2019 era già in asciutta. Proprio per questa incostanza nella stagione di sviluppo delle larve degli anfibi non si è osservata già dalla primavera alcun tentativo di deposizione da parte degli stessi anfibi.

Fotografia 7 Fotografia 8

Sopra allagamenti primaverili dello stagno nel bosco, sotto le stesse aree ad inizio giugno risultano asciutte, dimostrando, come da stato attuale, la scarsa attitudine alla riproduzione degli anfibi per mancanza di risorsa idrica nel periodo di sviluppo delle larve anche se, dalla ricca fauna anfibia presente in zona, vi è necessità di aree umide con disponibilità idrica permanente.

63 Eppure come si è osservato da rilievi pedologici, eseguiti a giugno 2019, le potenzialità idriche ci sarebbero perché come risultato dalle buche pedologiche la falda si trova a 60 cm di profondità e, quando intercettata, per pressione, il livello idrico sale a soli 30-32 cm dal piano di campagna. Tali potenzialità sono però annullate dallo scarso approfondimento dell’impaludamento non in grado di intercettare la falda.

Buca pedologica n. 1 pozza A. Buca pedologica n. 2 pozza B

Buca pedologica n. 4 pozza C. Buca pedologica n. 5 pozza D. Come si può vedere dalle buche pedologiche a giugno 2019 la falda si trovava a 60 cm di profondità ed appena intercettata, per pressione, il livello idrico sale a soli 30-32 centimetri dal piano di campagna.

Per tutti questi motivi, per le potenzialità di riproduzione degli anfibi, annullate dallo scarso approfondimento dell’impaludamento in oggetto e da caratteristiche che possono però essere migliorate, si vorrebbe provvedere, come opera di compensazione alla realizzazione del parcheggio, a creare idonei miglioramenti a vantaggio della riproduzione degli stessi anfibi. Per questo motivo si vuole valorizzare lo stagno esistente realizzando alcune buche di approfondimento (denominate pozze A, B, C e D in Tavola A) che garantendo l’acqua tutto l’anno siano atte per gli anfibi.

64 Dal punto di vista delle caratteristiche fisiche del terreno quello posto sul terrazzo alto dell’impaludamento nel bosco risulta meno argilloso e più limoso come si è rilevato da manipolazioni di un campione di terra.

A

B

C

Come da metodi consolidati di manipolazione dei terreni si realizza una pallina di diametro circa 2 cm (A) la si riduce a un elemento lineare lungo come il palmo della mano (B) e poi lo stesso lo si chiude ad anello (C). I terreni sabbiosi sono incoerenti anche nel modellare la pallina, i terreni limosi permettono di modellare l’elemento lineare ma non di chiuderlo ad anello (nel creare l’anello si formano crepe) mentre solo i terreni argillosi sono così plastici da permettere di realizzare un anello senza crepe. Pertanto la manipolazione del terreno in oggetto ha permesso la creazione dell’elemento lineare ma non la sua perfetta chiusura ad anello e lo si può definire limoso (non argilloso). Anche dalla manipolazione si sono osservati pochi elementi granulari più grossi attribuibili alla sabbia, pertanto lo si può attribuire ad un limo abbastanza scevro di elementi granulari di sabbia.

65 Le caratteristiche dimensionali e di necessità di scavo di ciascun approfondimento sono le seguenti:

Pozza A Superficie: 48,63 mq Profondità: 140 cm Volume di scavo: 34,04 mc

Pozza B Superficie: 67,28 mq Profondità: 140 cm Volume di scavo: 47,10 mc

Pozza C Superficie: 51,00 mq Profondità: 140 cm Volume di scavo: 35,70 mc

Pozza D Superficie: 49,76 mq Profondità: 140 cm Volume di scavo: 34,83 mc

Volume totale di scavo = 151,67 mc

La pozza C verrà impermeabilizzata e consolidata sui lati dall’erosione, tramite la stesa di un geocomposto bentonitico (Tipo MacLine della Maccaferri) secondo lo schema stratigrafico già illustrato per il precedente stagno A con mascheramento finale del tessuto non tessuto tramite la frazione più fertile di terreno derivante dagli scavi.

Le pozze A, B e D saranno invece impermeabilizzate con frazioni argillose ricavate dagli scavi creando uno strato argilloso di 40 cm di spessore.

Le scarpate saranno consolidate dallo scivolamento del terreno con cordonature, disposte in modo irregolare, realizzate con palizzate in legname di castagno a formare delle gradonature.

In entrambe i casi (pozze con solo materiale argilloso o pozza C impermeabilizzata con geostuoie sintetiche) non si impermeabilizzerà il fondo che deve captare l’acqua dalla falda.

66 Pozza D

Pozza C

Fotografia 9. Dal centro, vista verso Nord.

Po zza A

Pozza B

Fotografia 10. Dal centro, vista verso Sud. Le pozze di approfondimento previste in progetto.

Tutte le pozze di approfondimento saranno realizzate in punti ove sono già presenti radure in mezzo agli ontani in modo da non doverne abbattere se non qualcuno inclinato e mal conformato, oltre all’eliminazione degli esemplari secchi.

67 INTERVENTO 8 Nel bosco di proprietà del proponente, nella parte costituita dal Querco-carpineto e nel robinieto, è diffuso il Ciliegio tardivo ( Prunus serotina ), specie di origine americana altamente invasiva in grado di sostituire in poco tempo le specie autoctone. Si trovano pochi esemplari alti 3-4 metri con diametri variabili tra 10 e 20 cm e molte piantine alte dai 30 ai 180 cm. Tale specie è indicata all’allegato B del Regolamento forestale della Regione Lombardia. [(Regolamento Regionale 20 luglio 2007 , n. 5 Norme forestali regionali, in attuazione dell'articolo 50, comma 4, della legge regionale 5 dicembre 2008, n. 31 (testo unico delle leggi regionali in materia di agricoltura, foreste, pesca e sviluppo rurale)] - (BURL n. 30, 1° suppl. ord. del 24 Luglio 2007 ). Secondo l’art. 30 dello stesso regolamento la specie può essere rimossa senza presentazione di istanza tramite estirpazione manuale attraverso lo scavo ed eventualmente, per i pochi esemplari più grandi oltre allo cavo ci si avvarrà di taglio delle radici al colletto. Art. 30 (estratto Regolamento Regionale n. 5/2007) (Eliminazione di specie esotiche a carattere infestante) 1. Il taglio e l'estirpazione esclusivamente manuale o con mezzi manuali delle specie esotiche a carattere infestante, dannose per la conservazione della biodiversità e riportate nell'allegato B, è permesso tutto l'anno senza presentazione di istanza ai sensi degli articoli 6, 7, 8 e 9. 2. È obbligatoria la rinnovazione artificiale, con le modalità di cui all'articolo 25, nel caso in cui, a seguito delle estirpazioni delle specie esotiche a carattere infestante, si formino aree completamente prive di vegetazione arborea o arbustiva di superficie superiore a quattrocento metri quadrati.

L’eliminazione del Ciliegio tardivo, data la modesta presenza, dominata dallo strato arboreo superiore, non creerà mai aree “completamente prive di vegetazione” che richiedono la piantumazione artificiale.

Aspetto di Prunus serotina

68 8. SISTEMA DI MONITORAGGIO

Al fine di valutare gli effetti di mitigazione e compensazione previsti si ritiene necessario prevedere un sistema di monitoraggio su alcune specie target da considerare come specifici indicatori per la verifica degli effetti sull’ambiente in relazione agli obiettivi e azioni prefissati; Ciò permetterà di valutare gli effetti sull’ambiente degli interventi previsti , consentendo di verificare se esse sono effettivamente in grado di conseguire l’incremento di biodiversità auspicato. Ciò permetterà di individuare tempestivamente le misure correttive che eventualmente dovessero rendersi necessarie.

Come indicatori zoologici naturalistici in consonanza con il: Programma di monitoraggio scientifico della Rete Natura 2000 in Lombardia PARTE PRIMA: FAUNA Azione D1 Formulazione del programma di monitoraggio scientifico della rete. Fondazione Lombardia per l’Ambiente si prevede di monitorare nell’ambito boschivo nei due anni seguenti alla esecuzione dell’intervento due specie Coleotteri in Direttiva Habitat 92/34/CE, tipici dell’ambiente boschivo (nome specie e allegato di riferimento della Direttiva Habitat) Lucanus cervus Lucanidae II, IV Cerambyx cerdo Cerambycidae II, IV

Relativamente alla presenza/colonizzazione degli ambienti umidi andrò monitorata la presenza delle seguenti specie quattro specie di Anfibi: Triturus carnifex Tritone crestato italiano II, IV Hyla intermedia Raganella italiana IV Rana dalmatina Rana dalmatina IV Rana latastei Rana di Lataste II, IV.

Al fine di compiere il monitoraggio, alla fine dell’esecuzione dell’opera e degli interventi previsti, andranno informati della realizzazione delle nuove zone umide alcuni enti di ricerca lombardi: - Sezione di zoologia dei vertebrati del Museo Civico di Storia Naturale di Milano. - DIPARTIMENTO DI SCIENZE TEORICHE E APPLICATE Università degli Studi dell’Insubria.

9. SINTESI NON TECNICA Nel presente capitolo si sintetizzano gli elementi desunti dall’analisi del rapporto tra la variante prevista e le componenti ambientali abiotiche e biotiche

Aria Qualità dell’aria . Effetti modesti di maggior peso solo in fase di cantiere, anche se risulta già di una certa importanza l’effetto di emissioni atmosferiche in essere, nell’area limitrofa, dove si svolge l’attuale attività di trasporto e quindi il modesto aumento di emissioni per la fase di cantiere è più che mascherato da quanto già esistente. Nella fase di esercizio il nuovo piazzale di parcheggio degli automezzi, di fatto, non aumenterà le emissioni in atmosfera, perché la nuova area parcheggio ha lo scopo di migliorare la logistica di una attività in essere che ridurrebbe il congestionamento sull’attuale ristretta superficie già destinata all’attività lavorativa, lasciando miglior respiro negli ambienti di lavoro. La modifica del PGT proposta non è in grado di generare effetti peggiorativi sull’Indice di Qualità dell’Aria a livello comunale, trattandosi di un intervento localizzato e già ricompreso in un’area in cui la qualità dell’aria, seppur con variazioni stagionali e giornaliere, varia dal mediocre all’accettabile.

69 Microclima . Assenza di effetti negativi, possibili effetti di mitigazione da parte delle aree umide.

Acqua La realizzazione del piazzale-parcheggio non comporterà un peggioramento della qualità delle acque superficiali e sotterranee del sistema idrologico locale, in quanto le acque di pioggia saranno gestite attraverso due vasche ed opportunamente veicolate a destinazione di legge. Acque sotterranee Mancanza di conseguenze negative, effetti positivi come specificato nel punto precedente. Uso della risorsa idrica a realizzazione dei nuovi stagni ed il miglioramento degli esistenti sono utili per rendere più efficace la gestione e la distribuzione della risorsa idrica a vantaggio della fauna e flora e della conservazione qualitative e quantitativa della stessa risorsa. Per quanto concerne invece la gestione delle acque del piazzale. La progettazione ha fatto riferimento alle norme di legge con realizzazione di idonee vasche di prima e seconda pioggia in modo da restituire la risorsa idrica scevra di inquinanti. La realizzazione di nuove aree umide fornisce però effetti positivi sul suolo, sulla sua gestione e disponibilità idrica locale anche nei periodi più siccitosi.

Inquinamento ambientale Inquinamento luminoso La progettazione del nuovo piazzale, definirà la tipologia di illuminazione secondo le norme vigenti a livello regionale e comunale, e sarà predisposta onde ridurre al minimo il consumo energetico ed il disturbo luminoso all’ambiente. La presenza del nuovo manufatto, indurrà una alterazione al contesto ecologico con particolare riferimento al vicino bosco, rispetto al quale, la previsione delle mitigazioni ambientali, provvederà a definire una schermatura vegetale il più efficace possibile e ridurre l’inquinamento luminoso. Le previsioni della variante urbanistica non vanno a generare fonti di inquinamento elettromagnetico in quanto non vi sono in previsione interventi impiantistici specifici .

Suolo Consumo suolo .L’opera prevista comporterà un consumo di suolo agricolo, di dimensioni contenute. Relativamente alla variante SUAP, l’interazione con gli elementi della rete ecologica da salvaguardare comporterà una trasformazione di uno spazio agricolo prossimo ad un’area boscata ma con consumo areale e dimensionale limitato.

Sottosuolo Assetto geologico e geomorfologico Assenza di effetti negativi. La realizzazione dell’area a parcheggio non comporterà modificazioni in grado di alterare l’assetto geologico locale. Assetto idrogeologico Assenza di effetti negativi. La presenza delle nuove aree umide, anche se di modeste dimensioni, presenta degli effetti positivi come bacini tampone che moderano eventuali gli eventi di piena dovuti a fenomeni di intense precipitazioni. La realizzazione dell’area a parcheggio non comporterà modificazioni in grado di alterare l’assetto idrogeologico locale.

Vegetazione e agrosistema Superficie agricola Seppur una prateria da sfalcio è un ambiente importante e ricco di specie, quello in oggetto non contiene specie particolarmente rare mentre l’effetto migliorativo sull’assetto vegetale sarà creato per l’introduzione delle siepi arbustivo-arboree

70 e per le maggiori opportunità che offriranno i nuovi ambienti palustri previsti nelle opere compensative. L’area oggetto di variante SUAP interessa solo un piccola parte del mosaico agricolo boschivo locale, e l’intervento determinerà la trasformazione di una porzione marginale inserita in uno stretto corridoio tra la Roggia Acquarossa e la zona boschiva ad est.

Infrastrutture Inquinamento acustico . Per quanto riguarda l'inquinamento acustico, pertanto la presenza di un nuovo parcheggio non andrà ad alterare una situazione che è già connotata per la presenza di un polo industriale/artigianale con un livello di degrado acustico significativo.

Biodiversità Biocenosi e rete ecologica Relativamente agli elementi della rete ecologica, l’intervento comporterà una alterazione ambientale per aumento di antropizzazione e di infrastrutturazione di una limitata superficie della rete ecologica. Ai fini di mitigazione e compensazione della trasformazione permanente gli interventi previsti sono previsti per prevedere una valorizzazione attenta della componente boschiva e in un incremento di luoghi umidi e siti con significativo aumento della ricettività faunistica (invertebrati e vertebrati). Come già indicato in precedenza, l’opera viene realizzata su un ambiente agricolo uniforme (evitando l’intervento su aree a mosaico di maggior biodiversità) ma nell’ambito di questo settore si compenserà/aumenterà la biodiversità con le opere di mitigazione (siepi arbustivo-arboree atte al rifugio ed alimentazione della fauna) e con le opere di compensazione (nuove zone umide e miglioramento delle zone umide esistenti a vantaggio della popolazione di anfibi, della fauna acquatica e dell’avifauna acquatica).

10. BIBLIOGRAFIA SINTETICA Relazione geologica per nuovo ponte e piazzale lungo la Roggia Acquarossa nel comune di Casnate con Bernate (Co), - Ottobre 2017- Studio InGeo

Piano di Governo del Territorio (L.R. 12/2005) Seconda Variante al P.G.T. - Studio per la Valutazione di Incidenza (Art. 6 D.P.R. 120/2003) (D.G.R. n. VII/14106 8-8-2003) – Dicembre 2017, Istituto OIKOS

Piano ittico Provinciale - Provincia di Como Dr. Carlo Romanò, Servizio Pesca - GRAIA Srl Maggio 2010

Rete Ecologica Regionale: approvazione degli elaborati finali, comprensivi del Settore Alpi e Prealpi . Deliberazione giunta regionale 30 dicembre 2009 - n. VIII/10962

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