I giovani presentano il territorio 1 I QUADERNI DI SANTA GIUSTINA 2

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COMPRENSIVO “G.RODARI” COMPRENSIVO

COLLANA A CURA DELL’ISTITUTO CURA A COLLANA

In collaborazione con il Comune di Santa Giustina

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I giovani presentano il territorio 3

I quaderni di Santa Giustina n. 2

I segreti di Bivai

a cura della classe 3^C

Scuola Secondaria di Primo Grado

Istituto Comprensivo “Gianni Rodari” di Santa Giustina

a.s. 2012-2013

In collaborazione con il Comune di Santa Giustina

Testi e fotografie a cura degli alunni della classe 3^C dell’I.C. “G. Rodari” di Santa Giustina: 4

Bortoluzzi Eva Cadorin Luca Cassol Marco Cordella Eleonora Dalla Libera Manuel Dalla Sega Davide Dalla Sega Nicola D’Avino Giulia D’Incà Mark Facchin Alan Farhan Sukina Ferigo Mattia Fontana Fabiano Frada Matteo Lotto Mattia Menel Damiano Paganin Sara Rosso Daniele Sacchet Antonio Sartor Arianna Tonin Mattia Zera Enrico Zera Sara

Coordinamento: prof. Masini Matteo prof. Vello Michele

Ha collaborato: dott. Minella Ivan

Quaderno autoprodotto, tutti i diritti sono riservati Santa Giustina 2013

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INDICE

PREFAZIONE ...... 6

PREMESSA ...... 7

INTRODUZIONE ...... 8

PARCO PRIOR...... 10

SALMENEGA ...... 11

BIVAI...... 13

LA CHIESA DI SAN ANTONIO ...... 14

Il CASTELLO DI BIVAI ...... 15

VILLA AZZONI-AVOGADRO ...... 16

LA PIETRA ROMANA...... 18

LA CROCE DI BIVAI ...... 19

COL DE LA REGINA ...... 20

Il BORGHETTO DI CASTEL ...... 21

SAN GIORGIO E IL DRAGO ...... 26

MULINI ED OPIFICI ...... 27

BIBLIOGRAFIA ...... 29

RINGRAZIAMENTI ...... 30

6 Prefazione

L’ Istituto “G. Rodari” ha mantenuto l’impegno di proseguire il progetto dei Quaderni di Santa Giustina, dimostrando ancora una volta di credere nei giovani, nella loro capacità creativa, nella possibilità che le conoscenze acquisite si possano trasformare, sotto la guida esperta dei docenti, in lavori originali, dove ciascuno impara a metterci del proprio. Salutiamo dunque con piacere questo secondo quaderno “I segreti di Bivai”, itinerario che comprende aspetti naturalistici e culturali di una delle frazioni più interessanti, anche dal punto di vista storico, del Comune di Santa Giustina e che sicuramente stimolerà ulteriori studi e ricerche. Si tratta di un altro contributo importante per la conoscenza del nostro territorio, soprattutto perché coinvolge le giovani generazioni alle quali attraverso questi progetti rimarrà sicuramente la consapevolezza di appartenervi e di esserne responsabili, qualsiasi sia la strada che questi giovani si troveranno a percorrere. Un grazie agli allievi, agli insegnanti e al dirigente scolastico per questo lavoro, con l’auspicio che non solo la collana prosegua, ma che vi possano partecipare con l’entusiasmo dei primi due numeri, tanti altri allievi del nostro Istituto Comprensivo.

Il Sindaco Ennio Vigne L’ Assessore alla Cultura Angela Bortolin

7 Premessa

Il progetto “I giovani presentano il territorio” è giunto così alla pubblicazione del secondo “Quaderno di Santa Giustina”. Il progetto, nato nel 2011, è stato accolto con entusiasmo dall’amministrazione comunale che ha condiviso l’idea di coinvolgere i giovani nella promozione turistica del proprio territorio. Ne è nata così una sinergia tra istituzioni che anno dopo anno ci permette di arricchire una collana di preziosi quaderni che conducono l’escursionista, l’appassionato o il semplice lettore, alla scoperta di una realtà ricca di beni storici, architettonici e naturalistici di grande valore. Basti pensare che le Dolomiti Bellunesi, già Parco Nazionale, dal 2009 fanno parte delle Dolomiti Unesco Patrimonio dell’Umanità. In questo libricino siamo andati alla riscoperta dell’antico Borgo di Bivai. L’idea è nata già lo scorso anno scolastico partecipando ad un concorso promosso dal FAI. Le ricerche d’archivio e la collaborazione con il dott. Minella hanno innescato una reazione a catena che ci ha condotto alla realizzazione del libro che tenete in mano ora. I ragazzi hanno lavorato con determinazione e passione e i loro sforzi sono stati riconosciuti anche dall’Associazione Italia Nostra che li ha premiati al concorso “Luoghi nostri da valorizzare”. Speriamo che questo progetto permetta ai nostri giovani di crescere e maturare un senso di appartenenza che li aiuti ad essere protagonisti e artefici dello sviluppo del proprio paese.

I docenti Matteo Masini Michele Vello

8 INTRODUZIONE

Bivai è una frazione del Comune di Santa Giustina, in provincia di . Oggi è un piccolo e incantevole borgo dimenticato tra campagna e boschi. Eppure qui, un tempo, sorgeva un antico castello. Era uno dei castelli più grandi di tutta la provincia e dall’altura su cui era costruito si poteva controllare l’intera vallata del Piave, tra e Belluno. Del castello ormai non restano che poche tracce, ma con un po’ di fantasia lo si può ancora immaginare, circondato dalle cinte murarie e dai prati che si estendevano fino alle sponde di un piccolo laghetto, fatto realizzare dai signori del luogo per potersi divertire pescando. Tutte queste informazioni non le abbiamo inventate, ma le abbiamo scoperte consultando libri in biblioteca, documenti negli archivi e recuperando, anche attraverso interviste, le antiche leggende locali. Abbiamo anche chiesto l’aiuto di un archeologo, Ivan Minella, che ci ha molto aiutato in questo progetto dandoci informazioni preziose sui metodi della ricerca archeologica. Abbiamo voluto scrivere questa guida per far capire alle persone che il borgo di Bivai va difeso e valorizzato. Anche se oggi non c’è più un castello o una torre che si possa intravedere da lontano, non significa che sia una zona priva di importanza, anzi ci troviamo di fronte a un luogo carico di storia e di grande bellezza paesaggistica. Speriamo che il nostro itinerario vi permetta di conoscere la nostra terra e di viaggiare nel tempo alla scoperta della nostra storia.

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10 PARCO PRIOR

L’itinerario inizia al Parco Prior, dove è possibile lasciare l’auto. Presso il parco è presente un’ampia area giochi dove potrete rilassarvi e lasciar divertire i bambini. Qui non mancherete di notare un elegante pannello che illustra l’im portanza che la roggia di Formegan ha assunto nel passato alimentando i numerosi opifici presenti sul territorio, tra cui le officine degli spadari e una “fabbrica del ghiaccio”.

Lasciato il parco in direzione Salmenega, notiamo subito la presenza di numer ose arnie.

11 SALMENEGA

La passeggiata prosegue nella campagna fino ad incontrare uno splendido lavatoio in pietra. Oltrepassata la ferrovia si giunge in breve alla frazione di Salmenega, che trae il nome dal torrente che la attraversa e che in passato a ssunse altre denominazioni: Similica, Similiga, Saliminica, Salminica, Salminiga. Fiancheggiando le abitazioni non potrete non soffermarvi ad ammirare gli antichi attrezzi della cultura contadina esposti sotto un arco di accesso ad un “cortivo” nel centro dell'abitato. Ancora pochi passi e arrivate alla chiesa dedicata alla Madonna della Neve, che si

festeggia il 5 agosto. 12 La chiesetta si presenta con facciata di ordine toscano e campanile a tamburo ottagonale. L’interno ha volte a crociera e finestre a mezzaluna; presenta un solo altare in legno lavorato sul quale si trova un trittico: nella tavola centrale è raffigurata la Vergine in trono con San Francesco e San Carlo; lateralmente troviamo San Vittore e Santa Corona. La pala è certamente antica per l’impianto, ma successiva al 1610, anno della canonizzazione di San Carlo. Inoltre la cornice, non più dorata, è stata ridipinta a imitazione del marmo secondo l’uso neoclassico. Sui plinti delle colonne compare lo stemma della famiglia Zugni. 1

Di fronte alla chiesa proseguite lungo la strada asfaltata che sale verso Bivai.

1E. MINELLA, Le nostre chiese. Catalogo illustrato, Feltre 1964, pg. 55; S. CLAUT, Alcuni dipinti nel territorio di Santa Giustina, in AA.VV., Santa Giustina, Cornuda 1995, pp.116-117; V. SOGNE, Chiese di campagna. Parrocchia di Santa Giustina, 2007 , pp.39-42.

13 BIVAI

Posto in Comune di Santa Giustina, il Borgo di Bivai rappresenta uno scrigno che cela e custodisce preziosi segreti della storia del nostro paese, tra cui un antico castello che andò definitivamente distrutto nel XV secolo, agli inizi della dominazione della Serenissima. Il borgo, le cui prime notizie risalgono addirittura all’epoca romana, sorge ai piedi del Colle della Croce e si inserisce in posizione panoramica in uno splendido ambiente rurale. Secondo l'interpretazione di alcuni storici, il fortilizio, le cui prime tracce risalibbero all’epoca romana, fu uno dei maggiori della Provincia ed era collocato lungo il tracciato della Via Claudia Augusta Altinate, che, dopo aver attraversato il Piave si sarebbe divisa, da cui il nome di Bivai, prendendo due opposte direzioni lungo la Val Belluna 2. Salendo verso il borgo, già da lontano si può ammirare la splendida Villa Azzoni-Avogadro. Oltre ad essa troviamo la Chiesa di Sant’Antonio ed alcune abitazioni.

2 A. DE BON, Rilievi di campagna, in AA.VV., La Via Claudia Augusta Altinate, Venezia 1938, pg. 45; L. -NOVELLLO, Il castello di Zumelle e la linea difensiva della Valbelluna, in I castelli del Bellunese, a cura di B. FONTANA e D. DALL'OLIO, Feltre 1989, pg. 12.

14 LA CHIESA DI SAN ANTONIO

Di epoca incerta, secondo lo storico ottocentesco Antonio Vecellio risalirebbe addirittura a prima del 1000, la Chiesa è costruita in stile romano-gotico ad unica campata, con volte a crociera ed ha subìto evidenti ristrutturazioni. Dietro l’altare si osserva la pala, che è una copia del Sant’Antonio Abate del Moretto da Brescia, realizzata da Alinari di Firenze del 1943. Sant’Antonio è raffigurato con i suoi tipici attributi: il maiale, il fuoco e il pastorale. La pala originaria, insieme ad alcuni affreschi ed una bella lunetta in tela raffigurante Cristo sostenuto da Angeli, andò perduta in un incendio nel 1942. L’antica pala raffigurava l’immagine della Beata Vergine fra Sant’Antonio a destra e Santa Giustina a sinistra. La festa di Sant’Antonio cade il 17 gennaio. 3

3E. MINELLA, Le nostre chiese. Catalogo illustrato, Feltre 1964, pg. 55; S. CLAUT, Alcuni dipinti nel territorio di Santa Giustina, in AA.VV., Santa Giustina, Cornuda 1995, pp.117-118; V. SOGNE, Chiese di campagna. Parrocchia di Santa Giustina, Lentiai 2007 , pp.13-16.

15 Il CASTELLO DI BIVAI

Durante il Medioevo, a Bivai, in posizione dominante, sorgeva un imponente Castello. Le testimonianze raccolte dagli storici e le tracce che ancora rimangono sul terreno, per quanto labili, lasciano pensare che si trattasse di uno dei più grandi fortilizi della provincia di Belluno. La fortezza aveva forma triangolare ed era formata da tre grandi torrioni esterni, la torre della Regina e quelle di S.Giorgio e di S.Tommaso, unite da possenti muraglie, attorno al mastio centrale. Recentemente, al Colle della Regina sono stati aperti dei piccoli scavi archeologici. Secondo la leggenda, i Teuponi erano discendenti di Teupo, capitano dei Goti, arrivato a Feltre agli albori del Medioevo. Guerriero l'antenato e guerrieri i suoi discendenti: stando infatti ad antiche cronache, che in verità hanno un po’ il sapore del romanzo, i suoi discendenti avrebbero preso parte, nel 1096, alla Prima Crociata. L'ultimo dei castellani di Bivai fu il cavaliere Giovanni Teupone, morto il 27 settembre 1474. A lui è dedicata una raffigurazione in bassorilievo che lo rappresenta, posta vicino alla porta orientale del Duomo di Feltre. Con la morte di Teupone e l'estinzione della gloriosa famiglia anche sul castello di Bivai calarono le ombre dell'oblio. 4

4A. VECELLIO, I castelli feltrini, Feltre 1896, rist. anast. Bologna 1976, pp. 266-283.

16 VILLA AZZONI-AVOGADRO

La villa, che si inserisce armonicamente nel paesaggio, fu costruita nel XVII secolo vicino ai luoghi dove sorgeva l'antico castello di Bivai. L'edificio che oggi vediamo è frutto delle trasformazioni architettoniche e degli ampliamenti avvenuti nel XIX secolo. In origine essa apparteneva a una delle più importanti famiglie feltrine, quella dei Crico. Successivamente diventò proprietà della nobile famiglia degli Avogadro degli Azzoni, che possedeva anche un importante palazzo a Feltre. La famiglia Avogadro degli Azzoni vanta alcuni importanti personaggi per la storia del nostro territorio, come il conte Carlo che, il 7 ottobre 1866, fu eletto primo sindaco di Santa Giustina appena annessa al Regno d'Italia. Nella villa era conservata una raccolta di

minerali e, unica nel suo 17 genere, una collezione di modelli in gesso dei funghi della zona. Completa il complesso architettonico una piccola cappella con un bel campaniletto 5.

5A. ALPAGO NOVELLO, Ville della Provincia di Belluno, Milano 1982, pg. 371; S. CHIOVARO, Le ville del paesaggio prealpino della Provincia di Belluno, a cura di P. CONTE, Milano 1997, pp. 125-127.

18 LA PIETRA ROMANA

A pochi passi dalla Villa, oltre la chiesa, si trova un “cortivo” circondato da abitazioni rurali. Secondo la tradizione orale, nel medioevo, tali abitazioni ospitavano la servitù di Teupone, l’ultimo signore del Castello. Gli edifici hanno subìto diverse ristrutturazioni, ma sotto una colonna (la prima sulla destra in fotografia) è collocata una grossa pietra di probabile origine romana. Dalle nostre ricerche emergono due ipotesi interpretative: la prima sostiene che si tratti di una pietra di centuriazione romana. 6 La seconda afferma che potrebbe trattarsi di pietra usata come contrappeso nei torchi da vino sempre di epoca romana o successiva epoca medievale 7.

6L. ALPAGO NOVELLO, Resti di centuriazione romana nella Val Belluna, in Rendiconti dell'Accademia dei Lincei, s . 8, 12, 1957, p. 249-266 7P. LIVERANI, Termini muti di centuriazione o contrappesi di torchi? , in Mélanges de l’École française de Rome. Antiquité , 1987, pp. 111-127.

19 LA CROCE DI BIVAI

Ritornando sui propri passi, alle spalle della villa si prosegue verso la parte alta della frazione. Tra le ultime due abitazioni si imbocca un sentiero incassato in una depressione del terreno e ci si inoltra nel bosco. Si sale per qualche minuto e in breve si raggiunge un bivio. Non si deve prendere il primo sentiero a destra che procede orizzontalmente, ma poco oltre, sempre a destra, si sale verso il Col de la Croce. Pochi passi e vi trovate in un’ampia radura al centro della quale si innalza una croce. La grande croce in metallo, smaltata in bianco, spicca isolata in cima al colle dal 1993. La croce è collocata alla sommità del colle omonimo sul quale sorgeva il grosso castello conosciuto come “Motte Romane“. Negli archivi parrocchiali è conservata una lettera del 2 maggio 1915 dove il parroco di Cesio, Don Antonio De Paoli scriveva al parroco di S. Giustina che autorizzava i parrocchiani di Bivai a mettere una nuova croce nel territorio della sua parrocchia, presso Castel S. Tommaso. Nel 1969 la vecchia croce in legno, piantata per l’iniziativa dei conti Avogadro, allora proprietari del terreno, portata a spalle da Bivai, è stata rifatta con un rivestimento di lamiera zincata e spostata di una trentina di metri più in alto, dove è possibile vederla oggi. La croce in passato è stata meta di feste e processioni, che attualmente non vengono più effettuate. Si celebravano messe votive nel mese di ottobre seguite da rinfreschi. Successivamente, la croce, è stata anche meta della Via Crucis organizzata dal parroco per i cresimandi.

20 COL DE LA REGINA

Tornando indietro fino al bivio precedente, si oltrepassa il sentiero e si procede in direzione opposta fino alla cima del colle dove ci sono i resti della Torre della Regina. Individuerete sul terreno, tra le foglie, un telo bianco, che apparentemente sembra roccia. Esso ricopre un recente scavo archeologico praticato per trovare nuovi reperti. Il sito non è stato scelto a caso, infatti anticamente qui sorgevano la Torre della Regina e il mastio, mentre sul Colle della Croce si ergeva una muraglia che proteggeva il Castello di San Giorgio.

21 Il BORGHETTO DI CASTEL

Dal Col della Regina si raggiunge un piccolo borghetto: Castel. Secondo alcuni autori, qui sorgeva la seconda torre del Castello di Bivai. Dopo la sua distruzione, le pietre furono riutilizzate per la costruzione delle abitazioni del borghetto. In foto uno splendido esempio di architettura rurale in cui si sovrappongono ristrutturazioni di epoche diverse. Nei muri sono visibili grossi blocchi di pietra che, come detto, secondo la tradizione e le ipotesi di alcuni studiosi, apparterrebbero alle fortificazioni dell’antico Castello. Di fronte a questo borghetto si trova, ancora perfettamente conservato, un antico forno in pietra dove un tempo si preparava il pane.

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Molto curiosa è anche la pietra usata come soglia di un’abitazione. Essa sembra una normale pietra, ma in realtà si tratta della pietra di un altare, molto probabilmente quello della chiesa che sorgeva ai tempi del castello, presso il vicino colle di San Tommaso.

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Il pozzo 24

Da Castel si prosegue verso nord e subito si incontra il pozzo, protetto da una costruzione in muratura, con pregevole cancello di ferro battuto. Esso risale al 1600, forse rifacimento di una precedente struttura. All’interno, sulla trave, sono appesi un pannello ligneo scolpito raffigurante San Tommaso che tocca il costato a Cristo, una piccola Pietà in gesso e una campanella. Al pozzo sono appoggiati un portacandela e una statua di Cristo. L’antico pozzo, dove era raffigurata in un affresco la Madonna con il Bambino, era caduto in uno stato di degrado tale da far pensare all’eventualità di una sua demolizione. Nel 1987 il pozzo, dopo un necessario restauro, venne benedetto e furono collocate la targa commemorativa e le immagini sacre che ci suggeriscono di includerlo nel novero delle più tradizionali edicole presenti sul territorio.

L’antica strada romana Poco oltre il pozzo, sulla destra, si apre una verdeggiante conca prativa. Essa, collocata alle spalle del Col della Croce, delimita un bacino che in epoca medievale potrebbe aver racchiuso un piccolo lago 8. Tra i prati, oggi utilizzati per lo sfalcio, si evidenziano diversi livelli del terreno. La parte centrale, evidenziata dalla sottile striscia erbosa chiara nella foto, alla cui destra si trova il piano più basso della conca, è stata interpretata come piano stradale di un’antica via romana. (Ivan Minella)

8A. VECELLIO, I castelli feltrini, Feltre 1896, rist. anast. Bologna 1976, pg. 271.

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I boschi dell’Impero Sullo sfondo si può osservare come il bosco presenti una netta separazione tra bosco a latifoglie e abetaia. Non è un fenomeno naturale, ma un’eredità del periodo fascista, quando la proclamazione dell'Impero, nel 1936, fu celebrata anche con la messa a dimora di abeti. In quel periodo, infatti, si tentò di migliorare la redditività dei boschi favorendo la crescita dell’abete rosso, anche in zone climaticamente non idonee. Dopo qualche decennio, però, si scoprì che la qualità del legno era scadente e i numerosi rimboschimenti furono abbandonati con grave danno economico ed ambientale.

26 SAN GIORGIO E IL DRAGO

La passeggiata prosegue lungo la strada asfaltata. Al primo bivio girate a destra e proseguite in discesa fino all’entrata della villa San Giorgio, dove si pensa sorgesse la terza torre del castello. A sinistra del cancello, un piccolo bassorilievo raffigura il Santo in lotta contro il drago. Secondo la leggenda, c'era una volta una città in cui tutta la gente era triste, perché fuori dalle mura c'era un drago che ogni giorno pretendeva una fanciulla altrimenti avrebbe distrutto l'intera città. Ad un certo punto non c'era più nessuna fanciulla da sacrificare. Rimaneva solo la figlia del re, ma il re si rifiutava di dare al drago la sua unica figlia. La principessa però era pronta a sacrificarsi come tutte le altre ragazze. Il Signore allora chiamò San Michele e gli disse di trovare un uomo abbastanza forte che combattesse il drago. San Michele volò sulla Terra e iniziò la ricerca. Trovò un cavaliere chiamato Messer Giorgio. L’angelo, allora, gli disse ciò che stava succedendo nella cittadina e che bisognava che qualcuno sfidasse il drago. Giorgio accettò l’incarico. Spronò il suo cavallo e raggiunse la città proprio quando la principessa stava per essere sacrificata. Fermò la folla e chiese aiuto all’angelo. Subito, sulle sue spalle comparve un mantello azzurro che doveva aiutarlo nella sua impresa. Messer Giorgio cavalcò incontro al drago furioso che cominciò a sputare fiamme e veleno, ma Giorgio tenne il mantello della verità alto di fronte a sé e accecò il drago. Ma, nello scontro successivo, Giorgio perse il mantello e spezzò la spada al solo contatto con la dura pelle del drago. Gli abitanti, allora, andarono in soccorso di Giorgio con le spade sguainate. Purtroppo anche le loro spade si spezzarono quando provarono a colpire il mostruoso animale. Così, chiesero aiuto a San Michele. Egli allora, con un raggio di sole, fece tornare integra la spada di Giorgio e tutte le altre. La luce emanata dalle spade accecò definitivamente il drago e Messer Giorgio lo uccise. Allora il re uscì dalla città con sua figlia e promise a Giorgio metà del suo regno e la mano di sua figlia. Poi, guidati da Messer Giorgio, tutti gli uomini coraggiosi che lo avevano aiutato con il re e la principessa, fecero ritorno in città.

27 MULINI ED OPIFICI

Il cammino prosegue lungo la strada fino a ricondurci a valle alla frazione di Formegan. Formegan è sempre stata una delle località più importanti del territorio di Santa Giustina; è ricca di tesori ed opere d’arte. Di notevole importanza furono gli opifici che per secoli hanno funzionato nella frazione grazie alla roggia di Formegàn, le cui acque derivavano dal Vesés. Dal punto di vista storico gli opifici più importanti sono sicuramente quelli degli spadari. Nel corso del XVI secolo vi fu un’importante produzione di spade oggi visibili presso i più importanti musei d’armi italiani, quali il Museo Stibbert di Firenze, il Museo Marzoli di Brescia e l’Armeria di Palazzo Ducale di Venezia. Il ferro veniva estratto presso le miniere del Fursil in Valle di Zoldo. Le spade, per la loro ottima fattura, erano ricercate dai più valenti schermidori di tutta Europa 9. Altri mulini funzionarono nei secoli scorsi per la produzione della farina, per la lavorazione della lana e per l’attivazione di segherie. Di grande rilievo fu l’attività dei “mamani”, i maniscalchi, e dei fabbri. Infine, nel 1900, grazie alla forza motrice dell’acqua venne attivata anche la fabbrica del ghiaccio. Ma di questo e di altri tesori nascosti nel nostro territorio vi racconteremo nel prossimo numero della nostra collana.

9D. BARTOLINI, Ruote ad acqua lungo il Veses. Storia e tecnologia, Rasai 2005, pp. 138-147.

28 Da qui potete concludere l’itinerario tornando al punto di partenza e completando così la piacevole e curiosa passeggiata che vi ha portato a scoprire i segreti di Bivai. Una frazione oggi di pochi abitanti, ma dal passato ricco di storia, le cui tracce sono ancora visibili per chi abbia voglia di cercarle.

29 BIBLIOGRAFIA

− AA.VV., I castelli del Bellunese, a cura di B. FONTANA e D. DALL'OLIO, Feltre 1989 − AA.VV., La Via Claudia Augusta Altinate, Venezia 1938 − AA.VV., Santa Giustina, Cornuda 1995 − ALPAGO-NOVELLLO A., Da Altino a Maia sulla Via Claudia Augusta, Milano 1972 − ALPAGO NOVELLO A., Ville della Provincia di Belluno, Milano 1982 − ALPAGO-NOVELLO C., “Capitelli” segni di religiosità popolare a Santa Giustina, Rasai 2001 − ALPAGO NOVELLO L., Resti di centuriazione romana nella Val Belluna, in Rendiconti dell'Accademia dei Lincei , s . 8, 12, 1957, p. 249-266 − BARTOLINI D., Ruote ad acqua lungo il Veses. Storia e tecnologia , Rasai 2005 − CAMBRUZZI-VECELLIO A., Storia di Feltre 1873-1877 , rist. anast. Feltre 1995. − CHIOVARO S., Le ville del paesaggio prealpino della Provincia di Belluno, A cura di P. Conte, Milano 1997, pp. 125-127. − DAL PAN D., 1875-1975 Santa Giustina. Un comune la sua storia, vol. IV, Santa Giustina 2003. − LIVERANI P., Termini muti di centuriazione o contrappesi di torchi? , in Mélanges de l’École française de Rome. Antiquité, 1987, pp. 111-127 − MAZZOTTI G., Feltre, Feltre 1973 − MINELLA E., Le nostre chiese. Catalogo illustrato, Feltre 1964 − SOGNE V., Chiese di campagna. Parrocchia di Santa Giustina, Lentiai 2007 − VECELLIO A., I castelli feltrini , Feltre, 1896 - Rist. anast. Bologna 1976. − VECELLIO D. A., Un giorno a Feltre e due sul territorio, Feltre 1895 - Rist. anast . Feltre 1995

30 Ringraziamenti

Noi ragazzi della mitica 3^C, per essere riusciti a portare a termine il progetto di questo libro, abbiamo avuto bisogno di molte persone che ci dessero fiducia e ci dessero una mano. Per questo abbiamo deciso di inserire nel nostro libro anche i loro nomi, perché comunque hanno avuto un ruolo importante nella sua realizzazione. E così ringraziamo il nostro comune, il sindaco Ennio Vigne e l’assessore alla cultura Angela Bortolin che ci hanno dato fiducia e hanno sempre creduto in questo progetto; lo storico e archeologo Ivan Minella, che ci ha portato ad esplorare il territorio di Bivai e i suoi segreti; il professor. Michele Vello e il professor. Matteo Masini, che hanno coordinato con entusiasmo il nostro lavoro. Infine ringraziamo il dirigente scolastico e la scuola che hanno voluto portare avanti il progetto dei “Quaderni di Santa Giustina” cha ha lo scopo di coinvolgere noi giovani nella valorizzazione della nostra terra.

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GLI AUTORI: 32

Bortoluzzi Eva Cadorin Luca Cassol Marco Cordella Eleonora Dalla Libera Manuel Dalla Sega Davide Dalla Sega Nicola D’Avino Giulia D’Incà Mark Facchin Alan Farhan Sukina Ferigo Mattia Fontana Fabiano Frada Matteo Lotto Mattia Menel Damiano Paganin Sara Rosso Daniele Sacchet Antonio Sartor Arianna Tonin Mattia Zera Enrico Zera Sara

Scuola Media - Classe 3^C – Istituto Comprensivo “Gianni Rodari” di Santa Giustina - a.s. 2012-2013