Attualità Quando la mafia massacrò Borsellino lei si uccise. Rimasta sola A lapide senza nome per Rita Atria “l’infame”

di Lucia Grazia i sono tombe che parlano. Capita, per ragioni ideologiche come a Sparta o Coviello più frequentemente, che sia l’assen- perché si ignori chi sia il defunto, ma per- C za di qualcosa, un epitaffio o un ché più semplicemente si vuole negare a nome, a renderle paradossalmente loquaci. quel nome la dignità del ricordo. Dal 31 Come se da quella mancanza fosse possibi- luglio 1992 quello è il luogo in cui è sep- le cogliere più chiaramente il messaggio pellita Rita Atria. che intendono trasmettere. Il suo crimine? Aver parlato. Aver denun- Una storia terribile. Si racconta, per esempio, che nella Sparta ciato i boss e i picciotti del suo paese sen- I suoi racconti dopo antica l’assenza di elementi distintivi nelle za alcuna indulgenza, senza fare sconti a la morte del padre sepolture cittadine servisse a consolidare, nessuno. Politici inclusi. Si era ribellata a e del fratello celebrandola, la struttura egalitaria della quella “cultura” mafiosa che ha nell’omer- polis. Solo in due casi era ammessa l’iscri- tà il suo primo comandamento e che non provocarono zione funeraria: per le donne morte di par- ti perdona mai. Neppure se muori. Storia una serie di arresti. to e per gli uomini caduti in battaglia, ov- di vendetta e ribellione, di rancori dura- L’eroica decisione vero per coloro che anteposero la salva- turi e affetti fuggevoli. E di solitudine. di dire tutto guardia dello Stato alla preservazione della Troppa per una ragazzina di soli diciasset- ai magistrati propria vita. te anni. Eredità delle ultime guerre sono invece le L’odore nauseabondo della mafia Rita im- centinaia di croci anonime di chi a casa parò a conoscerlo fin dalla più tenera età. non è più tornato. Stanno lì a rammentar- Il padre, don Vito Atria, piccolo boss loca- ci quanto può essere profondo l’abisso. le legato al clan egemone degli Accardo, Certe volte però quell’assenza traduce una era uno di quei mafiosi vecchio stampo de- strana voglia di rimozione. Di nascondere diti all’abigeato e allo sfruttamento delle sotto cumuli di terra verità scomode che terre. Un mafioso da manuale tutto cop- non si ha il coraggio di guardare senza ri- pola, lupara e baci d’ordinanza. Troppo schiare di provare orrore per sé stessi. occupato a compiacersi del prestigio e del Nel cimitero di Partanna, diecimila anime potere raggiunto per accorgersi di quanto tra le valli del Modione e del Belice, c’è il suo mondo stesse cambiando. In fretta una tomba di questo tipo. Non un nome anche. Rita Adria. né una fotografia che la identifichi. Non Fu assassinato una notte di novembre del 1985. Pagò caramente i suoi no all’entrata di Cosa nostra nel traffico di droga e agli introiti da capogiro che sarebbero derivati da esso. Fu “posato”, si dice in gergo. Vocabolo dal suono qua- si dolce per una realtà ben più feroce e difficilmente spiegabile a chi, in un lampo, si trovò a do- ver crescere senza quel padre che tanto amava. La stessa sorte, sei anni più tar- di, avrebbe portato via l’ultimo maschio di casa Atria, Nicola. Si era illuso di poter vendicare la morte del genitore giocando “all’infiltrato”, usando le cosche paesane per cercare indizi, con- ferme e risposte. Il 24 giugno 1991 una raffica di pallottole fermò per sempre la sua folle corsa.

48 l patria indipendente l 22 aprile 2012 Quando la violenza mafiosa calpesta esempio. Prese il telefono e chiamò rioso come informazioni tanto riser- a tal punto le regole del vivere civile i carabinieri di Sciacca, località in cui vate, in un modo o nell’altro, riesca- due sono le reazioni possibili: il si- frequentava l’Istituto Alberghiero. no sempre a raggiungere le orecchie lenzio o la voce. Si sta zitti general- «Ho informazioni importanti sulla sbagliate. Rita “la spiona” era la mente per convenienza, per paura di mafia di Partanna». Le dissero di causa di quelle manette. Rita “l’infa- infastidire qualche anima privilegia- aspettare. Uno, due, tre giorni. Una me” andava fermata. Macchine che ta, perché in fondo così è sempre settimana. Un’attesa interminabile! rallentano davanti casa. Occhi che ti stato. Si parla perché più tenace è la Che si siano dimenticati? Rita provò scrutano. sete di giustizia, la necessità di un nuovamente finché non si arresero Pochi giorni dopo la prima dichiara- cambiamento, perché com’è sempre alla sua cocciutaggine. Fu convocata zione uno sconosciuto bussò alla stato non debba più essere. Ma ci il 5 novembre 1991. Il giorno che le porta mettendo in guardia sua ma- vuole una grande forza di volontà avrebbe cambiato l’esistenza. dre: «Dicissi a Rita cà parrasse picca, per percorrere quest’ultima via. «Sono la sorella di Atria Nicolò, va si nnò …». (da Nando Dalla Bisogna fidarsi di uno Stato che, so- ucciso a Montevago il 24 giugno Chiesa, Le ribelli, Edizioni Melam- prattutto in quelle zone, ha spesso 1991. Mi presento alla signoria vo- po, Milano, 2006). Una sera, verso latitato mostrando il suo volto peg- stra per fornire notizie che riguar- mezzanotte alcuni amici cercarono giore. È un salto nel buio. Una stra- dano episodi e circostanze legate alla di farsi ricevere inventando una scu- da senza ritorno che rompe radici e morte di mio fratello e alla uccisione sa qualsiasi. certezze. Dubbi e timori che affolla- di mio padre, avvenuta a Partanna Non c’era un attimo da perdere. Fu vano la mente di Rita fino a farle nel 1985, ma più in generale per for- lo stesso Borsellino a deciderne il perdere il sonno. Forse cercava nire notizie sull’ambiente in cui tali trasferimento. La capitale l’accolse il qualcuno che l’aiutasse, che la faces- episodi vennero a maturare». 21 novembre del 1991. Là, protetta se sentire meno sola nel percorso Bastarono pochi minuti per capire e lontano dai pericoli della sua terra, che era determinata a intraprendere. la rilevanza delle sue dichiarazioni. Rita trascorse insieme a Piera i suoi Avrebbe potuto capirla sua madre? L’11 di novembre, sempre a Sciac- ultimi mesi. Figuriamoci, quella figlia neanche la ca, fu compilato il secondo verbale. Gettarsi tutto alle spalle non è né voleva. Annotava Rita nel suo dia- A partire dal 3 dicembre la collabo- semplice né indolore. Per quanto si rio: «Non lo voleva, non desiderava ratrice di giustizia Rita Atria passò cerchi di voltare pagina, ci sarà sem- un altro bimbo da cullare e da ama- definitivamente sotto la competenza pre qualcuno o qualcosa che ti rin- re, perché in quel grembo amore non della Procura di Marsala. Quella di faccerà chi sei e da dove vieni. Non ce n’era stato mai» (da Sandra Rizza, . è sufficiente ritagliare la Sicilia dalla Una ragazza contro la mafia, La Lu- Ma i magistrati non erano gli unici a cartina geografica dell’Italia e get- na editore, , 1993). Portò a occuparsi di lei. A Partanna, paese tarla nel cestino. Ancora più difficile termine la gravidanza solo perché le piegato dalle decine di arresti, con- da accettare è che sia proprio la tua fecero credere che se avesse abortito seguenza di quelle deposizioni, la famiglia a farti del male. A fare in- sarebbe morta pure lei insieme al notizia della sua collaborazione co- torno a te terra bruciata. Non ti bambino. minciò lentamente a circolare. È cu- comprende, ti accusa, non vuole ve- No, da quella madre così fredda e collerica non poteva aspettarsi alcuna comprensio- ne. Né tantomeno poteva contare sulla sorella maggiore Annamaria, partita per Mila- no con un biglietto di solo andata. Fu inaspettatamente la cogna- ta , poco più che ventenne e una bambina pic- cola a cui badare, a rompere il silenzio e a prepararle il cam- mino. Una mattina d’agosto del 1991, come se nulla fosse, la donna s’intrufolò nella ca- serma di Montevago, poco lontano da Partanna, ben de- cisa a denunciare chi le aveva ucciso il “suo” Nicola. Ecco, per fortuna c’era Piera a dimostrarle che si poteva ri- cominciare daccapo, che non era poi tanto folle sognare una vita diversa. Seguì il suo La tomba di Rita Atria senza il nome ma con tanti biglietti di solidarietà e affetto.

patria indipendente l 22 aprile 2012 l 49 chine blindate, mancano le leggi che ti assicurino che nes- suno scoprirà dove sei […] scappi dalla mafia che ha tutto ciò che vuole, per rifu- giarti nella giustizia che non ha le armi per lottare». E ancora: «L’unica speranza è non arrendersi mai. Finché giudici come Falcone, Paolo Borsellino e tanti come loro vivranno, non bisogna ar- rendersi mai, e la giustizia e la verità vivrà contro tutto e tutti. L’unico sistema per eli- minare tale piaga è rendere coscienti i ragazzi che vivono tra la mafia che al di fuori c’è un altro mondo fatto di cose semplici […] Forse un mondo onesto non esisterà mai, ma chi ci impedisce di sognare. Forse se ognuno di e Paolo Borsellino. noi prova a cambiare, forse ce la faremo». derti e finisce che ti ripudia. «Non re così, non ti preoccupare”. La Rita Atria morì insieme al suo giu- ho più una famiglia, non ho più nes- coccolava, la abbracciava, le dava dice quella domenica del 19 luglio suno» confidò a Piera (Sandra Rizza, piccole pacche affettuose sulla schie- 1992. Che avesse camminato, par- cit.). Va bene, da sua madre, “ma- na. Quando piangeva pensando alla lato e mangiato per una settimana dre d’onore” che la minacciò addi- madre era sempre lui a confortarla: ancora non fa alcuna differenza. rittura di morte, una reazione del “Non sei sola, tu hai me”, le ripe- Appuntava nel diario qualche gior- genere l’aveva messa in conto, ma teva». no prima di gettarsi dal settimo pia- da Annamaria, la sorella di Milano, Come non affezionarsi a quel giudi- no del suo appartamento: «Ora che che inventa mille scuse per non in- ce che pur tra mille impegni trovava Borsellino è morto, nessuno può capi- contrarla come se fosse lei la crimi- sempre il tempo per inviarle una re che vuoto ha lasciato nella mia vi- nale! parola di conforto, per renderle più ta. Tutti hanno paura ma io l’unica Affetti schizofrenici quelli di Rita. sopportabile la solitudine? cosa di cui ho paura è che lo Stato Legami di sangue che valgono me- E della lotta alla mafia e dei suoi pa- mafioso vincerà e quei poveri scemi no di niente ed estranei dai quali ri- ladini la giovane trattò direttamente che combattono contro i mulini a cevere un aiuto autentico e disinte- in un tema scolastico. vento saranno uccisi. Prima di com- ressato. Come Piera, la cognata pio- Era giugno, poche settimane dopo battere la mafia devi farti un auto- niera, compagna di tormenti e di l’esplosione di Capaci. Con le scene esame di coscienza e poi, dopo aver aspirazioni. Con lei, cautele e restri- dell’attentato ancora scolpite nella sconfitto la mafia dentro di te, puoi zioni a parte, riassaporò il gusto del- mente Rita elaborò pagine di rara combattere la mafia che c’è nel giro la libertà: la città eterna da visitare, lucidità e bellezza. dei tuoi amici, la mafia siamo noi ed le passeggiate, qualche film … tutta Pagine in bilico tra speranze future il nostro modo sbagliato di compor- un’altra cosa dalle giornate trascorse e amarezze presenti, un po’ come tarsi. Borsellino, sei morto per ciò in a Partanna. Come Gabriele, il ra- lei d’altronde: «Con lui [Falcone] è cui credevi ma io senza di te sono gazzo di cui imprudentemente si morta l’immagine dell’uomo che morta». era innamorata e con cui progettava combatteva con armi lecite contro chi La bara arrivò a Partanna il 31 lu- il domani. Come Borsellino, il giu- ti colpisce alle spalle, ti pugnala e ne glio nell’indifferenza generale. dice gentile che chiamava affettuo- è fiero. […] Giudici, magistrati, col- Sembrava un venerdì come tanti. samente “zio Paolo” e che per lei laboratori della giustizia, pentiti di Non c’era un segno di lutto in rappresentava lo Stato, la Giustizia, mafia, oggi più che mai hanno pau- paese. un nuovo padre. Affettuoso e com- ra, perché sentono dentro di essi che Non c’era la madre ad accompa- prensivo, Borsellino si faceva in nessuno potrà proteggerli, nessuno se gnarla lungo il suo ultimo tragitto. quattro per le “sue donne”. parlano troppo potrà salvarli da Le duecento donne giunte da Paler- Lo ricorda bene Piera Aiello: «Rita qualcosa che si chiama mafia. […] mo per rendere omaggio alla ragaz- la considerava proprio come una fi- Se domandi protezione, te la danno, za l’attesero inutilmente. Si fece viva glia. Quando lei era nervosa, lui le ma ti accorgi che non hanno mezzi solo per la commemorazione dei prendeva la faccia tra le mani, e le per assicurare la tua incolumità, defunti quando, a martellate, spaccò diceva: “bedda mia, calmati, non fa- manca personale, mancano le mac- la foto e la lapide della figlia.

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