Provincia di Regione Lombardia Comune di Offanengo PGT PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO DOCUMENTO DI PIANO

PROGETTISTA Ing. Salvatore Palumbo Ufficio di Piano Comunale

CON LA COLLABORAZIONE DI

Sede a Orzinuovi (BS) Via Obici, 14 Tel. 030 941567 Fax. 030 944121 CPUs.r.l. [email protected] www.cpuservizi.it engineering Arch. Alessandro Magli (direttore tecnico)

E CON LA COLLABORAZIONE DI

Arch. Giorgio Schiavini ( piano dei servizi ) Arch. Daniela Marini ( analisi storica ) Urb. Roberta Arrigoni (coordinamento generale) Arch. Paola Ceriali ( supporto tecnico ) Geom. Vittorio Saini ( grafica ) DP-C7 Relazione illustrativa del Documento di Piano

Dicembre 2010

IL SINDACO ADOZIONE Deliberazione C.C. del

IL SEGRETARIO APPROVAZIONE Deliberazione C.C. del

Comune di PGT

Offanengo Piano di Governo del territorio

Sommario CAPITOLO 1. Il quadro normativo ...... 6

1.1 Il nuovo concetto giuridico di urbanistica e i suoi riflessi sostanziali ...... 8

CAPITOLO 2. Strumentazione territoriale di riferimento – inquadramento a diverse scale ...... 10

2.1 PTR - RER ...... 10

2.2 PTCP – Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale ...... 17

2.3 I riferimenti della programmazione sovracomunale: Piano d’Area del Cremasco ...... 21

CAPITOLO 3. Il Documento di piano ...... 22

3.1 Gli indirizzi iniziali del documento di piano ...... 24

3.2 II contenuti del documento di piano ...... 25

3.3 L’approccio analitico ...... 26

3.4 Il quadro strategico territoriale...... 27

3.5 Le linee progettuali ...... 27

3.6 Obiettivi strategici specifici del Documento di Piano ...... 29

3.7 Struttura del documento di piano ...... 31

CAPITOLO 4. Il sistema del paesaggio e dei beni storici ...... 32

4.1 Il concetto di paesaggio ...... 33

4.2 La tutela paesaggistica ...... 33

4.3 Aree e beni assoggettati a specifica tutela ...... 34

4.3.1 Il repertorio dei beni vincolati ...... 35

CAPITOLO 5. Elementi costitutivi del paesaggio ...... 36

5.1 le componenti del sistema geomorfologico e naturalistico ...... 37

5.1.1 emergenze geologiche, idrogeologiche, geomorfologiche e suolo ...... 38

5.1.2 Attitudine allo spandimento agronomico dei liquami zootecnici ...... 40

5.1.3 Studio geologico comunale ...... 43

5.1.4 Rete ecologica ...... 49

5.1.5 Boschi ...... 51

5.1.6 Siepi e filari ...... 51 Relazione del Documento di Piano 1

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5.2 le componenti del sistema antropico: paesaggio agrario e dell’antropizzazione colturale storico culturale ...... 52

5.2.1 Aree agricole strategiche ...... 53

5.2.2 Aree a seminativo semplice ...... 55

5.2.3 L’architettura rurale ...... 55

5.2.4 centuriazioni ...... 56

5.2.5 Rete stradale storica principale e secondaria ...... 56

5.2.6 Centri e nuclei storici: tipologie edilizie e materiali ...... 56

5.2.7 Tipologie edilizie ...... 57

5.2.8 Siti archeologici ...... 60

5.3 COMPONENTI DEL PAESAGGIO URBANO DI RECENTE FORMAZIONE ...... 60

5.3.1 PAESAGGIO URBANO DI RECENTE FORMAZIONE: Aree edificate consolidate ...... 60

5.3.2 PAESAGGIO URBANO DI RECENTE FORMAZIONE: Aree impegnate da PRG vigente ...... 61

5.4 Indice di frammentazione perimetrale...... 62

CAPITOLO 6. Sistema demografico ...... 64

CAPITOLO 7. Cenni Economico‐Produttivi ...... 69

7.1 analisi storica del sistema socio – economico ...... 69

CAPITOLO 8. Cenni storici ...... 71

8.1 Premessa ...... 71

8.2 prologo ...... 72

8.3 inquadramento territoriale storico ...... 73

8.4 la cartografia antica ...... 75

8.4.1 carta degli astronomi di brera - 1833 ...... 76

8.5 Offanengo: brevi note storiche ...... 77

8.6 il rilievo del costruito ...... 80

8.6.1 le facciate vincolate ...... 82

CAPITOLO 9. il paesaggio agrario ...... 88

9.1 la cascina lombarda ...... 88

9.2 le cascine storiche di offanengo ...... 89 Relazione del Documento di Piano 2

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9.3 corrispondenze visive ...... 92

CAPITOLO 10. I caratteri del sistema insediativo residenziale esistente ...... 93

CAPITOLO 11. Tessuto produttivo ...... 99

CAPITOLO 12. Il sistema dei servizi ...... 100

12.1 Popolazione studentesca ...... 101

3. PARTE : PROGETTO DEL PGT ...... 104

CAPITOLO 13. Proposte pervenute ...... 104

CAPITOLO 14. Le Previsioni di Piano ...... 107

CAPITOLO 15. Il bilancio di piano...... 109

15.1 Dati riassuntivi ambiti di trasformazione prevalentemente residenziale ...... 109

15.2 Dati riassuntivi zone di completamento (B1) ...... 113

15.3 Dati riassuntivi ambiti di trasformazione polifunzionale ...... 114

15.4 Individuazione della componente endogena/esogena dello sviluppo industriale ...... 117

CAPITOLO 16. Calcolo del fabbisogno di consumo di suolo ...... 119

16.1 La nuova dotazione di servizi pubblici ...... 120

16.2 Il Tessuto edilizio consolidato ...... 122

16.3 L’ Ambiente e le aree agricole ...... 123

CAPITOLO 17. Progetto di rete ecologica comunale (REC) ...... 125

17.1 La mobilità e servizi ...... 129

17.1.1 Viabilità in costruzione e di progetto ...... 129

CAPITOLO 18. Perequazione, compensazione e premialità ...... 131

18.1 Perequazione di comparto ...... 131

18.2 Compensazione ...... 132

18.3 Premialità ...... 133

18.4 Aree soggette a compensazione ...... 133

18.5 Ambiti soggetti al trasferimento dei diritti edificatori ...... 134

DATI RIASSUNTIVI AMBITI DI TRASFORMAZIONE PREVALENTEMENTE RESIDENZIALE ...... 134

DATI RIASSUNTIVI AMBITI DI TRASFORMAZIONE POLIFUNZIONALE ...... 135

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CAPITOLO 19. Carta del paesaggio ...... 135

19.1 I modi di valutazione del paesaggio: il giudizio di rilevanza e di integrità ...... 135

19.2 conclusioni ...... 139

19.3 Contenuti minimi per l’istruttoria di compatibilità con il P.T.C.P...... 141

19.4 Uso delle fonti e riferimenti bibliografici ...... 144

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PREMESSA

Il processo formativo del nuovo strumento urbanistico segue la definizione di un sistema di pianificazione che si costituisce attraverso le relazioni tra il Documento di piano, il Piano dei servizi ed il Piano delle regole. Le relazioni tra i tre strumenti si precisano nella verifica di coerenza dei processi di trasformazione urbana con le politiche urbanistiche, che vengono delineate nel Documento di piano, nel rispetto delle esigenze di interesse pubblico o generale individuate dal Piano dei servizi e sulla base dei diritti dei suoli assegnati dal piano delle regole e/o piani attuativi. Il PGT può contribuire e ricercare le migliori soluzioni ai problemi irrisolti dei cittadini di Offanengo in ordine alla casa, al lavoro, ai servizi pubblici ed ai nuovi bisogni, oggi emergenti in campo sociale, in campo ambientale e nel settore della sicurezza e della solidarietà. Il presente documento ha lo scopo di tracciare le linee programmatiche per la compilazione dei suddetti strumenti, all’interno della cornice concertativa tra i vari soggetti coinvolti nel procedimento di formazione del PGT, soffermandosi in particolare sulle scelte strategiche che sono state tradotte e articolate nel Documento di piano nel suo complesso. Un Documento di scoping (VAS), in via preliminare, ha definito il primo approccio all’individuazione dei contenuti strategici e quindi progettuali derivanti dal contributo dei soggetti interessati e consentito di acquisire, seppure informalmente, le prime indicazioni e/o supporti da parte degli enti competenti (vedi Provincia/Arpa/Asl). Il Documento di piano ha affrontato particolarmente il fabbisogno di consumo di suolo, sulla scorta delle richieste di inserimento presentate dai cittadini avuto riguardo, nel merito, delle indicazioni a valenza prescrittiva del PTCP della Provincia di Cremona ai sensi dell’art. 18, comma 2, della L.R. n. 12/2005. L’elaborazione del progetto di Documento di piano ha tenuto, quindi, conto dei riscontri tecnici e di conferenza pubblica derivanti dalle linee orientative esplicitate nel percorso di VAS. Tuttavia solo in seguito al completamento del quadro conoscitivo comprensivo degli assetti idrogeologi e dei vincoli le scelte iniziali e orientative sono confluite nel progetto esecutivo di PGT e in particolare del Documento di Piano, parallelamente al processo di VAS descritto nel Rapporto Ambientale. Le basi conoscitive per la definizione delle scelte strategiche sono descritte nel presente documento. La Relazione del Quadro Conoscitivo del Documento di piano è suddivisa in tre parti :

PARTE PRIMA : Il quadro di riferimento PARTE SECONDA : Analisi territoriale PARTE TERZA : Progetto del P.G.T.

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PARTE 1° IL QUADRO DI RIFERIMENTO

CAPITOLO 1. Il quadro normativo

Con la nuova legge regionale n. 12 del 2005 e s.m.i., lo strumento urbanistico comunale è caratterizzato strumentalmente da più componenti specifiche e settoriali. Il Documento di piano è lo strumento strategico, programmatico e di regia della politica territoriale; il Piano delle regole contiene gli aspetti regolamentativi e gli elementi di qualità urbani e ambientali; mentre al Piano dei Servizi è affidata l’armonizzazione degli insediamenti con la città pubblica e i suoi servizi. L’insieme di questi strumenti rappresenta il “piano strutturale” a stretta valenza conformativa del territorio, denominato Piano di Governo del Territorio (PGT) a cui si aggiungono i cosiddetti “piani operativi”, vale a dire i Piani attuativi concernenti la conformazione della proprietà. La necessità di tale nuova impostazione, che cancella definitivamente il Piano Regolatore Comunale, trova le sue ragioni nel dibattito e nelle sperimentazioni urbanistiche degli ultimi anni quali il superamento dello zoning, i piani direttori, l’urbanistica di 1°, 2° e 3° generazione, cioè lo sviluppo urbanistico secondo il modello tradizionale città e periferia, poi il modello per singole emergenze attraverso programmi e piani speciali, e infine il modello, più recente, strategico, integrato e condiviso. Il piano urbanistico quale quadro di riferimento per gli interventi di trasformazione e riqualificazione urbana e sviluppo territoriale non può più essere il vecchio PRG che proprio nei confronti degli stessi interventi ha dimostrato la sua maggiore inefficacia. Innanzitutto esso (il PRG) nasce infatti per affrontare uno scenario completamente diverso, quello, come abbiamo già detto, dell’espansione urbana con un modello attuativo di tipo espropriativo che, peraltro, per la città esistente è risultato del tutto improponibile (Rif. vedi la pratica incostituzionale del regime espropriativo, le problematiche relative alla reiterabilità dei vincoli urbanistici e la loro indennizzabilità (Corte Cost. n. 179/99), la differenza tra vincoli d’inedificabilità e vincoli urbanistici). In secondo luogo il carattere totalmente prescrittivo e vincolante del PRG ne limita fortemente l’operatività, è il caso ad esempio delle differenze di “operatività” reali in una zona di espansione che è sempre appetibile dal mercato e in un comparto già edificato, dove le variabili della trasformazione sono assai più numerose. Il PRG,infatti, ha contribuito a quella contrapposizione nella pianificazione tra il progetto urbanistico (strumento generale) e il progetti urbani (strumenti di dettaglio). La deregulation urbanistica degli scorsi due decenni parte da questa contrapposizione privilegiando però il progetto al piano. Per esemplificare assistiamo, infatti, al proliferare dei Programmi (PRUSST, P.I.I., P.U.P. ecc.) dei piani speciali (P.I.R., P.U.T. P.C.P. ecc.), dei progetti d’area (Documenti di inquadramento, ecc.), attuabili tutti, necessariamente, attraverso la pratica deleteria delle varianti al P.R.G. quindi senza un disegno complessivo dell’assetto territoriale. Una strada questa che si è dimostrata non solo sbagliata per la rigidità del PRG e la mancanza di uno strumento flessibile al cambiamento, ma anche inutile perché poche iniziative hanno avuto successo.

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Di fronte a questa situazione di inefficacia, e cioè quella del PRG e quella della deregulation e dell’efficacia parziale dei nuovi “strumenti complessi” nell’affrontare le problematiche di trasformazione e della riqualificazione urbana, appunto programmi e non piani, l’orientamento prevalente e concorde degli urbanisti, oggi, è quello della riforma attraverso il cosiddetto “piano strutturale” di cui abbiamo detto prima e sul quale si fonda la nuova legge regionale di governo del territorio (LR n. 12/2005). La nuova legge urbanistica lombarda si pone l’obiettivo di semplificare la normativa vigente, di raccogliere in un unico testo la materia urbanistica, e punta ad attuare il principio di Sussidiarietà. Il superamento del PRG avviene con uno strumento flessibile al cambiamento la cui natura programmatica è legata al mandato amministrativo, passando da un modello attuativo di tipo espropriativo (PRG) ad un modello negoziato e compensativo, fornendo uno strumento partecipato di assetto del territorio, articolato per livelli flessibili e integrati, che non sia il prodotto di una norma ma l’esito di una procedura. Il piano strutturale o Documento di piano è cosi caratterizzato : E’ il risultato di un processo di “copianificazione” attraverso “conferenze” o “accordi di pianificazione”, che coinvolgano i soggetti e le organizzazioni istituzionali e sociali presenti sul territorio. Non assegna edificabilità, né a base territoriale né per singole aree e quindi non conferisce diritti e non istituisce vincoli preordinati all’esproprio, assume pertanto una valenza conformativa del territorio, ma non della proprietà che è demandata ai piani operativi che definiscono il dettaglio del regime giuridico pubblico e privato degli immobili. Si fonda su un modello attuativo perequativo e compensativo generalizzato in tutte le trasformazioni per l’acquisizione delle aree necessarie per soddisfare fabbisogni pubblici, riducendo la soluzione espropriativa (da perequare nei valori) alle sole aree non compensabili (aree ambientali, aree comprese nei centri storici); un modello quindi fatto di regole pubbliche e di attuazione privata. È articolato per “sistemi sostenibili”, semplificando e articolando la struttura della città e del territorio : il sistema ambientale, con l’individuazione delle parti del territorio da tutelare e da preservare (le cd. “invarianti ambientali”), ma anche le parti da coinvolgere nella costruzione e nel rafforzamento della “rete ecologica” perché la gestione ambientale offre grandi opportunità al capitale privato; il sistema infrastrutturale, con l’indicazione programmatica e copianificata delle reti di mobilità, tecnologiche, ecc.); il sistema insediativo, con l’individuazione programmatica delle diverse parti da riqualificare, ristrutturare, trasformare, e la definizione non prescrittiva delle regole e delle modalità di intervento, delle prestazioni e dei contenuti dei piani attuativi. Si relaziona con gli strumenti di pianificazione sovracomunale ad un livello che deve essere pariordinato, attraverso procedure di consultazione, negoziazione e di verifiche di compatibilità. Le ultime due legislature regionali hanno visto un intenso processo di rinnovamento legislativo in urbanistica in particolare riferito al piano regolatore generale: - Varianti semplificate: l.r.23/97; -Principio della partecipazione e autoapprovazione dei PRG : l.r.1/2000;

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-Interventi nei centri storici, capacità insediativa, standard pubblici : l.r.1/2001; -Programmi Integrati mediante iniziative pubbliche e private di trasformazione del territorio: l.r.9/99; -I beni paesistici con trasferimento ai Comuni ogni competenza in materia autorizzativi ed emanazione dei criteri obbligatori per le funzioni subdelegate: l.r.18/97. Pertanto dal punto di vista strettamente disciplinare, possiamo dire che la nuova legge urbanistica è il risultato della trasformazione della L.R. n. 51/1975 attraverso un complesso di disposizioni normative introdotte già precedentemente (LL. RR. 15/96, 18/97, 23/97, 9/99, 20/99, 22/99, 26/99, 1/2000, 1/2001). A cui si deve aggiungere la normativa nazionale ancora in vigore in questa fase di riforma costituzionale; risultando quindi necessario, in ordine a questo complicato quadro normativo, un unico documento legislativo che riassuma almeno i capisaldi delle disposizioni normative vigenti. L’operazione di riordino e coordinamento del bagaglio normativo di settore, ha costituito, quindi, l’essenza di quell’azione di semplificazione normativa che è l’obiettivo dichiarato, ed ampiamente condiviso, dell’azione legislativa degli ultimi anni.

1.1 Il nuovo concetto giuridico di urbanistica e i suoi riflessi sostanziali

Dalla Legge 17 agosto 1942, n. 1150, è possibile ricavare dall’art. 1 una definizione di urbanistica, che potrebbe così formularsi : l’urbanistica è la disciplina dell’incremento edilizio dei centri abitati al fine di assicurare nel rinnovamento e ampliamento edilizio delle città il rispetto dei caratteri tradizionali, favorendo il disurbanamento e frenando la tendenza all’urbanesimo ( Rif. al 1942 : il Ministro Bottai, urbanisti come Terragni, i primi segni dell’ industrialesimo in Italia, e le influenze delle esperienze e teorie razionaliste del nord Europa). Tale definizione oggi non solo non è più in armonia con l’evoluzione della società e i nuovi orientamenti politici, ma anche constatiamo il fallimento nella sostanza di un modello di governo, di una urbanistica strettamente legata alla città piuttosto che al territorio, a cui si deve aggiungere anche : “paesaggio” e “ambiente”. Per territorio si intende quello “spazio contenitore di elementi oggettivi” cioè quell’insieme di condizioni e fenomeni che consentono (o meno) la vita di una specie. Queste caratterizzazioni rappresentano l’ambiente di una determinata specie vivente. Per paesaggio si intende quella dimensione non solo “immediatamente percettiva”, cioè quello che vediamo, ma anche di appropriazione “culturale e filosofica”, cioè : quello che vorremmo vedere. Mentre per il concetto di urbanistica, già negli anni ’70, sia la giurisprudenza amministrativa che la normativa di settore, hanno cercato di ampliare una definizione, che poi si è comunque tradotta in una prassi, strettamente ancorata all’emergenza città (Rif. TAR Friuli 1972 e L. n. 1/1977 cd. “Bucalossi”, vedi art. 1 “ogni trasformazione urbanistica ed edilizia del territorio è soggetta a concessione edilizia”, vedi anche L.R. n. 51/1975 che anticipa alcuni contenuti della Bucalossi).

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Infine si ricorda la sentenza della Corte Costituzionale (n. 239 del 1982) dove si da una definizione allargata concernente “lo sviluppo urbanistico in genere del territorio dello Stato” e per ultimo, la sentenza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione n. 494/2000 da cui si ricava che la materia edilizia e urbanistica abbraccia la totalità degli aspetti dell’uso del territorio “nessuno escluso”. Quindi, per urbanistica, oggi si intende “tutto ciò che concerne l’uso del territorio”, tenendo conto, tuttavia, che l’impianto normativo della pianificazione urbanistica nazionale discende dal fenomeno “città ed espansione urbana” e, inoltre, risente di una impostazione rigida e dualistica legata al concetto di “centro e periferia”. Questo ha comportato, anche da un punto di vista giuridico, attraverso la nuova legge regionale e alla luce della riforma costituzionale, il superamento del Piano Regolatore Generale e in sostanza della LU del 1942. I principi della riforma urbanistica regionale, che qui si richiamano parimenti sono : Sostenibilità delle scelte di pianificazione in quanto ogni atto di programmazione o pianificazione territoriale deve poter contribuire a garantire una maggiore equità sociale e promuovere lo sviluppo locale contemperando le scelte alla tutela del territorio e delle sue specificità (Valutazione Ambientale Strategica); Sussidiarietà e Monitoraggio perché si prevede l’attribuzione e il consolidamento di funzioni amministrative e gestionali a Province e Comuni, e, attraverso la creazione dell’Osservatorio permanente della programmazione, al quale partecipano i rappresentanti degli EE.LL., si provvede al monitoraggio delle dinamiche territoriali e alle valutazioni degli effetti della pianificazione; Flessibilità degli strumenti in quanto si introduce, grazie alla nuova articolazione dei livelli di pianificazione, un modello di confronto e verifica, continua e dinamica, tra gli strumenti e il territorio, in un contesto temporale definito (quinquennale, vedi mandato amministrativo del Sindaco) e quindi collegato strettamente agli obiettivi di governo dell’amministrazione, rispetto ad un modello gerarchico rigido con tempi di gestazione lunghissimi: Partecipazione e collaborazione in quanto è garantito il ruolo attivo di cittadini, enti ed operatori economici interessati, attraverso momenti di confronto, condivisione e cooperazione, in un contesto dato di conoscenze integrate del territorio (S.I.T.) Differenziazione, Adeguatezza e Sostituzione dell’intervento pubblico attraverso un modello di Governance territoriale che si attua mediante una pluralità di piani coordinati e differenziati tra loro, definiti per obiettivi, attraverso l’indicazione dei livelli di concertazione e apprestando modalità finanziarie o compensative tra enti e soggetti interessati, con gli strumenti della Programmazione Negoziata e dell’Intervento Sostitutivo (Commissario ad Acta) Compensazione ed efficienza attraverso il riequilibrio delle risorse in gioco tra soggetto pubblico e privato, attraverso lo strumento della premialità su criteri appositamente dati dal piano di governo del territorio, perciò trasparenti, di qualità ed eccellenza, di utilizzo ottimale delle risorse a disposizione, per “sdrammatizzare” le scelte di pianificazione e superare le disparità di trattamento che spesso si

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Offanengo Piano di Governo del territorio accompagnano all’imposizione del sistema dei vincoli Responsabilità posta in capo all’amministrazione pubblica che produce lo strumento urbanistico e al professionista che lo elabora: sono loro infatti i garanti della correttezza e della legittimità delle scelte di piano (si tratta di una responsabilità importante, gravida di potenziali ricadute economiche). Quindi il concetto di “conformità” viene sostituito con quello di “congruenza e compatibilità”, passando, cioè, da un sistema chiuso di autorizzazione e controllo ad una procedura aperta di validazione e concertazione.

CAPITOLO 2. Strumentazione territoriale di riferimento – inquadramento a diverse scale

2.1 PTR - RER

I riferimenti della programmazione regionale – PTR Piano Territoriale Regionale (approvato con deliberazione del Consiglio Regionale della Lombardia del 19/01/2010, n.951, pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia n.6, 3° Supplemento Straordinario del 11 febbraio 2010). Con la legge regionale 12/05 il Piano Territoriale Regionale ha acquisito un ruolo fortemente innovativo nell’insieme degli strumenti e atti di pianificazione previsti in Lombardia. Il nuovo modello di pianificazione, composto e costituito da una pluralità di soggetti e di processi variamente interrelati, prevede che il PTR delinei la visione strategica di sviluppo per la Lombardia e costituisca una base condivisa, su cui gli attori territoriali e gli operatori possano strutturare le proprie azioni e idee progetto. Il Piano Territoriale Regionale (PTR) della Lombardia è strumento di supporto all’attività di governante territoriale della Regione che si propone di mettere a coerenza la “visione strategica” della programmazione generale e di settore con il contesto fisico, ambientale, economico e sociale e, analizzandone i punti di forza e di debolezza, evidenzia le potenzialità e le opportunità per le realtà locali, per i sistemi territoriali e quindi per l’intera regione. Il ruolo del PTR è quello di costituire il principale quadro di riferimento per le scelte territoriali degli Enti Locali e dei diversi attori coinvolti, così da garantire la complessiva coerenza e sostenibilità delle azioni di ciascuno e soprattutto la valorizzazione di ogni contributo nel migliorare la competitività, la qualità di vita dei cittadini e la bellezza della Lombardia. Il PTR rappresenta elemento fondamentale per un assetto armonico della disciplina territoriale della Lombardia, e, più specificamente, per una equilibrata impostazione dei Piani di Governo del Territorio (PGT) comunali e dei Piani Territoriali di Coordinamento Provinciale (PTCP). Gli strumenti di pianificazione devono, infatti, concorrere, in maniera sinergica, a dare compiuta attuazione alle previsioni di sviluppo regionale, definendo a grande scala la disciplina di governo del territorio. Il PTR individua una modalità comune di parlare del e al territorio in sistemi , che tenga conto da un lato della geometria variabile che caratterizza il contesto d’azione ma che riesca, dall’altro, a fare dialogare i differenti attori. I Sistemi Territoriali che il PTR individua non sono ambiti e ancor meno porzioni di Relazione del Documento di Piano 10

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Lombardia perimetrate rigidamente, bensì costituiscono sistemi di relazioni che si riconoscono e si attivano sul territorio regionale, all’interno delle sue parti e con l’intorno. Per ciascun Sistema vengono evidenziati i tratti e gli elementi caratterizzanti che lo contraddistinguono rispetto agli altri. Ciascun comune, provincia, ente con competenze per il governo del territorio, devono identificare nei sei sistemi proposti il proprio ambito di azione e confrontare il proprio progetto o capacità d’azione con gli obiettivi che per ciascun Sistema del PTR vengono proposti.

Figura 1 I sistemi territoriali della Lombardia individuati dal PTR (fonte: PTR, 2010)

Il comune di Offanengo rientra nell’ambito del sistema della “Pianura irrigua”. La pianura irrigua viene identificata come la parte di area di pianura a sud dell'area metropolitana, tra la Lomellina e il Mantovano a sud della linea delle risorgive. Fa parte di quel sistema più ampio e interregionale del nord Italia che si caratterizza per la morfologia piatta, per la presenza di suoli molto fertili e per l'abbondante presenza di acqua sia superficiale sia di falda. Tali caratteristiche fisiche hanno determinato una ricca economia basata sull'agricoltura e sull'allevamento intensivo di grande valore, che presenta una produttività elevata, tra le maggiori in Europa. Escludendone la parte periurbana, in cui l’attività agricola ha un ruolo marginale in termini socio-economici e risulta compressa dallo sviluppo urbanistico, infrastrutturale e produttivo per quanto riguarda la disponibilità delle

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Offanengo Piano di Governo del territorio risorse fondiarie, il territorio in questione presenta una bassa densità abitativa, con prevalente destinazione agricola della superficie (82%). La campagna in queste zone presenta un'elevata qualità paesistica che fa da contorno alla qualità storico artistica dei centri maggiori. Sebbene le tecniche colturali moderne abbiano inevitabilmente modificato il paesaggio, la struttura originaria, frutto di secolari bonifiche e sistemazioni idrauliche è ancora nettamente percepibile. Inoltre non poche delle grandi cascine che furono il centro della attività e della vita rurale presentano un rilevante valore storico-architettonico. I centri dell'area di dimensioni medio piccole, presentano caratteri storico-artistici di grande valore e sono meta di turismo, attirato anche da eventi culturali di grande qualità e da una cultura enogastronomica di fama internazionale. Mantova ha organizzato negli ultimi anni, con sempre maggiore successo il Festival della Letteratura, che richiama spettatori da tutta la Lombardia e anche da altre regioni italiane, ed è spesso sede di mostre d'arte di livello internazionale. Cremona, città dei grandi liutai del passato, con lunga tradizione per la musica, in particolare la lirica, organizza eventi sul tema. Queste città sono anche caratterizzate dalla presenza di università rinomate: a partire da Pavia, dove ha sede la prima università della Lombardia (sec. XV), negli ultimi anni sono state aperte sedi di Università milanesi finalizzate a decentrare alcune funzioni dal capoluogo regionale, creando un legame tra Università e territorio: il Politecnico a Mantova e a Cremona, l'Università degli studi di Milano a Lodi, ha dato avvio alla facoltà di Medicina veterinaria, legata alla zootecnia praticata sul territorio. Tali sedi universitarie estendono, tra l'altro, il loro bacino d'influenza, sulle province limitrofe appartenenti ad altre Regioni. La posizione geografica di questi territori, che ne ha influenzato fortemente la storia, e la vicinanza a realtà provinciali simili sia dal punto di vista morfologico che socio-economico, li ha condotti ad intrattenere stretti rapporti funzionali e di relazione con i territori limitrofi appartenenti ad altre regioni, dei quali risentono l'influenza e sui quali, a loro volta, esercitano la loro forza di gravitazione. Si pensi,ad esempio alla provincia di Mantova, che, ai confini con il Veneto e l’Emilia-Romagna, per secoli capoluogo del ducato dei Gonzaga, ha costituito un’entità territoriale a sé, mutuando dalla Lombardia ma anche dalla regioni vicine i propri caratteri peculiari. Risulta dunque inevitabile avviare politiche territoriali coordinate e relazionate con quella delle regioni limitrofe. Un elemento fortemente caratterizzante l'area, o parte dell'area, è l'asta del Po che, costituendo di massima il confine meridionale della pianura irrigua lombarda e quindi della regione, ha influenzato la storia della pianura irrigua e accomuna i territori di regioni differenti che si affacciano sulle sue sponde. Il Po non può fungere da confine delle problematiche e delle politiche territoriali tra le due sponde del fiume, ma deve essere un fattore di coordinamento, poiché numerosi problemi, ma anche numerose opportunità, sono comuni. Il sistema agroalimentare lombardo rappresenta uno dei punti di forza dell’economia lombarda e del sistema nazionale: l’agricoltura lombarda presenta indici molto elevati di produttività economica per unità di

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Offanengo Piano di Governo del territorio superficie e per addetto e, nel complesso, il contributo al valore aggiunto nazionale per l’agroalimentare fornito dalla regione è il maggiore del Paese. La maggior parte della produzione agricola lombarda proviene dalla pianura irrigua, dove la pratica agricola ha forti connotati di intensività. Le colture più praticate riguardano i seminativi, l’orticoltura, la vitivinicoltura, l’allevamento di bovini e, soprattutto di suini. In particolare, per quanto riguarda l’orientamento produttivo, si possono individuare due tipologie: una ad elevata specializzazione vegetale nella zona della pianura irrigua pavese (risicoltura), nel Casalasco-Viadanese (pomodoro, orticoltura) e nell’Oltrepò mantovano orientale (orticoltura, bieticoltura); l’altra, con prevalenza della zootecnia, si ritrova invece in una fascia ininterrotta di territorio che a partire dalla pianura lodigiana attraversa la provincia di Cremona, la bassa Bergamasca e quella Bresciana, per arrivare fino alla pianura mantovana. Dal punto di vista delle trasformazioni territoriali appaiono particolarmente importanti le recenti dinamiche legate alla progressiva diminuzione delle aziende agricole attive, anche se marcatamente inferiore rispetto alla riduzione dell’intero sistema agricolo lombardo, e all’aumento della superficie media delle aziende, accanto ad un corrispondente aumento della superficie agricola utile (SAU). L’aumento della “taglia” delle imprese agricole può contribuire alla protezione della produttività ed al raggiungimento di un valore aggiunto sufficiente a favorire la permanenza delle attività e la possibilità di mantenerle anche a fronte di un aumento molto consistente delle rendite urbane, che minacciano la continuità degli usi agricoli dei suoli. Le aziende agricole della pianura irrigua sono prevalentemente di dimensioni medio/grandi, adatte ad un'agricoltura moderna e automatizzata. Nonostante l’elevato livello di produttività raggiunto sia nelle produzioni vegetali che in quelle zootecniche il sistema non appare però ancora in grado di garantire la competitività sui mercati internazionali ed appare esposto ai condizionamenti imposti dallo scenario internazionale (PAC, WTO, ecc.). Le forme intensive che caratterizzano questo tipo di sfruttamento agricolo stanno evidenziando alcuni problemi di sostenibilità del sistema. In particolare, si possono evidenziare problemi legati all’inquinamento prodotto dalle aziende agricole e dovuto alle sostanze chimiche utilizzate in agricoltura (pesticidi, fertilizzanti chimici, ecc.) che penetrano nel terreno e nella falda diventando una importante fonte di inquinamento dei suoli; inoltre, gli allevamenti intensivi di bestiame generano problemi ambientali in relazione, soprattutto, allo smaltimento dei reflui zootecnici, che ora sono fonte di attenzione per il recupero e l’utilizzo come fonte energetica ma che, se mal gestiti possono essere fonte di inquinamento per aria (cattivi odori ed ammoniaca), suolo (accumulo nel terreno di elementi minerali poco solubili, metalli pesanti, fosforo), acque di superficie e di falda (rilascio di nutrienti solubili in eccesso, in particolare nitrati, con possibile compromissione della potabilità e aumento del grado di eutrofizzazione). Ancora, l’attività agricola è una primaria fonte di consumo di risorse idriche per l’irrigazione: la ricchezza di acque della pianura irrigua non ha saputo reggere a tale utilizzo indiscriminato di acqua e negli ultimi anni

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Offanengo Piano di Governo del territorio durante la stagione estiva la richiesta di acqua ha superato la disponibilità provocando contese tra gli agricoltori e i gestori delle centrali idroelettriche che trattengono a monte parte dell'acqua dei fiumi. L’esercizio dell'attività agricola, inoltre, si pone talvolta in conflitto con le aree protette presenti nel territorio in particolare rispetto alle aste fluviali, lungo le maggiori delle quali sono stati istituiti parchi regionali. Nonostante le esternalità negative evidenziate, alle quali occorre far fronte con precise politiche di tutela del territorio e di salvaguardia dell’ambiente agendo sul sistema delle imprese, l’area della pianura irrigua riveste dal punto di vista ambientale un'importanza che va ben oltre i suoi limiti. La presenza dei parchi fluviali, di cui si è detto sopra, costituisce una risorsa ambientale, naturalistica, turistica e fruitiva per tutta la regione, da salvaguardare anche a fronte della pressione dell'agricoltura. In particolare, è necessario evitare l'occupazione delle aree di naturale esondazione dei fiumi, indispensabili per il contenimento delle acque di piena, a salvaguardia del territorio. Il suolo agricolo, inoltre, soprattutto nelle aree periurbane, ha la grande funzione ambientale di area di cintura verde per contenere l'espansione urbana (esemplare, da questo punto di vista, è il parco agricolo Sud Milano). Le trasformazioni avvenute negli ultimi anni sul territorio vedono una riduzione delle coperture vegetali naturali, con l'aumento delle aree destinate all’uso antropico e all’agricoltura in particolare, una diminuzione delle colture arborate ed una prevalenza dei seminativi monoculturali, la riduzione delle superfici coperte dall’acqua, con abbassamento dell’alveo. Ciò ha portato alla banalizzazione del paesaggio planiziale, e all'impoverimento naturalistico e di biodiversità. La competitività di questi territori, basata sull’equilibrio tra produttività agricola, qualità dell’ambiente e fruizione antropica, dipende direttamente dalla disponibilità della risorsa idrica e dalla tutela dal rischio di esondazioni. Nel corso degli anni si è passati da un'idea di realizzazione di opere di difesa dalle esondazioni dei fiumi, all'idea di interventi che restituiscano al fiume spazio e respiro, consentendo la laminazione delle acque e l’accumulo temporaneo dell’onda di piena, mentre sono sempre più frequentemente impiegate tecniche di ingegneria naturalistica per la realizzazione delle opere di contenimento. Il mantenimento e il recupero di uno standard di naturalità per gli ambiti fluviali anche in territori coltivati non interessati da aree protette è da perseguire non solo per la conservazione delle emergenze naturalistiche residue, ma anche per un’armoniosa integrazione tra gli elementi del paesaggio fluviale, per la sua fruizione, per il coinvolgimento diretto degli agricoltori ed il riconoscimento del loro ruolo sociale, e si pone come obiettivo il mantenimento di una identità collettiva del territorio fluviale. La pressione per l'insediamento di attività industriali, e per l'espansione delle aree urbane, provocata proprio dalle caratteristiche morfologiche dell’area e dalla ricchezza di acqua, ha determinato un conflitto con il tradizionale uso dei suoli a scopo agricolo, in particolare nei pressi dei grandi centri e nelle aree a sud di Milano, ma diffuso su tutto il territorio di pianura. Il territorio agricolo viene oggi troppo spesso ancora considerato come uno spazio di riserva per i futuri sviluppi urbani. In aree così ricche dal punto di vista produttivo, naturalistico ed ambientale è invece fondamentale mantenere la capacità produttiva dei suoli, in

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Offanengo Piano di Governo del territorio termini di qualità, estensione e localizzazione delle aree destinate alla produzione agricola, nel rispetto delle caratteristiche ambientali dell’area. Appare fondamentale anche conservare l'organizzazione spaziale degli insediamenti e l'infrastrutturazione del territorio, tenendo presenti le esigenze dell'economia agricola, evitando ad esempio frazionamenti di aree agricole "compatte": quest'area possiede ancora, infatti, un'unitarietà territoriale che nella regione Lombardia, tranne per le aree montane per evidenti ragioni morfologiche, è ormai una rarità da preservare. Un problema, che non è esclusivo solo di questa zona, ma che qui acquista particolare rilevanza per l'elevata qualità dei suoli, è costituito dai nuovi insediamenti che sorgono accanto ai nuclei preesistenti e vengono realizzati con modelli insediativi a bassa densità e fortemente consumatori di suolo. Per evitare la frantumazione delle aree agricole, è necessario che i nuovi insediamenti residenziali e industriali si sviluppino in modo compatto. Questo problema non è risolvibile alla scala comunale, per cui risultano indispensabili accordi e intese di area vasta. Il tessuto sociale ed economico è ancora marcatamente rurale; l’agricoltura partecipa alla formazione del reddito disponibile per circa il 6%, rispetto ad una media regionale di poco superiore all’1%, mentre il 10% della popolazione residente sopra ai 15 anni è costituita da componenti delle famiglie agricole. La manodopera agricola si contraddistingue, inoltre, per l’elevata quota di addetti a tempo pieno, pari a quasi l’80% del totale, e di agricoltori “professionali”, pari a circa il 40%. Caratteristica negativa di questo sistema è l’invecchiamento degli attivi agricoli con il conseguente ridotto ricambio generazionale: si sta assistendo, infatti, all’abbandono delle aree rurali da parte della popolazione giovane che si sposta nei centri urbani in cerca di alternative occupazionali, che comporta la necessità di adattamento organizzativo del modello basato sulle grandi famiglie direttamente coltivatrici. Per sopperire a questa carenza di manodopera giovanile e all'invecchiamento degli addetti in agricoltura è sempre più frequente il ricorso a mano d'opera extracomunitaria che ben si adatta alle difficili condizioni del lavoro agricolo ma che rischia processi di marginalizzazione. Per mantenere e incentivare l'occupazione locale nel settore agricolo in queste aree è necessario sviluppare condizioni socioeconomiche tali da garantire livelli di benessere, soprattutto in termini di presenza di servizi e di occasioni di svago, assimilabili a quelli urbani. L'industria, pur non essendo l'attività principale di caratterizzazione dell'area, costituisce un'importante base occupazionale. Essa mostra segni di debolezza nel settore occidentale della pianura irrigua (in particolare nel Pavese), mentre nelle aree orientali è di grande importanza e sta crescendo l'industria agroalimentare, che si appoggia alle produzioni agricole locali. La struttura industriale attuale non è però ancora in grado di offrire una varietà di occupazioni sufficiente a trattenere in loco la popolazione giovane, che cerca alternative fuori dell'area. Ciononostante, una delle caratteristiche principali del sistema della pianura irrigua riguarda l’elevato livello di qualità della vita, ai primi posti in Italia, che si registra nelle sue province.

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I capoluoghi provinciali costituiscono il punto di riferimento per quanto riguarda i servizi per la campagna circostante, dove le dimensioni dei centri urbani non permettono la capillarità di tutti i servizi perché non si raggiungono i livelli minimi di utenza per il loro funzionamento. Questa organizzazione, seppur comprensibile, comporta difficoltà per i residenti nelle aree più lontane dai centri urbani ad accedere in tempi ragionevoli ai servizi localizzati nei centri maggiori, fattore che disincentiva la popolazione a rimanere sul territorio rurale. Dal punto di vista dei collegamenti, l'area presenta alcune carenze: i collegamenti ferroviari con il resto della regione e con l'area milanese in particolare non presentano standard di servizio accettabili, in termini di frequenze e di tempi di percorrenza: è auspicabile che il completamento e il funzionamento a regime del SFR pongano rimedio a tale situazione. Nelle previsioni infrastrutturali regionali l'area della pianura agricola non compare se non marginalmente: se da una parte si tratta di un fattore positivo per quanto riguarda la conservazione del sistema insediativo, della maglia delle grandi aziende agricole e la tutela delle caratteristiche territoriali e paesaggistiche che verrebbero compromesse dal passaggio di una grande opera, dall’altro può rivelarsi negativo dal punto di vista socio economico. D'altra parte la realizzazione di grandi opere di attraversamento, quali i corridoi europei, costituisce un costo per l'area per il grande impatto ambientale che comportano, senza accompagnarsi con benefici economici e sociali perché servirebbero solo relativamente il territorio stesso. Una risorsa che può essere ulteriormente valorizzata è la presenza a Mantova e a Cremona dei porti fluviali; la previsione regionale di potenziare il sistema portuale garantirebbero la possibilità di utilizzo dei porti come punto di appoggio per impianti logistici e industriali che richiedono il potenziamento di infrastrutture ferroviarie esistenti a loro servizio, con beneficio complessivo per l'area. La grande varietà dei paesaggi a cui le attività degli uomini hanno dato vita deriva dalla diversità degli ambienti geografici, dalle differenti vocazioni economiche che hanno svolto un ruolo decisivo nel plasmare le varie aree e, infine, dagli spostamenti interni della popolazione e dai profondi cambiamenti intervenuti negli ultimi decenni nella vita di relazione e nei modelli di vita. Si possono tuttavia delineare alcune tipologie fondamentali di paesaggi: – il paesaggio della montagna, nel quale si distinguono i paesaggi prealpini e quelli alpini così come i paesaggi dell’alta e della bassa montagna; – il paesaggio delle colline e delle morene; – il paesaggio della fascia centrale, della pianura, dove andrebbero distinti il paesaggio dell’alta pianura asciutta da quello della bassa pianura irrigua; – il paesaggio lacustre, diverso comunque a seconda che si consideri il lago d’Iseo, il lago d’Idro o il lago di Garda.

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2.2 PTCP – Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale

I riferimenti della programmazione provinciale: PTCP Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale Le trasformazioni che la presenza umana ha indotto nel territorio, hanno costantemente rappresentato segnali di appartenenza e di riconoscibilità del proprio ambiente per i vari corpi sociali che nei diversi paesaggi hanno abitato. Non di rado alla percezione dei paesaggi connotati dalle trasformazioni indotte dalla presenza umana si è accompagnato un senso di armonia e bellezza che si associa invece in termini più drammatici e dinamici alle emergenze naturali (cime e picchi, masse d’acqua scorrenti). Questo equilibrio si è rotto nel periodo cosiddetto “moderno” a causa del gigantismo delle trasformazioni (espansioni urbane, strade, centrali idroelettriche, fabbriche, ecc.) tuttavia conservando volontà d’espressione ed inserimento armonico dei vari manufatti. Il periodo “contemporaneo” sembra invece pervaso dall’ineluttabilità di una estensiva e mediocre trasformazione in senso urbano laddove sembrano essere del tutto abbandonate volontà espressive e di rapporti coerenti con il contesto. La ricerca della riconoscibilità porta alla ricerca di differenze, di segnali negli oggetti edilizi che attirino l’attenzione che comunichino “originalità”: l’effetto, dato il moltiplicarsi degli oggetti edilizi, è una specie di rumore di fondo che comunica un senso di non appartenenza. Val la pena, per non omologare la percezione di tutto il territorio in un esteso senso di fastidio, coltivare le differenze e le coerenze, nel senso della chiarezza di distinzione tra ciò che è naturale o semi-naturale e ciò che è urbano. Ai fini della ricognizione degli elementi costitutivi del paesaggio nella loro varietà di segni connotativi, si è tenuto conto dei sistemi e singole componenti delineate dalla DGR 2121 del 15.3.2006 (Allegato B), nonché della normativa del PTCP (variante 2009), che consentono l’identificazione di tali elementi, ne segnalano il grado di sensibilità e vulnerabilità ed indicano, esemplificatamene, alcune categorie di trasformazione compatibili con la conservazione degli elementi connotativi considerati. Tali elementi e categorie sono state quindi adattate alla realtà locale, facendo emergere ovvero integrando contenuti od elementi significativi e tipici del territorio. Gli stessi elementi paesaggistici sono stati osservati e caratterizzati in base ai seguenti parametri: ‐ Evoluzione e dissesti di carattere naturale parzialmente o totalmente indotti da interventi antropici; ‐ Trasformazioni a seguito di mutamento delle condizioni economiche e quindi del rapporto d’uso, compreso l’abbandono; ‐ Cambiamento dei modelli culturali, antropologici e figurativi che configurano il “giudizio di valore” relativo all’elemento costitutivo.

In relazione alla peculiarità percettiva insita nel concetto di paesaggio si ritiene opportuno dare rilievo alle considerazioni di percepibilità degli elementi considerati in relazione al contesto.

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Il criterio di valutazione percettiva dovrà essere applicato anche nelle valutazioni di compatibilità degli interventi proposti, sia che si tratti di elementi di forte caratterizzazione e di notevole percepibilità (obliterazione di connotazione), sia che si tratti di accostamento di nuovi manufatti che si sovrappongano percettivamente al contesto in modo dissonante (effetto intrusivo). Un possibile effetto “obliterativo” può manifestarsi ad esempio nel caso di sostituzione del manto di copertura in coppi di un edificio appartenente ad un contesto con presenza prevalente di tale elemento di caratterizzazione. Mentre un effetto intrusivo può manifestarsi ad esempio a seguito proposta di realizzazione di un edificio dimensionalmente estraneo al contesto costituito in modo preponderante e caratterizzante da edifici di altezza ed estensione dei fronti contenute, percepibili come visione panoramica d’insieme. Per dare una struttura ordinata alla fase analitica, gli elementi costitutivi considerati sono stati organizzati secondo due fondamentali categorie tematiche : – il sistema geomorfologico e naturalistico; – il sistema antropico. Il territorio provinciale è caratterizzato dalla morfologia tipica della pianura padana, costituita dal livello fondamentale della pianura composta da un piano generale terrazzato debolmente inclinato da nord ovest a sud est che collega la fascia ai piedi delle alpi alla valle del fiume po, solcato a diversi gradi di profondità da valli fluviali ed interessato da alcuni rilievi minimi quali dossi e pianalti. Il paesaggio assume connotazioni diverse in base ai tre circondari della Provincia, quello del Cremasco è caratterizzato da paesaggi agrari tradizionali della campagna irrigua del Serio Morto e dell’Adda morta, come indicati dal PTPR. Sono comprese in questo circondario le Valli dell’Adda, del Moso e del Serio Morto e la fascia dei fontanili e delle risorgive ed il Pianalto di o della Melotta. Nel complesso, il paesaggio agricolo tradizionale è caratterizzato in particolar modo dal sistema di regimazione idraulica e dai fontanili, e dalla presenza di siepi e filari lungo i corsi d’acqua e le strade campestri. Questi elementi caratteristici sono tuttavia in diminuzione,si osserva la tendenza ad abbattere i filari rimasti e gli elementi di parcellizzazione dei campi, i fontanili tendono a scomparire per interramento dovuto a manutenzione insufficiente o del tutto assente, o per guadagnare terreno agricolo. Il territorio del Cremasco in questo senso sembra risultare ancora l’area più integra in cui sono ancora diffusi i fontanili e le cortine arboree

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Figura 2 Gli ambiti paesistico-territoriali omogenei

2.2.1.1 Inquadramento paesistico

Ambito del Moso di Crema e della valle del Serio Questo ambito è caratterizzato dalla presenza di rilevanti elementi di interesse fisico-naturale immersi nel paesaggio agricolo cremasco: nella porzione centrale vi è il Moso di Crema, mentre nella parte orientale vi sono la valle fluviale del Serio e la valle relitta del Serio Morto. Ai margini di tali elementi, dove inizia il livello fondamentale della pianura, si dispongono i principali insediamenti, tra i quali la città di Crema è quello di rilevanza maggiore. Le componenti di interesse paesaggistico primario presenti sono la valle fluviale del Serio e il Moso di Crema, mentre quelle di interesse secondario sono la fascia di alimentazione idrica del Moso, la valle relitta del Serio e i dossi di maggiori dimensioni. La valle fluviale del Serio, che è tutelata dal Parco regionale del Serio e al cui interno è presente la riserva naturale della Palata Menasciutto, presenta delle aree boscate di pregio. Il Moso di Crema, che originariamente era un'area paludosa e la cui bonifica è terminata agli inizi del novecento, si contraddistingue per un elevato valore sia naturalistico, data la sua intrinseca vulnerabilità e la presenza di aree umide residue, che paesaggistico, poiché permangono le tracce delle opere di bonifica e il complesso sistema di regimentazione delle acque irrigue. Per questo è stata proposta l’istituzione di un PLIS, che è oggetto di valutazione da parte della Provincia di Cremona e dei Comuni interessati. Nell’area del Moso vi è la presenza di un sistema idraulico e canalizio di notevole pregio paesistico e ambientale, da cui emergono le rogge Molinara, Comuna e Cresimiero e i canali Serio Morto e Vacchelli, di cui quest'ultimo è oggetto di un progetto di valorizzazione imperniato sulla realizzazione di un percorso ciclabile provinciale. I principali elementi di degrado paesistico sono costituiti dai numerosi poli estrattivi in attività, di cui nove nel Relazione del Documento di Piano 19

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Offanengo Piano di Governo del territorio solo Parco del Serio, da tre aree industriali di media criticità e da cinque di elevata criticità, di cui tre concentrate nel comune di , e dalla presenza di una strada ad elevata percorrenza, la Paullese, a ridosso del Moso di Crema. Il fronte di tale strada è interessato da numerosi insediamenti di tipo commerciale, artigianale e industriale che sono sorti in maniera disordinata lungo la strada. Così l'edificazione ha intaccato per ora parzialmente la visuale del paesaggio del Moso dalla strada. Infine, alcune zone del centro urbano di Crema, che si trovano in prossimità del fiume Serio, sono soggette a rischio alluvionale

Figura 3 Itinerari ciclabili provinciali La Provincia esprime un parere di compatibilità del Piano di Governo del Territorio, la L.R. 12/2005 successiva alla riforma fornisce una serie di indicazioni sia sui contenuti del piano che su strumenti volti a favorire l’interazione tra i diversi livelli di pianificazione. Il ruolo della Provincia viene sempre più inteso come “servizio” nei confronti dei comuni e la L.R. 12/2005 definisce infatti i temi di carattere prescrittivo nell’art. 18 specificando nell’art.2 c.4 che le indicazioni del PTCP ove non prescrittive hanno efficacia di orientamento ed indirizzo. I temi di carattere prescrittivo citati dalla legge regionale all’interno dell’art. 18

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Offanengo Piano di Governo del territorio riguardano gli aspetti di sostenibilità intesa come consumo di risorse limitate, come ad esempio il suolo ed il territorio, ma anche le acque e le energie non rinnovabili, temi che, non possono essere trattati rimanendo all’interno dei confini comunali ma che hanno bisogno di un approccio ad area vasta. La L.R. 12/2005 prevede all’art. 15 c 2 lett.c) che il PTCP indichi “gli elementi qualitativi a scala provinciale o sovra comunale”, sia orientativi che prescrittivi, e disporre i contenuti minimi sui temi d’interesse sovra comunale che devono essere previsti nel PGT, lasciando alla pianificazione comunale il compito di sviluppare tali indicazioni in maggior dettaglio comprendendo anche dove necessario, la definizione di indicatori o strumenti quantitativi di supporto. Tra i compiti del documento di piano rientra la verifica di coerenza delle strategie della pianificazione comunale con gli obiettivi di sostenibilità e con il contesto programmatorio di area vasta, a tal fine si rimanda quindi al capitolo 17 paragrafo 3.

2.3 I riferimenti della programmazione sovracomunale: Piano d’Area del Cremasco

Il Piano Territoriale d’Area risponde alla necessità di ridurre la competitività tra le amministrazioni comunali coinvolte, favorendo strategie di cooperazione al fine di ottimizzare l’uso e la gestione delle risorse territoriali, ambientali ed economiche, di migliorare la qualità insediativa e di accrescere la competitività territoriale con le aree esterne. Il P.T.d.A. si configura quindi come uno strumento di attuazione del PTCP vigente e fa riferimento per i contenuti con quelli per la parte di carattere programmatorio del PTCP, definiti dalla Legge per il Governo del Territorio all’art. 15. La legge per il Governo del Territorio conferma in particolare ai Comuni le funzioni relative all’approvazione degli strumenti urbanistici comunali (PII, PGT) previa verifica di compatibilità con gli aspetti di carattere sovracomunale contenuti nel P.T.C.P., il quale ha carattere prescrittivo solo per i casi di prevalenza di cui all’articolo 18 della l.r. 12/2005. La nuova legge regionale n. 12/2005 e in particolare il documento approvato con D.G.R. n. 8/1681 del 29- 12-2005, riguardante le “Modalità per la pianificazione comunale”, aprono nuovi scenari operativi e il Piano Territoriale d’Area di Crema può costituire lo strumento alla scala più appropriata per governare la sostenibilità dello sviluppo del nostro territorio e per correlare e rendere coerenti nonché confrontabili i contenuti degli strumenti di pianificazione comunale con quelli di pianificazione sovralocale. In particolare nel P.T.d.A. sono stati disposti i contenuti sui temi di interesse sovracomunale che devono essere previsti nel Documento di Piano, nel Piano delle Regole e nel Piano dei Servizi ai sensi dell’art. 15 comma 2 lett. c della stessa legge regionale. Il quadro di riferimento si basa sui seguenti punti fondamentali:  l’individuazione degli obiettivi di sviluppo socio-economico;  l’approccio per sistemi (insediativo, infrastrutturale e di mobilità, ambientale, paesaggistico e  rurale);

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 la determinazione degli elementi di qualità (criteri di sostenibilità delle scelte di sviluppo,  valutazione della sensibilità paesaggistica dei luoghi, compensazione ambientale);  la difesa e la valorizzazione del suolo.

Esistono poi altre tematiche che pur essendo afferenti ad aspetti più legati alle dinamiche locali richiedono un coordinamento su un’area più ampia quale può essere quella identificata nel PTdA, esse sono: a) la quantificazione dello sviluppo comunale indirizzata alla minimizzazione del consumo di suolo, alla riqualificazione urbanistica, paesistica ed ambientale, nonché alle condizioni di sostenibilità ambientale definite da indicatori di livello comunale, comparabili con quelli a livello provinciale; b) la compensazione/perequazione comunale che dovrà essere coerente con le misure di compensazione studiate dal PTCP a scala territoriale.

Vi sono poi degli aspetti che il PGT deve recepire riguardanti le previsioni cogenti del PTCP, in materia di localizzazione delle infrastrutture viarie definite a scala provinciale, difesa del suolo, paesaggio, ambiti agricoli e servizi di interesse sovra comunale - quest’ultimi per i Comuni riconosciuti nel PTCP come “poli attrattori” (ad esempio la città di Crema). Gli elaborati del piano d’area sono serviti per una migliore conoscenza del territorio ad una scala che si pone intermedio tra livello provinciale e comunale. Inizialmente il comune di Offanengo non era compreso nel Piano d’area, ma erano presenti solo i comuni dell’ACI3, successivamente Si è deciso, in fase di analisi, di ampliare l’adesione al PTdA, non solo ai Comuni facenti parte dell’ACI 3, ma anche ai Comuni di Offanengo, , Romanengo e .

CAPITOLO 3. Il Documento di piano

L’avvio del procedimento per la redazione del PGT e VAS è stato predisposto con deliberazione C.C. n. 175 del 2.11.2007. La pubblicazione di tale avviso è stata effettuata all’Albo Pretorio, sul sito ufficiale del Comune di Offanengo, su un periodico di interesse locale e sul BURL. Sono pervenute n. 35 proposte di inserimento entro la scadenza, il resto fuori termine. Il comune di Offanengo è dotato di PRG approvato con delibera n. VI/ 17511 del 01/08/1996, il 10 Ottobre 2002 il Comune di Offanengo, con deliberazione del Consiglio Comunale n.31, ha adottato la variante generale al vigente PRG, riadattata a seguito di osservazioni accolte dai cittadini e dai liberi professionisti con delibera del C.C. n.2 del 12.02.2004. Considerando che il progetto del PRG vigente con la relativa ricognizione demografica e socio-economica, nonché vincolistica risale al 2004, in sede di PGT è risultato necessario aggiornare totalmente la banca dati conoscitiva territoriale, ricostruendo in particolare i dati relativi al trend demografico, al consumo di suolo effettivo, alla reale dotazione di servizi pubblici.

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Gli atti del Documento di piano deriveranno dalla costruzione ed elaborazione di dati intorno alle seguenti linee : Gli indirizzi iniziali del Documento di piano  I contenuti del Documento di piano  L’approccio analitico  Il quadro strategico territoriale  Le linee progettuali

Comune di OFFANENGO (aggiornamento al 03-09-2010)Strumenti Urbanistici Comunali (45)

Tipo di Strumento Urbanistico Atto Numero Data Stato di Atto Attuazione Provincia Variante PRG a procedura semplificata ‐ art. 2 Delibera Consiglio 42 08‐06‐2010 In salvaguardia

LR 23/97 Comunale urbanistica Variante PRG a procedura semplificata ‐ art. 2 Delibera Consiglio 18 27‐03‐2009 In salvaguardia

LR 23/97 Comunale urbanistica Variante PRG a procedura semplificata ‐ art. 2 Delibera Consiglio 32 19‐09‐2008 Vigente

LR 23/97 Comunale

Programmi Integrati Intervento art. 92 LR 12/05 Delibera Consiglio 27 27‐06‐2008 Vigente DGP 000598 /

Comunale 2008 Variante PRG a procedura semplificata ‐ art. 2 Delibera Consiglio 5 08‐04‐2008 In salvaguardia

LR 23/97 Comunale urbanistica

Programmi Integrati Intervento art. 92 LR 12/05 Delibera Consiglio 39 15‐11‐2007 In salvaguardia DGP 000186 /

Comunale urbanistica 2008 Variante PRG a procedura semplificata ‐ art. 2 Delibera Consiglio 40 15‐11‐2007 In salvaguardia

LR 23/97 Comunale urbanistica Variante PRG a procedura semplificata ‐ art. 2 Delibera Consiglio 32 28‐09‐2007 Vigente

LR 23/97 Comunale

Rettifica PRG L.R.12/2005 c.8 quinques Delibera Consiglio 27 13‐07‐2007 Vigente Comunale

Rettifica PRG L.R.12/2005 c.8 quinques Delibera Consiglio 18 01‐06‐2007 In salvaguardia Comunale urbanistica Variante PRG a procedura semplificata ‐ art. 2 Delibera Consiglio 9 04‐05‐2007 Vigente

LR 23/97 Comunale Variante PRG a procedura semplificata ‐ art. 2 Delibera Consiglio 42 29‐11‐2006 Vigente

LR 23/97 Comunale Variante PRG a procedura semplificata ‐ art. 2 Delibera Consiglio 20 30‐05‐2006 Vigente

LR 23/97 Comunale Piano regolatore generale ‐ L 1150/42‐ Delibera Consiglio 21 17‐05‐2005 Vigente DGP 000354 /

procedura lr 1/2000 Comunale 2004 Variante PRG a procedura semplificata ‐ art. 2 Delibera Consiglio 9 11‐03‐2004 Non vigente

LR 23/97 Comunale Variante PRG a procedura semplificata ‐ art. 2 Delibera Consiglio 4 12‐02‐2004 Non vigente

LR 23/97 Comunale Variante PRG a procedura semplificata ‐ art. 2 Delibera Consiglio 3 12‐02‐2004 Non vigente

LR 23/97 Comunale

Piano regolatore generale ‐ L 1150/42 ‐ lr 51/75 Delibera Consiglio 31 10‐10‐2002 Non vigente Comunale Variante PRG a procedura semplificata ‐ art. 2 Delibera Consiglio 20 26‐06‐2002 Non vigente

LR 23/97 Comunale Variante PRG a procedura semplificata ‐ art. 2 Delibera Consiglio 12 24‐05‐2002 Non vigente

LR 23/97 Comunale Variante PRG a procedura semplificata ‐ art. 2 Delibera Consiglio 15 09‐04‐2001 Non vigente

LR 23/97 Comunale Variante PRG a procedura semplificata ‐ art. 2 Delibera Consiglio 61 29‐09‐1999 Non vigente

LR 23/97 Comunale Variante PRG a procedura semplificata ‐ art. 2 Delibera Consiglio 36 30‐04‐1999 Non vigente

LR 23/97 Comunale Variante PRG a procedura semplificata ‐ art. 2 Delibera Consiglio 4 21‐01‐1999 Non vigente

LR 23/97 Comunale Variante PRG a procedura semplificata ‐ art. 2 Delibera Consiglio 40 15‐05‐1998 Non vigente

LR 23/97 Comunale Relazione del Documento di Piano 23

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Deroga normativa PRG ‐ L 1357/55 Decreto Presidente della 68044 01‐01‐1997 Non vigente Regione Variante al Piano Regolatore Generale ‐ L Delibera Giunta 17511 01‐01‐1996 Non vigente

1150/42 ‐ lr 51/75 Regionale Piano di zona per l'edilizia economica popolare ‐ Delibera Consiglio 35 01‐01‐1995 Non vigente

L 167/62 Comunale

Programma pluriennale di attuazione ‐ L 10/77 Delibera Consiglio 77 01‐01‐1994 Non vigente Comunale Variante al Piano Regolatore Generale ‐ L Delibera Giunta 3951 04‐12‐1990 Non vigente

1150/42 ‐ lr 51/75 Regionale

Programma pluriennale di attuazione ‐ L 10/77 Delibera Consiglio 45 01‐01‐1988 Non vigente Comunale

Piano regolatore generale ‐ L 1150/42 ‐ lr 51/75 Delibera Giunta 1702 16‐10‐1985 Non vigente Regionale

Regolamento edilizio ‐ l. 1150/42 Delibera Consiglio 26 01‐01‐1983 Non vigente Comunale Piano di zona per l'edilizia economica popolare ‐ Delibera Giunta 21204 01‐01‐1979 Non vigente

L 167/62 Regionale

Piano di lottizzazione ‐ L 765/67 Decreto Presidente della 511 01‐01‐1979 Non vigente Regione Variante al programma di fabbricazione ‐ L Delibera Giunta 15279 01‐01‐1978 Non vigente

1150/42 Regionale

Piano per insediamenti produttivi ‐ L 865/71 Delibera Consiglio 115 01‐01‐1978 Non vigente Comunale

Piano di lottizzazione ‐ L 765/67 Delibera Consiglio 60 01‐01‐1977 Non vigente Comunale Decreto Presidente della 241 01‐01‐1977 Non vigente Regione Variante al programma di fabbricazione ‐ L Delibera Giunta 6364 01‐01‐1976 Non vigente

1150/42 Regionale

Piano per insediamenti produttivi ‐ L 865/71 Delibera Giunta 13075 01‐01‐1975 Non vigente Regionale Variante al programma di fabbricazione ‐ L Delibera Giunta 11598 01‐01‐1975 Non vigente

1150/42 Regionale

Piano di lottizzazione ‐ L 765/67 Decreto Provveditorato 218 01‐01‐1974 Non vigente ai Lavori Pubblici Variante al programma di fabbricazione ‐ L Delibera Giunta 10727 01‐01‐1974 Non vigente

1150/42 Regionale Regolamento edilizio e programma di Delibera Giunta 3038 01‐01‐1973 Non vigente

fabbricazione ‐ L 1150/42 Regionale

Tabella 1 - Strumenti approvati Archivio storico RUP

3.1 Gli indirizzi iniziali del documento di piano

Il processo di elaborazione degli atti di P.G.T. si è sviluppato a partire da un’esplicitazione di posizioni espresse dall’ Amministrazione Comunale in ordine allo stato della pianificazione nel Comune ed all’esigenza di un nuovo strumento urbanistico orientato parte su nuovi indirizzi e parte sulla riconferma della mancata attuazione di indirizzi del vecchio PRG che verranno altrettanto esplicitati, attraverso le fasi di concertazione con la comunità utilizzando lo strumento della Valutazione Ambientale Strategica (avvio del procedimento prot.1613 in data 21.02.08 ) e delle istanze formulate dai cittadini/operatori a partire dall’avvio del procedimento di formazione del PGT (deliberazione C.C. n. 175 del 2.11.2007). L’elaborazione degli atti del P.G.T. prende concretamente avvio con le proposte formulate nelle fasi di partecipazione pubblica della VAS nelle quale verranno delineati gli obbiettivi programmatici e le ricerche più puntuali da compiere, definendo queste ultime sulla base di una ricognizione del quadro conoscitivo, ovverosia del patrimonio di informazioni disponibili e dell’ammissibilità delle istanze sulla scorta del sistema

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Offanengo Piano di Governo del territorio dei vincoli presenti nel territorio. Pertanto tali obbiettivi, da un lato discendono dai programmi politici e sono perciò l’espressione delle volontà dei soggetti chiamati ad amministrare il comune, dall’altro discendono dalla “realtà territoriale espressa nelle “analisi”, ovverosia dalla ricognizione e interpretazione delle caratteristiche e delle dinamiche delle risorse presenti sul territorio e dal giudizio sull’efficacia delle azioni intraprese. Il compito essenziale della fase di avvio è quello di garantire un effettivo raccordo fra il livello comunale e i livelli sovracomunali (Provincia e Regione), nonché ASL e ARPA, che assieme all’ambito comunale sono impegnati nel governo delle trasformazioni del territorio e che sono chiamati ad esprimersi sul piano, nell’ambito delle procedure definite dalla legge (Documento di Piano).

3.2 II contenuti del documento di piano

Il Documento di Piano definisce l’assetto strategico del territorio comunale in funzione degli obiettivi di sviluppo, miglioramento e/o conservazione del territorio che vogliono perseguire all’interno di un periodo quinquennale di validità. L’art. 8 della L.R. 12/2005, come modificata dalla L.R. n. 4/2008, e sulla scorta della DGR 29.12.2005, n. 1681 “Modalità per la pianificazione comunale”, attribuisce al Documento di Piano il compito di definire: -Il quadro ricognitivo e programmatorio di riferimento per lo sviluppo economico e sociale del comune, anche sulla base delle proposte dei cittadini singoli o associati e tenuto conto degli atti di programmazione provinciale e regionale, eventualmente proponendo le modifiche o le integrazioni della programmazione provinciale e regionale che si ravvisino necessarie; -Il quadro conoscitivo del territorio comunale, come risultante delle trasformazioni avvenute, individuando i grandi sistemi territoriali, il sistema della mobilità, le aree a rischio o vulnerabili, le aree di rispetto, i siti interessati da habitat naturali di interesse comunitario, gli aspetti socio – economici, culturali, rurali e di ecosistema, la struttura del paesaggio agrario e l’assetto tipologico del tessuto urbano e ogni altra emergenza del territorio che vincoli la trasformabilità del suolo e del sottosuolo; -l’assetto geologico, idrogeologico e sismico. Sulla base degli elementi di cui al comma 1 dell’art. 8 della L.R. 12/2005 s.m.i., il Documento di Piano: -Individua gli obiettivi di sviluppo, miglioramento e conservazione che abbiano valore strategico per la politica territoriale, indicando i limiti e le condizioni in ragione dei quali siano ambientalmente sostenibili e coerenti con le previsioni ad efficacia prevalente di livello sovracomunale; -Determina gli obiettivi di sviluppo complessivo del P.G.T.; nella definizione di tali obiettivi il documento di piano tiene conto della riqualificazione del territorio, della minimizzazione del consumo del suolo in coerenza con l’utilizzazione ottimale delle risorse territoriali, ambientali ed energetiche, della definizione dell’assetto viabilistico e della mobilità, nonché della possibilità di utilizzazione e miglioramento dei servizi pubblici e di interesse pubblico o generale, anche a livello sovracomunale; -Determina, in coerenza con i predetti obiettivi e con le politiche per la mobilità, le politiche di intervento per

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Offanengo Piano di Governo del territorio la residenza, le attività produttive primarie, secondarie e terziarie, ivi comprese quelle della distribuzione commerciale, evidenziando le scelte di rilevanza sovracomunale; -Dimostra la compatibilità delle predette politiche di intervento e della mobilità con le risorse economiche attivabili dalla pubblica amministrazione, anche in relazione agli effetti indotti sul territorio contigui; Individua, anche con rappresentazioni grafiche in scala adeguata, gli ambiti di trasformazione, definendone gli indici urbanistici-edilizi in linea di massima, le vocazioni funzionali e i criteri di negoziazione, nonché i criteri di intervento, preordinati alla tutela ambientale, paesaggistica e storico – monumentale, ecologica, geologica, idrogeologica e sismica, laddove in tali ambiti siano comprese aree qualificate a tali fini nella documentazione conoscitiva; individua le aree, da riqualificare, degradate o dismesse che possano compromettere la sostenibilità e la compatibilità urbanistica, la tutela dell’ambiente e gli aspetti socio- economici; individua le aree nelle quali il piano dei servizi prevede la localizzazione dei campi di sosta o di transito dei nomadi; individua i principali elementi caratterizzanti il paesaggio ed il territorio, definendo altresì specifici requisiti degli interventi incidenti sul carattere del paesaggio e sui modi in cui questo viene percepito; ‐ Determina la modalità di recepimento delle previsioni prevalenti contenute nei piani di livello sovra comunale e l’eventuale proposizione, a tali livelli, di obiettivi di interesse comunale; ‐ Definisce gli eventuali criteri di compensazione, di perequazione e di incentivazione; ‐ Definisce l’assetto geologico, idrogeologico e sismico comunale.

Il Documento di Piano non contiene previsioni che producono effetti diretti sul regime giuridico dei suoli. Tutte le previsioni indicate nel documento di piano acquistano efficacia, sotto il profilo del consolidamento di diritti privati, quando gli strumenti di attuazione (Piani Attuativi) sono approvati ai sensi di legge dagli organi competenti. Il Documento di Piano ha una validità quinquennale ed è sempre modificabile.

3.3 L’approccio analitico

Il lavoro analitico svolto è affidato al Quadro Conoscitivo la cui natura a volte non si limita alla stessa analisi ma contiene alcuni elementi proiettati verso il progetto, come è proprio dell’analisi quando è intesa come interpretazione o come “osservazione intenzionata” in base ad alcune opzioni di quadro. Si è già osservato un approccio di questo tipo a proposito della lettura del quadro territoriale che introduce ad uno scenario d’area vasta, intermedia e comunale (vedi le proposte per la definizione del Documento di scoping): si ritrovano alcuni di questi elementi utilizzabili dal progetto ( e da questo ripresi almeno parzialmente) anche negli studi di settore ( ad esempio quello geologico-sismico) che forniscono linee di assetto del territorio o delle politiche. I lavori di settore hanno riguardato competenze che comunque hanno visto in campo contestualmente un lavoro fondato sull’attivazione di “saperi comuni” proprio dell’interlocuzione sociale durante il processo partecipativo, attivato durante le fasi di elaborazione del P.G.T. Relazione del Documento di Piano 26

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Offanengo Piano di Governo del territorio

Proprio perché si è assunta come opzione dominante la valorizzazione del territorio inteso come luogo, come “soggetto” complesso, differenziato, dotato di identità, profondità e di memoria, le operazioni di lettura del territorio stesso non possono venire affidate esclusivamente o prevalentemente ad una descrizione di tipo positiva e funzionalista, basata solo sulla quantificazione di dati (socioeconomici, demografici, di volumetrie e destinazioni d’uso, di opere infrastrutturali); l’analisi di questo tipo di dati è stata comunque affrontata ad ha permesso di configurare un profilo del Comune nelle sue forme demografiche, socioeconomiche e della trasformazione; cosi come lo stesso tipo di dati ha consentito di inquadrare territorialmente il Comune nel contesto in ordine alle polarità ed attrattività, ai tassi di crescita, anche in rapporto al quadro delle relazioni e delle infrastrutture. Ma in ordine al cogliere la struttura territoriale nel suo essere luogo e come si è detto soggetto, si è ricorsi ad una lettura intesa come “interpretazione”, che comprende ed utilizza i dati oggettivi ma li legge su un arco più complesso di forme territoriali: forme fisiche, paesaggio, forme ambientali, ecologiche e geologiche , forme culturali in termini attuali e storici e li integra in un osservazione ed un ascolto attivo. Un ulteriore carattere dell’interpretazione riguarda il coinvolgimento ed il soggetto osservante come non separato dal soggetto osservato; questo riguarda l’osservatore esperto, il pianificatore, ma riguarda anche il soggetto sociale, la società insediata, il sapere degli abitanti e della gente comune. Il territorio è infatti anche la società insediata. Il processo partecipato ed interattivo di elaborazione del piano, per giungere alla ricostruzione dei problemi ed alla costruzione delle scelte, si fonda anche sul coinvolgimento degli attori sociali nella stessa operazione di lettura dello stato delle cose, nella interpretazione del territorio. Anzi si può sostenere, anche riflettendo a posteriori su ciò che è avvenuto concretamente, che l’attività di interpretazione del territorio (connesso alla configurazione di uno scenario strategico progettuale) è il vero “luogo comune” dell’incrocio tra saperi esperti e sapere comune, dove si discute nel “senso” del territorio e quindi del senso delle operazioni necessarie a trasformarlo. Chiaramente solo dopo aver incrociato gli indirizzi dell’Amministrazione Comunale con il coinvolgimento attivo delle parti sociali, il Quadro Conoscitivo stesso potrà essere completato e perfezionato in ragione degli obiettivi puntuali che verranno stabiliti.

3.4 Il quadro strategico territoriale

Un primo sviluppo della costruzione del P.G.T, ha portato a collocare lo stesso nel suo contenuto territoriale di area vasta , adottando un approccio non funzionalista ma piuttosto “territoriale”, si è introdotta un’interpretazione di tale contesto, con l’intento di cogliere i caratteri essenziali di un territorio e della sua struttura in cui è inserito Offanengo come di seguito sviluppati.

3.5 Le linee progettuali

Come già espresso precedentemente, l’Amministrazione comunale ha espresso inizialmente i propri indirizzi

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Offanengo Piano di Governo del territorio alla formazione degli atti del P.G.T. nei momenti concertativi del percorso di VAS, nel quale si indicano alcune opzioni di base e che pertanto discendono direttamente nel Documento di Piano, che rappresenta lo strumento urbanistico principale, cosi come identificato dalla L.R. 12/2005, dove si individuano i principali obiettivi per il nuovo governo del territorio comunale in accordo e coerentemente con le previsioni ad efficacia prevalente di livello sovracomunale. A continuità si riportano in sintesi gli obiettivi di sostenibilità che gli atti del P.G.T. hanno preso come riferimento durante le diverse fasi si elaborazione:

Obiettivi strategici generali Gli indirizzi della normativa vigente come anche nel PTCP della Provincia di Cremona, delineano un sistema di pianificazione che persegua i seguenti principali obiettivi :  Contenimento del consumo di suolo agricolo e priorità al riuso di suolo già urbanizzato;  Contenimento della crescita urbana entro limiti endogeni ed esogeni definiti;  Compattazione e riconoscibilità della forma urbana, evitando la saldatura tra diversi nuclei abitati  Incremento delle superfici boscate  Miglioramento della qualità complessiva dei corsi d’acqua e tutela della falda;  Tutela della risorsa idrica e del reticolo idrico  Potenziamento della funzione paesaggistica dei marigini urbani;  Salvaguardia e potenziamento delle aree naturalistiche esistenti;  Sviluppo e attuazione del progetto di rete ecologica e potenziamento funzioni paesaggistiche delle aree agricole  Recupero delle aree intercluse, degradate o in stato di abbandono;  Sostegno alla competitività delle aziende agricole insediate, salvaguardia territorio ad alto valore agro- forestale;  Supporto alla diversificazione dell’economia rurale;  Valorizzazione dei centri storici e del patrimonio d’interesse storico architettonico;  Incremento quota modale di trasporto pubblico;  Sviluppo di sistemi a rete delle piste ciclabili;  Passare da un modello di piano definito da norme e previsioni rigide ad un piano che attui progetti prestazionali in forza di regole e condizioni definite per obiettivi;  Fornire maggiore operatività all’esigenze di rinnovamento funzionale ed edilizio del tessuto urbano consolidato con l’introduzione di criteri di indifferenza funzionale;  Adottare regole di trasformazione che consentano la dotazione di un patrimonio di aree pubbliche da destinare a nuove attrezzature e servizi di interesse pubblico generale programmate nel Piano dei servizi;  Introdurre una tendenziale parità di trattamento nell’attribuzione dei diritti edificatori,

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 secondo l’obiettivo di una partecipazione generalizzata alle trasformazioni pubbliche e private introdotte dal nuovo strumento urbanistico.  In particolare, l’obiettivo della partecipazione generalizzata è perseguito distinguendo le proprietà fondiarie, pubbliche e private nelle seguenti categorie :  proprietà con diritti edificatori esercitabili nella proprietà stessa;  proprietà con diritti di edificazione non esercitabili nella proprietà stessa, ma esercitabili e trasferibili altrove con cessione gratuita dell’area all’Amministrazione comunale (principio della compensazione).

3.6 Obiettivi strategici specifici del Documento di Piano

L’intenzione principale dell’amministrazione è quella di preservare il territorio: lo scopo è infatti quello di intervenire il meno possibile con interventi di tipo edificatorio, mantenendo le attuali dotazioni previste nel PRG, cercando di venire incontro il più possibile alle esigenze “reali” del cittadino nel rispetto di una coerenza logica di fondo data dalla normativa vigente. Le previsioni insediative della variante al PRG del 2004 non sono state in gran parte raggiunte e, se le espansioni residenziali risultano completate, quelle produttive invece risultano in gran parte non attuate. L’esigenza di nuove aree di espansione e loro collocazione equilibrata e compatibile, rende maggiormente favorevole uno sviluppo a compattazione dei vuoti urbani. Tale sviluppo dovrà interessare aree di frangia al tessuto urbano consolidato : le richieste di inserimento pervenute da parte dei cittadini andranno valutate con questi presupposti peraltro adottati dal PTCP. Vengono riconfermati gli ambiti produttivi portati a destinazione polifunzionale per favorirne l’attuazione. E’ stato predisposto uno studio paesistico del territorio in cui valorizzare e salvaguardare le componenti di pregio (beni storici e paesaggisitici). Le aree agricole che presentano elementi di interesse paesaggistico ed ambientale (filari alberati, presenza dei laghetti di Fontanili, sistema colturale tipico) rappresentano ancora un sistema di verde integro che andrà valorizzato a compensazione dell’antropizzazione dei rimanenti contesti di sviluppo urbano. L’obiettivo è quello di contenere il più possibile il consumo di suolo, in particolare delle aree agricole, puntando al recupero ed alla ristrutturazione del patrimonio edilizio esistente ed al recupero e valorizzazione dell’impianto geomorfologico ed ambientale del territorio comunale. Gli obiettivi iniziali dell’amministrazione sono sintetizzati nella seguente tabella:

SISTEMA INSEDIATIVO  Orientare la localizzazione delle espansioni insediative verso zone a maggiore compatibilità ambientale

 Contenere il consumo di suolo delle espansioni insediative

 Recuperare il patrimonio edilizio e insediativo non utilizzato

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 Conseguire forme compatte delle aree urbane

 Sviluppare indicazioni per la localizzazione delle aree produttive di interesse sovracomunale

 Razionalizzare il sistema dei servizi di area vasta

SISTEMA  Armonizzare le infrastrutture con le polarità insediative INFRASTRUTTURALE  Orientare la localizzazione delle nuove infrastrutture verso zone a maggiore compatibilità ambientale

 Razionalizzare le nuove infrastrutture con quelle esistenti al fine di ridurre i consumi di suolo e contenere la frammentazione territoriale

 ridurre i livelli di congestione di traffico

 favorire lo spostamento modale verso il trasporto pubblico

 sostenere l’adozione di forme alternative di mobilità

SISTEMA  valorizzare i centri storici e gli edifici di interesse storico- PAESISTICOAMBIENTALE culturale  tutelare le aree agricole dalle espansioni insediative

 tutelare la qualità del suolo agricolo

 valorizzare il paesaggio delle aree agricole

 recuperare il patrimonio edilizio rurale abbandonato e degradato

 realizzare la rete ecologica provinciale

 valorizzare i fontanili e le zone umide

 ampliare la superficie delle aree naturali e recuperare le aree degradate

 tutelare il sistema delle aree protette e degli ambiti di rilevanza paesaggistica

GESTIONE DEI RISCHI  contenere il rischio alluvionale; TERRITORIALI  contenere il rischio industriale

 contenere il rischio sismico

SISTEMA RURALE  Mantenere le aziende agricole attive sul territorio provinciale garantendo un più stretto rapporto tra attività agricola, paesaggio rurale, beni e servizi prodotti, con misure che promuovano non solo la conservazione delle risorse paesaggistiche ma anche una relazione forte tra qualità dei prodotti e qualità del paesaggio

 Miglioramento della competitività del settore agro- Relazione del Documento di Piano 30

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forestale finalizzato al mantenimento delle aziende sul territorio tramite azioni di ristrutturazione aziendale e promozione dell’innovazione tramite azioni volte a migliorare la qualità della produzione agricola

 Mantenimento e miglioramento dell’ambiente e dello spazio rurale tramite azioni intese a promuovere l’utilizzo sostenibile dei terreni agricoli e delle superfici forestale

 Diversificazione dell’economia rurale tramite azioni intese a migliorare la qualità della vita nelle zone rurali

Partendo da questi obiettivi di massima si è proceduto al confronto con il territorio attraverso il processo di VAS, alla realizzazione di vari incontri e conferenze, durante i quali sono stati discussi tali obiettivi e azioni proposte, al fine di addivenire ad una definizione completa degli obiettivi da perseguire. Durante questi incontri con la popolazione sono emerse considerazioni e proposte di intervento per poi delineare tutte le azioni di piano in coerenza con gli obiettivi individuati rispetto alla pianificazione territoriale sovracomunale (sistema insediativo e produttivo, sistema ambientale, sistema del paesaggio e dei beni culturali, sistema della mobilità) : per questi approfondimenti si rimanda al Rapporto Ambientale.

3.7 Struttura del documento di piano

Il Documento di Piano è costituito, dai seguenti elaborati:

ELABORATI PRESCRITTIVI DP ‐ P1 Norme Tecniche di Attuazione DP – P2 Vincoli tutele e salvaguardie (aggiornamento a livello comunale) 1:5000 DP – P3 Consumo di suolo 1:5.000 DP – P4a) Previsioni di piano 1:5.000 DP – P4b) Previsioni di piano 1:2.000 DP – P5 Previsioni di piano – Fattibilità geologica 1:5.000 DP ‐ P6 Classi di sensibilità paesistica 1: 5.000 (Carta del paesaggio)

ELABORATI CONOSCITIVI

DP – C7 Relazione illustrativa del Documento di Piano DP – C8 Mobilità esistente 1:5.000 DP – C9 Mosaico dei piani 1: 20.000 DP – C10 Stato di attuazione del PRG vigente 1: 5.000 DP – C11 Catasti storici DP – C12 Evoluzione sistema insediativo 1: 5.000

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DP – C13 Assetto del tessuto urbano consolidato – centro 1:2.000 DP – C14 Uso del suolo (DUSAF) 1: 5.000 DP – C15 Progetto di rete ecologica comunale (REC) 1: 5000

DP – C16 Definizione ambiti agricoli strategici 1: 5000 (aggiornamento a livello comunale) DP – C17 Carta Rilevanze Paesistiche 1: 5.000 Tabella 2 Elenco elaborati Documento di piano

PARTE 2 – ANALISI TERRITORIALE

Il quadro conoscitivo del sistema ambientale e relativa analisi sono contenuti nella Valutazione Ambientale Strategica nonché nello studio geologico e idrogeologico, documenti a cui si rimanda totalmente in quanto parti integranti del PGT. Il quadro conoscitivo del Documento di piano si basa inoltre sullo studio dei seguenti sistemi:

 SISTEMA DEL PAESAGGIO E DEI BENI STORICI  SISTEMA INSEDIATIVO  SISTEMA DEI SERVIZI  SISTEMA DELLA MOBILITÀ  SISTEMA SOCIO‐ECONOMICO  SISTEMA COMMERCIALE

CAPITOLO 4. Il sistema del paesaggio e dei beni storici

Il quadro conoscitivo del paesaggio è per sua definizione unico e in continua evoluzione e aggiornamento, le componenti del PGT (Documento di piano, Piano dei Servizi, Piano delle regole), fanno riferimento ad esso per verificare le scelte di piano o definire meglio l’impostazione della disciplina degli interventi, ne integrano nel tempo i contenuti e lo assumono quale riferimento per la gestione del piano e degli interventi sul territorio. L’approccio integrato e complessivo del paesaggio richiede che vengano presi in considerazione i diversi aspetti che connotano un paesaggio dal punto di vista della sua costruzione storica, della funzionalità ecologica, della coerenza morfologica e della percezione sociale. I sistemi e loro componenti o specifici siti o elementi come, peraltro, indicati alla lett. b) del comma 1 dell’art. 8 della L.R. n. 12/2005 e s.m.i., non sono da considerarsi quindi esaustivi di una lettura delle valenze e componenti paesaggistiche del territorio comunale. Le informazioni raccolte e gli elementi significativi rilevati sono riportati in una “CARTA DEL PAESAGGIO”, il cui compito è raccogliere in forma organica tutte le indicazioni, acquisite nella fase ricognitiva, attinenti alla qualità e alle condizioni del paesaggio nelle sue diverse componenti. Relazione del Documento di Piano 32

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La Carta del paesaggio è composta dalla presente Relazione nella parte riferita al quadro conoscitivo e di analisi, contenente il Repertorio dei beni vincolati e, cartograficamente, dalla Carta della sensibilità paesaggistica (che individua sul territorio le classi di sensibilità) e sarà, inoltre, accompagnata, nel Piano delle regole, dalla Normativa di indirizzo ai fini della tutela del paesaggio.

4.1 Il concetto di paesaggio

Nel corso del tempo i concetti di paesaggio e di tutela hanno registrato una evoluzione significativa. Il termine “paesaggio” ha conosciuto un progressivo arricchimento di significato, già alla fine degli anni trenta designava ambiti individuati secondo un’accezione elitaria e fortemente selettiva (bellezze individue) e successivamente si è confrontato con la componente ambientale e la percezione culturale. Per paesaggio si intende “una parte omogenea di territorio i cui caratteri derivano dalla natura, dalla storia umana o dalle reciproche interrelazioni” (Codice dei beni culturali e del paesaggio). Tale definizione tiene conto dell’idea che i paesaggi evolvono col tempo per l’effetto di forze naturali e per l’azione dell’uomo e sottolinea che il paesaggio forma un tutto i cui elementi naturali e culturali vengono considerati simultaneamente. Sulla scorta delle norme sopra richiamate, i caratteri fondamentali del concetto di paesaggio sono così individuati : – il contenuto percettivo, in quanto il paesaggio è comunque strettamente connesso con il dato visuale, con “l’aspetto” del territorio; – la complessità dell’insieme, in quanto non è solo la pregevolezza intrinseca dei singoli componenti ad essere considerata, ma il loro comporsi e configurarsi che conferisce a quanto percepito una forma riconoscibile che caratterizza i paesaggi; – il valore estetico-culturale, in quanto alla forma così individuata è attribuita una significatività e una capacità di evocare “valori estetici e tradizionali” rappresentativi dell’identità culturale di una comunità.

4.2 La tutela paesaggistica

Per tutela del paesaggio oggi si intende il governo delle sue trasformazioni dovute all’intervento dell’uomo o agli eventi naturali, ivi compreso il progressivo decadimento delle componenti antropiche e biotiche del territorio causato dal trascorrere del tempo e dall’abbandono degli usi e delle pratiche che lo avevano determinato. La tutela del paesaggio si attua non solo attraverso la tutela e qualificazione del singolo bene, ma anche la tutela e qualificazione del suo contesto, inteso come spazio necessario alla sopravvivenza, alla sua identificabilità e alla sua leggibilità. La tutela e la qualificazione dovranno quindi esprimersi in forme diverse: in rapporto ai caratteri della trasformazione proposta ed in relazione al “grado” di sensibilità del paesaggio.

Relazione del Documento di Piano 33

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Le Amministrazioni Comunali sono chiamate a governare responsabilmente le trasformazioni locali del paesaggio, inteso nella sua accezione più ampia di bene collettivo che supera visioni puntuali e localistiche. Compito affidato ad uno strumento a valenza paesistica di maggiore dettaglio alla scala comunale quale il Piano di Governo del Territorio di cui alla L.R. n. 12/2005. Al piano urbanistico comunale si affiancano, in quanto vigenti, le norme contenute nel Codice dei beni culturali e del paesaggio di cui al D.lgs n. 42/2004 (Codice); il Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR) approvato con deliberazione del Consiglio regionale n. 197 del 6.3.2001 e la DGR 8.11.2002, n. 11045 “Linee guida per l’esame paesistico dei progetti” (che conserva validità ai sensi dell’art. 102 della L.R. 12/2005 nelle more di approvazione del Piano Territoriale Regionale-PTR); il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) della Provincia di Cremona approvato nel 2009; i “Criteri e procedure per l’esercizio delle funzioni amministrative in materia di tutela dei beni paesaggistici in attuazione della LR 12/2005”, approvati con DGR 15.3.2006, n. 2121, nonché, in ambito europeo, la Convenzione del Paesaggio come recepita e ratificata con Legge 9.1.2006, n. 14. Sono riconosciute e assunte le seguenti finalità e principi di cui all’art. 1 delle NTA del PTPR : – La conservazione dei caratteri che definiscono l’identità e la leggibilità dei paesaggi della Lombardia, attraverso il controllo dei processi di trasformazione, finalizzato alla tutela delle preesistenze e dei relativi contesti; – Il miglioramento della qualità paesaggistica e architettonica degli interventi di trasformazione del territorio; – La diffusione della consapevolezza dei valori paesistici e la loro fruizione da parte dei cittadini.

4.3 Aree e beni assoggettati a specifica tutela

Il PTPR riconosce all’intero territorio regionale valore paesaggistico e l’azione di tutela e valorizzazione viene esercitata sia per gli ambiti assoggettati a specifica tutela paesaggistica che per le rimanenti porzioni del territorio. Nelle porzioni di territorio comunale assoggettate a specifica tutela, individuati nel Repertorio dei beni vincolati, in base agli art. 136 e 142 del D.Lgs 42/2004, la valutazione di compatibilità dei progetti di trasformazione è effettuata, sulla base dei criteri di cui alla DGR 2121/2006, con riferimento alla classe di sensibilità attribuita al sito e tenuto conto delle motivazioni del vincolo, e si conclude con l’autorizzazione paesaggistica, atto autonomo e preliminare del permesso di costruire o denuncia di inizio attività. Nelle restanti porzioni di territorio comunale, la salvaguardia del paesaggio viene esercitata, attraverso la metodologia di cui alla DGR n. 11045/2002 (PTPR), tenendo conto delle eventuali prescrizioni del PTCP e del PGT, mediante determinazione dell’impatto paesistico dei progetti attraverso la classe di sensibilità del sito con il grado di incidenza del progetto. Questo esame non da luogo ad un atto amministrativo autonomo ma costituisce una fase interna al procedimento di emissione del permesso di costruire o della denuncia di inizio attività.

Relazione del Documento di Piano 34

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Come stabilito dall’art. 29 delle NTA del PTPR, tutti i progetti il cui impatto paesistico risulti superiore alla soglia di rilevanza, stabilita con i criteri di cui alla DGR 11045/2002, debbono essere corredati da una specifica relazione paesistica, con i contenuti precisati dalla suddetta deliberazione. L’esame paesistico del progetto si conclude con la valutazione di merito : il giudizio di impatto paesistico. Pertanto tutti i progetti con impatto superiore alla soglia di rilevanza devono essere esaminati e valutati, con il parere della Commissione per il paesaggio di cui all’art. 148 del D.Lgs 42/2004 e art. 81 della L.R. 12/2005, in riferimento alla loro capacità di inserimento nel contesto. Non sono soggetti alla suddetta disciplina gli interventi di cui all’art. 149 del D.Lgs 42/2004, in particolare gli interventi di manutenzione ordinaria, straordinaria, di consolidamento statico e di restauro conservativo che non alterino lo stato dei luoghi e l’aspetto esteriore degli edifici. L’individuazione delle classi di sensibilità del sito è contenuta nella Carta della sensibilità del paesaggio.

4.3.1 Il repertorio dei beni vincolati

I PRG vigente definisce i seguenti edifici vincolati:

VALORI D’INTERESSE STORICO, ARTISTICO AMBIENTALE VINCOLO DECRETATO 1 CHIESA PARROCCHIALE S.M. PURIFICATA EX d.LGS. N. 490/1999 2 CHIESA S. MARIA DEL POZZO EX d.LGS. N. 490/1999 3 CHIESA S. ROCCO EX d.LGS. N. 490/1999 4 CAPPELLA DELLE SANTE LUCIA ED APOLLONIA EX d.LGS. N. 490/1999 5 CAPPELLA S. GIOVANNI DOSSELLO EX d.LGS. N. 490/1999 6 MUNICIPIO ED ALTRE STRUTTURE D’INTERESSE COMUNE EX d.LGS. N. 490/1999 7 CASCINA SIMONELLI EX d.LGS. N. 490/1999 8 CAPPELLA DEL CONTAGIO EX d.LGS. N. 490/1999

Edifici di pregio architettonico ambientale 1 CASCINA RONCHI 2 MULINI VENTURINO 3 PALAZZO VALDAMERI 4 CASCINA PALOSCHI 5 EDIFICIO IN VIA LONGOBARDI 6 PALAZZO DETTO DEL “COLONNELLO CABINI” 7 CASA A TORRE IN VIA S. ROCCO 8 EDIFICI ADIACENTI LA CHIESA DI S. ROCCO 9 Casa di mons. Ferre’ 10 CASCINA BERSELLI 11 VILLA CARAVAGGI 12 PALAZZO NEOGOTICO DETTO “ IL CASTELLO” 13 VILLA VAILATI 14 CASCINA SIMONELLI La Provincia, nell’appendice b alle N.T.A. del P.T.C.P. “Elenco delle cose d’interesse artistico e storico ai sensi Relazione del Documento di Piano 35

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Offanengo Piano di Governo del territorio dell’art. 10 del DLgs 22 Gennaio 2004 ”, integra l’elenco suddetto con i seguenti edifici:

FRAZIONE 1 CHIESA PARROCCHIALE S.M. PURIFICATA 2 CHIESA S. MARIA DEL POZZO 3 CHIESA S. ROCCO Figura 4 Beni vincolati e paesaggistici

Inoltre sono tutelati ai sensi dell’art. 10 comma 1 del D.Lgs. 42/2004 anche tutti i beni mobili e immobili di proprietà di Enti pubblici o privati senza scopo di lucro, che abbiano più di cinquant’anni di vita dei quali non sia stata eseguita la “verifica dell’interesse culturale ai sensi dell’art. 12 del citato Decreto Legislativo”.

CAPITOLO 5. Elementi costitutivi del paesaggio

Ai fini della ricognizione degli elementi costitutivi del paesaggio nella loro varietà di segni connotativi, si è tenuto conto dei sistemi e singole componenti delineate dalla DGR 2121 del 15.3.2006 (Allegato B), nonché delle NTA del PTCP, che consentono l’identificazione di tali elementi, ne segnalano il grado di sensibilità e vulnerabilità ed indicano, esemplificatamene, alcune categorie di trasformazione compatibili con la conservazione degli elementi connotativi considerati. Tali elementi e categorie sono state quindi adattate alla realtà locale, facendo emergere ovvero integrando contenuti od elementi significativi e tipici del territorio. Gli stessi elementi paesaggistici sono stati osservati e caratterizzati in base ai seguenti parametri: - Evoluzione e dissesti di carattere naturale parzialmente o totalmente indotti da interventi antropici; - Trasformazioni a seguito di mutamento delle condizioni economiche e quindi del rapporto d’uso, compreso l’abbandono; - Cambiamento dei modelli culturali, antropologici e figurativi che configurano il “giudizio di valore” relativo all’elemento costitutivo. In relazione alla peculiarità percettiva insita nel concetto di paesaggio si ritiene opportuno dare rilievo alle considerazioni di percepibilità degli elementi considerati in relazione al contesto. Il criterio di valutazione percettiva dovrà essere applicato anche nelle valutazioni di compatibilità degli interventi proposti, sia che si tratti di elementi di forte caratterizzazione e di notevole percepibilità (obliterazione di connotazione), sia che si tratti di accostamento di nuovi manufatti che si sovrappongano percettivamente al contesto in modo dissonante (effetto intrusivo). Un possibile effetto “obliterativo” può manifestarsi nel caso di sostituzione del manto di copertura in coppi di un edificio appartenente ad un contesto con presenza prevalente di tale elemento di caratterizzazione; mentre un effetto intrusivo può manifestarsi a seguito proposta di realizzazione di un edificio dimensionalmente estraneo al contesto costituito in modo preponderante e caratterizzante da edifici di altezza ed estensione dei fronti contenute, percepibili come visione panoramica d’insieme.

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Come già anticipato gli elementi costitutivi considerati sono stati organizzati secondo due fondamentali categorie tematiche : - il sistema geomorfologico e naturalistico; - il sistema antropico

5.1 le componenti del sistema geomorfologico e naturalistico

Nella figura si riporta l’inquadramento dal punto di vista pedopaesaggistico del comune di Offanengo. Le principali sottoclassi in cui il territorio è suddiviso sono: LQ1 – Principali depressioni e testate legati a fontanili, con drenaggio molto lento per la presenza di una falda semipermanente prossima al piano campagna. Il raccordo con la superficie topografica avviene generalmente tramite scarpate a media acclività, a volte colonizzate da vegetazione di tipo arboreo- arbustivo. LQ4 – Superfici modali stabili meglio conservate a morfologia sub pianeggiante od ondulata, dotate di drenaggio mediocre o buono

Figura 5 Carta dei Pedopaesaggi LG3 – Superfici ondulate o sub pianeggianti di transizione ai principali sistemi fluviali che, rispetto alle attigue superfici modali, sono generalmente costituite da materiali leggermente più grossolani. Si presentano lievemente ribassate e delimitate da orli di terrazzi convergenti o raccordate in lieve pendenza nella direzione dei solchi vallivi.L’orlo di scarpata disegna, in quota, l’andamento della valle, con la quale definisce un rapporto percettivo biunivoco: infatti esso è ben visibile dal fondovalle e, allo stesso tempo, Relazione del Documento di Piano 37

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Offanengo Piano di Governo del territorio consente un’ampia e privilegiata percezione della stessa. Ciò ha indotto, soprattutto a livello insediativo, a sfruttare questa peculiarità, innescando spesso situazioni di rischio antropico. LF1 – Dossi isolati al centro della pianura a debole convessità ad ampio ragggio di curvatura, spesso dolcemente raccordati con la superficie modale per l’assenza di significative incisioni operate da corsi d’acqua attivi o fossili. Questa sottounità di paesaggio evidenzia come caratteristica peculiare la presenza di due fasce continue e subparallele di microrilievo. Queste fasce, individuate essenzialmente grrazie alla lettura e all’interpretazione della carta geomorfologica di pianura, redatta su base topogo rafica 1:50000 con equidistanza a 0,2 m, sono interpretabili come i paleo-argini di un antico corso fluviale che qui scorreva in epoca pre-romana. Quanto esposto è anche confermato dall’analisi delle litologie superficiali che interessano il territorio di questa sottounità, ed in particolare, della profondità del tetto del primo livello sabbioso.

5.1.1 emergenze geologiche, idrogeologiche, geomorfologiche e suolo

Sono definite tre tipologie di suolo, distinte per profilo pedologo ico e capacità d’uso:

‐ l’unità 11 corrisponde alla tipologia di suoli definita “Dossi” e, nell’ambito comunale, rappresenta l’unità di minor valore agronomico relativo: è infatti caratterizzata dalla classe di capacità d’uso III/S corrispondente a suoli con limitazioni sensibili per bassa capacità in acqua disponibile. Questa sottounità di paesaggio evidenzia come caratteristica peculiare la presenza di due fasce continue e subparallele di microrilievo. Queste fasce, individuate essenzialmente grazie alla lettura e all’interpretazione della carta geomorfologica di pianura, redatta su base topografica 1:50000 con equidistanza a 0,2 m, sono interpretabili come i paleo-argini di un antico corso fluviale che qui scorreva in epoca pre-romana. Quanto esposto è anche confermato dall’analisi delle litologie superficiali che interessano il territorio di questa sottounità, ed in particolare, della profondità del tetto del primo livello sabbioso. Infatti, le litologie, che più a Est ed a Ovest erano prevalentemente limo-argillose, evidenziano un aumento in percentuale di materiali grossolani (sabbie e subordinatamente ghiaie fini). E’ da sottolineare che la situazione geolitoloogica descritta e il conseeguente aumento della permeabilità primaria dei terreni evidenziano come quest’area rappresenti un sistema di ricarica per gli acquiferi superficiali. In questa sottounità di paesaggio le disposizioni sono quindi finalizzate sia alla tutela del livello freatico che alla tutela dell’insieme di microrilievi che individuano il sistema dei dossi di pianura.

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In particolare gli interventi non devono incidere negativamente sulle strutture positive e non devono alterare il tetto del livello freatico. − l’unità 13 corrisponde alla tipologia di suoli definita “Gadesco”, e possiede una migliore qualità agronomica della precedente, definita dalle classi LCC II/WS e III/W, corrispondenti rispettivamente a suoli con limitazioni lievi legate a drenaggio, profondità utile e tessitura dell’orizzonte superficiale e suoli con limitazioni sensibili legate al drenaggio. − l’unità 34 corrisponde alla tipologia di suoli definita “Vidolasco”; e presenta lo stesso livello di qualità agronomica dell’unità 13 (classi LCC II/WS e III/WS), con limitazioni da lievi a sensibili legate a drenaggio e profondità utile.

Nella figura si riporta la zonizzazione del territorio comunale sulla base della Capacità d’uso dei suoli, realizzata sulla base della banca dati “Capacità d’uso” della Regione Lombardia (Basi informative dei suoli). Come evidenziato nella tavola, il territorio comunale di Offanengo è caratterizzato da suoli di II e III classe, quindi, seppur in misura diversa, adatti ad un utilizzo agricolo. Le principali limitazioni sono ascrivibili alla bassa soggiacenza della falda che, qualora interessi l’orizzonte pedogenetico, può influenzare negativamente il normale sviluppo vegetativo delle colture. Ulteriori limitazioni sono riconducibili all’abbondante pietrosità, alla scarsa profondità, alla tessitura

fine e alla lavorabilità sfavorevoli. Figura 6: Carta della Capacità d’uso del suolo

La Capacità d’uso dei suoli viene così definita: “le potenzialità d’uso agro- silvo- pastorale, contrastate dal grado e dal numero delle limitazioni difficilmente eliminabili, che presentano i suoli di un dato territorio, con o senza specifiche pratiche di difesa e conservazione” (Ersal- Glossario podologico- 1998). Essa rappresenta praticamente le potenzialità e le relative limitazioni per un loro utilizzo agro- silvo- pastorale Relazione del Documento di Piano 39

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Offanengo Piano di Governo del territorio indipendentemente dai possibili interventi antropici. L’individuazione della capacità d’uso dei suoli di un territorio ha come obiettivo quello di evidenziare le aree a maggiore vocazione agricola, e conseguentemente di adottare le misure necessarie alla loro tutela/mantenimento in sede di pianificazione territoriale. Per la definizione della classe di capacità d’uso dei suoli è valutata seguendo la metodologia “Land Capability Classification” elaborata nel 1961 dal Soil Conservation Service del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti. Tale metodologia è stata adattata alla situazione della nostra regione dall’E.R.S.A.L. (ora E.R.S.A.F.) nel 1996. La metodologia prevede l’uso di otto classi principali (indicate da numeri romani) e da sottoclassi ed unità che possono essere introdotte in base al tipo e alla gravità delle limitazioni che ostacolano le normali pratiche agricole. Delle otto classi le prime 4 (dalla I alla IV) sono, seppur con crescenti limitazioni, adatte all’uso agricolo, dalla V alla VII sono inadatti all’uso agricolo mentre sono adatti al pascolo ed alla forestazione, mentre la classe VIII è da utilizzarsi a fini naturalistici e ricreativi. I suoli appartenenti alla medesima classe possono presentare delle limitazioni correlate a fattori diversi evidenziati dalla presenza di un suffisso vicino alla classe. Tali limitazioni sono riassumibili in: – Limitazioni legate a sfavorevoli condizioni climatiche (C); – Limitazioni legate a caratteristiche negative del suolo come l’abbondante pietrosità, la scarsa profondità, la sfavorevole tessitura e lavorabilità (s); – Limitazioni legate all’eccesso di acqua, dentro e sopra il suolo, che interferisce con il normale sviluppo delle colture (w); – Limitazione legate al rischio di erosione (e).

Di seguito si riporta la definizione fornita dall’ USDA dei suoli di II e III classe: ‐ Suoli di II classe. Suoli adatti all’agricoltura, con alcune lievi limitazioni, che riducono l’ambito di scelta delle colture e/o richiedono modesti interventi di conservazione. ‐ Suoli di III classe. Suoli adatti all’agricoltura con sensibili limitazioni che riducono la scelta delle colture impiegabili (oppure la scelta del periodo di semina, raccolta, lavorazione del suolo) e/o richiedono speciali pratiche di conservazione.

5.1.2 Attitudine allo spandimento agronomico dei liquami zootecnici

Vista la connotazione agricola del territorio comunale, e la presenza di diversi allevamenti suinicoli, riveste particolare importanza l’attitudine dei suoli a ricevere i liquami d’origine zootecnica limitando al minimo i

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Offanengo Piano di Governo del territorio rischi di compromissione delle risorse idriche sotterranee e superficiali. Il pericolo per le acque superficiali è legato alle possibilità di ruscellamento dei liquami che possono trasportare sostanze nocive quali: fosforo, sostanza organica, azoto ammoniacale e nitrico, rame e zinco. Le acque sotterrane possono invece essere interessate da fenomeni d’inquinamento connessi alla lisciviazione in profondità dei nitrati prodotti dal metabolismo microbico dei liquami che si svolge negli strati superficiali del suolo. Tale attitudine, oltre che dalle proprietà intrinseche del suolo, è condizionata anche da caratteristiche esterne tra le quali assume rilevanza l’epoca di spandimento dei liquami in funzione dello stato vegetativo delle colture. Il periodo idoneo allo spandimento dei liquami zootecnici deve essere limitato a quello immediatamente precedente (in fase di pre- emergenza) o in contemporanea allo sviluppo iniziale delle colture sul campo e nelle fasi vegetative che richiedono maggiori consumi di elementi nutritivi. Il rispetto di tali tempistiche consente di ottenere un migliore assorbimento degli elementi nutritivi da parte delle colture, in particolare dei composti azotati, e un rallentamento della lisciviazione degli stessi in profondità. Per quanto riguarda la valutazione delle caratteristiche di un suolo a ricevere i liquami zootecnici si fa sempre riferimento allo schema interpretativo adottato dall’Ersal (1996), che prevede quattro classi attitudinali: Suoli adatti (S1): i suoli adatti hanno generalmente un drenaggio buono o mediocre, sono profondi e la morfologia del territorio è pianeggiante.  Suoli moderatamente adatti (S2). In questa classe rientrano i suoli caratterizzati da moderate limitazioni allo spandimento legate al alcuni singoli fattori, od alla loro concomitanza, quali: moderata pendenza, presenza di scheletro, tessitura da media a grossolana, drenaggio moderatamente rapido.  Suoli poco adatti (S3). I suoli di questa classe hanno caratteristiche tali da determinare un forte aumento dei fattori di rischio. In particolare la presenza di falda intorno al metro di profondità, il drenaggio rapido, la tessitura moderatamente grossolana, nonché la somma di questi fattori suggeriscono di ritenere l’uso di questi suoli non particolarmente adatto allo spandimento dei liquami.  Suoli non adatti (N). Lo spargimento di liquami su questi suoli non è praticabile per la presenza di fattori quali: la pietrosità eccessiva, la falda superficiale e lo scheletro abbondante. Rimandando allo schema interpretativo dell’Ersal l’approfondimento della metodologia di attribuzione della classe ad ogni suolo, di seguito si citano solamente in diversi fattori limitanti che entrano in gioco: inondabilità, rocciosità, pietrosità, pendenza, drenaggio, falda, scheletro, caratteristiche vertiche (fessurazioni), profondità strato permeabile,tessitura del primo metro e presenza e profondità degli orizzonti organici. Nella tavola si riporta la zonizzazione del territorio comunale sulla base dell’attitudine allo spandimento dei liquami zootecnici dei suoli, realizzata sulla base della banca dati “Reflui” della Regione Lombardia (Basi informative dei suoli).

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Il territorio comunale di Offanengo è caratterizzato per la maggior parte da suoli “adatti senza limitazioni” e “moderatamente adatti” allo spandimento agronomico dei reflui zootecnici.

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5.1.3 Studio geologico comunale

Vista l’analisi abbastanza datata (anno 200) dello studio geologico esistente, redatto dal Geologo Claudio Franzosi, l’amministrazione comunale è stata chiamata ad aggiornare tale studio geologico e sismico in vista dei mutamenti della normativa in materia. L’aggiornamento al 2010 effettuato dal geologo Mattia Lucchi si basa principalmente su due tavole significative per la definizione delle caratteristiche idrogeologiche e geotecniche del terreno comunale. Nella Carta di Sintesi sono indicati e valutati i seguenti aspetti e vincoli: qualifica della vulnerabilità idrogeologica del territorio distinguendolo in:

● zona a vulnerabilità molto elevata ● zona a vulnerabilità medio alta Reticolo idrico minore e le fasce di rispetto ad esso connesse, distinguendo il vincolo esistente pari a 10 m; Fontanili: I capifonte e le aste di canale emissario, a valle della derivazione e per 200 m, si applica il vincolo disposto dal PTCP, con fascia di 50m. Analogo vincolo di PTCP si applica agli orli di terrazzo morfologico,secondario, protetti al piede e al pizzo con fascia di 10m. I pozzi pubblici per approvvigionamento idropotabile sono riportati in carta con la fascia di rispetto pari a 200 m di raggio, in alcuni casi ridotta, come consentito dalla Regione Lombardia, a 10m e la zona di tutela assoluta di raggio 10m dal pozzo.

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5.1.3.1 Lineamenti idrografici

I contesti idrografico e idrogeolgico locali esprimono la complessità delle relazioni che legano il reticolo naturale alla fitta rete di canalizzazioni artificiali, ed entrambi alla falda idrica superficiale, in un rapporto reciproco di derivazione ed alimentazione. L’elemento principale dell’idrografia naturale è il fiume Serio, il cui letto si sviluppa in direzione nord-sud a 1.5–2 km di distanza dal confine occidentale del Comune. Il suo bacino si estende in provincia di Cremona per 124 km2, scorrendo da nord a sud fino a , dove confluisce nel F. Adda. Gli elementi principali dell’idrografia artificiale a nord e a est, esternamente al confine comunale è rappresentata da naviglio civico di Cremona e dal Canale Vacchelli. L’altro elemento è costituito dai fontanili, che pur essendo un prodotto di regimazione artificiale, delimitano con il loro andamento la fascia naturale di emersione della falda freatica in superficie. Nel territorio comunale, i fontanili si originano e sviluppano lungo il margine orientale del Comune, in corrispondenza della zona morfologicamente depressa che caratterizza questa parte del territorio (cfr par . 1.2.2.1). Mentre per quanto riguarda il reticolo idrografico artificiale, i principali elementi presenti localmentesono: - il Colatore Serio Morto, che scorre segnando il confine occidentale del Comune; - le Rogge Babbiona e Pallavicina, che fluiscono lungo la parte centrale del Comune attraversandone il centro urbano; - la Roggia Zemia Cremonese, che scorre in corrispondenza del confine orientale del Comune. L’andamento dei corsi d’acqua è generalmente in direzione nord-sud; fontanili e rogge si sviluppano ed affluiscono nel sottobacino del Serio Morto .

5.1.3.2 fontanili

I fontanili rappresentano uno degli elementi idrografici più significativi del comune di Offanengo, originando anche alcuni dei corsi d’acqua che attraversano il territorio comunale. Oltre alla loro valenza in termini di risorsa idriche, essi originano degli importanti biotopi con vegetazione e fauna tipiche. I fontanili sono formati dall’emergenza della falda freatica in depressioni nel terreno. Tale emergenza può avvenire naturalmente per affioramento della superficie freatica (nel caso si parla di risorgive) o essere indotta artificialmente tramite l’infissione di tubi forati che intercettano la falda. Il fontanile è caratterizzato da tre elementi distinti: la testa o “capofonte”, l’asta ed il canale drenante (in gergo denominato “riflesso”). La testa è una depressione scavata nel terreno, avente profondità sufficiente a raggiungere la superficie freatica. L’acqua scaturisce dal fondo della testa, da numerose polle che normalmente vengono incamiciate con cilindri di cemento o tini in rovere (diametro compreso fra 50 e 120 cm – tine). In alternativa vengono anche utilizzati tubi in ferro tubi norton) del diametro di 8- 15 cm e lunghezza di 10- 12 metri, infissi nel terreno. Ognuno dei tubi o delle tine rappresenta una “polla” o “scaturigine”. L’acqua vene poi convogliata nell’asta o

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“collo di fontana”, una breve strozzatura che mette in comunicazione la testa con il canale drenante. Le acque dei fontanili godono di un isolamento termico legato alla loro origine ipogea, che consente di mantenere temperature variabili dai 10- ai 15° C con escursioni di 3- 4° C nel corso dell’anno. Questo particolare regime termico è molto importante per la reazione di biotopi particolare e, nei tempi passati, per la pratica agricola della marcita. La loro disponibilità idrica (portata), non è costante nel tempo ma è influenzata dalle condizioni di alimentazione della falda freatica. Risente quindi di tutti quei fattori che regolano le oscillazioni della superficie piezometrica, tra questi si ricordano i principali: le condizioni meteorologiche, le irrigazioni e i prelievi diretti dalla falda per i diversi scopi (industriale, civile ed agricolo). Nel comune di Offanengo i fontanili sono stati censiti complessivamente n. 6 fontanili significativi, localizzati lungo il confine nordorientale del comune che, come precedentemente evidenziato, originano alcuni dei corsi d’acqua che attraversano l’intero territorio comunale. Spostandosi in senso orario, lungo i confine comunale orientale, si trovano: due fontanili si trovano in località Ronchi, uno ad ovest della cascina e l’altro poco distante verso la roggia Zemia che originano entrambi la roggia Castelleona;

Altri due fontanili minori uno nei pressi della Ca’ nova dalla quale si origina il Rio Favallo e l’altro nei pressi della cascina Cantarana dalla quale si diparte lo scolo Lizzolo adibita a piccola riserva naturale attrezzata in modo quasi spontaneo con sentieri che permettono di avvicinarsi all’acqua e a zone di sosta.

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Gli ultimi due si trovano nella zona nord-ovest del territorio comunale nelle vicinanze della sp 15.

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5.1.3.3 i pozzi

Sono state elaborate due sezioni idrogeologiche (tavole 3 e 4) utilizzando le stratigrafie dei seguenti pozzi, fornite dalla Padania Acque S.p.A. di Cremona: Comune pozzo n. indirizzo Offanengo 19062.0004 Via Alfieri Offanengo 19062.0007 Via Dante Alighieri Offanengo 19062.0008 Piazza Kennedy Ricengo 19079.0001 Loc. Bottaiano Izano 19054.0003 Via Barbieri 19072.0001 Via Borghetto Romanengo 19086.0005 Via XX settembre I pozzi nelle sezioni sono indicati con il nome del Comune e il numero corrispondente all’ultima cifra del numero identificativo. Nelle due sezioni, tracciate con andamento NNW-SSE (tav.3) ed WNW-ESE (tav.4), sono state identificate tre unità idrogeologiche; dalla superficie in profondità: ‐ l’unità AP1, che si sviluppa con uno spessore medio di 20-25 metri; ‐ l’unità AP2, che assume spessori variabili tra 20 e 70 metri; ‐ l’unità AP3, che viene documentata dalle stratigrafie dei pozzi Ricengo 1 e Izano 3 (tav. 3) fino alla profondtà di 180 metri dal piano campagna. Le variazioni di spessore dell’unità AP2 nelle due sezioni, e più in generale la diminuzione di spessore delle coperture sedimentarie fluvioglaciali verso nord-est, sono legate allo sviluppo della dorsale di Sergnano-Romanengo -Cumignano (Beretta G.P.et al. 1992), una struttura idrogeologica di culminazione del substrato poco permeabile, che si sviluppa parallelamente al corso del F. Serio, e che si manifesta in superficie con l’affioramento dei sedimenti Riss-Mindel del terrazzo di Romanengo.

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L’aggiornamento viene effettuato anche sulle classi di fattibilità geologica come di seguito descritte: Classe di fattibilità 2: propria delle aree meridionali del comune con grado di vulnerabilità medio alto ed al di fuori delle zone di sruttamento dei pozzi pubblici.

Classe di fattibilità 3a: propria delle aree settentrionali del territorio in oggetto a vulnerabilità molto elevata. 3b Zona di rispetto di pozzo pubblico ad uso idropotabile 3c Capofonte con fascia di rispetto di 50 m 3d Rogge e corsi d'acqua, con fascia di rispetto vigente di 10 m

Classe di fattibilità 4, con forti limitazioni: 4a Zona di tutela assoluta di pozzo pubblico ad uso idropotabile 4b Orlo di terrazzo morfologico secondario, fascia di rispetto 10 m

La classe di pericolosità sismica locale è definita su tutto il territorio comunale come Z4a.

Figura 7 Fattibilità geologica Relazione del Documento di Piano 48

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5.1.4 Rete ecologica

Con Deliberazione di Giunta Regionale n.8/8515 del 26 novembre 2008 viene approvato il documento Rete Ecologica Regionale RER che costituisce parte integrante della strumentazione operativa ai sensi dell’art. 20 comma 2 del Piano Territoriale Regionale approvato con d.g.r. n. 66/2009 che la riconosce al punto 1.5.1. del suo Documento di Piano come infrastruttura Prioritaria per la Lombardia e indica che “la traduzione sul territorio della RER avviene mediante i progetti di Rete Ecologica Provinciale e Locale mediante uno specifico Documento d’indirizzi”. La RER si pone come rete ecologica polivalente unendo funzioni di tutela della biodiversità con l’obiettivo di rendere servizi eco sistemici al territorio, quali per la realtà lombarda:  Produzione di stock per il trattenimento del carbonio, altrimenti concorrente al gas-serra ed ai rischi di cambiamenti climatici globali;  Produzione di biomasse come fonte di energia rinnovabile, all’interno di una ripartizione equilibrata dei prodotti degli agro ecosistemi (alimentari, energia e valori eco paesistici);  Intervento sui flussi di acque inquinate, comprese quelle alterate dalle stesse pratiche agricole, in modo da svolgere funzioni di fitodepurazione;  Concorrenza alla difesa del suolo su versanti potenzialmente soggetti a rischi idrogeologici;  Contributo al paesaggio con nuclei ed elementi vegetali concorrenti ad assetti formali percepibili come positivi sul piano culturale o genericamente estetico;  Intervento sui flussi di aria contaminata in ambito urbano o perturbano, quali quelli derivanti da strade trafficate o da sorgenti produttive, in modo da svolgere funzione di filtro sul particolato trasportato;  Offerta di opportunità specifiche di riqualificazione nel recupero di ambienti a vario titolo degradati (attività estrattive, cantieri, smaltimento di rifiuti, bonifica di suoli contaminati, ecc..);  Intervento sulle masse d’aria presenti negli insediamenti abitati in modo da svolgere funzioni di tamponamento del microclima. Il PTCP di Cremona nell’allegato 2 individua singole componenti da tutelare e preservare allo scopo di definire la costruzione di un vero e proprio progetto di rete ecologica per la creazione di una reale possibilità di intervento migliorativo sia, insieme a tutela e ricostruzione parziali, il collegamento il più possibile in continuo di tutte le emergenze naturaliformi ancora presenti. Le priorità operative nella realizzazione della rete ecologica vengono date da una gerarchizzazione delle componenti in base alla seguente classificazione:  corridoi primari = costituiti dai fiumi e i corpi idrici maggiori (oppure medi, ma ben conservati e collegati direttamente a fiumi), e dalle loro sponde con boschi, cespuglieti, acque ferme e spiagge, oppure in un numero ridotto di casi (limitati alle maggiori scarpate dei terrazzi morfologici delle valli fluviali e ai lembi boscati nelle golene aperte dei fiumi o a breve distanza da questi) da aree boscate

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prive di elementi idrici, oppure nelle quali le zone umide non costituiscano un elemento naturalistico- ambientale forte;  corridoi di collegamento = costituiti da corpi idrici di dimensioni medie o piccole (in questo caso comunicanti però direttamente con un corridoio primario) e dalle loro sponde, e dalle scarpate di terrazzi morfologici minori;  corridoi di completamento = costituiti da corpi idrici di piccole dimensioni (preferibilmente con percorso non modificato nel corso degli ultimi decenni) e dalle loro sponde, e dai più ridotti dislivelli presenti, con andamento atto al collegamento tra corridoi di categoria più elevata.

Si tratta quindi nella quasi totalità dei casi di elementi compositi, costituiti da corpi idrici con la loro vegetazione spondale ed eventualmente emergente. I corridoi di completamento sono invece molto più spesso costituiti da elementi lineari con dotazione d’acqua solo temporanea, trattandosi in gran parte dei casi di rogge o coli minori, utilizzati durante il periodo irriguo e poi lasciati asciutti per il resto dell’anno. La prima misura da prendere – nonostante la sua effettiva complessità pratica – dovrebbe consistere quindi nella riduzione dei periodi di asciutta, per contenerne al massimo gli effetti nefasti sui popolamenti florofaunistici. Inoltre, e in particolare per quanto riguarda gli elementi di dimensioni minori, andrebbe rapidamente ricostituita la continuità della vegetazione arboreo-arbustiva spondale (almeno su una delle due rive, per consentire le operazioni di pulizia meccanica). Tale scelta, che ha permesso di evitare danni lungo una delle sponde, è stata fatta recentemente lungo il Morbasco nel territorio comunale di Cremona, dove le necessarie operazioni di risagomatura del fondo (attuate dal Genio Civile) sono state eseguite con macchine operatrici da una sola delle rive, senza produrre alterazioni su quella opposta. Relazione del Documento di Piano 50

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Per il progetto di rete ecologica comunale si rimanda la capitolo 15 della presente relazione.

5.1.5 Boschi

Si definisce "bosco" l’insieme di una superficie di terreno e del soprassuolo arboreo che lo ricopre; quando l'estensione è notevole più che di bosco si parla di foresta. Secondo l’età delle piante che compongono il soprassuolo, il bosco può essere coetaneo (specie arboree della stessa età) o disetaneo (specie arboree d' età diversa); mentre in relazione alle specie può risultare puro (di una sola specie) o misto (di più specie). Secondo le modalità di rinnovo del soprassuolo arboreo il bosco può essere ceduo (bosco di basso fusto sottoposto a taglio periodico) o d' alto fusto. Le fasce boscate, fortemente caratterizzate per estensione, omogeneità di versante, acclività, esposizione, altitudine e qualità del substrato litologico, costituiscono elementi di forte connotazione paesistica. I boschi rappresentano il connettivo vegetazionale che collega ambiti fisiograficamente diversi: proteggendo dall’erodibilità dei corpi idrici, contribuendo alla stabilità idrogeologiica, all’autodepurazione dell’ambiente, all’equilibrio ed alla compensazione bioecologica generale degli ecosistemi. Nel caso di offanengo l’individuazione della componente “Bosco” si riferisce ad un pioppeto artificiale a ridosso del lato ad est del nucleo urbano.

5.1.6 Siepi e filari

Sono comprese in tale categoria tutte le presenze vegetazionali isolate o a gruppi, di impianto naturale o seminaturale, presenti in modo diffuso nel paesaggio agrario o in ambiti naturali. Tali elementi assumono un'importanza primaria all’interno del paesaggio agrario, sia dal punto di vista ecologico-funzionale, che da quello storico-paesistico: la vegetazione diffusa è infatti indicatore dell'organizzazione agraria ed elemento di caratterizzazione visuale del paesaggio, oltre che elemento fondamentale del sistema ecologico ("corridoi" ecologici etc.). Caratterizzano il paesaggio agrario, sottolineando le partizioni colturali (sono presenti lungo i fossi e le strade poderali), e il paesaggio urbano. Nel caso di offanengo l’individuazione della componente “Siepi e filari” viene individuata lungo la Roggia Pallavicina e Babbiona, oltre a piccoli esempi lungo le strade interpoderali a nord-est del centro abitato. Importante novità presente nel progetto di Rete ecologica della Provincia di Cremona è costituita dalla definizione e localizzazione cartografica di una serie di aree di potenziamento, destinate – pur mantenendo le loro caratteristiche di ambienti coltivati – a più contenute modificazioni ambientali migliorative, per l’incremento delle aree adatte a ospitare una sufficiente varietà biologica, costituendo così insieme ai corridoi ecologici e ai serbatoi biologici un ecomosaico ben strutturato e con elevata biodiversità. In prossimità del confine comunale ed in parte all’ìinterno l’allegato identifica le seguenti componenti:

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 alberature riparie continue e ben collegate al tratto boscato del Naviglio di Melotta, e lembi boscati isolati tra questo e il Naviglio Civico di Cremona.  sistemi alberati lineari lungo alcuni corpi idrici e rogge maggiori (Menasciutto, Serio Morto, Babbiona, Pallavicina, Zemia, Zenarolo, Boldrina, Naviglio Civico di Cremona, Cremonese, ecc.), in parte eliminati tra 1990 e 1995. Filari minori, presenti in genere con tessitura piuttosto fitta e discretamente abbondanti, con alcuni diradamenti sparsi; ricchezza di acque scorrenti, con scarsa presenza localizzata di vegetazione emergente. Alcuni piccoli pioppeti razionali.  lembi boscati anche ampi lungo il Serio, con buona continuità, e un bosco isolato.  alcune teste di fontanile.

Ipotesi prevista di progetto (PTCP) a) completamento della copertura spondale del Serio, con recupero naturalistico della cave allagate nei suoi boschi - I. b) completamento lungo il Naviglio Civico di Cremona e conservazione lungo il Naviglio di Melotta, con collegamento ai boschi isolati attraverso lo Zenarolo – II e III. c) completamento lungo alcune rogge maggiori, come la Pallavicina - III. d) gestione corretta dei fontanili - III. Nel caso di Offanengo l’individuazione delle componenti si individuano nelle voci c) e D).

5.2 le componenti del sistema antropico: paesaggio agrario e dell’antropizzazione colturale storico culturale

Un paesaggio è una struttura dinamica che evolve costantemente nel tempo: la sua salvaguardia comporta la definizione di criteri di gestione e di uso che sappiano guidarne le trasformazioni in modo compatibile con la conservazione dei valori culturali e delle risorse ambientali. Il paesaggio deve dunque tornare ad essere il luogo specifico dell’abitare, in cui sia possibile riconoscere il significato dei luoghi, anche dove recenti trasformazioni ne abbiano alterato l’assetto. Il paesaggio va quindi coinvolto in un processo conoscitivo complesso e articolato di didattica: centri visitatori, strutture museali diffuse, pubblicistica, percorsi guidati di visita ne possono costituire il supporto. Queste attività se opportunamente integrate tra loro sono in grado di incentivare anche da un punto di vista turistico singoli territori poiché spesso a un paesaggio agrario tradizionale è associata una produzione enogastronomica e artigianale di qualità, per questo motivo una valorizzazione paesistica può contribuire al rilancio di prodotti tipici e tradizionali e alla rivitalizzazione di zone o di attività economicamente marginali. Il paesaggio agricolo presenta una variabilità legata alla diversificazione delle attività agricole e delle tipologie colturali, il circondario del cremasco costituisce un’area a vocazione zootecnica, favorita dalla produzione di foraggi, mediante prati stabili e marcite, progressivamente soppiantata dalla presenza di colture a resa più elevata, quali il mais ed i prati avvicendati. Relazione del Documento di Piano 52

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5.2.1 Aree agricole strategiche

La Carta degli ambiti agricoli rappresenta le parti di territorio agricolo in cui le norme del PTCP hanno efficacia prevalente rispetto a quelle dei piani comunali (artt. 15 e 18 della L.R. 12/05): di fatto è un’estrazione dalla Carta delle Tutele e delle salvaguardie dei contenuti inerenti gli ambiti agricoli di interesse strategico del PTCP, per una maggiore leggibilità delle informazioni. Essa è una carta di carattere normativo i cui orientamenti e le cui prescrizioni tengono conto anche delle politiche, delle strategie e delle azioni di carattere territoriale e agricolo che la Provincia intende attivare. Pertanto, questa carta non rappresenta soltanto lo stato attuale del territorio agricolo, ma rappresenta anche le trasformazioni che il PTCP intende perseguire. Il PTCP nel stabilire le salvaguardie, di cui alla legislazione vigente, ha individuato gli ambiti destinati all’attività agricola di interesse strategico del PTCP, denominati “ambiti agricoli” introducendo in Normativa un nuovo articolo ad essi dedicato: il 19bis “Salvaguardie territoriali: gli ambiti destinati all’attività agricola di interesse strategico”. Tali salvaguardie riguardano tutte le aree che il PTCP ha caratterizzato come ambiti agricoli strategici e per le quali è previsto l’obiettivo di mantenere la destinazione agricola dei suoli; tali aree sono state individuate cartograficamente nella Carta delle tutele e delle salvaguardie e in una apposita cartografica denominata “Carta degli ambiti agricoli”. Quest’ultima carta è stata realizzata per agevolare la consultazione e il recepimento nei Piani di Governo del Territorio comunali (vedi par. 9.7.4) degli ambiti agricoli del PTCP. Tali modalità sono state ampliamente menzionate anche nell’Appendice D della Normativa “Individuazione dei contenuti minimi dei PGT sugli aspetti sovracomunali”. Gli ambiti destinati all’attività agricola di interesse strategico del PTCP occupano la maggior parte del sistema rurale del territorio della provincia di Cremona e operano quindi attraverso la salvaguardia della funzione all’uso agricolo del suolo.

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Carta degli ambiti agricoli

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5.2.2 Aree a seminativo semplice

Costituiscono l’elemento di connotazione principale del paesaggio della pianura. Sono ambiti territoriali di ampia estensione, caratterizzati da aspetti colturali, geo-pedologlci e ambientali differenziati (con riferimento alla pianura occidentale, mediana ed orientale), accomunati dalla compresenza delle strutture produttive agrarie, con livelli di produzione competitivi nell'ambito dell'economia regionale e nazionale. La trama delle strade interpoderali, della parcellizzazione agraria e del sistema dei canali d’irrigazione, costituiscono con taluni manufatti, gli elementi geometrici ordinatori dell’immagine paesistica della componente.

5.2.3 L’architettura rurale

L’architettura rurale storica presente nel territorio provinciale è caratterizzata da un’importante varietà di tipologie, caratteristiche costruttive e materiali utilizzati, che identificano, di volta in volta, il contesto paesistico di riferimento così come si è venuto a definire in sede storica. L’evoluzione storica dei presidi produttivi ha modificato pesantemente la modalità della presenza umana e parzialmente dell’utilizzo dei manufatti. L’individuazione dei caratteri puntuali identificativi d’impianto tipologico, dimensionali, costruttivi e di rapporto con la rete infrastrutturale ed il contesto costituirà per le cascine, le maghe, le baite ed i rustici, la condizione fondamentale di tutela affidata all’approfondimento dei piani paesistici comunali. Per i nuclei rurali permanenti oltre a quanto previsto sopra dovranno essere evidenziate le peculiarità della morfologia urbana e del rapporto con il sito. Il PTCP individua 3 diverse tipologie presenti nel territorio comunale:  cascine di pregio ambientale  cascine di pregio architettonico  cascine di scarso interesse storico culturale Tali cascine sono individuate prevalentemente nel centro abitato, mentre sono nominate come cascine di pregio ambientale:  cascina Becchilsù  cascina Molino Venturino  cascina Ronchi  Cascina Tirone

La superficie agricola utilizzata è pari all’80,30% del territorio. L’attività agricola, favorita dall’abbondanza di corsi d’acqua, ha avuto notevole sviluppo nel secolo scorso. Di 78 cascine censite a Offanengo, nell’allegato 6 del PTCP di Cremona, 61 sono abitate, 45 in attività, 27 presentano allevamento e 9 risultano abbandonate.

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5.2.4 centuriazioni il significato intrinseco di questa componente viene espresso dalla necessità sempre più urgente di conservare, insieme al patrimonio monumentale e archeologico, anche altre preziose testimonianze storiche: in questo caso sarebbe fondamentale censire e mantenere (ricorrendo anche a eventuali accurati restauri tipologici) i resti della centuriazione romana ancora presenti nel territorio provinciale. Tale modello strutturale di paesaggio coltivato, oltre a costituire una preziosa e minacciata testimonianza storica della trasformazione della Pianura Padana nell’ambiente interamente coltivato che oggi conosciamo, si presta infatti perfettamente – con la sua trama fitta di coltivi bordati da filari – all’incremento della biodiversità negli agroecosistemi. Inoltre non va sottovalutata l’importanza di tale recupero, anche dal punto di vista culturale e turistico. Tale componente caratterizza la parte posta a nord del tessuto edilizio del Comune di Offanengo dove possiamo ritrovare un ambiente agricolo che presenta il disegno originario della suddivisione colturale, intaccato dalle nuove espansioni che hanno interessato il nucleo urbano del Comune.

5.2.5 Rete stradale storica principale e secondaria

Di estremo interesse è la lettura della cartografia catastale storica che consente di individuare il tracciato dei percorsi carrabili che collegava le antiche frazioni tra loro e il territorio ai paesi limitrofi. Confrontando con il catasto napoleonico è possibile delineare le connessioni sia interne fra i vari nuclei di cui è composto il comune che esterne, di collegamento con i comuni limitrofi. L’assetto viabilistico è rimasto in gran parte quello originale, nel confronto infatti si evidenziano come storiche quasi tutte le connessioni, che vanno ad aggiungersi a quelle già individuate dal PTCP. La rappresentazione di tale maglia offre l’immagine di una provincia concepita come un formidabile apparato produttivo molto ben collegato coi mercati continentali e assai connesso al proprio interno.

5.2.6 Centri e nuclei storici: tipologie edilizie e materiali

Il centro abitato di Offanengo, racchiuso tra il corso delle rogge Pallavicina e Babbiona, ha mantenuto sostanzialmente invariata per molti secoli la particolare conformazione di cuneo allungato. Solo in questi ultimi 30 anni, a causa del consistente sviluppo urbano ed industriale, il nucleo di Offanengo ha triplicato la propria espansione sul territorio. La nuova espansione si è orientata in due direzioni: in direzione est-ovest, occupando quelle aree immediatamente prossime al nucleo di antica formazione e lungo la strada Crema-Soncino, in particolare saturando in modo progressivo i terreni liberi tra la vecchia strada statale e la circonvallazione. (sp 235) La nuova edificazione ha accerchiato la parte più antica costituendo una sorta di cintura urbana di singole case uni o bifamigliari.

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Il nucleo antico sebbene saturato e modificato con interventi puntuali di trasformazione degli edifici storici ha mantenuto il proprio impianto costituito da tracciati regolari con una spina centrale in direzione nord/sud ed una serie di tracciati trasversali est/ovest sui quali si affacciano edifici storici contraddistinti da una cortina sul fronte stradale. La nuova edificazione e l’antica hanno mantenuto due caratteri ben distinti e contrapposti: la tipologia della villetta isolata al centro del lotto

5.2.7 Tipologie edilizie vengono individuate (su indicazione della DGR 2121/2006) le caratterizzazioni tipologiche insediative, intese nella loro complessità, in relazione alle quale gli interventi, anche sui singoli edifici, dovranno riferirsi e misurarsi.

5.2.7.1 Per le componenti del paesaggio antropico: materiali ed elementi costruttivi vengono individuate (su indicazione della DGR 2121/2006) le componenti materiche presenti nel territorio in esame che risultano significative e in relazione alle caratteristiche costruttive tipiche del posto (pietra, legno, cotto, ecc.). materiali ed elementi costruttivi  Pietra  Legname  Cotto  Intonaci  materiale da rivestimento  aperture e serramenti  ballatoi, portici e loggiati  gronde  tetti  manti di copertura in cotto  elementi stilistici rilevanti  recinzioni  pavimentazioni esterne  cartellonistica e insegne

5.2.7.2 Sistema degli edifici storici come luoghi dell’identità locale EDIFICI RELIGIOSI:

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Chiesa parrocchiale S.M. del pozzo La Chiesa della Madonna del Pozzo, risalente al XVII secolo, è una chiesa situata vicino al confine antico del Comune di Offanengo. All'interno ospita un interessante altare barocco in stucco che incornicia l'immagine miracolosa della Vergine Maria dipinta ad affresco ed assai venerata in paese. Alla Madonna del Pozzo è intitolata anche la Fiera Settembrina organizzata dal 1983 dal "Comitato Settembre offanenghese".

Chiesa parrocchiale S.M. Purificata

Fondata nella prima metà del XVIII secolo, la chiesa di Santa Maria Purificata è l'imponente luogo religioso moderno che si trova nel centro di Offanengo, ed è il luogo dove si svolge la Santa Messa settimanale. Lo spento interno della chiesa si altera al colorato altare, che la domina. Alle sue pareti sono appesi i quadri raffiguranti la Via Crucis dipinta da Mauro Piccinardi 1735-1809.

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Oratorio di S. Rocco

La Chiesa di San Rocco, risalente al XVI secolo, è la chiesa più antica di Offanengo. Ospita un dipinto del pittore cremasco GG. Barbelli ed un ciclo di affreschi che alcuni studiosi attribuiscono all'attività giovanile dello stesso pittore.

Santelle Con riferimento all’affascinante tema della sacralizzazione del paesaggio, risultano di particolare interesse le santelle. Com’è evidente la struttura costruttiva è molto essenziale: semplici muri nei quali viene ricavata una nicchia che ospita immagini o rappresentazioni di santi. Ciò che caratterizza queste santelle è la loro ubicazione, che individua sempre luoghi d’importanza territoriale: in alcuni casi esse sono poste all’estremità del borgo di appartenenza, quasi ad indicare il confine, la delimitazione, il borgo di appartenenza. Le santelle permangono sul territorio come piccole architetture della memoria, che traggono dal luogo la loro ragion d’essere.

Cappella del Dossello Il Parco Dossello è situato nella zona residenziale adiacente alla nascente zona sportiva di Palazzetto dello

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Offanengo Piano di Governo del territorio sport e stadio: è interessato dal giugno 2008 da lavori di manutenzione a cura dell'Amministrazione e dell'Assessorato allo Sport e all'Ambiente, sotto progetto di Andrea Doldi, con la conseguente creazione di un percorso di mezzo chilometro che affianca il perimetro del parco, l'aggiunta di arredo urbano, panchine, giochi per bambini,attrezzature per sport all'aria aperta, e di diversi tipi di piante e arbusti. Questo progetto si delinea come il primo grande parco urbano di Offanengo, necessario data la attuale e futura espansione dell'abitato. Inoltre il Parco è arricchito dalla presenza della Cappella, valorizzata dal nuovo percorso.

5.2.8 Siti archeologici

Dalla carta archeologica della Lombardia è possibile percepire come la provincia di Cremona sia quella che, allo stato attuale delle nostre conoscenze , presenta notevoli di testimonianze archeologiche. A parte le città di Crema e Cremona che presentano complessi archeologici di notorietà sovra locale, l’intero territorio è coperto di una rete di ritrovamenti, tanto di vecchia data, di cui resta notizia nelle pubblicazioni degli archivi ottocenteschi, quanto recenti. La carta archeologica è uno strumento che registra fedelmente località per località, ogni genere di persistenza con notizie rapide e bibliografia. Le NTA del DP e le NTA del PdR prevedono per gli interventi in prossimità o rientranti tra i siti individuati dalla Carta Archeologica della Lombardia, prima della realizzazione di opere e a spese della committenza, una indagine preventiva da concordarsi con la competente Soprintendenza per i Beni Archeologici. In caso di ritrovamenti la Soprintendenza valuterà l’eventuale necessità di ulteriori indagini.

5.3 COMPONENTI DEL PAESAGGIO URBANO DI RECENTE FORMAZIONE

5.3.1 PAESAGGIO URBANO DI RECENTE FORMAZIONE: Aree edificate consolidate Il paesaggio del tessuto urbano crea una netta divisione tre centro storico e nucleo di recente formazione, si nota il passaggio da una conurbazione di impronta ottocentesca caratterizzato da una maglia fitta ed intricata sviluppata su un unico sistema regolare composto dalle due principali direttrici storiche. Il nucleo urbano di recente formazione si trova anch’esso sparso, nelle vicinanze prossime attorno al nucleo antico, caratterizzato da una maglia più ampia e regolare suddividibile anch’esso in zone omogenee, infatti è possibile distinguere nelle vicinanze del nucleo antico tipologie quali ville singole o bifamigliari con alcuni esempi posti principalmente ad est verso il nucleo urbano di Crema caratterizzati dalla presenza di condomini multipiano tipici degli anni 60 volti a rispondere ad un’ elevata richiesta abitativa, mentre ad ovest, verso il comune di Romanengo troviamo quartieri di villette di massimo 2 o 3 piani.

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5.3.2 PAESAGGIO URBANO DI RECENTE FORMAZIONE: Aree impegnate da PRG vigente Il PRG prevedeva una capacità insediativa superiore di circa il 29% all’attuale popolazione, la quale ha avuto una forte crescita negli anni dal 1951 al 2000, crescita che negli ultimi anni si è attestata intorno al 6% annuo. La proiezione della popolazione al 2005, effettuata sulla base della sola popolazione naturale, quindi rappresentativa dei soli processi di tipo endogeno fornisce, invece, un dato della popolazione leggg ermente in calo (- 1%). Il patrimonio abitativo è quantitativamente più che soddisfacente, infatti, vi sono in media 1,49 vani per abitante e 1,07 abitazioni per famigllia. L’indice di frammentazione attuale (0,460), risulta inferiore sia a quello medio provinciale (0,483) che a quello del circondario Cremasco (0,496), ma reegistra un miglioramento rispetto alla situazione del 1982. Il nuovo PRG , inoltre, nella direzione di un disegnno più compatto del perimetro urbano e le future espansioni insediative potranno quindi rafforzare le tendenze già in atto. I servizi di base alla popolazione, relativi all’istruzione e alla sanità, non sono presenti in modo soddisfacente nel comune di Offanengo, per questo sarebbe auspicabile indirizzarsi verso un loro incremento o verso il potenziamento delle agggregazioni con i comuni contermini dell’ACI di riferimento al fine di usufruire dei servizi di livello superiore, eventualmente, esistenti. Il dimensionamento del PRG (aumento del 23% deglli abitanti a fronte di una popolazione lievemente in aumento e senza carenza di abitazioni) e la contenuta frammentazione perimetrale, richiedono l’individuazione di aree prioritarie di intervento, al cui completamento si dovrà subordinare la realizzazione delle altre. Il PRG prevede pertanto la realizzazione per lotti successivi, in continuità con l’edificato, delle aree residenziali previste. La consistente quantità di aree industriali e artigianali, previste dallo strumento urbanistico comunale vigente, configura un dimensionamento di valenza endogena, secondo i parametri definiti dal P.T.C.P. per distinguere nell’offerta di superfici produttive un livello di valenza comunale (endogeno), da un livello di valenza sovracomunale, esogeno. Infatti, il PRG, prevede un’offerta di aree produttive

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Offanengo Piano di Governo del territorio libere pari a circa 66.000 mq, che configura, in ogni caso, un comparto di rilevanza comunale. Il quantitativo di superficie afferibile alla componente esogena dello sviluppo insediativo produttivo di Offanego, infatti, potrà trovare collocamento nel comparto del polo sovracomunale, nel quale si andranno a concentrare le quote dello sviluppo esogeno dei Comuni aderenti, al fine di concentrare le risorse per lo sviluppo del territorio e minimizzare il consumo di suolo. Nel PGT le future previsioni di espansione produttive sono valutate tenendo conto del dimensionamento rilevato e della eventuale partecipazione del Comune di Offanengo al polo industriale sovracomunale di livello intercomunale di Romanengo – Offanengo. Fermo restando il mantenimento o la conferma delle aree produttive proposte non attuate e modeste nuove allocazioni e compattazione dei comparti produttivi. Si confermano le previsioni di sviluppo degli insediamenti commerciali, diffusi sul territorio comunale di Offanengo, dove sono rilevati due Medie Superfici di Vendita secondo le tipologie distributive definite dall’art. 4 del D.Lgs. 114/98. Non sono previste ulteriori grandi strutture di vendita.

5.4 Indice di frammentazione perimetrale

La stessa dinamica insediativa avutasi nell’ultimo quindicennio ha rinforzato questo assetto territoriale ed è andata ad interessare le aree contigue ai centri edificati e, soprattutto per le zone commerciali e industriali che necessitano di massimizzare la loro accessibilità, le fasce adiacenti agli assi stradali principali. In alcuni casi, quando l'attrazione della strada prevale su quella del centro urbano, si sono formati aggregati edilizi a sé stanti, che potrebbero con il tempo infittirsi fino a saldarsi per lunghi tratti in fasce continue su uno o entrambi i lati dell’asse stradale. Questi modelli di crescita hanno spesso portato a fenomeni di sfrangiamento e frammentazione insediativa, con conseguenti aumenti del consumo di suolo a parità di funzioni svolte e forti interferenze con le attività agricole. Il contenimento di questi fenomeni richiede di intervenire anche sul rapporto tra la forma dell’edificato e il suo contesto; per questo è stato calcolato un indice, detto di frammentazione perimetrale, rappresentativo del rapporto di forma tra le aree urbane e le aree agricole e quindi indicativo del “consumo indotto” di suolo, cioè di quel consumo dovuto ad una forma insediativa non efficiente. Una gestione corretta del rapporto tra le espansioni dell'edificato ed il contesto in cui esse si inseriscono consente di migliorare l’efficienza delle strutture urbane ed anche ridurre i costi localizzativi, con conseguenti ricadute positive sulla competitività, soprattutto per le attività produttive. L’indice di frammentazione perimetrale è dato dal rapporto tra il perimetro di un centro edificato e il perimetro del cerchio ideale avente la stessa superficie del centro edificato considerato9. Tale indice può teoricamente variare da 0 a 1: si ha un valore uguale a 1 quando l’edificato ha una forma perfettamente circolare, mentre il valore 0 è un riferimento di carattere puramente matematico, impossibile da raggiungere

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Offanengo Piano di Governo del territorio nella realtà e rappresentativo della massima frammentazione teorica. Quando l’indice assume valori tendenti allo 0 si ha una situazione di edificazione frammentata, mentre quando i valori tendono a 1 si ha una maggiore compattezza dell’edificato e un contorno più lineare. L’incremento abitativo degli ultimi anni è ascrivibile a diversi fattori:  nel corso dei decenni le Amministrazioni Comunali hanno saputo tutelare in modo sostanziale il patrimonio territoriale costituito da un nucleo storico circondato da un esteso ambito agricolo ed un patrimonio sociale ed economico fondato essenzialmente sull’equilibrio tra economia rurale, artigianato diffuso e piccola impresa  la riscoperta e la propensione a vivere in un tessuto di relazioni umane positive, in un ambiente sicuro e vivibile che ha garantito comunque opportunità economiche, relazionali e culturali vista la facile accessibilità ai centri importanti come Crema-Treviglio-Milano;  l’offerta di abitazioni di buona qualità a prezzi relativamente contenuti in confronto ai vicini centri di maggior rilavanza.

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CAPITOLO 6. Sistema demografico

La popolazione della provincia di Cremona, dopo un costante calo numerico iniziato nel dopoguerra, ha raggiunto il valore minimo nel 1991, attestandosi sui 327.970 abitanti. Nei successivi 15 anni tuttavia, il numero dei residenti è tornato a crescere, raggiungendo quota 350.368 nel 2006.

Figura 8 Dimensione demografica al 2006 Fonte: PTCP

La densità di popolazione, inferiore ai 200 abitanti per km2, è in linea con quella nazionale ma nettamente inferiore rispetto a quella regionale, pari a quasi 400 abitanti per km2. Il saldo naturale rimane fortemente Relazione del Documento di Piano 64

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Offanengo Piano di Governo del territorio negativo, con il numero dei decessi che nel decennio 1991-2001 ha superato di oltre 12.000 unità quello delle nascite; al contrario il saldo anagrafico (iscritti / cancellati) risulta fortemente in attivo. In buona parte questo è dovuto all’immigrazione: il numero di cittadini stranieri residenti è passato dai 3685 del 1995 ai 22.787 del 2005, con un contributo dello 1,1% sul totale della popolazione nel 1995, e del 6,5%. dieci anni dopo. Parallelamente sembra affievolirsi il fenomeno di forte attrazione che l’area milanese aveva a lungo esercitato sulle province limitrofe a livello di trasferimenti, mentre il pendolarismo per motivi di studio e di lavoro verso la metropoli rimane intenso. Dalla carta estrapolata dal PTCP di Cremona ricreata utilizzando dati del censimento ISTAT del 2001 e rielaborati dall’ufficio statistica della provincia si evincono molteplici fenomeni in atto nella provincia che sono in grado di spiegare l’indicatore della dinamica demografica; in particolare è possibile notare come la popolazione del Capoluogo è in continuo decremento.

Figura 9Dinamica demografica 2001/2006 differenze anni in percentuale

Infatti si dimostra come la popolazione nell’ultimo decennio si è spostata all’esterno, cioè nei comuni limitrofi di minore dimensione i quali hanno offerto e momentaneamente continuano ad offrire una qualità dell’abitare di più alto livello, una maggiore convenienza economica a fronte di una accessibilità accettabile al Capoluogo funzionale all’accesso dei servizi. Nell’area del Cremasco invece la popolazione è in continua crescita sia nei comuni limitrofi a Crema sia nella città stessa. Questo fenomeno ormai noto è dovuto al reiterarsi delle dinamiche di espulsione della

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Offanengo Piano di Governo del territorio popolazione dalla metropoli Milanese e dalla realtà endogena stessa, più avvantaggiata a livello economico per la vicinanza a realtà territoriali economicamente più dinamiche e orientate a processi di infrastrutturazione, urbanizzazione e industrializzazione in grado ancora di avvalersi delle economie di urbanizzazione a scala suburbana.

Popolazione Saldo migratorio Popolazione inizio Nati Morti Saldo residuo interno fine periodo periodo

1991 5158 5 4 -21 -5 5133 1992 5133 43 36 9 -5 5144 1993 5144 59 47 57 -2 5211 1994 5211 45 25 49 -2 5278 1995 5278 42 30 62 2 5354 1996 5354 49 31 27 -4 5395 1997 5395 50 35 11 7 5428 1998 5428 59 52 3 27 5465 1999 5465 47 47 -40 14 5439 2000 5439 44 51 -6 22 5448 2001 5448 50 42 51 4 5511

L’analisi della dinamica demografica, sulla base dei dati censuari decennali, mostra un significativo aumento della popolazione residente nel comune di Offanengo, infatti come si evince dal grafico e dalla tabella si ha un andamento crescente con una crescita costante, non ci sono particolari fenomeni di calo o di picchi insediativi.

Residenti Dinamica demografica 8000 6000 4000 2000 0

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5600 Popolazione 5500

5400

5300

5200

5100

5000

4900 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001

Il comune di Offanengo è caratterizzato da una popolazione che al 31 Dicembre 2009 è composta da 5.789 abitanti, situato quindi in quella fascia di comuni che va da 2.001 ai 6.000 abitanti. Valutando il trend di crescita si può notare come dal 2004 al 2006 il comune sia stato sottoposto ad una decisa diminuzione della popolazione residente, dal 2006 al 2007 si avverte una situazione di stallo con un leggero aumento degli abitanti residenti. La dinamica demografica rispecchia in pieno l’evoluzione delle conurbazioni urbane degli insediamenti minori adiacenti a nuclei considerati poli ordinatori, i quali subiscono l’influenza delle polarità urbane e si trovano a dover soddisfare tramite la dislocazione di servizi e opportunità insediativa bisogni di maggiore entità. Per questo motivo componenti come accessibilità, dinamicità, polifunzionalità e soprattutto la vivibilità dei centri urbani possono fare la differenza della scelta localizzativa e rivalutare così anche centri di minor dimensione. Nel caso di Offanengo questo discorso ha esercitato la sua massima espressione nel 2004 dopo anni di crescita continua e fino a creare una saturazione quasi obbligata che portò ad un calo drastico nel 2005 e ad una stabilizzazione negli anni successivi. Dai grafici qui evidenziati infatti si dimostra come una percentuale non indifferente di popolazione rientra nella fascia d’età che va da zero a quattro anni a dimostrare come le nascite sono parte fondamentale dell’incremento demografico e come la maggior parte della popolazione abbia un’età inferiore ai 40 anni. Dato importante per lo studio della società di Offanengo che conferma il ricambio generazionale a favore delle nuove generazioni

Dopo il calo demografico del 2006 la popolazione residente si presenta in continuo ma leggero aumento tutti gli anni fino al 2009 raggiungendo i 5.789 abitanti. Relazione del Documento di Piano 67

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Offanengo Piano di Governo del territorio

Andamento demografico nati morti SALDO NATURALE Maschi Femmine TOTALE Maschi Femmine TOTALE Maschi Femmine

1970 3819 36 43 79 15 16 31 21 27 1971 3903 36 32 68 22 15 37 14 17 1972 4030 37 36 73 17 15 32 20 21 1973 4153 47 32 79 24 14 38 23 18 1974 4291 37 37 74 23 15 38 14 22 1975 4422 44 37 81 29 10 39 15 27 1976 4503 52 43 95 21 20 41 31 23 1977 4628 42 34 76 25 17 42 17 17 1978 4686 41 25 66 20 18 38 21 7 1979 4737 39 23 62 27 21 48 12 2 1980 4789 33 21 54 20 21 41 13 0 1981 4783 27 28 55 20 17 37 7 11 1982 4824 40 24 64 20 16 36 20 8 1983 4918 21 23 44 23 11 34 -2 12 1984 4954 26 21 47 17 12 29 9 9 1985 4997 33 33 66 28 19 47 5 14 1986 5054 25 28 53 26 12 38 -1 16 1987 5069 21 26 47 23 18 41 -2 8 1988 5109 16 22 38 23 19 42 -7 3 1989 5139 31 29 60 27 18 45 4 11 1990 5162 22 31 53 17 22 39 5 9 1991 5184 22 22 44 21 25 46 1 -3 1992 5169 20 23 43 26 10 36 -6 13 1993 5212 25 34 59 25 22 47 0 12 1994 5269 23 22 45 9 16 25 14 6 1995 5336 24 18 42 18 12 30 6 6 1996 5396 24 25 49 13 18 31 11 7 1997 5440 23 27 50 15 20 35 8 7 1998 5480 28 31 59 28 24 52 0 7 1999 5491 21 26 47 28 19 47 -7 7 2000 5470 16 28 44 25 26 51 -9 2 2001 5462 34 28 62 31 19 50 3 9 2002 5512 25 25 50 22 22 44 3 3 2003 5653 27 19 46 21 21 42 6 -2 2004 5757 28 27 55 23 23 46 5 4 2005 5845 24 31 55 29 29 58 -5 2 2006 5790 27 19 46 34 34 68 -7 -15 2007 5764 21 30 51 25 25 50 -4 5 2008 5766 24 29 53 31 31 62 -7 -2 2009 5789 Relazione del Documento di Piano 68

Comune di PGT

Offanengo Piano di Governo del territorio

Popolazione residente a Offanengo dal 31/12/1970 al 31/12/2009

60 50 40 30 20 10 0 -10 -20 1970 1971 1972 1973 1974 1975 1976 1977 1978 1979 1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 Maschi Femmine saldo naturale maschi saldo naturale femmine

In questi ultimi anni si registra ancora un saldo naturale (nati-morti) sempre negativo, anche se, ultimamente, tale divario va restingendosi per un costante aumento delle nascite.

CAPITOLO 7. Cenni Economico‐Produttivi

7.1 analisi storica del sistema socio – economico n seguito all’unione temporanea delle province lombarde al regno di Sardegna, in base al compartimento territoriale stabilito con la legge 23 ottobre 1859, il comune di Offanengo con 2.276 abitanti, retto da un consiglio di quindici membri e da una giunta di due membri, fu incluso nel mandamento II di Crema, circondario II di Crema, provincia di Cremona. Alla costituzione nel 1861 del Regno d’Italia, il comune aveva una popolazione residente di 2.282 abitanti (Censimento 1861). In base alla legge sull’ordinamento comunale del 1865 il comune veniva amministrato da un sindaco, da una giunta e da un consiglio. Nel 1867 il comune risultava incluso nello stesso mandamento, circondario e provincia (Circoscrizione amministrativa 1867). Popolazione residente nel comune: abitanti 2.338 (Censimento 1871); abitanti 2.386 (Censimento 1881); abitanti 2.638 (Censimento 1901); abitanti 2.883 (Censimento 1911); abitanti 2.959 (Censimento 1921). Nel 1924 il comune di Offanengo risultava incluso nel circondario di Crema della provincia di Cremona. In seguito alla riforma dell’ordinamento comunale disposta nel 1926 il comune veniva amministrato da un podestà. Popolazione residente nel comune:abitanti 2.998 (Censimento 1931); abitanti 3.079 (Censimento 1936). In seguito alla riforma dell’ordinamento comunale disposta nel 1946 il comune di Offanengo veniva amministrato da un sindaco, da una giunta e da un consiglio. Popolazione residente nel comune: abitanti 3.308 (Censimento 1951); abitanti 3.252 (Censimento 1961) abitanti 3.959 (Censimento 1971). Nel 1971 il comune di Offanengo aveva una superficie di ettari 1.252. L’analisi storica del Comune di Offanengo ha evidenziato come nel territorio l’attività socio economica predominate è sempre stata quella manifatturiera con particolare attenzione alla produzione e lavorazione di

Relazione del Documento di Piano 69

Comune di PGT

Offanengo Piano di Governo del territorio prodotti in metallo. Ora le attività rilevanti (per numero di occupati) presenti nel territorio in analisi sono rappresentate dall’industria di cibi e bevande, dall’attività edilizia delle confezioni di articoli di vestiario. L’indagine socio-economica è stata sviluppata sull’analisi dei dati dell’ISTAT del 2005 e CCIAA, con riferimento al censimento del 2001 nella parte dei dati sull’occupazione. Occupati per atttività Agricoltura Attività Alberghi e Trasporti e Comune Costruzioni Commercio e pesca manifatturiere ristoranti comunicazioni Offanengo 79 1.089 176 325 72 67 ISTAT del 2005 e CCIAA

Agricoltura e pesca Attività manifatturiere Costruzioni Commercio Alberghi e ristoranti Trasporti e comunicazioni

ISTAT del 2005 e CCIAA

Attività commerciali Comune Autoveicoli (*) Ingrosso e intermediari Dettaaglio Offanengo 10 37 61

Autoveicoli (*) Ingrosso e intermediari Dettaglio

ISTAT del 2005 e CCIAA

Relazione del Documento di Piano 70

Comune di PGT

Offanengo Piano di Governo del territorio

Aziende agricole n. aziende superficie Censimento 1982 76 1.100,20 Censimento 1990 68 1.057,80 Censimento 2000 56 834,4

Censimento 2000; 56 Censimento 1982; 76

Censimento 1990; 68

ISTAT del 2005 e CCIAA

CAPITOLO 8. Cenni storici

8.1 Premessa

Fin dalla sua comparsa sulla terra l’uomo ha plasmato e modificato il territorio, proiettandovi le proprie speranze, le proprie tensioni spirituali e civili, accumulandovi i segni dei propri processi di trasformazione. Prendere coscienza che il territorio è già occupato, che non è un vuoto bensì un “tutto pieno” storico e materico e che le sue progressive stratificazioni ne danno l’età - come un albero - significa riconoscersi inseriti in questo processo in quanto appartenenti a nostra volta ad un preciso ed irripetibile “strato geoarcheoloogico”. Etimologicamente il termine “paesagggio” deriva da “paese”, dal latino classico “paguus” (villaggio), cioè parte di territorio naturale colonizzato dall’uomo. In questo senso il termine “paesaggio” introduce la nozione di “storia”; il paesaggio attuale è la somma di tutti i paesaggi, naturali e antropizzati, del passato: esso è “la forma che l’uomo coscientemente e sistematicamente imprime al paesagggio naturale1”. Preludio fondamentale per la tutela è la conoscenza dei siti sui quali intervenire, al fine di comprendere le

1 E.Sereni, Storia del paesaggio agrario, Edizioni Laterza, Bari, 1961 Relazione del Documento di Piano 71