INDICE

PREMESSA……………………………………………………………………….….2

1. ANALISI DELLO STATO ATTUALE……………………………………...….2

1.1 DESCRIZIONE DEI CARATTERI DEL CONTESTO PAESAGGISTICO E DELL’AREA D’INTERVENTO…………………………..……………...………………2 1.1.1 Inquadramento territoriale 1.1.2 Caratterizzazione geologica, idrogeologica e geomorfologica 1.1.3 Caratterizzazione dell’ambiente marino:rilievo bentonologico 1.1.4 Emergenze storico-culturali e paesaggistiche, luoghi simbolici e panoramici

1.2 INDICAZIONE E ANALISI DEI LIVELLI DI TUTELA E CONFORMITÀ AGLI STRUMENTI URBANISTICI…...………………………...….………………..………13 1.2.1 D.M. 26 marzo 1970, D.Lgs. 22 gennaio 2004 n. 42 1.2.2 Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico (PAI) 1.2.3 Pianificazione Regionale 1.2.4 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale 1.2.5 La Pianificazione Comunale 1.3 RAPPRESENTAZIONE FOTOGRAFICA……………….…………...... …………....27

2. PROGETTO…………………………………………………………………….29

2.1 INQUADRAMENTO DELL’AREA E DELL’INTERVENTO DI PROGETTO…..29 2.1.1 Planimetria stato attuale dell’area

2.2 OPERE DI PROGETTO……………………………………………………………..30 2.2.1 Planimetria Progetto Generale 2.2.2 Planimetria Progetto 1° Stralcio 2.2.3 Descrizione del progetto 1°Stralcio

3. VALUTAZIONE DI COMPATIBILITÀ PAESAGGISTICA……………….…...32

3.1 SIMULAZIONE DELLO STATO DEI LUOGHI……………………………...... …..32

3.2 PREVISIONE DEGLI EFFETTI DELLE TRASFORMAZIONI PAESAGGISTICHE…………………………………………………………………..37 3.2.1 Compatibilità ambientale 3.2.2 Compatibilità paesistica

4. CONCLUSIONI………………………………………………………………….44

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PREMESSA

La presente relazione paesaggistica è stata redatta ai sensi del D.P.C.M. del 12.12.2005 ai fini di definire i parametri necessari per verificare la compatibilità paesaggistica delle opere di difesa del tratto di costa opere di ricostruzione e protezione di un tratto del litorale del Comune di Sangineto (CS). Il progetto nasce dall’esigenza di difendere e riqualificare un litorale di notevole prestigio sia dal punto di vista naturalistico che turistico per le attività che lo caratterizzano. Lungo i tratti di costa in esame sono presenti da oltre un ventennio delle scogliere emergenti, parte in massi artificiali e parte in massi naturali, che hanno svolto la funzione di proteggere puntualmente la spiaggia e di formazione di tomboli retrostanti. A causa della costante erosione della costa, dovuta all’avanzamento del mare, allo stato attuale rimane solo una stretta striscia di sabbia bianca intervallata da qualche scoglio. Di qui la necessità di intervenire con estrema urgenza al fine di salvaguardare le attività turistico-balneari. Le previsioni del presente progetto sono parte del I stralcio e riguardano la protezione del tratto più a nord del litorale di Sangineto Lido, dove per il continuo assottigliarsi della spiaggia emersa, anche in condizioni di mareggiate di media intensità, l’energia ondosa causa continui approfondimenti dei fondali. Appena disponibile ulteriore finanziamento, sarà redatto un II progetto stralcio a completamento delle opere di protezione previste nel progetto generale.

1. ANALISI DELLO STATO ATTUALE

1.1 DESCRIZIONE DEI CARATTERI DEL CONTESTO PAESAGGISTICO E DELL’AREA D’INTERVENTO

1.1.1 Inquadramento territoriale

Sangineto Lido è una frazione marittima del Comune di Sangineto in provincia di situata in un’area riconosciuta, anche dal punto di vista di tutela paesistica, come zona di notevole interesse pubblico in quanto facente parte del tratto di fascia costiera lungo circa 60 km che comprende l’alto Tirreno Cosentino e che va da a Paola. Le caratteristiche di questo tratto di costa sono quelle di trovarsi tra la battigia del Tirreno e i rilievi collinari che dal mare salgono verso la cortina dell’Appennino calabrese. La bellezza di questo territorio è data dalla presenza di un fondale marino caratterizzato da rocce a picco sul mare o da piccole spiagge, dalla ridotta presenza di aree pianeggianti e dalla presenza di colline verdi.

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Foto n. 1 – Vista da mare del sito di intervento

Foto n. 2 – Vista dal lungomare del sito di intervento

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1.1.2 Caratterizzazione geologica, idrogeologica e geomorfologica

Il territorio comunale di Sangineto, posto nella parte settentrionale dell’Arco Calabro Peloritano, è classificato territorialmente come montagna litoranea: dal livello del mare lungo la costa (breve tratto del territorio) l’altitudine arriva ai 1464 m slm nella zona più alta della catena costiera, attraverso un sistema di terrazzamenti e canali che caratterizzano la fascia collinare.

Il territorio è, inoltre, caratterizzato dal corso dell’omonimo torrente che lo attraversa per circa i due terzi da Est ad Ovest, e il cui bacino è definito dalle colline circostanti. I regimi di questo e degli altri corsi d’acqua sono di tipo torrentizio, il cui potere di trasformazione è esaltato dalle non ottime condizioni geologiche del terreno, dalla mancanza di un tessuto arboreo efficiente e dalla configurazione dei bacini a monte a forma di raggiera e a forti pendenze. Il paesaggio che il torrente Sangineto attraversa è in parte soggetto a fenomeni di degrado con presenze di frane sotterranee e scoscendimenti (30% di dissesto della superficie agraria e forestale).

Il torrente Sangineto si imposta sulla faglia omonima: la “Linea di Sangineto” o faglia di Sangineto che è una importante linea tettonica a scala regionale, costituita da una serie di faglie normali che determinano una struttura a gradinata degradante verso SE e separano, fin dal Pliocene superiore, due ambienti di sedimentazione; a Nord, ai piedi del Monte Pollino, caratterizzato da depositi detritici grossolani e da depositi di ambiente lacustre, a Sud, caratterizzato da peliti a microfauna pelagiche. Gli studi del dinamismo di questa struttura hanno fornito però interpretazioni diverse talora contrastanti, da cui si deduce la necessità di ulteriori studi e si comprende quanto sia complessa la storia Geologica-Strutturale di questa vasta area.

Il territorio è sottoposto a fenomeni franosi, vista la complessità geologico-strutturale del territorio a scala sia Regionale che Locale, la sismicità può essere un elemento scatenante del fenomeno franoso.

Secondo l’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n.3274 del 20.03.2003 e s.m.i. il territorio Nazionale viene suddiviso in zone sismiche alle quali è associato un valore di accelerazione di picco. Il Territorio Comunale di Sangineto viene considerato, da questa ultima, come Zona a pericolosità sismica 2 con 0,15 ≤ PGA < 0,25g.

Le caratteristiche idrogeologiche sono legate al più o meno drenaggio del bacino idrografico, alle caratteristiche di permeabilità e lito-stratigrafiche che lo caratterizzano.

La permeabilità sostanzialmente è stata definita in base alle caratteristiche bibliografiche dei suoli riscontrati durante rilevamenti geologici coadiuvati dal riconoscimento di sorgenti diffuse e dalle incisioni e modifica geomorfologica.

Sono state definite quattro classi di permeabilità qualitative:

- permeabilità elevata per porosità: con questa caratteristica viene individuata l’area di alveo fluviale del torrente Sangineto, in quanto rappresentato da un deposito detritico alluvionale costituito da sabbie medio grossolane con clasti per lo più dalla forma trapezoidale sub- spigolosa, derivanti dall’erosione delle porzioni cristalline poste a Nord, N-E, Sud e S-E del torrente stesso;

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- permeabilità medio-elevata per porosità: con questa caratteristica viene individuata l’area di fondo valle costituita da un deposito sedimentario sabbioso con orizzonti rossastri, dai conglomerati sabbiosi rossastri posti a pie-versante NE e dai depositi detritici di disfacimento della roccia in posto posti ad Est;

- permeabilità medio-bassa, aumento della stessa legata alla fratturazione: con questa caratteristica viene individuata l’area rappresentata dal deposito sabbioso cementato con livelli di argilla limosa, posto a W, permeabilità medio bassa legata alla porosità del deposito. Mentre a E l’area, rappresentata dai Calcari cristallini, dolomitici e calcarenitici, presenta una bassa permeabilità per porosità mentre medio-bassa per carsismo o fratturazione e l’aumento della stessa è legata all’aumentare di quest’ultima;

- permeabilità bassa, aumento della stessa legata alla fratturazione: con questa caratteristica viene individuata l’area rappresentata dagli scisti filladici biancastri e sericitici, mostrando una bassa permeabilità per fratturazione ma nello stesso tempo all’interno dell’area un aumento differenziale legato al grado di fratturazione.

La quantità di pioggia annua si aggira sui 700 mm con punte maggiori sui rilievi più alti e minime di 300 mm lungo la costa. La distribuzione della piovosità è concentrata nel periodo che va da novembre a gennaio, in cui si verificano acquazzoni di breve durata, ma di estrema violenza, spesso causa di ingenti danni alle colture.

Dall’analisi qualitativa dei quantitativi di acqua drenati dal bacino, dall’analisi qualitativa delle sorgenti ed effimeri punti d’acqua e delle caratteristiche tessiturali e strutturali delle strutture geologiche, si desume macroscopicamente che il territorio è diviso in un’area con falda freatica a profondità dal p.c. maggiore o uguale a 15 mt ed una a profondità minore di 15 mt. Per la macroarea a falda freatica maggiore di 15 mt, non si esclude che per caratteristiche geolitologiche che strutturali, ci possano essere aree con falda freatica minore di 15 mt dal p.c. legata principalmente al valore della piovosità media annua.

1.1.3 Caratterizzazione dell’ambiente marino: rilievo bentonologico

Lo studio dell’ambiente marino e dei suoi tre domini: bentonico, planctonico e nectonico sul litorale in esame, è stato condotto attraverso le conoscenze bio-ecologiche già acquisite in letteratura, ma soprattutto attraverso la campagna d’indagine effettuata nei siti in esame.

Per la valutazione delle principali facies di fondo duro e di fondo molle lungo il litorale di Sangineto, sono stati effettuati campionamenti in immersione utilizzando una tecnica di analisi non distruttiva conosciuta come Visual Census (censimento visivo). Per la spiaggia di Sangineto sono stati realizzati 2 transetti orizzontali, perpendicolari alla linea di riva. Il primo (Foto n. 3) è stato effettuato su di una lunghezza di 100 m, con una profondità massima di -6 m sulla punta estrema della barriera emersa situata nei pressi dell’Hotel “5 Stelle”, dove è prevista la messa in opera del Pennello a “T”. Per il secondo transetto (Foto n. 4), invece, è stato presa in considerazione una delle tre aree su cui verrà versato il materiale per il ripascimento artificiale.

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Foto n. 3 – Transetto 1

Foto n. 4–Transetto 2

La località oggetto di studio è esposta alle mareggiate di scirocco e libeccio, inoltre, la geomorfologia del fondo, caratterizzata da un substrato sabbioso, fa sì che il fondale marino sia contraddistinto da una scarsa copertura vegetale. Ciò premesso, con riferimento ai transetti ed alle foto subacquee riportate, sono stati riscontrati i seguenti risultati: Transetto 1 L’area esaminata si suddivide in un ambiente roccioso artificiale, ossia fino al piede della barriera sommersa, ad una profondità di -6 m e un fondale sabbioso che risale fino a -4 m nei primi 10 m del transetto, per poi rimanere costante per tutta la lunghezza del transetto 1, ossia per 100 m.

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Foto n. 5 - Particolare Piede della barriera emersa

Sul fondo duro (artificiale) è stata riscontrata la presenza di Comunità dominate dal Riccio maschio (Arbacia Lixula) della roccia infralitorale di moda battuta (RIPB); specie tipica dei livelli più superficiali di zone particolarmente esposte alle mareggiate, spesso presente lungo tutto il tratto di litorale indagato esposto alle mareggiate di Scirocco.

Foto n. 6 – Riccio maschio (arbacia lixula)

La foto n. 6 evidenzia la presenza di Ricci sui massi della barriera nel transetto 1. Amante dei fondali ben illuminati, questo echinoderma è molto diffuso sulle rocce costiere immerse e nei fondi rocciosi, a partire da qualche decimetro e fino a circa 50 metri di profondità. L'epiteto "riccio maschio" è nato da una erronea definizione dell’individuo maschile del Paracentrotus lividus, un altro riccio di mare che vive all'incirca nelle stesse zone di fondale. Confusione, tra l'altro, alimentata dal fatto che negli individui di sesso femminile di Arbacia lixula le uova sono poco appariscenti rispetto a quelle di Paracentrotus lividus. Il "riccio maschio" ha un corpo di 6 - 7 centimetri di diametro e aculei più lunghi di quelli del

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Paracentrotus lividus. In generale il colore che assume è molto scuro (nero o blu molto intenso). Il guscio è appiattito e presenta, come altri ricci di mare, un area boccale dotata di un organo chiamato "lanterna di Aristotele" che gli consente di raschiare le alghe dal fondale; esso è, infatti,un animale erbivoro che può mangiare grandi quantità di alghe. In casi dove si verificano alterazioni ambientali, un eccesso di questi animali può creare una forte diminuzione delle alghe, o addirittura la distruzione totale delle stesse in ambienti confinati come le pozze di marea. Il riccio maschio predilige le alghe corallinacee incrostanti.

Proseguendo lungo il transetto lo scenario cambia completamente e si presenta un fondale sabbioso alla profondità di -4 m (Foto n. 7). A prima vista l’area esaminata sembra deserta, ma in dettagli è possibile evidenziare la presenza di piccole buche ricoperte, nelle quali si celano piccoli pesci tipici dei fondi molli del mediterraneo (Foto n. 8 e 9).

Foto n. 7 – Fondale sabbioso transetto 1

Foto n. 8 - Particolare fondale sabbioso transetto 1 Foto n. 9 - Tane di piccoli pesci

Transetto 2 In questa seconda indagine si è preso in considerazione una delle aree racchiuse tra le barriere emerse, sulla quale si effettuerà il ripascimento artificiale. Il fondo si presenta sabbioso e ghiaioso, ricoperto da frammenti di massi delle opere già in essere, sia di piccole che di grandi dimensioni (Foto n. 10 e 11).

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Foto n. 10 - Fondo del transetto 2 all’interno delle barriere emerse

Bisogna, inoltre, segnalare la presenza di barriere sommerse situate tra quelle emerse, responsabili della creazione di una piccola conca artificiale con una profondità massima di - 2 m. All’interno del transetto sono stati individuati gruppi di Donzelle(Coris Julis), Castagnole(Chromis chromis) e piccole Salpe (Sarpa salpa), specie tipiche degli ambienti rocciosi del mediterraneo nella zona infralitorale (Foto n. 11 e 12).

Foto n.11 - Particolare della fauna presente nell’area presa in esame

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Foto n. 12 - Particolare2 della fauna presente nell’area presa in esame

Lungo il transetto sono stati campionati piccoli gruppi di Anemoni di mare (Anemonia Sulcata), tipici dei substrati duri. L’habitat di questa specie si estende da 20-25 m di profondità alla superficie, preferendo le zone maggiormente illuminate per agevolare la fotosintesi da parte delle alghe simbionti presenti nei tentacoli. Generalmente gli individui di maggiori dimensioni si trovano nelle zone più profonde. Questo anemone è dotato di lunghi tentacoli flessibili e poco retrattili disposti su sei file concentriche, che di norma nascondono la colonna. La base del piede è larga. La colorazione varia dal bianco al violetto - grigiastro al giallo - verdognolo, mentre le punte sono rosa-violette. Può raggiungere un diametro di 20-30 cm. Si nutre si piccoli pesci ed invertebrati. Si riproduce sia per via sessuata che per scissione E' una specie moderatamente urticante (Foto n. 13 e 14).

Foto n. 13 - Particolare3 della fauna presente nell’area presa in esame

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Foto n. 14 - Particolare 4 della fauna presente nell’area presa in esame

Come già detto inizialmente, la località oggetto di studio è esposta alle frequenti mareggiate di scirocco e libeccio. La geomorfologia del fondo caratterizzata, nel caso del transetto 1, da massi alternati a substrato sabbioso, e nel caso del transetto 2, da substrato totalmente incoerente (ghiaia, sabbia e massi artificiali) fa sì che il fondale marino sia contraddistinto da una scarsa copertura vegetale, in quanto il substrato duro presente in loco é di natura antropica, ovviamente non rappresentante la naturale e reale condizione biologica dell’area in questione. Infine, si può ipotizzare che data la natura artificiale della conca descritta nel transetto 2, questa tenderà a modificarsi nel tempo e quindi il substrato biologico decritto sopra tenderà a scomparire o a traslare nell’area dove sorgerà il pennello; offrendo, in tal modo, maggior riparo e risorse alle comunità bentoniche tipiche dei fondi molli. Per tale motivo, alla luce dello studio bentonologico condotto e considerando che la natura dell’intervento consiste in un ripascimento artificiale protetto con un pennello a “T” trasversale alla costa, si ritiene che tale intervento possa non arrecare un danno significativo alle comunità caratteristiche della fascia costiera in esame.

1.1.4 Emergenze storico-culturali e paesaggistiche, luoghi simbolici e panoramici

Cenni storici

Sangineto è un piccolo comune che si articola principalmente in due nuclei. Il centro storico, molto caratteristico che si trova su un rilievo collinare e il Lido (località Le Crete) vicino al mare. L'origine del centro collinare pare sia antichissima e risalga all'epoca della colonizzazione greca dell'Italia meridionale ad opera degli Enotri. Sembra che il nome derivi da una pianta, Cornus sanguinea, chiamata in dialetto sangiddritu; per Stefano Bizantino Sangineto coincide con l'antica Thyella, città degli Enotri nella quale abitarono i Focesi. In realtà l'insediamento urbano vero e proprio sembra sia nato ad opera di un gruppo di abitanti di Civitas, i quali, scampati all'eccidio ed alla distruzione della città ad opera dei Longobardi intorno al 680, si rifugiarono intorno al castello in cerca di protezione; a questi nuclei si aggregarono poi i monaci basiliani in fuga dalla Sicilia. Durante la dominazione normanna ed angioina la storia dei Sangineto è strettamente legata alla famiglia dei Sangineto, poi tutti i possedimenti della casa passarono prima alla famiglia dei Sanseverino, poi, agli inizi del XVII secolo, a quella dei Maiorana e nel secolo successivo alla casa dei Firrao. Agli inizi

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Foto n. 15 – Panorama di Sangineto (nucleo collinare)

Sangineto Lido è un'ambita meta turistica e d'estate vede moltiplicare il numero dei propri abitanti. Sono presenti infatti molte strutture ricettive per turisti. L’emergenza storico-architettonica più rilevante a Sangineto Lido è sicuramente il Castello del Principe.

Foto n. 16 – Castello del Principe a Sangineto Lido

La fortezza di origine angioina di forma quadrata fu edificata dai conti Sangineto di Belvedere nel XV secolo, passò poi ai Giunti, ai Sanseverino, ai Marchesi Majorana (1605), ai Firrao di (1737) ed infine ai Principi di S. Agata. Conserva ancora oggi le quattro torri cilindriche, una parte del fossato, l’arcata monumentale dell’ingresso principale e un grande loggiato scoperto di tipo rinascimentale con arcate a tutto sesto, aggiunto sul fronte dell'edificio. All’interno si possono ammirare il cortile delle armi dotato di una piccola costruzione di guardia e, in un secondo cortile, un ulivo piantato dai prigionieri austriaci il 3

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1.2 INDICAZIONE E ANALISI DEI LIVELLI DI TUTELA E CONFORMITÀ AGLI STRUMENTI URBANISTICI

La pianificazione urbanistica, ambientale e territoriale attualmente vigente nell’area di intervento si può così sintetizzare:

• Tutela paesistica: Decreto Ministeriale 26 marzo 1970 , D.Lgs. 22 gennaio 2004 n. 42 • Tutela idrogeologica: Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico (PAI) • Pianificazione a livello regionale: Rapporto Linee Guida per la progettazione ed esecuzione degli interventi redatto nell’ambito dell’Accordo di Programma Quadro “Difesa del suolo – Erosione delle coste ( APQ)” • Pianificazione a livello provinciale: Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) • Pianificazione a livello comunale: Piano Regolatore Generale (PRG) e Piano Comunale di Utilizzo dell’Arenile

1.2.1 D.M. 26 marzo 1970 , D.Lgs. 22 gennaio 2004 n. 42

La zona oggetto dell’intervento è vincolata paesaggisticamente secondo il Decreto Ministeriale 26 marzo 1970 – pubblicato in G.U. n. 173 del 11/07/1970:

“Vista la Legge 29 giugno 1939, n. 1497, sulla protezione delle bellezze naturali; Visto il Regolamento approvato con regio decreto 03 giugno 1940, n.1357, per l’applicazione della legge predetta;….Considerato che la Commissione Provinciale di Cosenza, per la protezione delle bellezze naturali, nell’adunanza dell’8 luglio 1967, ha incluso nell’elenco delle località da sottoporre alla tutela paesistica compilato ai sensi dell’art. 2 della legge sopracitata, la fascia litorale tirrenica sita nel Comune di Sangineto (Cosenza)…

….Riconosciuto che la zona predetta ha notevole interesse pubblico perché, lunga circa 60 km, è limitata ad ovest dalla battigia del mar Tirreno e si adagia sui primi rilievi collinari, talvolta dolci, spesso dirupeti, che salgono verso la cortina dell’Appennino calabrese,

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Decreta: La zona litoranea tirrenica sita nel territorio del Comune di Sangineto (Cosenza) ha notevole interesse pubblico…”

Il territorio del Comune di Sangineto ricade, inoltre, nel comprensorio paesaggistico denominato “Area costiera tirrenica da a Paola”(AP2).

I comprensori paesaggistici sono aree vincolate ex art. 136 D.Lgs n. 42/2004, per le quali non sono consentiti interventi di trasformazione della morfologia dei terreni e di ogni altro elemento che concorra significativamente alla definizione di paesaggio.

1.2.2 Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico (PAI)

Il Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico (PAI) persegue le finalità del DL 180/1998 emanato per accelerare quanto già previsto dalla legge organica ed ordinaria sulla difesa del suolo n. 183/1989. Il Piano è finalizzato alla valutazione del rischio di frana ed alluvione nonché dell’erosione marina. Le modificazioni che subiscono le aree costiere in per effetto dei fenomeni di erosione hanno da tempo destato serie preoccupazioni per il rischio che essi comportano sia per gli insediamenti umani e per le strutture turistiche che per le grandi infrastrutture di trasporto.

L’entità dei danni arrecati ripetutamente, soprattutto nel corso degli ultimi decenni, è rilevante e tale da determinare, tra l’altro, l’emissione di Ordinanze di Protezione Civile ai sensi dell’art. 5 della legge 225/1992 (Ordinanza n.2621 dell’1.07.1997).

Per questi motivi la Regione Calabria, per la redazione del PAI, ha avviato la realizzazione di una “Indagine conoscitiva sullo stato delle conoscenze delle coste calabresi, la predisposizione di una banca-dati sull’evoluzione del litorale, l’individuazione delle aree a rischio, delle tipologie di intervento tramite studi su aree campione e previsione delle relative opere di difesa”.

In conseguenza delle considerazioni predette, la quantificazione dei processi di variazione della linea di costa e la valutazione del rischio ad essi connesso, benché non espressamente previsti dalla normativa vigente, sono stati assunti come obiettivi del PAI.

La valutazione quantitativa delle modificazioni delle aree costiere è stata condotta attraverso l’analisi delle variazioni della linea di riva espresse in termini di avanzamento/arretramento nell’arco arco temporale 1954 –1998, riguardanti l’intero perimetro costiero calabrese e che hanno trovato un punto di partenza dagli studi già avviati dalla stessa Regione Calabria. Le analisi condotte hanno avuto l’obiettivo di sperimentare,

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Dal raffronto della cartografia del 1954-55 con le orto-immagini del 1998 oltre che dallo studio delle problematiche dell’intera costa, sono scaturiti dei dati che partono dal deficit di bilancio tra apporti solidi ed erosione, i quali determinano rispettivamente ripascimento ed arretramento della linea di riva. La Regione Calabria infatti, con uno sviluppo costiero di 740 Km, presenta 615 km di spiagge e 125 km di costa alta. I tratti in erosione sono quantificabili in circa 200 km mentre solo 25km risultano in accrescimento.

La valutazione del Rischio di erosione costiera è stata effettuata sulla base di un indicatore di Pericolosità derivante dall’analisi dell’evoluzione della linea di costa in un arco temporale pari a circa un cinquantennio. Lo studio sul Rischio di erosione costiera ha alla base la definizione qualitativa delle matrici di Pericolosità (Classe di Pericolosità) e di vulnerabilità (Classe di Vulnerabilità), ottenute anche dalle informazioni relative ai danni arrecati dalle mareggiate e dalla loro frequenza; da qui è stata dedotta la matrice di Rischio, con l’obiettivo di ottenere un’analisi esaustiva e qualitativa dei livelli di Rischio.

Il Comune di Sangineto è interessato quasi interamente da vincolo idrogeologico ed il litorale risulta per la totalità in erosione con un livello di rischio per i fabbricati prospicienti le aree in erosione pari ad R3 - rischio elevato (Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico – elaborato n.13 sintesi erosione costiera) ovvero quando esiste la possibilità di danni a persone o beni, di danni funzionali ad edifici e infrastrutture che ne comportino l'inagibilità, di interruzione di attività socio-economiche. In particolare dalla Carta dell’evoluzione della linea di riva (Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico – Tavola 12.1.1) si evince un notevole arretramento della spiaggia soprattutto per il tratto Nord del litorale di Sangineto che rappresenta un punto di possibile crisi con un valore medio di erosione pari a 70 m per una lunghezza di circa 440 m; il tratto più a Sud della lunghezza di circa 670 m presenta, invece, un valore di erosione medio pari a 40 m.

In queste aree a rischio di erosione costiera il PAI persegue l’obiettivo del mantenimento e del recupero delle condizioni di equilibrio dinamico della linea di riva e del ripascimento delle spiagge erose. Inoltre, sono vietate tutte le opere e attività di trasformazione dello stato dei luoghi e quelle di carattere urbanistico e edilizio, a meno che non si tratti di manutenzione ordinaria, straordinaria, restauro e risanamento o adeguamento alle norme di sicurezza.

Di seguito si riportano gli elementi di pericolo e le aree a rischio erosione, rischio idraulico e rischio frana del Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico, tratti dal Servizio WebGis dell’Autorità di Bacino Regionale della Calabria.

Ing. Francesco Sbarra 15

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Fig.1a – Rischio erosione costiera

Fig.1b – Rischio idraulico

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Fig.1c – Rischio frana

1.2.3 Pianificazione regionale

Legge Regionale n.19 del 2002

A partire dalla L.R. n. 19 del 2002 e s.m.i., la Regione Calabria ha innovato la legislazione in materia di governo del territorio adeguandola ai recenti orientamenti disciplinari e normativi della Pianificazione territoriale ed urbanistica. La legge,”in attuazione dei principi di partecipazione e sussidiarietà”, “disciplina la pianificazione, la tutela ed il recupero del territorio regionale” individuando e promuovendo, in un ottica di sviluppo sostenibile, le seguenti finalità generali: • salvaguardia dell’integrità fisica e culturale del territorio regionale • miglioramento della qualità della vita dei cittadini • lo sviluppo produttivo • l’uso appropriato delle risorse ambientali

Tutto ciò: • individuando con chiarezza, nel processo di governo del territorio, i limiti di competenza dei diversi livelli istituzionali; • semplificando i procedimenti amministrativi, assicurandone la trasparenza; • definendo modalità di cooperazione e concertazione tra gli enti e di partecipazione dei cittadini alla formazione delle scelte. • promuovendo il principio della perequazione, in quanto strumento di equità sociale, sia a livello territoriale che urbanistico;

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Ai sensi dell’art. 19 della Legge Regionale in oggetto, la Pianificazione Urbanistica Comunale si esplica attraverso: • il “Piano Strutturale Comunale” (P.S.C.); • il “Piano Operativo Temporale” (P.O.T.); • i Piani Attuativi Unitari (P.A.U.); • gli strumenti di pianificazione negoziata (Programmi Integrati, Programmi di recupero urbano, Programmi di riqualificazione urbana, ecc.).

In particolare il P.S.C. (art. 20), che precisa “le strategie per il governo dell’intero territorio comunale, sostituisce, in generale, nelle funzioni e negli obiettivi che furono del Piano Regolatore Generale previsto dalla L. 1150 del 1942. Rispetto al Piano Regolatore, in cui prevale la componente prescrittiva, nel Piano Strutturale Comunale viene affermato il ruolo programmatico e strategico dello Strumento Urbanistico Comunale di livello generale. Mentre si rimanda alla pianificazione operativa il compito di dettagliare (coerentemente con gli assetti e le strategie definite nel Piano Strutturale) le regole di gestione ed il disegno delle specifiche aree oggetto di tutela, recupero, trasformazione e sviluppo.

Con l’emanazione della L.R. n. 14 del 2006 (Modifiche ed integrazioni alla Legge Regionale 16 aprile 2002, n. 19 recante: Norme per la tutela, governo e uso del territorio. Legge urbanistica della Calabria”) è stato introdotto alla Legge Regionale Urbanistica della Calabria (art. 20 bis) il Piano Strutturale in forma Associata (P.S.A), lo strumento urbanistico riferito ad un territorio costituito da più comuni che ha, di fatto, gli stessi contenuti ed implicazioni del P.S.C..

La Regione Calabria ha dato in questo modo la facoltà per i “comuni limitrofi che abbiano specifiche affinità di tipo territoriale, culturale, identitario, produttivo e/o che siano caratterizzati da dimensioni demografiche ridotte e/o che vogliano perseguire comuni strategie di sviluppo territoriale” “di associarsi per delineare nuovi sistemi urbani reticolari in coerenza anche con la strategia di livello regionale e per creare sistemi territoriali policentrici”. Infine, sulla base del quadro strutturale così costruito, il PSA individua quelli che la normativa definisce Ambiti Territoriali Unitari (ATU) corrispondenti ad aree urbane e territoriali con caratteristiche omogenee nelle quali esistono o si prevedono utilizzi prevalentemente a carattere misto, distinguendo: • le aree a carattere storico • le aree in cui gli elevati livello dotazionale e qualità edilizia ed ambientale preesistenti possono consentire un intervento diretto • le aree che, visto lo stato di degrado e lo scarso livello dotazionale, sono da sottoporre a specifici interventi di riqualificazione attraverso piano attuativo/operativo • le aree interessate dal fenomeno dell’abusivismo in cui occorre procedere a specifico piano di recupero • le dotazioni del verde urbano e periurbano • le aree da destinare a nuovi insediamenti, stabilendone l’utilizzazione edilizia e popolazione insediabile secondo specifiche destinazioni d’uso: a) residenziale, turistico- ricettiva, direzionale e sanitaria; b) produttiva artigianale, commerciale; c) industriale; d) servizi pubblici; e) agricola • le aree a valenza paesaggistica ed ambientale, recependo ed approfondendo l’individuazione effettuata nell’ambito della pianificazione di settore sovraordinata; • le aree agricole e forestali, classificate secondo le modalità illustrate nel successivo paragrafo “La gestione del territorio agricolo e forestale”

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Annesso al P.S.A. è previsto il Regolamento Edilizio ed Urbanistico (art.21). Tale documento “costituisce la sintesi ragionata ed aggiornabile delle norme e delle disposizioni che riguardano gli interventi sul patrimonio edilizio esistente; ovvero gli interventi di nuova costruzione o di demolizione e ricostruzione, nelle parti di città definite dal Piano generale, in relazione alle caratteristiche del territorio e a quelle edilizie preesistenti, prevalenti e/o peculiari nonché degli impianti di telecomunicazione e di telefonia mobile”.

Il R.E.U. in conformità con il P.S.A., oltre a disciplinare le trasformazioni e gli interventi ammissibili sul territorio, stabilisce: a) le modalità d’intervento negli ambiti specializzati definiti dal Piano; b) i parametri edilizi ed urbanistici ed i criteri per il loro calcolo; c) le norme igienico-sanitarie, quelle sulla sicurezza degli impianti; d) quelle per il risparmio energetico e quelle per l’eliminazione delle barriere architettoniche; e) le modalità di gestione tecnico-amministrativa degli interventi edilizi anche ai fini dell’applicazione delle disposizioni sulla semplificazione dei procedimenti di rilascio dei permessi di costruire di cui alla legge 21 novembre 2001, n. 443; f) ogni altra forma o disposizione finalizzata alla corretta gestione del Piano, ivi comprese quelle riguardanti il perseguimento degli obiettivi perequativi indicati nell’art. 54 della stessa legge.

Quadro Territoriale Regionale con valenza Paesaggistica (Q.T.R./P.)

L'atto fondamentale di attuazione della Legge Urbanistica Regionale n. 19/2002 è rappresentato dal Quadro Territoriale Regionale con valenza Paesaggistica (Q.T.R./P.), che si colloca come strumento prioritario di regolazione della pianificazione urbanistica e territoriale della Regione Calabria, coordinandosi con i Piani territoriali di coordinamento delle Province e con i Piani strutturali comunali e associati, che saranno d'ora in poi tenuti ad adeguarsi alle indicazioni del QTR in quanto atto regolatore di valenza generale. Il Q.T.R. ha valore di piano urbanistico-territoriale, ed ha valenza paesaggistica riassumendo le finalità di salvaguardia dei valori paesaggistici ed ambientali di cui all'art. 143 e seguenti del Decreto Legislativo 22 gennaio 2004 n. 42 (L.R. 19/02 art. 17 commi 1 e 2) attraverso: • la definizione del quadro generale della tutela dell’integrità fisica e dell’identità culturale del territorio regionale, con l’individuazione delle azioni fondamentali per la salvaguardia dell’ambiente; • le azioni e le norme d’uso finalizzate tanto alla difesa del suolo, in coerenza con la pianificazione di bacino di cui alla legge n. 183/89, quanto alla prevenzione ed alla difesa dai rischi sismici ed idrogeologici, dalle calamità naturali e dagli inquinamenti delle varie componenti ambientali; • la perimetrazione dei sistemi naturalistico-ambientale, insediativo e relazionale costituenti del territorio regionale, individuandoli nelle loro relazioni e secondo la loro qualità ed il loro grado di vulnerabilità e riproducibilità; • la perimetrazione delle terre di uso civico e di proprietà collettiva, a destinazione agricola o silvopastorale, con le relative popolazioni insediate titolari di diritti; • le possibilità di trasformazione del territorio regionale determinate attraverso l’individuazione e la perimetrazione delle modalità d’intervento di cui all’articolo 6 (conservazione, trasformazione e nuovo impianto) nel riconoscimento dei vincoli ricognitivi e morfologici derivanti dalla legislazione statale e di quelli ad essi assimilabili ai sensi del Decreto Legislativo 22 gennaio 2004 n. 42e della legge 6 dicembre 1991, n. 394;

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• il termine entro il quale le previsioni degli strumenti urbanistici comunali debbono adeguarsi alle prescrizioni dei Q.T.R.; • l’analisi dei sistemi naturalistici ambientali ai fini della loro salvaguardia e valorizzazione; • l’individuazione degli ambiti di pianificazione paesaggistica (art. 143 del Dlgs 42/04).

Rapporto Linee Guida per la progettazione ed esecuzione degli interventi redatto nell’ambito dell’ APQ “Difesa del suolo – Erosione delle coste”.

Il rapporto Linee Guida per la progettazione ed esecuzione degli interventi è uno strumento a livello regionale ed è stato redatto nell’ambito dell’Accordo di Programma Quadro “Difesa del suolo –Erosione delle coste” stipulato dalla Regione Calabria con i Ministeri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Obiettivo di tale rapporto è di indirizzare gli interventi previsti nel suddetto A.P.Q. verso soluzioni efficienti che non inducano effetti negativi sull’ambiente circostante, fornendo indicazioni specifiche per finalizzare gli interventi a difesa delle coste ad un uso razionale delle risorse finanziarie disponibili. Sulla base delle norme generali e delle istruzioni ministeriali vigenti, le linee guida contengono gli indirizzi e i criteri generali per la progettazione delle opere di difesa dei litorali i quali sono stati pienamente recepiti dal Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) di seguito trattato e al quale si rimanda.

1.2.4 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP)

Il PTCP è lo strumento di pianificazione di livello provinciale che ha come obiettivo preminente quello di guidare le dinamiche di trasformazione e di definire le strategie di governo finalizzate alla conservazione “delle risorse naturali e delle identità storico-culturali del territorio”.

L’analisi si è concentrata su:

- Valori ambientali, paesaggistici, culturali e naturalistici: - Interazioni fra il sistema territoriale e quello naturale e ambientale - Aspetti morfologici

Oltre agli studi preliminari il PTCP ha recepito le direttive del:

- Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico (PAI) - Piano per la Valorizzazione dei Beni Paesaggistici e Storici della Provincia di Cosenza - Linee Guida per la progettazione ed esecuzione degli interventi redatto nell’ambito dell’Accordo di Programma Quadro Regionale “Difesa del suolo – Erosione delle coste”

- Linee Guida della pianificazione regionale - Allegato alla deliberazione n. 106 del 10/10/2006

In particolare dalle Linee Guida Regionali sono stati recepiti gli indirizzi e i criteri generali per la progettazione di opere a difesa dei litorali nonché le normative di riferimento ai fini della definizione delle tipologie di interventi attuabili nelle zone costiere.

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Il sistema ambientale è articolato in tre sottosistemi che andremo ad analizzare in funzione di ciò che è previsto nell’area in oggetto:

- Integrità fisica del territorio - Risorse naturali e paesaggistiche - Risorse storiche e culturali.

Integrità fisica del territorio

Obiettivo del sottosistema è di individuare i rischi naturali presenti nel territorio e di definire le strategie per la mitigazione e la messa in sicurezza delle aree a rischio. A tale scopo sono state elaborate delle carte di sintesi relative a:

- Rischio di inondazione - Rischio di frana - Rischio di incendio - Rischio sismico - Rischio di erosione costiera

In particolare, la Carta del rischio erosione costiera è basata sul confronto fra linee di costa riportate nella cartografia IGM del 1957 e quelle riportate nelle ortofoto del 1998. Da tale sovrapposizione è stata calcolata la superficie netta in avanzamento o arretramento dalle quali è scaturito un valore medio a livello comunale classificato come segue:

- Ripascimento - Erosione - Erosione lieve - Erosione media - Erosione elevata

Facendo riferimento a questo elaborato, l’area litoranea del Comune di Sangineto è stata identificata come costa in erosione, classe di erosione elevata.

Risorse naturali e paesaggistiche

Le risorse naturali e paesaggistiche della provincia di Cosenza sono estremamente varie e scaturiscono dall’eterogeneità della fisionomia e dei caratteri del territorio, con tipologie a volte in forte contrasto.

Si rileva che il territorio di Sangineto:

- É parte del comprensorio Area protetta Parco Naturale del Pollino.

- É prossimo al Parco naturale regionale Monte Caloria, e ricadente nel Parco Naturale Regionale Catena Costiera, per la cui istituzione è stata avanzata proposta di riconoscimento.

Inoltre, il Comune di Sangineto fa parte del Comprensorio Paesaggistico AP2, ovvero quello che racchiude l’area costiera tirrenica da Santa Maria del Cedro a Paola. I comprensori paesaggistici sono aree vincolate ex art. 136 D.Lgs n. 42/2004, per le quali non sono consentiti interventi di trasformazione della morfologia dei terreni e di ogni altro elemento che concorra significativamente alla definizione di paesaggio. I nuovi interventi in queste

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Fig. 2 – Aree tutelate nel Comune di Sangineto

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Risorse storiche e culturali

Il PTCP recepisce e assume come parte integrante il Piano di Valorizzazione di Beni Storici e Ambientali Provinciale.

Il Comune di Sangineto è luogo di grande valore ambientale e assume una discreta valenza storico-monumentale. Tra le chiese da ricordare vi sono: Chiesa Parrocchiale: Chiesa Santa Maria della Neve (centro storico); Chiesa Santa Maria Martire, Chiesa di San Michele Arcangelo, Convento di San Francesco di Paola. Tra i Castelli da annoverare ci sono: Castello del Principe del XV secolo, resti del Castello Fortezza –Centro Storico. Ambiente e punti Panoramici: Laghetto Penna, Anfratti materiali: località Grotte (Strada Porte); Ponte Civita, Pantana, Torre dei Saraceni. Tra i Palazzi importanti: Villa Giunti (Sangineto Lido).

1.2.5 La pianificazione comunale

Piano Strutturale Comunale (PSC)

Come già indicato, il Piano Strutturale Comunale ed il Regolamento Edilizio e Urbanistico sono normati dagli artt. 20 e 21 della Legge Regionale 16 aprile 2002, n° 19 per quanto riguarda il loro contenuto e dall’art. 27 per quanto riguarda le procedure di formazione ed approvazione. Detto strumento interessa l’intero territorio comunale e ha valore a tempo indeterminato; oltre che strumento urbanistico a carattere normativo che si esercita prevalentemente attraverso l’annesso Regolamento Edilizio e Urbanistico, il PSC è anche uno strumento di promozione dello sviluppo locale (a carattere strategico) e di indirizzo ed orientamento per quanto riguarda l’assetto del territorio (a carattere strutturale). Il Regolamento Edilizio e Urbanistico è strumento annesso, e, quindi, integrato e complementare al PSC; esso è a carattere normativo e detta le regole relative alle porzioni di territorio dove si può intervenire in forma diretta (aree urbane già infrastrutturale) e a quelle (ambiti specializzati), individuate nel PSC, dove sono necessarie successive fasi di pianificazione. Il richiamato art. 27 della legge prevede la redazione di un Documento Preliminare per la cui elaborazione è stato avviato un processo di partecipazione e concertazione, che ha portato alla stesura del PSC.

Nel Documento Preliminare del PSC di Sangineto è stato predisposto, in accordo a quanto stabilito dalla legge regionale, il quadro conoscitivo:

Fanno parte delle conoscenze, secondo l’art.3, comma 1 della citata legge regionale: a. i caratteri fisici, morfologici e ambientali del territorio comunale; b. le risorse; c. i valori; d. i vincoli territoriali; e. le utilizzazioni in corso; f. lo stato della pianificazione in atto; g. l’andamento demografico; h. le dinamiche socio-economiche; e più dettagliatamente, ai sensi dell’art.10, comma 2 lettera a):

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Sono, altresì, contenuti del quadro conoscitivo, oltre al sistema naturalistico-ambientale, il sistema insediativo e quello relazionale.

Il sistema insediativo è costituito dai seguenti elementi formanti oggetto di conoscenza (art.5, comma 2, lettera b): a) ambiti urbani: - suoli urbanizzati; - suoli non urbanizzati; - suoli destinati all’armatura urbana; b) ambiti periurbani; - suoli agricoli abbandonati contigui agli ambiti urbani, - insediamenti diffusi extraurbani.

Il sistema relazionale è costituito dai seguenti elementi formanti oggetto di conoscenza (art.5, comma 2, lettera c): viabilità stradale, ferrovie, porti, reti energetiche e telecomunicazioni. Tenuto conto dei contenuti del PSC fanno parte del quadro conoscitivo i paesaggi, gli usi agricoli del territorio e le situazioni di criticità dell’aria.

Sono, infine, contenuti nel PSC gli obiettivi e le scelte di pianificazione, in relazione ai quali viene poi indicata una prima articolazione normativa di piano e, in particolare, gli indirizzi delle modalità di intervento, di cui all’art.6, comma 2, di conservazione, di trasformazione e di nuovo impianto, anche per le loro valenze nei confronti delle conoscenze e della valutazione degli effetti ambientali; indirizzi che prefigurano i contenuti del Regolamento Edilizio e Urbanistico.

Il Piano Strutturale, chiamato a indirizzare le trasformazioni del territorio, intende definire le basi per lo sviluppo (sostenibile e di qualità) dei prossimi anni attraverso la riqualificazione urbanistica, ambientale e paesaggistica del territorio comunale, individuando le risorse naturali e antropiche e le relative criticità, nonché le aree per la realizzazione di attrezzature e infrastrutture pubbliche di maggiore rilevanza e le aree da destinare a funzioni insediative e a impianti produttivi.

A questo scopo vengono proposti alcuni scenari strategici che mirano a riequilibrare il contesto territoriale, attraverso l’inserimento di funzioni diverse dalla residenza (produttive, culturali, ricettive e per il tempo libero), il miglioramento dell’accessibilità e il decongestionamento dei percorsi costieri, la tutela del territorio ad elevata naturalità, sia in ambito costiero che in ambito collinare, il miglioramento del sistema produttivo, il potenziamento dell’attività turistica favorendo le sinergie infraterritoriali e interterritoriali, anche in direzione della diversificazione dell’offerta, considerata la presenza contestuale, nel territorio comunale, di aree marine, collinari e montane.

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Piano Regolatore Generale (PRG)

Il Piano Regolatore Generale è uno degli atti di pianificazione territoriale con il quale il Comune disciplina l'utilizzo e la trasformazione del suo territorio e delle relative risorse.

Gli obiettivi assunti dal PRG del Comune di Sangineto sono di seguito riportati: - necessità di garantire la rivitalizzazione della struttura urbana esistente. Ci si riferisce in particolare al sistema urbano delle frazioni che, per il rapporto che determina con l’agricoltura, è suscettibile di sviluppo e di recupero, nonché alla necessità di adeguare gli standard residenziali edilizi e i servizi essenziali. Ne consegue la realizzazione di una rete di infrastrutture viarie per il collegamento e l’interscambio fra i centri urbani; - necessità di individuare un possibile inserimento di detti centri nella sfera di sviluppo legata al turismo quale momento economico determinante sapendo, secondo le caratteristiche e possibilità delle singole aree, valutare a pieno le particolari funzioni d’uso. L’innesto di tali aree nel circuito economico turistico integrato consentirà, oltre che una crescita economica legata ai fenomeni interni e indotti, un’espansione del mercato dei prodotti prettamente agricoli e tipici, relegati fino a questo momento solo alle tradizionali forme di autoconsumo; - consequenziale identificazione dell’agricoltura come nuova fonte di produzione che, sia pure marginalmente, costituirà una considerevole parte del reddito, determinando un naturale freno al progressivo spopolamento delle zone agricole; - necessità di intervenire in modo determinante, ai fini di un sicuro sviluppo turistico futuro, per controllare tutte quelle iniziative cui fa seguito un depauperamento delle potenzialità turistiche.

Il nuovo Piano Regolatore Generale (variante) del Comune di Sangineto è finalizzato a migliorare il livello produttivo e occupazionale del territorio attraverso la riqualificazione del tessuto urbano e la previsione di sviluppo tendente a migliorare l’offerta turistica dell’intero comprensorio.

A tal fine il presente progetto di ricostruzione e protezione litoranea si configura come sostegno alle attività turistico-ricreative della zona nel rispetto dell’ambiente e del paesaggio.

Piano Spiaggia

Il Piano di Spiaggia, approvato in data 30.10.2008, che ha valore di piano particolareggiato relativamente all’utilizzazione delle aree ricadenti nel demanio marittimo, fonda il suo principio nella necessità di favorire la migliore funzionalità e produttività delle attività turistico-ricreative che vi si svolgono.

Con riferimento alle sue finalità, il Piano Spiaggia indica:

− le aree oggetto di concessione ancora valide, quelle oggetto di concessione scaduta con domanda di rinnovo e quelle da assoggettare a nuove concessioni; − le aree di libera fruizione nella misura superiore al 30% del fronte mare della fascia disponibile alla balneazione; − gli arenili di nuova formazione; − la zona di rispetto della foce del fiume; − la presenza di vincoli di tipo idrogeologico, paesaggistico, ambientale, etc; − le aree destinate ad arenile libero;

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− le diverse infrastrutture a rete, gli accessi al mare attuali e quelli da realizzare mediante costituzione di servitù prediale.

Tenuto conto della variazione della linea di battigia verificatasi negli anni passati, delle tipologie di insediamento in rapporto alle caratteristiche fisico-morfologiche del litorale interessato, il Piano di Spiaggia del Comune di Sangineto ha ridisegnato l’assetto distributivo delle aree di utilizzazione, in modo tale da salvaguardare sia le esigenze delle imprese già titolari di concessione, sia quelle della popolazione che intende fruire liberamente delle aree demaniali. Si è proceduto dunque, nelle aree già in concessione, alla riduzione delle superfici concesse, a fronte di un notevole miglioramento in termini di utilizzazione e di possibilità di realizzare servizi.

Il litorale di Sangineto, nel tratto in oggetto, è suddiviso principalmente in 4 zone che regolano la destinazione d’uso dei lotti a: 1. area di concessione per stabilimenti balneari (SB1); 2. arenile libero (AL); 3. percorsi pedonali attrezzati (PPA); 4. area privata (APR).

Stabilimenti balneari Le strutture, poste su aree oggetto di concessione demaniale marittima, attrezzate per la balneazione con ombrelloni, sedie sdraio, lettini e servizi igienici, ed eventualmente con annessi servizi di ristorazione, bar, intrattenimento, attività ludico ricreative con possibilità di apertura annuale.

Arenile libero E’ l’area destinata alla balneazione ed alle attività connesse, sulla quale non è consentita concessione demaniale per stabilimenti balneari, per attività nautiche e per la pesca in genere.

Percorsi pedonali attrezzati I percorsi pedonali attrezzati consentono di distribuire l’afflusso al mare dei bagnanti e permettono l’attraversamento degli ambienti naturali della fascia costiera.

Area privata Area riservata ad usi privati.

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1.3 RAPPRESENTAZIONE FOTOGRAFICA

Si riportano di seguito alcune fotografie delle zone interessate dall’intervento di progetto, riprese da luoghi di normale accessibilità e da punti e percorsi panoramici dai quali è possibile cogliere con completezza le fisionomie del territorio.

Foto n. 17 – Vista dal lungomare

Foto n. 18 – Vista del lungomare dal braccio esistente

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Foto n. 19 - Vista del lungomare dal braccio esistente

Foto n. 20 – Vista del lungomare e della spiaggia erosa

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2. PROGETTO

2.1 INQUADRAMENTO DELL’AREA E DELL’INTERVENTO DI PROGETTO 2.1.1 Planimetria STATO ATTUALE dell’area

2.2 OPERE DI PROGETTO 2.2.1 Planimetria PROGETTO GENERALE

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2.2.2 Planimetria PROGETTO 1° STRALCIO

2.2.3 Descrizione di progetto 1°Stralcio

Lungo il litorale in oggetto sono presenti da oltre un ventennio delle scogliere emergenti, parte in massi artificiali e parte in massi naturali, imbasate su profondità variabili da -1,00 m a -2,50 m l.m.m. che hanno svolto la funzione di proteggere puntualmente la spiaggia e di formazione di tomboli retrostanti. A causa della costante erosione della costa, dovuta all’avanzamento del mare, rimane oggi solo una stretta striscia di sabbia intervallata da qualche scoglio. Il progetto di 1° Stralcio prevede: - la realizzazione di un pennello semisommerso della lunghezza di circa 128 metri, di cui circa 65 m emergenti alla quota di + 2,00 metri dal medio mare e circa 63 m soffolti, costituiti con scogli di 3° categoria (peso medio dello scoglio: 5 t) nella parte emergente e con scogli di 2^ e 3^ categoria nella parte soffolta (secondo le percentuali indicate nelle sezioni tipo: 50% scogli di terza, 50% scogli di 2^ nel successivo tratto di 25 metri e 70% scogli 2-3 t, 30% di scogli 1-3 t nel tratto terminale di 38,50 m); - la realizzazione di un tratto di scogliera soffolta in massi naturali di 2° categoria e larghezza in cresta di 10 m, di lunghezza pari a circa 100 m, di cui 50 metri a costituzione dell’ala nord del pennello e 50 metri a costituzione dell’ala sud (scogliera di tipo a “martello”), la cui sommergenza rispetto al medio mare è di – 2,50 metri. La scogliera risulta mediamente imbasata alla profondità di circa – 5,80 m dal medio mare con scarpa esterna ed interna del 3/2. - un versamento di materiale sabbioso di circa 71500 mc (in prima fase) nella zona ridossata al pennello semisoffolto fino alla quota di +1,50 l.m.m. esteso verso mare fino alla testata dell'ala nord del pennello, separato dalla scogliera da un filtro in pietrame minuto di cava (strato di transizione). Le pendenze foranee dei versamenti di materiale, anch'esse specificate, nelle sezioni di progetto sono risultate le seguenti: -1/15 verso lo strato filtro a ridosso della testata soffolta del pennello -1/6 a chiudere lateralmente verso i fondali- Il materiale di versamento risulta idoneo sia dal punto di vista mineralogico, granulometrico e tessiturale, sia per ciò che attiene alla stabilità idraulica del ripascimento di spiaggia. Le opere di progetto assolvono il compito di garantire la difesa dell'erosione del tratto di litorale in oggetto. Esse costituiscono pertanto un lotto funzionale ed a se stante del progetto preliminare generale.

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Esse garantiranno a lungo termine anche il riempimento delle due celle contigue situate a nord del previsto ripascimento di spiaggia con l'effetto di allineare la linea di riva alle testate delle scogliere emergenti situate a nord (così come indicano i modelli matematici sia del tipo "ad una linea", sia del tipo bidimensionale. Tuttavia, sia al fine di integrare nel tempo i volumi di ripascimento a causa delle perdite, sia pure modeste, verso il largo che inevitabilmente accusano questo tipo di opere, sia al fine di accelerare l'anzidetto effetto di allineamento della linea di riva, è stata prevista in progetto una seconda fase e indicato nella planimetria di progetto un futuro versamento di ulteriori 20.000 mc di materiale nelle due celle contigue (10.000 mc per cella) ed un ulteriore versamento di 15.000 mc nella cella già oggetto dell'intervento per complessivi 35.000 mc. che, nel caso si rendessero disponibili ulteriori finanziamenti, contribuirebbe ad ottimizzare l'intervento. Il ripascimento totale previsto ammonta quindi a complessivi 106.500 mc.

Le opere previste in progetto sono state schematizzate nel modello di calcolo mediante elementi geometrici semplificati, come illustrato nella seguente figura.

Fig. 5 – Schematizzazione delle opere previste in progetto sul tratto di costa in esame

Dall’analisi dei risultati della simulazione dell’evoluzione della linea di costa nella configurazione di progetto (Fig. 6) si osserva che il pennello a T costituisce un valido “appoggio” per il ripascimento, favorendo una condizione generale di stabilità, con perdite di materiale solo nell’ultima cella, perdite che comunque si mantengono entro i limiti della normale manutenzione per tale tipologia di interventi. Il tabulato relativo ai risultati della simulazione nella configurazione di progetto (All. 1) mostra, comunque, un tasso di accrescimento pari a +1.61E+03 m3 in 6 anni.

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Fig.6 – Simulazione dell’evoluzione della linea di costa nella configurazione di progetto

Da quanto esposto è possibile affermare che le simulazioni condotte con il modello matematico GENESIS confermano l’efficacia del sistema di difesa costituito dagli interventi previsti in progetto. La realizzazione delle opere, infatti, determina la stabilizzazione dell’intero tratto di costa esaminato, riducendo notevolmente l’entità del naturale fenomeno erosivo.

3. VALUTAZIONE DI COMPATIBILITÀ PAESAGGISTICA

3.1 SIMULAZIONE DELLO STATO DEI LUOGHI

Si riporta la simulazione delle modifiche allo stato dei luoghi a seguito della realizzazione del progetto, resa mediante foto modellazione realistica computerizzata riferita alle zone interessate dalle opere di progetto. Si riportano quindi le foto-simulazioni effettuate da un punto di vista panoramico e dall’ortofoto dell’intera area.

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Foto n. 21 – Ortofoto. Stato attuale

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Foto n. 22 – Ortofoto. Stato Futuro Prima Fase

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Foto n. 23 – Vista Ortofoto Stato Futuro Seconda Fase (ulteriore ripascimento – situazione a lungo termine)

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Foto n. 24 – Vista panoramica futura

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3.2 PREVISIONE DEGLI EFFETTI DELLE TRASFORMAZIONI PAESAGGISTICHE

3.2.1 Compatibilità ambientale

La correlazione tra le attività programmate e gli aspetti di criticità/sensibilità del sistema ambientale permette di individuare i potenziali impatti prevedibili. L’individuazione degli impatti è il frutto di un’analisi complessa, articolata su più livelli, che mette in relazione allo stesso tempo più parametri al fine di comprendere come le azioni di progetto (causa) possano determinare delle trasformazioni (effetto) nei confronti del sistema ambientale (bersaglio). Pur non volendo effettuare alcun calcolo analitico per la valutazione quantitativa degli impatti, risulta necessario quanto meno analizzare le singole componenti ambientali nella situazione in fase di cantiere e post-operam e descrivere le possibili modificazioni, positive o negative, su queste indotte dall’attuazione dell’intervento. Di seguito pertanto verrà analizzata ogni componente del sistema ambientale in relazione ai possibili impatti.

Impatti in fase di cantiere In base alle linee guida del 18/06/2001 dell’APAT (oggi ISPRA) si identificano le seguenti principali linee di impatto:

ARIA

L’impiego di mezzi pesanti in fase di cantiere comporterà la produzione di gas di scarico; tali mezzi, muovendosi su superfici sterrate, comporteranno l’innalzamento di polveri. La presenza nelle zone limitrofe di abitazioni e di vegetazione sensibile potrà comportare l’insorgenza di effetti negativi. Si può ritenere nullo l’impatto post-operam di questa componente.

ACQUA

La realizzazione di un’opera costiera può determinare in fase di realizzazione ripercussioni su tutto il sistema acqua ed in maniera non trascurabile può interessare le condizioni di qualità. La fase di cantiere, infatti, non lascia escludere, per quel che riguarda le condizioni di qualità delle acque, ricadute in mare di idrocarburi e/o sostanze oleose, legate all’attività dei macchinari a mare impegnati nella realizzazione delle opere. In linea generale si possono prevedere potenziali ripercussioni sulla qualità delle acque nella fase di cantiere legate alle attività di realizzazione delle strutture. Alla fase di cantiere si lega l’alterazione delle condizioni di qualità, in termini di trasparenza, delle acque scaturita dalla presenza di sostanze in sospensione. Tali impatti, proprio perché relativi alla fase di cantiere, sono circoscritti in un arco temporale molto breve, e per tale motivo sono sicuramente accettabili se rispettati tutti i regolamenti e le norme vigenti.

RUMORE

I principali riferimenti normativi per le valutazioni sono: - La legge quadro sull’inquinamento acustico (L. 447/95), che fornisce valori limite di emissione ed immissione, valori di qualità e di attenzione; - Il DPCM 14/11/1997, che fornisce valori limite alle emissioni sonore.

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L’esistenza di un cantiere con presenza di mezzi pesanti potrà comportare disturbi da rumore su ricettori sensibili posti nelle vicinanze (abitazioni) tra l’altro scarsamente popolate duranno l’anno, data la vocazione strettamente turistica del luogo legata essenzialmente alla stagione estiva. Gli automezzi che utilizzeranno le attuali infrastrutture viarie produrranno inquinamento sonoro che potrà intercettare ricettori sensibili (es. abitazioni) adiacenti alle strade di comunicazione. Si può ritenere nullo l’impatto post-operam di questa componente.

VIBRAZIONI

I principali riferimenti normativi per le valutazioni sono normative di carattere generico in tema di danno ambientale e patrimoniale. L’esistenza di un cantiere con presenza continua di mezzi pesanti potrà comportare disturbi o rischi da vibrazione su ricettori sensibili posti nelle vicinanze delle vie di comunicazione. Si può ritenere nullo l’impatto post-operam di questa componente.

VEGETAZIONE, FAUNA E ECOSISTEMI

Durante le operazioni di cantiere si potrebbero riscontrare impatti sulle componenti naturalistiche, sia per quanto riguarda l’ambito territoriale direttamente interessato dai lavori, sia per le aree subito a ridosso di esso. Le azioni di cantiere potrebbero produrre quantità di polveri la cui deposizione sul manto vegetale può causare squilibri foto sintetici, interessando gli apici vegetativi e le formazioni fogliari, strutture che sono alla base della biochimica vegetale. Le attività di cantiere, soprattutto quelle connesse alle attività di movimentazione di macchinari di terra e a mare, potrebbero creare disturbi alla fauna, intesa sia come avifauna che come patrimonio ittico. Le operazioni di drenaggio potrebbero comportare un generale intorbidamento delle acque del bacino con la messa in sospensione di materiale fino. Seppure limitato ad un contesto territoriale e a precisi lassi di tempo, l’aumento di torbidità delle acque può determinare un potenziale riflesso sulle attività foto sintetiche delle comunità pelagiche e bentoniche. La possibilità di inquinamento legata allo sversamento accidentale di sostanze oleose, di idrocarburi nonché la possibilità che il nuovo materiale sversato costituente la futura scogliera possa intorbidire momentaneamente le acque è quasi ridotta a zero, date le predisposizioni, in fase di cantiere delle seguenti opere e azioni: • nell’area attrezzata di cantiere sarà realizzata dall’impresa esecutrice una zona pavimentata impermeabile che sarà adibita ad area di sosta delle macchine operatrici e degli automezzi e una parte di essa sarà destinata al lavaggio, alla manutenzione e al rifornimento dei mezzi di cantiere. Un’altra parte di essa sarà destinata al risciacquo dei massi da utilizzare per la realizzazione del pennelllo semisoffolto, al fine di ridurre la presenza di materiale fino durante la posa in opera e quindi di diminuire la torbidità dell’acqua nelle aree di lavoro. • l’impresa esecutrice dovrà essere fornita di panne galleggianti munite di grembiuli assorbenti per trattenere oli e benzine, al fine di circoscrivere rapidamente lo specchio d’acqua in cui si verifichi l’incidente ed evitare l’inquinamento delle acque. • al fine di contenere e ridurre al minimo la torbidità indotta durante la messa in opera dei massi per la realizzazione delle barriere e durante la realizzazione del ripascimento, dovranno utilizzarsi attorno alle aree di lavoro degli schermi di protezione in materiale geotessile per consentire il confinamento fisico del materiale fino contenuto nei materiali utilizzati.

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Tutti i potenziali impatti, comunque, proprio perché relativi alla sola fase di cantiere, sono circoscritti in un arco temporale molto breve, e per tale motivo sono sicuramente accettabili se verranno rispettati tutti i regolamenti e le norme vigenti in materia. Anche in questo caso bisogna sottolineare la limitata consistenza del cantiere che dovrebbe sicuramente minimizzare i disturbi arrecati.

SALUTE E BENESSERE

Non si rilevano rischi alla salute da contatto potenziale con sostanze pericolose presenti nei suoli, né ci sono le condizioni per creare una fonte di pericolo per la salute di persone che utilizzino tali aree per attività varie (ad es. ricreative).

PAESAGGIO

Il progetto comporta indubbiamente la modifica dell’assetto paesaggistico precedente. Pur tuttavia, non vengono generati impatti altamente negativi che in generale si hanno nei casi di trasformazione di paesaggi pregiati per motivi vedutistico-formali o storico-culturali in quanto la situazione post-operam è sicuramente migliorativa rispetto ad una situazione attuale seriamente compromessa. Allo stato attuale, infatti, nel tratto di costa in esame sono riscontrabili problemi di erosione marina che rendono le infrastrutture e le abitazioni retrostanti particolarmente vulnerabili. Ricordiamo, quindi, che il progetto nasce dall’esigenza di difendere e riqualificare un litorale di notevole prestigio sia dal punto di vista naturalistico che turistico per le attività che lo caratterizzano, e di far sì che le opere generino il meno possibili impatti negativi sul paesaggio. Ciò ha portato alla scelta della realizzazione dei pennelli semisommersi, soluzione efficace e senza dubbio meno invasiva di altre, allo scopo di tutelare il centro abitato e le infrastrutture e allo stesso tempo di ricreare, mediante il ripascimento, una situazione dell’arenile simile a quella presente in passato, prima che gli effetti dell’erosione marina lo compromettessero.

ASSETTO TERRITORIALE

Impegni della viabilità locale, ad esempio da parte di traffico pesante nella realizzazione di opere, potranno avvenire in fase di cantiere.

Descrizione delle modalità di gestione dell’opera

Monitoraggio Ambientale

L’area oggetto di intervento è particolarmente vulnerabile, pertanto è risultato indispensabile prevedere una puntuale e continua attività di monitoraggio dell’intervento e dei suoi effetti. Di seguito si riportano le modalità di analisi dei parametri chimico-fisici e biologici, i recettori, le tempistiche e le modalità tecniche e gestionali per il monitoraggio sistematico delle acque, dei sedimenti, del benthos e della fauna ittica da effettuarsi prima dell’inizio dei lavori, durante le attività di cantiere e successivamente al completamento delle opere.

Parametri chimico-fisici e biologici da esaminare In accordo con le metodologie del progetto SI.DI.MAR (Piano di Monitoraggio delle acque marino - costiere della Regione Calabria) verranno effettuati prima dell’inizio dei lavori, durante l’esecuzione dei lavori ed al termine dei lavori (3 mesi dopo) dei profili della colonna d’acqua lungo due transetti che uniscono la zona costiera oggetto dell’intervento

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Foto n. 25 - Sonda multiparametrica SBE 19V2 utilizzata per le misure idrologiche.

La gestione elettronica della sonda è affidata ad un data-logger interno che provvede alla acquisizione dei segnali elettrici, conversione A/D dei segnali, memorizzazione e/o trasmissione dei dati ad una stazione periferica posta in superficie o a distanza; tramite il software di gestione la sonda può essere configurata o teleprogrammata da remoto in tutte le sue funzionalità.

Monitoraggio dei sedimenti per il ripascimento Il monitoraggio dei sedimenti da utilizzare per il ripascimento artificiale riguarda una serie di analisi preliminari di tipo fisico, chimico, e microbiologico per quantificare il grado di contaminazione del materiale. Dette analisi verranno ripetute nel corso dei lavori prima del versamento del materiale in sito.

Monitoraggio del benthos e della fauna ittica In relazione al tema del monitoraggio del benthos e della fauna ittica nella zona costiera di Sangineto interessata dagli interventi di ripascimento protetto, verrà utilizzata la tecnica del Visual Census (censimento visivo).

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Foto n. 26 – Tecnica del visual census.

Tale metodo di campionamento è di introduzione relativamente recente, efficace e di successo per lo studio della fauna ittica. I principali vantaggi di questo metodo sono: - possibilità di operare in corrispondenza di fondali accidentati e/o zone in cui i tradizionali metodi di campionamento con reti non possono essere utilizzati; - non è distruttivo, quindi può essere oggetto di repliche; - permette di mettere in relazione le specie con l’habitat di elezione, ottenere informazioni etologiche e valutare la presenza di specie criptiche; - permette una conoscenza diretta particolareggiata dei siti; - ha costi particolarmente contenuti rispetto ai metodi tradizionali. Il metodo scelto per il monitoraggio ambientale del benthos e della fauna ittica è quello del transetto. Il Visual Census punta a registrare una stima per quanto riguarda l’abbondanza delle specie comprese entro i limiti del transetto. Solitamente per prima cosa si conteggiano le specie più mobili, per passare poi alle più sedentarie, per proseguire con quelle criptiche. In questo modo diminuiscono gli errori di sottostima e sovrastima. Il metodo prevede il rilevamento dei dati percorrendo, in un intervallo di tempo prestabilito, un corridoio di lunghezza nota (delimitato da corda metrata, di lunghezza fissa, che viene man mano srotolata dall’operatore subacqueo) e larghezza approssimativa nota. Il parametro dell’altezza del transetto, volto ad identificare un volume, è normalmente poco usato. La tecnica del transetto fornisce dati quantitativi e risulta principalmente adatta ad habitat uniformi. A differenza del Visual Census a punti questo metodo riduce la probabilità di contare più volte gli stessi esemplari, in particolar modo per quanto riguarda specie che sono attratte dalla presenza del sub (es. Coris julis) inoltre la percorrenza di un transetto considera una scala spaziale maggiormente appropriata per la maggior parte delle specie nectobentoniche.

Si prevedono n. 3 campagne visual census, effettuate su due transetti del rilievo bentonologico prolungati fino al limite inferiore della Posidonia, nei seguenti periodi: ¾ prima dell’inizio dei lavori; ¾ durante i lavori (al termine dell’esecuzione del ripascimento); ¾ subito dopo la fine dei lavori (n. 3 mesi dopo). Ciò consentirà di escludere significativi impatti al benthos ed alla fauna ittica sia in fase di cantiere che in fase di esercizio

Recettori I principali recettori che vengono presi in considerazione nel presente monitoraggio ambientale sono i principali popolamenti macrobentonici e la Posidonia.

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Foto n. 27 – Esempio di prateria di Posidonia

La Posidonia oceanica è una fanerogama (cioè una pianta caratterizzata dalla presenza di fiori) che vive e si sviluppa nell'ambiente marino. E’ una specie endemica del Mediterraneo dove forma estese praterie tra la superficie ed i 40 metri di profondità. Le praterie di Posidonia rappresentano una elemento chiave dell'ecosistema marino costiero: difendono le coste dall'erosione causata dal dinamismo delle acque, producono grandi quantità di ossigeno e forniscono cibo e rifugio a una enorme quantità di altre specie sia animali sia vegetali e tanto nella loro fase vitale adulta quanto in quella giovanile. La Posidonia, oltre ad essere soggetta a fenomeni di disturbo di tipo meccanico o fisico legate ad attività umane (ancoraggio di imbarcazioni, pesca a strascico, ecc) è molto sensibile alle variazioni di trasparenza delle acque e alla presenza di fonti di inquinamento; per tale motivo il controllo dello stato di salute di queste praterie fornisce importanti indicazioni sullo stato di salute dell'ambiente marino.

Per lo studio delle praterie di Posidonia oceanica si tengono sotto controllo: Descrittori fisici: la granulometria del sedimento su cui si è sviluppata la prateria e la presenza di fonti di disturbo evidenti nelle vicinanze (scarichi, attività produttive, ecc) Descrittori fisiografici: tipologia del fondale su cui si è sviluppata la prateria (rocce, sabbia, ecc), presenza di specie vegetali diverse dalla Posidonia all'interno della prateria, valutazione di quanto il ricoprimento del fondale da parte della Posidonia sia continuo o discontinuo; Parametri morfometrici: parametri in grado di descrivere lo stato di vitalità attuale delle piante che costituiscono la prateria; Parametri lepidocronologici: parametri in grado di descrivere lo stato di vitalità pregresso della prateria; Biomassa: determinazione della entità della biomassa fogliare della Posidonia nella prateria, della biomassa degli organismi che si sviluppano sopra le foglie (epifiti) Parametri strutturali: densità espressa come numero di fasci fogliari per unità di superficie, percentuale di area studiata ricoperta da Posidonia viva e da rizomi morti di Posidonia (matte) e, qualora presenti, percentuale di ricoprimento di altre specie vegetali diverse dalla Posidonia; Limite inferiore della prateria: questo limite, situato a maggiore profondità, è quello maggiormente sensibile ai fenomeni di disturbo della prateria; eventuali avanzamenti o arretramenti di questo limite ed il rilevamento nel tempo di alcuni parametri sul suo stato e le sue caratteristiche consentono di fornire una valutazione sintetica dello stato di salute della prateria.

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Con riferimento all’area costiera di Sangineto, la prateria di Posidonia Oceanica è distante dal limite dell’intervento circa 850 m ed è situata ad una profondità di circa 25 m; ogni eventuale modifica del campo energetico e del trasporto litoraneo, dovuto all’istallazione sia delle opere rigide sia del ripascimento morbido, sarà oggetto di attento monitoraggio al fine di escludere eventuali impatti alla prateria sommersa (dovuti, ad es., all’aumento della torbidità per effetto del versamento del materiale di ripascimento). Tali impatti verranno limitati attraverso una pianificazione degli interventi atti a garantire il confinamento fisico dei materiali fini (schermi di protezione in materiale geotessile attorno al cantiere per ridurre al minimo la torbidità indotta, risciacquo accurato dei massi da utilizzare, ecc.). Per verificare la torbidità in fase di cantiere, il monitoraggio dei parametri della colonna d’acqua (in particolare la torbidità) verrà esteso fino al limite inferiore della prateria di Posidonia (ancorchè distante circa 850 m dalla zona di intervento) in ottemperanza al citato Manuale ICRAM paragrafo 4.2.2 ATTIVITA’ DI DEPOSIZIONE al punto 4.2.2.1.3 Piano di Monitoraggio. Infatti il Manuale prescrive la presenza nel piano di monitoraggio dei livelli di torbidità nell’area e nelle immediate vicinanze del sito da ripascere (che verranno monitorati dalla sonda multiparametrica) e dei principali popolamenti macrobentonici (che verranno monitorati con la tecnica del visual census).

3.2.2 Compatibilità paesistica

La compatibilità paesistica di questo progetto può essere sintetizzata nel modo seguente:

- Il progetto conserva gli elementi fondamentali e riconoscibili dei sistemi morfologici e naturalistici che caratterizzano quell’ambito territoriale. - La trasformazione proposta si pone in coerenza con le “regole” morfologiche e tipologiche del luogo anche perché non si può parlare di una vera e propria trasformazione, visto il carattere dell’intervento di progetto. - Come si può facilmente constatare dalle foto-simulazioni, le opere previste non alterano in maniera significativa lo scenario estetico-visuale attuale anche in termini di sky-line. - Non introduce rilevanti fattori di turbamento di ordine ambientale. - Non trasmette una particolare comunicazione o un messaggio simbolico. - Non si pone in contrasto con i valori che la collettività ha assegnato a quei luoghi, al contrario, si muove esattamente in quella direzione che è quella della fruibilità turistico-ricreativa. - Il progetto proposto non altera la componente ecologico-naturalistica. - Per quanto riguarda la componente storico-culturale, si ritiene che le opere previste non modificheranno la situazione attuale, in quanto non incidono su emergenze di tipo storico-culturali.

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4. CONCLUSIONI

Il litorale in esame nella situazione attuale presenta un tasso erosivo considerevole e necessita di un sistema difensivo, che ottemperi da un lato alla protezione del litorale e dall’altro fornisca una adeguata larghezza di spiaggia, attualmente quasi inesistente. Pertanto, per un’adeguata protezione della costa in esame è necessario un intervento di ripascimento artificiale confinato da un pennello semi sommerso e da un tratto di scogliera soffolta a costituire le ali sommerse del pennello. La presente relazione paesaggistica ha preso in esame:

- Impatto temporaneo relativamente alla qualità delle acque; - Interferenze con l’area circostante, che si manifesteranno durante la fase di impianto del cantiere; - Problematiche connesse al trasporto dei materiali; - Reperimento dei materiali.

Le principali conclusioni possono essere così riassunte:

Per quanto riguarda gli aspetti pianificatori: • L’intervento proposto non modificando la destinazione dei luoghi, non interferirà minimamente sulla programmazione territoriale, costituendo altresì un importante volano per tutte le attività turistiche, che gravano sull’area.

Per quanto riguarda gli aspetti ambientali: • Le interferenze delle opere con l'ambiente (qualità delle acque ed emissioni sonore) sono valutate come molto limitate e temporanee, in quanto limitate alla fase di cantiere. • Dall’esame di alcuni indicatori come ad esempio la qualità del paesaggio, la qualità delle acque e la balneabilità, si verifica un notevole miglioramento rispetto alla situazione iniziale.

Per quanto riguarda i benefici per le strutture costiere esistenti: • Il progetto è in grado di eliminare completamente i disagi per la popolazione e per gli operatori turistici. • Il progetto è in grado di ridurre significativamente l’erosione costiera e le cause di danno alle infrastrutture costiere, diminuendo l'urgenza e i costi degli interventi di manutenzione, migliorando lo sviluppo socioeconomico del Comune di Sangineto.

Per quanto riguarda eventi meteomarini futuri: • I benefici dell'opera risultano ancora maggiori se si tengono in considerazione le prospettive più pessimistiche di un futuro aumento dell’intensità delle perturbazioni atmosferiche e quindi delle mareggiate impattanti sulle coste; in assenza dell'opera, infatti, sarebbe a rischio la possibilità di fruizione di interi tratti di costa che finirebbero per scomparire del tutto nel corso degli anni, con danni da un punto di vista sia economico che ambientale.

In definitiva, si ritiene che all’opera in progetto possa assegnarsi un parere positivo, rappresentando un’occasione per riqualificare porzioni di territorio costiero consentendo un miglioramento rispetto alla situazione ante operam.

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