Città D'acciaio. Ascesa E Caduta Di Pittsburgh, Pennsylvania
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Città d’America Città d’acciaio. Ascesa e caduta di Pittsburgh, Pennsylvania Barney Pace In principio era la parola, e la parola era Maz, nel momento in cui Mazerawski salì a lanciare. Se diminutivo di Bili Mazerawski, center fielder dei i Pirates non facevano punti, si sarebbe andati ai Pittsburgh Pirates, colui al quale bastò un’azione supplementari, e lì gli Yankees erano imbattibili. sola nelle World Series del 1960 per elevarsi nel Maz fece passare qualche palla, come se fosse in pantheon americano degli immortali. I Pirates allenamento, come se non sapesse o non gli im- erano arrivati in finale altre volte, ma non aveva- portasse che la partita dipendeva da lui. Poi salì no mai vinto; e sembrava che anche quell’anno la sul pitch e come se niente fosse spedì la palla oltre storia, mai tenera con Pittsburgh, si preparasse a lo steccato. La palla volò via fuori dal campo e ripetersi. Pittsburgh e New York erano alla pari, dentro i libri di storia, e nessuno credeva ai suoi con tre vittorie ciascuna, e tutta la città era in ten- occhi; non ci credevano gli Yankees, non ci cre- sione. Le madri sgridavano i bambini, i bambini devano i Pirates, non ci credevano le migliaia di sgridavano i cani, i cani abbaiavano ai postini. persone che a Pittsburgh stavano a bocca aperta La sera della settima e ultima partita faceva davanti ai televisori o con l’orecchio incollato alle caldo. Le finestre erano aperte e tutti i televisori in radio, a seguire la sfida fra la palla di Maz e la bianco e nero accesi. Da tutte le finestre della città legge delle probabilità. Tutta la città tirò il fiato brillava la stessa luce blu e risuonava la stessa vo- all’unisono mentre la sconfitta diventava vittoria. ce, quella di Bob Prince, telecronista dei Pirates. Pittsburgh trattenne il respiro e poi lasciò andare I bambini non erano stati messi a letto. Si stava un ruggito collettivo che fece tremare le finestre. facendo la storia e a nessuno andava di perder- Maz fu sballottato sulle spalle dei compagni di sela solo perché era ora di dormire. Gli adulti squadra, che lo passarono alle spalle della città. parlavano fra loro senza togliere gli occhi dallo Non credo che i suoi piedi abbiano più toccato schermo. Volevamo vincere tanto da star male, terra quella sera. Nel mio quartiere gli uomini af- ma non ci aspettavamo di riuscirci. Al quel tempo ferrarono fucili da caccia e li scaricarono in aria. Pittsburgh era l’ottava città d’America, una città Tutti gli altri picchiavano sulle pentole coi mes- chiassosa, ottimista, energica, ma non arrogante toli. Centinaia di migliaia di pittsburghesi vari- come New York o Chicago dove la gente si aspet- amente vestiti e svestiti, in bigodini, in T-shirt, tava di avere tutte le possibilità e si sentiva im- in pigiama, si rovesciarono sul centro della città. brogliata se non gliele davano. Io avevo sei anni, Bocche, macchine, pneumatici strillavano e erano le mie prime World Series, ma avevo as- stridevano. La gente si arrampicava sui pali del sorbito osmoticamente l’ansia peculiare della mia telefono per salutare e gridare. I baristi misero città, ed ero preoccupato anch’io. barili di birra fuori dai bar e la diedero via gratis Alla fine del nono inning il punteggio era di in bicchieri di carta fra pacche sulle spalle e gran- nove a nove. I Pirates avevano due uomini fuori di abbracci e una tempesta di canti stonati e di * Barney Pace insegna letteratura alla City University di New Ashes to Ashes, Dust to Dust. Nel 1995 è stato professore Fulbright York. Sta completando il suo terzo romanzo, dal titolo provvisorio presso la terza università di Roma.1. Michael Bell, Out of this Fur- 85 Barney Pace grida. lavoro, polka e pizza. Cotolette alla sudista: ecco Io e mio fratello maggiore ci sporgevamo dal che mangiavamo. Ecco chi eravamo. Mangiava- finestrino della macchina agitando le braccia os- mo troppo e parlavamo troppo e ci mettevamo sute in segno di vittoria e strillando “Beat’em, troppo spray e brillcream e ci prendevamo molto Bucs – Beat’em, Bucs”. Davanti a noi due giova- sul serio. Portavamo macchine con la stazza di notti con i capelli imbrillantinati in perfette pom- petroliere e i fianchi come balene fatte col nostro padour e le T-shirt senza maniche martellavano acciaio. Destino e zolfo nell’aria. Credevamo di sul tetto della loro Roadster 49 andando su e giù essere nati per esistere. Eravamo la Pax Amer- per la Quinta Strada di Pittsburgh. Sembravano icana: hamburger su pane bianco, buste paga dei James Dean coi muscoli. Picchiavano sul tet- gonfie, famiglie numerose che litigavano dentro to con allegria e con il maglio. Una botta dopo grosse macchine, e divertirsi il sabato sera. l’altra, si schiacciarono il tetto addosso per quan- I fatti della vita di Pittsburgh sono semplici. to erano contenti. All’inizio si chiamava Shannopin ed era abitata Se riuscite a immaginarvi questi due che si dagli Uroni, che forse furono i primi pitts burghesi sfasciano il tetto della macchina nel mezzo dei fe- o forse non furono pittsburghesi affatto, secon- steggiamenti, se riuscite a capire la loro gioia sfre- do i punti di vista. All’inizio del diciottesimo nata e inaspettata, cominciate ad avere un’idea di secolo, Shannopin fu occupata dai francesi du- Pittsburgh. È un posto ruvido e senza orpelli che rante la loro lotta con l’Inghilterra per il pos- tiene le sue attese e le sue energie vulcaniche ap- sesso dell’interno del continente nordamericano, pena sotto la superficie. È una città industriale e e ribattezzata Fort Duquesne. Il giovane George lo è stata per più di cento anni. Ne ha l’aspetto e Washington arrivò a Fort Duquesne nel 1754 con ne ha l’odore, di notte, con le fiamme che escono un distaccamento della milizia della Virginia, gi- dalle ciminiere e leccano il cielo, sembra come un usto in tempo per vederne chiudere le porte e girone della Divina Commedia (ma senza monaci farsi sparare addosso dai fucili francesi. Pertan- dannati). Ha le sue università, le sue enclave eli- to, Pittsburgh non fu mai fra le città preferite tarie, ed un modesto downtown di grandi maga- di Washington, e fu comprensibilmente ignorata zzini, negozi, banche e uffici, ma ha il carattere, la quando si trattò di scegliere la capitale degli Stati personalità e l’anima di una città-fabbrica. Sono Uniti. Alla fine di quel decennio, il primo minis- le fabbriche lungo le rive dei suoi tre fiumi che tro William Pitt riuscì a spostare a proprio favore hanno reso visibile Pittsburgh; e, a differenza di l’equilibrio della Guerra dei Sette Anni, assicu- New York, Boston e Los Angeles, sono state le rando la valle dell’Ohio e il Canada all’impero persone che lavorano in queste fabbriche e le lo- britannico. I francesi tolsero la loro targa dalla ro famiglie a dare a Pittsburgh identità, immag- porta, gli inglesi installarono la propria, e Fort ine e stile. È una città di colletti blu, una città sin- Duquesne diventò Fort Pitt, ma l’indirizzo e dacalizzata, una città da un-whisky-e-una-birra. l’arredamento restarono più o meno gli stessi. I pitts burghesi hanno conosciuto generazioni di Quando ero piccolo, questa fase della storia cit- lavoro duro e bollente, lavoro che ti uccide in tadina era commemorata nel nome delle sue due molti modi diversi, ed hanno conosciuto genera- marche di birra, Fort Pitt e Duquesne, che aveva- zioni di gioco duro. Quando ero piccolo, negli no tutte e due il sapore di acqua di pozzanghera anni Cinquanta e Sessanta, era una città di fiere carbonata e morirono di giusta morte. I coloni di quartiere, di barbecue familiari e parrocchiali, di inglesi fondarono il villaggio intorno al forte nel giganteschi matrimoni etnici, di bambini che non 1760; dopo la rivoluzione Pittsburgh fu formal- stavano mai fermi, di bowling di macchine truc- mente incorporata. All’inizio dell’800, con tutto cate, di balli con gli oldies, maglioni stretti, pet- il traffico dei pionieri diretti ai Territori del Nor- tinature alla pompadour, capelli cotonati, capelli dovest, Pittsburgh diventò una città, un posto di abbondanti, un sacco di sport e parchi di diverti- scambio scritto in grande, un’audace nuova città menti al neon. Zucchero filato, Ford e Chevy bi- di portici traballanti, cartelli fatti a mano, assiti colori, portapranzo grigi di metallo e abiti da coi trabocchetti. Neanche Pittsburgh è stata fatta 86 CITTÀ D’AMERICA in un giorno. inquinato l’aria della città con vapori più nocivi Poco tempo dopo, gli imprenditori comin- di quelli dello zolfo che usciva dalle ciminiere.2 ciarono a rendersi conto della presenza di car- La fine del diciannovesimo secolo vide un’e- bone e ferro nelle circostanti montagne degli Al- splosione di popolazione e di attività industria- legheny. Frick, Schenley, Jones: fonderie, cimi- li, e due laceranti conflitti di lavoro. Nel 1877, niere, nomi e fortune spuntarono come funghi. Si nel l’ambito della cosa più simile a uno sciopero dragarono i fiumi per far passare le chiatte. Linee generale che l’America abbia mai conosciuto, i ferroviarie a breve raggio per le merci si sroto- lavoratori delle ferrovie bloccarono i depositi del- larono su per le montagne, e chiazze di fumo di la Pennsylvania Railroad. Poco dopo, con l’aiuto carbone macchiarono il cielo. Durante la Seconda dei siderurgici proclamarono uno sciopero citta- Guerra Mondiale, quando la città produceva ac- dino a oltranza finché la compagnia non avesse ciaio a ciclo continuo per ricostruire la Settima accettato di trattare.