Mattia Preti Tra Caravaggio E Luca Giordano
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IL CAVALIER CALABRESE MATTIA PRETI TRA CARAVAGGIO E LUCA GIORDANO Reggia di Venaria, 16 maggio – 15 settembre 2013 A cura di Vittorio Sgarbi e Keith Sciberras Un’intensa e lunghissima avventura pittorica, quella di Mattia Preti che ha tradotto ogni emozione, ogni tormento, ogni entusiasmo, ogni dolore in immagini nelle quali si esprime il senso della vita. La sua maniera … di forza così terribile che al suo confronto l’opera di altro pittore convien che resti abbattuta […] e la sua espressione … che movendo le passioni atterrisce gli spettatori Bernardo De Dominici, Vite dei Pittori, Scultori, ed Architetti Napolitani, 1745 Concept della mostra La mostra Il Cavalier calabrese Mattia Preti. Tra Caravaggio e Luca Giordano, ripercorre la lunga parabola pittorica di uno straordinario protagonista dell’arte del Seicento che dalla Calabria arriva a Roma già nel 1624, insieme al fratello Gregorio. Mattia Preti sente la ‘febbre’ caravaggesca che nei suoi dipinti è sempre recitata, non è mai presa dalla realtà ma trasferita sulla scena teatrale. Sin dalle prove più antiche è evidente la lezione di Bartolomeo Manfredi, Valentin de Boulogne, Pier Francesco Mola e del Ribera giovanile. Con queste esplicite fonti oltre a una simpatia incontenibile per Guercino e un’attenzione particolare per Lanfranco e i grandi pittori veneziani del Cinquecento, il Cavalier calabrese inizia il suo percorso in una continua tensione sperimentale potenziando progressivamente la sua dinamica narrativa. La mostra propone tutta la varietà delle invenzioni e delle composizioni, attraverso cinque aree tematiche, esaltando il genio teatrale di Mattia Preti. Dal Riposo durante la fuga in Egitto, un capolavoro assoluto di Caravaggio, si entra tra i Musicisti e Giocatori d’azzardo (sala 2), per passare agli intensi e naturalistici episodi biblici dei Racconti ed emozioni (sala 3). In taluni momenti i tagli e la celebrazione del racconto hanno addirittura un ritmo cinematografico che non si limita a cogliere “l’attimo decisivo”, come nelle invenzioni di Caravaggio. Infatti, in Volti e personaggi (sala 4 e 5) Preti stringe l’inquadratura, da eccellente regista, per poi allargarla, con straordinaria sapienza e originalità, nelle vaste composizioni articolate su più piani che costituiscono la maniera trionfante (sala 6). Stringente è il confronto con Luca Giordano che evidenzia il culmine di quello che potrebbe essere – parafrasando Giovanni Testori – il “gran teatro” di Mattia Preti, la cui ultima tappa è costituita da Le Eroine e la Virtù Stoica (sala 7). Questi affascinanti dipinti, giunti alla Venaria Reale da molti musei e da collezioni private d’Europa, evidenziano l’originalità e la potenza espressiva, in più di mezzo secolo di attività, del Cavalier calabrese. Biografia di Mattia Preti Mattia Preti, pittore e architetto, nasce da famiglia nobile il 24 febbraio 1613 a Taverna, cittadina della Sila catanzarese. Intorno al 1630 si trasferisce a Roma per raggiungere il fratello Gregorio e completare la formazione accademica. In questa prima fase realizza per lo più scene di genere all’insegna del “manfrediana methodus”, codificato dal pittore Bartolomeo Manfredi sull’esempio di Caravaggio. Giovane ambizioso alla ricerca di affermazione artistica e sociale, nel 1642 è nominato Cavaliere di Obbedienza Magistrale dell’Ordine di Malta, da parte di papa Urbano VIII. Da allora il suo appellativo sarà il Cavalier Calabrese. 1 Andando maturando Mattia ha modo di confrontarsi con la pittura emiliana di Guercino, Lanfranco e Domenichino e allo stesso tempo con Pietro da Cortona; i suoi interessi per le tendenze più attive nella Roma contemporanea lo portano verso un raffinato eclettismo facendone uno dei massimi interpreti del barocco. Nel 1650 è incaricato di affrescare il coro della chiesa di Sant’Andrea della Valle. Tra il 1651 e il 1652 soggiorna a Modena, dove decora la chiesa di San Biagio. Nel 1653 Preti è a Napoli e vi resta otto anni, entrando in contatto con la potente pittura di Ribera e avviando un fecondo scambio con il giovane Luca Giordano. Ha accesso a prestigiosi incarichi, come gli affreschi per le sette porte della città e le tele per il soffitto della Chiesa di San Pietro a Maiella (1657). Nel 1661 si trasferisce definitivamente a Malta ed è promosso Cavaliere di Grazia nell’Ordine di San Giovanni. Qui esegue opere memorabili e trionfanti come l’apparato decorativo nella volta della co- cattedrale di San Giovanni a La Valletta e le pale per le cappelle delle varie nazioni. Negli anni più tardi della sua carriera, tra il 1680 e il 1690 invia numerose opere nella natia Taverna. Mattia Preti muore il 3 gennaio 1699 all’età di 86 anni, dopo una vita lunga e attiva che gli aveva assicurato prestigio e considerazione, realizzando piu di 500 dipinti su tela e centinaia di metri quadrati di pitture murali. Sezione 1: Musicisti e Giocatori d’azzardo Giunto a Roma intorno al 1630, il giovane Mattia Preti guarda con curiosità ai vari stimoli artistici della città papale, caratterizzati dal “naturalismo” derivato direttamente da Caravaggio e dalla sua scuola. I suoi primi dipinti, alcuni dei quali realizzati ancora in collaborazione con il fratello Gregorio, mostrano chiaramente l’ammirazione per le opere della prima generazione degli artisti caravaggeschi come Bartolomeo Manfredi (1582-1622), Valentin de Boulogne (1591-1632) e Jusepe de Ribera detto lo Spagnoletto (1591-1652). Come questi ultimi popola i suoi quadri di scene di genere con musicisti, soldati, giocatori d’azzardo e concepisce narrazioni religiose caratterizzate da un forte realismo e da accentuati contrasti chiaroscurali. Il naturalismo che attrae l’artista calabrese è basato essenzialmente sulla raffigurazione di personaggi reali tratti dall’ambiente circostante, nelle botteghe e nelle taverne, riprodotti in pose e gesti spontanei e modellati con forti contrasti di luce e ombra. Preti è stato uno degli ultimi artisti ad abbracciare la “moda caravaggesca”, seguendola con forte aderenza per tutti gli anni ’30 del Seicento, chiudendo così la stagione caravaggesca a Roma. Sezione 2: Racconti ed emozioni Durante il lungo periodo romano e anche a seguito di un presunto viaggio nel Nord Italia, Preti, artista eclettico ed attento alle novità, si allontana gradualmente dalla “moda caravaggesca”, per aprirsi alle nuove correnti artistiche che ricercano uno stile più dinamico e una maniera monumentale, drammatica e in alcuni casi teatrale: il barocco. In particolare è influenzato dai modi e dalle tecniche degli artisti di scuola emiliana come Giovanni Lanfranco (1582 - 1647), il Guercino (1591 - 1666) e dall’esuberanza cromatica di Pietro da Cortona (1596-1669). L’impronta della maniera di Lanfranco sulla produzione giovanile di Preti è evidente nelle modalità compositive, nella volumetria delle figure, nel trattamento argenteo degli incarnati e nell’uso della terra bruna come mezzo tono. Tuttavia la maggior fonte di profonda ispirazione è il Guercino. Le opere esposte attestano l’intima connessione tra i modi dei due artisti e in particolare interesse di Preti per le composizioni caratteristiche del Guercino, i cosiddetti “recitativi”, in cui – con un taglio d’immagine orizzontale – due o più figure a mezzo busto si fronteggiano nell’atto di interpretare un episodio di storia sacra, mitologica o allegorica, in un dialogo di sguardi e gesti che trova affinità col recitar cantato del melodramma lirico. La riproposizione degli schemi del Guercino anche nelle opere tarde di Preti indusse il critico d’arte settecentesco Bernardo De Dominici, che conobbe l’artista calabrese ormai anziano a Malta, a ipotizzare che ne fosse stato addirittura allievo. Sezione 3: Volti e personaggi 2 Preti è essenzialmente pittore di ampi cicli decorativi e autore di centinaia di imponenti pale d’altare, ma eseguì anche dipinti da cavalletto dalle dimensioni più contenute per committenti privati. Tali opere, caratterizzate da soggetti a mezzo busto o a tre quarti, seguono schemi compositivi analoghi a quelli adottati con successo e resi popolari da altri grandi artisti del periodo, come Ribera, lo stesso Guercino, Pier Francesco Mola (1612-1666) e Giovanni Battista Beinaschi (1636-1688). Come emerge dalle opere presentate in questa sezione, i tipi dei personaggi dipinti da Preti rimangono costanti nel corso di tutta la sua lunga vita artistica fino agli anni della maturità, conservando la forte modellazione tonale delle figure e le tipologie umane radicate già a partire dai primi anni romani. Il semplice confronto tra le opere giovanili e quelle mature mostra, nonostante i cambiamenti nella maniera stilistica, le stesse caratteristiche facciali e gestuali. Sezione 4: La maniera trionfante Dalla fine degli anni ’40 le opere di Mattia Preti acquisiscono nuovo pathos e una più dinamica e drammatica teatralità, abbracciando lo spirito della macchina barocca trionfante allora prevalente a Roma. Perfeziona il suo stile e, come ogni grande maestro, sceglie di distinguere nettamente la sua maniera da quella altrui. Ciò è soprattutto evidente nei dipinti raffiguranti scene di martirii, di grande impatto e violenza, che eseguì alla metà del Seicento, in particolare durante i suoi ultimi anni romani e poi a Napoli, dal 1653 al 1661. Rappresentando l’estremo atto del sacrificio in tale maniera trionfante, egli fa emergere l’eroismo dei personaggi. A Napoli, e poi a Malta - dove si trasferisce nel 1661 – egli dipinge anche un certo numero di grandi scene nella maniera trionfante, derivanti dai suoi interessi per la pittura neoveneta. Infatti