MY SUMMER OF LOVE

Sito: http://www.mysummeroflovemovie.com/home.html Anno: 2004 Data di uscita: 17/6/2005 Durata: 86 Vietato: 14 Origine: GRAN BRETAGNA Genere: DRAMMATICO Tratto da: ROMANZO OMONIMO DI HELEN CROSS Produzione: APOCALYPSO PICTURES, BBC FILMS, BAKER STREET, FILM CONSORTIUM, TAKE PARTNERSHIP, UK FILM COUNCIL Distribuzione: FANDANGO (2005)

Regia: PAWEL PAWLIKOWSKI Attori: MONA TAMSIN PHIL DEAN ANDREWS RICKY PAUL ANTONY-BARBER PADRE DI TAMSIN LYNETTE EDWARDS MADRE DI TAMSIN KATHRYN SUMNER SADIE

Soggetto: HELEN CROSS Sceneggiatura: PAWEL PAWLIKOWSKI - MICHAEL WYNNE Fotografia: RYSZARD LENCZEWSKI Musiche: ALISON - WILL GREGORY Montaggio: DAVID CHARAP Scenografia: JOHN STEVENSON Costumi: JULIAN DAY

Trama: Per la sedicenne Mona, l'estate si preannuncia particolarmente noiosa visto che il ragazzo con cui aveva una relazione l'ha lasciata. Inoltre, suo fratello Phil ha ritrovato la fede in Dio e ha deciso di convertire il pub di famiglia in un ritrovo spirituale per 'Cristiani rinati'. Uno spiraglio di felicità sembra arrivare quando Mona incontra Tamsin, anche lei sedicenne ma di diversa estrazione sociale. Le due ragazze si confidano sogni e segreti e stringono un forte legame che pian piano va oltre la sincera amicizia, ma Phil farà di tutto per cercare di 'salvarle' utilizzandole per la salvezza del resto del mondo...

Critica: Pawel Pawlikowski lo avevamo lasciato in Serbia (Serbian Epics, 1992) con il suo magnifico documentario girato dal punto di vista degli assedianti serbi, un film che ribaltava i canoni e i punti di riferimento televisivi, o nella Russia del premiatissimo Last Resort. Nato in Polonia e trapiantato in Inghilterra, studente di filosofia, laureato a Oxford in letteratura tedesca eccolo nella rilassata situazione di un'estate d'amore, film cult dei festival specializzati, My summer of Love, dove l'incontro tra due adolescenti nella campagna dello Yorkshire risulta fatale. Un punto di vista lievemente didattico porta Pawlikowski a distinguere i due campi d'azione: come in ogni storia d'amore romantica che si rispetti, la differenza di classe è d'obbligo, sarà quello l'ostacolo principale: Tasmin è la ricca ragazza della villa che galoppa nella prateria, Mona la sottoproletaria in motorino (acquistato senza motore, un vero affare) sorella del padrone del pub che lui ha trasformato in luogo di culto, colpito da una conversione più repentina di una sbronza, illuminato sulla via del ritorno dalla galera. Anche Tasmin ha una sorella, o almeno il ricordo di lei che, anoressica, è morta lasciando un santuario dietro di sé (abiti, oggetti). Costruzione estremamente sofisticata in quanto a situazioni e notazioni sociali (il passato di documentarista Bbc non passa invano e il film ha vinto anche Alexander Korda Award come migliore film inglese, tra gli altri), come linguaggio più o meno catturato dal vero, si basa sul romanzo di Helen Cross, pagine ribelli nei confronti di una sessualità prigioniera, che spicca nell'Inghilterra di Blair che passerà alla storia per il controllo sulle adolescenti, almeno quanto quella della regina Vitoria. Elemento imprevedibile e di spicco le due interpreti: Natalie Press ed Emily Blunt un testa a testa interessante in tutto lo spiegamento di gergo e sregolatezza. Finché non tornano i familiari e tutto ritorna nei ranghi del college e degli orari stabiliti (oltre che delle amicizie rispettabili). Come in La Chinoise la trasgressione finisce sul finire dell'estate. (Silvana Silvestri - il Manifesto 17/6/2005)

1 Tratto dall'omonimo romanzo di Helen Cross e diretto da Pawel Pawlikowski (Last Resort), il film è la cronaca di una tormentata educazione sentimentale, che sfiora il plagio. Durante una calda e molle estate in un assonnato e spettrale paesino dello Yorkshire, il motore emotivo della storia sono due fissazioni: il desiderio di identificarsi completamente con un'altra persona e la fede. Due adolescenti, più creature della terra che del cielo, si incontrano e si scelgono, per solitudine, noia e curiosità. Mona (Natalie Press) vive con il fratello, Phil (Paddy Considine), gestore di un pub convertitosi al fanatismo religioso, ed entra nell'orbita dalla ricca, viziata, trasgressiva Tamsin (Emily Blunt). Le due protagoniste (le giovani e sconosciute interpreti sono brave e convincenti nei rispettivi ruoli ed entrano nei ranghi delle possibili promesse del cinema britannico) e lo stonato e saturnino Phil si macerano in un'intossicazione estiva in cui l'amore e il credo corrono su binari paralleli. Tutti e tre aspettano una qualche opportunità di rinascita e la fine di quel ballo stagionale in un paesaggio senza tempo in cui la natura ha preso il sopravvento in un'età postindustriale. (Enrico Magrelli - Film TV 22/6/2005)

La timida sedicenne Mona (Nathalie Press) incontra la coetanea Tamsin (Emily Blunt) durante le vacanze estive nella campagna inglese dello Yorkshire e se ne innamora. Ma dovrà fare i conti con i pregiudizi morali della comunità circostante e con la separazione alla ripresa delle scuole. Il regista Paul Pavlikovsky aveva già richiamato l’attenzione di pubblico e critica qualche anno fa con Last Resort, e conferma tutte le sue qualità con questo dramma dei sentimenti leggero e malinconico come un tramonto di fine stagione. Grazie alla bella fotografia di Ryszard Lenczewski si respira la stessa aria seducente e sognante di Picnic a Hanging Rock e Il giardino delle vergini suicide e la giovane Nathalie Press (esordiente, come la Blunt) sembra figlia di Sissy Spacek in La rabbia giovane di Malick. (Alex Stellino, Ciak - 08/06/2005)

My summer of love è il titolo poetico di un film «meccanico», nel senso che porta avanti stancamente i luoghi, i sapori, gli umori di una storia d'amore tra adolescenti in un contesto di rigore bigotto nella provincia inglese. L'unica variante, che sembra non alimentare grossi scossoni, riguarda il genere d'amore: omosessuale. Ad innamorarsi nella calura estiva di un tranquillo paesino dello Yorkshire sono due ragazze che s'incontrano casualmente nella brughiera. La prima a cavallo di un motorino appena comprato, la seconda in sella a un cavallo bianco e astioso. È amore a prima vista, nella solitudine di due vite giovani che vivono il tempo d'estate come attesa di una vita che verrà. Quel che accade, dopo il primo incontro, è un meccanico avvicinamento al sesso, alla passione e al dramma. Tratto dal romanzo di Helen Cross, il film riproduce gli automatismi tipici della scoperta adolescenziale del sesso e dell'amore. A complicare un po' la vicenda è il contesto sociale in cui le due ragazze iscrivono la loro scoperta: la famiglia, la comunità, la religione. Su quest'ultimo punto il film s'addentra maggiormente, ma con un tale semplicismo, da rimanerne sconcertati. Il regista, Pawel Pawlikowski, è rimasto colpito da un incontro che ha avuto con alcuni «cristiani rinati» alla fine degli anni '80. Ha così introdotto nel film, allontanandosi dal dettato del libro, alcune suggestioni raccolte in quell'incontro. Il fratello di una delle due ragazze rappresenta l'istanza religiosa. Ex alcolista e gestore di pub si converte alla retorica del cristianesimo rinato, cercando nella sorella una nuova proselita. È evidente, allora, il gioco, banale dei contrasti. Mentre il fratello costruisce una immensa croce da ergere in cima alla collina, la sorella scopre la sua sessualità con l'amica facendo il bagno nuda nel ruscello della valle sottostante. Anche il laico più acclamato sente stridere qualcosa nel facile accostamento di due «istanze» così distanti e complesse. Riuscita, invece, è la scelta del cast. Le due ragazze, selezionate tra mille, hanno facce credibili e interessanti. Entrambe, Natalie Press (Mona) e Emily Blunt (Tamsin) sono al loro esordio, e, per almeno una di loro (la Blunt) scommettiamo in un prossimo ritorno. (Dario Zonta - l'Unità 24/6/2005)

La lunga estate calda di Mona e Tamsin, una timida e umile col motorino senza motore, l'altra ricca e sfrontata, due giovani sensualmente amiche nel film di Pawel Pawlikowski applaudito in vari festival per l'invenzione visiva e la sincera complicità. Una sofferta alleanza femminile che fa pensare alle Creature del cielo: c'è l'ostacolo di un fratello, prima alcolizzato, ora in crisi mistica. Rispetto al romanzo di Helen Cross, siamo passati dagli '80 al presente storico, è aumentata l'emozione e la collaborazione delle due brave attrici Natalie Press e Emily Blunt. Sono loro che si palleggiano tenerezze e rancori con un desiderio di evasione che le unisce parlando, oltre le classi sociali, il linguaggio di un romanticismo attuale, divertente e cinico. (Maurizio Porro - Corriere della Sera 25/6/2005)

Ben lontano dal realismo sociale di Ken Loach e dei suoi emuli, il cinema inglese trova un nuovo e seducente volto nel regista di origine polacca Pawel Pawlikowski. Dopo il primo lungometraggio Transit Palace (Last Resort), acclamato nel 2001 dalla critica internazionale, il regista raddoppia con My Summer of Love, consacrato miglior film inglese dell’anno nell’ultima edizione dei Bafta. Sovvertendo sottilmente i codici di genere dei racconti sugli adolescenti, il regista riesce a plasmare un universo molto personale, dove i personaggi preservano una loro parte di mistero in un contesto visivo prossimo all’ammaliamento. Questo stile Pawlikowski distilla un fascino che agisce lentamente, non esitando a dilungarsi su scene contemplative né a tagliar corto su scene più forti emotivamente, toccando tematiche universali con il pretesto di un banale flirt estivo. Tratto dal romanzo di Helen Cross pubblicato nel 2002, My Summer of Love racconta dell’incontro e dell’idillio tra Mona (Nathalie Press) e Tamsin (Emily Blunt), due ragazzine di 16 anni diversissime tra loro. La prima abita in un piccolo villaggio isolato nella vallata dello Yorkshire con suo fratello Phil (Paddy Considine), un ex-carcerato divenuto attivista religioso dei Born Again Christians. Senza prospettive, incrocia la strada di Tamsin, giovane di buona famiglia, in vacanza obbligata (espulsa dal suo liceo) nella villa di famiglia. "Ho una cattiva influenza", dichiara l’elegante privilegiata, che suona Saint 2 Saens al violoncello, ascolta Edith Piaf e beve vino, sdraiata sul prato. Affascinata da questo mondo inaccessibile, e rifuggendo da suo fratello e dal suo universo ubriaco di preghiere nell’ossessivo dualismo tra bene e male, Mona, l’impulsiva, si getta a capofitto nella passione amorosa spinta da Tamsin, la bugiarda. Infine, non troverà che disillusione nella verità, che ridimensionerà le sue speranze e smaschererà anche suo fratello, il falso devoto. Sviluppando un intreccio apparentemente classico, Pawel Pawlikowski riesce a creare un microcosmo strano, fuori dal tempo (niente gadget, televisione o telefono), una campagna rossa-arancio dai colori saturi, in armonia con la chioma rossa di Mona. Contrapponendo all’atmosfera sofisticata dell’ambiente dell’intellettuale mitomane Tamsin, la sobrietà di quello di Mona, l’appassionata (un pub trasformato in tempio), il film abbozza un ritratto credibile della relazione tra due adolescenti interpretate da due attrici di cui si sentirà sicuramente parlare in futuro. Ma l’insidioso marchio Pawlikowski si manifesta soprattutto nella progressione metodica di scene bucoliche verso un finale shock, dove la fede del fratello crolla dinanzi alla tentazione della carne, dove la sorella apparentemente morta di Tamsin riappare all’improvviso e dove Mona, tradita, sfiora l’omicidio, battezzando brutalmente la sua ex-amante in una scena che è speculare a quella del bagno, dove per la prima volta le due si erano scoperte innamorate. Disseminato di simboli discreti, My Summer of Love porta alla luce il desiderio di trascendenza e di superamento dell’essere, rispettandone la complessità e l’irrazionalità dei comportamenti. Una decisa volontà di non esplicitazione dona al film un sapore indefinibile, originale come l’apporto dello spirito e del senso cinematografico slavo di Pawel Pawlikowski ad una storia ed uno scena tipicamente inglesi. Un mix accattivante confezionato con una colonna sonora firmata Goldfrapp. (www.cineuropa.org)

Tratto dal romanzo omonimo di Helen Cross, “My summer of love” descrive un’insolita storia d’amore tra due ragazze nella campagna dello Yorkshire durante un’estate, decisamente, indimenticabile. Mona (Nathalie Press) è la sorella del proprietario del piccolo pub del villaggio. Redento dalla fede ritrovata, l’uomo, che ha trascorsi da alcolista, trasforma il locale in un ritrovo per pregare e meditare. Annoiata, sola, abbandonata perfino dall’amante sposato, la ragazza è visibilmente irritata da ciò che la circonda. Un giorno, però, incontra Tamsin (Emily Blunt), una ricca e disinibita coetanea che vive in un enorme cottage insieme a due genitori che non vede mai. Le due ragazze si capiscono subito. A prima vista. Dopo qualche giorno iniziano a farne di tutti i colori: prima sfondano il vetro dell’auto del padre di Tamsin colpevole di avere una relazione extraconiugale, poi mettono a conoscenza la moglie dell’amante di Mona dell’infedeltà del marito. Pian piano, tra le due, nasce una delicata ma anche dinamica passione di natura erotica, in grado di superare le differenze sociali e le aspettative nei confronti della vita. Le due giovani donne sembrano essere diventate una cosa sola, fino a quando il fantasma della sorella di Tamsin, morta apparentemente di anoressia, inizia a tracciare un solco tra le due.

In un crescendo di colori, luci e passione, “My summer of love” può essere considerato a tutti gli effetti come un film d’amore. Certo, una pellicola romantica dalla forte matrice postmoderna vista la marcata vocazione omosessuale della relazione e considerato il suo sviluppo; eppure non bisogna lasciarsi ingannare da quello che vediamo: più che una storia d’amore tout court il film esplora soprattutto un’amicizia tra due donne senza inibizioni di carattere morale e sessuale. In questo senso il regista di “Last Resort”, Paul Pavlikovsky, realizza qualcosa di insolito e al tempo stesso di molto classico, non temendo di andare subito al cuore della narrazione e fotografando in maniera sontuosa non solo la campagna inglese, ma anche l’avvenenza delle due giovani donne. Ma c’è qualcosa di più: il film è anche una riflessione sulle illusioni e sugli inganni, sulla forza dell’amore, ma anche sulla sua possibile violenza e, in un certo senso, pericolosità. Una specie di esperimento scientifico ambientato nel microcosmo dello Yorkshire. Un incontro tra persone differenti circondate da genitori assenti, fantasmi e fanatici religiosi. Un vuoto di senso pneumatico e inquietante, ingentilito soltanto da una passione totale: intensa e disperata, virulenta e al tempo stesso, sorprendentemente, falsa. Un dramma dai toni di commedia dove la bellezza e la freschezza della gioventù si confondono con un’inquietudine esistenziale segnata da piccoli segreti e grandi bugie. Un amore unico e paradossalmente, proprio per questa sua caratteristica, come tanti altri: celebrato da tante promesse eppure consumato nello spazio di una sola estate. (www.fice.it)

Note: - BAFTA Awards 2005 Won Alexander Korda Award for Best British Film

- British Independent Film Awards 2004 Nominated British Independent Film Award Nominated Best Actress: Nathalie Press Nominated Best British Independent Film Nominated Best Director: Pawel Pawlikowski Nominated Best Supporting Actor/Actress: Paddy Considine Nominated Most Promising Newcomer: Emily Blunt

- Dinard British Film Festival 2004 Nominated Golden Hitchcock: Pawel Pawlikowski

3 - Edinburgh International Film Festival 2004 Won Best New British Feature: Pawel Pawlikowski

- European Film Awards 2005 Nominated European Film Award Best Actress: Nathalie Press Nominated Best Cinematographer: Ryszard Lenczewski Nominated Best Director: Pawel Pawlikowski Nominated Best Film

- London Critics Circle Film Awards 2005 Won ALFS Award British Newcomer of the Year: Nathalie Press

- Polish Film Awards 2006 Won Eagle Best European Film: Pawel Pawlikowski

4