Comune di Farra di Soligo Provincia di Treviso
PIANO COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE
- Anno 2010 -
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 0
INDICE
Premessa
I - PARTE GENERALE
1.1 - Quadro Normativo di riferimento 1.2 – Inquadramento geografico 1.3 – Idrografia e idrogeologia 1.4 – Viabilità 1.5 – Popolazione 1.6 - Risorse umane e materiali a disposizione 1.7 – Aree di emergenza 1.8 - Individuazione dei rischi 1.8.1 Rischio Sismico 1.8.2 Rischio Idraulico 1.8.3 Rischio Geologico 1.8.4 Rischio Frane 1.8.5 Rischio Industriale 1.8.6 Rischio Incendi Boschivi 1.8.7 Rischio Neve 1.8.8 Rischio Idropotabile 1.8.9 Rischio Blackout
1.9 - Indicatori di sistema
II - LINEAMENTI DELLA PIANIFICAZIONE
2.1 - Comitato Comunale Di Protezione Civile 2.2 - Obbiettivi 2.2.1 Salvaguardia Della Popolazione 2.2.2 Rapporti Con Le Istituzioni Locali
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 1
2.2.3 Informazione Alla Popolazione 2.2.4 Salvaguardai Del Sistema Produttivo Locale 2.2.5 Ripristino Della Viabilità E Dei Trasporti 2.2.6 Funzionalità Delle Telecomunicazioni 2.2.7 Funzionalità Dei Servizi Essenziali 2.2.8 Censimento E Salvaguardia Dei Beni Culturali 2.2.9 Modulistica Per Il Censimento Dei Danni A Persone E Cose 2.2.10 Relazione Giornaliera Dell’intervento 2.3 - Struttura Dinamica Del Piano 2.4 – Esercitazioni
III - MODELLO DI INTERVENTO
3.1 - Centro Operativo Comunale 3.2 - Funzioni Di Supporto 3.3 - Procedure Di Attivazione 3.3.1 Attenzione 3.3.2 Preallarme 3.3.3 Allarme / Emergenza
ALLEGATI ALLEGATO A : CARTOGRAFIA ALLEGATO B: PROCEDURE ALLEGATO C: ELENCO AZIENDE A RISCHIO
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 2
Piano redatto a cura dell’ Ing. Maurizio Girola
Si ringrazia per la collaborazione: il Sindaco, l’Ufficio Tecnico, L’Ufficio Polizia Locale, , l’Ufficio Attività Produttive, L’Ufficio Assistente Sociale
Edizione 2010 v. 2.0
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 3
Premessa
Per Protezione Civile si intende il concorso coordinato di più componenti e strutture operative di livello comunale, provinciale, regionale e centrale, per quanto di rispettiva competenza, volto ad assicurare la previsione, la prevenzione, la pianificazione, il soccorso e il superamento dell’emergenza. Il servizio di Protezione Civile di cui risponde il Sindaco, va inteso senza soluzioni di continuità, da erogare giornalmente all’utenza.
Il Piano di Protezione Civile comunale non può che essere uno strumento di immediata lettura, flessibile ed aggiornabile periodicamente con una verifica semestrale. Nella pianificazione si deve tener conto di quanto affermava l’Imperatore Ottaviano Augusto: “Il valore della pianificazione dell’emergenza diminuisce con la complessità dello stato delle cose”, se vogliamo dare efficacia ai soccorsi, accanto al principio della unitarietà degli indirizzi, occorre non perdere di vista questo principio.
Il Piano di Protezione Civile del Comune di Farra di Soligo è stato sviluppato dopo una minuziosa verifica del territorio, che ha comportato la percorrenza del territorio sia in auto che a piedi, con l’effettuazione di centinaia di foto, rilievi, mappature interfacciate con GPS, incontri con residenti quali “memorie storiche” dei luoghi, verifiche di dati e cartografie d’archivio. Tale minuziosa analisi territoriale è stata supportata e integrata mediante l’impiego della cartografia e degli ausili informatici in dotazione al Comune stesso ed ad altri Enti (Genio Civile di Treviso, Consorzio di Bonifica Piave, Provincia di Treviso, Regione Veneto, progetto AVI, progetto PAI, PAT, PCPT). Si è inoltre lavorato sulla base di cartografia e di rilievi aerofotogrammetrici in scala 1:5000 e di cartografia regionale C.T.R. in scala 1: 5.000.
Tutte le carte tematiche riportate nel presente manuale sono consultabili in scala adeguata ad una corretta interpretazione nell'allegato A – cartografia.
Per elaborare il piano si sono seguite le indicazioni della Delibera della Giunta Regionale nr. 1575 del 17 giugno 2008 e adottato il “Metodo Augustus” emanato dal DPCN quale strumento di indirizzo per l’attività di protezione civile che l’amministrazione comunale deve svolgere.
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 4
I - PARTE GENERALE
In questa parte vengono raccolte tutte le informazioni relative alla conoscenza del territorio (morfologia, idrologia, urbanistica, infrastrutture, ecc..), alla popolazione (sesso, età, distribuzione), alle reti di monitoraggio presenti, ed elaborati gli scenari di rischio.
1.1 - Quadro Normativo di riferimento
. Legge 24 febbraio 1992, n. 225 – Istituzione del servizio nazionale di protezione civile. . Decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112 – Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni ed agli enti locali, in attuazione del capo I della l. 15 marzo 1997, n. 59. . DPR 194/2001 – Regolamento recante norme concernenti la partecipazione delle organizzazioni di volontariato nella attività di protezione civile. . Legge regionale 27 novembre 1984, n. 58 integrata con L.R 17/1998 - Disciplina degli interventi regionali in materia di protezione civile. . Legge regionale 13 aprile 2001, n. 11 - Conferimento di funzioni e compiti amministrativi alle autonomie locali in attuazione del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112 . Dgr. nr. 506 del 18 febbraio 2005 e nr. 3936 del 12 dicembre 2006 - Individuazione dei Distretti di Protezione Civile e Antincendio Boschivo . Dgr. nr. 3936 del 12 dicembre 2006 - D.G.R. n. 506 del 18.02.2005: "Programma Regionale di Previsione e Prevenzione - attività di prevenzione" Individuazione dei Distretti di Protezione Civile e Antincendio Boschivo Rettifiche ed integrazioni. . Dgr. nr. 3856 del 09 dicembre 2008 - Legge Regionale 24 gennaio 1992, n. 6. Approvazione procedure operative di intervento volte a regolamentare lo svolgimento delle attività antincendi boschivi nel territorio della Regione del Veneto. Approvazione nuovo schema di convenzione con le Organizzazioni di Volontariato antincendi boschivi e con l'Associazione Nazionale Alpini. . Dgr. nr. 1575 del 18 giugno 2008 – Linee guida per la standardizzazione e lo scambio informatico dei dati in materia di protezione civile.
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 5
1.2 – Inquadramento Geografico
Il Comune di Farra di Soligo (Latitudine 45° 53' 56'' 76 Nord Longitudine 12° 6' 16'' 20 Est) si trova in Provincia di Treviso, a una quarantina di chilometri dal capoluogo stesso. Confina con i Comuni di Pieve di Soligo a Est, Follina e Miane a nord, Valdobbiadene e Vidor ad ovest, Moriago e Sernaglia della Battaglia a sud. Il territorio comunale si sviluppa tra la fascia collinare a nord (zona pedemontana dall’Alto Trevigiano) e la pianura a sud e si estende per una superficie di 28,21 kmq nell'area della Sinistra Piave a un'altitudine media di 163 m. (elevazione minima 124 m.m.m., elevazione massima 480 m.m.m.), tra il corso del Soligo a est e quello del torrente Raboso a ovest, comprendendo i centri di Soligo, Farra e Col San Martino.
Carta tematica GEOMORFOLOGIA
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 6
1.3 – Idrografia e idrogeologia
Il Comune di Farra di Soligo è interamente compreso all’interno del bacino del Piave, e il suo principale corso d’acqua locale, il fiume Soligo, scorre lungo il margine orientale del territorio e affluisce presso la località Sant’Anna nel fiume Piave. Importante in ambito comunale è anche il torrente Raboso che scende, attraverso l'incisione del Canal di Guia, dalla catena prealpina retrostante. Lasciati i rilievi collinari, il Raboso raggiunge Col S. Martino e procede poi in direzione dell’abitato di Giussin, confluisce infine nel Rospèr in Comune di Moriago della Battaglia. L'andamento è pressoché rettilineo e il corso d’acqua si presenta arginato per la gran parte del suo percorso in ambito comunale. Tra i corsi d’acqua presenti in ambito comunale si ricorda anche il Patean che, alimentato dai ruscelli dei colli di Farra, ha una funzione di collettore delle acque e di scolo. Anche il Patean, come il Raboso, si presenta arginato nel tratto di pianura. Il Capoluogo comunale è attraversato dal Rio Farra, anch’esso proveniente dalla zona collinare posta a nord. Il Rio Farra confluisce nel Rio la Dolsa in Comune di Sernaglia della Battaglia. A Sud dei centri abitati si estende la pianura dei Palù, vasta zona depressa rispetto alle conoidi dei fiumi Piave e Soligo che l’hanno generata con le loro alluvioni. La fine tessitura dei terreni, prevalentemente limoso-argillosi determina una coltre impermeabile, con numerose polle risorgive, causate dall’affioramento della falda freatica dove il terreno è più permeabile. Il Comune rientra nel territorio di competenza dell’ex Consorzio di Bonifica Pedemontano Brentella di Pederobba ora Consorzio di Bonifica Piave.
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 7
Carta tematica IDROGRAFIA
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 8
1.4 – Viabilità
Nell’ambito del territorio comunale la viabilità esterna si sviluppa secondo la direttrice Est-Ovest con la la SP32 “Dei Colli di Soligo”; nella direzione Nord-Sud con la SP4 “Di Pedeguarda”, con due tratti dell’ex SP123 “Strada di San Martino”e con via Sernaglia La viabilità minore di comunicazione è sostanzialmente costituita dalla viabilità interna al centro urbano e dalle strade di collegamento ai comuni limitrofi.
Carta tematica VIABILITA’ PRINCIPALE
Nel territorio comunale non sono presenti sottopassi o passaggi a livello.
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 9
1.5 – Popolazione
La popolazione residente (8888 abitanti, densità abitativa 315 ab./ km², dati ufficio anagrafe 2010) si distribuisce nel capoluogo comunale e nelle altre frazioni come da diagramma che segue:
distribuzione della poplazione per centri abitati
5000 F M 4500
4000
3500
3000
2500
2000 F M M F M F 1500
1000
500
0 Farra di Soligo Col san Martino Soligo totale
M F totale Farra di Soligo 1397 1402 2799 Col san Martino 1563 1680 3243 Soligo 1406 1440 2846 totale 4366 4522 8888
Nella rappresentazioni grafiche che segue, sono stati inseriti a mezzo di istogrammi tutti i residenti del Comune suddivisi per fasce d’età
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 10
3500 M
3000
2500
2000
1500
1000
500 M M M M
0 Non auto suf. Debolmente auto Autosufficienti Debolmente auto Non auto suf. 0 – 7 suf. 8 – 15 16 – 70 suf. 71 – 75 >75
Le classi d’età individuate sono cinque, cioè: classe uno (da 0 a 7 anni – bambini), classe due (da 8 a 15 anni – ragazzi), classe tre (da 16 a 70 anni – giovani/adulti), classe quattro (da 70 a 75 anni – anziani), classe cinque (oltre 75 anni - anziani) e sono state così costruite per evidenziare le diverse autonomie comportamentali durante una ipotetica situazione di emergenza, in modo tale da poter stabilire delle priorità d’intervento, sulla scorta proprio delle difficoltà derivanti dalla suddetta autonomia. In particolare risultano necessarie di aiuto 1565 persone (classi uno e cinque), di sostegno e controllo 113 persone (classi due e quattro) mentre le restanti 6210 persone risultano indipendenti e possono essere impiegate anche per fornire assistenza alle altre persone.
Non auto Debolmente Autosufficienti Debolmente Non auto suf. 0 – 7 auto suf. 8 – 15 16 – 70 auto suf. 71 – 75 suf. >75 M 365 348 3168 194 291 F 375 366 3042 205 534 tot. 740 714 6210 399 825 perc. 8% 8% 70% 4% 9%
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 11
1.6 - Risorse umane e materiali a disposizione
La risposta di protezione civile dipende dalle risorse umane e materiali che il Comune è in grado di mettere a disposizione. Per quanto riguarda le risorse umane, si fa riferimento al personale dell’Ufficio Tecnico (8 persone), alla Polizia Municipale (2 persone), agli operai manutentori (4 persone) al Comando dei Carabinieri. Non sono presenti in ambito comunale gruppi di volontariato di protezione civile. I materiali e i mezzi di proprietà dell’amministrazione comunella e utilizzabili in caso di emergenza sono:
2 Autocarro Fiat IVECO – 59/E12 1 Autocarro Fiat IVECO – 190/36T 1 Veicolo commerciale Fiat - DOBLÒ CARGO 1 Terna NEW HOLLAND – UK 450 PD 1 Mini escavatore NEUSON 15.03 1 Carrello elevatore TOYOTA 1 Pompa ad immersione 1 Generatore - ZORDAN
Le caratteristiche tecniche delle attrezzature sono riportate nel relativo DB regionale p0101_Risorse_attive.
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 12
1.7 – Aree di emergenza
Le aree di emergenza sono spazi e strutture che in casi di emergenza saranno destinate ad uso di protezione civile per la popolazione colpita e per le risorse destinate al soccorso ed al superamento dell’emergenza.
Tali aree vengono distinte in tre differenti tipologie e devono essere separate anche fisicamente fra di loro per non creare interferenze durante l’opera dei soccorritori:
1. aree di attesa: luoghi dove sarà garantita la prima assistenza alla popolazione negli istanti immediatamente successivi all’evento calamitoso, oppure successivi alla segnalazione della fase di allertamento. Si possono utilizzare piazze, slarghi, parcheggi, spazi pubblici o privati ritenuti idonei e non soggetti a rischio, facilmente raggiungibili sia in auto che a piedi. E’ assolutamente necessario che la popolazione sia preventivamente informata sull’ubicazione di questo tipo di aree;
2. aree di ricovero: luoghi e spazi in grado di accogliere strutture ricettive per garantire assistenza e ricovero a coloro che hanno dovuto abbandonare la propria abitazione. Saranno aree e/o luoghi non soggetti a rischio, ubicati, possibilmente nelle vicinanze di risorse idriche, con allacci per l’energia elettrica e lo smaltimento delle acque reflue;
3. aree di ammassamento: centri di raccolta di uomini e mezzi necessari alle operazioni di soccorso alla popolazione, con le stesse caratteristiche delle aree di ricovero e con parcheggi sufficientemente capienti per accogliere anche mezzi di notevoli dimensioni.
Le aree di attesa devono essere conosciute preventivamente, in modo da indurre un comportamento collaborativo e cosciente nella popolazione. Analogamente le aree di ricovero devono essere adeguatamente attrezzate con collegamenti ai servizi principali (acqua, energia elettrica, scarichi, ecc..) in modo da non sprecare risorse e ridurre i tempi di allestimento all’atto dell’evento.
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 13
Nel territorio comunale sono state censite tre aree d’attesa, due di ricovero e una di ammassamento.
carta tematica AREE EMERGENZA
Le aree di attesa si collocano una per ogni centro abitato
A Col San Martino in piazza dell’Emigrante, di circa 2.000 mq di superficie, capace di contenere 1100 persone. In precedenza era stata indicata anche la piazza Fontana ma non è più ritenuta idonea in quanto rientra in una zona a rischio idraulico (vedi capitolo “Rischio Idraulico”).
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 14
carta tematica ARE ATTESA COL SAN MARTINO
A Farra di Soligo, in Piazza Caduti nei Lager, di circa 2300mq di superficie, capace di contenere fino a 1250 persone
carta tematica AREA ATTESA e RICOVERO FARRA di SOLIGO
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 15
A Soligo, nel parcheggio in via San Gallo di 670mq di superficie, capace di ospitare 370 persone.
Carta tematica AREE ATTESA, RICOVERO e AMMASSAMENTO SOLIGO
Come aree di ricovero della popolazione sono stati ritenuti idonei il campo sportivo di Farra di Soligo in via Cal della Madonna di 12.700mq di superficie per una capienza di circa 370 persone, ed a Soligo il campo sportivo centro parrocchiale in via Dei Colli di 7.500mq di superficie per una capienza di circa 190 persone. L’area di ammassamento dei soccorritori e anch’essa situata presso il campo sportivo di Soligo, di 8.500mq di superficie e con ampio parcheggio capace di ospitare anche mezzi eccezionali.
Gli edifici precedentemente individuati come ricoveri per la popolazione non sono stati più ritenuti idonei perché non corrispondenti alle norme antisismiche.
Non si segnalano problemi alla viabilità (sottopassi, strozzature, ecc..) che possano limitare il raggiungimento delle aree di emergenza a mezzi eccezionali di soccorso.
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 16
L’area di attesa di Farra di Soligo, in piazza Caduti nei Lager, pur trovandosi in un area che non si può definire dal punto di vista della macrozonazione del rischio idrogeologico del tutto scevra di potenziali dissesti, gode di condizioni locali di stabilità in riferimento agli alti tempi di ritorno dei fenomeni ipotizzabili (tr. maggiore o uguale a 100 anni) e delle condizioni strutturali locali (area pianeggiante, lontana da scarpate attive e da costoni in roccia, non passibile di fenomeni erosivi e di fenomeni di crollo da pareti, ecc) tale da permetterne l’utilizzo (valore di rischio in matrice 0,12).
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 17
1.8 - Individuazione dei rischi
Per scenari di rischio si intende la sintesi descrittiva, correlata da cartografia, del possibile svilupparsi di eventi naturali e non, sul territorio comunale e la loro azione sugli insediamenti, sulle attività e sulle infrastrutture presenti, realizzata attraverso l’analisi, sia di tipo storico che fisico, delle fenomelogie. Per ogni tipo di rischio ipotizzato, si prenderà in considerazione il massimo evento atteso, ciò sta a significare che, a fronte della differente intensità ed estensione con cui un evento può manifestarsi nonché del diverso livello di gravità e delle sue conseguenze, il piano dovrà essere strutturato ipotizzando il più elevato grado di intensità, la maggiore estensione e le più serie conseguenze.
In termini analitici, il rischio è espresso da una formula che lega pericolosità, vulnerabilità e valore esposto:
Rischio = pericolosità x vulnerabilità x valore esposto
La pericolosità esprime la probabilità che in una zona si verifichi un evento dannoso di una determinata intensità entro un determinato periodo di tempo (che può essere il “tempo di ritorno”). La pericolosità è dunque funzione della frequenza dell’evento. In certi casi (come per le alluvioni) è possibile stimare, con una approssimazione accettabile, la probabilità di accadimento per un determinato evento entro il periodo di ritorno. In altri casi, come per alcuni tipi di frane, tale stima è di gran lunga più difficile da ottenere.
La vulnerabilità invece indica l’attitudine di un determinata “componente ambientale” (popolazione umana, edifici, servizi, infrastrutture, etc.) a sopportare gli effetti in funzione dell’intensità dell’evento. La vulnerabilità esprime il grado di perdite di un dato elemento o di una serie di elementi risultante dal verificarsi di un fenomeno di una data magnitudo, espressa in una scala da zero (nessun danno) a uno (distruzione totale).
Il valore esposto o esposizione indica l’elemento che deve sopportare l’evento e può essere espresso o dal numero di presenze umane o dal valore delle risorse naturali ed economiche presenti, esposte ad un determinato pericolo.
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 18
Il prodotto vulnerabilità per valore indica quindi le conseguenze derivanti all’uomo, in termini sia di perdite di vite umane, che di danni materiali agli edifici, alle infrastrutture ed al sistema produttivo. Il rischio esprime dunque il numero atteso di perdite di vite umane, di feriti, di danni a proprietà, di distruzione di attività economiche o di risorse naturali, dovuti ad un particolare evento dannoso; in altre parole il rischio è il prodotto della probabilità di accadimento di un evento per le dimensioni del danno atteso.
Nella valutazione dei rischi presenti nel territorio si utilizzeranno le matrici di rischio che nella forma generica, assumono la forma:
i i
Nessun Nessun presenza di Presenza marginali strutture d Presenza edifici ed strutture di Presenza e edifici strutture, persone di Presenza e edifici strutture, zona densamente abitata
Pericolo assente R0 R0 R0 R0 R0 Pericolo basso R0 R1 R1 R1 R1 Pericolo medio R0 R1 R1 R2 R2 Pericolo elevato R0 R1 R2 R3 R3 Pericolo molto elevato R0 R1 R2 R3 R4
In ascisse si riportano la vulnerabilità e il valore esposto o una loro combinazione, mentre in ordinate la pericolosità, con valori da assegnare di volta in volta in funzione dell’evento considerato.
L’immagine che segue evidenzia come il crescente aumento di danni (e di vittime) che i fenomeni calamitosi provocano sia per lo più causato dall’aumento del “danno potenziale” (vulnerabilità x valore) e non tanto da un reale incremento del numero e dell’intensità degli eventi.
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 19
La mitigazione del rischio non è perseguibile unicamente mediante azioni strutturali, come quelle finalizzate alla difesa idraulica del territorio dalle possibili esondazioni fluviali, quindi agendo sul fattore pericolosità, ma anche attraverso azioni di tipo amministrativo orientale a regolamentare le attività svolte in tali aree stabilendo opportuni vincoli in modo da evitare e possibilmente ridurre, il valore economico e sociale minacciato dagli eventi calamitosi.
Nel territorio comunale non si sono ravvisate condizioni tali da prendere in considerazione il pericolo di incidenti industriali rilevanti, crollo di dighe, frane, mareggiate e valanghe.
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 20
1.8.1 RISCHIO SISMICO
Un terremoto è essenzialmente una frattura che si produce nelle rocce della crosta terrestre a seguito di un accumulo di energia di deformazione causato da agenti tettonici a grande scala, come il moto relativo tra due placche litosferiche a contatto.
Margini fra placca Eurasiatica e placca Africana (fonte:Udias e al., 1989)
Dal punto di vista della misura strumentale del fenomeno, è fondamentale distinguere chiaramente le quantità che rappresentano la severità del terremoto alla sorgente, da quelle che misurano la violenza della scossa (moto vibratorio del suolo) in un punto a distanza dalla sorgente stessa. Per il primo scopo la grandezza normalmente impiegata è la magnitudo (espressa nella scala Richter), che dipende essenzialmente dall’energia cinetica rilasciata. Il un punto a distanza, la misura più adatta ai fini ingegneristici è invece l’accelerazione del suolo, e in particolar modo il suo valore massimo, giacché a questa sono proporzionali le forze di inerzia che si esercitano sulle strutture. In alternativa, si può fare riferimento a classificazioni empiriche dette di intensità macrosismica, quali la scala Mercalli e derivate; queste forniscono, per ogni intensità, una descrizione locale degli effetti distruttivi provocati dal sisma.
Nella tabella che segue si raffronta l’intensità della scala Mercalli con gli effetti prodotti dal sisma:
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 21
I - impercettibili II - molto leggero III - leggero IV – moderato V – abbastanza forte VI – forte VII – molto forte VIII – rovinoso IX – distruttivo X – totalmente distruttivo XI – catastrofico XII - grandemente catastrofico
La tabella successiva compara, a solo titolo di esempio in quanto riferite a grandezze diverse, l’intensità del terremoto espressa nella scala Mercalli, la magnitudo espressa nella scala Richter e l’accelerazione al suolo.
INTENSITA' MAGNITUDO ACCELERAZIONE (Mercalli) (Richter) AL SUOLO (in g) III – IV 2,8 – 3,1 IV 3,2 - 3,4 0.010 – 0.025 IV - V 3,5 – 3,7 0.025 – 0.035 V 3,7 - 3,9 0.035 - 0.050 V – VI 4,0 – 4,1 0.050 – 0.075 VI 4,2 – 4,4 0.075 – 0.100 VI – VII 4,5 – 4,6 0.100 – 0.130 VII 4,7 – 4,9 0.130 – 0.160 VII – VIII 5,0 – 5,1 0.160 – 0.180 VIII 5,2 – 5,6 0.180 – 0.250 IX 5,7 – 6,1 0.250 – 0.350 X – XI >6,2 >0.350
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 22
Il settore delle Alpi Meridionali comprendete le Prealpi venete e friulane è sede di accentuata sismicità dovuta al reciproco avvicinamento della placca africana e quella eurasiatica e nell’immagine che segue si possono vedere le località sede di eventi sismici accaduti negli ultimi decenni.
tavola estratta dall’atlante della sismicità 1981-2002 – fonte GNDT
L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha suddiviso la fascia prealpina in un’insieme di zone sismogenetiche.
Zone sismogenetiche – Veneto - fonte INGV
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 23
e il Comune di Farra di Soligo si colloca subito a nord della zona sismogenetica del Montello
Zone Sismogenetiche – Farra di Soligo
Il territorio comunale, in base alla classificazione sismica del 2003, è stato inserito nella seconda classe di sismicità
Classe 1 - E' la zona più pericolosa, dove possono verificarsi forti terremoti. Classe 2 - Nei comuni inseriti in questa zona possono verificarsi terremoti abbastanza forti. Classe 3 - I Comuni interessati in questa zona possono essere soggetti a scuotimenti modesti. Classe 4 - E' la meno pericolosa. Nei comuni inseriti in questa zona le possibilità di danni sismici sono basse).
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 24
classificazione 2004 – Farra di Soligo
La valutazione del valore massimo di accelerazione del suolo con probabilità di superamento del 10% in 50 anni, molto più significativi per questa analisi che la classe di sismicità precedentemente citata, indica per il territorio comunale valori compresi tra 0,242g (zona Sud-Ovest) e 0.249g (zona Nord-Est).
accelerazione al suolo Susegana – fonte INGV
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 25
Questi valori sono riferiti ad un substrato roccioso, sono quindi valori di riferimento generali che necessitano di ulteriori ispezioni geologiche per una microzonizzazione atta a rilevare eventuali aree di amplificazione. Nel complesso del territorio veneto il comune di Farra si pone quindi tra le zone più critiche, che possiamo ritenere a pericolo costante pari a P3.
accelerazione al suolo – Veneto
A titolo comparativo si consideri che recenti studi condotti presso il laboratorio di prove dinamiche dell’ENEA di Casacci (Roma), hanno evidenziato come sollecitazioni dovute al una accelerazione pari a 0,3g su una struttura realizzata a doppio parametro con legante povero (tipico degli edifici in pietra legati con calce), ha come esito il collasso totale.
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 26
Storicamente la massima intensità registrata nel territorio della Comunità è stata del settimo grado della scala MSC (Mercalli-Cancani-Sieberg).
Storia sismica di Farra di Soligo
Osservazioni disponibili: 5 effetti Sisma Is Anno Area epicentrale Io Mw 7 1936 BOSCO CANSIGLIO 9 5.90 4 1914 GARFAGNANA 7 5.79 3-4 1989 PASUBIO 6 4.96 3 1952 POLCENIGO 5 4.68 NF 1987 REGGIANO 6 5.05 Fonte:INGV – DBMI04
Gli effetti di un sisma di intensità pari al settimo grado (molto forte) possono avere sugli edifici civili sono: a. La gente si spaventa e cerca di correre all’esterno. Molti possono avere dei problemi a mantenere l'equilibrio, specialmente nei piani alti. b. I mobili si spostano e i pensili possono rovesciarsi. Oggetti possono cadere sul pavimento. L’acqua esce da serbatoi e piscine.
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 27
c. Molti edifici in classe A subiscono danni di grado 3, pochi di grado 4. Molti edifici in classe B subiscono danni di grado 2, pochi di grado 3. Pochi edifici di classe C subiscono danni di grado 2
Nella tabella che segue la Scala Macrosismica Europea definisce i gradi di danno che interessano gli edifici in muratura.
Classificazione dei Danni in edifici in muratura Grado 2: danno moderato (danno strutturale leggero, danno non strutturale moderato)
Crepe in molte pareti Caduta di larghe parti dell’intonaco Crollo parziale dei camini
Grado 3: danno pesante consistente (danno strutturale moderato, danno non strutturale pesante)
Crepe larghe ed estese in gran parte delle pareti Distacco delle tegole dal tetto. Crollo dei camini Cedimenti di elementi individuali non strutturali
Grado 4: danno pesante e consistente (danno strutturale pesante, danno non strutturale molto pesante)
Cedimenti delle pareti. Cedimento strutturale parziale di tetti e piani
Grado 5: Distruzione (danno strutturale molto pesante)
Crollo totale
La scala di vulnerabilità sismica EMS98 degli edifici è suddivisa in sei classi, come riporta la tabella sottostante. Gli edifici di classe A risultano essere maggiormente
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 28 vulnerabili agli effetti sismici, mentre la classe F risulta la più sicura nei confronti di questo tipo di evento.