Segreteria Regionale

LE EMERGENZE NATURAL I DEL TERRITORIO DEL COMUN E DI FALLO

PROPOSTA PER UNA RIS ERVA NATURALE REGION A L E

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INDICE

1. PREMESSA pag. 3 2. INTRODUZIONE pag. 7 3. LA GEOLOGIA pag. 7 4. LA VEGETAZIONE E LA FLORA pag. 8 5. HABITAT DI INTERESSE COMUNITARIO pag. 10 6. ASPETTI FAUNISTICI pag. 20 6.1. ITTIOFAUNA pag 20 6.2. ERPETOFAUNA pag. 21 6.3. ORNITOFAUNA pag. 27 6.3.1. IBA 115 pag. 27 6.4 MAMMOLOFAUNA pag. 33 6.4.1. LA LONTRA pag. 34 6.4.1.1. DISTRIBUZIONE STORICA IN ABRUZZO pag. 37 7. NOTE DI ARCHEOLOGIA PER IL TERRITORIO DI FALLO pag. 39 8. PROPOSTA DI RISERVA NATURALE REGIONALE pag. 42 9. BIBLIOGRAFIA pag. 48

Il lavoro è stato eseguito da: Coordinamento progettuale: dott.ssa Silvia Di Paolo

Coordinamento ed analisi scientifica: dott. Francesco Pinchera

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1. PREMESSA Ambiente e/è Vita Abruzzo Onlus, a margine della diagnostica partecipativa sviluppata a seguito del Manifesto di Avvio del Contratto di Fiume Sangro posta in essere per poter disporre di una quadro conoscitivo adeguato della biodiversità areale e sulla scorta di indagine bibliografica ed analisi di testi scientifici, ha avuto modo di riscontrare di come la porzione del medio Sangro, che attraversa il territorio del di Fallo, vanta la presenza di Habitat di assoluto pregio e la quasi assoluta certezza della presenza della lontra (Lutra Lutra: Allegati II e IV Direttiva92/43/CEE). In considerazione dell’avvenuto aggiornamento del quadro conoscitivo, rispetto alle indagini effettuate nel 2009, si può a ben diritto affermare, infatti, che il comprensorio del medio Sangro costituisce un areale di importantissima espansione per la specie citata (si ricorda, a tale proposito, che la lontra è inserita nell’Allegato II della Direttiva Habitat e nell’ Allegato B del D.P.R.n.357/97 che elenca le specie di interesse comunitario alla conservazione e tutela ed all’Allegato IV della Direttiva Habitat ed Allegato D del D.P.R.n.357/97 che elenca le specie necessitanti di una protezione rigorosa) e che, nello specifico, la porzione di territorio ricadente nella competenza del citato Ente rappresenti un sito di primaria per la salvaguardia e la tutela della specie in parola. Alla luce di quanto esposto Ambiente e/è Vita Abruzzo Onlus, con manifestazione di interessi effettuata in data 06 luglio 2019, si è proposta quale soggetto interessato allo svolgimento di un’ approfondito studio del comprensorio al fine di produrre prodromicamente tutti gli atti scientifici, tecnici ed amministrativi occorrenti per formulare alla Regione Abruzzo specifica istanza per il riconoscimento e la costituzione dell’area interessata quale Riserva Naturale Regionale ai sensi della L.R .n.38/96 con legge regionale. Le successive note del 13 e 25 Luglio e 4 settembre 2019 hanno poi condotto all’adozione della determina n. 96 del 14.11/2019, a firma del Responsabile dell’Ufficio Finanziario del Comune di Fallo, recante dicitura “ Affidamento Incarico per lo Studio di Fattibilità Riserva Naturale Regionale” ricadente nel Comune di Fallo. In attuazione a quanto normato nella citata determinazione, Ambiente e/è Vita Abruzzo Onlus ha, in collaborazione con il Dott. Francesco Paolo Pinchera, avviato le necessarie attività volte a certificare l’esistenza delle ineludibili caratteristiche ambientale occorrenti al fine di poter istruire l’istanza alla Regione Abruzzo per l’istituzione di una Riserva Naturale Regionale. Le misure poste in essere hanno avuto un andamento binario e si sono sostanziate sia in un’

osservazione diretta del sito attraverso azioni ed indagini di monitoraggio e ricerca scientifica e sia

per mezzo di una peculiare ricerca bibliografica. 3 Pag.

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Le risultanze, derivanti dal combinato disposto degli interventi effettuati, sono sorprendenti sia per emergenze naturali che interesse conservazionistico e lasciano ipotizzare che insistano tutte le condizioni affinchè l’area indicata nella cartografia allegata possa ottenere il necessario riconoscimento legislativo di sito di valenza regionale e quindi di Riserva Naturale. Vale la pena precisare che l’intero progetto partirà da una nuova visione e da un’ idea di governance che configura un management caratterizzato da una gestione pattizia attraverso la definizione di un quadro strategico condiviso che renderà direttamente partecipi sia la popolazione che i portatori nell’amministrazione del territorio . La filosofia ispiratrice dell’azione si sostanzierà nella proposizione di un differente modello gestionale dell’ambiente complessivamente inteso ed, in particolare, in un approccio “alternativo” nel modus di condurre un’ area protetta rispetto a quanto compiuto nel corso degli ultimi 20-25 anni. L’intenzione primaria sarà caratterizzata dal desiderio di dimostrare come sia possibile coniugare la salvaguardia alla valorizzazione e la tutela allo sviluppo socio-economico per mezzo dell’affermazione di una visione antropocentrica del sistema ambiente. Una concezione che, di fatto, porta all’applicazione pratica delle moderne elaborazioni del principio di sostenibilità di prossimità intesa non solo come capacità di conservazione del tasso di ricostituzione delle risorse naturali, ma anche come sostenibilità gestionale, imprenditoriale, economica, turistica e promozione delle valenze storiche, architettoniche e delle tradizioni popolari da realizzarsi prevalentemente per mezzo di compensazioni su scala locale. Ed è su questa filosofia che si intenderà sviluppare questo Piano che, in ogni sua parte, non perderà di vista la “ragione primaria” della presenza delle attività antropogeniche e della peculiarità delle aree protette abruzzesi, e del comprensorio del medio Sangro in particolare, ovvero di costituire piccoli scrigni di biodiversità di eccezionale valenza naturalistica incastonati in ambiti in cui la presenza umana e delle attività imprenditoriali, agro-silvo-pastorali ed artigianali si è stratificata nel tempo tanto da essere parte della cornice essenziale e peculiare di queste aree. Da questo principio trae origine la nuova idea di area protetta che sottenderà la strutturazione dell’impianto progettuale e che rappresenterà il filo conduttore dell’intero impianto pianificatorio unitamente alle linee guida gestionali. Per brevi linee di seguito si riporta la concezione di Riserva naturale a cui si fa riferimento. Nell’immaginario collettivo una zona sottoposta a vincolo di vario genere è certamente un luogo dove gli ambienti più belli e significativi di uno specifico dato areale vengono salvaguardati e la biodiversità e le risorse naturalistiche tutelate in modo integrale e continuativo con il fine di

evitare rischi di riduzione eccessiva o modificazione del ruolo ecologico di quel territorio. 4 Pag.

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Il senso però di un area protetta non si esaurisce qui come molti sarebbero portati a credere. Un area protetta è invero molto di più: è il luogo principale dove realizzare e promuovere una corretta convivenza fra “Uomo e Ambiente”, dove far convivere in perfetta armonia il binomio sviluppo e conservazione e dove è necessario educare alla conoscenza ed al rispetto dell’ambiente. Al di là di ogni biocentrismo fumoso è necessario rendersi conto di come il tentativo di promuovere una salvaguardia integrale del sistema ambiente attraverso, non già una corretta campagna di educazione ed informazione, ma bensì per mezzo di un costante richiamo al pericolo (quello che taluni definiscono terrorismo psicologico) non ha prodotto gli effetti desiderati. Occorre dunque passare ad una nuova fase che abbia quale assunto fondamentale, ed oseremo dire quale tacito presupposto, la considerazione che solo attraverso la co-responsabilizzazione e l’educazione ad una nuova sensibilità ambientale della popolazione sarà possibile fare in modo che la fruizione delle risorse naturali avvenga in modo corretto. In sostanza occorre rendersi conto che l’uomo opera quale soggetto attivo al centro del sistema ambiente e dunque se il fine è quello di programmare un piano organico di sostenibilità ambientale, è necessario che lo stesso operi nella consapevolezza dei delicati equilibri uomo – natura. Da tali presupposti discendono ovviamente anche gli indirizzi ed i parametri sui cui si dovranno essere informati i criteri di “governo” del territorio che ha Nostro avviso si dovranno concretizzare in una visione di riserva naturale quale “agenzia di sviluppo” e centro di aggregazione di soggetti che investono in aree protette in funzione della strategicità delle risorse a disposizione ed in linea con le direttive dello sviluppo sostenibile. Il ruolo svolto da una Riserva dovrà, quindi, configurarsi prioritariamente quale azione di coordinamento delle politiche attive di sviluppo attraverso l’affermarsi di una logica di “sistema operativo” che coinvolga gli Attori sociali, tutte le Autonomie Locali (regionali, provinciali, comunali) le Istituzioni e le popolazioni residenti. Occorrerà, quindi, concorrere a creare i necessari presupposti per la nascita di una sinergia società civile-entità amministrativa che, fondandosi su di un’asse di collaborazione ben saldo, favorisca il nascere di un alto senso di appartenenza alle aree in questione. Anche i cittadini, chiamati a formule di co-responsabilizzazione gestionale, maturerebbero la consapevolezza di essere parte di un’area protetta e della sua causa e di conseguenza svilupperebbero un sorta di identità territoriale quale marchio distintivo.

Operando in tal senso risulterà essere possibile contrattualizzare un nuovo patto sociale, 5

coinvolgente le realtà amministrative, gli uomini che vivono in zone vincolate e le “ragioni” della Pag.

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Riserva, in grado di favorire un rapporto di simbiosi, che stimoli la promozione di attività sostenibili idonee alla creazione di condizioni economiche e sociali che permettano, anche e soprattutto, la permanenza di un indispensabile presidio umano ed economico nelle aree in parola. Un approccio medotologico, quindi, fortemente rivoluzionario, calibrato sulle realtà ed essenzialmente modulare ossia in grado di garantire un idoneo cronoprogramma di interventi focalizzato sulle esigenze e sulle evidenze del comprensorio interessato dall’ipotesi gestionale. Del resto tale concezione di governance, e dunque anche di management, trova riscontro nelle linee guida del quadro normativo europeo e nazionale nelle materie dedicate e riscontro nella definizione degli indirizzi strategici della nuova Programmazione Comunitaria 2021/2027, ma ancor più nella constatazione che, oggi più che mai, nel contesto di una crisi generale che investe i rapporti dell’uomo con la Terra occorre promuovere il consolidamento di nuovi strumenti di regolazione dei processi di ambientali. Questa proposta muove in quella direzione e punta allo spostamento di attenzione dagli oggetti ai sistemi di relazione, "dalle isole agli arcipelaghi", dalle risorse (storico-culturali, architettoniche, paesistiche, ambientali) al loro contesto di appartenenza e quindi all'ambito relazionale che ciascun “bene” instaura con le altre componenti del suo intorno vitale. L'interazione dovrà tendere ad avere duplice riferimento, da un lato, il bene oggetto di attenzione, e dall'altro, estensioni territoriali spesso significativamente modificate dai processi di antropizzazione, sulle quali occorre agire in una visione di insieme di costante verifica delle “ragioni” del territorio. Tutto ciò comporterà anche un approccio multidisciplinare e multilivello nella gestione del territorio attraverso un’ interazione tra saperi diversi (da quelli propri dell’architetto a quelli del geografo, del geologo, del botanico, del faunista, del sociologo, dell’economista, dell'antropologo, ecc.), in vista di interpretazioni analitiche, valutative e progettuali realmente interdisciplinari, in cui le diverse conoscenze non vengano semplicemente accostate, ma abbiano la possibilità di interagire e di contaminarsi vicendevolmente. Questo, se applicato, vorrà significare:  favorire la riorganizzazione delle strutture legate all’amministrazione territoriale per valorizzare le interazioni orizzontali tra le diverse competenze e determinare le condizioni per politiche attive idonee a garantire tutela e sviluppo socio- economico.

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2. INTRODUZIONE La presente relazione descrive il territorio e le principali emergenze naturalistiche del Comune di Fallo (CH). Il Comune di Fallo si colloca nella media Vallata del Sangro, con un territorio dominato da aree naturali caratterizzate da estese formazioni forestali, particolari affioramenti rupestri ed uno dei più bei tratti del Fiume Sangro. L’eccezionalità delle emergenze naturali della vallata del Sangro è stata recentemente riconosciuta con l’aggiornamento del IV Report Nazionale sulle specie e gli habitat di interesse comunitario. La distribuzione ufficiale curata dall’ISPRA ha finalmente riconosciuto che il Sangro è un’area di particolare concentrazione di specie di punta della biodiversità nazionale. Un dei più importanti “hot spot” della biodiversità regionale. Il territorio del Comune di Fallo si colloca in una posizione centrale e strategica a livello di area vasta, ospitando uno dei tratti fluviali meglio conservati della vallata, caratterizzato dalle migliori condizioni di conservazione nei suoi aspetti naturali originari. Nello scenario naturale dei boschi che declinano verso il Sangro, costellato di affioramenti rocciosi, si trovano i resti di antiche strutture insediative, i ruderi del Mulino La Selva e l’area archeologica del Colle di Fallo Vecchio.

3. LA GEOLOGIA La valle del Sangro, in quasi tutta la sua lunghezza, segna il confine tra le Unità della successione carbonatica di piattaforma (Triassico-Miocene), corrispondente ai principali rilievi montuosi dell'Appennino centrale, Majella compresa, e le Unità Molisane che si estendono fino alla linea costiera adriatica. Il territorio del Comune di Fallo è un comprensorio basso montano che si caratterizza per un’orografia movimentata dalla presenza di numerosi affioramenti calcarei isolati che assumono la denominazione di zenna, morgia, peschio, o candone quando le misure risultano minime. Oltre ai calcari, nell’area si rinvengono anche affioramenti secondari di natura diversa, soprattutto marne ed arenarie. Queste ultime, in passato, venivano cavate e lavorate per ottenere regolari e sottili lastre (localmente note come lisce) per coprire gli edifici o per lastricare le strade. Le principali formazioni affioranti sono le argille varicolori, si tratta di argille e marne argillose con multiformi colorazioni che vanno dal grigio al rosso, al verde, violaceo, bruno, arancione e che si

presentano quasi sempre con la tipica tessitura scagliosa e per questo chiamate più semplicemente argille scagliose o argille mioceniche. Esse si presentano con spessori anche 7

dell'ordine del migliaio di metri e contengono spesso pezzame lapideo costituito da materiali di Pag.

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4. LA VEGETAZIONE E LA FLORA Il bosco costituisce la formazione vegetale più diffusa nell’area. Tra le diverse tipologie forestali, quella meglio rappresentata è il bosco misto di latifoglie a prevalenza di specie quercine. Sui versanti meglio esposti le formazioni assumono la struttura e la composizione dei boschi dominati dalla roverella (Quercus pubescens) mentre negli affioramenti rocciosi si localizzano delle vere e proprie isole di vegetazione mediterranea, segnalati dalla presenza delle chiome dei lecci (Quercus ilex), che divengono particolarmente visibili quando nei mesi autunno-invernali sono tra le poche latifoglie locali che mantengono il fogliame sempre verde (in tutto il comprensorio la presenza di affioramenti rocciosi è spesso “segnalata” dalla presenza del leccio). Ove le pendenze ridotte lo consentono, su suoli profondi e ricchi di humus, si sviluppa la cerreta (Quercus cerris), talvolta, nelle stazioni più fresche o nei terrazzi fluviali del Sangro, arricchita dalla presenza del carpino bianco (Carpinus betulus). Il territorio del Comune di Fallo ospita soprattutto formazioni boschive dei rilievi medio collinari appenninici, ovvero i boschi termofili a Roverella (Quercus pubescens). Queste formazioni sono riferibili sia a soprassuoli “storici”, ovvero costituiti da boschi di antico insediamento, sia da formazioni “di recupero”, dovuto a più recenti fenomeni di imboschimento spontaneo su terreni anticamente disboscati per far spazio alle attività agro-pastorali. La flora accompagnatrice di questi popolamenti a roverella è simile alle porzioni di bosco dominato da sempreverdi come le leccete, con popolazioni di Orniello (Fraxinus ornus), Carpino nero (Ostrya carpinifolia), Acero campestre (Acer campestre), Sorbo domestico (Sorbus domestica), Olmo campestre (Ulmus minor) e meno frequentemente l'Acero opalo (Acer obtusatum). Nel sottobosco troviamo diverse specie arbustive: Biancospino (Crataegus

monogyna), Berretta da prete (Euonymus europaeus), Marruca (Paliurus spina-christi), Sanguinello

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(Cornus sanguinea), Corniolo (Cornus mas), Emero (Coronilla emerus subsp. emeroides), Ligustro (Ligustrum vulgare), Prugnolo (Prunus spinosa) e Ginestrella comune (Osyris alba). Negli impluvi più umidi di queste formazioni, si rileva la presenza di aggruppamenti di Cerro (Quercus cerris). In questi boschi, generalmente misti, si presentano una notevole diversità tra le specie legnose. Oltre al cerro vi sono Aceri (Acer campestre, A. obtusatum, A. monspessulanum), Tigli (Tilia cordata e T. plattyphyllos), Carpino bianco (Carpinus betulus), Sorbo domestico (Sorbus domestica), Ciavardello (Sorbus torminalis). Nella matrice boschiva, in particolare in direzione Nord Est rispetto all’abitato di Fallo, sono presenti alcune aree franose dove scarseggia la vegetazione arborea e predominano le formazioni di prati aridi dominati da Brachipodio (Brachipodium rupestre) e Bromo (Bromus erectus). In questi settori, peraltro localizzati, la flora è quindi costituita prevalentemente da piante erbacee graminoidi comuni nei settori submontami e collinari dell’Appennino abruzzese. Sul territorio comunale le aree agricole in attualità di coltivazione sono quasi esclusivamente utilizzate a seminativo semplice, mentre altre porzioni ex agricole sono interessate dalla serie successionale di recupero spontaneo del bosco, con il passaggio dinamico dalle praterie secondarie, ai cespuglieti ed infine al reinsediamento del bosco di roverella. In queste piccole superfici ex agricole, incolti si rileva quindi la ricolonizzazione arbustiva a rosacee (Prunus spp. e Rubus spp.), con cespuglieti in evoluzione di Ginestra odorosa (Spartium junceum). La componente floristica principale è determinata da Phleum ambiguum e Festuca circummediterranea, accompagnate da camefite, con presenza anche di Lomelosia crenata pseudisetensis, Thymus longicaulis, Micromeria graeca e Lotus creticus. Ove le condizioni di umidità del terreno lo consentono, ovvero in presenza di substrati argillosi, si riscontrano ampi spazi dominati da canneti monospecifici a Canna del Reno o Canna di Plinio (Arundi plinii). Molto interessanti le formazioni xerofile che si insediano sugli affioramenti calcarei e marnosi, entità adattate all'aridità di questi substrati e che determinano la classica vegetazione mediterranea. Accanto alle specie legnose più rappresentative come il Leccio (Quercus ilex) si affiancano, nel sottobosco, altre specie sempreverdi di dimensioni minori, quali il Lentisco (Pistacia lentiscus), la Fillirea (Phillyrea latifolia), il Viburno tino (Viburnum tinus), ma anche latifoglie decidue come l'Acero minore (Acer monspessulanum), il Terebinto (Pistacia terebinthus), il Bagolaro (Celtis australis) e la Vescicaria (Colutea arborescens). La presenza di rocce affioranti, in stazioni meno aride, favorisce anche la diffusione del Carpino orientale o Carpinella (Carpinus orientalis), piccolo albero contorto e spinescente che spesso costituisce formazioni impenetrabili. Localmente la pianta è conosciuta sotto le denominazioni di

ragnose o spuja-Criste con riferimento al particolare aspetto e alla presenza di spine.

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A livello di area vasta, il territorio del medio bacino del Sangro, ospita specie floristiche di notevole interesse, per la loro rarità, per il carattere endemico e/o conservazionistico: - specie nuove e specie confermate per la Flora d'Abruzzo: Eclipta prostrata, Bidens vulgatus, Crypis schoenoides, Crypis alopecuroides, Panicum miliaceum; - specie endemiche: Campanula fragilis subsp. cavolinii, Onosma echioides, Linaria purpurea, Ophrys sphegodes subsp. garganica, Ophrys promontorii, Stips dazyvaginata subsp. apennicola, Erysimum pseudorhaeticum; - specie interesse conservazionistico: Persicaria hydropiper, Scutellaria galericulata, Aurinia sinuata, Geropogon hybridus, Lysimachia nummularia, Medigago scutellata, Iris pseudacorus, Ophrys crabronifera, Coronilla valentina; - specie rare per la flora abruzzese: Ferula communis, Cuscuta scandens subsp. cesatiana, Legousia falcata, Teocrium scordium subsp. scordium, Allium chamaemoly, Drymochloa drymeja, Agrostis festucoides, Phalaris arundinacea, Carex acuta, Ipomoca purpurea, Cardamine flexuosa, Serapias parviflora (un’orchidea spontanea piuttosto rara in tutta la regione).

5. HABITAT DI INTERESSE COMUNITARIO L’Italia ha un patrimonio di biodiversità unico in Europa, ed il nostro Paese ospita, oltre ad un elevatissimo numero di specie, anche diversi habitat, la cui tutela rappresenta un impegno, talvolta prioritario, sia per gli obblighi derivanti dalle norme comunitarie, e dalla Direttiva Habitat in particolare, sia per il crescente ritorno economico prodotto dalla presenza di habitat conservati in modo ottimale. La Regione Abruzzo contribuisce con un elevata superficie ad habitat classificato, grazie alla presenza sul territorio di competenza di tutte e tre le Regioni Biogeografiche presenti in Italia: Regione Biogeografica Alpina, Regione Biogeografica Continentale e Regione Biogeografica Mediterranea. Il territorio di Fallo è ricompreso nella Regione Biogeografica Mediterranea. Al momento la reale estensione degli habitat di interesse comunitario nei territori esterni alla Rete Natura 2000 non è nota, in quanto ancora con l’ultimo aggiornamento del IV Report Nazionale, la Regione non disponeva di un censimento degli habitat esteso a tutto al territorio di competenza. Tuttavia è possibile affermare che una porzione estremamente significativa di habitat di interesse comunitario sono localizzati al di fuori delle reti delle aree naturali protette o della Rete Natura

2000. Tra queste aree ancora esterne ad idonei strumenti di tutela rientra la gran parte della Valle

del Sangro e, in particolare, il territorio del Comune di Fallo.

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Gli habitat regionali sono quasi sempre classificati - nei formulari standard che periodicamente vengono trasmessi dalla Regione Abruzzo al Ministero che successivamente li trasmette alla Comunità Europea - in uno stato di “conservazione media o ridotta”. Ciononostante esistono ancora sul territorio regionale importanti habitat di interesse comunitario ancora non censiti che mantengono condizioni di conservazione buone o ottimali, quali sono alcuni habitat individuati nel territorio del Comune di Fallo. Nel territorio di Fallo sono presenti diversi habitat di interesse comunitario, per i quali viene fornita qui un primo elenco preliminare, ancora provvisorio e da integrare con successivi approfondimenti. Primo elenco degli habitat proposti per il territorio comunale di Fallo (habitat di cui all’Allegato I della Direttiva 92/43/CE e ss mm ii):  habitat 3240 Fiumi alpini con vegetazione riparia legnosa a Salix eleagnos (formazioni arboreo-arbustive pioniere costituite da boscaglie a salici arbustivi che si sviluppano sui greti ghiaioso-sabbiosi di fiumi con regime torrentizio e con sensibili variazioni del livello della falda nel corso dell’anno, che impediscono la trasformazione in comunità più evolute e ne rinnovano ciclicamente il corteggio);  habitat 8210 Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica (pareti rocciose di natura carbonatica con comunità casmofitiche; la vegetazione si presenta rada, caratterizzata da specie erbacee perenni, piccoli arbusti, felci, muschi e licheni; l’habitat si rinviene dal livello del mare nelle regioni mediterranee fino alla zona cacuminale nell’arco alpino);  habitat 91AA* Boschi orientali di Quercia Bianca (nell’interpretazione data dal Manuale Italiano di Interpretazione degli Habitat si tratta di boschi a dominanza di Quercus pubescens s.l. con Fraxinus ornus, termofili e spesso in posizione edafo-xerofila, diffusi in tutta la penisola italiana e nelle grandi isole, prevalentemente nelle aree subcostiere e preappenniniche e nelle conche infra appenniniche);  habitat 91L0 Querceti di rovere illirici (Erythronio-Carpinion). Boschi misti di cerrete mesofile, caratterizzate da un sottobosco ricco di geofite a fioritura tardo-invernale e altre specie nemorali; su suoli freschi, profondi, meso-eutrofici, ricchi di sostanza organica e humus, prevalentemente nel piano mesotemperato.  habitat 9340 Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia (formazione localizzata sugli affioramenti rupestri e presumibilmente regredita rispetto al passato - si tratta di boscaglie

di latifoglie sempreverdi della cintura meso-mediterranea).

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Gli habitat naturali di maggiore importanza per il Comune di Fallo fanno riferimento quindi a tre principali contesti ambientali: gli affioramenti rupestri (con vegetazione mediterranea localizzata); i boschi autoctoni di latifoglie e il Fiume Sangro.

Affioramenti di roccia calcarea, con presenza residuale di boscaglia a leccio (Quercus ilex) e fillirea in

Loc. Vista dei Lepri (foto F. Pinchera)

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Aspetto del bosco di roverella (Quercus pubescens) in Loc. Colle Felciare (foto F. Pinchera)

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Aspetto del Fiume Sangro presso la Loc. Fonte Rosato (foto F. Pinchera)

Di seguito vengono riportate le schede relative agli Habitat nel settore orientale del territorio comunale di Fallo, così come descritte nel Manuale Italiano di interpretazione degli Habitat della direttiva 92/43/CEE del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.

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3240 Fiumi alpini con vegetazione riparia legnosa a Salix eleagnos

Formazioni arboreo-arbustive pioniere di salici di greto che si sviluppano sui greti ghiaioso-sabbiosi di fiumi con regime torrentizio e con sensibili variazioni del livello della falda nel corso dell'anno. Tali salici pionieri, con diverse entità tra le quali Salix eleagnos è considerata la specie guida, sono sempre Caratterizzazione prevalenti sulle altre specie arboree che si insediano in fasi più mature. Tra gli arbusti, l’olivello spinoso (Hippophae rhamnoides) è il più caratteristico indicatore di questo habitat. Lo strato erbaceo è spesso poco rappresentato e raramente significativo. Queste formazioni hanno la capacità di sopportare sia periodi di sovralluvionamento che fenomeni siccitosi.

Distribuzione in Italia:

Fonte:

http://vnr.unipg.it/habitat/cerca.do?formato=stampa&idSegnalazione=40

Stato di conservazione in Favorevole. Habitat ben distribuito su gran parte delle Regioni Italia centrosettentrionali.

Il saliceto di ripa è uno stadio primitivo ma lungamente durevole, essendo condizionato dalla ricorrenza di eventi alluvionali che ritardano l’insediamento di un bosco igrofilo più maturo, che nelle condizioni di maggiore naturalità si Esigenze ecologiche: sviluppa in aree golenali più distanti dall’alveo. La posizione topografica e, soprattutto, il regime idrologico, determinano la disposizione spaziale dei popolamenti di greto e le relative successioni, quasi sempre osservabili nello

stesso sito.

Stato di conservazione nel Stato di conservazione favorevole.

Sito

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8210 Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica

Comunità casmofitiche delle rocce carbonatiche, dal livello del mare nelle Caratterizzazione regioni mediterranee a quello cacuminale nell’arco alpino.

Distribuzione in Italia:

Fonte:

http://vnr.unipg.it/habitat/cerca.do?formato=stampa&idSegnalazione

Formazioni tipiche dei substrati rupestri e/o rocciosi. Le comunità casmofitiche, espressione azonale, sono pioniere, ma hanno scarsissima Esigenze ecologiche: probabilità evolutiva. A volte, invece, ai fini operativi di rilevamento cartografico, sono mascherate all’interno di aree boscate o arbustate con le quali sono in contatto.

Stato di conservazione in Stabile Italia

Stato di conservazione nel Stabile. Sito

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91AA*: Boschi orientali di quercia bianca.

Boschi mediterranei e submediterranei adriatici e tirrenici (area del Carpinion orientalis e del Teucrio siculi-Quercion cerris ) a dominanza di Quercus virgiliana, Q. dalechampii, Q. pubescens e Fraxinus ornus, indifferenti edafici, Caratterizzazione termofili e spesso in posizione edafo-xerofila tipici della penisola italiana ma con affinità con quelli balcanici, con distribuzione prevalente nelle aree costiere, subcostiere e preappenniniche. Si rinvengono anche nelle conche infraappenniniche.

Distribuzione in Italia:

Fonte: http://vnr.unipg.it/habitat/cerca.do?formato=stampa&idSegnalazione=35

Formazioni boschive su suoli da calcicoli a silicicoli, in stazioni da rupicole o Esigenze ecologiche: psammofile a mesofile.

Stato di conservazione in Stabile Italia

Stato di conservazione nel Le formazioni sono oggetto di utilizzazione per biomassa, il governo è

Sito generalmente a ceduo matricinato

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91L0: Querceti di rovere illirici (Erythronio-Carpinion)

Boschi mesofili a dominanza di Quercus robur, Q. petraea, Q. cerris e Carpinus betulus caratterizzati da un sottobosco molto ricco con numerose geofite a fioritura tardo invernale. Cerrete mesofile dell'Appennino Caratterizzazione meridionale e del Gargano che si sviluppano su suoli profondi e humici, in stazioni pianeggianti, al piede dei versanti o nel fondo di doline, nel piano bioclimatico mesotemperato superiore.

Fonte:

http://vnr.unipg.it/habitat/cerca.do?formato=stampa &idSegnalazione

Distribuzione in Italia:

Si sviluppano in situazioni più o meno pianeggianti o in posizione di sella o Esigenze ecologiche: nel fondo di piccole depressioni su suolo profondo ricco in humus.

Stato di conservazione in Stabile Italia

Stato di conservazione nel Le formazioni sono oggetto di utilizzazione per biomassa. Sito

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9340 Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia

Boschi dei Piani Termo-, Meso-, Supra- e Submeso-Mediterraneo (e occasionalmente Subsupramediterraneo e Mesotemperato) a dominanza di leccio (Quercus ilex), generalmente pluristratificati, con ampia distribuzione Caratterizzazione nella penisola italiana sia nei territori costieri e subcostieri che nelle aree interne appenniniche e prealpine; sono inclusi anche gli aspetti di macchia alta, se suscettibili di recupero.

Distribuzione in Italia:

Fonte:

http://vnr.unipg.it/habitat/cerca.do?formato=stampa&idSegnalazione

Formazioni boschive su suoli da calcicoli a silicicoli, in stazioni da rupicole o Esigenze ecologiche: psammofile a mesofile.

Stato di conservazione in Stabile Italia

Le formazioni non sono oggetto di utilizzazione per biomassa, sia per le Stato di conservazione nel condizioni stazionali che determinano condizioni di accessibilità Sito particolarmente difficile, sia per la struttura, generalmente non idonea al

taglio. 19

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6. ASPETTI FAUNISTICI 6.1. Ittiofauna Particolarmente importante la fauna ittica, soprattutto per la presenza di specie di interesse comunitario. Di seguito vengono individuate e descritte alcune delle principali emergenze faunistiche degli habitat del medio bacino del Sangro e del territorio a più elevata qualità naturale del Comune di Fallo.

Barbus tyberinus nel fiume Sangro Le indagini condotte dall’ex Assessorato alla pesca della Provincia di nel 1998, per la redazione della Carta Ittica provinciale, ha previsto una stazione di monitoraggio sia a Ponte della Baronessa, sia a Villa Santa Maria, accertando la presenza del barbo all’inizio che alla fine del tratto fluviale di Fallo. I rilievi eseguiti nell’ambito dello studio “Analisi della distribuzione delle specie del genere Barbus, Cuvier 1871, nei bacini idrografici della regione Abruzzo” di Rossi et. al. 2013 (Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Bologna), hanno accertato la presenza del Barbus tyberinus nel fiume Sangro. Si tratta di una specie endemica, riferibile alla forma Barbus plebejus nella quale era precedentemente inclusa; forma tassonomica già tutelata a livello comunitario con l’inclusione nell'Allegato II della Direttiva Habitat.

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Un esemplare di Barbus tyberinus catturato e quindi rilasciato durante rilievi di monitoraggio nel Fiume Sangro (foto F. Pinchera)

6.2. Erpetofauna Nell'area del Comune di Fallo sono presenti numerose specie di anfibi, oltre alle rane verdi e al rospo comune troviamo la Rana appenninica (Rana italica) e la Rana agile (Rana dalmatina), entrambe "rane rosse" che vivono all'interno di aree boschive e/o presso corpi e corsi d’acqua vicini o interni al bosco. Importante la presenza della Raganella italiana (Hyla intermedia), del Tritone crestato italiano (Triturus carnifex) e del Tritone italiano (Triturus italicus).

Nei boschi che costeggiamo i corsi d’acqua del medio bacino del Sangro è presente un importante 21

endemismo: la Salamandrina dagli occhiali settentrionale o Salamandrina di Savi (Salamandrina Pag.

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Segreteria Regionale Abruzzo perspicillata), specie rigorosamente tutelata a livello comunitario ed è inserita negli Allegati II e IV della Direttiva Habitat, nell'Allegato II della Convenzione di Berna.

Un esemplare di Salamandrina dagli occhiali settentrionale o Salamandrina di Savi (Salamandrina perspicillata) rilevata nel medio bacino del Sangro (foto F. Pinchera)

Tra i rettili, oltre alla comune Biscia d'acqua (Natrix natrix), al Biacco (Hierophis carbonarius) e al

Colubro di Esculapio (Zamenis longissimus), sono presenti altri ofidi poco comuni, come la Natrice

tassellata (Natrix tessellata), anch'essa legata all'acqua come la specie congenere.

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Tra le specie di maggiore interesse comunitario è importante soprattutto la presenza del Cervone (Elaphe quatuorlineata), il serpente europeo che raggiunge maggiori dimensioni, abbastanza diffuso nel territorio del Comune di Fallo, dove frequenta le zone più aride e soleggiate in prossimità di aree rocciose. Questa specie, ben nota in Abruzzo in quanto utilizzata nella famosa processione di S. Domenico che si svolge ogni anno a Cocullo (AQ), è un'entità rigorosamente tutelata a livello comunitario ed è inserita negli Allegati II e IV della Direttiva Habitat, nell'Allegato II della Convenzione di Berna. Tra i sauri merita menzione la Rara luscengola (Chalcides chalcides), presente esclusivamente nei brachipodieti, pascoli aridi.

Un esemplare di Cervone (Elaphe quatuorlineata), il serpente europeo che raggiunge maggiori dimensioni, specie assolutamente innocua tutelata dalla normativa internazionale: è presente nel

territorio del Comune di Fallo (foto F. Pinchera).

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1175 Salamandrina perspicillata – Salamandrina dagli occhiali settentrionale

Distribuzione

Specie endemica dell’Appennino appartenente a un genere monotipico, il cui areale si estende in modo continuo dalla provincia di Genova all’estremità meridionale della Calabria (Aspromonte), con maggiore frequenza di località del versante tirrenico, ma con recenti segnalazioni anche in alcune località del versante adriatico. La specie è diffusa dal livello del mare fino a circa 1.500 m di quota, più frequentemente tra 200 m e 700 m s.l.m., pertanto è considerata specie tipicamente collinare strettamente legata a cenosi forestali sub termofile o mesofile.

Presenza e distribuzione del sito

Il sito costituisce una delle prime aree di accertamento della distribuzione sul versante adriatico dell’Appennino Centrale. Il taxon è distribuito all’interno dell’area boscata, con particolare riferimento alle fasce circostanti il reticolo idrografico.

Habitat ed ecologia

Rispetto ad altri Salamandridi, la salamandrina dagli occhiali ha un aspetto gracile con capo ben distinto dal tronco, arti esili che, a sviluppo definitivo, presentano quattro dita su tutte le zampe. Le dimensioni degli individui adulti, maturi sessualmente, variano in un intervallo tra 60 a 111 mm compresa la coda. La colorazione appare uniformemente bruno-nerastra sul dorso. A livello del capo vi è una macchia interoculare biancastra - giallo ocra dalla forma che ricorda grossolanamente quella di un paio di occhiali. L’addome è variamente e irregolarmente pigmentato con alternanza di screziature rosse e macchie nere su uno sfondo biancastro. La superficie della cute è finemente e uniformemente granulosa e il rilevamento di costole e vertebre rende tale animale in apparenza fortemente disidratato. Habitat elettivi sono principalmente valli ombrose, fresche e umide sebbene viva anche in ambienti aperti e fortemente antropizzati quali parchi o terreni coltivati; non mancano segnalazioni occasionali in grotta. Salamandrina perspicillata è una specie decisamente terricola che si reca in acqua solo nel periodo della deposizione. Di abitudini notturne ed elusive, vive nascosta tra i sassi e nelle fessure del suolo, più di rado sotto i tronchi marcescenti, comparendo all’aperto solo nel periodo degli amori o dopo piogge abbondanti. L’accoppiamento avviene in un periodo compreso tra l’autunno e la primavera mentre l’ovodeposizione ha luogo generalmente da marzo a maggio. Salamandrina perspicillata presenta sviluppo indiretto. Il periodo d’incubazione dell’uovo è correlato alla temperatura dell’acqua, e a una temperatura di 14°C è di circa 20

giorni.

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Stato di conservazione

Lo stato di conservazione della specie è di difficile definizione a causa delle difficoltà di rilevamento al di fuori del periodo riproduttivo. E’ una specie molto sensibile al disboscamento e all’alterazione dei corpi idrici utilizzati per l’ovodeposizione. La specie è protetta dalla Direttiva “Habitat” 92/43/CEE (Appendice II e IV), ed è inclusa anche nell’Allegato II della Convenzione di Berna (1979), che promuove la conservazione della vita selvatica e degli ambienti naturali in Europa. Infine, in Italia salamandrina perspicillata è inserita nel “Libro Rosso” dei vertebrati, quale specie parzialmente minacciata (“LR = Lower Risk”) (Bulgarini et al., 1998).

Minacce

Costituiscono aspetti critici per la specie la tutela, la salvaguardia e il ripristino degli ambienti umidi (torrenti con alveo naturale) idonei a ospitare la specie. Rischio di utilizzo di alcuna sostanza chimica, saponi, solventi, altro, in qualsiasi corpo d’acqua. Attivazione di un programma di monitoraggio permanente nelle aree di presenza potenziale delle specie, da individuare in base alla vocazionalità del territorio, ovvero alla distribuzione di punti d’acqua. La specie risente di fenomeni di disturbo ai corpi d’acqua.

1279 Elaphe quatuorlineata - Cervone

Distribuzione

Il cervone è diffuso dall'Europa sudorientale all'Asia Minore. In Italia è presente nelle zone centro- meridionali: il limite settentrionale del suo areale giunge infatti alla Toscana e alle Marche. E’ assente in Sardegna. La sua distribuzione altitudinale in Italia va dal livello del mare fino a circa 800 m di altitudine.

Presenza e distribuzione nel sito

Presente nel Sito, nei settori non interessati dalle coperture forestali più fitte. Importanti per la specie gli

affioramenti rupestri distribuiti nel territorio del Comune di Fallo.

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Habitat ed ecologia

In generale la specie predilige ambienti di macchia, il limitare di boschi, i boschi radi e soleggiati o i luoghi con vegetazione sparsa, le sassaie, i muretti a secco e gli edifici abbandonati. Si tratta di una specie tipicamente mediterranea, che in Abruzzo abita ambienti ben precisi come: affioramenti rocciosi, macchie sempreverdi, boscaglie miste e assolate, ampi ginestreti, e prati-pascoli cespugliati con muretti a secco. Assente in ambienti boschivi coperti, può essere talora rinvenuto in aree umide, ove nuota agilmente e si nutre di uccelli acquatici e loro uova. Si nutre di roditori e uccelli (soprattutto le femmine, e quasi esclusivamente nei mesi primaverili) e i giovani anche di lucertole e ramarri. Le prede vengono catturate all'agguato e uccise per costrizione. Gli accoppiamenti avvengono e giugno. Le femmine si riproducono una volta l’anno, deponendo 6-10 uova in luglio dentro buche di roditori. I piccoli nascono a fine agosto e cominciano subito ad alimentarsi. La specie sverna da ottobre ad aprile.

Stato di conservazione

Il cervone è una specie in progressivo declino. La causa principale del trend negativo è riconosciuta nell’alterazione e/o scomparsa degli habitat in cui la specie vive. La riduzione delle macchie e delle fasce arbustive ai margini dei boschi, dovuta agli interventi antropici, si traduce di fatto nella diminuzione della disponibilità di prede e di rifugi. Il declino è anche spinto dalla mortalità su strada e dal prelievo illegale d’individui, sia in termini di esemplari uccisi volontariamente (soprattutto i giovani che vengono facilmente confusi per vipere), sia in termini di esemplari raccolti per scopi di terrariofilia (azione che purtroppo da luogo a un mercato nascosto e incontrollato nel quale questi animali vengono venduti illegalmente).

Minacce

Costituiscono aspetti critici per la specie la conservazione dei muri a secco e delle siepi in ambiente agricolo. Incentivazione del restauro di muri a secco con tecniche tradizionali. Incentivazione della realizzazione di nuove siepi in ambiente agricolo. Favorire il mantenimento ed il recupero delle aree a pascolo. Evitare l’apertura di nuove strade e regolamentare l’accesso alla viabilità secondaria. Attivazione di un programma di monitoraggio permanente nelle aree di presenza potenziale delle specie, da individuare in base alla vocazionalità del territorio, ovvero alla distribuzione di pascoli e radure e di ambienti rocciosi. La specie risente ancora di eventi di uccisione volontaria (campagna d’informazione e divulgazione). Nella viabilità locale sussiste il rischio di schiacciamento da parte di autoveicoli.

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6.3. Ornitofauna Tra le specie legate strettamente legate al tratto di Fiume Sangro interno al territorio comunale di Fallo risultano stanziali il Merlo acquaiolo (Cinclus cinclus) e la Ballerina gialla (Motacilla cinerea), specie legate ad acque correnti a regime torrentizio di buona o ottima qualità. Tra i rapaci risultano nidificanti nel territorio la Poiana (Buteo buteo), lo Sparviere (Accipiter nisus), il Nibbio reale (Milvus milvus) e il Nibbio bruno (Milvus migrans). Nelle aree rupestri sono presenti rapaci come il Falco pellegrino (Falco peregrinus) e il Gheppio (Falco tinnunculus). Sempre legati agli ambienti rupicoli specie interessanti e poco comuni come la Rondine montana (Ptyonoprogne rupestris), il Passero solitario (Monticola solitarius) e il Picchio muraiolo (Thicodroma muraria). Da annotare sono anche gli uccelli legati alle zone agricole, si tratta di specie in declino in tutta Europa a seguito dei profondi cambiamenti e con la riduzione dei pascoli, dei campi e delle aree aperte in genere, dovuti all'abbandono dell'agricoltura tradizionale e alla modificazione delle pratiche agricole. In queste zone, e in particolare nei pascoli cespugliati, si rinvengono l'Averla piccola (Lanius collurio), lo Zigolo nero (Emberiza cirlus), lo Zigolo giallo (Emberiza citrinella) e il Succiacapre (Caprimulgus europaeus). L’intero territorio Comunale di Fallo è ricompreso nella “Important Birds Area” n. 115 (IBA 115) denominata “Maiella, Monti Pizi e Monti Frentani”. L’IBA 115 è esteso per 156.285 ha, ma solo l’area montana della Maiella e parte dei Monti Pizi sono stati effettivamente ricompresi dentro il perimetro la ZPS IT7140129 denominata “Parco Nazionale della Maiella” (per una quota di 74.082 ha, ovvero il 47% della superficie dell’IBA), mentre la maggior parte dell’IBA 115, pari ad 82.203 ha, ovvero il 53%, non è stato incluso in Siti natura 2000 o Aree Naturali Protette. Recentemente il Ministero dell’Ambiente ha evidenziato, anche presso i competenti Uffici regionali, l’importanza naturalistica delle aree dell’IBA 115, qual è il territorio comunale di Fallo, che non hanno avuto ancora un adeguato riconoscimento per la tutela delle eccellenze faunistiche presenti sul territorio, soprattutto per tutte le aree esterne al Parco Nazionale della Maiella.

6.3.1. IBA 115 In base al Portale Cartografico Nazionale (http://www.pcn.minambiente.it) e con riferimento alla data di consultazione in agosto 2020, si osserva che il territorio comunale di Fallo è interamente ricompresa nell’IBA (Important Birds Areas) n. 115, denominata “Maiella, Monti Pizzi e Monti Frentani”, che si estende per complessivi 156.285 ettari, cioè l’intero Parco Nazionale

della Maiella con i Monti Pizzi e il territorio dei Monti Frentani fino al confine con il Molise lungo la 27

vallata del fiume Trigno. Pag.

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Le IBA sono state individuate sul territorio nazionale ed europeo da BirdLife International sulla base della presenza di determinate specie di particolare interesse per la conservazione. Queste specie sono dette “trigger species”. Le specie che hanno sostenuto la delimitazione dell’IBA 115 “Maiella, Monti Pizzi e Monti Frentani”, sono Alectoris graeca; Falco biarmicus; Falco peregrinus; Aquila chrysaetos; Milvus milvus; Pernis apivorus; Milvus migrans; Leiopicus (syn. Dendrocopos) medius; Pyrrhocorax pyrrhocorax; Anthus campestris.

Di seguito è riportata la tabella delle specie per le quali BirdLife International ha individuato e perpetrato l’IBA 115 (immagini tratte da BirdLife International 2016, Important Bird and Biodiversity Area factsheet: Maiella, Pizzi and Frentani mountains. Downloaded from http://www.birdlife.org).

In base alle conoscenze attuali, il territorio di Fallo svolge un ruolo importante per la conservazione delle principali emergenze ornitiche del comprensorio dell’IBA 115 e in particolare:

- Milvus milvus

Per la specie Milvus milvus, la maggior parte della popolazione dell’IBA concentrata nell’area frentana ad Sud Est della Maiella, ovvero al di fuori di aree naturali protette, nonostante si tratti

una delle emergenze faunistiche più importanti a livello nazionale. Il Nibbio reale nidifica 28 Pag.

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Segreteria Regionale Abruzzo soprattutto in formazioni a roverella in ambiente collinare, ovvero uno degli ambienti naturali più importanti e diffusi nel territorio comunale di Fallo. Il Nibbio reale è anche presente come svernante, con contingenti più numerosi, grazie alla presenza addizionale di individui provenienti dal Centro Europa.

- Pernis apivorus La specie si riproduce nelle aree boschive, ove utilizza aree di nidificazione in boschi relativamente freschi e prossimi al Sangro. Nel Comune di Fallo la specie viene osservata soprattutto nell’area in Loc. La Selva.

- Leiopicus (N.d.R. = Dendrocopos) medius Specie tipica dei boschi vetusti, composti almeno parzialmente da esemplari secolari del Genere Quercus. In Abruzzo la specie è nota per aree meridionali della Regione, con particolare riferimento ai distretti meridionali dell’Abruzzo Citeriore. Specie molto localizzata: le popolazioni superstiti sono invece localizzate in boschi vetusti. In Loc. la Selva potrebbero rintracciarsi idoneità potenziali per la presenza della specie.

- Anthus campestris Specie di aree aperte pascolate, con significativa presenza di rocce e pietre e soprassuoli aridi. Nel territorio di Fallo la presenza della specie è riferita alle aree agro-pastorali aperte.

Il Nibbio reale (Milvus milvus) Il Nibbio reale (Milvus milvus L. 1758, Accipritidae) è un uccello rapace di grandi dimensioni con un’apertura alare di 170-190 centimetri. Il suo piumaggio ha una colorazione complessivamente rossiccia ed in volo lo si riconosce per la sua caratteristica silhouette snella ed elegante con coda biforcuta. L’areale della specie è limitato a parte del continente europeo (specie endemica paleartica).

Le tre nazioni in cui vivono i maggiori contingenti di nibbio reale sono Germania, Francia e Spagna. In queste tre nazioni vivono circa il 75% della popolazione mondiale di questo

uccello, tuttavia, negli ultimi decenni come hanno dimostrato numerosi studi, sono 29 Pag.

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fortemente in declino. In Italia si stima la presenza di 314-426 coppie nidificanti. In Abruzzo la specie è concentrata nel territorio provinciale di Chieti, dove si era ricomparso come nidificante, agli inizi degli anni ’80 del secolo scorso. L’area del settore meridionale della provincia teatina e il territorio del Comune di Fallo, risultano interessate anche da un importante fenomeno di svernamento di questa specie con individui che provengono da paesi nord europei. Nel periodo invernale il nibbio reale forma dormitori comuni. Essi sono frequentati sia dagli uccelli migranti (giovani e adulti) e sia dagli uccelli stanziali (principalmente giovani e raramente adulti). L’ambiente frequentato dal nibbio reale corrisponde pienamente alla descrizione del territorio comunale di Fallo: l’habitat della specie è infatti costituito da boschi, in particolare a dominanza di Roverella, Cerro, Orniello e Carpino nero alternati a coltivi, campi e pascoli abbandonati; la fascia altitudinale entro cui si colloca il grosso della popolazione nidificante è compresa tra 400 e 1000 m s.l.m. Ma l’importanza del territorio di Fallo per la conservazione del nibbio reale non si limita al solo periodo riproduttivo. In inverno importanti contingenti si spostano dal Centro e Nord Europa verso l’Italia, ove passano l’inverno aggregandosi con gli individui stanziali che si riproducono nel nostro Paese. La presenza del nibbio reale è un indicatore inverso dei comportamenti persecutori più scellerati: laddove raggiunge buone densità e lo status è favorevole vuol dire che ci si trova in contesti ove lo sparo illegale o l’uso dei veleni per uccidere gli animali non sono azioni troppo diffuse.

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Un esemplare di Nibbio reale (Milvus milvus L. 1758, Accipritidae) appartenente alla subpopolazione abruzzese, concentrata nella Provincia di Chieti a Sud del Massiccio della Maiella: la seconda roccaforte nazionale subito dopo la Lucania (foto F. Pinchera).

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A074 Milvus milvus – Nibbio reale

Distribuzione

Specie politipica a distribuzione europea. La popolazione europea è stimata in 19.000 – 24.000 coppie, di cui il 50% in Germania. In Italia è sedentaria nidificante nelle regioni centro-meridionali e insulari, con una popolazione di circa 300-400 coppie molto localizzate, attualmente in declino sulla maggior parte del territorio. E’ inoltre svernante regolare con una popolazione valutata in 850 – 1.145 individui, presenti in almeno 30 roost localizzati in prossimità di discariche. In Italia la specie è distribuita in maniera discontinua nel centro-sud della penisola con la popolazione più settentrionale situata nei Monti della Tolfa (Lazio) che risulta essere isolata dal resto dell’areale. In Abruzzo è presente la parte settentrionale della grande popolazione peninsulare italiana (Calabria, Basilicata, Puglia, Campania, Molise e Abruzzo), attualmente attestata sui versanti Sud della Maiella che ne hanno ostacolato la riespansione verso Nord. Nelle Marche e in Toscana la specie è tornata ad essere presente, dopo una fase di scomparsa provocata dalla persecuzione umana, grazie a progetti finanziati dalla Comunità Europea.

Presenza e distribuzione nel sito

All’interno del territorio comunale la specie è ben distribuita, apparentemente in condizioni di saturazione rispetto alle potenzialità ambientali.

Habitat ed ecologia

Vive in ambienti collinari dal livello del mare fino a 600 m di altezza. Sia la popolazione nidificante sia gli svernanti frequentano habitat misti di varia natura e composizione, caratterizzati da boschi e boschetti maturi di latifoglie o conifere con presenza di vasti spazi aperti utilizzati per cacciare. Frequenta abitualmente anche discariche di rifiuti urbani. In svernamento forma dormitori in aree boscate di varie decine d’individui. In migrazione frequenta anche campagne coltivate, risaie, fiumi, laghi, lagune, ecc. Si nutre di piccoli mammiferi e uccelli, serpenti, rane e animali morti e di roditori e rifiuti che trova nelle discariche. Nidifica in coppie isolate o sparse che costruiscono il nido su un albero, anche se sono noti casi di nidificazione su pareti rocciose. Le uova (1-3) vengono deposte nel periodo marzo-aprile e incubate

quasi esclusivamente dalla femmina per circa 31-32 giorni.

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Stato di conservazione

Le principali criticità relative a questa specie sono rappresentate dalla distruzione e trasformazione degli habitat di riproduzione e alimentazione, la modificazione dei sistemi di conduzione agricola e allevamento del bestiame, l’avvelenamento da pesticidi, le uccisioni illegali, il disturbo antropico durante la nidificazione. A livello europeo la specie è classificata come SPEC 4 ed in Italia è inclusa nel Libro Rosso dei vertebrati d’Italia come specie “in pericolo” (EN) ed è considerata specie Vulnerabile (Calvario et. Al, 1999). La specie è inserita nell’Allegato I della Direttiva Dir.79/409/CEE, nell’Allegato II della Convenzione di Berna All. II, nell’Allegato II della Convenzione di Bonn e nell’Appendice I della CITES.

6.4. Mammalofauna Tra i mammiferi numerosi sono gli insettivori, come i Topiragno (Sorex sp. pl.), il Riccio (Erinaceus europaeus), la Talpa (Talpa sp.), ma anche i piccoli roditori, da citare il Moscardino (Moscardinus avellanarius), il Topo quercino (Elyomis quercinus), le Arvicole. Interessante invece la recente espansione dell'areale dell'Istrice (Hystrix cristata) che ha ri- colonizzato buona parte del bacino del Sangro e dell'Aventino fino alle aree costiere adriatiche. Cospicua la presenza del Cinghiale (Sus scrofa) Degna di nota la presenza, ormai stabile e con discrete densità, del Capriolo (Capreolus capreolus), iniziato a ridiffondersi agli inizi degli anni '90 del secolo scorso. Lo stesso però ancora non può dirsi per il Cervo (Cervus elaphus), presente anche nelle aree strettamente limitrofe, ma con pochi individui e con una densità ancora molto scarsa. Tra i carnivori diffusi vi sono la Volpe (Vulpes vulpes), la Faina (Martes foina), la Puzzola (Mustela putorius), la Donnola (Mustela nivalis) e il Tasso (Meles meles). Tra i mammiferi di media grandezza si annovera anche il Gatto selvatico (Felis silvestris), specie più diffusa di quanto si pensasse in passato. Altra specie di grande sensibilità ecologica, già scomparsa in gran parte del territorio nazionale, ma ancora presente nel boschi di Fallo è la Martora (Martes martes). Importante la presenza del Lupo grigio appenninico (Canis lupus), un razza geografica di lupo tipica del della penisola italiana e ben distinto da tutte le altre popolazioni europee. Il Lupo appenninico (Canis lupus italicus) ha subito negli ultimi decenni un graduale e continuo incremento della popolazione, rioccupando l’intero Appennino e raggiungendo la Francia e le Alpi Occidentali da cui si è diffuso nel resto della catena alpina, provenendo proprio dalle montagne abruzzesi dove è

sempre risultato presente. In Abruzzo, ed in particolare nel settore meridionale della provincia di 33

Chieti, questo grande predatore ha ricolonizzato anche le aree costiere adriatiche, dove era Pag.

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Segreteria Regionale Abruzzo scomparso da circa due secoli. Tale successo è dovuto soprattutto all'espansione delle popolazioni di cinghiali, sua principale preda, e in misura minore alla predazione del capriolo. Il popolamento a Chirotteri della Val di Sangro già da qualche anno sta dando rivelazioni sorprendenti, con un numero elevato di specie e, soprattutto, di specie di particolare interesse conservazionistico a livello comunitario. Tuttavia l’emergenza più rilevante per il territorio di Fallo è senz’altro la Lontra (Lutra lutra). Quest’ultima era stata data per estinta, intorno agli anni ’90 su tutto il Bacino del Fiume Sangro, ma localmente le osservazioni sono continuate quasi senza interruzione fino al 2006 a seguito di un nuovo censimento, la specie è stata “riscoperta”, probabilmente anche grazie ad un recupero numerico che l’ha resa più facilmente rilevabile. Negli anni successivi la popolazione ha continuato ad espandersi ed oggi la specie ha ricolonizzato l'intero bacino del Sangro, dalle sorgenti alla foce, e il sottobacino dell'Aventino. Il tratto fluviale ricompreso nel territorio di Fallo è di presenza stabile per la specie lontra, grazie all’eccellente stato di conservazione dell’ambiente. Il manuale per il monitoraggio ISPRA 2016 per le specie animali riporta la distribuzione nazionale redatta con i dati del III rendiconto (ex art. 17 della Direttiva Habitat) (Loy e Fusillo, 2016). Tale distribuzione indica un areale relativamente omogeneo nelle regione meridionali peninsulari e aree di presenza più discontinue e di più recente conferma nel NordEst: il territorio comunale di Fallo rientra nell’area di presenza consolidata.

6.4.1. La Lontra (Lutra lutra) La lontra eurasiatica è un mustelide semi-acquatico di media taglia che abita soprattutto gli ambienti delle acque interne ed è diffuso dall’Europa occidentale fino all’Estremo Oriente. Anche in Italia lo status della lontra è stato per molto tempo male interpretato tramite le osservazioni da parte di cacciatori. La lontra comune è un mammifero di medie dimensioni, dalla forma slanciata ed affusolata, con corte zampe e palmatura interdigitale ben sviluppata. I due sessi presentano un evidente dimorfismo solo nelle dimensioni corporee: il peso della femmina è i ¾ di quello del maschio, ma può essere anche 3 volte inferiore (Chanin, 1985). Tale differenza si nota già nella prima fase dello sviluppo perché il maschio ha una crescita più rapida. La pelliccia è formata da due tipi di pelo: quello della borra, lanuginoso e fittissimo, che ne costituisce lo strato di base e quello della giarra, più lungo e setoloso, che ne forma lo strato più visibile all’esterno. Questo apparato pilifero ha una funzione importantissima per la sopravvivenza della specie perché funge da isolante termico idrorepellente. Il colore della pelliccia non è

uniforme su tutto il corpo, varia dal bruno delle zampe e del dorso, al bianco delle guance e del 34

collo, al nocciola chiaro del ventre. Pag.

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Tutta la struttura generale dell’animale è finalizzata ad un perfetto adattamento dello stesso alla vita subacquea. Le vibrisse (i baffi) sono molto robuste e formano un notevole schermo sensitivo attorno al muso dell’animale. Essi costituiscono uno strumento sensitivo (tattile) di grande importanza che consente alla lontra di individuare oggetti anche in condizioni di scarsa visibilità subacquea. La coda, a sezione rotondeggiante, ha una base appiattita molto spessa e viene utilizzata dall’animale come timone direzionale subacqueo. Come la maggior parte di Mustelidi, le lontre possiedono ghiandole perianali ben sviluppate; i loro secreti dall’aspetto lattiginoso, sono molto odorosi e gli animali lo utilizzano come strumento di comunicazione olfattiva. In casi particolari tuttavia, essi possono essere espulsi anche in seguito a forti shock emotivi. La lontra ha una dentatura formata da 36 denti, con canini ben sviluppati ed aguzzi che consentono una facile presa della preda. Le lontre frequentano ambienti acquatici molto diversi: fiumi, torrenti, laghi, paludi, canali di irrigazione e bacini artificiali, lagune costiere e coste marine rocciose. Gli ambienti acquatici, caratterizzati da una buona alternanza di zone poco profonde con acque calme e acque correnti, sono molto favorevoli alla specie (Prigioni, 1997). E’ il caso, ad esempio delle lanche o morte che si succedono a tratti di fiume con acque lotiche: nelle prime il mustelide trova una buona disponibilità di pesce ed è facilitato nelle operazioni di cattura, nei secondi può disporre sia di rifugi adatti lungo le rive (l’erosione dovuta alla velocità dell’acqua crea anfratti cavità specialmente sotto l’apparato radicale degli alberi) sia di fonti alimentari alternative soprattutto in inverno, quando gli specchi con acque calme sono ghiacciati. Anche le coste marine, se modellate in modo modesto o trascurabile dall’uomo, sono ambienti ottimali per ospitare popolazioni di lontra. Indipendentemente dal tipo d’ambiente, la specie necessita di luoghi che assicurino sufficiente tranquillità, specialmente durante il periodo riproduttivo. La dieta è senz'altro l'aspetto più noto dell’ecologia della lontra. Il fabbisogno giornaliero di una lontra è stimabile mediamente in circa 1 Kg di cibo, pari al 10-15% del suo peso corporeo. La specie si nutre di una grande varietà di prede, tra le quali i pesci costituiscono la componente alimentare prevalente e possono rappresentare oltre l’80% della dieta complessiva. Nello spettro alimentare rientrano anche rettili, uccelli, mammiferi ed insetti acquatici. Queste componenti, di norma poco rappresentate, assumono una certa rilevanza stagionale. Le specie ittiche consumate variano in relazione alle aree geografiche: nel nord Europa sono predati soprattutto Salmonidi e Anguille, a sud i Ciprinidi, come si è potuto osservare in diversi paesi del bacino Mediterraneo. Le lontre compiono spostamenti medi giornalieri di 5 km, ma sono in grado di coprire in una sola volta distanze di 10-16 km (Bouchardy, 1986; Green et al.,1984). L’area vitale occupata da una lontra viene visitata almeno per un terzo o un quarto della sua superficie in una notte e,

interamente in 3 o 4 notti. Negli spostamenti, le lontre non seguono soltanto i corsi d’acqua, ma 35

compiono lunghi tragitti sul terreno. La delimitazione delle aree è affidata al marcamento con feci Pag.

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Segreteria Regionale Abruzzo o secreti anali e solo in parte a comportamenti aggressivi. Le dispute territoriali sono più frequenti tra maschi che tra femmine e dove il confine territoriale viene conteso il marcamento con le feci è più intenso. Le dimensioni dell’home range degli animali, calcolate utilizzando diversi metodi, appaiono molto variabili ma quelle dei maschi sembrano essere maggiori di quelle delle femmine. In letteratura sono riportate lunghezze calcolate che vanno da un minimo di 7 Km (O’Neill & Rochford 2005) ad un massimo di 84 km (Durbin 1996). Prigioni (2006) ha valutato lo spostamento delle lontre mediante analisi genetica delle feci lungo 10 corsi idrici del Parco Nazionale del Pollino. I risultati ottenuti in questo studio, hanno evidenziato un modello di ripartizione spaziale delle lontre consistente nell’occupazione, da parte di un individuo, di un lungo tratto di corso idrico (21,6 e 34,8 km), comprendente 6-9 tratti più brevi (da 0,02 a 14,1 km), in parte sovrapposti e occupati da altrettanti individui. L’IUCN ha prodotto la Lista Rossa delle Specie Minacciate di Estinzione che, attraverso una serie di criteri, classifica le specie animali e vegetali in categorie che ne indicano lo stato di conservazione. Nel 2006 la lontra eurasiatica – a scala globale - è stata inclusa nella categoria Quasi Minacciata (Near Threatened, NT - IUCN 2007) perché, sebbene abbia subito un drastico declino in tempi storici, sta ora recuperando nella maggior parte dei Paesi Europei. Prima del 2006 la lontra era inclusa nella categoria Vulnerabile (Hilton-Taylor 2000). Il declassamento alla categoria NT è avvenuto sia a causa di un generale miglioramento dello stato di conservazione in Europa, sia dell’innalzamento dei valori soglia per rientrare nelle categorie di minaccia (Reuther e Hilton- Taylor 2004). A partire dal 2001, infatti, solo le popolazioni che hanno subito un declino superiore al 30% (prima la soglia era del 20%) nel corso delle tre precedenti generazioni possono rientrare nelle categorie di minaccia in base al criterio A. Anche l’European Mammal Assessment considera inserisce la lontra nella categoria NT (Temple e Terry 2007). In Italia nel 1998 è stata prodotta una Lista Rossa Nazionale delle Specie Minacciate di Estinzione applicando i criteri IUCN del 1994 (IUCN 1994), che ha incluso la lontra nella categoria Criticamente in Pericolo (Bulgarini et al., 1998). Attualmente, una nuova Lista Rossa è in fase di redazione in secondo la versione 3.1 dei criteri IUCN (IUCN 2001b). La valutazione preliminare inserisce la popolazione italiana nella categoria in Pericolo (EN) in base al principio di precauzione, poiché la popolazione è certamente inferiore a 1000 individui. Sebbene vi siano indicazioni dell’espansione di alcune popolazioni in Italia centro-meridionale, negli ultimi decenni la specie ha subito un drastico calo, e negli anni ’80-’90 si è estinta da tutta l’Italia settentrionale, dalla Toscana meridionale, dall’alto Lazio, e dall’Abruzzo. La situazione in Italia è più critica rispetto a quella rilevata in altri Paesi Mediterranei, perché le popolazioni residue sono piccole e completamente isolate dalle altre popolazioni Europee. La lontra è quindi attualmente una delle specie di mammiferi più esposte al rischio di estinzione in Italia. Si ritiene che le popolazioni a maggiore

rischio siano quelle più piccole ed isolate, in particolar modo la sub-popolazione molisana (e.g. 36

fiume Fortore), i piccoli nuclei del sud della Calabria (e.g. fiumi Crocchio, Neto, Savuto). Pag.

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6.4.1.1. Distribuzione storica in Abruzzo In Abruzzo la lontra (Lutra lutra) era presenta fino ai primi del 1900 in quasi tutti i corsi d’acqua. Secondo Altobello (1921) la lontra era presente in tutti i fiumi della regione “dalle sorgenti alle loro foci”. Nel corso degli anni 1971-73 CAGNOLARO et al. (1975) hanno effettuato un indagine indiretta utilizzando le informazioni raccolte presso i Comandi di Stazione del Corpo Forestale e il Comitato Provinciale della Caccia. Secondo questa indagine la lontra sarebbe stata ancora presente nei seguenti corsi d’acqua: - Provincia di L’Aquila: Fiume Aterno, Imele, Tagliacozzo, Liri, Sagittario, Gizio, in zone paludose e per un lungo tratto del fiume Sangro. - Provincia di Chieti: Fiume Pescara, nei fiumi Alento e Foro, nel fiume Sangro e nei fiumi Treste e Trigno.

In passato era presente anche nel Fiume Aventino, nel fosso Laio, nel Fiume Verde, nel Fiume Treste e nel Fiume Sinello. Provincia di Pescara: negli anni della ricerca non era presente ma in passato era presente in alcuni tratti del fiume Pescara (1960) e nei fiumi e canali prossimi alla costa nei dintorni del capoluogo. Analoghi dati vennero ripetuti da Spagnesi & Cagnolaro (1981) che, utilizzando lo stesso metodo di rilevazione indiretta, indicarono la presenza dell’animale, per il periodo fino al 1977, nei seguenti corsi d’acqua: Sangro, Trigno, Biferno, Verrino, Mandra, Volturno, Fortore, Tammaro.

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Orma di Lontra (Lutra lutra) rilevata sulle sponde del Fiume Sangro (foto F. Pinchera).

1355 Lutra lutra - Lontra

Distribuzione In Italia era originariamente diffusa in tutta la penisola, ma attualmente la popolazione risulta confinata in due nuclei lungo i corsi d'acqua che si estendono tra Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia e Calabria. Anche i nuclei minori che interessavano fino ad anni recenti (inizio anni 90) rispettivamente la Toscana meridionale e l'alto Lazio e l' Abruzzo (fiumi Orta, Orfento, Vella) non sono stati più rilevati in recenti indagini. Recente la ricolonizzazione del Sangro in Abruzzo, Probabilmente dal nucleo molisano.

Recentissimi il ritorno in Trentino e Friuli. Un esemplare investito ritrovato investito in Valtellina nel 2012 38 Pag.

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suggerisce la necessità di approfondire l'eventuale presenza di nuclei residui in Svizzera che potrebbero espandersi nei bacini italiani. Areale stimato di 38000 km2. Areale apparentemente in aumento, anche se con segni di rarefazioni locali. (Fonte www.IUCN.org.)

Presenza e distribuzione del sito Specie presente in tutta l’asta fluviale del Sangro interna al territorio comunale di Fallo.

Habitat ed ecologia Strettamente legata all' ambiente acquatico, la Lontra vive prevalentemente in prossimità di fiumi, ruscelli e laghi di montagna fino a 1500 m s.l.m. Persiste anche in bacini stagionalmente in secca. Utilizza sporadicamente le zone costiere quali paludi, lagune, estuari e foci dei fiumi, canali di irrigazione e bacini artificiali. Necessita di una buona alternanza di acque più o meno profonde, a corso medio-lento. Gli ambienti frequentati debbono essere caratterizzati da una buona disponibilità di risorse trofiche (soprattutto pesce, ma anche crostacei e anfibi) e da abbondante vegetazione riparia o pareti rocciose scoscese con presenza diffusa di massi e cavità.

Stato di conservazione Apparentemente in aumento nell’Abruzzo meridionale, forse mai estinta nel bacino del Sangro, sta oggi riconquistando nuove aree da dove era scomparso (Fiumi Trigno, Sangro ed Aventino). La frequenza nel Trigno è minore. Si ritiene che il grave disturbo dovuto all’estrazione in alveo siano state una parte importante delle cause della precedente fase di rarefazione.

Minacce Per assicurare una concreta protezione delle residue popolazioni occorre mantenere e migliorare la qualità dell' ambiente attraverso la conservazione della vegetazione riparia o il suo ripristino, il controllo delle opere di arginatura artificiale dei tratti fluviali, la regolamentazione dell' attività estrattiva di inerti dal greto e dalle rive dei fiumi, il controllo dell' inquinamento industriale delle acque, il ripristino qualitativo e quantitativo dei popolamenti ittici per mantenere una soddisfacente disponibilità alimentare per la specie, la tutela delle vie di dispersione degli individui tra bacini idrografici.

7. NOTE DI ARCHEOLOGIA PER IL TERRITORIO DI FALLO Nel territorio del Comune di Fallo, nello scenario naturale di ondulazioni collinari e spuntoni rocciosi, dominano il paesaggio estesi boschi di querce in cui si nascondono i resti di antiche strutture insediative, le fontane storiche, i ruderi del Mulino della Selva sul fiume Sangro, pitture su roccia, insediamenti dell’età del bronzo e sul colle denominato Fallo Vecchio,

un'interessante area archeologica in corso di studio. 39 Pag.

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Tra tutti i molteplici aspetti, hanno un particolare interesse, per il territorio di Fallo e il sottostante Fiume Sangro, i ruderi del Mulino La Selva. E’ stato il più importante mulino del territorio comunale di Fallo ed uno dei più importanti della media valle del Sangro. Le prime testimonianze scritte sono rintracciabili in testi del 1812 quando si avviarono i lavori di costruzione di un opificio che sfruttava l’energia dell’acqua per far funzionare gli impianti meccanici. Nel 1829 il Mulino La Selva passò di proprietà al Comune e da quel momento fu dato in affitto con regolarti contratti che attivano fino alla metà del 1900. Dalle testimonianze scritte si apprende che più volete il mulino è stato danneggiato dalle inondazioni e che gli interventi di manutenzione straordinaria sono stati ricorrenti negli anni. Spesso il mulino ed i suoi annessi subivano danni molto gravi, principalmente a causa di inondazioni, frane, smottamenti, che ne compromettevano l'attività per lunghi periodi, fino all'abbandono definitivo. Avvenuto tuttavia nell’ambito della crisi generale di tutti gli impianti che sfruttavano direttamente l’energia meccanica dell’acqua, soppiantati dai macchinari che utilizzano l’energia elettrica. Lo stato attuale di conservazione del mulino La Selva è compromesso, tuttavia la realizzazione di importanti lavori di ripulitura e consolidamento hanno consentito la fruizione e la vista di questo importante elemento della storia e della memoria della popolazione di Fallo. Nell’autunno 2010 Manzi individuò nel Comune di Fallo, presso la sommità della valletta soprastante la discarica comunale, due gruppi di figure dipinte in nero e rosso che si trovano nella parte inferiore di una parete molto aggettante (denominata “Parete Manzi” di Fallo): figure rosse molto sbiadite, probabilmente tre cerchi crociati accostati orizzontalmente; diversi segni neri il cui tratto sembra inter-rotto o cancellato, che paiono arrivare molto in basso e una figura nera non ben leggibile che potrebbe essere interpretata come un antropomorfo con la testa ad arco (Cuomo et. al. 2018).

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La freccia gialla indica la “parete Manzi”, ove sono state localizzate alcune antiche pitture raffiguranti cerchi crociati e un (probabile) antropomorfo (tratto e modificato da Google Earth).

Nel 2011, nel territorio del Comune di Fallo, è stata fatta un’altra importante scoperta. Durante lo scavo esplorativo per un progetto eolico località Serre, sono stati individuati i resti di un abitato preistorico: i primi reperti venuti alla luce consistono in ceramica, schegge di selce, pezzi di intonaco di capanne. I reperti sono stati indicativamente riferiti al periodo compreso tra il 1350 e il

1150 a.C., ovvero all’età del bronzo recente. Sulla base dei primi risultati si può affermare che gli insediamenti umani nel territorio tra e Fallo erano una realtà importante nel

secondo millennio a .C., almeno a partire dal 1700 a.C. 41 Pag.

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8. LA PROPOSTA DI RISERVA NATURALE REGIONALE Come abbiamo visto l’intero territorio comunale di Fallo è stato ricompreso nell’IBA 115, riconoscendo una importanza per la conservazione della biodiversità estesa a tutta la superficie di competenza comunale. All’interno dei confini amministrativi, possono essere riconosciuti quattro ambiti di particolare importanza per la conservazione delle risorse naturalistiche: 1. i boschi di querce autoctone in attimo stato di conservazione e riferibili ad habitat di interesse comunitario (Habitat di Allegato I della Direttiva 92/43/CEE); 2. gli affioramenti rupestri con isole di vegetazione mediterranea ed aspetti archeologici di grande interesse; 3. uno dei tratti meglio conservati del Fiume Sangro, arricchito dalla presenza di ruderi che testimoniano un epoca nella quale l’energia idraulica veniva utilizzate direttamente e sulla riva dei fiumi si svilupparono ingegnosi opere ingegneristiche per la realizzazione di mulini ed altri opifici; 4. una fauna di eccezionale livelle qualitativo, quale la lontra e il nibbio reale, che ancora non è stata adeguatamente e sufficientemente tutelata né dal sistema di aree protette nazionali, né dal sistema delle aree protette regionali.

La combinazione di questi aspetti fanno del territorio comunale di Fallo un ambito di eccezionale rilievo per la conservazione della biodiversità e del paesaggio regionale.

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Aree di pregio naturalistico a Nord Est di Fallo - legenda

verde: boschi di latifoglie autoctone (roverella);

marrone: affioramenti di roccia calcarea con vegetazione xerica mediterranea;

blu: Fiume Sangro.

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Aspetto della Valle del Torrente Castelluccio, affluente in sinistra idrografica del Fiume Sangro, posto al confine amministrativo tra i territori comunali di Fallo e Villa S. Maria (foto F. Pinchera).

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Le pendici boscose che separano l’abitato di Fallo dal Fiume Sangro (foto F. Pinchera).

Vista la congruità con gli strumenti di programmazione nazionale finalizzati alla conservazione della biodiversità (aree IBA); vista la presenza di importanti porzioni di habitat di interesse

comunitario (habitat di cui all’Allegato I della Direttiva 92/43/CE e ss mm ii); vista la presenza di 45

particolari eccellenze per la fauna regionale e nazionale (in particolare la lontra), si avanza la Pag.

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Segreteria Regionale Abruzzo proposta di istituzione di una nuova area naturale protetta localizzata nella media valle del Sangro, nel territorio del Comune di Fallo. La Riserva sarà finalizzata alla protezione, alla rinaturalizzazione ed alla riqualificazione del bene ambiente inteso quale insieme di fattori fisici e di organismi viventi considerati nelle loro dinamiche interazioni con la sviluppata presenza antopica. Viene quindi proposta una prima definizione planimetrica della Riserva Naturale. La Riserva Naturale proposta è dotata di una specifica Area Contigua, nella quale la tutela sarà solo parziale. La gestione dell’Area Contigua sarà riferita all’Ente Gestore dell’Area Protetta, il quale potrà avvalersi anche del contributo delle Associazioni di categoria (agricoltori, pescatori,allevatori, ecc.) e della popolazione residente. L’intenzione è di rinnovare nella tradizione e di regolamentare le prassi in uso, le consuetudini e le attività insistenti al fine di organizzare un Piano strategico di valorizzazione socio-economica e di implementazione degli indici di sviluppo in un quadro di assoluta compatibilità ambientale e di sostenibilità di prossimità. L’area protetta costituirà, a margine dell’adozione del Piano Next Generation EU ad opera della Commissione Europea, il primo campo applicativo degli indirizzi comunitari presenti anche nella programmazione Comunitaria 2021/2027 ovvero: definizione ex ante dei progetti/risultati, partecipazione, concertazione, pianificazione ed attuazione. In questo caso il futuro Piano di assetto potrebbe costituire la base degli indicatori, grazie alle schede progetto in esso presenti, di spesa-processo-risultato e sostenibilità.

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Perimetro proposto per la Riserva Naturale Regionale nel territorio del ComuneFallo di (CH)

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