Relazione di compatibilità geologica ai sensi delle NTA del PAI Puglia per la soppressione del passaggio a livello alla chilometrica ferroviaria 23+111 nel territorio comunale di San Nicandro Garganico (FG)

INDICE

1 PREMESSA ...... 2 2 UBICAZIONE DELL’AREA DI INDAGINE ...... 3 3 RIFERIMENTI NORMATIVI ...... 7 4 VINCOLISTICA ...... 8 4.1 Vincoli previsti dal piano di assetto idrogeologico (PAI) ...... 8 4.2 Vincoli previsti dal Piano Paesaggistico Territoriale Regionale ...... 13 4.3 Direttive imposte dal Piano di Tutela delle Acque della Regione Puglia ...... 19 4.4 Aree SIC e ZPS (Regione Puglia) ...... 19 5 CARATTERI GEOLOGICI DI RIFERIMENTO ...... 23 5.1 Caratteri generali...... 23 5.2 Geologia dell’area di interesse ...... 25 6 MODELLO GEOSTRUTTURALE DI RIFERIMENTO ...... 30 7 INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO ...... 31 8 Caratteri idrogeologici e idrografici ...... 37 9 SISMICITA’ DELL’AREA ...... 39 10 PROGRAMMAZIONE DELLE indagini geognostiche ...... 46 11 CONCLUSIONI ...... 48

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1 PREMESSA

La presente Relazione Geologica è stata redatta nell’ambito del piano di riduzione dei passaggi a livello presenti sulla linea ferroviaria -Rodi-, al fine di ottemperare ad intervenuta nuova legislazione avente come obiettivo prioritario quello di aumentare gli standard di sicurezza del servizio ferroviario. Il soggetto committente è la Società Ferrovie del Gargano S.r.l.. Il report viene stilato in conformità a quanto disciplinato dalle Normative vigenti e consiste in una sezione geotematica realizzata a supporto del progetto di realizzazione della viabilità stradale necessaria alla soppressione di alcuni passaggi a livello, sia stradali che pedonali, ubicati nella tratta ferroviaria che attraversa il territorio comunale di San Nicandro Garganico (Fg). La Società Ferrovie del Gargano s.r.l. intende modificare da un punto di vista impiantistico la tratta, mediante la realizzazione di un intervento volto alla modifica degli impianti esistenti e all'esecuzione di opere stradali, finalizzate alla soppressione di alcuni passaggi a livello, con lo scopo di elevare la sicurezza di esercizio e agevolare la viabilità locale che assolve il compito di disimpegnare il modesto traffico da e per i fondi agricoli adiacenti la sede ferroviaria. In considerazione dell’apertura al servizio ferroviario della tratta di nuova costruzione - San Nicandro Garganico, si è inteso suddividere l'intervento, per opportunità operative, in più fasi distinte. Il presente studio geologico è volto a fornire un quadro generale dei caratteri geologici e geomorfologici del sito di interesse propedeutici alla realizzazione di un cavalcavia ferroviario finalizzato alla soppressione del passaggio a livello posto alla chilometrica ferroviaria 23+111 (ex. 27+305). Il primo step è consistito nell’esecuzione di un sopralluogo del sito in esame al fine di definire i caratteri geologici di superficie peculiari, così da inquadrare l’area nel contesto geologico regionale. Si è quindi proceduto alla consultazione di cartografie ad orientamento tematico reperibili sul web, dati e notizie bibliografiche e specialistiche che hanno consentito una preliminare definizione delle caratteristiche geologiche del sito d’interesse. Tali dati sono risultati estremamente utili per una adeguata programmazione e pianificazione delle indagini geognostiche e geofisiche da realizzare al fine di permettere una corretta

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2 UBICAZIONE DELL’AREA DI INDAGINE

L’area di intervento ricade nell’ambito del territorio comunale di San Nicandro Garganico, città collocata nella parte nord occidentale della Puglia, in provincia di , in quell’area geograficamente nota come Promontorio del Gargano, a circa 2 Km ad SW del centro abitato, ad una quota altimetrica compresa tra 220 e 235 m s.l.m.. L’area in esame può essere individuata all’interno delle seguenti cartografie ufficiali: Tavoletta I.G.M. 156 III NO "Poggio Cardalicchio" in scala 1:25.000; Carta Tecnica Regione Puglia (C.T.R.) in scala 1:5.000 (Fig.1); Carta IGM in scala 1:25.000 (Fig.2); Ortofoto Regione Puglia (Fig.3).

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Fig. 1 – Stralcio della Carta Tecnica della Regione Puglia con indicazione dell’area di intervento

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Fig. 2 – Stralcio della Carta IGM in scala 1:25.000 con indicazione dell’area di intervento

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Fig. 3 - Stralcio Ortofoto con indicazione dell’area di intervento

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3 RIFERIMENTI NORMATIVI

Il presente studio è stato redatto in ottemperanza a quanto disposto dalle norme di seguito riportate: Autorità di Bacino della Puglia – Piano di Bacino Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI); Regione Puglia – Piano Paesaggistico Territoriale Regionale (PPTR); “Norme Tecniche per le Costruzioni D. Min. Infrastrutture” del 14 gennaio 2008 (Suppl Ord. G. U. 4.2.2008, n. 29); “Norme tecniche per le costruzioni” del 17 gennaio 2018 (Gazzetta Ufficiale (GU), Serie Generale n.42 del 20-02-2018 – Suppl. Ordinario n. 8); Ordinanza PCM 3274 (20/03/2003) “Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione del territorio nazionale e di normative tecniche” (G.U. n.105 del 08/05/2003) Ordinanza PCM 3519 (28/04/2006) “Criteri generali per l'individuazione delle zone sismiche e per la formazione e l'aggiornamento degli elenchi delle medesime zone” (G.U. n.108 del 11/05/2006). Regione Puglia - Piano di Tutela delle Acque (PTA), adottato con DGR n° 883 del 19/06/2007 e approvato dal Consiglio Regionale n.230 del 20/10/2009.

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4 VINCOLISTICA

Nel rispetto del regolamento in materia ambientale, è stata eseguita una ricerca di tipo normativo sulla potenziale presenza di vincoli nell’area di interesse. Tale analisi è stata realizzata sia mediante una valutazione di tipo legislativo in senso stretto, sia attraverso la consultazione di mappe tematiche tramite web-gis pubblicate da parte degli organi competenti in materia di tutela del territorio.

4.1 Vincoli previsti dal piano di assetto idrogeologico (PAI)

riferimento a quanto stabilito dal Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) della Regione Puglia. Tale piano è stato adottato dal Comitato Istituzionale dell’Autorità di Bacino il 15 dicembre 2004 ed approvato dallo stesso Comitato Istituzionale in data 31 novembre 2005. Il Piano definisce le aree caratterizzate da un significativo livello di pericolosità idraulica, in funzione della frequenza di accadimento di eventi di piena o di eventi meteorici particolarmente intensi e delle caratteristiche morfologiche del territorio, distinguendo tra: Aree ad alta pericolosità idraulica (AP): porzioni di territorio soggette ad essere allagate con un tempo di ritorno inferiore a 30 anni; Aree a media pericolosità idraulica (MP): porzioni di territorio soggette ad essere allagate con un tempo di ritorno compreso fra 30 anni e 200 anni; Aree a bassa pericolosità idraulica (BP): porzioni di territorio soggette ad essere allagate con un tempo di ritorno compreso fra 200 anni e 500 anni.

Vengono altresì individuate le aree a pericolosità geomorfologica crescente: Aree a pericolosità geomorfologica media e moderata (P.G.1): porzioni di territorio caratterizzate da bassa suscettività geomorfologica all’instabilità;

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Aree a pericolosità geomorfologica elevata (P.G.2): porzioni di territorio caratterizzate dalla presenza di due o più fattori geomorfologici predisponenti l’occorrenza di instabilità di versante e/o sede di frana stabilizzata; Aree a pericolosità geomorfologica molto elevata (P.G.3): porzioni di territorio interessate da fenomeni franosi attivi o quiescienti.

Il PAI definisce, inoltre, il Rischio Idraulico (R) inteso come il valore atteso delle perdite umane, dei feriti, dei danni alla proprietà e delle perturbazioni alle attività economiche dovuti ad un particolare fenomeno naturale. Il valore di R è esprimibile mediante la formula, nota come equazione del rischio :

R = E x V x P t in cui: Entità E: valore economico del bene; Vulnerabilità V: attitudine di un elemento a rischio a subire danni per effetto di un evento calamitoso. La vulnerabilità si esprime mediante un coefficiente compreso tra 0 (assenza di danno) e 1 (perdita totale). È funzione dell’intensità del fenomeno e della tipologia di elemento a rischio;

Pericolosità P t: probabilità di accadimento di un predefinito evento nell’intervallo temporale t.

La valutazione di R permette di distinguere tra tre diverse categorie di aree: Aree a rischio molto elevato – R4; Aree a rischio elevato – R3; Aree a rischio medio/moderato – R2.

Sono state valutate, attraverso consultazione della cartografia PAI mediante web-gis, le eventuali interferenze con vincoli legati alla pericolosità geomorfologica e idraulica. Si evince che, nell’area oggetto di interesse, non sono presenti vincoli. Di seguito si riportano stralci estratti dalla cartografia redatta dall’Adb Puglia (Fig. 4) (Fig. 5) (Fig. 6).

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Fig. 4 – Pericolosità idraulica PAI Puglia (perimetri aggiornati il 27/02/2017)

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Fig. 5 – Pericolosità geomorfologica PAI Puglia (perimetri aggiornati il 27/02/2017)

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Fig. 6 – Pericolosità e rischio PAI Puglia (perimetri aggiornati il 27/02/2017)

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4.2 Vincoli previsti dal Piano Paesaggistico Territoriale Regionale

Il Piano Paesaggistico Territoriale Regionale (PPTR) è piano paesaggistico ai sensi degli artt. 135 e 143 del Codice, con specifiche funzioni di piano territoriale ai sensi dell'art. 1 della L.R. 7 ottobre 2009, n. 20 “Norme per la pianificazione paesaggistica”. Esso è rivolto a tutti i soggetti, pubblici e privati, e, in particolare, agli enti competenti in materia di programmazione, pianificazione e gestione del territorio e del paesaggio. Finalità di detto Piano è quella di perseguire la promozione e la realizzazione di uno sviluppo socioeconomico autosostenibile e durevole e di un uso consapevole del territorio regionale, anche attraverso la conservazione e il recupero degli aspetti e dei caratteri peculiari dell’identità sociale, culturale e ambientale, la tutela della biodiversità, la realizzazione di nuovi valori paesaggistici integrati, coerenti e rispondenti a criteri di qualità e sostenibilità. All’art. 39 delle Norme Tecniche di Attuazione del Piano Paesaggistico Territoriale Regionale, si individuano le tre strutture caratterizzanti il paesaggio, a loro volta articolate in componenti, ciascuna delle quali soggette a specifiche discipline: a) Struttura idrogeomorfologica: - Componenti geomorfologiche - Componenti idrologiche b) Struttura ecositemica e ambientale: - Componenti botanico-vegetazionali - Componenti delle aree protette e dei siti naturalistici c) Struttura antropica e storico-culturale: - Componenti culturali e insediative - Componenti dei valori percettivi

Dalla consultazione della cartografica PPTR si è evinto che l’area d’indagine risulta soggetta a numerosi vincoli, come evidenziato nelle tavole di seguito riportate. Esaminando le componenti idrologiche (Fig. 7), l’area di interesse ricade nell’ambito delle aree soggette a vincolo idrogeologico definite, all’art. 42-3) come “aree tutelate ai sensi del R.D. 30 dicembre 1923, n. 3267, "Riordinamento e riforma in materia di boschi e terreni montani", che sottopone a vincolo per scopi idrogeologici i terreni di qualsiasi natura e

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Relazione di compatibilità geologica ai sensi delle NTA del PAI Puglia per la soppressione del passaggio a livello alla chilometrica ferroviaria 23+111 nel territorio comunale di San Nicandro Garganico (FG) destinazione che, per effetto di forme di utilizzazione contrastanti con le norme, possono con danno pubblico subire denudazioni, perdere la stabilità o turbare il regime delle acque, come delimitate nelle tavole della sezione 6.1.2”.

Analizzando la struttura ecositemica e ambientale, emerge che l’area indagata, nell’ambito delle componenti botanico-vegetazionali (Fig. 8), è soggetta a vincoli legati alla presenza di aree di rispetto dei boschi , definite all’art. 59-4) come “fascia di salvaguardia della profondità come di seguito determinata, o come diversamente cartografata: a) 20 metri dal perimetro esterno delle aree boscate che hanno un’estensione inferiore a 1 ettaro e delle aree oggetto di interventi di forestazione di qualsiasi dimensione, successivi alla data di approvazione del PPTR, promossi da politiche comunitarie per lo sviluppo rurale o da altre forme di finanziamento pubblico o privato; b) 50 metri dal perimetro esterno delle aree boscate che hanno un’estensione compresa tra 1 ettaro e 3 ettari; c) 100 metri dal perimetro esterno delle aree boscate che hanno un’estensione superiore a 3 ettari”. Le prescrizioni da adottare sono espresse nell’art. 63 delle NTA.

Come ulteriore vincolo, si individua un’area a bosco, definito all’art. 58-1) come “terreni coperti da foreste, da boschi e da macchie, ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco, e in quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento, come definiti dall’articolo 2, commi 2 e 6, del D.lgs 18 maggio 2001, n. 227, e delimitati nelle tavole della sezione 6.2.1” ; le prescrizioni in merito sono riportate nell’art. 62 delle NTA.

Con riferimento alle componenti delle aree protette e dei siti naturalistici (Fig. 9), l’area oggetto di interesse è soggetta a vincoli legati alla presenza di parchi e riserve , definite all’art. 68-1) come “aree protette per effetto dei procedimenti istitutivi nazionali e regionali, ivi comprese le relative fasce di protezione esterne, come delimitate nelle tavole della sezione 6.2.2 e le aree individuate successivamente all'approvazione del PPTR ai sensi della normativa specifica vigente. Esse ricomprendono: a) Parchi Nazionali: aree terrestri, fluviali, lacuali o marine che contengono uno o più ecosistemi intatti o anche parzialmente alterati da interventi antropici, una o più formazioni

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Relazione di compatibilità geologica ai sensi delle NTA del PAI Puglia per la soppressione del passaggio a livello alla chilometrica ferroviaria 23+111 nel territorio comunale di San Nicandro Garganico (FG) fisiche geologiche, geomorfologiche, biologiche, di rilievo internazionale o nazionale per valori naturalistici, scientifici, estetici, culturali, educativi e ricreativi tali da richiedere l'intervento dello Stato ai fini della loro conservazione per le generazioni presenti e future, come definiti all’art 2 della L. 6 dicembre 1991, n. 394; b) Riserve Naturali Statali: aree terrestri, fluviali, lacuali o marine che contengono una o più specie naturalisticamente rilevanti della flora e della fauna, ovvero presentino uno o più ecosistemi importanti per le diversità biologiche o per la conservazione delle risorse genetiche. Le riserve naturali possono essere statali o regionali in base alla rilevanza degli interessi in esse rappresentati, come definiti all’art 2 della L. 6 dicembre 1991, n. 394; c) Parchi Naturali Regionali: aree terrestri, fluviali lacuali ed eventualmente da tratti di mare prospicienti la costa, di valore naturalistico e ambientale, che costituiscono, nell'ambito di una o più regioni limitrofe, un sistema omogeneo individuato dagli assetti naturali dei luoghi, dai valori paesaggistici ed artistici e dalle tradizioni culturali delle popolazioni locali, come definiti all’art 2 della L. 6 dicembre 1991, n. 394 e all’art. 2 della L.R.24 luglio 1997, n. 19; d) Riserve Naturali Regionali integrali o orientate: sono costituite da aree terrestri, fluviali, lacuali o marine che contengono una o più specie naturalisticamente rilevanti della flora e della fauna ovvero presentino uno o più ecosistemi importanti per le diversità biologiche o per la conservazione delle risorse genetiche, definiti all’art 2 della L. 6 dicembre 1991, n. 394 e all’art. 2 della L.R.24 luglio 1997, n. 19.”. All’art. 71 vengono fornite indicazioni riguardanti le misure di salvaguardia e di utilizzazione da adottare.

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Fig. 7 – Stralcio PPTR con indicazione dell’area di intervento riferita alle componenti idrologiche

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Fig. 8 – Stralcio PPTR con indicazione dell’area di intervento riferita alle componenti botanico- vegetazionali

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Fig. 9 – Stralcio PPTR con indicazione dell’area di intervento riferita alle componenti delle aree protette e dei siti naturalistici

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Alla luce di quanto appena esposto e secondo quanto disciplinato dall’art. 91, co. 1, è necessario l’accertamento di compatibilità paesaggistica che ha ad oggetto la verifica della compatibilità degli interventi proposti con le previsioni e gli obiettivi tutti del PPTR e dei piani locali adeguati al PPTR ove vigenti . Nello specifico (art. 91, co. 3) i progetti per i quali si richiede l’accertamento della compatibilità paesaggistica devono essere corredati dalla Relazione paesaggistica di cui all'art. 92.

4.3 Direttive imposte dal Piano di Tutela delle Acque della Regione Puglia

Dalla consultazione della cartografia del PTA Puglia (Fig. 10) si evince che la zona di interesse non è assoggetta a vincoli.

4.4 Aree SIC e ZPS (Regione Puglia)

La prima Direttiva comunitaria in materia di conservazione della natura è stata la 79/409/CEE nota come “Direttiva Uccelli Selvatici”, volta alla conservazione degli uccelli selvatici. Essa stabilisce che gli Stati membri, compatibilmente con le loro esigenze economiche, mantengano un adeguato livello di conservazione per le popolazioni delle specie ornitiche. L’art. 4, nello specifico, disciplina la designazione di Zone di Protezione Speciale (ZPS) da parte degli Stati Membri, ovvero dei territori più idonei, in numero e in superficie, alla conservazione delle suddette specie. A tale Direttiva si affianca la 92/43/CEE nota come “Direttiva Habitat” riguardante la conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e fauna. La Direttiva disciplina le procedure per la realizzazione del progetto di rete Natura 2000, il cui obiettivo è di definire e realizzare strategie comuni per la tutela dei Siti costituenti la rete (pSIC e ZPS). Gli artt. 6 e 7 stabiliscono che qualsiasi piano o progetto, che possa avere incidenze sui Siti Natura 2000, sia sottoposto ad opportuna valutazione delle possibili incidenze rispetto agli obiettivi di conservazione del sito. Successivamente abrogata, la Direttiva Uccelli è stata sostituita integralmente dalla Direttiva 2009/147/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 30 novembre 2009.

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Il recepimento in Italia della Direttiva Uccelli è avvenuto mediante la legge n. 157 dell’11 febbraio 1992. Il Regolamento D.P.R. n. 357 del 08.09.1997 e le sue successive modifiche e integrazioni, integra il recepimento della Direttiva Uccelli, e con esso le Regioni hanno designato le Zone di Protezione Speciale e proposto come Siti di Importanza Comunitaria le zone individuate nel loro territorio, in base a quanto riportato negli Allegati A e B dello stesso D.P.R.. La Rete Natura 2000 in Puglia è costituita dai proposti Siti di Importanza Comunitaria (pSIC) e dalle Zone di Protezione Speciale (ZPS), individuati dalla Regione con D.G.R. del 23 luglio 1996, n. 3310. Successivamente con la D.G.R. del 8 agosto 2002, n. 1157 la Regione Puglia ha preso atto della revisione tecnica delle delimitazioni dei pSIC e ZPS designate, eseguita sulla base di supporti cartografici e numerici più aggiornati. Dalla consultazione del database cartografico dell’Ufficio Parchi e Riserve Naturali della Regione Puglia è emersa che l’area di indagine ricade in un’area protetta nazionale e regionale e in una zona identificata come Important Bird Areas (IBA) (Fig. 11). Queste ultime consistono in aree che rivestono un ruolo fondamentale per gli uccelli selvatici e uno strumento fondamentale per conoscerli e proteggerli. Per essere riconosciuto come IBA, un sito deve possedere almeno una delle seguenti caratteristiche: ospitare un numero rilevante di individui di una o più specie minacciate a livello globale; fare parte di una tipologia di aree importante per la conservazione di particolari specie (come le zone umide o i pascoli aridi o le scogliere dove nidificano gli uccelli marini); essere una zona in cui si concentra un numero particolarmente elevato di uccelli in migrazione. Sono il riferimento scientifico per la designazione delle Zone di Protezione Speciale (ZPS) e per tale motivo la maggior parte di queste ultime sono state designate sulla base delle IBA.

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Fig. 10 – Stralcio PTA con indicazione dell’area di intervento

Fig. 11 – Sic e ZPS da Regione Puglia – Servizio assetto del territorio.

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5 CARATTERI GEOLOGICI DI RIFERIMENTO

5.1 Caratteri generali

Il promontorio del Gargano rappresenta la porzione più settentrionale della Piattaforma Carbonatica Apula e pur presentando caratteri simili al vicino altopiano delle Murge, da un punto di vista geologico e strutturale, da esso si differenzia per la notevole varietà delle litologie affioranti e per un differente assetto morfologico. La Piattaforma carbonatica Apula assume il ruolo di Avampaese nel Terziario, durante l’orogenesi appenninica. Unitamente alle Murge e al Salento, il promontorio del Gargano rappresenta parte dell’Avampaese Apulo. E’ caratterizzato in superficie da grandi aree carsiche costituite da rocce calcaree mesozoiche spesse alcuni chilometri. La sua struttura nel complesso si presenta uniforme, con un basamento cristallino ed una copertura sedimentaria spessa circa 6 Km. Tale successione è caratterizzata da facies terrigene fluvio-deltizie permo-triassiche, da evaporiti triassiche (Anidrite di Burano) e da una potente successione carbonatica di piattaforma di età giurassico-cretacea. Tale successione è ricoperta da sottili e discontinui depositi costituiti da unità carbonatiche organogene e clastiche riferibili al Terziario e da depositi carbonatico-terrigeni plio- quaternari. La struttura geologica dell’Avampaese Apulo corrisponde ad una regione carbonatica autoctona interessata principalmente da strutture di natura fragile. Le successioni carbonatiche presenti in affioramento e nel sottosuolo sono costituite da calcari mesozoici deposti in un ampio dominio di piattaforma che, assieme ad altre piattaforme peri-adriatiche, bordava, nel corso del Mesozoico, il margine meridionale della Tetide articolato in un promontorio del continente africano noto come Adria. L’evoluzione tettonica della porzione occidentale dell’Avampaese apulo, di cui fa parte il Gargano, è strettamente correlata con il progressivo scivolamento della Piattaforma Apula al di sotto dei thrusts appenninici migranti verso i quadranti orientali. L’intero Avampaese Apulo corrisponde ad un’ampia anticlinale orientata WNW-ESE, tettonicamente poco deformato essendo alcune faglie orientate E-W e NW-SE, rispettivamente con cinematica trascorrente e diretta.

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L’elemento morfostrutturale più rilevante del Promontorio del Gargano è la Faglia di che lo attraversa da est ad ovest. Associata ad altre faglie minori E-W determina, nella porzione meridionale del massiccio del Gargano, una serie di ribassamenti verso S e basculamenti in contropendenza verso N. Le azioni combinate di questi sistemi di dislocazione hanno determinato un horst allungato in direzione E-W, diviso in numerosi blocchi generati da questi scorrimenti verso SE e E. Il regime tensivo prodotto dalle faglie trascorrenti ha generato numerosi bacini di sedimentazione di origine tettonica (pull apart), primi tra tutti la Valle Carbonara, che continua sia verso est nell’offshore adriatico, sia verso ovest, al di sotto dei depositi plio-quaternari della Fossa Bradanica. Altre morfostrutture rilevanti sono la Faglia di Rignano orientata E-W e la Faglia del Candelaro orientata NW-SE, entrambe caratterizzate da una cinematica trascorrente sinistra. La successiva riattivazione di queste faglie come dirette, avrebbe prodotto le scarpate che bordano a SW il Promontorio del Gargano. Rilevanti sono inoltre le faglie orientate NW-SE e WNW-ESE presenti nel settore settentrionale rispetto alla Faglia di Mattinata, la cui cinematica è stata prima interpretata come diretta e poi successivamente reinterpretata come inversa. Da un punto di vista stratigrafico, sul Promontorio del Gargano affiorano estesamente e quasi esclusivamente calcari e calcari dolomitici di piattaforma carbonatica di età compresa tra il Giurassico medio e il Cretaceo superiore. La successione mesozoica è suddivisa in due intervalli stratigrafici separati da un livello spesso pochi metri di terre rosse bauxitiche, legato ad una prolungata fase di emersione della Piattaforma apula avvenuta nel corso del Turoniano, e ha uno spessore complessivo di circa 3000-3500 m, come risulta da terebrazioni eseguite ad opera di Agip (1964) e Conoco (1982). Carbonati oligo-miocenici e del Pliocene affiorano in maniera discontinua. Gessi e carbonati triassici associati a rocce ignee del Paleocene affiorano diffusamente presso Punta delle Pietre Nere. Sedimenti quaternari ricoprono localmente le successioni carbonatiche, come evidente nell’area a sud del Lago di Lesina, ad est del Lago di Varano, il Piano Grande di e l’ampio terrazzo posto ad ovest di . Locali accumuli di suoli si rinvengono nelle varie depressioni di origine tettono-carsica che costellano il Promontorio. Da un punto di vista stratigrafico e strutturale, il promontorio del Gargano è caratterizzato da una zona di scogliera ( reef-wall ) e di scarpata deposizionale sul margine della piattaforma, costituita da una formazione calcareo-dolomitica, risalente al Giurassico

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5.2 Geologia dell’area di interesse

L’area di indagine ricade nel Foglio Geologico n. 156 “” della Carta Geologica d’Italia alla scala 1:100.000 (Fig. 12). Lo schema geologico generale dell’area di interesse presenta un assetto stratigrafico che può essere così descritto, dall’alto verso il basso: Limi e argille nerastre di deposito palustre. OLOCENE Alluvioni ghiaioso-sabbioso-argillose del IV ordine dei terrazzi. PLEISTOCENE SUPERIORE; Alluvioni ghiaioso-sabbioso-argillose del III ordine dei terrazzi. PLEISTOCENE MEDIO; Calcareniti di Apricena. SERRAVALLIANO-LANGHIANO; Formazione di Monte La Serra. MALM (KIMMERIDGIANO-TITONIANO); Formazione di Sannicandro. MALM

Limi e argille nerastre di deposito palustre Si presentano come depositi limoso-argillosi, torbosi, di spessore ridotto, disposti in fasce irregolari che bordano i laghi di Lesina e di Varano. Passano lateralmente a sedimenti fluviali limosi e a depositi lagunari a Cardium edule.

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Alluvioni terrazzate recenti Sedimenti ghiaiosi, sabbiosi e limoso-argillosi, con frequenti incrostazioni calcaree e terre nere, disposti in quattro ordini di terrazzi. La genesi è legata all’alluvionamento del Torrente Candelaro nella zona compresa tra il Lago di Varano, , e attorno al Lago di Lesina, mentre il terrazzamento è dovuto al ringiovanimento del torrente stesso. Le alluvioni più recenti sono quelle arealmente più estese, con spessori non superiori ai 40 m, costituite da ghiaie ad elementi silicei e calcarei, sabbie e limi argillosi, poco alterati. I termini più antichi si presentano notevolmente alterati, caratterizzati da ciottoli legati da una matrice argillosa rosso-bruna. Le inclinazioni dei ripiani terrazzati presentano una notevole inclinazione, finanche superiore al 5%. Si caratterizzano per una permeabilità medio-bassa; poco costipati e presentano capacità portanti mediocri.

Calcareniti di Apricena Calcareniti organogene di colore biancastro o giallastro, a grana variabile, con spessori compresi da 10 cm a 1 m. Poggiano in trasgressione sulle sottostanti formazioni mesozoiche, limite marcato spesso da discordanza angolare e da breccia grossolana ad elementi calcarei di varie dimensioni, legati da cemento calcareo o calcareo-marnoso rossastro, poroso. Lo spessore complessivo raggiunge valori massimi di 200 m in corrispondenza del Pantano di S. Egidio. L’ambiente di deposizione varia da epineritico a litorale, fino a lagunare e salmastro. La formazione si rinviene presso San Nicandro Garganico, ai bordi del Lago di Lesina e Varano, presso e nel Pantano di S. Egidio, a est di . Si caratterizzano per una permeabilità per fessurazione medio alta mentre quella per porosità risulta media; presentano discrete capacità portanti essendo tenere e friabili. Tale formazione affiora nell’area oggetto della presente relazione geologica.

Formazione di Monte La Serra

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Tale formazione è costituita da un’alternanza di calcari micritici compatti, grigio avana a frattura concoide, con strati netti e ben marcati spessi da alcuni decimetri fino a 3 m e da dolomie macro e mesocristalline compatte, di colore bruno e grigio bruno, tenaci, a frattura scabra, talora cariate, prive di stratificazione, a luoghi discretamente stratificate in grossi banchi. I microfossili, del tutto assenti nelle dolomie, sono rarissimi nei calcari (Diceratidi e Nerinee) e rappresentati per lo più da forme spatizzate e indeterminabili fra loro come Miliolidi, Textularidi e Dasycladacea. L’unità passa lateralmente alle formazioni contigue di S. Giovanni Rotondo e Sannicandro, distinguendosi da queste per la presenza di intercalazioni e lenti dolomitiche, indice di una sedimentazione avvenuta in acque basse, talora sovrasature, in ambiente di retroscogliera. Lo spessore della Formazione è di circa 800 m, rilevato tra Montenero e San Marco in Lamis. La permeabilità secondaria per fratturazione e carsismo è elevata; risultano durevoli, stabili per posizione e con ottime capacità portanti.

Formazione di Sannicandro La Formazione è costituita da calcari micritici compatti, da biancastri a rosati, bruni o grigi, ceroidi, a frattura concoide, stratificati in grossi blocchi, spesso intercalati a banchi di dolomia biancastra olocristallina, raramente cariata. I macrofossili, piuttosto rari, sono rappresentati da Lamellibranchi e Gasteropodi. Tra i microfossili si rilevano Clypeina jurassica e, nella parte alta, Cuneolina camposauri e Cuneolina pavonia parva. La deposizione è avvenuta in acque basse e spesso sovrasature, di retroscogliera. Lo spessore affiorante è prossimo ai 300 m, quello reale sicuramente superiore. L’unità passa lateralmente alle Formazioni di San Giovanni Rotondo, M. Spigno e Monte la Serra, spesso sottoposta a quest’ultima. La permeabilità secondaria per fratturazione e carsismo è elevata; risultano durevoli, stabili per posizione e con ottime capacità portanti.

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Fig. 12 - Stralcio della Carta Geologica d’Italia 1:100.000 (Servizio Geologico d’Italia) con relativa legenda e indicazione dell’area di indagine

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6 MODELLO GEOSTRUTTURALE DI RIFERIMENTO

Dal punto di vista strutturale, il Promontorio del Gargano rappresenta l’Avampaese del sistema orogenetico dell’Appennino Meridionale e, in quanto tale, si dovrebbe presentare come un’area poco deformata e sismicamente inattiva. Tale territorio, al contrario, presenta delle caratteristiche tali da giustificare l’attuale assetto strutturale e l’elevata sismicità dell’area. Il promontorio del Gargano è definibile come un grande Horst leggermente piegato ad anticlinale il cui nucleo coincide con l’area di affioramento della scogliera giurassica attorno alla quale i vari sedimenti sono disposti a periclinale. Alla tettonica plicativa, avvenuta già alla fine del Cretaceo, si sovrappone una tettonica distensiva riferibile al Pliocene e al Quaternario. Tale attività ha prodotto tre sistemi di lineazioni principali a diverso orientamento: NW-SE (appenniniche); E-W (garganiche); NE-SW (antiappenniniche) (Fig. 13).

Fig. 13 – Immagine Landsat TM del Gargano con le principali lineazioni tettoniche e indicazione dei centri abitati (da Morsilli, 1998)

Le faglie ad orientamento NW-SE coinvolgono l’intero promontorio del Gargano, tra la scogliera giurassica e il margine sudoccidentale dell’altipiano e corrisponderebbero a

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7 INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO

Il Promontorio del Gargano si eleva oltre i 1000 m s.l.m. raggiungendo con la sua cima più alta, il Monte Calvo, a NE di San Giovanni Rotondo, un’altezza di 1056 m. Il Gargano mostra, diversamente dalle altre zone, i vari ambienti deposizionali che caratterizzano una piattaforma carbonatica dalle parti interne (facies lagunari e di piana tidale) ai margini, alla scarpata vera e propria e ai depositi di bacino. Tale situazione trova riscontro nella distribuzione dei depositi affioranti, con calcari, calcari dolomitici e dolomie Giurassico-Cretacee affioranti nella porzione occidentale e centrale del Promontorio, e calcari marnosi, marne e liste di selce riferibili ad ambiente di mare più profondo, nel settore orientale. In affioramento sui depositi mesozoici, si rilevano nell’area di Punta delle Pietre Nere, evaporiti triassiche spesso associate a calcari e rocce magmatiche.

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La morfologia del Gargano è strettamente condizionata dall’asseto strutturale del territorio, riconducibili ai due principali sistemi di faglie presenti: il sistema E-W che si rinviene nel Gargano Meridionale cui appartengono la Faglia di Mattinata e la faglia posta tra e Manfredonia, che delimita a sud il Promontorio con una scarpata di alcune centinaia di metri; il sistema NW-SE caratterizza la porzione centrale del Gargano con faglie di estensione e rigetto generalmente inferiore rispetto alle faglie del sistema precedente. La lineazione tettonica più importante è la faglia del Candelaro che separa il promontorio del Gargano dalla piana del Tavoliere. Nel Promontorio del Gargano si possono distinguere cinque sub-distretti geologico- morfologici (Caldara & Palmentola, 1991) (Fig. 14): l’altopiano carsico centrale, la regione dei terrazzi meridionali, la regione dei terrazzi nord-occidentali, il versante orientale di rimodellamento torrentizio e il lembo di Tavoliere.

Fig. 14 – Schema geomorfologico del Promontorio del Gargano (da Boenzi & Caldara, 1999) con indicazione della suddivisione per distretti morfologici (Caldara & Palmentola, 1991).

L’altopiano carsico centrale si estende tra i comuni di San Marco in Lamis, San Giovanni Rotondo e San Nicandro Garganico. E’ caratterizzato da una superficie sommitale che si estende tra i 500-900 m s.l.m., prodotta in una fase di emersione, a partire dal Cretaceo superiore, in condizioni climatiche sub-tropicali. A partire dalla fine del Cretaceo (Turoniano) una porzione estesa del territorio garganico è rimasta a lungo emersa con formazione di carsismo e spessi ed estesi orizzonti bauxitici.

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Le aree centrali e occidentali sono ricche di forme carsiche epigee, specialmente le doline. Quella più ampia e nota è la Dolina Pozzantina, con presumibile origine per crollo, si rinviene a sud di San Nicandro Garganico, con un diametro di 600 m e una profondità di 130 m, con fondo piatto e folta vegetazione sulle pareti. L’idrografia superficiale risulta sostanzialmente assente. La zona dei terrazzi meridionali è formata da una serie di ripiani di origine tettonica distinguibili in due ordini: quello principale compreso tra i 600 e i 400 m s.l.m. e l’altro tra i 150 e i 100 m s.l.m. Nell’ambito del ripiano principale si individuano depressioni tettono- carsiche, tipo polje, tra cui spicca il pantano di S. Egidio e la grava di Campolato, profonda oltre 300 m. Il ripiano meridionale si caratterizza per una serie di incisioni a carattere torrentizio, anche molto profonde, con conoidi alluvionali allo sbocco. La regione dei terrazzi nord-occidentali è formata da ripiani bordati da scarpate meno ripide di quelle presenti sul versante meridionale, le cui forme sono parzialmente rimodellate da numerosi piccoli corsi d’acqua che scendono verso il mare e i laghi. Si tratta di zone di costa bassa, sabbiosa, che si innalzano fino a diventare falesie a partire da S. Menaio. Tale regione si caratterizza per la presenza dei laghi di Lesina e di Varano generati dallo sviluppo di cordoni di dune. Ad est del lago di Varano domina la presenza di ampie conoidi. Nel settore nord-orientale del Gargano il carsismo risulta quasi totalmente assente, favorendo la presenza di sistemi di piccole valli separate da spartiacque a sommità sub- arrotondate, caratterizzate da litologie riferibili a calcari tipo scaglia e maiolica del Cretaceo (calcari marnosi, marne, con liste e noduli di selce) e calcareniti eoceniche a nummuliti. L’idrografia superficiale risulta sviluppata e si caratterizza per la presenza, nel settore nord-orientale (Foresta Umbra), di un reticolo idrografico ad elevato grado di gerarchizzazione, con corsi d’acqua lunghi e ramificati. Nel settore compreso tra Vico e affiorano, tuttavia, litologie assoggettate al fenomeno carsico (Formazione di Monte S. Angelo e Formazione di Monte Acuto) che favoriscono lo sviluppo di pianori privi di idrografia e con ampie doline. Da un punto di vista idrogeologico, si rilevano depositi permeabili poggianti su Marne a Fucoidi, impermeabili, che favorisce la presenza di una falda secondaria, isolata da quella principale che caratterizza il Gargano.

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Le coste del settore meridionale si caratterizzano per la grande varietà morfologica, con archi, faraglioni (Pizzomunno) e insenature rocciose. Le coste settentrionali si caratterizzano per lunghi tratti rettilinei sabbiosi che hanno sbarrato i laghi costieri di Lesina e di Varano, intervallati da falesie alte e arretrate. Degne di nota sono le grotte che si aprono lungo la costa, dovute sia all’azione del carsismo sia a processi meteomarini che hanno determinato, in alcuni casi, veri e propri sfiatatoi. Le grotte cosi generate, a causa dell’azione combinata del fenomeno carsico e del moto ondoso, sono soggette a crolli per indebolimento al piede delle falesie. Il lembo del Tavoliere , ascrivibile al dominio del Gargano, è separato dal Tavoliere vero e proprio da una profonda linea di faglia.

Di seguito si riporta uno stralcio della Carta Idrogeomorfologica ottenuta mediante consultazione tramite web-gis, utile per la fruibilità diretta delle conoscenze di base dell’area di interesse, che evidenzia gli aspetti peculiari dei caratteri geomorfologici e litostrutturali dell’area di interesse (Fig. 15).

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Fig. 15 - Stralcio della Carta Idrogeomorfologica della Puglia (agg. il 15/03/2016)

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8 CARATTERI IDROGEOLOGICI E IDROGRAFICI

L’area oggetto di indagine ricade in quella che viene definita “Unità Idrogeologica del Gargano”, come ben evidenziato dalla Carta delle Unità Idrogeologiche della Puglia (Fig. 16).

Fig. 16 – Carta delle Unità Idrogeologiche della Puglia (da PTA Puglia)

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Le principali unità idrogeologiche del Gargano corrispondono alla zona centro orientale, laddove si rinvengono calcari a grana fine, selciferi, di ambiente di piattaforma esterna o bacino, del tipo scaglia e maiolica, e alla zona occidentale dove sono presenti calcari con caratteri analoghi a quelli presenti nelle Murge, ad essi coevi, e riferibili ad un ambiente di piattaforma più interna. Nella zona orientale la permeabilità risulta bassa per la presenza di calcari con selce e la circolazione idrica sotterranea è di tipo preferenziale, sfruttando zone di maggiore fratturazione e principali condotti carsici. Tale circostanza è avvalorata dalla posizione delle sorgenti costiere, attraverso le quali la falda scaturisce in mare, raggruppate lungo limitati e definiti tratti di costa, a sud e nord della città di Vieste. Il grado di contaminazione salina dell’acqua di falda è elevato, con valori massimi fino a 6 g/l, riscontrati in corrispondenza delle principali sorgenti costiere, collegate a canalizzazioni carsiche. Nella zona occidentale, data la corrispondenza dei caratteri litostrutturali, la circolazione idrica si presenta analoga a quella riscontrata nell’area delle Murge. La falda circola spesso in pressione, su più livelli lateralmente interconnessi tra loro. La zona di alimentazione avviene sia mediante infiltrazione delle acque meteoriche attraverso i ripiani a doline di San Nicandro Garganico, San Marco in Lamis e San Giovanni Rotondo, sia per alimentazione da parte dell’acquifero profondo del Tavoliere. Il deflusso idrico è diretto perpendicolarmente alla costa. Lo spartiacque sotterraneo è spostato verso sud rispetto all’asse mediano del promontorio; essendo quindi la zona di alimentazione più estesa, la potenzialità idrica del versante settentrionale è decisamente più elevata. Nella zona prossima al Lago di Lesina, si rinvengono pozzi e sorgenti caratterizzati da acque calde e salinità elevata. Le anomalie termiche registrate presso la sorgente di San Nazario inducono a pensare ad una rapida risalita, lungo il sistema di faglie ivi presenti, di acque sotterranee profonde provenienti dal substrato prepliocenico. Tali acque risultano in molti casi sulfuree, con un contenuto salino proporzionale alla loro temperatura. Tale anomalia si registra lungo tutta la scarpata di faglia che separa il Gargano dal Tavoliere e nella porzione pedegarganica del Tavoliere. Da un punto di vista idrografico, nel Gargano si registra l’assenza di corsi d’acqua perenni. Finanche nelle aree più elevate del Promontorio sono assenti forme idrografiche superficiali. Lo sviluppo della rete idrografica è correlata alle caratteristiche di permeabilità dei terreni presenti, al fenomeno carsico e all’assetto tettonico.

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Nel Gargano occidentale, a SW della linea Rodi Garganico-Mattinata, lo sviluppo della rete idrografica è legato alle dislocazioni tettoniche; data la forte permeabilità delle rocce che favoriscono l’infiltrazione in profondità delle acque di pioggia, il ciclo erosivo si trova nella fase giovanile, favorendo lo sviluppo di incisioni vallive in prossimità delle principali linee di faglia. Le stesse dislocazioni tettoniche hanno prodotto lame e gravine cataclinali che solcano da nord a sud le ripide scarpate di faglia dirette E-W. Il Gargano orientale, a NE della linea Rodi Garganico-Mattinata, si caratterizza per numerose valli cataclinali, ad andamento radiale, generalmente ripide nelle testate e a debole pendenza nelle parti terminali, la cui presenza è favorita dal grado di permeabilità dei terreni che è molto minore rispetto al Gargano occidentale. Le dislocazioni tettoniche non hanno inoltre influenzato l’instaurarsi della rete idrografica superficiale. Per le stesse motivazioni il ciclo erosivo ha raggiunto una fase di maturità.

9 SISMICITA’ DELL’AREA

L’area di studio si colloca in una zona sismicamente attiva. Tra gli eventi sismici storicamente documentati che hanno causato i danni più ingenti in termini di vite umane, i più disastrosi si sono verificati proprio nella parte settentrionale della Puglia, coincidenti con la provincia di Foggia. Tra gli eventi più catastrofici, vanno menzionati il terremoto di del 17 luglio 1361, quello della Capitanata settentrionale del 30 luglio 1627 e quello del Foggiano centro-meridionale del 20 marzo 1731. I primi due terremoti hanno prodotto effetti massimi stimati attorno al X grado della scala M.C.S. (Mercalli- Cancani – Sieberg) mentre il terzo ha determinato effetti fino al IX grado M.C.S.. Per ricostruire la storia dell’attività sismica dell’area di indagine, si è proceduto alla consultazione del Catalogo Parametrico dei terremoti Italiani CPTI15 che copre l’intero territorio italiano considerando una finestra temporale 1000-2014. L’analisi dei dati ha confermato che l’area di interesse è soggetta ad un’intensa attività sismica.

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Nella classificazione sismica del territorio nazionale, secondo quanto decretato dall’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 marzo 2003, il Comune di San Nicandro Garganico ricade in zona sismica 2, a cui corrisponde una accelerazione orizzontale con probabilità di superamento del 10% in 50 anni compresa tra 0.15 e 0.25, pari ad un’accelerazione orizzontale di ancoraggio dello spettro di risposta elastica (ag max) corrispondente a 0.25 g.

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Le più recenti Norme Tecniche per le Costruzioni (D.M. 14/01/2008) (D.M. 17/01/2018) e l’O.P.C.M. n. 3519 del 28 aprile 2006, superano il concetto di classificazione del territorio in zone, imponendo nuovi e precisi criteri di verifica dell’azione sismica nella progettazione delle nuove opere ed in quelle esistenti. L’approccio ritenuto ufficiale dalle NTC 2008 consiste nella valutazione della risposta sismica locale. In assenza di questo tipo di analisi, la valutazione preliminare dell’azione sismica può essere realizzata attraverso la determinazione delle categorie di sottosuolo (definite nel cap. 3.2.2 delle NTC 2018) e di una pericolosità di base fondata su un reticolo di punti di riferimento, costruito per l’intero territorio nazionale (Fig. 17). Ai punti del reticolo vengono associati, per nove differenti periodi di ritorno del terremoto atteso, i valori di ag (accelerazione orizzontale massima al suolo) e dei principali parametri spettrali riferiti all’accelerazione orizzontale, da utilizzare per il calcolo dell’azione sismica (valore massimo del fattore di amplificazione dello spettro in accelerazione orizzontale F 0 e periodo di inizio del tratto a velocità costante dello spettro in accelerazione orizzontale T C*). La procedura necessaria per giungere alla definizione della risposta sismica locale, basata su parametri progettuali e geologico-tecnici, si compone di molteplici operazioni che prevedono la definizione dell’input sismico, l’analisi di risposta sismica locale e la rappresentazione dei risultati. Il tutto eseguito mediante il supporto di software specifici. Per la stima dell’input sismico è necessario definire l’accelerazione di base del sito di progetto (ag) per la valutazione del quale si determinano pochi parametri inerenti il progetto da realizzare e la sua localizzazione spaziale. Sono infatti richieste: le coordinate del sito;

il periodo di riferimento V R ottenuto dalla relazione V R = V N U dove V N è la

vita nominale dell’opera e C U rappresenta il coefficiente d’uso, definito in base alla classe d’uso (D.M. 17/01/2018), stato limite o stati limite del progetto. Esistono quattro stati limite: due di esercizio (stato limite di Operatività SLO e stato limite di Danno SLD) e due stati limite ultimi (stato limite di salvaguardia della Vita SLV e stato limite di prevenzione del Collasso SLC). Per ognuno si definisce una probabilità di superamento (PVR), che rappresenta la probabilità di accadimento, nel

periodo di riferimento (V R), di almeno un sisma con periodo di ritorno T R.

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Fig. 17 - Mappa della pericolosità sismica dell’Italia espressa in termini di accelerazione massima del suolo con probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni riferita a suoli rigidi (http://zonesismiche.mi.ingv.it)

Oltre al valore di ag, è necessario conoscere, per il sito in esame, i dati di disaggregazione (variabilità in termini di magnitudo e distanza). La disaggregazione della pericolosità sismica è un’operazione che permette di valutare i contributi di diverse sorgenti sismiche alla pericolosità di un sito. I dati di disaggregazione vengono forniti dall'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e pubblicati sul sito http://esse1-gis.mi.ingv.it.

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L’area di San Nicandro Garganico è caratterizzata da un’accelerazione compresa tra 0.175 - 0.225 g, come indicato nella mappa di pericolosità sismica con probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni, riferita a suoli rigidi (categoria A, Vs 30 > 800 m/s) (Fig. 18).

Fig. 18 - Mappa interattiva della pericolosità sismica di San Nicandro Garganico (http://esse1- gis.mi.ingv.it)

Tale mappa di pericolosità sismica è riferita ad un periodo di ritorno T R=475, corrispondente ad una vita nominale dell’opera V N = 50 anni e ad un coefficiente d’uso C U =

1 (struttura ordinaria), parametri legati tra loro dalla seguente formula T R = -VR / log (1- PVR) (Tab.1).

Tab. 1 - Valori dei parametri per la definizione del periodo di ritorno

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Come già accennato, ai fini della definizione dell’azione sismica di progetto, è necessaria la valutazione dell’effetto della risposta sismica locale mediante specifiche analisi (cap. 7.11.3 NTC 2018). In alternativa, si può fare riferimento a un approccio semplificato, basato sull’individuazione di categorie di sottosuolo di riferimento (cap. 3.2.2 NTC 2018) (Tab. 2). La classificazione viene effettuata in base ai valori della velocità di propagazione delle onde di taglio Vs. Tali valori vengono stimati mediante specifiche prove oppure, con giustificata motivazione e limitatamente all’approccio semplificato, sono valutati tramite relazioni empiriche di comprovata affidabilità con i risultati di altre prove in sito, quali ad esempio le prove penetrometriche dinamiche per i terreni a grana grossa e le prove penetrometriche statiche. La classificazione del sottosuolo si effettua in base alle condizioni stratigrafiche ed ai valori della velocità equivalente di propagazione delle onde di taglio, V S,eq (in m/s), definita dall’espressione: H Vs, eq = h , v , dove hi indica lo spessore in metri dell’i-esimo strato, Vs,i corrisponde alla velocità delle onde S nell’i-esimo strato, N è il numero di strati, H rappresenta la profondità del substrato, definito come quella formazione costituita da roccia o terreno molto rigido, caratterizzata da V S non inferiore a 800 m/s. Per le fondazioni superficiali, la profondità del substrato è riferita al piano di imposta delle stesse, mentre per le fondazioni su pali è riferita alla testa dei pali. Nel caso di opere di sostegno di terreni naturali, la profondità è riferita alla testa dell’opera. Per muri di sostegno di terrapieni, la profondità è riferita al piano di imposta della fondazione. Per depositi con profondità H del substrato superiore a 30 m, la velocità equivalente delle onde di taglio V S,eq è definita dal parametro VS,30 , ottenuto ponendo H=30 m nella precedente espressione e considerando le proprietà degli strati di terreno fino a tale profondità. Le categorie di sottosuolo che permettono l’utilizzo dell’approccio semplificato sono definite in Tab. 3.2.II delle NTC 2018.

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Tab. 2 - Categorie di sottosuolo (cap. 3.2.2 NTC 2018)

10 PROGRAMMAZIONE DELLE INDAGINI GEOGNOSTICHE

Un miglioramento dell’elevazione delle conoscenze ottenute mediante ricerche bibliografiche si potrà ottenere attraverso una opportuna campagna di definizione, da svolgere in questa fase o nei successivi livelli di progettazione, al fine di ricostruire il modello geologico del sottosuolo e le geometrie delle litologie presenti, l’andamento dell’eventuale falda acquifera, determinare la caratterizzazione sismica del sito mediante la stima del parametro V S,eq ovvero la velocità di propagazione delle onde di taglio, utile alla determinazione della categoria del suolo di fondazione, in conformità a quanto previsto dal D.M. 17/01/2018 e, infine, ottenere la caratterizzazione geotecnica dei terreni. Si consiglia, pertanto, l’esecuzione delle seguenti indagini geognostiche: sondaggi meccanici a carotaggio continuo di varie lunghezze con prelievo di campioni da sottoporre a prove di laboratorio; prospezioni sismiche a rifrazione in onde P e S ai fini della ricostruzione dell’assetto litostratigrafico del sottosuolo; prospezioni sismiche in foro di tipo Down Hole in onde P ed S per la valutazione quantitativa dei parametri fisici dell’ammasso roccioso (velocità

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delle onde sismiche, coefficiente di Poisson, moduli elastici dinamici) e per la stima del parametro VSeq ai fini della classificazione sismica dei terreni; prospezioni sismiche del tipo Re.Mi. e MASW per valutare il comportamento elasto-dinamico del sottosuolo e per la determinazione della categoria del sottosuolo, in conformità a quanto previsto dal D.M. 17/01/2018; prospezioni geoelettriche con acquisizione dei dati secondo array Polo- Dipolo, Dipolo-Dipolo e Wenner-Schlumberger per la ricostruzione elettrostratigrafica del sottosuolo lungo le sezioni di investigazione.

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11 CONCLUSIONI

Nella presente relazione sono stati illustrati i principali caratteri geologici dell’area di interesse sita nel territorio comunale di San Nicandro Garganico, in corrispondenza del quale sarà realizzato il cavalcavia ferroviario finalizzato alla soppressione del passaggio a livello posto alla chilometrica ferroviaria 23+111 (ex. 27+305), al fine di ottemperare ad intervenuta nuova legislazione avente come obiettivo prioritario quello di aumentare gli standard di sicurezza del servizio ferroviario. Le informazioni acquisite hanno consentito di inquadrare l’area dal punto di vista geologico, geomorfologico e sismico. La consultazione delle cartografie ad orientamento tematico reperibili sul web non hanno evidenziato criticità rilevanti. Da un punto di vista macrosismico, l’opera a realizzarsi ricade in un’area classificata in zona 2, soggetta al possibile verificarsi di forti terremoti. Pertanto, nelle successive fasi di progettazione, sarà opportuno predisporre e realizzare una campagna indagini geognostiche e geofisiche utili alla definizione di un corretto modello geologico e geotecnico, così come richiesto dalla normativa vigente, e di determinare la categoria del suolo di fondazione secondo quanto stabilito dal D.M. 17/01/2018 (NTC 2018).

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