Il ritorno delle balene

Fra il 1904 e il 1965 fu l’epicentro della caccia alla balena nell’emisfero sud. Circa 176.500 balene furono massacrate nelle acque intorno all’isola e « lavorate » nelle sette diverse stazioni baleniere: (la prima, fondata nel 1904 da , vedi foto qui sopra), Stromness, Leith (la più grande), Husvik, Prince Olav, e Gothul.

Nel 1965-66 le balene erano state quasi completamente sterminate. Le basi baleniere vennero abbandonate; stanno arrugginendo e cadendo a pezzi, tranne Grytviken – che è stata in parte restaurata ed è la sede di un prezioso piccolo museo, di un ufficio postale e di un cimitero in cui è sepolto Ernest Shackleton. Poco lontano c’è la base scientifica di , aperta tutto l’anno.

Agli inizi del 900 le prime balene ad essere cacciate estensivamente intorno a South Georgia furono le megattere (Megaptera novaeangliae), poi fu il turno delle balene franche australi (Eubalaena australis), quindi delle balenottere e delle balene azzurre: il più straordinario esemplare di balena azzurra, lungo 33,8 metri, fu macellato a Grytviken. Un massacro.

Qui sotto: la base baleniera di Leith in una fotografia degli anni 60.

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La natura tuttavia ha una resilienza straordinaria, miracolosa, e specie che cento anni fa erano state cacciate quasi fino all’estinzione stanno facendo ritorno nella acque di South Georgia: per ora si tratta di megattere e di balene franche australi.

« Sono notizie estremamente positive per la popolazione di megattere » dice Jennifer Jackson, biologa marina polare del British Antarctic Survey e primo autore di una pubblicazione apparsa il 5 novembre su Endangered Species Research. “Gli studi di popolazione mostrano che megattere e balene franche australi stanno lentamente recuperando dopo gli anni di caccia intensa nell’Atlantico sud. Una piccola popolazione di balene franche australi si alimenta nella acque di South Georgia e di recente anche numerose megattere hanno cominciato a nutrirsi in quest’area. Sarà interessante verificare se il trend continua nei prossimi anni, anche tenendo conto della variabilità fra un anno e l’altro ».

Qui sopra: illustrazione di una megattera (12-16 m) in rapporto alla dimensione di un essere umano.

L’oceano intorno alla Georgia del Sud è un habitat eccezionalmente produttivo, quindi ricco di risorse alimentari – non solo per le balene ma anche per milioni di uccelli marini incluse varie specie di pinguini e di albatros, foche da pelliccia (nel passato anche loro cacciate quasi fino all’estinzione) e elefanti marini. Già nel 2018 i ricercatori del BAS si erano recati a South Georgia per studiare la popolazione locale di balene franche australi, rilevando un incremento

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degli effettivi – che risultavano in buone condizioni di salute.

“Un habitat di straordinaria biodiversità come la Georgia del sud ha impiegato decenni per recuperare dall’impatto dell’attività umana“- spiega Emma Carroll, ecologa molecolare esperta di genetica di popolazioni dell’Università di Auckland in Nuova Zelanda (co-autore della pubblicazione su Endangered Species Research). “Le prime a recuperare sono state le specie che si riproducono velocemente come foche e pinguini, adesso è il turno delle megattere. Spero che nei prossimi anni vedremo anche il ritorno di riproduttori più lenti, come le balene azzurre”.

Nell’emisfero sud esiste una sola specie di balena franca (mentre nel nord ce ne sono due): sono state cacciate estensivamente fin nelle loro aree di riproduzione. Ogni tre anni le balene franche tornano in baie riparate per partorire (vedi sopra una madre con il suo piccolo): i balenieri le aspettavano al varco per massacrarle. Quando nessuna balena faceva ritorno ….i balenieri si appostavano nella baia accanto, e così via. Erano balene « facili » da cacciare proprio perché fedeli alle loro aree di riproduzione e inoltre – una volta colpite – galleggiavano anziché andare a fondo come le altre specie, perciò’ venivano recuperate senza fatica. Ecco spiegato il nome di « right whale »: le « balene giuste » da cacciare ….

Il fatto che le popolazioni di megattere e di balene franche australi stiano recuperando da

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decenni di massacri perpetrati nel passato è una buona notizia; occorre comunque sottolineare che le balene continuano a far fronte ad altri pericoli: sfruttamento eccessivo delle risorse ittiche e del krill, cambiamento climatico, inquinamento marino incluso quello da materie plastiche, impatti con navi e perdita di habitat….

FOTO DI APERTURA: Grytviken (C) Lucia Simion 2020.

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