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REGIONE EMILIA-ROMAGNA - PROVINCIA DI FORLÌ-

AMBITO ESTRATTIVO DEL PARA

PIANO INTERCOMUNALE DELLE ATTIVITÀ ESTRATTIVE

A) ANALISI GEOLOGICO - MINERARIA

1. RELAZIONE

MARZO 2002

ELABORATI: A) ANALISI GEOLOGICO-MINERARIA Elaborato 1 - Relazione Tav. 1 Inquadramento territoriale con ambiti da ripristinare e poli estrattivi identificati dal P.I.A.E ( scala 1:10.000) Tav. 2 Zonizzazione paesistica P.T.C.P. Provincia Forlì-Cesena ( scala 1:25.000) Tav. 3 Vincolo idrogeologico ( scala 1:10.000) Tav. 4 Carta geologica ( scala 1:10.000) Tav. 5 Colonna stratigrafica ( scala 1:200) Tav. 6 Carta del dissesto ( scala 1:10.000) Tav. 7 Aree non disponibili per le attività estrattive ( scala 1:10.000)

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B) ANALISI SUGLI ASPETTI FLORISTICO VEGETAZIONALI E AGRONOMICO-FORESTALI Elaborato 2 - Relazione generale Tav. 8 Carta dell’uso reale del suolo ( scala 1:10.000) Tav. 9 Carta fisionomica della vegetazione ( scala 1:10.000)

C) STUDIO PAESISTICO AMBIENTALE Elaborato 3 - Relazione tecnica sugli aspetti paesistico ambientali Tav.10 Modello digitale del terreno DTM ( scala 1:10.000) Tav.11 Orientamento medio del versante - Aspect ( scala 1:10.000) Tav.12 Carta degli impluvi ( scala 1:10.000)

D) STUDIO DI SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE Elaborato 4 - Valutazione di sostenibilità ambientale

E) ELEMENTI PROGETTUALI GENERALI Elaborato 5 - Relazione Tav. 13 Inquadramento territoriale con ambiti e polo identificati ( scala 1:10.000) Tav. 14 Inquadramento territoriale con ambiti identificati come riserve (scala 1:10.000) Tav. 15 Ubicazione dei siti e/o strutture utilizzabili per la lavorazione della pietra ( scala 1:10.000) Tav. 16 Individuazione preliminare di aree idonee per la realizzazione di zone omogenee D ( scala 1:10.000) Elaborato 6 - Norme tecniche di attuazione Elaborato 7 - Convenzione tipo

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ELABORATO 1 RELAZIONE

1. PREMESSA La presente relazione geologico mineraria è parte integrante della documentazione del presente Piano Intercomunale delle Attività Estrattive dell’ambito estrattivo del Para (Comuni di Bagno di Romagna, e ), redatto in base alle norme della L.R. 17/91 ed a quanto previsto dalla variante al P.I.A.E. provinciale, approvata dalla Regione Emilia-Romagna con la deliberazione n. 1331 del 28.07.1999. Il lavoro per la preparazione di questo Piano è stato indirizzato e seguito da un apposito Gruppo di lavoro istituito presso la Provincia di Forlì-Cesena.

2. INQUADRAMENTO TERRITORIALE

L’ambito estrattivo di arenaria tipo "pietra serena" del Para, nei limiti precisati dalla variante al P.I.A.E. provinciale, approvata dalla Regione Emilia- Romagna con la deliberazione n. 1331 del 28.07.1999, è riportato nell’inquadramento territoriale in scala 1:10.000 allegato (tavola n. 1). La sua superficie, avente un'ampiezza dell'ordine di circa 16,76 kmq, si estende su territori di pertinenza dei Comuni di Bagno di Romagna, Sarsina e Verghereto e riguarda una zona tradizionalmente interessata a questo tipo d’attività estrattiva ed ampiamente dotata di questa risorsa. L’ambito estrattivo in esame appartiene alla montagna cesenate. È situato sulla destra idrografica del fiume e comprende gran parte del bacino del torrente Para, immissario del lago di Quarto. In via subordinata comprende la parte più alta del bacino del fosso che da Poggio Incisa (902 m) scende al lago di Quarto. Altimetricamente è situato tra i 954,5 metri sul livello marino di una culminazione, posta a circa trecento metri a NO di La Rocchetta (1.036,28 m),

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ed i 317,2 metri dell’alveo del Para all’uscita dalla zonizzazione estrattiva. La distribuzione altimetrica della superficie è riportata in modo particolareggiato nel modello digitale del territorio in scala 1:10.000 allegato (tavola n. 10).

3. LINEAMENTI MORFOLOGICI

L’ambito estrattivo del Para presenta una situazione morfologica essenzialmente legata all’azione erosiva delle acque dilavanti e correnti e comprende il settore più alto del fosso della Casella, che da Poggio Incisa (902 m) scende direttamente nella conca lacustre di Quarto, e gran parte del bacino del torrente Para, a sua volta suddiviso in vallecole minori da sistemi ramificati di fossi di scolo, che confluiscono nell’alveo principale spesso profondamente inciso nel rilievo prima di confluire, a sua volta nel lago di Quarto. L’andamento del reticolo idrografico nella zona in esame è precisato nella Carta degli impluvi in scala 1:10.000 (tavola n. 12). Il rilievo locale, costituito essenzialmente dagli spartacque tra i bacini principali e secondari interessati, è in genere caratterizzato da versanti piuttosto ripidi e da aree di spartiacque o, comunque, dominanti poco o moderatamente acclivi. Limitate aree più o meno pianeggianti si riscontrano talora anche in prossimità dei corsi d’acqua. Nella zona prevalgono nettamente i terreni con pendenze superiori al 30% e, tra questi, assumono grande importanza quelli con acclività superiore al 50%. Com’è già stato detto, la zona in esame è stata lungamente interessata dall'attività estrattiva. La dimensione di questa presenza risulta anche dal numero e dalla diffusione delle cave passate o in atto.

4. SITUAZIONE GEOLOGICA E GIACIMENTOLOGICA

4.1. PREMESSA L’ambito estrattivo del Para ricade nel foglio 108 () della Carta Geologica d'Italia in scala 1:100.000, edita dal Servizio Geologico d'Italia nel 1969, e nelle sezioni 266090 (Acquapartita), 266100 (Quarto), 266130

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(Alfero) e 266140 (Capanne) della Carta Geologica dell’Appennino emiliano- romagnolo in scala 1:10.000, edite dal Dipartimento di Geologia dell'Università di e dalla Regione Emilia-Romagna nel 1995. Gli elementi geologici disponibili sull’area in esame sono ripresi ed approfonditi nell’ambito della presente ricerca mediante l’esecuzione di rilievi originali sul terreno in scala 1:2.000, anche con l’ausilio delle foto aeree, che hanno considerato con particolare attenzione le aree interessate dall’attività estrattiva passata o in atto e, soprattutto, quelle dotate di risorse potenzialmente idonee alla valorizzazione. La situazione geologica generale dell’ambito estrattivo del Para è evidente nella Carta geologica in scala 1:10.000 allegata (tavola n. 4) ove sono compendiati i risultati stratigrafici e tettonici delle ricerche e dei controlli eseguiti. A corredo delle tavole di progetto sono, inoltre, riportati gli specifici stralci in scala 1:2.000 dei rilievi geologici effettuati.

4.2. SITUAZIONE GEOLOGICA 4.2.1. Formazione marnoso-arenacea Il substrato geologico dell’ambito estrattivo del Para è costituito dalla Formazione marnoso-arenacea (FMA) del Burdigaliano superiore – Tortoniano superiore: un flysch, costituito da alternanze di arenarie e peliti torbiditiche e di subordinate marne emipelagiche, in cui talvolta si riscontrano anche livelli torbiditici carbonatici. In vari tratti del territorio queste rocce sono coperte da sedimenti quaternari, riconducibili a depositi alluvionali, a detriti di falda, a depositi eluvio colluviali, e da masse franose in evoluzione o quiescenti. Nei loro ampi e vari affioramenti le successioni marnoso-arenacee sono normalmente caratterizzate da pacchi di strati paralleli di enorme spessore e di grande estensione areale, in cui le arenarie, più o meno calcaree, si alternano ritmicamente a peliti e marne. Più in particolare, si osserva che il deposito è dovuto alla continua ripetizione di una coppia, i cui costituenti granulometrici

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diminuiscono in generale dal basso verso l’alto, con una zona di sfumatura, dovuta ad un rapido passaggio di grana, al limite tra la parte inferiore prevalentemente arenacea e quella superiore prevalentemente pelitica o marnosa. Un giunto di stratificazione piuttosto netto marca invece ogni ripresa del deposito arenaceo e frequentemente reca alla base tracce di paleocorrenti. Le dimensioni dei livelli arenitici raramente scendono a valori inferiori ai venti centimetri e altrettanto di rado superano lo spessore di un metro. Gli spessori della parte marnoso - pelitica sono invece assai variabili. Essa può ridursi in modo estremo, oppure assumere una netta prevalenza. In casi limite si hanno rocce quasi completamente arenacee oppure decisamente marnose. La Formazione marnoso-arenacea si è sedimentata in un profondo bacino marino a fondo piatto caratterizzato da una forte subsidenza, che si allungava dalla zona alpina, ormai emersa ed in erosione, fino alle piattaforme carbonatiche abruzzesi, costruite da organismi vegetali (alghe calcaree) od animali (coralli ecc.) in acque calde e poco profonde. Ad ovest il rilievo appenninico, ancora in fase di formazione, era in gran parte sommerso. Il deposito di questa Formazione è dovuto in netta prevalenza all'accumulo dei materiali trasportati sui fondali marini profondi da una successione di correnti torbide. Lo sviluppo e l’azione di una di queste correnti possono essere così schematizzati. Dapprima, i fenomeni erosivi in atto sulle terre allora emerse hanno determinano l’accumulo di sedimenti detritici incoerenti sul dolce pendio della piattaforma continentale prossima alla costa. In seguito ad un accumulo eccessivo oppure a causa di scosse sismiche, i materiali incoerenti, sedimentati sulla piattaforma continentale, sono diventati instabili e sono tornati in sospensione nelle acque marine. Si è formata così una corrente torbida più densa delle acque circostanti, che è scesa lungo la più ripida scarpata continentale per poi espandersi ampiamente sulle vaste superfici dei fondi marini. Esaurita l’energia di movimento, la sospensione è decanta e sui

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fondali si sono depositati dal basso verso l'alto granuli sempre più sottili (sabbie, limi ed argille), dando origine ai caratteristici strati gradati di questa formazione. Nei lunghi intervalli intercorrenti tra l’arrivo di una corrente torbida e quello della successiva, sui materiali risedimentati riprendeva invece il normale lento deposito di fanghi di mare profondo, spesso ricchi di organismi planctonici (foraminiferi, pteropodi ecc.). Terminata la sedimentazione della Formazione marnoso-arenacea, le successive vicissitudini geologiche ed, in particolare, le fasi più recenti dell’orogenesi alpina, hanno determinato il corrugamento e il sollevamento del territorio, esponendone le rocce ad un profondo processo erosivo e facendone assumere l’attuale situazione geomorfologica. La successione stratigrafica di questa Formazione è scandita dalla presenza di alcuni caratteristici livelli guida (colombine, contessa ecc.), i cui affioramenti possono essere seguiti per lunghi tratti nel territorio considerato, com’è evidente nella carta geologica allegata. Alcuni di essi, come verrà precisato in seguito, assumono grande importanza dal punto di vista applicativo. L’area in esame è piuttosto complessa per quanto concerne la tettonica. In essa è ben configurata la sinclinale del Para, ma le restanti pieghe, siano esse positive o negative, sono complicate e rese discontinue da complessi sistemi di faglie con andamento appenninico ed antiappenninico.

4.2.2. Depositi quaternari Si tratta essenzialmente, com’è già stato fatto rilevare, di sedimenti alluvionali, di detriti di falda e di depositi eluvio colluviali. Le alluvioni terrazzate accompagnano l’alveo del torrente Para, e per un breve tratto quello dell’Alfero, a diversa quota sul fondovalle. Si tratta, in genere, di depositi ghiaiosi dello spessore di qualche metro con in superficie suoli equilibrati o sabbiosi poco evoluti.

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I detriti di falda e i depositi eluvio colluviali sono costituiti da blocchi e frammenti litologici di varie dimensioni in matrice sabbiosa o sabbioso- argillosa, nonché da depositi sabbioso limoso argillosi.

4.2.3. Frane in evoluzione e quiescenti Nell’ambito del Para i fenomeni franosi sono abbastanza diffusi. Si veda, in proposito, la Carta del dissesto in scala 1:10.000 allegata (tavola n. 6). Si tratta essenzialmente di frane quiescenti, ossia più o meno completamente stabilizzate, ma non mancano le frane in evoluzione. Questa Carta del dissesto, realizzata sulla base di appositi rilievi sul terreno, può costituire un aggiornamento della corrispondente carta del P.T.C.P. Tra i movimenti franosi più diffusi si riscontrano gli scivolamenti traslativi di coltri detritiche o di masse litologiche. Frequenti sono anche gli scivolamenti rotazionali, che interessano accumuli detritici e lembi litologici particolarmente fratturati e/o marnosi. Talvolta si riscontrano anche crolli di roccia, più o meno superficiali, specie nelle scarpate e nei dirupi incisi dalle acque correnti. Nel caso di movimenti di grandi dimensioni, i fenomeni sono spesso di tipo complesso, essendosi attivati in fasi temporali e con modalità diverse.

4.3. LINEAMENTI GIACIMENTOLOGICI 4.3.1. Litologia della Formazione marnoso-aremacea La Formazione marnoso-arenacea, com’è già stato fatto rilevare, è litologicamente complessa. Le arenarie presenti in questa formazione, di cui solo alcuni particolari livelli interessano l’attività estrattiva, sono normalmente medie e fini, ma talvolta grossolane alla base. La loro composizione è, in genere, quarzoso feldspatica con calcite, dolomite clastica e fillosilicati. Solo la loro parte con

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granulometria più grossolana è frequentemente ricca di frammenti litologici. Poco frequenti sono, invece, le calcareniti. La roccia arenacea inalterata è grigio azzurra, ma tende ad assumere tonalità giallo ocracee in seguito all’alterazione superficiale. Il suo grado di cementazione è assai variabile. Di norma è moderato e la roccia si rivela piuttosto geliva, se esposta agli agenti atmosferici. In casi particolari, come quelli dei livelli della successione stratigrafica oggetto dell’attività estrattiva, la cementazione è spesso buona e il materiale presenta significative caratteristiche meccaniche. In tali livelli, indicati empiricamente dai cavatori con i nomi di bozze, lastre, alberese ecc., la roccia è particolarmente compatta e non presenta strutture interne, che ne ostacolino la corretta lavorazione. Le altre rocce presenti nella Formazione marnoso-arenacea non sono attualmente considerate d’interesse per l’attività estrattiva. Tra esse, le siltiti mostrano in genere una composizione analoga a quella delle arenarie. Le marne, più o meno argillose, presentano un contenuto variabile in carbonato di calcio, silt e sabbia. La composizione mineralogica della frazione argillosa, tende a variare con l’età del deposito1. Nel Serravalliano sono, infatti, abbondanti la montmorillonite e l’illite, mentre è subordinata la presenza di caolinite e clorite. Nei depositi più antichi domina l’illite e si riduce, fino a sparire, la montmorillonite; in quelli più recenti si accentua invece la prevalenza della montmorillonite rispetto all’illite. In ogni caso l’incidenza percentuale di caolinite e clorite resta secondaria.

4.3.2. La successione stratigrafica del Para Nella Tavola n. 5 è riportata la colonna stratigrafica di circa 359 metri in cui è stata ricostruita la successione marnoso-arenacea interessata dall’attività

1 Cremonini G., Elmi G., Note illustrative della Carta Geologica d’Italia alla scala 1:100.000. Foglio 99. Faenza, Servizio Geologico d’Italia, Roma, 1971, p. 16.

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estrattiva affiorante nell’ambito del Para. Nel suo rilievo, al fine di definire le posizioni e le distanze tra i singoli livelli considerati, sono stati utilizzati come riferimento fondamentale i livelli guida denominati Colombina di fosso Caprie, Colombina della Valbura, Alberese (Contessa) e Arenaria di Fiumicello. I tipi litologici presenti sono stati distinti in arenarie, marne e calcari (Colombina di fosso Caprie e Colombina della Valbura). Solo alcuni dei livelli arenacei evidenziati nella successione considerata presentano proprietà idonee alla coltivazione a causa del modesto spessore, della scarsa cementazione o della presenza di fratturazioni e/o laminazioni più o meno accentuate. Nella zona in esame sono oggetto di coltivazione i seguenti quindici livelli: . Arenaria 8, . Arenaria 7, . Arenaria 6, . Arenaria 5, . Arenaria 4, . Lastre di tetto, . Bozze, . Cava bassa, . Lastre, . Cava grossa, . Arenaria 3, . Arenaria 2, . Arenaria 1, . Alberese, . Arenaria di Fiumicello. Va tenuto presente che non sempre i livelli denominati Arenaria sono utilizzabili, in quanto spesso nei loro affioramenti mostrano gradi di cementazione troppo bassi oppure negative condizioni di fratturazione o/e

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laminazione. Spesso, anche negli altri livelli sfruttati, è utilizzabile solo la parte inferiore dello strato o del banco considerato. Nella colonna stratigrafica (tavola n. 5) sono riportate anche le immagini dei principali livelli utilizzabili considerati.

4.3.3. Prove di laboratorio su orizzonti coltivabili In merito alla «pietra serena» estratta nell’ambito del Para è disponibile uno specifico studio petrografico2 in cui sono compendiati i risultati di studi chimici e mineralogici, riferiti ai litotipi indicati col nome di bozze, lastre e alberese3, e fisico-meccanici concernenti le bozze. Da questo lavoro, al quale si rimanda per i particolari, sono desunte le caratteristiche petrografiche specifiche di ciascuno dei litotipi studiati. Le bozze sono costituite da un'arenaria a grana da fine a molto fine (1/4- 1/16 mm). 1 silicoclasti sono angolosi sub-angolosi con indice di sfericità basso, i calciclasti hanno forme tondeggianti o allungate con bordi arrotondati e gli interstizi sono occlusi dalla matrice siltosa e dal cemento carbonatico. La componente silicoclastica (> 50%) è costituita da quarzo, feldspati, muscovite, biotite e frammenti litici prevalentemente filladici. Tra i feldspati il plagioclasio prevale sul K-feldspato. La componente carbonatica è rappre- sentata da clasti carbonatici terrigeni (CE), siano essi micritici che spatitici, e da cemento in veste di plaghette di calcite spatica a morfologia interstiziale. Sulla base delle osservazioni petrografiche e dei parametri classificativi, la roccia si può classificare come arcose litica o arenaria feldspatico-litica con prevalenti filladi (fillarenite).

2 Bargossi G.M., Gamberini F., Montanari A. (2000): La Pietra Serena di Alfero (Verghereto, Forlì-Cesena): studio petrografico applicato per la valorizzazione di una georisorsa dell’Alta Val Savio, Mineralogica e Petrographica Acta, Vol 43, pp. 245-269. 3 Nello studio citato quest’areanaria è indicata col nome di Albarese.

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Le lastre sono costituite da un’arenaria a grana molto fine (1/8-1/16 mm) piuttosto omogenea. Lo scheletro dell'arenaria è costituito per lo più da clasti micritici intrabacinali (CI) e da bioclasti (strutture relitte di foraminiferi), mentre gli interstizi sono riempiti dalla matrice siltosa e dal cemento car- bonatico. La frazione silicoclastica è rappresentata da quarzo, feldspati e litici subordinati. Il rapporto tra i feldspati tende all'unità. Tra i litici prevalgono le filladi a grana fine, la pasta di fondo di vulcaniti acide e le argilliti. Il cemento, abbondantissimo (35% circa), è costituito da plaghette di spatite a morfologia interstiziale (pattern a mosaico) e da film di micrite che rivestono i bordi dei clasti. La roccia si può classificare come arcose litica o arenaria feldspatico- 1itica con un forte contenuto in bioclasti. L'alberese è un’arenaria a grana da grossolana (1-1/2 mm) a media (1/2- 1/4 mm). È costituita da silicoclasti angolosi subangolosi e da calciclasti tondeggianti o allungati con bordi arrotondati. I silicoclasti sono rappresentati in prevalenza da quarzo e feldspati con K-feldspato più abbondante rispetto ai plagioclasi. Tra i litici prevalgono nettamente le siltiti, meno abbondanti selci e vulcaniti acide, rari e subordinati serpentinoscisti e filladi. La componente calciclastica è data da intraclasti carbonatici, da bioclasti (strutture relitte di coralli, brachiopodi e foraminiferi) e subordinatamente da clasti extrabacinali. Il cemento, molto abbondante (26% circa), occlude i pori con plaghette di spatite a geminazione polisintetica ed avvolge i clasti con film di micrite. La roccia può essere classificata come arcose o sedarenite calclititica. Le caratteristiche fisico-meccaniche dell’arenaria tipo bozze sono state definite nello studio citato mediante la determinazione della massa volumica e reale, del coefficiente d’imbibizione, della porosità, del grado di compattezza, della gelività, del carico di rottura a compressione semplice, del carico di rottura a trazione indiretta mediante flessione, della resistenza all’usura, della rottura all’urto, della dilatazione. L’analisi dell’insieme delle prove eseguite ha portato gli Autori a concludere che «l’arenaria del filare “Bozze” risulta idonea

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alla realizzazione di strutture portanti (pilastri, bozze per opere di muratura, architravi, elementi angolari,) di elementi da arredo (soglie, stipiti, mensole) e di manufatti ornamentali (caminetti, colonne, balaustre, cornici, fioriere, marcapiani), purchè il materiale non abbia la possibilità di impregnarsi d’acqua oppure di venire a contatto permanente col suolo umido. In caso contrario diviene necessario trattare la pietra con specifiche resine chimiche che impediscano l’assorbimento dell’acqua, mantengano inalterate le proprietà composizionali e strutturali del materiale e ne permettano la naturale traspirazione con la possibilità di espellere la propria umidità interstiziale». In merito all’alberese è, inoltre, detto che questa arenaria «viene prevalentemente sfruttata per realizzare lastricati e pavimentazioni da esterno. La presenza di cemento autigeno che avvolge perfettamente i clasti con film di micrite conferisce al materiale una tenacità elevata, rendendolo difficile da la- vorare e limitandone l'impiego alle sole pavimentazioni da esterno. Se il materiale non viene esposto a precipitazioni meteoriche debolmente acide, responsabili di aggredire il cemento interstiziale e di allentare la coesione granulare della roccia, esso offre una elevata resistenza all'usura per attrito radente. Oltretutto il materiale ha un coefficiente di imbibizione basso (1,44 %), per cui non risulta particolarmente sensibile agli effetti indebolitori della saturazione d'acqua». L'arenaria tipo lastre, infine, «benché sia fortemente cementata da plaghette di spatite e da film di micrite, è caratterizzata dalla presenza di numerose la- minazioni naturali parallele alla stratificazione che allentano la tenacità del materiale e ne limitano l'impiego a specifici recuperi architettonici antichi (solo lastre da mosaico a spacco naturale di colore gialloocraceo)». I principali orizzonti attualmente utilizzati nell’ambito estrattivo del Para (alberese, bozze, cava grossa, arenaria Fiumicello) sono stati anche oggetto di esami di laboratorio a cura dei cavatori direttamente interessati. In appendice

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alla presente relazione sono riportati i risultati di tali analisi, tutte concernenti cave in attività o comunque considerate nel presente piano. L’insieme dei dati disponibili in merito alle diverse tipologie di “pietra serena” ricavabili dall’ambito estrattivo del Para conferma che le risorse locali possono fare fronte efficacemente ad esigenze differenziate di materiali lapidei tanto grezzi quanto lavorati, nonché di manufatti ornamentali4. Questi prodotti, oltre che nell’Emilia-Romagna, trovano un ampio mercato soprattutto in Toscana, in Umbria, nel Lazio e in Lombardia.

5. VINCOLI ALL’ATTIVITÀ ESTRATTIVA

5.1. ZONIZZAZIONE PAESISTICA Tutto il territorio dell’ambito estrattivo in esame ad ovest del torrente Para, nonché una sua ristretta fascia ad est di questo corso d’acqua, appartengono alle zone di particolare interesse paesaggistico-ambientale del P.T.C.P. della Provincia di Forlì-Cesena. Si veda, in proposito, la tavola n. 2 allegata. La variante al P.I.A.E. provinciale, approvata dalla Regione Emilia- Romagna con la deliberazione n. 1331 del 28.07.1999, concernente l’ambito del Para permette, con norme specifiche, lo sviluppo programmato dell’attività estrattiva in tutta l’area perimetrata, inclusa quella ricadente nella zona di particolare interesse paesaggistico-ambientale del P.T.C.P. Sulle singole zonizzazioni è poi, in ogni caso vincolante, il parere della Provincia.

4 Un’efficace presentazione di questa risorsa dell’Alta Val Savio è offerta dal volumetto: Pietra serena ricchezza vitale dell’Appennino cesenate, con testi di Alfredo Ricci, Marco Guccini e Albino Bianchi, edito nel giugno 2000 a Cesena a cura della Confartigianato e della Comunità Montana dell’Appennino cesenate.

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5.2. VINCOLO IDROGEOLOGICO Gran parte del territorio dell’ambito estrattivo del Para è soggetto a vincolo idrogeologico, com’è evidente nella tavola n. 3 allegata. Questo vincolo non è preclusivo nei confronti dell’attività di cava, ma prevede particolari verifiche relative alla compatibilità idrogeologica di tale intervento.

5.3. AREE NON DISPONIBILI PER L’ATTIVITÀ ESTRATTIVA Nella tavola n. 7 allegata sono individuate, in scala 1:10.000, le aree non disponibili per l’attività estrattiva nell’ambito estrattivo del Para in base alla normativa vigente. In questa carta, in realtà, sono riportati sia vincoli inderogabili, sia quelli eventualmente soggetti a motivata possibilità di deroga. Sono considerati vincoli inderogabili quelli concernenti: . i boschi tutelati dalla L.R. 17/91, art. 31, comm2, lett. g; . i centri abitati perimetrati dagli strumenti urbanistici; . i centri abitati non perimetrati dagli strumenti urbanistici, ma individuati in questa sede; . le aree di rispetto dai centri abitati (20 metri); . le aree di rispetto cimiteriali (50 metri); . le aree di rispetto da invasi ed alvei (20 metri); . gli alberi monumentali. Hanno, invece, possibilità di deroga le aree di rispetto da gasdotti, da sorgenti, da serbatoi idrici, da opere acquedottistiche e da strade. Per quanto concerne gli elettrodotti e le linee telefoniche non esiste una cartografia dettagliata della loro ubicazione. La individuazione e la definizione dei relativi vincoli e distanze di rispetto, peraltro derogabili, sono pertanto rimandati alla successiva fase di progettazione esecutiva delle singole aree estrattive.

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Le parti del territorio considerato, soggette a vincoli non derogabili, sono state, a priori, eliminate dalla possibilità di zonizzazione nel presente Piano delle Attività Estrattive. Anche le aree soggette a vincoli derogabili sono state, per quanto possibile, escluse dall’intervento estrattivo. 6. ATTIVITÀ ESTRATTIVA PASSATA O IN ATTO

6.1. EVIDENZE DELL’ATTIVITÀ TRASCORSA È già stato fatto rilevare che il territorio dell’ambito estrattivo del Para è da lungo tempo interessato dall’attività estrattiva. Le tracce di vecchie cave sono spesso chiaramente evidenti in varie parti della sua superficie. La loro zonizzazione è riportata nella carta geologica in scala 1:10.000 allegata (tavola n. 4). Alcune di esse mostrano un ricupero ambientale accettabile, altre sono state inserite nel nuovo piano delle attività estrattive con ampliamenti ed integrazioni idonei a renderne appetibile un adeguato ripristino nell’ambito di un nuovo intervento di cava. In seguito verrà approfondito caso per caso la specifica situazione di ciascuna di esse.

6.2. CAVE IN ATTO Nell’ambito estrattivo del Para sono autorizzate, in attuazione dei P.A.E. vigenti, tre cave nel Comuni di Sarsina e otto cave nel di Verghereto. Questi interventi riguardano parti, più o meno ampie, di aree, di cui è previsto l’inserimento anche nel presente piano. Con riferimento alla tavola n 13, in scala 1:10.000, relativa all’inquadramento territoriale con ambiti e poli identificati dal presente Piano, gli interventi autorizzati dal Comune di Sarsina sono riferiti alle aree 3S, 15S e 17S. Quelli autorizzati dal Comune di Verghereto riguardano le aree 3V, 4V, 8V, 9V, 10V, 16V, 18V e 23V. Per i particolari in merito a queste zonizzazioni si rimanda alla specifica parte del Piano.

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6.3. AMBITI DA RIPRISTINARE E POLI ESTRATTIVI INDIVIDUATI DAL P.I.A.E. Il P.I.A.E. della Provincia di Forlì e Cesena, come precisato nella tavola n. 1 in scala 1:10.000 allegata, concernente l’inquadramento territoriale ha individuato specificamente il polo estrattivo Ei12 e cinque aree (A1-A5), di cui è richiesto il ricupero ambientale. Si tratta di zone, oggetto di una passata attività estrattiva e non sistemate, in cui nuove attività di cava possono essere autorizzate solo subordinatamente alla realizzazione di un piano di sistemazione finale dell’intera zona compromessa. L’area A1 (1B del presente Piano) è ubicata nel territorio di Bagno di Romagna; le aree A2, A3, A4 e A5 (rispettivamente 1V, 3V, 4V e 6V del presente Piano) ricadono nel Comune di Verghereto, il polo estrattivo Ei12 (4S del presente Piano) nella zona di pertinenza del Comune di Sarsina. Durante i lavori di predisposizione di questo piano è stata, inoltre, identificata nel territorio di Sarsina un’altra area con le stesse caratteristiche di quelle di ricupero ambientale zonizzate nel P.I.A.E. provinciale. Si tratta, in particolare, dell’area 18 S.

7. ATTIVITÀ ESTRATTIVA IN PROGETTO

7.1. POTENZIALITÀ ESTRATTIVA INDIVIDUATA DAL P.I.A.E. Al fine di evitare la proliferazione delle cave nell’ambito estrattivo del Para, il P.I.A.E. provinciale, approvato dalla Regione Emilia-Romagna con la deliberazione n. 1331 del 28.07.1999, ha assegnato a ciascun Comune interessato il seguente numero massimo di zonizzazioni estrattive: Comune di Bagno di Romagna n. 2 Comune di Sarsina n. 20 Comune di Verghereto n. 20

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Il P.I.A.E. vigente ha, inoltre, individuato una potenzialità estrattiva complessiva di 500.000 metri cubi di pietra da taglio per il decennio d’attuazione, pari al fabbisogno stimato nel territorio del circondario cesenate e negli usuali mercati riforniti dall’ambito estrattivo del Para, così suddivisa nei territori comunali di pertinenza: Comune di Bagno di Romagna mc 10.000 Comune di Sarsina mc 235.000 Comune di Verghereto mc 255.000

Ai Comuni interessati, in base ai quantitativi complessivi così definiti, il P.I.A.E. assegna il compito di provvedere alla zonizzazione delle ulteriori aree, rispetto a quelle direttamente individuate5, sulla base di una serie di criteri tesi a perseguire il risultato finale di un minimo impatto ambientale.

7.2. CRITERI SEGUITI NELLE NUOVE ZONIZZAZIONI ESTRATTIVE Nel definire le zonizzazioni individuate dal presente Piano è stato ottemperato a quanto previsto dal P.I.A.E. vigente per quanto concerne il numero delle aree individuate, i quantitativi complessivi assegnati a ciascun Comune e gli specifici criteri di idoneità dettati dalle relative norme d’attuazione. Le aree estrattive zonizzate sono state individuate nella parte del territorio dell’ambito estrattivo del Para potenzialmente utilizzabile in quanto esente dai vincoli preclusivi evidenziati nella tavola n. 7 in scala 1:10.000 allegata, concernente le aree non disponibili per le attività estrattive. La scelta delle singole aree estrattive inserite nel Piano è stata fatta tenendo conto in generale di quanto precisato dalle norme d’attuazione del P.I.A.E. vigente ed in particolare dallo specifico abaco delle tipologie di coltivazione e

5 Si veda in proposito quanto detto in 6.3.

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di sistemazione da esse precisato. In particolare, per quanto concerne la situazione geologica e geomorfologica, è stato tenuto conto: - della qualità, della quantità e della estraibilità della risorsa disponibile; - della situazione specifica di ciascuna area (con attività in corso, abbandonata con potenzialità estrattiva residua, di nuovo intervento, ambito di ricupero ambientale); - della possibilità di intervenire con le modalità previste dall’abaco delle tipologie di coltivazione e di sistemazione o comunque di attuare il ricupero ambientale previsto dal P.I.A.E., rispettando precisi parametri di carattere paesistico-ambientale (esposizione, visibilità ecc.); - della disponibilità di aree di deposito temporaneo dei materiali utili o di scarto entro la zonizzazione estrattiva oppure anche in area limitrofa; - dell’accessibilità della zona; - della possibilità di evitare, per quanto possibile, zonizzazioni: a) coinvolgenti la viabilità ad uso pubblico oppure pregiudizievoli per la stabilità delle stesse sedi stradali, b) in adiacenza alle scarpate fluviali od in zone comunque a queste connesse, c) in prossimità di nuclei abitati o comunque in zone ad essi connesse, d) in aree in dissesto senza prevederne un’adeguata sistemazione (in ogni caso dovranno essere mantenute le aree di rispetto secondo quanto previsto nella tavola 7 allegata); - della possibilità di contenere l’impatto ambientale durante la fase d’attuazione della cava come precisato nello studio di bilancio ambientale, riportato nella relazione del P.I.A.E. vigente; - della possibilità di conseguire un adeguato ricupero ambientale dell’area estrattiva esaurita con le modalità precisate nell’abaco delle tipologie citate. Ogni area inserita nel piano è descritta analiticamente in un’apposita scheda, in cui sono presi in esame il suo stato attuale, la sua utilizzabilità e gli indirizzi per la sua coltivazione e sistemazione finale.

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7.3. INTEGRAZIONI ALL’ABACO DELLE TIPOLOGIE Le norme del P.I.A.E. vigente prevedono che i Piani comunali indichino per ciascuna area estrattiva le altezze dei fronti di scavo e gli angoli di scarpata da osservare nei progetti di coltivazione tenendo conto della sistemazione finale per essa prevista. Con riferimento a quanto previsto dalle norme d’attuazione del P.I.A.E., accolte nel presente Piano, le altezze dei fronti di scavo non dovranno essere superiori a 8 m e le eventuali pedate necessarie non dovranno essere inferiori a 5 m e saranno sagomate in leggera contropendenza. In tali situazioni il ricupero ambientale è differenziato a seconda se avvenga su roccia o su terreno di riporto come indicato nell’apposito schema integrativo dell’abaco allegato all’elaborato n. 5. Nel caso di fronti di scavo di altezza inferiore a 8 metri, in cui l’attività estrattiva abbia determinato un semplice abbassamento del piano di campagna, la sistemazione potrà avvenire con un riporto di terreno subpianeggiante nel caso si tenda ad un ricupero agricolo oppure con un riporto in pendio se è previsto un impianto arboreo-arbustivo. Si veda, in proposito, l’apposito schema integrativo dell’abaco allegato all’elaborato n. 5. Nel caso di fronti di ex cave abbandonate senza ripristino, quando nel nuovo intervento non è possibile riportare la scarpata d’abbandono esistente alle condizioni precedentemente descritte, la sistemazione dell’area potrà avvenire addossando il terreno di riporto alla pendice con un angolo di scarpa ammissibile dell’ordine di 25-30° come indicato nell’apposito schema integrativo dell’abaco allegato all’elaborato n. 5. Nell’ambito di quanto precedentemente esposto, i profili di coltivazione e di sistemazione dovranno avere pendenze con condizioni d’equilibrio appositamente verificate da un tecnico abilitato.

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Per quanto riguarda le altezze dei fronti di scavo, le stesse non dovranno essere, di norma, superiori a 8 m; le eventuali pedate, che si dovessero rendere necessarie, non dovranno essere, di norma, inferiore a 5 m e andranno sagomate in leggera contropendenza; eventuali difformità da tali geometrie, dei profili di scavo, dovranno essere previste dai P.A.E. comunali, sulla base di verifiche ed analisi puntuali su ogni singolo comparto estrattivo, concernenti le condizioni morfologiche, lo spessore della copertura superficiale, l’assetto giaciturale e le eventuali discontinuità dell’ammasso. Gli angoli di scarpa massimi da osservare nei progetti di coltivazione, tenendo conto della sistemazione finale prevista e salvo verifica, sono i seguenti: Stratificazione a franapoggio meno inclinata del rilievo 50-55° Stratificazione a franapoggio più inclinata del rilievo 55-60° Stratificazione a reggipoggio 55-60° Stratificazione orizzontale 60-65°

7.4. AREE ZONIZZATE Nell’ambito della presente ricerca geologico-mineraria, condotta tenendo anche conto della complessiva problematica della pianificazione estrattiva, sono state individuate 50 zonizzazioni estrattive con diverso grado d’idoneità contro le 42 previste dal P.I.A.E. provinciale com’è evidente nella tabella n. 1.

Tabella n. 1 - Zonizzazioni individuate dal Piano Intercomunale nell’ambito del Para a confronto con quelle previste dal P.I.A.E Comune Zonizzazioni P.I.A.E. Zonizzazioni definite Variazioni rispetto al P.I.A.E. n. mc n. mc n. mc Bagno di R. 2 10.000 1 5.000 - 1 - 5.000 Sarsina 20 235.000 24 258.600 4 + 23.600 Verghereto 20 255.000 25 271.900 5 + 16.900 TOTALE 42 500.000 50 535.500 8 + 35.500

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Delle 50 aree individuate, tenuto conto della situazione di ciascuna di esse analiticamente descritta nelle specifiche schede, 41 sono state direttamente inserite nel Piano intercomunale dell’ambito estrattivo del Para. La loro zonizzazione è evidente nella tavola n. 13 in scala 1:10.000 allegata. Le restanti 9 aree, rimaste in coda in base all’insieme dei criteri d’idoneità indicati dalla normativa vigente e dagli indirizzi del piano, sono state considerate di riserva e zonizzate nella tavola n. 14 in scala 1:10.000 allegata. Le varie tipologie di “Pietra Serena” zonizzate dal Piano nelle tavole n. 13 e 14 sono compendiate nella tabella n. 2. La quantità totale di “pietra serena” effettivamente inserita nel Piano in base alle 41 zonizzazioni considerate, con le relative tipologie e con i rispettivi volumi, è precisata nella tabella n. 3. Per i particolari in proposito si rimanda alla relazione del piano.

Tabella n. 2 - Quantità totale di “pietra serena” zonizzata nel Piano Intercomunale nell’Ambito estrattivo del Para Tipi litologici Comune Bagno R. Comune Sarsina Comune Verghereto Totale mc mc mc mc Lastre da tetto 10.000 10.000 Bozze 8.000 36.200 44.200 Bassa 4.000 21.300 25.300 Lastre 9.000 15.000 24.000 Grossa 144.500 62.500 207.000 Alberese 46.000 71.300 117.300 Arenarie in genere 5.000 43.100 55.600 103.700 TOTALE 5.000 254.600 271.900 531.500

Tabella n. 3 - Quantità totale di “pietra serena” inserita nel Piano Intercomunale nell’Ambito estrattivo del Para Tipi litologici Comune Bagno R. Comune Sarsina Comune Verghereto Totale mc mc mc mc Lastre da tetto 10.000 10.000 Bozze 8.000 32.500 40.500 Bassa 4.000 19.000 23.000

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Lastre 9.000 15.000 24.000 Grossa 126.500 60.000 186.500 Alberese 46.000 52.300 98.300 Arenarie in genere 5.000 37.500 55.600 98.100 TOTALE 5.000 231.000 244.400 480.400

Le zonizzazioni del presente piano sono 41 perché il Comune di Bagno di Romagna ha inteso realizzare nel proprio territorio solo il ricupero ambientale, previsto dal P.I.A.E.

8. SITI E STRUTTURE PER LA LAVORAZIONE DELLA PIETRA Nel territorio dell’ambito estrattivo del Para o nelle immediate adiacenze, durante i rilievi per la redazione del presente piano, sono state individuati 18 siti e/o strutture utilizzabili per la lavorazione della pietra. La loro ubicazione è evidente nella Tav. 15 in scala 1:10.000 allegata.

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INDICE

ELABORATI: 1 1. PREMESSA 3 2. INQUADRAMENTO TERRITORIALE 3 3. LINEAMENTI MORFOLOGICI 4 4. SITUAZIONE GEOLOGICA E GIACIMENTOLOGICA 4 4.1. Premessa 4 4.2. Situazione geologica 5 4.2.1. Formazione marnoso-arenacea 5 4.2.2. Depositi quaternari 7 4.2.3. Frane in evoluzione e quiescenti 8 4.3. Lineamenti giacimentologici 8 4.3.1. Litologia della Formazione marnoso-aremacea 8 4.3.2. La successione stratigrafica del Para 9 4.3.3. Prove di laboratorio su orizzonti coltivabili 11 5. VINCOLI ALL’ATTIVITÀ ESTRATTIVA 14 5.1. Zonizzazione paesistica 14 5.2. Vincolo idrogeologico 15 5.3. Aree non disponibili per l’attività estrattiva 15 6. ATTIVITÀ ESTRATTIVA PASSATA O IN ATTO 16 6.1. Evidenze dell’attività trascorsa 16 6.2. Cave in atto 16 6.3. Ambiti da ripristinare e poli estrattivi individuati dal P.I.A.E. 17 7. ATTIVITÀ ESTRATTIVA IN PROGETTO 17 7.1. Potenzialità estrattiva individuata dal P.I.A.E. 17 7.2. Criteri seguiti nelle nuove zonizzazioni estrattive 18 7.3. Integrazioni all’abaco delle tipologie 20 7.4. Aree zonizzate 21 8. SITI E STRUTTURE PER LA LAVORAZIONE DELLA PIETRA 23 INDICE 24 ALLEGATO 1 25

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ALLEGATO 1

PROVE DI LABORATORIO

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