“I miei sogni non hanno limiti. Quando sarò grande desidero che tutta la gente del mio Paese sia orgogliosa di ciò che farò.”

Un piccolo Dimash, pallido e con le occhiaie, parla così alla TV nazionale del Kazakistan. Assieme a un ragazzo più grande è intervistato come premio per la sua eccellenza scolastica. Sua madre è una , e sua padre, anche lui musicista, è assessore alla cultura del distretto di . Dalle varie biografie che circolano su Dimash si scopre che da bambino assisteva sempre agli spettacoli dei suoi genitori, alla fine dei quali correva sul palco per potersi inchinare anche lui davanti al pubblico. A cinque anni suonava già il pianoforte e la sua maestra delle elementari ricorda di averlo visto arrivare a scuola stravolto di stanchezza perché era stato tutta la notte a perfezionare il suo nuovo arrangiamento di una canzone tradizionale. Sua madre racconta che piangeva disperato quando cercavano di portarlo al parco, strappandolo alle sue manie compositive.

Ora che di anni ne ha ventisei, Dimash ringrazia ancora i nonni e non dimentica mai di chiamarli dopo un concerto: è il primogenito ed è stato cresciuto da loro, secondo la tradizione kazaka. Sono loro che l’hanno accompagnato a scuola di musica ogni giorno, anche quando nevicava. La famiglia di Dimash, serena e supportiva, è la sua prima grande fortuna, seguita dal suo talento straordinario e dalla sua capacità vocale, spesso giudicata “sovrumana” dagli youtuber che si precipitano a filmare la loro reaction ogni volta che Dimash mette online una canzone nuova. In questo modo collezionano migliaia di visualizzazioni e contribuiscono alla sua fama, che sta diventando leggendaria.

Dinmukhamed Kanatuly Kudaibergen*, questo il suo vero nome, è un fenomeno: musicale, fisico (ha corde vocali più lunghe della media), culturale, sociale e anche politico. Sul palco è a suo agio più che in qualunque altro posto e mostra una spontaneità disarmante. C’è qualcosa nei sui modi e nell’aspetto che ispira passione e benevolenza allo stesso tempo. Canta pop melodico, ma nei suoi concerti infila sempre qualche canzone tradizionale kazaka, qualche virtuosismo impensabile, riff arabi, trillo, melisma e canto lirico. Ha la voce rara del controtenore, ma può cantare altrettanto bene da baritono, da tenore e da soprano, con un controllo e una potenza su quasi cinque ottave mai visti prima e che lasciano gli esperti a bocca aperta. Sa fare tutto: il vocal fry, la voce mista, quella di testa e di petto, lo staccato, transizioni impossibili. Ha più di vent’anni di esercizio ossessivo alle spalle. Canta in sette lingue e ha il fiato per tenere una nota oltre i 20 secondi. Sua mamma, quando le chiedono come ci riesca, fa spallucce: “deve essere stato il nuoto”. Ha rifiutato l’ingaggio presso l’Opera Nazionale di Astana per seguire la sua idea di musica.

A molti sarebbe piaciuto liquidarlo come semplice acrobata vocale, ma non si può: che sia un artista altrettanto eccezionale quanto la sua voce è talmente evidente che finiscono per ammirarlo tutti, anche i rapper più grunge, che si emozionano al suono della sua voce come le ragazzine e i signori di mezza età. Uno dei tanti miracoli di Dimash è quello di mettere insieme audience diverse, amarle e farle arrendere: se hai un po’ di orecchio e ti piace il canto puoi solo volergli bene, è troppo oltre anche per le invidie. Ha spostato verso l’alto l’asticella delle cose tecnicamente possibili e da lui si impara molto, non solo di canto: è un grande ispiratore. Adorato e adorabile, ai suoi concerti, che dalla Russia alla Cina riempiono interi stadi, la gente lo ricopre di fiori. Lui ringrazia inginocchiandosi sul palco e allargando le braccia, chiama i suoi fan Dears, e ricorda sempre a tutti che sono i benvenuti in Kazakistan.

Eccolo in una delle sue performance, a Sochi. Inizia a cantare su un registro molto basso usando il vocal fry per poi passare gradualmente ai registri di tenore e di soprano. Paralizza l’audience con un trillo/melisma arabo (sequenza di note ribattute) solo per togliere ancora il fiato con un belting eccezionale di circa 24 secondi. Nel mezzo, innumerevoli piccoli gioielli di perfezione stilistica e originalità, più il soffiato, cioè la capacità di cantare sussurrando, che sembrerebbe alla portata di chiunque se non fosse così cristallino e carico emotivamente da risultare ancora più inimitabile del resto. Sui vibrati, che sono parte integrante dei canti della sua tradizione, inutile persino discutere. Almeno fosse brutto e goffo, avrà pensato qualcuno. E invece no.

L’uomo con la camicia bianca, che alla fine della performance applaude in piedi, è Igor Krutoy, il più famoso compositore/produttore russo.

Già famoso nel suo paese, Dimash ha partecipato nel 2017 a un contest televisivo cinese che metteva in competizione giovani cantanti professionisti. È stato l’unico straniero ad essere ammesso ed è arrivato secondo soltanto perché non poteva essere uno straniero a vincere un contest cinese. Il suo profilo Weibo – il social più usato in Cina – in pochi mesi ha superato i 300 milioni di visualizzazioni e il suo primo album, messo in vendita su Internet, è diventato disco di platino nel tempo record di 27 secondi.

Alto più di un metro e novanta, oggi Dimash è anche modello e testimonial di innumerevoli prodotti. Idolo di ragazzine che lo inseguono per aeroporti di tutto il mondo con mazzi di fiori in mano, è bello, ma soprattutto ha le fattezze, gli occhi e la determinazione di un eroe manga. Mussulmano moderato, con questo suo aspetto turcomanno un po’ orientale e un po’ europeo, Dimash riesce a rappresentare un vasto mondo culturale affascinante e misterioso di cui si è sempre saputo poco. Il ministro della cultura cinese ha detto di lui: “Un giovane straniero con gli occhi grandi e amichevoli: la sua voce è la più bella e stupefacente, può trascendere genere, lingua e confini. Questa è l’essenza della musica.“ Insomma, ha detto la cosa più moderna e ispirata che si potesse dire, ponendo l’accento sul sentimento e lasciando il mondo occidentale senza definizioni migliori. Dimash ha ringraziato in cinese, ha registrato la sigla cinese di Power Rangers e la sua immagine è finita sugli aerei della China Airlines.

Alcuni osservatori sostengono che La Cina, in cerca di mercati verso Occidente, stia usando Dimash per stabilire alleanze con altri paesi asiatici. Se così fosse, sarebbe comunque un bel modo di farlo. Il Kazakistan, di cui Dimash è stato dichiarato ambasciatore culturale e lavoratore onorato dal presidente in persona, ha meno di venti milioni di abitanti ed è tra i massimi esportatori di risorse naturali e minerarie: ogni kazako dovrebbe essere milionario e invece si ritrova alle prese con un Paese post comunista dall’architettura bizzarra dove le contraddizioni del passato sono ancora molto presenti.

La Cina sta investendo molto sugli spettacoli televisivi musicali: nel 2019 ha mandato in onda un programma di dodici puntate, , con l’intento di rilanciare il musical e il canto lirico. Un’idea che a noi italiani, fermi a un concetto di Cina impegnata solo a copiare i nostri prodotti, non verrebbe mai, se non copiandola da qualcuno. Sono stati selezionati 36 cantanti che hanno fatto studi classici in scuole prestigiose, tutti maschi, tutti belli e tutti fenomenali. Il programma ha avuto un successo enorme e Dimash è stato chiamato a fare da giudice nella puntata finale. Tra i cantanti in gara c’era anche Ayunga, un talento che arriva dalle praterie della Mongolia Interna e che ora è diventato, tra le altre cose, testimonial di Ralph Lauren. Ayunga (o ), Mongolia Interna. Cantante, attore, ballerino, modello.

Ayunga e altri due cantanti cinesi che partecipavano a Super Vocal hanno fatto un quartetto estemporaneo con Dimash per un medley dei Queen. Se qualcuno degli youtuber sperava che Dimash non potesse essere anche un perfetto rocker, ha dovuto ricredersi. Il video originale è al momento introvabile, ma lo si può guardare assieme alla reaction di uno dei tanti musicisti americani entusiasti. (Ayunga è la seconda voce solista)

L’esplosione di popolarità degli ultimi due anni ha costretto Dimash a tour bestiali, ma lui lavora instancabilmente, si migliora, ha le idee chiare e limpide del genio. Così è successo che gli ha cantato Happy Birthday su Facebook e Bocelli lo ha voluto incontrare, ma soprattutto che Igor Krutoy, famoso compositore e produttore musicale russo, ha deciso di dedicarsi a lui in esclusiva, impiegando in modo del tutto speciale le sue capacità. Igor Krutoy si deve essere affezionato a questo ragazzo, perché non solo compone brani epici sui quali solo lui può cantare: ne fa scrivere i testi in italiano dalla poetessa Lilia Vinogradova, e sono un evidente inno proprio a Dimash e alla sua giovane vita. Può sembrare un’idea un po’ melensa, finché non si ascolta la canzone di apertura dei Giochi Olimpici di , cantata dal vivo da Dimash con una giacca che riproduce la bandiera del Kazakistan e oltre 100 elementi d’orchestra. In seguito Dimash, questa volta agghindato come un druido spaziale, ha riproposto lo stesso brano durante il suo mega concerto pop Arnau, facendolo diventare istantaneamente una hit da milioni di visualizzazioni. Il brano s’intitola Olimpico (Ogni Pietra) e pianta il Bel Canto dritto nel cuore di milioni di giovanissimi di tutto il mondo.

(Curiosità che non ho trovato commentata nei video delle reaction: Dimash usa gli auricolari – e anche il microfono – in modo del tutto personale. Durante certe performance toglie l’auricolare di sinistra quando deve controllare note particolarmente acute. Nel caso di questo video, porta spesso le mani agli auricolari, sfruttando la drammaticità della parola “paura”: è probabilmente dovuto al fatto che aprendo molto la bocca per produrre certi suoni, gli auricolari sono sospinti verso l’esterno dal movimento della mandibola.)

Il concerto Arnau a Nur Sultan, in Kazakistan, ha ricevuto fondi statali ingenti, ha dato lavoro a oltre 500 persone e ha riempito uno stadio. Più di 10.000 fan hanno volato da ogni città del mondo per raggiungere una capitale che non avevano mai sentito nominare. Per Dimash, che aveva sempre desiderato un grande concerto nella sua nazione, è stato il coronamento di un sogno, l’ennesimo. Durante questo concerto Dimash ha anche cantato la sua famosa cover di S.O.S., a bordo di una sfera sospesa che ruotava sopra il pubblico. Da quando , uno dei suoi migliori amici e unico pattinatore kazako olimpionico, è stato accoltellato a morte ad da due teppisti, Dimash dedica questa canzone a lui. Ha detto che sarà sempre così, così come ha dichiarato che canta e canterà sempre dal vivo ai suoi concerti, e non c’è motivo di dubitarne.

La vita privata di Dimash è altrettanto insolita e sorprendente: le ragazze si buttano sotto le ruote delle limousine che lo portano agli studi di registrazione, ma lui quando ha dovuto fare un video con una modella cinese è risultato ridicolo, tanto era timido nell’abbracciarla. Era timida anche lei, però: l’Asia – e lo si è visto anche in Super Vocal, che sarà presto trasmesso negli Stati Uniti – si porta appresso la morigeratezza dei costumi. Dimash ha detto di essere single, ma che gli piacerebbe avere una ragazza e che si sposerà. La promiscuità però, soprattutto esibita, è fuori questione. Passa le sue vacanze a Bodrum con parenti e amici che sono anche il suo staff e che si farebbero ammazzare per lui. I suoi fan lo amano proprio per questo: perché è misurato e cortese, abbraccia i bambini con commozione e si alza per far sedere le vecchiette; perché su Instagram mette le foto dei suoi genitori e non dimentica mai un compleanno. Ai suoi concerti – commenta uno youtuber – la gente si vuole bene e c’è un’atmosfera di gioiosa fratellanza.

Nel Dicembre 2019 Dimash ha tenuto un concerto al Barclay Center di New York. È stato un momento di messa alla prova della sua popolarità che deve avergli procurato una certa tensione. Il concerto è andato sold out: i suoi fan sono arrivati da ogni angolo del pianeta e per alcuni di loro si è trattato di un vero e proprio pellegrinaggio, oltre che di un investimento notevole. Si sono incontrati e hanno festeggiato prima e dopo il concerto, facendo migliaia di riprese video e facendo ascoltare le canzoni del loro idolo a taxisti, camerieri, albergatori. Così Dimash – dopo essere stato accolto all’aeroporto da una folla che ha lasciato di stucco i musicisti americani di passaggio – dopo avere accettato senza scomporsi la carezza sul viso di un fan grosso come una montagna ed ex campione di rugby – dopo avere sedato tafferugli di signorine che gli artigliavano la camicia e avere rifiutato senza esitazione di mettere l’autografo sulla bandierina del Kazakistan portata da un fan, perché la bandiera non si tocca – ha realizzato un altro dei suoi sogni più grandi: far cantare all’America la canzone tradizionale kazaka Daididau. Non si aspettava che i suoi fan ne conoscessero le parole e si è commosso. Ha poi colto la palla al balzo e ha improvvisato a cappella una strofa nella sua lingua, che i fan hanno diligentemente ripetuto, cantando tutti insieme. La frase era all’incirca: ““Пусть будет мир во всем мире – Alemde birlik bolsyn”- “Che vi sia pace e unità in tutto il mondo” –

Tornato subito in patria dopo il concerto, Dimash ha ricevuto il titolo di lavoratore onorevole del Kazakistan a una cerimonia ufficiale. La sua opera di promozione del Paese non ha precedenti e sta avendo un impatto sorprendente. Proprio per questo è oltremodo commovente guardare questo ragazzo così famoso e oggetto di venerazione inusitata, stare sull’attenti in una saletta modesta, col completo scuro e la cravatta tesa, al cospetto di funzionari impettiti e non avvezzi alle telecamere che pasticciano, gli passano davanti, gli consegnano il premio in modo maldestro, mentre lui promette solennemente che si impegnerà per portare a casa un Grammy la prossima volta. Chissà se il Kazakistan ha veramente compreso che il mondo di Dimash, fatto di musica e valori nuovi e antichi allo stesso tempo, è talmente originale per una pop star da risultare rivoluzionario. E che potrebbe diventare di moda, perché all’Occidente oramai mancano coraggio e sentimento, mentre lui ne è portatore, a quanto pare, molto sano.

Aggiornamenti: – La pandemia ha fermato con la forza devastante di un meteorite il primo tour internazionale di un ragazzo di 25 anni, che fino a quel momento aveva vissuto una favola così magica e stupefacente da sembrare soprannaturale. Mentre altri artisti hanno protestato chiedendo la riapertura di discoteche, locali e teatri, Dimash – che da tre anni viveva inseguito da orde di fan e se addentava una pera, il video del gesto faceva milioni di visualizzazioni stravolgendo i cuori delle adolescenti e il mercato asiatico dell’ortofrutta – è tornato in Kazakistan a giocare alla playstation con suo fratello, senza mai profferire una singola parola che non fosse di accorata raccomandazione a comportarsi in maniera responsabile. Ha registrato da remoto un brano per il film sci-fi tutto italiano Creators – the Past di Piergiuseppe Zaia e ne ha cambiato le sorti rendendolo comunque un film di successo in un momento in cui non era stato neppure possibile presentarlo in uscita. La musica del brano è dello stesso Zaia, ora anche lui grande fan di Dimash.

– I fan che si erano organizzati per seguire Dimash in tour, condividendo stanze, trovandosi prima dei concerti per fare amicizia e scambiarsi regali, hanno spostato la festa su Instagram e nei gruppi fan di Facebook: attraversa i fusi orari, con la sua allegra accozzaglia di commenti multilingue – tanto c’è il traduttore – sorrisi, foto, confidenze, gratitudine e benedizioni. In Messico, Polonia e Cile hanno inaugurato le “Radio Dimash”, che trasmettono suoi brani 7/24. L’emittente cilena si chiama Dearmash – Dimash durante la pandemia si è concentrato sulla valorizzazione del suo Paese, fa il testimonial di brand nazionali e beneficenza. Dice ai suoi Dears che gli manca il contatto diretto con loro e saluta con mestizia il suo team rimasto in Cina. Dice anche che sta preparando cose per stupire e deliziare i suoi adorati fan. – La programmazione del suo tour è ripresa: dovrebbe esserci un concerto dal vivo a Mosca e altri a seguire nel 2021.

Prima della pandemia a volte Dimash era apparso stanco, probabilmente a causa dei suoi molteplici impegni e spostamenti. Spesso però sorrideva, e quando lo faceva sembrava ancora un bambino che sogna. Oggi nelle foto si presenta più maturo, più muscoloso e meno pallido. Chissà. I suoi fan aspettano.

*Scritto anche Kudaibergenov o Qudaibergen, questa ultima trascrizione sembra essere la più corretta e preferita da Dimash, che usa il logo DQ per pubblicizzare il suo brand.

Dimash su YouTube Dimash su Instagram

C’è un altro articolo su questo argomento: EFFETTO DIMASH

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