«Barbona? È Un Complimento: Io Amo La Strada»
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04COM01A0402 ZALLCALL 11 20:14:49 02/03/98 Mercoledì 4 febbraio 1998 14 l’Unità IL PAGINONE «O magno i topi o me se magnano loro». Poche parole di un homeless romano. Vive in una scatola di car- tone, affamato e lacero, vicino al Colosseo. Così riassume, con spa- valda lucidità, il senso della propria vita, come parlasse di un’altra vita immaginaria, tra cinema e teatro degliorrori. All’ingresso della stazione Cen- BarboniBarboni trale, a Milano, dorme ogni notte, un uomo, probabilmente poco più di un trentenne. Con grande rispet- to per il proprio ordine e per l’am- biente, stende un materasso a terra, disposto sopra alcuni cartoni per isolarsi meglio. Le coperte sono ri- piegate con cura, il cuscino è rigon- fio. L’ho visto una volta mentre si infilava sotto le coperte, indossava ancora una pesante cappotto grigio e si calcava sulla testa un berretto di lana. Si guardava attorno con timo- re. Poi si girava dall’altra parte e co- minciava il suo sonno. L’ho rivisto giorni dopo e dormiva nella stessa posizione. Un miracolo perché i vi- gili o la polizia lo avrebbero potuto cacciare in qualsiasi momento. Mi sono chiesto perché avesse scelto come camera da letto proprio l’in- gresso principale della stazione, alla fermata dei taxi, tra code di viaggia- tori,sottounaluceabbacinante. In piedi, accanto a una panchina, vicino a una edicola di viale Monte Rosa, c’è sempre lui, come dire, un ti a un bidone dal quale qualche stagionali, i cicli economici, l’alter- signore grasso e piccolo, più largo tronchetto di legna emana fiamme Un letto curato nella stazione narsi di periodi di occupazione e di che alto. Mi pare che indossi in e calore, del clochard alla Roth (e disoccupazione, l’instabilità del si- qualsiasistagionelostessocappotto poi alla Olmi) della “Leggenda del stema delle imprese, hanno creato sopra più strati di indumenti, giac- santo bevitore”, consunto dal vino questo grande esercito industriale che, maglioni. Sulla panchina siste- ma eroicamente disposto al sacrifi- La lunga notte a Milano di riserva di senzacasa, nomadi che ma le sue proprietà: alcunisacchetti cio. E neppure regge nel tempo no- in periodi di occupazione stagnan- di plastica stracolmi, con i manici stro la metafora fantastica di Terry te, come l’inverno, si concentrano annodati, perché non si perda nul- Gillian che ne “La leggenda del re con il «popolo degli abissi» nei nodi strategici di comunicazio- la. Spezza il pane secco per i piccio- pescatore” chiama gli «scarti di fab- ne, le nostre più grandi città. Devo- ni, che sono una nuvola nera ferma brica» a personificare «semafori nopur vivere; lamaggiorpartedilo- aisuoipiedi. morali» per passanti frettolosi, ri- ro è indispensabile nell’attuale or- Ogni sera,allastessaora,suunva- scattando il valore dell’utopia di ORESTE PIVETTA ganizzazione industriale fondata gone della linea rossa della metro- fronte alla impossibilità del miraco- sullacompetitività». politana, direzione Molino Dorino, lo rigeneratore e riparatore delle in- Roma sono più numerosi(quattroo se, quando il collegamento si inter- normale tra gli homeless, povero e Nessuno penserebbe oggi agli ho- sale un ragazzo. Indossa una giacca giustizie. Le immagini romantiche cinquemila,aMilanosonotraidue- rompe, magari traumaticamente, basta, che vive questa condizione meless come a un «esercito di riser- a vento blu e ha sempre uno zainet- sono al tramonto. Il barbone vive milaeitremila). Potrebbero diveni- quando lasolitudinediventatotale, come un momento di passaggio va». La distanza tra le nostre imma- to Invicta. Chiede l’elemosina tra una vita di sofferenza intanto per re molto più numerosi, perché si comincia laderiva.Siritrovaunper- dalla clandestinità alla integrazio- ginarie hobohemia e i quartieri «al- una fermata all’altra. Quando ha fi- sopravvivere, per fuggire il freddo, calcola che siano centomila le per- corso molto comune nellestorie dei ne. L’homeless senza una carta d’i- ti» si è allungata e il «popolo degli nito cambia carrozza. Continua per fuggire le aggressioni dei nazi- sone che vivono al limite della po- barboni, una storia di progressivi dentità precipita in un’avventura abissi»non partecipainnulladeldi- nella questua. Si trascina curvo. Ra- skin. Ma non ha scelto quella vita. vertà estrema rischiando di finire abbandoni: la famiglia, gli amici, la kafkiana:puòperderelapropriacar- namismo della società moderna. re volte ho visto un viaggiatore Cade in quella dolorosa condizione oltre i confini del mondo normale. casa, il lavoro, le stesse associazioni ta d’identità, gliela possono rubare, Ne vive e ne rappresenta soltanto le estrarre ditascaqualchemonetaper spesso per delusioni affettive (stati- Nove milioni sono gli italiani in che assistono. Ogni stanza, una do- così non può chiedere l’assistenza patologie, è un mondo a parte verso luie,secapita,sonosempregiovani. sticamente è il quaranta per cento condizioni di parziale indigenza. po l’altra, si chiude.Quando sei fuo- medica di base, non può richiedere il quale si esercita il volontariato, Quella dei barboni o dei senza fis- dei casi): la fine di un rapporto con i Giovani però, sempre più giovani. ri, il ritorno è difficile. Vengono a la pensione sociale, non può pre- che ha un nome, dal Gruppo Abele sa dimora o degli homeless, come si genitori, con un coniuge, con i figli. Oggi l’età media dei senza fissa di- consumarsi le opportunità fin dai sentare unadomandaperl’invalidi- di Torino al Banco Alimentare di dice negli Stati Uniti, è probabil- Molti sono ex tossicodipendenti o mora è tra i trenta e quarant’anni, gradini più bassi: ad esempio può tà civile. Una nuova carta d’identità Monza, all’Opera San Francesco di mente una condizione antica e pro- alcolisti, cacciati dalle famiglie. entro il duemila sarà al di sotto dei non mancare il cibo, si può trovare gli è proibita: non ha una casa e per Milano, e che chiede esperienza: babilmente secolare e universale. Moltisisonotrovatiinstrada,cono- venti anni. Il paesaggio futuro po- di che vestirsi, più difficile è potersi la legge italiana senza residenza «Chi entra in quei mondi - spiega Appartiene ai paesi del welfare più scendo una propria libertà dopo an- trebbe assomigliare a quello con- lavare. Eppure la pulizia personale è nonc’èdocumentod’identità. Vinicio Albanesi - senza conoscen- solido e diffuso e a quelli dai più in- ni di reclusione in una delle tante temporaneo di tanti paesi del Suda- la prima conquista per il riconosci- Gli anni venti americani furono za rischia solo di creare danni. Una tensi contrasti sociali, come sel’am- «istituzioni totali»: il carcere piutto- merica: migliaia di giovani e di ado- mento di se stessi e poi per riaffac- la stagione gloriosa degli homeless cosa è percorrere la strada, altra cosa biente non contasse e il clochard sto chel’ospedalepsichiatrico.Mol- lescenti ai margini della cosidetta ciarsi alla società senza il timore di che Nels Anderson raccontò in un è viverla di giorno e di notte, in in- fosse una condizione dell’anima: ti hanno soltanto perso un lavoro società civile, del mondo sempre un’altracacciata». memorabile saggio sociologico verno e in estate». Il mondo dei sen- «Per me è come una religione: se so- oppure sono stati sfrattati da casa. più esclusivo, per quanto largo, dei Come sopravvivono i «senza di- (pubblicato nel 1923), che ripercor- za fissa dimora, dice ancora Vinicio nocosìèperchévoglionocosì». Tra i senza fissa dimora una donna ricchi. Vinicio Albanesi, fondatore mora»? La maggioranza (il 43 per re in alcuni parti la motivazione au- Albanesi, esprime una condizione Nelpaese piùricco delmondo, gli su tre si lascia alle spalle l’esperienza della Comunità di Capodarco e pre- cento) chiedendo l’elemosina o ru- tobiografica de “La strada” di Jack limite, umanamente, moralmente, Usa, gli homeless erano tra i cinque- della prostituzione (e spesso della sidente del Coordinamento nazio- bando, molti altri (il 23 per cento) London insieme con l’affresco so- economicamente. Dai margini del- cento e i seicentomila nel 1988, se- violenza subìta). Nella spiegazione nale delle Comunità d’accoglienza con l’aiuto agli enti di assistenza. ciale alla Steinbeck di “Furore” (an- la società parla di una complessità condo una stima recente sono di- si può aggiungere anche la scuola: il però tiene in meno conto le condi- Ma c’è chiviveanche di una pensio- che nel film che ne trasse John ineluttabile, che mette alla prova il ventati quasi ottocentomila nel fallimento scolastico è il primo av- zioni materiali. Non è la perdita del- ne sociale e c’è chi vive di tutto que- Ford). In Andersen ilgiudizioè mol- sensoautenticodellatolleranza. 1996, ma secondo la stessa ricerca vertimento, l’incapacità di stare al la casa, non è la fine del lavoro, la sto e di un lavoro saltuario, ovvia- to chiaro. Le migliaia di diseredati Racconta Antonio, ex marinaio sono circa quattro milioni le perso- passo, riconoscere la propria esclu- difficoltà nasce dalla interruzione mente in nero, senza regole e senza che si raccoglievano a Hobohemia, di Livorno: «Non la posso cambiare ne che hanno conosciuto per un sione. delle relazioni, dalla scoperta della garanzie. Molti senza fissa dimora il quartiere alle porte di Chicago, la vita. Il destino è questo. Siamo tratto almeno della loro vita la con- Il ragazzo della metropolitana dà propria solitudine: «Ciascuno di non possono lavorare perché inva- città d’elezione degli hobos perché quelle persone, tipo Garibaldi, per- dizione di homeless. Svanisce la fi- intanto conto di una trasformazio- noi vive in un sistema di relazioni, lidi fisici o psichici. Invece a una oc- erailnodoferroviarioprincipalede- ché siamo nati con questo dono ad- gura un po’ dickensiana del vecchio ne.IsenzafissadimorainItaliasono anche chi dice di vivere solo gode di cupazione può arrivare con minori gli Stati Uniti, rappresentavano una dosso. Abbiamo dentro di noi mol- accovacciato sotto un ponte davan- tra i quaranta e i cinquantamila, a relazioni che possono essere inten- difficoltà l’immigrato, che è il più forza lavoro di riserva: «Le attività tofortequestodonoaddosso».