Sileno Lessi

Pellegrinaggio in bicicletta Al Santuario di Sveta Gora (SLO)

13/17 ottobre 2019

La meta

Il Monte Santo (681 mt) è il più importante tra i “monti santi” della ; sorge sopra la cittadina di e dalla sommità si gode la vista della pianura friulana, le Alpi Giulie e, in lontananza si vede perfino il Mar Adriatico.

Deve il suo nome all’apparizione della Madonna alla pastorella di nome: Uršula Fer- ligoj di Gargaro avvenuta nella primavera dell’anno 1539.

La Madonna le disse: “Dì al popolo che mi costruisca qui una chiesa e domandi gra- zie”.

L’autorità politica, sospettando qualche truc- co, incarcerò la pastorella, con l’intenzione di fare un’inchiesta accurata, ma la veggente fu ritrovata sul Monte in preghiera. Fu rinchiusa ancora, ma per ben due volte ven- ne nuovamente liberata dalla Madonna. Il Santuario di Sveta Gora fu costruito a partire dall’anno successivo; durante gli scavi venne rinvenuta una pietra squadrata e levigata con incise, in mezzo a festoni simbolici, le prime parole del saluto angelico: Ave Maria, gratia plena, Dominus tecum.

La statua della Madonna di Sveta Gora nella sacrestia fu eretta subito dopo l’apparizione alla pastorella, mentre la lapide dietro l’altare fu scoperta durante gli scavi fatti per la nuova chiesa nel 1541; edificio religioso già distrutto dai Turchi e successivamente ricostruito.

Il monte fu un importante obiettivo strategico durante la prima guerra mondiale e teatro di feroci battaglie. Nei pressi della vetta è allestita una statua di San France- sco e una mostra che ripercorre le vicende dei civili e dei militari che qui persero la vita.

Durante la guerra 1915 – 18 la chiesa fu rasa al suolo. Tra il 1924 e il 1928 venne ri- costruita in stile neo – barocco; il suo alto campanile è visibile dalla pianura del fiu- me Isonzo. La Basilica dell’Assunzione della Vergine del Monte Santo, sede del Convento dei francescani, è da secoli meta di pellegrinaggi di fedeli provenienti dalla Slovenia e italiani della regione goriziana.

PREGHIERA ALLA MADONNA di Monte Santo (Sveta Gora)

Madonna di Monte Santo, Tu sei la regina dei cieli e della terra E Tu sei piena di grazia. A te, Madre carissima, raccomandiamo tutte le famiglie dei tuoi figli nella patria e nel mondo. Tu, consolatrice benevolissima, togli dal tuo popolo le piaghe dell’odio e aiutaci a vivere nella concordia e nella pace. Ottienici i doni della Spirito Santo Per osservare la parola del Signore e costruire il mondo nuovo nella giustizia, nella libertà e nella carità. Così sia. Regina di Monte Santo, prega per noi!

Programma

Data Da A Km. 13/10/.2019 COMO PASSIRANO (BS) 105 14/10/2019 PASSIRANO (BS) PADOVA 170 15/10/2019 PADOVA S. GIORGIO di LIV. (VE) 108 16/10/2019 S. GIORGIO di LIV. (VE) NOVA GORICA (SLO) 110 17/10/2019 COMO treno

Diario di viaggio

Domenica 13 ottobre 2019 Como – Passirano (BS) km. 105

E’ ancora buio quando monto le borse sul portapacchi della mia “Cube”, pronto per una nuova avventura: visitare la Basilica del Santo di Padova e raggiungere Nova Gorica, in Slovenia, dove da 480 anni si venera la Madonna del Monte Santo. Dopo aver salutato Rita che dalla finestra mi fa le ultime raccomandazioni, mi trovo già a pedalare in salita, sulla provinciale che collega Como alla città di Bergamo. Mentre felice attraverso la campagna autunnale decido di deviare dal percorso programmato per visitare il Santuario della Madonna del Bosco ad Imbersago (LC). Un luogo di preghiera che mi è stato suggerito dall’amico Paolo che a più riprese si è recato in questa chiesa con i genitori. Oggi è domenica, il giorno del Signore, e non c’è modo migliore che santificare la festa partecipando alla liturgia in una chiesa così importante e ricca di storia. Il Santuario della Madonna del Bosco è situato poco fuori del paese di Imbersago (LC), e adagiato sul versante orientale di un'altura a quota 300 m. e quindi con una bellissima vista. È uno dei Santuari più conosciuti e frequentati della Brianza; centro insigne di pietà mariana e meta costante di innumerevoli pellegrini. La devozione a Maria, qui, e la presenza del suo Santuario hanno la loro origine nel tempo lontano, particolarmente in due avvenimenti straordinari: L'apparizione della Madonna - Il 9 maggio 1617, sulla cima di un castagno. Si presentò come una bellissima Signora raggiante di tanta luce a tre pastorelli convenuti nella valletta a pascolare le loro pecore. Ai suoi piedi faceva fiorire un bellissimo riccio con le castagne mature. Fu Figura 1 Imbersago (LC) Santuario Madonna del Bosco grande la meraviglia di tutti nel vedere in maggio castagne mature e fu universale il commento: "E opera della Madonna. E il segno della sua presenza e del suo desiderio di essere là onorata". Iniziano i primi pellegrinaggi e ben presto si costruì la prima cappelletta, "la Cappella del Miracolo", ancora oggi esistente nella Cripta sotto il Santuario, o "Scurolo", conglobata poi nella costruzione del Santuario stesso; La liberazione di un bambino dalle fauci crudeli di un lupo - Grazia ottenuta immediatamente non appena la madre, accortasi del grande pericolo del figlio ebbe invocato nella sua profonda disperazione la Madonna del Bosco: "Vergine Santissima! Salva il mio bambino!". Il lupo si arresta subitamente, mentre sopra un castagno e come seduta su di una nube, appare la dolce figura della Vergine Benedetta, che regge il Bambino Gesù sulle ginocchia, e ai lati due Angeli. Ai suoi piedi dolcemente il lupo ammansito depone il bambino incolume e poi si allontana. La storia - Alla sempre crescente devozione e riconoscenza dei fedeli alla Madonna del Bosco era troppo poca cosa la Cappelletta, perciò si diede inizio alla costruzione Figura 2 La Scala Santa che conduce al Santuario del Santuario. Il primo Santuario è a forma ottagonale, solenne, su disegno dell'Ing. Carlo Buzzo e inaugurato il 9 maggio 1646. Venne poi in diverse riprese ampliato e abbellito: nel 1677si costruiva il secondo ottagono su disegno dell'Ing. Francesco Castelli di Perego; sulla fine del 1800 si aggiunse il terzo ottagono dell'Altare Maggiore, opera dell'Ing. G. Santamaria di Milano, e veniva collocata la bellissima statua in legno della Vergine, opera della Ditta Nardini di Milano. Grazie a Papa Giovanni XXIII il Santuario è Basilica Romana. Nel 1755 il piazzale antistante il Santuario viene abbellito ed arricchito da una bellissima statua della Madonna in pietra, opera dello scultore Giudici di Viggiù (VA). Ai piedi della Madonna un particolare delizioso: una pianticella di roselline rosse fiorisce, come prodigio, in tutte le stagioni dell'anno. Dal 1817 al 1824 i lavori per la costruzione della Scala Santa su disegno dell'Ing. Luigi Rossi della Cassina Framartino. Scala Santa rifatta poi totalmente, perché distrutta da una frana, negli anni 1977 e 1981 dalla Ditta Caravaggini di Villa d'Adda. Chi sale la Scala Santa vede stagliarsi tra il verde la maestosa statua di Papa Giovanni XXIII. E un bronzo, dell'altezza di 4 mt. e grandiosa opera dello scultore Enrico Manfrini di Milano. Il monumento testimonia la grande devozione, sin da piccolo, di Papa Roncalli alla Madonna del Bosco ed è in pari tempo un fervido invito a tutti i pellegrini per una devozione più intima, più sentita alla Madonna sull'esempio del grande Papa. Sono molto interessanti e molto belli i bassorilievi dello stesso scultore applicati su due fianchi del basamento e portano sei episodi della vita del “Papa Buono”. Dopo la celebrazione della Santa Messa, uscendo dal santuario apprezzo la temperatura che si è fatta più mite; un signore incuriosito dalla bicicletta carica, si avvicina e mi chiede dolcemente dove sono diretto. L’espressione del suo viso, alla mia risposta, si trasforma da curiosità in ammirazione. Anche lui mi riferisce di avere comprato recentemente una bicicletta, ma la sua età gli ha fatto scegliere una E- Bike, una bicicletta con la pedalata assistita. Riprendo il mio percorso e in pochi minuti attraverso il fiume Adda: sono già in provincia di Bergamo! La sede di questa prima giornata sui pedali è Passirano, in provincia di Brescia. Siamo nella zona della Franciacorta. La Strada del Vino Franciacorta mi accompagna alla scoperta del suo territorio, fra eno- gastronomia, cultura e tempo li- bero. Prende il nome di Fran- ciacorta l’anfiteatro morenico che si trova a sudovest del lago d’Iseo e che è delimitato dal Monte Orfano, dal Monte Alto e dai fiumi Oglio e Mella. Il nome Franciacorta deriva dal latino ‘Francae curtes’, ossia le corti affrancate, cioè svincolate dai dazi commerciali di traspor- to. Tra antiche abbazie e prestigio- se cantine: questo il filo condut- tore di un piacevole itinerario, da assaporare e gustare lenta- mente in bicicletta, alla scoper- ta delle architetture e dei vini della Franciacorta, lo splendido anfiteatro morenico lombardo che si estende da Brescia al lago d’Iseo. Colline tappezza- te di vigneti, piccoli borghi in pietra, torri medievali e castelli, palazzi cinquecenteschi e ville Figura 3 Passirano (BS) in posa con gli amici che mi hanno ospitato patrizie, terre vocate alla viticol- tura fin dai tempi dei Romani. Eredi di questa antichissima tradizione, i vignaioli d’oggi producono vini d’altissima qualità, fra cui primeggia il “Franciaciacorta”. Sarò ospitato da una coppia che aderisce alla community di Warmshower; il gruppo dei cicloturisti che, attraverso internet, ricevono e offrono ospitalità agli amanti dei viaggi in bicicletta.

Lunedì 14 ottobre 2019 Passirano (BS) - Padova km. 170

Tappa lunga e tutta piana. Sono partito presto, ancora era buio, ad accompagnarmi con la sua bici la signora Antonella che si recava al lavoro presso la sede I.N.P.S. di Iseo; il marito è rimasto a casa, il lavoro da bibliotecario gli permette di uscire di casa più tardi, ma prima della mia partenza mi ha ricordato la strada migliore per imboccare la provinciale per la città di Brescia, in sicurezza e senza sbagliare strada. Dopo pochi chilometri la luce vince sulle tenebre della notte e mi trovo a pedalare nel centro storico del capoluogo bresciano alla ricerca della piazza che, il 28 maggio del 1974, ha registrato la strage fascista che ha provocato la morte di 8 persone oltre al ferimento di oltre 100 persone che erano qui radunate per un comizio contro il terrorismo neofascista. Nella piazza mi fermo in raccoglimento pregando davanti alla lapide che ricorda le persone barbaramente uccise dall’odio di alcune persone. Dopo un buon caffè il riprendo a pedalare, consapevole che oggi il chilometraggio elevato non mi consente di divagare troppo. Dopo Brescia mi fermo nella città di Verona. Sono già nella regione Veneto ed è come se mi sentissi già un po’ a casa, viste le mie origini. Supero l’Adige alla ricerca dell’Arena e mi fermo davanti al Castelvecchio; grande complesso ora destinato ad attività museali.

Figura 4 Brescia, Piazza della Loggia: la stele che ricorda la strage Raggiungo la Piazza che ospita uno degli anfiteatri romani meglio conservato e simbolo della città. Numerosi sono i turisti che animano la piazza antistante alla ricerca dello scorcio migliore per una fotografia con l’arena come sfondo. Mi fermo brevemente anche davanti alla basilica di San Zeno; si tratta di uno dei capolavori dell’arte romanica in Italia. Si sviluppa su tre livelli e l’attuale struttura fu impostata nel sec. X – XI. Vista la temperatura decido di togliere la divisa gamba e manica lunga e rimango con il pantaloncino e maglia corti. Sembra ancora estate !! Dopo la città scaligera seguo le indicazioni per Padova e mi trovo ad attraversare paesi più o meno grandi come: San Bonifacio, Lonigo, Orgiano, Sossano, Saccolongo e mi trovo finalmente in Prato della Valle; da lontano si vedono già le cupole della Basilica del Santo. Con molta gioia mi fermo proprio davanti al luogo santificato dalla presenza di Sant’Antonio. La basilica, che i padovani Figura 5 Verona: l'Arena chiamano “Il Santo”, è il principale monumento di Padova e uno dei maggiori capolavori d’arte del mondo. E’ anche uno dei più celebri e frequentati santuari della cristianità. Il tempio fu iniziato nel 1232 e fu compiuto nella sua parte principale verso la fine del ‘200 per contenere e onorare le spoglie del santo nato a Lisbona nel 1195 e morto a Padova 36 anni dopo. Alla vista il maestoso edificio sacro risente di un forte influsso derivante dalla Basilica di San Marco a Venezia, evidenziando, dunque, la sua natura romanica; nella parte absidale, invece, grazie alle nove cappelle a raggiera, emerge lo spirito dell’architettura gotica. Un tutt’uno del tutto originale e unico del periodo medioevale. Visto che sono in anticipo rispetto all’appuntamento con la persona che mi ospita per la notte, decido di fare una prima visita in basilica. Lego la bici e chiedo ad una gentile signora che vende souvenir sul sagrato, se mi dà un occhio alla bicicletta. Entro felice tra i numerosi pellegrini che in fila attendono all’ingresso e subito rimango affascinato dal dipinto che appare sul primo pilastro della navata di sinistra. Si tratta di una Madonna col Bambino di Stefano Ferrara del 1350, una tenera immagine della Vergine che invita alla preghiera mostrando il Figlio Gesù; nella Basilica si possono Figura 6 Padova, facciata della Basilica del Santo contare circa 60 immagini della Madonna. Mi avvicino, in silenzio, al cuore spirituale del santuario dove si onora e si prega davanti la tomba di Sant’Antonio.

Anch’io, come i pellegrini che mi precedono, appoggio la mano accarezzando il freddo marmo che conserva al suo interno il corpo del santo e chiedo umilmente che si prenda cura di me, dei miei familiari e delle persone che chiedono devotamente la Sua protezione. Non posso non ricordare la mamma e il papà che da molti anni sono in contatto con la basilica attraverso il giornalino che viene distribuito dai frati del convento attiguo. Proseguo la visita fino alla Capella delle Reliquie del santo che, in vita, ha testimoniato il messaggio evangelico. La preparazione per la imminente celebrazione liturgica mi fa capire di lasciare il santuario e Figura 7 Padova: statua equestre del Gattamelata mi riprometto di ritornare domani mattina prima della partenza della terza tappa. Uscendo sul sagrato posso ammirare la basilica nell’insieme dei suoi elementi architettonici: le cupole, i campanili, i minareti e soprattutto la bella facciata. Nella lunetta centrale una statua di Sant’Antonio. Domina il sagrato la grande statua equestre del Gattamelata, modellata e fusa in bronzo da Donatello nel 1453. Sul piazzale incontro Tatjana, la ragazza di Warmshowers con la quale mi sono accordato preventivamente ed insieme pedaliamo fino alla sua abitazione. A tavola si parla di viaggi in bicicletta e di temi legati all’ecologia e al riscaldamento globale. Parlo con Rita e Sara al telefono e anche a Como, come a Padova, tutto bene. Buonanotte

Martedì 15 ottobre 2019 Padova – San Giorgio di Livenza (VE) km. 108

Il chilometraggio di oggi doveva essere più corto di almeno 10 km, ma prima ho sbagliato strada e poi ho deviato dal percorso per una breve “visita parenti”. Tappa breve, ma resa impegnativa dal vento che spesso soffiava contrario al mio senso di marcia. Ma andiamo con ordine: la sveglia alle ore 6:30; una breve colazione e poi via verso il centro di Padova. Ritorno a Prato della Valle, la seconda piazza più grande d’Europa, dopo il Cremlino. Decido per una rapida visita al “Santo” e come ieri, lascio la bici legata sul piazzale antistante la basilica. Ho approfittato per recitare le preghiere del mattino e ho nuovamente ricordato tutti i miei cari. Il tempo è nuvoloso, ma non fa freddo; forse oggi troverò un po’ d’acqua lungo il percorso; in ogni caso sono equipaggiato bene e, nelle sacche laterali, ho tutto quello che mi serve contro il brutto tempo. Non è stato facile uscire dalla città di Padova, così come ho trovato difficoltà ad attraversare Mestre e Porto Marghera. La provvidenza mi ha fatto incontrare un ciclista che mi ha dato i consigli per uscire da una situazione stradale che si era fatta pericolosa e ingarbugliata. Prima di arrivare a Mestre ho pedalato lungo l’argine del fiume Brenta e ho potuto apprezzare e ammirare le facciate delle numerose ville che sia affacciano lungo l’argine del fiume. Andrea Palladio, Vincenzo Scamozzi, Giuseppe Jappelli, Giambattist a Tiepolo, sono solo alcuni degli illustri nomi che hanno contribuito a rendere questo territorio incredibilmente interessante per tutti gli amanti dell'arte. Maestosa è Villa Pisani, detta anche la Nazionale; ospita oggi un museo con arredi e opere d’arte del settecento e Figura 8 Stra (VE) Villa Pisani ottocento. Il vento contrario mi ha accompagnato per tutto il giorno e ancora adesso, mentre scrivo questi appunti sento la brezza che, a tratti, sembra farsi minacciosa. Ho visitato a Stretti di Eraclea mia cugina Daniela e il marito Evelino. Non li avevo avvertiti del mio passaggio ed è stata per loro una gradita sorpresa. Dopo pochi chilometri ho raggiunto l’abitato di San Giorgio di Livenza (VE), dove abita mia sorella Loredana e Gigi, mio cognato. Mi hanno accolto calorosamente nella loro bella casa vicino all’argine del fiume che attraversa il mio paese natale. Gigi, da vero buongustaio, mi ha preparato una lauta cena a base di pesce, preceduta da un ricco aperitivo con salumi nostrani e Figura 9 San Giorgio di Livenza (VE) con Lori e Gigi prosecco di “quello buono”. Capesante, patate al forno e un buon filetto di Orata sono state le pietanze che mi hanno ricaricato dalle energie che oggi ho consumato. Questa notte non la passo dentro al sacco a pelo rosso, quello che solitamente uso durante i pellegrinaggi in bicicletta, ma dormirò nel lettino della nipotina Cristina, che adesso vive a Monza col fidanzato. Dopo una lauta cena ho avuto anche la gioia di una videochiamata con Rita, mia moglie, che si trovava a casa di Alberto in Svizzera. Ho potuto così salutare le mie tre nipotine, alle quali voglio un mondo di bene; Sofia, Ginevra e la piccola Isabella. Sono veramente felice e, se Dio vuole, domani sarò a Sveta Gora. Buonanotte

Figura 10 autoscatto lungo l'argine del Brenta

Mercoledì 16 ott. 2019 San Giorgio di Livenza (VE) – Nova Gorica (SLO) km. 110

Dopo aver ringraziato mia sorella e cognato per la loro ottima ospitalità riprendo il ciclo pellegrinaggio con più vigore. Merito anche della succulenta cena di ieri sera, il buon prosecco e anche perché con l’abbigliamento pulito e profumato si pedala meglio. Scrivo questi appunti seduto al tavolino del ristorante “Novecento” a Gradisca d’Isonzo quando mancano poco più di 20 km. a Nova Gorica. Un bel sole mi riscalda e una dolce melodia si sente provenire dalla sala ristorante. Siccome è ancora

Figura 11 campagna veneta all'aurora presto mi accomodo sulla terrazza e sorseggio un po’ di acqua, in attesa dell’apertura della cucina. Oggi ho percorso la provinciale che costeggiava numerosi terreni agricoli; l’aratro è già entrato in funzione in numerosi appezzamenti e la terra si presenta pronta per il letargo autunnale. Anche i vigneti cambiano colore dopo la vendemmi delle scorse settimane e si preparano per la potatura di fine stagione. Questa mattina la strada era avvolta dalla nebbia mattutina, ma ben presto col sole il paesaggio prendeva forma e le distese mi apparivano nella loro dimensione. Latisana, Cervignano del Friuli e, tra poco, Gorizia sono le città che incontro lungo il percorso di questa ultima tappa. Mi accompagna un bel sole e il vento di ieri si è calmato: pedalare diventa facile e divertente. La bici è una bomba e, con i copertoni nuovi, pedalo senza timore di imprevisti. “Le porto il menù del giorno, così può scegliere”. Non è difficile ordinare perché gli occhi si sono fermati sulla pasta con ricotta e spinaci, mentre di secondo ho preferito arrosto con patate; un quarto di vino rosso e “buon appetito”. Dopo questo buon pranzetto sono ripartito alla volta di Gorizia, ma un cartello stradale attira la mia attenzione: Sacrario di Redipuglia 5 km. Senza esitazione giro a destra, abbandonando momentaneamente il percorso programmato. Non ho mai visitato questo luogo della memoria e oggi sembra la volta buona. E’ il più grande sacrario italiano che raccoglie le spoglie mortali dei soldati caduti durante la Prima Guerra Mondiale. Fu inaugurato nel 1938 per celebrare il sacrificio dei caduti; fortemente voluto dal regime fascista raccoglie i corpi di circa 40.000 soldati identificati e, oltre 60.000 militi ignoti. Sul piazzale trovo un signore con la casacca arancione, intento a fare delle foto per ragioni di lavoro e riconosce uno degli sponsor della mia divisa da bicicletta e mi chiede da dove vengo. “Sono di Como” rispondo e vado in Slovenia, a Sveta Gora”. Lui mi dice che abita a Lurate Caccivio e mi spiega che stanno eseguendo lavori di manutenzione dei pannelli che riportano, in ordine alfabetico, i nomi dei soldati sepolti. Che strano incontrare un vicino di Casa. Lascio la bicicletta e mi guardo attorno, sono l’unico in visita al “sacrario”. Attraverso la strada e inizio la visita sotto un sole ancora caldo, amplificato dalla pietra bianca che domina su tutto il pavimento. Su di un pannello leggo alcune frasi Figura 12 Sacrario militare di Redipuglia che mi fanno riflettere sulle virtù eroiche di coloro che hanno difeso i confini del nostro Paese. Che tristezza, tutto intorno !! La storia, mi dico, non ha insegnato niente: si continuano a produrre armamenti e soprattutto non si arresta l’utilizzo delle armi. Riprendo mestamente la bicicletta e ritorno sui miei passi; ritrovo la strada che un’ora prima avevo momentaneamente abbandonato per pedalare verso Nova Gorica, in Slovenia. Prima del confine attraverso la città di Gorizia che appartiene alla regione a statuto speciale del Friuli Venezia Giulia. Lungo il fiume Isonzo, di fronte a Gorizia, oltre il confine tra l’Italia e la Slovenia, è situata la città slovena di Nova Gorica, il cui territorio fece parte integrante del comune di Gorizia fino al 1947, quando l’Istria e gran parte della Venezia Giulia vennero cedute alla Jugoslavia in seguito al trattato di Parigi, che fu la conseguenza della sconfitta dell’Italia nella seconda guerra mondiale. Dopo il 1 maggio del 2004, con l’entrata della Slovenia nell’ Unione Europea, tante cose sono cambiate e la convivenza dei cittadini lungo la dogana si può considerare pacifica e collaborativa. Mi reco all’ufficio informazioni di Gorizia per chiedere qual è il varco migliore per raggiungere la città di Nova Gorica, dove ho prenotato una stanza per la notte. Mi rendo conto subito che non esiste una vera dogana, ma c’è una sorta di continuità tra le due realtà, senza formalità doganali. Di qua si parla italiano e di là sloveno; le targhe sulle automobili sono diverse e anche l’arredo urbano è cambiato. Chiedo informazioni a poche decine di metri in territorio sloveno e sembra che la lingua italiana sia un idioma sconosciuto. “Ma fino a 70 anni orsono qui non era territorio italiano?” mi chiedo. Trovo subito la casa dove ho prenotato il letto per la notte e mi accoglie un signore anziano che a stento capisce quello di cui ho bisogno. Non mi scoraggio e, dopo aver preso possesso della camera, Figura 13 Sono in Jugoslavia lascio le borse e mi dirigo prima alla stazione ferroviaria di Gorizia per fare il biglietto per il rientro e poi verso il “Monte Santo”, che in sloveno si chiamo “Sveta Gora”. “Sono solo una decina di chilometri, sarà una passeggiata” mi dico, e poi pedalare senza le borse sarà come volare. Questo per i primi due chilometri, poi la musica cambia quando la strada comincia a salire e, guardando in alto, scorgo il santuario in cima al Figura 14 la salita verso il Santuario di Sveta Gora monte. Sono passati 480 anni dall’apparizione della Vergine alla pastorella e, la strada è larga e ben asfaltata, ma la salita è veramente molto dura. Quando mancano circa tre chilometri alla sommità inizia la “Via Crucis” con le cappelle che raccontano la salita al Monte Calvario di Nostro Signore. A malincuore scendo dalla bicicletta perché le pendenze diventano per me proibitive. Ne approfitto per riflettere sul significato delle tappe che hanno segnato le ultime ore terrene di Cristo e spingo la bici a mano su pendenze che superano anche il 20%. “Dì al popolo che Mi costruisca qui una chiesa e domandi grazie”. Questo il messaggio lasciato alla veggente grazie al quale oggi questo luogo di pellegrinaggio è diventato così frequentato. Durante la Prima guerra mondiale l’edificio religioso fu completamente distrutto e quella che mi trovo davanti è una chiesa in stile neo-barocco. La chiesa è anche nominata dell’Assunzione e trovano spazio anche un convento francescano e un museo. Entro in chiesa dopo aver lasciato la bici dentro al portone della “foresteria” mentre si sta celebrando la Santa Messa in lingua slovena. Mi sento un po’ a disagio perché sono vestito con la divisa corta, ma sono sicuro di essere bene accolto.

Figura 15 Santuario di Sveta Gora, la facciata Terminata la funzione eucaristica visito il santuario sostando a lungo nei locali dove sono conservati numerosi “ex voto” appesi lungo le pareti. Le testimonianze di gratitudine per “grazia ricevuta” raccontano di episodi di vita quotidiana quando la preghiera di intercessione alla Vergine ha trovato accoglienza. Il maggiore valore artistico del santuario è rappresentato dal famoso ritratto della misericordiosa Madonna sull’altare principale, donato nel 1544 dal Patriarca di Aquileia Marino Grimani. Ritornando verso l’uscita mi fermo a conversare, non senza fatica, con una coppia di signori della zona che mi offrono un caffè al distributore automatico. Mi chiedono da dove vengo e rimangono sorpresi ed increduli della mia volontà di fare così tanti chilometri in bicicletta per visitare questo luogo. La facciata risulta ancora più candida di quello che è in realtà; un sole ormai stanco continua ad illuminare questo luogo che è stato per me una significativa tappa del mio instancabile desiderio di visitare i luoghi dove la Madonna è apparsa e rappresenta per le comunità slovene e italiane un luogo di preghiera e di devozione verso la Vergine Maria. Spazio con lo sguardo alla ricerca dei segni lasciati dalla Grande Guerra. Quanto sangue è stato versato in passato in quest’area di rilievo storico- culturale. Proprio qui, lungo il letto del fiume Isonzo, negli anni 1915/17 si svolsero battaglie che causarono una vera carneficina che costò numerose vite umane e si lasciò alle spalle un paesaggio completamente devastato. Con la discesa verso la cittadina di Nova Gorica si conclude la giornata di oggi. Adesso devo solo scegliere un locale per la cena e attraverserò ancora una volta quella frontiera ormai Figura 16 che salita !! inutile.

Rientrato in camera ritrovo la mia bici, le borse e un comodo letto per la notte. Ringrazio il Signore per la sua vicinanza lungo il percorso e Maria per la sua costante presenza al mio fianco. Con le preghiere della sera mi abbandono ad un sonno profondo.

Figura 17 la mia cameretta a Nova Gorica

Giovedì 17 ottobre 2019 Gorizia – Como (treno)

Oggi si ritorna a casa, prenderò 4 treni regionali, sopra i quali posso caricare la bicicletta così com’è, senza smontarla. Gorizia / Mestre alle 11:30, poi un altro regionale mi porta a Verona; a seguire salirò sul Verona / Milano, ed infine, sul Tilo Milano / Como dove arriverò alla stazione San Giovanni verso le ore 20:00. Prima di recarmi alla stazione ferroviaria decido di visitare il castello della città. Eretto nell’anno 1001 ha subito numerosi restauri ed è stato impiegato per numerosi scopi. Attualmente ospita il musue del medioevo. Dal suo torrione ho ammirato tutta la città di Gorizia. Mi sono recato poi a Figura 18 Gorizia, il castello visitare quello che rimane del “muro di Gorizia”. Quello che ho trovato, recandomi in Piazza della Transalpina, è una linea che separò le due nazioni e divenne per anni il simbolo di una città divisa da una frontiera che l’avrebbe ferita nel profondo. Il confine era come una barriera invalicabile, che condannava la città a dipendere da una situazione in grado di soffocarla non solo dal punto di vista sociale e culturale ma anche economico. Le differenze che storicamente si sono manifestate evidenti sembrano però affievolirsi a partire dalla notte tra il 30 aprile e il 1 Figura 19 Gorizia, Piazza della Transalpina maggio 2004, quando la Slovenia entrò nell’Unione Europea, e in seguito con gli accordi di Schengen, il 22 dicembre 2007. Questa Piazza, luogo storico diviso a metà da un muro nel corso degli anni, è diventato invece simbolo di cooperazione e di pace, di quel futuro che molti vorrebbero nella realtà di Gorizia- Nova Gorica. Ho messo un piede di qua e uno di là dal simbolo che ancora oggi rimane sul terreno e, per incanto, mi sono trovato contemporaneamente in due nazioni. Una realtà unica in Europa, in cui si può varcare un confine che ormai non c’è più, una volta un muro, ora una porta aperta verso il futuro. Non mi resta che recarmi ad acquistare un panino per il pranzo e recarmi alla stazione di Gorizia. Il pellegrinaggio termina qui e posso solo ringraziare chi ha consentito di assentarmi per Figura 20 Gorizia, si ritorna a Como portare a compimento un desiderio che avevo nel cuore da tempo: recarmi alla Basilica del Santo di Padova e visitare il Santuario mariano di Nova Gorica. Spero che questo racconto possa invogliare il lettore alla visita di questi luoghi dello Spirito. Arrivederci alla prossima avventura.

Figura 21 bici + treno