Proponenti: CABE S.r.l. Via Portici Torlonia 16 Provincia di Forlì- 47822, (RN) C.E.I.S.A. S.p.A. Via Emilia Est 11 47039, (FC) di

Gruppo di lavoro: Oggetto:

Piano di coltivazione e progetto di sistemazione Dott. Geol. Fabio Fabbri via Trieste 15 - 47863 (RN) morfologica del Polo estrattivo 12 "Ripa Calbana " cell. 3355246445 - [email protected] P.Iva - 01087410419 - FBBFBA53H22F137G in loc. Masrola in Comune di Borghi (FC)

AMBITO 12A : cava "DEL MONTE" - (CABE S.r.l.) AMBITO 12B : cava "RIPA CALBANA" - (C.E.I.S.A. S.p.A.)

Dott. Geol. Arianna Lazzerini Titolo: D.Lgs. 42/04 – DPCM 12/12/05 tecnico in Valutazione di Impatto Ambientale Piazza Marini 25 - 47822 Santarcangelo di R. (RN) Tel. 0541/624073 - [email protected] P.IVA 01617550510 - C.F. LZZ RNN 71D51 F137B RELAZIONE PAESAGGISTICA

Elaborato: Scala: Data: C1 --- Gennaio 2019

Dott. For. Giovanni Grapeggia Via Schio 47/49,47100 Forlì tel/fax 0543.705445 www.studio-verde.it

Consulenze ambientali

Piazza Marini 25 - 47822 Santarcangelo di R. (RN) Tel. 0541/624073 - [email protected] SOMMARIO PREMESSA ...... 2 1. ANALISI PAESAGGISTICA E TERRITORIALE – STATO DI FATTO ...... 4 1.1 – GENERALITÀ DEL PAESAGGIO RICOMPRESO NEL VINCOLO DM 18/09/1996 ...... 4 1.2 IDROGRAFIA SUPERFICIALE ...... 9 1.3 AMBIENTE FISICO ...... 10 1.4 CARATTERI GEOLOGICI ...... 11 1.5 AMBIENTE BIOLOGICO ...... 13 1.5.1 VEGETAZIONE E FLORA ...... 13 1.5.2 FAUNA ...... 17 1.6 LA RETE ECOLOGICA: CRITICITA’ E POTENZIALITA’ ...... 18 1.6.1 FONDAMENTI TEORICO-METODOLOGICI ...... 18 1.6.2 STRUTTURA ECOLOGICA ATTUALE ...... 18 1.6.3 IPOTESI DI RICUCITURA ECOLOGICA LOCALE ATTRAVERSO LA RINATURALIZZAZIONE POST- COLTIVAZIONE DELL’AREA ...... 22 1.7 AMBIENTE ANTROPICO ...... 27 1.8 ASPETTI SOCIO-ECONOMICI ...... 28 2. PAESAGGIO STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE ...... 29 2.1 IL PIAE DELLA PROVINCIA DI FORLÌ – CESENA ...... 31 2.2 IL PAE DEL COMUNE DI BORGHI ...... 32 3. IL CONCETTO DI PAESAGGIO DEGRADATO ...... 40 4. LA VALUTAZIONE DELLA QUALITA’ PAESAGGISTICA ...... 42 5. LE MOTIVAZIONI ALLA BASE DELLE SCELTE PROGETTUALI ...... 45 6. LE SCELTE DI INTERVENTO ...... 53 6.1. GLI INTERVENTI DI RIQUALIFICAZIONE MORFOLOGICA ...... 54 6.2. GLI INTERVENTI DI COMPENSAZIONE VEGETAZIONALE ...... 55 6.3. SINTESI PROGETTUALE QUINQUENNIO 2019/2024 ...... 56 6.4. PROGETTO DI RIPRISTINO MORFOLOGICO E VEGETAZIONALE AREE EX-IMPIANTI CEISA ...... 59 6.4.1 SISTEMAZIONE DELL’AREA EX-IMPIANTO N.1 LATO “MARE” ...... 59 6.4.2 SISTEMAZIONE DELL’AREA EX-IMPIANTO N.2 LATO “MASROLA” – COMPLETAMENTO ...... 61 6.4.3 SISTEMAZIONE AREA PARCHEGGIO, TETTOIA CEISA ...... 62 6.4.4 ALTRI INTERVENTI DI IMPIANTO VEGETAZIONALE E COMPENSAZIONE DEL BOSCO ...... 64 6.5 REALIZZAZIONE DI UN SISTEMA INTEGRATO DI PERCORSI ESCURSIONISTICI ...... 65 6.6 REALIZZAZIONE DI UN INVASO IRRIGUO ...... 73 7. ANALISI STORICA DELLA CAVA RIPA CALBANA ...... 76 8. PROGETTO DI RECUPERO COMPLESSIVO DEL POLO AD ESAURIMENTO DELLE POTENZIALITÀ ESTRATTIVE – IPOTESI PROGETTUALE ...... 81 9. INTERVENTI DI SISTEMAZIONE FINALE VEGETAZIONALE ...... 85 9.1 RIMBOSCHIMENTO ...... 85 9.2 MESSA A DIMORA DELLE PIANTE ...... 86 9.3 CRITERI PROGETTUALI ...... 87 9.4 MANUTENZIONE E PIANO DI GESTIONE ...... 88

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PREMESSA

Il presente documento è stato elaborato quale compendio sull’analisi paesaggistica svolta per la valutazione di impatto ambientale del polo estrattivo 12 Ripa Calbana in località Masrola in Comune di Borghi, ricompresa all’interno del perimetro di vincolo paesaggistico “Dichiarazione di notevole interesse pubblico della zona paesistica Valle Fiumi Marecchia e Uso, centri di S. Giovanni in Galilea, , Montebello e Madonna di Saiano, sita nei Comuni di Torriana e Borghi”, istituito con D.M. 18/09/1996 – Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, G.U. 02/12/96, n. 282 ed in parte interessata da fascia di tutela ai sensi dell’articolo 142 c.1 lettera c) del D.Lgs. 42/2004 e da boschi tutelati ai sensi del medesimo articolo 142 del D.Lgs. 42/2004 comma 1 lett. G) e dal PTCP della Provincia di Forlì-Cesena.

Nel seguito verranno quindi descritti ed analizzati:

1. I caratteri paesaggistici territoriali (fisici, ambientali e paesaggistici); 2. Gli strumenti di pianificazione vigente; 3. I concetti alla base della definizione di “paesaggio degradato”; 4. Valutazioni sulla qualità del paesaggio; 5. Le motivazioni che hanno condotto all’individuazione delle tipologie di interventi progettuali proposti; 6. Le scelte di intervento e le modalità operative per la riqualificazione ed il restauro paesaggistico; 7. L’analisi storica del sito estrattivo Ripa Calbana; 8. Una descrizione degli interventi eseguiti negli anni; 9. Una sintesi delle proposte di disciplina d’uso per il recupero, la riqualificazione e la destinazione d’uso del sito;

Le attività estrattive sia in atto che dismesse, comprese all’interno del perimetro dell’area di vincolo nell’ambito territoriale di Borghi e Torriana, costituiscono una presenza storicamente importante con rilevanti effetti di carattere socioeconomico per un esteso contesto territoriale e bacino di utenza. La pratica estrattiva nel sito Ripa Calbana, attiva dal 1939, antecedente quindi all’istituzione del vincolo paesaggistico stesso, ha profondamente modificato i lineamenti del paesaggio e la morfologia della rupe calcarea, in particolar modo fin da quando a fine anni ’50 del novecento, l’attività di coltivazione della cava ha assunto dimensioni industriali con abbattimenti di materiale ed asportazioni di calcare molto più cospicui del passato. Nel territorio ricompreso nel vincolo paesaggistico sono presenti anche altre aree estrattive, alcune dismesse e non recuperate, una ancora attiva in Comune di (gesso). L’impatto paesaggistico per il polo 12 Ripa Calbana e comunque per le attività estrattive in generale, rappresenta indubbiamente il maggiore degli impatti, il quale, a differenza di altri elementi mitigabili con accorgimenti tecnici ed operativi di tipo contingente ed immediato (ad esempio rumore ed emissioni in atmosfera) richiede una precisa attività di pianificazione che può protrarsi anche per periodi medio lunghi, allo scopo di ottenere benefici concreti di riequilibrio territoriale e di reinserimento paesaggistico.

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DATI IDENTIFICATIVI AMBITO DI PAESAGGIO UDP 4 – paesaggio della bassa collina calanchiva PTCP FC art. 6 delle NTA – Tavola 1

Unità di paesaggio n. 12: Collina della Romagna centro-meridionale - Regione Emilia Romagna

Paesaggio geologico – unità 03b, monti tra frane e calanchi, sub unità argille scagliose ESTREMI DEL VINCOLO D.M. 18/09/1996 – Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, G.U. 02/12/96, n. 282

D.M. 24/11/1997 MINISTERO PER I BENI CULTURALI E AMBIENTALI 24/11/1997 , n. 124300 - Gazzetta Uff. 03/02/1998 , n.27 (rettifica del D.M. 18/09/1996, esclusione territorio del Comune di ) MOTIVAZIONE DEL “Considerato che la zona suddetta riveste un notevole interesse paesaggistico sia VINCOLO per la presenza dei significativi centri storici di San Giovanni in Galilea, Torriana, Montebello e Madonna di Saiano sia per la possibilita' di godimento pubblico delle numerose visuali panoramiche che si intrecciano reciprocamente dai greti dei fiumi Uso e Marecchia verso i centri storici e viceversa, sia per l'unita' della struttura geomorfologica del territorio, documentata dai giacimenti fossili, nel quale si inseriscono in perfetta simbiosi i centri storici medievali” COMUNE/PROVINCIA Comune di Borghi (FC)

DENOMINAZIONE AREA Dichiarazione di notevole interesse pubblico della zona paesistica Valle Fiumi Marecchia e Uso, centri di S.Giovanni in Galilea, Torriana, Montebello e Madonna di Saiano, sita nei Comuni di Torriana e Borghi.

SUP. AREA VINCOLO 21,537 kmq (circa) (COMPLESSIVA) SUP. POLO 12 RIPA 762.044 mq (76.2044 ha) il polo 12 è totalmente ricompreso all’interno del CALBANA vincolo paesaggistico DM 18/09/1996 SUP. POLO 12 90910 mq (9,1 ha circa) RICOMPRESA NELL’ART. 142 C.1 lett. C) (D.Lgs. 42/04) – 150 fiume Uso SUP. POLO 12 I boschi soggetti a tutela sono quelli cartografati nelle tavole del PTCP FC. Si RICOMPRESA NELL’ART. rimanda al successivo paragrafo 6 per l’analisi del tema. 142 C.1 lett. g) (D.Lgs. 42/04) - boschi

Tabella 1 – dati identificativi del vincolo paesaggistico e dell’area di cava.

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1. ANALISI PAESAGGISTICA E TERRITORIALE – STATO DI FATTO

1.1 – GENERALITÀ DEL PAESAGGIO RICOMPRESO NEL VINCOLO DM 18/09/1996

L’ambito territoriale in riferimento, ricade integralmente nei Comuni di Borghi in Provincia di Forlì- Cesena località Masrola e Villa Forano e Torriana in Provincia di (compreso per circa 2/3 dell’estensione territoriale comunale) località Montebello e Saiano, identificato nelle corografie alla scala 1:25:000 e alla scala 1: 10.000, la prima derivante dall’unione delle Tavolette I.G.M.: 255 SE Borello; 256 SO Santarcangelo di Romagna; 267 NO , la seconda dall’unione delle Sezioni della C.T.R.: 255160 ; 256130 Borghi e 267160 Torriana.

Il territorio del Comune di Borghi, così come il rilievo di Ripa Calbana - San Giovanni in Galilea, si estende nell’ambito del crinale che separa le valli del Torrente Uso e del Fiume Rubicone, compreso nella fascia di media e bassa collina degradante verso le aree di fondovalle a morfologia sub – pianeggiante. Le caratteristiche del paesaggio, nell’intero territorio in esame e nelle aree più prossime, risentono delle tipologie litologiche, geomorfologiche e delle particolarità geologiche e strutturali che interessano tutta l’area. Nelle linee generali, i caratteri morfologici esprimono tre principali lineamenti.

. Profili con elevata acclività nelle zone di affioramento delle formazioni rocciose. In questo caso, la morfologia è conseguente alle caratteristiche di resistenza della roccia in posto e agli assetti che questa ha assunto nel corso dell’evoluzione geostrutturale del territorio e per le caratteristiche intrinseche delle formazioni geologiche affioranti ascrivibili in toto ai termini calcarei della Formazione di San Marino e calcarenitici della Formazione di Monte Fumaiolo e alle arenarie della Formazione di Acquaviva.

Foto 1 – rupe calcarea di San Giovanni in Galilea

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. Versanti con inclinazione da moderata a sensibilmente elevata predominante nei terreni prevalentemente argillosi e in quelli sui quali si sono impostate le coperture detritiche quaternarie. Il paesaggio in tali ambiti tende ad una morfologia tipica calanchiva, calancoide o protocalanchiva che in alcune parti del territorio assume alto grado di evoluzione e notevole estensione superficiale. Interessati dall’intercalare, talora rapido, di ondulazioni e irregolarità della superficie, i versanti sono confinati lateralmente da incisioni prodotte dai corsi d’acqua che immergono conformemente ai vettori di massima pendenza. In questo ambiente la morfologia è diretta espressione dei processi geomorfologici che hanno regolato il modellamento della superficie topografica, compresi quelli di erosione idrica concentrata prodotta dai fossi e dell’intervento preponderante, e ben osservabile, dell’uomo e delle attività agricole e colturali intensive protratte nel tempo.

Foto 2 – creste erosive ed ambiti agricoli lungo il Rio Gazzo, in Comune di Borghi, al margine settentrionale del vincolo paesaggistico.

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. Aree sub – pianeggianti del fondovalle, debolmente terrazzate sull’alveo fluviale del Torrente Uso e lungo le sponde del Fiume Marecchia, e ambiti intensamente urbanizzati dove la configurazione morfologica ha subito la modificazione dei profili originari.

Foto 3 – panoramica della frazione di Masrola di sotto, ambito di fondovalle del Torrente Uso, in prossimità dell’area di cava Ripa Calbana

Le forme naturali del paesaggio hanno subito localmente forti modificazioni indotte dalle attività antropiche più diffuse legate in particolare all’esercizio di pratiche agronomiche estensive, di allevamento zootecnico e di attività estrattive, di urbanizzazione e di sviluppo edilizio e infrastrutturale.

Il progressivo abbandono delle pratiche agricole e la conseguente mancanza di manutenzione protratta nel tempo, ha prodotto da un lato una rinaturalizzazione di ampie porzioni di territorio con avanzamento dei boschi spontanei, dall’altro ha invece prodotto effetti negativi in termini di dissesto. Sono infatti diffusi fenomeni di erosione sia superficiale dei suoli, che concentrata per fossi e ruscellamenti che hanno dato luogo a mobilizzazioni del terreno per colamento e scivolamento in tendenziale espansione con associate retrogressione di creste morfologiche calanchive e perdita di valori paesaggistici.

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Foto 4 – foto aerea degli anni ‘30 del centro storico di San Giovanni in Galilea. In evidenza l’assenza di copertura boschiva sulle pendici del rilievo e l’intensa parcellizzazione dovuta allo sfruttamento agricolo.

Foto 5 – foto aerea del 2017. In evidenza la rinaturalizzazione dei versanti conseguente alla dismissione delle pratiche agricole (ampie zone boscate e cespugliate).

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Le arature profonde e la mancanza di una corretta regimazione delle acque superficiali in terreni denudati hanno nel corso degli anni, prodotto apprezzabili cambiamenti ai profili morfologici. Inoltre, Il tentativo di impiantare specie arboree non idonee e non autoctone, ha palesemente vanificato la possibilità di ottenere una soddisfacente protezione del suolo con conseguente evoluzione dei dissesti. La conformazione collinare propone, assieme alla tipicità dei caratteri climatici prevalenti nella zona, coperture vegetali naturali tipiche dell’ambito caducifoglio submontano dominato, tra le specie autoctone, dalla roverella e dal complemento di un assortito e complesso sviluppo della copertura vegetale connesso alla presenza di corrispettive articolate condizioni geomorfologiche, pedologiche e di esposizione dei versanti. Le aree calanchive e proto - calanchive individuate su litotipi prevalentemente argillosi, presentano una vegetazione spontanea con caratteristiche di cespuglieto e arbusteto anche di notevole estensione, caratterizzati da ginestre e tamerici. Nei contesti territoriali definiti genericamente calanchivi, la copertura vegetale cespugliosa è coinvolta spesso in episodi di dissesto, trovando notevoli difficoltà di stabile consolidamento a causa dell’elevata acclività ed erodibilità dei suoli.

Questi ambiti sottoposti a evoluzione accelerata, non sono assimilabili al calanco così come definito nell’accezione scientificamente attribuita a tale struttura geomorfologica (fra l’altro di rilevante valenza paesaggistica), ma piuttosto a un ambito degradato che per effetto della sua intrinseca fragilità statica, a differenza dei calanchi s.s., si traduce in una rapida modificazione dei profili morfologici per effetto di frequenti mobilitazioni del terreno. Nelle ristrette porzioni a ridosso dei collettori idrici di secondo e terzo ordine, infine, prevalgono pioppi e salici che compongono per la maggior parte le essenze costitutive la vegetazione ripariale spontanea.

Nelle aree interessate da attività antropiche la cui incidenza sul territorio è da apprezzabile a rilevante, la vegetazione assume una connotazione non più spontanea e la vocazionalità autoctona è sostituita dall’intervento dell’uomo, spesso inadeguato e non coerente rispetto ai caratteri intrinseci della zona. In particolare, l’uso reale del suolo in ambito agricolo, tende a limitare e talora ad eliminare, la diffusione di piante spontanee. Persino la presenza di boschi autoctoni è emarginata in piccole estensioni del territorio comunale, per lo più localizzate a ridosso del versante Sud e Sud Ovest della rupe calcarea di San Giovanni in Galilea, sul versante Ovest del colle di Torriana e sul versante Sud di Montebello (area PAN).

Nelle presenti considerazioni, si è ritenuto quindi opportuno sviluppare valutazioni in merito agli effetti indotti dalle attività antropiche su porzioni di territorio a forte vocazionalità spontanea, al fine di tutelare e preservare tali residuali qualità ancora presenti, nella pianificazione di nuovi interventi di modificazione del paesaggio, verso soluzioni operative tendenti alla tutela e salvaguardia, introducendo anche misure di compensazione paesaggistica e vegetazionale. Affermando, in sostanza, indirizzi e progressioni attuative degli interventi capaci di soddisfare sostanziali effetti di mitigazione degli impatti anche in osservanza ai piani settoriali territoriali provinciali e comunali.

Il territorio esprime la diffusione di seminativi accompagnati da frutteti e vigneti nelle aree prossime al fondovalle dotate di migliore esposizione e favorevole regime meteoclimatico.

In aree dove la copertura vegetale non ha acquisito forte consolidamento, specialmente nelle zone a elevata acclività, sono intervenuti denudamenti e difficoltà di sviluppo vegetativo, con radi arbusteti e sporadici rivestimenti erbosi. Questi ultimi più apprezzabilmente insediati in aree incolte a margine di aree boscate e in quelle stabilmente adibite a prato - pascolo. Il denudamento progressivo di porzioni

8 del territorio come ad esempio nei fondovalle dei rii minori, dove aree boscate residuali lambiscono zone occupate da argille e arenarie, si realizza una forte erosione del suolo in ambito litologico arenaceo e una evoluzione calanchiva dove affiorano i materiali argillosi (Rio Gazzo in Comune di Borghi e versante Nord-Ovest di Torriana degradante verso il fondovalle Uso).

Foto 6 – panoramica del versante di Villa Forano, al margine nord del vincolo paesaggistico. Nella foto sono rappresentati tutti i caratteri paesaggistici del territorio: in primo piano formazioni boschive sviluppate su versanti dismessi dall’uso agricolo, sulla sinistra un ampio versante coltivato a seminativi, al centro l’estesa corona sommitale di un calanco (nelle forme tipiche) con macchie di arbusti e cespugli, sullo sfondo il rilievo denominato “il Monte”, prossimo al sito Ripa Calbana e a San Giovanni in Galilea.

La progressione dei processi di erosione e di instabilità registrati diffusamente nel territorio, comporta una corrispettiva perdita di qualità al paesaggio il quale, anche se sottoposto a operazioni di rinaturalizzazione e ricomposizione del verde, non è in grado di recuperare quantomeno nel breve periodo i lineamenti e le configurazioni estetiche originariamente tipici di questa fascia collinare. Ulteriori condizionamenti indotti al paesaggio dalle attività antropiche, risiedono nel progressivo abbandono delle attività agricole tradizionali sostituite da una agricoltura intensiva e in azioni perturbanti come si configurano generalmente quelle connesse all’attività estrattiva e agli insediamenti avicoli e zootecnici diffusi soprattutto nel territorio del Comune di Borghi in prossimità della località Villa Forano.

1.2 IDROGRAFIA SUPERFICIALE

Nel contesto in esame, i collettori idrici principali sono rappresentati dal Torrente Uso, che si imposta nella zona ovest a marcare il confine comunale e provinciale, e dal Fiume Marecchia ad Est, di tipologia meandriforme e caratterizzato da ampi spazi ed estese planizie terrazzate di vario ordine e grado. La morfologia del Torrente Uso è anch’essa meandriforme, pattern caratteristico delle parti

9 basse delle pianure alluvionali. I canali meandriformi sono spesso fiancheggiati da argini e scarpate naturali. Il drenaggio delle acque, condizionato dalla permeabilità delle formazioni geologiche e delle coperture quaternarie, negli ambiti occupati da terreni argillosi scarsamente permeabili si realizza principalmente in superficie, tramite laminazione diffusa e flussi concentrati a fossi. Negli affioramenti rocciosi fratturati, possono invece realizzarsi favorevoli condizioni per lo sviluppo di attività idrogeologica in rapporto al grado di permeabilità secondaria indotta dalla fratturazione , comunque di carattere effimero, episodico o stagionale.

1.3 AMBIENTE FISICO

In riferimento a quanto indicato nel PTPR della Regione Emilia Romagna e nei PTCP della Provincia di Forlì-Cesena e di Rimini, l’ambiente fisico dell’area in studio può definirsi come “paesaggio della bassa collina calanchiva” UDP4 nel PTCP provinciale (in corsivo si riportano le descrizioni desunte dagli elaborati specifici dei PTCP provinciali); questa unità corrisponde alla fascia collinare del territorio provinciale, con estensione in direzione EO, e risulta dunque sistematicamente intersecata trasversalmente dalle ampie fasce alluvionali delle aste fluviali principali.

Geologicamente è caratterizzata dal dominante affioramento di terreni marnosi e argillosi spesso sormontati da creste di conglomerati e calcari soprattutto in prossimità della porzione più esterna della Coltre della Val Marecchia per l’area in oggetto lungo la direttrice del Torrente Uso. Le creste calcaree quali l’arco San Giovanni – Torriana acquistano il carattere di para-alloctoni cioè alla stregua di esotici galleggianti sul substrato argilloso del complesso di base. In realtà le rupi calcaree e gli archi calcarei della formazione di San Marino come San Marino stesso, , Verucchio, ecc. risultano in buona parte autoctoni rispetto ai sistemi sedimentari locali dove si riconoscono piccoli bacini di deposito separati da thrust tettonici e sovrascorrimenti importanti che hanno isolato porzioni di un bacino più esteso. Le spinte orogenetiche intervenute in diversi momenti della cronologia geologica e le differenti resistenze agli sforzi degli ammassi calcarei congiuntamente alla erosione selettiva lungo le aste fluviali, hanno quindi portato alla formazione di lembi isolati dalle forme tabulari e/o relitte di processi erosivi importanti e di spinte tettoniche meno accentuate, alle forme arcuate e complesse come l’arco San Giovanni – Torriana dove la disarticolazione indotta dagli stress tettonici ha portato anche alla formazione di faglie orizzontali, sinsedimentarie e, come ben visibile nella successione stratigrafica di Ripa Calbana e sul fronte della rupe di Torriana, a cambiamenti nella direzione e giacitura della stratificazione. Ciò a comprova della quasi contestualità tra spinte orogenetiche e deposizione della formazione di San Marino.

Estremamente diffuso e caratterizzante questa unità, (identificata nel PTCP provinciale come “paesaggio della bassa collina calanchiva” UDP4), è il fenomeno dei calanchi a cui si legano manifestazioni del dissesto di intensità qui molto più alta che in qualsiasi altra.

Le caratteristiche ambientali naturali all'interno di questa unità hanno subito, nella fase di maggior presenza antropica, ampie modificazioni per effetto dell'intensivo sfruttamento a scopo agricolo, favorito quest'ultimo dalle caratteristiche geomorfologiche. Il successivo abbandono dei terreni, unitamente alla forte predisposizione al dissesto di questa porzione di territorio e al permanere di pratiche agricole non pienamente compatibili, ha determinato l'innesco di un processo di rinaturalizzazione della quale tuttavia sono ad oggi rilevabili pressoché esclusivamente gli aspetti negativi.

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Pur evidenziando infatti limitati e sporadici episodi nei quali si configura una situazione od un processo evolutivo verso un più corretto equilibrio ambientale, per grande parte della sua estensione emerge una situazione di fondamentale squilibrio, ossia caratterizzata da una forte trasformazione morfologica (la progressiva amplificazione dei fenomeni di dissesto) che limita fortemente la ristrutturazione di un sistema ecologico evoluto in ogni sua forma.

Il sistema insediativo locale viene riconfermato in maniera analoga nella struttura insediativa presente in tutto l'ambito territoriale delle confinanti provincie. Ciò é conseguente all’articolata e assortita struttura morfologica dell'organismo territoriale, conformazione peraltro in continuità tra il sistema cesenate e riminese della Val Marecchia, caratterizzato dalla particolare configurazione generata dal "flesso" strutturale del sistema geomorfologico e dunque perdendo il suo riferimento nell'asta valliva, evidenzia insediamenti che utilizzano prevalentemente le emergenze e i punti singolari dei crinali.

All'interno del suo territorio (UDP4) si localizzano i centri urbanizzati dei due comuni di Sogliano e Borghi, entrambi nel riquadro orientale e di Torriana, Montebello e Saiano nel riquadro occidentale.

La rete stradale, a parte le arterie di fondovalle che ancora ne costituiscono ovviamente la componente dominante, presenta diversi attraversamenti transvallivi per grande parte dei quali si evidenziano numerosi punti di criticità, sia per gli elementi geometrici propri del territorio, sia per gli effetti provocati dal diffuso dissesto idrogeologico.

1.4 CARATTERI GEOLOGICI

La struttura geologica territoriale, riflette i processi evolutivi intervenuti a regolare il sollevamento e la progradazione in senso adriatico dell’Appennino settentrionale, dove ai fenomeni traslativi della Successione Umbro Marchigiano Romagnola (UMR) autoctona, si aggiungono gli effetti deformativi indotti dal ricoprimento della Coltre della Valmarecchia (Coltre). Quest’ultima, sovrascorsa sulla UMR in vari periodi della cronologia geologica fino al Pliocene inferiore, quando si è compiuta la messa in posto della Coltre. In particolare, la struttura geologica dell’Appennino settentrionale si realizza, successivamente alla fase mesoalpina, attraverso un complesso ciclo orogenetico polifasico che si sviluppa tra l’Oligocene inferiore e il Pleistocene inferiore. Il prolungato processo deformativo del ciclo appenninico, evolve con una continuità sicuramente superiore alla tradizionale risoluzione in fasi tettoniche distinte (Fasi Oligoceniche, Fase Aquitaniana, Fase Burdigaliana, Fase intramessiniana, Fase Pliocenica inferiore). Identificando la fase pliocenica inferiore come l’ultimo significativo evento traslativo del fronte della catena appenninica, la successiva successione plio - pleistocenica assume, lungo l’intero margine romagnolo, significato unitario di successione che salda il fronte della catena alle successioni di avampaese. In figura 1-2.1 è sintetizzato lo schema tettonico territoriale, dove sono discriminabili i più significativi elementi strutturali: a) L’impilamento in scaglie tettoniche delle formazioni che costituiscono il substrato autoctono con le unità interne che si accavallano su quelle esterne immediatamente contermini. b) Il sovrascorrimento delle Unità liguri che non si configura come un semplice ricoprimento gravitativo (sostenuto da numerosi autori in passato), ma propone strutture improntate a un sistema embriciato di scaglie tettoniche, con superfici di scorrimento delimitate da faglie inverse listriche vergenti E-NE. Tali embricazioni sono riferibili non solo ai movimenti di traslazione della Coltre sui terreni del Dominio Toscano e Umbro - romagnolo, ma anche ai fenomeni deformativi avvenuti nella fase ligure.

11 c) I sovrascorrimenti che tagliano le Argille varicolori, i quali si trasportano sul dorso delle sequenze sedimentarie della Successione epiligure dello spessore variabile da poco più di un centinaio di metri a circa 700-800 metri.

Lo schema tettonico territoriale, distinto nei due principali elementi strutturali di impilamento in scaglie tettoniche delle formazioni che costituiscono il substrato autoctono riunito nella Successione UMR e di sovrascorrimento delle Unità liguri comprese nella Coltre sul substrato autoctono, è schematizzato rispettivamente nelle figure 1.2 e 2.2.

L’avanzamento della Coltre alloctona da SO verso NE, è espresso da una sequenza di sovrascorrimenti con fronti arcuati sostanzialmente conformi alla direzione appenninica. I fronti di sovrascorrimento, sono evidenziati in affioramento da depositi epiliguri (formazioni di San Marino, del Monte Fumaiolo, di Acquaviva), i quali appoggiati sulle Argille varicolori con netta discontinuità, si presentano in fasce strette e allungate e/o in placche rocciose disarticolate. Nell’alveo del Fiume Marecchia, la fronte affiorante della Coltre è attestata immediatamente a valle della prima briglia di Ponte Verucchio, dove

12 assume assetto sub verticale (intercalazione di strati calcarei e pelitici della Formazione di Sillano) e sovrascorre il pliocene pedeappenninico anch’esso in assetto sub - verticale.

L’evoluzione strutturale del territorio, ha indotto assetti della stratificazione molto assortiti che comprendono anche giaciture sub – orizzontali e strati contorti.

1.5 AMBIENTE BIOLOGICO

L’analisi di questo aspetto tematico riguarda le componenti ambientali relative a vegetazione e flora, fauna, ecosistemi e paesaggio. Lo scopo di questa analisi è quello di acquisire conoscenze circa il sistema ambientale che caratterizza l’ambito territoriale di riferimento. Tale conoscenza permetterà di confrontare e ottemperare le scelte di tutela paesaggistica con quelle di protezione della flora e della fauna, in sintonia con i programmi specifici definiti nelle aree PAN e SIC presenti nel territorio del Comune di Torriana.

Nel trattare questa parte naturalistica, si è doverosamente considerata la presenza in gran parte coincidente con l’area di vincolo, del Sito di Importanza Comunitaria (SIC) IT4090002 “Torriana, Montebello, Fiume Marecchia”, in Provincia di Rimini e ricompresa in toto nel Comune di Torriana (RN). Per questo motivo alcune informazioni vengono tratte dai numerosi lavori a diverso grado di approfondimento che riguardano tale zona protetta, in particolare per quel che riguarda gli aspetti faunistici, tutti elementi utili ai fini dell’analisi territoriale complessiva e della definizione degli elementi ambientali e paesaggistici da ricomprendere in azioni di tutela e valorizzazione.

1.5.1 VEGETAZIONE E FLORA a) Vegetazione potenziale La vegetazione forestale di riferimento evolutivo è principalmente caratterizzata da una certa uniformità fisionomica e floristica per la selettività dovuta alla marcata siccità estiva, ancora più accentuata nelle esposizioni soleggiate. Le formazioni forestali sono riconducibili al roverelleto a dominanza di Quercus pubescens, caratterizzato da una forte presenza di Brachypodium pinnatum e B. rupestre nel sottobosco erbaceo e da altre specie arbustive ed erbacee xerotolleranti. In condizioni non estreme di aridità il tipo può comprendere una certa diversità specifica con presenza di Fraxinus ornus, Ostrya carpinifolia, Acer campestre, Ulmus minor, Prunus avium, Sorbus torminalis, Sorbus domestica, Crataegus monogyna, Cornus sanguinea, Ligustrum vulgare, Coronilla emerus.

Dal punto di vista fitosociologico l’alleanza di riferimento è l’Ostryo-Carpinion orientalis (Horvat 59), che si specifica prevalentemente nell’associazione del Knautio-Quercetum pubescentis (Ubaldi et al. 94) a causa dell’aridità. In subordine si possono avere localizzate similitudini e sovrapposizioni con il Clematido Flammulae – Quercetum pubescentis proprio delle colline sub-litoranee del riminese in cui sono diffusi Clematis flammula, Asparagus acutifolius, Rubia peregrina, Rosa sempervirens, Phyllirea latifolia ed altre specie stenomediteranee.

Nei fossi e negli impluvi il riferimento evolutivo è rappresentato dalle comunità vegetali ascrivibili all’alleanza Alno-Ulmion (Br.-Bl. Et Tuxen ex Tchou 1948) e all’alleanza Salicion albae (Soò 1930 em Moor 1958): la prima comprende le associazioni degli ambienti umidi raramente inondati, boschi

13 igrofili con dominanza di ontano nero ed olmo campestre; la seconda interessa formazioni di boscaglie pioniere su suoli poco evoluti frequentemente interessati dal passaggio dell’acqua.

Per quanto riguarda le cenosi arbustive di successione secondaria, i consorzi riscontrati appartengono all’ordine Prunetalia spinosae Tuxen 1952, categoria sintassonomica che raggruppa i mantelli ed i cespuglieti legati ai boschi di caducifoglie da condizioni dinamiche di ricostruzione o degradazione; in condizioni termofile le specie presenti tendono ad associarsi nel Ligustro-Prunetum, proprio di suoli aridi e soleggiati, mentre in condizioni localmente più mesofile sono riconducibili per sommi capi all’alleanza Pruno-Rubion ulmifolii in cui abbondano Rubus ulmifolius e Sambucus nigra.

Le formazioni erbacee, anch’esse di impronta termofila, possono richiamarsi all’ Agropyro-Dactyletum (Ubaldi 1976) Ubaldi et. al. 1982; in queste aree collinari si tratta frequentemente di praterie post- colturali, completamente abbandonate o soggette a moderato pascolo, a prevalenza di graminacee tra cui risultano diffusi Brachypodium rupestre e Bromus erectus. Nelle post-colture più recenti recente sono abbondanti le specie utilizzate nei prati sfalciabili (Dactylis glomerata, Agropyron repens, ecc.) o nelle coltivazioni (Medicago sativa, Onobrichis viciaefolia).

b) Vegetazione attuale L’esame della vegetazione è stato condotto tramite un’analisi degli aspetti fisionomici e di composizione specifica delle comunità vegetali presenti; successivamente si è proceduto ad una aggregazione in tipi o categorie funzionali alla descrizione dei consorzi vegetazionali.

Boschi Per quanto riguarda i boschi, sono stati considerati tali le aree con vegetazione arborea diffusa le cui chiome coprano per almeno il 20% della superficie di riferimento con un’altezza media superiore ai 5 m; possono essere accompagnate o no da specie arbustive in aggiunta alla copertura arborea del 20%.

Boschi a prevalenza di roverella

Il bosco a dominanza di roverella (Quercus pubescens), che rappresenta per i versanti di queste aree collinari il tipo climatico di riferimento, è presente in nuclei tra loro disgiunti, relitti di una più diffusa e antica presenza. Tali nuclei, mantenuti ed utilizzati in passato per le funzioni di supporto all’attività di pascolo (meriggio) e per i piccoli approvvigionamenti di legna da ardere, si sono essenzialmente conservati nei tratti di versante a pendenza più elevata o ai margini di prati-pascoli e seminativi. La struttura attuale è di fustaia prevalentemente originatasi per avviamento all’alto fusto di ceppaie e, subordinatamente caratterizzata dallo sviluppo di singole piante da seme. La densità è sempre rada consentendo con frequenza forti penetrazioni di specie arbustive proprie dei cespuglieti aperti. In questi nuclei la roverella è specie nettamente dominante e quasi esclusiva nel piano superiore; ad essa si accompagnano in modo sporadico o localizzato a piccoli gruppi ciliegio selvatico (Prunus avium), olmo campestre (Ulmus minor), sorbo domestico (Sorbus domestica) e robinia (Robinia pseudoacacia) ai margini delle formazioni.

Nel piano arbustivo è abbondante il biancospino (Crataegus monogyna), in particolare sui versanti in esposizione nord; ad esso si accompagnano, variamente distribuiti, Cornus sanguinea, Rosa canina, Spartium junceum e, soprattutto nelle parti di margine maggiormente alterate o degradate, Rubus ulmifolius e Sambucus nigra.

Il piano erbaceo è principalmente caratterizzato dalla diffusione di Brachypodium rupestre e B. pinnatum.

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Nell’area studiata il tipo forestale del bosco a roverella è da considerarsi quello più ecologicamente stabile pur trattandosi di formazioni vegetali la cui storia evolutiva è stata strettamente connessa alle attività umane.

I tipi fitosociologici tratti da Ubaldi e Rondini sono i seguenti:

. Boschi mesofili a querce e latifoglie miste (Laburno – Ostryon, Ubaldi 1980) . Querceti caducifogli con componenti mediterranee sempreverdi (Cytiso – Quercion pubescentis, Ubaldi 1988 e Lauro – Quercion pubescentis, Ubaldi 1989) . Boscaglie e cespuglieti igrofili Sono formazioni vegetali presenti lungo i corsi d’acqua e i fossi, anche temporaneamente asciutti nella stagione più secca (luglio-agosto). Sono composte da salici (Salix alba, Salix purpurea, Salix eleagnos, ecc.), pioppi (Populus nigra e Populus alba) per lo più in forme policormiche. La formazione più consistente interessa l’alveo e l’area retroriparia del Rio Morsano. La fisionomia di questa vegetazione ripariale è frequentemente caratterizzata da sviluppo contenuto ed aspetto arbustivo, mentre sono assai ristrette le aree con individui arborei di buon sviluppo a fisionomia propriamente forestale. Tali formazioni sono fortemente alterate e frastagliate dall’invadenza della robinia (Robinia pseudoacacia), che diviene immediatamente dominante sulle scarpate e in area retroriparia non appena la superficie di falda diviene profonda.

Boschi a prevalenza di robinia

Sulle scarpate, su terreni manomessi o alterati da attività antropiche, ai margini di aree boscate, e nei querceti radi e degradati da eccessivi sfruttamenti per tagli e pascolo, si è ampiamente insediata e diffusa la Robinia pseudoacacia. Tale specie costituisce boschi e boscaglie caratterizzati dalla forte presenza di specie nitrofilo-ruderali come Sambucus nigra, Rubus ulmifolius, Clematis vitalba, e anche Ulmus minor.

La robinia è fortemente avvantaggiata nella concorrenza con le altre specie dalla elevata capacità di emettere polloni radicali e dalla grande produzione di semi delle piante adulte. Le formazioni meno recenti si presentano in una fase evolutivamente regressiva: gli individui arborei di robinia del piano superiore si presentano seccaginosi e deperienti, con fusti e chiome fortemente infestati dall’edera (Hedera helix), con un piano arbustivo denso e sviluppato a prevalenza di sambuco (Sambucus nigra) e rovo (Rubus ulmifolius). E’ prevedibile in questi casi una lunga fase successiva di permanenza di questo arbusteto nitrofilo con un lento e graduale passaggio a forme di arbusteti più evolute dell’ordine Prunetalia spinosae, con Prunus spinosa, Crataegus monogyna, Ligustrum vulgare, Cornus sanguinea, ecc. a preludio della ricostituzione del bosco a dominanza di roverella.

Formazioni arbustive

Per quanto riguarda la tipologia delle formazioni arbustive, vengono in esse considerate quelle comunità vegetali in cui la componente arbustiva assume particolare rilevanza per gli aspetti ecologici ed evolutivi dell’ecosistema, anche nei casi in cui la copertura delle specie arbustive risulti inferiore a quella esercitata dalla costituente erbacea nella superficie di riferimento.

Arbusteti

Sono stati considerati arbusteti quelle formazioni a prevalenza di specie policormiche con altezza media inferiore ai 5 m e grado di copertura del suolo superiore al 40%; la componente di specie arboree a principale sviluppo monocormico esercita una copertura del suolo inferiore al 20%.

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I tipi presenti sono raggruppabili per sommi capi nell’ordine sintassonomico del Prunetalia spinosae Tuxen 1952, che include mantelli o arbusteti secondari delle fasce collinare e montana.

Il tipo include in larga parte consorzi affermatisi su terreni un tempo utilizzati come pascoli, prati- pascoli e seminativi e, in minor misura, terreni incolti in aree calanchive a pendenza elevata su incolti o scarpate. Si tratta quindi in larga misura di successioni secondarie su ex-pascoli o ex-coltivi in stadi evolutivi differenziati: la gradazione va dai pascoli e coltivi abbandonati da pochi anni, che è la situazione maggiormente rappresentata, sino a formazioni con tratti di arbusteto chiuso o di bosco secondario, queste ultime rilevabili in aree localizzate e ristrette.

Le specie riscontrate in maniera significativa, diversamente distribuite in ragione delle condizioni stazionali (esposizione e caratteristiche geo-pedologiche), sono Crataegus monogyna, Prunus spinosa, Rosa canina, Rubus ulmifolius, Rubus sp., Spartium junceum.

In condizioni di discreta umidità del suolo abbonda il sambuco (Sambucus nigra) frequentemente associato a Rubus ulmifolius e a Clematis vitalba; in queste situazioni la Robinia pseudoacacia è la specie arborea che si insedia con maggior rapidità.

La diffusione del biancospino (Crataegus monogyna) caratterizza ampie zone sui versanti nelle esposizioni settentrionali; ai margini dei nuclei boscati di roverella forma importanti aggruppamenti di mantello in mescolanza con l’olmo comune (Ulmus minor) e subordinatamente con sanguinello (Cornus sanguinea).

Incolto arbustivo

In questa categoria sono compresi i terreni prevalentemente occupati da formazioni erbacee in cui il grado di copertura esercitato dalla vegetazione arbustiva, ed eventualmente arborea, è inferiore al 40% della superficie di riferimento e superiore al 20% (cfr. Incolti erbacei). Gli incolti arbustivi riuniscono tipi vegetazionali originatisi dalla caduta in disuso dei coltivi, dall’abbandono totale o parziale di pascoli, o dal ricoprimento spontaneo di aree calanchive o di suoli degradati. La colonizzazione operata dalle specie arbustive e/o arboree è parte del processo dinamico della vegetazione che naturalmente tende a svilupparsi nel senso di una maggiore complessità ecosistemica. Il percorso successionale prevede l’incremento progressivo della copertura arborea e arbustiva, l’aumento della materia organica e della ricchezza di specie presenti.

Le specie arbustive riscontrabili sono le medesime indicate per gli arbusteti.

Nei pendii collinari su calcare o conglomerati, tipici delle rupi che caratterizzano il paesaggio in riferimento, trovano aggruppamenti erbacei o erbaceo – arbustivi xerofili con Phleum ambiguum, Centaurea deusta, Dianthus sylvestris, Allium sphaerocephalum, Galium lucidum.

Formazioni erbacee Sono consorzi vegetali su incolti o seminativi di abbandono recente in cui la copertura erbacea è esclusiva o largamente preponderante. La componente erbacea è quella che caratterizza la formazione negli aspetti fisionomici ed ecologici. Si tratta di praterie ai primissimi stadi dell’evoluzione successionale post-colturale. Incolto erbaceo

Per incolti erbacei si intendono essenzialmente ex-seminativi o ex-pascoli con copertura arbustiva inferiore al 20% della superficie di riferimento, in cui è quindi ampiamente preponderante la componente erbacea. Si tratta di ecosistemi a regime sodivo anche nel caso degli ex-seminativi ormai

16 invasi da specie erbacee bienni e perenni quali primi costituenti di praterie post-colturali. Nel caso dei coltivi nei primi anni successivi all’interruzione delle attività agricole si assiste dapprima ad una forte diffusione delle specie normalmente infestanti le colture preesistenti ed in seguito ad una progressiva intrusione di specie perenni proprie delle praterie naturali.

Sugli ex-coltivi è frequentemente abbondante la presenza di Inula viscosa, specie erbacea della famiglia delle Compositae, capace di diffondersi su incolti aridi e compatti.

Seminativi In questa categoria sono stati inclusi quei terreni che, seppur non sottoposti a regime arativo, per l’abbandono assai recente si presentano essenzialmente invasi da specie erbacee e quindi ampiamente suscettibili di un agevole ritorno alla coltivazione. La loro collocazione in stazioni a pendenza moderata e con buona accessibilità ai mezzi meccanici hanno consentito negli anni passati la prosecuzione della coltivazione su questi terreni.

1.5.2 FAUNA

Gli aspetti faunistici sono stati tratti, oltre che da rilievi in campo, anche da numerosi lavori a diverso grado di approfondimento che trattano, in particolare, la fauna soprattutto Vertebrata, ed in particolare Uccelli e Mammiferi, della vicina zona protetta (tali riferimenti sono riportati nell’elenco bibliografico a fine relazione). La complessiva caratterizzazione ambientale, territoriale e paesaggistica del sito in oggetto non può e non deve prescindere dalla presenza di numerose e assortite specie animali selvatiche e domestiche (bovini al pascolo) che contribuiscono alla creazione degli aspetti peculiari locali.

Macro e micro fauna Dall’analisi emerge che l’area vasta è stata condizionata dalle trasformazioni legate al progressivo abbandono delle campagne, per cui si osserva la scomparsa di specie legate al sistema agricolo, come ad esempio la starna, e l’immissione di specie finalizzate all’attività venatoria (come ad esempio il cinghiale), con conseguente alterazione degli equilibri preesistenti ma anche un relativo recupero di aspetti faunistici di rilievo. Consultando la Carta del Valore Naturalistico Complessivo (VNC) (Casini e Gellini,1999), all’interno della “Carta delle Vocazioni Faunistiche della Regione Emilia – Romagna”, si riscontra che gli uccelli sono un soggetto di studio molto adatto per diagnosi ecologiche, in quanto mostrano una certa rapidità di colonizzazione dei diversi ambienti e una elevata sensibilità nei riguardi delle variazioni ambientali. Pertanto l’analisi quali – quantitativa delle comunità si è rivelata un metodo di grande affidabilità per la valutazione dello stato di salute degli ambienti naturali. In base a queste considerazioni sintetizza, attraverso un indice, il valore ecologico e naturalistico dei luoghi sulla base di tre appositi indici: originalità dei popolamenti faunistici, rarità di alcune entità faunistiche e diversità biologica dei popolamenti ornitici. Il valore numerico è in stretta relazione con lo stato di conservazione della componente vegetale e con la sue caratteristiche di complessità, struttura, disposizione e frammentazione delle formazioni. Per ognuno dei tre indici viene attribuito un punteggio che varia da 1 a 5 e la somma dei valori attribuiti a ciascun indice individua il Valore Naturalistico Complessivo (VNC). Esso viene visualizzato nelle 2636 sezioni C.T.R. che compongono il territorio dell’Emilia – Romagna, e viene classificato con una scala di colori: bianco VNC da 3 a 5, giallo VNC da 5 a 7, grigio VNC da 7 a 10, rosa VNC da 10 a 12 e rosso VNC da 12 al massimo valore di 15. Il territorio in esame presenta, sotto il profilo naturalistico, una situazione ottima, ottenendo il punteggio massimo. In

17 effetti, come risultato riassuntivo per l’intera regione, appare di particolare interesse naturalistico e conservazionistico, fra le altre aree ad elevato valore di VNC, l’alta Valle dell’Uso.

1.6 LA RETE ECOLOGICA: CRITICITA’ E POTENZIALITA’

1.6.1 FONDAMENTI TEORICO-METODOLOGICI

Gli studi, le elaborazioni teoriche e le applicazioni progettuali riguardanti l’ecologia e in particolare le reti ecologiche, perseguono da anni, e in maniera condivisa dalla comunità scientifica mondiale, la conservazione e tutela della biodiversità. La molteplicità e varietà di forme con cui si manifesta il mondo vivente in ambienti ad evoluzione naturale è considerata un valore assoluto di riferimento per la definizione della qualità ambientale: un obiettivo verso cui tendere nella valutazione e programmazione dei processi che portano alla trasformazione del territorio. La rete ecologica è uno strumento che ha come obiettivo prioritario la riduzione degli effetti della frammentazione degli habitat ad opera delle trasformazioni antropiche sul territorio. La frammentazione degli habitat, senza entrare troppo nel dettaglio, è uno dei fattori di degrado della qualità ambientale dal punto di vista degli ecosistemi perché determina una progressiva diminuzione degli ambienti naturali e un loro isolamento, provocando mutamenti di alcune condizioni ecologiche come luce, temperatura, tipo di suolo ecc. che portano a disturbi più o meno gravi nelle popolazioni delle specie vegetali e faunistiche più sensibili. L’entità della frammentazione può portare anche ad una forte contrazione di una determinata specie fino alla scomparsa. E’ evidente come il tema delle reti ecologiche sia complesso e richieda conoscenze molto ampie e multidisciplinari, proprio in relazione alla grande molteplicità delle variabili presenti, conseguenti alla diversità intra e interspecifica, diversità ecologica e complessità delle relazioni funzionali. Da ciò ne consegue che la pianificazione e progettazione di reti ecologiche non è un semplice incremento di aree boscate (o altri biotopi) in contiguità spaziale, ma uno studio accurato della ecologia delle specie più sensibili (specie target) nell’ambito considerato, che consenta di individuare le soluzioni più appropriate per la conservazione e la diffusione di tali specie. Le relazioni spaziali fra gli elementi del paesaggio influenzano i flussi di energia e materia, nonché la dispersione, ma la semplice individuazione cartografica di una continuità ambientale può non essere funzionale agli obiettivi di conservazione. Alcune specie possono mostrare, infatti, difficoltà a disperdersi lungo fasce di apparente continuità, come per esempio specie fortemente influenzate dall’effetto margine.

1.6.2 STRUTTURA ECOLOGICA ATTUALE

Un breve inquadramento ecologico del territorio a scala comunale dove è localizzato l’ambito estrattivo denominato Ripa Calbana è fondamentale per individuare eventuali elementi di riflessione da utilizzare nell’approccio progettuale a scala di dettaglio in vista della destinazione finale, a coltivazione ultimata, della cava in oggetto. Per caratterizzare la situazione attuale del paesaggio dal punto di vista ecologico in un ambito territoriale a scala comunale e valutare, in prima approssimazione, la presenza di fenomeni macroscopici di alterazione della struttura ecologica del paesaggio che possano portare a una frammentazione degli ambienti naturali, si è analizzata una porzione di territorio circostante la cava Ripa Calbana circoscritta a nord dalla via Emilia, ad est e ad ovest dai due corridoi ecologici a scala regionale del fiume Uso (ovest) e Marecchia (est). Il crinale chiude l’area a sud.

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La base conoscitiva su cui si sono svolte le analisi è la carta dell’uso del suolo dell’Emilia Romagna, rielaborata con classi funzionali alla definizione di unità ecosistemiche omogenee come aree forestali, aree agricole, aree semi-naturali con vegetazione arbustiva ecc. Questa categorizzazione consente di evidenziare le aree con livelli di naturalità (o alterazione/pressione antropica) diversi cui corrispondono diversi livelli di funzionalità ecologica: per esempio un prato da sfalcio è fisionomicamente simile ad un incolto erbaceo ma la periodica lavorazione come taglio, concimazione ecc. lo rendono ecologicamente molto diverso e meno funzionale ai fini della conservazione e circolazione della biodiversità. Anche nelle aree boscate, tra le più naturali presenti sul territorio, ci sono differenti efficienze ecologiche: i rimboschimenti artificiali, i boschi giovani, i boschi cedui a turni brevi, sono biotopi meno evoluti e soggetti a maggiore dinamismo e alterazione periodica rispetto a boschi naturali trattati ad alto fusto o comunque invecchiati.

In una prima riclassificazione dell’uso del suolo si sono definite le seguenti tipologie in ordine di copertura decrescente, con a fianco le percentuali in superficie rilevate:

Aree boscate 15% Incolti, vegetazione bassa irregolare 10% Prati stabili 2%

Seminativi 35% Colture intensive 23% Rocce < 1%

Aree urbanizzate 13%

Il territorio considerato ha una matrice prevalentemente agricola che copre il 58% della superficie, mentre le aree naturali e semi-naturali rappresentano il 25% (evidenziate in verde). Le prime valutazioni che si possono esprimere nella lettura di questi dati e della cartografia corrispondente riguardano la buona dotazione di aree naturali di questo territorio, che aumentano in quantità e qualità spostandosi dalla via Emilia verso sud. Un altro dato positivo dal punto di vista ecologico di questo mosaico paesaggistico é la dimensione media non eccessiva delle tessere (13 ettari), che indica una distribuzione abbastanza regolare delle aree naturali all’interno della matrice agricola, senza grandi interruzioni tra le medesime.

Per completare la caratterizzazione ecologica del territorio in esame è importante aggiungere alla lettura sopra esposta la presenza di alcuni elementi fondamentali della rete ecologica: tre siti della Rete Natura 2000 di cui due, “Montetiffi, alto Uso” e “Torriana, Montebello e fiume Marecchia” nelle vicinanze della Ripa Calbana. Il terzo, ai margini occidentali dell’area di riferimento considerata è “Rio Mattero e Rio Cuneo”. Non meno importanti i due corridoi fluviali del torrente Uso e del fiume Marecchia che corrono a ovest e a est del sito.

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Fig. 3 - La rete ecologia a scala regionale nell’area di riferimento (linea tratteggiata grigia): in arancione i corridoi ecologici di interesse regionale, con retino rosso le aree della Rete Natura 2000 e in verde la matrice forestale.

Per quanto riguarda gli elementi di alterazione della qualità ecologica del territorio si osserva un insediamento sparso di tipo agricolo intensivo con appoderamenti e numerosi edifici adibiti all’allevamento, collegati da una densa rete viabile che determina interruzioni delle tessere a maggiore connotazione naturale, in particolare lungo la strada provinciale dell’Uso (SP 13) che fiancheggia il torrente medesimo e rappresenta una importante barriera ecologica per le connessioni laterali verso il corridoio di fondovalle. Si tratta comunque, nel complesso, di alterazioni modeste soprattutto nei riguardi delle specie più opportuniste e a mobilità maggiore che possono sfruttare per le proprie funzioni biologiche anche superfici ad uso agricolo e aree di margine.

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Fig. 4 - Nella figura sopra sono schematizzati gli elementi di alterazione e frammentazione presenti in prossimità della cava Ripa Calbana: in verde tratteggiato il corridoio ecologico di importanza regionale (Torrente Uso); in rosso tratteggiato la viabilità secondaria e in rosso continuo la provinciale di fondo valle; cerchi e ovali arancioni evidenziano i principali insediamenti abitativi e produttivi; le frecce bianche identificano alcuni percorsi esemplificativi di trasferimento laterale delle specie faunistiche (soprattutto macro fauna).

Si osserva come la frammentazione sia marcata proprio nell’area circostante la cava, ricca di elementi insediativi e infrastrutturali che determinano importanti cesure degli ambienti a maggiore connotazione naturale, riducendo di fatto la connettività ecologica a scala locale.

Occorre però sottolineare che la variabilità degli ambienti indotta da una trasformazione non eccessivamente impattante come quella in oggetto (vista a scala comunale, non locale), apporta anche degli elementi positivi dal punto di vista della biodiversità come un aumento di nicchie ecologiche e di offerta alimentare (colture agricole in atto ma anche in abbandono).

Un'altra considerazione da fare è che se si considera un arco di tempo di qualche decennio il processo di trasformazione del territorio ha un andamento nettamente positivo riguardo la biodiversità e qualità dei sistemi naturali e semi-naturali, come si può osservare dalle fotografie aeree degli anni 30- 40, dove la matrice paesistica era quasi esclusivamente agricola di tipo estensivo con pochissime tessere di naturalità soggette ad isolamento ed effetto margine per le piccole dimensioni. A conferma di questo i censimenti faunistici effettuati negli anni che mostrano forti incrementi sia nelle specie, con ricomparsa di specie localmente estinte, sia nelle popolazioni. Questo dato di fatto porta ad affermare che il livello qualitativo complessivo di questo territorio dal punto di vista ecologico e della biodiversità è piuttosto elevato per quanto riguarda la maggior parte delle specie faunistiche e floristiche presenti; occorre quindi concentrare studi, progettualità e risorse, nello spirito delle direttive comunitarie 79/409/CEE e 92/43/CEE, su habitat e specie a rischio di conservazione, evitando interventi generalisti e/o con significato prevalentemente paesaggistico.

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1.6.3 IPOTESI DI RICUCITURA ECOLOGICA LOCALE ATTRAVERSO LA RINATURALIZZAZIONE POST- COLTIVAZIONE DELL’AREA

Le opere di ripristino ambientale a fine coltivazione dell’ambito estrattivo in oggetto possono essere certamente una occasione per riqualificare e rifunzionalizzare la rete ecologica locale che, per quanto esposto sopra, pur presentando complessivamente un buon livello qualitativo, manifesta proprio in prossimità dell’abitato di Masrola e dell’ambito estrattivo importanti elementi di discontinuità. In primo luogo, pur nei limiti della presente esposizione che ha un carattere preliminare, per non scadere eccessivamente nel “generalismo” si rende necessario individuare gli habitat e le specie target la cui conservazione è da porre come obiettivo prioritario nella pianificazione della rete ecologica. Gli studi esistenti riferiti alle aree limitrofe della Rete Natura 2000 (misure di conservazione, piani di gestione, formulari) contengono importanti informazioni al riguardo. Di seguito le specie floristiche di interesse conservazionistico e specie target per l’Emilia-Romagna estratte dagli studi citati e i relativi habitat di riferimento ecologico. A seguire specie faunistiche.

Specie floristiche di interesse conservazionistico presenti a livello locale

Famiglia Specie

RER

All.V

All.II

siti siti sec.

2/1977

CITESB

L.R. RER L.R.

79/2018

Endemica

Sp.Target

D.G.R. RERD.G.R.

Dir. Habitat Dir. Habitat Dir. Tutelatenei

Alismataceae Alisma lanceolatum With X Baldellia ranunculoides (L.) Alismataceae X Parl. Anacardiaceae Cotinus coggygria Scop. X Anacardiaceae Pistacia terebinthus L. X Helosciadium repens W.D.J. Apiaceae X Koch Asparagaceae Bellevalia webbiana Parl. X X Asparagaceae Ruscus aculeatus L. X X Asparagaceae Scilla bifolia L. X Asteraceae Achillea ageratum L. Artemisia caerulescens L. X Asteraceae subsp. cretacea (Fiori) Brilli- X Catt. & Gubellini Asteraceae Doronicum columnae Ten. X Betulaceae Carpinus orientalis Mill. X Erysimum pseudorhaeticum X Brassicaceae X Polatschek Caryophyllaceae Dianthus balbisii Ser. X Caryophyllaceae Dianthus carthusianorum L. X Camphorosma monspeliaca Chenopodiaceae X L. Helianthemum jonium X Cistaceae X Lacaita Cyperaceae Carex viridula Michx. X Cyperaceae Cladium mariscus (L.) Pohl X Cyperaceae Isolepis setacea (L.) R. Br. X Schoenoplectus lacustris (L.) Cyperaceae X Palla Cyperaceae Schoenoplectus X

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Famiglia Specie

RER

All.V

All.II

siti siti sec.

2/1977

CITESB

L.R. RER L.R.

79/2018

Endemica

Sp.Target

D.G.R. RERD.G.R.

Dir. Habitat Dir. Habitat Dir. Tutelatenei

tabernaemontani (C.C. Gmel.) Palla Cyperaceae Schoenus nigricans L. X Juniperus oxycedrus subsp. Cupressaceae deltoides (R.P. Adams) N.G. X Passal. Haloragaceae Myriophyllum spicatum L. X Juncaceae Juncus subnodulosus Schrank X Fabaceae Astragalus sesameus L. Fabaceae Ononis masquillierii Bertol. X X Lemnaceae Lemna minor L. X Lentibulariaceae Utricularia australis R. Br. X Liliaceae Erythronium dens-canis L. X Lilium bulbiferum subsp. Liliaceae X croceum (Chaix) Jan Liliaceae Lilium martagon L. X Oleaceae Phillyrea latifolia L. X Anacamptis coriophora (L.) R.M. Bateman, Pridgeon & Orchidaceae X X M.W. Chase (=Orchis coriophora) Anacamptis morio (L.) R.M. Orchidaceae Bateman, Pridgeon & M.W. X X Chase (=Orchis morio) Anacamptis pyramidalis (L.) Orchidaceae X Rich. Cephalanthera damasonium Orchidaceae X (Mill.) Druce Cephalanthera longifolia (L.) Orchidaceae X Fritsch Cephalanthera rubra (L.) Orchidaceae X Rich. Dactylorhiza maculata Orchidaceae X subsp. fuchsii (Druce) Hyl. Epipactis helleborine (L.) Orchidaceae X Crantz Epipactis microphylla (Ehrh.) Orchidaceae X Sw. Orchidaceae Epipactis muelleri Godfery X Epipactis palustris (L.) Orchidaceae X X Crantz Gymnadenia conopsea (L.) R. Orchidaceae X Br. Himantoglossum adriaticum Orchidaceae X X H. Baumann Himantoglossum robertianum (Loisel.) P. Orchidaceae X Delforge (=Barlia robertiana) Limodorum abortivum (L.) Orchidaceae X Sw. Neotinea tridentata (Scop.) Orchidaceae X R.M. Bateman, Pridgeon &

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Famiglia Specie

RER

All.V

All.II

siti siti sec.

2/1977

CITESB

L.R. RER L.R.

79/2018

Endemica

Sp.Target

D.G.R. RERD.G.R.

Dir. Habitat Dir. Habitat Dir. Tutelatenei

M.W. Chase (=Orchis tridentata) Neotinea ustulata (L.) R.M. Orchidaceae Bateman, Pridgeon & M.W. X Chase (=Orchis ustulata) Orchidaceae Neottia nidus-avis (L.) Rich. X Neottia ovata (L.) Bluff & Orchidaceae X Fingerh. (=Listera ovata) Orchidaceae Ophrys apifera Huds. X X Orchidaceae Ophrys bertolonii Moretti X X Orchidaceae Ophrys bombyliflora Link X Ophrys fuciflora (F.W. Orchidaceae Schmidt) Moench subsp. X fuciflora Orchidaceae Ophrys fusca Link X X Orchidaceae Ophrys insectifera L. X Orchidaceae Ophrys speculum Link X X Orchidaceae Ophrys sphegodes Mill. X Orchidaceae Orchis purpurea Huds. X Orchidaceae Orchis simia Lam. X Orchidaceae Platanthera bifolia (L.) Rich. X Platanthera chlorantha Orchidaceae X (Custer) Rchb. Serapias vomeracea (Burm. Orchidaceae X X f.) Briq. Spiranthes spiralis (L.) Orchidaceae X X Chevall. Orobanchaceae Lathraea squamaria L. Plantaginaceae Plantago maritima L. X Tripidium ravennae (L.) H. Poaceae Scholz (=Erianthus X ravennae) Polygonaceae Rumex palustris Sm. X Potamogetonaceae Zannichellia palustris L. Primulaceae Samolus valerandi L. Anemonoides trifolia subsp. X brevidentata (Ubaldi & Ranunculaceae X X Puppi) Galasso, Banfi & Soldano Aquilegia vulgaris sensu Ranunculaceae Auct. Fl. Ital. Rhamnaceae Rhamnus alaternus L. X X Rosaceae Amelanchier ovalis Medik. X Rutaceae Dictamnus albus L. X X Santalaceae Osyris alba L. Sapindaceae Acer monspessulanum L. X Thymelaeaceae Daphne laureola L. X Typhaceae Typha angustifolia L. X Typhaceae Typha latifolia L. X Typhaceae Typha laxmannii Lepech. X Typhaceae Typha minima Funk X X Typha shuttleworthii W.D.J. Typhaceae X X Koch & Sond.

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Ecosistemi meritevoli di conservazione e/o riedificazione al fine di conservare le specie sopra descritte.

I prati aridi: Achillea ageratum, Erysimum pseudorhaeticum, Dianthus balbisii, Dianthus carthusianorum, Helianthemum jonium, Astragalus sesameus, Anacamptis coriophora (=Orchis coriophora), Anacamptis morio (=Orchis morio), Anacamptis pyramidalis, Dictamnus albus, Gymnadenia conopsea, Himantoglossum adriaticum, Himantoglossum robertianum (=Barlia robertiana),Limodorum abortivum, Neotinea tridentata(=Orchis tridentata), Neotinea ustulata (=Orchis ustulata), Ophrys apifera, Ophrys bertolonii, Ophrys bombyliflora, Ophrys fuciflora subsp. fuciflora, Ophrys fusca, Ophrys insectifera, Ophrys speculum, Ophrys sphegodes, Orchis purpurea, Orchis simia, Spiranthes spiralis

I calanchi plio-pleistocenici (“Argille azzurre”): Artemisia caerulescens L. subsp. cretacea, Serapias vomeracea, Anacamptis coriophora (=Orchis coriophora), Anacamptis morio (=Orchis morio), Anacamptis pyramidalis, Gymnadenia conopsea, Himantoglossum adriaticum, Himantoglossum robertianum (=Barlia robertiana),Limodorum abortivum, Neotinea tridentata(=Orchis tridentata),Neotinea ustulata (=Orchis ustulata), Ophrys apifera, Ophrys bertolonii, Ophrys bombyliflora, Ophrys fuciflora subsp. fuciflora, Ophrys fusca, Ophrys insectifera, Ophrys speculum, Ophrys sphegodes, Orchis purpurea, Orchis simia, Spiranthes spiralis

I calanchi triassici (“Argille caotiche”)(colata gravitativa del Marecchia): Camphorosma monspeliaca, Ononis masquillierii, Plantago maritima, Serapias vomeracea, Anacamptis coriophora (=Orchis coriophora), Anacamptis morio (=Orchis morio), Anacamptis pyramidalis, Gymnadenia conopsea, Himantoglossum adriaticum, Himantoglossum robertianum (=Barlia robertiana),Limodorum abortivum, Neotinea tridentata(=Orchis tridentata),Neotinea ustulata (=Orchis ustulata), Ophrys apifera, Ophrys bertolonii, Ophrys bombyliflora, Ophrys fuciflora subsp. fuciflora, Ophrys fusca, Ophrys insectifera, Ophrys speculum, Ophrys sphegodes, Orchis purpurea, Orchis simia, Spiranthes spiralis

Zone umide (bacini di cava, stagni venatori, depressioni umide, fossati e scoli): Alisma lanceolatum, Baldellia ranunculoides, Helosciadium repens, Carex viridula, Cladium mariscus, Isolepis setacea, Schoenoplectus lacustris, Schoenoplectus tabernaemontani, Schoenus nigricans, Myriophyllum spicatum, Juncus subnodulosus, Lemna minor, Utricularia australis, Epipactis palustris, Tripidium ravennae (=Erianthus ravennae), Rumex palustris, Zannichellia palustris, Samolus valerandi, Typha angustifolia, Typha latifolia, Typha laxmannii, Typha minima, Typha shuttleworthii.

I boschi mesofili: Ruscus aculeatus, Scilla bifolia, Doronicum columnae, , Erythronium dens-canis, Lilium bulbiferum subsp. croceum, Lilium martagon, Cephalanthera damasonium, Cephalanthera longifolia, Cephalanthera rubra, Dactylorhiza maculata subsp. fuchsii, Epipactis helleborine, Epipactis microphylla, Epipactis muelleri, Epipactis palustris, Neottia nidus-avis, Neottia ovata (=Listera ovata), Platanthera bifolia, Platanthera chlorantha, Lathraea squamaria, Anemonoides trifolia subsp. brevidentata, Aquilegia vulgaris, Daphne laureola, Staphylea pinnata, Anemone apennina.

Rupi calcarenitiche mesofile e ombrose: Amelanchier ovalis.

Rupi calcarenitiche aride e soleggiate: Cotinus coggygria, Pistacia terebinthus, Carpinus orientalis, Juniperus oxycedrus subsp. deltoids, Phillyrea latifolia, Rhamnus alaternus, Osyris alba, Quercus ilex, Lonicera etrusca, Acer monspessulanum.

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Specie faunistiche di interesse conservazionistico presenti a livello locale

INVERTEBRATI Aree boscate, margini forestali umidi: Lucanus cervus (Cervo volante), Cerambyx cerdo (Cerambicide della quercia), Euplagia quadripunctaria (Falena dell’edera) ERPETOFAUNA Zone umide (bacini di cava, stagni venatori, depressioni umide, fossati e scoli): Triturus carnifex (Tritone crestato italiano), Bombina pachypus (Ululone appenninico). AVIFAUNA Spazi aperti, incolti arborati, boschi radi, pietraie: Falco peregrinus (Falco pellegrino), Aquila chrysaetos (Aquila reale), Falco biarmicus (Lanario) Boschi radi: Falco subbuteo (Lodolaio) MAMMIFERI Boschi presso aree antropizzate: Rhinolophus hipposideros (Ferro di cavallo minore), Tutti gli ambienti purchè in prossimità di specchi d’acqua: Rhinolophus ferrumequinum (Ferro di cavallo,maggiore), Zone carsiche e aride: Miniopterus schreibersii (Miniottero)

In sintesi, ai fini della progettazione della rete ecologica i seguenti habitat sono molto importanti, sia per le specie floristiche e faunistiche che ospitano, sia in relazione alla rarità dei medesimi nel contesto territoriale analizzato:

AREE A VEGETAZIONE PREVALENTEMENTE ERBACEA TENDENZIALMENTE XEROFILE Vegetazione: soprattutto orchidaceae; Fauna: Falco peregrinus (Falco pellegrino), Aquila chrysaetos (Aquila reale), Falco biarmicus (Lanario), Miniopterus schreibersii (Miniottero)

ZONE UMIDE (bacini di cava, stagni venatori, depressioni umide, fossati e scoli) Vegetazione: varie idrofite ed elofite; Fauna: Triturus carnifex (Tritone crestato italiano), Bombina pachypus (Ululone appenninico)

BOSCHI MESOFILI Vegetazione: soprattutto per creare continuità territoriale laddove le trasformazioni hanno creato importanti cesure nelle cenosi e consentire, per esempio, a specie nemorali con limitata capacità di dispersione del seme di diffondersi; Fauna: Falco subbuteo (Lodolaio); Lucanus cervus (Cervo volante), Cerambyx cerdo (Cerambicide della quercia), Euplagia quadripunctaria (Falena dell’edera), Rhinolophus hipposideros (Ferro di cavallo minore)

RUPI CALCARENITICHE Vegetazione: importanti specie a temperamento mediterraneo come Cotinus coggygria, Pistacia terebinthus, Phillyrea latifolia, Rhamnus alaternus, Osyris alba, Quercus ilex, Lonicera etrusca, Acer monspessulanum. Fauna: Falco peregrinus (Falco pellegrino), Aquila chrysaetos (Aquila reale), Falco biarmicus (Lanario), Miniopterus schreibersii (Miniottero)

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La progettazione delle aree naturali nell’ambito del ripristino ambientale della cava Ripa Calbana dovrà seguire le indicazioni sopra riportare riguardo gli habitat/ecosistemi da ricreare, cercando di ridurre le discontinuità presenti dove possibile. In particolare dovrà essere realizzata una continuità tra le aree forestali e le più naturali in genere (comunque quelle meno disturbate da eventuali usi ricreativi/sportivi dell’area) in prossimità del corridoio ecologico del torrente Uso, così da favorire una connessione trasversale con l’area sic di Torriana, Montebello e Marecchia. Saranno realizzati invasi artificiali importanti per le specie idrofile e gli anfibi di interesse conservativo.

Non meno importanti gli spazi aperti erbosi e rupestri che saranno mantenuti tramite periodiche ripuliture dalla vegetazione legnosa che tenterà di colonizzarli.

Le zone destinate a copertura vegetale nella sistemazione definitiva a fine coltivazione saranno ripartite come segue (opere in parte realizzate negli anni precedenti e in parte a fine coltivazione):

AREE BOSCATE (IMBOSCHIMENTI NATURALISTICI) 50% delle superfici complessive Boschi Meso-xerofili su esposizioni fresche (specie prevalenti: Ostrya carpinifolia, Acer opulifolius, Fraxinus ornus, Sorbus aria, Corylus avellana) 30%

Boschi xerofili (specie prevalenti: Quercus pubescens, Fraxinu ornus, Carpinus orientalis, Acer monspessolanum) 70%

AREE A VEGETAZIONE PREVALENTEMENTE ERBACEA TENDENZIALMENTE XEROFILE 40% delle superfici complessive Prati xerofili (brometi-brachipodieti) 100%

RUPI CALCARENITICHE 10% delle superfici complessive Rilascio di aree rocciose anche scoscese per la progressiva colonizzazione delle specie sub- mediterranee (Fillirea, Terebinto, Leccio ecc.) caratteristiche di questi habitat ormai molto rari in Emilia-Romagna.

1.7 AMBIENTE ANTROPICO

L’ambiente antropico come già menzionato è fortemente condizionato dalle attività agricole, di allevamento, residenziali e industriali in ambito locale. La presenza antropica è testimoniata fin da tempi storici in particolare negli abitati di Torriana e San Giovanni in Galilea, insediamento consolidato già in epoca villanoviana. Le attività estrattive ora condotte con pratiche industriali hanno nei tempi recenti influito diversamente sull’aspetto del territorio, modificandone la percettibilità e costituendo indubbiamente un forte impatto in primo luogo visivo. Le modificazioni apportate dalle pratiche antropiche risultano visibili anche da distanze elevate non solo come denudamento e abbattimento della cortina calcarea di Ripa Calbana ma anche come un generale diffuso degrado dei versanti a seguito dell’abbandono delle pratiche agricole e dell’instaurarsi di altre pratiche quali gli allevamenti zootecnici e avicoli, posizionati quasi esclusivamente in ambio di crinale e quindi fortemente impattanti. Gli insediamenti rurali con caratteristiche architettoniche miste tra l’ambito riminese e cesenate, risultano in buona parte abbandonati e numerosi sono i ruderi sparsi sul territorio circostante. L’edilizia residenziale soprattutto negli anni ’60 e ’70 ha privilegiato le aree di fondovalle (Masrola di sotto ad esempio) a

27 scapito dei nuclei sparsi mal serviti dalle infrastrutture e meno agevoli. Si è passati quindi da insediamenti in ambito di crinale o a ridosso di rupi (San Giovanni, Torriana, Montebello, Gorolo) ad ambiti di fondovalle o a quote intermedie come nel caso del versante Est di Torriana (Polverella, Bruciatino, ecc.).

1.8 ASPETTI SOCIO-ECONOMICI

L’attività predominante risulta essere quella agricola anche se recentemente, come già detto, le pratiche colturali vengono abbandonate (o lo sono state in tempi recenti) a favore dell’allevamento intensivo (avicoli, bovini e limitatamente ovini). Gli insediamenti in ambito rurale risultano quindi predominanti anche se sono numerosi gli edifici abbandonati a seguito della perdita delle attività colturali. La maggiore attività di tipo industriale, nella valle del Torrente Uso, è costituita dalla discarica di Ginestreto e dagli impianti di recupero e trattamento rifiuti (urbani e speciali) legati alla filiera dello smaltimento.

La pratica estrattiva si afferma localmente come una attività economica rilevante per l’impiego di maestranze locali anche se negli ultimi periodi sostanzialmente ridimensionata per via della congiuntura economica, per l’indotto e per l’influenza socioeconomica che esercita sulle comunità stanziali e sul pendolarismo. Allo stesso modo le attività artigianali e industriali costituiscono il maggior polo occupazionale locale, impiegando centinaia di addetti in attività anche specializzate.

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2. PAESAGGIO STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE

Nel presente paragrafo vengono sintetizzati gli strumenti di pianificazione vigenti che riguardano l’area in oggetto. Ulteriori e più approfondite considerazioni sugli aspetti di pianificazione vengono rimandati alla relazione A4 – Relazione di conformità urbanistica, territoriale e ambientale del SIA.

STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE REGIONALI PTPR DCR E.R. 1338/1993 PROVINCIALI PTCP FC approvato il 14/09/2006 – variante specifica art. 27bis LR 20/00 approvata con DCP 103517/57 del 10/12/2015

PIAE Forlì-Cesena approvato con DCP 112576/103 del 19/12/2014 COMUNALI PSC (PTCP con valenza di PSC) approvato con DCP n. 70346/146 del 19/07/2010

RUE adottato il 28/11/2013 con DCC n. 23 del 28/11/2013

PAE approvato con DCC n. 26 del 30/11/2017 NORMATIVA SPECIFICA PER L.R. 17/91 Disciplina delle attività estrattive e s.m.i. L’AREA ESTRATTIVA L.R. 4/18 Disciplina della procedura di valutazione di impatto ambientale DPR 128/59 Norme di polizia delle miniere e delle cave

Tabella 2 – sintesi degli strumenti di pianificazione vigenti che riguardano l’area in oggetto

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Fig. 5 – stralcio della tavola 1 del PTCP Forlì-Cesena vigente

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2.1 IL PIAE DELLA PROVINCIA DI FORLÌ – CESENA

Il PIAE della Provincia di Forlì-Cesena 2014-2024 è stato approvato il 19/12/2014, con DCP n. 103. L’area di cava viene trattata nella scheda monografica allegata al PIAE, Polo 12 Ripa Calbana, scheda che riporta le seguenti indicazioni e prescrizioni:

2. ANALISI DELLA SITUAZIONE AMBIENTALE Elementi significativi del territorio desunti dall'analisi cartografica: parzialmente interessata da art.17 del P.T.C.P, comma 2, punto c) “Zone di tutela dei caratteri ambientali di laghi, bacini e corsi d’acqua” (Zone di tutela del paesaggio fluviale); art. 19 del P.T.C.P. “Zone di particolare interesse paesaggistico ambientale”; parzialmente interessata da art. 26 del P.T.C.P. “Zone ed elementi caratterizzati da fenomeni di dissesto e instabilità” (Aree interessate da frane attive, Aree interessate da frane quiescenti); parzialmente interessata da art.10 del P.T.C.P. “Sistema forestale e boschivo” (Formazioni boschive del piano basale submontano); parzialmente interessata da “Formazioni non soggette alle disposizioni dell'art. 10 del P.T.C.P.” (Cespuglieti: ambienti a vegetazione arbustiva o spazi aperti senza o con poca vegetazione); Vincolo Idrogeologico. Ulteriori vincoli ambientali: D. Lgs. 42/2004. Falda freatica nella zona interessata: nell'area in esame, come nella sua zona di influenza, non sono presenti sorgenti significative. Falda artesiana nella zona interessata: non presente. Importanza eventuale falda non protetta presente: nessuna. Posizione rispetto all'idrografia superficiale: sulla sinistra del Torrente Uso. Morfologia della zona di intervento: dorsale collinare ad orientazione NO - SE. La storica attività estrattiva delle cave in atto ha creato un lungo fronte gradonato disposto secondo l'allineamento NO –SE. Andamento degli strati rispetto al pendio e/o fronte di scavo: a reggipoggio rispetto al fronte di scavo. Condizioni di stabilità in atto nel terreno: buone. Uso reale del suolo: interessato dall'attività estrattiva, destinato a rimboschimento per le parti già sistemate, boscato in talune porzioni, seminativi e cespuglieti. Distanza minima dal perimetro del territorio urbanizzato: limitrofo all’abitato di Masrola di sotto. Viabilità: area estrattiva adiacente alla S.P. n. 13 dell'Uso. Traffico esistente: significativo quello pesante, per la presenza, lungo la vallata, di altre cave attive, della discarica Ginestreto, dell'impianto di trattamento rifiuti, nonché per un discreto traffico generato dai mezzi agricoli. Infrastrutture a rete rilevate: linea di distribuzione a media tensione- MT15 kv. 3. MODALITA' DI ATTUAZIONE Modalità dell'intervento estrattivo: arretramento dell'attuale fronte gradonato fino alle quote superiori, con abbassamento della guglia. Addolcimento delle geometrie di scavo con conseguente complessivo stendimento del profilo del fronte. Superficie complessiva interessata della previsione: ha 76,20. Quantitativi di materiali lavorabili: mc. 5.700.000 di calcare, mc. 1.200.000 di sabbia di monte, mc. 800.000 di argilla, per un totale complessivo di mc. 7.700.000 di materiali utili. In merito ai quantitativi si applica quanto specificato all'art. 24 comma 3 delle N.T.A., relativo alle zonizzazioni con attività in corso. Materiale di scarto (a stima): quantitativo inferiore al volume utile. Zona di accumulo del materiale di scarto: nei piazzali della cava e zone limitrofe, ovvero in apposita area individuata dal P.A.E..

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Durata dell'attività estrattiva: 10 anni per la fase pianificata dal presente piano; si prevede un successivo proseguimento dell’attività sulla base di ulteriori quantitativi da pianificare. Viabilità d'accesso: direttamente dalla S.P. n. 13 dell'Uso. 4. IMPATTO SULL'AMBIENTE Traffico indotto (a stima nel decennio): 160 - 180 veicoli al giorno. Visibilità dell'intervento: da vari punti di vista, gli attuali impatti saranno mitigati a fronte della realizzazione delle fasi estrattive previste dal presente piano. Sistemazione finale e modifica morfologica permanente: verrà lasciata una superficie di abbandono provvisoria a gradoni; i fronti di scavo arretreranno e si abbasseranno con il procedere dell’attività, a fronte di ogni autorizzazione rilasciata sarà previsto e garantito il recupero agro-vegetazionale dei versanti di cava esauriti. Entità della modifica permanente del paesaggio: significativa durante l’attività della cava. Lo stendi mento del fronte gradonato inciderà in modo positivo sull'impatto visivo del fronte nel suo complesso. Utilizzazione del suolo ad area sistemata: agricola e forestale.

5. DISPOSIZIONI PARTICOLARI Nelle fasi attuative successive al presente strumento sia considerato il seguente indirizzo: - Il P.A.E. valuti la potenziale incidenza negativa della zonizzazione rispetto a Rete Natura 2000, prevedendo se necessario adeguate misure di mitigazione da adottarsi in fase progettuale. Nelle fasi attuative successive al presente strumento siano considerate le seguenti direttive: - Il P.A.E. detti le linee guida e/o criteri volti alla predisposizione di piani di coltivazione e sistemazione integrati in una visione unitaria dell'intero polo; - Il P.A.E. preveda che in particolare la parte dell'area limitrofa al corso d'acqua venga utilizzata per la messa a dimora di una compagine vegetazionale non produttiva, ai fini di un migliore recupero ambientale e la ricostituzione di un corridoio ecologico. Nelle fasi attuative successive al presente strumento sia considerata la seguente prescrizione: - Stante la campagna di verifiche archeologiche in corso di svolgimento in due porzioni adiacenti il perimetro autorizzato, la previsione di eventuali nuovi interventi è subordinata all'esito dell'indagine in corso.

2.2 IL PAE DEL COMUNE DI BORGHI

La variante al PAE di Borghi in adeguamento al PIAE provinciale è stata approvata il 30/11/2017 con D.C.C. n. 26.

Il Piano comunale riprende le indicazioni (di norma) del PIAE provinciale e fornisce elementi ulteriori sui quali orientare le scelte progettuali e operative, confermando le potenzialità estrattive per il decennio 2017/2027, con ulteriore potenzialità da pianificare.

Nel seguito si riportano stralci della scheda monografica Polo 12 Ripa Calbana allegata al PAE, nelle parti che interessano più nello specifico il tema della mitigazione degli impatti e della riqualificazione ambientale.

3. MODALITA' DI ATTUAZIONE a) Modalità dell'intervento estrattivo: arretramento dell'attuale fronte gradonato fino alle quote superiori. Addolcimento delle geometrie di scavo con conseguente complessivo stendimento del profilo del fronte. Il piano di coltivazione e le operazioni di scavo per il Polo 12 “Ripa Calbana” dovranno proseguire con l’intento, già peraltro perseguito nelle attività passate e in atto, di uniformare le geometrie del fronte

32 di cava creando le migliori condizioni di armonizzazione con il territorio circostante, in sintonia con le tecniche di coltivazione, di sicurezza e la logistica di mezzi ed impianti. Durante le fasi di lavorazione sia prevista una razionale sistemazione del materiale di scarto e di stoccaggio in cava, allo scopo di evitare eventuali dissesti che possano interessare il versante. In particolare le geometrie degli accumuli dovranno essere adeguate alla loro stabilità (art. 26 NTA). Date le condizioni allo stato di fatto, come già perseguito nelle attività passate e in atto, si rende indispensabile, il pieno accordo in fase progettuale ed operativa tra le ditte esercenti nel Polo 12, sancito dalla presentazione di un piano di coltivazione comprendente i due ambiti e un piano di recupero a medio-lungo periodo comprendente l’intero polo. Il tutto in linea con quanto espresso e indicato nel parere della Soprintendenza paesaggistica di Ravenna del 01/07/2014, prot. n° 10026. Si confermano, nel medio periodo, tre fasi principali di intervento: Fase 1: arretramento del fronte di scavo; Fase 2: realizzazione di due piazzali intermedi sul fronte di scavo principale; Fase 3: ulteriore abbassamento della porzione sommitale. Le indicazioni espresse per le tre fasi derivano da considerazioni circa l’impatto ambientale visuale del fronte di cava attuale. Determinando da vari punti visuali lo sky-line a minore impatto si è definita la strategia di coltivazione migliore per il medio periodo, cioè per la valenza del presente P.A.E. Fase_1 Le indicazioni per il medio periodo saranno, in prima fase, quelle di arretrare il fronte che dovrà avvenire uniformando le geometrie dei gradoni e creando una superficie più regolare sul fronte cava, anche considerando la possibilità di diminuire la pendenza del fronte stesso con geometrie opportunamente verificate e comunque non rigidamente legate a dimensioni imposte delle bancate. Fase_2 Contestualmente all’arretramento del fronte saranno realizzati i due piazzali di manovra a quote intermedie procedendo all’allargamento della battuta superiore dei gradoni. I due piazzali serviti da adeguata viabilità interna avranno lo scopo di ridurre i tempi di carico e scarico del materiale con l’ausilio di escavatori e autocarri e di limitare le cadute di materiale frantumato dalle quote superiori ai piazzali di carico attuali a quote inferiori. La caduta di materiale dalle quote superiori non solo crea una perturbazione difficilmente mitigabile in termini di polveri e rumori, ma provoca anche un danno indotto in quanto il materiale in caduta assume un grado di frantumazione troppo elevato e mal classato, aumentando il tenore di filler presente il quale comporta lavaggi ulteriori del calcare e conseguente maggiore quantitativo di acqua utilizzato e maggiorazione dei costi aggiuntivi per il raggiungimento di un prodotto di qualità. In questa seconda fase si procederà anche alla realizzazione di una adeguata viabilità interna che, in sicurezza, sia a servizio dei due piazzali intermedi e sia di accesso per la successiva fase di coltivazione dell’apice alle quote più elevate. Per il fronte di scavo, i piazzali intermedi e la viabilità di servizio dovrà essere predisposta una adeguata rete di scolo delle acque superficiali che contemperi la necessità di mitigare la torbidità soprattutto su fronti appena scoperti con l’allontanamento delle acque meteoriche evitando ristagni o eccessivi impaludamenti soprattutto nelle porzioni destinate allo stoccaggio dei materiali calcarei e/o argillosi in particolare. Fase_3 Create le migliori condizioni operative alle quote inferiori e intermedie del fronte di cava si proseguirà la coltivazione della porzione sommitale. La coltivazione procederà arretrando e contestualmente abbassando il piano superiore definito in base ad opportune considerazioni sull’impatto visivo sia dell’intervento che delle lavorazioni conseguenti. Il materiale sarà trasportato alle quote inferiori con mezzi percorrenti la viabilità definita in fase 2. Sia nella fase 1 che nella fase 3 è preferibile operare con tecniche di preminaggio e abbattimento selettivo che, frantumando il materiale già in posto ad un grado più elevato, permettono di diminuire l’impiego di mezzi meccanici con conseguente diminuzione di emissioni in atmosfera, rumori e vibrazioni. Dovrà essere realizzata una cortina direttamente nel calcare

33 a protezione delle scarpate sul lato Nord e Sud dei piani di abbassamento. Le piste di arroccamento anch’esse realizzate con tutti gli opportuni accorgimenti per la sicurezza dovranno prevedere allo stesso modo la realizzazione di una cortina di protezione delle scarpate realizzata direttamente nel calcare. La definizione delle geometrie di scavo per i piani di abbassamento dovrà infine considerare la presenza di materiali a diverse caratteristiche litologiche e meccaniche; in particolare si evidenzia la presenza, sul versante Sud di materiali arenacei e a quote inferiori di corpi conglomeratici limitati arealmente. L’eventuale asportazione preventiva, al raggiungimento delle quote di imposta dei suddetti materiali ricompresi in buona parte nel cappellaccio di copertura, potrà prevenire potenziali dissesti indotti, ascrivibili essenzialmente a crolli di materiale sciolto. Gestione:  gestione organica dell’attività estrattiva (come già peraltro perseguito attualmente e in passato tanto da escludere la suddivisione del polo in U.M.I.), esercitata da n. 2 ditte in possesso di distinte autorizzazioni, operanti in sinergia logistica del Polo;  verificare la coerenza e la compatibilità fra il piano di coltivazione e sistemazione; in particolare i profili di escavazione dovranno essere congeniali e funzionali alle morfologie di sistemazione finale;  coordinamento fra le attività estrattive e di sistemazione operate nei due ambiti al fine di ottenere un assetto geomorfologico, idrologico, pedologico-vegetazionale unitario e funzionale sull’intera area del Polo.

b) Zona di accumulo del materiale di scarto Come da Art. 26 delle n.t.a./P.A.E. si prevedono, nel pieno rispetto di tutte le normative di settore vigenti, le seguenti possibilità:  riguardo i materiali di scarto da reimpiegare per la sistemazione (del Polo di origine) della zonizzazione di Ripa Calbana (di cui al del comma e) dell’Art. 5 delle n.t.a./P.A.E. e definiti, ai sensi del D. Lgs. n.117/2008, rifiuti di estrazione e come tali sono disciplinati dal Decreto medesimo), previa approvazione del Piano di Gestione, ai sensi dell’art. 5, del D.Lgs. 117/2008, il piano di coltivazione individuerà all’interno del polo stesso (piazzali della cava e zone limitrofe), aree che soddisfino, per tali depositi, condizioni di stabilità e permettano un inserimento degli stessi in modo armonico nel contesto paesaggistico-ambientale;  i materiali di scarto in eccedenza rispetto ai fabbisogni per le opere di sistemazione del Polo di Ripa Calbana, potranno essere impiegati per la sistemazione finale e il recupero paesaggistico ed ambientale di altri siti dando la precedenza al conferimento di tale eccedenza ad altre zonizzazioni del PAE di Borghi rispetto ai siti extracomunali ai sensi del comma 7, Art. 26 delle n.t.a./PAE. c) Sistemazione finale Verrà lasciata una superficie di abbandono provvisoria a gradoni; i fronti di scavo arretreranno e si abbasseranno con il procedere dell’attività, a fronte di ogni autorizzazione rilasciata sarà previsto e garantito il recupero agro-vegetazionale in base al programma degli interventi definiti in sede di Valutazione di Impatto ambientale, nel piano di coltivazione e negli obiettivi generali di sistemazione finale del Polo estrattivo già concordati con la Sopr. Ravenna. La sistemazione finale dell’area di cava implicherà il miglioramento ambientale dell’area di escavazione attraverso interventi comportanti un assetto finale equilibrato in riferimento a stabilità di versante, ecosistema e paesaggio. Il progetto di sistemazione finale dovrà prevedere quanto segue.

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Ripristino morfologico dell’area:  inserimento armonico e compatibile al contesto paesaggistico-ambientale della zona con raccordo graduale alle pendici contermini alle aree di coltivazione, prevedendo una riprofilatura compatibile con le morfologie esistenti in natura e comportante abbattimento delle pendenze attraverso arretramento-addolcimento delle geometrie di scavo con conseguente complessivo stendimento del profilo del fronte.  eventuale adattamento delle pareti del fronte di cava al contesto paesaggistico-ambientale, anche attraverso lo scoronamento della testa delle pendici, il riporto del materiale al piede del fronte e la ripulitura delle pendici stesse da eventuali materiali in stato di instabilità precaria;  nel solo caso di carenza di suolo vegetale, adeguatamente documentata nel piano di coltivazione e nel relativo progetto di sistemazione, al fine di garantire la perfetta sistemazione finale del Polo, sarà possibile importare dall’esterno, nel pieno rispetto delle normative vigenti, terreno vegetale incontaminato. Ripristino vegetazionale dell’area:  il terreno vegetale deriverà da scotico e stoccaggio evitando che l’humus sia disperso o stoccato per tempi molto lunghi prima del riutilizzo, al fine di evitare il deterioramento delle caratteristiche pedologiche ad opera degli agenti meteorici;  inserimento di impianti arborei e arbustivi in grado di mitigare l’impatto visuale delle scarpate e delle gradonature residuali sul fronte calcareo; nella piantumazione, dovranno impiegarsi specie rigorosamente autoctone diversificate non produttive; le piante dovranno essere disposte nel modo più naturale possibile, diversificando anche le linee dei gradonamenti alternando alberi e arbusti; la compagine vegetazionale messa a dimora dovrà essere diversificata e continua preferibilmente lungo il reticolo idrografico per la ricostituzione di corridoi ecologici idonei allo sviluppo delle biodiversità floro-faunistiche e dimensionati sulla base del regime idrico delle acque superficiali, della permeabilità e saturazione del suolo, della lunghezza del pendio e della pendenza del versante;  per raccordare il versante con il piano orizzontale alla base della cava, si renderà opportuna la piantumazione di arbusti seguiti nel tratto più vicino alla scarpata, dalla piantagione di specie arboree;  quando non sia possibile individuare aree di compensazione vegetazionale all’interno del Polo estrattivo le stesse aree potranno essere localizzate al di fuori del perimetro del Polo 12 Ripa Calbana, in zone prossime e funzionali ad una riqualificazione paesaggistica dell’intero sito estrattivo, in base ad un programma di interventi da definirsi a livello esecutivo nella procedura autorizzativa, valutandone gli effetti in sede di VIA L.R. 9/99 e s.m.i. Condizioni di stabilità di versante:  in riferimento anche alle caratteristiche geologiche, litologiche e geotecniche, profili di ripristino definiti secondo geometrie compatibili ad affidabili condizioni di stabilità di versante comprovate, in fase di progettazione esecutiva, da opportune verifiche analitiche di lungo e breve termine, nelle condizioni asismiche, sismiche e post-sismiche. Opere di regimazione idrica:  al fine di proteggere la zona dal ruscellamento meteorico e da fenomeni quali erosioni e dissesti,  adeguata ricettività del deflusso idrico attraverso una rete di regimazione e smaltimento delle acque superficiali e profonde; tale rete di regimazione idrica dovrà essere opportunamente dimensionata, mantenuta sempre efficiente attraverso un programma di monitoraggio e manutenzione; le acque d’intercettazione del sistema di regimazione dovranno essere convogliare alla rete idrografica/fognaria.

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Gestione:  per integrare in una visione unitaria dell'intero Polo per la sistemazioni dei due ambiti sarà redatto un unico piano di recupero a medio-lungo periodo comprendente l’intera zonizzazione;  operazioni di compensazione vegetazionale e sistemazione nell’area di cava e nelle zone limitrofe al polo estrattivo, previste fin dalla fase di progettazione iniziale dei lavori e realizzate, per quanto possibile, parallelamente alle operazioni di escavazione e non rimandate al termine della coltivazione;  in ogni caso, si sottolinea che tutte le operazioni e le specifiche modalità di recupero finale con adeguato reinserimento dell’area nel contesto naturalistico-ambientale delle aree soggette ad attività estrattiva, dovranno essere dettagliatamente e specificatamente illustrate e definite nel progetto esecutivo;  eventuale cessione dell’area alla fruibilità pubblica, con realizzazione di un parco quale punto di accesso e partenza per percorsi di fruizione naturalistica, ambientale e testimoniale per San Giovanni in Galilea e il contesto circostante;  le opere di manutenzione e conservazione dovranno essere garantite per almeno 10 anni dal loro collaudo senza oneri a carico dell’Amministrazione comunale. d) Materiale di scarto (a stima): quantitativo inferiore al volume utile (circa il 10% del volume utile). e) Tipo materiale di cui è prevista l’estrazione: Calcare, sabbia di monte (“tufo”) e argille. f) Superficie complessiva interessata della previsione: ha 76,20. g) Superficie totale Polo: 77,12 ha h) Superficie area di coltivazione: 68,82 ha i) Superficie aree di recupero: 68,82 ha j) Superficie aree di stoccaggio temporaneo: individuate all’interno del perimetro del polo estrattivo. Materiali lavorati nei piazzali interni in prossimità degli impianti di frantumazione e vagliatura. k) Quantitativi di materiali lavorabili: mc. 5.700.000 di calcare, mc. 1.200.000 di sabbia di monte, mc. 800.000 di argilla, per un totale complessivo di mc. 7.700.000 di materiali utili. In merito ai quantitativi si applica quanto specificato all'art. 24 comma 3 delle N.T.A.

4. IMPATTO SULL'AMBIENTE a) Traffico indotto (a stima nel decennio): in relazione alla contrazione della domanda di inerti si prevede un numero nettamente inferiore ai 160 veicoli al giorno pianificati dal P.I.A.E. per la commercializzazione di inerte; a tale quantitativo devono essere aggiunti 7÷8 veicoli al giorno per il conferimento dei materiali di risulta eccedenti nel Polo n. 10 “Fondovalle Medrina” al fine di provvedere ad un’adeguata sistemazione di quest’ultimo. In ogni caso in totale si tratta di un numero di veicoli al giorno nettamente inferiore a 160. b) Visibilità dell'intervento: da vari punti di vista, gli attuali impatti saranno mitigati a fronte della realizzazione delle fasi estrattive previste dal presente piano e definite come “misure di mitigazione ” della presente scheda. c) Entità della modifica permanente del paesaggio: significativa durante l’attività della cava. Lo stendimento del fronte gradonato inciderà in modo positivo sull'impatto visivo del fronte nel suo complesso. d) Utilizzazione del suolo ad area sistemata: agricola e forestale-naturalistica. e) Valutazione degli impatti dell’attività estrattiva: Come già effettuato per le autorizzazioni in essere, in fase progettuale dovranno essere predisposte opportune valutazioni sull’incidenza delle attività previste sulle componenti ambientali, individuate in: acque superficiali, aria, suolo, rumore, vegetazione, fauna, paesaggio e attività antropiche sinergiche. Le ditte esercenti dovranno attuare le opportune azioni di mitigazione degli impatti (emissioni in acustiche,

36 in atmosfera e tutela e qualità delle acque, ecc.) considerando le migliore tecniche disponibili, conformemente alle prescrizioni della VIA e alle norme vigenti. Si rileva che le ditte hanno già adottato le misure di mitigazione previste dalle autorizzazioni in essere. La valutazione generale riguarderà la sostenibilità dell’attività estrattiva.  Aria: produzione di gas e polveri nella cava; gas e polveri generate dal traffico indotto,  Rumore: incremento dovuto ai mezzi operanti nelle cave; incremento dovuto ai mezzi di trasporto.  Acque superficiali: perturbazione del deflusso idrico superficiale; inquinamento delle acque superficiali;  interferenza con la falda freatica; interferenze con falde artesiane.  Suolo: asportazione del suolo; condizioni di stabilità.  Vegetazione: eliminazione della vegetazione; compensazione vegetazionale; vocazionalità territoriale.  Fauna: possibili perturbazione dell’areale faunistico;  Paesaggio: modifiche del paesaggio; vocazionalità territoriale; efficacia del ripristino morfologico. La valutazione degli impatti così come espressa dovrà corredare il progetto generale di escavazione e di ripristino morfologico del sito di cava. Inoltre dovranno essere previste opportune campagne di monitoraggio dei parametri definiti, in particolare rumore e polveri, nel caso in cui si presentino, nel preventivo studio o in corso d’esercizio, condizioni particolarmente perturbanti. f) Misure di mitigazione degli impatti: Misure di mitigazione delle emissioni acustiche possono essere varie quali a titolo indicativo:  riduzione dell’altezza di scarico del materiale dal camion,  rivestimenti di gomma per scivoli, ribaltabili, nastri trasportatori,  ottimizzazione delle volate con l’utilizzo di detonatori con micro-ritardi,  informazione della popolazione sui tempi previsti per le detonazioni,  mezzi meccanici con rumorosità entro i limiti di legge,  uso di martelli idraulici e dischi o filo diamantato,  barriere naturali e artificiali lungo la linea di perimetro verso i centri abitati,  viabilità interna con retro-marcie minime e distanze massime dai recettori,  sparo mine solo nelle ore diurne,  verifica strumentale nel progetto di accettabilità dei limiti di rumore ai margini della cava.

Misure di mitigazione delle emissioni in aria possono essere varie quali:  miglioramento dei sottofondi stradali,  adeguamento dei tracciati della viabilità,  limitazione della velocità dei veicoli,  utilizzo di camion chiusi,  uso di mezzi meccanici con consumi contenuti e ottimali di combustione,  uso di nastri trasportatori, depolverizzatori,  collettori e filtri durante le operazioni di perforazione, nebulizzazione o bagnatura controllata di piste e piazzali di cava,  bagnatura delle superfici durante le operazioni di perforazione e taglio,  piste di cava adeguatamente compattate e mantenute,  inerbimento del cumulo di materiale di scotico da riutilizzare per la fase ripristino,  barriere o a mezzo di alberatura e con strutture rigide,

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 progetti adeguati a meteorologia, topografia del sito e ubicazione di recettori sensibili.

Misure di mitigazione sulla qualità delle acque dilavanti possono essere varie quali:  un sistema di regimazione delle acque di scarico dei piazzali di cava e delle aree circostanti attraverso una rete di fossi di scolo e guardia ai margini della cava, può contenere entro limiti pienamente accettabili i fenomeni erosivi e di trasporto solido, evitando l’immissione di fanghi nella rete di deflusso fondamentale senza la preventiva decantazione in apposite vasche, nel sito estrattivo. Il dimensionamento delle vasche di decantazione deve rispettare le disposizioni contenute nella delibera di giunta regionale 1860/2006. Occorre mantenere in perfetta efficienza la rete di regimazione per l'intera durata dell'intervento autorizzato;  il trattamento delle acque di tipo fisico (decantazione meccanica in bacini di sedimentazione per la rimozione dei solidi sospesi e sedimentabili) può essere associato all’uso di flocculanti al fine di facilitare la sedimentazione anche delle particelle ultra-fini sospese e all’uso di filtri per la disoleazione in caso di sversamenti accidentali;  lavorazioni a ciclo chiuso, ottimizzano i consumi idrici;  le aree adibite allo stoccaggio di combustibili e al rifornimento dei mezzi, devono avere pavimentazioni impermeabilizzate e nelle situazioni più critiche, si eseguirà un monitoraggio semestrale di alcuni parametri fisico-chimici delle acque superficiali. Le misure sulla mitigazione della rumorosità, dell’inquinamento atmosferico, della qualità delle acque dilavanti, compensazione vegetazionale sono già in buona parte intraprese dagli esercenti del POLO 12 “Ripa Calbana”; pertanto in fase attuativa occorrerà controllare l’efficacia e il mantenimento delle misure di mitigazione intraprese e valutare la necessità o meno di ricorrere ad altre anche in relazione ai risultati di monitoraggio. Misure di mitigazione su consumo di suolo, eliminazione di vegetazione, perturbazione faunistica, modifica del paesaggio, saranno esplicate soprattutto in fase di compensazione e sistemazione finale come specificato nel paragrafo 3 punto c) di tale scheda.

5. DISPOSIZIONI PARTICOLARI a) Come prescritto dal PIAE, il presente P.A.E. ha analizzato la potenziale incidenza negativa della zonizzazione rispetto alla Rete Natura 2000, (vedi All. B1 Studio di incidenza). Da tale studio di incidenza risulta che la Variante al PAE di Borghi generi all’interno del SIC un impatto negativo non significativo. Inoltre a coltivazione terminata la sistemazione finale comporterà effetti di tipo positivo al sistema ambientale e l’accettabilità dell’impatto residuo sarà ottimale, anche in relazione a quanto specificato nel par. 3.Modalità di attuazione, punto c) Sistemazione finale, di tale scheda con particolare riferimento al Ripristino vegetazionale. b) Come prescritto dal PIAE, il presente P.A.E. impartisce le linee guida e/o criteri volti alla predisposizione di piani di coltivazione e sistemazione integrati in una visione unitaria dell'intero polo attraverso quanto prescritto, nel paragr. 3.Modalità d’attuazione, ai punti a), c), della presente scheda con particolare riferimento alla Gestione di intervento estrattivo e Sistemazione finale. c) Come prescritto dal PIAE, il presente P.A.E. subordina eventuali nuovi interventi nelle aree di verifica archeologica rimaste in sospeso specificando quanto segue.

Per il Progetto di coltivazione, 2014-2019, del Polo estrattivo di “Ripa Calbana” soggetto a Tutela Archeologica, la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna () in data 30/01/2014, con Prot. N. 1024, Pos. Archivio B/4, Class. 34.19.07/8, ha espresso (in seguito alle indagini archeologiche effettuate da Tecne S.r.l.), parere favorevole evidenziando areali (esterni al piano di coltivazione 2014-2016) sui quali interventi futuri dovranno essere sottoposti ad ulteriori verifiche: “…restano in sospeso l’indagine dell’edificio rinascimentale delle partt. cat. 220 e 124, le evidenze individuate nel settore più a valle (in particolare part. cat. 223), in cui è stata verificata, mediante

38 l’esecuzione di trincee, la probabile presenza di un insediamento di epoca protostorica (fondi di capanne) e la porzione della part. cat. 77, che non è stato possibile sottoporre a controllo archeologico …”. Pertanto interventi futuri nelle precitate aree dovranno essere sottoposti a verifica della Soprintendenza per i Beni Archeologici.

Le attività in progetto (sia per escavazione che per sistemazione di aree e compensazioni vegetazionali) per il decennio 2019/2029 escludono qualsiasi coinvolgimento delle aree menzionate nel parere della Sop. Archeologica.

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Le modalità di gestione del PAE comunale sintetizzano sia gli aspetti e le prescrizioni del rapporto ambientale del 2009 per il polo estrattivo 12 Ripa Calbana, sia le indicazioni contenute nelle norme specifiche del PIAE provinciale del 2014 (si veda paragrafo precedente).

In particolare il PAE comunale, oltre alla contestualizzazione della norma generale del PIAE, analizza i singoli aspetti, ponendo una particolare attenzione all’impatto visuale e paesaggistico della cava, il quale rappresenta indubbiamente il maggiore elemento di valutazione ambientale sul quale concentrare le azioni di mitigazione. Allo stesso tempo introduce una serie di indicazioni sulle misure di mitigazione praticabili, le quali sono state valutate nelle scelte progettuali della procedura VIA in corso (per il decennio 2019/2029).

In particolare, nelle modalità di gestione, il PAE comunale riporta le linee generali di intervento per le attività estrattive, provvedendo, in un percorso temporale almeno prossimo alla valenza del piano comunale, alla realizzazione di geometrie di scavo con gradoni, pendenze e versanti armonizzati al contesto morfologico locale, provvedendo contemporaneamente al contestuale ripristino morfologico e vegetazionale delle aree dismesse e/o esaurite.

In generale le indicazioni del PAE perseguono l’obiettivo di un più efficace reinserimento paesaggistico suggerendo modalità operative le quali dovranno trovare il giusto equilibrio costi-benefici e di sostenibilità ambientale nella redazione dei progetti esecutivi.

Le sistemazioni morfologiche e vegetazionali, già avviate negli anni passati e da proseguirsi, tendono ad una “confinazione” dell’ambito estrattivo, procedendo dall’esterno verso le parti centrali, allo scopo di razionalizzare il fronte cava sui termini calcarei più pregiati e riducendo progressivamente la superficie “degradata” complessiva, sempre nell’ottica di uno sfruttamento ottimale del giacimento.

Il PAE di Borghi persegue l’obiettivo di quantità favorendo lo sfruttamento delle attività in atto con materiali di qualità e provvedendo alla dismissione di altre attività estrattive comunali (ad esempio Polo 10 Medrina per argille e sabbie di monte) non più sostenibili in termini ambientali e di costi- benefici. Il polo 10 Medrina (esterno al vincolo paesaggistico ministeriale, in area comunque sottoposta a tutela ex articolo 142 del codice, 150 metri dal rio Medrina, fosso di acque pubbliche) viene sottratto all’attività estrattiva ed è prevista, in una valenza temporale di medio periodo, la riqualificazione complessiva (morfologica e vegetazionale) operata anche con i cappellacci provenienti dal polo 12 e che non possono trovare collocazione all’interno della cava Ripa Calbana per motivazioni di tipo logistico in particolare. La riqualificazione del Polo 10 Medrina è già in atto dall’anno 2018 ed è condotta dalla società CABE s.r.l.

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3. IL CONCETTO DI PAESAGGIO DEGRADATO

Un paesaggio può definirsi degradato quando vi è una evidente perdita delle caratteristiche proprie e di singolarità dovute a diversi fattori (antropici e naturali), ma che con un sistematico approccio di riqualificazione ambientale e territoriale può riacquisire un soddisfacente grado di qualità visuale e percettiva. Ciò distingue il paesaggio degradato dal paesaggio compromesso, caratterizzato al contrario, da trasformazioni non recuperabili, non sanabili o non riqualificabili.

L’area di cava si colloca quindi all’interno della nozione di “area degradata”, in quanto le trasformazioni territoriali passate e in atto, per effetto soprattutto dell’attività estrattiva, tenderanno, in un prossimo futuro, a recuperare, attraverso la ricomposizione morfologica e la rinaturalizzazione, valori territoriali che si inseriranno nel quadro d’insieme del contesto geografico e paesaggistico.

Trattasi infatti di area estrattiva nella quale sono ben evidenti, dai punti di intervisibilità principali locali, caratteri e forme non “naturali” ma geometrie, colorazioni e forme artificiali, tipicamente “antropiche”. Lo sfruttamento giacimentologico delle aree di cava infatti, nelle sue fasi più “penetranti” nelle trame del paesaggio, porta indubbiamente ad una frammentazione della visuale e della percettività complessiva del contesto paesaggistico e, come nel caso d Ripa Calbana, ad una perdita dei caratteri sui quali si fonda l’istituzione del vincolo paesaggistico. Perdita comunque temporanea, con la risoluzione delle situazioni di degrado, in base ad un organico programma di interventi sul territorio volti al raggiungimento di un obiettivo finale di riqualificazione.

Ed è sull’obiettivo finale di restauro dei valori paesaggistici che si incentra tutta l’attività di analisi delle scelte e delle strategie, attraverso il processo di " Pianificazione dei paesaggi”, nella definizione data dalla Convenzione europea sul paesaggio all’articolo 1: “il processo formale di studio, di progettazione e di costruzione mediante il quale vengono creati nuovi paesaggi per soddisfare le aspirazioni della popolazione interessata. Occorre elaborare autentici progetti di pianificazione, soprattutto nelle aree maggiormente colpite dal cambiamento e fortemente deteriorate. Tali progetti di pianificazione si pongono come obiettivo la radicale ristrutturazione dei paesaggi degradati.”

Sempre nella Convenzione europea sul paesaggio vengono introdotte le altre due definizioni relative alle azioni che si integrano con la pianificazione dei paesaggi, ossia “salvaguardia” e “gestione”. La prima riguarda i provvedimenti presi allo scopo di preservare il carattere e la qualità di un determinato paesaggio. La seconda riguarda invece i provvedimenti presi in conformità al principio dello sviluppo sostenibile “per accompagnare le trasformazioni provocate dalle esigenze economiche, sociali o ambientali”.

Le due definizioni tendono ad un obiettivo comune, cioè quello di migliorare la qualità dei paesaggi. L’equilibrio tra pianificazione, salvaguardia e gestione dipende da ogni contesto territoriale e dalle necessità che si rileveranno in ogni singola zona paesaggistica. Sempre la Convenzione sul paesaggio riporta: “Nella ricerca di un buon equilibrio tra la protezione, la gestione e la pianificazione di un paesaggio, occorre ricordare che non si cerca di preservare o di "congelare" dei paesaggi ad un determinato stadio della loro lunga evoluzione. I paesaggi hanno sempre subito mutamenti e continueranno a cambiare, sia per effetto dei processi naturali, che dell'azione dell'uomo.”

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Le azioni da attuare per una riqualificazione delle aree degradate possono essere sintetizzate nei seguenti punti:  la valorizzazione del patrimonio naturale, storico-culturale e paesaggistico;  la creazione di nuovi valori paesaggistici in aree compromesse e degradate;  il coinvolgimento degli attori locali nella valorizzazione e progettazione del paesaggio.

Le valutazioni complessive sull’entità e sulla tipologia della riqualificazione del paesaggio degradato devono quindi trarre fondamento dai rapporti esistenti tra le componenti significative che determinano i valori, intesi questi “come una rete dinamica di relazioni tra quadri ecologico-ambientali, matrici storico-culturali, forme insediative, forme sociali e immaginari simbolici che danno corpo a riconoscibili e significative identità locali” (Clementi 2002).

Le linee progettuali generali nella valenza temporale del decennio e di fine polo (ad esaurimento delle volumetrie utili estraibili) sono state trasmesse alla Regione Emilia Romagna quali contributi specifici per la revisione del PTPR, attività all’interno della quale si colloca la definizione delle linee di azione per l’area degradata interna al vincolo paesaggistico DM 18/09/1996 le quali perseguano, in un periodo di medio termine, efficaci risultati sia di riqualificazione sia di reinserimento nel contesto ambientale e visuale locale. Le linee di azione prevedono più fasi temporali coincidenti con la validità delle procedure VIA (valutazione di impatto ambientale) per il medio periodo (10 anni) e della autorizzazione paesaggistica (5 anni) per il breve periodo. Tutte le azioni rappresentate nel piano di coltivazione e nel programma degli interventi di progetto tendono ad un unico obiettivo finale determinato nella ipotesi di esaurimento delle attività estrattive e si identificano come fasi intermedie.

Vengono anche proposti interventi di progetto per la sistemazione finale nella valenza quinquennale e decennale nell’ipotesi di dismissione dell’attività estrattiva e di sistemazione finale del sito prima dell’esaurimento delle potenzialità estrattive finale. L’ipotesi, più normativa che operativa, prevede la sistemazione con piantumazioni delle gradonature residuali del fronte cava e la dismissione di tutti i manufatti presenti in sito. Questi interventi di tipo indicativo, si collocano nel novero dei richiami normativi della LR 17/91 e s.m.i. e del D.Lgs. 42/2004 e s.m.i.; in particolare sulla LR 17/91 gli interventi prospettati nel quinquennio, nell’eventualità di dismissione completa dell’attività estrattiva, vengono computati per la determinazione della garanzia economica (fidejussione bancaria o assicurativa) per la corretta e completa esecuzione degli interventi di sistemazione finale. Ciò in attesa che si definiscano le linee di riqualificazione in maniera univoca al termine della procedura di approvazione del nuovo PTPR Emilia-Romagna, all’interno del quale, come ripreso dal’intesa sancita tra Ministero dei Beni Culturali e Regione, siano individuati obiettivi a medio e lungo termine per le aree riconosciute come “degradate” ai sensi del codice del beni culturali.

Si sottolinea, infine, che tutti gli interventi sul territorio (sulla vegetazione, apertura di nuovi percorsi escursionistici, sulla morfologia, ecc.) si connotano come interventi compensativi dell’impatto paesaggistico in particolare, contribuendo da un lato ad un reinserimento dei luoghi nel contesto locale confinando l’impatto progredendo dall’esterno del polo estrattivo, dall’altro lato proseguendo nella direzione di “accettazione” della persistenza di attività industriali ad evidente impatto paesaggistico, portando il visitatore (anche occasionale) ad una osservazione e fruizione dei luoghi con una diversa e più matura consapevolezza ambientale e territoriale.

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4. LA VALUTAZIONE DELLA QUALITA’ PAESAGGISTICA

La valenza identitaria delle bellezze di insieme è strettamente connessa alla loro capacità di rappresentare un’equilibrata composizione tra elementi naturali ed elementi culturali, riconoscibile “quando si avverte la sapiente adesione del segno umano alla natura, cioè quando il ritmo dei mutamenti introdotti nella natura rispetta pienamente, armonicamente, le dinamiche morfologiche, le zonazioni vegetali, insomma l’ordine della natura”(Turri 2003).

Il termine insieme intende la relazione che esiste, nel concetto di identità paesaggistica, tra gli elementi naturali e culturali. Le bellezze d’insieme vanno quindi considerate in un’unica valenza costitutiva, all’interno della quale si collocano il belvedere, il punto panoramico o la linea di visuale (in caso di strade e percorsi panoramici).

La valutazione delle qualità del paesaggio procede dall’analisi delle dinamiche di trasformazione (in essere o previste) che insistono sul territorio, ed ha quindi l’obiettivo di:

 approfondire (se necessario) le dinamiche che hanno intaccato, nel tempo, l’integrità dei valori connotativi del bene paesaggistico;

 individuare i fattori di rischio e/o gli elementi di vulnerabilità che hanno danneggiato o che potrebbero danneggiare gli elementi di valore presenti nell’area;

Le dinamiche di trasformazione possono avere gradi di incidenza diversi e i loro effetti possono essere valutati sia positivamente che negativamente, in un articolato processo di evoluzione delle forme e delle peculiarità del paesaggio, fino ad arrivare ad un vero e proprio degrado dei caratteri connotativi primari.

L’entità del degrado del paesaggio va quindi valutato in funzione di caratteri complessivi che non riguardano la sola componente di percettibilità visuale o di percentuale di integrità, ma che riguardano anche: 1. Le pressioni antropiche e il rapporto che queste hanno con le trasformazioni territoriali; 2. L’”artificializzazione” del paesaggio, cioè come le trasformazioni territoriali che possono aver portato ad un degrado qualitativo si inseriscono nel contesto locale; 3. Il rapporto con i fattori più propriamente “ambientali” del paesaggio e in che modo il degrado può influire sullo sviluppo o sulla conservazioni della naturalità dei luoghi (vegetazione, fauna, sviluppo e conservazione di corridoi ecologici, ecc.); 4. La possibilità di fruizione collettiva del territorio e dei punti di intervisibilità del paesaggio tutelato o di pregio (funzione sociale).

L’analisi delle molteplici dimensioni e peculiarità intrinseche del paesaggio deve comprendere:

 i valori, cioè la rilevanza e la sensibilità storico-paesaggistica locale, l’identità culturale dei luoghi,  i disvalori, cioè le specificità negative e le pressioni che hanno fatto perdere la connotazione originaria per degrado,  i rischi, cioè i processi di potenziale compromissione derivanti dalle molteplici pressioni intervenute o in atto.

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Possono quindi ricercarsi interconnessioni tra i valori morfologico - strutturali, il grado di integrità degli spazi agricoli o inedificati o non “artificializzati”, gli assetti percettivi del paesaggio, i valori simbolici.

I valori morfologico-strutturali sono principalmente rappresentati dai processi morfogenetici del modellamento del paesaggio (geomorfologia), dai processi naturalistici (biodiversità e continuità ed integrità), dalla struttura insediativa storica e della rete infrastrutturale.

Gli assetti percettivi derivano in linea generale da come i paesaggi evolvono nel tempo per effetto delle forze naturali e per l’azione antropica, manifestando il grado di qualità visuale attraverso le relazioni tra il territorio stesso e la comunità di soggetti che li percepisce e la cui sensibilità ne apprezza i valori.

La varietà degli assetti morfologici determina relazioni complesse d’intervisibilità tra gli elementi del paesaggio e contrassegna lo spazio da cui risultano fruibili attraverso una rete di punti di riferimento, dove l’attenzione visiva viene favorita e stimolata dalla recettività percettiva dell’osservatore, sia esso parte della componente antropica insediata (insider), sia esso osservatore esterno (outsider).

L’integrità insediativa identifica i fattori dell’evoluzione e delle dinamiche di trasformazione territoriale, e si basa sulla valutazione dei valori cumulativi dell’organicità e dell’integrità del paesaggio, sul grado di conservazione e sulla continuità della rete ecologica.

I valori simbolici, da ultimo, rappresentano i luoghi depositari della memoria storica e dell’entità storico-testimoniale quali le tipologie edilizie, le caratteristiche insediative dei borghi, i percorsi e le vie di comunicazione, i beni culturali e i punti distintivi nella trama visuale del paesaggio.

L’analisi delle molte dimensioni del paesaggio ricompone quindi il quadro d’insieme dei valori e dei disvalori (tra i quali il degrado e la cattiva percezione dell’assetto paesaggistico e ambientale) e dei rischi di definitiva compromissione, dove la stima delle variabili in gioco si basa sulla rilevanza del sistema antropico, sulle emergenze e singolarità di tipo morfologico-strutturale, sulla struttura dell’apparato “vincolistico” derivato dalla pianificazione territoriale a vario livello, sul valore della qualità percettiva, sull’impatto delle attività antropiche e sull’uso del suolo.

E’ da rilevare come la variabile “uso del suolo” per il territorio in oggetto sia di fondamentale importanza nella delineazione del livello di integrità morfologico-paesaggistica; le attività antropiche più impattanti sui valori paesaggistici, tra le quali l’attività estrattiva svolta nel polo 12 Ripa Calbana, sono infatti insediate sul territorio da un tempo di molto antecedente alla data di istituzione del vincolo paesaggistico (argomento ripreso nel seguito) e quindi, sintetizzando i concetti fin’ora espressi, si rende necessaria una pianificazione del paesaggio che riconduca forme ed elementi verso un complessivo restauro ambientale, in tempi brevi per gli interventi di mitigazione subito attuabili, in tempi medio-lunghi per operazioni più articolate e di più ampio respiro.

La proposta progettuale trae quindi fondamento dai concetti esposti, cioè dalla consapevolezza della perdita temporanea di valori paesaggistici identitari, recuperabili con una progettazione di obiettivi condivisi di riqualificazione ambientale. Proprio per questo motivo il progetto è corredata di tavole che rappresentano nel dettaglio scelte di tipo esecutivo condivise con l’amministrazione comunale. L’obiettivo di sistemazione finale completa quindi un percorso di riduzione dell’impatto paesaggistico che può trovare una completa attuazione solo con la creazione di adeguate condizioni di tipo morfologico (sui versanti e sui fronti di cava), tecnico-amministrativo (per il rilascio delle relative autorizzazioni), sociale (per il coinvolgimento delle comunità locali e dei fruitori del territorio), economico (per la sostenibilità delle attività e delle opere di sistemazione prospettate).

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L’area oggetto di attività estrattiva presenta trame paesaggistiche artificializzate, collocate al centro di un contesto dove a zone con forti pressioni antropiche si alternano ampi spazi naturali e zone caratterizzate da perdita di valori paesaggistici per la presenza di dissesti ed erosioni del suolo anche per il progressivo abbandono delle pratiche agricole e di conseguenza di una regolare manutenzione.

La valutazione della qualità paesaggistica si basa quindi sui seguenti fattori:

 Rilevanza: densità e varietà delle risorse naturali, storico-culturali e paesaggistiche ricomprese nel perimetro del vincolo; rarità degli elementi paesaggistici (naturali, geologi, geomorfologici, storico-culturali); specificità;  Identità: memoria, immagine e significati; usi collettivi;  Integrità: stato di conservazione e grado di trasformazione; coesistenza con habitat naturali; relazioni tra elementi naturali, storico-culturali e paesaggistici e contesto;  Vulnerabilità: impatti alteranti dovuti allo sviluppo insediativo, alla frammentazione degli ecosistemi, allo sviluppo delle attività economiche, agli usi impropri, al dissesto idrogeologico;  Pontenzialità: rapporti di interazione tra politiche di valorizzazione e di tutela; densità e tipologia dei fattori impattanti; attori coinvolti nella valorizzazione e nella fruizione del paesaggio.

Foto 7 – panoramica del margine Nord del polo 12 Ripa Calbana – interventi di sistemazione morfologica e vegetazionale.

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5. LE MOTIVAZIONI ALLA BASE DELLE SCELTE PROGETTUALI

Il codice dei beni culturali, all’articolo 143, promuove “il recupero e la riqualificazione degli immobili e delle aree sottoposti a tutela compromessi o degradati, al fine di integrare i valori preesistenti ovvero di realizzare nuovi valori paesaggistici coerenti ed integrati con quelli”.

Il grado di integrità del paesaggio è stata valutata basandosi sugli elementi del quadro conoscitivo e sulle dinamiche di trasformazione.

L’area in oggetto presenta caratteri paesaggistici degradati per effetto della presenza dell’attività estrattiva e di una serie di fattori naturali che hanno contribuito nel tempo alla diminuzione del valore percettivo.

L’azione primaria, per il riequilibrio complessivo delle sostanziali peculiarità territoriali, sarà quella della riqualificazione, attuata sinergicamente e contemporaneamente alle attività di scavo pianificate per un periodo medio-lungo dall’attuale. Allo stesso tempo si propongono una serie di azioni di valorizzazione, allo scopo di attuare le indicazioni dell’articolo 6 comma 1 del D.lgs. 42/2004 “assicurare le migliori condizioni di utilizzazione e fruizione pubblica del patrimonio”.

Ponendo quale elemento di confronto la motivazione stessa del vincolo paesaggistico di cui al DM 18/09/1996, sono state individuate le motivazioni di seguito descritte, alla base delle scelte progettuali in oggetto.

Il DM 18/09/1996 riporta, tra i “considerato”:

“Considerato che la zona suddetta riveste un notevole interesse paesaggistico sia per la presenza dei significativi centri storici di San Giovanni in Galilea, Torriana, Montebello e Madonna di Saiano sia per la possibilità di godimento pubblico delle numerose visuali panoramiche che si intrecciano reciprocamente dai greti dei fiumi Uso e Marecchia verso i centri storici e viceversa, sia per l'unita' della struttura geomorfologica del territorio, documentata dai giacimenti fossili, nel quale si inseriscono in perfetta simbiosi i centri storici medievali”.

In realtà il DM non descrive nel dettaglio gli elementi di tutela, ma si limita ad indicare una generica “possibilità di godimento pubblico delle numerose visuali panoramiche”, citando invece i centri storici che sorgono all’interno della perimetrazione, su rilievi calcarei che costituiscono una singolarità geomorfologica.

Dal testo del decreto di apposizione del vincolo è possibile desumere che l’oggetto del vincolo stesso siano le visuali paesaggistiche in direzione delle località citate, e da queste in direzione del fondovalle sia del Fiume Uso (per il caso in oggetto), sia del Fiume Marecchia.

Il testo lascia comunque molti margini di interpretazione sullo specifico oggetto del vincolo paesaggistico; si è ritenuto quindi opportuno analizzare la documentazione disponibile riguardante l’istruttoria svolta negli anni precedenti al 1996, in particolare il verbale della commissione per la tutela delle bellezze naturali della Provincia di Forlì-Cesena, nella seduta del 22/09/1975.

Il verbale riporta la discussione che ha condotto la commissione alla proposta di vincolo paesaggistico con il testo poi inserito nel DM 1996.

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Nello specifico la commissione provinciale pose l’attenzione sugli aspetti storico-culturali dei centri di San Giovanni in Galilea, di Montebello, di Torriana e di Madonna di Saiano, nei Comuni di Torriana, Sogliano al Rubicone e Borghi, all’epoca tutti facenti parte della Provincia di Forlì.

La motivazione di apposizione del vincolo paesaggistico è riportata nella prima parte del verbale:

“Nel comprensorio territoriale fra le valli dell’Uso e del Marecchia, nell’entroterra riminese sugli speroni rocciosi degradanti sorgono i centri storici di San Giovanni in Galilea (Comune di Borghi), di Torriana (Comune di Torriana), di Montebello e Madonna di Saiano (Comune di Sogliano al Rubicone), che seguono i punti emergenti della catena affiorante costituente un insieme di notevolissimo interesse paesistico. Tutti e quattro i centri sono legati alla storia medioevale del territorio per le vicende che li hanno interessati e per la origine e struttura delle loro fortificazioni e mostrano una spontanea concordanza e fusione fra espressione della natura e lavoro umano.

Si rileva cioè come in un contesto paesistico naturale, scandito dai corsi dei due fiumi Marecchia e Uso, e dalla catena rocciosa affiorante, il segno dell’uomo abbia caratterizzato con i suoi insediamenti storici le parti più emergenti e paesisticamente interessanti del territorio stesso.”

Segue una trattazione storica sui 4 centri citati.

Nelle conclusioni del verbale della Commissione, viene quindi riportato il testo, ripreso come detto anche nel successivo DM del 1996, integrato con alcune considerazioni emerse proprio durante la discussione.

Già in sede di commissione nel 1975 ci si pose il problema di una integrazione tra gli strumenti urbanistici vigenti e l’apposizione del vincolo paesaggistico. Si discusse quindi sul tema delle cave:

“Vengono pertanto ricordate le cave in atto nel territorio in oggetto del vincolo, di cui la più grande proprio a Torriana ed un’altra sotto il cimitero di San Giovanni in Galilea”

Non viene citata la cava di Ripa Calbana, benché presente già da alcuni decenni e ben visibile, ma vengono citate altre cave attive al 1975 che interessavano direttamente i rilievi calcarei sui quali sorgono i centri storici oggetto di tutela. Il rilievo Ripa Calbana infatti è staccato dal crinale del centro storico di San Giovanni e l’attività estrattiva sia operata nei decenni passati sia quella pianificata, non ha mai prodotto e non produrrà alterazioni dei valori paesaggistici del borgo medioevale e dello sperone roccioso sul quale sorge.

Queste considerazioni si ritengono importanti, allo scopo di delimitare, all’interno di una motivazione di apposizione di vincolo molto generica, quali siano gli aspetti di tutela sui quali basare le valutazioni sul “degrado” dell’area e sulle azioni di restauro paesaggistico.

Si analizzeranno quindi gli aspetti più propriamente di “visuale reciproca” da e verso i centri storici indicati nel vincolo, intervisibilità all’interno della quale si colloca l’area estrattiva Ripa Calbana e il suo immediato intorno, come elemento di “frammentazione” ambientale e di “intrusione” paesaggistica.

La presenza dell’area estrattiva non costituisce altresì un ostacolo alla visuale dei centri e delle valli, ma si interpone tra l’osservatore e l’oggetto “paesaggisticamente rilevante” distraendone l’attenzione in quanto non completamente uniformata ed integrata nel contesto naturale, storico e agricolo circostante.

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L’area degradata cioè impedisce allo stato attuale una lettura completa ed in unica soluzione del paesaggio, portando alla distinzione di vedute nelle quali l’area degradata, con le sue forme “artificializzate” indotte dell’attività estrattiva, è presente oppure non lo è.

Ciò limita anche l’impatto visuale a determinate zone e punti di osservazione interni al vincolo stesso.

Già in sede di valutazione di impatto ambientale nel 2009 e successivamente nel 2011 come approfondimento specifico sul rapporto cava Ripa Calbana e paesaggio (lavoro dal titolo Determinazione del potenziale estrattivo ad esaurimento delle volumetrie utili” redatto nell’ambito del QC del PIAE della Provincia di Forlì-Cesena), furono prodotte delle valutazioni in ambiente GIS, relative all’entità della percettibilità visuale dell’area estrattiva.

In quello studio emerse che, nell’ottica della intervisibilità e reciprocità dei punti visuali interni al vincolo paesaggistico, l’addolcimento dei fronti di scavo, l’abbassamento delle scarpate calcaree, la progressione continua e programmata delle opere di compensazione e sistemazione finale avrebbero permesso di raggiungere l’obiettivo di una riduzione di “intrusione” paesaggistica con conseguente diminuzione dell’impatto e della percettibilità visuale stessa.

Quindi in sintesi, rapportando la valutazione qualitativa sull’area all’oggetto del vincolo paesaggistico, possono essere individuati i seguenti aspetti:

1. Frammentazione ambientale; la presenza dell’area di cava, collocata all’interno di un contesto naturale, rurale e storico, ne limita, e appunto ne frammenta, l’estensione. Le visuali reciproche dal fondovalle verso i centri storici oggetto di tutela e viceversa sono diversificate tra visuali nelle quali l’area è ricompresa oppure no.

2. Intrusione paesaggistica: l’area presenta forme, strutture “artificializzate” e colorazioni che risaltano nel contesto territoriale locale interponendosi nelle visuali dai principali punti di osservazione e fruizione del paesaggio, tra l’osservatore (fruitore del paesaggio) e gli elementi di tutela espressi nel vincolo.

L’area degradata individuata è l’estensione complessiva dell’area di cava attualmente occupata più quanto occupabile nel medio periodo, sia dai fronti di scavo, sia dalle pertinenze minerarie (impianti, viabilità, piazzali, aree di deposito).

Non sono ricomprese nell’area degradata le zone sulle quali si è già intervenuti con sistemazioni morfologiche e vegetazionali e aree sulle quali, anche se interne al polo estrattivo, è fin d’ora da escludersi una qualsiasi forma di occupazione o di modifica dei caratteri naturali originari.

La condizione di degrado può essere definita reversibile in quanto il programma di compensazione morfologica e vegetazionale già avviato e che si concluderà ad esaurimento delle potenzialità estrattive del polo, comporterà nel tempo una progressiva diminuzione del deterioramento paesaggistico, con un armonico inserimento nel contesto territoriale soggetto a vincolo.

La scheda n. 131 relativa al vincolo in oggetto, ricompresa nell’Atlante dei Beni Paesaggistici regionali e redatta nell’ambito del QC del nuovo PTPR, riporta la seguente descrizione del territorio:

“Accedendo alla zona tutelata da nord, tra le colline e i calanchi, spiccano lunghe stecche di costruzioni produttive per attività avicole e avvicinandosi verso San Giovanni in Galilea si osserva il borgo antico posto longitudinalmente alla roccia su cui poggia, con un disegno armonioso nel paesaggio. Da San Giovanni si osserva un’ampia panoramica, che si sviluppa dalle colline del Montefeltro fino al mare.

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Percorrendo la strada statale centrale si incontra sulla destra la grande cava di Ripa Calbana, visibile dai centri storici interni all’area tutelata e da grande distanza, fino a Santarcangelo di Romagna. Così, da Torriana si osserva sia la parte intatta a est, con le colline prative e boschive, che l’area della cava, e da Montebello si osserva l’ampia distesa di boschi a ovest e la valle del Marecchia a est.

Il territorio è paesaggisticamente armonioso, e si offrono vedute spettacolari dell’Appennino, spesso tagliate dal paesaggio antropizzato della cava. Si incontrano calanchi, tratti del Torrente Uso e la parte bassa del Marecchia. Ma il territorio è costellato di un’edilizia diffusa di scarsa qualità, soprattutto ai margini dei centri storici, con sovradimensionamenti di urbanizzazioni rispetto alla proporzioni dei centri antichi (vedi San Giovanni in Galilea in particolare). Il territorio rurale presenta poi un’edilizia diffusa e sparsa di scarsa qualità, con tratti che non sono legati alle tradizioni costruttive locali. L’abitato di Masrola, ai piedi della cava, si è sviluppato per accogliere i lavoratori della cava, quindi presenta tratti di edilizia semplice, con scarse caratteristiche di rilevanza architettonica.”

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Fig. 6 estensione territoriale del vincolo paesaggistico DM 18/09/1996 (colore viola). In verde il perimetro del polo 12 Ripa Calbana. Il vincolo paesaggistico si estende nei comuni di Borghi (FC) e Poggio Torriana (RN).

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Fig. 7 altri vincoli e tutele paesaggistiche ed ambientali presenti nell’area.

I boschi cartografati nella tavola 3 del PTCP FC non sono aggiornati allo stato di fatto (rilievo PTCP aggiornamento 2010). Nella figura 8 seguente viene indicata la reale estensione delle formazioni boschive interne al polo estrattivo e la superficie oggetto di abbattimento nei due quinquenni autorizzativi ricompresi nella valenza della VIA 2019/2029.

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Fig. 8 – sovrapposizione della copertura boschiva del PTCP con il rilievo dello stato di fatto.

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Foto 8 – foto aerea Google Earth) dell’aprile 2018.

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6. LE SCELTE DI INTERVENTO

La formazione dei progetti di ristrutturazione paesaggistica si fonda sul miglioramento della qualità ambientale e paesaggistica del territorio, e viene articolato in precise azioni.

Tali azioni riguardano principalmente i seguenti aspetti:

 la valorizzazione del territorio (in particolare degli ambiti caratterizzati dalla presenza di elementi naturali e diffusi) attraverso la tutela e l’incremento del valore e della funzionalità ecologica dei luoghi, della biodiversità e delle peculiarità e dell’identità paesistica nel suo complesso;  la gestione sostenibile delle risorse naturali e paesaggistiche rivolta prioritariamente alla riqualificazione delle parti compromesse o degradate, al fine del recupero dei valori preesistenti ovvero della creazione di nuovi valori paesistici coerenti e integrati;  Il perseguimento di equilibrate relazioni tra i bisogni sociali, attività economiche ed esigenze ambientali, anche attraverso lo studio e la valutazione di sostenibilità ambientale delle attività antropiche.

Appare evidente come gli obiettivi di qualità paesaggistica e le conseguenti tipologie di intervento prefigurabili siano l’esito di un percorso di lettura del territorio che dà risalto ai caratteri storico- culturali, naturali, morfologici ed estetico-percettivi e alle trasformazioni che possono comportare fattori di rischio e vulnerabilità, e non tanto a come il paesaggio viene realmente percepito e vissuto dalle popolazioni locali.

Le scelte progettuali prospettate, inerenti la riqualificazione ambientale e paesaggistica, possono essere sintetizzate nei punti seguenti:

1. progressivo confinamento dell’attività estrattiva nelle porzioni a minor impatto visuale, più interne al polo estrattivo; 2. contestuale recupero morfologico e vegetazionale delle porzioni di cava esaurite e delle aree prossime, comprese quelle esterne e più vicine al polo estrattivo; 3. addolcimento delle geometrie di scavo in direzione di un più armonioso inserimento paesaggistico nel contesto territoriale e nei principali skyline delle direttrici di intervisibilità locali; 4. Completamento delle previsioni estrattive ad esaurimento delle potenzialità giacimentologiche, condizione essenziale per l’equilibrio tra interventi risolutivi di sistemazione paesaggistica e sostenibilità delle scelte; 5. Integrazione degli interventi di compensazione in aree anche esterne al polo estrattivo con la creazione di corridoi vegetazionali ed ecologici che recuperino il rapporto tra crinale e fondovalle; 6. Creazione di percorsi ciclo-pedonali di collegamento tra gli abitati di San Giovanni in Galilea, Masrola di sopra e Masrola di sotto, privilegiando il recupero della viabilità storica esistente; 7. Collegamenti dei nuovi percorsi con la sentieristica escursionistica esistente (regionale, CAI, Cammino di San Vicinio, locale, ecc.); 8. Possibilità di fruizione turistico ricreativa delle aree recuperate al margine del polo estrattivo già dal primo quinquennio autorizzativo 2019/2024 e nell’area ora degradata al completamento delle opere di sistemazione ambientali e vegetazionali;

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9. Integrazione dei percorsi con le emergenze storico-testimoniali del centro storico di San Giovanni in Galilea (compreso il geosito di valenza regionale); 10. Creazione di invasi di ritenuta di acque meteoriche necessari sia per l’irrigazione delle compagini vegetazionali da impiantare, sia di soccorso per la fauna; il primo di questi sarà realizzato entro il primo quinquennio in previsione delle importanti opere di compensazione vegetazionale da realizzare al margine Nord-Ovest del polo estrattivo in direzione di San Giovanni in Galilea; 11. Riqualificazione morfologica e vegetazionale delle fasce prossime all’abitato di Masrola di sotto, conseguenti al progressivo smantellamento dei due vecchi impianti di lavorazione e delle aree pertinenziali (in ottemperanza alle prescrizioni della procedura VIA, rapporto ambientale del 2009); 12. Riqualificazione morfologica e vegetazionale del corridoio ecologico del Fiume Uso, coerentemente con le indicazioni già contenute nel PIAE FC; 13. Costituzione di corridoi ecologici in direzione fondovalle-crinale, lungo le direttrici delle aree di compensazione e sistemazione vegetazionale e morfologica ai margini dell’area degradata in base ad un piano di interventi progressivamente attuato contemporaneamente al proseguo dell’attività estrattiva.

Il recupero del paesaggio, nelle sue trame identitarie, dovrà coniugarsi con il recupero alla naturalità dell’ambiente il quale comprende tutti i molteplici fattori che lo accompagnano, vegetazione, fauna, habitat, ecc.

E’ indubbio come in questo momento vi sia uno squilibrio verso le attività dell’uomo che hanno generato depauperamento e degrado dei valori paesaggistici. La mitigazione degli impatti (oggetto della VIA) e la ricomposizione morfologica e paesaggistica avranno come obiettivo quello di riequilibrare i fattori che caratterizzano l’ambiente locale in un contesto più ampio del solo polo estrattivo.

Questo processo necessiterà di anni per un suo compimento, commisurando l’entità economica delle scelte e degli interventi esecutivi con la bontà e la qualità dell’ambiente ricostruito che man a mano si verrà a creare.

6.1. GLI INTERVENTI DI RIQUALIFICAZIONE MORFOLOGICA

I più importanti interventi di riqualificazione morfologica saranno eseguiti come già accennato, nelle aree esterne contermini al polo estrattivo, privilegiando opere che conducano ad una graduale confinazione della cava e ad un riequilibrio paesaggistico.

Alcuni interventi già avviati negli anni passati saranno completati nel quinquennio 2019/2024:

 Completamento della sistemazione dell’area ex-impianto n.2 di CEISA lato Masrola di sotto con impianti vegetazionali;  Sistemazione dell’area ex-impianto n.1 lato “mare” sempre di CEISA e riqualificazione del corridoio ecologico;  Realizzazione di un invaso di ritenuta con capacità adeguata alle innaffiature di soccorso per tutte le compagini vegetazionali già impiantate e da impiantare.

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6.2. GLI INTERVENTI DI COMPENSAZIONE VEGETAZIONALE

Gli interventi di compensazione vegetazionale saranno realizzati in aree sia interne al polo estrattivo, sia esterne. Le superfici da compensare, per norma, sono pari al doppio delle superfici a bosco esistenti abbattute per effetto della prosecuzione delle attività di scavo.

Nel primo quinquennio autorizzativo, al quale si riferisce la presente relazione paesaggistica, verranno abbattuti 13165 mq di boschi esistenti, ai quali conseguiranno superfici compensate anche superiori, nella misura di circa 42.000 mq (4.2 ha). La motivazione principale che ha condotto le imprese esercenti ad una maggiore estensione degli interventi risiede nella volontà di completare la sistemazione morfologica e vegetazionale della fascia che costeggia l’alveo del torrente Uso, mitigando gli effetti della presenza del fronte cava e delle aree di lavorazione degli inerti, in particolare nell’ambito 12B del polo.

Gli interventi sono ricondotti ad una generale rinaturalizzazione in sintonia con i caratteri identitari del corridoio ecologico fluviale, caratteri ambientali tipici ripresi dall’articolo 19 del PTCP FC e dalle motivazioni alla base della tutela paesaggistica ai sensi della lettera c) del comma 1 dell’articolo 142 del D.Lgs. 42/2004.

Fig. 9 – individuazione delle aree interessate da interventi di compensazione vegetazionale. a) 7070 mq; b) 17962 mq; c) 6880 mq; d) 8150mq; *. Smant. tettoia 2150 mq (cerchio di colore viola)

Nel seguito vengono descritti, in maniera sintetica, gli interventi programmati per il primo quinquennio autorizzativo 2019/2024 al quale corrisponde anche il termine temporale di validità dell’autorizzazione paesaggistica. Ulteriori approfondimenti sugli interventi sono ripostati

55 nell’elaborato B12-Relazione tecnica allegata al progetto (che comprende anche i computi metrici estimativi delle opere da realizzare e la determinazione delle somme prestate a garanzia per le corrette esecuzioni.

6.3. SINTESI PROGETTUALE QUINQUENNIO 2019/2024

La ricomposizione morfologica del sito estrattivo, per specifica norma contenuta nel PAE comunale e nel PIAE provinciale, dovrà avvenire in maniera congiunta tra i due ambiti estrattivi e verrà eseguita in due fasi:

 La prima fase, contemporanea alle attività di scavo, riguarderà la sistemazione definitiva delle porzioni ai margini del polo estrattivo già individuate, integrate ed ampliate in base al programma di interventi descritto nel seguito. In particolare si realizzeranno interventi morfologici e vegetazionali di nuovo impianto sul margine Nord in prossimità della sommità del fronte di scavo lato CABE con l’intento di produrre una ulteriore mitigazione visuale e paesaggistica in direzione dei principali punti di visuale, verrà realizzata la sistemazione finale dell’area impianto 2 CEISA lato Masrola con il completamento della sistemazione vegetazionale, la sistemazione morfologica e vegetazionale dell’area dell’ex-impianto n.1 lato “mare” sempre di CEISA già smantellato;  La seconda fase viene proposta quale programma generale di ricomposizione morfologica del sito per quanto previsto dalla L.R. 17/91 e dalle normative specifiche contenute negli strumenti di pianificazione provinciale e comunale, condizione esclusivamente fornita come ipotesi progettuale data la valenza estrattiva ulteriore assegnata al polo 12 Ripa Calbana dalla pianificazione di settore.

Le tecniche prescelte tenderanno ad un naturale e graduale reinserimento nell’ambiente circostante con il mantenimento delle specie vegetali autoctone e con la conservazione di profili di abbandono il più possibile naturali, in pieno accordo con le indicazioni riportate nella pianificazione di settore, nelle norme specifiche e negli approfondimenti prodotti dagli specialisti coinvolti nel presente progetto, dalle indicazioni e prescrizioni contenute nei precedenti provvedimenti autorizzativi. Le gradonature saranno ricompensate, in base alle indicazioni progettuali, tramite riporto di cappellaccio accantonato, ricostituzione dello strato pedologico e demolizione selettiva delle porzioni in sporgenza e delle “costolature”, predisponendo l’impianto di essenze autoctone adeguate di carattere arboreo dove gli spazi lo consentono e arbustivo sul restante. Il programma di ricomposizione del verde propone un periodo iniziale di assestamento dell’intervento di ricomposizione morfologica durante il quale sarà necessario valutare il grado di rinaturalizzazione spontanea e il tipo di specie pionere ad attecchimento naturale, in particolare sulle pendici calcaree. Successivamente dopo un periodo non inferiore ai 5/6 anni saranno messe a dimora essenze arbustive e arboree a compensazione. Le porzioni di copertura vegetale arborea (bosco) abbattute per la creazione delle geometrie di scavo e delle piste di arroccamento saranno adeguatamente compensate nel progetto di ripristino finale.

Sulle restanti porzioni interne al polo estrattivo sarà ricostituito l’orizzonte pedologico superficiale con riporto di 1 metro di materiale argilloso-marnoso accantonato (cappellaccio) e interventi con ammendanti e correttivi per una rapida evoluzione del suolo atto a favorire l’attecchimento delle specie vegetazionali impiantate.

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Infine la sistemazione finale dell’area ora occupata dall’impianto n.1 di CEISA lato “mare”, successivamente alla demolizione e smantellamento delle superfetazioni presenti, richiederà il riporto di materiale di scarto (cappellaccio-rifiuti di estrazione).

E’ importate ribadire in conclusione che il ripristino morfologico dell’intero fronte di scavo e dei piazzali di lavorazione, presupponendo una dismissione completa del polo estrattivo, si esauriscono quale ipotesi non praticabile in quanto le ditte esercenti e le tendenze pianificatorie prevedono, per il polo, una potenzialità estrattiva ben superiore e ulteriore rispetto ai cinque anni al momento previsti.

Con Riporto su gradoni ci si riferisce alla sistemazione di materiale argilloso e marnoso (cappellaccio) esclusivamente sui gradoni più ampi, sui quali è possibile operare con mezzi in sicurezza; il riporto avverrà successivamente alla parziale demolizione delle costolature al fine di rendere meno artificiosa la scarpata in roccia.

I materiali utilizzati per i rinterri proverranno principalmente da movimentazione di cappellacci e materiali di scarto già presenti nel polo estrattivo, in particolare argille varicolori e marne e argille di Antognola. Per le superfici interessate da rinaturalizzazione spontanea e controllata la copertura pedologica non si rende necessaria, puntando ad una ricostituzione naturale con impianto di specie pionere, ad alta resistenza, anche di natura infestante (erbe ed arbusti in particolare). Le pareti in roccia, soprattutto su calcari massicci, e le geometrie di scavo non permettono il riporto di materiali o la realizzazione di rinterri o rinfranchi lungo le pendici più accentuate. Si è ipotizzata quindi una rinaturalizzazione spontanea dei fronti in roccia rimasti esposti e in affioramento. La naturale disgregazione superficiale della roccia produrrà comunque una mitigazione delle geometrie spigolose dei gradoni.

La rinaturalizzazione sarà comunque controllata, cioè si dovrà intervenire con manutenzioni e risarcimenti delle fallanze su quelle porzioni dove nell’eventualità la rinaturalizzazione si dimostrasse più difficoltosa a causa, ad esempio, degli agenti atmosferici o della esposizione del pendio.

La ricomposizione morfologica avverrà secondo le tecniche consolidate e attuate in ambiti assimilabili al sito in oggetto;

 Demolizione contestuale delle costolature esterne dei gradoni e rimozione del materiale abbattuto che verrà spostato sul gradone a quota inferiore;  Riporto di materiale argilloso e detritico-terroso a ricostituire il profilo interno delle gradonature (“chiusura dell’angolo”), procedendo dalle quote superiori a quelle inferiori;  Ricostituzione dello strato pedologico superficiale;  Realizzazione dei fossi di scolo e della rete di deflusso delle acque meteoriche.  Interventi di piantumazione (secondo le linee guida indicate nella relazione tecnica);  Realizzazione di piste sul fronte ripristinato per accesso a interventi di manutenzione sul verde. La rete di deflusso superficiale, verificata in grado di sostenere il contributo scolante delle aree ripristinate, sarà collettata in direzione del ricettore principale.

I fossi di scolo avranno con dimensione alla base non inferiore a ml 0,60; le piste di servizio ad uso interno per le operazioni di manutenzione e per l’accessibilità al sito avranno larghezza media di metri 3.00 e saranno realizzate in leggera contropendenza e provviste di fossetta di scolo; le piste di servizio inoltre permetteranno il collegamento, con tracciato percorribile, tra le quote superiori e il fondovalle.

La tavola riportata nella pagina seguente rappresenta gli interventi previsti per il primo quinquennio.

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303.7 300.1 312.6 244.5 1 23 .4 116.2 1 17 .7 270.4 327.0 291.7 167.2 158.1 141.1 336.7 311.2 224.4 303.2 273.6 324.6 228.8 317.6 291.8 260.7 278.8 334.8 219.9 205.5 181.5 261.8 246.7 194.3 167.3 127.3 1 21 .2 292.6 253.3 233.3 333.7 308.0 1 38 .3 284.1 246.4 162.5 146.1 272.2 259.9 223.5 214.5 178.0 329.2 302.3 330.8 318.2 SCHEMA PLANIMETRICO DI 2 05 .3 294.6 270.1 211.1 1 36 .6 115.0 249.7 227.4 156.9 238.4 168.1 151.1 1 32 .1 280.2 196.8 RIPRISTINO AMBIENTALE 327.9 308.3 284.4 322.3 259.5 244.5 271.4 237.0 215.4 175.0 328.2 305.7 265.1 243.8 (1° quinquennio 2019-2024) 184.1 319.4 200.5 157.4 121.9 167.1 136.1 326.8 265.3 193.6 151.4

319.0 156.4 311.3 138.7 318.9 265.3 259.3 177.9

214.5 301.0 253.9 128.5 320.9 176.1 301.3 234.5 188.8 1 65 .4 316.5 AMBITO 12A 322.5 148.7

234.3 174.4 220.4 143.9 320.4 177.1 159.3 313.6 173.5 147.3 OPERE PROGETTO DI RIPRISTINO DEL FRONTE DI CAVA 134.2 306.2 330.0 174.9

170.7 160.0 152.1 150.7

194.4 175.3 153.3 123.7 178.4 174.9 6 3 168.5 156.6 3 8 2 175.0 132.4 3 0 2 2 3 1 160.2 140.4 4 3 6 0 9 FASE 1 - SEMINA PRATO POLIFITA 8 320.0 3 2 8 140.6 2 0 8 166.3

2 2 164.3 7 2 192 4 146.2 6 141.6 6 2 5 136.1 8 mq 193.480 2 184 170.0 4 2 149.9 124.1 307.4 176 160.8 0 4 147.9 2 168 140.4 2 3

2 160 174.3 176.8 151.4 FASE 2 - MESSA A DIMORA DI

166.1

2 136.6 4 9 4 2 8 1 6 2 147.2 1 7 IMPIANTO FORESTALE - mq 62.100 8 0 6 1 6 6 1 8 1 0 1 2 0 2 0 2 1 180.2 127.5 2 5 163.0 5 4 2 300.8 6 4 1 3 8 1 1 2 14 1 4 1 36 287.6 168.3 120.3 ROCCIA - SUP. GRADONATA 155.4 141.3 169.3

158.2 291.8 149.4 125.0 mq 103.281

117.4

270.2 144.3 256.6 1 28 1 144.0 285.0 36 1 130.5 4 4 144.4 159.5 2 1 24 5 2 119.3 134.2 1 23 60 143.7 2 1 274.5 266.5 143.0 133.0 68 1 150.8 7 240 6 ALTRA PROPRIETA' 1 145.0 229.2 84 248 247.7 230.2

228.0 1 143.1 ZONE A PRATO CESPUGLIATO 9 2 2 146.2 56 2 00 263.1 2 129.2 120.8 256.9 2 08 64 2 16

2 27 2 258.5 2 4 121.8 239.9 259.0 219.9 141.2 222.9 2 3 AMBITO 12B 2 135.0 2 40 280 ZONE A BOSCO 256.0 2 1 4 1 2 129.1 8 8 1 3 137.7 112.7 216.5 6 2 4 4 218.1 5 1 212.5 6 5 1 2 2 1 6 0 254.1 6 1 6 213.4 4 8 120.1 1 7 6 229.5 8 214.6 1 4 9 228.6 209.1 207.3 2 111.6 108.8 207.1 132.3 2

254.9 2 0 2 0 2 0 1 8 3 6 205.8 2 2 2 4 2 237.8 2 0 4 4 2 8 103.9 252.4 5 6 129.1 119.8 203.9 205.2 216.4 207.0 238.8 105.3 247.8 204.2 243.1 111.3 201.2

218.4 123.0 D 209.3 I 200.0 240.8 234.5 206.2 226.6 115.0 201.2 127.0 108.6 227.5 242.2 126.8 222.6 238.9 197.5 199.2 107.5 106.4 223.0 250.3 204.3 196.4 225.1 232.0 194.3 127.4 116.6 209.2 196.6 199.5 221.8 103.9 225.9 127.8 199.9 209.1 106.5 112.5 194.8 191.0 201.7 127.3 207.3 196.5 120.0 127.1 217.6 194.1 187.8 249.1 189.6 107.2 230.0 197.0 106.2 184.2 187.0 248.0 191.3 193.1 129.3 192.3 107.7 186.5 121.1 129.1 240.4 103.0 238.2 190.1 184.8 181.2 198.0 124.5 95.1 129.5 190.7 187.8 183.6 205.2 102.5 181.0 189.0 179.8 184.1 185.2 118.4 110.3 128.7 102.3 PA 182.5 180.1 222.0 O LO 178.9 174.9 180.4 226.6 180.3 184.1 102.5 179.6 176.1 179.1 179.4 174.1 172.5 204.8 159.2 209.3 109.9 176.4 174.0 174.1 170.3 172.7 127.9 110.7 102.6 174.8 102.8 95.5 162.4 181.3 182.0

170.8 190.2 172.0 195.4 V 167.0 I 131.3 A 168.1 171.8 102.6

168.7 165.4 127.7 169.4 166.9 177.9 185.0 172.9 161.4 1 02 .5 163.5 165.5 167.8 102.0 103.1 101.7 161.7 102.5 166.0 113.6 159.0 166.9 102.5 165.1 127.0 166.1 165.8 162.7

166.1 157.2 103.3 162.0 160.0

162.0 126.3 159.5 134.3 107.6 161.9 102.4 114.8 153.8 158.1 P IS 104.4 TA 153.9 157.4 C A O 158.3 R OCC AMEN T 1 60 .2 158.6 DI AR T 110.5 EMP 103.2 145.4 ORA 137.3 123.5 146.4 NEA 156.8 156.6 105.5 154.2 147.1

150.0 123.1 114.3 141.2 153.0 149.5 141.2 160.3 147.1 111.7 111.1 101.7 6.4. PROGETTO DI RIPRISTINO MORFOLOGICO E VEGETAZIONALE AREE EX-IMPIANTI CEISA

La società CEISA, dopo aver completato l’installazione del nuovo impianto di lavorazione, ha optato per la dismissione dei due impianti di lavorazione n.1 lato mare e n.2 lato Masrola. L’impianto n.2 è stato smantellato già da alcuni anni e sono stati avviati i lavori di sistemazione morfologica dell’area di sedime come da progetto approvato, in via definitiva, nel 2014. Gli interventi hanno visto una dilatazione temporale a causa di alcuni elementi interventi in fase di esecuzione:

1. Assestamento dei materiali di riporto utilizzati per gli interventi morfologici; 2. Ampliamento dell’area di sistemazione con demolizione di edifici esistenti e non utilizzati; 3. Ampliamento dell’area di sistemazione definitiva sul fronte dell’abitato di Masrola.

In particolare per il punto 2 è stata presentata nel 2016 specifica SCIA che ha riguardato la demolizione e il ripristino dell’area di un piazzale di deposito del materiale lavorato non più utilizzato. Entro il 2019 è previsto quindi il completamento degli interventi morfologici, come da programma approvato e l’avvio degli interventi vegetazionali a completamento.

Il presente progetto, per il primo quinquennio, prevede per l’area (area ex-impianto e area interventi con SCIA) una diversa sistemazione vegetazionale con impianto di bosco nelle aree precedentemente individuate come prato e radura.

6.4.1 SISTEMAZIONE DELL’AREA EX-IMPIANTO N.1 LATO “MARE”

L’impianto di lavorazione n.1, dismesso a seguito della realizzazione del nuovo impianto, è stato in buona parte già smantellato, con rimozione di tutta la carpenteria metallica e delle parti meccaniche. Gli interventi quindi saranno sviluppati secondo il seguente ordine:

a) Completamento dello smantellamento delle parti esterne ancora presenti b) Livellamento del terreno con riporto di circa 7000 mc di materiali (cappellacci) con riprofilatura delle gradonature presenti c) Avvio delle pratiche colturali con semina di prato polifita e apporti di sostanza organica per la ricostituzione dell’orizzonte pedologico d) Dal terzo anno, dopo un adeguato periodo di ferma necessario per la stabilizzazione dei materiali e l’avvio delle pratiche colturali, impianto boschivo.

L’area su quale si interverrà è rappresentata nella seguente figura 5 (stralcio della tavola B2 del progetto – stato di fatto). La fascia boscata contermine all’area C in figura sarà soggetta ad interventi di riqualificazione (pulizia, diradamento).

Per una maggiore stabilità del pendio verrà inoltre mantenuto il muro di contenimento alla base.

59

La superficie a bosco impiantata pari a 6.900 mq rientra tra le superfici di compensazione del bosco abbattuto per il proseguo dell’attività estrattiva.

Fig. 10 – stralcio della tavola B2 di progetto relativa allo stato di fatto. L’area ex impianto n.1 è individuata con il numero 1 al quale corrisponde, in legenda, la descrizione alla lettera C.

Fig. 11 stralcio della tavola B8 di progetto relativa al piano di coltivazione 2019/2024 – situazione di progetto al 2014. L’area ex impianto n.1 è rappresentata sistemata nella morfologia e con soprassuolo a bosco.

60

Foto 9 – muro di contenimento alla base del pendio. Il muro verrà mantenuto a garanzia della stabilità del versante. Il piano e la pista lungo il torrente Uso verranno mantenuti in quanto funzionali alle attività dell’impresa, in particolare come zona logistica e di manovra in prossimità della pesa e degli uffici. E’ prevista la messa a dimora di essenze rampicanti in sequenza mista per mitigare l’impatto visivo (vite americana, edera, glicine, ecc.).

6.4.2 SISTEMAZIONE DELL’AREA EX-IMPIANTO N.2 LATO “MASROLA” – COMPLETAMENTO

Gli interventi sull’area ex impianto n.2 di CEISA si identificano come completamento di quanto già avviato negli anni passati ed ulteriore miglioria con aumento della copertura vegetazionale a bosco.

La tavola B8 di progetto rappresenta quindi la situazione morfologica a completamento degli interventi già definiti nel progetto del 2014 e nella SCIA del 2016, integrandone i risultati.

Fig. 12 stralcio della tavola B2 del progetto con individuazione dell’area ex-impianto n.2.

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Fig. 13 stralcio della tavola B8 del progetto con la situazione al termine degli interventi di sistemazione morfologica e vegetazionale previsti.

La superficie a bosco impiantata ulteriore a quanto previsto nel progetto approvato nel 2014 per la sistemazione dell’area risulta pari a 17.962 mq e rientra tra le superfici di compensazione del bosco abbattuto per il proseguo dell’attività estrattiva.

6.4.3 SISTEMAZIONE AREA PARCHEGGIO, TETTOIA CEISA

Altro intervento di sistemazione definitiva programmato per il quinquennio 2019/2024 riguarderà lo smantellamento della tettoia in metallo presente in prossimità della zona officina, lungo la strada di accesso all’ambito di cava CEISA SpA.

L’intervento prevede:

1. Rimozione della tettoia in ferro ed avvio a recupero del metallo; 2. Sistemazione morfologica con regolarizzazione del versante e riporto di circa 1000 mc di materiali di scarto di natura argilloso-marnosa; 3. Compattazione del materiali di riporto in strati non superiori a 40/50 cm opportunamente rullati; 4. Lavorazioni agrarie con apporto di ammendanti e preparazione del piano colturale; 5. Semina di prato polifita (primo anno) 6. Dal terzo anno impianto vegetazionale a bosco con le modalità e le tipologie di progetto (comuni per tutte le aree).

62

2

Fig. 14 – ubicazione dell’area parcheggio/tettoia 1 da riqualificare (1); in alto a destra la zona uffici/pesa di CEISA (2)

Fig. 15 – stralcio della tavola B5 di progetto con evidenziata la sistemazione dell’area al termine del primo quinquennio.

L’area di intervento per la sistemazione della zona tettoia assomma a 2150 mq; la superficie, recuperata a bosco, concorrerà alla quota di compensazione vegetazionale per la copertura boschiva abbattuta.

63

6.4.4 ALTRI INTERVENTI DI IMPIANTO VEGETAZIONALE E COMPENSAZIONE DEL BOSCO

Il progetto di ripristino prevede la realizzazione di due ulteriori zone boscate, la prima lungo la via Cà di Paolo in prossimità dell’abitato di Masrola di Sopra (zona a), la seconda a nord dell’impianto di CEISA SpA (zona d).

Fig. 16 stralcio della tavola B2 di progetto.

L’area a in figura prevede due tipologie di interventi:

1) Realizzazione di una fascia boscata lungo la via Cà di Paolo e in parte lungo la strada per Masrola di Sopra con estensione di 7070 mq; 2) Realizzazione di una zona con semina a perdere per alimentazione della fauna con estensione di circa 12000 mq. Un prima parte delle piantumazioni sarà realizzata entro l’esercizio 2019; la restante parte sarà completata nel primo quinquennio.

La figura seguente individua invece l’area d) posta a Nord dell’impianto di CEISA, al margine di un’area boscata esistente già individuata nel PAE comunale come zona esclusa dall’attività estrattiva proprio per la presenza di un bosco tutelato.

Gli interventi sulla restante estensione dell’area d (rappresentata nella figura 12 seguente) verranno eseguiti con la seguente progressione:

1) Sistemazione morfologica del profilo con riporto di materiale argilloso-marnoso; 2) Preparazione del piano di posa con apporto di ammendanti e lavorazioni agrarie; 3) Semina di prato polifita (primo anno) 4) Dal terzo anno impianto vegetazionale a bosco con le modalità e le tipologie di progetto (comuni per tutte le aree).

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Fig. 17 individuazione dell’area d nella tavola B2 di progetto

Fig. 18 area di compensazione vegetazionale ad integrazione del bosco esistente

6.5 REALIZZAZIONE DI UN SISTEMA INTEGRATO DI PERCORSI ESCURSIONISTICI

Le tavole B6 e B9 di progetto individuano il sistema dei percorsi escursionistici che saranno realizzati, nella loro completezza, entro il 2029, ad iniziare dalle prime fasi autorizzative (2019/2024), in base ad un programma di interventi riportato nella seguente tabella 5. I percorsi potranno essere utilizzati sia a piedi, sia in bicicletta (MTB), sia a cavallo, e saranno in sovrapposizione a “vecchi” sentieri esistenti e/o da ripristinare, con nuovi brevi tratti da realizzarsi ex-novo di collegamento.

I percorsi indicati nelle tavole di progetto avranno quindi dei collegamenti con la viabilità locale (asfaltata), in particolare sulla via Cà di Paolo di collegamento tra la frazione di Masrola di sotto e San Giovanni in Galilea.

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La rete escursionistica così creata è ubicata al margine del polo estrattivo, e viene ad essere integrata e collegata alla rete escursionistica regionale: il “cammino di San Vicinio” e il sentiero 013 in direzione Sud verso la località di Montebello in Comune di Poggio Torriana e l’area SIC Torriana-Montebello.

I sentieri ed i tracciati proposti consentiranno la scelta di percorsi più o meno difficoltosi con anche tratti più “difficili” e saranno dotati di adeguata segnaletica e, ove prescritto e necessario, di protezioni.

La rete di percorsi permetterà un collegamento dal fondovalle all’ambito di crinale sul quale sorge l’abitato di San Giovanni in Galilea, toccando vari punti storico-testimoniali importanti, emergenze naturalistiche, vegetazionali e geomorfologiche e consentiranno inoltre la fruizione del geosito di rilevanza regionale San Giovanni in Galilea, ripercorrendo linee di mobilità rappresentate anche nell’atlante allegato al PTCP Forlì-Cesena (cfr. figura 19 seguente).

La possibilità di fruizione del territorio avrà come ulteriore obiettivo quello di avvicinare idealmente l’escursionista alla cava stessa, ripercorrendo la storia dei luoghi; l’obiettivo ulteriore del progetto, già individuato dalla rete di percorsi, sarà quello di raccontare lo sviluppo dell’attività estrattiva in sito, documentata fin dal periodo romano, con un progetto di valorizzazione territoriale più esteso che possa ricomprendere anche la struttura museale di San Giovanni in Galilea (Museo Renzi – luogo di conservazione e punto di partenza e/o arrivo per un turismo di tipo culturale ed archeologico).

La ricostruzione di corridoi ecologici lungo il versante che da San Giovanni degrada verso il Torrente Uso, collegherà quindi i percorsi di sviluppo vegetazionale e di spostamento della fauna locale, contribuendo alla mitigazione della frammentazione sia paesaggistica che ecosistemica.

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Fig. 19 – scheda 47 dell’allegato 2c del PTCP FC “ Repertorio dei percorsi storici, culturali e testimoniali”. Le azioni progettuali, già nel medio periodo, prevedono la riapertura di tracciati storici che si integrano con la sentieristica locale (compreso il percorso di San Vicinio).

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Fig. 20 – rete escursionistica regionale (CSV “cammino di San Vicinio”)

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Foto 10 – versante al margine Nord del polo estrattivo. I percorsi escursionistici sul margine Nord permetteranno il collegamento crinale-fondovalle arrivando in prossimità dell’ambito di cava, ricucendo le trame sia paesaggistiche sia ecologiche (corridoio ecologico). Nella foto il punto di arrivo dei percorsi sul crinale e gli ambiti boscati contermini ad un uliveto.

Foto 11 – segnaletica del Cammino di San Vicinio (CSV) già presente in sito, lungo alcuni percorsi che saranno integrati nella rete escursionista di nuova realizzazione. La segnaletica verrà realizzata seguendo le indicazioni del quaderno n.1 del CAI (anno 2010).

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Foto 12 – stato di fatto di uno stradello già utilizzato per il transito di turismo equestre e mountain bike. Il fondo dei percorsi esistenti verrà livellato recuperando il più possibile il materiale in loco (calcareo ed arenaceo), intervenendo in maniera non invasiva sulla vegetazione esistente ai margini dei percorsi.

Per la realizzazione dei sentieri e per la segnaletica sono state utilizzatele indicazioni contenute nel QUADERNO DI ESCURSIONISMO N. 1, 4a Edizione 2010, COMMISSIONE CENTRALE PER L’ESCURSIONISMO, Gruppo Lavoro Sentieri, CAI, Club Alpino Italiano.

I percorsi avranno larghezze compatibili con le condizioni morfologiche locali, mantenendo il più possibile inalterati gli aspetti naturalistici esistenti. Gli stradelli di maggiori dimensioni avranno una larghezza massima di 2,5 metri, per accessibilità anche con bici, cavalli e mezzi motorizzati (solo per manutenzioni e mezzi di soccorso). I sentieri avranno larghezza massima di 200 cm. Il fondo sarà realizzato livellando il materiale in sito (di tipo prevalentemente calcareo ed arenaceo delle formazioni affioranti, come si può evincere dalle foto precedenti) apportando materiale da esterno (di tipo ghiaino e/o stabilizzato) solo per livellamenti speciali o per regolarizzare in fondo quando molto dissestato. Nelle porzioni più acclivi dei percorsi, lungo il tracciato, a cadenze regolari non superiori ai trenta metri di sviluppo, saranno posizionati taglia acqua in legname orientati esternamente al sentiero/percorso, aventi la funzione di allontanare le acque meteoriche defluenti lungo il tracciato; il numero e la posizione dei taglia acqua saranno determinati in corso d’opera in base alle condizioni morfologiche e topografiche (con l’aumento della pendenza del sentiero sarà aumentato il numero dei taglia acqua Tutte le opere previste per la realizzazione dei percorsi e le dimensioni vengono descritte nel seguito.

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Tabella 3 caratteristiche dei percorsi da realizzare nel decennio. I numeri nella tabella si riferiscono alle posizioni riportate nelle tavole B6 e B9 di progetto. La colonna rif. Sezioni si riferisce alle sezioni tipo nelle tipologie riportate nelle figure seguenti (1, 2 e 3).

I percorsi saranno realizzati con le caratteristiche riportate nelle sezioni tipo riportate nel seguito. La descrizione delle opere è riportata nel computo metrico, il quale riporta per le opere relative al quinquennio il dettaglio esecutivo, mentre per il secondo quinquennio (valenza decennale) una valutazione di massima.

La figura di seguito illustra le tre tipologie di sezioni tipo adottate per la realizzazione dei percorsi escursionistici.

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Percorso di tipo MISTO (piedi, cavallo, bici)

Fondo in sterrato o macadam

Dimensione massima (comprese banchine) entro i 4 metri

A – larghezza utile

B - banchina

Percorso di tipo MISTO (piedi, cavallo, bici)

Fondo in sterrato o macadam

Dimensione massima (comprese banchine) entro i 4 metri

A – larghezza utile

B – banchina Come sez. 1 a mezza costa, con fossetta lato monte

Percorso di tipo SENTIERO (solo a piedi)

Fondo in sterrato o macadam

Dimensione massima (comprese banchine) entro i 3 metri

A – larghezza utile

B – banchina Come sez. 2 a mezza costa, con fossetta lato monte (tipo sentiero)

Le tipologie realizzative seguiranno le seguenti linee generali di intervento, gestione e manutenzione:

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- a macadam – itinerari dotati di sottofondi ghiaiosi realizzati, previa formazione di cassonetti, con posa, livellazione e cilindratura di tout-venant calcareo 0/200 mm. per uno spessore non inferiore a cm. 25 e rifinitura con posa, livellazione e cilindratura di stabilizzato calcareo 0/28 mm. per uno spessore non inferiore a cm. 5. Sono previste inoltre la formazione di banchine laterali in terra della larghezza di cm. 60/80 idonee al taglio erba con adeguato mezzo meccanico. Sono previste le necessarie opere per la regimazione delle acque piovane, quali fossette sottoscarpata, canalette trasversali taglia acqua, per impedire ruscellamenti e conseguenti erosioni.

- sterrato – itinerari in terra battuta, da dotare comunque di regimazione delle acque piovane con fossette sottoscarpata, eventuali attraversamenti con tubazioni di adeguata sezione, per impedire ruscellamenti e conseguenti erosioni. Sia nella fase di realizzazione, di recupero e successiva manutenzione delle piste e sentieri in progetto, devono in generale essere rispettate alcune fondamentali prescrizioni, quali:

 pulizia della vegetazione che ingombra la sede dei percorsi, operazione da effettuarsi nel periodo di riposo vegetativo delle piante (tardo autunno);

 le operazioni di movimento terra sono da limitare all’indispensabile, evitando di danneggiare inutilmente le piante ed il cotico erboso;

 infittire le canalette trasversali taglia acqua nei tratti di percorsi con maggiori pendenze, per limitare dilavamenti ed erosioni prodotti dalle acque piovane;

 effettuare nell’arco dell’anno almeno 3/4 tagli erba, sia lungo i percorsi sterrati che sulle banchine dei percorsi trattati a macadam;

 in merito alla segnaletica è prevista l’installazione di n. 3 pannelli d’insieme, delle dimensioni di cm. 140 x 110, posizionati a: San Giovanni in Galilea, Masrola e nella zona di sosta e/o ritrovo A. Ogni pannello dovrà rappresentare l’insieme degli itinerari della zona con evidenza dei collegamenti stradali ed infrastrutture esistenti. Nei punti di incrocio dei percorsi ed in particolare con il CSV è prevista la posa di tabelle segnavia a forma di freccia. Il documento di riferimento per la realizzazione, gestione e manutenzione delle piste e sentieri in progetto, è quanto espresso nel quaderno CAI pubblicato nel 2010.

6.6 REALIZZAZIONE DI UN INVASO IRRIGUO

Il progetto di sistemazione finale e gli interventi compensativi vegetazionali del polo 12 Ripa Calbana richiedono ingenti quantitativi idrici per le innaffiature delle compagini a verde (arboreo, arbustivo e seminativo). Viene quindi prevista la realizzazione di un invaso di ritenuta a scopo irriguo posto in prossimità del limite del polo estrattivo, in direzione del rilievo di San Giovanni in Galilea, al culmine dell’impluvio del fosso di Masrola. L’ubicazione dell’invaso è stata scelta per rendere più funzionale l’utilizzo della risorsa idrica necessaria provvedendo ad un accumulo in grado di soddisfare le esigenze dei periodi più siccitosi, rendendo possibili i nuovi impianti nelle aree individuate nel progetto e per quelle già realizzate in passato per la sistemazione del polo estrattivo (aree di compensazione vegetazionale) ed in soccorso alla fauna.

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L’ubicazione quindi è stata definita in funzione della possibilità di approvvigionamento idrico, al di fuori dei prelievi in acque pubbliche, verificando la disponibilità teorica data dal bilancio idrologico del bacino scolante in direzione dell’invaso di progetto. La realizzazione dell’invaso quindi sarà funzionale alle irrigazioni delle ampie porzioni destinate a compensazione vegetazionale e a mitigazione definite ed approvate nel progetto di sistemazione del polo 12 Ripa Calbana. La possibilità di realizzare l’invaso nell’area in oggetto permetterà di sopperire alla carenza di risorsa idrica nella porzione sommitale del rilievo Ripa Calbana e contestualmente renderà possibile l’impianto di progetto nelle zone contermini al sedime dell’invaso. La capacità d’invaso pari a circa 10000 mc al colmo di progetto, è stata determinata in funzione delle portate del bacino scolante e della necessità di risorsa idrica soprattutto nei mesi estivi più siccitosi. L’emungimento dall’invaso sarà quindi concentrato soprattutto nei periodi primavera-estate per spingersi in determinate condizioni particolarmente sfavorevoli, fino a metà autunno (ottobre inoltrato). L’invaso è attualmente in valutazione da parte del Servizio Tecnico area Romagna sede di Rimini per il parere di pre-fattibilità tecnica richiesto dalle norme specifiche per invasi superiori ai 5000 mc e con opere di sbarramento fuori terra superiori ai 2 metri dal p.c. Il progetto di fattibilità dell’invaso e delle opere accessorie viene allegato alla procedura di VIA per il quinquennio 2019/2029; in sede di VIA saranno acquisite e seguenti autorizzazioni: 1. Nulla osta al vincolo idrogeologico RDL 3267/23; 2. Autorizzazione paesaggistica; 3. Autorizzazione alla realizzazione delle opere Servizio Tecnico area Romagna Rimini;

L’interveto rientra tra quelli autorizzabili previo rilascio di titolo abilitativo (Permesso di costruire o SCIA), il quale verrà richiesto successivamente alla conclusione della procedura di VIA.

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Fig. 21 ubicazione dell’area nella quale verrà realizzato l’invaso di ritenuta

Fig. 22 – ipotesi progettuale. In arancio uno dei percorsi previsti per le opere di sistemazione e compensazione del polo estrattivo 12, in viola il perimetro del polo 12 Ripa Calbana.

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7. ANALISI STORICA DELLA CAVA RIPA CALBANA

L’attività estrattiva nel sito ripa Calbana è attestata storicamente da parecchi secoli, ed ha assunto una connotazione di tipo “industriale” nel dopoguerra, con l’utilizzo di macchinari tecnologicamente più avanzati per l’epoca. L’estrazione su fronti di scavo a parete verticale è attuata fin dagli anni 30 del ‘900, per poi evolvere, fin dagli anni ’70, all’abbattimento del materiale su gradoni prima di altezza variabile, quindi dagli ’90 (con l’introduzione di norme specifiche nei piani settoriali locali) ad altezze di 8 metri, con geometrie che perseguono le migliori tecniche di sfruttamento del giacimento calcareo coniugandole con la sicurezza sui luoghi di lavoro.

L’estrazione dei litotipi più “pregiati” ascrivibili ai calcari della formazione di San Marino, necessitano di importanti mobilizzazioni di materiali secondari, quali cappellacci, cioè materiali non commercializzabili, e materiali argillosi ed arenacei per i quali vi è una minore richiesta del mercato.

Gli scavi archeologici svolti in sito tra il 2012 e il 2013 hanno messo in luce la presenza di attività estrattiva almeno fino dal periodo romano (rinvenimento di una fornace per calce), per poi continuare dal periodo medioevale fino alla fine dell’800 (rinvenimento di un piccolo bacino per il lavaggio delle pietre calcaree). Le passate attività estrattive erano concentrate sull’utilizzo dei blocchi calcarei presenti ed accumulati lungo i versanti del rilievo (cumuli di detrito), sia per la produzione di calce, sia per la produzione di materiali da costruzione.

La scheda monografica n. 131 allegata all’Atlante dei Beni Paesaggistici della Regione Emilia Romagna, elaborata nel 2013 nell’ambito dell’attività di implementazione del QC per la revisione del PTPR, in riferimento all’area di cava Ripa Calbana riporta le seguenti note:

“L’area, di valenza paesaggistico-morfologica e storica, è solcata nella parte centrale, nella valle dell’Uso, da una grande cava attiva di calcare denominata Ripa Calbana attiva dal 1939 (quindi molto prima dell’attivazione della tutela) – ed è una delle più estese della regione.”

Fig. 23 – matrici “paesaggistica” e di “integrità” – atlante beni paesaggistici regionali RER 2013

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Foto 13 - Foto degli anni ’50 – fronte cava a parete verticale (sulla destra) in continuità con la parete di estrazione del calcare degli anni ’30 (sulla sinistra nella foto).

Foto 14 - Foto dei primi anni ’50 – la coltivazione era attuata a fronte unico e parete sub-verticale.

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Foto 15 - Foto degli anni ’80 – in fronte cava presenta gradonature e l’attività ha assunto la connotazione di tipo “industriale” continuata fino ad oggi.

Foto 16 - Foto panoramica del fronte cava di fine anni ’80

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Foto 17 - Panoramica del polo estrattivo nell’ottobre 2018

Foto 18 - Foto dello scavo archeologico eseguito tra il 2012 e il 2013 – ritrovamento di fornace romana per la produzione di calce (zona di scavo in prossimità della frazione di Masrola di sopra).

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Il sito Ripa Calbana quindi può presentare una valenza storico-testimoniale molto importante, in quanto l’attività estrattiva è da sempre stata legata alle comunità locali e allo sviluppo socio- economico. La frazione di Masrola di sotto è ad esempio nata e si è sviluppata proprio per la presenza della cava di calcare. Una delle azioni più significative per la riqualificazione territoriale sarà proprio quella di riaprire alla fruizione pubblica i percorsi (strade sterrate e sentieri) di collegamento tra il fondovalle e il centro storico di San Giovanni in Galilea, lungo direttrici che intersecano le aree agricole e le aree dove nel tempo si è svolta l’attività estrattiva (i sentieri dei cavatori), avvicinando il fruitore del territorio all’ambito estrattivo e raccontando, con pannellature e punti informativi, una storia che continua da secoli.

Avvicinare le persone alla cava contribuirà a correggere la prospettiva di fruizione del territorio venutasi a creare negli anni, soprattutto da quando l’attività estrattiva viene svolta a livelli industriali, orientandola verso una consapevolezza ed una condivisione delle scelte di sistemazione e di recupero a fini sociali e culturali, valorizzando un bene territoriale profondamente radicato sul territorio.

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8. PROGETTO DI RECUPERO COMPLESSIVO DEL POLO AD ESAURIMENTO DELLE POTENZIALITÀ ESTRATTIVE – IPOTESI PROGETTUALE

Come anticipato in precedenza le valutazioni complessive (ipotesi progettuale) sulla sistemazione finale del sito ad esaurimento delle potenzialità estrattive sono state trasmesse alla Regione Emilia Romagna quale contributo alla redazione dell’aggiornamento del PTPR.

L’ipotesi, rappresentata nella tavola B11 di progetto, individua l’obiettivo verso il quale indirizzare le scelte progettuali nelle fasi intermedie dell’attività ad iniziare dal primo quinquennio 2019/2024. Ulteriori considerazioni sono riportate nella relazione paesaggistica e negli allegati a questa.

Il bacino visuale della cava, nonostante l’intercalare di soluzioni di continuità percettive e/o della apprezzabile attenuazione della risoluzione visiva dalle maggiori distanze, risulta comunque di notevole estensione. Le scelte progettuali che prevedono l’abbassamento e l’arretramento dei fronti di scavo, permettono di diminuire le possibilità di percezione della cava dai corridoi visuali della pianura e del litorale in corrispondenza delle direttrici prospettiche più dirette.

Restringendo il campo di percezione visuale al territorio direttamente correlato all’ambito estrattivo, le mitigazioni più apprezzabili e praticabili sono quelle derivanti dalla realizzazione di schermature opportunamente posizionate per limitare la visibilità della cava dal fondovalle e dalle zone residenziali più prossime (es. abitato di Masrola). Rimane inevitabilmente ampia, la percettibilità del polo estrattivo dai punti panoramici locali direttamente sopraelevati (es. Rupe di Torriana e tratti della strada che conduce a Montebello). Rispetto alle condizioni attuali, pertanto, le soluzioni progettuali e le misure di mitigazione prospettate consentono, relativamente alla percettibilità visuale della cava, di conseguire una significativa riduzione degli impatti, con risultati apprezzabili già nel medio periodo.

Le ditte esercenti hanno operato negli ultimi anni in particolare alla compensazione delle superfici a verde atte a creare cortine di mitigazione nelle zone di maggiore influenza visiva delle forme e delle geometrie di scavo. Non essendovi ad oggi spazi o aree esaurite interne al polo estrattivo, gli interventi maggiori sono stati concentrati in zone prossime al polo e a diretto contatto visuale e percettivo con le ulteriori modificazioni introdotte. Sono stati quindi realizzati interventi di riqualificazione morfologica (anche di dissesti in atto) su notevoli estensioni territoriali ai quali sono seguiti piantumazioni ed interventi sulla vegetazione. Questi importanti interventi sono stati realizzati soprattutto fino ad ora in aree esterne al polo estrattivo; nel prossimo quinquennio saranno invece realizzati interventi di sistemazione definitiva e compensazione vegetazionale su ampie porzioni non pi utilizzate o sfruttate dentro al polo estrattivo. Le superfici recuperate “circondano” l’area estrattiva (in generale) e la confinano territorialmente; proseguendo nel programma di sistemazione che ha quale obiettivo finale il completo recupero dell’area (tavola B11) le aree di compensazione morfologica e vegetazionale verranno progressivamente aumentate dall’esterno del polo verso l’interno, contestualmente alla dismissione di settori di cava, e privilegiando le direttrici di sviluppo crinale-fondovalle e lungo il torrente Uso.

Le tecniche prescelte, sia estrattive, sia di sistemazione morfologica e vegetazionale, tenderanno ad un naturale e graduale reinserimento nell’ambiente circostante con il mantenimento delle specie vegetali autoctone e con la conservazione di profili di abbandono il più possibile naturali, in pieno accordo con

81 le indicazioni riportate nella pianificazione di settore, nelle norme specifiche e negli approfondimenti prodotti dagli specialisti coinvolti nel progetto.

La quantità di materiali da movimentare per la sistemazione morfologica definitiva sarà proporzionale al quantitativo di materiale utile calcareo estraibile in base all’andamento del mercato di inerti, così come la richiesta di litotipi arenacei e argillosi influisce sul quantitativo di questi ascrivibili ai cappellacci o destinabili a commercializzazione.

La rinaturalizzazione sarà comunque controllata, cioè si dovrà intervenire con manutenzioni e risarcimenti delle fallanze su quelle porzioni dove, nell’eventualità, la rinaturalizzazione si dimostrasse più difficoltosa a causa, ad esempio, degli agenti atmosferici o della esposizione del pendio. In estate, infatti, sui fronti calcarei esposti ad Est e Sud-Est la temperatura può facilmente raggiungere i 50 gradi con umidità assente e condizioni limite per la sopravvivenza anche di specie erbacee.

In sintesi la ricomposizione finale proposta per la riqualificazione del polo estrattivo ad esaurimento delle potenzialità utili, sarà attuata in base alle seguenti linee generali:

1) La ricomposizione morfologica avverrà secondo le tecniche consolidate e attuate nel tempo; 2) Ricostituzione dello strato pedologico superficiale; 3) Realizzazione dei fossi di scolo e della rete di deflusso delle acque meteoriche. 4) Interventi di piantumazione; 5) Realizzazione di piste sul fronte ripristinato per accesso ad interventi di manutenzione sul verde; 6) Demolizione di tutte le installazioni industriali presenti e conferimento a centri specializzati di recupero e riciclo dei materiali (macerie e ferro principalmente).

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PROPOSTE DI DISCIPLINA D’USO PER IL RECUPERO E LA RIQUALIFICAZIONE INDIRIZZI DI 1. progressivo confinamento dell’attività estrattiva nelle porzioni a minor RIQUALIFICAZIONE impatto visuale, più interne al polo estrattivo; 2. contestuale recupero morfologico e vegetazionale delle porzioni di cava esaurite; 3. addolcimento delle geometrie di scavo in direzione di un più armonioso inserimento paesaggistico nel contesto territoriale e nei principali skyline delle direttrici di intervisibilità locali; 4. Completamento delle previsioni estrattive ad esaurimento delle potenzialità giacimentologiche; 5. Integrazione degli interventi di compensazione in aree anche esterne al polo estrattivo con la creazione di corridoi vegetazionali ed ecologici che recuperino il rapporto tra crinale e fondovalle; 6. Creazione di percorsi ciclo-pedonali di collegamento tra gli abitati di San Giovanni in Galilea, Masrola di sopra e Masrola di sotto, privilegiando il recupero della viabilità storica; 7. Collegamenti dei nuovi percorsi con la sentieristica escursionistica esistente (regionale, CAI, Cammino di San Vicinio); 8. Possibilità di fruizione turistico ricreativa delle aree recuperate al margine del polo estrattivo già dalla prossima procedura autorizzativa (2019/2024) e nell’area ora degradata al completamento delle opere di sistemazione ambientali e vegetazionali; 9. Integrazione dei percorsi con le emergenze storico-testimoniali del centro storico di San Giovanni in Galilea; 10. Creazione di invasi di ritenuta di acque meteoriche necessari sia per l’irrigazione delle compagini vegetazionali da impiantare, sia di soccorso per la fauna; il primo di questi sarà realizzato entro il 2019 in previsione delle importanti opere di compensazione vegetazionale da realizzare al margine Nord-Ovest del polo estrattivo in direzione di San Giovanni in Galilea; 11. Riqualificazione morfologica e vegetazionale delle fasce prossime all’abitato di Masrola di sotto, conseguenti al progressivo smantellamento dei due vecchi impianti di lavorazione e delle aree pertinenziali; 12. Riqualificazione morfologica e vegetazionale del corridoio ecologico del Fiume Uso, coerentemente con le indicazioni già contenute nel PIAE FC. INDIRIZZI PER IL a) Progressiva delocalizzazione delle aree di lavorazione prossime ad CONTENIMENTO abitazioni e centri abitati con spostamento di tutte le attività in area più DELL’IMPATTO centrale al polo estrattivo, di più facile mitigazione visuale ed ambientale in generale; b) Sistemazione definitiva programmata delle aree dismesse e liberate;

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c) Compensazioni vegetazionali a “contorno” dell’area degradata allo scopo di costituire cortine di mitigazione visuale e paesaggistica in particolare dalle aree di fondovalle; d) Profili di scavo e di abbandono con geometrie e forme riconducibili alle linee naturali dei rilievi contermini; e) Impianti vegetazionali autoctoni integrati in tipologie e forme con i contesti naturali circostanti esistenti; f) Utilizzo delle migliori tecniche disponibili per il contenimento dei disturbi per rumore e polveri, perseguendo gli indicatori di mitigazione individuati in sede di Valutazione di Impatto Ambientale; g) Piani di coltivazione e progetti di sistemazione coordinati e unitari per tutti gli esercenti l’attività estrattiva, come da precisa prescrizione già contenuta nel PIAE e nel PAE comunale; h) Azioni di monitoraggio degli effetti conseguenti alle scelte progettuali e alle opere di compensazione e sistemazione; i) Verifica dell’efficacia, ossia dei risultati in termini di capacità dell’intervento di mitigazione e di compensazione di ottenere benefici dal punto di vista economico e sociale, oltre che, ovviamente, di miglioramento paesaggistico (livello di qualità ottenibile); j) verifica dell’efficienza, ossia della capacità di raggiungere l’obiettivo con la minima allocazione possibile di risorse e in sinergia con altre politiche/azioni di tutela e valorizzazione territoriali, storico-testimoniali e paesaggistiche. DESTINAZIONE D’USO L’area, attualmente inserita nel piano attività estrattive comunale, ha, negli strumenti di pianificazione urbanistica una destinazione agricola. La futura destinazione dell’area ora degradata sarà a parco pubblico con fruizione turistico-ricreativa: parco “Ripa Calbana” e spazi collettivi.

Tutta l’area sarà quindi integrata in una più complessiva ulteriore valorizzazione del centro storico di San Giovanni in Galilea e di tutte le emergenze storico-testimoniali e geologiche presenti.

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9. INTERVENTI DI SISTEMAZIONE FINALE VEGETAZIONALE

Gli interventi di sistemazione finale, per il quinquennio 2019/2024, vengono riportati nella tavola allegata;la condizione di progetto rappresenta una ipotesi di sistemazione sia morfologica, sia vegetazionale sulla quale, per norma, viene determinato l’importo lavori e quindi la fideiussione da prestarsi all’autorità competente Comune di Borghi quale garanzia economica per il corretto svolgimento degli interventi di recupero.

Il polo estrattivo possiede una valenza estrattiva ulteriore rispetto al quinquennio in oggetto, già pianificata in sede di PIAE provinciale e PAE comunale. Inoltre si ribadisce come interventi di sistemazione finale efficaci a ricostruire le morfologie tipiche dei luoghi siano possibili solo ad esaurimento delle potenzialità estrattive complessive con addolcimento dei fronti cava ed eliminazione delle geometrie innaturali residuali (gradonature e costolature dei fronti di scavo).

Gli interventi di sistemazione vengono quindi suddivisi in due ambiti di intervento:

1. ambito progettuale riferito al quinquennio con sistemazione vegetazionale del fronte cava e delle aree estrattive e di lavorazione ipotizzando una completa dismissione delle attività; 2. ambito progettuale esecutivo che prevede interventi di sistemazione delle aree interne ed esterne in base ad un preciso programma di riqualificazione morfologica e vegetazionale che confini il fronte cava, compensi i caratteri ambientali eliminati per effetto dell’estrazione, produca benefici in termini di fruizione del territorio.

Nel seguito vengono riportate le indicazioni generali per la realizzazione delle opere vegetazionali.

Le indicazioni del presente paragrafo costituiscono linee operative generali adottate nella realizzazione delle opere a verde nel polo estrattivo Ripa Calbana, linee che è prevedibile poter estendere alla prosecuzione delle attività di sistemazione, anche nella valenza temporale successiva all’esaurimento delle potenzialità estrattive.

9.1 RIMBOSCHIMENTO

Si tratta di interventi volti a costituire una copertura vegetale complessa, assimilabile a formazioni naturali, con la duplice funzione di avviare processi naturali ed ecosistemici, e aumentare la capacità complessiva di fissazione del carbonio atmosferico. La copertura alla fine dell’intervento sarà costituita da un soprassuolo arboreo di tipo forestale. Le specie individuate come adatte agli interventi sono riportate di seguito.

Componente arborea

La scelta delle specie è stata dettata dalle caratteristiche di rusticità e adattabilità ad estati siccitose. Si prevede di utilizzare le seguenti specie principali:

 ROVERELLA (Quercus pubescens)  ROVERE (Quercus petraea)  CILIEGIO (Prunus avium)  ACERO MINORE (Acer monspessulanum)

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 MELO (Malus silvestris)  PERO (Pyrus pyraster)  OLMO MONTANO (Ulmus glabra)  OLMO MINORE (Ulmus minor)  CERRO (Quercus cerris)  LECCIO (Quercus ilex)  CIPRESSO COMUNE (Cupressus sempervirens)  CARPINO NERO (Ostrya carpinifolia)  NESPOLO (Mespilus germanica)  SORBO DOMESTICO (Sorbus domestica)  ALBERO DI GIUDA (Cercis siliquastrum)  BAGOLARO (Celtis australis)  ORNIELLO (Fraxinus ornus)  CORBEZZOLO (Arbutus unedo)  GINEPRO (Juniperus comunis)  CAPRIFOGLIO (Lonicera caprifolium)  NOCCIOLO (Corylus avellana)  PRUGNOLO (Prunus spinosa)  ALLORO (Laurus nobilis)  CORNIOLO SANGUINELLO (Cornus sanguinea)  TAMERICI (Tamarix gallica)  CITISI (Cytisus semilifolius)  MAGGIOCIONDOLO (Laburnum anagyroides)  GINESTRA ODOROSA (Spartium junceum)  ROSA (Rosa canina)  MELOGRANO (Punica granatum)

9.2 MESSA A DIMORA DELLE PIANTE

Per motivi di costi e soprattutto per le difficili condizioni ambientali, si prevede di non piantare individui con età superiore ai 3-4 anni, che più difficilmente superano lo stress da trapianto, ma piante forestali. Sono assolutamente da evitare le seminagioni di piante arboree, che hanno dato in passato scarsissimi risultati. Un altro accorgimento che sarà importante adottare, anche in virtù delle precedenti esperienze, consisterà nel predisporre dei dischi pacciamanti in materiale biodegradabile, che svolgono le funzioni di coprire il suolo intorno alla piantina mantenendolo fresco, di ridurre la concorrenza delle infestanti e di rilasciare sostanze nutritive.

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La corretta esecuzione delle operazioni di impianto è molto importante, poiché un insufficiente riguardo nella messa a dimora rende ancora più difficoltosa la ripresa vegetativa della piantina.

Il periodo ideale è ottobre-novembre, prima delle gelate invernali, con il terreno in tempera.

Le piantine saranno fornite in fitocelle la cui asportazione dovrà avvenire solo al momento della messa a dimora, avendo cura nel preservare l'integrità della zolla e dell'apparato radicale.

Prima della piantagione sarà eventualmente necessario riempire parzialmente le buche con terreno sminuzzato, in modo che le piante possano essere collocate su uno strato di fondo di spessore adeguato alle dimensioni della zolla delle diverse specie vegetali.

La messa a dimora degli alberi e degli arbusti avverrà in relazione alle quote finite, avendo cura che le piante non presentino radici scoperte oppure risultino, una volta assestatosi il terreno, interrate oltre il livello del colletto.

La zolla dovrà essere integra, sufficientemente umida, aderente alle radici; se si presenta troppo asciutta sarà immersa temporaneamente in acqua. Le buche, prima della messa a dimora delle piantine, saranno arricchite con concime onde ottenere un favorevole sito di accrescimento. Dopo la messa a dimora delle piantine si procederà al riempimento definitivo delle buche con la terra smossa, eliminando eventuali detriti o quant’altro possa ostacolare l’accrescimento, avendo cura di sminuzzare eventuali zolle grossolane. La terra verrà costipata con cura in modo che non rimangano vuoti attorno alla zolla.

A riempimento ultimato, attorno alle piante sarà formata una piccola conca per la ritenzione dell'acqua da addurre subito dopo in quantità abbondante, per favorire la ripresa della pianta e facilitare il costipamento e l'assestamento della terra attorno alle radici e alla zolla.

L’ultima operazione consiste nel piantare una canna di segnalazione presso ogni piantina, alta almeno 150 cm fuori terra. Questo consentirà di ritrovare facilmente la pianta durante i primi anni di cure colturali, quando le erbe infestanti da sfalciare le sovrasteranno abbondantemente.

9.3 CRITERI PROGETTUALI

Gli obiettivi generali che si intendono perseguire attraverso il piano di ripristino ambientale possono essere sintetizzati nelle categorie seguenti:  Aumento della biomassa complessiva dell’area con benefici biochimici e idrogeologici,  aumento della offerta in nicchie ecologiche e conseguente incremento della biodiversità, La localizzazione della vegetazione di progetto è vincolata alla disponibilità di aree idonee:

A. - distribuzione della vegetazione nello spazio secondo le tendenze evolutive naturali (che in genere si esprimono in successione da formazioni erbacee a quelle arbustive, fino ad una evoluzione di tipo forestale, che rappresenta la formazione più matura). Utilizzo di formazioni a carattere erbaceo (radure) e arbustivo (bordure lineari) per aumentare la disponibilità di habitat e favorire la biodiversità.

B. - predisposizione di fitocenosi similari a quelle presenti nella zona dal punto di vista fisionomico, nel rispetto della continuità ecologica delle aree contigue (in modo da disporre a contatto tra di loro

87 formazioni con portamento simili, senza così creare contrasti nell’articolazione fisionomica delle stesse), anche per continuità paesaggistica.

La disposizione della vegetazione arborea ed arbustiva, messa in opera dal terzo anno di lavorazione delle opere di ripristino, avverrà in gruppi irregolari, costituiti da macchie di alberi affiancate, nelle aree più ampie, da macchie arbustive con funzione di transizione (ecotono) tra il bosco e le radure erbose (rilascio di piccole superfici a prateria).

La distribuzione irregolare serve ad ovviare la monotonia visiva ed ecologica dell’impianto geometrico e ad imitare parzialmente la “casualità” naturale. Il risultato finale sarà un boschetto naturaliforme (con una composizione specifica più simile al soprassuolo “definitivo”) a gruppi con fasce ecotonali arbustive e corridoi erbacei.

Come si può osservare dalla planimetria di progetto, le macchie di vegetazione sono localizzate sui terrazzamenti di maggiore dimensione e distribuite in modo da dare la maggior copertura possibile alterando il più possibile l’effetto geometrico dovuto alla morfologia di cava.

Ogni macchia di vegetazione, di varia dimensione e forma, sarà realizzata secondo i seguenti criteri distributivi:

 La messa a dimora degli impianti arborei deve essere per gruppi monospecifici di 3-10 individui per essenza ad una densità indicativa di 600 piante/ha. Il sesto di impianto degli alberi deve essere irregolare in modo da non restituire effetti geometrici di distribuzione. Indicativamente la distanza di impianto tra gli alberi deve variare tra 3 e 5 m (1 piante/16mq).  Gli impianti arbustivi devono essere per gruppi monospecifici di 10 individui per essenza ad una densità indicativa di 8-10000piante/ha (circa 1 pianta/mq). Come per gli impianti arborei il sesto di impianto deve essere irregolare.  Il limite dei gruppi di vegetazione dovranno essere irregolari con parziali sovrapposizioni di margine tra la componente arborea e arbustiva.

9.4 MANUTENZIONE E PIANO DI GESTIONE

La fase di gestione post – operativa del sito consiste nella verifica dello sviluppo e del consolidamento della copertura vegetale erbacea arborea ed arbustiva, prevista nel progetto di sistemazione definitiva della cava. Infatti, nonostante il progetto preveda l’utilizzo di specie molto rustiche e resistenti a condizioni estreme, è importante garantire almeno per i primi cinque anni una manutenzione, che riguardi soprattutto l’irrigazione di soccorso e le ripuliture nei rimboschimenti: è indubbio infatti che la stagione siccitosa e la concorrenza nei primi anni con la vegetazione erbacea infestante rappresenterà per le giovani piante il periodo più critico, superabile però facilmente con questo accorgimento.

Per ridurre il più possibile il rischio di compromettere il successo dell’intervento di ripristino è opportuno provvedere alcuni accorgimenti manutentivi.

Essendo la percentuale di mortalità nei primi due anni dalla messa a dimora di impianti di forestazione diffusa elevata (anche 30-40%) si conferma la necessità di accudire scrupolosamente le piante. La manutenzione è dunque una spesa fondamentale per ridurre il più possibile i costi di risarcimento.

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Schematicamente sono previsti i seguenti interventi:

1) ANNAFFIATURE DI SOCCORSO SECONDO NECESSITA’ NEI 5 ANNI SUCCESSIVI L’IMPIANTO SIA PER GLI ALBERI CHE PER GLI ARBUSTI; 2) RISARCIMENTO FALLANZE CALCOLATO SUL 20% DEGLI ALBERI E DEGLI ARBUSTI NEI 5 ANNI SUCCESSIVI; 3) RIPULITURE DEGLI IMPIANTI ARBOREI ED ARBUSTIVI tramite lo sfalcio delle erbe infestanti al fine di liberare le piantine arboree/arbustive che rimangono soffocate dalla vegetazione erbacea. Tale operazione, condotta perlopiù con il decespugliatore, sarà da eseguire con la massima attenzione al fine di non danneggiare gli alberi e gli arbusti. Si prevedono almeno tre-quattro sfalci all’anno per i primi cinque anni.

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