QUINTO CONCERTO SOCI FONDATORI Fondazione Teatro Massimo
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QUINTO CONCERTO SOCI FONDATORI Fondazione Teatro Massimo Francesco Giambrone Sovrintendente CONSIGLIO DI INDIRIZZO Leoluca Orlando (Sindaco di Palermo) Presidente Leonardo Di Franco Vicepresidente Daniele Ficola Enrico Maccarone Anna Sica COLLEGIO DEI REVISORI Marco Smiroldo Presidente Marco Piepoli Roberto Bolazzi QUINTO CONCERTO Ludwig van Beethoven (1770-1827) Meeresstille und glückliche Fahrt Cantata in Re maggiore per coro e orchestra op. 112 Concerto n. 5 in Mi bemolle maggiore per pianoforte e orchestra op. 73 “Imperatore” Sinfonia n. 5 in Do minore op. 67 Direttore Daniel Cohen Pianoforte Jean-Efflam Bavouzet Maestro del Coro Piero Monti Orchestra e Coro del Teatro Massimo Sabato 28 marzo 2015, ore 20.30 Meeresstille und glückliche Fahrt Cantata in Re maggiore per coro e orchestra op. 112 (durata 8 minuti circa) Le due poesie di Goethe Meeresstille e Glückliche Fahrt (Calma di mare e Viaggio felice) costituiscono un dittico e furono pubblicate insieme da Schiller nell’Almanacco delle Muse del 1796. Nella prima viene presentata la bo- naccia che blocca la nave: il marinaio scruta inquieto per scorgere una pur minima traccia di movimento. È la stessa situazione, carica di tensione, che si ritrova con esiti drammatici nella Ballata del vecchio marinaio di Sa- muel Taylor Coleridge, pubblicata nel 1798. Ma Goethe offre un lieto fine al suo marinaio: infatti in Glückliche Fahrt Eolo scioglie la catena che rinserra i venti e la nave può riprendere il suo viaggio, nell’ultimo verso la costa agognata si offre già alla vista. Questi versi di Goethe sono stati posti in musica da di- versi compositori, in particolare da Franz Schubert in due versioni per voce e pianoforte Meeresstille (quindi solo la prima parte) e da Felix Mendelssohn l’ouvertu- re Meeresstille und glückliche Fahrt op. 27 (che potremo ascoltare nel concerto del 3 maggio). Beethoven compose la Cantata in Re maggiore per coro e orchestra op. 112 nel 1815, e inviò subito la partitura a Goethe, per il quale nutriva una profonda ammirazione. Sentimento che purtroppo non era ricambiato: le anno- tazioni di Goethe che riguardano Beethoven non rico- noscono la genialità del compositore. E infatti quando nel 1822 Beethoven gli inviò una copia della partitura della Cantata op. 112, appena stampata, non ricevette risposta, anche perché Goethe in quel periodo era gra- vemente malato. Nella prima sezione della cantata la bonaccia è rappre- sentata da lunghe note tenute, mentre nella seconda parte delle scale ascendenti raffigurano l’arrivo del vento che permette alla nave di ripartire e la gioia della ciurma. BEETHOVEN PIANO CONCERTS Concerto n. 5 in Mi bemolle maggiore per piano- forte e orchestra op. 73 “Imperatore” (durata 40 minuti circa) Allegro Adagio un poco mosso Rondò. Allegro Il Concerto n. 5, composto nel 1809, è dedicato all’arciduca Rodolfo d’Asburgo, al quale Beethoven aveva già dedicato il precedente Concerto n. 4: il titolo “Imperatore” fu imposto al Concerto dal pianista Cramer. Anche se oggi si tratta di una delle composizioni più note ed amate di Beethoven e dell’intero repertorio classico, al suo apparire non ricevette una piena adesione da parte di pubblico e critica, per quanto possa sembrare incredibile: ad esempio più di dieci anni dopo la prima esecuzione, nel 1822, sulla «Zeitung für Theater und Musik» veniva presentata come un «meraviglioso quadro so- noro… originale, frappant, anche se spesso percorso da tratti bizzarri e barocchi che solo la profonda, eccentrica personali- tà del geniale Beethoven poteva produrre». Secondo Giorgio Pestelli «si presenta come un riassunto del “Concerto pianistico beethoveniano”, un riassunto che ne contempla la vicenda da un punto di vista superiore, dove i soggetti e i drammi, per quanto veementi, emergono come frammenti, ricordi, e subito vengono relativizzati da com- menti e diversioni di esperienze diverse». E infatti vi troviamo tutti gli elementi fondanti del linguaggio del compositore, ad esempio quei trilli interminabili, lunghi, stremanti che sono caratteristici del pianismo beethoveniano. Il trillo o il tremo- lo del pianoforte in Beethoven non è un momento di sfogo concesso al virtuoso, se non in quel senso trascendentale che sarà poi ripreso ed esplicitato da Liszt. E non è un modo di imitare la natura, come invece avviene con gli abbellimenti quando sono affidati ad altri strumenti (ad esempio nella Se- QUINTO CONCERTO sta Sinfonia). Questi trilli sostenuti del pianoforte sono piut- tosto la manifestazione di un fenomeno di tipo più profondo: come l’oscillare costante e inarrestabile che si verifica all’in- terno dell’atomo, un fenomeno al tempo stesso eterno, quin- di imperturbabile e costante, ma nato da una potente forza di attrazione, espressione di un equilibrio raggiunto eppure fragilissimo, che porta esecutore e ascoltatore fino a sfiorare l’eternità, anche se entrambi lo sanno destinato a spezzarsi risolvendosi in altro – come infatti puntualmente accade. L’Allegro iniziale si apre con quello che possiamo definire un preludio, in cui per tre volte a un accordo fortissimo dell’or- chestra succede l’arpeggiare del pianoforte, e solo dopo se- gue la tradizionale esposizione orchestrale. L’Adagio un poco mosso ha la tonalità di impianto in Si maggiore, ma il pia- noforte modula nuovamente alla tonalità generale del Con- certo, Re maggiore. Infine il Rondò conclusivo, con il suo inizio sognante in cui il timbro del corno si sposa a quello del pianoforte e la sezione, quasi in conclusione, in cui invece lo strumento solista è scandito solo dai timpani. Sinfonia n. 5 in Do minore op. 67 (durata 35 minuti circa) Allegro con brio Andante con moto Allegro Allegro – Presto La Quinta Sinfonia, composta tra il 1807 e il 1808, è tra i brani più presenti nell’immaginario popolare: i drammatici accordi con i quali si apre – tre note velocemente ribattute che cadono una terza sotto per il quarto accordo, il tutto immediatamente ripetuto una seconda volta un tono più sotto – rappresenterebbero, nelle parole dello stesso Be- ethoven, “il destino che bussa alla porta”. Ed è questo l’ele- BEETHOVEN PIANO CONCERTS mento dal quale nasce e si configura il primo tema, sul quale si basa per intero lo sviluppo del primo movimento, Allegro con brio. Mendelssohn eseguì al pianoforte l’Allegro con brio per Goethe, e racconta la reazione del poeta: «Prima disse: “Non è affatto commovente, desta soltanto stupore essendo una cosa grandiosa”. Poi continuò a borbottare, e dopo qualche tempo aggiunse: «È una creazione grandissima ma folle, vien da temere che persino la casa crolli. Figurarsi quando suona un’orchestra al completo!”». Il destino, nel caso di Beethoven, era la sordità che lo isola- va sempre più dalla società e dal suo pubblico, ostacolandolo nella composizione e impedendogli di eseguire in pubblico le proprie opere: ricordiamo che Beethoven non eseguì mai al pianoforte il Concerto n. 5 in pubblico, diversamente da quanto aveva fatto con gli altri concerti, proprio perché non era più in grado di suonare insieme all’orchestra. La scelta stessa della tonalità di Do minore rafforza la potenza tragica della Sinfonia, una di quelle dove i contrasti sono più accesi. Il secondo movimento, Andante con moto, in La bemolle maggiore, presenta un tema di stampo popolaresco che viene riproposto sottoponendolo ad una serie di variazioni. Dopo questa pausa momentanea di serenità, il terzo movimento, Allegro (diversamente da quanto fa solitamente, Beethoven è attento a non definirlo Scherzo) ritorna alla tonalità di Do minore e ripropone quasi subito, prima affidandolo ai soli cor- ni e poi all’insieme dell’orchestra, il motto del “destino che bussa alla porta” che aveva aperto la Sinfonia e che ritorna insistentemente anche nel corso di questo movimento. L’ultimo movimento, Allegro, si apre con un fortissimo gene- rale, non più in Do minore ma nella luminosa tonalità di Do maggiore: è il momento della risoluzione delle angosce e dei conflitti che avevano oscurato i movimenti precedenti in un trionfo conclusivo – sfumato solo da una momentanea eco del tema del terzo movimento – espressione dell’ottimismo di Beethoven, che sfocia nella coda in un frenetico Presto. Daniel Cohen ha debuttatto recentemente con grande suc- cesso alla Canadian Opera Company con La clemenza di Tito con la regia di Christopher Alden. Spesso presente in Italia, ha diretto la prima italiana di Maria di Venosa di D’Avalos al Festival della Valle d’Itria 2013 e inaugurato la stagione 2012 del Teatro Lirico di Cagliari con una nuova produzione di Don Quichotte di Massenet. È stato designato Kapellmeister della Deutsche Oper di Berli- no per la stagione 2015-16: dirigerà Don Giovanni, Lucia di Lam- mermoor, La traviata, Il barbiere di Siviglia e Die Zauberflöte. Nel 2013-14 ha diretto Rigoletto e Don Giovanni per la New Israeli Oper, dove tornerà per Le nozze di Figaro e La Cenerentola. Dopo aver lavorato alla Los Angeles Philharmonic Orchestra con Du- damel, questa stagione debutterà con le orchestre di Milwaukee e Tampere e con l’Orchestre de Chambre di Losanna, e tornerà sul podio dell’Orchestra del Maggio Musicale di Firenze. È direttore musicale della Jersey Chamber Orchestra, dove ha lavorato con artisti quali Nicola Benedetti, Sophie Bevan, Alison Balsom, Lawrence Zazzo e il Trio Sitkovetsky, e direttore artistico del Gropius Ensemble. Dal 2011 al 2013 ha partecipato al Composer Project dell’Accademia del Festival di Lucerna, lavorando con Pierre Boulez. In precedenza è stato assistente di Daniel Barenboim alla West-Eastern Divan Orchestra. Ha studiato violino e direzione a Londra. Recentemente ha ricevuto il terzo premio alla Evgeny Svetlanov Con- ducting Competition. Fra i più affascinanti interpreti della sua generazione, il multi premiato pianista Jean-Efflam Bavouzet svolge una intensa carriera concertistica e discografica. È inoltre diret- tore artistico di un Festival nelle Isole Lofoten. Incide in esclusiva per Chandos: di recente ha realizzato l’integrale dei Concerti di Prokof’ev con la BBC Philharmonic Orche- stra e Gianandrea Noseda e sono in corso i cicli delle sonate di Beethoven e Haydn.