Indice

Natura 2000: la Rete ecologica europea 2

I siti Natura 2000 FORESTA DEI nelle Foreste di 3 La Foresta Corni di e la Zona di Protezione Speciale 4 Il territorio, la storia ZPS “” IT2020301 e il turismo nella Foresta 5

Il Piano di Assestamento Il sito Natura 2000 Forestale Semplificato 10 e le Misure di conservazione Gli Habitat Natura 2000 11

Le Misure di conservazione degli Habitat 14

La Fauna e la Flora Natura 2000 17

Le Misure di conservazione della Fauna e della Flora 19

Norme comportamentali e divieti 20

Foto di copertina: Primavera nella Foresta Corni di Canzo

ERSAF E NATURA 2000 1109 Pian di 803 R Crezz o i B Abbadia v 207 r e Lariana 348 a v Lago di a M.Oriolo Pràzzapin L 1104 Crezzo i Caprante s V. di To ver a c 0 00 0 i 0 8 Alpe di e o

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ZPS “Triangolo Lariano” IT2020301

Il sito Natura 2000 e le Misure di conservazione

ERSAF E NATURA 2000 Natura 2000: la Rete ecologica europea

Natura 2000 è il nome assegnato dall'Unione Europea ad un sistema coordinato e coerente di aree, da cui il termine “rete”, destinate alla conservazione della biodiversità presente nei territori dei Paesi membri. La Rete si fonda su due Direttive: I la Direttiva 92/42/CEE, detta “Direttiva Habitat” che prevede l’individuazione e la protezione di siti caratterizzati da Habitat naturali e seminaturali e specie animali e vegetali, considerati di interesse comunitario; I la Direttiva 79/409/CEE, detta “Direttiva Uccelli” che richiede sia la conservazione di nume - rose specie ornitiche sia l'individuazione di aree da destinarsi alla loro protezione. La Dir. Uccelli è stata recentemente sostituita con la Direttiva 2009/147/CE mantenendo, tuttavia, i medesimi obiettivi principali. Per la costituzione della Rete Natura 2000 è promossa l’istituzione dei seguenti siti: I le Zone Speciali di Conservazione (ZSC), attualmente rappresentate dai Siti di Importanza Comunitaria (SIC), in esecuzione della “Direttiva Habitat”; I le Zone di Protezione Speciale (ZPS), in esecuzione della “Direttiva Uccelli".

-30° -20° -10° 0° 10 ° 20 ° 30 ° 40 ° 50 ° Mapp6a0 ° indicativ70 a ° Il territorio dell'Unione Europea è stato suddiviso in 9 Re - delle regioni gioni biogeografiche , ambiti territoriali omogenei dal biogeografiche punto di vista vegetazionale, geologico e climatico: bo - Alpina reale, atlantica, continentale, alpina, mediterranea, ma - 60 ° Atlantica del Mar Nero caronesica, steppica, pannonica e regione del Mar Nero.

Boreale 50 ° I Siti Natura 2000 individuati in Lombardia ricadono Continentale esclusivamente nelle regioni biogeografiche “alpina” e Macaronesica “continentale”.

50 ° Mediterranea Le due Direttive contengono diversi allegati relativi agli Pannonica elenchi delle specie e degli habitat che a vario grado Steppica 40 ° necessitano di tutela. I tre allegati più rilevanti sono: Allegato I della Dir. Habitat: raccoglie l’elenco 40 ° degli Habitat naturali di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di aree speciali

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30 ° 40 ° schio di scomparsa in Europa. Per tale motivo necessi - 30 ° tano di una tutela rigorosa e sono definiti habitat di Ma de ir a Is . 0° 10 ° 20 ° 05 00 30 ° 1000 1500 km 40 ° “interesse prioritario”. Allegato II della Dir. Habitat: elenca le specie animali (Mammiferi, Rettili, Anfibi, Pesci, Artro - podi e Molluschi) e vegetali di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione. Anche in questo caso sono individuate le specie “prioritarie”. Allegato I della Dir. Uccelli: identifica le specie di Uccelli per le quali devono essere previste misure speciali di conservazione sugli habitat, per garantire la sopravvivenza e la riproduzione delle specie nella loro area di distribuzione.

2 I siti Natura 2000 nelle Foreste di Lombardia

L’Ente Regionale per i Servizi all’Agri - coltura e alle Foreste (ERSAF) gestisce Foreste di Lombardia 1. Azzaredo-Casù e valorizza, per conto di Regione Lom - 2. Gardesana Occid. bardia, il Patrimonio Forestale Regio - 3. Val - ZPS Val Grigna nale: oltre 23.000 ettari di boschi, pa - 4. Alpe Vaia - ZPS Val Caffaro scoli e incolti. 5. Anfo Val Caffaro - ZPS Val Caffaro 6. Val di Scalve - ZPS Val di Scalve 7. Legnoli - ZPS Foresta Legnoli Il patrimonio silvo-pastorale regionale 8. Corni di Canzo - ZPS Triangolo Lariano deriva prevalentemente dallo storico 9. - ZPS Valsolda Demanio Forestale Statale, gestito 10. - ZPS Monte Generoso 11. Valle Intelvi fino al 1974-1978 dall’ex-Azienda di 12. Resegone - ZPS - ZPS Costa del Palio Stato delle Foreste Demaniali, succes - 13. Foppabona sivamente dalla Regione tramite il 14. Val Masino 15. Val Lesina Corpo Forestale dello Stato e, infine 16. Val Gerola (1980), dall’ex-Azienda Regionale 17. Alpe Boròn delle Foreste, confluita nel 2002 nel - 18. Carpaneta l’ERSAF. 19. Isola Boschina - ZPS/SIC Isola Boschina 20. Valle del Freddo

Il patrimonio è costituito da 20 impor - 17 tanti complessi forestali denominati Foreste Regionali o Foreste di Lombar - 14 dia, due dei quali sono anche Riserve 15 4 9 16 Naturali, distribuiti nelle province di 1 7 10 13 , , , , Son - 11 1 6 3 4 drio e Mantova. 8 12 3 5 20 Per la loro ricchezza naturalistica 17 2 Foreste hanno accolto al loro interno l’istituzione di SIC e ZPS (con 13 ZPS, 9 SIC e 1 ZPS/SIC) divenendo parte in - tegrante della Rete europea Natura 2000. Di questi Siti, ERSAF ne gestisce 18 direttamente 10, mentre gli altri sono stati affidati ad altri enti pubblici (Pro - 5 19 vince, Parchi e Comunità Montane).

2 Oltre ai Siti presenti nelle Foreste di Lombardia ad ERSAF è stata affidata Riserve naturali gestite da ERSAF anche la cura di altri 3 Siti Natura 1. Riserva Boschi del Giovetto di Paline - ZPS/SIC Boschi del Giovetto di Paline 2000 individuati nelle Riserve Naturali 2. Riserva Monte Alpe - SIC Monte Alpe di cui è ente gestore: la Riserva Natu - 3. Riserva Sasso Malascarpa - SIC Sasso Malascarpa 4. Riserva Valsolda - ZPS Valsolda rale “Boschi del Giovetto di Paline”, 5. Riserva Isola Boschina - ZPS/SIC Isola Boschina “Monte Alpe” e “Sasso Malascarpa”.

3 La Foresta Corni di Canzo e la Zona di Protezione Speciale

La Zona di Protezione Speciale Triangolo Lariano prende il nome dal territorio omonimo che la ospita, ricompreso tra i due rami lacustri meridionali del Lario e la Brianza. Con una superficie di 593 ettari, la ZPS ricopre interamente la Foresta Regionale Corni di Canzo, la Riserva Naturale Regionale Sasso Malascarpa e parzialmente il PLIS di S. Pietro al Monte - S. Tomaso. I comuni interessati sono Canzo e in provincia di Como e Valmadrera in provincia di Lecco. La ZPS rientra nella regione biogeografia “alpina” ed è identificata con il codice IT2020301. Oltre la metà della superficie della ZPS coincide con il territorio sul quale è stato istituito an - che il Sito d’Importanza Comunitaria (SIC IT2020002) “Sasso Malascarpa” che è a sua volta coincidente con l’area della Riserva Naturale omonima (vedi pubblicazione “Riserva Naturale Sasso Malascarpa”). La ZPS si sviluppa nell’ampia testata valliva del Torrente Ravella tra il massiccio calcareo dei Corni di Canzo a nord e la dorsale Monte Cornizzolo - Monte Rai a sud. Le quote limite sono: m. 550 (fondovalle Ravella) e m. 1.372 (vetta Corno Occidentale). Il paesaggio è prealpino con alternanza di boschi e pareti calcaree. I boschi naturali di latifo - glie (con carpino nero, frassino maggiore, acero montano, tiglio e faggio) si intrecciano con i rimboschimenti artificiali di conifere (abete rosso, pino dell’Himalaya e larice giapponese). I versanti danno vita alle suggestive pareti rocciose dei Tre Corni, del Cepp de l’Angua e del Sasso Malascarpa. Lembi di pascolo e prateria completano il mosaico ambientale. Elemento di assoluto rilievo è l’area della Riserva Naturale Sasso Malascarpa. La Riserva an - novera elementi di grande valore naturalistico quali: il Sasso Malascarpa propriamente detto, ricco di fossili di Conchodon; i “Campi solcati” e le “Sorgenti petrificanti”; la vegetazione rupicola e i preziosi popolamenti di Chirotteri.

4 Il territorio, la storia e il turismo nella Foresta

Il Gruppo dei Corni di Canzo appartiene geologicamente alle Prealpi calcaree lombarde. Il sub - strato è costituito da rocce sedimentarie basiche di origine marina, la cui formazione più antica è la Dolomia Principale del Norico. Più a nord si ritrova la Dolomia a Conchodon, che costitui - sce i tre Corni propriamente detti. Altre formazioni rocciose sono la Dolomia del Retico (Calcare di Zu) e il Rosso Ammonitico Lombardo, oltre a diverse serie calcaree scistose e marnose. Inoltre, sulla destra orografica della val Ravella si trovano, depositati sulle formazioni sotto - stanti, ampi detriti di falda ai piedi dei Corni, un terrazzo di origine morenica e depositi alluvio - nali recenti a fondo valle. Dal punto di vista vegetazionale , le formazioni forestali della ZPS risentono fortemente di fat - tori ambientali ed antropici. L’azione dell’uomo ha profondamente modificato l’assetto naturale del territorio prima disboscando per far posto ai pascoli e alle colture agrarie, poi rimbo - schendo, a partire dagli anni ’60, con conifere i terrazzi e gli appezzamenti attorno ai nuclei d’alpe. La sospensione delle pratiche pastorali negli ultimi decenni, ha permesso alle formazioni naturali di riconquistare gli spazi abbandonati con l’avanzata di specie pioniere quali il nocciolo (Corylus avellana ), il salicone ( Salix caprea ), la betulla ( Betula pendula ) e il sorbo montano ( Sor - bus aria ). I lembi di bosco naturale preesistenti si sono ampliati tanto da ricoprire pressoché l’in - tera superficie della Foresta regionale, soprattutto con specie rustiche come il carpino nero (Ostrya carpinifolia ). Attualmente le formazioni forestali sono inqua - drabili in due categorie: I i rimboschimenti artificiali di conifere , costi - tuiti in prevalenza da abete rosso ( Picea abies , il più abbondante), pino dell’Himalaya ( Pinus ex - celsa wallichiana ), larice giapponese ( Larix ka - empferi ) e cedro dell’Atlante ( Cedrus atlantica ); I i boschi naturali di latifoglie , situati sui ter - reni migliori, negli impluvi o sui terrazzi non rim - boschiti, dove il carpino nero è la specie domi - nante, accompagnata da latifoglie nobili come il frassino maggiore ( Fraxinus excelsior ), l’acero montano ( Acer pseudoplatanus ), il ciliegio ( Pru - nus avium ) e il tiglio ( Tilia cordata ), ascrivibili alle formazioni dell’Acero-frassineto con Ostrya e dell’Orno-ostrieto tipico (variante con tigli), a se - conda della maggiore o minore fertilità dei suoli. Nelle porzioni alte dei versanti compare anche il faggio ( Fagus sylvatica ) a dar vita a gio - vani faggete che costituiscono potenzialmente la formazione climax a queste quote. Infine, i tratti più fertili ospitano una formazione bassa a carpino nero e roverella ( Quercus pubescens ) ri - I Corni visti da Prim'Alpe collegabile all’Orno-ostrieto primitivo di rupe.

5 Fontana a Prim’Alpe

La cresta del Malascarpa

Oltre i boschi, presso il comparto del Sasso Malascarpa si sono sviluppati i prati magri acidi e calcarei che variano dai Festuceti (con presenza di festuca, molinia e nardo) ai Brometi (con bromo e brachipodio) ai Seslerieti (in cui prevale la sesleria). Sulle pareti rocciose alligna la vege - tazione casmofitica e rupicola ricca di endemismi insubrici , di cui ricordiamo i più facili da in - contrare: l’Erba Regina ( Telekia speciosissima ), la Campanula dell’Arciduca ( Campanula raineri ), la Primula glaucescente ( Primula glaucescens ). La Foresta Regionale dei Corni di Canzo, che accoglie la ZPS, è gestita secondo gli attuali prin - cipi ambientali, capaci di conciliare il grande valore naturalistico con la crescente richiesta turi - stica e didattica. Il piacere di compiere escursioni immersi in una natura conservata è suppor - tato da infrastrutture per la fruizione a basso impatto ambientale e in armonia con il paesaggio e la tradizione locale. Oltre 100.000 visitatori all’anno vengono attratti dalla sua bellezza e dalla sua offerta ricreativa. La rete sentieristica è capillare e facilmente percorribile. La fruibilità è garantita dalla segnale - tica direzionale e didattica e dalla presenza di numerose aree di sosta. Il luogo focale per ogni turista, al centro della Foresta e della ZPS, è il Centro Visitatori e Di - dattico di Prim’Alpe , mentre un secondo importante appoggio è l’ agriturismo di Terz’Alpe , collegato all’omonimo pascolo. Infine, i nuclei storici di Second’Alpe, Alpetto e Alpe Alto, recuperati da ERSAF, offrono una breve sosta agli escursionisti, oltre che un suggestivo esempio della vita rurale di un tempo.

I Corni di Canzo Il Gruppo dei Corni di Canzo, dall’inconfondibile profilo a tre punte, è di grande importanza geologica e geomorfologica. La sua origine risale a 200 milioni di anni fa circa, per deposizione di calcare in basse acque marine. Oggi è meta di escursionisti che possono ammirare uno stra - ordinario panorama sul ramo lecchese del Lago di Como e sull’Alta Pianura Lombarda. Sulle pareti dei Corni, palestra di roccia per generazioni di alpinisti lombardi, si sviluppano un’impe - gnativa Via ferrata e numerosi itinerari di arrampicata classici e moderni.

Il Sasso Malascarpa Il massiccio “muro” calcareo a Conchodon (i fossili di molluschi bivalvi del Triassico superiore rinvenibili all’interno) è il simbolo della Riserva e soprattutto la testimonianza della condizione ambientale di tipo marino tropicale che caratterizzava oltre 200 miloni di anni fa il territorio. Le rocce, infatti, non sono altro che il risultato della lenta ma incessante stratificazione e trasfor - mazione dei bassi fondali marini, anticamente popolati da una grandissima varietà di molluschi, coralli e pesci.

6 La Casota

Terz’Alpe Gli antichi “Alp” Gli “Alp” sono piccole frazioni montane, alcune abitate tutto l'anno in questa zona, che pote - vano ospitare fino a cento contadini ciascuna (es. Second’Alpe), oltre a numerosi capi da alleva - mento. Vi si praticavano le attività agro-silvo-pastorali tradizionali: allevamento, anzitutto, colti - vazioni di patate e granturco, castanicoltura. Architettonicamente sono costituiti da un unico blocco abitativo, imperniato sulla “cürt” , la corte, a cui si aggiungono talvolta altri piccoli edi - fici, quali i “casèj” (da latino caseum , latte) per la conservazione al del latte, e i casott , piccole costruzioni tutte in pietra, tetto compreso, adibite a deposito attrezzi e ricovero tempo - raneo, esclusivi dell’area dei Corni-Cornizzolo. Lungo la Via delle Alpi si snodano i più importanti Alp : • Prim Alp (Primo Alpe) detto anche Alp Grass (Alpe Grasso) per la sua fertilità; • Segùnt Alp (Secondo Alpe), detto anche Alp dal Suue (Alpe Betulli o Alpe del Sol), poiché ben esposto al sole; • Terz Alp (Terz'Alpe), detto anche Alpe Piotti. Alpeggi minori sono l’Alpetto ( Alpètt ) e l’Alpe Alto ( Alp a vòlt ), veri e propri alpeggi esclusiva - mente estivi, ubicati in quota, sotto il monte Cornizzolo. Oggi l’attività d’alpe è praticata solamente nell’agriturismo di Terz’alpe che, a dispetto della - derosa e austera struttura a corte chiusa, è in realtà il luogo dell’accoglienza e della buona ga - stronomia tradizionale di montagna. Il nucleo di Second’Alpe è recentemente tornato alla luce dopo i lavori di recupero e restauro curati da ERSAF. Si narra che qui sia nato San Miro, molto venerato a Canzo, protettore dalle alluvioni e dalle siccità, cui è dedicata la chiesetta di S. Miro al Monte posta lungo il Sentiero Geologico, presso la grotta in cui dimorò come eremita.

Prim’Alpe All'interno dell'antico edificio rurale di Prim’Alpe, completamente ristrutturato e convertito, si trova il Centro Visitatori e di Educazione Ambientale della Riserva Sasso Malascarpa. Presso il Centro, attivo tutto l'anno con anche un servizio di ricovero, viene organizzata l’attività didattica proponendo corsi formativi e visite guidate alla Riserva e alla ZPS. Prim’Alpe ospita un piccolo museo con reperti fossili, una xiloteca, un erbario con la flora locale, un diorama sulla fauna, il plastico in legno dei Corni di Canzo e numerosi pannelli didattici che illustrano le at - trattive naturalistiche dell’area.

7 Numerosi sentieri e quattro percorsi tematici conducono gli escursionisti al cuore del sito Natura 2000 e ne raccontano i tesori.

Il Sentiero geologico “Giorgio Achermann” e il Sentiero geologico alto Il sentiero Geologico, intitolato a Giorgio Achermann che lo ideò nel 1980, si snoda lungo il Torrente Ravella e illustra con 14 pannelli didattici le emergenze geologiche, geomorfologiche e paleontologiche che si ritrovano nella valle, fra le quali le “Marmitte dei giganti”, le cascate petrificanti e i massi erratici. Il Sentiero Geologico Alto , realizzato nel 2008 da ERSAF, fa parte della rete dei “Geositi dell’”; è l’ideale prosecuzione del precedente ed è dedicato alle rilevanze della Riserva Sasso Malascarpa. Si sviluppa lungo il crinale La Colma - Sasso Malascarpa - Cornizzolo, con partenza da Terz'Alpe, dove una scultura in legno evoca il Sasso e i fossili, e collegamenti a San Tomaso e al Rifugio SEC.

Il Torrente Ravella

Il sentiero geologico

Prim’Alpe Il “Percorso Botanico” Da Prim’Alpe, dove è presente un arboreto didattico, ha ini - zio il Percorso Botanico, indi - rizzato al riconoscimento delle principali specie arboree e ar - bustive (circa 60) locali ed eso - tiche. Il facile sentiero tema - tico si snoda ad anello sopra i terrazzi dell’ex vivaio forestale e nei boschi circostanti.

8 Il “Sentiero dello spirito del Bosco” Il Sentiero dello Spirito del Bosco conduce da Pri - m’Alpe fino dell’agriturismo di Terz’Alpe, in circa un’ora di cammino tra angoli suggestivi, installa - zioni artistiche e sculture lignee fantastiche. Un sentiero magico, che ci apre la porta della Natura e della fantasia, per lasciar libera la propria sensi - bilità ad ascoltare ed osservare.

Il Sentiero Spirito del bosco

Come raggiungere la Foresta - ZPS Per raggiungere l’accesso principale della ZPS si parte da Canzo (CO) verso la lo - calità Fonte di Gajum. Da qui si snodano due percorsi principali: la mulattiera “Via delle Alpi” che conduce al Centro visitatori di Prim’Alpe e il “Sentiero Geologico” che fiancheggia e risale il torrente Ravella fino all’agriturismo di Terz’Alpe. Prim’Alpe e Terz’Alpe sono punto di incrocio e di partenza dei diversi sentieri che conducono alla scoperta della ZPS.

I sentieri escursionistici Un’escursione guidata

Per un approfondimento sulla Foresta e sulla ZPS, si consigliano:

I Carta Escursionista della Foresta Regionale Corni di Canzo , scala 1:15.000 - ERSAF;

I Passi nel Bosco . Trenta escursioni nelle Foreste di Lombardia - ERSAF

I In bici nel bosco . 19 itinerari in Mountain Bike nelle Foreste di Lombardia - ERSAF;

I La Pietra e l’Acqua. Il Sentiero Geologico “Giorgio Achermann” . Itinerario tema - tico n.1 - ERSAF 9 Il Piano di Assestamento Forestale Semplificato

ERSAF, in conformità con le normative europee, nazionali e regionali, ha provveduto a redigere un unico e innovativo strumento di pianificazione e di gestione valido sia per il Patrimonio Fore - stale Regionale, sia per i Siti Natura 2000 ricadenti nelle Foreste di Lombardia e amministrati da ERSAF. Questo importante strumento è il Piano di Assestamento Forestale Semplificato delle Fore - ste di Lombardia, approvato nel 2009, la cui validità è di 15 anni. Sebbene ciascuna Foresta abbia un proprio Piano di Assestamento Forestale, ERSAF ha inteso coordinare e uniformare col nuovo Piano la gestione, la tutela e la promozione delle Foreste re - gionali e dei Siti Natura 2000, avvalorando e rinforzando il concetto di “rete”. Il Piano assolve a molteplici funzioni, in particolare: I indica le azioni selvicolturali per la gestione dei boschi e le misure di conservazione per la salvaguardia degli Habitat, delle specie animali e delle specie vegetali protette da Natura 2000; I adotta, nella definizione delle azioni selvicolturali e nelle misure di conservazione, un ap - proccio multifunzionale sulla base delle funzioni prevalenti e delle vocazioni che ogni Foresta esprime (ad esempio: protettiva, naturalistica, turistica, didattica); I formula indicazioni e prescrizioni attuando una moderna tutela dell’ambiente volta a coniu - gare la conservazione della biodiversità con la valorizzazione delle tradizionali attività agro- silvo-pastorali e con la promozione delle attuali vocazioni didattico-fruitive che le Foreste re - gionali esprimono. Il Piano ha previsto la ripartizione del territorio di ciascun complesso forestale in diverse unità gestionali dette “macroparticelle”, risultanti dall’aggregazione delle particelle assestamentali contigue ed omogenee per funzionalità, composizione e struttura, delineate dai singoli e prece - denti Piani forestali. In considerazione delle caratteristiche ambientali e sociali che contraddistinguono le singole unità gestionali, il nuovo Piano individua la funzione prevalente dell’area, le funzioni seconda - rie, le specie rilevanti e da tutelare, le rilevanze ambientali, le attività da svolgere, da consentire e da evitare. La Foresta Corni di Canzo è stata suddivisa in 7 macroparticelle aventi funzione produttiva, pro - tettiva, turistico-ricreativa, didattico-sperimentale ed ambientale-naturalistica. Attraverso il Piano, ERSAF attua una gestione scientifica, programmata e certificata. Infatti, dalla fine del 2009 ERSAF ha conseguito la dop - pia certificazione della Gestione Forestale secondo i due principali schemi attualmente esistenti a carattere internazionale: FSC (Forest Stewardship Council) e PEFC (Programme for Endorsement of Forest Certification schemes). Entrambi garantiscono una gestione con - forme a rigorosi standard ambientali, sociali ed econo - mici riconosciuti in tutto il mondo.

10 Gli Habitat Natura 2000

La ZPS Triangolo Lariano annovera al suo interno 14 Habitat tra quelli protetti dalla Rete Natura 2000 (vedi cartina in fondo al libretto). Gli ambienti del Sito, in accordo con quanto rilevato dal Piano e secondo la nomenclatura adottata da Natura 2000, che utilizza un codice alfanumerico ed una specifica denomina - zione scientifica (l’asterisco indica un habitat di interesse prioritario), sono:

I gli Habitat forestali : • Habitat 9130. Faggeti dell'Asperulo-Fagetum. Faggete con ricco sottobosco erbaceo presenti su substrato carbonatico. Sono le più comuni tra le Foreste di Lombardia. L’Habitat comprende anche gli abieteti con fag - gio, abbondanti soprattutto nelle Foreste in area silicatica. Habitat potenziale per Ro - salia alpina e per il Gufo reale, specie di interesse comunitario. Nella nostra ZPS “Triangolo Lariano” si ritrova sui versanti settentrionali dei Corni (vicino a Pianezzo) e della Val Ravella (zona di Prà Invers). • Habitat 9150. Faggete calcicole dell'Europa centrale del Cephalanthero-Fagion Rappresenta le foreste termofile di faggio, su sub - strato carbonatico, in zone di tensione tra faggete montane e boschi di latifoglie termofile del piano collinare. Il sottobosco è ricco di specie, tra cui al - cune di pregio floristico come le orchidee. Habitat potenziale per specie di interesse comunitario come Rosalia alpina, Biancone, Gallo cedrone, Gufo reale, Civetta nana, Civetta Capogrosso. Nel - la nostra ZPS si ritrova sul versante settentrionale del Cornizzolo, dal fondovalle del Ravella fino al - l’Alpe Alto e Alpetto. • Habitat 9180*. Foreste di versanti, ghiaioni e vallo - ni del Tilio-Acerion Habitat prioritario 9180* Sono le foreste tipiche delle forre, dei canaloni o In alto: Habitat 9150 dei versanti ripidi freschi e umidi, caratterizzate

11 dalla presenza di latifoglie cosiddette “nobili” come aceri, frassini e tigli. Costituisce l’habitat potenziale per il Gufo reale e il Picchio nero, specie in All. I alla Dir. Uccelli. L’habitat caratterizza tutto l’impluvio del Ravella, fino alla Colma. • Habitat 9260. Foreste di Castanea sativa Nell’area carbonatica prealpina i castagneti sono limitati sui depositi morenici con suolo acido e spesso condotti come castagneto da frutto, generalmente più o meno abbando - nati. Ne esiste un piccolo nucleo sopra Terz’Alpe, detto appunto Selvètt (piccola selva castanile).

I gli Habitat legati ai prati e ai pascoli : • Habitat 4060. Lande alpine e boreali Formazioni di arbusti bassi, nani o prostrati della fascia alpina, subalpina e montana, dominate in particolare da ericacee e/o ginepro nano ( Juniperus communis ), ma che possono includere anche i rodoro-vaccinieti acidofili o basifili, nonché le formazioni a gi - nestra stellata ( Genista radiata ). Habitat potenziale per la Pernice bianca, il Gallo forcel - lo e la Coturnice, specie in All. I alla Dir. Uccelli. Presente in piccoli lembi, non cartogra - fabili, in particolare sul crinale del Sasso Malascarpa. • Habitat 6170. Formazioni erbose calcicole alpine e subalpine Praterie tipiche dell’ambiente prealpino su substrato carbonatico, localizzate sopra il li - mite del bosco. Nelle Foreste di Lombardia la composizione varia dai Firmeti, ai Sesle - rieti, alle praterie magre con elementi di Brometo o di Nardeto. Costituisce l’habitat po - tenziale per la Coturnice alpina, specie in All. I alla Dir. uccelli. Lo troviamo lungo il crinale Malascarpa-Cornizzolo, a costituire la prateria dagli innegabili pregi anche pae - saggistici. • Habitat 6210. Formazioni erbose secche seminaturali e facies cespugliate su substrato calcareo (Festuco-Brometalia) (*stupenda fioritura di orchidee) Prezioso Habitat ben distribuito nei siti prealpini su substrato carbonatico, in stazioni calde e ben esposte di media e bassa quota. Potenziale habitat del Calandro, specie in All. I alla Dir. Uccelli. Ne esistono due piccoli lembi ai piedi dei Corni, presso la Costa bella e la Forcella dei Corni. • Habitat 6510. Praterie magre da fieno a bassa altitudine (Alopecurus pratensis, Sanguisorba officinalis) Prati falciati di bassa quota, regolarmente af - fienati e soggetti a conci - mazione non intensiva. Habitat potenziale del Re di quaglie, specie in All. I della Dir. Uccelli, e di di - versi rapaci diurni. È l’am - pio prato di Terz’alpe, an - cora sfalciato.

Il pascolo a Terz'Alpe

12 I Infine, gli Habitat legati alla parti - colare geomorfologia calcarea che caratterizza sia le vette, i co - stoni e le cenge sia le aree di sorgente e di torrente : • Habitat 6110*. Formazioni erbose rupicole calcicole o basofile del - l'Alysso-Sedion albi Habitat presente in stazioni molto piccole (non cartografabili), tal - volta associato ad habitat rupestri o a pavimenti calcarei. Può anche insediarsi su muri a secco di antichi terrazzamenti. • Habitat 7220*. Sorgenti pietrifi - canti con formazione di travertino (Cratoneurion) Rappresentano un habitat molto Habitat 8210 raro, connesso alla coincidenza di substrati carbonatici con presenza di acque a flussi laminari e cascatelle, in situazioni di bassa quota. I due più im - portanti siti sono la “Valle di San Girolamo”, sotto Prim’Alpe, e l’acqua del Tufo sopra San Tomaso. • Habitat 8130. Ghiaioni del Mediterraneo occidentale e termofili È l’habitat dei ghiaioni, delle pietraie e dei suoli detritici ad esposizione calda delle Alpi in cui vegetano le specie più termofile. Il Piano, per la presenza di alcuni elementi botanici peculiari, lo avvicina al codice Habitat prioritario 8160* -Ghiaioni dell'Europa centrale calcarei di collina e montagna. Questo habitat si può rintracciare nei detriti di falda calca - rei alla base delle pareti dei Corni e del Malascarpa e sui versanti meridionali in via di co - lonizzazione da parte della vegetazione pioniera. • Habitat 8210. Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica Habitat caratterizzato da specie che colonizzano gli ambienti rocciosi (vegetazione ca - smofitica), su rocce carbonatiche. Si presenta, a seconda di quota e giacitura, in un ampio ventaglio di forme: da pareti rocciose strapiombanti, a rupi stillicidiose, a plac - che e cenge con colonizzazione erbacea o arboreo-arbustiva. Può ospitare specie vegetali e animali rare o endemiche. Particolarmente ricca la flora rupestre dell’area insubrica. I siti principali sono le ampie pareti dei Corni, del Prasanto e del Malascarpa, e le balze rocciose del Cepp de l’Angua. • Habitat 8310. Grotte non sfruttate a livello turistico Habitat puntiforme raro (non cartografabile), costituito da nicchie sottoroccia o fendi - ture. È importante per la fauna, soprattutto Chirotteri (= pipistrelli) e per la tutela della ri - sorsa idrica nei sistemi carsici. Tre grottini, difficilmente raggiungibili, si trovano sul ver - sante SE del Monte Prasanto, sotto la vetta e alla base della parete. • Habitat 8240*. Pavimenti calcarei Superfici calcaree suborizzontali con vegetazione rada, testimonianza dei fenomeni di carsismo prodotti dall’azione chimica dell’acqua sulla roccia calcarea. Ambiente ricco di specie casmofitiche rare o endemiche del settore insubrico, che lo accomunano all’habi - tat delle rocce carbonatiche (cod. 8210). Di eccezionale estensione e sviluppo sono i campi solcati creatisi sullo scudo roccioso del Prasanto, irraggiungibili ma ben visibili dalla piazzola di avvistamento appositamente realizzata.

13 Le Misure di conservazione degli Habitat

Il Piano analizza tutti i fattori di rischio, la vulnerabilità e le potenzialità degli Habitat presenti nei siti Natura 2000 ed indica le azioni per assicurarne il recupero, il mantenimento e il miglioramento degli stessi.

Le Misure di conservazione delle Faggete Habitat 9130. Faggeti dell'Asperulo-Fagetum Habitat 9150. Faggete calcicole dell'Europa centrale del Cephalanthero-Fagion Le misure di conservazione per le faggete sono valutate in relazione ai popolamenti e alle stazioni presenti. Laddove i suoli consentono lo sviluppo naturale della faggeta è previsto il mantenimento o l’avviamento all’alto fusto sia con metodi selvicolturali (matricinatura intensiva, diradamenti, se - lezione degli allievi più promettenti, ecc.) sia mediante la conversione per invecchiamento. Nelle stazioni in cui si presentano le conifere è favorita la ripresa del faggio evitando tagli, dirada - menti o azioni che possano frammentare eccessivamente l’Habitat, perché ciò riduce la qualità ambientale e favorisce la diffusione dell’abete rosso. Per lo stesso motivo viene favorita la presenza delle latifoglie minori di accompagnamento e la formazione di strutture del bosco irregolari. Inoltre, è importante rilasciare piante secche o marcescenti per diversificare le offerte trofiche e fornire riparo per la fauna. Nelle stazioni più calde, le faggete lasciano il campo ai boschi termofili misti di carpino nero, fag - gio ed altre latifoglie, riconducibili alle formazioni forestali dell’Orno-ostrieto tipico nella varietà con Faggio, governati tipicamente a ceduo per la tradizionale produzione di legna da ardere. An - che in questi casi si assiste alla libera evoluzione ben oltre il turno consuetudinario.

Le Misure di conservazione degli Habitat freschi e umidi con dominanza delle for - mazioni di acero, tiglio e frassino Habitat 9180*. Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion Le foreste di acero con frassino e tiglio sono considerati Habitat prioritari della Rete Natura 2000 e se ne raccomanda la conservazione e la valorizzazione compositiva e strutturale. Queste formazioni sono strettamente legate ad ambienti freschi ed umidi sia di versante che di impluvio. Quindi bisogna evitare captazioni idriche a monte che possono alterare la giusta umi - dità e freschezza delle stazioni ed evitare i tagli che possano creare aperture eccessive che favori - rebbero l’ingresso di specie estranee al consorzio. Pertanto, in relazione all’orografia, i popola - menti sono lasciati alla libera evoluzione.

Le Misure di conservazione dei Castagneti Habitat 9260. Foreste di Castanea sativa Per quanto riguarda i lembi di boschi di castagno, essi si presentano per lo più come cedui abban - donati o come castagneti da frutto trascurati. Nell’ottica di una gestione naturalistica si punta, mediante diradamenti orientati, a valorizzare tutte le specie presenti, in particolare querce e faggio. Si rilascia all’invecchiamento qualche al - 14 bero, anche di specie diverse dal castagno, e si fa - vorisce la riconversione di alcune situazioni ab - bandonate e invecchiate verso tipi più coerenti con la vegetazione potenziale come la faggeta. Per recuperare i castagneti da frutto sono attuate cure specifiche che prevedono la selezione delle ceppaie, la spollonatura, l’asportazione dei suc - chioni e la potatura di riequilibrio delle chiome, al fine di migliorare il vigore vegetativo e la produtti - vità degli alberi. Le Misure per la conservazione delle pra - terie e dei pascoli Habitat 4060. Lande alpine e boreali Habitat 6170. Formazioni erbose calcicole al - pine e subalpine Habitat 6210. Formazioni erbose secche semi - Faggio monumentale alla colma naturali e facies cespugliate su substrato cal - careo (Festuco-Brometalia) Habitat 6510. Praterie magre da fieno a bassa altitudine (Alopecurus pratensis, Sangui - sorba officinalis) In assenza di cure gli Habitat delle praterie e dei pascoli sono destinati ad essere progressiva - mente ricolonizzati e sostituiti da comunità arbustive ed arboree. Per mantenere o arricchire la biodiversità sono favoriti il pascolo estensivo principalmente bovino ma anche ovino, evitando il carico eccessivo che può banalizzare la flora e favorire le specie nitrofile. Anche lo sfalcio è un intervento previsto per mantenere questi Habitat, con cadenze regolari per rispettare i tempi di nidificazione delle specie ornitiche. Inoltre, lo sfalcio è da considerarsi un intervento prioritario nelle piccole radure tra i boschi che al - trimenti sarebbero a rischio di chiusura. Le Misure per la conservazione degli Habitat delle aree rocciose Habitat 6110*. Formazioni erbose rupicole calcicole o basofile dell'Alysso-Sedion albi Habitat 8130. Ghiaioni del Mediterraneo occidentale e termofili Habitat 8210. Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica Habitat 8310. Grotte non sfruttate a livello turistico Gli habitat delle pareti rocciose e dei ghiaioni, per la loro particolare posizione e formazione, sono generalmente degli Habitat pionieri e durevoli. Le stazioni sono lente da colonizzare, sotto continua azione degli agenti naturali, ma una volta conquistate offrono un riparo sicuro alla flora. Tuttavia per proteggere questi Habitat bisogna evi - tare ogni attività direttamente svolta sulle rocce, come ad esempio: sbancamenti, cavazioni, posa di infrastrutture e disgaggi, salvo i casi assolutamente necessari per mettere in sicurezza alcuni passaggi. Attività fruitive come l’arrampicata o la realizzazione di palestre di roccia vanno regola - mentate.

15 Habitat prioritario 7220 Le Misure per la conservazione delle aree di sorgenti pietrificanti e dei campi solcati Habitat 7220*. Sorgenti pietrificanti con formazione di travertino (Cratoneurion) Habitat 8240*. Pavimenti calcarei Le sorgenti pietrificanti con formazione di travertino rappresentano un Habitat molto raro, connesso alla coincidenza di substrati carbonatici con presenza di acque a flussi la - minari e cascatelle. Sono da evitare tutte le azioni che possano intercettare, ridurre o modificare il normale regime idrologico delle acque coinvolte. In caso di allestimento di punti informativi o didattici, dovranno essere predisposte passe - relle sospese per evitare i danni da calpestio.

Anche l’Habitat dei “campi solcati” è un Ha - bitat prioritario ed estremamente raro e loca - lizzato; nella ZPS è limitato a porzioni di cre - sta presso il Sasso Malascarpa. Di origine carsica, si tratta di solchi verticali nella roccia, profondi e stretti, lavorati dal - l'azione erosiva delle acque meteoriche. È un ambiente fortemente influenzato dagli agenti atmosferici destinato a modificarsi na - turalmente. Data la delicatezza dell’Habitat è essenziale, da parte dei fruitori del sentiero geologico alto, degli escursionisti e degli alpinisti, evitare di compiere azioni o attività che possano direttamente danneggiarlo. Fondamentale per la sua gestione conservazionistica è la valorizzazione dal punto di vista di - dattico.

La gestione dei rimboschimenti di conifere Un accenno va fatto ai rimboschimenti artificiali di pino strobo, pino nero, abete rosso e larice che ricoprono parte del versante destro della Val Ravella e i dintorni del nucleo di Prim’Alpe. Questo soprassuolo dalla copertura continua, prevalentemente monoplana dovrà col tempo lasciare il posto agli habitat forestali originari, rilevanti per Natura 2000. Gli interventi proposti rispondono a due strategie gestionali: l’utilizzazione del legname e l’ac - compagnamento della successione dinamica verso boschi di latifoglie autoctone, laddove è iniziata. Questo secondo obiettivo è favorito con tagli di sostituzione, tagli a buche e dirada - menti selettivi a scapito delle conifere. Inoltre, sono previsti interventi di ripulitura e di sago - matura delle fasce di ecotono tesi ad incrementarne l'estensione, la profondità e l'andamento sinuoso del bosco. Solo presso il Centro di Prim’Alpe (nell’area di Prà Batòn ) in considerazione del valore ricrea - tivo - didattico si è convenuto di mantenere lembi di bosco artificiale di conifera, come testi - monianza di un’attività selvicolturale in voga nei decenni passati che mirava all’unico obiettivo di produzione legname.

16 La Fauna e la Flora Natura 2000

La Fauna della ZPS

Nella ZPS Triangolo Lariano sono presenti circa 40 specie di uccelli tra cui, di particolare interesse e in - cluse nell’Allegato I della Dir. Uccelli, si segnalano: 1. Falco pecchiaiolo ( Pernis apivorus ) 2. Falco pellegrino ( Falco peregrinus ) 3. Coturnice alpina ( Alectoris graeca saxatilis ) 4. Gufo reale ( Bubo bubo ) 5. Succiacapre ( Caprimulgus europaeus ) 6. Calandro ( Anthus campestris ) 7. Averla piccola ( Lanius collurio ) 8. Ortolano ( Emberiza hortulana ) Falco pellegrino

Il Pecchiaiolo è un rapace della famiglia degli Accipitridi, di medie dimensioni con dieta focalizzata sul consumo di imenotteri (vespe, bombi, ecc…) e loro forme larvali che preda dopo aver messo a nudo il nido con le zampe. Frequenta in particolare habitat soleggiati, con radure, di collina e bassa montagna. Il Falco pellegrino appartiene alla famiglia dei Falconidi. Con la coda piccola, le ali po - tenti e il profilo appuntito compie rapidi volteggi e velocissimi picchiate con le quali cat - tura in volo le sue prede, per lo più uccelli. Nidifica in diversi ambienti purché abbia la possibilità di stagliarsi in volo da buone altezze, come le pareti rocciose. La Coturnice alpina è un galliforme della famiglia dei Fasianidi che vive preferibilmente a terra, nelle praterie aride, dove nidifica nel periodo primaverile. Poiché teme il freddo, soprattutto nei primi giorni di vita, risulta molto vulnerabile anche nelle giornate di mal - tempo in montagna. Il Gufo reale , appartenente alla famiglia degli Strigidi, è un abile predatore notturno di uccelli e mammiferi. Nidifica solitamente su pareti rocciose a bassa-media quota e caccia in ambienti aperti sia di fondovalle che nelle praterie e nei pascoli . Il Succiacapre è una specie legata ad ambienti termofili con ampie radure in contesti di bassa montagna. Ha abitudini crepuscolari e notturne e caccia insetti (falene e coleotteri). Non costruisce il nido, ma deposita a terra una coppia di uova. Appartiene alla famiglia dei Caprimulgidi. Il Calandro è un passeriforme migratore che frequenta gli ambienti aridi e aperti: prateria su versanti assolati (es. Habi - tat cod. 6210), zone pietrose, brughiere. Sulle Prealpi arriva fino alla quota di 1500 m.

Coturnice alpina

17 L’ Averla piccola frequenta le zone ecotonali tra foreste termofile e prati semiaridi ed aridi, o i prati stessi ai margini dei pascoli magri montani. Come molti passeriformi è un temibile pre - datore di insetti, ma si nutre anche di piccoli uccelli e micromammiferi. L’ Ortolano abita le aree a clima asciutto e gli ambienti dei coltivi e dei prati. Infatti, nidifica sul terreno, tra le erbe e i piccoli cespugli ma poi si apposta sugli alberi e i pali a dominare il suo territorio. Il nome richiama la sua abituale frequentazione delle aree coltivate e degli orti, habitat che l’agricoltura moderna, intensiva e frammezzata nell’urbanizzato ha reso meno ospitali. La specie è inserita nella Lista rossa tra i Passeriformi. Il Piano di Gestione segnala inoltre, come potenziali presenze ornitiche di interesse comuni - tario, anche quella del Biancone ( Circaetus gallicus ) e del Picchio nero ( Dryocopus martius ). Fra le specie indicate nell’Allegato II della Dir. Habitat impor - tante presenza è quella nel Torrente Ravella del raro Gambero di fiume (Austropotamobius pallipes ), mentre è da ritenersi potenziale la presenza del Cervo volante ( Lucanus cervus ) e della Falena dell’edera ( Euplagia quadripunctaria* ) ed Eu - phydryas aurinia , farfalla diurna legata agli ambienti umidi. Tra i Mammiferi particolarmente interessante risulta la Chirotte - rofauna che trova negli anfratti rocciosi e nei boschi poco di - sturbati un ambiente ideale. Nella ZPS si indicano 4 specie dell’All. II alla Dir. Habitat: Rinolofo maggiore (Rhinolophus ferrumequinum ), Vespertilio di Bechstein ( Myotis bechsteini ), Vespertilio di Blyth ( Myotis blytii ) e Vespertilio maggiore ( Myotis myotis ). Nella ZPS occorre segnalare la presenza in rapida espansione Il Rinolofo maggiore del Cinghiale ( Sus scrofa ) che provoca con le sue attività di ri - cerca del cibo danni considerevoli allo strato erbaceo e la pre - senza occasionale del Muflone ( Ovis orientalis musimon ), introdotto artificialmente e pre - sente con colonie stabili nel vicino monte Moregallo.

La Flora della ZPS Nella ZPS viene indicata una sola presenza tra le specie botaniche di interesse comunitario, che deve essere tuttavia verificata: il gladiolo palustre ( Gla - diolus palustris ). Il Sito è, inoltre, rilevante per la presenza della flora che si sviluppa tra le pareti rocciose. Essa ap - partiene al cosiddetto “Contingente Insubrico”, ricco di endemismi di grande interesse botanico. Le specie di maggiore interesse sono: Campanula dell’Arciduca ( Campanula raineri ), Erba regina ( Te - lekia speciosissima ), Primula glaucescente ( Primula glaucescens ), Aglio d’Insubria ( Allium insubricum ), Peonia ( Peonia officinalis ), il Raponzolo ( Physople - Peonia officinalis xis comosa ) e il Citiso insubrico ( Cytisus emeriflorus ).

18 Le Misure di conservazione della Fauna e della Flora

All’interno delle Foreste Regionali e delle Riserve Naturali da sempre vige il divieto di cac - cia che, oggi, si estende anche ai territori delle ZPS istituite al loro interno. Un divieto che impli - citamente risulta essere la prima misura di conservazione per la fauna. Più specificatamente, gli interventi all’interno dei boschi a favore della fauna sono mirati ad arricchire lo spazio vitale degli animali, accrescendo la capacità delle foreste di ospitarli. Sono privilegiati i boschi con composizione mista e struttura disetanea , con radure e zone di sot - tobosco . Gli interventi selvicolturali indicati a questo scopo sono i tagli a gruppi o saltuari, i diradamenti selettivi e a buche, per offrire una buona alternanza tra l’ambiente di rifugio e le zone di alimentazione. Anche i margini dei boschi, zona di ecotono importante per molte specie animali, vengono rimodellati con tagli marginali per conferire un andamento frastagliato. Altrettanto importanti sono le aree aperte costituite da prati, pascoli e incolti perché interrompono la monotonia del bosco e offrono una riserva alimentare soprattutto per gli Ungulati, per gli uccelli, come i passeriformi e i galliformi, e per i pipistrelli. In questi ambienti sono previsti interventi di sfalcio, di pa - scolo estensivo e di controllo della colonizzazione da parte del bosco. Per la tutela dei rapaci diurni, nidificanti sulle rupi e sugli alberi, e fruitori degli habitat aperti per la cac - cia, è importante, oltre al mantenimento dei prati e dei pascoli montani, la limitazione del disturbo antropico nei siti riproduttivi . Nell’ambiente forestale la massa legnosa morta presente in un giusto rapporto con la biomassa viva (tra il 10 e il 30 %) è indispensabile per aumentare la biodiversità . Alberi morti o deperienti, in piedi o a terra insieme alle ramaglie offrono, infatti, riparo e cibo a diverse specie di animali, dagli Insetti agli Anfibi, dai Rettili ai Mammiferi e agli Uccelli. Ne traggono vantaggio, ad esempio, le specie saproxiliche, che dipendono dalla presenza di legno morto o marcescente, o i picchi, che nei tronchi ricavano il pro - prio nido e catturano le larve d’insetti per nutrirsi e i rapaci notturni che ricercano rifugio. La tutela della flora viene attuata indirettamente attraverso la gestione conservativa degli Habitat e di - rettamente con l’applicazione della normativa regionale che impone la protezione rigorosa di molte specie (L.R. n. 10 del 2008 e D.G.R. n. 11102 del 2010).

Le misure di conservazione del Gambero di Fiume Il Gambero di fiume una volta era molto diffuso in tutti i corsi d’acqua di media montagna e pianura. Oggi sopravvive solo in pochi ambienti, dalle acque non troppo fredde e per nulla inquinate. Le residue popolazioni sono minacciate dalla costante diffusione e colonizzazione delle specie alloctone nordamericane, come il gambero rosso della Louisiana. Per mantenere la popolazione del Torrente Ravella è necessario monitorare la qualità delle acque, contrastando il loro l’inquinamento ed intorbidamento, e salvagauardare le aree idonee ad ospitare la specie. Ovviamente è vietata l’in - troduzione di specie esotiche ed è controllata la popolazione dei salmonidi che sono i loro predatori naturali. É in via di realizzazione (2010) presso l’ex vivaio di Prim’Alpe un centro di al - levamento del Gambero di fiume , destinato a divenire punto di partenza per il ripopolamento dei corsi d’acqua del Triangolo lariano e dell’Alta Brianza. Maschio e femmina di gambero di fiume 19 Norme comportamentali e divieti

Ogni volta che si visita un’area naturale è buona norma attenersi ad alcune regole di comportamento che aiutano ad arrecare minor disturbo all’ambiente circostante e a tutelare al meglio la ricchezza biologica e di paesaggio.

In particolare:

I l’uso delle mountain-bike è ammesso solo lungo le strade e le mulattiere; percorrere libera - mente pascoli, praterie e zone boscate, può pro - vocare danni agli habitat presenti; I rispettare le tabelle della sentieristica , evitando di uscire dai tracciati segnalati e seguire le indica - zioni contenute nei pannelli informativi; I i cani fanno parte della categoria dei “predatori pericolosi” per la maggior parte della fauna lo - cale: devono essere sempre condotti al guinza - glio ed essere strettamente sorvegliati; I evitare qualsiasi rumore che possa arrecare di - sturbo alla fauna e agli altri visitatori, stando in silenzio si possono ascoltare i suoni della natura; I le aree attrezzate , sono realizzate in luoghi specifici per arrecare minor disturbo all’am - biente, vanno sempre utilizzate per le nostre so - ste e i pic-nic; Val Ravella I accendere fuochi all’aperto è consentito solo dove ci siano punti appositamente predisposti;

I i rifiuti , anche quelli di natura organica, non fanno parte dell’ambiente naturale, vanno portati via; I se si trova un animale ferito , chiamare la Polizia Locale Provinciale o il Corpo Forestale dello Stato (numero verde 1515) evitando di toccare l’animale. Se si trova un piccolo, lasciarlo dov’è, evitare as - solutamente di toccarlo o accarezzarlo.

Si ricorda inoltre che nelle Foreste Regionali è vietato:

I effettuare la caccia ; I il transito motorizzato al di fuori delle strade agro-silvo-pastorali il cui utilizzo è regolamentato e autorizzato dall’Ente competente; I l’ utilizzo dell’elicottero per finalità turistico ricreative; I praticare il campeggio , libero o organizzato, se non autorizzati da ERSAF; I svolgere attività sportive di qualsiasi tipo che possano arrecare disturbo agli animali e all’ambiente, in particolar modo lungo le pareti rocciose dove nidificano l’Aquila reale e il Falco pellegrino. Eventi organizzati devono essere comunque autorizzati da ERSAF; I ogni forma di cattura di uccelli e di mammiferi selvatici , nonché il prelievo di uova, nidi e piccoli nati; I fornire alimentazione artificiale alla fauna selvatica , sia in modo diretto, sia abbandonando ri - fiuti nell’ambiente; I prelevare e asportare materiale fossile, minerali, rocce, terriccio di sottobosco e strame.

È invece regolamentata, e in alcuni casi vietata, da specifiche normative regionali:

I la caccia nell’area esterna ai confini della Foresta Regionale Corni di Canzo e della Riserva Naturale (D.G.R. n. 9275 del 2009); I la raccolta di funghi (L. R. n. 31/08 e regolamenti comunali); I la raccolta di piante, erbe officinali e/o fiori (L. R. n. 10/08 e DGR n. 11102 del 2010).

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Questa pubblicazione è stata realizzata con il contributo (finan - ziario) del Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR), nell’ambito del Programma regionale di Sviluppo Rurale 2007- 2013, Misura 323A.

Coordinamento editoriale: Alessandro Rapella Testi: Marcello Tardivo, Alessandro Rapella, Barbara Cavallaro, Giuliana Cavalli, Sergio Poli Immagini: Naturtecnica (copertina e pag. 7, 8, 9, 11, 13, 18) Archivio fotografico ERSAF (pag. 4, 5, 6, 12, 15, 16, 17, 19, 20) pag. 13, Falco pellegrino: Geoffrey Kuchera pag. 13, Coturnice alpina: archivio fotografico ERSAF pag. 14, Rinolofo maggiore: Massimo Favaron Cartine: Lorenzo Bassi, Mottarella Studio Grafico Progetto grafico e stampa: GraficheCola srl - Lecco

L’utilizzo dei contenuti della presente pubblicazione è consentito solo dietro autorizzazione scritta di ERSAF con l’obbligo della ci - tazione scritta della fonte.

I edizione 2010

Fanno parte della collana “ERSAF E NATURA 2000”: • Foresta dei Corni di Canzo ERSAF • Foresta del Resegone • Foresta del Monte Generoso Via Copernico, 38 - 20125 Milano • Foresta della Val di Scalve Tel. 02.67404.1 - Fax.02.67404.299 • Foresta della Val Grigna [email protected] • Foresta di Legnoli • Foresta di Anfo-Val Caffaro www.ersaf.lombardia.it • Foresta dell’Alpe Vaia • Riserva Naturale Valsolda www.forestedilombardia.it • Riserva Naturale Sasso Malascarpa • Riserva Naturale Boschi del Giovetto di Paline ERSAF - sede territoriale • Riserva Naturale Monte Alpe Corso Promessi Sposi, 132 - 23900 Lecco • Riserva Naturale Isola Boschina Tel. 02.67404.450 - Fax. 02.67404.469

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