N L'opera Di Alberto Moravia Nel

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N L'opera Di Alberto Moravia Nel , " .," WIENSTE!N L'OPERA DI ALBERTO MORAVIA NEL GIUDIZIO DEI CRITleI , '. L'OPERA DI ALBERTO MORAVIA NEL GIUDIZIO' DEI CRITICI. by Jen Wiens·tein A thesis stibmitted to the Faculty of GraduateStudies, and Research in partialfulfilment of the requirements for the degree of Master of Arts. Department of Italian Language and Literature, McGill University, August 1968 Montreal. ~~. ~~" @) Jen Wienstein 1969 1 1 Jen Wienstein L 'OPERA DI ALBERTO MORAVIA NEL GIUDIZIO DEI CRITleI Department of Italian Language and Literature Master of Arts This is not an essay on Alberto Moravia but a study of the literary criticism on his work. The bibliography, placed at the end of this thesis, is evidence of the considerable attention MOravia.has received from literary critics. In the first chapter l discuss the main trends in Moravian criticism. In the other chapters l examine in detail the most important aspects of MOravia's work - the scene, the characters, the main themes, and the style of his novel:s, short stories, and plays - as they are presented by the critics. In the conclusion l attempt to assess the overall contribution made by the critics to our understanding of MOravia's work. PREMESSA Benché Alberto Moravia 0, secondo 10 stato civile, Alberto Pincherle - Moravia, com'~ noto, ~ uno pseudonimo - abbia appena pas­ sato i sessant'anni, c'~ gi~ intorno a lui un numero notevole di scritti critici. Per convincersene, baster~ dare uno sguardo alla, bibliografia alla fine di questo saggio. Sembra, quindi, chesia giustificato il proposito di tracciare un quadro della critica moraviana, soffermandosi su certi aspetti di essa particolarmente significativi, etentar di fare cos!, sia pure brevemente ed in via deI tutto provvisoria, il bilancio dei risultati raggiunti. E' questo appunto, soltanto questo, 10 scopo deI presente lavoro. Non si tratta, dunque, di un saggio su Moravia, ma di un saggio sulla critica moraviana. J. W. '- l PERICOLI E TENDENZE DELLA CRITlCA MORAVIANA Di fronte alla critica che mira ad esaminarlo, valutarlo, e presentarlo, bello 0 brutto che sia, al pubblico, Alberto MOravia si mostra offeso, deluso e scontento. In un'intervista con P. Festa Campanile, nella Fiera letteraria deI 1952, MOravia dice: La maggior parte dei critici ~ in polemica con me; essi sarebbero lieti se io scivolassi sulla buccia di banana di un'opera sbagliata. Non aspettano altro, questo ~ il loro maggiore desiderio. L'intervista ~ intitolata: "1 critici vogliono la mia fine?"l MOravia, perO, non ~ uno che si lasci criticare senza, a sua volta, criticare gli altri. Fra MOravia e i suoi critici c'~ un dialogo continuo, una specie di lotta verbale. MOravia risponde ai giudizi dei critici; dice quelle che ritiene valida e utile in un giudizio letterario e quelle che gli sembra falso e vano; dice dov'~ 1 Fiera letteraria, 6 gennaio 1952. 3 d'accordo e dove diverge dalla critica. l critici giudicano MOravia; ;Moravia giudica i critici;:. ed ~ un giudice severo: Autrefois le critique était informative. Elle présentait un livre aux lecteurs. Aujourd'hui, elle se veut créatrice, lyrique, autobiographique. Le critique ne parle pas du livre mais de lui-même. Il se raconte, sur le dos du romancier. Il devient le rival de ce dernier. A la limite, il pourra éliminer les oeuvres publiées ~ critiquer, pour parler d'oeuvres imaginaires. La seule critique dont je reconnais la validité est celle qui se demande ce que l'auteur a voulu faire et dans quelle mesure il a réussi. 2 In un artico10 della rivista Nuovi argomenti Moravia spiega molto chiaramente il suo atteggiamento verso la critica, ed esprime efficace- mente la sua de1usione e insoddisfazione davanti ad essa: Ricordo che fin dalla pubb1icazione de1 mie primo romanzo G1i indifferenti, io provai, 1eggendo le numerose recensioni~ un senso-­ profonde di de1usione. Mi co1pivano la 10ro superficia1it~, pro­ vincia1it~, esteriorit~ e meschinit~, pur sotto la vernice presuntuosa e brillante della cosiddetta critica estetica. Ma soprattutto mi co1piva la incomp1etezza di queste critiche. Facevano pensare a qua1cuno che diriga su un paesaggio notturno il raggio molto ristretto di una picco1a lanterna e 10 diriga per giunta in un punto solo e quindi pretenda di aver visto l'intero paesaggio. QUesto senso di de1usione si ripeté poi punta1mente ogni volta che facevo uscire un 1ibro. E si ripeté egua1mente la sensazione della parzia1it~ e manchevo1ezza de11'esame, tanto pih misteriose in quanto ormai non potevano imputarsi alla novit~ della mia opera. Alla fine, dopo mo1te rif1essioni, sono venuto alla conc1usione che la mia insoddisfazione era originata da un fatto molto semp1ice: io ero e sono tuttora convinto che certi aspetti della mia opera andassero presi in seriaconsiderazione. Da1 canto 10ro i critici non presero mai in considerazione questi aspetti, anzi, tenacissima­ mente, li ignorarono e li ignorano a tutt'oggi. Soltanto neg1i u1timi anni, con l'avvento della critica pib giovane, la situazione ~ in parte cambiata.3 2 Cito da11'intervista di Moravia con L. Wiznitzer, '~e flic du sexe, Moravia," Le magazine Mac1ean, marzo 1968. 3 A. Moravia, "Otto domande sulla critica 1etteraria in Ita1ia," Nuovi argomenti, maggio-agosto 1960. 4 Data la "superficia1ith, provincia1ith, esteriorith e meschinith" della critica, MOravia cerca lui di rimediare a11e lacune e a11e deficienze di questa, e si fa avanti come critico di se stesso. Scrive, appunto, Fernandez: Lungi da1 nascondere, come fanno un buon numero di scrittori con civetteria abusiva, il segreto significato delle sue opere alla 1uce indagatrice della critica, MOravia 1ascia capire ••• che ~ lui, MOravia, il primo ad essere critico delle sue opere.4 Attraverso varie interviste, mo1ti scritti critici, e artico1i, come "Ricordo deg1i Indifferenti" e "Perché ho scritto La romana," veniamo a conoscere le sue idee. Per esempio, sui personaggi di un racconto: Que110 che c'interessa non ~ tante una sedicente obiettivith' che co11ezioni tipi e caratteri meccanicamente; quanto ~ la capacith tutta poetica di rappresentare in spog1ie umane le proprie speranze, le proprie paure, i propri risentimenti, i propri amorij di raccontarsi non attraverso il ca1do dis corso della 1irica ma attraverso i personaggij di definirsi suddividendosi e sdoppiandosi in una 0 cento creature. In a1tre parole il personaggio non ~ il frutto di un'osservazione pi~ o mena minuziosa e precisa; bens! la forma de1 giudizio morale. Osserviamo di passaggio che ~ appunto per questo motivo che i personaggi de1 romanzo sono spesso meno de11'autore, spesso l'autore stesso, ma raramente pi~·de11'autore.5 o su Freud e Marx: Il caso di Freud ~ molto simile a quelle di Marx. Ambedue mettono a11'origine di attivith apparentemente autonome e 'idea1i' una determinazione materia1e: l'istinto sessua1e in Freud, il movente economico in Marx. 6 4 D. Fernandez, Il romanzo ita1iano e la crisi della coscienza moderna, trad. it. di Franca Lerici (Mi1ano, 1960), p. 30. 5 A. MOravia, L'uomo come fine (Milano, 1964), p. 22. 6 L'uomo come fine, p. 85. 5 Ed ecco la giustificazione della sua preoccupazione per il sesso e per il denaro: All l can say is that the dominating theme of my work seems to be that of the relationship between man and reality. This may seem to some people a philosophical problem and is indeed the outstanding problem of our time. It took an acute form during and immediately after the first world war because of the destruction by the war itself of the traditional scale of values, and because the relationship between man and reality, which up till then had been based on tradi­ tional ethics, was brusquely interrupted by the collapse of those very ethics. Man found himself suddenly incapable of establishing a relationship with his own world, for the world had become dark and unplumbable or - worse still - it had disappeared. Gli indifferenti an~ my other novels have sought to express the urgency of these pro­ blems. It was this urgeccy that p~ompted a particular preoccupation with the fact of sex, which is one of the most primitive and unchanging manifestations of the relationship with reality; and the same goes for the preoccupation with social and economic facts. 7 Siamo ben informati del suo punto di vista circa la letteratura impegnata: Je suis contre l'institutionnalisation de la littérature. Sinon, elle perd sa spontanéité, devient propagande. Un écrivain a une con­ 'science politique et peut même avoir une action politique, mais s'il met ses écrits au service d'un parti politique, il cesse d'être écrivain.8 E circa il moralismo: Il mondo moderne non ha né un'idea dell'uomo né un concetto del bene e del male di cui farsi un trampoline per slanciarsi nel moralismo •••• Il mondo moderne è, insomma, un mondo di accusati in cui nessuno è 0 si sente degno di esser giudice; un mondo di conformisti senza alcun modello al quale conformarsi. 9 7 A. Moravia, "About my novels," The twentieth century, CLXIV (1958), 531. Il testo di questo articolo, scritto originariamente per la radio Francese, è stato pubblicato in inglese, nella traduzione di Barbara Lucas. Sulla questione accennata sopra, si veda anche R.W.B.' Lewis, The picaresque saint (Philadelphia, 1959), p. 298. 8 Intervista con L. Wiznitzer. 9 L'uomo come fine, pp. 283-4. 6 Potremmo continuare con le citazioni, ma ci sembra che basti. Gli scritti critici di MOravia ci fanno sapere quel che egli ha inteso fare nella sua narrativa: le preoccupazioni, le aspirazioni, le idee che 10 hanno giudato. MOravia cos( certamente rende pitt facile, almeno entro certi limiti, il lavoro della critica. Ma bisogna tener conto che egli vorrebbe addirittura dominarlo e giudarlo, ridurlo cio~ ad un lavoro di elaborazione delle sue osservazioni. l critici, a loro volta, nella maggior parte dei casi, respingono MOravia come guida deI loro lavoro critico, trascurano le sue indicazioni, sono diffidenti di fronte aIle spiegazioni fornite dallo scrittore; non ammettono un rapporto diretto fra le idee critiche di MOravia e la sua opera·narrativa; continuano ad esplorare, ad analizzare per arrivare ad un'·interpretazione per conta loro.
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