LAVORI DI COSTRUZIONE DELLA SS106 JONICA CATEGORIA B – MEGALOTTO 3 DALL’INNESTO CON LA SS534 (km 365+150) A (KM 400+000) PROGETTO DEFINITIVO ______Studio di Impatto Ambientale Quadro di Riferimento Ambientale

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LAVORI DI COSTRUZIONE DELLA SS106 JONICA CATEGORIA B – MEGALOTTO 3 DALL’INNESTO CON LA SS534 (km 365+150) A ROSETO CAPO SPULICO (KM 400+000) PROGETTO DEFINITIVO ______Studio di Impatto Ambientale Quadro di Riferimento Ambientale

STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – Lande Srl Coordinamento operativo: Prof.ssa Rosaria Sciarrillo Quadro di Riferimento Progettuale: Prof.ssa Rosaria Sciarrillo Quadro di Riferimento Programmatico: Arch. Imma Caiazzo Quadro di riferimento Ambientale: Ing. Antonio Varricchio Suolo e sottosuolo: Dott. Geol. Gianluca Robertelli - Dott.ssa Geol. Anna Stella Grande Atmosfera: Ing. Antonio Varricchio - Ing. Simone Carrillo Rumore: Ing. Valerio Mencaccini - Ing. Denis Trani Ambiente idrico: Ing. Dott. Geol. Gianluca Robertelli – Dott. ssa Lucia Taranto Vegetazione e Flora : Dott. Giuseppe Baiamonte Fauna ed Ecosistemi: Dott. Federico Marrone - Dott. Francesco Lillo Paesaggio: Arch. Imma Caiazzo - Dott. Giuseppe Baiamonte Salute Pubblica: Arch. Angeliana Barletta

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3.3.2 Indicazione dei corpi idrici interessati e loro classificazione 38 3.3.3 Qualità e utilizzo delle acque superficiali 38 INDICE STATO ATTUALE DELL’AMBIENTE IDRICO SOTTERRANEO 39 3.3.4 Complessi Idrogeologici 39 3.3.5 Alimentazione e deflusso 41 1. CARATTERISTICHE DELL’AMBIENTE INTERESSATO DALL’INTERVENTO 6 3.3.6 Sorgenti e pozzi 43 3.3.7 Stato qualitativo della risorsa idrica sotterranea 45 1.1 Caratteristiche del territorio 6 3.4 Vulnerabilità dei corpi idrici 46 1.2 Caratteristiche ambientali d’insieme 7 3.5 Analisi interazione opera-componente 48 1.3 Aree di influenza degli effetti 8 3.5.1 Alterazione del regime idraulico 48 3.5.2 Descrizione delle eventuali modifiche sull’assetto morfologico ed idraulico derivanti dall’intervento 48 3.5.3 Presenza di opere d’arte in alveo e tipologie degli interventi di protezione previsti 49 2. ATMOSFERA 9 3.5.4 Carico inquinante post-operam con definizione delle fonti 49 3.5.5 Misure di contenimento degli impatti in fase di realizzazione (con particolare riferimento alla 2.1 Inquadramento Normativo 9 salvaguardia quali-quantitativa della risorsa idrica emunta da pozzi esistenti ad uso idropotabile) 49 3.5.6 Misure di contenimento degli impatti in fase di esercizio 50 2.2 Caratterizzazione dello stato di fatto 14 3.5.7 Reti di monitoraggio 50 2.2.1 Lineamenti climatici 14 2.2.2 Qualità dell’aria 16 3.6 Presidi idraulici 51 2.2.3 Qualità dell’aria nella zona di progetto 18 3.6.1 Portate caratteristiche 51 2.2.4 Sorgenti di inquinamento 19 3.6.2 Schema geometrico 51 3.6.3 Ubicazione 51 2.3 Ricettori 19 3.7 Impatti indotti ed opere di mitigazione delle varianti apportate al Progetto Preliminare 51 2.4 Effetti previsti in fase di costruzione 20 3.7.1 Azioni di progetto, impatti ed interventi di mitigazione 51 2.4.1 Misure di contenimento degli impatti in fase di costruzione 21 3.8 Varianti apportate al Progetto Preliminare 54 2.5 Metodologia di analisi e valutazione 22 2.5.1 Modello di diffusione in atmosfera utilizzato per le simulazioni e condizioni di input 23 2.5.2 Stima degli effetti nella fase di esercizio 26 4. COMPONENTE SUOLO SOTTOSUOLO 57 2.5.3 Intervento 26 4.1 Inquadramento Normativo 57 2.6 Effetti previsti in fase di esercizio 28 2.6.1 Misure di contenimento degli impatti in fase di esercizio 28 4.1 Metodologia di analisi e valutazione 59 2.6.2 Verniciatura, illuminazione e manto stradale per le gallerie 29 2.6.3 Verniciatura traspirante riflettente 29 4.2 Caratterizzazione dello stato di fatto 60 2.6.4 Applicazione di composto antismog a base di biossido di Titanio 29 4.2.1 Inquadramento geologico dell’area 62 2.6.5 Illuminazione con lampade a LED 29 4.2.2 Geologia del tracciato stradale 64 2.6.6 Risparmio energetico. 30 4.2.3 Tettonica 66 2.6.7 Fitorimediazione per la mitigazione degli impatti sulla qualità dell'aria 31 4.2.4 Inquadramento geomorfologico 69 4.2.5 Geomorfologia e dinamiche geomorfiche 70 4.2.6 Area di catena appenninica 74 3. COMPONENTE AMBIENTE IDRICO 33 4.3 Indagine geognostica 89 3.1 Inquadramento Normativo 33 4.4 Pedologia 90 3.2 Metodologia di analisi e valutazione 35 4.5 Impatti indotti ed opere di mitigazione 94 3.3 Caratterizzazione dello stato di fatto 36 4.5.1 Azioni di progetto, impatti ed interventi di mitigazione 94 STATO ATTUALE DELL’AMBIENTE IDRICO SUPERFICIALE 36 4.6 Varianti apportate al Progetto Preliminare 96 3.3.1 Caratterizzazione dei corpi idrici interessati dall’opera 36 ______ANAS S.p.A. Direzione Centrale Programmazione e Progettazione 3

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5. COMPONENTE VEGETAZIONE, FLORA E FAUNA 100 5.19 Interventi di mitigazione (descrizione e stima degli interventi naturalistici, dei sottopassi faunistici, ecc) 123 5.1 Inquadramento Normativo 100 5.19.1 Possibilità di recupero di vegetazione 123 5.19.2 Interventi di mitigazione e compensazione 123 5.2 Flora e vegetazione: indagini effettuate e metodologia adottata 102 5.19.3 Tipologia degli interventi di mitigazione 123 5.19.4 Tipologia degli interventi di compensazione 123 5.3 Caratterizzazione dello stato attuale 102 5.19.5 Viadotti 124 5.3.1 Unità forestali e di uso pastorale 102 5.19.6 Gallerie 125 5.3.2 Vegetazione e flora significativa 103 5.19.7 Fossi e Canali di bonifica 125 5.3.3 Analisi delle categorie vegetazionali 103 5.19.8 Sottopassi 125 5.3.4 Naturalità e sensibilità delle tipologie vegetazionali 104 5.19.9 Strutture pericolose 125

5.4 Specie vegetali protette 105 5.20 Sistemi di monitoraggio (localizzazione punti di misura e parametri) 126

5.5 Fauna: indagini effettuate e metodologia adottata 105 6. ECOSISTEMI 127

5.6 Caratterizzazione della fauna locale 105 6.1 Caratterizzazione dello stato di fatto 127 5.6.1 Anfibi e Rettili 105 6.1.1 Biotopi di importanza internazionale ai sensi della Convenzione di Ramsar (DPR.448/1976) 127 5.6.2 Uccelli 106 6.1.2 Individuazione dei siti di particolare interesse individuati nel territorio in esame (aree protette SIC, 5.6.3 Mammiferi 109 ZPS, ecc) 127 5.6.4 Zonazione in aree faunistiche omogenee 110 6.1.3 Unità Ecosistemiche significative 129 6.1.4 Individuazione degli ecosistemi presenti nel territorio attraversato 129 5.7 La fauna delle aree urbane 110 6.2 Caratterizzazione qualitativa delle strutture degli ecosistemi 130 5.8 La fauna dell’area fluviale (fiumare e torrenti) 111 6.2.1 Caratterizzazione delle componenti biotiche e abiotiche 130 6.2.2 Descrizione delle relazioni tra le varie componenti biotiche e abiotiche 130 5.9 La fauna dell’area agricola 111 6.3 Stima qualitativa della diversità biologica tra la situazione attuale e quella potenziale riferita alle 5.10 La fauna dell’area degli oliveti 112 specie più significative 131 5.10.1 Area degli oliveti aperti 112 6.4 Frammentazione della continuità ecologica 131 5.11 La fauna dell’area a macchia mediterranea 113 6.5 Disturbo agli ecosistemi significativi 132 5.12 Specie animali protette 113 6.5.1 Studio del grado di alterazione/influenza degli ecosistemi in relazione agli interventi di mitigazione e compensazione 132 5.13 Individuazione di reti ecologiche 116 6.6 Misure di contenimento degli impatti (aree di cantiere, percorsi dei mezzi d’opera, aree di 5.14 Disturbi a specie vegetali di interesse naturalistico 116 lavorazione) 132 5.14.1 Individuazione degli impatti e criteri di valutazione 116 5.14.2 Sottrazione di vegetazione 117 6.7 Descrizione e stima dei ripristini delle aree di cantiere e dei percorsi dei mezzi d’opera 132 5.14.3 Alterazione di composizione e struttura delle fitocenosi 117 5.14.4 Introduzione di specie estranee alla flora locale 117 6.8 Interventi di mitigazione (descrizione e stima degli interventi naturalistici, dei sottopassi/sovrappassi faunistici, ecc) 133 5.15 Disturbi a specie animali di interesse naturalistico 118 5.15.1 Individuazione degli impatti e criteri di valutazione 118 6.9 Sistemi di monitoraggio (localizzazione punti di misura e parametri) 133 5.15.2 Sottrazione e/o alterazione di habitat faunistici 120 5.15.3 Interferenza con gli spostamenti della fauna 120 7. PAESAGGIO 133 5.16 Disturbi al patrimonio faunistico venatorio della zona 121 8.1 Caratterizzazione dello stato di fatto 133 5.17 Misure di contenimento degli impatti (aree di cantiere, percorsi dei mezzi d’opera, aree di 8.1.1 La struttura storico-ambientale del territorio 133 lavorazione) 121 8.1.2 Analisi archeologica del territorio 137 8.1.3 Lista Allegati 141 5.18 Descrizione e stima dei ripristini delle aree di cantiere e dei percorsi dei mezzi d’opera 122 8.1.4 Il sistema della mobilità nell’ambito del territorio regionale 144 ______ANAS S.p.A. Direzione Centrale Programmazione e Progettazione 4

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8.1.5 Emergenze paesaggistiche 145 8.1.6 Analisi percettiva 146

8.2 Aree sensibili 147 8.2.1 Aspetti paesaggistici e idrogeologici 147

8.3 Effetti previsti in fase di costruzione 148 8.3.1 Alterazione dei sistemi paesaggistici 148 8.3.2 Alterazione della percezione paesaggistica 149 8.3.3 Danneggiamento delle emergenze antropiche 150 8.3.4 Interferenze con il sistema della mobilità 150 8.3.5 Rischio archeologico 151

8.4 Effetti previsti in fase di esercizio 152 8.4.1 Alterazione dei sistemi paesaggistici 152 8.4.2 Alterazione della percezione paesaggistica 153

8. SALUTE PUBBLICA 156

8.1 Caratterizzazione dello stato di fatto 156 8.1.1 Incidentalità 156 8.1.2 Contesto socio-economico e viabilità locale 157

8.2 Aree sensibili 157 8.2.1 Presenza di stabilimenti a rischio incidente rilevante 157 8.2.2 Effetti previsti in fase di costruzione 157

8.3 Effetti previsti in fase di esercizio 159 8.3.1 Incidentalità 159 8.3.2 Funzionalità del sistema viario locale 159 8.3.3 Contesto socio-economico: integrità della rete irrigua, dei percorsi agricoli e pedonali 160

9. ELENCO ELABORATI ALLEGATI AL QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE - VOLUME 1/2 160

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1. CARATTERISTICHE DELL’AMBIENTE INTERESSATO DALL’INTERVENTO 1.1 Caratteristiche del territorio

Il territorio in esame ricade all’interno della Provincia di ed è compreso tra il mar Jonio ad est e il segno geografico e ambientale dei monti della Sila e del massiccio del Pollino ad ovest, Lo studio delle caratteristiche ambientali dell’area di intervento, si occupa di un ambito territoriale che elementi che rappresentano – ancora oggi - i “corridoi ecologici” di due diversi ambiti: quello va ben oltre il confine amministrativo dei comuni (Cassano allo Jonio, Cerchiara di , montano, ultima propaggine del più ampio sistema appenninico che ha costituito nel tempo una sorta , , , , e Roseto Capo Spulico) di separazione fisica tra il versante orientale e occidentale della regione e quello del mare, che direttamente interessati. alterna ampie zone di seminativo ad aree di frutteti e oliveti. Elementi ambientali come la struttura montuosa della Sila-Aspromonte e quel sistema di terrazze Tuttavia, la caratteristica geografica più rilevante di questa porzione di territorio è rappresentata dal marine e calanchi attraverso i quali essa si spinge fino al mar Jonio, infatti, non possono essere presi fitto reticolo idrografico costituito dai torrenti e dalle caratteristiche fiumare che dai rilievi interni in considerazione sezionandone la porzione ricadente nell’area di progetto, ma devono essere studiati corrono verso il mare portandosi dietro materiale ghiaioso che ne arresta drasticamente la velocità. I in funzione della continuità geografica e ambientale che li influenza e delle evoluzioni subite nel corso loro larghi greti, per niente profondi, che giungono a mare quasi sempre asciutti, diventano della storia. insufficienti a contenerne la portata nell’unico periodo dell’anno – perlopiù all’inizio della primavera – quando alimentati dalle piogge si riempiono all’improvviso e scorrono con grande velocità inondando i terreni circostanti a valle.

Il territorio in oggetto è – inoltre – delimitato a sud dal fiume Crati (81 km di lunghezza; 1470 kmq di bacino), l’unico fiume della Calabria che nasce nella Sila e sfocia nella costa jonica dopo aver attraversato la piana di Sibari, pianura che prende il nome da una fiorente città fondata dai greci nell’VIII secolo a.C. e distrutta nel 510 a.C. dalla vicina città di Crotone. Per raggiungere questo scopo i Crotonesi deviarono alcuni corsi d'acqua, rivolgendosi per i calcoli – come vuole la leggenda - all’aiuto di Pitagora.

Solo recentemente le ricerche degli archeologi sono giunte a definire con certezza l'area sulla quale sorgeva la città. I resti dell'antica "polis" si trovano racchiusi nel parco archeologico delimitato dal canale degli Strombi e dal torrente Crati e compreso nel territorio del di Cassano allo Jonio. Comune di Trebisacce In prossimità della riva del Crati sono inoltre dislocati i resti di un complesso urbano appartenenti a Thourioi, la città fondata dai Sibariti dopo gli avvenimenti del 510.

In sintesi, il paesaggio appare strutturato su alcuni elementi fondamentali, quali: È indiscutibile, infatti, il contributo della geografia e del clima allo sviluppo della Calabria in generale e alla definizione di una storia, urbanistica e demografica, che ha determinato uno sviluppo insediativo . I massicci montuosi del Pollino e della Sila; rivolto all’interno del territorio regionale, ad eccezione di pochi esempi come Sibari. . Il reticolo idrografico dei torrenti e delle fiumare;

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 Il mar Jonio e la struttura insediativa e produttiva della costa. 1.2 Caratteristiche ambientali d’insieme

L’area oggetto dell’intervento ricade all’interno dei territori comunali di Cassano allo Jonio, Cerchiara Le caratteristiche connotative del paesaggio della porzione di territorio di interesse sono – quindi - di Calabria, Francavilla Marittima, Villapiana, Trebisacce, Albidona, Amendolara e Roseto Capo quelle della struttura morfologica dell’Appennino meridionale, la cui sezione si distingue da tutte le Spulico, un insieme di comuni afferenti amministrativamente alla provincia di Cosenza. altre sia per la natura delle rocce sia per la loro morfologia che ha costituito nel tempo una sorta di

I primi insediamenti nell’area (ritrovamenti a Papasidero, Favella - alta valle del Crati, Girifalco e nelle separazione fisica tra il versante orientale e occidentale della regione. Grotte di S. Angelo a Cassano) risalgono al neolitico, e successivamente - inizi dell'età del ferro - La morfologia della Calabria – infatti - è delineata in maniera forte dalla presenza dei massicci testimonianze pre-elleniche (necropoli) sono state rinvenute ad Amendolara, Francavilla, Cirò, Serra montuosi del Pollino, della Sila e dalla struttura montuosa di raccordo Sila-Aspromonte costituita d'Aiello, Nicotera, Grotteria, Roccella, S. Eufemia d'Aspromonte, Locri, Calanna e Reggio. dalle Serre, stratificazioni sul terreno di un’antica azione di sollevamento marino alla quale è stata

Tra l'VIII ed il VII sec. a.C. giunsero in Calabria i greci. Secondo alcune tradizioni, convalidate da sottoposta la Calabria. ritrovamenti archeologici, mercanti e navigatori greci avevano già visitato in epoca micenea (XIV/XII Gli elementi che definiscono la configurazione ambientale dell’area interessata dal progetto possono sec. a.C.) le coste calabresi, istituendo anche fattorie commerciali, ma si può ritenere che i contatti essere così riassunti: non siano stati duraturi e che l'avvento dell'ellenismo in Calabria - cui fu attribuita la denominazione di Magna Grecia - sia collegato alle migrazioni doriche e joniche, provocate dall'eccesso di popolazione . presenza di un fitto reticolo idrografico; e dalle conseguenze delle guerre fra le città greche. . presenza di formazioni calanchive; Achei del Peloponneso fondarono nel 709/708 a.C. circa, l'una dopo l'altra, Sibari e Crotone. Sibari fu costruita tra il fiume omonimo (l'odierno Coscile) ed il Crati e attinse nel VI sec. a.C. il culmine della . presenza di aree archeologiche; sua potenza estendendosi sul bacino del Crati e del Sibari e coprendo una vasta fascia del Tirreno da . presenza di Siti di Interesse Comunitario; a Temesa. . linea di costa; La città di Sibari raggiunse ben presto un grado notevole di sviluppo politico e civile e di prosperità economica, ma il particolarismo che i Greci della Magna Grecia avevano recato dalla madre patria . presenza di nuclei edificati attestati in prevalenza lungo la statale 106 esistente; provocò una serie di aspri conflitti: Sibari, alleata con Crotone e Metaponto, si spinse sino a Siri, sul . presenza di attività produttive di tipo agricolo; golfo di Taranto (530 a.C.); Crotone, in guerra con Locri (520 a.C.) subì una dura sconfitta sul fiume

Sagra, ma successivamente con l’aiuto di Pitagora affronta Sibari distruggendola (510 a.C.). Sulle . presenza di sorgenti di inquinamento atmosferico e acustico a carattere lineare. rovine di Sibari, sotto gli auspici di Pericle di Atene, fu successivamente fondata la colonia panellenica di Turi.

Successivamente (285 a.C.-292 d.C.) si consolidò nella regione l’influenza romana, confermata dalla Proprio a partire da questa grande quantità di segni ambientali e paesaggistici si comprende la costruzione della strada consolare Capua-Reggio (via Popilia) portata a termine nel 128 a.C. scelta di individuare nei bacini idrografici, principali e secondari, gli ambiti entro i quali misurare le variabili morfologiche e naturalistico-ambientali.

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al tracciato della infrastruttura stradale, oppure da un territorio di riferimento a livello di area vasta coincidente con l’intero comprensorio servito dal nuovo asse di collegamento, comprensivo cioè dell’intero ambiente che effettivamente risente degli effetti, o impatti, determinati dalla realizzazione dell’opera.

Rientrano all’interno della prima classe (legata al corridoio di studio) tutti quegli effetti direttamente derivanti da emissioni (acustiche, atmosferiche) o da potenziali alterazioni delle configurazioni (di uso antropico, vegetazionali, geologiche) presenti in questa fascia la cui estensione rimane pressoché costante.

A scala più vasta, vengono invece valutate tutte le ricadute in termini specificatamente di dotazione infrastrutturale e di salute pubblica, nonché di modificazioni della struttura paesaggistica e di alterazione dei sistemi di visuali.

L’assetto del territorio in esame, caratterizzato da bacini percettivi isolati ma coincidenti con Torrente Raganello l’apertura verso valle individuate dai torrenti e dalle fiumare, risulta sensibile all’inserimento di un

nastro infrastrutturale che in queste occasioni si eleva in viadotto.

A partire da questi si è da tempo consolidata un’articolazione più analitica degli ambiti geo-fisici della Le interferenze indotte dalle opere in programma, quindi, possono manifestarsi sul paesaggio sia regione attraverso l’individuazione, all’interno della L.R. n. 35/1996 di tredici “aree programma”, sotto l’aspetto dell’intrusione visiva e dell’alterazione dei bacini visuali, che dal punto di vista definite come insieme omogeneo di più bacini idrografici elementari (cfr. PAI Autorità di Bacino dell’alterazione delle configurazione e degli elementi di pregio caratterizzanti il territorio. Regione Calabria). E’ poi evidente che da questa netta separazione discendono differenziazioni specifiche, effetto per

La scelta delle aree programma operata dalla legge regionale risponde alla specificità della geologia, effetto, che verranno però analizzate nel corso dei prossimi capitoli dedicati alle singole componenti della morfologia, delle caratteristiche morfometriche ed idrografiche della Calabria (a suo tempo essa ambientali interessate dalle azioni di progetto. ha inoltre sviluppato corrispondenze significative con alcune esperienze di pianificazione, tra le quali il Piano Regolatore di Massima della Calabria redatto nel 1957 in attuazione della legge n. 1177/1956).

1.3 Aree di influenza degli effetti

Le aree di risentimento degli effetti indotti dalle diverse azioni di progetto sui ricettori ambientali risultano avere ampiezze ed estensioni differenti.

Ferma restando questa impostazione puntuale del problema è comunque possibile suddividere gli effetti attesi in due classi caratterizzate da aree di influenza concentrate in un intorno lineare rispetto ______ANAS S.p.A. Direzione Centrale Programmazione e Progettazione 8

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2. ATMOSFERA . DPCM 28 Marzo 1983 "Limiti massimi di accettabilità delle concentrazioni e di esposizione relativi ad inquinanti dell'aria e La definizione di inquinamento dell’aria è definita dalla legislazione italiana (D. Lgs. 152/2006 "Norme dell'ambiente esterno", che ha fissato i valori degli indicatori ambientali per alcuni inquinanti in materia ambientale" Parte Quinta " Norme in materia di tutela dell'aria e di riduzione delle emissioni (standards di qualità) e le metodologie di campionamento ed analisi. in atmosfera") come ogni modificazione dell'aria atmosferica, dovuta all'introduzione nella stessa di . DM 15 Aprile 1994 una o di più sostanze in quantità e con caratteristiche tali da ledere o da costituire un pericolo per la “Norme tecniche in materia di livelli e di stati di attenzione e di allarme per gli inquinanti atmosferici salute umana o per la qualità dell'ambiente oppure tali da ledere i beni materiali o compromettere gli nelle aree urbane”, al fine di prevenire episodi acuti di inquinamento nelle aree urbane. usi legittimi dell'ambiente. . DM 25 Novembre 1994 Relativamente a questa componente sono da considerare due diversi aspetti: da un lato l’insieme di "Aggiornamento delle norme tecniche in materia di limiti di concentrazione e di livelli di allarme per fattori che determinano l’assetto climatico, la cui caratterizzazione risulta significativa per gli interventi gli inquinanti atmosferici nelle aree urbane e disposizioni per la misura di alcuni inquinanti". in programma, dall’altro lo stato di qualità dell’aria sensibile di modificazioni considerata la tipologia del progetto. Questi due decreti del 1994 fissano i livelli di attenzione e di allarme per il biossido di zolfo, gli ossidi Se i parametri climatici costituiscono l’assetto predisponente in grado di influenzare le modalità di di azoto, il monossido di carbonio, l’ozono e le particelle sospese nelle aree urbane. I livelli di propagazione delle eventuali emissioni di sostanze aeriformi in atmosfera, la composizione qualitativa attenzione sono definiti come le concentrazioni di inquinanti atmosferici che determinano lo stato di dell’aria rappresenta invece il vero e proprio ricettore riguardo al quale sono state condotte le verifiche attenzione, cioè una situazione di inquinamento atmosferico che, se persistente, determina il rischio di alterazione. di raggiungere lo stato d’allarme. Lo stato di allarme è definito come uno stato suscettibile di determinare una condizione di rischio ambientale e sanitario. Gli stati di attenzione o di allarme si 2.1 Inquadramento Normativo raggiungono quando, al termine di un ciclo di monitoraggio, si rileva il superamento, per uno o più inquinanti, del livello di attenzione o di allarme. Quando questi livelli vengono raggiunti scatta una La normativa di riferimento che regolamenta la materia dell’inquinamento atmosferico e della qualità serie di provvedimenti finalizzata alla difesa della popolazione da eventuali esposizioni a rischio. dell’aria, sebbene risulti piuttosto complessa ed elaborata, è una fondamentale premessa oltre ad un Comunque, affinché si determini sia lo stato di attenzione che lo stato di allarme, è necessario che valido strumento di lavoro per il SIA. l’inquinamento si manifesti in maniera diffusa nel territorio e che, quindi, i livelli di attenzione e di Per disciplinare le attività in materia e salvaguardare l’ambiente dai possibili effetti che ne possono allarme siano superati in più stazioni di misura. derivare, la normativa per il tema aria è articolata e strutturata su diversi livelli, che partono dalle direttive comunitarie fino ai recepimenti nazionali, fornendo un quadro di riferimento valido per le Con il D.Lgs. 4 agosto 1999, n. 351, si è provveduto a recepire la “Direttiva Quadro” 2/62/CEE sulla norme da seguire a livello locale. In particolare, le concentrazioni degli inquinanti, i loro limiti e le qualità dell’aria ambiente. modalità di misura sono regolamentati, a livello nazionale, dal Ministero della Sanità e dal Ministero La Direttiva quadro sulla qualità dell’aria è un documento programmatico che pone le seguenti dell’Ambiente e della Tutela del Territorio. finalità: Vista la mole di elaborati che influiscono la materia in oggetto, si è ritenuto opportuno considerare i  definizione di metodi di valutazione in base a criteri comuni; principali provvedimenti normativi riferiti sia alla tutela della qualità dell’aria che alle emissioni  l’acquisizione di informazioni sulla qualità dell’aria da rendere accessibili alla popolazione; inquinanti in atmosfera:  il mantenimento, e, ove necessario, il miglioramento della qualità dell’aria.

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Con il DM 21 Aprile 1999 n. 163, infine, si sono fissati i criteri ambientali e sanitari in base ai quali i L’art. 38 del DM n. 60/2002 stabilisce che, fino alla data entro la quale devono essere raggiunti i sindaci adottano le misure di limitazione della circolazione. In particolare, tali misure sono applicate a valori limite (2005 e 2010 in base all’inquinante considerato), restano comunque in vigore i valori tutti i Comuni: limite fissati dal DPCM 28/03/1983 e dal DPR n. 203/88. . con più di 150.000 abitanti; Il DM n. 60/2002, inoltre, va ad abrogare le disposizioni relative al biossido di zolfo, al biossido di

. individuati dalle regioni nelle zone a rischio di episodi acuti di inquinamento (ai sensi dell’art. 9 azoto, alle particelle sospese e al PM10, al piombo, al monossido di carbonio ed al benzene del DM 20 Maggio 1991) o nei piani di risanamento della qualità dell’aria (ai sensi dell’art.4 del contenute nei seguenti decreti: DPR n. 203/88); . DPCM 28/03/1983; . dove sia prevedibile, per particolari situazioni meteo climatiche ed emissive con possibili . DPR 24/05/1988 n. 203 (Artt. 20, 21, 22 e 23 – Allegati I, II, III e IV); superamenti dei livelli di attenzione e/o degli obiettivi di qualità fissati dal DM 25/11/94, . DM 20/05/1991; un’elevata esposizione della popolazione. . DPR 10/01/1992; . DM 15/04/1994; Ogni Comune è tenuto a presentare un rapporto annuale sulla qualità dell’aria e a definire, adottare . DM 25/11/1994. ed aggiornare le misure di limitazione della circolazione, nelle aree dove la valutazione dello stato di Il recepimento della normativa europea porta, dunque, all’eliminazione dei valori guida e dei livelli di qualità dell’aria abbia dimostrato il superamento dei valori obiettivo del benzene, IPA e PM10. attenzione e all’introduzione di valori limite più severi, valori obiettivo, valori limite per la vegetazione e margini di tolleranza, mantenendo i livelli di allarme solo per alcuni inquinanti. Con il Decreto Ministeriale n. 60/2002, che recepisce (ai sensi dell'art. 4 del D.Lgs. n. 351/99) alcune Sono, infine, introdotti criteri diversi per la valutazione della qualità dell’aria ambiente, con direttive comunitarie che fissano i valori limite per taluni inquinanti (biossido di zolfo, biossido di azoto, conseguenti benefici in termini di razionalizzazione e di costi di gestione delle reti di monitoraggio. La ossidi di azoto, materiale particolato, piombo, benzene e monossido di carbonio). nuova norma impone anche il facile accesso alle informazioni relative alla qualità dell’aria ambiente, Con questo decreto, dunque, si sono aggiornati i limiti di qualità dell’aria e si sono fissati i termini entro che devono essere chiare e comprensibili. i quali tali limiti dovranno essere raggiunti ed il numero massimo di superamenti permessi nell’arco di un anno. . Decreto Legislativo 21 maggio 2004, n. 183 - Attuazione della Direttiva 2002/3/CE Sono introdotti dei margini di tolleranza, che non sono dei valori limite, ma rappresentano dei valori di relativa all’ozono nell’aria”. inquinamento fissati secondo una percentuale del valore limite decrescente in modo continuo anno dopo anno, fino al raggiungimento del valore limite stesso. Questa condizione fornisce un percorso Tale decreto legislativo, stabilisce, per l'inquinante ozono: per ridurre i livelli degli inquinanti, al fine di raggiungere i valori limite entro i tempi fissati. Il - i valori bersaglio, gli obiettivi a lungo termine, la soglia di allarme e la soglia di informazione, al fine superamento del margine di tolleranza in una zona o in un agglomerato è indicativo della necessità di di prevenire o ridurre gli effetti nocivi sulla salute umana e sull'ambiente; attuare un piano o un programma di risanamento. - i metodi ed i criteri per la valutazione delle concentrazioni di ozono e per la valutazione delle Il DM 60/2002 modifica il DM 21/04/1999 n. 163, abrogando l’obbligo di invio del rapporto annuale concentrazioni dei precursori dell'ozono nell'aria; sulla qualità dell’aria da parte dei Comuni individuati da tale decreto, anche se, fino all’attuazione delle - le misure volte a consentire l'informazione del pubblico in merito alle concentrazioni di ozono; disposizioni indicate dal D.Lgs. n. 163/99 da parte delle Regioni, continuano ad applicarsi le misure - le misure volte a mantenere la qualità dell'aria laddove la stessa risulta buona in relazione precedentemente adottate dai sindaci, le quali possono essere rimodulate sulla base delle condizioni all'ozono, e le misure dirette a consentirne il miglioramento negli altri casi; di qualità dell’aria. - le modalità di cooperazione con gli altri Stati membri dell'Unione europea ai fini della riduzione dei livelli di ozono.

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LAVORI DI COSTRUZIONE DELLA SS106 JONICA CATEGORIA B – MEGALOTTO 3 DALL’INNESTO CON LA SS534 (km 365+150) A ROSETO CAPO SPULICO (KM 400+000) PROGETTO DEFINITIVO ______Studio di Impatto Ambientale Quadro di Riferimento Ambientale

. Decreto legislativo n. 152 del 03/04/2006 "Norme in materia ambientale" alla Parte V Attraverso un provvedimento unico e snello, la presente direttiva abroga e sostituisce la direttiva “Norme in materia di tutela dell’aria e di riduzione delle emissioni in atmosfera”. 96/62/CE in materia di valutazione e di gestione della qualità dell'aria ambiente, la direttiva 1999/30/CE (EN) concernente i valori limite di qualità dell'aria ambiente per il biossido di zolfo, il Tale decreto riordina, coordina ed integra le norme vigenti in materia di emissioni in atmosfera. In biossido di azoto, gli ossidi di azoto, le particelle e il piombo, la direttiva 2000/69/CE concernente i particolare, trova applicazione ai fini della prevenzione e della limitazione dell'inquinamento valori limite per il benzene ed il monossido di carbonio nell'aria ambiente, la direttiva 2002/3/CE atmosferico, agli impianti, inclusi gli impianti termici civili ed alle attività che producono emissioni in relativa all'ozono nell'aria e la decisione 97/101/CE (EN) che instaura uno scambio reciproco di atmosfera e stabilisce i valori di emissione, le prescrizioni, i metodi di campionamento e di analisi delle informazioni e di dati sull'inquinamento atmosferico negli Stati membri. La Direttiva 2008/50/CE emissioni ed i criteri per la valutazione della conformità dei valori misurati ai valori limite. riprende sostanzialmente i contenuti delle norme precedenti, con delle novità principali legate

Relativamente alla normativa in materia di qualità dell'aria, il suddetto decreto stabilisce per gli all’introduzione di nuovi obiettivi di qualità per il PM2.5 e l'inserimento di limiti più restrittivi, impianti disciplinati le Regioni possono, ai sensi del d.lgs. 351/99, per il raggiungimento degli obiettivi accuratezza maggiore nelle rilevazioni e provvedimenti disciplinari più decisi. Non include ancora le di qualità dell’aria, individuare nei piani di risanamento limiti di emissione più restrittivi di quelli previsti disposizioni della Direttiva 2004/107/CE relativamente all’arsenico, al cadmio, al nichel, al mercurio e dalla norma, prescrizioni tecnologiche che incidono sulle emissioni o sui rendimenti, nonché stabilire i agli idrocarburi policiclici aromatici. combustibili utilizzabili. . Documento Preliminare al Piano di Tutela della Qualità dell’Aria della Regione Allo stato attuale, riveste una grande importanza la Direttiva Comunitaria 2008/50/CE che ridisegna la Calabria. legislazione comunitaria in materia di qualità dell’aria dettata dalla Direttiva 96/62/CE del Consiglio del Tale documento è stato redatto integrando le disposizioni della Direttiva 2008/50/CE ai dettami 27 settembre 1996 in materia di valutazione e gestione della qualità dell’aria ambiente (direttiva legislativi emanati con D.M. 1 ottobre 2002, n. 261 contenente il “Regolamento recante le direttive madre). tecniche per la valutazione preliminare della qualità dell'aria ambiente, i criteri per l'elaborazione del

piano e dei programmi di cui agli articoli 8 e 9 del decreto legislativo 4 agosto 1999, n. 351” . "Direttiva 2008/50/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 21 maggio 2008 (Gazzetta Ufficiale n. 272 del 20 novembre 2002). relativa alla qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa" recepita in Italia Il documento è stato implementato allo scopo di : con il Decreto Legislativo 13 agosto 2010, n.155 (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 216 del . rappresentare una strategia integrata per tutti gli inquinanti normati; 15 settembre 2010 - Suppl. Ordinario n. 217) . poter essere integrato ogni qual volta la legislazione prescrive di prendere in

considerazione nuovi inquinanti; La presente direttiva attua una revisione della legislazione europea in materia di qualità dell'aria . migliorare la qualità dell’aria relativamente alle nuove problematiche emergenti quali ambiente allo scopo di ridurre l'inquinamento a livelli tali che limitino al minimo gli effetti nocivi per la emissioni di idrocarburi policiclici aromatici ed altri composti organici volatili; salute umana e per l'ambiente, e di migliorare l'informazione del pubblico sui rischi. . conseguire un miglioramento in riferimento alle problematiche globali quali la Le misure istituite sono volte essenzialmente alla: produzione di gas serra.  definizione degli obiettivi di qualità dell'aria ambiente;

 valutazione della qualità dell'aria ambiente sulla base di metodi e criteri comuni;

 raccolta e diffusione di informazioni sulla qualità dell'aria ambiente.

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INQUINANTE TEMPO DI MEDIAZIONE VALORE LIMITE Piombo Media aritmetica delle concentrazioni medie di 64 ore rilevate in un anno 2 g/m3 Concentrazione media di 24 ore 20 g/m3 Fluoro Media delle concentrazioni medie di 24 ore rilevate in un anno 10 g/m3

Limiti massimi di accettabilità delle concentrazioni e limiti massimi di esposizione relativi ad inquinanti dell’aria nell’ambiente esterno (standards di qualità) (Allegato 1, Tabella A, DPCM 28/03/83)

CONDIZIONI PER LA VALIDITÀ DEL PRECURSORE VALORI LIMITE DI CONCENTRAZIONE LIMITE Idrocarburi totali Concentrazione media di 3 ore consecutive in Da adottarsi soltanto nelle zone e nei escluso il periodo del giorno da specificarsi secondo le periodi dell’anno nei quali si siano verificati metano espressi zone a cura delle autorità regionali competenti superamenti significativi dello standard come C (200 g/m3) dell’aria per l’ozono

Valori per le concentrazioni massime nell’aria di precursori di inquinanti da adottarsi subordinatamente alla concorrenza di determinate condizioni (Allegato 1, Tabella B, DPCM 28/03/83)

INQUINANTE LIVELLO DI LIVELLO DI PERIODO DI Zonizzazione della Regione Calabria ATTENZIONE ALLARME RIFERIMENTO

Biossido di zolfo SO2 3 125 250 Media giornaliera (μg/m ) Polveri sospese PTS 3 150 300 Media giornaliera Attualmente il Documento Preliminare del Piano di Tutela della Qualità dell’Aria del 2009 è allo stato (µg/m ) Biossido di azoto NO2 3 200 400 Media oraria di consultazione preliminare, ai fini della procedura di VAS prevista. (μg/m ) Monossido di carbonio CO 3 15 30 Media oraria Nelle pagine che seguono vengono riportati i valori limite per ciascun inquinante e la relativa norma di (mg/m ) Ozono O3 riferimento. 3 180 360 Media oraria (μg/m )

Livelli di attenzione e di allarme (DM 25/11/94)

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Pb Limite per la protezione della salute 0,5 - media anno civile 3 DATA PER IL (μg/m ) umana MARGINE DI INQUINANTE VALORE LIMITE CEE RISPETTO DEL (1 Gennaio 2005) TOLLERANZA LIMITE Benzene C6H6 Limite per la protezione della salute 5 - media anno civile (μg/m3) umana Biossido di zolfo Limite orario 350 μg/m3 (da non superare più di 150 μg/m3 1 Gennaio 2005 (1 Gennaio 2005) SO2 24 volte per anno civile) Monossido di Limite per la protezione della salute 10 – media massima giornaliera su 8 h Carbonio CO umana 3 Limite giornaliero 125 μg/m (da non superare nessuno 1 Gennaio 2005 (μg/m3) (1 Gennaio 2005) più di 3 volte per anno civile)

3 Inquinanti atmosferici e relativi limiti, DM 2/4/02, n. 60 Limite annuale 20 μg/m nessuno 9 Luglio 2001 Soglia di allarme 500 μg/m3 (3h –100 km2) Biossido di Limite orario 200 μg/m3 (da non superare più di 3 100 μg/m3 1 Gennaio 2010 DATA ENTRO LA PERIODO DI QUALE IL VALORE azoto NO2 volte per anno civile) VALORE LIMITE MARGINE DI TOLLERANZA MEDIAZIONE LIMITE DEVE ESSERE RAGGIUNTO Limite annuale 40 μg/m3 20 μg/m3 1 Gennaio 2010 Soglia di allarme 400 μg/m3 (3h –100 km2) Biossido di zolfo Ossidi di azoto 3 Limite annuale per vegetazione 30 μg/m (NO + nessuno 19 Luglio 2001 3 3 NOx NO ) 1 ora 350 g/m , da 150 g/m (43%) Già in vigore dal 1° 2 gennaio 2005. Piombo Limite annuale 0,5 μg/m3 25 μg/m3 1 Gennaio 2005 non superare più di 24 volte per Pb anno civile Polveri Limite giornaliero 50 μg/m3 (da non superare più 25 μg/m3 1 Gennaio 2005 3 PM 10 di 35 volte per anno civile) 1 giorno 125 ( g/m , da Nessuno Già in vigore dal 1° non superare più gennaio 2005. 3 3 Limite annuale 40 μg/m 8 μg/m 1 Gennaio 2005 di 3 volte per anno civile Limite giornaliero 50 μg/m3 (da non superare più da stabilire 1 Gennaio 2010 di 7 volte per anno civile Biossido di azoto

3 3 3 1 ora 50% il 19 luglio 1999, con una riduzione il 1° 1° gennaio 2010 Limite annuale 20 μg/m 10 μg/m 1 Gennaio 2010 200 ( g/m , da non superare più gennaio 2001 e successivamente ogni 12 mesi

di 18 volte per secondo una percentuale annua costante fino a Valori limite, margini di tolleranza e date per il rispetto del limite (Direttiva 1999/30/CE del 24/04/99) anno civile raggiungere lo 0% entro il 1° gennaio 2010

TIPO DI LIMITE Anno civile 3 50% il 19 luglio 1999, con una riduzione il 1° 1° gennaio 2010 INQUINANTE VALORI LIMITE 40 g/m (ENTRATA IN VIGORE) gennaio 2001 e successivamente ogni 12 mesi secondo una percentuale annua costante fino a Biossido di zolfo SO2 Limite per la protezione della salute 350 - media 1 h (μg/m3) umana (da non superare più di 24 volte per anno civile) raggiungere lo 0% entro il 1° gennaio 2010 (1 Gennaio 2005) 125 - media 24 h Benzene (da non superare più di 3 volte per anno civile) Limite per gli ecosistemi 20 - media anno civile e semestre invernale Anno civile 5 g/m3 5 g/m3 (100%) il 13 dicembre 2000, con una 1° gennaio 2010 (19 Luglio 2001) riduzione il 1° gennaio 2006 e successivamente Soglia di allarme 500 - media 3 h consecutive ogni 12 mesi di 1 ( g/m3 fino a raggiungere lo 0% Biossido di azoto Limite per la protezione della salute 200 - media 1 h entro il 1° gennaio 2010 NO2 umana (da non superare più di 18 volte per anno civile) (μg/m3) (1 Gennaio 2010) 40 - media anno civile Monossido di carbonio Soglia di allarme 400 - media 3 h consecutive Media massima 10 mg/m3 60% Già in vigore dal 1° Ossidi di azoto Nox Limite per la protezione della 30 - media anno civile 3 giornaliera gennaio 2005. (μg/m ) vegetazione calcolata su 8 ore (19 Luglio 2001) Particelle (PM10) Limite per la protezione della salute 50 - media 24 h Piombo (μg/m3) umana (da non superare più di 35 volte per anno civile) (1 Gennaio 2005) 40 - media anno civile Anno civile 0,5 g/m3 [3] 100% Già in vigore dal 1° (fase 2, dal 2010 limite = 20 media anno civile) gennaio 2005. ______ANAS S.p.A. Direzione Centrale Programmazione e Progettazione 13

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PM10 Precipitazioni – Regime pluviometrico

1 giorno 50 g/m3, da non 50% Già in vigore dal 1° La Calabria è la regione più piovosa dell'Italia Meridionale; in particolare i valori medi delle superare più di 35 gennaio 2005. volte per anno precipitazioni relative alle varie quote sono sempre più elevati di quelli italiani (Caloiero, 1975). La civile piovosità media annua in Calabria è di 1176 mm, a fronte di una media in Italia pari a 970 mm, con Anno civile 40 g/m3 20% Già in vigore dal 1° un contributo unitario medio di 37.2 l/s km2. gennaio 2005. Questi valori di precipitazione sono dovuti, analogamente alle temperature, all'orografia e all'azione

Inquinanti atmosferici e relativi limiti, Direttiva 2008/50/CE del mare. In particolare la Catena Costiera a nord e la Catena delle Serre a Sud costituiscono un

notevole ostacolo sia per i venti occidentali, di origine atlantica, che per quelli orientali. In 2.2 Caratterizzazione dello stato di fatto conseguenza della convezione forzata che ne deriva vengono scaricati sui relativi versanti notevoli quantità di precipitazioni. Nel versante occidentale della Calabria i complessi pluviogeni provenienti 2.2.1 Lineamenti climatici dal Tirreno subiscono convezione forzata, mentre quelli provenienti dallo Ionio sono in condizione di

Temperatura fohn, situazione analoga ma ribaltata si verifica nel versante orientale che risulta essere in condizioni di convezione forzata per i complessi pluviogeni provenienti dallo Ionio e di fohn per quelli Sul territorio calabrese i valori maggiori di temperature medie annue vengono raggiunti sulla costa provenienti dal Tirreno. (1718 °C); man mano che si va verso l'interno e si sale verso i rilievi le temperature diminuiscono In generale, poiché i venti occidentali sono più carichi di umidità di quelli orientali e dal momento che progressivamente raggiungendo i 10 °C sui versanti del Pollino, della Sila e dell'Aspromonte e valori il versante tirrenico della Catena Costiera ha una pendenza maggiore del versante ionico delle inferiori ai 5 °C sul Pollino. Serre, si hanno sul Tirreno piogge frequenti e di minore intensità e sullo Ionio un minor numero di L’andamento delle temperature durante l'anno varia in tutta la regione in modo uniforme, infatti i valori esse ma molto intense. più bassi vengono raggiunti ovunque in gennaio e febbraio e quelli più elevati nei mesi di luglio e È opportuno mettere in rilievo come nei mesi invernali, al di sopra dei 1200 m, le precipitazioni sono agosto. prevalentemente di tipo nevoso, la loro fusione permette di alimentare varie sorgenti che, come si è Relativamente ai valori estremi si può dire che sui vari rilievi (Sila, Pollino, Aspromonte) le temperature visto, influiscono positivamente sul regime fluviale. invernali sono piuttosto basse e i valori minimi scendono frequentemente al di sotto dello zero: in Per quanto concerne la distribuzione delle precipitazioni durante l'anno la Calabria è caratterizzata queste aree il manto nevoso permane al suolo da dicembre a marzo. Viceversa nelle pianure costiere, da un regime di tipo marittimo. Il periodo piovoso si estende essenzialmente dall'autunno inoltrato e in particolare in quelle circondate da rilievi come la Piana di Sibari, si raggiungono temperature all'inizio della primavera, mentre nei mesi estivi le piogge sono molto più ridotte. Il valore massimo estive particolarmente elevate con punte massime che superano i 40 °C. delle precipitazioni medie mensili si ha generalmente nel mese di dicembre e quello minimo nel L’escursione termica annua aumenta con l'aumentare dell'altitudine e via via che si riduce l'azione mese di luglio. mitigatrice del mare. In particolare, essa ha valori abbastanza contenuti (1617 °C) nelle Serre, nell'Aspromonte e nei versanti occidentali della Catena Costiera, ha valori leggermente superiori nelle conche e nelle valli interne (18 °C) e raggiunge i suoi valori massimi sull'altopiano silano (2022 °C).

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LAVORI DI COSTRUZIONE DELLA SS106 JONICA Presidenza del Consiglio dei Ministri CATEGORIA B – MEGALOTTO 3 DALL’INNESTO CON LA SS534 (km 365+150) A ROSETO CAPO SPULICO (KM 400+000) Ufficio Idrografico e Mareografico di Catanzaro Presidenza del Consiglio dei Ministri PROGETTO DEFINITIVO ______Ufficio Idrografico e Mareografico di Catanzaro ______Media Piogge Annue (Periodo 1921-1999) Studio di Impatto Ambientale Media dei giorni non piovosi consecutivi (Periodo: 1921-1999) Quadro di Riferimento Ambientale

4500000 4500000

1800mm 1700mm 4450000 4450000 1600mm 130giorni 1500mm 1400mm 110giorni 4400000 4400000 1300mm

1200mm t

t 90giorni

a

a l l 1100mm 4350000 4350000 1000mm 70giorni 900mm

800mm 50giorni 4300000 4300000 700mm

600mm 30giorni 500mm 4250000 4250000 10giorni

4200000 4200000 2550000 2600000 2650000 2700000 2550000 2600000 2650000 2700000 long long Pioggia Media Annua Media dei giorni non piovosi consecutivi

Una suddivisione del territorio calabrese in zone climatiche omogenee può essere ripresa da quella redatta da Squillaci (1983) nell'ambito di un lavoro sul bilancio idrologico medio annuo dei bacini della Calabria. Egli ha, infatti, individuato sul territorio sette aree con uguali condizioni climatiche, utilizzando a tal fine Zone Climatiche l'indice climatico medio: In generale sui versanti ionici le correnti da W e NW sono moderatamente umide (60%) e così pure h  EP I  quelle da N e NE. Queste ultime possono talvolta essere anche estremamente secche. Le correnti EP meridionali sono in genere molto umide (85%). dove h ed Ep sono rispettivamente l’altezza di pioggia e l'evapotraspirazione potenziale medie annue Sui versanti tirrenici della Calabria i valori medi dell’umidità relativa variano da 70 a 75% in inverno a calcolate con riferimento a 32 stazioni termo-pluviometriche ubicate nel territorio regionale. 60-65% in estate. In genere l’escursione stagionale è maggiore nelle località interne che sulle coste. Definendo secco-umido il clima caratterizzato da un indice -0.6  I < 0.0, umido- subumido quello con 0.0 I <0.6 ed infine umido quello con >0.0, sono state individuate tre grandi zone climatiche, Vento – regime anemometrico corrispondenti approssimativamente alla zona montana caratterizzata da un clima iperumido, alla Al fine di valutare meglio le condizioni di dispersione degli inquinanti atmosferici, è interessante zona collinare con clima umido-subumido ed alla zona costiera con clima secco arido. analizzare il regime anemometrico della zona (rosa dei venti). I dati a disposizione a questo scopo sono quelli prodotti dall'Aeroporto di Crotone, i quali sono parsi più attendibili. Ciò in considerazioni in primo luogo della maggiore sensibilità degli strumenti

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in dotazione a questa postazione che ha prodotto un numero minore di dati non classificati (in genere 2.2.2 Qualità dell’aria definiti calme di vento o venti variabili, ma che in realtà dipendono molto dalla soglia di rilevazione dei sensori in dotazione). La composizione media dell’aria atmosferica secca è riportata nella seguente tabella (Masters, Il regime anemologico della postazione dell'Aeroporto di Crotone e' rappresentato dalla rosa 1991): dei venti riportata in figura.

SOSTANZA CONCENTRAZIONE (PPM)

Azoto N2 780800

Ossigeno O2 209500 Argon Ar 9300

Anidride carbonica CO2 360 Neon Ne 18 Elio He 5,2

Metano CH4 1,8 Kripton Kr 1,1

Protossido di azoto N2O 0,3

Idrogeno H2 0,5 Altro - 13,1

L’inquinamento atmosferico può avere origine sia da cause naturali che da cause antropiche. Sono Rosa dei venti rilevata a Crotone (aeroporto) nell'anno solare 2001. considerate sostanze inquinanti quelle sostanze che, una volta introdotte nell’ambiente, non solo Si nota una prevalenza marcata di tre direzioni di provenienza del vento: la Sud Ovest, con la comportano una variazione della composizione media dello stesso, ma anche, in certe quantità, frequenza massima (circa il 25% dei dati disponibili), il settore la Nord e Nord-NordOvest (frequenza di possono provocare un’influenza negativa sull’uomo, sugli animali, sulla vegetazione e sui materiali. circa il 10%) e infine la componente Sud Est (con frequenze minori del 10%). La caratterizzazione atmosferica, dal punto di vista inquinologico, viene generalmente definita in I dati anemologici mostrano in primo luogo una elevata dinamica (venti frequentemente superiori a 2 funzione dei più importanti inquinanti atmosferici, che sono: metri/s (pari a 4 nodi) con frequenze elevate anche di venti con velocità superiori a 4-5 m/s.  monossido di carbonio (CO)  ossidi di azoto (NOx)

 ossidi di zolfo (SOx)

 particolato (PM10)

 ozono (O3)  composti organici volatili (COV)

 metano (CH4)  idrocarburi aromatici (es. benzene, toluene, xileni)  metalli pesanti (piombo, cadmio, cromo, etc.)  idrocarburi policiclici aromatici (IPA)

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LAVORI DI COSTRUZIONE DELLA SS106 JONICA CATEGORIA B – MEGALOTTO 3 DALL’INNESTO CON LA SS534 (km 365+150) A ROSETO CAPO SPULICO (KM 400+000) PROGETTO DEFINITIVO ______Studio di Impatto Ambientale Quadro di Riferimento Ambientale

Se nel complesso la qualità dell’atmosfera è valutata in funzione degli indici sopra riportati, particolare Gli ossidi di zolfo sono la specie inquinante più diffusa ed in stretto rapporto con i fenomeni di importanza assumono il particolato, gli ossidi di zolfo, gli ossidi di azoto ed il monossido di carbonio. combustione (in quanto la massima parte dei combustibili ha un certo contenuto in zolfo). Oltre ad

Il particolato consiste in un miscuglio di polveri, fibre e particolato liquido di diversa composizione, che essere sostanze tossiche per l’uomo, poiché la SO2 risulta molto solubile in acqua, gli ossidi di zolfo ha origine prevalentemente dai processi di combustione. sono i principali responsabili della maggior acidità delle piogge, che provoca danni alla vegetazione Il danno all'organismo può essere esercitato o per tossicità diretta delle particelle (quarzo, berillo, e ai materiali da costruzione. asbesto, mercurio, piombo), o per tossicità indiretta dovuta alla presenza di sostanze irritanti adsorbite o assorbite. Anche nel caso di polveri inerti si provocano danni all'organismo umano, in seguito ad Gli ossidi di azoto, che, per i processi di combustione consistono per più del 90% in NO ed NO2, una diminuita capacità respiratoria ed una interferenza nell'eliminazione di altre sostanze più sono immessi in atmosfera principalmente dal traffico veicolare e dai processi di combustione in pericolose. impianti fissi. A poche ore dall’immissione in atmosfera, nel gas prodotto da processi di combustione

Le particelle, con diametro maggiore di 5-10 micron, sedimentano abbastanza rapidamente e, si ritrova quasi esclusivamente NO2, in seguito all’ossidazione dell’NO. Nei confronti della salute comunque, sono di solito trattenute dalle vie respiratorie superiori; le particelle più fini, con diametro umana sono tossici ed irritanti per le vie respiratorie, nonché rappresentano sostanze ad azione inferiore a 5 micron, possono invece penetrare fino agli alveoli polmonari, dove possono esplicare corrosiva per i materiali e le piante. azioni lesive temporanee o permanenti. Studi statistici inglesi ed americani hanno documentato e messo in evidenza la capacità che possiede il pulviscolo atmosferico di aumentare le caratteristiche Il monossido di carbonio è un inquinante generato da tutti i processi di combustione alimentati con irritanti di vari inquinanti gassosi, tra cui per esempio, l'anidride solforosa. idrocarburi (per il 70% da motori a combustione interna per autotrazione), in quanto prodotto

Gli effetti sulla vegetazione sono legati alle caratteristiche igroscopiche delle polveri, che possono intermedio alla formazione dell’anidride carbonica. L’ossidazione a CO2 è facilitata dalla presenza di formare, sulla superficie delle foglie, una crosta non dilavabile dalle piogge, inibendo il processo di sufficiente ossigeno e di una temperatura sufficientemente elevata dei gas combusti. E’ un gas fotosintesi e di sviluppo delle piante. Inoltre, se il particellato contiene composti chimici pericolosi, nocivo soprattutto per l’uomo, in quanto, se inalato in certe concentrazioni e per un certo periodo di possono causarsi danni diretti ed indiretti alle piante stesse ed agli animali che se ne cibano. tempo, porta al progressivo avvelenamento del sangue (formazione di carbossiemoglobina e Sui materiali il danno più immediatamente visibile è costituito dal depositarsi dello sporco sulla riduzione della capacità di trasporto di ossigeno ai tessuti) fino anche alla morte. superficie esposta, con necessità di frequenti pulizie che possono danneggiare ed indebolire i materiali stessi, come nel caso dei tessuti. Il deposito dello sporco si acutizza nel caso di materiali Il grado di inquinamento atmosferico della zona in esame, a parità di concentrazioni emesse, elettrostatici, che attirano le particelle, in genere, catramose e collose. dipende delle modalità di propagazione delle sostanze incriminate in funzione delle condizioni Il danneggiamento a materiali, edifici, monumenti e vernici è quindi enfatizzato dalla corrosione climatiche (in particolare, pressione atmosferica ed anemometria) e della complessità del terreno propria delle sostanze assorbite in presenza di umidità. (orografia o presenza di ostacoli). Questo perché la gravità dei diversi inquinanti per la salute umana Si hanno infine effetti sul clima, a seguito dell'azione di dispersione ed assorbimento delle radiazioni dipende dalla permanenza di questi nella troposfera. solari, con possibilità di formazione di nebbie di condensazione dell'acqua sulle particelle. Il vento costituisce il più importante elemento meteorologico per il trasporto di inquinanti in atmosfera, in quanto, oltre ad influire direttamente sulle concentrazioni delle sostanze inquinanti,

Con le sigle PM10 e PM2,5 si identifica il materiale particolato che penetra attraverso un ingresso agisce anche sulla temperatura, sull’umidità e sull’evaporazione, influenzando anche nuvolosità e dimensionale selettivo con un'efficienza di penetrazione del 50 % per materiale particolato precipitazioni. rispettivamente di un diametro aerodinamico di 10 μm e 2,5 μm. Altro fattore importante è la stabilità atmosferica, che è un indicatore della turbolenza atmosferica alla quale si devono i rimescolamenti dell’aria e quindi il processo di diluizione degli inquinanti. Per la caratterizzazione della stabilità atmosferica, si utilizza frequentemente la suddivisione in classi di

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stabilità di Pasquill cui parametri di riferimento sono l’intensità del vento al suolo, la radiazione solare (di giorno) e la copertura del cielo (di notte). CLASSI DI RUGOSITÀ DEL DESCRIZIONE TERRENO

2 Aree urbane in cui almeno il 15% della superficie sia coperto da edifici la cui altezza VELOCITÀ INSOLAZIONE (W/M ) STATO DEL CIELO NOTTURNO A DEL VENTO media superi i 15 m AL SUOLO FORTE MEDIA DEBOLE COPERTURA > 4/8 COPERTURA <4/8 (M/S) B Aree urbane (non di classe A), suburbane, industriali e boschive Aree con ostacoli diffusi (alberi, case muri, recinzioni, ...) ; aree con rugosità non C > 700 350 - 700 < 350 riconducibile alle classi A, B, D

< 2 A A - B B F G Aree prive di ostacoli o con al più rari ostacoli isolati (aperta campagna, aeroporti, aree D agricole, pascoli, zone paludose e sabbiose, superfici innevate o ghiacciate, mare, 2 – 3 A - B B C E F laghi,....)

3 – 5 B B - C C D E Classi di rugosità ( Decreto Ministero dei Lavori Pubblici 16-01-1996)

5 - 6 C C – D D D D Il livello di turbolenza atmosferica cresce al crescere della velocità del vento, della rugosità della > 6 C D D D D superficie terrestre e dell’instabilità atmosferica. Definizione delle classi di stabilità di Pasquill. A = INSTABILITÀ FORTE, B = INSTABILITÀ MEDIA , C Infine, altro elemento di notevole importanza è rappresentato dall’entità della radiazione solare, in = INSTABILITÀ DEBOLE, D = NEUTRALITÀ, E = STABILITÀ DEBOLE, F = STABILITÀ MEDIA, G = grado di essere assorbita e dispersa dalle particelle in sospensione e dagli aerosol prodotti dai STABILITÀ FORTE processi inquinanti. Essa può essere un fattore determinante nella formazione di inquinanti

secondari (per esempio, l’ozono) in seguito a reazioni fotochimiche. Concetto connesso a quello di stabilità atmosferica, e di diretto interesse nella previsione degli inquinanti atmosferici, è la diffusione turbolenta. 2.2.3 Qualità dell’aria nella zona di progetto Se i moti turbolenti dell’aria sono responsabili di miscelazioni e dispersione degli inquinanti, e quindi di diluizione della loro concentrazione, le precipitazioni producono una sorta di pulizia dell’aria e una Sono stati effettuati in 4 punti di misura scelti lungo l’asse dell’infrastruttura in progetto dei ricaduta al suolo degli inquinanti attraverso meccanismi di trasporto fisico o di discioglimento. campionamenti di aria e delle analisi di laboratorio, al fine di rilevare le concentrazioni dei seguenti Per quanto riguarda la complessità del terreno, è importante considerare la rugosità dello stesso, che, inquinanti: nel caso di un’area scarsamente urbanizzata e con una grande presenza di campi coltivati, è alquanto . monossido di carbonio; bassa (dell’ordine di qualche cm). . ossidi di azoto; . ossidi di zolfo; . particolato.

I prelievi sono stati fatti il giorno 16/09/2003 tra le 14:30 e le 16:30, in condizioni di tempo sereno ed in assenza di vento; i valori di concentrazione restituiti dalle analisi si riferiscono ad una media di quattro determinazioni. Per visualizzare l’ubicazione dei punti di misura scelti, si rimanda alle specifiche tavole in allegato (cod. elab. LO716CD1302T00IA31AMBPP01-16B)

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La stima dei parametri rappresentativi dell’inquinamento da traffico veicolare risulta piuttosto Qui di seguito sono riportati i risultati ottenuti: complessa, soprattutto in quanto si tratta di sorgenti in movimento e quindi direttamente dipendenti non solo dal combustibile usato, ma anche dal regime di marcia e dallo stato di manutenzione del INQUINANTI PM1 PM2 PM3 PM4 veicolo stesso. Inoltre, tali emissioni interagiscono con le condizioni atmosferiche e con il grado di

inquinamento atmosferico di fondo. CO 2,45 mg/m3 2,78 mg/m3 2,98 mg/m3 2,65 mg/m3

0,78 g/m3 0,89 g/m3 0,90 g/m3 0,91 g/m3 NOX Partendo da una parametrizzazione delle condizioni atmosferiche prevalenti e analizzando i valori

0,14 g/m3 0,13 g/m3 0,11 g/m3 0,10 g/m3 SOX ottenuti per i diversi volumi di traffico nell’arco temporale considerato, si riescono tuttavia a stimare

0,09 g/m3 0,10 g/m3 0,12 g/m3 0,09 g/m3 con buona approssimazione le funzioni che legano la qualità, la quantità e la densità degli inquinanti PTS gassosi riversati nell’atmosfera ai dati di traffico, ai fattori tecnici o morfologici dell’infrastruttura. I valori rilevati confermano che nella zona di progetto, anche grazie allo scarso grado di urbanizzazione e alla presenza di vegetazione ed aree coltivate, il livello d’inquinamento è alquanto Le analisi riguardo la natura degli inquinanti emessi ha permesso di distinguere due categorie di basso. In particolare, gli inquinanti particolato ed ossidi di azoto risultano notevolmente bassi, anche emissioni: grazie alla carenza di infrastrutture viarie trafficate che attraversino la zona. Tale risultato è stato . quelle il cui effetto è immediatamente riconoscibile nelle aree più adiacenti all’infrastruttura ulteriormente confermato dalla zonizzazione regionale rispetto ai livelli di criticità che influiscono sulla (monossido di carbonio, metalli pesanti e polveri in genere); qualità dell’aria realizzata nell'ambito dell'attuazione del Piano di Qualità dell'Aria della Regione . quelle il cui effetto si ripartisce in una fascia di maggiore estensione spesso non ben Calabria (Documento Preliminare al Piano di Tutela della Qualità dell’Aria della Regione Calabria prevedibile (idrocarburi, ossidi di zolfo, ossidi di azoto). 2009) dal quale si evince una classificazione "Zona D collinare e di pianura senza specifici fattori di L’effetto dannoso prodotto da queste ultime può essere rilevato solo dopo la loro interazione con pressione" per tutti i comuni che interessano il progetto in esame. l’atmosfera, attraverso fenomeni chimico-fisici e successivamente alla loro ricaduta al suolo.

Circa la presenza sul territorio di attività che comportano pressioni sull’ambiente, non essendo state 2.3 Ricettori apportate modifiche importanti nella zona oggetto dell’intervento dal 2003, e considerando che ad Al fine di verificare le modificazioni indotte sulla qualità dell’aria dalla nuova sorgente di oggi la Regione Calabria non ha ridefinito una nuova zonizzazione per il territorio in esame, si inquinamento in progetto, si è proceduto in primo luogo a caratterizzare il territorio in esame, possono ritenere ancora validi i risultati ottenuti dai prelievi. individuando i principali sistemi che lo compongono: le aree ad uso prevalentemente residenziale ed 2.2.4 Sorgenti di inquinamento agricolo, i nuclei con infrastrutturazione a maglia ed elevata densità abitativa, le aree a media ed a bassa densità abitativa, ossia il territorio rurale (case ed aziende agricole sparse), le aree artigianali

Le sorgenti di inquinamento atmosferico presenti nell’area indagata sono da ascrivere essenzialmente – industriali ed i ricettori naturali, rappresentati essenzialmente dai corsi d’acqua e dai Siti di al transito di veicoli a motore sulle principali strade, (in particolare, alla SS 106, SS 106 RAD, alla SS Interesse Comunitario (SIC) e Zone di Protezione Speciale (ZPS). 534, alla SS 481 ed alla SS 92), alle emissioni dei trattori e delle macchine agricole in genere, alle Considerate le nuove varianti apportate al progetto, i risultati sono stati aggiornati e riportati nelle emissioni prodotte dagli impianti di riscaldamento delle abitazioni e all’inquinamento prodotto dalle Tavole “Planimetria dei ricettori sensibili” in allegato (Elab. cod. LO716C D 1301 T00 IA31 AMB attività produttive artigianali e di servizio e dai pochi impianti industriali. PL01-16B). Alle infrastrutture stradali sono associate emissioni gassose in misura proporzionale al volume di traffico. ______ANAS S.p.A. Direzione Centrale Programmazione e Progettazione 19

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Si può confermare che il tracciato di progetto interessa prevalentemente le aree a bassa densità L’estensione spaziale di tali alterazioni è limitata a poche decine di metri dall’area di cantiere. abitativa, mentre in prossimità delle zone più popolate si articola in una lunga serie di gallerie, E’ comunque ampiamente verificato che l’entità del traffico dei mezzi d’opera, che si sviluppa quasi limitando ai soli sbocchi ed imbocchi il peggioramento della qualità dell’aria. interamente sulle piste in asse del tracciato, è di gran lunga inferiore al traffico valutato per la fase di Rispetto alle “Aree sensibili” ossia le aree limitrofe alle porzioni di territorio interessate dai lavori esercizio. Le verifiche fatte con modello numerico per la diffusione degli inquinanti in fase di necessari alla realizzazione del nuovo asse stradale e delle opere connesse, resta valido che le esercizio ricomprendono pertanto le condizioni di traffico durante la fase di costruzione. stesse durante la fase di lavorazione potranno essere soggette a maggiori concentrazioni di Le emissioni gassose da parte dei mezzi d’opera sono da prevedere per la totalità delle aree di inquinanti. In particolare, i ricettori ubicati in prossimità delle piste di cantiere potranno notare un cantiere. peggioramento della qualità dell’aria, conseguente alla dispersione in aria di polveri. Il grado di impatto determinato dovrebbe risultare comunque ridotto, vista la durata limitata nel A riguardo si sottolinea che l’ubicazione delle aree di cantiere, poste a distanza dai centri abitati, tempo della fase di costruzione. meno problematiche questioni di tale natura. Occorre, peraltro, rilevare che i mezzi che operano nei cantieri dovrebbero essere normalmente Per quanto riguarda, invece, la fase di esercizio, si conferma che la nuova configurazione dell’assetto equipaggiati di efficaci sistemi di abbattimento delle emissioni gassose, richiesti dalle normative della viario comporterà inevitabili modifiche dello stato di qualità dell’aria, in alcuni casi migliorative (vedi salute dei lavoratori. riduzione traffico sulla attuale SS 106 e le altre vie di comunicazione lungo la fascia costiera, in prossimità dei centri abitati) ed in altri peggiorative (zone rurali). Complessivamente, Per quanto riguarda la dispersione di polveri nell’atmosfera, questa tipologia di impatto potrà essere la realizzazione della nuova infrastruttura porterebbe allo spostamento dell’inquinamento atmosferico innescata durante le lavorazioni di scavo, trasporto di inerti e movimentazione di materiali da dovuto al traffico veicolare verso un’area meno sensibile, in quanto meno abitata e con maggior costruzione e di risulta. capacità di diluizione degli inquinanti. Le maggiori problematiche sono generalmente determinate dal risollevamento di polveri dalle E’ da tenere presente che la natura delle polveri e di conseguenza la loro pericolosità per l’essere pavimentazioni stradali al transito dei mezzi pesanti e dalle superfici sterrate delle piste di cantiere umano dipendono dalla tipologia di materiali trattati: in questo caso trattandosi di minuscoli frammenti ad opera del vento. di materiale inerte proiettati in atmosfera dall’attività di escavazione e dal transito dei veicoli, prive L’interferenza generata dalla dispersioni delle polveri durante il trasporto degli inerti da e per le aree quindi di particelle inquinanti adsorbite, non vi è rischio né per l’ambiente naturale né per l’uomo. di cantiere interesserà le fasce incentrate sulla viabilità asservita a percorsi di cantiere e quella utilizzata per il trasporto dei materiali di scavo verso le discariche e di quelli provenienti dai siti di 2.4 Effetti previsti in fase di costruzione cava.

Durante la fase di costruzione le principali forme di inquinamento atmosferico sono rappresentate In fase previsionale è stato effettuato uno studio basato sul modello di simulazione proposto dalla dagli scarichi dei mezzi d’opera all’interno dei cantieri e lungo la viabilità e dalla dispersione in aria di Linea Guida di Arpa Toscana, di cui alla Deliberazione di Giunta Provinciale n. 213 del 3.11.2009, polveri. non essendo disponibile una linea guida analoga da parte della Regione Calabria. Attraverso la linea Per quanto riguarda la dispersione di polveri nell’atmosfera, questa tipologia di impatto potrà essere guida è stato possibile prevedere per calcolo le emissioni di polveri attraverso l’analisi dei processi di innescata durante il trasporto degli inerti e le lavorazioni di scavo, oppure come effetto del produzione senza e con abbattimento in base alla dimensione del particolato. sollevamento operato dagli automezzi durante la percorrenza delle piste di cantiere. Il modello proposto fornisce valori di soglia basati sulla forma e la dimensione della sorgente; in Le attività di cantiere che potrebbero determinare il sollevamento di polveri sono pertanto da pratica le valutazioni effettuate sono adeguate per sorgenti che possono essere ricondotte ad aree prevedere per tutte le aree interessate da scavi e per quelle interessate da lavori di costruzione di con emissioni uniformi aventi dimensioni lineari inferiori ai 100 m (caso delle lavorazioni previste). Il rilevati. modello non risulta applicabile per sorgenti di dimensioni lineari molto maggiori, per i quali è

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suggerito l’utilizzo di modelli di dispersione. In alternativa, sempre la suddetta Linea Guida, suggerisce di suddividere la sorgente in parti aventi dimensioni coerenti per trattare situazioni caratterizzate da sorgenti più estese. Nell’ipotesi di terreno piano, essendo l’area prevalentemente di tipo rurale pianeggiante, considerando concentrazioni di fondo dell’ordine dei 20 μg/m³ ed un’emissione di durata pari a 10 ore/giorno, per il rispetto dei limiti di concentrazione per il PM10 sono stati individuati alcuni valori di soglia delle emissioni al variare della distanza tra recettore e sorgente ed al variare della durata annua (in giorni/anno) delle attività che producono tale emissione. Queste soglie E (d,ng) T (in cui d rappresenta la distanza dalla sorgente e ng il numero di giorni di attività nell’anno) sono riportate nella successiva tabella.

Valutazione delle emissioni al variare della distanza tra recettore e sorgente per un numero di giorni di attività superiore a 300 giorni/anno

Il rispetto dei valori di soglia riportati nella suddetta tabella dovrebbe garantire, secondo le Linee Proposta di soglie assolute di emissione di PM10 al variare della distanza dalla sorgente Guida elaborate da ARPAT, il rispetto del VL di di 50 μg/m³ per le immissioni di PM10 previsto dalla e al variare del numero di giorni di emissione (i valori sono espressi in g/h) direttiva 50/2008 .

E’ da tenere presente che la natura delle polveri e, di conseguenza, la loro pericolosità per l’essere Per la tipologia di cantierizzazione prescelta il modello che è stato adottato è quello che considera una umano dipendono dalla tipologia di materiali trattati: in questo caso trattandosi di minuscoli durata del singolo elemento di emissione pari a 300 giorni/anno; i valori di PM10 attesi sono quindi: frammenti di materiale inerte proiettati in atmosfera dall’attività di escavazione e dal transito dei

veicoli, prive quindi di particelle inquinanti adsorbite, non vi è rischio nè per l’ambiente naturale nè per l’uomo.

2.4.1 Misure di contenimento degli impatti in fase di costruzione

Anche per le varianti restano valide le misure delle "Linee guida per la valutazione delle emissioni di polveri provenienti da attività di produzione, manipolazione, trasporto, carico o stoccaggio di materiali polverulenti" emesse dalla Arpa Toscana, di cui alla Deliberazione di Giunta Provinciale n. 213 del 3.11.2009 che identificano le migliori tecnologie e metodologie applicabili per minimizzare l’entità del sollevamento delle polveri determinato dalle attività di escavazione, movimentazione dei materiali e transito dei mezzi di cantiere, quali: ______ANAS S.p.A. Direzione Centrale Programmazione e Progettazione 21

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. asfaltare o tenere bagnate le piste interne al cantiere, utilizzando un’autocisterna con vigenti, ossia dotati di sistemi di abbattimento del particolato di cui occorrerà prevedere aumento della frequenza delle bagnature durante la stagione estiva; idonea e frequente manutenzione e verifica dell’efficienza anche attraverso misure . bagnatura periodica delle superfici di cantiere in relazione al passaggio dei mezzi e delle dell’opacità dei fumi; operazioni di carico/scarico; . uso di attrezzature di cantiere e di impianti fissi prevalentemente con motori elettrici alimentati . bagnatura periodica delle aree destinate allo stoccaggio temporaneo dei materiali, o loro dalla rete esistente. copertura al fine di evitare il sollevamento delle polveri; 2.5 Metodologia di analisi e valutazione . bagnatura del pietrisco prima della fase di lavorazione e dei materiali risultanti dalle

demolizioni e scavi; Al fine di valutare in termini quantitativi l’impatto sulla componente ambientale "Atmosfera" dell’opera . prevedere impianti a pioggia in presenza di depositi di inerti. di progetto, si sono effettuate delle simulazioni di trasporto e dispersione dei principali In riferimento ai tratti di viabilità urbana (in corrispondenza dei centri abitati interferiti lungo i macroinquinanti emessi da traffico veicolare (monossido di carbonio, ossidi di azoto e particolato) in collegamenti con i siti di cantiere) ed extraurbana impegnati dai transiti dei mezzi pesanti demandati al prossimità delle aree più sensibili e dei ricettori più significativi. trasporto dei materiali, occorrerà effettuare le seguenti azioni:

. adozione di velocità ridotta da parte dei mezzi pesanti; Tale analisi è stata articolata secondo le seguenti due fasi: . copertura dei cassoni dei mezzi con teli in modo da ridurre eventuali dispersioni di polveri . Individuazione e descrizione delle caratteristiche climatologiche dell’area attraversata, con durante il trasporto dei materiali; particolare riferimento ai parametri meteorologici che influiscono sulla diffusione degli . lavaggio giornaliero dei mezzi di cantiere e pulizia con acqua dei pneumatici dei veicoli in inquinanti, quali velocità e direzione del vento, classi di stabilità atmosferica, temperatura e uscita in modo da prevenire anche il problema dello sporcamento della sede stradale; altezza dello strato di mescolamento. . creare eventuali quinte arboree/arbustive a protezione delle aree abitate. . Caratterizzazione delle principali sorgenti inquinanti associate al traffico veicolare.

In relazione alle attività di escavazione delle gallerie con il metodo tradizionale è prevista la Le simulazioni sono state effettuate in corrispondenza di tre tratti particolarmente critici, sia per la realizzazione di sistemi di allontanamento delle polveri dal fronte di scavo a mezzo di sistema di tipologia dei ricettori che per le caratteristiche del tracciato di progetto (imbocchi/sbocchi galleria, aspirazione e convogliamento all'esterno della galleria, cui seguiranno idonei sistemi di abbattimento tratti in trincea in prossimità di abitazioni, presenza di svincoli, etc.). Si è preso come riferimento per polveri quali cicloni e filtri a manica. l’orizzonte temporale dell’anno 2018 quale anno previsionale del termine dei lavori. Per il contenimento delle polveri nell’intorno delle aree di cantiere, in presenza di recettori (frutteti e La simulazione presente nel SIA del PRG è stata verificata con l’adeguamento si due aspetti: abitazioni), si prevedono dune in terra provvisionali di altezza media di 3 m e monitoraggi periodici  le variazioni di tracciato in particolare in due punti critici (ex svincolo di Villapiana, ex svincolo delle polveri di campioni d’aria prelevati nei pressi dei recettori ritenuti maggiormente esposti. Sui di Amendolara); campioni saranno effettuate misurazioni di PTS, PM10, PM2.5.  aggiornamento dei dati emissivi in funzione dell’evoluzione tecnologica del parco veicoli circolante. Si segnalano, infine, le azioni da intraprendere per minimizzare i problemi relativi alle emissioni di gas e particolato: I risultati della simulazione riguardanti le curve iso-contrazione degli inquinanti CO, NOx, PMT ed

SOx, sono riportati nelle tavole in allegato, per quanto. In particolare: . utilizzo di mezzi di cantiere che rispondano ai limiti di emissione previsti dalle normative . le curve iso-contrazione di CO (Elab. cod. LO716CD1301T00IA31AMBPP01-04B); ______ANAS S.p.A. Direzione Centrale Programmazione e Progettazione 22

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. le curve iso-contrazione di PM10 (Elab. cod. LO716CD1301T00IA31AMBPP05-08B);

VEICOLI LEGGERI . le curve iso-contrazione di NOx(Elab. cod. LO716CD1301T00IA31AMBPP09-12B); CONFRONTO EMISSIONI COPERT III - COPERT I . le curve iso-contrazione di SOx (Elab. cod. LO716CD1301T00IA31AMBPP13-16B). COPERT I COPERT III (Veicoli EURO IV)

INQUINANTI Benzina Diesel Benzina Diesel Benzina Diesel Confrontando i risultati ottenuti da queste simulazioni con lo stato attuale della qualità dell’aria nella g/km g/km g/km g/km % % stessa zona, si evince come la realizzazione del progetto apporterebbe una riduzione del 94% CO 12,00 0,6 0,83 0,59 -93% -1,7% dell'inquinamento derivante dalla SS 106 attuale, mentre la sua mancata realizzazione decreterebbe NOX 3,20 1,45 0,05 0,98 -98% -32% un aumento del 55% dell'inquinamento atmosferico locale. PTS 0,00 0,16 0,02 0,09 - -44%

2.5.1 Modello di diffusione in atmosfera utilizzato per le simulazioni e condizioni di input Fattori di emissione utilizzati nella simulazione, per le aree di progetto raffronto emissioni COPERT I - COPERT III Per i fattori di emissione corrispondenti alle varie categorie di mezzi che costituiscono il parco circolante, si sono utilizzati i dati e la metodologia forniti dal progetto CORINAIR (CooRdination- VEICOLI PESANTI Information-AIR), coordinato dall’Unione Europea. CONFRONTO EMISSIONI COPERT III COPERT III - COPERT I COPERT I Tale progetto prevede la caratterizzazione delle emissioni da traffico secondo il carburante utilizzato (Veicoli EURO III) (benzina, gasolio, GPL), il tipo di veicolo e il tipo di strada. Solo per gli ossidi di zolfo, dei quali non è massa<16 t massa>16 t massa<16 t massa>16 t massa<16 t massa>16 t INQUINANTI g/km g/km g/km g/km % % disponibile il dato dal progetto CORINAIR, si è considerato un fattore di emissione dei veicoli CO 4,2 3,7 0,56 0,76 -87% -79,5% omogeneizzati tratto da letteratura, pari a 0.15 g/km (0.25 g/mile). NO 6 13,7 1,9 2,2 -68% -84% Una sezione del progetto CORINAIR si occupa della stima delle emissioni dovute al sistema dei X PM10 1,6 1,1 0,19 0,16 - -85% trasporti su strada, nella quale è descritta la metodologia di calcolo denominata COPERT (Computer Programme to Calculate Emissions from Road Transport) utilizzata per tali fini. Fattori di emissione utilizzati nella simulazione dell’inquinamento sulla SS 106 allo stato attuale Al fine di verificare l'impatto del progetto in relazione all'evolversi della normativa europea in materia di (Rapporto CORINAIR, 1991) emissioni veicolari ed contemporaneamente di evitare una nuova fase di modellizzazione di complesse diffusioni di inquinanti sono stati confrontati i valori emissivi per chilometro derivanti dalla VEICOLI metodologia COPERT I (Rapporto CORINAIR del 1991) e quelli più recenti relativi alla banca dati LEGGERI PESANTI OMOGENEIZZATI COPERT III aggiornata al parco veicolare del 2005 (allo stato attuale, nonostante sia già disponibile il Benzina Diesel massa<16 t massa>16 t Software COPERT IV, non sono ancora disponibili i dati emissivi del parco veicolare italiano basati su

INQUINANTI g/km g/km g/km g/km g/km g/mile tale algoritmo sul sito dell'ISPRA). Il risultato ha permesso di evidenziare una considerevole riduzione CO 12 0.6 4.2 3.7 9.72 15.64 degli inquinanti emessi per kilometro. NOX 3.2 1.45 6 13.7 2.85 4.59

PM10 0 0.16 1.6 1.1 0.03 0.05

Fattori di emissione utilizzati nella simulazione dell’inquinamento sulla SS 106 per l’opzione zero (Rapporto CORINAIR, 1991)

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VEICOLI Si riportano di seguito i valori dei flussi di traffico utilizzati per le simulazioni di impatto sulla LEGGERI PESANTI OMOGENEIZZATI componente atmosferica: Benzina Diesel massa<16 t massa>16 t

INQUINANTI g/km g/km g/km g/km g/km g/mile STIMA DEL TRAFFICO LUNGO STIMA DEL TRAFFICO LUNGO CO 12 0.6 4.2 3.7 8.57 13.79 L’ATTUALE S.S: 106 IONICA SENZA L’ATTUALE S.S: 106 IONICA CON

PROGETTO (OPZIONE 0) PROGETTO

NOX 3.2 1.45 6 13.7 4.47 7.20

PM10 0 0.16 1.6 1.1 0.27 0.44 VEICOLI (VEIC/H) o

Lid Lido

Capo Capo

Scalo Scalo

Sibari Sibari

Roseto Roseto Spulico

Spulico

Villapiana Villapiana Villapiana Villapiana Alla luce di quanto sopra e in relazione all’incremento del traffico veicolare già valutato in prima Leggeri 1228 1834 1419 1764 1206 622 129 1 applicazione della metodologia di valutazione dell’impatto per il 2018 sono state valutate le emissioni Pesanti 299 447 346 430 294 152 31 0 considerando che grazie all’evolversi della tecnologia dei motori a combustione interna per autotrazione si è ottenuto, grazie ai filtri antiparticolato, una riduzione media del 75% sulle polveri e Totali 1527 2281 1764 2194 1499 774 161 1 una riduzione di inquinanti quali CO, NOx e SOx prudenzialmente stimata intorno il 25%. Flussi di traffico nelle aree di criticità (anno 2018) Per quanto suddetto sono stati considerati i seguenti fattori di riduzione al fine della determinazione della diffusione degli inquinanti.

TRAFFICO INFRASTRUTTURA DI PROGETTO (ANNO 2018 - HP ALTA)

-

-

-

-

-

ico

VEICOLI COEFF DI - VEICOLI LEGGERI VEICOLI INQUINANTE LEGGERI VALORI MEDI RIDUZIONE Svincoli

DIESEL PESANTI

spulico sibari sibari

BENZINA APPLICATI

cassano -

albidona

villapiana

cassano

albidona albidona

francavilla

trebisacce

villapiana

francavilla

trebisacce

amendolara

amendolara dopospul CO -93% -1,70% -80% -65% -25% tratto iniziale Nox -98% -32% -75% -71% -25% PM10 -99% -44% -85% -79% -75% veh leggeri ora di punta diurna 24 1.227 1.219 1.291 1.190 veh pesanti Nelle simulazioni modellistiche sono stati utilizzati i dati di traffico lungo l’infrastruttura di progetto ora di punta diurna 6 299 297 315 290 all’orizzonte temporale dell’anno 2018, presumibilmente quale periodo di fine realizzazione progetto, veh ora di punta diurna TOT 30 1.526 1.516 1.605 1.480 relativi all’orario di punta, per rappresentare la situazione più critica dal punto di vista delle sostanze veh leggeri SUD ora di punta inquinanti emesse; negli elaborati sono mostrati i risultati delle simulazioni tenendo conto della diurna 839 850 875 867 situazione del PP con la presenza di svincoli e le correzioni legate alla loro eliminazione (es. svincolo veh leggeri NORD ora di punta diurna 879 889 909 899 di Villapiana). veh pesanti SUD ora di punta diurna 204 207 213 211 veh pesanti NORD ora di I dati di traffico in questione sono stati tratti fedelmente dallo studio trasportistico effettuato all’uopo punta diurna 214 217 221 219 veh ora di punta diurna nell’area di progetto, del quale si è trattato in dettaglio nel Quadro di Riferimento Progettuale del TOT 2.137 2.163 2.218 2.197 presente studio. Stato di progetto

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Il modello di diffusione utilizzato, basato su un’equazione di diffusione Gaussiana, è CALINE4, inviluppi delle curve di concentrazione massima in funzione della variabile “direzione del vento” per sviluppato dal California Department of Transportation (Caltrans) appositamente per le previsioni di tutti i vari ricettori. inquinamento atmosferico lungo strade e sorgenti lineari. Per la trattazione modellistica dei fenomeni di dispersione degli inquinanti, i parametri meteorologici di Infine, per completare il quadro dei parametri in ingresso al programma, occorre menzionare il maggiore interesse sono: metodo di modellizzazione degli imbocchi e degli sbocchi delle gallerie. . velocità del vento; A tal proposito, occorre ricordare il contributo della ventilazione delle gallerie alla diffusione degli . direzione del vento; inquinanti. . temperatura dell’aria; Infatti, a causa della presenza di una quota parte eccessiva di particolato nell’aria, a seguito delle . strato di turbolenza dei bassi strati dell’atmosfera; emissioni dei mezzi pesanti, che può rendere opaca l’atmosfera in galleria e ridurre in maniera . spessore dello strato rimescolato o altezza di inversione. anche sensibile la visibilità; tutto ciò determinano la necessità di un ricambio dell’aria nella galleria. Quest’ultimo può avvenire naturalmente o artificialmente mediante sistemi di ventilazione. INQUINANTE CONDIZIONI PREVALENTI Nel caso, maggioritario per le gallerie in esame, di ventilazione forzata di tipo longitudinale, CLASSE DI STABILITA' 4 (D) l’emissione di inquinanti avviene agli imbocchi delle gallerie, nel verso di marcia dei veicoli. Nel caso VELOCITA' DELVENTO 1,0 m/s di ventilazione trasversale o semi trasversale l’emissione avviene in corrispondenza della torre di DIREZIONE DEL VENTO WORST ANGLE ventilazione della centrale, che disperde gli inquinanti con maggior efficacia verso l’alto giacché CO, PM10 DEVIAZIONE STANDARD 5° imprime una quantità di moto del pennacchio secondo una direzione che favorisce la diluizione H MIXING LAYER 500 m nell’atmosfera. TEMPERATURA 13 °C Nel caso di ventilazione longitudinale è da considerare la maggiore concentrazione di inquinanti in CLASSE DI STABILITA' 4 (D) corrispondenza delle zone di ingresso e di uscita della galleria, o in corrispondenza delle finestre di VELOCITA' DEL VENTO 1,0 m/s areazione. DIREZIONE DEL VENTO WORST ANGLE Per implementare il modello a favore di sicurezza si è deciso di considerare la ventilazione dei tunnel DEVIAZIONE STANDARD 5° esaminati come longitudinale, essendo le condizioni peggiorative. L’eventuale adozione di sistemi NOx TEMPERATURA 13 °C diversi (trasversale o semitrasversale), in Italia usualmente limitata ai casi di tunnel superiori ai 2.500 H MIXING LAYER 500 m m, potrebbe essere migliorativa sotto l’aspetto della dispersione degli inquinanti.

CONCENTRAZIONE O3 0,02 ppm A tal fine, per la simulazione si è considerato per la lunghezza di 50 m (prima degli imbocchi e dopo TASSO Ks 0,004 ppm gli sbocchi) un traffico aumentato rispetto a quello di progetto di un fattore proporzionale alla metà della lunghezza del tratto in galleria in oggetto, ovvero: Si può notare che, al fine di ottenere una valutazione a favore di sicurezza, si è scelto di effettuare le L 1 T  (1  ) T simulazioni di inquinamento atmosferico utilizzando l’opzione del programma “WORST ANGLE imbocco,sbocco 2 50 P CASE”, che permette di considerare per ogni ricettore le condizioni di direzione del vento più sfavorevoli ai fini della dispersione degli inquinanti. Di conseguenza, le curve rappresentate nelle Dove Tp: traffico di progetto tavole in allegato non sono propriamente delle curve di iso-concentrazione, ma corrispondono agli L: lunghezza tratto galleria

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2.5.2 Stima degli effetti nella fase di esercizio . alle emissioni prodotte dagli impianti di riscaldamento delle abitazioni;

Comparando i valori ottenuti con la previsione dell’inquinamento atmosferico, causato dal progetto nel . alle attività produttive artigianali e di servizio; 2018, con i limiti di concentrazione massima dettati dalla normativa vigente (e ricordati nel paragrafo . ai pochi impianti industriali. 2.1) si evidenzia che: Tale risultato è stato ulteriormente confermato dalla zonizzazione regionale rispetto ai livelli di  in prossimità dei ricettori, anche per quelli con ubicazione piuttosto ravvicinata all’asse stradale, si criticità che influiscono sulla qualità dell’aria realizzata nell'ambito dell'attuazione del Piano di Qualità rispettano i limiti di legge con scarti soddisfacenti (- 55%); dell'Aria della Regione Calabria, dal quale si evince una classificazione “Zona D collinare e di  all’interno della stessa piattaforma stradale si prevedono valori prossimi ai limiti di norma, nelle pianura senza specifici fattori di pressione” per tutti i comuni interessati dal progetto. condizioni di traffico e vento più sfavorevoli, agli imbocchi delle gallerie. La Regione Calabria non ha ridefinito una nuova zonizzazione e per il territorio in esame la

classificazione, dunque, rimane invariata. Quest’ultimo punto, tuttavia, non desta preoccupazioni, sia per la ristrettezza di queste aree, sia per le varie condizioni peggiorative considerate negli input al modello (traffico orario di punta, peggiore Considerando, inoltre, che le evoluzioni dei motori a combustione interna per autotrazione e dei direzione del vento, metodo di amplificazione dell’inquinamento atmosferico agli imbocchi ed agli sistemi di post – trattamento degli inquinanti hanno portato a una notevole riduzione delle emissioni sbocchi delle gallerie). (come richiesto fra l’altro dalle sempre più pressanti normative europee in materia), è lecito

Nonostante ciò sono state comunque considerate attività di riduzione degli impatti attraverso l'utilizzo attendersi una riduzione dei valori di CO, NOx e SOx rispetto a quelli rilevati nel 2003. delle migliori tecnologie disponibili in materia di riduzione dell'impatto atmosferico in gallerie, come Pertanto, ad oggi, non essendo state apportate modifiche importanti nella zona oggetto riportato nel paragrafo successivo. dell’intervento in termini di pressioni ambientali, si possono ritenere ancora validi i risultati ottenuti Per contro la drastica riduzione di traffico prevista sulla attuale SS 106 implica un miglioramento della dalle misure effettuate nel 2003. qualità dell’aria in corrispondenza dei centri attraversati. E’ dunque certo che l’impatto dell’opera sotto l’aspetto della qualità dell’aria nelle aree sensibili è Al fine di verificare le modificazioni indotte sulla qualità dell’aria dalla nuova sorgente di positivo. inquinamento in progetto, si è proceduto a caratterizzare il territorio in esame, individuando i principali sistemi che lo compongono (cfr. Planimetria dei ricettori sensibili 2.5.3 Intervento cod.LO716CD1301T00IA31AMBPL01-17B).

Per la valutazione dello stato attuale della qualità dell’aria nella zona di progetto prima degli Per minimizzare l’impatto da particolato durante la fase di cantiere del progetto in questione, si interventi, sono stati effettuati nel 2003 dei campionamenti1 di aria e delle analisi di laboratorio che sono assunte quale riferimento le "Linee guida per la valutazione delle emissioni di polveri hanno rilevato per le concentrazioni degli inquinanti (monossido di carbonio, ossidi di azoto, ossidi di provenienti da attività di produzione, manipolazione, trasporto, carico o stoccaggio di materiali zolfo e particolato) un livello d’inquinamento alquanto basso, anche grazie allo scarso grado di polverulenti" emesse dalla Arpa Toscana, di cui alla Deliberazione di Giunta Provinciale di Firenze n. urbanizzazione e alla presenza di vegetazione ed aree coltivate. 213 del 3.11.2009 che identificano le migliori tecnologie e metodologie applicabili per minimizzare l’entità del sollevamento delle polveri determinato dalle attività di escavazione, movimentazione dei Sul territorio indagato, le sorgenti di inquinamento che comportano pressioni sull’atmosfera sono da materiali e transito dei mezzi di cantiere. La applicazione di queste Linee guida garantisce, con buon ascrivere essenzialmente: margine di sicurezza, la minimizzazione dell’impatto sulla qualità dell’aria e il rispetto dei limiti di . al transito di veicoli a motore sulle principali strade e alle relative infrastrutture stradali; legge delle immissioni nel territorio circostante. . al transito dei trattori e delle macchine agricole;

1 in 4 punti di misura scelti lungo l’asse dell’infrastruttura in progetto ______ANAS S.p.A. Direzione Centrale Programmazione e Progettazione 26

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Si sottolinea che l’ubicazione delle aree di cantiere, poste a distanza dai centri abitati, rende, . in prossimità dei ricettori, anche per quelli con ubicazione piuttosto ravvicinata all’asse comunque, meno problematiche le questioni che potrebbero insorgere dal punto di vista ambientale. stradale, si rispettano i limiti di legge con un buon margine di sicurezza (valori inferiori del 55% al Valore Limite); In aggiunta, la simulazione tramite modelli di dispersione degli inquinanti permetterebbe di stimare . valori prossimi ai limiti di norma si prevedono solo all’interno della stessa piattaforma stradale l'impatto ambientale delle emissioni stesse (minimizzate attraverso l’applicazione delle Linee guida) e agli imbocchi delle gallerie e nelle condizioni di traffico e vento più sfavorevoli. sul territorio.

Il modello deve contemplare tra i dati di input le emissioni reali, rilevate attraverso prelievi e Complessivamente, la realizzazione della nuova infrastruttura porterebbe allo spostamento successive analisi sul territorio in oggetto, e deve avere le seguenti caratteristiche: dell’inquinamento atmosferico dovuto al traffico veicolare verso un’area meno sensibile, in quanto meno abitata e con maggior capacità di diluizione degli inquinanti. La nuova configurazione . produrre risultati che ben si accordino con i dati rilevati; dell’assetto viario comporterà inevitabili modifiche dello stato di qualità dell’aria, in alcuni casi . essere in grado di funzionare con i dati disponibili per il territorio (modelli troppo complessi migliorative (vedi riduzione traffico sulla attuale SS 106 e le altre vie di comunicazione lungo la fascia richiedono dati di input non sempre disponibili); costiera, in prossimità dei centri abitati) ed in altri peggiorative (zone rurali). . avere capacità di simulare i processi di emissione da sorgenti di tipo distinto: trasporti, riscaldamento civile, industria puntuale e diffusa; I dati di traffico in questione sono stati tratti fedelmente dallo studio trasportistico effettuato all’uopo . avere possibilità di simulare, tramite algoritmi, il processo di trasporto/diffusione in condizioni nell’area di progetto. morfologiche distinte quali ad esempio: il terreno piatto ed il terreno orograficamente Per convalidare i risultati del SIA ed estendere i risultati delle simulazioni di trasporto e di dispersione complesso, e la capacità di simulare il processo di trasporto/diffusione in condizioni atmosferica agli interventi del Progetto Definitivo, sono state effettuate nuove elaborazioni sulla base meteorologiche tipiche delle varie zone del territorio; degli stessi valori di input delle simulazioni precedenti. . avere la eventuale capacità di simulare i principali processi di trasformazione chimica degli In effetti, gli interventi del PD non comportano significative alterazioni dei principali parametri di input inquinanti e di trattare la diffusione. delle simulazioni effettuate: I modelli gaussiani, eventualmente di nuova generazione, rappresentano una buona sintesi tra . inventario delle emissioni; accuratezza dei risultati e utilizzo di dati di input effettivamente disponibili per il territorio in oggetto. . dati meteo climatici; Nella fase successiva di monitoraggio, sarà possibile confrontare le concentrazioni misurate con i . complessità meteorologica e topografica dell'area in esame; valori limite, allo scopo di verificare eventuali superamenti dei VL; in base a tale indice potrà essere . le caratteristiche e tipologie delle sorgenti emissive che si intende simulare. realizzata la mappatura del territorio. Qualora non vi fossero superamenti, è possibile procedere ad Nelle applicazioni in oggetto, in particolare, la simulazione viene effettuata in situazioni ideali di una rappresentazione grafica che evidenzi le classi di concentrazione. stazionarietà del fenomeno e di turbolenza omogenea dell'atmosfera. Tuttavia, il modello che ne Per quanto riguarda, invece, la fase di esercizio, al fine di valutare in termini quantitativi l’impatto deriva ha, comunque, nella semplicità e nella praticità dell'applicazione importanti risultati e la sulla componente atmosfera dell’opera di progetto, sono state effettuate delle previsioni tramite struttura matematica, è di facile formulazione ed è consistente con la natura casuale del fenomeno simulazioni di trasporto e di dispersione atmosferica dei principali macroinquinanti emessi da traffico della turbolenza in questione. veicolare, in prossimità delle aree più sensibili e dei ricettori più significativi. L’ estensione dei risultati al nuovo tracciato non è, inoltre, inficiata da eventuale presenza di altri L’elaborazioni sulle concentrazioni simulate, effettuate per calcolare i parametri sintetici da sorgenti di inquinanti, in quanto le simulazioni stesse sono relative all’impatto dell’opera in esercizio confrontare con i limiti di qualità dell'aria cogenti, hanno evidenziato che: e quindi le immissioni stimate sono ad essa relative.

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I risultati delle nuove elaborazioni applicati al Progetto Definitivo risultano compatibili con i risultati delle precedenti simulazioni. I risultati espressi in termini di linee di isoconcentrazione della media annua rientrano nello stesso range di valori ottenuti dalle simulazioni precedenti.

Nel caso delle mappe di isoconcentrazione i risultati ottenuti dal modello di dispersione vengono elaborati da programmi in grado di fornire l’interpolazione dei dati, al fine di fornire rappresentazioni grafiche di più facile comprensione. È da ricordare però che l’ulteriore elaborazione dell’informazione può modificare lo scarto fra dato simulato dal modello di dispersione e dato misurato.

Più in dettaglio, ai fini della redazione delle mappe per la valutazione della qualità dell'aria ai sensi della Direttiva precedentemente indicata, risulta necessario:

. individuare il limite previsto dalle direttive comunitarie (o dalla normativa vigente in attesa dell’emanazione o recepimento delle stesse) al quale si intende riferire la mappatura e, conseguentemente, la risoluzione temporale da adottare nel corso delle simulazioni modellistiche; . definire la modalità più idonea alla rappresentazione grafica del limite al quale si sta facendo riferimento; può risultare infatti opportuna una rappresentazione che evidenzi i valori di concentrazione ottenuti nei diversi ricettori o punti griglia piuttosto che il numero dei superamenti dei limiti di legge calcolato per ogni ricettore.

2.6 Effetti previsti in fase di esercizio In particolare tali ventilatori da installare nelle sezioni di ventilazione longitudinale sono caratterizzati da elevata efficienza aeraulica e sono dotati di controllo elettronico della velocità di rotazione 2.6.1 Misure di contenimento degli impatti in fase di esercizio mediante inverter installato a bordo con conseguente riduzione dei consumi energetici a parità di L'aspetto migliorativo del PD propone l’installazione nelle gallerie di ventilatori Jet Fan ad alta prestazioni. efficienza con inverter installato a bordo che permettono: I sistemi tradizionali prevedevano la regolazione mediante l’accensione e lo spegnimento dei . la diluizione delle emissioni dei veicoli all’interno della galleria in condizione di esercizio ventilatori, tale regolazione risulta limitata a causa dei tempi di avviamento e della ridotta possibilità (ventilazione sanitaria); di azione sui ventilatori, tanto più bassa quanto più basso è il numero di ventilatori installati. I limiti di . la compatibilità ambientale della struttura; tale sistema di regolazione risultano ancora più evidenti nelle gallerie bidirezionali nelle quali è . la gestione e il controllo dei fumi in caso di eventi incidentali possibili individuati come necessario invertire il verso di ventilazione in funzione della ripartizione del traffico nelle due rilevanti (ventilazione di emergenza). direzioni. La regolazione continua consente invece l’attivazione in contemporanea di tutti i ventilatori funzionanti e la successiva regolazione continua sulla base dei valori di traffico e di concentrazione delle sostanze inquinanti.

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Il sistema, infatti, è basato su una logica predittiva rispetto alle condizioni di traffico ricorrenti e su una . Ridurre i costi di manutenzione. logica retroazionata sulla base dei valori misurati dai sensori di concentrazione per far fronte ai picchi . Migliorare la resa cromatica. di traffico ed a condizioni non ricorrenti. In condizioni di incendio i ventilatori consentono il controllo della velocità dell’aria in galleria al fine di Per una galleria realizzata con sistemi tradizionali sono ipotizzabili due interventi di lavaggio e favorire la stratificazione dei fumi ovvero di assicurare l’evoluzione temporale della velocità dell’aria in verniciatura all’anno. L’adozione del sistema permette la diminuzione degli interventi di galleria finalizzata a limitare il fenomeno del backlayering ed a limitare l’incremento della potenza manutenzione da 1 lavaggio ogni 3 anni per vernici tradizionali a 1 verniciatura + applicazione del termica del focolaio determinato da elevate velocità di ventilazione. biossido di Titanio ogni 12 anni. Tale controllo risulta efficace, grazie a sistemi di protezione dell’elettronica installata a bordo dei A tale riduzione degli interventi di manutenzione corrisponde un abbattimento dei costi di esercizio ventilatori, nelle prime fasi dell’incendio necessarie all’autosalvataggio. rispetto ad una galleria che adotta sistemi tradizionali. Al fine di ridurre ulteriormente l'inquinamento determinato dalla presenza di gallerie è prevista 2.6.3 Verniciatura traspirante riflettente l'applicazione di un composto antismog foto catalitico a base di biossido di Titanio e l'installazione di La verniciatura consiste in un rivestimento a base acrilica in soluzione acquosa ; esso è composta lampade UVA per garantire il processo di fotocatalisi e per abbattere lo smog. da due strati differenziati. Il primo strato, arricchito con microsfere di ceramica consente Il trattamento consiste nell’applicazione a spruzzo sull’intero sviluppo della volta e dei piedritti delle l’applicazione su superfici non perfettamente asciutte e pulite. Essa ha la funzione di primer ed è in gallerie di un rivestimento a base di titanio (Tio2), atossico, foto catalitico e antismog, per una quantità grado di estrarre l’umidità e piccole infiltrazioni. Il secondo strato collabora con il primo sia nel pari a 100 gr/m2. Il composto, messo a punto per l’impiego in galleria e ambienti chiusi, raggiunge combattere l’umidità ma soprattutto nel fornire la compattezza necessaria alle esigenze di durabilità; elevati livelli di fotocatalisi con una potenza di irraggiamento sul piano di lavoro di 0,75 Watt/m2. Il essa inoltre fornisce un grado di riflessione della luce superiore all’85%. Tali caratteristiche processo fotocatalitico agisce sugli inquinanti organici, che vengono degradati in sali inerti, purificando permettono una migliore resa dell’impianto di illuminazione tale da ridurre la potenza elettrica così l’aria e garantendo l’autopulizia del materiale trattato. installata.

2.6.2 Verniciatura, illuminazione e manto stradale per le gallerie 2.6.4 Applicazione di composto antismog a base di biossido di Titanio

Il progetto migliorativo di variante propone per le gallerie un sistema di tecnologie integrate che Il trattamento consiste nell’applicazione a spruzzo sull’intero sviluppo della volta e dei piedritti delle coinvolgono l’illuminazione , la verniciatura delle pareti i cui obiettivi sono: gallerie di eco rivestimento a base di titanio (TiO2), atossico, foto catalitico e antismog, per una . ridurre i consumi energetici, quantità pari a 100 gr/m2. Il trattamento consente l’ossidazione delle sostanze inquinanti (es. gas di . abbattere i costi di manutenzione, scarico) in residui inerti lavabili che possono essere riassorbiti dall’ambiente. Lo stesso principio . diminuire l’inquinamento atmosferico. permette di combattere efficacemente l’insorgere di funghi e muffe. Inoltre la peculiarità del biossido di Titanio è quella di creare una superficie compatta rendendo possibile la pulizia con semplice In particolare il sistema integrato proposto prevede: lavaggio ad acqua a bassa pressione. . Trattamento delle pareti per ridurre i consumi e migliorare il rendimento dell’impianto di illuminazione. 2.6.5 Illuminazione con lampade a LED . Applicazione di vernici traspiranti riflettenti. Le lampade a LED come meglio descritto successivamente sono caratterizzate da una durata . Applicazione di composto antismog foto catalitico a base di biossido di Titanio. superiore a 5 volte la durata delle lampade SAP incrementando la durabilità dell’opera. . Illuminazione: installazioni di apparecchi a LED. . Diminuire i consumi fino al 40%.

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2.6.6 Risparmio energetico. Il risparmio energetico è infine ottenibile ricorrendo all'automazione delle funzioni di illuminazione e ventilazione della galleria (risparmio di gestione) legate allo spegnimento automatico di servizi nei Nel campo delle infrastrutture, certamente le gallerie sono le opere che producono maggiore consumo momenti in cui non sono necessari, e alla parzializzazione quando è necessaria solo una potenza energetico. Questo a causa degli impianti elettromeccanici necessari per garantire l’esercizio in ridotta. I vantaggi conseguibili attraverso la sola gestione nella maggior parte dei casi corrispondono sicurezza assicurando il livello di prevenzione nei confronti degli incidenti. ad una riduzione sulla bolletta energetica che va dal 10% al 20%.

Gli impianti che richiedono maggiore energia sia per l’entità delle potenze installate, sia per i tempi di Le varianti al progetto sono state ispirate da criteri innovativi mirati al risparmio energetico per il funzionamento sono l’impianto di illuminazione (sempre presente in tutte le gallerie) e l’impianto di gestore ad all’incremento della sicurezza per gli utenti. ventilazione (presente solo per gallerie oltre una determinata lunghezza e con un determinato volume di traffico). Gli accorgimenti adottati consentono un risparmio pari circa 7.000.000 kWh per anno.

Gli accorgimenti progettuali sono stati applicati mediante l’impiego a tutto campo delle nuove Un ulteriore interesse in termini di risparmio energetico è rivolto alle fonti di energia rinnovabile, tra tecnologie e mediante gli accorgimenti mostrati successivamente: queste, in particolare:

ACCORGIMENTO TECNOLOGIE RISPARMIO . al fotovoltaico in quanto si presta, ad una integrazione nelle strutture edilizie già esistenti, 1-Impostazione progettuale Ottimizzazione impianto illuminazione 5% consentendo la produzione di energia elettrica in collegamento con la rete locale e Posizionamento ventilatori Lampade a LED contribuendo, senza alterare sostanzialmente l'estetica delle strutture esistenti, al fabbisogno 2-Dispositivi Ventilatori ad alta efficienza 15% energetico locale; L’elemento migliorativo proposto consiste nell’installazione di un impianto Inverter per la regolazione dei ventilatori Gestione dell’illuminazione basata sul traffico 3-Gestione >10% per la produzione di energia elettrica mediante conversione fotovoltaica da fonte solare, da Gestione ventilazione mediante algoritmi ottimizzati collegare ai servizi a bassa tensione della galleria. In corrispondenza delle rotatorie e degli

svincoli possono essere installati pannelli per la produzione di energia eolica per alimentare il Le tre strategie adottate consentono di ottenere un risparmio energetico complessivo superiore al sistema di illuminazione. Altri pannelli fotovoltaici possono essere posizionati sulle coperture 30% rispetto al progetto preliminare. delle cabine elettriche oppure in corrispondenza dei portali per il posizionamento dei PMV. I pannelli fotovoltaici hanno nel Sud Italia una resa pari a 1400 kWh per kW installato. I tempi Mentre il primo accorgimento rientra nella buona pratica progettuale e quindi è stato pienamente di ritorno dell’investimento per un impianto di tipo fotovoltaico sono compresi tra 8 e 13 anni adottato nel progetto in parola, il secondo prevede di recepire le principali innovazioni tecnologiche anche grazie alle agevolazioni di legge. Si prevede l’installazione di una superficie relative ai dispositivi di illuminazione permanente, illuminazione di sicurezza e ventilazione. In questo complessiva pari a circa 1000 m2 di pannelli fotovolatici per una potenza nominale pari a 100 ambito per quanto riguarda l’illuminazione la scelta progettuale si è orientata sull’utilizzo di lampade a KW. LED che, ad una durata che è oltre cinque volte quella di una lampada ai vapori di sodio (SAP), associa un consumo inferiore e, soprattutto, la possibilità di gestione regolandone l’intensità nel corso . all’eolico in quanto in zone caratterizzate da condizioni meteo favorevoli e ridotti spazi a della giornata ed al variare del traffico. disposizione consente una buona redditività dell’investimento. Gli impianti eolici, assieme agli impianti fotovoltaici, rappresentano la più importante fonte di energia rinnovabile in Italia. Gli Per quanto riguarda la ventilazione il progetto prevede macchine di minor peso e quindi maggiore aerogeneratori sono l`elemento principale di un impianto eolico; esistono aerogeneratori efficienza e durabilità, che consentono quindi a parità di prestazione la riduzione dei consumi (es: da diversi per forma e dimensione. I generatori eolici possono avere una, due o tre pale di varie circa 30 kW a circa 26 kW).

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LAVORI DI COSTRUZIONE DELLA SS106 JONICA CATEGORIA B – MEGALOTTO 3 DALL’INNESTO CON LA SS534 (km 365+150) A ROSETO CAPO SPULICO (KM 400+000) PROGETTO DEFINITIVO ______Studio di Impatto Ambientale Quadro di Riferimento Ambientale

lunghezze da 50 cm sino a circa 30 metri. La produzione media di energia di un impianto eolico è di 2000 ore/anno Il Modulo-D consente la determinazione dei quantitativi di inquinanti rimossi dall’atmosfera da parte della vegetazione. I fattori che maggiormente influiscono, oltre naturalmente alla specie, sono: Gli impianti uso aziendale (fino a 200 KWP) possono rientrare con l’investimento in 4/5 anni. Per la . concentrazione di inquinanti – a concentrazioni più elevate maggiore è la rimozione fase di cantiere si prevede l’installazione di un generatore eolico di potenza nominale pari a 100 kW relativa; ad integrazione dell’energia fornita dal gestore della rete; per tali generatori saranno avviate le . la meteorologia – in giornate calde ma non torride si registrano i valori più elevati di opportune pratiche autorizzative con le autorità locali. scambi gassosi tra le foglie e l’atmosfera; . la disponibilità d’acqua nei suoli – alberi ben riforniti d’acqua mantengono gli stomi aperti 2.6.7 Fitorimediazione per la mitigazione degli impatti sulla qualità dell'aria più a lungo rimuovendo quantitativi maggiori di inquinanti; Alberi e arbusti oltre a cedere O2 e assorbire CO2 sono in grado di intercettare e trattenere diversi . lo stato di salute degli alberi – alberi vitali hanno chiome più folte e scambi gassosi più inquinanti sia gassosi che particellari dannosi alla salute. Una stima quantitativa di questi processi è intensi; stata oggetto di approfonditi studi e oggi vi è consenso nel ritenere il verde associato a infrastrutture . la stagione – le specie decidue hanno scambi gassosi quasi esclusivamente nel periodo uno strumento importante da inserire nelle strategie per la protezione e il miglioramento della qualità primaverile ed estivo. dell’aria. I processi che consentono la rimozione di inquinanti atmosferici da parte delle foglie di alberi e arbusti sono diversi: il PM10 è prevalentemente intercettato da parte delle superfici fogliari che se Il principale scambio gassoso con l’atmosfera riguarda l’assorbimento di biossido di carbonio (CO2) e rugose, ricche di peli e essudati trattengono il particolato che viene poi dilavato dalle piogge. Una l’emissione di ossigeno (O2). A questi processi si aggiunge l’intercettazione di polveri fini (PM10), il quota (in media il 50% circa) di queste polveri estremamente fini, qualora non piova per lungo tempo biossido di azoto (NO2), l’ozono (O3), il biossido di zolfo (SO2). Il modello simula il comportamento andrà incontro a fenomeni di risospensione. La rimozione di composti gassosi avviene in modi diversi: delle foglie e dei processi che si svolgono sulla loro superficie con una cadenza oraria. Più in i composti più reattivi come l’ozono possono interagire con le superfici fogliari al solo contatto o generale, nel corso dell’elaborazione si tiene conto dei diversi processi fisiologici come la formazione penetrare negli stomi, le aperture di cui dispongono le piante per assorbire CO2 e rilasciare acqua e delle foglie in primavera, la velocità con cui si sviluppano, l’epoca della loro caduta. Nel corso O2. Il flusso degli inquinanti dipende dalla loro concentrazione, dalla meteorologia, dalle dell’autunno e dell’inverno specie caducifoglie perdono le loro capacità di rimozione degli inquinanti. caratteristiche della pianta. I maggiori effetti prodotti dal verde sulla qualità dell’aria riguardano il Il modello tuttavia tiene conto che un minimo di capacità residua si mantiene grazie all’azione delle particolato fine (PM10 e PM 2.5), il biossido di azoto, il biossido di zolfo, l’ozono. Altri fattori specifici cortecce. Il contributo più significativo in questo periodo dell’anno è dato tuttavia dalle specie che influiscono nella capacità di trattenere gli inquinanti sono la salute della superficie delle foglie, la sempreverdi. concentrazione locale di inquinanti e la meteorologia locale. Per le azioni di mitigazione e compensazione il Progetto Definitivo potrebbe prevedere la messa a Il modello UFORE (Urban Forest Effects, Novak et al., 2006) utilizzabile per la stima degli inquinanti dimora complessivamente di 123.731 elementi vegetali, organizzati in 25 specie di cui 8 arboree e rimossi dalla vegetazione si basa su una serie di funzioni matematiche che descrivono il 17 arbustive. comportamento degli apparati fogliari di alberi e arbusti, decidui o sempreverdi, nei confronti degli inquinanti atmosferici.

Le informazioni relative ai processi fisiologici utilizzate dal modello derivano dai numerosi studi che negli ultimi vent’anni sono stati sviluppati su questo tema. Il modello è suddiviso in più moduli.

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PM10 O3 NO2 SO2 t/anno t/anno t/anno t/anno Specie vegetali 67,2 21,56 1,96 10,64 Arbutus unedo Pistacia lentiscus Calicotome infesta Pyrus amygdaliformis Ceratonia siliqua Quercus ilex Stima delle quantità dei principali inquinanti, espressi in tonnellate per anno (t/anno), potenzialmente Cistus monspeliensis Quercus virgiliana rimossi dalla biomassa fogliare dei nuovi impianti previsti nel PD Citisus villosus Rhamnus alaternus Crataegus oxyacanta Rosa sempervirens Fraxinus ornus Rosmarinus officinalis Dal confronto degli indici di qualità ambientale si deduce che il PD, attraverso l’introduzione di un Juniperus phoenicea subsp. Turbinata Spartium junceum quantitativo superiore di elementi vegetali e di una maggiore diversificazione nelle specie, conduce Myrtus communis Tamarix africana Nerium oleander Teline monspessulana ad un tangibile incremento delle tonnellate degli elementi target, nell’ordine di circa 20% rispetto al Olea europaea var. sylvestris Teucrium fruticans PP. Phillyrea latifolia Viburnum tinus Pinus halepensis

PM10 O NO SO PROGETTI 3 2 2 In riferimento a tabelle riportate in letteratura (Novak et al., 2006) è stata stimata la quantità di t/anno t/anno t/anno t/anno inquinanti atmosferici rimovibili dalla vegetazione sulla base del numero di alberi e arbusti che PP 44,88 14,4 1,3 7,1 potranno essere messi a dimora, adottando criteri prudenziali . I criteri alla base di questa stima PD 67,2 21,56 1,96 10,64 prevedono un impiego equilibrato di specie arboree con elevate capacità di rimozione (70%) e specie meno efficienti il cui impiego tuttavia è giustificato da motivazioni di ordine ecologico e paesaggistico. Confronto tra la stima delle quantità dei principali inquinanti, espressi in tonnellate per anno (t/anno), potenzialmente rimossi dalla biomassa fogliare dei nuovi impianti vegetali nei casi del Progetto ALBERI 1° GRANDEZZA ALBERI 2° GRANDEZZA ARBUSTI Preliminare (PP), e Progetto Definitivo (PD). PARAMETRI (g/anno) (g/anno) (g/anno) PM10 150 75 30 O3 100 30 10 NO2 30 10 3 SO2 4 1.5 0.5

Stima delle quantità dei principali inquinanti, espressi in grammi per anno (g/anno), rimossi da singoli individui suddivisi in masse arboree di 1° e 2° grandezza e masse arbustive di nuovo impianto

Per ogni individuo è stata considerata l’efficienza delle chiome corrispondente allo sviluppo dopo 3 anni dall’impianto. Sulla base di questa valutazione sono stati stimati i quantitativi di sostanze inquinanti volatili che possono essere assorbite dall’insieme delle masse vegetali previste.

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3. COMPONENTE AMBIENTE IDRICO testo unico di legge sulle acque e impianti elettrici approvato con RD 11/12/1933, n.1775.

L’analisi dell’ambiente idrico in cui si inserisce l’intervento in progetto ha preso in esame la rete . L. 18.05.1989, n. 183 “Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa idrografica superficiale ed ha studiato la circolazione idrica sotterranea e le loro reciproche del suolo” (testo coordinato con le modifiche apportate a tutto il 06.05.1996) che connessioni; l’analisi meteo-idrologica in relazione ai fenomeni che influiscono sulle interazioni tra istituisce le Autorità di Bacino ed introduce la programmazione integrata a livello dei l’opera e l’ambiente. bacini idrografici per la gestione ottimale delle risorse e la protezione dell’ambiente e 3.1 Inquadramento Normativo del territorio”.

Il presente lavoro fa riferimento al quadro normativo distinguendo tra normativa comunitaria, nazionale . L. 07.08.1990, n. 253: “Disposizioni integrative alla legge 18.05.1989 n. 183, recante e regionale. norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo”.

NORMATIVA COMUNITARIA . Circolare del Ministero dell'Ambiente 1 dicembre 1992, n. 8840/VIA/A.O.13.1. – Assoggettabilità alla procedura d'impatto ambientale dei progetti riguardanti le vie di . Direttiva CEE del 21 maggio 1991, n.271 e s.m.i. concernente il trattamento delle acque rapida comunicazione. Art. 6, comma 2, della legge 8 luglio 1986, n. 349, e successivi reflue urbane. decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri attuativi. . Direttiva 91/271/CEE del 21.05.1991 concernente il trattamento delle acque reflue urbane e Industriali. . Legge 5 gennaio 1994 n. 36 "Disposizioni in materia di risorse idriche" (Legge Galli). . Direttiva 91/676/CEE del 12.12.1991 relativa alla protezione delle acque . DPCM 4 marzo 1996 “Disposizioni in materia di risorse idriche”. dall´inquinamentoprovocato dai nitrati provenienti da fonti agricole. . Direttiva 98/83/CE del 3 novembre 1998 concernente la qualità delle acque destinate al . Legge 11 dicembre 2000, n. 365 "Conversione in legge, con modificazioni, del consumo umano. decreto-legge 12 ottobre 2000, n. 279, recante interventi urgenti per le aree a rischio . Direttiva 2000/60/CEE che istituisce un quadro per l´azione comunitaria in materia di idrogeologico molto elevato ed in materia di protezione civile, nonché a favore delle acque Com_2006_397 Proposta di Direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio zone della regione Calabria danneggiate dalle calamità idrogeologiche di settembre sugli standard di qualità ambientale in materia di acque e recante modifica alla Dir ed ottobre 2000". 2000/60/CE. . D. LGS. 02.02.2001, n. 31: Attuazione della Direttiva 98/83/CE relativa alla qualità NORMATIVA NAZIONALE delle acque destinate al consumo.

. L. 319/76 (Legge Merli) Norme per la tutela delle acque dall’inquinamento. La legge . D. LGS. 03.04.2006, n. 152: “Norme in materia ambientale” così come modificato dal sancisce l’obbligo per le Regioni di elaborare il Piano di risanamento delle acque. D.Lgs. 16.01.2008, n. 4 del “Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del D. Lgs. 03.04.2006, n. 152, recante norme in materia ambientale”. . Legge 8 agosto 1985, n.431 (Legge Galasso) “Disposizioni urgenti per la tutela delle zone di particolare interesse ambientale, che estende il vincolo paesaggistico di cui alla . D. LGS. 16.01.2008, n.4: Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del decreto legge 1497/39 ai fiumi, i torrenti, e ai corsi d’acqua iscritti negli elenchi contenuti nel legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale.

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. L. 13/2009 “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre ambientale, di valutazione ambientale strategica e delle procedure di rilascio delle 2008, n. 208, recante misure straordinarie in materia di risorse idriche e di protezione Autorizzazioni Integrate Ambientali». dell'ambiente". . D.G.R. 394 del 30.06.2009 – “Piano di Tutela delle Acque della Regione Calabria”

adozione ai sensi dell'art. 121 del Dlgs. 152/06 e s. m. e i. Il Piano di Tutela delle Acque, . Decreto Legislativo 10 dicembre 2010, n. 219: “Attuazione della direttiva 2008/105/CE è stato finalizzato al raggiungimento degli obiettivi di qualità dei corpi idrici e, più in relativa a standard di qualità ambientale nel settore della politica delle acque, recante generale, alla protezione dell'intero sistema idrico superficiale e sotterraneo. modifica e successiva abrogazione delle direttive 82/176/CEE, 83/513/CEE,

84/156/CEE, 84/491/CEE, 86/280/CEE, nonché modifica della direttiva 2000/60/CE e . D.G.R. 701 del 29/10/2010 – “Regolamento Regionale del 4 agosto 2008 n. 3 e s.m.i., recepimento della direttiva 2009/90/CE che stabilisce, conformemente alla direttiva relativo alle procedure di Valutazione di Impatto Ambientale, di Valutazione Ambientale 2000/60/CE, specifiche tecniche per l'analisi chimica e il monitoraggio dello stato delle Strategica e di rilascio delle Autorizzazioni Integrate Ambientali - Modifiche ed acque (10G0244) (GU n. 296 del 20-12-2010). integrazioni”; NORMATIVA REGIONALE . Deliberazione del Comitato Istituzionale n. 27 del 2 agosto 2011 – Piano Stralcio di . L.R. del 03/10/1997 n. 10: Norme in materia di valorizzazione e razionale utilizzazione Assetto Idrogeologico (PAI Calabria) • Modifica delle Norme di Attuazione e Misure di delle risorse idriche e di tutela delle acque dall'inquinamento. Delimitazione degli ambiti Salvaguardia del PAI.

territoriali ottimali (ATO) per la gestione del servizio idrico integrato. Nel seguito si riportano gli aspetti più salienti del quadro normativo regionale ora delineato.

. “Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico Regione Calabria” (PAI) approvato con delibera L'Autorità di Bacino in Calabria viene istituita a seguito della legge regionale n. 35 del 29 di Giunta Regionale n. 900 del 31 ottobre 2001 e Consiglio Regionale, n.115 del 28 novembre 1996 "Costituzione dell'Autorità di Bacino Regionale in attuazione della legge 18 dicembre 2001. maggio 1989 n. 183 e successive modificazioni ed integrazioni". . Linee Guida Rischio Idraulico PAI Regione Calabria (Approvate dal Comitato Istituzionale L'istituzione dell'Autorità di Bacino rappresenta un momento unitario intersettoriale ed ABR nella seduta del 31/07/2002). interdisciplinare; centro di cooperazione tra le diverse competenze nel campo della difesa del suolo, risorse idriche e tutela del paesaggio. . Norme di Attuazione e Misure di salvaguardia PAI Regione Calabria (Testo aggiornato alla Come si legge nell'art. 2 della L. n. 35 "L'autorità di Bacino opera ...al fine di perseguire l'unitario data del 11/05/2007). governo dei bacini idrografici, indirizza, coordina e controlla le attività conoscitive di

. Legge Regionale 11 maggio 2007, n. 9 “Modificate le Norme Tecniche di attuazione del pianificazione, di programmazione e di attuazione inerenti ai bacini idrografici di propria P.A.I.”. competenza...". Tra le finalità troviamo: . D.G.R. 153 del 31/03/2009 - Modifica regolamento regionale delle procedure di 1. la conservazione e la difesa del suolo da tutti i fattori negativi di natura fisica ed antropica; Valutazione di Impatto Ambientale, di Valutazione Ambientale Strategica e di rilascio delle 2. il mantenimento e la restituzione, per i corpi idrici, delle caratteristiche qualitative richieste per Autorizzazioni Integrate Ambientali. gli usi programmati; 3. la tutela delle risorse idriche e la loro e la loro razionale utilizzazione; . REGOLAMENTO REGIONALE 14 maggio 2009, n. 5 Modifica al Regolamento regionale del 4 agosto 2008, n. 3. «Regolamento regionale delle procedure di valutazione di impatto ______ANAS S.p.A. Direzione Centrale Programmazione e Progettazione 34

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4. la tutela degli ecosistemi, con particolare riferimento alle zone d'interesse naturale, generale e Il QTR-P (quadro territoriale regionale con valenza paesaggistica) in Calabria è stato paesaggistico. approvatocon DGR 13.01.2010 e tra l’altro si occupa del tema ‘Difesa del suolo e Prevenzione Il Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) è stato approvato con Delibera di Consiglio Regionale n. dei Rischi’ con particolare riferimento al rischio idrogeologico. 115 del 28.12.2001, "DL 180/98 e successive modificazioni. Piano stralcio per l’assetto idrogeologico". Ad oggi è in corso di aggiornamento. 3.2 Metodologia di analisi e valutazione Inoltre la Regione Calabria, con deliberazione di Giunta regionale n. 394 del 30.06.2009, ha Lo studio del tematismo “Ambiente Idrico superficiale” è stato analizzato su una raccolta preliminare adottato il ‘Piano di Tutela delle Acque’, ai sensi dell'art. 121 del Dlgs. 152/06 e s. m. e i.. di dati bibliografici, sulla rilettura di quanto esposto nello Studio di Impatto Ambientale per la Il Piano di Tutela delle Acque, fondamentale momento conoscitivo finalizzato al valutazione del Progetto Preliminare già presentato ed approvato nel 2005, nonché la raccolta di raggiungimentodegli obiettivi di qualità dei corpi idrici e, più in generale, alla protezione dell'intero nuovi elementi di valutazione, doverosi in conseguenza delle varianti apportate al Progetto Definitivo sistema idrico e degli aggiornamenti normativi intercorsi dalla data di presentazione del Progetto Preliminare ad superficiale e sotterraneo, è per sua natura uno strumento dinamico che comporta costante oggi. aggiornamento ed implementazione dei dati nonché continuo aggiornamento alla normativa di settore. Le fasi necessarie per il processo di analisi e di formazione del giudizio di valutazione dell'impatto Le delimitazioni dei bacini idrogeologici, al di là dei confini amministrativi tengono conto di aree sono le seguenti: dimensionalmente congrue e soprattutto omogenee dal punto di vista delle caratteristiche Analisi del progetto - consiste nell'individuazione delle azioni di progetto e delle aree di varianti geomorfologiche ed ambientali. riferite ai comparti ambientali interferiti. L'adozione del PTA rappresenta pertanto un primo importante passo per giungere alla sua Analisi conoscitiva ambientale - si basa sull'inquadramento territoriale di area vasta e sulla approvazione definitiva, previa acquisizione dei pareri prescritti dalla legge ed espletamento della caratterizzazione ambientale del sistema idrografico superficiale: tale aspetto risulta propedeutico procedura VAS, e alla redazione del ‘Piano di Gestione delle Acque’ a livello del distretto alla definizione della sensibilità degli ambiti territoriali interferiti. idrografico dell'Appennino Meridionale. Analisi degli impatti - costituisce la fase centrale della metodologia; in essa si effettua la definizione Sempre in Calabria con L.R. n.19 nel 2002 viene approvata la nuova normativa in campo e lo screening dei fattori di pressione rispetto ai quali procedere con l'analisi di dettaglio e la urbanistico, la quale ha come compito istituzionale la pianificazione, tra l’altro, degli ambiti definizione degli impatti. territoriali e specchi d’acqua compresi nei parchi e nelle riserve naturali nazionali e regionali, Definizione delle azioni correttive e di controllo - illustra le misure di mitigazione, adottate nonché quelli compresi nei bacini regionali ed interregionali. nell'ambito del progetto e dimensionate per la minimizzazione degli impatti; tale aspetto risulta All’art. 10 “Valutazione di sostenibilità, di impatto ambientale e strategica” recita così: “La Regione, particolarmente importante perché da evidenza delle soluzioni indicate dagli studi specialistici il cui le Province e i Comuni provvedono, nell’ambito dei procedimenti di elaborazione e di obiettivo è proprio il dimensionamento delle opere di mitigazione nell'ottica di una corretta approvazione dei propri piani, alla valutazione preventiva della sostenibilità ambientale e progettazione ambientale. territoriale degli effetti derivanti dalla loro attuazione…” al fine di accertare che gli usi e le Valutazione degli impatti - si esplica nella formalizzazione del giudizio di impatto attraverso due trasformazioni del territorio siano compatibili con i sistemi naturalistico-ambientali, insediativi e criteri: li livello della pressione ambientale e la sensibilità ambientate.

relazionali, e perseguire la sostenibilità degli interventi antropici rispetto alla quantità e qualità delle Lo studio territoriale ha riguardato: acque superficiali e sotterranee. La Legge individua, inoltre, come strumenti per la pianificazione, a livello regionale, il Q.T.R. e a livello provinciale il PTCP. . analisi dell’area vasta, ai fini dell’inquadramento generale;

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. analisi del sito, utile a definire a scala di dettaglio le problematiche derivanti dall’interazione progetto-ambiente.

Per quanto riguarda la documentazione idrogeologica si è fatto riferimento a:

. Relazione Geologica per il Progetto Preliminare e relativi allegati;

. Studio di Impatto Ambientale per il Progetto Preliminare e relativa cartografia;

. Relazione Geologica per il Progetto Definitivo e relativi allegati;

. Cartografie Piano di Assetto Idrogeologico della Regione Calabria – Perimetrazione Aree a Rischio Idraulico;

. “Piano di Tutela delle Acque della Regione Calabria” (Approvato con D.G.R. 394 del In particolare si possono distinguere tre zone orograficamente ben definite che corrispondono a tre 30.06.2009) redatto dalla SOGESID S.p.A.; massicci montuosi intervallati da brevi catene. A Nord il gruppo del Pollino, alla sua destra ed esteso verso sud l'Appennino costiero, al centro della regione l'altopiano della Sila (Sila Grande, Sila Greca . ABR Regione Calabria (2002) – Linee guida sulle verifiche di compatibilità idraulica delle e Sila Piccola) seguito dalla Catena delle Serre che, a sua volta, si salda all'Aspromonte. infrastrutture interferenti con i corsi d’acqua, sugli interventi di manutenzione, sulle

procedure per la classificazione delle aree d’attenzione e l’aggiornamento delle aree a Il massiccio del Pollino che occupa tutta la parte settentrionale della regione, è un gruppo calcareo- rischio inondazione”. dolomitico che raggiunge i 2271 m con la cima del Dolcedorme. È soggetto a numerosi fenomeni di carsismo sia superficiale che sotterraneo come è testimoniato dalla voragine del Bifurno che

raggiunge una. profondità di 638 m. Alla sua sinistra si ha l'Appennino costiero mentre in basso si 3.3 Caratterizzazione dello stato di fatto apre la Piana di Sibari che costituisce la più vasta pianura calabra.

STATO ATTUALE DELL’AMBIENTE IDRICO SUPERFICIALE L’Appennino costiero, per la natura calcarea delle sue rocce, può considerarsi una continuazione dell'Appennino lucano. A nord è tagliato in due dal fiume Lao e raggiunge la sua massima altezza 3.3.1 Caratterizzazione dei corpi idrici interessati dall’opera con il Cozzo del Pellegrino (1987 m); a sud, a partire dal passo dello Scalone, prende il nome di La configurazione orografica della Calabria si presenta movimentata; la superficie è prevalentemente Catena Costiera ed è disposta, con asse quasi rettilineo, parallelamente al litorale tirrenico, dal montuosa, con catene di monti con forme aspre, valli profonde e ripide pendici. Le zone pianeggianti, quale dista, in molti tratti, solo 7 km. Essa ha un'altezza media di 1000 - 1200 m e raggiunge sul che occupano meno del 10% del territorio, si limitano alle pianure alluvionali che si estendono nei monte Cocuzzo i 1540 m. tratti inferiori dei principali corsi d'acqua e nelle strette fasce litoranee. I bacini oggetto della presente relazione sono situati nella Calabria nord-orientale, sul versante Nella figura seguente è riportata la curva ipsografica dell'intera regione. dell’Appennino Calabro prospiciente il Mar Ionio.

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La morfologia molto tormentata, la breve distanza che intercorre fra i principali sistemi montuosi ed il valori centinaia di volte superiori, seguita dalla fase di esaurimento senza che, in molti casi, si mare, il rilevante sviluppo costiero rispetto all'estensione territoriale, danno luogo a numerosissimi riscontri alcuna fase significativa di stanca. corsi d'acqua caratterizzati da bacini imbriferi generalmente molto modesti con brevi corsi d’acqua in L’orografia tormentata e l'azione dei mari sono sicuramente i principali fattori che determinano le pianura e forti pendenze longitudinali. condizioni climatiche della Calabria. Accanto ad esse l'orientamento delle varie località, La struttura della rete idrografica si presenta comunque nel complesso alquanto elementare. Lo relativamente soprattutto alla distanza dal mare ed alla natura dei venti predominanti, esercita una spartiacque principale corre da Nord a Sud seguendo le cime della Catena Costiera, delle Serre e maggiore influenza sulle condizioni estreme. In generale è possibile dire che il clima della Calabria è dell'Aspromonte. Si vengono così a delimitare due versanti: uno tirrenico arealmente meno esteso, le caratterizzato dall'alternanza di una stagione piovosa, che va da ottobre a marzo con temperature cui dimensioni diventano minime lungo la Catena Costiera, ed uno ionico molto più' ampio che medie mensili che solo in aree limitate ed a quota elevate si abbassano fino, a 5 °C, e di una comprende quasi interamente l'altopiano della Sila. stagione asciutta, relativa al restante periodo, durante la quale nelle pianure si raggiungono temperature molto elevate. Il versante tirrenico ha appena 5 corsi d'acqua rilevanti per lunghezza e portata: Lao, Savuto, Amato, Mesima. e Petrace. Nei successivi punti vengono ricordate le caratteristiche termometriche della regione e, con maggiore dettaglio, quelle pluviometriche, si riporta infine una suddivisione della regione in zone Il versante ionico settentrionale presenta i maggiori fiumi della regione. Insieme alle maggiori climatiche. lunghezze questi corsi d'acqua hanno deflussi fra i più regolari dell'intera regione dal momento che sono alimentati oltre che dalle acque meteoriche anche da quelle derivanti dalla fusione delle nevi e La Calabria è la regione più piovosa dell'Italia Meridionale; in particolare i valori medi delle dagli apporti delle sorgenti relative al massiccio del Pollino ed all'altopiano della Sila. precipitazioni relative alle varie quote sono sempre più elevati di quelli italiani (Caloiero, 1975). La piovosità media annua in Calabria è di 1176 mm, a fronte di una media in Italia pari a 970 mm, con Il Crati è il principale fiume della Calabria per lunghezza, bacino e portata media annua. Esso un contributo unitario medio di 37.2 l/sec km2. attraverso l'affluente Mucone drena, la maggior parte dell'altopiano silano, ed attraverso una serie di torrenti il versante interno della Catena Costiera. Inoltre dal Coscile e dall’Esaro raccoglie i deflussi Questi valori di precipitazione sono dovuti, analogamente alle temperature, all'orografia e all'azione delle sorgenti del Pollino e della Montea. Gli altri principali fiumi ionici sono il Trionto, il Neto, il Tacina, del mare. In particolare la Catena Costiera a nord e la Catena delle Serre a Sud costituiscono un l'Alli ed il Corace che drenano la parte orientale e meridionale dell'altopiano silano. notevole ostacolo sia per i venti occidentali, di origine atlantica, che per quelli orientali. In conseguenza della convezione forzata che ne deriva vengono scaricati sui relativi versanti notevoli La maggior parte dei corsi d'acqua calabresi è quindi caratterizzata da bacini imbriferi modesti con quantità di precipitazioni. Nel versante occidentale della Calabria i complessi pluviogeni provenienti pendenze notevoli. Questi fattori accompagnati da suoli prevalentemente impermeabili fanno sì che le dal Tirreno subiscono convezione forzata, mentre quelli provenienti dallo Ionio sono in condizione di acque piovane vengano, smaltite molto rapidamente. Di conseguenza il regime dei corsi d'acqua fohn, situazione analoga ma ribaltata si verifica nel versante orientale che risulta essere in riproduce l'andamento degli afflussi meteorici convogliando grandi quantitativi di acqua durante il condizioni di convezione forzata per i complessi pluviogeni provenienti dallo Ionio e di fohn per quelli periodo delle precipitazioni e rimanendo con portate molto modeste o addirittura nulle nella stagione provenienti dal Tirreno. estiva e fino alle piogge del medio autunno. In generale poiché i venti occidentali sono più carichi di umidità di quelli orientali e dal momento che Le piene si verificano, pertanto, in concomitanza di precipitazioni atmosferiche che raggiungono valori il versante tirrenico della Catena Costiera ha una pendenza maggiore del versante ionico delle elevati di intensità pur interessando aree di limitata estensione. Tali piene presentano una fase di Serre si hanno sul Tirreno piogge frequenti e di minore intensità e sullo Ionio un minor numero di concentrazione mediamente rapida che in breve fa passare la portata da modesti valori di morbida a esse ma molto intense.

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Nei tratti terminali dei citati corsi d’acqua, aventi larghezze variabili da 200 a 700 metri, sono comunque presenti, anche se non in maniera continua, strutture di difese spondali, quali gabbionate 3.3.2 Indicazione dei corpi idrici interessati e loro classificazione o argini, in presenza di infrastrutture ed aree urbanizzate da difendere.

Nella piana di Sibari l’asse della strada in progetto attraversa i corsi d’acqua del Raganello, del Per quanto riguarda i caratteri di alluvionamento e di erosione di tali corsi d’acqua valgono gli Caldana, del Satanasso e del Saraceno. L’intersezione avviene sempre più a valle dello sbocco nella elementi principali già esposti per quanto riguarda i corsi d’acqua della piana di Sibari. piana e pertanto in corrispondenza dei ventagli delle conoidi (fossili, stabili o attivi). 3.3.3 Qualità e utilizzo delle acque superficiali In tale contesto pertanto i fenomeni di alluvionamento e di erosione che possono raggiungere tali zone sono prevalentemente quelle legate ad eventi alluvionali particolarmente intensi. Lo stato di qualità ambientale dei corpi idrici superficiali è definito (Testo Unico Ambientale) sulla base dello stato ecologico e dello stato chimico del corpo idrico ed in relazione al grado di Per quanto riguarda il regime idraulico delle fiumare (Satanasso e Saraceno), questo è caratterizzato scostamento rispetto alle condizioni di un corpo idrico di riferimento opportunamente individuato. da fenomeni di piena alluvionale di carattere stagionale, con periodi lunghi di assenza di acqua in Lo “stato ambientale”, espressione complessiva dello stato del corpo idrico, derivi dalla valutazione alveo, si sottolinea come tali fasi di piena hanno carattere impulsivo e con trasporto solido, di notevole attribuita allo “stato ecologico” e allo “stato chimico” del corpo idrico. quantità, di materiali erosi da monte. Tale trasporto di materiale avviene sia con carattere Lo “stato ecologico” è espressione della qualità della struttura e del funzionamento degli ecosistemi idrodinamico usuale dei corsi d’acqua, e sia con caratteri di tipo debris-flow (trasporto massivo di acquatici associati alle acque superficiali; alla sua definizione concorrono: acqua e fango con elementi lapidei), soprattutto a spese di materiale dislocato e franato, eroso e . elementi biologici (macrobenthos, fitoplancton, macrofite e fauna ittica); preso in carico più a monte. . elementi idrologici (a supporto), espressi come indice di alterazione idrologica; Questi materiali si depositano inoltre in maniera brusca non appena si presentano allargamenti . elementi morfologici (a supporto), espressi come indice di qualità morfologica; d’alveo o diminuzioni della pendenza, con conseguente fenomenologia di imponenti alluvionamenti, . elementi fisico-chimici e chimici, a supporto degli elementi biologici. che interessano l’alveo solo per alcuni tratti, che successivamente vengono reincisi semplicemente perché tali alluvionamenti localizzati rappresentano una anomalia del profilo d’equilibrio idrodinamico Gli elementi fisico-chimici e chimici a sostegno comprendono i parametri fisico-chimici di base e dell’alveo. sostanze inquinanti. Nella definizione dello stato ecologico, quindi, la valutazione degli elementi biologici diventa Nel tratto da Trebisacce a Roseto Capo Spulico, a differenza di quanto avviene nella Piana di Sibari, dominante e le altre tipologie di elementi (fisico-chimici, chimici e idromorfologici) vengono l’asse di progetto attraversa i corsi d’acqua in corrispondenza delle loro incisioni vallive delimitate da considerati a sostegno per la migliore comprensione e l’inquadramento dello stato delle comunità versanti più o meno acclivi. biologiche all’interno dell’ecosistema in esame.

In corrispondenza dei corsi d’acqua principali (da sud a nord: Pagliaro, Avena, Straface, Ferro) sono Lo stato ecologico (SECA) è un indice della qualità degli ecosistemi acquatici ottenuto incrociando presenti alvei pianeggianti con alluvioni ghiaiose che arrivano praticamente a lambire il piede dei il dato del LIM (Livello di Inquinamento da Macrodescrittori) con quello dell’I.B.E. (Indice Biotico versanti; in tali contesti, e soprattutto con riferimento all’alveo di piena, sono presenti fenomeni di Esteso) ed avendo riguardo al dato peggiore. erosione spondale più o meno evidenti. Dal punto di vista ecologico un corso d’acqua è costituito da una complessa rete di ecosistemi. L’Indice Biotico Esteso (IBE) misura la qualità e l’abbondanza delle specie di macroinvertebrati bentonici che vivono almeno in parte a contatto del substrato e classifica i corsi d’acqua in 5 classi di

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qualità biologica. L'IBE costituisce un importante indicatore dello stato di salute dei corsi d’acqua, Complesso di bassa-alta permeabilità costituito dalle alluvioni della Piana di Sibari. anche se va interpretato con cautela in quanto risente fortemente della variabilità delle precipitazioni. Con il termine Piana di Sibari si intende tutta la piana alluvionale del F. Crati-Coscile, rappresentata Il LIM (Livello di Inquinamento da Macrodescrittori) misura lo stato trofico e microbiologico del dall’area pianeggiante e sub-pianeggiante, leggermente immergente verso la linea di costa, e la corpo idrico e viene suddiviso anch’esso in 5 classi di qualità (come pure il SECA). fascia di litorale che si estende verso nord. Per la definizione dello “stato chimico” è stata predisposta a livello comunitario una lista di 33+8 Il complesso idrogeologico in esame è costituito da depositi continentali rappresentati da termini sostanze inquinanti, peraltro in aggiornamento, indicate come prioritarie con i relativi Standard di sabbiosi e sabbiosi-ghiaiosi, di riempimento delle paleo-valli, intercalati a livelli argilloso-limosi qualità ambientale. impermeabili di origine alluvionale e fluvio-lacustre. Tale deposito possiede una permeabilità per Gli stati di qualità ambientale sono quelli previsti dal Testo Unico Ambientale (D.Lgs. 152/2006 porosità ed un grado estremamente variabile (sia in senso verticale che orizzontale), da basso ad Allegato 3/1 – Allegato 1 alla Parte Terza – Monitoraggio e classificazione delle acque in funzione alto, in relazione alle caratteristiche granulometriche dei litotipi; il deflusso idrico ha luogo in degli obiettivi di qualità ambientale) sull’inquinamento idrico per le acque superficiali. corrispondenza dei livelli a permeabilità maggiore, spesso sovrapposti ed interconessi. La particolare situazione stratigrafico-deposizionale determina, infatti, l’instaurarsi di un sistema multifalda, Purtroppo è da registrare la diffusa carenza di monitoraggi e di studi specifici che possano consentire caratterizzato da falde acquifere sovrapposte, più o meno intercomunicanti fra loro o talora isolate di l’ottenimento di un adeguato livello di conoscenza sulla qualità di tutti i corpi idrici superficiali. dalla presenza di livelli impermeabili che determinano locali condizioni di falde in pressione. Lo spessore dei depositi alluvionali si aggira intorno ai 100-150 m in prossimità della costa (area di studio) e poggiano su depositi marini (limi argillosi) plio-pleistocenici praticamente impermeabili. STATO ATTUALE DELL’AMBIENTE IDRICO SOTTERRANEO

Il deflusso idrico sotterraneo è alimentato dalle aliquote idriche meteoriche che, infiltrandosi nel Il deflusso idrico sotterraneo, nella porzione settentrionale della Piana di Sibari (a nord del F. Crati), sottosuolo, defluiscono con modalità e tempi di scorrimento che dipendono, in gran parte, dalla viene alimentato, non solo dalle precipitazioni meteoriche incidenti sul bacino di pertinenza, ma geologia, dall’assetto stratigrafico e tettonico dell’area. anche dai significativi apporti idrici proveniente dalla formazione calcareo-dolimitica mesozoica e dai terreni flyschoidi mesozoico-terziari appartenenti al gruppo del Pollino che borda a nord e nord-ovest Nell’area in esame lo schema di circolazione idrica sotterranea è principalmente condizionato la Piana; sono, inoltre, presenti travasi idrici da e/o verso i corsi d’acqua che attraversano la Piana dall’intensa storia morfo-evolutiva, che ha condotto, nel corso dei millenni, all’attuale conformazione alluvionale. del territorio, determinando un assetto geologico-strutturale piuttosto complesso. A grande scala possiamo affermare che, l’estensione ed il consistente spessore dei depositi detritici Il deflusso idrico sotterraneo risulta, quindi, particolarmente controllato dai principali lineamenti presenti nella Piana di Sibari, unitamente alla predetta alimentazione, determinano l’esistenza di un tettonici, nonché dal grado, talora spinto, di fatturazione e tettonizzazione dei termini più litoidi e dai importante serbatoio di acque sotterranee, costituito da falda in parte libera in parte confinata per la rapporti tettonici che si sono instaurati nel corso della storia geologica dell’area. presenza di interstrati argilloso-limosi che ne limitano la potenzialità. I deflussi sotterranei rappresentati dalla superficie piezometrica, provenienti principalmente da nord-ovest, si dirigono 3.3.4 Complessi Idrogeologici verso il centro della pianura e la costa ionica e si dispongono, pertanto, trasversale all’asse stradale

Sulla base delle caratteristiche di permeabilità e dei rapporti reciproci (stratigrafici e tettonici) delle in progetto. diverse formazioni geologiche presenti è possibile distinguere dei complessi idrogeologici In particolare nel corso dell’indagine geognostica ed in base alle letture piezometriche si sono caratterizzati da permeabilità relativa differente e da un diverso comportamento nei confronti delle individuate, nella Piana di Sibari (porzione iniziale del tratto viario in progetto): una falda superficiale acque d’infiltrazione e dei deflussi sotterranei (Elab. cod. LO716C D 1301 T00 IA32 AMB CI01-17B). ______ANAS S.p.A. Direzione Centrale Programmazione e Progettazione 39

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a pochi metri al di sotto del p.c., come per es. nell’area archeologica di Sibari; una falda in pressione subalveo alimentata prevalentemente dai bacini idrografici posti a monte e con limitatissimi apporti (intercettata nel sondaggio S1) presente nei depositi ghiaiosi a circa 32 m di profondità che è risalita dai versanti delle fiumare stesse. fino a circa +3 m al di sopra del piano campagna. Nel complesso, se consideriamo i sistemi fluviali principali, con spessori consistenti di depositi Nella Carta Idrogeologica il Complesso Idrogeologico delle Alluvioni della Piana di Sibari è stato alluvionali, gli acquiferi ivi presenti sono caratterizzati da una “potenzialità elevata” e difatti sono suddiviso in due unità A/B (Elaborato cod. LO716C D 1301 T00 IA32 AMB CI01B): localmente interessati da attività di emungimento (per es. nell’alveo del T. Ferro).

. A – Da progr. 0+00 alla progr. 4+200: area con depositi limo-argillosi poco o nulla permeabili Complesso di medio-bassa permeabilità costituito dai depositi di flysch a prevalente fino a circa 30-35 m di profondità, sovrimposti a depositi ghiaiosi-sabbiosi con falda in componente calcarenitico-calcilutitica (Formazione del Saraceno e Formazione di Monte S. pressione; in questa zona i terreni argillosi impermeabili superficiali possono sostenere una Arcangelo). limitata e temporanea circolazione idrica superficiale; Dal punto di vista litologico si tratta di alternanze di calcareniti e calcilutiti, con prevalenza della . B – Dalla progr. 4+200 all’imbocco di Trebisacce: area con alternanza ed eteropie di strati componente arenacea rispetto a quella pelitica. Tali litotipi affiorano sui rilievi retrostanti la piana permeabili ghiaiosi, sabbiosi ed impermeabili limo-argillosi, con falda freatica. alluvionale della Fiumara Saraceno e nella porzione terminale del tracciato stradale (Roseto Capo Spulico). L’unità possiede una permeabilità medio-bassa associata ai sistemi di fessurazione, Complesso di medio-elevata permeabilità rappresentato dai depositi alluvionali delle Fiumare e spesso tra loro intersecantisi, molto spinti nell’area in esame e che testimoniano l’intensa evoluzione delle conoidi alluvionali. tettonica a cui è stato sottoposto il territorio indagato. All’interno di tali depositi, quindi, la circolazione Tale complesso comprende i litotipi ghiaioso-sabbiosi grossolani (attuali e/o recenti) presenti idrica avviene lungo il sistema di fratture più o meno sviluppato, seguendo, nel complesso, direzioni all’interno delle valli dei principali sistemi fluviali e lungo i fossi e/o impluvi dei corsi d’acqua minori. preferenziali di drenaggio idrico sotterraneo coincidenti con i principali lineamenti tettonici. Fanno parte di tale complesso gli apparati di conoidi di deiezioni che i maggiori sistemi fluviali hanno Nell’area di studio tali acquiferi non assumono grande rilievo, in relazione ai quantitativi di acqua prodotto uscendo dall’area montana e defluendo nella piana, fra cui citiamo per esempio la conoide immagazzinata, e talora, in determinate situazioni idrogeologiche (contatto con depositi a del T. Raganello e quella del T. Satanasso. Si tratta, nel complesso, di depositi sciolti, a granulometria permeabilità inferiore) si rinvengono numerose manifestazioni sorgentizie (nel complesso di scarso da sabbiosa a molto grossolana (in funzione dell’energia di trasporto posseduta dal corso d’acqua), rilievo) comunque soggette a regimi di portata variabili, legati all’andamento del regime pluviometrico dotati di una permeabilità per porosità medio-elevata. Nei sistemi fluviali principali la falda idrica scorre durante l’anno ed ai limitati volumi degli acquiferi stessi (Elab. cod. LO716C D 1301 T00 IA32 AMB in sotterraneo secondo la direzione di deflusso del corso d’acqua, con oscillazione del livello CI01-17B). piezometrico strettamente correlato al regime pluviometrico. In taluni casi sono, inoltre, possibili travasi idrici da e verso complessi idrogeologici adiacenti. Complesso di media permeabilità rappresentato dai depositi marini terrazzati.

In particolare le falde dei corsi d’acqua maggiori che scorrono nella Piana di Sibari (Raganello, Tale complesso comprende i depositi sabbioso-conglomeratici con orizzonti limo-argillosi dei terrazzi Caldana, Satanasso e Saraceno), sono in una certa continuità con la falda della piana, instaurando marini, disposti in vari ordini, che bordano la piana alluvionale-costiera. Tali litotipi si rinvengono, rapporti sia di alimentazione che di drenaggio a secondo delle condizioni meteorologiche e stagionali. lungo il tracciato stradale, a partire dai rilievi tabulari prospicienti la Fiumara Saraceno e continuano, Per quanto riguarda invece le fiumare presenti a nord di Trebisacce (delle quali le maggiori sono frammentati lateralmente dalle incisioni vallive, fino alla fine del tracciato. Si trovano sovrapposti sia rappresentate dal Pagliaro, Avena, Straface, Ferro), che scorrono all’interno di incisioni in corpi ai depositi flyschoidi (di varia natura) sia alle argille pleistoceniche. Tale complesso possiede una geologici poco o nulla permeabili (Flysch, argille grigio-azzurre, ecc.), presentano una falda di permeabilità media per porosità, a causa di un certo grado di addensamento e/o cementazione che caratterizza tali depositi. In virtù della limitata permeabilità, della modesta estensione areale (isolati ______ANAS S.p.A. Direzione Centrale Programmazione e Progettazione 40

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l'un l’altro da incisioni vallive) e degli spessori (localmente) piuttosto ridotti tale complesso si può consistenti, si hanno invece continui interscambi tra deflussi superficiali e sotterranei, per cui i corsi considerare sede di acquiferi di modesta potenzialità. Il deflusso idrico sotterraneo risulta alimentato d’acqua possono sia drenare che alimentare le falde. Ciò si verifica anche in corrispondenza delle principalmente da apporti meteorici, dando origine, ove sussistano condizioni idrogeologiche aree sub-pianeggianti dove gli alvei incidono i depositi permeabili, esercitando più frequentemente favorevoli (contatto con complessi a permeabilità inferiore), a fenomeni sorgentizi (nel complesso di un’azione di drenaggio delle falde. Gli apporti idrici alla piana alluvionale-costiera, derivanti dai bacini scarso rilievo), lungo il margine dei terrazzi prospiciente la costa, caratterizzati da regimi di portata a monte, sono costituiti pertanto dai deflussi superficiali e sotterranei dei corsi d’acqua, ai quali variabili in funzione del regime pluviometrico. contribuiscono anche le sorgenti non captate. Ai volumi idrici rappresentati da tali apporti si aggiungono quelli costituiti dall’infiltrazione di una percentuale delle precipitazioni dirette sulle aree Complesso impermeabile costituito dai termini argillosi e argillosi-marnosi. pianeggianti.

Questo complesso comprende diverse formazioni eterogenee, a componente prevalentemente Di seguito si riporta un quadro generale delle aree di ricarica degli acquiferi sopra descritti e argillosa e, talora, molto tettonizzate. In particolare sono presenti le argille grigio-azzurre del l’andamento generale della circolazione idrica sotterranea nell’area d’interesse, dati tratti dal “Piano Pleistocene, le Argille Varicolori e i depositi di flysch arenaceo-marnoso con livelli marnoso argillosi di Tutela delle Acque della Regione Calabria” (ai sensi del D.L. 152/99 e succ. mod. ed int.) redatto (Formazione di Albidona), che si estendono lungo tutta la porzione medio-settentrionale del tracciato dalla SOGESID S.p.A.. stradale in progetto. La permeabilità è molto bassa nonostante la presenza di intercalari più competenti, quali calcareniti, marne ed arenarie dotati di una certa permeabilità secondaria per fatturazione, che nel complesso, però, non fanno variare il comportamento dell’intera massa nei confronti della circolazione idrica sotterranea. Si tratta quindi di un complesso pressoché impermeabile che, data la sua posizione stratigrafica, costituisce localmente, l’impermeabile di base degli acquiferi sovrastanti, determinando, talora, la venuta a giorno dei deflussi idrici sotterranei per limite di permeabilità (manifestazioni sorgentizie).

3.3.5 Alimentazione e deflusso

L’alimentazione delle falde contenute nel bacino idrogeologico della Piana di Sibari deriva principalmente (come già detto) dai significativi apporti idrici proveniente dalla formazione calcareo- dolimitica mesozoica e dai terreni flyschoidi mesozoico-terziari, appartenenti al gruppo del Pollino, nonché dall’infiltrazione di un’aliquota delle acque di deflusso superficiale e di una percentuale delle precipitazioni dirette sulle aree di affioramento dei depositi. La percentuale di acque meteoriche che si infiltra nelle altre formazioni più o meno permeabili (terrazzi marini e dai depositi flyschoidi più permeabili) viene restituita sotto forma di numerose sorgenti con portata diversa e molto variabile in funzione del regime pluviometrico.

Nel complesso è possibile distinguere due situazioni particolari. Nelle zone montane e collinari le acque che si infiltrano nelle formazioni più o meno permeabili affioranti e sono interamente drenate dalla rete idrografica. Lungo le valli, nei tratti medio-terminali con presenza di depositi alluvionali ______ANAS S.p.A. Direzione Centrale Programmazione e Progettazione 41

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Aree di ricarica degli acquiferi dell’area di interesse Andamento generale della circolazione idrica sotterranea

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3.3.6 Sorgenti e pozzi

La maggior parte delle manifestazioni sorgentizie, di cui si ha rilevanza nell’area d’interesse, è situata (come prima accennato) lungo i bordi dei terrazzi marini e dei depositi flyschoidi dove per condizioni idrogeologiche favorevoli (limite di permeabilità) le aliquote di deflusso sotterraneo vengono a giorno. Si tratta, in generale, di sorgenti di modesta portata (generalmente a carattere temporaneo ed effimero), poiché alimentate da acquiferi anch’essi di scarsa entità, ma con elevata variabilità in quanto direttamente dipendenti dalle precipitazioni meteoriche.

Tali manifestazioni sorgentizie se non captate vanno ad alimentare il deflusso superficiale e quindi parzialmente anche quello sotterraneo.

Il prelievo di acque di falda tramite pozzi è molto diffuso soprattutto nella piana di Sibari e nelle aree costiere ed il trend è in continua crescita, considerando il numero dei pozzi regolarmente denunciati; sconosciuto è però il numero di pozzi abusivi che certamente esistono e verosimilmente non sono in numero trascurabile.

In particolare nell’area in esame sono presenti molti pozzi tra cui si distinguono i pozzi privati (presenti in gran numero), pozzi Sorical (regionali) e pozzi comunali come si può evincere dalla Figura sottostante estratta dalle cartografie del “Piano di Tutela delle Acque della Regione Calabria”.

Pozzi presenti nell’area di interesse

Tali opere di captazione sono finalizzate principalmente all’uso irriguo e una minima parte a scopo idropotabile e industriale. I volumi prelevati dalle falde sono diversi nell’arco dell’anno per quanto riguarda l’utilizzazione agricola, mentre sono pressoché costanti nel caso delle opere di captazione finalizzate all’uso idropotabile e industriale.

La maggior parte di queste opere, di capacità produttiva molto diversa in relazione alla permeabilità degli acquiferi interessati ed alla profondità raggiunta con gli scavi, sono concentrati nella piana

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costiera dove determinano, un abbassamento della superficie piezometrica, soprattutto nei periodi Tra i pozzi sopra menzionati, ve ne sono due che ricadono nell’alveo del Torrente Ferro asciutti, accentuando il processo di intrusione salina nell’entroterra. (CS3AQ01P002- CS3AQ01P003) e risultano prossimi al tracciato stradale in progetto, per i quali si riportano nella figura sottostante le aree di salvaguardia (Fonte Sogesid). Nel Piano di Tutela delle Acque, sono state stimate, per il bacino di Sibari, le aree di salvaguardia per tutti i pozzi gestititi dalla Sorical, la società mista che gestisce le acque sotterranee a scopi acquedottistici in Calabria, di cui si riporta la mappa nella Figura sottostante.

Le aree di salvaguardia per tutti i pozzi gestititi dalla Sorical per il bacino di Sibari Pozzi che ricadono nell’alveo del Torrente Ferro

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3.3.7 Stato qualitativo della risorsa idrica sotterranea

Le possibili origini dell’inquinamento delle aliquote idriche che defluiscono in sotterraneo, possono essere raggruppate in sette categorie principali: industriale, civile, zootecnica, agricola, discarica di rifiuti, intrusione marina, naturale.

Particolare attenzione merita l’inquinamento di tipo chimico-fisico, legato ai fenomeni di intrusione marina determinata dal progredire alle attività antropiche di cui parleremo più avanti.

Per quanto riguarda i dati di qualità delle acque sotterranee sono stati eseguiti dall’ATI Ecosystems srl –IGEAM srl, per conto della Regione Calabria, diversi studi ed analisi sui principali bacini idrogeologici della Calabria. In particolare, anche nella Piana di Sibari è stato effettuato un monitoraggio sia delle acque provenienti da pozzi sia di quelle derivanti da sorgenti presenti nell’area in esame, i cui risultati hanno evidenziato una situazione diffusa di contaminazione pur variabile da zona a zona. Per quanto riguarda le tipologie di inquinanti non sono comunque numerose e sono riferibili in particolare ai nitrati, ferro, manganese, floruri, antiparassitari totali, idrocarburi policiclici aromatici, ammonio, arsenico e alluminio. Inoltre, solo per alcuni di questi, ed in particolare nitrati, ferro, manganese, floruri e ammonio, è verificata una certa diffusione areale, mentre per le altre sostanze si tratta di contaminazione molto localizzate. Nella Piana di Sibari, che ricordiamo si tratta di un’area intensamente urbanizzata e popolosa, la particolare combinazione degli inquinanti, suggerisce una duplice provenienza, ovvero agricola ed industriale/urbana.

I risultati dei monitoraggi di cui sopra, sono riportati nella Figura seguente, da cui si evincono i punti di prelievo, le sostanze inquinanti rinvenute e le classi di appartenenza dei campioni d’acqua prelevati secondo la Tabella 20 del D.Lgs, 152/99 (Fonte Sogesid).

I risultati dei monitoraggi della risorsa idrica sotterranea

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3.4 Vulnerabilità dei corpi idrici In particolare risulta rilevante l’influenza sulla pericolosità esercitata dalle attività agricole, diffuse principalmente nelle aree pianeggianti, a causa dell’uso di prodotti tossici (concimi e antiparassitari) La vulnerabilità intrinseca di un acquifero rappresenta la facilità o meno con cui le sostanze in quantità talora elevate, che determinano fenomeni di inquinamento da nitrati delle acque contaminanti si possono introdurre, propagare e persistere in un determinato acquifero (, 1988). sotterranee. È stato, infatti, eseguito un approfondimento sulla distribuzione dei nitrati, considerata Essa dipende, sostanzialmente, da almeno tre principali processi che si producono all’interno del l’importanza attribuita a tale parametro dal D.Lgs 152/99, da cui si evince una situazione piuttosto sistema sottosuolo esistente al di sotto del punto o/e della zona d’impatto: variabile in tutta l’area di studio.

. Introduzione: la maggiore o minore facilità con cui l’inquinante giunge in falda; In particolare, lo Studio redatto dalla SOGESID S.p.A., condotto sul Bacino di Sibari, mette in evidenza la vulnerabilità da nitrati in funzione delle attività agricole presenti e, nel complesso dell’uso . Propagazione: la facilità o meno con cui la sostanza contaminante si muove in falda per del suolo, e delle condizioni a contorno. effetto del gradiente idraulico e delle caratteristiche idrodinamiche dell’acquifero;

. Persistenza: le maggiori o minori possibilità che ha l’inquinante di rimanere, per tempi più o meno lunghi nell’acquifero.

Tali processi a loro volta sono strettamente legati alla tipologia del suolo, alla geometria e alla litologia del sistema idrogeologico, al processo di ricarica e discarica e all’interazione chimico-fisica con la matrice rocciosa che determina la qualità naturale dell’acqua sotterranea ed, infine alla mitigazione di eventuali inquinanti che penetrano il sistema idrogeologico.

L’attività antropica comporta, in relazione al grado di permeabilità dei litotipi affioranti e della soggiacenza della falda, diverse condizioni di pericolosità per potenziali fenomeni di inquinamento in presenza dei cosiddetti “centri di pericolo”. Questi sono rappresentati da attività agricole, attività industriali con scarichi e/o rifiuti inorganici, attività manifatturiere in genere, centrali termoelettriche, cave attive, discariche di rifiuti solidi urbani e misti, nonché punti di recapito di collettori fognari, allevamenti di bestiame, infrastrutture lineari, quali strade di grande traffico, autostrade, metanodotti etc..

In particolare se analizziamo il territorio che comprende la Piana di Sibari e la fascia costiera che si prolunga verso nord, è possibile riconoscere una serie di attività antropiche potenzialmente “pericolose” per gli acquiferi ivi presenti.

Innanzitutto si sottolinea che la succitata area possiede un’elevata densità abitativa e la sua principale risorsa economica è rappresentata dall’attività agricola (agrumi, oliveti, risaie), oltre che dal turismo con la presenza di vari villaggi turistici collocati lungo la costa.

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sviluppo delle varie forme di antropizzazione del territorio, verificatosi negli ultimi venti anni, ha comportato un forte incremento dei prelievi di acque sotterranee, con conseguente incidenza sull’assetto idrodinamico delle falde. L’eccessivo e talora incontrollato emungimento, infatti, determina un abbassamento della superficie piezometrica della falda d’acqua dolce con conseguente aumento dei fenomeni di intrusione del cuneo salino negli acquiferi delle pianure alluvionali, particolarmente avvertiti durante la stagione asciutta attraverso un aumento del contenuto in cloruri delle acque. Ciò è causa di un pericoloso inquinamento chimico-fisico delle acque di falda che sta assumendo dimensioni sempre più preoccupanti soprattutto lungo le aree costiere della piana di Sibari.

Tale situazione di sovra sfruttamento delle aliquote idriche sotterranee (sia nella porzione superficiale sia profonda) ha prodotto, inoltre, fenomeni di subsidenza, ormai riconosciuti da diversi studi effettuati nella piana, direttamente connessi alla consolidazione dei sedimenti pleistocenici ed olocenici che costituiscono l’acquifero in oggetto.

L’insieme di tutti gli aspetti esposti fino ad ora determina condizioni di maggiore o minore vulnerabilità delle risorse idriche sotterranee a potenziali fenomeni di inquinamento. Nel “Piano di Tutela delle Acque della Regione Calabria” la Carta della Vulnerabilità del Bacino di Sibari mostra, nel complesso, un’alta vulnerabilità agli agenti inquinanti nell’area di pianura e nella fascia costiera, dovuta soprattutto ai depositi clastici piuttosto permeabili, al ridotto spessore dello strato insaturo ed ai valori bassi di soggiacenza e pendenza. Per quanto riguarda la permeabilità dei terreni affioranti è da indicare la presenza di materiali per lo più grossolani (quindi ad alta permeabilità), che presentano però intercalazioni pelitiche in corrispondenza delle quali si riduce localmente l’infiltrazione delle precipitazioni meteoriche, diminuendo la penetrazione nel sottosuolo di eventuali sostanze inquinanti.

Inoltre in tale area (piana e zona costiera) incidono negativamente anche gli interscambi tra le acque La vulnerabilità da nitrati in funzione delle attività agricole presenti sul Bacino di Sibari superficiali e le acque sotterranee provenienti dai torrenti, che possono rappresentare un fattore di pericolosità a causa degli scarichi di reflui non trattati da parte dei centri abitati ubicati nell’area

montuosa.

Nella zona costiera oltre all’alta densità delle attività agricole sono presenti in alcune aree anche Nelle zone caratterizzate da quote maggiori si ha solo una ristretta area con vulnerabilità alta, in attività industriali e artigianali con produzione di scarichi altamente inquinanti. L’esistenza di corrispondenza dei terreni costituiti da detriti e alluvioni terrazzate a più alta permeabilità, nel resto insediamenti residenziali e turistici, talora estesi, nelle fasce costiere e sui retrostanti rilievi collinari dell’area si hanno valori di vulnerabilità da media a bassa dovuti alla presenza di terreni che hanno comporta ulteriore pericolo di inquinamento a causa di scarichi fognari nei corsi d’acqua. Inoltre, lo

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una bassa permeabilità ed uno spessore dello strato insaturo sufficiente a garantire una efficace azione auto depurante del terreno. 3.5 Analisi interazione opera-componente

3.5.1 Alterazione del regime idraulico

Visto che in generale, ogni struttura che diminuisce la normale larghezza del corso d’acqua aumenta la velocità della corrente e può ingenerare fenomeni di erosione aggiuntiva e viste le considerazioni sopra esposte è stata effettuata la scelta di attraversare in viadotto i corsi d’acqua più critici.

Le caratteristiche dei citati viadotti, larghe campate e lunghezze complessive molto maggiori dell’alveo, rendono tali opere di fatto scollegate dai fenomeni dinamici dei corsi d’acqua interessati.

In coclusione non si prevedono alterazioni degne di rilievo del regime idraulico dovute alla realizzazione dell’opera.

Il mantenimento del continuum idraulico verrà garantito lungo l’intero tracciato stradale facendo prioritariamente ricorso a tombini piuttosto che a canali di gronda il cui effetto a grande scala garantisce tale continuità, ma a scala di singolo appezzamento agrario ne altera la dotazione.

3.5.2 Descrizione delle eventuali modifiche sull’assetto morfologico ed idraulico derivanti dall’intervento

La realizzazione dell’opera in progetto comporterà inevitabilmente l’interferenza diretta con canali e scoli della rete irrigua e con i fossi di raccolta delle acque piovane che bordano i campi agricoli.

Per quanto riguarda i fossi di raccolta dei campi agricoli e i canali minori della rete irrigua, è previsto il ripristino della continuità attraverso la realizzazione di tombini opportunamente dimensionati. Naturalmente il tipologico del tombino è stato studiato non solo in funzione della portata di piena, ma anche in considerazione delle portate minime, allo scopo di garantire eventuali deflussi anche durante i periodi di magra.

Per quanto attiene al reticolo idrografico principale non sono state previste deviazioni o La Carta della Vulnerabilità del Bacino di Sibari riarticolazioni degne di nota. ______ANAS S.p.A. Direzione Centrale Programmazione e Progettazione 48

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La collocazione in opera del materiale dovrà essere effettuata con tre strati sovrapposti ad un geotessuto disposto sul materiale di base, circondando la pila per una larghezza di circa due volte lo 3.5.3 Presenza di opere d’arte in alveo e tipologie degli interventi di protezione previsti spessore della pila stessa.

Al fine,inoltre, di minimizzare il disturbo della corrente e nel contempo garantire la sicurezza e la Le opere di attraversamento in viadotto prevedono la realizzazione di pile in alveo. È stato, pertanto, stabilità dell’opera nel tempo, sono state previste pile a fusto circolare o a setto con spigoli considerato il possibile innesco di fenomeni di erosione e di scalzamento al piede. arrotondati.

Tale questione afferisce alla progettazione idraulica e strutturale dell’opera e delle sue fondazioni, consistendo nello studio delle strutture macroturbolenti che si sviluppano nella corrente in 3.5.4 Carico inquinante post-operam con definizione delle fonti corrispondenza dell’ostacolo. La dissipazione di energia e la perdita di carico concentrata, proporzionale al quadrato della velocità media nella sezione, potrebbe determinare conseguenze, Il carico inquinante determinato dall’opera stradale in esercizio è sostanzialmente di due tipologie. oltre alla sicurezza dell’opera, all’equilibrio locale dell’alveo. La prima è denominata correntemente “acque di prima pioggia” ed è determinata dal dilavamento La presenza di una pila in alveo causa, come è noto, nelle vicinanze della pila stessa un aumento del “fall out” delle emissioni in atmosfera (piombo, cadmio, cromo, ossidi di azoto e zolfo, della velocità, resa manifesta dall’addensamento delle linee di corrente; contemporaneamente si ha idrocarburi) e agli inquinanti costituiti da parti di usura dei pneumatici, perdite di oli e alti liquidi, la formazione di un grosso vortice a ferro di cavallo, che interessa planimetricamente tutta l’area materiali di usura dei freni, nonché i residui derivanti da lavori di manutenzione del manto stradale circostante la pila fino alla linea di separazione del vortice, il quale è il principale responsabile (materie plastiche, gomma, bitume, solventi, solventi e vernici, ferro, cloruri, nitrati e ammoniaca) dell’erosione. La seconda è dovuta alla possibilità di veicolazione di inquinanti di diversissima provenienza a La profondità di scavo può essere valutata mediante formule di tipo sperimentali ed è funzione della causa di incidenti con fuoriuscita dai mezzi di trasporto di liquidi o solidi solubili (sversamenti forma della pila, delle caratteristiche della corrente e del tipo di materiale che subisce l’azione di accidentali). scalzamento. È possibile definire la prima come sorgente diffusa e la seconda come sorgente puntuale. All’atto del dimensionamento delle pile occorrerà tenere conto del fenomeno di scalzamento ed impostare la quota dell’estradosso del plinto di fondazione ad una quota inferiore a quella dello 3.5.5 Misure di contenimento degli impatti in fase di realizzazione (con particolare scalzamento ipotizzato. riferimento alla salvaguardia quali-quantitativa della risorsa idrica emunta da pozzi esistenti ad uso idropotabile) Vista comunque la natura dei corsi d’acqua attraversati (piene improvvise di entità rilevante e associate a velocità di corrente elevate) e volendo limitare l’affondamento del plinto di ciascuna pila se ne prevede la protezione mediante massi per scogliera di pezzatura adeguata, in modo da non dar In fase di costruzione dovranno essere messe in atto appropriate misure per prevenire fenomeni di luogo ad azioni di scavo da parte della corrente. inquinamento od alterazione del regime del trasporto solido dei corsi d’acqua interessati dalle attività di lavorazione a causa della movimentazione dei materiali di risulta.

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Una parte del cantiere si svilupperà nelle vicinanze dell’area di rispetto di un campo pozzi di Inoltre è anche da considerare che la realizzazione di un’arteria di comunicazione comporta in approvvigionamento per uso potabile (torrente Ferro). Durante le attività di scavo e di perforazione tali genere un incremento di sviluppo antropico, sia civile che produttivo. pozzi devono essere tutelati dal rischio di sversamenti accidentali ed inquinamento in genere. Tra queste, particolarmente significativa è la possibile criticità di inquinamento localizzato dovuto L’impresa esecutrice dovrà rendersi edotta circa il contenuto di tutte le limitazioni imposte dalla allo sversamento accidentale di sostanze contaminanti in relazione ad incidenti stradali. In normativa nazionale e regionale in materia di aree di rispetto di pozzi di captazione idropotabile, che particolare deve essere considerato il caso di precipitazioni meteorologiche contemporanee e dovranno essere scrupolosamente rispettate nella condotta dei lavori. conseguente diffusione di inquinanti nel sistema idrico naturale attraverso il sistema di drenaggio della piattaforma stradale. Ciò implica, in sintesi, il divieto di stoccaggio materiali sul terreno, lo sversamento di sostanze in genere, l’accumulo sul terreno di fanghi e acque reflue di qualsiasi tipo. Sulla base delle considerazioni sopra esposte, sono stati quindi identificati, i possibili tratti critici che risulta opportuno proteggere, sulla base di specifiche criticità: vulnerabilità dei corpi idrici, qualità Gli elaborati di progetto indicano la zona di rispetto in questione, mentre sia il capitolato speciale che ecologica e uso della risorsa idrica. il piano di sicurezza e coordinamento contengono le disposizioni che stabiliscono le procedure di sicurezza da seguire all’interno del cantiere. In particolare sono state previste delle vasche di prima pioggia con funzione anche di vasche di sicurezza. La realizzazione di scavi o perforazioni in genere implica l’uso di fluidi di stabilizzazione di tipo atossico, dotati di certificazione che dovrà essere ottenuta a cura dell’impresa esecutrice. La scelta di Nella tabella riportata nella relazione specialistica (LO716CD0301 T00 ID00 IDR RE02 B - tali fluidi dovrà essere sottoposta ad approvazione da parte dell’Ente competente. In ogni caso è Relazione Idraulica) sono riportati i calcoli effettuati per ciascuna vasca, con il numero della vasca, previsto che l’impresa realizzi un piezometro di campionamento opportunamente ubicato nei pressi l’ubicazione e la progressiva, l’area di piattaforma contribuente, la portata di prima pioggia, la dell’area di rispetto dei pozzi, allo scopo di effettuare il monitoraggio dell’acquifero durante il corso dei portata di base e la portata di progetto, gli sviluppi necessari rispettivamente per la sedimentazione, lavori. il galleggiamento degli oli e degli idrocarburi e le dimensioni finali dei manufatti.

Le acque da monitorare dovranno essere alla stessa quota di emungimento dei pozzi. 3.5.7 Reti di monitoraggio

Ribadendo, il divieto di stoccaggio materiali all’interno dell’area di rispetto dei pozzi, nonché il Si propone la messa in funzione, se non già esistente, di una o più reti di monitoraggio delle rimessaggio dei mezzi, si stabilisce l’obbligo di riservare un controllo estremamente rigoroso dello sostanze maggiormente indicative di possibili inquinamenti nei punti più sensibili corrispondenti con stato di manutenzione dei mezzi che accedono al cantiere in zona di rispetto, onde minimizzare i le sorgenti ed i pozzi ad uso irriguo e civile. rischi di rotture ai circuiti idraulici e conseguenti sversamenti. Inoltre, visto che una parte del cantiere si svilupperà nelle vicinanze dell’area di rispetto di un 3.5.6 Misure di contenimento degli impatti in fase di esercizio campo pozzi di approvvigionamento per uso potabile (torrente Ferro). Durante le attività di scavo e di perforazione tali pozzi devono essere tutelati dal rischio di sversamenti accidentali ed

inquinamento in genere. La presenza di una infrastruttura stradale è causa diretta di inquinamento dell’ambiente idrico sia diffuso che localizzato a causa del deposito di metalli pesanti e particolato prodotto dai processi di Inoltre, prima, durante e dopo l’esecuzione dei lavori occorrerà effettuare una campagna di combustione dei veicoli e dalla dispersione di inquinanti in caso di sversamento accidentale di monitoraggio sulla qualità delle acque prelevate nei pozzi in questione. E’ necessaria l’attivazione di sostanze contaminanti a seguito di incidenti stradali. tale campagna con forte anticipo rispetto alla consegna dei lavori, (almeno un anno), per poter

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fissare dei valori di confronto tra la qualità delle acque prima dell’apertura del cantiere e quella La portata di sversamento è stata invece determinata ipotizzando che lo sversamento della massima durante il corso dei lavori. cisterna (volume dello sversamento di 38 m3 circa) avvenga in tre minuti; ne consegue una portata di sversamento pari a 0,211 m3/s.

Per ulteriori dettagli si rimanda alla relazione specialistica Relazione Idraulica LO716CD0301 T00 3.6 Presidi idraulici ID00 IDR RE02 B.

In ottemperanza alle prescrizioni del Ministero dell’Ambiente, è stata prevista la realizzazione di 3.6.2 Schema geometrico vasche per il trattenimento degli sversamenti accidentali (oli e/o carburanti) e di disoleazione e Ciascuna vasca si compone di una parte di sviluppo fissa, determinata dalle esigenze della sedimentazione delle acque di prima pioggia. costruzione dei tratti di imbocco, sbocco e curva, pari a metri 5,4. Il restante tratto di lunghezza dello Tali manufatti sono stati posizionati in accordo alla morfologia del terreno ove si sviluppa il tracciato sviluppo necessario all’intrappolamento, alla sedimentazione o al galleggiamento viene ottenuto stradale, ubicandoli in maniera tale da poter consentire sempre lo scolo delle acque per gravità, senza estendendo lo sviluppo della vasca di una parte variabile, quantificata dal calcolo, e ripartita su l’impiego di sistemi di pompaggio e di essere di facile accesso e, quindi, di agevole manutenzione. entrambi i lati della “U” che la vasca forma in planimetria. Sono previste in totale 16 vasche di trattamento - a servizio delle tratte esterne (non in galleria). Per lunghezza complessiva della vasca si intende invece la sua dimensione geometrica esterna lungo la dimensione prevalente; la larghezza, comprensiva delle due sezioni della U e degli spessori 3.6.1 Portate caratteristiche del calcestruzzo, è pari a 4,9 metri. Le vasche sono dimensionate sia per la situazione in cui debbano intrappolare solo eventuali sversamenti accidentali sia per trattare anche le acque di piattaforma. 3.6.3 Ubicazione Dal punto di vista funzionale la vasca prevede un pozzetto in entrata tale da consentire l’ingresso non Per l’ubicazione delle vasche di prima pioggia si rimanda alle planimetrie di progetto, dove è rigurgitato nella vasca vera e propria della maggiore tra le due portate seguenti (che chiameremo rappresentata anche l’ubicazione dei tubi collettori delle acque meteoriche in ingresso dalla portata di attivazione del by-pass Qb): 1) portata di prima pioggia Qpp 2) portata di sversamento Qs piattaforma stradale (cod. elab. LO716CD1301T00ID01-12B). Ossia Qb = max(Qpp; Qs) Il by-pass inizia a funzionare solo per portate superiori a tale portata di attivazione Qb. Per quanto 3.7 Impatti indotti ed opere di mitigazione delle varianti apportate al Progetto riguarda la portata delle acque di prima pioggia, si è preso come riferimento quanto previsto dalla Preliminare legge regionale della Lombardia n° 62/85, che recita: “Sono considerate acque di prima pioggia quelle corrispondenti per ogni evento meteorico ad una precipitazione di 5 mm distribuita sull’intera La realizzazione della SS106 JONICA (Megalotto 3 dall’innesto con la SS534 km 365+150 a Roseto superficie scolante servita dalla rete di drenaggio. Ai fini del calcolo delle portate, si stabilisce che tale Capo Spulico km 400+000), comporterà una serie di azioni di progetto che verranno applicate al valore si verifichi in quindici minuti; i coefficienti di afflusso alla rete si assumono pari ad 1 per le territorio in esame. Tali azioni, durante le due fasi di “cantiere” e di “esercizio”, indurranno distinti superfici coperte, lastricate od impermeabilizzate e a 0,3 per quelle permeabili di qualsiasi tipo, impatti ambientali sulle componenti rappresentate dall’ambiente idrico. In base agli impatti prodotti escludendo dal computo le superfici coltivate.” sarà opportuno intervenire con adeguete opere di mitigazione. Il testo indica inoltre di far riferimento ad un tempo di pioggia, corrispondente ai 5 mm, di 15’, determinando così un’intensità di pioggia di 20 mm/h. 3.7.1 Azioni di progetto, impatti ed interventi di mitigazione Sulla base di tale criterio, si è calcolata la portata di prima pioggia Qpp per ciascuna vasca. Di seguito si riportano le azioni di progetto:

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. Aree di cantiere (logistiche, operative, betonaggio); localizzati in terreni che rappresentano degli acquiferi di scarsa importanza. In particolare, la Galleria Roseto interesa la Formazione delle Argille Varicolori e la Formazione di Monte Sant’Arcangelo. La . Scavi di trincea, di realizzazione galleria artificiale, per posa in opera di fondazioni, per prima formazione costituisce un complesso idrogeologico di bassa permeabilità, la seconda, di realizzazione del tracciato; medio-bassa permeabilità, è confinata per la maggior parte all’interno della formazione argillosa.

. Scavi delle gallerie; Pertanto gli eventuali impatti saranno minimi e potranno riguardare modesti o scarsi apporti idrici. Oltrepassato il Torrente Ferro le litologie interessate dalle realizzazione di gallerie o trincee sono: la . Depositi di inerti (stoccaggio temporaneo o definitivo); formazione delle argille Marnose del Torrente Straface, la Formazione di Albidona (a carattere flyschoide), la Formazione del Saraceno e i depositi marini terrazzati. Le prime tre formazioni . Realizzazione di rilevati stradali; costituiscono un complesso di bassa permeabilità che rappresenta l’impermeabile di base del

. Viabilità di cantiere (strade già esistenti o di nuova realizzazione); complesso a media permeabilità dei depositi marini terrazzati. Questi ultimi, per le caratteristiche intrinseche dei rapporti stratigrafici con i sottostanti complessi idrogeologici di bassa permeabilità . Realizzazione di opere civili in cls canne delle gallerie, viadotti, ponti, fondazioni, (impermeabile di base prima accennato), per i valori di trasmissività bassi (a causa dei modesti tombinature, muri di contenimento, piattaforma stradale; spessori) e per la stretta dipendenza dai fenomeni piovosi stagionali, non rappresentano acquiferi di particolare rilievo. Infatti, le aliquote idriche di infiltrazione tendono a disperdersi naturalmente lungo i . Azioni accidentali dovuti a sversamenti di sostanze inquinanti. fenomeni sorgentizi posti al contatto con il sottostante impermeabile di base, che risulta per la Gli impatti indotti sull’ambiente idrico e le necessarie opere di mitigazione sono riassumibili come di maggior parte affiorante. Bisogna comunque evidenziare che sui terrazzi marini sono ubicati punti di seguito. attingimento idrico (pozzi) che conseguentremente ai lavori di costruzione delle succitate opere risentiranno del conseguente abbassamento del livello di falda. Per quanto tale impatto sia basso, è Acque in fase di cantiere possibile comunque porvi rimedio con interventi di diminuzione dell’effetto drenante tramite iniezione di cemento o miscele chimiche che potranno essere effettuate durante l’avanzamento degli scavi. Si La costruzione della strada interesserà diversi tratti di alveo, di maggiore o minore importanza, con precisa ad ogni modo che il termine dei lavori porterà ad una stabilizzazione e miglioramento delle realizzazione di: viadotti, ponti o rilevati stradali e relativa tombinatura. Ciò avrà come risultato la condizioni generali. modifica degli alvei con un conseguente restringimento della sezione idraulica. Il rischio che ne consegue potrebbe essere l’innesco, a seguito di eventi di piena, di fenomeni di alluvionamento di La realizzazione delle gallerie (naturali ed artificiali) nonchè delle trincee, produrranno una aree prima non inondabili. Ai sensi delle Norme di Attuazione e Misure di salvaguardia PAI Regione variazione dei deflussi sotterranei. Ciò non comporterà variazioni sostanziali dei bilanci Calabria, lo studio idraulico redatto in corrispondenza degli attraversamenti di “Aree di Attenzione” idrogeologici dei diversi sottobacini, ma potrà creare un depauperamento delle aliquote idriche che fornisce i necessari interventi di mitigazione del rischio idraulico eventualmente prodotto. Nel caso di alimentano alcuni pozzi e sorgenti. Tale situazione si andrà a verificare in corrispondenza degli attraversamenti di aree non vincolate dal PAI Regione Calabria, le previsioni idrauliche verranno interventi che interessano la fascia dei terrazzi marini prospicienti la costa ed in particolare i modesti prodotte in funzione della normativa vigiente. acquiferi dei depositi marini terrazzati. Per le motivazioni già esposte al punto precedente gli impatti prodotti saranno di bassa entità. Anche in tal caso, la fine dei lavori porterà ad una stabilizzazione e In corrispondenza della realizzazione di gallerie naturali o artificiali e dei tratti in trincea si produrranno miglioramento delle condizioni generali. degli abbassamenti del livello di falda. Ciò sarà dovuto all’intercettazione di falde e/o venute d’acqua durante le escavazioni a causa dell’effetto drenante che le succitate opere comportano. Durante le fasi lavorative, che prevedono l’uso: di cemento, di sostanze che possono essere ritenute Bisogna comunque precisare che i tratti di strada presso cui si svilupperanno tali tipi di interventi sono inquinanti (additivi del cemento, vernici, diluenti etc) ovvero in caso di eventi accidentali

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(sversamenti) si potranno produrre effetti di alterazione chimica (inquinamento) dei corpi idrici Durante la fase di esercizio dell’opera, l’effetto delle azioni di progetto verrà quindi notevolmente sotterranei e/o superficiali, a causa di infiltrazione di tali sostanze. Le aree colpite da tale tipo di diminuito. Pertanto gli impatti indotti sulle diverse componenti e le necessarie opere di mitigazione impatto sono potenzialmente costituite dai siti direttamente interessati dall’uso di tali sostanze e dalle sono riassumibili come di seguito. zone limitrofe, vulnerabili in base ai meccanismi di diffusione dell’inquinante stesso. In tali casi sarà Acque in fase di esercizio opportuno attuare le dovute precauzioni durante l’utilizzo di tali sostanze, ed in caso queste, per qualsiasi motivo, si infiltrino in falda andranno emunte (per quanto possibile) le porzioni inquinate da Le modifiche degli alvei dovute alle azioni di progetto verranno mitigate dalle opere di sistemazione gestire come un rifiuto e le aree interessate dovranno essere bonificate. A tal fine bisognerà attuare idraulica (argini, briglie, tombinatura, protezioni di piloni, etc.) così come individuati dagli studi una campagna di indagine per verificare l’estensione del fenomeno di inquinamento. effettuati ai sensi della normativa vigente. Pertanto i relativi impatti verranno annullati.

Al termine dei lavori di realizzazione della SS 106 Jonica, gli impatti sul territorio si ridurranno In corrispondenza della realizzaione di gallerie naturali o artificiali e dei tratti in trincea si produrranno notevolmente, infatti verranno ripristinate: degli abbassamenti del livello di falda. Ciò sarà dovuto all’intercettazione di falde e/o venute d’acqua durante le escavazioni a causa dell’effetto drenante che le succitate opere comportano. . le aree di cantiere; Bisogna comunque precisare che i tratti di strada presso cui si svilupperanno tali tipi di interventi . le strade di nuova realizzazione (strade in terra battuta necessarie per l’avvicinamento ai siti di sono localizzati in terreni che rappresentano degli acquiferi di scarsa importanza. In particolare, la lavorazione); Galleria Roseto interessa la Formazione delle Argille Varicolori e la Formazione di Monte Sant’Arcangelo. La prima formazione costituisce un complesso idrogeologico di bassa permeabilità, . le aree di stoccaggio temporaneo dei materiali di risulta degli scavi. la seconda, di medio-bassa permeabilità, è confinata per la maggior parte all’interno della

Esse verranno restituite, a seguito di ricomposizione ambientale, alla loro destinazione originaria. formazione argillosa. Pertanto gli eventuali impatti saranno minimi e potranno riguardare modesti o scarsi apporti idrici. Oltrepassato il Torrente Ferro le litologie interessate dalle gallerie o trincee sono Le aree di stoccaggio definitivo, costituite da: vecchie cave dismesse, aree in frana o aree fluviali in quelle: della formazione delle argille Marnose del Torrente Straface, della Formazione di Albidona (a cui era necessario ricomporre gli argini, saranno interesate da un’attenta ricomposizione ambientale. carattere flyschoide), la Formazione del Saraceno e dei depositi marini terrazzati. Le prime tre formazioni costituiscono un complesso di bassa permeabilità, pertanto anche in tale caso gli impatti Lungo il percorso stradale, la ricomposizione ambientale: saranno di scarsa rilevanza. I depositi marini terrazzati costituiscono invece un complesso di media . dei fronti ottenuti durante la realizzazione dei tratti in trincea; permeabilità che per le caratteristiche intrinseche dei rappotri stratigrafici con i sottostanti complessi idrogeologici di bassa permeabilità (impermeabile di base prima accennato), per i valori di . dei rilevati stradali; trasmissività bassi (a causa dei modesti spessori) e per la stretta dipendenza dai fenomeni piovosi stagionali, si può affermare che essi non rappresentano acquiferi di particolare rilievo. Infatti, le . delle dune poste a margine di alcuni tratti di strada (realizzate per migliorare l’effetto di aliquote idriche di infiltrazione tendono a disperdersi naturalmente lungo i fenomeni sorgentizi posti mimetizzazione della strada nel contesto paesaggistico e per diminuire l’impatto acustico); al contatto con il sottostante impermeabile di base, che risulta per la maggior parte affiorante. porterà un ulteriore beneficio diminuendo o annullando diversi impatti prodotti dai lavori. Infatti, Bisogna comunque evidenziare che sui terrazzi marini sono ubicati alcuni punti di attingimento idrico l’ultimazione di questi interventi avrà certamente effetti benefici sulla stabilità dei versanti e sulla (pozzi) che conseguentemente ai lavori di costruzione delle succitate opere risentiranno del regimazione idrica di superficie. conseguente abbassamento del livello di falda. Per quanto tale impatto sia basso, vi si porrà rimedio in fase di esecuzione delle opere con interventi di diminuzione dell’effetto drenante tramite iniezione

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di cemento o miscele chimiche che potranno essere effettuate durante l’avanzamento degli scavi. Si - ottemperare alle prescrizioni della Delibera CIPE n.103 del 28.09.2007 e ad alcune richieste precisa ad ogni modo che il termine dei lavori porterà ad una stabilizzazione e miglioramento delle fatte dalle Amministrazioni Comunali interessate e dall’Autorità di Bacino della Regione condizioni generali. Calabria;

La realizzazione delle gallerie (naturali ed artificiali) nonchè delle trincee, produrranno una variazione - adeguare il progetto a standard tecnici e di sicurezza migliori (sicurezza sulla viabilità, dei deflussi sotterranei. Ciò non comporterà variazioni sostanziali dei bilanci idrogeologici dei diversi esecuzione dei lavori, allontanamento del tracciato da aree in frana, etc.); sottobacini, ma potrà creare un depauperamento delle aliquote idriche che alimentano alcuni pozzi e - diminuire il livello di impatto ambientale ove possibile; sorgenti. Tale situazione si andrà a verificare in corrispondenza degli interventi che interessano la fascia dei terrazzi marini prospicienti la costa ed in particolare i modesti acquiferi dei depositi marini sono state apportate alcune varianti al Progetto Preliminare di realizzazione del Megalotto 3 della SS terrazzati. Per le motivazioni già esposte al punto precedente gli impatti prodotti saranno di bassa 106 Jonica. entità. Anche in tal caso, la fine dei lavori porterà ad una stabilizzazione e miglioramento delle condizioni generali. Di seguito verranno elencate le varianti adottate nel Progetto Definitivo spiegandone le motivazioni che hanno portato a tali scelte progettuali, evidenziandone in fine la variazione degli impatti sulle Durante le fase di esercizio si potrebbero verificare degli sversamenti accidentali di sostanze componenti suolo e sottosuolo e le opere di mitigazione necessarie a contrastare tali azioni di contaminanti (carburanti, olii, soluzioni elettrolitiche, radioattive etc.) che potrebbero interessare i corpi progetto. idrici sotterranei e/o superficiali producendo effetti di alterazione chimica (inquinamento). Sebbene vi siano le vasche di accumulo delle acque di prima pioggia, che servono anche a convogliare le Per i primi 18,8 km circa, dove il tracciato si sviluppa lungo la Piana di Sibari e le conoidi dei Torrenti sostanze riversate sulla piattaforma stradale in caso di incidente, bisogna prevedere che le sostanze Satanasso e Saraceno, il progetto resta pressoché invariato, le lievi modifiche apportate consistono inquinanti potrebbero comunque giungere esternamente all’area stradale, per esempio per la in variazione di geometria di alcuni svincoli e lievi variazioni della livelletta in alcuni punti del tracciato fuoriuscita di un autoveicolo. Le aree critiche sono situate in prossimità dell’intero tracciato stradale, e (dal punto 1 al 4 nella lista successiva). Ad ogni modo per tale porzione di tracciato non si osservano la loro vulnerabilità dipenderà dai meccanismi di diffusione dell’inquinante stesso. In tali casi sarà varianti sostanziali: opportuno emungere le acque inquinate che andranno gestite come un rifiuto, le aree interessate 1) “Svincolo Sibari”– La variante comporta la sostituzione della rotatoria ellittica con uno dalla contaminazione dovranno essere bonificate. A tal fine bisognerà attuare una campagna di svincolo a livelli sfalsati e l’inserimento di due cavalcavia e di un sottopasso. Tale modifica si indagine per verificare l’estensione del fenomeno di inquinamento. rende necessaria, in funzione delle condizioni di traffico veicolare proveniente dall’autostrada Durante la fase di esercizio, tutte le sostanze e/o materiali che giungono sulla piattaforma stradale SA-RC, al fine di migliorare la funzionalità dell’innesto tra la SS 534 (proveniente dall’uscita (frammenti di metalli, polvere dei copertoni, ricaduta dei gas di scarico, perdite di liquidi, etc.) verranno “” della SA-RC) e la SS 106. La variante risponde in particolare, alla prescrizione n.5 dilavate dalle acque di prima pioggia. Per prevenire la dispersioni di tali inquinanti nell’ambiente della delibera CIPE succitata. Analizzando le interazioni opera-ambiente, non ne deriva un circostante, sono state predisposte delle vasche di raccolta delle acque di prima pioggia. Esse sono aumento sostanziale dell’impatto. Le uniche osservazioni riguardano un aumento dell’uso di state dimensionate in base ai fattori di viabilità della strada ed alle condizioni climatiche dell’area. territorio a scapito di una maggiore perdita di suolo che comunque non è rilevante.

2) “Svincolo Cassano” – Nel Progetto Preliminare la geometria dello svincolo non consentiva un adeguato livello di sicurezza stradale pertanto è stato modificato con una nuova geometria 3.8 Varianti apportate al Progetto Preliminare che prevede l’inserimento di due rotatorie, inoltre è stata correttamente gestita una Al fine di:

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canalizzazione irrigua. Analizzando le interazioni opera-ambiente la variazione di impatto è 5) “Galleria Trebisacce” – modifica del percorso ed innalzamento della livelletta con irrilevante. sostituzione delle due gallerie Trebisacce con un’unica galleria. Nel progetto preliminare, l’attraversamento dell’area in prossimità dell’abitato di Trebisacce, era previsto per mezzo di 3) “Svincolo Francavilla - ” – Nel Progetto Preliminare la geometria dello due gallerie (di 1225 mt e di 1405 mt rispettivamente) e di un tratto interposto in trincea che svincolo non consentiva un adeguato livello di sicurezza pertanto è stato modificato con una interessava un’area ad alto pregio paesaggistico-ambientale in cui ricadeva anche la Basilica nuova geometria che prevede l’inserimento di due rotatorie. Analizzando le interazioni opera- di S. Giuseppe. La variante apportata comprende la sostituzione delle due gallerie e della ambiente la variazione di impatto è irrilevante. trincea con un’unica galleria. Tale modifica si rende necessaria anche in conseguenza alla

4) “Svincolo Trebisacce e Viadotto Saraceno” – Per assolvere a quanto previsto dalle “Linee prescrizione posta dal Comune di Trebisacce che si era espresso sul Progetto Preliminare Guida per la progettazione della sicurezza nelle gallerie stradali” e s.m.i. emanate da ANAS a con la Delibera di Consiglio Comunale n. 16 del 30.09.2004. La variante adoperata porta ad Novembre del 2006 è stato opportuno eliminare alcune corsie di inserimento previste nello un aumento degli scavi in galleria e quindi dei materiali di risulta prodotti, ma bisogna svincolo che interferivano con gli imbocchi alle “gallerie Trebisacce”. La variante consentirà le evidenziare che rispetto alla realizzazione in trincea, la galleria implica migliori condizioni di manovre di uscita ed immissione nella sola direzione Sud. Lo svincolo Trebisacce di variante è sicurezza nei confronti delle interazioni con le problematiche inerenti la stabilità dei versanti. stato riposizionato più in prossimità del versante posto a nord, permettendo alle strade di Per quanto ai materiali di risulta essi verranno impiegati come da relativo Piano di Utilizzo. accesso allo svincolo di stare più arretrate rispetto all’alveo del Torrente Saraceno. Si otterrà 6) “Viadotto Pagliaro” – modifica del percorso ed innalzamento della livelletta. Il tracciato di così una maggiore sicurezza rispetto ad eventuali esondazioni del torrente o rotture degli argini variante, ha lo scopo di svilupparsi lungo l’area collinare in prossimità delle quote dei terrazzi dell’invaso artificiale posto a monte dello svincolo. Sul versante in sinistra idrografica è stato marini. Adattandosi meglio alla conformazione del territorio, si ha nel complesso una eliminato un breve tratto di rilevato stradale, mentre risulta prolungato verso l’interno dell’alveo diminuzione del livello di impatto ambientale. il rilevato stradale su cui si innesta il semisvincolo di Trebisacce. Analizzando le interazioni opera-ambiente le varianti inserite sono da intendersi nettamente migliorative poichè nel 7) “Galleria Pagliaro” – sostituzione con trincea (livelletta più alta). Alla luce dell’innalzamento complesso si ha un aumento dei livelli di sicurezza ed un minor uso del territorio in funzione della quota di progetto, la realizzazione di una trincea produrrà migliori condizioni di stabilità delle minori opere da realizzare (per la riduzione dello svincolo). e sicurezza sia in fase di cantiere sia di esercizio.

8) “Galleria Scatolare Nivolo” – sostituzione con trincea (livelletta più alta). Alla luce Dalla Galleria Trebisacce, sino a fine tracciato, ove il percorso affronta un territorio particolarmente dell’innalzamento della quota di progetto, la realizzazione di una trincea produrrà migliori aspro ed articolato, si incontrano le varianti sostanziali del progetto che sono rappresentate da condizioni di stabilità e sicurezza sia in fase di cantiere sia di esercizio. variazioni della livelletta e talora della posizione del tracciato. In particolare, è risultato necessario: 9) “Svincolo Albidona” – variazione della geometria. Viste le prescrizioni n.10, n.27 e n.34 - innalzare la livelletta del tracciato stradale tra la galleria naturale Trebisacce ed il della Delibera CIPE, era stato soppresso lo svincolo Albidona di cui al Progetto Preliminare. Torrente Ferro (allo scopo di attraversare ad una quota maggiore le aree di sviluppo del Successivamente, con numerose lettere, i Comuni di Trebisacce e di Albidona, hanno progetto); richiesto di ripristinare il succitato svincolo per consentire l’ingresso e l’uscita della SS 106 in entrambe le direzioni. Tale svincolo si rende necessario anche in funzione delle modifiche - deviare il percorso a partire dall’ingresso nella Galleria Roseto1 sino a fine tracciato apportate allo svincolo Trebisacce. Nel progetto definitivo l’opera ha una geometria differente (variante Complanare Roseto). rispetto a quanto previsto nel Progetto Preliminare, ciò al fine di garantire migliori standard di

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sicurezza stradale. Alla luce delle ridotte modifiche non si ha una sostanziale variazione di 17) “Viadotto Celogreco” – innalzamento livelletta e modifica della posizione del tracciato. Il impatto. tracciato di variante ha lo scopo di svilupparsi lungo l’area collinare in prossimità delle quote dei terrazzi marini. Adattandosi meglio alla conformazione del territorio si ha, nel complesso, 10) “Viadotto Monaco” – innalzamento della livelletta. Il tracciato di variante, ha lo scopo di una diminuzione del livello di impatto ambientale. svilupparsi lungo l’area collinare in prossimità delle quote dei terrazzi marini. Adattandosi meglio alla conformazione del territorio si ha, nel complesso, una diminuzione del livello di 18) “Galleria artificiale Celogreco” – innalzamento livelletta e modifica della posizione del impatto ambientale. tracciato. Il tracciato di variante ha lo scopo di svilupparsi lungo l’area collinare in prossimità delle quote dei terrazzi marini. Adattandosi meglio alla conformazione del territorio si ha, nel 11) “Galleria Rovitto” – sostituzione con trincea (livelletta più alta). Alla luce dell’innalzamento complesso, una diminuzione del livello di impatto ambientale. della quota di progetto, la realizzazione di una trincea produrrà migliori condizioni di stabilità e sicurezza sia in fase di cantiere sia di esercizio 19) “Viadotto Straface” – innalzamento livelletta e modifica della posizione del tracciato. Il tracciato di variante ha lo scopo di svilupparsi lungo l’area collinare in prossimità delle quote 12) “Viadotto Forno” – innalzamento livelletta e lieve modifica della posizione del tracciato. Il dei terrazzi marini. Adattandosi meglio alla conformazione del territorio si ha, nel complesso, tracciato di variante ha lo scopo di svilupparsi lungo l’area collinare in prossimità delle quote una diminuzione del livello di impatto ambientale. dei terrazzi marini. Adattandosi meglio alla conformazione del territorio si ha, nel complesso, una diminuzione del livello di impatto ambientale. 20) “Gallerie Amendolara” – sostituzione con percorso in trincea e breve viadotto (innalzamento livelletta e modifica della posizione del tracciato). Alla luce dell’innalzamento 13) “Galleria Schiavi” – innalzamento livelletta e lieve modifica della posizione del tracciato. Il della quota di progetto, la realizzazione di una trincea produrrà migliori condizioni di stabilità tracciato di variante ha lo scopo di svilupparsi lungo l’area collinare in prossimità delle quote e sicurezza sia in fase di cantiere sia di esercizio. dei terrazzi marini. Adattandosi meglio alla conformazione del territorio si ha, nel complesso, una diminuzione del livello di impatto ambientale. 21) “Amendolara” – Tale variante consiste nella soppressione dello svincolo “Amendolara”. Per quanto si tratti di una variante non sostanziale, l’eliminazione dello svincolo comporterà 14) “Viadotto Avena” – innalzamento livelletta e lieve modifica della posizione del tracciato. Il certamente l’eliminazione dei relativi impatti. tracciato di variante ha lo scopo di svilupparsi lungo l’area collinare in prossimità delle quote dei terrazzi marini. Adattandosi meglio alla conformazione del territorio si ha, nel complesso, 22) “Viadotto Della Donna” – lieve innalzamento livelletta e modifica della posizione del una diminuzione del livello di impatto ambientale. tracciato. Il tracciato di variante ha lo scopo di svilupparsi lungo l’area collinare in prossimità delle quote dei terrazzi marini. Adattandosi meglio alla conformazione del territorio si ha, nel 15) “Viadotto Stellitano” – innalzamento livelletta e modifica della posizione del tracciato. Il complesso, una diminuzione del livello di impatto ambientale. tracciato di variante ha lo scopo di svilupparsi lungo l’area collinare in prossimità delle quote dei terrazzi marini. Adattandosi meglio alla conformazione del territorio si ha, nel complesso, 23) “Galleria Taviano” – sostituzione con trincea e solo galleria artificiale nel tratto terminale una diminuzione del livello di impatto ambientale. (innalzamento della livelletta). Alla luce dell’innalzamento della quota di progetto, la realizzazione di una trincea produrrà migliori condizioni di stabilità e sicurezza sia in fase di 16) “Gallerie artificiali Potresino 1-2” – innalzamento livelletta e modifica della posizione del cantiere sia di esercizio. tracciato. Il tracciato di variante ha lo scopo di svilupparsi lungo l’area collinare in prossimità delle quote dei terrazzi marini. Adattandosi meglio alla conformazione del territorio si ha, nel 24) “Attraversamento Torrente Ferro” – variazione della livelletta e della posizione e geometria complesso, una diminuzione del livello di impatto ambientale. dello svincolo “Roseto sud”. Il viadotto inizia all’uscita della Galleria artificiale Taviano ad una ______ANAS S.p.A. Direzione Centrale Programmazione e Progettazione 56

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quota maggiore, sino a raccordarsi al vecchio tracciato in prossimità dello svincolo Roseto 4. COMPONENTE SUOLO SOTTOSUOLO Sud. Tenuto conto della richiesta n.4150 del Comune di Roseto Capo Spulico, e della prescrizione n.28 della Delibera Cipe, i due semisvincoli previsti a cavallo del Torrente Ferro 4.1 Inquadramento Normativo sono stati accorpati in un unico svincolo bidirezionale posto in sinistra idrografica del torrente. Il presente lavoro fa riferimento al quadro normativo distinguendo tra normativa comunitaria, Il viadotto Ferro è stato ridotto come ingombro, poichè le corsie di ingresso ed uscita sono nazionale e regionale limitate ad un’unica area di svincolo. Analizzando le interazioni opera-ambiente lo sviluppo di

tale tratto di tracciato stradale resta pressoché invariato. L’innalzamento della livelletta in NORMATIVA COMMUNITARIA corrispondenza della galleria Taviano permette di realizzare una galleria artificiale con maggior livello di sicurezza soprattutto in fase esecutiva. La diminuzione degli ingombri dei due . Reg. (CE) 27-6-2001 n. 1485/2001: Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio semisvincoli (accorpati in un unico svincolo) comporta un minor uso di territorio diminuendo di che modifica il regolamento (CEE) n. 2158/92 del Consiglio relativo alla protezione delle conseguenza anche l’impatto sul suolo. foreste nella Comunità contro gli incendi.

25) “Galleria Roseto e tratto terminale (variante Complanare Roseto)” – cambia nettamente il . Dec. 25-1-1999 n. 1999/170/CE: Decisione del Consiglio che adotta un programma tracciato ed il suo profilo. Nel tratto iniziale abbiamo la Galleria Naturale Roseto1 che indirizza specifico di ricerca, di sviluppo tecnologico e di dimostrazione intitolato "Energia, il percorso verso mare per riallacciarsi alla vecchia sede della SS 106 (nei pressi del Castello ambiente e sviluppo sostenibile". di Roseto Capo Spulico). Al termine della succitata galleria il percorso attraversa l’impluvio del . Dir. 27-2-1998 n. 98/15/CE: Direttiva della Commissione recante modifica della direttiva Fosso Castello reimmettendosi, al termine, nella Galleria Roseto2. Di seguito il percorso viene 91/271/CEE del Consiglio per quanto riguarda alcuni requisiti dell'allegato I. a giorno nei pressi del Castello di Roseto continuando in direzione nord secondo il tracciato della vecchia SS106. Lungo tale tratto si sviluppa la breve galleria artificiale Roseto3 e . Dir. 3-3-1997 n. 97/11/CE: Direttiva del Consiglio che modifica la direttiva 85/337/CEE l’attraversamento del Canale Annunziata. Alla luce dei dati di progetto tale variante produrrà di concernente la valutazione dell'impatto ambientale di determinati progetti pubblici e gran lunga un minor quantitativo di materiali di risulta (smarino di galleria) ed interferirà di privati. meno con le aree franose dell’area di Roseto Capo Spulico, producendo nel complesso una notevole diminuzione di impatto ambientale. . Dir. 24-9-1996 n. 96/61/CE: Direttiva del Consiglio sulla prevenzione e la riduzione integratedell'inquinamento.

NORMATIVA NAZIONALE

. Legge del 02/02/74 n° 64 “Provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni per le zone sismiche”.

. D.M. 11/03/88, “Norme tecniche riguardanti le indagini sui terreni e sulle rocce, la stabilità dei pendii naturali e delle scarpate, criteri generali e prescrizioni per la progettazione, l’esecuzione ed il collaudo delle opere di sostegno delle terre e delle opere di fondazione” e successive modifiche ed integrazioni.

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. L. 18.05.1989, n. 183 “Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del . D.M. 8-7-2002: “Approvazione ed ufficializzazione dei Metodi di analisi microbiologica del suolo (testo coordinato con le modifiche apportate a tutto il 06.05.1996)”. suolo”.

. L. 07.08.1990, n. 253: “Disposizioni integrative alla legge 18.05.1989 n. 183, recante . L. 31 luglio 2002, n. 179: “Disposizioni in materia ambientale”. norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo”. . DPR 6 giugno 2001 n.380 “Testo unico per l’edilizia”. . Circolare del Ministero dell'Ambiente 1 dicembre 1992, n. 8840/VIA/A.O.13.1. – . OdPCM n. 3274 del 20 marzo 2003 et s.m.i. “Primi elementi in materia di criteri generali Assoggettabilità alla procedura d'impatto ambientale dei progetti riguardanti le vie di rapida per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le comunicazione. Art. 6, comma 2, della legge 8 luglio 1986, n. 349, e successivi decreti del costruzioni in zona sismica”. Presidente del Consiglio dei Ministri attuativi.

. D. LGS. 03.04.2006, n. 152: “Norme in materia ambientale” così come modificato dal . L n. 267/98: “decreto di conversione del D.L. 180/98”. D.Lgs. 16.01.2008, n. 4 del “Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del D. Lgs. . D.P.M 29/09/1998: “Atto di indirizzo e coordinamento per l'individuazione dei criteri relativi 03.04.2006, n. 152, recante norme in materia ambientale”. agli adempimenti di cui all'art. 1, commi 1 e 2, del decreto-legge 11 giugno 1998, n.180”. . Decreto Legislativo 12 aprile 2006, n. 163 "Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, . D.L. 180/99: “Misure urgenti per la prevenzione del rischio idrogeologico”. servizi e forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE".

. Decreto Legislativo del 27.01.1992, n. 99: “Attuazione della direttiva 86/278/CEE . D.M. 14 gennaio 2008 “Norme Tecniche per le Costruzioni”. concernente la protezione dell’ambiente, in particolare del suolo, nell'utilizzazione dei . D. LGS. 16.01.2008, n.4: Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del Decreto fanghi di depurazione in agricoltura”. Legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale. . Legge 11 dicembre 2000, n. 365 "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto- . Circolare 2 febbraio 2009, n. 617 - Istruzioni per l’applicazione delle “Nuove norme legge 12 ottobre 2000, n. 279, recante interventi urgenti per le aree a rischio idrogeologico tecniche per le costruzioni” di cui al D.M. 14 gennaio 2008”. molto elevato ed in materia di protezione civile, nonché a favore delle zone della regione

Calabria danneggiate dalle calamità idrogeologiche di settembre ed ottobre 2000". . DPR. 5 ottobre 2010 n. 207 “Regolamento di esecuzione ed attuazione del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, recante «Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, . D.M. 20-12-2001: “Linee guida relative ai piani regionali per la programmazione delle servizi e forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE». attività di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi”.

. D.M. 10 agosto 2012, n. 161, "Regolamento recante la disciplina dell'utilizzazione delle . Delib. 31-1-2001 n. 1/2001: “Piano straordinario per le aree a rischio idrogeologico molto terre e rocce da scavo". elevato:modifiche alla deliberazione 26 ottobre 1999, n. 14/99”.

. Delib. 31-1-2001 n. 15/2001: Adozione del progetto di Piano stralcio per il

controllo.dell'eutrofizzazione”.

. D.M. 3-9-2002: “Linee guida per la gestione dei siti Natura 2000”.

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NORMATIVA REGIONALE . Legge Regionale 5 gennaio 2010, n.1 “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 19 ottobre 2009, n. 35 «Procedure per la denuncia, il deposito e l'autorizzazione di interventi di . “Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico Regione Calabria” (PAI) approvato con delibera di carattere strutturale e per la pianificazione territoriale in prospettiva sismica»”. Giunta Regionale n. 900 del 31 ottobre 2001 e Consiglio Regionale, n.115 del 28 dicembre 2001. . D.G.R. 701 del 29/10/2010 – “Regolamento Regionale del 4 agosto 2008 n. 3 e s.m.i., relativo alle procedure di Valutazione di Impatto Ambientale, di Valutazione Ambientale . Legge Regionale 16 aprile 2002 n.19 – Norme per la tutela, governo ed uso del territorio – Strategica e di rilascio delle Autorizzazioni Integrate Ambientali - Modifiche ed integrazioni”. Legge Urbanistica della Calabria. . Deliberazione del Comitato Istituzionale n. 27 del 2 agosto 2011 – Piano Stralcio di Assetto . Linee Guida Rischio Frane PAI Regione Calabria (Approvate dal Comitato Istituzionale ABR Idrogeologico (PAI Calabria) • Modifica delle Norme di Attuazione e Misure di Salvaguardia nella seduta del 31/07/2002). del PAI.

. Regione Calabria “Deliberazione n.47 del 10 febbraio 2004”, che aggiorna la classificazione

sismica del territorio regionale recependo integralmente l'individuazione dei comuni classificati sismici come da elenco riportato nell'Allegato A della Ordinanza P.C.M. 3274 del 20.03.2003 4.1 Metodologia di analisi e valutazione (e succ. mod. et int.). Lo studio geologico è stato basato su una raccolta preliminare di dati bibliografici, la rilettura di quanto esposto nello Studio di Impatto Ambientale per la valutazione del Progetto Preliminare già . Norme di Attuazione e Misure di salvaguardia PAI Regione Calabria (Testo aggiornato alla presentato ed approvato nel 2005, nonché la raccolta di nuovi elementi di valutazione, doverosi in data del 11/05/2007). conseguenza delle varianti apportate al Progetto Definitivo e degli aggiornamenti normativi intercorsi

. Legge Regionale 11 maggio 2007, n. 9 “Modificate le Norme Tecniche di attuazione del P.A.I.”; dalla data di presentazione del Progetto Preliminare ad oggi.

. D.G.R. 153 del 31/03/2009 - Modifica regolamento regionale delle procedure di Valutazione di Lo studio territoriale è stato basato su: Impatto Ambientale, di Valutazione Ambientale Strategica e di rilascio delle Autorizzazioni . analisi dell’area vasta, ai fini dell’inquadramento generale; Integrate Ambientali. . analisi del sito, utile a definire a scala di dettaglio le problematiche derivanti dall’interazine . REGOLAMENTO REGIONALE 14 maggio 2009, n. 5 Modifica al Regolamento regionale del 4 progetto-ambiente. agosto 2008, n. 3. «Regolamento regionale delle procedure di valutazione di impatto ambientale, di valutazione ambientale strategica e delle procedure di rilascio delle Per quanto riguarda la documentazione geologica si è fatto riferimento a: Autorizzazioni Integrate Ambientali».; . Carta Geologica della Calabria in scala 1:25.000, Carta Geologica d’Italia in scala 1:50.000; . Legge Regionale 19 ottobre 2009, n. 35 “Procedure per la denuncia, il deposito e l’autorizzazione di interventi di carattere strutturale e per la pianificazione territoriale in . Relazione Geologica per il Progetto Preliminare e relativi allegati, Studio di Impatto prospettiva sismica”. Ambientale per il Progetto Preliminare e relativa cartografia, Relazione Geologica per il Progetto Definitivo e relativi allegati;

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. Cartografie Piano stralcio Assetto Idrogeologico della Regione Calabria; Catalogo dei

Terremoti Italiani dall’anno 1000 al 1980 e “Database of Potential Sources for Italian 4.2 Caratterizzazione dello stato di fatto Earthquakes larger than M 5,5 in ”, (INGV, 2001);

. BOUSQUET J.C. (1973) – La tectonique rècente de l’Apennin calabro-lucanien dans son L’area di studio si colloca in uno dei settori più complessi del mediteraneo, dove si manifestano in cadre géologique et géophysique; maniera molto evidente gli effetti della collisione tra la Placca Africana e quella Europea. In tale porzione del Mediterraneo (nella vasta area) possiamo osservare tre distinti dominii: . DI STASO A. & GIARDINO S. (2002) – New integrate biostratigraphic data about the Saraceno formation (North-Calabrian Unit; Southern Apennines); . avampaese (area verso cui sono diretti i movimenti di sovrascorrimento), rappresentato dal blocco Apulo (crosta continentale) e dal Bacino Ionico (crosta oceanica mesozoica . GHISETTI F. & VEZZANI L. (1983) – Structural Map of Mt. Pollino (Southern Italy); assottigliata); . HORTON, R.E. (1945) – Erosional development of streams and their drainage basins: . catena costituita dall’Appennino meridionale, dall’Arco Calabro e dalla Catena Maghrebide hydrophysical approach to quantitative morphology; che si presentano come una spessa struttura crostale (con spessori dai 20 ai 40 km) . LENTINI F. (1979) – Le Unità Sicilidi della Val d’Agri (Appennino Lucano); composta da falde di ricopertura;

. OGNIBEN L. (1969) – Schema introduttivo alla geologia del Confine calabro-lucano; . retroarco (Mar Tirreno) nel quale si riconoscono porzioni di crosta assottigliata accompagnata da neoformazione di crosta oceanica (bacini del Marsili e Vavilov) e formazione di un arco . SELLI R. (1962) – Il Paleogene nel quadro della geologia dell’Italia centro-meridionale; vulcanico (Isole Eolie) caratterizzato da vulcanesimo alcalino e/o calcalcalino.

. STRAHLER A.N. (1958) – Dimensional analysis applied to fluvially eroded landforms;

. STUCCHI M. et Alii (2004) – Gruppo di Lavoro MPS: Redazione della mappa di pericolosità sismica prevista dall’ODPCM 3274 del 20 marzo 2003,

. ABR Regione Calabria (2002) – Linee guida sulle verifiche di compatibilità idraulica delle infrastrutture interferenti con i corsi d’acqua, sugli interventi di manutenzione, sulle procedure per la classificazione delle aree d’attenzione e l’aggiornamento delle aree a rischio inondazione”,

. ARSSA (2003) – I suoli della Calabria – Programma Interregionale Agricoltura-Qualità – Misura 5.

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placche Europea ed Africana. Discordanti sulle Unità Tettoniche poggiano i sedimenti plio- pleistocenici ben affioranti lungo la costa ionica.

I tre domnii geostrutturali nell’area di Mediterraneo in studio

L’area di sviluppo del progetto si trova in prossimità del margine nord-orientale dell’Arco Calabro, il Le Unità Tettoniche quale rappresenta la zona di massima distorsoine della catena, nonchè l’elemento di giunzione tra Catena Appenninica e Catena Maghrebide. Esso è formato da una serie di unità tettoniche a diverso La complessità dell’assetto geologico sopra esposto interagisce a diverso livello con lo sviluppo del grado di metamorfismo, che presentano l’originaria crosta continentale e le relative coperture progetto della nuova sede a quattro corsie della SS 106 “Ionica”, con riferimento al tratto dall’innesto sedimentarie meso-cenozoiche. con la SS 534 a Roseto Capo Spulico, di circa 38 km di lunghezza.

Più in particolare, i terreni affioranti nell’area sono costituiti da Unità Tettoniche di origine oceanica che si sono accavallate tra loro in prossimità dell’avampaese a seguito della fase di collisione tra le

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Le implicazioni di vario genere (geologico applicative, geomorfologiche, idrogeologiche etc.) verranno evidenziate nei paragrafi successivi a seguito di un inquadramento più dettagliato delle caratteristiche geologiche del territorio.

4.2.1 Inquadramento geologico dell’area

A scala di area vasta i terreni affioranti sono riferibili a:

. unità tettoniche composte da basamenti oceanici o continentali con relative coperture sedimentarie;

. formazioni sedimentarie pleistoceniche discordanti sui termini precedenti;

. depositi continentali di origine marina e/o fluviale attuali o recenti.

Secondo vari autori la Catena Appenninica è costituita da una struttura a duplex, localmente rappresentata dalle soprastanti unità tettoniche Nord Calabrese e Sicilide (di origine oceanica) e dalla sottostante unità carbonatica di piattaforma, nota come Unità del Pollino.

Nell’area di studio affiorano:

. Le Unità Nord Calabresi (Selli, 1962) fanno parte del ben noto Complesso Liguiride (Ogniben, 1969), e sono caratterizzate dalla presenza alla base di unità ofiolitifere: Formazione di Timpa delle Murge e formazione delle Crete Nere, al disopra poggiano con contatto tettonico i terreni sin-orogeni appartenenti alle formazioni del Saraceno e di Albidona.

. L’Unità tettonica Sicilide (Complesso Sicilide di Ogniben, 1969) rappresenta la porzione

esterna del cuneo d’accrezione cretaceo-paleogenica, ed è costituita da: il Gruppo delle Argille Le Unità Tettoniche dell’area di studio Variegate (formazione delle Argille Varicolori e Formazione di Monte Sant’Arcangelo), ricoperto in discordanza dalla Formazione di Corleto Perticara.

A scala di sito, osservando lo sviluppo planimetrico del progetto di realizzazione del Megalotto 3 della nuova SS 106, si può evidenziare che i terreni interessati sono riferibili a:

. sedimenti marino alluvionali recenti ed attuali;

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. terreni appartenenti alla Formazione del Saraceno, Formazione di Albidona, Formazione delle . Formazione di Albidona (Selli, 1962 – Ogniben, 1969) di età Burdigaliano. Essa ha uno Argille Varicolori e Formazione di Monte Sant’Arcangelo; spessore in affioramento di massimo 2.000 metri circa e poggia in continuità stratigrafica sulla sottostante formazione del Saraceno. È costituita da depositi flyschoidi silicoclastici a . sedimenti dei cicli sedimentari pleistocenici costituiti dalle argille grigio-azzurro e dai depoisiti cemento carbonatico, composti da una porzione basale data da arenarie alternate a marne, di conoide e sedimenti marini terrazzati. marne argillose, argille siltose, con intercalati megastrati canalizzati di calcilutiti con marne

Tenuto conto dello schema dei rapporti stratigrafici (Relazione Geologica del Progetto Definitivo calcaree e conglomerati ricchi in matrice. La porzione mediana è composta da torbiditi redatto da SEA Consulting Srl), si descrivono di seguito le litologie accennate: pelitico-arenacee con associati livelli a slump. Nella parte alta abbiamo un membro arenaceo (arenaceo-pelitico o pelitico-arenaceo) con intercalati megastrati canalizzati di arenaceo- conglomeratici. La formazione è sormontata tettonicamente dall’Unità Sicilide.

. Formazione delle Argille Varicolori (Complesso Sicilide di Ogniben, 1969) di età Cretacea (Ogniben, 1969 – Lentini 1979). Essa ha uno spessore in affioramento di massimo 300 mt circa ed è costituita da argilliti fortemente tettonizzate di colore da bruno a verdastro a rosso vinaccia con sottili interclazioni di calcilutiti silicee verdastri, calcareniti, siltiti manganesifere e radiolariti. Sono talora presenti: olistoliti di calcari pseudocristallini e calcari detritici (provenienti dalle Unità del Pollino), oppure sono inclusi tettonicamente blocchi di grandi dimensioni appartenenti alle Formasioni del Flysch Rosso e del Flysch Numidico.

. Formazione di Monte Sant’Arcangelo (Selli, 1962) di età Cretaceo superiore – Eocene medio. Essa ha uno spessore in affioramento di massimo 200 mt circa ed è costituita da calcari e calcari marnosi grigio chiaro–biancastri e argille marnose grigio–verdastre, poggia sulla porzione medio-inferiore delle Argille Varicolori.

Discordanti sulle unità di catena prima descritte, vi sono i sedimenti che vanno dal Pleistocene all’attuale, in particolare abbiamo:

. Argille marnose del Torrente Straface di età Pleistocene inferiore. Si tratta di depositi Schema dei rapporti giaciturali delle Unità geologiche dell’area in esame silicoclastici argillosi marnosi di colore grigio–azzurro ed a frattura concoide, talora presentano intercalazioni di argille sabbiose e sabbie. Verso l’alto passano a depositi . Formazione del Saraceno (Selli, 1962) di età Oligocene superiore – Aquitaniano (Di Staso & sabbiosi giallastri a stratificazione incrociata. Giardino, 2002). Essa ha uno spessore in affioramento di massimo 500 mt circa ed è costituita . Conglomerati di Lauropoli (Ghisetti e Vezzani, 1983) di età che va dal Pleistocene inferiore da alternanze di calcareniti e calcilutiti grigiastre con liste di selce nera e sottili strati pelitici di al Pleistocene medio. Sono depositi di colore grigio-giallastro ghiaiosi e/o conglomeratici, colore grigio scuro. Procedendo verso l’alto diminuisce la presenza della selce ed aumentano poligenici e ben arrotondati, si presentano debolmente cementati e con ricca matrice conglomerati ed arenarie di natura silicoclastica a cemento carbonatico con colorazione grigio- sabbiosa. Si alternano a sabbie grossolane a stratificazione incrociata. avana. ______ANAS S.p.A. Direzione Centrale Programmazione e Progettazione 63

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. Depositi marini terrazzati di età Pleistocene medio. Sabbie giallastre medio-fini a ambiente marino-lacustre e talora palustre in corrispondenza di strati o banchi torbosi, ovvero alle stratificazione incrociata con intercalazioni di ghiaie e conglomerati. Costituiscono il substrato ghiaie sabbiose dei canali fluviali anastomizzati. dei terrazzi marini disposti parallelamente alla linea di costa. I depositi alluvionali dei torrenti, verificati anche da un’attenta indagine geognostica, sono . Depositi alluvionali di età da recente ad attuale sono caratterizzati da granulometrie variabili prevalentemente costituiti da ghiaie sabbiose granulometricamente molto variabili, da centimetriche ma prevalentemente ghiaiosi. Si tratta di depositi ghiaioso – sabbiosi sciolti talora fissati dalla a più che decimetriche. All’interno della struttura principale ghiaioso-sabbiosa, si rinvengono lenti vegetazione, che contengono intercalazioni di lenti limo-argillose e/o passano a depositi limosi sabbiose o limo-argillose. nella aree lacustri. Area Torrene Satanasso . Depositi di spiaggia di età da recente ad attuale sono caratterizzati da granulometrie Lungo questo tratto il percorso, ancora in rilevato stradale, lascia l’area di pianura per snodarsi sulle sabbiose e si interdigitano ai depositi alluvionali nei pressi delle aree deltizie. colline delle conoidi alluvionali del Torrente Satanasso e Torrente Saraceno, i quali vengono . Depositi di versante di età da recente ad attuale sono caratterizzati da granulometrie molto attraversati per mezzo di viadotti. variabili a seconda della roccia di origine. Si tratta di depositi di frana ovvero di coltri di Il substrato è costituito prevalentemente dai depositi di conoide alluvionale attuale cui si interdigitano accumulo (tipo conoidi talora coalescenti) posti alla base di versanti interessati da intensi i depositi alluvionali attuali. Ad est di Villapiana il tracciato interessa anche i sedimenti delle “argille fenomeni erosivi. Marnose del Torrente Straface” ed i “depositi marini terrazzati”.

Lungo le conoidi attuali si rinvengono depositi prevalentemente ghiaiosi con granulometria molto variabile fino a diametri decimetrici, talora con matrice sabbiosa e con locali lenti di sabbie limose e 4.2.2 Geologia del tracciato stradale argille. Interdigitati vi sono depositi alluvionali grossolani e mal classati, talora fissati dalla Il tratto di realizzazione del tracciato stradale della SS 106, che inizia dall’innesto con la SS 534 e vegetazione, costituiti da ghiaie sabbiose e blocchi di dimensioni anche di svariati decimetri. termina poco a nord di Roseto Capo Spulico (con una lunghezza complessiva di circa 38 km) può essere suddiviso in diversi settori, all’interno dei quali si incontrano differenti formazioni geologiche, I depositi marini terrazzati affiorano estesamente tra il capoluogo di Villapiana e l’alveo del Torrente che assumono tra loro rapporti stratigrafici variabili soprattutto in funzione dell’assetto tettonico Saraceno. Sono costituiti da sabbie medio fini a stratificazione incrociata con intercalati livelli di dell’area. conglomerati sabbiosi.

Tratto da Sibari fino a Torrente Satanasso Le argille Marnose del Torrente Straface affiorano limitatamente, al disotto delle alluvioni, poco più a sud-ovest del Torrente Saraceno, e sono costituite depositi silicoclastici argillosi marnosi di colore Il tratto iniziale del percorso stradale si snoda lungo la Piana di Sibari attraverso un rilevato stradale grigio–azzurro ed a frattura concoide. Si presentano molto alterati nella porzione superficiale. che supera alcuni tratti fluviali per mezzo di viadotti. Dal punto di vista geologico, i terreni interessati sono riferibili ai sedimenti alluvionali della Piana di Sibari, interdigitati con i depositi alluvionali del Attraversamento Torrente Saraceno Torrente Raganello ed il Torrente Caldana. Giunti in prossimità del Torrente Saraceno, il percorso stradale si immette in una breve trincea che

I depositi alluvionali della Piana si presentano molto eterogenei, infatti (come risultato nei sondaggi taglia l’antica conoide del torrente (Località Aranceti). Allo sbocco della trincea, il percorso procede geognostici eseguiti) le litologie ossevate sono riferibili ai limi argillosi con orizzonti sabbioso-limosi di in viadotto per superare trasversalmente quasi tutto l’alveo sino a raggiungere, in sinistra idrografica, un rilevato stradale che immette il percorso in quota per la “Galleria Trebisacce”. ______ANAS S.p.A. Direzione Centrale Programmazione e Progettazione 64

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L’attraversamento in trincea dell’antica conoide sarà effettuato scavando la copertura sedimentaria La Formazione di Albidona come già accennato si presenta in due facies: A) membro più lapideo e data dai “depositi marini terrazzati” e dal substrato costituito dai “Conglomerati di Lauropoli”. I tratti in resistente, B) membro pelitico più erodibile. viadotto e quello in rilevato interesseranno i depositi alluvionali del Torrente Saraceno. I depositi alluvionali si presentano grossolani e mal classati, talora fissati dalla vegetazione, costituiti La formazione dei Conglomerati di Lauropoli è localmente costituita da grossi banchi di conglomerati da ghiaie sabbiose e blocchi di dimensioni anche di svariati decimetri. Possono trovarsi a vari livelli, sabbiosi massivi, tipicamente di ambiente di conoide alluvionale, cui si intercalano talora banchi di secondo rapporti eteropici latero-verticali, lenti limo-sabbiose di vario spessore. sabbie a stratificazione incrociata che rappresentano antichi livelli di spiaggia. Attraversamento terrazzi marini tra Torrente Pagliaro e Torrente Avena I depositi marini terrazzati costituiscono dei lembi di copertura composti da sabbie medio fini a In tale tratto, prospiciente il comune di Albidona, i terrazzi marini si presentano dissecati da modesti stratificazione incrociata con intercalati livelli di conglomerati sabbiosi. canali o fossi, pertanto si susseguono una serie di attraversamenti in trincea e/o in rilevato intervallati I sedimenti alluvionali si presentano grossolani e mal classati, talora fissati dalla vegetazione, costituiti da ponti o viadotti di modesta entità ed in ultimo abbiamo la Galleria Schiavi. da ghiaie sabbiose e blocchi di dimensioni anche di svariati decimetri. Possono trovarsi a vari livelli, Dopo il Torrente Pagliaro, vi è l’attraversamento in trincea dei depositi marini terrazzati lungo i quali secondo rapporti eteropici latero-verticali, lenti limo-sabbiose di spessore anche metrico. si inseriscono il Viadotto Albidona (per l’attraversamento di un modesto impluvio). Quindi ci si Attraversamento Galleria Trebisacce avvicina allo Svincolo Albidona e da li al Canale Monaco. L’attraversamento di quest’ultimo è eseguito con un modesto viadotto i cui piloni poggeranno principalmente sulla Formazione di In sinistra idrografica del Torrente Saraceno, un rilevato stradale immette l’asse viario in galleria, Albidona e secondariamente sui depositi alluvionali. Da qui si prosegue in trincea (interessando i attraversando tutta l’area collinare posta a tergo dell’abitato di Trebisacce, per sbucare in fine depositi marini terrazzati), sino al Viadotto Forno, il quale attraversa il modesto Torrente Angelo. Di nell’alveo del Torrente Pagliaro. In tale tratto il percorso stradale interessa, la Formazione del seguito, per mezzo della Galleria artificiale Schiavi (scavata nei depositi marini terrazzati) si Saraceno e la Formazione di Albidona. raggiunge il Torrente Avena.

La Formazione del Saraceno è localmente costituita, secondo i dati dei sondaggi, da marne siltose e Le litologie interessate, come sopra descritto, sono relativa a: depositi marini terrazzati, depositi argille marnose in assetto caotico a causa dell’intensa tettonizzazione della formazione. Al di sopra di alluvionali e Formazione di Albidona. Le caratteristiche di tali litologie restano pressochè invariate questa, in contatto tettonico secondo alcuni autori, o in contatto stratigrafico secondo altri, affiora la rispetto a quanto già descritto precedentemente. Formazione di Albidona. Essa, attraverso i dati dei sondaggi, è stata rilevata in due facies distinte: A) membro più lapideo e resistente, B) membro pelitico più erodibile. Il passaggio tra le due facies non si Viadotto Avena presenta netto ma di tipo transizionale. All’uscita della Galleria artificiale Schiavi vi è l’attraversamento del Torrente Avena, il quale viene Attraversamento Viadotto Pagliaro effettuato per mezzo di un viadotto i cui piloni interessano: il versante meridionale costituito dalla Formazione del Saraceno, l’alveo con i suoi sedimenti alluvionali grossolani ed il versante Allo sbocco Nord della “galleria Trebisacce” il tracciato stradale supera l’alveo del Torrente Pagliaro settentrionale il cui substrato è dato dalla formazione delle Argille Marnose del Torrente Straface. attraverso un viadotto che successivamente si inserisce (in sinistra idrografica), nei terrazzi marini prospicienti l’abitato di Albidona. I piloni del lungo viadotto, poggiano sui fianchi vallivi del torrente e Le litologie interessate presentano i caratteri già accennati precedentemente, in particolare si sull’alveo stesso, interessando ancora la Formazione di Albidona ed i depositi alluvionali. evidenzia, come risultato dalle indagini e rilievi che la Formazione del Saraceno si presenta notevolmente fratturata.

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Dal Torrente Avena al Torrente Ferro La formazione delle Argille Varicolori è localmente costituita da argilliti fortemente tettonizzate di colore da bruno a verdastro a rosso vinaccia con sottili intercalazioni di calcilutiti silicee verdastri, In tale tratto il percorso stradale interessa alcuni terrazzi marini dissecati da modesti impluvi quali: il calcareniti, siltiti manganesifere e radiolariti. All’interno di tale formazione, in posizione stratigrafica Fosso Potresino, il Fosso Carraro, il Canale della Donna ed altri fossi minori. L’attraversamento della medio-inferiore, affiora la Formazione di Monte Sant’Arcangelo. Essa è costituita da calcari e calcari sequenza di terrazzi avviene per mezzo di alcune gallerie artificiali alternate a modesti rilevati o marnosi grigio chiaro–biancastri e argille marnose grigio–verdastre. trincee stradali con relative tombinature (in corrispondenza dei fossi di minore importanza), ovvero tramite modesti ponti ove le distanze da compiere sono maggiori (Torrente Straface, Viadotto 4.2.3 Tettonica Celogreco, Ponte Albidona, Fosso Carraro e Canale della Donna). I terreni interessati sono quelli dei depositi marini terrazzati e delle argille Marnose del Torrente Straface, in corrispondenza dei fossi vi L’attuale assetto geologico-strutturale è il risultato dei complessi fenomeni di convergenza tra la sono modesti depositi alluvionali granulometricamente costituiti da depositi sabbioso-ghiaiosi, mentre i Placca Africana e quella Europea. Questi, iniziati a partire dal Cretaceo superiore ed ancora in depositi alluvionali maggiori sono in corrispondenza del Torrente Straface. corso, hanno portato alla formazione della Catena Appenninica che è caratterizzata da una struttura a trhust (falde di ricoprimento). Viadotto Ferro L’area di studio, lungo cui si sviluppa il progetto di realizzazione del Megalotto 3 per la realizzazione Proseguendo il percorso verso nord, all’uscita della Galleria artificiale Taviano ci si trova nell’alveo del della nuova SS 106, è situata presso il margine di collisione delle due succitate placche. Torrente Ferro, l’ampia vallata viene superata con un viadotto fino in prossimità del versante in sinistra idrografica, dove un ampio rilevato stradale costituisce sia lo svincolo per la frazione marina di Roseto Come precedentemente accennato, l’evoluzione geodinamica di tale area, si presenta abbastanza Capo Spulico sia l’invito per la Galleria Roseto. Tale tratto di attraversamento del torrente, interessa i complessa, ed in base a numerose ricerche effettuate da vari autori, è stato possibile individuare 4 depositi delle argille Marnose del Torrente Straface e quelli alluvionali ghiaiosi e ciottolosi dove fasi deformative. poggiano i piloni del lungo viadotto. Le litologie individuate presentano i caratteri già accennati descritti.

Tratto Galleria Roseto sino a fine progetto

Dal rilevato stradale cui giunge il Viadotto Ferro, ci si innesta nella lunga Galleria Roseto1, che perfora i rilievi collinari prospicienti l’area marina sino a venire a giorno in corrispondenza del Canale Castello, ove un viadotto supera il succitato impluvio immettendo il percorso nella breve Galleria Roseto2. Da li, fuoriusciti presso la Località Castello, il percorso continua costeggiando il litorale sino a fine progetto. in tale tratto viene realizzata un’ulteriore galleria artificiale (Roseto3) e l’attraversamente del Canale Annunziata (modesto impluvio). Nel complesso, si tratta di un importante tratto del tracciato che si sviluppa all’interno della Formazione delle Argille Varicolori e della Formazione di Monte Sant’Arcangelo.

In tale area, come risultato dai rilievi di superficie e dai sondaggi geognostici, le due formazioni assumono rapporti giaciturali complessi per via dell’intensa tettonizzazione.

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ofiolitiferi, le argille varicolori e le coperture terrigene oligo-mioceniche. La catena assume una struttura a duplex, il cui thrust di tetto è costituito dall’Unità Sicilide e dalle Unità Nord Calabresi, mentre il thrust di letto è dato dalle unità del paleomargine apulo tra cui l’Unità carbonatica del Pollino. Tale fase, sempre con direzione di trasporto verso NE, porta alla chiusura oceanica ed alla conseguente collisione continentale.

. Fase 3 – (Miocene superiore – Pleistocene inferiore) : Terminata la fase di chiusura dell’oceano tetideo, si è oramai giunti alla collisione tra i due margini che viene accompagnata da strutture deformative di tipo rigido associate a trascorrenza lungo la direzione ONO-ESE. Il lineamento tettonico più rappresentativo è la Faglia del Pollino che ha portato all’estrusione di cunei calcari dalle soprastanti coperture alloctone.

. Fase 4 – (Pleistocene medio – Attuale): Terminati i maggiori movimenti compressivi tra i due margini, in ultimo, segue una fase estensionale quaternaria diretta NO-SE, accompagnata da riattivazione di movimenti lungo le direttrici della fase precedente.

Considerazioni di carattere Tettonico e Sismico

Il territorio calabrese, come dimostrato dagli accadimenti storici ed attuali, è interessato da una particolare attività geodinamica, che in verità investe tutta l’area del Mediterraneo.

Dalla storia della sismicità del territorio calabrese, si può constatare come esso sia stato interessato da una lunga serie di terremoti tutti di notevole entità. L’attuale assetto geologico-strutturale Il primo terremoto di cui si hanno notizie sufficientemente dettagliate ed attendibili è quello del 27 marzo 1638 con epicentro nei pressi di Conflenti (Cz) (IX, X grado della scala MCS), sebbene quello più tristemente noto resterà il sisma del 1783. All’elevato numero di morti ed alla distruzione dei . Fase 1 – (Cretaceo superiore – Oligocene) : Innescatisi i movimenti di convergenza tra la manufatti in genere, è da aggiungere lo sconvolgimento geomorfologico subìto dalla regione nelle Placca Africana e quella Europea, si genera una zona di subduzione che porta il margine aree interessate dal sisma. apulo a sottoscorrere a quello calabride, creando di conseguenza uno spesso cuneo d’accrezione interessato da strutture deformative di taglio semplice, con direzione di trasporto I recenti studi effettuati dal Gruppo di Lavoro 2004 (Stucchi et alii, 2004), hanno permesso di: verso NE. In tale fase le formazioni argillose (del Compleso Calabro–Lucano e delle Argille Varicolori) vengono interessate da deformazioni di taglio penetrative, che danno origine alla . redigere un nuovo Catalogo Parametrico dei Terremoti in Italia, denominato CPTI2, inerente caratteristica struttura scagliettata. ai fenomeni sismici avvenuti tra l'anno 1000 ed il 2002;

. Fase 2 – (Oligocene – Miocene): Le strutture deformative evolvono creando estesi . determinare una Mappa Nazionale della Zonazione Sismogenetica, denominata ZS9; sovrascorrimenti che obliterano in gran parte i rapporti stratigrafici (latero-verticali) tra i terreni ______ANAS S.p.A. Direzione Centrale Programmazione e Progettazione 67

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. determinare una Mappa Nazionale della Pericolosità Sismica in cui sono riportate le aree di Classificazione sismica ugual accelerazione sismica di picco al suolo, con probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni; La Normativa Italiana, coerentemente con quanto indicato negli Eurocodici, prevede una . determinare una classificazione del Territorio Nazionale in 4 categorie di pericolosità in base ai classificazione sismica del sito in funzione sia della velocità delle onde S nella copertura sia dello valori di accelerazione di cui alla precedente carta. spessore della stessa. Vengono quindi identificate 5 classi (A, B, C, D e E) ad ognuna delle quali è associato uno spettro di risposta elastico. Lo schema indicativo di riferimento per la determinazione Di particolare importanza risulta la Zonazione Sismogenetica che suddivide il territorio nazionale in della classe del sito è il seguente: 36 zone (cui ne vanno aggiunte altre 6 che non sono di fatto usate). Ognuna di esse risulta caratterizzata da una profondità media cui si verificano i terremoti (all’interno dello spessore crostale) CLASSE DESCRIZIONE e da meccanismi di fagliazione prevalenti. Ammassi rocciosi affioranti o terreni molto rigidi caratterizzati da valori di Vs,30 superiori a 800 A m/s, eventualmente comprendenti in superficie uno strato di alterazione, con spessore massimo pari a 3 m. Dall’osservazione delle cartografie redatte dal GDL2004 è possibile inquadrare il territorio in esame Rocce tenere e depositi di terreni a grana grossa molto addensati o terreni a grana fina molto all’interno della ZS 930-Calabria Ionica, con classe di profondità compresa tra 8-12 km e meccanismi consistenti con spessori superiori a 30 m, caratterizzati da un graduale miglioramento delle B proprietà meccaniche con la profondità e da valori di Vs,30 compresi tra 360 m/s e 800 m/s di fagliazione indeterminati. (ovvero NSPT,30 > 50 nei terreni a grana grossa e cu,30 > 250 kPa nei terreni a grana fina). Depositi di terreni a grana grossa mediamente addensati o terreni a grana fina mediamente consistenti con spessori superiori a 30 m, caratterizzati da un graduale miglioramento delle C proprietà meccaniche con la profondità e da valori di Vs,30 compresi tra 180 m/s e 360 m/s (ovvero 15 < NSPT,30 < 50 nei terreni a grana grossa e 70 < cu,30 < 250 kPa nei terreni a grana fina). Depositi di terreni a grana grossa scarsamente addensati o di terreni a grana fina scarsamente consistenti, con spessori superiori a 30 m, caratterizzati da un graduale miglioramento delle D proprietà meccaniche con la profondità e da valori di Vs,30 inferiori a 180 m/s (ovvero NSPT,30 < 15 nei terreni a grana grossa e cu,30 < 70 kPa nei terreni a grana fina). Terreni dei sottosuoli di tipo C o D per spessore non superiore a 20 m, posti sul substrato di E riferimento (con Vs > 800 m/s).

Per Vs30 s’intende la media pesata delle velocità delle onde S negli strati fino a 30 metri di profondità dal piano di posa della fondazione (come indicato nella normativa di riferimento).

In generale il fenomeno dell’amplificazione sismica diventa più accentuato passando dalla classe A alla classe E. Alle cinque categorie descritte se ne aggiungono altre due per le quali sono richiesti studi speciali per la definizione dell’azione sismica da considerare.

Zonazione Sismogenetica

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trapezoidali. I crinali, tra le quote 1.100 ed 800 mt slm, sebbene non vi siano più depositi

sedimentari, mostrano ancora traccia morfologica di un’antica superficie erosiva.

CLASSE DESCRIZIONE

S1 Depositi di terreni caratterizzati da valori di Vs,30 inferiori a 100 m/s (ovvero 10 < cu,30 < 20 kPa), che includono uno strato di almeno 8 m di terreni a grana fina di bassa consistenza, oppure che includono almeno 3 m di torba o di argille altamente organiche.

S2 Depositi di terreni suscettibili di liquefazione, di argille sensitive o qualsiasi altra categoria di sottosuolo non classificabile nei tipi precedenti.

Sulla base delle indicazioni fornite dallo strumento normativo, per ogni opera di progetto sarà individuata attraverso specifiche prospezioni la relativa Classe di Sito.

4.2.4 Inquadramento geomorfologico

L’area di intervento si colloca in un territorio notevolmente complicato dal punto di vista geomorfologico. Ciò è dovuto a varie concause, tra le quali spiccano le diverse litologie presenti ed il complesso assetto tettonico.

Analizzando le forme del territorio (codice carte geomorfologiche), si evidenzia la presenza di un’area La faglia del Pollino e la faglia di montuosa (Catena Appenninica) delimitata in maniera abbastanza netta da un’area pianeggiante (Piana di Sibari e dalla stretta fascia di litorale che da essa si estende verso nord). Tale conformazione è strettamente connessa all’evoluzione geodinamica regionale ed in particolare alla Le succitate creste delimitano sistemi vallivi il cui profilo trasversale presenta una forma disposizione dei principali lineamenti tettonici presenti nell’area: la faglia del Pollino e la faglia di generalmente a “V” caratterizzata da rotture di pendenza dovute a fenomeni di ringiovanimento del Sangineto. Tali elementi separano in maniera abbastanza netta i due settori morfologici prima rilievo (Bousquet, 1973). accennati.

L’alta energia del rilievo, dovuta al forte sollevamento tettonico dell’area di catena, ha fatto sicché il Il settore montuoso è quello che manifesta maggiormente la iuvenilità del territorio. Esso è modello di evoluzione del territorio, che in fine deve raccordarsi al livello di base (quota del mare), si caratterizzato da crinali generalmente allungati in direzione circa NO-SE, che raggiungono quote sviluppi attraverso fenomeni erosivi spesso parossistici. Infatti lungo i versanti, a causa: delle alte intorno ai 1.100 mt slm e degradano procedendo verso la linea di costa, in prossimità di quest’ultima, pendenze, della presenza di litologie tenere (formazioni argillose e/o caotiche) e della intensa il passaggio alla fascia di litorale avviene bruscamente attraverso dei salti morfologici rappresentati da deformazione tettonica dell’area, si sono potuti sviluppare diffusi fenomeni franosi, talora ampliati per un sistema di paleo terrazzi marini (di cui ne sono stati riconosciuti sei distinti ordini), mentre in riattivazione di antichi fenomeni a causa del ringiovanimento stesso del rilievo. prossimità dei maggiori lineamenti tettonici, i crinali stessi, sono terminati da faccette triangolari o

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La franosità è spesso di tipo complessa (Varnes, 1978) con formazione di aree di distacco rotazionali, influenzati dai fenomeni meterorici stagionali, anche se nel periodo di magra bisogna evidenziare che evolvono a scivolamenti o colamenti. In corrispondenza di estesi affioramenti esposti agli agenti che i deflussi idrici avvengono in sub-alveo. esogeni, si verificano invece fenomeni di intensa erosione che portano anche all’accumulo di notevoli Gli alvei dei torrenti, trasversalmente alla direzione di deflusso, presentano una superficie molto spessori di detrito di versante. estesa (con larghezze che vanno dai 500 mt sino ad 1 km circa), ciò è dovuto agli ingenti volumi di L’idrografia dell’area, risente di un forte controllo strutturale. Infatti lo sviluppo del reticolo, soprattutto sedimenti deposti a seguito dei forti alluvionamenti che possono interessare tale porzione di della aste di ordine superiore (Horton, 1945; Strahler, 1958), segue l’andamento dei maggiori territorio. Bisogna infatti tenere conto che, per le condizioni geomorfologiche prima accennate, lineamenti tettonici con densità di drenaggio piuttosto elevata, a testimonianza che il territorio si all’interno dei bacini vi sono grandi quantità di materiali alterati che velocemente vengono immessi in presenta notevolmente interessato da discontinuità tettoniche. alveo e trasportati dalle piene alluvionali.

Il settore di pianura (Piana di Sibari e fascia di litorale che si estende verso Nord) è dominato dalle dinamiche evolutive dei sistemi fluvio marini, ben evidenziate da sondaggi profondi effettuati in occasione di vari studi. Infatti, dalle stratigrafie si possono notare alternanze di materiali ghiaioso- sabbiosi e limi, a testimonianza del susseguirsi di fenomeni ad energia variabile ed anche di fasi marine regressive e trasgressive. La planarità del territorio è solamente variata dalla presenza degli apparati di conoide dei maggiori sistemi fluviali, che si sono originati all’uscita delle strette valli in cui scorrono i torrenti. Lungo la fascia di litorale che si estende verso Nord, l’uscita delle succitate valli è delimitata da un importante lineamento strutturale (Linea di Sangineto) la cui mobilitazione ha inoltre creato i terrazzi marini ben evidenti sulla costa (e quelli fluviali interni alle valli, ad essi correlati).

4.2.5 Geomorfologia e dinamiche geomorfiche

Vengono qui di seguito illustrati gli elementi morfologici e le dinamiche geomorfiche individuate nell’area in esame, separando la zona della piana di Sibari dalla zona di attraversamento di catena appenninica. La netta separazione tra i due settori morfologici lungo cui si sviluppa il progetto Piana di Sibari

I maggiori sistemi fluviali dell’area da Sud a Nord sono costituiti da: Torrente Raganello, Torrente L’asse stradale in progetto attraversa il settore centro-settentrionale della piana di Sibari, dallo Caldana, Torrente Satanasso, Fiumara Saraceno, Torrente Pagliaro, Torrente Avena, Torrente svincolo con la SS 535 allo svincolo di Trebisacce (Lotti 1, 2, 3, 4). Straface, Torrente Ferro. I sistemi di minore importanza sono costituiti da: Canale Monaco, Fosso Un primo tratto meridionale dell’asse stradale di progetto si sviluppa in un settore interno della piana Forno, Fosso Petrosino, Fosso Carraro, Canale della Donna, Fosso Castello e Canale di Sibari, caratterizzata da depositi alluvionali fluvio-lacustri recenti ed attuali legati alle fasi dell’Annunziata. I succitati corsi d’acqua sono generalmente a carattere torrentizio, e quindi molto deposizionali dei fiumi Coscile e Crati; ivi la morfologia è tipicamente pianeggiante, con quote oscillanti da 14 a 40 m slm, interrotta soltanto da alcuni corsi d’acqua minori che provengono dai ______ANAS S.p.A. Direzione Centrale Programmazione e Progettazione 70

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rilievi più occidentali, distanti circa 1-1,5 km dall’asse di progetto. L’area è prevalentemente agricola Per quanto riguarda la linea di costa si segnalano variazioni dell’ubicazione della foce del Fiume ed è stata oggetto di interventi di bonifica recente. Crati in concomitanza a sue modifiche d’alveo nel tratto terminale (Figura seguente, da Guerricchio- Melidoro, 1975); a tale riguardo si segnala che nel 1600 i fiumi Coscile e Crati avevano foci Dopo questo tratto di circa 12 km di lunghezza le quote si innalzano fino a circa 60-65 m slm in separate, mentre attualmente il Coscile si immette nel Crati a circa 6-8 km dalla costa. corrispondenza dell’attraversamento di estesi depositi di conoide legati agli apporti di alcune fiumare quali la Fiumara Satanasso e la Fiumara Saraceno; in questo tratto, lungo circa 7,5 km, l’asse di progetto si avvicina ai primi rilievi appenninici fino ad incontrarli in corrispondenza dell’abitato di Trebisacce. Questo settore con depositi essenzialmente ghiaiosi dei conoidi è morfologicamente interrotto dalle incisioni delle fiumare stesse.

La piana di Sibari è il risultato di varie fasi alluvionali che hanno colmato nel corso dell’Olocene una zona, subsidente per motivi tettonici, compresa fra i rilievi appenninici in sollevamento che la delimitano a nord e a sud. Attualmente la Piana di Sibari si configura come un ambiente deltizio- palustre in gran parte bonificato e percorso nella zona mediana dai fiumi Coscile e Crati.

Nella piana di Sibari l’elemento morfologico più significativo è rappresentato dai ventagli dei conoidi che si aprono ai piedi dei rilievi appenninici ed allo sbocco di importanti corsi d’acqua: Fiumara Raganello, Fiumara Caldana, Fiumara Satanasso e la Fiumara Saraceno. In corrispondenza di questi conoidi si realizzano variazioni positive della morfologia fino a quote di 60-65 m slm rispetto ai 5-20 metri del resto della piana.

Di tutti questi conoidi, soltanto quello del Saraceno appare caratterizzato da una certa naturalità con fenomeni di trasporto alluvionale fino alla costa, mentre i rimanenti sono o fossili o resi inattivi di recente dall’uomo, che ha prodotto la pensilità degli alvei con l’inalveamento delle aste terminali (come per il Torrente Raganello e del Caldana). Per quanto riguarda invece il conoide del Torrente Satanasso, questo appare oggi inattivo in quanto gli alvei anastomizzati del corso d’acqua non raggiungono il mare immettendosi nel Torrente Caldana incondottato.

Nell’ambito della piana di Sibari le dinamiche morfologiche presenti sono dovute a:

 variazioni della linea di costa

 fenomeni di alluvionamento ed erosione da parte dei corsi d’acqua

 fenomeni di subsidenza della piana

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Fenomeni di alluvionamento e di erosione dei corsi d’acqua erosione spondale, presenti comunque prevalentemente in corrispondenza della Fiumara Saraceno, in quanto questi hanno carattere temporaneo e molto variabile nel tempo in relazione agli eventi Le modifiche degli alvei dei corsi d’acqua e la variabilità delle varie fasi di alluvionamento da parte alluvionali di piena che si susseguono. delle fiumare hanno determinato una notevole variazione litologica dei sedimenti che fanno riferimento ad ambienti fluviali, lacustri, palustri, deltizia, lagunare, dunari ecc. Da uno studio sulle capacità di trasporto delle fiumare calabresi (Guerricchio, 1986) emerge che nei corsi d’acqua in cui le pendenze del greto sono > 5% prevalgono fenomeni erosivi e tutto il materiale Riguardo ai fenomeni di alluvionamento della piana, su dati di climatologia storica, relativi all’antica di trasporto solido (di fondo e in sospensione) passa a valle con fenomeni di alluvionamento; nei Sibari, si stimano portate fino a 2500 mc al secondo con tempi di ritorno di 1000 anni (Cotecchia, tronchi intermedi (2-5%) ove non è stato raggiunto l’equilibrio il materiale grossolano si ferma nei 1992); a confronto con tali piene eccezionali i Fiumi Crati e Coscile appaiono oggi senz’altro di tratti più a monte e prosegue soltanto quello in sospensione; infine nei tratti terminali incassati o in dimensioni molto ridotte anche grazie al serbatoio di , sul Fiume Crati, che svolge oggi un non erosione con pendenze d’alveo < 1%, passa soltanto il materiale in sospensione. indifferente effetto regolatore delle piene. Si riportano qui di seguito le pendenze d’alveo valutate in corrispondenza degli attraversamenti L’asse della strada in progetto attraversa i vari corsi d’acqua del Raganello, del Satanasso e del dell’area stradale in progetto: Saraceno, sempre più a valle dello sbocco nella piana e pertanto in corrispondenza dei ventagli delle conoidi (fossili, stabili o attive). In tale contesto pertanto i fenomeni di alluvionamento e di erosione  Raganello: 1.2-1.5% (corso d’acqua arginato) che possono raggiungere tali zone sono prevalentemente quelle legate ad eventi alluvionali  Caldana: 1.5% (corso d’acqua arginato) particolarmente intensi.  Satanasso: 4% (alveo su conoide)  Saraceno: 3% Per quanto riguarda il regime idraulico delle fiumare, che è caratterizzato da fenomeni di piena Risulta pertanto che per i corsi d’acqua esaminati permangono condizioni con dinamiche idrauliche alluvionale di carattere stagionale, con periodi lunghi di assenza di acqua in alveo, si sottolinea come di passaggio fra alluvionamento dei depositi grossolani (zone immediatamente a monte) e di tali fasi di piena hanno carattere impulsivo e con trasporto solido, di notevole quantità, di materiali passaggio dei detriti medio-fini in sospensione (verso le zone più a valle e costiere). Si sottolinea erosi da monte. Tale trasporto di materiale avviene sia con carattere idrodinamico usuale dei corsi che tali aspetti sono indicativi della potenzialità in quanto i corsi d’acqua, con esclusione del d’acqua, e sia con caratteri di tipo debris-flow (trasporto massivo di acqua e fango con elementi Saraceno, sono totalmente o in parte arginati e inalveati artificialmente. lapidei), soprattutto a spese di materiale dislocato e franato, eroso e preso in carico più a monte. Questi materiali si depositano inoltre in maniera brusca non appena si realizzano allargamenti d’alveo Attualmente i principali corsi d’acqua nord calabresi che si immettono nello Ionio, caratterizzati da o diminuzioni della pendenza, con conseguente fenomenologia di imponenti alluvionamenti, che pendenze di fondo dell’alveo che supera il 2%, trasportano notevoli quantità di materiale grossolano interessano l’alveo solo per alcuni tratti, che successivamente vengono reincisi semplicemente ed i tratti terminali dei corsi d’acqua sono sovralluvionati; in questi casi un contributo notevole è dato perché tali alluvionamenti localizzati rappresentano una anomalia del profilo d’equilibrio idrodinamico dai materiali erosi a monte nelle zone di versante in dissesto (Guerricchio, 1986). dell’alveo. Si sottolinea comunque che i prodotti trasportati dai fiumi in esame provengono tutti da depositi Si sottolinea pertanto che alcuni fenomeni di erosione lineare e spondale, presenti lungo i corsi flyschoidi, presenti lungo il bacino, che rilasciano quantità notevoli di materiali a seguito di fenomeni d’acqua esaminati, non sono indicativi di disequilibri dell’intero corso d’acqua, ma soltanto temporanei franosi a monte e che l’erosione di tali materiali sciolti fa aumentare temporaneamente tali quantità, fenomeni di erosione che interessano depositi alluvionali improvvisi e non di deposizioni dovute ad un fino alla ricostruzione di un equilibrio comunque momentaneo. normale processo di sedimentazione (Guerricchio, 1986). Per questo motivo nella Carta Morfologica, in corrispondenza delle fiumare presenti nella piana di Sibari, non sono stati cartografati i fenomeni di Subsidenza

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L’altro elemento morfodinamico che caratterizza la piana di Sibari è la sua tendenza ad abbassamenti all’emungimento di falde negli ultimi decenni e, secondariamente, al fenomeno naturale di delle quote topografiche per subsidenza. consolidazione dei terreni.

Tale fenomeno è stato sufficientemente studiato ed è innanzitutto suffragato dalla localizzazione I numerosi pozzi presenti nella piana attingono generalmente ad una falda in pressione a profondità dell’antica città Sibari (VII secolo a.c.), il cui piano di calpestio più antico è localizzato circa 3 metri al di circa 60-70 metri dal piano campagna. Si segnala che dagli anni ’30 al Giugno 2002 si sono avuti di sotto dell’attuale livello marino, essendo localmente il piano campagna a quota intono a +4 m slm. abbassamenti della falda nell’intera piana di Sibari dell’ordine di circa –4/-10 m nei settori più Negli scavi si sono individuate, a conferma di quanto sopra detto riguardo ad antichi fenomeni di orientali e di circa –1/-2 metri nei settori centrali. sovralluvionamento, anche depositi alluvionali che hanno coperto in varie fasi le strutture dell’antica città.

Antica Sibari Dagli studi sull’antica Sibari ed in genere su tutta l’area, emerge che la subsidenza della piana sia il risultato di abbassamenti dovuti a 4 cause principali: L’area archeologica di Sibari, localizzata circa 5-6 km a sud-est dell’intersezione della strada in progetto con la SS 534, è stata studiata da numerosi autori negli aspetti geologici, stratigrafici e  neotettonica morfoevolutivi (Cotecchia, 1994, Cherubini, 1994, Pagliarulo, 1995, ecc.). Si riportano qui di seguito  oscillazioni eustatiche del livello marino alcuni elementi emersi dai vari studi che possono chiarire i fenomeni legati all’evoluzione della piana di Sibari ed alla sua subsidenza.  consolidamento dei depositi alluvionali olocenici Il sito archeologico dell’antica Sibari è localizzato in prossimità della costa ed immediatamente a  subsidenze dovute ad emungimento delle falde nord del corso del Fiume Crati.

Per quanto riguarda gli aspetti neotettonici legati alla struttura di graben in subsidenza della piana di Nel corso degli ultimi 10-15 anni si sono eseguite numerose indagini geognostiche nelle aree Sibari, si rimanda a quanto detto nel capitolo 3.2, sottolineando che i fenomeni tettonici e neotettonici, archeologiche degli Stombi, Parco Cavallo e Casa Bianca. In alcuni sondaggi sono state eseguite come quelli legati alle oscillazioni del livello marino, rappresentano uno scenario a grande scala i cui datazioni di orizzonti organici che hanno rilevato età di circa 12.000 anni in orizzonti a circa 70 metri effetti sono difficilmente visibili a scala storica e che va considerata una condizione naturale non di profondità e pertanto ascrivibili all’Olocene; a circa 90-100 metri di profondità invece si sono modificabile. raggiunte date intorno a 29.000-35.000 relative alla glaciazione wurmiana (fine pleistocene) (Figura seguente, da Cherubini, 2000). Diversamente, la subsidenza dovuta a consolidamento dei depositi alluvionali ed all’emungimento di falde sono fenomeni che appaiono chiaramente visibili o deducibili alla scala della storia umana: vedi, per esempio, la quota di Sibari antica a circa 3-4 metri al di sotto del livello marino ed anche l’abbassamento di un punto trigonometrico IGM ubicato in corrispondenza del Ponte sul Crati, che si è abbassato di circa 20 cm dal 1950 ad oggi; da tali fenomeni si ricava un abbassamento medio di 4- 5 mm l’anno.

I fenomeni di subsidenza storicamente rilevabili in tempi di alcuni decenni e che possono avere conseguenze sulla stabilità di opere e sugli equilibri geoambientali, sono invece ascrivibili soprattutto

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La presenza di una falda freatica a pochi metri dal piano campagna ha richiesto l’abbassamento della piezometrica con well points per permettere sia l’esecuzione degli scavi che la fruizione del sito.

Come esempio delle variazioni morfologiche che si sono verificate negli ultimi 2500 anni si cita il fatto che l’antica Sibari era localizzata fra i Fiumi Crati e Coscile, il quale allora scorreva in maniera autonoma dal Crati.

In base alle datazione dei vari livelli stratigrafici torbosi dal 510 a.C. ad oggi, bilanciando le velocità di sovralluvionamento (dedotti dalle datazioni degli strati organici) e una velocità di risalita del livello

marino di 1,1 mm l’anno, si stima una subsidenza media di circa 2,8 mm l’anno. Tale subsidenza è Indagini geognostiche aree archeologiche relativa a valutazioni del sito archeologico. Questo valore, pur nella cautela valutativa di queste

stime, è in sostanziale accordo anche con l’abbassamento di un punto trigonometrico IGM ubicato in Nell’area archeologica si individuano livelli di frequentazione a –4.05 m slm (720-510 a.C.; Sibari corrispondenza del Ponte sul Crati che si è abbassato di circa 20 cm dal 1950; da tale fenomeni si arcaica), -2.15 m slm (444-285 a.C.; Thuri – Sibari ricostruita dopo distruzioni a causa di guerre ed ricava un abbassamento medio di 4-5 mm l’anno (per quest’ultimo valore andrebbero inoltre messi alluvionamenti) e a –2.10 m slm (282-193 a.C.; Copia - Sibari romana). Il piano campagna attuale è di in conto l’apporto di subsidenza dovuta all’emungimento delle falde). circa 4.5 m slm.

4.2.6 Area di catena appenninica

L’asse di progetto attraversa, parallelamente alla costa e ad una distanza di circa 900-1300 m da questa, le propaggini più orientali della catena appenninica, caratterizzata da affioramenti di depositi a carattere flyschoide, tettonizzati e dislocati. Questa unità geomorfologica è interrotta da una serie di incisioni vallive di varia grandezza (fiumare, fossi e canali) che determinano le uniche variazioni morfologiche, con versanti più o meno acclivi a secondo della litologia e delle giaciture presenti.

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In prossimità della costa, ed in corrispondenza dell’asse di progetto, le pendici di catena sono coperte Per quanto riguarda i caratteri di alluvionamento e di erosione di tali corsi d’acqua riassumiamo qui da depositi trasgressivi ghiaioso-sabbiosi di terrazzi marini con morfologia tabulare, anch’essi di seguito gli elementi principali già discussi per quanto riguarda i corsi d’acqua della piana di Sibari: interrotti e isolati dai corsi d’acqua sopra citati e da altri impluvi secondari.  Da uno studio sulle capacità di trasporto delle fiumare calabresi (Guerricchio, 1986) emerge In questo settore gli elementi morfologici e morfodinamici più importanti sono rappresentati da: che nei corsi d’acqua in cui le pendenze del greto sono in equilibrio (> 5%), tutto il materiale di trasporto solido (di fondo e in sospensione) passa a valle con fenomeni di alluvionamento;  fenomeni di alluvionamento e di erosione dei corsi d’acqua nei tronchi intermedi (2-5%) ove non è stata raggiunto l’equilibrio, il materiale grossolano si ferma nei tratti più a monte e prosegue soltanto quello in sospensione; infine nei tratti  scarpate dei terrazzi marini terminali incassati o in erosione con pendenze d’alveo < 1%, passa soltanto il materiale in  calanchi sospensione.

 evoluzione dei versanti – dissesti e frane  I tratti terminali dei corsi d’acqua esaminati hanno mediamente le seguenti pendenze di alveo, in corrispondenza degli attraversamenti dell’asse stradale in progetto: Si descrivono qui di seguito gli elementi morfologici e morfodinamici principali presenti nella tratta di - Pagliaro: 3-4% attraversamento della catena appenninica, da Trebisacce a Roseto Capo Spulico. - Avena: 2-3% Fenomeni di alluvionamento e di erosione dei corsi d’acqua - Straface: 1.5-2.0% - Ferro: 1.5-2.0% Alcuni caratteri generali sul regime idraulico delle fiumare, sull’entità del trasporto solido e sui rapporti fra fasi di alluvionamento e di erosione, sono stati già discussi nell’ambito dei corsi d’acqua presenti Risulta pertanto che i tratti terminali di tali corsi d’acqua sono caratterizzati da dinamiche idrauliche nella Piana di Sibari (Paragr. 6.1). di passaggio fra alluvionamento dei depositi grossolani (zone immediatamente a monte) e di passaggio dei detriti medio-fini in sospensione (verso le zone più a valle e costiere). A differenza di quanto avviene nella Piana di Sibari, nel tratto da Trebisacce a Roseto Capo Spulico l’asse di progetto attraversa i corsi d’acqua in corrispondenza delle loro incisioni vallive delimitate da  Il regime idraulico è caratterizzato da fenomeni di piena alluvionale di carattere stagionale versanti più o meno acclivi. con periodi lunghi di assenza di acqua in alveo; si sottolinea come tali fasi di piena hanno carattere impulsivo e con trasporto solido di notevole quantità di materiali erosi da monte. In corrispondenza dei corsi d’acqua maggiori (da sud a nord: Pagliaro, Avena, Straface, Ferro) sono presenti alvei pianeggianti con alluvioni ghiaiose che arrivano praticamente a lambire il piede dei  Il trasporto solido avviene sia con carattere idrodinamico usuale dei corsi d’acqua e sia con versanti; in tali contesti, e soprattutto con riferimento all’alveo di piena, sono presenti fenomeni di caratteri di tipo debris-flow (trasporto massivo di acqua e fango con elementi lapidei) erosione spondale più o meno intensi. Nei tratti terminali di queste fiumare, larghe da 200 a 700 metri, soprattutto a spese di materiale dislocato e franato eroso e preso in carico a monte. sono comunque presenti, anche se non in maniera continua, strutture di difese spondali, quali  La deposizione di tali materiali avviene in maniera brusca non appena si realizzano gabbionate o argini, in presenza di infrastrutture ed aree urbanizzate da difendere. Nella carta allargamenti d’alveo o diminuzioni della pendenza, come si verifica nelle tratte terminali dei Geomorfologica sono pertanto state individuate le tratte ove, in base ad indizi di campagna o a corsi d’acqua maggiori presenti da Trebisacce a Roseto Capo Spulico. considerazioni morfologiche, sono potenzialmente attivi i fenomeni di erosione spondale.

 I fenomeni di erosione lineare e spondale non sono indicativi di disequilibri dell’intero corso d’acqua, ma soltanto temporanei fenomeni di erosione che interessano depositi alluvionali ______ANAS S.p.A. Direzione Centrale Programmazione e Progettazione 75

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improvvisi e non di deposizioni dovute ad un normale processo di sedimentazione determinando infatti condizioni di erosione dei detriti al piede di dette frane; non si esclude la (Guerricchio, 1986). possibilità che si siano verificati in passato anche fenomeni di temporaneo sbarramento dei corsi d’acqua stessi.  Attualmente i corsi d’acqua nord calabresi che si immettono nello Ionio, caratterizzati da pendenze di fondo dell’alveo che in media supera il 2%, trasportano notevoli quantità di Tale potenzialità erosiva e di innesco di movimenti franosi delle coltri detritiche è d’altra parte molto materiale grossolano ed i tratti terminali dei corsi d’acqua sono sovralluvionati; in questi casi più elevata per questi corsi d’acqua minori, rispetto a quelli maggiori precedentemente descritti, un contributo notevole è dato dai materiali erosi a monte nelle zone di versante in dissesto proprio per le ridotte dimensioni dell’alveo. (Guerricchio, 1986). I fenomeni di erosione d’alveo più intensi sono stati comunque riscontrati nel Fosso del Forno, ove Per quanto riguarda invece i corsi d’acqua minori (quali per esempio: fossi o canali Monaco, Forno, infatti la larghezza dell’alveo è molto limitata e non superiore a 5-10 metri (vedi oltre). Potresino, Carraro, ecc.) questi hanno alvei molto ridotti, di larghezza di circa 20-25 metri, e con indizi Nella carta Geomorfologica sono stati indicati i fenomeni di erosione lineare più significativi lungo i inequivocabili di erosione lineare in alveo e sulle sponde detritiche anche in caso di piene non corsi d’acqua. eccezionali.

Scarpate dei terrazzi marini A conferma dei fenomeni erosivi d’alveo e spondali, le pendenze d’alveo, pur in prossimità dello sbocco al mare, sono relativamente maggiori, indice di equilibri non ancora raggiunti: I terrazzi marini, con le loro superfici tabulari delimitate da ripide scarpate, rappresentano l’elemento - Fosso Monaco: 4.0% morfologico più significativo in tutta la fascia pedemontana che si sviluppa da Trebisacce a fine - Fosso del Forno: 4.8% progetto. - Potresino: 4.5% Le zone tabulari, che si sviluppano su 4 ordini localizzati intorno alle quote di 50, 100, 150, 200 m - Carraro: 5.0% slm, sono costituite da depositi marini terrazzati prevalentemente ghiaioso-sabbiosi, trasgressivi sul I fenomeni erosivi in atto, le pendenze abbastanza elevate e le dimensioni estremamente ridotte dei substrato flyschoide della catena appenninica e sui terreni marini pliocenici in facies argillosa. Data bacini idraulici a monte, sono tutti fattori che indicano corsi d’acqua giovani, in fase di erosione e che la intensa tettonizzazione del substrato di catena, che è stata dislocata e che ha subito fenomeni di non hanno raggiunto il loro equilibrio; in effetti sovente le testate dei rispettivi bacini sono sollevamento e abbassamento differenziale, non è facile correlare i vari terrazzi, per i quali si caratterizzate da versanti in erosione intensa, che hanno tagliato e smembrato i sovrastanti depositi possono individuare anche dislocazioni dovute alla tettonica recente (Guerricchio, 1986). terrazzati. Inoltre si segnala che non tutti i depositi conglomeratici sono sicuramente dovuti a terrazzi marini, Questi fenomeni erosivi d’alveo e spondali possono avere un’ influenza notevole per la stabilità dei ma che alcuni e soprattutto i conglomerati localizzati ad ovest di Trebisacce, sono riconducibili versanti e delle relative coperture detritiche, soprattutto qualora tali detriti siano stati prodotti da anche a paleoconoidi fossili e antichi depositi interconoidali che si raccordano con l’antica fascia antiche frane. litoranea (A Guerricchio, G. Melidoro, 1986).

In tali contesti infatti si sottolinea che i fossi minori sono caratterizzati, nonostante la brevità della Le scarpate dei terrazzi a volte sono obliterate e raccordate con i sottostanti depositi Flyschoidi da lunghezza dell’asta, da un andamento quasi meandrificato: tale caratteristica non è dovuta alle colluvi e detriti di versante; altre volte invece la scarpata è ben visibile con una morfologia acclive e condizioni di sovralluvionamento di tali corsi, ma da paleofrane e/o frane che si sono verificate subverticale, ove prevalgono fenomeni erosivi o dissesti sui versanti. Tali fenomeni sono storicamente e che hanno spinto di volta in volta il corso d’acqua verso il versante opposto, particolarmente diffusi, per esempio, ove i terrazzi sono sovrapposti alle Argille Grigio Azzurre

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caratterizzate da fenomeni di erosione calanchiva. In tali contesti i conglomerati dei terrazzi sono sull’altra; tali caratteristiche di alloctonia hanno determinato una intensa tettonizzazione delle soggetti a fenomeni erosivi più o meno intensi. originarie sequenze stratigrafiche, con deformazioni di tipo rigido dei membri calcarei e deformazioni di tipo plastico per le unità a componente pelitica. Calanchi Il risultato di tali complessi fenomeni geotettonici è uno scompaginamento delle sequenze flyschoidi Aree di versante con diffusi fenomeni calanchivi sono localizzati ove affiorano i depositi plio- originarie che, ove affiorano, risultano piegate, fagliate e pertanto facilmente erodibili, con pleistocenici delle argille grigio-azzurre. Si sottolinea che i fenomeni erosivi sono caratterizzati da una produzione di coltri eluvio-colluviali e detritici di versante, che raccordano con blande morfologie le continua esfoliazione delle argille che, pur dotate di elevata coesione, reagiscono agli agenti sommità ed i fondovalle. Ovviamente l’evoluzione morfodinamica di erosione e modellamento dei atmosferici con dilatazioni e contrazioni che ne distruggono la originaria struttura, tendenzialmente versanti è avvenuto, nel tempo, anche con fenomeni parossistici di vere e proprie frane e omogenea ed isotropa. L’azione di scadimento geotecnico, dopo l’ erosione e l’asportazione delle scoscendimenti tutte le volte che le condizioni idrogeomorfologiche locali hanno determinato il porzioni esterne alterate, continua poi nelle zone interne via via esposte. Il risultato è una morfologia superamento della resistenza al taglio delle formazioni, già alterate dagli agenti esogeni. dei versanti che, benché anche molto acclivi, determina la formazione di plaghe erose, canaletti di erosione variamente conformati e più o meno incisi, locali distacchi, e comunque un notevole In tale contesto morfoevolutivo ha acquistato particolare importanza, come agente scatenante di accumulo al piede di frammenti di argilla e di particelle argillose. fenomeni franosi, l’azione di erosione al piede dei corsi d’acqua, soprattutto in coincidenza di condizioni meteorologiche critiche. Da sottolineare che questa fenomenologia erosiva non è predisponente, tranne casi particolari legati alla presenza di faglie, a fenomeni di frana o di scoscendimenti di massa. Altri elementi scatenanti di fasi franose parossistiche sono rappresentati dalla sismicità dell’area e dalle variazioni del livello marino nel corso dell’Olocene. In corrispondenza di affioramenti di argille grigio-azzurre plioceniche, lungo alcune valli secondarie, i fenomeni erosivi di tipo calanchivo hanno portato ad erodere completamente i sovrastanti depositi dei La franosità ora descritta è definibile come “franosità ereditata”, in quanto legata a aspetti tettonici, terrazzi marini e ad esporre uno stretto spartiacque interamente in argille grigio-azzurre in erosione litologici, giaciturali, climatici e sismici di carattere intrinseco che hanno agito nel corso dell’Olocene. (Foto 14). Tale conformazione morfologica ed i relativi fenomeni erosivi determinano una cresta di Venendo alle condizioni morfodinamiche odierne emerge che i dissesti recenti ed attuali sono degradazione (Foto 15), come si verifica fra i fossi Potresino e Carraro e fra questo corso d’acqua e la prevalentemente innescati su coltri detritiche di versante o di frane quiescenti o di paleofrane. Su Fiumara Straface. tale predisposizione geologica-geotecnica, le cause scatenanti di questa franosità recente o attuale Evoluzione dei versanti - Dissesti e frane sono legate prevalentemente alle condizioni meteoclimatiche, con particolare riferimento a piogge intense e prolungate, a fenomeni di scalzamento al piede da parte dei corsi d’acqua e ad attività L’intero tratto di catena è caratterizzato da dissesti di varia entità che si concentrano soprattutto sui antropiche non corrette. versanti delle incisioni vallive, delle fiumare e dei corsi d’acqua. La piovosità agisce come causa scatenante di dissesti attraverso due meccanismi fondamentali: Prima di esaminare in dettaglio i vari dissesti, la loro localizzazione e la loro distribuzione, è necessario premettere alcune considerazione di carattere generale, in relazione alle condizioni  aumento delle pressioni interstiziali nelle coltri detritiche e conseguente mobilizzazione con morfoevolutive e morfodinamiche di questo settore dell’area in studio. frane tipo colamento e/o scoscendimento con dinamiche lente o veloci;

Come già detto l’area di catena è costituita da unità geotettoniche che, nelle fasi di costruzione degli appennini, sono state mobilizzate dagli originari ambienti di sedimentazione e sono sovrascorse l’una

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 erosione al piede delle coltri detritiche di versante da parte dei corsi d’acqua durante fasi di L’analisi delle condizioni di stabilità generale è stata basata sul controllo di campagna delle piena, con mobilizzazione delle porzioni di monte dei versanti attraverso scoscendimenti coperture detritiche di frana segnalate nella cartografia geologica esistente (Carta Geologica alla veloci scala 1:25.000 della Regione Calabria) e sulla base della letteratura tecnica esistente soprattutto con riferimento all’area franosa di Roseto Capo Spulico; inoltre si è esaminata la Carta delle Frane e A tali cause scatenanti vanno aggiunte le attività antropiche non sufficientemente valutate, qualora la loro classificazione nel Piano di Assetto Idrogeologico della Calabria (PAI). causino modifiche morfologiche significative (sbancamenti) che possono innescare anche dissesti di prima franosità in aree apparentemente stabili. Da tale documentazione risulta quanto segue:

Dall’analisi degli eventi franosi degli ultimi 3 decenni risulta che gli eventi parossistici hanno coinvolto  Le coperture detritiche di frana indicate sulla Carta Geologica della Regione Calabria coltri superficiali (fino a spessori di 5-10 metri) innescati su detriti di frana più antichi, riconoscibili (relativa ad un rilevamento degli anni ‘50) risultano ancora oggi morfologicamente soltanto su basi morfologiche; non si sono trovati dati di eventi di prima franosità di carattere profondo riconoscibili, ma prevalentemente prive di mobilizzazioni successive e recenti (sovente sono (maggiore di 10-15 metri). caratterizzati da una buona copertura arborea ed arbustiva o con oliveti); soltanto in alcune situazioni si sono riscontrate frane recenti che hanno coinvolto un settore degli antichi detriti Alla luce delle considerazioni sin qui svolte risulta pertanto che tutta l’area di attraversamento dei di frana (di tali frane recenti si sono cercate le cause innescanti). rilievi di catena, in prossimità della costa e soprattutto lungo le incisioni fluviali, è caratterizzata da una generale vulnerabilità geomorfologica storicamente ereditata. Tale condizione è tra l’altro suffragata  Le frane individuate nel PAI (redatto nel 1999-2001) sono state esaminate in campagna e dal fatto che tutti i centri abitati storici sono localizzati sulle sommità tabulari dei terrazzi marini, sono state criticamente valutate; alcune zone in frana corrispondono a quelle indicate come costituiti da ghiaie e sabbie relativamente più stabili, mentre le aree di affioramento dei terreni “detriti di frana” nella carta Geologica della Regione Calabria; in particolare il rilevamento ed i flyschoidi e argillitici, molto erodibili e potenzialmente instabili, non hanno avuto urbanizzazioni controlli di campagna hanno interessato l’area di Roseto Capo Spulico, che presenta la significative, ma sono state utilizzate a scopi agricoli (in relazione a ciò si ricorda che l’urbanizzazione maggiore franosità diffusa ed eventi franosi attivi. delle fasce costiere è relativamente recente). Alla luce di tali riferimenti e dei controlli di campagna, la franosità dell’area in studio è stata così Su tale realtà geomorfologica e morfodinamica si innescano dissesti recenti o storici che sono il articolata: risultato di fenomeni scatenanti quali: l’uso del suolo, condizioni meteorologiche critiche, terremoti, Frane attive: frane caratterizzate da elementi geomorfologici e/o strumentali di movimenti attività antropiche.  attuali e/o recenti, relativi agli ultimi cicli stagionali; In relazione alla strada in progetto pertanto, pur tenendo conto della vulnerabilità geomorfologica generale del territorio, è fondamentale individuare i dissesti caratterizzati da:  Frane quiescenti: frane con apparente stabilità, ma che possono essere rimobilizzate per eventi climatici particolari, interventi antropici o sollecitazioni sismiche;  Instabilità evidente attuale o recente (ultimi cicli stagionali);  Frane inattive e/o paleofrane: frane con indizi di stabilità sostanziale perché avvenute in  Instabilità innescabile da future condizioni meteorologiche critiche; condizioni climatiche e morfoevolutive diverse dalle attuali (paleofrane), per l’assenza di fenomeni erosivi diretti da parte del reticolo idrografico, per motivi geomorfologici e di uso del  Instabilità innescabile da fenomeni erosivi spondali dei corsi d’acqua in caso di condizioni suolo e per la presenza di copertura arborea protettiva; meteorologiche critiche.

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 Aree con fenomeni superficiali di soliflusso: zone con movimenti superficiali di coltri a Pagliaro Flysch di Albidona in facies B, molto Flysch di Albidona (facies A e B), a tettonizzato, a franapoggio; presenza di traverpoggio e dislocato; assenza di dissesti prevalente matrice argillosa, a regime stagionale; una frana quiescente in corrispondenza significativi; presenza di coltri colluviali con dell’imbocco della galleria Spartivento locali smottamenti. Presenza di un dissesto quiescente a SE dell’imbocco della galleria  Aree con dissesti localizzati non cartografabili delle coltri superficiali (smottamenti, lobi di artificiale. soliflusso, ecc.) non riconducibili ad un unico corpo franoso. Monaco Flysch di Albidona marnoso, in facies B, a Flysch di Albidona a reggipoggio e dislocato reggipoggio e dislocato; assenza di (facies A al piede e facies B nel settore dissesti; deboli coperture colluviali superiore del versante); assenza di dissesti; I vari dissesti di cui sopra sono ubicati nella Carta Geomorfologica, mantenendo con opportune deboli coperture colluviali retinature i vari substrati presenti. Forno Flysch di Albidona marnoso, in facies B, a Flysch di Albidona calcilutitico, in facies A, a franapoggio e dislocato; coperture traverpoggio-reggipoggio e dislocato; detritiche di paleofrana con erosione al presenza 150 m a est di una blanda I vari dissesti sono stati inoltre classificati in base al tipo di movimento, in base a verifiche di piede; presenza di una frana recente a anticlinale; fenomeni di soliflusso e movimenti campagna sui dati del PAI: ovest del tracciato; erosione al piede del delle coltri superficiali a est del tracciato nel versante in condizioni meteorologiche settore superiore del versante; erosione al critiche piede del versante in condizioni  Movimenti superficiali con dinamiche tipo scivolamento-colamento; meteorologiche critiche Avena Flysch di Albidona a reggipoggio, in Argille grigio-azzurre, con fenomeni facies A, sovrimposto al Flysch del calanchivi a est e ad ovest del tracciato;  Movimenti profondi di tipo rotazionale e frane complesse; Saraceno (facies A); presenza del fronte assenza di dissesti significativi di sovrascorrimento; presenza di un dissesto quiescente a SE dell’imbocco Si sottolinea comunque che in base alla litologia ed ai disturbi tettonici risulta che i dissesti sono galleria particolarmente diffusi e con carattere quasi endemico in corrispondenza degli affioramenti delle Potresino Argille grigio-azzurre, con fenomeni Argille grigio-azzurre, con fenomeni calanchivi; assenza di dissesti significativi calanchivi; assenza di dissesti significativi Argille Varicolori (Complesso Sicilide), mentre nell’ambito della Formazioni di Albidona i dissesti sono Carraro Argille grigio-azzurre, con fenomeni Argille grigio-azzurre, con fenomeni legati più direttamente a cause locali, quali la giacitura locale degli strati, fenomeni di erosione al calanchivi; assenza di dissesti significativi calanchivi; assenza di dissesti significativi Straface Argille grigio-azzurre; assenza di dissesti Argille grigio-azzurre; assenza di dissesti piede dei corsi d’acqua, interventi antropici, ecc. significativi significativi Ferro Argille grigio-azzurre; assenza di dissesti Argille Varicolori, scagliettate e tettonizzate significativi (membro inferiore del Complesso Sicilide), Nella tabella seguente si descrivono le condizioni di dissesto o di stabilità dei versanti in sovrimposte a depositi delle Argille grigio- corrispondenza delle incisioni che sono attraversate dal tracciato in esame (in grassetto sono azzurre; assenza di dissesti significativi Castello Complesso Sicilide, con alternanza del Complesso Sicilide, con alternanza del evidenziate le condizioni di dissesto che sono successivamente discusse più in dettaglio): membro di Sant’Arcangelo (calcilutitico) e membro di Sant’Arcangelo (calcilutitico) e delle Argille Varicolori, in giacitura a delle Argille Varicolori, in giacitura a reggipoggio, ma con locali dislocazioni reggipoggio, ma con locali dislocazioni degli degli strati; presenza di vari dissesti strati; presenza di dissesti attivi in quiescenti ed attivi in corrispondenza dei corrispondenza dei versanti con affioramento INCISIONE VERSANTE SUD VERSANTE NORD versanti con affioramento delle Argille delle Argille varicolori e minore instabilità Saraceno Formazione del Saraceno molto tettonizzata, Varicolori e relativa maggiore stabilità in relativa in corrispondenza delle dorsali in facies B. corrispondenza delle dorsali calcilutitiche calcilutitiche; Presenza di una paleofrana a ovest Frana recente che ha interessato il versante dell’imbocco. - del fosso presso la strada per Roseto Capo Parete subverticale di ghiaie sabbiose Spulico, a monte di una nicchia di distacco di debolmente cementate, a est dell’imbocco, frana attiva con locali intensi fenomeni erosivi da parte Frana di Complesso Sicilide, con affioramento del membro delle Argille Varicolori per una delle acque ruscellanti. Roseto lunghezza di circa 800 metri, separato da due dorsali stabili con affioramento del membro Marzuca Ghiaie sabbiose debolmente cementate in Ghiaie sabbiose debolmente cementate in Capo di Sant’Arcangelo (calcilutitico) ; trattasi di una frana complessa, con movimenti profondi e pareti subverticali, con locali fenomeni pareti subverticali, con locali fenomeni erosivi Spulico superficiali, attivi (da misure inclinometriche recenti). Il tracciato è stato spostato a monte erosivi da parte delle acque ruscellanti; da parte delle acque ruscellanti; erosione al (tracciato in con una variante in galleria (gallerie Acqua Salsa e la Monaca) che attraversa più erosione al piede del versante in piede del versante in condizioni rilevato) internamente i Fossi Castello e Annunziata. condizioni meteorologiche critiche. meteorologiche critiche Annunziata Complesso Sicilide, con prevalenza del Complesso Sicilide, con prevalenza del membro

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membro di Sant’Arcangelo (calcilutitico) di Sant’Arcangelo (calcilutitico) e ed Argille Attualmente il corpo detritico di frana ha una pendenza abbastanza modesta, di circa 8°-10°; la e ed Argille Varicolori subordinate, in Varicolori subordinate, in giacitura a giacitura a reggipoggio; presenza di franapoggio; presenza di dissesti quiescenti superficie è caratterizzata da locali variazioni di acclività che danno luogo ad una morfologia dissesti quiescenti e di paleofrana in corrispondenza dei versanti con affioramento ondulata. Dal punto di vista dell’uso del suolo l’area è caratterizzata da una copertura erbaceo- corrispondenza dei versanti con delle Argille varicolori e sostanziale stabilità in affioramento delle Argille varicolori e corrispondenza delle dorsali calcilutitiche arbustiva nella parte bassa e da rara copertura arborea e ulivi nella parte alta. sostanziale stabilità in corrispondenza delle dorsali calcilutitiche Sbocco Nord Complesso Sicilide, con membro di - Dal sopralluogo non si sono individuati fenomeni di rilascio (fessure, crack, ecc.) che possano far galleria La Sant’Arcangelo (calcilutitico); assenza pensare a mobilizzazioni recenti. Monaca di dissesti significativi sul versante; presenza di alcune frane tipo colata, quiescenti, a nord dello sbocco della Il corpo detritico franoso è cartografato nella Carta Geologica alla scala 1:25.000 della Regione galleria la Monaca, in corrispondenza di affioramenti di Argille Varicolori Calabria, la cui redazione risale agli anni ’50, mentre non è segnalato nell’ambito del PAI.

In uno studio specifico sui dissesti del Torrente Pagliaro (Iovine G., 1998), a seguito della crisi

Si descrivono qui di seguito i dissesti franosi che possono interagire direttamente o indirettamente meteorologica dell’inverno 1972-1973, caratterizzata da 106 giorni di pioggia cumulata, da con l’asse di progetto. 21/12/1972 al 5/4/1973, pari a 994 mm, tale corpo franoso viene definito come inattivo e si è constatato come non abbia subito mobilizzazioni. Corpi di frana nel Torrente Pagliaro In base a tutti gli elementi raccolti, si può pertanto supporre che il corpo franoso possa essere In destra della Fiumara del Pagliaro l’asse di progetto attraversa un’area caratterizzata da una considerato cautelativamente da stabile o al massimo quiescente e che una nuova eventuale morfologia che indica un corpo detritico di frana, delimitato a monte da una nicchia ben individuabile mobilizzazione di tale corpo detritico possa, nelle condizioni attuali, essere, anche solo (Foto 16). parzialmente, innescata da nuovi e intensi fenomeni di erosione spondale.

La strada in progetto non ha potuto evitare tale zona per la presenza, immediatamente a est, di In tale contesto la realizzazione della strada in progetto (con imbocco in galleria e spalla del viadotto nuovo depuratore e per numerosi vincoli, presenti sul versante opposto, per la presenza di edilizia Pagliaro) richiederà comunque una generale sistemazione morfologica e di regimazione delle acque residenziale in costruzione. meteoriche, incanalandole verso il Pagliaro e soprattutto opere di difesa e controllo dell’erosione spondale per una lunghezza di almeno 30-50 metri a monte ed a valle dell’attraversamento. Il sondaggio S. 12, localizzato sul corpo detritico di frana, ha attraversato circa 6 metri di detriti sovrapposti a flysch marnoso-arenaceo della Formazione di Albidona, in giacitura localmente a Sul versante sinistro, a SE dell’imbocco della galleria artificiale, si individua la presenza di un corpo franapoggio e con intensa tettonizzazione. detritico di frana in condizioni di probabile quiescenza; tale dissesto non interagisce direttamente con l’asse di progetto, ma per verificare eventuali evoluzioni morfodinamiche locali, è stato installato Al piede il corpo di tale coltre detritica è stato tagliato da una strada sterrata che permette di un tubo inclinometrico in un sondaggio appositamente eseguito (S. 14 bis). osservare una granulometria grossolana con elementi lapidei centimetrici e decimetrici in matrice argillosa, abbastanza consistente; a valle della strada è presente una scarpata di circa 4 metri fino al Frana attiva in destra della Valle del Forno letto ghiaioso del Pagliaro, ove è stato posizionato un allineamento di gabbionate (la disarticolazione delle gabbionate fa supporre un loro alloggiamento non recente). Nell’attraversamento della valle del Forno (Viadotto Rovitto) l’asse stradale passa immediatamente a est di una frana recente, avvenuta probabilmente nell’ultimo ciclo stagionale.

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Trattasi di uno scoscendimento-scivolamento della coltre detritica di versante impostata al di sopra Alla luce degli elementi ora descritti, il dissesto è pertanto interpretato come segue: in della Formazione di Albidona, localmente a franapoggio e con facies prevalentemente marnoso- corrispondenza di eventi di intensa piovosità il corso d’acqua tende a erodere il piede detritico della argillitica. paleofrana che si sviluppa lungo l’intero versante destro; i fenomeni erosivi sono amplificati dall’andamento meandrificato del corso d’acqua, determinando flussi idraulici vorticosi; l’elevata L’asse stradale in progetto non è direttamente interessato dalla frana, ma la sua mobilizzazione intensità della forza erosiva è suffragata anche dalla presenza, lungo il piede della scarpata recente richiede una valutazione sulle sue cause ed evoluzione. detritica, di vuoti per sottoescavazione.

La frana è caratterizzata da una nicchia di distacco ben delineata, che ha coinvolto la parte basale dei Finché l’erosione si limita a coinvolgere la scarpata detritica subverticale si realizzano successivi conglomerati di un terrazzo marino; il corpo di frana è costituito da una matrice limo-argillosa, con crolli di questa ed il suo arretramento; per giustificare invece la frana si deve supporre che le acque elementi lapidei calcareo-marnosi e argillitici in assetto caotico; la data recente del dissesto è di piena in questione, per superare una locale ansa del corso d’acqua, debbono aver sormontato il confermata da numerose fratture di tensione e “cracks” ancora aperte, sia trasversali che ciglio della scarpata e invaso la fascia subpianeggiante che si sviluppa fra la scarpata ed il piede del longitudinali, e una morfologia a piccoli dossi di terreno sciolto quasi privo di vegetazione non ancora versante (che ciò sia avvenuto sembra suffragato dalla presenza di vegetazione distaccata e secca regolarizzata dagli agenti esogeni. sul terreno e in corrispondenza di alcuni olivi, rilevati durante i sopralluoghi, e d’altra parte la

L’analisi della morfologia del corpo di frana indica chiaramente che la direzione del movimento è morfologia pianeggiante di questa zona è tipica dei terrazzi di erosione fluviali). verso una stretta ansa del sottostante fosso del Forno, il quale localmente presenta una ripida Invadendo la piccola zona terrazzata le acque, parzialmente laminate, hanno eroso il piede del scarpata di erosione in detriti, alta fino oltre 4 metri, che si sviluppa lungo tutto questo tratto in destra versante, caratterizzato da antichi detriti di frana (gli stessi che affiorano lungo le sottostanti idrografica del fosso. scarpate), determinando lo scivolamento della coltre detritica più acclive, fino alla nicchia di distacco

Nella zona adiacente alla frana il versante si raccorda alla sottostante scarpata detritica erosa, con localizzata nei sovrastanti terrazzi marini. un’area a morfologia subpianeggiante larga circa 5-10 metri, interpretabile come una limitata La strada in progetto, pur non interessando la frana direttamente, richiederà una generale superficie terrazzata, formata da erosione laminare del fosso nelle fasi di piena. Diversamente in sistemazione morfologica e di regimazione delle acque meteoriche del corpo di frana e soprattutto corrispondenza della frana, i detriti dislocati arrivano fino al ciglio della scarpata stessa, coprendo tale opere di difesa e controllo dell’erosione spondale per una lunghezza di almeno 30-50 metri a monte zona subpianeggiante. ed a valle dell’attraversamento.

Il fosso del Forno è caratterizzato da un alveo ghiaioso molto stretto (largo non oltre 10 metri) e inciso Una stesa sismica localizzata lungo il versante, immediatamente a est della frana, ha mostrato uno all’interno di coltri detritiche con elementi a spigoli vivi in matrice argillosa, che non sono riferibili ad spessore dell’antica coltre detritica di circa 5-8 m (velocità inferiore a 800 m/sec), mentre il bed-rock alluvioni, ma a detriti gravitati dai versanti (antiche frane), soprattutto lungo il versante destro. flyschoide è posto a circa 8-10 metri di profondità.

Si sottolinea inoltre che localmente, e soprattutto in corrispondenza del piede della frana, il fosso ha Poiché i caratteri morfoevolutivi ora descritti nel caso del Fosso del Forno sono sostanzialmente un andamento meandrificato: tale caratteristica non è dovuta alle condizioni di sovralluvionamento di stati individuati, pur con intensità meno evidente, anche negli altri fossi e canali, si ritiene tale corso d’acqua, ma ad antiche frane (paleofrane) e che hanno spinto di volta in volta il corso necessario, anche in assenza di dissesti potenziali ed in presenza coperture vegetazionali protettrici d’acqua verso il versante opposto, determinando successive condizioni di erosione dei detriti al piede dei versanti, realizzare difese spondali degli alvei con gabbionate, almeno nelle tratte sottese dai di dette frane. viadotti.

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LAVORI DI COSTRUZIONE DELLA SS106 JONICA CATEGORIA B – MEGALOTTO 3 DALL’INNESTO CON LA SS534 (km 365+150) A ROSETO CAPO SPULICO (KM 400+000) PROGETTO DEFINITIVO ______Studio di Impatto Ambientale Quadro di Riferimento Ambientale

Nel settore più elevato del versante sinistro, è localizzata un’area nella quale sono stati riconosciuti la costa. Di converso, a sud della Fiumara Ferro, ove i dissesti sono notevolmente meno presenti, la fenomeni di soliflusso e dissesti delle coltri superficiali ed ove, data la presenza del Metanodotto, costa ha una larghezza fino a 200-300 metri. sono stati installati, dalla SNAM, alcuni inclinometri di controllo. L’analisi di questa area ha rilevato la Inoltre si segnala, per suffragare l’instabilità potenziale di tutta questa fascia costiera, che l’abitato di presenza di terreni superficiali molto imbibiti, anche nella stagione estiva ed in assenza di Roseto Capo Spulico, localizzato sul terrazzo marino a monte dell’area in frana, risulta attaccato su precipitazioni meteoriche. tutti i lati da dissesti quiescenti o attivi, che sono stati cartografati nel Piano di Assetto Idrogeologico Data la pendenza molto bassa non si sono riscontrati indizi di potenziali movimenti di massa, ma (PAI). soltanto potenziali movimenti plastici della coltre superficiale a matrice limo-argillosa, a causa L’area in frana si presenta con una morfologia depressa rispetto agli alti strutturali più rigidi che la dell’elevato contenuto d’acqua. Questo apporto di acqua, nel contesto esaminato, è da attribuire ad delimitano e con la corona di distacco che coincide con l’affioramento a monte di una placca rigida una locale emergenza sorgentizia, data la presenza poco a monte di un contatto fra un substrato di conglomerati debolmente cementati, relativi ad un terrazzo marino; lungo la nicchia che delimita a impermeabile e le ghiaie sabbiose di un terrazzo. monte l’area di frana sono presenti altri speroni calcarenitici di limitata estensione. Comunque l’asse di progetto è stato impostato a distanza di sicurezza da tale area, per evitare Eventi franosi parossistici si sono verificati nel 1972-1973 con scoscendimenti-colata che hanno possibili interazioni. interessato antiche coltri di frana e che hanno raggiunto la SS 106; a seguito di tali eventi la sede Frana di Roseto Capo Spulico stradale è stata rettificata e nel 1979 furono costruite a monte della strada delle trincee drenanti che non sembrano aver stabilizzato il versante, in quanto la strada è tuttora soggetta a deformazioni e Nell'ambito delle dinamiche geomorfiche in atto presenti lungo l’asse di progetto le condizioni di dissesti localizzati (D’Elia, 1991). maggiore criticità si riscontano in corrispondenza di un’area che si estende, in prossimità alla costa, a nord di Roseto Capo Spulico. Riguardo agli eventi meteorologici dell’inverno 1972-1973 è da dire che si sono avuti 106 giorni di pioggia (dal 21 Dicembre 1972 al 5 Aprile 1973) con valori di pioggia cumulata pari a 994 mm; Questa area, che si estende per una lunghezza di circa 800 m immediatamente a monte dell’attuale l’analisi statistica dei massimi annuali di precipitazione, per le stazioni di Trebisacce e di Albidona SS 106, è soggetta a fenomeni franosi attivi, che hanno richiesto in anni passati interventi di (dati dal 1922 al 1986) ha permesso di stimare un tempo di ritorno compreso fra 40 e 60 anni (Iovine stabilizzazione consistenti in setti drenanti; a valle della SS 106 si sviluppa inoltre la linea ferroviaria G., 1998). la quale è stata similmente coinvolta. Nella Figura seguente viene mostrata una ricostruzione cronologica dei vari dissesti, dalla quale L’area si presenta morfologicamente definita da coltri franate in epoche più antiche con riferimento ad emerge che le frane più recenti risalgono al 1972-73, le quali si sono mobilizzate su coltri franate in una franosità ereditata; il primo movimento franoso dovrebbe essere precedente alla costruzione periodi precedenti al 1954-1957. della ferrovia e cioè al 1875 (D’Elia, 1991).

Tali condizioni di dissesto sono presenti su tutta la costa, da Roseto Capo Spulico fino a , ove affiorano diffusamente le argille varicolori ed in tale contesto è interessante notare che la costa a nord della Fiumara Ferro ha una larghezza della fascia litoranea inferiore ad un centinaio di metri e sovente si nota l’assenza di una vera e propria spiaggia: ciò è dovuto al fatto che ivi i depositi di catena arrivano fino al mare e che i vari corpi di frana hanno in questo tratto raggiunto

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melange argillitico (tale ultima possibilità sembrerebbe essere suffragata dalla estrema diversità delle giaciture dei singoli affioramenti).

Misure piezometriche e inclinometriche eseguite dal 1984 al 1999 indicano movimenti dell’ordine di 5-10 mm l’anno delle coltri superficiali allentate e di alcuni mm l’anno in una superficie di taglio più profonda a circa 15-16 m di profondità (D’Elia, 1991). Dallo studio citato emerge che in tutta la zona l’attività franosa è legata alle caratteristiche geotecniche scadenti delle argille scagliose, facilmente erodibili e mobilizzabili, e che i fenomeni franosi sono caratterizzati da eventi parossistici che si sono verificati due volte negli ultimi 40 anni ed in corrispondenza di piogge intense e prolungate, con riferimento alle piogge efficaci cumulate in 4-6 mesi nel semestre ottobre-marzo. Tali frane, che mostrano caratteristiche di scoscendimenti-colate. coinvolgono le argille scagliose qualora venga superata la resistenza al taglio di picco.

Invece le coltri superficiali, già alterate e allentate della una franosità ereditata, possono essere mobilizzate con caratteri di colate in presenza di una piovosità di media intensità; la loro mobilizzazione è governata invece dalla resistenza al taglio residua.

L’analisi di tale situazione critica si è avvalso, oltre che a dati di letteratura (D’Elia, 1991, 2000) anche di due indagini pregresse realizzate dall’ANAS di Catanzaro, di cui si sono esaminati i

seguenti elaborati: L’area in frana è caratterizzata da terreni appartenenti all’unità Sicilide, costituita da termini pelitici delle argille varicolori, in assetto caotico e/o scompaginato; l’area di frana e di affioramento delle argille varicolori è delimitata sia sud che ha nord da due locali affioramenti di termini calcilutitici e calcarenitici che sono riferibili al membro intermedio del complesso sicilide e più precisamente all’unità di Sant’Arcangelo.

Immediatamente a valle del terrazzo marino sono presenti inoltre altri limitati affioramenti di calcare che subito immergono al di sotto delle argille, configurando una serie di dorsali minori allungate, trasversali alla costa, e parallele alle due dorsali principali che delimitano a sud e a nord l’area in frana. Le giaciture di questi affioramenti rocciosi sono variabili e fanno prefigurare faglie locali che hanno dislocato localmente tutto il complesso sicilide.

I rapporti fra il membro argillitico-marnoso e quello calcareo non sono chiari e sulla base dei rilevamenti di campagna non è stato possibile verificare se gli ammassi lapidei calcarei sono porzioni dislocate del membro di Sant’Arcangelo, sovrapposti stratigraficamente al membro argillitico per quanto tettonizzato, oppure se essi rappresentino ammassi lapidei alloctoni isolati e immersi in un ______ANAS S.p.A. Direzione Centrale Programmazione e Progettazione 83

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del contenuto in acqua (piogge) e con periodi di stasi estivi quando diminuisce il contenuto in acqua. I indagine – 1998 II indagine - 2002 In questo contesto non è presente una vera e propria superficie di scivolamento, ma soltanto una

Esecuzione di 5 sondaggi geognostici a carotaggio Esecuzione di 14 sondaggi geognostici a carotaggio deformazione plastico-viscosa dei terreni superficiali che diminuisce via via in profondità. continuo (S1, S7, S8, S9, S10) continuo (S1-S14) Esecuzione di un Sondaggio Elettrico Verticale I sondaggi sono attrezzati con piezometri e con (SEV1) inclinometri (S3, S4, S7, S8, S10) Di converso il grafico di spostamento del sondaggio S4 individua invece un deciso taglio a 20-22 Esecuzione di una stesa geoelettrica con modalità Prove di laboratorio su campioni indisturbati metri di profondità che fa invece pensare ad una versa e propria superficie di scivolamento. tomografica (TOMO1) Esecuzione di stese sismiche a rifrazione (ANAS6, Misure inclinometriche (n. 5 misure efficaci da ANAS7, ANAS8, ANAS9) Giugno 2002 a Gennaio 2003) L’indagine è corredata di un profilo stratigrafico L’indagine è corredata di un profilo stratigrafico, di interpretato sulla base delle indagini di cui sopra. una carta geologica, stratigrafie con foto delle Non si sono potute esaminare le colonne cassette catalogatrici. Si sottolinea che nell’ambito della zonazione di rischio di frana del PAI, a differenza di quanto stratigrafiche dei sondaggi verificato sperimentalmente, il dissesto ora esaminato è considerato sì attivo, ma con movimento superficiale (non profondo).

L’analisi di tutti i dati delle suddette indagini porta ad individuare il seguente modello stratigrafico del I risultati dell’indagine ANAS sono congruenti con quelli pregressi descritti in letteratura (D’Elia, corpo di frana: 1991, 2000) e confermano che in movimenti sono ancora in atto, pur con dinamiche attualmente lente, ma che, come confermano tutti i dati raccolti, potrebbero innescarsi con dinamiche Lo schema di cui sopra non va interpretato come una successione di veri e propri strati ma come un parossistiche in presenza di criticità meteorologica. modello geotecnico, in quanto trattasi sempre di terreni a matrice argillosa e con struttura flyschoide, caotica e dislocata dalle vicissitudini tettoniche (siamo all’interno della struttura della catena In base ai dati stratigrafici, sismici e tomografici delle suddette indagini si è potuto costruire una appenninica); infatti è ipotizzabile, nell’ambito della frana, una certa variabilità di spessore della coltre sezione geologica interpretativa, parallela alla SS 106 esistente, dell’area di frana. superiore caotica; il membro con carattere calcarenitico-marnoso di base (oltre i 25 metri) può essere riferibile al membro di Sant’Arcangelo ed è caratterizzato da un assetto anch’esso dislocato e molto probabilmente fagliato. Emerge comunque che questo membro di base appare come una locale base stabile in tutte le misure inclinometriche.

Le misure inclinometriche rivelano sempre spostamenti variabili da 0,5 cm a 2,5 cm, che coinvolgono lo strato superiore costituito da argille caotiche contenenti frammenti lapidei, dello spessore medio di circa 7-8 metri; più in profondità gli spostamenti tendono a diminuire via via fino ad annullarsi circa a

20-22 metri di profondità.

Soltanto l’inclinometro del Sondaggio 4 rivela una decisa rottura a circa 20 metri di profondità.

Nella relazione che accompagna le misure inclinometriche si afferma che le deformazioni sono sempre susseguenti a periodi di piogge intense.

Il dissesto può pertanto essere interpretato come un movimento franoso di terreni a matrice Stratigrafia del corpo di frana prevalentemente argillosa e con dinamiche prevalentemente di colata che si attivano all’aumentare ______ANAS S.p.A. Direzione Centrale Programmazione e Progettazione 84

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STRATIGRAFIA DEL CORPO DI FRANA - scala 1:250

Sondaggi Sismica SEV TOMO INCLINOMETRI geognostici (m/sec) (Ohm/m)) (Ohm/m)) 0

Terreni caotici in matrice argillosa

5

e

s

a

b

u

s

)

i

l

i

a 0

10 b

c

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a

g

t

0

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5

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:

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A m 1

15 Alternanza di argille ( debolmente

marnose con livelli o

c i

arenacei e siltitici l u

20 p

S

o p

25 a

C

A

0

0

N

7

2

- 5

30 A R

Alternanza di marne F e arenarie, fratturate

35

0

7

2

-

2

5

- 0 40 2

Sulla base di quanto esposto la previsione di realizzare il progetto lungo l’asse stradale attuale e con un rilevato alto circa 5-6 metri, appare decisamente critica, anche considerando inevitabili opere di consolidamento dell’area di frana che, come visto, presenta evidenti indizi di movimenti anche profondi e fino a 20-22 metri. Pertanto si è studiata una variante di progetto con asse passante in galleria ed a monte della suddetta frana (variante Roseto capo Spulico, di seguito descritta).

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C B

A

?

D E F

Nell’ambito del PAI, si individua innanzitutto la frana analizzata precedentemente (A) che viene

? definita come superficiale, e non profonda come invece evidenziato dalle misure inclinometriche (vedi sopra).

Nel Piano di Assetto Idrogeologico i dissesti posti a nord, in destra idrografica del Fosso Annunziata sono individuati come quiescenti: con riferimento alla figura precedentemente riportata, sono cartografati corpi detritici di frana sia superficiali (C) che complessi (B), localizzati su un versante attribuibile ad una paleofrana. Questi vari corpi detritici sono separati da affioramenti più o meno visibili del membro calcilutitico di Sant’Arcangelo; la Foto 22 mostra uno di tali affioramenti che

0

0 0

0 0

0

1

5 1

0

4 2 - 3 delimita ad est il corpo franoso B.

Quanto evidenziato sul terreno, data l’assenza di evidenti indizi di dissesto attuale o recente e la Dissesti lungo il Fosso Castello ed il Fosso Annunziata (variante di Roseto Capo Spulico) presenza di una sufficientemente diffusa copertura arborea, porta a confermare sostanzialmente lo La variante presa in considerazione contempla il superamento dell’area in frana con un percorso in stato di frane quiescenti; inoltre è da sottolineare che, nelle condizioni geomorfologiche locali, la galleria che sottopassa l’abitato di Roseto Capo Spulico. Tale soluzione, studiata attraverso alcuni stabilità dei versanti può localmente essere inibita, in particolare da fenomeni erosivi spondali del sondaggi appositamente eseguiti (SA, SB, SC, SD), implica però una analisi dei dissesti pur presenti fosso, in condizioni meteorologiche critiche. In effetti dagli studi di D’Elia (1991, 2000) si afferma che sui versanti dei Fossi Castello e Annunziata e segnalati nell’ambito del PAI (figura seguente). ______ANAS S.p.A. Direzione Centrale Programmazione e Progettazione 86

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nel corso della crisi meteorologica dell’inverno 1972-1973, il versante è stato oggetto di movimenti di sul versante meridionale della dorsale calcarea dell’Unità di Sant’Arcangelo, appare caratterizzata colata superficiali localizzati, senza coinvolgimento dell’intero versante. da numerosi dissesti, anch’essi superficiali, ma non cartografati come zona in frana nell’ambito del PAI. A ulteriore conferma di tale assenza di instabilità recente si fa cenno ad alcuni inclinometri che sono stati installati nel 1984-1985, per la realizzazione di una condotta idrica localizzata, sul versante Data la complessità della realtà geologica e geomorfologica locale, per una migliore comprensione destro del Fosso dell’Annunziata, in corrispondenza del corpo franoso quiescente B. Tali inclinometri, delle cause e dei meccanismi di tali dissesti, si è eseguito un accurato rilevamento di campagna in base a letture eseguite fino al 1999, non hanno evidenziato movimenti significativi (informazioni teso in particolare a delineare i rapporti giaciturali fra il membro argillitico e il membro calcareo di reperite presso il Consorzio Idrico di Trebisacce). Sant’Arcangelo (vedi Carta Geologica); da tale rilevamento sono emersi i complessi rapporti giaciturali fra le Argille Varicolori e le Calcilutiti di Sant’Arcangelo. Diversamente, sul versante meridionale del terrazzo ove sorge Roseto Capo Spulico (caratterizzato da recenti urbanizzazioni) ed in corrispondenza del versante sinistro del Fosso Castello, è individuata Nel contesto ora descritto appare che la variante in galleria, pur interessando aree in dissesto lungo dal PAI una serie di dissesti considerati attivi: una frana superficiale (F) e una complessa (E), i fossi, è caratterizzata da relativamente migliori condizioni geologiche-geomorfologiche, nel senso localizzate nel settore inferiore del fosso, ed un’area più estesa, con diffusi dissesti (non riconducibile che le frane interessate dall’asse sono caratterizzate da dimensioni, caratteri geologici e morfologici ad un unico corpo franoso), con movimenti di tipo profondo, posta immediatamente a ridosso del più facilmente affrontabili con interventi di consolidamento, rispetto alla frana fronte mare (A). centro storico (D). Inoltre si sono cercati i migliori punti di imbocco con particolare riferimento alle pur limitate dorsali calcaree dell’Unità di Sant’Arcangelo. Ai piedi della nicchia di distacco della frana F è stato localizzato il depuratore comunale che risulta danneggiato in alcuni elementi strutturali, pur essendo la struttura in esercizio. Purtuttavia per monitorare eventuali evoluzioni morfologiche, soprattutto della frana E, è stato installato un tubo inclinometrico in corrispondenza del sondaggio SD, che permetterà future letture Durante il rilevamento si è inoltre riscontrato un dissesto recente, localizzato immediatamente a clinometriche. monte del ciglio della frana complessa (E) che ha coinvolto una parte della strada che conduce a Roseto Capo Spulico: tale dissesto ha coinvolto il corpo del rilevato stradale, localizzato in prossimità Sempre nell’ambito di detta variante, il versante sinistro del Fosso Annunziata è privo di indizi di della nicchia di distacco della sottostante area di frana. dissesti significativi e l’intero rilievo posto immediatamente a nord da superare in galleria (galleria La Monaca), è caratterizzato prevalentemente da affioramenti calcilutitici fratturati e tettonizzati, visibili La Foto 24 mostra le nicchie relative ai dissesti E e F, separate da uno locale dorsale calcilutitica del lungo una scarpata artificiale, realizzata dall’ANAS nell’ambito di interventi di consolidamento; tale membro di Sant’Arcangelo, più resistente; la Foto 25 mostra una di queste dorsali, con strati intervento è consistito in una paratia intirantata. subverticali, localizzata poco a ovest della frana recente verificatasi sul corpo stradale mostrata nella Foto 23. Dissesti dopo lo sbocco della Galleria della Monaca (variante di Roseto Capo Spulico).

Le prime due frane, localizzate in corrispondenza della prevista variante, pur essendo chiaramente A nord dello sbocco della galleria La Monaca, il tracciato si immette in una zona debolmente acclive, individuate dal punto di vista morfologico sono apparse, nel rilevamento di campagna, caratterizzate lunga circa 700-800 m, ove affiorano le Argille Varicolori, con presenza di diversi corpi detritici di da indizi di movimenti superficiali dovuti soprattutto da fenomeni erosivi lineari ed areali in un contesto frana risalenti a prima del 1954-1957 e che hanno avuto locali riattivazioni superficiali tipo colata di disordinato smaltimento delle acque meteoriche: ivi si segnala tra l’altro l’ubicazione del depuratore durante la crisi meteorologica dell’inverno 1972-1973, interessando, in particolare i corpi franosi C, comunale, che ha richiesto tra l’altro non trascurabili sbancamenti, proprio al piede della frana D, E. Questi corpi franosi non sono segnalati nell’ambito del PAI. complessa (attualmente il depuratore è fermo in quanto coinvolto da dissesti). Inoltre c’è da dire che anche la zona dove si sviluppa la vecchia strada per Roseto Capo Spulico, nonostante sia localizzata ______ANAS S.p.A. Direzione Centrale Programmazione e Progettazione 87

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In base a recenti e prolungati studi (D’Elia, 1991, 2000) ed sulla scorta di misure inclinometriche, non si sono evidenziati movimenti significativi posteriori alla crisi del 1972-1973.

In particolare, soprattutto con riferimento a misure piezometriche ed inclinometriche (1984-1989), non si sono avute riattivazioni nelle frane C ed E; questi due corpi di frana sono pertanto definiti da stabilizzati a quiescenti. Invece si sono riscontrati movimenti nel settore settentrionale del corpo di frana D, con spostamenti comunque non superiori a 1-2 cm, in corrispondenza di una fase erosiva marina del settore basale del corpo di frana stesso (D’Elia, 1991) che hanno causato una locale mobilizzazione dei detriti.

Il tracciato è interessato dall’attraversamento dei settori basali dei detriti di frana C, D ed E.

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4.3 Indagine geognostica Durante l’esecuzione dei sondaggi sono state effettuate diverse tipologie di prove in foro riassumibili in: Ai fini della progettazione dell’opera in fase Preliminare e Definitiva, la S.E.A. Consulting Srl ha . RQD (Rock Quality Designation) in corrispondenza di litotipi tendenzialmente lapidei, si programmato un’attenta campagna di indagioni geognostiche ed analisi di laboratorio, con le seguenti sono eseguite misure dell’Indice, ma la natura flyschoide degli ammassi e la notevole finalità: fratturazione degli strati arenacei o dei membri calcilutitici, non ha permesso una stima . Individuazione della successione litostratigrafica delle alluvioni della piana di Sibari, con significativa di tali valori. particolare riferimento alle caratteristiche granulometriche dei vari strati, della loro portanza e . Prelievo di campioni indisturbati per l’esecuzione di prove di laboratorio finalizzate alla deformabilità, trattandosi di depositi olocenici normalconsolidati, compressibili ed in falda. Tali caratterizzazione fisico-meccanica dei terreni. terreni saranno interessati da rilevati stradali e da opere d’arte di un certo rilievo. . Prove SPT in foro per valutare i caratteri di resistenza alla penetrazione dei vari terreni. Le . Individuazione dei terreni di fondazione dei viadotti in corrispondenza soprattutto degli prove sono state eseguite, secondo le norme AGI, fino ad un massimo di 20 metri di attraversamenti delle fiumare e dei corsi d’acqua. profondità. . Definizione dei rapporti giaciturali fra i terrazzi marini conglomeratici ed i sottostanti depositi . Prove di permeabilità tipo Lefranc per stimare la permeabilità dei terreni. flyschoidi di catena, in considerazione delle previste gallerie e tratte in trincea; . Prove pressiometriche in foro in corrispondenza di gallerie, sono state eseguite prove . Individuazione delle caratteristiche strutturali delle varie unità flyschoidi sovrascorse della pressiometriche a varie profondità per definire le caratteristiche di deformabilità degli catena appenninica, con particolare riferimento ai diversi rapporti giaciturali e geometrici fra i ammassi. Si è operato con pressiometro tipo Menard. membri pelitico-marnosi e arenaceo-calcilutitici ed ai loro caratteri geomeccanici, con riferimento alle previste gallerie. . Installazione di piezometri nella gran parte dei sondaggi per la misura dei livelli di falda. A secondo delle condizioni idrogeologiche locali, sono stati impiegati sia piezometri a tubo . Individuazione degli spessori delle coltri di versante, sovente in dissesto attuale o potenziale, aperto sia celle di Casagrande. ove saranno localizzati gli imbocchi delle gallerie o le spalle dei viadotti. . Installazione di inclinometri ove sono stati individuati problemi di instabilità, non . Definizione della circolazione idrica sotterranea con l’installazione di piezometri; chiaramente definibili sul terreno, al fine di eseguire un adeguato monitoraggio. . Parametrizzazione geomeccanica dei terreni. Prove penetrometriche statiche CPT Sono state quindi effettuate le seguenti indagini: Per la valutazione delle caratteristiche di resistenza in continuo sono state eseguite n. 8 prove Sondaggi geognostici a carotaggio continuo penetrometriche statiche continue CPT con penetrometro PAGANI TG 63 da 200 KN.

Sono stati eseguiti sondaggi geognostici a carotaggio continuo in numero di 33 (per gli studi del Stese sismiche a rifrazione Progetto Preliminare) ed in numero di 214 (per gli studi del Progetto Definitivo). Essi sono stati Stese sismiche a rifrazione sono state eseguite ove era necessario definire i rapporti giaciturali fra localizzati lungo il tracciato ed in aree limitrofe per rilevare le stratigrafie geologiche di dettaglio e coperture alluvionali recenti e/o detritiche sciolte ed il bed-rock relativamente più rigido; tali situazioni risolvere le varie problematiche geologiche applicative inerenti le opere di progetto. ______ANAS S.p.A. Direzione Centrale Programmazione e Progettazione 89

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fanno specifico riferimento alle zone delle fiumare prossime ai versanti e ad alcune zone con terrazzi verticale sia in quello orizzontale, in funzione della morfologia, dell’esposizione dei versanti e della marini conglomeratici sovrapposti a bed-rock flyschoide. destinazione d’uso (naturale e/o antropica).

Pozzetti esplorativi L’ARSSA (Agenzia Regionale per lo Sviluppo e per i Servizi in Agricoltura) ha definito la distribuzione nello spazio delle diverse tipologie pedologiche suddividendo l’intero territorio regionale Per valutare l’idoneità dei terreni di posa dei rilevati stradali, presenti prevalentemente nella tratta di in “Regioni pedologiche” (Carta in scala 1:5.000.000), “Province pedologiche” (Carta in scala attraversamento della Piana di Sibari, sono stati effettuati un numero di 30 pozzetti esplorativi (PZ) 1:1.000.000) ed in “Sistemi pedologici” (Carta in scala 1:250.000). eseguiti con escavatore a braccio rovescio ed approfonditi fino a 2-3 metri dal piano campagna. Oltre alla descrizione stratigrafica si sono prelevati campioni disturbati per prove granulometriche e di Sulla base di tali cartografie l’area d’interesse ricade nella “Provincia Pedologica 1”, nella “Provincia riconoscimento fisico dei terreni, finalizzati alla classificazione stradale tipo AASHO-HRB. Pedologica 17” e “Provincia Pedologica 18”.

Prelievo di campioni

In corrispondenza di alcune aree alluvionali delle fiumare Saraceno e Ferro sono stati prelevati campioni per determinare le caratteristiche granulometriche e la resistenza a compressione degli elementi ghiaiosi.

Stazioni di Rilevamento Geomeccanico e prelievo di campioni

In corrispondenza di affioramenti flyschoidi sono state eseguiti dei Rilievi Geomeccanici. Nelle stazioni di rilevamento sono inoltre stati prelevati campioni di roccia al fine di valutarne la resistenza a compressione monoassiale.

4.4 Pedologia

La costituzione, la composizione ed il comportamento agrario dei diversi terreni sono fortemente influenzati da molteplici fattori, in particolare: la natura e la composizione delle rocce dalle quali i terreni derivano, i fattori morfologici, climatici, biologici ed antropici. Possiamo considerare il suolo come un sistema in continua evoluzione che presenta, quindi, una notevole variabilità sia temporale sia spaziale (considerando aree anche molto vicine tra loro).

Il suolo è considerato una "risorsa naturale rinnovabile", ma fragile, poiché se sono necessari secoli o millenni per la sua formazione, un’erosione accelerata può distruggerlo in breve tempo.

Più in particolare, all’interno dell’area in esame (codice carte del suolo), il suolo rappresenta il prodotto ultimo del disfacimento in posto dei termini litologici affioranti, dei quali esso non conserva più struttura e tessitura, ma soltanto clasti relitti; le sue caratteristiche e proprietà variano, sia in senso

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Provincia Pedologica 1: Piana di Sibari

I suoli presenti nella Provincia Pedologica 1 si impostano su terrazzi antichi, conoidi ed alluvioni recenti, con substrato costituito da sedimenti pleistocenici e olocenici a granulometria varia. In particolare i suoli interessati dal progetto rientrano nei sottocitati sistemi pedologici .

Sistema pedologico: Pianura costiera

Sottosistema pedologico 1.4

I suoli di questo sistema si sviluppano su aree pianeggianti, con parent material costituito da sedimenti olocenici a granulometria varia, in prevalenza grossolana, di origine fluviale.

Nel sottosistema 1.4 si rinvengono suoli da moderatamente profondi a profondi, a tessitura da grossolana a media, con scheletro abbondante, alcalini e molto calcarei (considerando il bacino di alimentazione costituito da massiccio del Pollino), con basso contenuto in sali solubili. La capacità idrica varia da bassa ad elevata, il drenaggio risulta buono e la conducibilità idraulica è moderatamente elevata.

L’uso del suolo è generalmente rappresentato da seminativo, oliveto e frutteto (in prevalenza agrumi).

Un fattore importante sulla classificazioni dei suoli è la capacità d’uso del suolo, ossia la capacità più o meno spiccata dei suoli di poter essere utilizzati per la coltivazione di colture o essenze da pascolo, senza alcun deterioramento e per un periodo indefinito di tempo. Tale capacità dipende sia dalle intrinseche caratteristiche fisiche e chimiche dei suoli che da alcuni elementi del territorio (pendenza, stabilità dei versanti, rischio di inondazioni, caratteristiche climatiche locali, ecc...) che ne condizionano direttamente le possibilità d'uso.

I suoli presenti in questo sottosistema pedologico hanno una capacità d’uso di classe II e classe IV, presentano, quindi, limitazioni da moderate a molti forti che riducono la scelta delle colture e/o richiedono una gestione molto accurata. Province pedologiche Le caratteristiche fisico-chimiche determinano, nel complesso, condizioni scarsamente protettive rispetto al rischio di inquinamento degli acquiferi sottostanti.

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Sistema pedologico: Pianura alluvionale e conoidi recenti L’uso del suolo è generalmente rappresentato da seminativo, oliveto e incolto e la capacità d’uso rientra nella classe III, quindi, tali suoli presentano limitazioni severe (legate allo scheletro) che Sottosistema pedologico 1.7 riducono la scelta delle colture e/o richiedono speciali pratiche di conservazione.

I suoli di questo sottosistema si sviluppano nella pianura alluvionale del Fiume Crati, con parent Nell’unità sono presenti ampi alvei attuali interessati periodicamente da eventi alluvionali e pertanto material costituito da sedimenti olocenici, a granulometria variabile legata alla dinamica fluviale. privi di copertura pedologica.

I suoli si presentano da moderatamente profondi a profondi, a tessitura da media a moderatamente Le caratteristiche fisico-chimiche determinano, nel complesso, condizioni scarsamente protettive grossolana, con scheletro abbondante nella porzione prossima all’asta fluviale che va diminuendo rispetto al rischio di inquinamento degli acquiferi sottostanti. procedendo verso le zone distali. Sono suoli alcalini, da molto a mediamente calcarei, con basso contenuto in sali solubili. La riserva idrica ed il drenaggio variano procedendo dalla zona prossimale Sottosistema pedologico 1.9 all’asta fluviale verso quella distale e rispettivamente si ha una riserva idrica da bassa ad elevata, un Appartengono all’unità le pianure alluvionali dei Fiumi Ferro e Straface, nonché di alcuni impluvi drenaggio da rapido a molto lento ed una elevata conducibilità idraulica. minori (T. Avena, Canale Monaco, T. Pagliaro etc.). Trattandosi di corsi d’acqua a carattere L’uso del suolo è generalmente rappresentato da seminativo e frutteto, e la capacità d’uso rientra torrentizio, i sedimenti si presentano da grossolani a moderatamente grossolani, di varia natura. nelle classi II, III e IV, presentando, quindi, limitazioni da moderate a molti forti che riducono la scelta I suoli sono da profondi a moderatamente profondi, caratterizzati da tessitura da moderatamente delle colture e/o richiedono una gestione molto accurata. grossolana a più grossolana (franco sabbiosa o sabbiosa) e con scheletro da frequente a scarso Le caratteristiche fisico-chimiche determinano, nel complesso, condizioni scarsamente protettive man mano che si procede verso la foce e verso la poco estesa pianura costiera. Stesso dicasi per la rispetto al rischio di inquinamento degli acquiferi sottostanti. riserva idrica che varia da moderata a bassa ed il drenaggio da buono a rapido.

Sottosistema pedologico 1.8 Dal punto di vista chimico sono suoli alcalini e moderatamente calcarei con un contenuto in sostanza organica basso. L’unità comprende le conoidi alluvionali del Torrente Satanasso e del Fiume Saraceno, sviluppandosi, quindi, su una superficie che degrada verso mare con leggera pendenza, dai retrostanti rilievi verso la L’uso del suolo è rappresentato da seminativo e vegetazione ripariale; la capacità d’uso rientra nella Piana di Sibari, e sono caratterizzati da un substrato costituito da sedimenti moderatamente classe II e classe IV, tali suoli presentano, quindi, limitazioni da moderate a molti forti che riducono la grossolani di varia natura. scelta delle colture e/o richiedono una gestione molto accurata.

I suoli si presentano da sottili a moderatamente profondi, caratterizzati da tessitura moderatamente Le caratteristiche fisico-chimiche determinano, nel complesso, condizioni scarsamente protettive grossolana (franco sabbiosa), e da uno scheletro presente in quantità elevata in tutti gli orizzonti che rispetto al rischio di inquinamento degli acquiferi sottostanti. limita l’approfondimento radicale. La permeabilità è alta, la riserva idrica è generalmente bassa ed il Sistema pedologico: Conoidi e terrazzi antichi drenaggio è buono.

Sottosistema pedologico 1.14 Dal punto di vista chimico sono suoli subalcalini e scarsamente calcarei.

I suoli di questo sistema si sviluppano su antiche superfici terrazzate, con parent material costituito da sabbie e conglomerati bruno-rossastri.

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In particolare il sottosistema 1.4 comprende terrazzi marini posti parallelamente alla linea di costa, L’uso del suolo è rappresentato da pascolo. La capacità d’uso rientra nella classe VI, per cui tali nella zona nord della Piana di Sibari. Si tratta di antiche superfici terrazzate, con pendenze deboli, suoli presentano limitazioni (legate alla profondità ed al rischio di erosione) severe che generalmente modellate nel substrato flyschoide arenaceo-marnoso che affiora nell’area. costringono il loro uso al pascolo, alla produzione di foraggi, alla forestazione e al mantenimento dell’ambiente naturale. Si tratta di suoli profondi, a tessitura franco sabbiosa, localmente franco argillosa sabbiosa o franco argillosa, con moderato contenuto in scheletro. La porosità interconnessa assicura un buon drenaggio Provincia pedologica 18 – Pianura costiera e zona pedemontana dell’alto versante ionico ed un’elevata riserva idrica. Dal punto di vista chimico sono suoli alcalini e calcarei mediamente dotati I suoli presenti nella Provincia Pedologica 18 s’impostano sui rilievi collinari dell’alto versante ionico di sostanza organica. con quote inferiori ai 300 m s.l.m., in cui il substrato è costituito da formazioni flyschoidi arenaceo Nelle aree in cui i fattori della pedogenesi hanno agito per un periodo abbastanza lungo i suoli pelitiche. In particolare i suoli interessati dal progetto rientrano nei sottocitati sistemi pedologici. assumono una colorazione rossastra che indica un intenso processo di rubefazione; in tali suoli il ferro Sistema pedologico: rilievi collinari con pendenze da deboli a moderate liberato dall’alterazione dei minerali primari conferisce al suolo colorazioni rosse.

Sottosistema pedologico 18.3 L’uso del suolo è rappresentato da seminativo e oliveto; la capacità d’uso rientra nella classe II, per cui tali suoli presentano limitazioni (legate alla profondità) moderate che riducono la scelta delle Tale unità si sviluppa su rilievi collinari a morfologia dolce raggiungendo in alcuni casi la linea di colture e/o richiedono moderate pratiche di conservazione. costa. Il parent material è costituito da formazioni flyschoidi, e nello specifico da litotipi argillosi e argilloso marnosi – argilloso calcarei. Provincia pedologica 17 – Rilievi collinari dell’alto versante ionico

Si tratta di suoli moderatamente profondi, a tessitura media, con scheletro scarso. Il drenaggio è I suoli presenti nella Provincia Pedologica 17 s’impostano su rilievi con quote comprese tra circa 300 lento e la riserva idrica da moderata ad elevata. Dal punto di vista chimico sono suoli alcalini e molto e 1.000 m s.l.m., con versanti da moderatamente acclivi a molto acclivi. Il substrato è costituito da calcarei. formazioni flyschoidi arenaceo pelitiche. In particolare i suoli interessati dal progetto rientrano nel sottocitato sistema pedologico. L’uso del suolo è rappresentato da seminativo ed oliveto. La capacità d’uso rientra nella classe IV, per cui tali suoli presentano limitazioni (legate alla profondità, al rischio di erosione ed al drenaggio) Sistema pedologico: rilievi collinari con pendenze da moderatamente acclivi ad acclivi molto forti che riducono la scelta delle colture e/o richiedono una gestione molto accurata. Sottosistema pedologico 17.6 Sistema pedologico: rilievi collinari con pendenze da moderatamente acclivi ad acclivi Tale unità si sviluppa su rilievi a morfologia complessa, con versanti piuttosto acclivi dove evidenti Sottosistema pedologico 18.4 sono i fenomeni erosivi che possono far perdere una notevole quantità di materiale pedogenizzato riducendo il potenziale produttivo di questi suoli. Il parent material è infatti costituito da sedimenti Tale unità si sviluppa su rilievi collinari con versanti a profilo rettilineo. Il parent material è costituito flyschoidi arenaceo pelitici scarsamente tenaci che, sotto l’azione dell’acqua di infiltrazione, sono da formazioni flyschoidi, e nello specifico da depositi prevalentemente argilloso marnosi e argilloso facilmente predisposti a fenomeni di dissesto. calcarei. La prevalenza del substrato argilloso determina una forte instabilità dei pendii, con un notevole grado di caoticità, che deve però essere ritenuta solo superficiale. Ne deriva che in questo Si tratta di suoli da sottili (versanti con fenomeni erosivi intensi) a moderatamente profondi, a tessitura ambiente i fenomeni erosivi possono assottigliare lo spessore del suolo, mettendo a nudo il media, con scheletro comune. Il drenaggio è buono e la riserva idrica da moderata ad elevata. Dal substrato sottostante. punto di vista chimico sono suoli alcalini, da moderatamente a molto calcarei. ______ANAS S.p.A. Direzione Centrale Programmazione e Progettazione 93

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Si tratta di suoli da sottili (in presenza di fenomeni erosivi) a moderatamente profondi, a tessitura media, con scheletro scarso. Il drenaggio è lento e la riserva idrica da moderata ad elevata. Dal punto 4.5 Impatti indotti ed opere di mitigazione di vista chimico sono suoli alcalini e molto calcarei. La realizzazione della SS106 JONICA (Megalotto 3 dall’innesto con la SS534 km 365+150 a Roseto L’uso del suolo è rappresentato da pascolo. La capacità d’uso rientra nella classe VI, per cui tali suoli Capo Spulico km 400+000), comporterà una serie di azioni di progetto che verranno applicate al presentano limitazioni (legate alla profondità, al rischio di erosione ed al drenaggio) severe che territorio in esame. Tali azioni, durante le due fasi di “cantiere” e di “esercizio”, indurranno distinti generalmente costringono il loro uso al pascolo, alla produzione di foraggi, alla forestazione e al impatti ambientali sulle componenti rappresentate da: suolo, sottosuolo ed ambiente idrico. In base mantenimento dell’ambiente naturale. agli impatti prodotti sarà opportuno intervenire con adeguete opere di mitigazione.

Sottosistema pedologico 18.5 4.5.1 Azioni di progetto, impatti ed interventi di mitigazione Tale unità si sviluppa su rilievi collinari a morfologia moderatamente acclive. Il parent material è Di seguito si riportano le Azioni di progetto: costituito da formazioni flyschoidi, e nello specifico da litotipi arenaceo pelitici. Il complesso presenta in genere una discreta resistenza all’erosione, tuttavia, localmente, possono essere presenti fenomeni . Aree di cantiere (logistiche, operative, betonaggio); franosi. . Scavi di trincea, di realizzazione galleria artificiale, per posa in opera di fondazioni, per Si tratta di suoli da sottili (in presenza di fenomeni erosivi) a moderatamente profondi, a tessitura realizzazione del tracciato; franca che in alcuni casi diventa più argillosa con la profondità, con scheletro comune. Il drenaggio va da buono a mediocre (dove è maggiore la porzione argillosa) e la riserva idrica da bassa (dove gli . Scavi delle gallerie; spessori sono più esigui) ad elevata. Dal punto di vista chimico sono suoli alcalini con PH 8 e molto . Depositi di inerti (stoccaggio temporaneo o definitivo); calcarei.

. Realizzazione di rilevati stradali; L’uso del suolo è rappresentato da pascolo e seminativo. La capacità d’uso rientra nella classe IV, per cui tali suoli presentano limitazioni (legate alla profondità ed al rischio di erosione) molto forti che . Viabilità di cantiere (strade già esistenti o di nuova realizzazione); riducono la scelta delle colture e/o richiedono una gestione molto accurata. . Realizzazione di opere civili in cls canne delle gallerie, viadotti, ponti, fondazioni, tombinature, muri di contenimento, piattaforma stradale;

. Azioni accidentali dovuti a sversamenti di sostanze inquinanti.

Gli impatti indotti sulle diverse componenti e le necessarie opere di mitigazine sono riassumibili come di seguito.

Suolo in fase di cantiere

Le azioni sopra esposte produrranno principalmente una perdita di suolo nelle aree di cantiere, lungo lo sviluppo del tracciato stradale e nelle aree di stoccaggio temporaneo. Sebbene lungo il ______ANAS S.p.A. Direzione Centrale Programmazione e Progettazione 94

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tracciato stradale non sarà possibile ripristinare il suolo asportato, durante la fase iniziale delle morfologiche è costituito dalla variazione dell’andamento di linee di deflusso delle acque superficiali. operazioni di cantierizzazione, sarà opportuno effettuare lo scotico del suolo che dovrà essere In tal caso sarà opportuno convogliare le relative aliquote in adeguati punti di recapito in modo da opportunamente accantonato in cumuli. Questi dovranno essere adeguatamente inerbiti al fine di non interferire con le attività di cantiere. essere protetti da fenomeni di dilavamento. Il suolo così preservato verrà impiegato per le operazioni Tutti gli scavi che verranno effettuati (gallerie, trincee, opere fondali etc.) produrrano nel complesso di ricomposizione ambientale. circa 6.584.111 metri cubi di materiale di risulta. In base al Piano di Utilizzo, previsto dalla Nelle aree in cui verrà asportato e/o occupato il suolo, si avrà anche una modificazione della normativa vigente, si impiegheranno i terreni in esubero per la realizzazione di rilevati stradali, per la destinazione d’uso (attualmente naturale e/o agricola). Nelle aree di cantiere ed in quelle di deposito ricomposizione ambientale di aree degradate e cave esaurite ovvero in fine per confezionamento di temporaneo, il ripristino dei luoghi permetterà il ritorno alle condizioni quo ante. calcestruzzo. I terreni escavati verranno temporaneamente stoccati in aree di deposito provvisorio, ove sarà opportuno collocarli adeguatamente onde evitare il dilavamento del terreno stesso e Durante le fasi lavorative, che prevedono l’uso: di cemento, di sostanze che possono essere ritenute l’innesco di fenomeni di dissesto. Le aree critiche sono costituite dai siti di deposito temporaneo e inquinanti (additivi del cemento, vernici, diluenti etc.) ovvero in caso di eventi accidentali (sversamenti) definitivo. si potranno produrre effetti di alterazione chimica (inquinamento) del suolo stesso, tanto da poterlo danneggiare irreversibilmente. Ciò comporterebbe l’inutilizzo definitivo del suolo come substrato La messa in opera di rilevati e/o strutture in cls, nell’area della Piana di Sibari che risulta soggetta a agrario e di tutte le funzioni che esso detiene. Le aree colpite da tale tipo di impatto sono subsidenza, potrà indurre particolari fenomeni di cedimento dei terreni. Tale problematica, di potenzialmente costituite dai siti direttamente interessati dall’uso di tali sostanze e dalle zone limitrofe, natura geologico-applicativa e geotecnica, andrà mitigata con opportuni interventi geotecnici così vulnerabili in base ai meccanismi di diffusione dell’inquinante stesso. In tali casi sarà opportuno come previsto in progetto. attuare le dovute precauzioni durante l’utilizzo di tali sostanze, ed in caso queste, per qualsiasi motivo, Durante le fasi lavorative, che prevedono l’uso: di cemento, di sostanze che possono essere ritenute vengano a contatto con il suolo esso andrà asportato e gestito come un rifiuto e le aree interessate inquinanti (additivi del cemento, vernici, diluenti etc.) ovvero in caso di eventi accidentali dovranno essere bonificate. A tal fine bisognerà attuare una campagna di indagine per verificare (sversamenti) si potranno produrre effetti di alterazione chimica (inquinamento) del sottosuolo, a l’estensione del fenomeno di inquinamento. causa di infiltrazione di tali sostanze. Le aree colpite da tale tipo di impatto sono potenzialmente Sottosuolo in fase di cantiere costituite dai siti direttamente interessati dall’uso di tali sostanze e dalle zone limitrofe, vulnerabili in base ai meccanismi di diffusione dell’inquinante stesso. In tali casi sarà opportuno attuare le dovute Per tale componente ambientale le modifiche morfologiche costituiscono un aspetto molto precauzioni durante l’utilizzo di tali sostanze, ed in caso queste, per qualsiasi motivo, si infiltrino nel importante delle azioni di progetto. In particolare le operazioni di scavo in genere interagiscono con la sottosuolo andranno asportate le porzioni inquinate da gestire come un rifiuto e le aree interessate dinamica morfo-evolutiva del territorio, accentuando fenomeni già in essere o potenziali (soprattutto dovranno essere bonificate. A tal fine bisognerà attuare una campagna di indagine per verificare franosi). Le aree a maggior criticità sono i versanti presso i quali sono previste operazioni di l’estensione del fenomeno di inquinamento. movimentazione delle terre come nel caso degli: imbocchi delle gallerie, scavi per la realizzazione delle gallerie artificiali e degli attraversamenti in trincea (ove i fronti di scavo costituiscono un elemento Suolo in fase di esercizio di rischio). Le opportune opere di mitigazione consistono principalmente: in un’esecuzione corretta La perdita di suolo sarà limitata solo alle aree su cui insistono le opere di progetto, fatte eccezione delle lavorazioni, mantenendo adeguate pendenze delle scarpate, attuando un’opportuna regimazine per le aree dei fronti delle trincee e dei rilevati stradali, che verranno sottoposte a ricomposizione idrica di superficie, procedendo agli scavi in trincea per trance discendenti. In secondo luogo, ambientale. Stessa cosa dicasi per quanto riguarda le aree di stoccaggio temporaneo che verranno verranno realizzati tutti i necessari presidi consistenti: in opere di contenimento, convogliamento delle ricomposte allo stato quo ante. acque di deflusso superficiale, rinverdimento dei fronti esposti. Caso particolare delle modifiche ______ANAS S.p.A. Direzione Centrale Programmazione e Progettazione 95

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La modificazione della destinazione d’uso (attualmente naturale e/o agricola) resterà per le aree La messa in opera di rilevati e/o strutture in cls, nell’area della Piana di Sibari che risulta soggetta a definitivamente occupate dalle opere di progetto. Nelle aree di cantiere ed in quelle di deposito subsidenza, potrà indurre particolari fenomeni di cedimento dei terreni. Tale problematica, di temporaneo, il ripristino dei luoghi permetterà il ritorno alle condizioni quo ante. natura geologico-applicativa e geotecnica, mitigata ed annullata da opportuni interventi geotecnici in fase di cantierizzazione verrà tenuta sotto controllo dal Piano di Monitoraggio Ambientale. Durante le fase di esercizio si potrebbero verificare degli sversamenti accidentali di sostanze contaminanti (carburanti, olii, soluzioni elettrolitiche, radioattive etc.) che potrebbero infiltrarsi nel suolo Durante la fase di esercizio si potrebbero verificare degli sversamenti accidentali di sostanze producendo effetti di alterazione chimica (inquinamento) del suolo stesso, tanto da poterlo contaminanti (carburanti, olii, soluzioni elettrolitiche, radioattive etc.) che potrebbero infiltrarsi nel danneggiare irreversibilmente. Sebbene vi siano le vasche di accumulo delle acque di prima pioggia, sottosuolo producendo effetti di alterazione chimica (inquinamento). Sebbene vi siano le vasche di che servono anche a convogliare le sostanze riversate sulla piattaforma stradale in caso di incidente, accumulo delle acque di prima pioggia, che servono anche a convogliare le sostanze riversate sulla bisogna prevedere che le sostanze inquinanti potrebbero comunque giungere esternamente all’area piattaforma stradale in caso di incidente, bisogna prevedere che le sostanze inquinanti potrebbero stradale, per esempio per la fuoriuscita di un autoveicolo. Le aree critiche sono situate in prossimità comunque giungere esternamente all’area stradale, per esempio per la fuoriuscita di un autoveicolo. dell’intero tracciato stradale (ad eccezione dei tratti in galleria). La vulnerabilità di tali aree dipenderà Le aree critiche sono situate in prossimità dell’intero tracciato stradale, e la loro vulnerabilità dai meccanismi di diffusione dell’inquinante stesso. In tali casi sarà opportuno asportare il suolo dipenderà dai meccanismi di diffusione dell’inquinante stesso. In tali casi sarà opportuno asportare il inquinato, che andrà gestito come un rifiuto e le aree interessate dalla contaminazione dovranno terreno inquinato che andrà gestito come un rifiuto, le aree interessate dalla contaminazione essere bonificate. A tal fine bisognerà attuare una campagna di indagine per verificare l’estensione dovranno essere bonificate. A tal fine bisognerà attuare una campagna di indagine per verificare del fenomeno di inquinamento. l’estensione del fenomeno di inquinamento.

Sottosuolo in fase di esercizio

Le modifiche morfologiche prodotte e le conseguenti interazioni con la dinamica morfo-evolutiva del 4.6 Varianti apportate al Progetto Preliminare territorio, verranno mitigate durante la fase di cantiere con la realizzazione di tutte le opere necessarie ad evitare il verificarsi di eventi ad alto impatto negativo quali ad esempio le frane, dilavamenti, Al fine di: erosioni, etc.. Le aree a maggior criticità (versanti presso i quali sono previste operazioni di - ottemperare alle prescrizioni della Delibera CIPE n.103 del 28.09.2007 e ad alcune richieste movimentazione delle terre, imbocchi delle gallerie, scavi per la realizzazione delle gallerie artificiali e fatte dalle Amministrazioni Comunali interessate e dall’Autorità di Bacino della Regione degli attraversamenti in trincea) verranno monitorate in sede di Piano di Monitoraggio Ambientale. Calabria;

I materiale di risulta prodotti dagli scavi (gallerie, trincee, opere fondali etc.) in base al Piano di - adeguare il progetto a standard tecnici e di sicurezza migliori (sicurezza sulla viabilità, Utilizzo, previsto dalla normativa vigente, entro la fine dei lavori verranno impiegati all’interno dei esecuzione dei lavori, allontanamento del tracciato da aree in frana, etc.); cantieri stessi (rilevati stradali, riempimenti, sottofondi, etc.), per la ricomposizione ambientale di aree degradate e cave esaurite ovvero per la sistemazione di argini fluviali. Le aree di stoccaggio - diminuire il livello di impatto ambientale ove possibile; temporaneo entro il termine dei lavori verranno ripristinate a seguito di una ricomposizione ambientale che li riporterà allo stato quo ante. La ricomposizione ambientale di tali aree (stoccaggio temporaneo sono state apportate alcune varianti al Progetto Preliminare di realizzazione del Megalotto 3 della SS e definitivo) porterà un impatto nettamente positivo. 106 Jonica.

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Di seguito verranno elencate le varianti adottate nel Progetto Definitivo spiegandone le motivazioni manovre di uscita ed immissione nella sola direzione Sud. Lo svincolo Trebisacce di variante che hanno portato a tali scelte progettuali, evidenziandone in fine la variazione degli impatti sulle è stato riposizionato più in prossimità del versante posto a nord, permettendo alle strade di componenti suolo e sottosuolo e le opere di mitigazione necessarie a contrastare tali azioni di accesso allo svincolo di stare più arretrate rispetto all’alveo del Torrente Saraceno. Si otterrà progetto. così una maggiore sicurezza rispetto ad eventuali esondazioni del torrente o rotture degli argini dell’invaso artificiale posto a monte dello svincolo. Sul versante in sinistra idrografica è Per i primi 18,8 km circa, dove il tracciato si sviluppa lungo la Piana di Sibari e le conoidi dei Torrenti stato eliminato un breve tratto di rilevato stradale, mentre risulta prolungato verso l’interno Satanasso e Saraceno, il progetto resta pressoché invariato, le lievi modifiche apportate consistono in dell’alveo il rilevato stradale su cui si innesta il semisvincolo di Trebisacce. Analizzando le variazione di geometria di alcuni svincoli e lievi variazioni della livelletta in alcuni punti del tracciato interazioni opera-ambiente le varianti inserite sono da intendersi nettamente migliorative (dal punto 1 al 4 nella lista successiva). Ad ogni modo per tale porzione di tracciato non si osservano poichè nel complesso si ha un aumento dei livelli di sicurezza ed un minor uso del territorio in varianti sostanziali: funzione delle minori opere da realizzare (per la riduzione dello svincolo).

1) “Svincolo Sibari”– La variante comporta la sostituzione della rotatoria ellittica con uno Dalla Galleria Trebisacce, sino a fine tracciato, ove il percorso affronta un territorio particolarmente svincolo a livelli sfalsati e l’inserimento di due cavalcavia e di un sottopasso. Tale modifica si aspro ed articolato, si incontrano le varianti sostanziali del progetto che sono rappresentate da rende necessaria, in funzione delle condizioni di traffico veicolare proveniente dall’autostrada variazioni della livelletta e talora della posizione del tracciato. In particolare, è risultato necessario: SA-RC, al fine di migliorare la funzionalità dell’innesto tra la SS 534 (proveniente dall’uscita “Firmo” della SA-RC) e la SS 106. La variante risponde in particolare, alla prescrizione n.5 - innalzare la livelletta del tracciato stradale tra la galleria naturale Trebisacce ed il della delibera CIPE succitata. Analizzando le interazioni opera-ambiente, non ne deriva un Torrente Ferro (allo scopo di attraversare ad una quota maggiore le aree di sviluppo del aumento sostanziale dell’impatto. Le uniche osservazioni riguardano un aumento dell’uso di progetto); territorio a scapito di una maggiore perdita di suolo che comunque non è rilevante. - deviare il percorso a partire dall’ingresso nella Galleria Roseto1 sino a fine tracciato 2) “Svincolo Cassano” – Nel Progetto Preliminare la geometria dello svincolo non consentiva (variante Complanare Roseto). un adeguato livello di sicurezza stradale pertanto è stato modificato con una nuova geometria 5) “Galleria Trebisacce” – modifica del percorso ed innalzamento della livelletta con che prevede l’inserimento di due rotatorie, inoltre è stata correttamente gestita una sostituzione delle due gallerie Trebisacce con un’unica galleria. Nel progetto preliminare, canalizzazione irrigua. Analizzando le interazioni opera-ambiente la variazione di impatto è l’attraversamento dell’area in prossimità dell’abitato di Trebisacce, era previsto per mezzo di irrilevante. due gallerie (di 1225 mt e di 1405 mt rispettivamente) e di un tratto interposto in trincea che 3) “Svincolo Francavilla - Cerchiara di Calabria” – Nel Progetto Preliminare la geometria dello interessava un’area ad alto pregio paesaggistico-ambientale in cui ricadeva anche la Basilica svincolo non consentiva un adeguato livello di sicurezza pertanto è stato modificato con una di S. Giuseppe. La variante apportata comprende la sostituzione delle due gallerie e della nuova geometria che prevede l’inserimento di due rotatorie. Analizzando le interazioni opera- trincea con un’unica galleria. Tale modifica si rende necessaria anche in conseguenza alla ambiente la variazione di impatto è irrilevante. prescrizione posta dal Comune di Trebisacce che si era espresso sul Progetto Preliminare con la Delibera di Consiglio Comunale n. 16 del 30.09.2004. La variante adoperata porta ad 4) “Svincolo Trebisacce e Viadotto Saraceno” – Per assolvere a quanto previsto dalle “Linee un aumento degli scavi in galleria e quindi dei materiali di risulta prodotti, ma bisogna Guida per la progettazione della sicurezza nelle gallerie stradali” e s.m.i. emanate da ANAS a evidenziare che rispetto alla realizzazione in trincea, la galleria implica migliori condizioni di Novembre del 2006 è stato opportuno eliminare alcune corsie di inserimento previste nello sicurezza nei confronti delle interazioni con le problematiche inerenti la stabilità dei versanti. svincolo che interferivano con gli imbocchi alle “gallerie Trebisacce”. La variante consentirà le Per quanto ai materiali di risulta essi verranno impiegati come da relativo Piano di Utilizzo. ______ANAS S.p.A. Direzione Centrale Programmazione e Progettazione 97

LAVORI DI COSTRUZIONE DELLA SS106 JONICA CATEGORIA B – MEGALOTTO 3 DALL’INNESTO CON LA SS534 (km 365+150) A ROSETO CAPO SPULICO (KM 400+000) PROGETTO DEFINITIVO ______Studio di Impatto Ambientale Quadro di Riferimento Ambientale

6) “Viadotto Pagliaro” – modifica del percorso ed innalzamento della livelletta. Il tracciato di 13) “Galleria Schiavi” – innalzamento livelletta e lieve modifica della posizione del tracciato. Il variante, ha lo scopo di svilupparsi lungo l’area collinare in prossimità delle quote dei terrazzi tracciato di variante ha lo scopo di svilupparsi lungo l’area collinare in prossimità delle quote marini. Adattandosi meglio alla conformazione del territorio, si ha nel complesso una dei terrazzi marini. Adattandosi meglio alla conformazione del territorio si ha, nel complesso, diminuzione del livello di impatto ambientale. una diminuzione del livello di impatto ambientale.

7) “Galleria Pagliaro” – sostituzione con trincea (livelletta più alta). Alla luce dell’innalzamento 14) “Viadotto Avena” – innalzamento livelletta e lieve modifica della posizione del tracciato. Il della quota di progetto, la realizzazione di una trincea produrrà migliori condizioni di stabilità e tracciato di variante ha lo scopo di svilupparsi lungo l’area collinare in prossimità delle quote sicurezza sia in fase di cantiere sia di esercizio. dei terrazzi marini. Adattandosi meglio alla conformazione del territorio si ha, nel complesso, una diminuzione del livello di impatto ambientale. 8) “Galleria Scatolare Nivolo” – sostituzione con trincea (livelletta più alta). Alla luce dell’innalzamento della quota di progetto, la realizzazione di una trincea produrrà migliori 15) “Viadotto Stellitano” – innalzamento livelletta e modifica della posizione del tracciato. Il condizioni di stabilità e sicurezza sia in fase di cantiere sia di esercizio. tracciato di variante ha lo scopo di svilupparsi lungo l’area collinare in prossimità delle quote dei terrazzi marini. Adattandosi meglio alla conformazione del territorio si ha, nel complesso, 9) “Svincolo Albidona” – variazione della geometria. Viste le prescrizioni n.10, n.27 e n.34 della una diminuzione del livello di impatto ambientale. Delibera CIPE, era stato soppresso lo svincolo Albidona di cui al Progetto Preliminare. Successivamente, con numerose lettere, i Comuni di Trebisacce e di Albidona, hanno richiesto 16) “Gallerie artificiali Potresino 1-2” – innalzamento livelletta e modifica della posizione del di ripristinare il succitato svincolo per consentire l’ingresso e l’uscita della SS 106 in entrambe tracciato. Il tracciato di variante ha lo scopo di svilupparsi lungo l’area collinare in prossimità le direzioni. Tale svincolo si rende necessario anche in funzione delle modifiche apportate allo delle quote dei terrazzi marini. Adattandosi meglio alla conformazione del territorio si ha, nel svincolo Trebisacce. Nel progetto definitivo l’opera ha una geometria differente rispetto a complesso, una diminuzione del livello di impatto ambientale. quanto previsto nel Progetto Preliminare, ciò al fine di garantire migliori standard di sicurezza 17) “Viadotto Celogreco” – innalzamento livelletta e modifica della posizione del tracciato. Il stradale. Alla luce delle ridotte modifiche non si ha una sostanziale variazione di impatto. tracciato di variante ha lo scopo di svilupparsi lungo l’area collinare in prossimità delle quote 10) “Viadotto Monaco” – innalzamento della livelletta. Il tracciato di variante, ha lo scopo di dei terrazzi marini. Adattandosi meglio alla conformazione del territorio si ha, nel complesso, svilupparsi lungo l’area collinare in prossimità delle quote dei terrazzi marini. Adattandosi una diminuzione del livello di impatto ambientale. meglio alla conformazione del territorio si ha, nel complesso, una diminuzione del livello di 18) “Galleria artificiale Celogreco” – innalzamento livelletta e modifica della posizione del impatto ambientale. tracciato. Il tracciato di variante ha lo scopo di svilupparsi lungo l’area collinare in prossimità 11) “Galleria Rovitto” – sostituzione con trincea (livelletta più alta). Alla luce dell’innalzamento delle quote dei terrazzi marini. Adattandosi meglio alla conformazione del territorio si ha, nel della quota di progetto, la realizzazione di una trincea produrrà migliori condizioni di stabilità e complesso, una diminuzione del livello di impatto ambientale. sicurezza sia in fase di cantiere sia di esercizio 19) “Viadotto Straface” – innalzamento livelletta e modifica della posizione del tracciato. Il 12) “Viadotto Forno” – innalzamento livelletta e lieve modifica della posizione del tracciato. Il tracciato di variante ha lo scopo di svilupparsi lungo l’area collinare in prossimità delle quote tracciato di variante ha lo scopo di svilupparsi lungo l’area collinare in prossimità delle quote dei terrazzi marini. Adattandosi meglio alla conformazione del territorio si ha, nel complesso, dei terrazzi marini. Adattandosi meglio alla conformazione del territorio si ha, nel complesso, una diminuzione del livello di impatto ambientale. una diminuzione del livello di impatto ambientale.

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20) “Gallerie Amendolara” – sostituzione con percorso in trincea e breve viadotto (innalzamento il percorso verso mare per riallacciarsi alla vecchia sede della SS 106 (nei pressi del Castello livelletta e modifica della posizione del tracciato). Alla luce dell’innalzamento della quota di di Roseto Capo Spulico). Al termine della succitata galleria il percorso attraversa l’impluvio progetto, la realizzazione di una trincea produrrà migliori condizioni di stabilità e sicurezza sia del Fosso Castello reimmettendosi, al termine, nella Galleria Roseto2. Di seguito il percorso in fase di cantiere sia di esercizio. viene a giorno nei pressi del Castello di Roseto continuando in direzione nord secondo il tracciato della vecchia SS106. Lungo tale tratto si sviluppa la breve galleria artificiale 21) “Amendolara” – Tale variante consiste nella soppressione dello svincolo “Amendolara”. Per Roseto3 e l’attraversamento del Canale Annunziata. Alla luce dei dati di progetto tale quanto si tratti di una variante non sostanziale, l’eliminazione dello svincolo comporterà variante produrrà di gran lunga un minor quantitativo di materiali di risulta (smarino di certamente l’eliminazione dei relativi impatti. galleria) ed interferirà di meno con le aree franose dell’area di Roseto Capo Spulico,

22) “Viadotto Della Donna” – lieve innalzamento livelletta e modifica della posizione del tracciato. producendo nel complesso una notevole diminuzione di impatto ambientale. Il tracciato di variante ha lo scopo di svilupparsi lungo l’area collinare in prossimità delle quote dei terrazzi marini. Adattandosi meglio alla conformazione del territorio si ha, nel complesso, una diminuzione del livello di impatto ambientale.

23) “Galleria Taviano” – sostituzione con trincea e solo galleria artificiale nel tratto terminale (innalzamento della livelletta). Alla luce dell’innalzamento della quota di progetto, la realizzazione di una trincea produrrà migliori condizioni di stabilità e sicurezza sia in fase di cantiere sia di esercizio.

24) “Attraversamento Torrente Ferro” – variazione della livelletta e della posizione e geometria dello svincolo “Roseto sud”. Il viadotto inizia all’uscita della Galleria artificiale Taviano ad una quota maggiore, sino a raccordarsi al vecchio tracciato in prossimità dello svincolo Roseto Sud. Tenuto conto della richiesta n.4150 del Comune di Roseto Capo Spulico, e della prescrizione n.28 della Delibera Cipe, i due semisvincoli previsti a cavallo del Torrente Ferro sono stati accorpati in un unico svincolo bidirezionale posto in sinistra idrografica del torrente. Il viadotto Ferro è stato ridotto come ingombro, poichè le corsie di ingresso ed uscita sono limitate ad un’unica area di svincolo. Analizzando le interazioni opera-ambiente lo sviluppo di tale tratto di tracciato stradale resta pressoché invariato. L’innalzamento della livelletta in corrispondenza della galleria Taviano permette di realizzare una galleria artificiale con maggior livello di sicurezza soprattutto in fase esecutiva. La diminuzione degli ingombri dei due semisvincoli (accorpati in un unico svincolo) comporta un minor uso di territorio diminuendo di conseguenza anche l’impatto sul suolo.

25) “Galleria Roseto e tratto terminale (variante Complanare Roseto)” – cambia nettamente il tracciato ed il suo profilo. Nel tratto iniziale abbiamo la Galleria Naturale Roseto1 che indirizza

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5. COMPONENTE VEGETAZIONE, FLORA E FAUNA . Decisione 95/1/CE del Consiglio dell'Unione europea, del 1° gennaio 1995, recante adattamento degli atti relativi all'adesione di nuovi Stati membri all'Unione europea 5.1 Inquadramento Normativo (Atto di adesione dell'Austria, della Finlandia e della Svezia). GUCE L 1, 01.01.1995.

Il presente lavoro fa riferimento al quadro normativo distinguendo tra normativa comunitaria, nazionale . Direttiva 97/49/CE della Commissione, del 29 luglio 1997 (sostituisce l'allegato I della e regionale. direttiva Uccelli).

NORMATIVA COMUNITARIA . Regolamento n. 1782/2003 del Consiglio Europeo del 29 settembre 2003 che

stabilisce norme comuni relative al regime di sostegno diretto nell’ambito della Politica Agricola Comune (PAC). . Direttiva Habitat (92/43/CEE) prevede che gli habitat e le specie di interesse comunitario presenti nei SICp siano mantenuti o riportati al loro “stato ottimale di NORMATIVA NAZIONALE conservazione” attraverso la definizione di strategie di tutela basate su criteri di

gestione opportuni. . Legge 5 agosto 1981 n. 503. Ratifica ed esecuzione della convenzione relativa alla . Direttiva del Consiglio del 27 ottobre 1997 recante adeguamento al progresso tecnico e conservazione della vita selvatica e dell’ambiente naturale in Europa, con allegati, scientifico della direttiva 92/43/CEE del Consiglio relativa alla conservazione degli adottata a Berna il 19 settembre 1979. habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche. GUCE n. L 305 del 08/11/1997. . Legge 31 dicembre 1982 n. 979 recante disposizioni per la difesa del mare.

. La Direttiva Uccelli (79/409/CEE) concerne la conservazione delle specie di uccelli . Legge 25 gennaio 1983 n.42, ratifica ed esecuzione della convenzione sulla viventi naturalmente allo stato selvatico nel territorio dell’Unione Europea (Art. 1.1) e si conservazione delle specie migratorie appartenenti alla fauna selvatica, con allegati, applica agli “uccelli, alle uova, ai nidi e agli habitat” (Art. 1.2). adottata a Bonn il 23 giugno 1979.

. Direttiva 81/854/CEE del Consiglio, del 19 ottobre 1981 che adatta la direttiva . Legge 5 marzo 1985 n.127 Ratifica ed esecuzione del protocollo relativo alle aree 79/409/CEE concernente la conservazione degli uccelli selvatici, a seguito specialmente protette del Mediterraneo aperto alla firma a Ginevra il 3 aprile 1982. dell'adesione della Grecia. GUCE L 319, 07.11.1981. . Decreto del Presidente della Repubblica 13 marzo 1976 n.448, esecuzione della

. Direttiva 91/244/CEE della Commissione, del 6 marzo 1991 che modifica la direttiva convenzione relativa alle zone umide d’importanza internazionale, soprattutto come 79/409/CEE del Consiglio concernente la conservazione degli uccelli selvatici (in habitat degli uccelli acquatici, firmata a Ramsar il 2 febbraio 1971. particolare, sostituisce gli allegati I e III). GUCE L 115, 08.05.1991. . Decreto del Presidente della Repubblica 11 febbraio 1987 n.184, esecuzione del

. Direttiva 94/24/CE del Consiglio, dell'8 giugno 1994 che modifica l'allegato II della protocollo di emendamento della convenzione internazionale di Ramsar del 2 febbraio direttiva 79/409/CEE concernente la conservazione degli uccelli selvatici GUCE L 164, 1971 sulle zone umide d’importanza internazionale, adottata a Parigi il 3 dicembre 30.06.1994. 1982.

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. Legge 6 dicembre 1991, n.394 Legge Quadro per le aree naturali protette che detta i . Decreto Ministeriale del 25 Marzo 2005, “Annullamento della deliberazione 2 “principi fondamentali per l’istituzione e la gestione delle aree naturali protette, al fine di Dicembre 1996 del Comitato per le Aree Naturali Protette; gestione e misure di garantire e di promuovere, in forma coordinata, la conservazione e la valorizzazione del conservazione delle Zone di Protezione Speciale (ZPS) e delle Zone Speciali di patrimonio naturale del paese”. Conservazione (ZSC) (G.U. n. 155 del 6/7/2005).

. Legge n. 157 dell'11 febbraio 1992. Norme per la protezione della fauna selvatica . Decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997 n.357 ”Regolamento omeoterma e per il prelievo venatorio (GU, serie generale, n. 46 del 25 febbraio 1992). recante attuazione della Direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali nonché della flora e della fauna selvatiche” indicate negli . Legge 14 febbraio 1994 n. 124, Ratifica ed esecuzione della convenzione sulla allegati B, D ed E.” biodiversità, con annessi, Rio de Janeiro 5 giugno 1992. . Decreto del Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio del 3 settembre 2002 n. . Decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 8 Settembre1997,“Regolamento 224 “Linee guida per la gestione dei siti Natura 2000” finalizzato all’attuazione della recante attuazione della Direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat strategia comunitaria e nazionale rivolta alla salvaguardia della natura e della naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche” (G.U. n. 248 del 23 biodiversità, oggetto delle Direttive comunitarie Habitat (92/43/CEE) e Uccelli ottobre 1997). (79/409/CEE).

. Legge 27 maggio 1999 n.175. Ratifica e d esecuzione dell’atto finale della conferenza . Legge 3 ottobre 2002, n.221 Integrazioni alla legge 11 febbraio 1992, n. 157, in dei plenipotenziari sulla convenzione per la protezione del mar mediterraneo materia di protezione della fauna selvatica e di prelievo venatorio, in attuazione dall’inquinamento, con relativi protocolli, tenutasi a Barcellona il 9 e 10 giugno 1995. dell'articolo 9 della direttiva 79/409/CEE (GU n. 239 del 11 ottobre 2002)

. Decreto Ministeriale del 3 Aprile 2000. “Elenco dei siti di importanza Comunitaria e delle . Decreto del Presidente della Repubblica 12 Marzo 2003, n° 120 Regolamento recante Zone di Protezione Speciali, individuati ai sensi delle Direttive 92/43/CEE e modifiche ed integrazioni al decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 79/409/CEE”, (G.U. n.95 del 22 Aprile 2000). 1997 n. 357, concernente attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla

. Decreto Ministeriale n. 224 del 3 settembre 2002 “Linee guida per la gestione dei Siti conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna Natura 2000” pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 24 settembre 2002. selvatiche.

. Legge 3 Ottobre 2002, n.° 221 Integrazioni alla legge 11 febbraio 1992, n. 157, in . Decreto del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare 5 luglio materia di protezione della fauna selvatica e di prelievo venatorio, in attuazione 2007. Elenco delle zone di protezione speciale (ZPS) classificate ai sensi della dell'articolo 9 della direttiva 79/409/CEE. direttiva 79/409/CEE. (Supplemento ordinario n. 167 alla Gazzetta Ufficiale n. 170 del 24 luglio 2007). . Decreto del Presidente della Repubblica 12 marzo 2003 n. 120 “Regolamento recante modifiche ed integrazioni al decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, . Decreto del Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio del 17 ottobre 2007. n. 357, concernente attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche” (G.U. n. speciali di conservazione (ZSC) e a Zone di protezione speciale (ZPS). (G.U. n. 258 124 del 30 maggio 2003). del 6/11/2007).

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. Decreto del Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio del 22 gennaio 2009 gestione (P.d.G.) dei Siti della Rete Natura 2000 redatti dalle Province di Cosenza – Modifica del decreto 17 ottobre 2007, concernente i criteri minimi uniformi per la Catanzaro –Reggio Calabria – Crotone – Vibo Valentia definizione di misure di conservazione relative a Zone Speciali di Conservazione (ZSC)

e Zone di Protezione Speciale (ZPS). Gazzetta Ufficiale , 10 Febbraio 2009 (numero 5.2 Flora e vegetazione: indagini effettuate e metodologia adottata 33). Le informazioni inerenti gli aspetti florisitici e vegetazionali sono state ottenute sia direttamente, NORMATIVA REGIONALE attraverso le osservazioni effettuate durante i sopralluoghi, sia indirettamente attraverso l’analisi degli ambienti osservati direttamente o per mezzo delle fotografie aeree. . L.R. n. 10 del 14 luglio 2003. Norme in materia di aree protette (B.U.R. Calabria n.13 del 16 luglio 2003 SS n. 2 del 19 luglio 2003). Il quadro generale di riferimento per la vegetazione e la flora dell’area di studio è stato approfondito attraverso lo studio della bibliografia disponibile. . DGR 2005/607 pubblicato sul BUR Calabria n.14. del 1 agosto 2005. “Revisione del Sistema Regionale delle ZPS (Direttiva 79/409“Uccelli”recante“conservazione L’individuazione e l’analisi delle tipologie vegetazionali presenti nell’area interessata dal progetto dell’avifauna selvatica” e Direttiva 92/43/CEE “Habitat”, relativa alla “conservazione sono state effettuate attraverso: degli Habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche”- . sopralluoghi sul campo; Adempimenti. . esame delle immagini aerofotogrammetriche; . DGR 2005/1554 pubblicato sul Supplemento straordinario n.11 al BUR Calabria n.5 del 16 marzo 2005. “Guida alla redazione dei Piani di Gestione dei Siti Natura 2000. . fotointerpretazione. Progetto Integrato Strategico delle Rete Ecologica Regionale”, redatte dal gruppo di

lavoro “Rete Ecologica” della Task Force del Ministero dell’Ambiente e delle Tutela del Territorio a supporto dell’Autorità Regionale Ambientale e dell’Osservatorio Regionale 5.3 Caratterizzazione dello stato attuale Rete Ecologica del Dipartimento Ambiente della Regione Calabria. 5.3.1 Unità forestali e di uso pastorale

. DGR 27.06.2005 Disciplinare - Procedura sulla valutazione d’incidenza. A causa dell’uso essenzialmente agricolo del territorio la presenza di unità forestali è fortemente ridotta rispetto alla potenzialità del territorio. La copertura arborea si osserva prevalentemente sulle . DGR 5.05.2008, n. 350 pubblicato sul BUR Calabria n.15. del 1 agosto 2008 - aree sommitali e sui versanti acclivi delle colline e quindi principalmente in zone marginali e limitate Revisione del Sistema regionale delle ZPS (Direttiva 79/409/CEE «Uccelli» recante dell’area di progetto, talvolta in prossimità delle fiumare. Tali fitocenosi forestali sono «conservazione dell’avifauna selvatica» e Direttiva 92/43/CEE «Habitat» relativa alla prevalentemente boschi di pini mediterranei (Pinus halepensis e, in misura minore P. pinaster). «conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche» – Adempimenti. Le formazioni a quercia e gli aspetti di macchia termomediterranea sempreverde, vegetazione naturale potenziale dell’area in esame, sono stati pressoché completamente sostituiti dalle . DGR 9.12.2008, n. 948. Direttiva 92/43/CEE «Habitat» relativa alla «conservazione coltivazioni di olivo. Solo in corrispondenza delle aree sommitali e prevalentemente all’esterno degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche» – dell’area di progetto persistono nuclei di boschi mediterranei a leccio (Quercus ilex) o a prevalenza D.P.R. 357/97 – D.G.R. 759/03 – D.M. del 3/9/2002 – D.M. del 17/10/2007 n. 184 – di querce caducifoglie (Quercus virgiliana). Quasi sempre tali fitocenosi forestali si trovano in D.D.G. n. 14856 del 17/9/04 – D.D.G. n. 1554 del 16/2/05. Approvazione piani di ______ANAS S.p.A. Direzione Centrale Programmazione e Progettazione 102

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contatto con formazioni a pino d’Aleppo (Pinus halepensis). . Bosco di pini mediterranei (Pinus halepensis, P. pinaster).

Il bosco di pini mediterranei occupa principalmente le aree sommitali delle colline ed i versanti, nelle Le prime tre tipologie rientrano nel paesaggio agrario di origine antropica, mentre le rimanenti sono aree non utilizzate dagli oliveti. Queste fitocenosi sono dominate dal pino d’Aleppo (Pinus halepensis) tipologie vegetazionali di origine naturale. Anch’esse, tuttavia, risultano influenzate dall’azione a cui si può marginalemente associare il pino marittimo (Pinus pinaster). Lembi di pineta si ritrovano umana che ne ha limitato l’estensione ed alterato in misura variabile composizione floristica, anche in alcuni punti della zona pianeggiante: in questi casi le formazioni sono più aperte e diradate fisionomia e struttura. ed al loro interno si osserva un piano dominato a prevalenza di lentisco (Pistacia lentiscus) associato Oliveti: le coltivazioni di olivo (Olea europaea var. europaea) rappresentano la categoria a oleastro (Olea europaea var. sylvestris). vegetazionale di maggiore estensione nell’area di progetto e si configurano anche come elemento Nell’area di progetto non sono state individuate unità di uso pastorale. caratterizzante dell’intero paesaggio. Si estendono dalla zona litoranea fino a quella collinare, con una fisionomia più chiusa in corrispondenza delle zone pianeggianti (litoranee) ed una più aperta 5.3.2 Vegetazione e flora significativa sulle morfologie acclivi (collinari). Negli oliveti collinari, più aperti, si creano le condizioni favorevoli alla penetrazione di lembi di vegetazione naturale, quasi sempre rappresentata dalla macchia a L’area di progetto si caratterizza per un uso essenzialmente agricolo del territorio. Di conseguenza la lentisco (Pistacia lentiscus) e oleastro (Olea europaea var. sylvestris) o dalla pineta a prevalenza di flora è costituita principalmente da specie coltivate, sia erbacee (cereali) che arboree (olivi e agrumi). pino d’Aleppo (Pinus halepensis); la presenza della macchia si osserva per lo più a quote inferiori, Sono tuttavia presenti diversi esempi di vegetazione seminaturale tipicamente mediterranea, quali la mentre quella della pineta è più consistente nele zone sommitali delle colline ed in prossimità dei macchia ad arbusti sclerofilli, le pinete a pino d’Aleppo (Pinus halepensis) e la vegetazione ripariale versanti. presente nelle aree di fiumara. Frutteti: i frutteti presenti nell’area di studio sono in massima parte agrumeti (Citrus spp.), sebbene sia presenti, in misura molto minore, anche coltivazioni di pesche (Prunus persica). Gli agrumeti 5.3.3 Analisi delle categorie vegetazionali rappresentano la seconda tipologia di uso del suolo per estensione e si trovano spesso in contatto L’esame delle immagini aerofotogrammetriche e la relativa fotointerpretazione, unitamente ai con gli oliveti, soprattutto nelle zone pianeggianti. sopralluoghi effettuati sul campo, hanno portato ad individuare le seguenti tipologie vegetazionali: Seminativi: delle tre categorie di tipo agrario i seminativi sono quella con estensione minore, . Oliveti; sebbene risultino anch’essi ampiamente diffusi sul territorio in esame. Le specie coltivate sono essenzialmente granturco (Zea mays) e riso (Oryza sativa), sempre su superfici pianeggianti. Le . Frutteti (agrumeti); risaie, localizzate all’estremità meridionale dell’area di progetto, sono ambienti umidi (artificiali) di . Seminativi (mais, risaie); notevole importanza per la fauna (anfibi e uccelli).

. Vegetazione igrofila degli argini di fossi e canali a cannuccia di palude (Phragmites Vegetazione igrofila degli argini di fossi e canali: lembi estremamente ridotti di vegetazione igrofila australis), pioppo (Populus alba, Populus nigra), salice (Salix alba); sopravvivono lungo gli argini dei numerosi canali che solcano la fascia pianeggiante, interamente interessata da coltivazioni agrarie (oliveti, agrumeti e seminativi). Analoga vegetazione si riscontra . Vegetazione delle fiumare a tamerice (Tamarix gallica, Tamarix africana) ed oleandro anche in corrispondenza di pozze e fossi, peraltro molto rari nell’area di progetto. Nonostante lo (Nerium oleander); sviluppo superficiale di tali fitocenosi sia estremamente ridotto dall’estensione delle colture agrarie, . Macchia a lentisco (Pistacia lentiscus) e oleastro (Olea europaea var. sylvestris); la composizione floristica non risulta completamente alterata: si osservano infatti alcune specie ecologicamente coerenti con l’ambiente ripariale, quali il pioppo bianco (Populus alba), il pioppo nero ______ANAS S.p.A. Direzione Centrale Programmazione e Progettazione 103

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(Populus nigra), il salice bianco (Salix alba), la cannuccia di palude (Phragmites australis) e l’equiseto naturale, quali la macchia mediterranea, le formazioni a pino, le comunità vegetali igrofile e la massimo (Equisetum telmateja). vegetazione ripariale presente nelle fiumare.

Vegetazione delle fiumare: le fiumare sono un elemento peculiare e caratterizzante del paesaggio Per le tipologie agrarie il grado di naturalità è ovviamente nullo, trattandosi di coltivazioni ad uso calabro-lucano. Anche nell’area di progetto sono molto frequenti e presenti in tutti i corsi d’acqua che alimentare spesso monofitiche (ovvero costituite da un’unica specie vegetale), impiantate dall’uomo solcano, da Nord a Sud, il territorio in esame. La vegetazione che colonizza questi ambienti presenta in sostituzione dell’originaria copertura vegetale. Una parziale eccezione a questo contesto è però un grado di copertura basso ed una fisionomia aperta. Solo in corrispondenza delle rive gli individui si rappresentata dagli oliveti più aperti: questi diventano più facilmente accessibili alle specie autoctone addensano maggiormente. Le specie più frequenti sono: oleandro (Nerium oleander), tamerici che possono colonizzare questi ambienti e avviare un processo di ricostituzione della vegetazione (Tamarix gallica, Tamarix africana), enula cepittoni (Inula viscosa) e agno-casto (Vitex agnus-castus). spontanea, dando così luogo a dei nuclei più o meno estesi di macchia mediterranea.

Macchia a lentisco (Pistacia lentiscus) e oleastro (Olea europaea var. sylvestris): nella zona collinare Per quanto concerne le tipologie di origine naturale la valutazione della naturalità si articola e talvolta anche in quella pianeggiante si riscontrano lembi di macchia mediterranea che in alcuni casi prendendo contemporaneamente in considerazione diversi parametri, tra loro fortemente correlati ed penetrano all’interno degli oliveti più aperti, in altri partecipano alle formazioni a pino d’Aleppo (Pinus interdipendenti: la composizione floristica e la ricchezza di specie, la struttura e la funzionalità delle halepensis), soprattutto dove la copertura arborea non è elevata. Le specie fisionomicamente fitocenosi, il grado di maturità e complessità della vegetazione. dominanti sono: lentisco (Pistacia lentiscus), oleastro (Olea europaea var. sylvestris), cisto (Cistus Tutte le tipologie di vegetazione di origine naturale presentano una o più specie caratteristiche di monspeliensis, C. incanus, C. salvifolius), rosmarino (Rosmarinus officinalis) e mirto (Myrtus ciascuna di esse. La composizione floristica risulta pertanto non alterata nei caratteri essenziali, communis). Altre specie frequenti sono lo sparzio (Calicotome villosa, C. infesta) e la ginestra comune quanto piuttosto impoverita dal punto di vista della ricchezza specifica del corteggio. (Spartium junceum). Per quanto riguarda la struttura e di conseguenza la funzionalità delle fitocenosi si va dal minimo Bosco di pini mediterranei (Pinus halepensis, P. pinaster): le aree sommitali delle colline, laddove non della vegetazione igrofila, il cui sviluppo superficiale è talmente limitato dall’estensione delle siano raggiunte dagli oliveti, ed i versanti anche acclivi, ospitano spesso una copertura forestale coltivazioni agricole da impedire il raggiungimento di una struttura spazialmente articolata e costituita da boschi di pini mediterranei. Le essenze principali, se non esclusive, sono rappresentate funzionalmente efficiente, fino alle formazioni forestali a prevalenza di pino, maggiormente dal pino d’Aleppo (Pinus halepensis) in primo luogo e dal pino marittimo (Pinus pinaster) in misura sviluppate ma anch’esse circoscritte alle aree rimaste libere dalle colture. minore. Lembi di pineta si ritrovano anche in alcuni punti della zona pianeggiante: in questi casi la pineta appare più aperta e diradata ed al suo interno diventa più cospicua la partecipazione di lentisco La macchia e la vegetazione delle fiumare esprimono una certa variabilità, presentando una struttura (Pistacia lentiscus) e oleastro (Olea europaea var. sylvestris). Data la vocazione pioniera del pino, non più o meno articolata ed una funzionalità ecosistemica anche molto buona, ma solo laddove è raro osservarlo anche in aree pietrose ed in prossimità delle fiumare. In rari casi si osservano, l’interferenza antropica sia limitata. all'interno di più estese formazioni a pino, piccoli nuclei o singoli individui di roverella (Quercus I piccoli e sparuti nuclei a quercia e le formazioni a pino sono le cenosi che esprimono il più alto virgiliana) o leccio (Quercus ilex). grado di maturità raggiunto. Per quanto concerne la macchia, la complessità osservata è quella compatibile con le condizioni ambientali locali e con il carattere dinamico di questa vegetazione; una 5.3.4 Naturalità e sensibilità delle tipologie vegetazionali valutazione analoga è valida anche per la vegetazione delle fiumare, mentre la vegetazione igrofila, Come indicato nel paragrafo precedente la copertura vegetale dell’area di progetto è costituita sia da più direttamente colpita dall’uso agricolo del territorio, è quella che raggiunge il minore grado di aspetti di origine antropica sia di origine naturale. Nei primi rientrano tutti i diversi tipi di coltivazioni maturità e complessità. agricole (oliveti, frutteti, seminativi), mentre i secondi comprendono le varie tipologie di vegetazione La valutazione della sensibilità, oltre a tener conto dei parametri sopra indicati, valuta anche la rarità ______ANAS S.p.A. Direzione Centrale Programmazione e Progettazione 104

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delle diverse categorie vegetazionali. La vegetazione igrofila in primo luogo e secondariamente quella sono anche i commenti personali e le osservazioni effettuate dai naturalisti locali o che comunque delle fiumare, risultano essere quelle più rare su scala nazionale e regionale. Gli aspetti di macchia operano nelle zone vicine a quella presa in esame. mediterranea e le formazioni a pino sono invece più rappresentati sul territorio. Per ogni check-list, sono state evidenziate le specie inserite nella Lista Rossa dei Vertebrati Italiani Una valutazione in termini di sensibilità non sarebbe applicabile, in senso stretto, alle aree vegetate di (Bulgarini et al., 1998) riportandone la corrispettiva categoria di minaccia. origine antropica. Va sottolineato, tuttavia, che il paesaggio agrario degli oliveti rappresenta un Le categorie di minaccia utilizzate nelle liste rosse nazionali ed internazionali sono quelle proposte elemento tipico del territorio in esame e può accogliere importanti elementi di naturalità diffusa. dall’Unione Mondiale per la Conservazione (IUCN) nel 1994 e sono le seguenti:

EX extinct (specie estinta) 5.4 Specie vegetali protette EW extinct in wild (specie estinta in natura)

In relazione alla forte pressione antropica che ha alterato l’attuale vegetazione ed ha limitato CR critically endangered (specie in pericolo in modo critico) l’estensione di tipologie vegetazionali a maggiore naturalità, la flora dell’area di progetto non presenta un contingente particolarmente significativo di specie di pregio naturalistico o fitogeografico. EN endangered (specie in pericolo)

Nessuna delle specie presenti nell’area di interesse è inserita nella Lista Rossa delle piante d’Italia, VU vulnerable (specie vulnerabile) sia a livello nazionale (Conti et al., 1992) che regionale (Conti et al., 1997). Non sono state altresì LR lower risk (specie a più basso rischio) osservate specie vegetali di interesse comunitario (ai sensi della Direttiva “Habitat” 92/43/CEE), sebbene siano presenti specie atipiche per la zona (quali Sarcopoterium spinosum e Thymus DD data deficient (specie con carenza di informazioni) capitatus). NE not evalueted (specie non valutata)

5.5 Fauna: indagini effettuate e metodologia adottata 5.6 Caratterizzazione della fauna locale

L’analisi della componente faunistica fornisce informazioni sulla presenza e sullo status delle specie 5.6.1 Anfibi e Rettili presenti nell’area, permette inoltre di individuare i possibili impatti indotti dalla costruzione e La presenza nell’area di studio sia di ambienti termoxerofili (caldo-aridi) che ambienti umidi, dall’esercizio dell’opera in questione, anche in funzione del differente grado di minaccia. determina una elevata diversificazione della erpetofauna locale. Ai fini della valutazione degli impatti dell’infrastruttura sulla fauna si rende necessaria in primis In ambienti termoxerofili è possibile trovare specie come la Lucertola muraiola (Podarcis muralis) o il l’elaborazione della check-list dei vertebrati presenti. Geco verrucoso (Hemydactylus turcicus), entrambi frequentatori anche di ambienti fortemente I dati relativi alla fauna sono stati ricavati sia direttamente, attraverso osservazione effettuate durante i antropizzati, anche questi ambienti sono tra i più caldo-secchi a causa delle superfici asfaltate e sopralluoghi, che indirettamente attraverso la bibliografia disponibile e l’analisi degli ambienti osservati della minore presenza di alberi. direttamente o per mezzo delle fotografie aeree. L’analisi degli ambienti permette di individuare sia gli Anche il Colubro leopardiano (Zamenis situla) (IUCN-LR), frequenta maggiormente ambienti habitat potenziali che le specie potenzialmente presenti nell’area di studio. Infine, di notevole aiuto soleggiati con rocce e pietre, muri od i terrapieni lungo le strade; talvolta però lo si trova anche lungo

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le rive di corsi d’acqua. 9 Testuggine d'acqua Emys orbicularis LR x

Di particolare interesse, nelle zone umide, è la presenza della Salamandrina dagli occhiali SOTTORDINE: Sauri (Salamandrina terdigitata) (IUCN-LR), del Tritone italico (Lissotriton italicus) (IUCN-LR) e della FAMIGLIA: GEKKONIDI

Testuggine d’acqua (Emys orbicularis) (IUCN-LR). 10 Tarantola muraiola Tarentola mauritanica

Viene riportato l’elenco delle specie presenti nell’area di studio. Per le specie inserite nella Lista 11 Geco verrucoso Hemidactylus turcicus Rossa dei Vertebrati Italiani vengono riportati i relativi codici. Inoltre con una ”x” vengono FAMIGLIA: LACERTIDI contrassegnate le specie presenti nell’Allegato II e nell’Allegato IV della Direttiva “Habitat” 12 Ramarro occidentale Lacerta bilineata x (92/43/CEE) contenente successive modifiche fino alla 97/62/CE, e recepita dall’Italia dal DPR n° 357 13 Lucertola muraiola Podarcis muralis x del 1997 . 14 Lucertola campestre Podarcis siculus x

FAMIGLIA: ANGUIDI

RED-LIST DIRET. 15 Orbettino Anguis fragilis NOME VOLGARE NOME SCIENTIFICO ITALIANA HABITAT 16 Luscengola Chalcides chalcides

ANFIBI ORDINE:Ophidia

ORDINE: Urodeli FAMIGLIA:COLUBRIDI

FAMIGLIA: SALAMANDRIDI 17 Biacco Hierophis viridiflavus x

1 Salamandrina dagli occhiali Salamandrina terdigitata LR x 18 Colubro leopardino Zamenis situla LR x

2 Tritone crestato italiano Triturus carnifex x 19 Cervone Elaphe quatuorlineata LR x

3 Tritone italico Lissotriton italicus LR x 20 Saettone occhirossi Zamenis lineatus

ORDINE: Anuri 21 Biscia dal collare Natrix natrix x

FAMIGLIA:BUFONIDI FAMIGLIA:VIPERIDI

4 Rospo comune Bufo bufo 22 Vipera Vipera aspis

5 Rospo smeraldino italiano Bufo balearicus x Elenco degli anfibi e rettili presenti nell’area di studio FAMIGLIA: RANIDI

6 Rana agile Rana dalmatina x 5.6.2 Uccelli

7 Rana verde italiana Pelophylax hispanicus Nell’area di studio sono stati censiti 81 specie di uccelli nidificanti, di questi 22 (27,5%) sono inseriti 8 Rana italiana dei fossi Pelophylax bergeri x nella Lista Rossa dei Vertebrati Italiani.

RETTILI Di particolare interesse è la presenza dell’Occhione (Burhinus oedicnemus) (IUCN-EN) che nidifica ORDINE: Testudinati nelle zone asciutte delle fiumare. Interessante anche la presenza di due specie di falchi che FAMIGLIA: TESTUDINIDI nidificano sulle pareti dei calanchi nei pressi delle fiumare: il Falco pellegrino (Falco peregrinus) ______ANAS S.p.A. Direzione Centrale Programmazione e Progettazione 106

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(IUCN-VU) ed il Lanario (Falco biarmicus) (IUCN-EN). Vi sono poi alcuni rapaci che nidificano al di RED-LIST DIRET. fuori della zona di progetto ma utilizzano l’area per la caccia, tra questi la Poiana (Buteo buteo) ed il NOME VOLGARE NOME SCIENTIFICO SPECIE ITALIANA UCCELLI Nibbio reale (Milvus milvus) (IUCN-EN), mentre il Nibbio bruno (Milvus migrans) (IUCN-VU) nidifica UCCELLI sui pioppi situati sulla riva dei torrenti.. FAMIGLIA: ARDEIDI Nelle zone più asciutte ed aperte è da segnalare la nidificazione dell’Averla cenerina (Lanius minor) 1 Tarabusino Ixobrychus minutus LR 3 I (IUCN-EN) e dell’Averla capirossa (Lanius senator) (IUCN-VU), oltre che della Cappellaccia (Galerida FAMIGLIA: ANATIDI crestata) (IUCN-DD). 2 Germano reale Anas platyrhyncos II A Nella tabella degli uccelli sono stati inseriti anche i relativi codici per quelle specie inserite nella lista FAMIGLIA: ACCIPITRIDI delle specie SPEC (Tucker & Heath, 1994). Nella lista SPEC sono inserite le specie di uccelli che in 3 Nibbio bruno Milvus migrans VU 3 I Europa godono di uno Stato Sfavorevole di Conservazione. Qui di seguito sono riportate le categorie 4 Nibbio reale Milvus milvus EN 4 I SPEC con relativo codice: 5 Poiana Buteo buteo SPEC 1: sono le specie di rilevanza conservazionistica globale. Il loro status a scala mondiale è 6 Sparviere Accipiter nisus classificato come globalmente minacciato. FAMIGLIA: FALCONIDI

SPEC 2: sono quelle specie la cui popolazione globale è concentrata in Europa e che hanno uno 7 Gheppio Falco tinnunculus 3 status sfavorevole di conservazione in Europa. 8 Lodolaio Falco subbuteo

SPEC 3: sono le specie la cui popolazione non è concentrata in Europa ma che hanno uno status 9 Lanario Falco biarmicus EN 3 I sfavorevole di conservazione in Europa. 10 Pellegrino Falco peregrinus VU 3 I

SPEC 4: sono specie le cui popolazioni globali sono concentrate in Europa ma che godono di in FAMIGLIA: FASIANIDI favorevole stato di conservazione. 11 Fagiano Phasianus colchinus II A

12 Quaglia Coturnx coturnix LR 3 II B Per la costruzione della tabella contenente la check-list degli uccelli nidificanti si è voluto per tanto, evidenziare per le varie specie, sia lo stato di conservazione al livello nazionale tramite la Lista Rossa FAMIGLIA: RALLIDI dei Vertebrati Italiani, che quello europeo attraverso la lista SPEC. 13 Porciglione Rallus aquaticus LR II B 14 Gallinella d’acqua Gallinula chloropus IIB Viene riportato l’elenco delle specie nidificanti nell’area di studio. Per le specie inserite nella Lista 15 Folaga Fulica atra II A Rossa dei Vertebrati Italiani e nelle Liste SPEC, vengono riportati i relativi codici. Inoltre con una ”x” vengono contrassegnate le specie presenti nell’Allegato I (specie per le quali sono previste misure FAMIGLIA: BURHINIDI speciali di conservazione) della Direttiva “Uccelli” (2009/147/CE, che ha sostituito la 79/409/CEE) e 16 Occhione Bhurhinus oedicnemus EN 3 I recepita in Italia dalla Legge 157/92. Infine in grassetto sono contrassegnate le specie direttamente FAMIGLIA: CARADRIDI osservate durante i sopraluoghi. 17 Corriere piccolo Charadrius dubius LR

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18 Fratino Charadrius alexandrinus 3 I 35 Cappellaccia Galerida cristata DD 3

FAMIGLIA: SCOLAPACIDI 36 Allodola Alauda arvensis 3 II B

19 Piro piro piccolo Actitis hypoleucos VU 37 Calandrella Calandrella brachydactyla 3 I

FAMIGLIA: COLUMBIDI 38 Calandra Melanocorypha calandra LR 3 I

20 Streptopelia turtur 3 II B 39 Tottavila Lulula arborea 2 I

21 Tortora dal collare Streptopelia decaocto II B FAMIGLIA: IRUNDINIDI

22 Piccione domestico Columba livia forma dom. 40 Rondine Hirundo rustica 3

FAMIGLIA: CUCULIDI 41 Balestruccio Delichon urbica

23 Cuculo Cuculus canorus FAMIGLIA: MOTACILLIDI

FAMIGLIA: STRIGIDI 42 Ballerina bianca Motacilla alba

24 Barbagianni Tyto alba LR 3 fam.TROGLODITIDI

25 Assiolo Otus scops LR 2 43 Scricciolo Troglodytes troglodytes

26 Civetta Athene noctua 3 FAMIGLIA:TURDIDI

27 Allocco Strix aluco 4 44 Pettirosso Erithacus rubecula 4

28 Gufo comune Asio otus LR 45 Usignolo Luscinia megarhynchos 4

FAMIGLIA: APODIDI 46 Codirosso spazzac. Phoenicurus ochruros

29 Rondone Apus apus 47 Monachella Oenanthe ispanica VU 2

FAMIGLIA: ALCEDINIDI 48 Saltimpalo Saxicola torquatus 3

30 Martin pescatore Alcedo atthis 3 I 49 Merlo Turdus merula 4 II B

FAMIGLIA: MEROPIDI 50 Passero solitario Monticala solitarius 3

31 Gruccione Merops apiaster LR 3 FAMIGLIA: SILVIDI

FAMIGLIA: CORACIDI 51 Usignolo di fiume Cettia cetti

32 Ghiandaia marina Coracias garrulus EN 2 I 52 Beccamoschino Cisticola juncidis

FAMIGLIA: UPUPIDI 53 Cannaiola Acrocephalus scirpaceus 4

33 Upupa Upupa epops 54 Cannareccione Acrocephalus arundinaceus

FAMIGLIA: PICIDI 55 Canapino Hippolais poliglotta 4

34 Picchio verde Picus viridis LR 2 56 Sterpazzolina Sylvia cantillans 4

FAMIGLIA:ALAUDIDI 57 Occhiocotto Sylvia melanocephala 4

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58 Capinera Sylvia atricapilla 4 FAMIGLIA: FRINGILLIDI

59 Fiorrancino Regulus ingnicapillus 4 76 Fringuello Fringilla coelebs 4

FAMIGLIA: MUSCICAPIDI 77 Verzellino Serinus serinus 4

60 Pigliamosche Muscicapa striata 3 78 Verdone Carduelis chloris 4

FAMIGLIA: EGITALIDI 79 Cardellino Carduelis carduelis

61 Codibugnolo Aegithalos caudatus FAMIGLIA: EMBERIZIDI

FAMIGLIA: PARIDI 80 Zigolo nero Emberiza cirlus 4

62 Cinciarella Cyanistes caeruleus 4 81 Strillozzo Emberiza calandra 4

63 Cinciallegra Parus major Elenco degli uccelli presenti nell’area di studio

FAMIGLIA: REMIZIDI 5.6.3 Mammiferi 64 Pendolino Remiz pendulinus

FAMIGLIA:CERTIDI Tra i mammiferi di elevato interesse è da segnalare la possibile, anche se poco probabile, presenza

65 Rampichino Certhia brachydactyla 4 del Lupo (Canis lupus) (IUCN-VU).

FAMIGLIA: ORIOLIDI Nella check-list è stata inserita anche la Lontra (Lutra lutra) (IUCN-CR); questo mustelide è in realtà 66 Rigogolo Oriolus oriolus presente nel tratto più alto del Torrente Raganello rispetto a quello che interessa il progetto, ma la

FAMIGLIA: LANIDI ricerca del cibo od erratismi di altro tipo possono portarlo nel tratto interessato dal progetto.

67 Averla piccola Lanius collurio 3 I Viene riportato l’elenco delle specie presenti nell’area di studio. Per le specie inserite nella Lista 68 Averla cenerina Lanius minor EN 2 I Rossa dei Vertebrati Italiani vengono riportati i relativi codici. Inoltre con una ”x” vengono

69 Averla capirossa Lanius senator LR 2 contrassegnate le specie presenti nell’Allegato II e nell’Allegato IV della Direttiva “Habitat”

FAMIGLIA: CORVIDI (92/43/CEE) contenente successive modifiche fino alla 97/62/CE e recepita dall’Italia dal DPR n° 357 del 1997 . 70 Gazza Pica pica II B Red-list Diret. 71 Taccola Corvus monedula 4 II B Nome volgare Nome scientifico italiana Habitat 72 Cornacchia grigia Corvus cornix ORDINE: INSETTIVORI FAMIGLIA: STURNIDI 1 Riccio Erinaceus europaeus 73 Storno Sturnus vulgaris II B 2 Talpa romana Talpa romana 3 Toporagno d’acqua di Miller Neomys fodies FAMIGLIA: PASSERIDI 4 Mustiolo Suncus etruscus 74 Passera d’Italia Passer italiae 5 Crocidura a ventre bianco Crocidura leucodon 75 Passera mattugia Passer montanus 6 Crocidura minore Crocidura suaveolens

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ORDINE: CHIROTTERI 7 Rinolofo maggiore Rhinolophus ferrumequinum VU x I) Ambiente urbano 8 Rinolofo minore Rhinolophus hipposideros EN x II) Ambiente fluviale (fiumare e dei torrenti) 9 Pipistrello di Savi Hypsugo savii LR x III) Ambiente agricolo (seminativi e/o frutteti) 10 Vespertilio smarginato Myotis emarginatus VU x IV) Ambiente degli oliveti 11 Pipistrello albolimbato Pipistrellus kuhlii LR x V) Ambiente della macchia mediterranea 12 Molosso di Cestoni Tadarida teniotis LR x

ORDINE: LAGOMORFI L’Ambiente urbano si presenta nel suo complesso omogeneo e in generale di scarso valore per la 13 Lepre europea Lepus europaeus fauna mentre quello fluviale, formato dall’insieme delle fiumare e dei torrenti è senza alcun dubbio ORDINE: RODITORI caratterizzato da un più alto valore faunistico, anche quello degli uliveti aperti presenta un modesto 14 Moscardino Muscardinus avellanarius VU 15 Arvicola terrestris Microtus arvalis valore per la fauna, sebbene, qualora intervallato da nuclei di macchia e arbusteto derivanti dal non 16 Arvicola di savi Microtus savii utilizzo agricolo, può ospitare parecchie specie tendenzialmente generaliste. 17 Topo selvatico collo giallo Apodemus flavicollis L’Area agricola, come spesso accade, presenta alcune disomogeneità, in questo caso rappresentate 18 Topo selvatico Apodemus sylvaticus dalla presenza all’interno di essa di fossi e canali di bonifica ma anche dalle risaie della Piana di 19 Topolino delle case Mus musculus Sibari. 20 Ratto Rattus norvegicus 21 Istrice Hystrix cristata x 5.7 La fauna delle aree urbane 22 Nutria Myocastor coypus

ORDINE: CARNIVORI Per aree urbanizzate si considerano quelle con agglomerati residenziali di una certa dimensione; 23 Lupo Canis lupus VU x case rurali sparse, stalle o altre strutture agricole rientrano nella tipologia delle aree agricole o di 24 Volpe Vulpes vulpes quelle in cui sono inserite. 25 Tasso Meles meles In genere l’ambiente urbano non ospita un gran numero di specie ed è caratterizzato per lo più da 26 Donnola Mustela nivalis animali di piccole dimensioni e che non hanno specifiche esigenze ecologiche, di solito si tratta di 27 Puzzola Mustela putorius DD specie poco specialiste, per lo più definibili come opportuniste o generaliste. Nelle aree confinanti 28 Lontra Lutra lutra CR x alle zone antropizzate, soprattutto se a tessuto sparso, possono trovare ambienti idonei specie quali 29 Faina Martes faina la Cornacchia grigia (Corvus cornix), il Riccio europeo (Erinaceus europaeus) o la Volpe (Vulpes ORDINE: ARTIODATTILI 30 Cinghiale Sus scrofa vulpes) che può abitare le zone boscose come quelle agricole ma può anche frequentare le zone più marginali di un centro urbano, sfruttando spesso come risorsa trofica i prodotti di scarto delle attività Elenco dei mammiferi presenti nell’area di studio antropiche reperibili in discariche o presso i normali cassonetti dell’immondizia. Specie più strettamente legate alla presenza dell’uomo, in alcuni casi veri e propri “commensali” 5.6.4 Zonazione in aree faunistiche omogenee sono il Piccione domestico (Columbia livia form dom.), la Passera d’Italia (Passer italae), il Ratto delle chiaviche (Rattus norvegicus), il Ratto nero (Rattus rattus), il Topolino delle case (Mus All’interno dell’area di progetto è possibile individuare 5 differenti unità ambientali faunistiche, musculus). In altri casi gli animali trovano nell’ambiente antropizzato un luogo sicuro ove rifugiarsi o caratterizzate da un popolamento animale omogeneo e coerente con la tipologia ambientale descritta: ______ANAS S.p.A. Direzione Centrale Programmazione e Progettazione 110

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deporre le uova, si ha dunque un rapporto di “inquilinismo” con la specie umana. Di quest’ultimo ne Negli ambienti fluviali interessati all’area di progetto sono segnalate diverse specie di anfibi, sia sono esempio il Balestruccio (Delichon urbica), il Rondone (Apus apus), la Rondine (Hirundo rustica) generaliste come il Rospo comune (Bufo bufo) che di quelle più ecologicamente esigenti come la e Chirotteri quali il Pipistrello albolombato (Pipistrellus kuhlii) che spesso trovano grazie Salamandrina dagli occhiali (Salamandrina terdigitata) e il Tritone italico (Lissotriton italicus). Per i all’’illuminazione pubblica una favorevole fonte di approvvigionamento alimentare. rettili la presenza più interessante è data dalla Testuggine palustre (Emys orbicularis). L’ambiente urbano seleziona all’interno di esso molte specie, avvantaggiando le più generaliste e le Sulle sponde dei torrenti e delle fiumare si ha la nidificazione di molti uccelli comuni per questi meno esigenti e sfavorendo le più specializzate e le più ecologicamente esigenti, per questo motivo è ambienti come l’Usignolo di fiume (Cettia cetti), la Cannaiola (Acrocephalus scirpaceus), la Gallinella da considerarsi un ambiente di scarso valore faunistico. d’acqua (Gallinula chloropus) e il Germano reale (Anas platyrryncos). Accanto a questi ve ne sono Oltre quelli già citati, tra gli uccelli sono presenti alcuni fringillidi come il Verdone (Carduelis chloris) ed però altri meno comuni e con uno stato di conservazione non favorevole: tra questi il Corriere piccolo il Cardellino (Carduelis carduelis) ma anche la Cinciallegra (Parus major) e la Cinciarella (Cyanistes (Charadrius dubius) che depone le sue uova sulla sabbia del mare o sulla ghiaia dei fiumi caeruleus). Nelle zone marginali dei centri abitati si trovano alcuni rapaci come il Gheppio (Falco costruendo un nido rudimentale direttamente al suolo. Inoltre una delle presenze ornitiche più tinnuculus), che si ciba prevalentemente di lucertole e grossi insetti e la Civetta (Athena noctua). interessanti nell’area di studio è quella del già citato Occhione (Bhurhinus oedicnemus). Non vi sono anfibi se non occasionalmente; in genere in questi contesti vengono a mancare ambienti I grossi torrenti, come il Raganello e le più grandi fiumare, come l’Avena, il Ferro, il Saraceno favorevoli alle specie appartenenti a questa classe. Questo vale anche per molti rettili, soprattutto per i svolgono un ruolo molto importante anche per mammiferi che li possono utilizzare come corridoi serpenti. Le aree non troppo fittamente abitate sono comunque abitate in maniera abbondante da biologici. Questo accade per esempio per il Lupo (Canis lupus). Inoltre nella zona più alta del lucertole e gechi. Torrente Raganello è segnalata la presenza di una popolazione di Lontra (Lutra lutra), animale che attualmente si trova in uno stato critico di conservazione. 5.8 La fauna dell’area fluviale (fiumare e torrenti) Infine sono da menzionare le pareti rocciose e con struttura a calanchi, situate a ridosso della fiumara Avena per esempio, ove possono nidificare il Falco Pellegrino (Falco peregrinus) ed il In generale gli ambienti fluviali ospitano un gran numero di specie animali, ciò è dovuto a diversi Lanario (Falco biarmicus). motivi: molti sono gli animali la cui ecologia è strettamente legata all’acqua, comunque seppur in Per quanto detto l’unita ambientale faunistica delle fiumare e dei torrenti risulta senza dubbio avere quantità differente necessaria a tutti gli esseri viventi; i fiumi e le loro sponde in molti casi un elevatissimo valore faunistico, ospitando un grande numero di specie animali, molte delle quali rappresentano ambienti naturali maggiormente conservati rispetto all’immediato intorno geografico. con una stato sfavorevole di conservazione non solo in Italia. Numerose sono le specie strettamente legate all’acqua, quali pesci (qualora presenti), anfibi, numerose specie di uccelli (anatidi, ardeidi, rallidi, limicoli) e alcuni mammiferi quali la lontra. 5.9 La fauna dell’area agricola Molte altre specie, non legate agli ambienti acquatici in maniera obbligata, trovano comunque nella vegetazione ripariale l’ideale habitat per istaurare popolazioni vitali. In generale l’ambiente agricolo può assumere valori faunistici totalmente contrastanti, in particolar L’area di progetto è attraversata da molti torrenti e fiumare, esempio ne sono il Torrente Raganello, la modo per gli uccelli. Ciò è dovuto principalmente al fatto che il termine “rurale-agricolo” include Fiumara Avena, la Fiumara Saraceno e la Fiumara Ferro. numerose tipologie ambientali. A conferma dell’estrema importanza delle zone fluviali, è da ricordare che due delle fiumare Se è vero infatti che le colture ad ortaggi, per le quali si fa un uso abbondante di concimi e diserbanti interessate dal progetto sono zone SIC: SIC Fiumara Saraceno (IT9310042) ed il SIC Fiumara Avena e tendono ad essere banalizzate dalla necessità della continua lavorazione del suolo, hanno un (IT9310043), mentre il Torrente Ferro è incluso nella ZPS Alto Ionio Cosentino (IT9310304). Inoltre valore praticamente nullo se non negativo per la fauna, d’altro canto i pascoli ed i campi di frumento, anche il Torrente Raganello nel tratto più a monte rispetto a quello interessato dal progetto, è incluso soprattutto se non trattati, sono uno degli ambienti più importanti per moltissimi uccelli, in alcuni casi nel SIC Gole del Raganello IT9310017). i campi a cereali riproducono quell’ormai raro ambiente steppico a cui sono legati animali quali l’

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Averla Capirossa (Lanius senator), la Cappellaccia (Galerida cristata), o la Quaglia (Coturnix coturnix). vengono anche utilizzati di notte per l’abbeveraggio da molti mammiferi come il Riccio (Erinaceus europaeus), altri sono invece più strettamente legati a questi ambienti come il Toporagno d’acqua di In Europa 195 specie sulle 514 censite si trovano in uno Stato Sfavorevole di Conservazione (Tucker Miller (Neomys anomalus). Tra gli uccelli sono diverse le specie che vi nidificano, per esempio & Heath, 1994); di queste il 60%, 116 specie, dipendono dall’ambiente agricolo. passeriformi come l’Usignolo di fiume (Cettia cetti), la Cannaiola (Acrocephalus scirpaceus), il È da sottolineare come la presenza di fossi e canali di bonifica rende l’ambiente agricolo più idoneo Cannareccione (Acrocephalus arundinaceus), la Gallinella d’acqua (Gallinula chloropus). per la fauna, molti sono infatti gli animali ecologicamente legati alla presenza dell’acqua. All’interno dell’area di studio si possono individuare per l’ambiente agricolo quattro sottounità 5.10 La fauna dell’area degli oliveti ambientali faunistiche: Alle aree caratterizzate dagli uliveti viene di solito attribuito un valore medio di importanza faunistica; . I frutteti solitamente vengono coltivati in situazioni di terreno arido e suoli acclivi. . I seminativi Gli ulivi sono l’ambiente adatto alla nidificazione del Gufo comune (Asio otus), oltre che a diversi . Le risaie Fringillidi tra cui il Verdone (Carduelis chloris) ed il Fringuello (Fringilla coelebs). I rettili sono . I fossi ed i canali di bonifica rappresentati da diverse specie, per esempio il Cervone (Elaphe quaturlineata), il Biacco (Hierophis viridiflavus), la Vipera (Vipera aspis) o il Ramarro (Lacerta bilineata); quasi assenti sono gli anfibi che I frutteti ed i seminativi sono localizzati in prevalenza lungo il tratto più a sud del tracciato. Per quanto non trovano qui le situazioni ecologiche a loro favorevoli. concerne i frutteti per lo più si tratta di agrumeti, vengono qui esclusi gli ulivi che parteciperanno alla Diversi i mammiferi che frequentano questa zona: l’Istrice (Histix cristata), la Volpe (Vulpes vulpes) formazione di un’altra unità ambientale faunistica. Per i seminativi si tratta in prevalenza di campi ed il Tasso (Meles meles). A questi sono da aggiungere anche i micromammiferi tra cui alcuni coltivati a mais. Nei frutteti, tra gli uccelli nidificanti sono da segnalare alcuni fringillidi come il Verdone insettivori poco legati all’acqua come la Crocidura minore (Crocidura suaveolens), il Mustiolo (Carduelis clhoris), il Verzellino (Serinus serinus) ed il Cardellino (Carduelis carduelis) ma anche la (Suncus etruscus) o la Talpa romana (Talpa romana) e vari roditori come l’Arvicola di Savi (Microtus Capinera (Sylvia atricapilla) o l’Usignolo (Luscinia megarhyncos). I campi di mais non sono molto Savii), il Topo selvatico (Apodemus sylvaticus) ed il Topo selvatico collo giallo (Apodemus flavicollis). frequentati dall’avifauna, vengono talvolta utilizzati dalla Rondine (Hirundo rustica) come dormitorio 5.10.1 Area degli oliveti aperti nei periodi migratori. Zone di questo tipo possono essere frequentate dall’Istrice (Hystrix cristata) e dalla Donnola (Mustela nivalis), oltre che dalla Volpe (Vulpes vulpes). Tra i rettili vi è il Biacco Alcuni degli oliveti presenti nell’area interessata dal progetto, sono stati piantati ad una distanza tale (Hierophis viridiflavus) oltre che alla Lucertola campestre (Podarcis siculus). Presentando una fauna l’uno dall’altro da permettere l’infiltrazione di alcune piante arbustive mediterranee, a questo si per lo più generalista si può affermare, per entrambe le zone, che queste siano caratterizzate da un aggiunge la presenza di pinetine naturali caratterizzate da un sottobosco mediterraneo. Questi basso-medio valore faunistico. elementi valorizzano molto la zona degli uliveti in questione conferendogli un più elevato valore Come già accennato i fossi ed i canali di bonifica svolgono un ruolo di considerevole importanza per faunistico, inoltre negli spazi non ombreggiati possono crescere anche diverse terofite erbacee, gli animali, costituendo un luogo di riproduzione e rifugio per molte specie. Qui gli anfibi possono riproducendo così un ambiente pseudosteppico adatto a diversi animali. trovare il loro habitat obbligato per la riproduzione e lo sviluppo; accanto a specie più generaliste Parte del tracciato percorre zone coltivate ad ulivi, all’interno dei quali crescono grossi cespugli di come il Rospo comune (Bufo bufo), ne troviamo alcune ecologicamente più esigenti come il Tritone Lentisco, mentre nelle zone più acclivi, poco favorevoli alla piantumazione degli ulivi, sono rimaste crestato italiano (Triturus carnifex) ed il Tritone italico (Lissotriton italicus). Nei pressi di questi delle piccole pinete naturali. All’interno di queste si inseriscono diversi elementi della macchia ambienti sono diversi i rettili che si possono osservare: la Luscengola (Chalcides chalcides), la Biscia mediterranea come il Lentisco, il Mirto o l’Olivastro; viene così a formarsi un ambiente favorevole a dal collare (Natrix natrix) ed il Saettone (Zamenis longissimus) ne sono un esempio. I fossi ed i canali diversi animali. Qui oltre alle specie tipiche degli oliveti, possiamo trovare tra gli uccelli: l’Occhiocotto ______ANAS S.p.A. Direzione Centrale Programmazione e Progettazione 112

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(Sylvia melanocephala), l’Usignolo (Luscinia megarhyncos) o la Capinera (Sylvia atricapilla) che dall’Unione Mondiale per la Conservazione (IUCN) nel 1994 (vedi par. “Specie faunistiche presenti e nidificano nei cespugli; mentre nelle zone più aperte vi nidificano la Cappellaccia (Galerida cristata), metodologia adottata”). l’Averla capirossa (Lanius senator) o i due zigoli presenti nell’area: lo Zigolo nero (Emberiza cirlus) e Nell’area di studio sono presenti 19 specie considerate a basso rischio (LR), 8 vulnerabili (VU), 6 in lo Strillozzo (Emberiza calandra); tutti uccelli tipici di ambienti aperti caldo-secchi. La presenza di zone pericolo (EN), 2 specie con carenza di informazioni (DD) e 1 in pericolo in modo critico (CR). cespugliose offre rifugio anche a mammiferi più elusivi quali la Lepre (Lepus europaeus), la Faina Dalla ceck-list di tutte le specie faunistiche dell’area risulta che 36 specie sono presenti nell’Allegato (Martes faina) e la Donnola (Mustela nivalis). II e nell’Allegato IV della Direttiva “Habitat”. Questo dato è stato evidenziato nelle tabelle che La presenza di un buon numero di specie animali fanno dell’area degli oliveti aperti un ambiente con seguono, relative a ciascuna classe di vertebrati, dalla presenza di una “x”. un elevato valore faunistico. Infine sono presenti 48 specie di uccelli inserite nella lista delle specie SPEC (Tucker & Heath, 1994) che in Europa godono di uno Stato Sfavorevole di Conservazione. Le categorie SPEC con relativo 5.11 La fauna dell’area a macchia mediterranea codice sono riportate nel paragrafo precedente (Specie faunistiche presenti e metodologia adottata).

Nell’area di progetto sono presenti dei lembi di vegetazione spontanea, alcuni di questi abbiamo visto Numerose sono quindi le specie faunistiche di interesse naturalistico. Nonostante la forte alterazione essere inseriti all’interno delle coltivazioni degli ulivi. In alcuni punti, come nei pressi della Fiumara di origine antropica osservata sul territorio, la presenza di contesti come i fossi ed i canali di bonifica, Satanasso, vi sono delle modeste aree in cui la vegetazione è stata lasciata quasi indisturbata, si le risaie, le pinetine naturali ma soprattutto le fiumare ed i torrenti ha permesso la sopravvivenza di sono così sviluppati lembi di vegetazione mediterranea. specie animali che trovano in queste tipologie di habitat il loro ambiente ideale. La macchia mediterranea presenta sicuramente un elevato valore faunistico, molti sono infatti gli Le specie di particolare interesse trovate sono infatti tipiche delle zone umide adiacenti ai corsi uccelli che nidificano in questo ambiente, la folta vegetazione e la presenza di molti cespugli offre un d’acqua medio-grandi. luogo sicuro ove nascondersi e nidificare. Tra i passeriformi troviamo principalmente l’Occhiocotto Per gli anfibi rilevante è la presenza della Salamandrina dagli occhiali (Salamandrina terdigitata) e (Sylvia melanocephala), l’Usignolo (Luscinia megarhyncos) e la Capinera (Sylvia atricapilla), a cui si del Tritone italico (Lissotriton italicus), endemico dell’Italia meridionale; entrambe le specie sono aggiungo molti altri non passeriformi tra cui la Tortora (Streptopelia turtur) ed i Gheppio (Falco inserite nella Lista Rossa dei Vertebrati Italiani. tinnuculus) per esempio. I mammiferi presenti sono molti, un po’ tutti quelli presenti negli ambienti Per i rettili la presenza più interessante è data dalla Testuggine palustre (Emys orbicularis), un precedentemente descritti, eccetto quelli più legati all’acqua; come per gli uccelli la macchia offre animale che ultimamente sta avendo diversi problemi: alla diminuzione degli ambienti a lei idonei si ottime opportunità ecologiche anche ai mammiferi. Son presenti i mustelidi con il Tasso (Meles sta aggiungendo il problema delle immissioni non controllate delle Testuggini tropicali, acquistate da meles), la Faina (Martes faina) e la Donnola (Mustela nivalis), diversi micromammiferi, tra cui la privati nei negozi di animali e poi liberate in natura. Crocidura minore (Crocidura suaveolens) ed il Mustiolo (Suncus etruscus). Molti sono anche i rettili Per quel che riguarda gli uccelli, nidifica nelle zone asciutte delle fiumare l’Occhione (Burhinus mentre gli anfibi mancano del tutto, data l’assenza di corpi idrici. oedicnemus). E’ una specie in forte declino in tutta Europa, principalmente a causa di trasformazioni ambientali e varie forma di disturbo (Meschini & Frugis, 1993). Per questo è uno delle tre specie di uccelli che ha contribuito all’istituzione dei SIC che interessano l’area di progetto. 5.12 Specie animali protette Interessante anche la presenza di due specie di falchi che nidificano sulle pareti dei calanchi nei

pressi delle fiumare: il Falco pellegrino (Falco peregrinus) ed il Lanario (Falco biarmicus). Su 133 specie animali presenti nell’area di studio ben 77 (pari al 57,9 %) risultano specie protette. Quest’ultimo è considerato specie in pericolo (EN) ed ultimamente si stanno spendendo diversi sforzi In particolare 36 specie sono inserite nella Lista Rossa dei Vertebrati Italiani (Bulgarini et al., 1998). per la sua protezione; (Vedi il Piano d’Azione Nazionale per il Lanario). Le categorie di minaccia utilizzate nelle liste rosse nazionali ed internazionali sono quelle proposte

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Vi sono poi alcuni rapaci che nidificano al di fuori della zona di progetto ma utilizzano l’area per la caccia, tra questi la Poiana (Buteo buteo) ed il Nibbio reale (Milvus milvus), mentre il Nibbio bruno Nome volgare Nome scientifico Red-list Diret. (Milvus migrans) nidifica sui pioppi situati sulla riva dei torrenti. italiana Habitat Infine va menzionata la presenza del Corriere piccolo (Charadrius dubius) che depone le sue uova ANFIBI sulla sabbia del mare o sulla ghiaia dei fiumi costruendo un nido rudimentale direttamente al suolo. ORDINE:Urodeli FAMIGLIA: SALAMANDRIDI Tra i mammiferi tipici dell’ambiente fluviale di notevole pregio naturalistico è la Lontra (Lutra lutra) il cui 1 Salamandrina dagli occhiali Salamandrina terdigitata LR x stato di conservazione è considerato critico (CR). Questo mustelide risulta in realtà presente nel tratto 2 Tritone crestato Triturus carnifex x più alto del Torrente Raganello rispetto a quello che interessa il progetto, ma la ricerca del cibo od 3 Tritone italico Lissotriton italicus LR x erratismi di altro tipo possono portarlo nel tratto interessato dal progetto. ORDINE:Anuri Notevole è la presenza di specie protette anche nelle zone più asciutte ed aperte dove è da FAMIGLIA: BUFONIDI segnalare la nidificazione dell’Averla cenerina (Lanius minor) e dell’Averla capirossa (Lanius senator), oltre che della Cappellaccia (Galerida crestata). 4 Rospo smeraldino italiano Bufo balearicus x Anche il Colubro leopardiano (Zamenis situla), inserito nella Lista Rossa dei Vertebrati italiani e FAMIGLIA: RANIDI presente in Italia solo nelle regioni più meridionali ed in Sicilia orientale, frequenta maggiormente 5 Rana agile Rana dalmatina x ambienti soleggiati con rocce e pietre, muri od i terrapieni lungo le strade; talvolta però lo si trova 6 Rana italiana dei fossi Pelophylax bergeri x anche in o lungo le rive di corsi d’acqua. RETTILI Tra i mammiferi di elevato interesse è la presenza del Lupo (Canis lupus). Questo carnivoro ORDINE:Testudinati considerato in Italia vulnerabile (VU) e dunque inserito nella Lista Rossa dei Vertebrati italiani, è al FAMIGLIA: TESTUDINIDI livello internazionale protetto dalle seguenti Convenzioni e Direttive, tutte successivamente recepite 7 Testuggine d'acqua Emys orbicularis LR x dal nostro Paese: SOTTORDINE: Sauri  La Convenzione di Berna, firmata il 19-09-79 sotto l’egida del Consiglio d’Europa e ratificata FAMIGLIA: LACERTIDI dall’Italia con legge 5 agosto 1981, n° 503, inserisce il Lupo nell’allegato II (specie 8 Ramarro Lacerta bilineata x strettamente protette). 9 Lucertola muraiola Podarcis muralis x  La Direttiva Habitat (92/43/CEE), recepita dall’Italia con D.P.R 8 settembre1997, n° 357, 10 Lucertola campestre Podarcis siculus x inserisce il Lupo nell’allegato D (specie di interesse comunitario che richiedono una protezione ORDINE: Ophidia rigorosa). FAMIGLIA: COLUBRIDI 11 Biacco Hierofis viridiflavus x  La Convenzione sul commercio internazionale delle specie animali e vegetali in via di 12 Colubro leopardino Zamenis situla LR x estinzione (Washington, 1973), recepita dall’Italia con legge 19 dicembre 1975, n° 874; 13 Cervone Elaphe quatuorlineata LR x inserisce la popolazione italiana del Lupo in appendice II (specie potenzialmente minacciate). 14 Biscia dal collare Natrix natrix x

Tabella delle specie protette di Anfibi e Rettili In Italia il Lupo è protetto dal 23-07-1971, quando con Decreto Ministeriale ne fu proibita la caccia.

Infine la Legge 157 dell’11 febbraio 1992 inserisce il Lupo tra le specie particolarmente protette (art 2, c. 1).

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Nome volgare Nome scientifico Red-list Diret. 21 Ghiandaia marina Coracias garrulus EN 2 x SPECIE italiana Uccelli FAMIGLIA: PICIDI FAMIGLIA: ARDEIDI 22 Picchio verde Picus viridis LR 2 1 Tarabusino Ixobrychus minutus LR 3 x FAMIGLIA: ALAUDIDI FAMIGLIA: ACCIPITRIDI 23 Cappellaccia Galerida cristata DD 3 2 Nibbio bruno Milvus migrans VU 3 x 24 Allodola Alauda arvensis 3 3 Nibbio reale Milvus milvus EN 4 x 25 Calandrella Calandrella brachydactyla 3 x FAMIGLIA: FALCONIDI 26 Calandra Melanocorypha calandra LR 3 x 4 Gheppio Falco tinnuculus 3 27 Tottavila Lulula arborea 2 x 5 Lanario Falco biarmicus EN 3 x FAMIGLIA: IRUNDINIDI 6 Pellegrino Falco peregrinus VU 3 x 28 Rondine Hirundo rustica 3 FAMIGLIA: FASIANIDI FAMIGLIA: TURDIDI 7 Quaglia Coturnx coturnix LR 3 29 Pettirosso Erithacus rubecula 4 FAMIGLIA: RALLIDI 30 Usignolo Luscinia megarhynchos 4 8 Porciglione Rallus aquaticus LR 31 Monachella Oenanthe ispanica VU 2 FAMIGLIA: BURHINIDI 32 Saltimpalo Saxicola Torquata 3 9 Occhione Bhurhinus oedicnemus EN 3 x 33 Merlo Turdus merula 4 FAMIGLIA: CARADRIDI 34 Passero solitario Monticala solitarius 3 10 Corriere piccolo Charadrius dubius LR FAMIGLIA: SILVIDI 11 Fratino Charadrius alexandrinus 3 35 Cannaiola Acrocephalus scirpaceus 4 FAMIGLIA: SCOLAPACIDI 36 Canapino Hippolais poliglotta 4 12 Piro piro piccolo Actitis hypoleucos VU 37 Sterpazzolina Sylvia cantillans 4 FAMIGLIA:COLUMBIDI 38 Occhiocotto Sylvia melanocephala 4 13 Tortora Streptopelia turtur 3 39 Capinera Sylvia atricapilla 4 FAMIGLIA: STRIGIDI 40 Fiorrancino Regulus ingnicapillus 4 14 Barbagianni Tyto alba LR 3 FAMIGLIA: MUSCICAPIDI 15 Assiolo Otus scops LR 2 41 Pigliamosche Muscicapa striata 3 16 Civetta Athene noctua 3 FAMIGLIA: PARIDI 17 Allocco Strix aluco 4 42 Cinciarella Cyanistes caeruleus 4 18 Gufo comune Asio otus LR FAMIGLIA: CERTIDI FAMIGLIA: ALCEDINIDI 43 Rampichino Certhia brachydactila 4 19 Martin pescatore Alcedo atthis 3 x FAMIGLIA: LANIDI FAMIGLIA: MEROPIDI 44 Averla piccola Lanius collurio 3 x 20 Gruccione Merops apiaster LR 3 45 Averla cenerina Lanius minor EN 2 x FAMIGLIA: CORACIDI 46 Averla capirossa Laniu senator LR 2

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FAMIGLIA: CORVIDI risultano più permeabili alla diffusione delle specie ed allo scambio genetico tra subpopolazioni, 47 Taccola Corvus monedula 4 vengono identificate le direttrici principali di connessione. Queste ultime possono essere considerate FAMIGLIA: FRINGILLIDI le direttrici della rete ecologica (aree ad elevata permeabilità faunistica; aree di connessione 48 Fringuello Fringilla coelebs 4 ecologica) che mettono in contatto i diversi nodi. Il dato di partenza dell’analisi è costituito dalla 49 Verzellino Serinus serinus 4 valutazione dell’idoneità ambientale, di specie-obiettivo o gruppi faunistici 50 Verdone Carduelis chloris 4 omogenei, stimata in base alle categorie vegetazionali presenti sul territorio. FAMIGLIA: EMBERIZIDI La sovrapposizione della carta delle connessioni ecologiche con i confini delle aree SIC e ZPS, 51 Zigolo nero Emberiza cirlus 4 evidenzia come questi ultimi siano da considerarsi le aree a maggiore permeabilità per la fauna, 52 Strillozzo Emberiza calandra 4 come del resto è facile aspettarsi essendo le aree a maggior naturalità e ricchezza biologica.

L’area di progetto quindi assume importanza relativamente limitata per ciò che concerne la presenza Tabella delle specie protette di Uccelli di aree ad elevata permeabilità faunistica (aree di connessione ecologica) ad esclusione dei tratti in

cui il tracciato di progetto attraversa i siti Natura 2000 per i quali sono previsti adeguati interventi di Red-list Diret. Nome volgare Nome scientifico mitigazione e compensazione. Pertanto, aree di connessione ecologica identificate non subiscono, in italiana Habitat relazione alla realizzazione dell’opera, impatti significativi. ORDINE: CHIROTTERI

1 Rinolofo maggiore Rhinolophus ferrumequinum VU X 2 Rinolofo minore Rhinolophus hipposideros EN x 5.14 Disturbi a specie vegetali di interesse naturalistico 3 Pipistrello di Savi Hypsugo savii LR x L’area di studio non è caratterizzata da specie vegetali di particolare interesse conservazionistico: 4 Vespertilio smarginato Myotis emarginatus VU x non è presente nessuna specie inserita nella Lista Rossa delle piante d’Italia (Conti et al., 1992; 5 Pipistrello albolimbato Pipistrellus kuhlii LR x Conti et al., 1997) o nell’Allegato II o IV della Direttiva “Habitat”. Non si prevedono quindi disturbi a 6 Molosso di Cestoni Tadarida teniotis LR x specie vegetali di particolare interesse. ORDINE: RODITORI Gli impatti dovuti all’opera riguardano più che le singole specie vegetali, che non hanno particolare 7 Moscardino Muscardinus avellanarius VU rilevanza conservazionistica, gli aspetti vegetazionali considerati a più larga scala. 8 Istrice Hystrix cristata x ORDINE: CARNIVORI 5.14.1 Individuazione degli impatti e criteri di valutazione 9 Lupo Canis lupus VU x

10 Puzzola Mustela putorius DD La costruzione e l’esercizio di un’infrastruttura viaria producono degli impatti notevoli sulla flora e la 11 Lontra Lutra lutra CR x vegetazione locali. In particolare essi determinano:  sottrazione di vegetazione; Tabella delle specie protette di Mammiferi  frammentazione della continuità ecologica del territorio;  riduzione della naturalità del luogo; 5.13 Individuazione di reti ecologiche  alterazione della copertura vegetale del suolo, con possibili conseguenze sul grado di stabilità; L’individuazione delle reti ecologiche è stata effettuata tenendo conto del fatto che le aree a maggiore  alterazione della composizione floristica e della struttura delle fitocenosi; idoneità faunistica e con ecosistemi più strutturati sono caratterizzati da una maggiore permeabilità  introduzione di specie vegetali alloctone; per la fauna. Partendo quindi dall’assunto secondo cui gli ambienti più idonei ______ANAS S.p.A. Direzione Centrale Programmazione e Progettazione 116

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 perdita di habitat, con ripercussioni anche sulla fauna; Nei casi in cui la costruzione della strada non comporti l’eliminazione diretta e completa della  riduzione della biodiversità. vegetazione essa può tuttavia determinare l’alterazione delle fitocenosi presenti, sia in termini di Per valutare l’entità di tali impatti occorre verificare, in primo luogo, le tipologie vegetazionali composizione floristica sia di struttura. interessate, considerando, per ciascuna di esse, l’estensione, la naturalità e la sensibilità. La parziale distruzione o la frammentazione della copertura vegetale dovuta alla realizzazione In secondo luogo è necessario verificare l’eventuale presenza di elementi di notevole pregio dal punto dell’opera può causare l’estinzione locale di alcune specie, con conseguente riduzione della diversità di vista naturalistico e conservazionistico, con particolare riferimento agli habitat e alle specie vegetali (ricchezza) floristica, o l’alterazione dei rapporti quali-quantitativi tra le diverse specie che formano la di interesse comunitario (ai sensi della Direttiva “Habitat” 92/43/CEE), nonché ai taxa compresi nelle fitocenosi. La realizzazione dell’opera, inoltre, attraverso le drastiche modificazioni ambientali legate liste rosse, sia a livello nazionale (Conti et al., 1992) che regionale (Conti et al., 1997). soprattutto alla fase di cantiere, favorisce l’ingresso e la propagazione di specie ruderali o invasive. Integrando e sovrapponendo queste informazioni si ottiene un quadro sufficientemente esaustivo L’alterazione della composizione floristica influenza anche la struttura della fitocenosi, poiché viene dell’intereferenza dell’opera con gli aspetti floristico-vegetazionali del territorio ed è quindi possibile intaccato l’equilibrio e viene perturbato il dinamismo interno alla comunità vegetale, che l’aveva valutare gli impatti considerati e prevedere opportuni interventi di mitigazione e compensazione. portata ad assumere quella particolare struttura (e la relativa funzionalità) attraverso un graduale processo di successione ecologica. 5.14.2 Sottrazione di vegetazione Occorre inoltre considerare che anche gli agenti inquinanti (solidi, liquidi, gassosi), rilasciati nelle fasi di costruzione e di esercizio dell’infrastruttura, andando ad interferire con lo svolgimento delle L’impatto più diretto e immediato che la costruzione di una strada esercita sulla componente vegetale funzioni vitali degli organismi vegetali, possono produrre a lungo termine una profonda alterazione dell’ambiente è la sottrazione di vegetazione. Sia la fase di costruzione dell’opera che quella di nella composizione floristica e nella struttura della vegetazione. esercizio, infatti, comportano l’eliminazione di più o meno ampie porzioni delle formazioni vegetazionali presenti nell’area di progetto. Mentre la perdita di vegetazione strettamente legata 5.14.4 Introduzione di specie estranee alla flora locale all’inserimento dell’infrastruttura viaria nell’ambiente è ovviamente irreversibile, quella inerente la fase di cantiere può essere almeno parzialmente recuperata, una volta concluse le attività di costruzione. Un altro tipo di impatto che accompagna in maniera caratteristica la fase di cantiere è rappresentato L’eliminazione della vegetazione comporta: dall’introduzione di specie vegetali. Si tratta non solo di specie alloctone (esotiche), ma anche di - riduzione della naturalità del luogo; entità sinantropiche e cosmopolite che prima della fase di cantiere non erano presenti in sito. - frammentazione della continuità ecologica del territorio; L’eliminazione della copertura vegetale, l’alterazione della composizione e della struttura delle - alterazione della copertura vegetale del suolo, con possibili conseguenze sul grado di stabilità; fitocenosi e la massiccia frequentazione antropica legata proprio alle attività di cantiere sono fattori - perdita di habitat; che creano condizioni ambientali favorevoli all’ingresso e alla rapida affermazione delle specie - riduzione della biodiversità. vegetali sopra citate, che hanno spiccate capacità di colonizzazione e buone capacità competitive. Considerando questi effetti negativi, occorre necessariamente prevedere degli interventi di Anche specie esotiche, introdotte in tempi storici ed ormai più o meno affermate nel territorio, mitigazione e/o compensazione, volti a ridurre al minimo l’impatto derivante dalla sottrazione di possono approfittare delle condizioni legate alla fase di costruzione per estendere la propria vegetazione. diffusione. Le indagini di campo hanno permesso di riscontrare la presenza delle seguenti specie esotiche. 5.14.3 Alterazione di composizione e struttura delle fitocenosi

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Nome italiano Nome scientifico Paese di origine 5.15 Disturbi a specie animali di interesse naturalistico Eucalipto Eucalyptus camaldulensis Australia 5.15.1 Individuazione degli impatti e criteri di valutazione Eucalyptus globulus Robinia Robinia pseudoacacia Nord America La costruzione e l’utilizzo delle strade può causare una serie di impatti più o meno pesanti Ailanto Ailanthus altissima Cina sull’ambiente o direttamente sulla fauna. Per tutelare il patrimonio naturale, occorre dunque Agave Agave americana Nord America armonizzare le esigenze dell’uomo con quelle dell’ambiente naturale; a tal fine un punto importante Fico d’India Opuntia ficus-indica America tropicale consiste nella tutela e nel potenziamento delle reti ecologiche esistenti al fianco delle reti tecnologiche che vengono realizzate, onde armonizzare per quanto possibile le infrastrutture Liquidambar Liquidambar styraciflua Nord America antropiche all’interno degli ecosistemi presenti. Specie esotiche

Di seguito vengono riportati in maniera sintetica e schematica i possibili impatti a breve e a lungo Le specie individuate sono tutte arboree e la loro diffusione nell’area indagata è variaile. La più diffusa termine provocati dalla realizzazione dell’opera viaria in questione sulla fauna: è sicuramente l’eucalipto, che viene ampiamente utilizzato come frangivento e quindi delimita i coltivi, soprattutto sul lato rivolto verso le strade principali. 1) Alterazione e perdita di ecosistemi: ciò è dovuto alla realizzazione in se dell’opera, alla Molto diffusa è anche la robinia (Robinia pseudoacacia), che occupa spesso una posizione simile a creazione di viabilità secondaria funzionale ai cantieri, alla possibile necessità di deviare o quella dell’eucalipto, ai margini delle strade, dove forma delle siepi per effetto della propagazione modificare corsi d’acqua e canali esistenti. vegetativa. A differenza dell’eucalipto, la robinia è molto presente anche allo stadio di plantula, confermando una grande capacità di adattamento e rinnovazione. 2) Frammentazione degli habitat: Soprattutto le infrastrutture lineari determinano la L’ailanto (Ailanthus altissima), invece, è poco diffuso, nonostante sia anch’esso dotato di una notevole parcellizzazione più o meno consistente di ambienti omogenei e continui. Essi vengono vitalità e di una capacità di rapida propagazione. dunque separati in porzioni più piccole con la conseguenza che, anche le popolazioni animali L’agave (Agave americana) e il fico d’India (Opuntia ficus-indica) sono presenti per lo più con individui vengono frammentate in sottopopolazioni meno abbondanti. Le singole popolazioni animali isolati. Nonostante siano di origine esotica, queste specie tendono a spontaneizzare nell’area del possono così risultare maggiormente sottoposte al rischio di estinzione locale. Mediterraneo (il fico d’India, in particolare, è ormai largamente naturalizzato in tutta l’Italia meridionale). 3) Effetto “barriera”: Fenomeno fortemente legato e possibile causa del precedente. Individui di liquidambar (Liquidambar styraciflua) sono stati rilevati nell’area, ma la momento solo Infrastrutture lineari quali una strada possono risultare barriere invalicabili per molte specie di coltivati all’interno di giardini. animali incapaci di superarle. Interventi che prevedono la realizzazione di sottopassi o

sovrappassi faunistici possono in buona parte ridurre gli effetti negativi sulla fauna.

4) Mortalità diretta: Essa è causata dell’investimento da parte di veicoli o collisioni con cavi e barriere, ma anche dal possibile intrappolamento di piccoli animali in pozzetti o canali con sponde ripide.

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5) Disturbo: Rappresentato in particolar modo dal rumore ma anche dalle vibrazioni, dalle luci e dall’effetto visivo. A B C D E F G H L Salaman.d.Occhiali 6) Inquinamento: Causato da sversamenti di materiali vari (gas, liquidi e solidi), comprese le Tritone italico emissioni dei veicoli. Sono inoltre da ricordare anche l’inquinamento acustico, le vibrazioni, le Testuggine d'acqua luci e le polveri. Colubro leopardino Cervone Al fine di identificare il quadro complessivo delle criticità dell’intervento, sono state individuate le Tarabusino criticità relative alle specie animali presenti nell’area di progetto il cui status di conservazione è già Nibbio reale sfavorevole. Tali criticità sono state ricavate principalmente dal Libro Rosso degli Animali d’Italia – Nibbio bruno Vertebrati (Bulgarini et al., 1998) Lanario

Falco pellegrino Nella tabella 3.2.XXII vengono riportate le maggiori cause che hanno portato le specie citate ad uno Quaglia status sfavorevole di conservazione in Italia: Porciglione . A Bonifiche delle zone umide Occhione . B Modificazioni e trasformazioni dell’habitat (costruzione edifici, strade, ferrovie …) Corriere piccolo . C Inquinamento delle acque ed uso di pesticidi Piro piro piccolo . D Taglio dei boschi ed incendi Barbagianni . E Modificazione delle attività agricole e pastorizia, attività di pesca Assiolo . F Attività del tempo libero (turismo, escursionismo, free climbing, pesca sportiva) Gufo comune . G Caccia e bracconaggio Gruccione . H Prelievo di uova od adulti a scopo commerciale o per collezionismo Martin pescatore . L Cause naturali Ghiandaia marina

Picchio verde

Calandra

Cappellaccia

Monachella

Averla cenerina Averla capirossa Rinolofo maggiore Rinolofo minore Pipistrelo di Savi

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Vespertilio smarg. Pipistrello albolimb. Una delle alterazioni maggiori che una strada può provocare è quella della frammentazione degli Molosso di Cestoni habitat, inducendo una segregazione ecologica tra due aree contigue, una delle principali cause di Moscardino estinzione delle specie (Wilcove et al., 1986). Lupo Con la frammentazione degli habitat gli ambienti vengono separati, divisi in aree più piccole ed Lontra isolate; così segregate, le popolazioni animali risultano meno continue dal punto di vista funzionale e genetico. Gli effetti di tale segregazione possono manifestarsi in tempi brevi a causa del fatto che gli animali Dalla lettura della tabella risulta evidente che la causa che più delle altre (55,5 %), ha portato le hanno meno territorio a disposizione per le diverse esigenze ecologiche, compresa la ricerca del specie trattate ad uno stato sfavorevole di conservazione, è la distruzione e/o modificazione cibo e dei rifugi. Gli effetti a lungo termine possono dipendere dal fatto che hanno a disposizione dell’habitat. minori occasioni di scambio genetico. Uno studio su popolazioni di Rana temporaria isolate da Come già descritto la realizzazione di una infrastruttura viaria può portare a diversi tipi di alterazione strade, mostrò una diminuzione nell’eterogeneità e nella variabilità genetica, quale conseguenza del dell’habitat oltre che all’inevitabile perdita di parte di esso. Tra le alterazioni ambientali che una strada ridotto flusso genetico, in un raggio di 3-4 km dalle strade e ferrovie (Reh & Seitz, 1990). può provocare, quello che ha un maggior impatto sulla fauna è senza dubbio la frammentazione. Una frammentazione eccessiva può causare l’estinzione locale soprattutto delle specie più esigenti e Quest’ultima provocata proprio dalla presenza di una rete tecnologica, in questo caso la strada, che meno adattabili. La costruzione di nuove strade innesca inoltre una maggiore antropizzazione ed con un effetto barriera impedisce gli spostamenti della fauna. urbanizzazione del territorio. Si rende dunque prioritaria la progettazione e la realizzazione di tutti quei supporti utili a mitigare 5.15.3 Interferenza con gli spostamenti della fauna qualunque fenomeno di frammentazione ambientale. Una strada può avere interazioni con la componente biologica impedendo o alterando i naturali 5.15.2 Sottrazione e/o alterazione di habitat faunistici spostamenti della fauna terrestre; di solito vengono esclusi da tali considerazioni gli uccelli che

La costruzione di una infrastruttura viaria produce una perdita diretta di habitat per la vegetazione e la posseggono la capacità di oltrepassare le barriere. Il mantenimento o la neo-realizzazione di corridoi fauna. La porzione di territorio interessato al tracciato dell’opera è soggetto, per ovvi motivi, ad una che aumentano la connettanza tra le popolazioni intraspecifiche è dunque di fondamentale perdita irreversibile di habitat, a differenza della porzione di territorio sfruttata, durante le fasi di importanza. cantiere, per la realizzazione di viabilità di servizio, aree di cantiere e stoccaggio di materiali e mezzi, L’effetto di frammentazione, come precedentemente descritto, può provocare la riduzione delle aree incluse le discariche e i depositi temporanei di inerti, un’opera di ripristino e di mitigazione ben vitali a superfici non sufficienti a mantenere una o più popolazioni vitali interconnesse. Il flusso progettata può e deve ridurre al minimo l’impatto sugli ecosistemi e sulla fauna, e in alcuni casi può genico tra popolazioni può inoltre essere interrotto causando fenomeni di inbreeding che tendono a conferire ad alcune porzioni di territorio un valore faunistico ed ecologico maggiore di quello ridurre la fitness complessiva della popolazione. preesistente alla realizzazione dell’opera. Il flusso stesso delle automobili, se molto intenso, fa si che gli animali percepiscano una strada come una barriera insuperabile, per flussi medi invece si possono avere tentativi di attraversamento che Le alterazioni che comporta la realizzazione di un’infrastruttura possono essere di vario tipo. Quando possono determinare l’investimento degli animali. una strada attraversa un ambiente, si producono trasformazioni alle caratteristiche ecologiche che comportano modifiche nell’abbondanza e composizione delle specie che formano le comunità animali Casi di mortalità diretta a causa dell’investimento da parte di veicoli o collisioni con cavi e barriere, e vegetali (Box & Forbes, 1992). possono causare la morte di diverse specie (Muller & Berthoud, 1996).

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Numerosi studi sulla mortalità stradale di fauna selvatica (“road mortality) hanno evidenziato perdite  Cesena: dal 6 ottobre 2012 al 20 gennaio; consistenti di un gran numero di animali. A livello europeo, il numero complessivo di uccelli e mammiferi uccisi sulle strade viene valutato in 10-100 milioni/anno (Sainsbury et al., 1995).  Tordo bottaccio e Tordo sassello: dal 6 ottobre al 31 gennaio;

In questo senso l’ambiente più a rischio è quello con campi aperti da una parte della strada e boschi  Cornacchia grigia, Ghiandaia, Gazza, Folaga, Alzavola, Mestolone, Canapiglia, Fischione, dall’altra (Holisova & Obrtel, 1986), questo vale anche per gli uccelli (Hodson, 1962; Dunthorn& Germano reale, Codone, Marzaiola, Beccaccino, Moriglione, Frullino, Pavoncella, Gallinella Errington, 1964), soprattutto quando si hanno da una parte zone di alimentazione, come campi incolti d’acqua, Porciglione: dal 16 settembre al 31 gennaio; e dall’altra il bosco o le siepi.  Combattente: dal 16 settembre al 14 ottobre;

Si rende per quanto sopra esposto, necessaria la realizzazioni di corridoi ecologici (ecodotti,  Colombaccio: dal 01 ottobre al 30 gennaio; sottopassi) al fianco di quelle tecnologiche (strade, ferrovie, elettrodotti); in maniera da poter garantire il superamento in sicurezza delle infrastrutture da parte della fauna selvatica, mantenendo così in  Beccaccia: dal 21 ottobre al 20 gennaio; buono stato le popolazioni animali presenti nell’area. Nel caso specifico dell’opera in esame, la presenza di diversi corsi d’acqua, canali compresi, che attraversano il tracciato, garantisco un minimo  Lepre comune: dal 16 settembre al 9 dicembre; di permeabilità del territorio da parte della fauna. Alcuni accorgimenti sono però necessari affinché  Cinghiale: dal 30 settembre al 30 dicembre 2012; questi corridoi biologici naturali vengano utilizzati anche ad opera ultimata; a tal proposito si rimanda ai paragrafi successivi. Le numerose gallerie, previste soprattutto nell’ambiente degli ulivi aperti, nel  Volpe: dal 16 settembre al 31 dicembre; caso in cui venga mantenuto inalterato l’ambiente al di sopra di esse, favoriscono gli spostamenti della fauna fungendo esse stesse da ecodotti (sovrappassi). In alcune zone critiche si rende Tanto le attività di cantiere quanto l’opera in fase di esercizio possono influenzare la distribuzione e necessario, al fine di garantire gli spostamenti degli animali, la realizzazione di sottopassi per la fauna; l’abbondanza delle specie sopra elencate eventualmente presenti nell’area interessata dal progetto. per la descrizione e la localizzazione di tali opere si rimanda ai paragrafi successivi. Ciò può determinare una interferenza con le attività venatorie consentite. Fermo restando che resta prioritario l’aspetto conservazionistico delle specie rispetto agli interessi venatori, le opere di mitigazione e di compensazione previste avranno l’effetto di ridurre al minimo possibile gli effetti 5.16 Disturbi al patrimonio faunistico venatorio della zona negativi ricadenti sulla possibilità di prelievo sulla fauna selvatica.

Ai fini dell’esercizio venatorio è consentito abbattere esemplari di fauna selvatica appartenenti alle specie presenti elencate nella tabella seguente e per i periodi in essa elencati e con le dovute 5.17 Misure di contenimento degli impatti (aree di cantiere, percorsi dei mezzi limitazioni (fonte: Calendario Venatorio 2012-2013 della Regione Calabria, Assessorato Agricoltura d’opera, aree di lavorazione) Foreste Forestazione).

 Tortora: dal 16 settembre al 31 ottobre; Nella fase di costruzione è necessario ridurre e contenere l’entità degli impatti, sia in senso quantitativo che qualitativo mediante particolari accorgimenti, tecniche e modalità operative da  Allodola, Fagiano, Merlo: dal 16 settembre al 31 dicembre; adottare al fine di evitare, o per lo meno limitare preventivamente, le interferenze negative che le attività di cantiere esercitano sulla vegetazione (ad es. abbandono di rifiuti, rilascio di sostanze  Quaglia: dal 16 settembre al 16 dicembre; inquinanti, ecc.). La mitigazione degli impatti viene inoltre raggiunta anche attraverso la realizzazione

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ex novo di specifici interventi (strutturali e funzionali), atti a ridurre gli effetti negativi dell’opera sulle formazioni vegetali presenti nell’area, tanto in fase di costruzione quanto in fase di esercizio. 5.18 Descrizione e stima dei ripristini delle aree di cantiere e dei percorsi dei Gli interventi di mitigazione riguarderanno principalmente la fase di costruzione e consisteranno mezzi d’opera nell’adozione delle seguenti modalità operative:  le installazioni di cantiere saranno situate sulle aree interessate da tipologie vegetazionali di Grazie alle misure di contenimento degli impatti relativi alla fase di costruzione dell’opera non ci minore qualità ambientale (minore naturalità, minore sensibilità, ecc.), evitando comunque saranno forti ripercussioni sull’ambiente naturale presente ed in particolare sulla componente interventi sul terreno e sulla vegetazione non previsti nel progetto esecutivo; floristico-vegetazionale e faunistica. Il ripristino delle aree di cantiere e dei percorsi d’opera sarà  saranno particolarmente curati l’allontanamento dei residui e sfridi di lavorazione, imballaggi quindi semplice in quanto gli eventuali impatti saranno generalmente reversibili. dei materiali, contenitori, etc.; E’ necessario ripristinare tutte le zone che hanno subito delle alterazioni in seguito alla costruzione  saranno adottati accorgimenti per evitare lo sversamento sul terreno di oli, combustibili, dell’opera, come i piazzali di deposito, movimento e lavorazione terra, le strade per il movimento dei vernici, prodotti chimici, etc.; mezzi d’opera, le aree di accumulo temporaneo di rifiuti. dovrà essere prevista la conservazione del primo strato di terreno rimosso nei lavori di  Sarà necessario reimpiantare la vegetazione che era presente in quelle aree prima dell’intervento. Si sbancamento e movimento terra, particolarmente ricco di semi, radici, rizomi, microrganismi potrà utilizzare a questo scopo il terreno precedentemente asportato nei lavori di sbancamento e decompositori, larve, invertebrati, nonché il successivo riutilizzo nei lavori di mitigazione e movimento terra, ricco di semi, radici, rizomi, microrganismi decompositori, larve, invertebrati, che ripristino ambientale; favorirà la rapida e vigorosa ripresa della vegetazione.  dovrà essere elaborata una opportuna programmazione temporale degli interventi di Si dovrà avere estrema cura nel rimuovere l’accumulo di rifiuti e si dovrà ripristinare il terreno realizzazione dell’opera, in considerazione della fenologia delle diverse specie vegetali alterato dalla temporanea presenza dei depositi. interessate e dei periodi di riproduzione delle specie anfibie; in particolare, nei limiti della fattibilità tecnico-economica, la programmazione degli interventi previsti dovrà essere elaborata anche in funzione di parametri naturalistici, individuando il periodo di minore impatto per le specie e/o comunità vegetali e animali (anfibi) maggiormente sensibili. Nelle zone ad elevatissimo valore faunistico (vedi Carta della fauna), in particolare nelle fiumare, lungo il torrente Raganello e nelle aree calanchive, sarà necessario programmare le attività di costruzione della strada in modo che non coincidano col periodo compreso tra il 15 aprile e il 30 giugno, in quanto periodo di nidificazione degli uccelli e di riproduzione degli anfibi (fasi più critiche del ciclo vitale degli animali). In particolare il Lanario risentirebbe notevolmente del disturbo indotto dai lavori nelle vicinanze delle aree calanchive.

L’osservanza di quanto sopra descritto dovrà essere garantita dall’inserimento di un apposito “Protocollo ambientale”, riportante le prescrizioni sopra indicate nel contratto degli esecutori finali degli interventi, che dovrà prevedere la comminazione di opportune penali in caso di inosservanza. La verifica della correttezza sarà operata dalla Direzione dei Lavori, mediante elaborazione di una specifica relazione tecnica, comprensiva della documentazione fotografica ante e post operam.

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raggiunta anche attraverso la realizzazione ex novo di specifici interventi (strutturali e funzionali), atti 5.19 Interventi di mitigazione (descrizione e stima degli interventi naturalistici, a ridurre gli effetti negativi dell’opera sul popolamento vegetale, tanto in fase di costruzione quanto in dei sottopassi faunistici, ecc) fase di esercizio. La finalità degli interventi di compensazione, invece, è quella di riequilibrare alcuni degli impatti, 5.19.1 Possibilità di recupero di vegetazione come la riduzione della naturalità, della biodiversità, della continuità ecologica, attraverso delle azioni In relazione alla tipologia di opera da realizzare (strada) è possibile prevedere un soddisfacente che portino ad incrementare il valore dei parametri sopra citati in aree diverse da quelle strettamente recupero della vegetazione, soprattutto in riferimento alle aree ed alle attività di cantiere. Queste interessate dall’infrastruttura. La logica che sottende a questo tipo di interventi è quella di infatti, essendo temporanee, consentiranno la ricolonizzazione spontanea da parte della vegetazione controbilanciare gli impatti negativi dell’opera, migliorando la qualità ambientale in aree contigue o naturale, che potrà essere associata a eventuali interventi di recupero in loco da realizzarsi una volta anche distinte da quella di progetto, nell’ottica di un’economia ambientale di ispirazione ecologica, concluse le attività di costruzione. che tende a “risarcire” l’ambiente ogniqualvolta questo venga privato di alcuni elementi (sottrazione Per quanto concerne la fase di esercizio, invece, non é ovviamente possibile recuperare in loco la di vegetazione) o alterato nei suoi caratteri essenziali (composizione e struttura delle fitocenosi). vegetazione che è stata eliminata per far posto all’infrastruttura. Si deve quindi valutare l’opportunità 5.19.3 Tipologia degli interventi di mitigazione di progettare un recupero della copertura vegetale asportata in aree diverse da quelle strettamente interessate dal tracciato dell’opera. Al fine di mitigare l’impatto visivo dell’opera, saranno realizzate opportune alberature e siepi lungo In questo caso il recupero non va inteso in senso meccanicistico come l’esatta riproposizione, in alcuni tratti dei margini laterali della strada. Schermando almeno in parte l’infrastruttura si otterrà termini quantitativi e qualitativi, della porzione di fitocenosi eliminata. Sarà invece più efficace anche l’effetto di mantenere la percezione visuale del paesaggio agricolo, che caratterizza l’area di effettuare una valutazione dell’intera area di progetto, analizzando lo status delle diverse tipologie progetto. Inoltre sarà ridotta la percezione psicologica del rumore, inevitabilmente associata alla vegetazionali presenti in base a criteri di estensione, naturalità e sensibilità. In questo modo sarà visione dell’opera stessa. possibile definire un intervento di recupero della vegetazione che risponda all’esigenza di ripristinare Per la realizzazione delle alberature e delle siepi saranno utilizzate specie arboree autoctone tipiche la naturalità e la continuità ecologica del territorio, privilegiando quindi azioni volte a favorire il dell’area mediterranea, quali leccio (Quercus ilex), roverella (Quercus virgiliana) e pino d’Aleppo ripristino di quelle comunità vegetali più rare e sensibili o che maggiormente necessitano di interventi (Pinus halepensis). Lo stesso approccio verrà utilizzato nella scelta delle specie arbustive: si di miglioramento. preferiranno dunque lentisco (Pistacia lentiscus), mirto (Myrtus communis), rosmarino (Rosmarinus officinalis), oleastro (Olea europaea var. sylvestris), ginestra comune (Spartium junceum) e cisto di 5.19.2 Interventi di mitigazione e compensazione Montpellier (Cistus monspeliensis). In relazione agli impatti individuati si prevede la realizzazione di interventi di mitigazione e Nei limiti della fattibilità tecnico-economica, saranno utilizzati ecotipi locali di tutte le specie sopra compensazione, volti rispettivamente a minimizzare e controbilanciare gli effetti di tali impatti sulla indicate e gli interventi di messa a dimora delle piante saranno realizzati preferibilmente nel periodo componente floristico-vegetazionale. invernale (tra novembre e marzo), in modo da favorire l’attecchimento delle specie, oltre che ridurre Nella mitigazione rientrano tutti gli interventi che tendono a ridurre e contenere l’entità degli impatti, il disturbo sulla fauna. sia in senso quantitativo che qualitativo. Si tratta quindi di particolari accorgimenti, tecniche e modalità 5.19.4 Tipologia degli interventi di compensazione operative da adottare nella fase di costruzione, al fine di evitare o limitare preventivamente le interferenze negative che le attività di cantiere possono esercitare sulla vegetazione (ad es. L’area di progetto insiste principalmente su una matrice territoriale di tipo agricolo (oliveti, agrumeti, abbandono di rifiuti, rilascio di sostanze inquinanti, ecc.). La mitigazione degli impatti viene inoltre seminativi), con una prevalenza di oliveti. Le aree coltivate hanno una naturalità generalmente molto bassa, tuttavia vi sono diverse zone, specialmente collinari, dove gli oliveti sono più aperti e quindi ospitano al loro interno dei frammenti di vegetazione naturale costituiti da macchia mediterranea a ______ANAS S.p.A. Direzione Centrale Programmazione e Progettazione 123

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lentisco (Pistacia lentiscus) e oleastro (Olea europaea var. sylvestris). In questi casi gli oliveti Nei limiti della fattibilità tecnico-economica, saranno utilizzati ecotipi locali di tutte le specie sopra contribuiscono alla naturalità diffusa e di conseguenza anche l’impatto dell’opera su di essi diviene più indicate e gli interventi di messa a dimora delle piante saranno realizzati preferibilmente nel periodo rilevante. Il tracciato dell’infrastruttura attraversa le zone degli oliveti aperti principalmente in galleria, invernale (tra novembre e marzo), in modo da favorire l’attecchimento delle specie, oltre che ridurre quindi senza determinare gravi impatti sulla vegetazione. Dunque non si rendono necessari interventi il disturbo sulla fauna. di compensazione. 5.19.5 Viadotti Per quanto concerne le tipologie vegetazionali di origine naturale, invece, possiamo individuare le formazioni più sensibili in relazione agli ambienti umidi e di fiumara, questi ultimi ampiamente presenti Il progetto prevede la realizzazione di diversi viadotti distribuiti prevalentemente nel tratto a nord del nell'area. tracciato; questi si rendono necessari per il superamento dei numerosi corsi d’acqua. Strade che Il tracciato dell’opera interseca numerosi corsi d’acqua che, sebbene indicati sulla carta topografica corrono su viadotti, almeno a tratti, permettono la libera circolazione degli animali al di sotto di essi, siano indicati come torrenti, hanno in realtà il tipico aspetto delle fiumare, soprattutto nel tratto si può osservare come la presenza dei medio-grandi corsi d’acqua, fungendo da corridoi ecologici terminale-pianeggiante del proprio corso. Procedendo da Sud verso Nord si incontrano: Raganello, per la fauna, evitino il realizzarsi di una eccessiva frammentazione. A tal fine è necessario Satanasso, Saraceno, Pagliaro, Avena, Straface e Ferro. Due di questi sono stati individuati come Siti mantenere inalterati gli argini dei fiumi, oltre ad una zona marginale (banchine) al corso d’acqua di di Importanza Comunitaria (SIC), ai sensi della Direttiva “Habitat” 92/43/CEE, ovvero riconosciuti circa 50 metri con vegetazione ripariale, in modo da garantire un passaggio asciutto. come aree naturalistiche di valore europeo funzionali alla conservazione della biodiversità:  SIC Fiumara Saraceno (codice Natura 2000: IT9310042); Al fine di mantenere il più naturale possibile i corsi d’acqua, bisogna cercare di ridurre al minimo i  SIC Fiumara Avena (codice Natura 2000: IT9310043). disturbi provocati dall’infrastruttura anche in fase di costruzione, ponendo particolare attenzione per In considerazione della sensibilità e del valore di tali ambienti, la costruzione dei viadotti che esempio agli scarichi. attraverseranno le fiumare dovrà, in primo luogo, attenersi alle prescrizioni indicate nel paragrafo In questo senso diventa essenziale, per lo meno in ambienti chiave per la fauna come quelli delle “Misure di contenimento degli impatti (aree di cantiere, percorsi di mezzi d’opera, aree di fiumare, limitare i lavori durante il periodo di riproduzione (Marzo-Giugno) di uccelli ed anfibi. lavorazione)”, al fine di minimizzare gli impatti legati soprattutto alla fase di cantiere. In secondo luogo si dovranno prevedere interventi di compensazione, che consisteranno nel Nel caso di un viadotto bisogna evitare la presenza della fauna, anche per la sicurezza dei miglioramento delle fasce di vegetazione ripariale lungo le rive delle fiumare interessate dal passaggio conducenti. A tal fine si rende necessaria una recinzione disposta parallelamente al margine della dell’opera, in particolare la fiumara Saraceno e la fiumara Avena. strada per i 200 metri precedenti al viadotto e per 200 metri dopo la fine del viadotto. Tale recinzione Per bilanciare la riduzione di naturalità sull’alveo del fiume si provvederà anche a migliorare lo status dovrà avere un’altezza di 1,5 metri ed una maglia piuttosto fitta (25x50 mm), necessaria ad impedire della vegetazione ripariale nei tratti immediatamente a monte ed a valle del punto di attraversamento, il passaggio alle specie di piccola e media taglia (Dinetti, 2000). La recinzione dovrà posare su di un per una lunghezza complessiva di 150 m, su entrambe le rive. muretto di cemento alto 40 cm dal livello del suolo ed interrato per altri 20 cm; in questa maniera Gli interventi comprenderanno la messa a dimora delle specie erbacee, arbustive ed arboree che viene evitato l’attraversamento di animali di piccole dimensioni che potrebbero passare attraverso la caratterizzano il popolamento vegetale autoctono delle fiumare, in primo luogo oleandro (Nerium maglia della recinzione (rane, piccoli roditori, ricci) ma anche di quegli animali capaci di scavare al di oleander) e tamerici (Tamarix gallica, Tamarix africana). Altre essenze utilizzate saranno lentisco sotto della recinzione stessa (riccio, volpe, tasso). (Pistacia lentiscus), cisto di Montpellier (Cistus monspeliensis), perpetuini d’Italia (Helichrysum Alcuni provvedimenti vanno invece presi per mitigare il disturbo provocato dal rumore in modo che le italicum) e cannuccia di palude (Phragmites australis). Nella fascia arretrata si farà impiego del pino specie animali non vengano inibite nel percorrere gli argini o il fiume stesso. A tal proposito si d'Aleppo (Pinus halepensis), così da riprodurre la vegetazione già naturalmente insediata in questi rendono necessarie alcune precauzioni come l’uso dell’asfalto fonoassorbente (“sound soppressing contesti.

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asphaltic concrete SSAC”) capace di ridurre l’ampiezza della zona disturbata dell’80% (Cuperus et al., dell’opera, dall’altra rende possibile il passaggio di eventuali anfibi presenti sulla strada al lato 1996). campagna protetto. Dal punto di vista gestionale occorre solamente sfalciare periodicamente la vegetazione che crescendo tra piano campagna e sommità della barriera può permettere lo 5.19.6 Gallerie scavalcamento della barriera.

Il progetto prevede la realizzazione di diverse gallerie nel tratto più a nord del tracciato. In generale le 5.19.8 Sottopassi gallerie non hanno un grosso impatto sugli spostamenti della fauna. I tratti interessati da gallerie La realizzazione dei sottopassi per gli spostamenti della fauna è un buon sistema per rendere possono infatti essere sfruttate dalla fauna come ecodotti utili all’attraversamento dell’infrastruttura, è l’ambiente più permeabile in seguito alla realizzazione di una strada, evitando così rischi di necessario pertanto cercare di mantenere il più naturale possibile l’ambiente sovrastante le gallerie. isolamento delle sottopopolazioni (demi) locali. Un utile accorgimento è quello di evitare che gli animali entrino in galleria, a tal proposito si rende necessaria l’istallazione di una recinzione come quella utilizzata per i viadotti. Una recinzione lungo i bordi della strada per almeno 100 metri prima e dopo il sottopasso è necessaria per indirizzare la fauna; la recinzione può essere realizzata come quella per i viadotti. 5.19.7 Fossi e Canali di bonifica Importantissimo è la ricostruzione di un ambiente naturale davanti all’entrata del sottopasso, devono essere presenti diversi arbusti, nel caso specifico possono essere utilizzati: il Lentisco, il Prugnolo, il Come è stato già ampiamente descritto, i fossi ed i canali di bonifica rappresentano importanti Rovo, il Mirto, questi svolgono una funzione sia protettiva che di richiamo per la fauna grazie alla strutture nell’ambiente rurale-agricolo. In questi ambienti possono infatti trovare rifugio diverse specie presenza di bacche appetibili. La presenza di cespugli aumenta la possibilità che il passaggio possa animali; a ciò si aggiunge che i canali possono essere utilizzati per gli spostamenti non solo dalla essere utilizzato da quasi tutte le specie, sia prede che predatori. In fine il tunnel deve avere il punto fauna prettamente acquatica, svolgendo quindi un importante ruolo per la connettività ambientale. E’ mediano più elevato rispetto alle estremità, in modo da evitare condensa e ristagni d’acqua. utile dunque mantenere per quanto questi ambienti inalterati, mantenendo soprattutto intatta la vegetazione, come i canneti, anche di piccole dimensioni. La presenza dei canali può evitare in alcuni 5.19.9 Strutture pericolose casi la realizzazione ex-novo di sottopassi per la fauna, svolgendo efficemente la medesima funzione. In questi casi è necessario lasciare un passaggio asciutto (banchina) marginale al fosso, quale Barriere centrali di tipo “new jersey”: qualora si renda necessario l’utilizzo di tale barriere è prolungamento delle sponde del fosso stesso, in modo da evitare che il canale funga da sottopasso necessario comporle in maniera tale che queste siano forate al centro con un arco di circa 30 cm di solo per le specie acquatiche. Il passaggio asciutto deve avere un’ampiezza di almeno 40 cm su larghezza e 20 cm di altezza, in modo da consentire il passaggio per lo meno della fauna di piccola- ambo i lati del fosso ed avere un bordo esterno rialzato per trattenere lo strato di terra (Dinetti, 2000). media grandezza (Dinetti, 2000). Questo intervento si rende necessario in quanto, se da una parte Tale intervento tende a contrastare il rischio di isolamento delle sottopopolazioni locali. questo tipo di barriere migliorano la sicurezza per il traffico, dall’altra pongono una barriera insormontabile da parte della fauna terrestre che potrebbe rimanere intrappolata nel tentativo di Nel tratto stradale precedente al superamento del canale devono essere realizzate delle barriere oltrepassare la strada. Ovviamente tale intervento si rende non necessario in tutte quelle condizioni permanenti per anfibi (vedi carta degli interventi). Tali barriere hanno lo scopo di impedire l’accesso in cui non si hanno rischi di attraversamento della fauna, come nel caso dei viadotti o in degli anfibi alla sede stradale riducendone drasticamente la mortalità; inoltre queste si rendono concomitanza di recinzioni laterale. indispensabili per convogliare gli individui in movimento nei sottopassi, in questo caso rappresentati dai canali. Le barriere per anfibi devono essere realizzate in maniera tale che queste siano inclinate Pozzetti e canali di scolo: i pozzetti utilizzati per il drenaggio e la decantazione delle acque o di altri verso la direzione d’arrivo dell’animale (lato campagna) o per lo meno avere la parte sommitale tipi, possono rappresentare una trappola per specie di piccola-media taglia come ricci, tritoni, ricurva, in modo da evitarne lo scavalcamento. Dal lato stradale si rende necessario il ricoprimento roditori, rane, rospi. Utili in questo senso possono essere delle rampe di risalita poste all’interno del con terreno di riporto che da una parte permette la crescita del manto erboso fino al ricoprimento tombino in modo da permettere la fuga della specie intrappolata. Tali rampe, anche di piccola ______ANAS S.p.A. Direzione Centrale Programmazione e Progettazione 125

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dimensione non devono essere lisce ma con una pavimentazione ruvida che permette la risalita La presenza di uccelli come il rigogolo, il pendolino, l’usignolo, andrà accertata mediante procedure dell’animale. di osservazione diretta su transetti o tecniche di ascolto del canto. Un piano di monitoraggio specifico sarà inoltre previsto per l’occhione, una delle specie di maggiore interesse. Pannelli fonoassorbenti: ove si ritenga necessario l’utilizzo di pannelli fonoassorbenti, questi non Analogo monitoraggio verrà effettuato sugli argini dei fiumi che sono stati alterati per la costruzione devono assolutamente essere trasparenti, in modo da evitare incidenti per collisione con l’avifauna. dell’opera per analizzare la ripresa della vegetazione ripariale in quei punti. L’utilizzo di pannelli opachi (per esempio plexiglas colorato) e l’utilizzo delle sagome anticollisione Sarà di primaria importanza monitorare se la presenza della strada porta ad una frammentazione volatili, riduce drasticamente l’impatto con l’avifauna. degli habitat. Sarà quindi necessario analizzare se da un lato e dall’altro del territorio interessato dalla strada esistano delle differenze quantitative di abbondanza delle popolazioni animali. Mediante 5.20 Sistemi di monitoraggio (localizzazione punti di misura e parametri) delle tecniche di marcaggio e ricattura andrà confermato che il numero di individui delle specie di Una volta terminata la costruzione dell’opera sarà necessario analizzare la corretta realizzazione degli animali più sensibili alla barriera stradale (soprattutto micromammiferi) non vari sensibilmente trai interventi di mitigazione e compensazione monitorando lo stato di conservazione o di ripresa delle due lati della strada. componenti naturali alterate dalla costruzione della strada. Il monitoraggio dovrà insistere Per controllare il corretto utilizzo dei sottopassi da parte della fauna locale andranno posizionate principalmente sulle tipologie vegetazionali, sugli habitat e sulle specie animali particolarmente trappole fotografiche e in alcuni punti andrà posta della sabbia su cui gli animali lasceranno le vulnerabili e rari. impronte passando. La tipologia di monitoraggio dovrà variare in funzione dell’oggetto da monitorare. Sarà inoltre necessario monitorare periodicamente il buono stato di salute degli esemplari di specie Il monitoraggio dovrà interessare in particolar modo la ripresa della vegetazione nelle zone dove essa vegetali usati per le alberature e per le siepi poste sulle scarpate lungo il tracciato stradale, sui aveva prima dell’intervento una maggiore naturalità e l’alterazione quali-quantitativa delle popolazioni rilevati, nelle immediate adiacenze delle gallerie artificiali. di animali maggiormente sensibili e minacciate. Per monitorare la corretta ripresa della vegetazione ripariale e delle fiumare che è stata impiantata negli interventi di compensazione sarà necessario effettuare periodicamente dei rilievi della vegetazione in cui si osservino:  ricchezza floristica  presenza specie vegetali caratteristiche  stato di salute degli esemplari delle specie caratteristiche  grado di complessità della struttura delle fitocenosi Le specie caratteristiche per la vegetazione delle fiumare che andranno prioritariamente controllate sono l’oleandro (Nerium oleander) e la tamerice (Tamarix gallica, Tamarix africana). I rilievi andranno effettuati con intervalli di 6 mesi; in essi andranno annotate le variazioni dei parametri precedentemente elencati per poter monitorare la corretta evoluzione dinamica della vegetazione. La valutazione della buona ripresa di questi habitat non può prescindere dal monitoraggio delle specie animali tipiche di questi ambienti.

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6. ECOSISTEMI • SIC Fiumara Saraceno Codice Natura 2000:IT9310042 Superficie:1053 ha • SIC Fiumara Avena Codice Natura 2000: IT9310043 Superficie: 937 ha 6.1 Caratterizzazione dello stato di fatto • ZPS Alto Ionio Cosentino Codice Natura 2000 IT9310304 Superficie 28622 ha

6.1.1 Biotopi di importanza internazionale ai sensi della Convenzione di Ramsar Mentre i seguenti SIC sono quelli geograficamente vicini all’area di progetto: (DPR.448/1976)

Nell’area del progetto non ricade nessuna delle 46 zone umide italiane inserite nell’elenco delle aree • SIC Gole del Raganello Codice Natura 2000: IT9310017 Superficie: 228 ha protette a norma della Convenzione di Ramsar. • SIC Casoni di Sibari Codice Natura 2000: IT9310052 Superficie: 455 ha • SIC Foce del fiume Crati Codice Natura 2000: IT9310044 superficie 210 ha 6.1.2 Individuazione dei siti di particolare interesse individuati nel territorio in esame (aree protette SIC, ZPS, ecc) Qui di seguito vengono riportate le percentuali di copertura per le diverse classi di habitat, previste

L’area di studio si sovrappone quasi completamente ad una delle 172 IBA (Important Bird Areas, aree dalla Direttiva “Habitat”, che caratterizzano ciascuno dei cinque SIC: importanti per gli uccelli) identificate in Italia; quella dell’Alto Ionio Cosentino - cod 144 (Gariboldi el al., 2000). Il Progetto IBA individua a livello internazionale un sistema di siti prioritari per la conservazione dell’avifauna. In Europa la rete delle IBA costituisce una base scientifica per la designazione delle Zone a Protezione Speciale (ZPS) ai sensi della Direttiva “Uccelli” (2009/47/CEE). Le IBA sono riconosciute a livello internazionale dalla Corte di Giustizia Europea e dalla Commissione. Le zone più importanti per l’IBA Alto Ionio Cosentino sono quelle alle basi del Pollino, non interessate dal progetto, i torrenti e le fiumare. L’area di progetto ricade inoltre parzialmente all’interno della ZPS “Alto Ionio Casentino (IT9310304) per la quale non è stata ancora realizzato il previsto Piano di Gestione.

All’interno dell’area di studio sono presenti due SIC (Siti d’Importanza Comunitaria) e una ZPS, mentre altri due sono in aree vicine a quella di progetto. Analogamente alle ZPS previste dalla Direttiva “Uccelli”, la Direttiva “Habitat” (92/43/CEE) prevede la designazione delle ZSC (Zone Speciali di Conservazione) finalizzate alla protezione degli habitat e delle specie contenute negli allegati I e II. Con la stessa funzione delle IBA per le ZPS, la designazione dei SIC è lo strumento scientifico per individuare e “selezionare” le ZSC. La lista dei SIC di ciascun paese viene approvato dalla Commissione Europea.

I siti Natura 2000 compresi nell’area di progetto sono:

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Nelle tabelle che seguono sono elencati gli habitat inseriti nell’allegato I della Direttiva “Habitat” Fiumara Fiumara Gole del Casoni di Foce del presenti nei due SIC e la loro relativa percentuale di copertura. Saraceno Avena Raganello Sibari Fiume Crati Fiumi ed estuari soggetti a Percentuali di 0,85% Habitat Codice maree, lagune copertura Stagni salmastri, prati salini, steppe saline 3% Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia 9340 10% Dune litoranee, spiagge sabbiose 0,9% 1,36% 9,16% 12,63% Gallerie e forteti ripari meridionali (Nerio-Tamaricetea e 92D0 10% Corpi d’acqua interni Securinegion tinctoriae) 4,14% 3,02 20% 7,24% (acque stagnanti e correnti) Fiumi mediterranei a flusso intermittente con il Paspalo- 3290 10% Torbiere, stagni, paludi 5% Agrostidion Brughiere, boscaglie, Matorral arbustivi di Juniperus spp. 5210 21% 44,85% 40,7% 35% 7,05% 4,03% macchia, garighe. Frigane. * Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei 6220 8% Praterie aride, steppe Thero-Brachypodietea 5,36% 7,07% Pinete mediterranee di pini mesogeni endemici 9540 6% Praterie umide 5,39% 10,12% Elenco degli habitat di interesse comunitario presenti nel SIC “Fiumara Saraceno” (IT9310042) Colture cerealicole estensive 7,06 32,98% Fonte: Formulario Standard Natura 2000

Risaie 77,02% Percentuali di Habitat Codice copertura Foreste di caducifoglie 5,19% 7,2% 22,65% Foreste di Olea e Ceratonia 9320 10%

Gallerie e forteti ripari meridionali (Nerio-Tamaricetea e Securinegion Foreste di conifere 92D0 5% 6,43% 5% tinctoriae)

Fiumi mediterranei a flusso intermittente con il Paspalo-Agrostidion 3290 16 Foreste sempreverdi 0,5% * Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero- 6220 4% Brachypodietea Impianti forestali a monocoltura 3,89% 10,26% Pinete mediterranee di pini mesogeni endemici 9540 14% (inclusi pioppeti o specie esotiche) Arboreti 5,58% 2,34% 14,24% Elenco degli habitat di interesse comunitario presenti nel SIC “Fiumara Avena” (IT9310043) Fonte:

Formulario Standard Natura 2000 Habitat rocciosi, detriti di falda, aree 15% 7% 45% sabbiose. Nevi e ghiacciai perenni Altri (inclusi centri abitati, strade, 1% 0,18% 0,53% 0,85% discariche, miniere e aree industriali)

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All’interno dei due SIC e della ZPS sono presenti ecosistemi in buono stato di conservazione 6.1.3 Unità Ecosistemiche significative che ospitano un buon numero di specie di interesse. Sia le componente biotiche che quelle L’analisi del territorio a livello ecosistemico si svolge su una scala più ampia rispetto a quella floro- abiotiche sono ben conservate. vegetazionale e faunistica. Considerando congiuntamente le componenti biotiche (cenosi vegetali, L’ecosistema che caratterizza in particolar modo il territorio appartenente ai Siti Natura 2000 è quello animali e di microorganismi), quelle abiotiche (clima, geologia, orografia, idrografia, ecc.) e le fluviale. relazioni intercorrenti fra di esse si possono cogliere, in una visione sintetica, le diverse unità Gli ambienti umidi rappresentano importanti corridoi ecologici che permettono alle popolazioni animali ecosistemiche che compongono il paesaggio, all’interno delle quali si articolano e si distribuiscono le di entrare in contatto tra loro e mantenendo così gli scambi genetici e la continuità ecologica del diverse comunità individuate attraverso le analisi di maggiore dettaglio (floro-vegetazionale e territorio. faunistica). Sono ambienti con elevata biodiversità e rappresentano residui lembi di naturalità all’interno di un contesto ambientale a larga scala fortemente antropizzato. 6.1.4 Individuazione degli ecosistemi presenti nel territorio attraversato

Altra unità ecosistemica fortemente rappresentata all’interno dei Siti Natura 2000 è il bosco la cui Il territorio oggetto di intervento risulta caratterizzato dalle seguenti unità ecosistemiche: struttura può essere più o meno aperta. Il bosco di pini mediterranei occupa principalmente le aree  Fiumi; sommitali delle colline ed i versanti, nelle aree non raggiunte dagli oliveti. Queste fitocenosi sono  Boschi; dominate dal pino d’Aleppo (Pinus halepensis) a cui si associa il pino marittimo (Pinus pinaster).  Aree agrarie; Sporadici lembi di pineta si ritrovano anche in alcuni punti della zona pianeggiante: in questi casi le  Aree urbane. formazioni sono più aperte e diradate ed al loro interno si osserva un piano dominato a prevalenza di L’ecosistema dei fiumi comprende le numerose fiumare che solcano l’intera area di progetto, in lentisco (Pistacia lentiscus) associato a oleastro (Olea europaea var. sylvestris). Nei punti di maggior direzione perpendicolare al tracciato dell’opera. In esso rientra, inoltre, anche il sistema dei canali di disturbo queste formazioni degradano verso boscaglie e tipologie vegetazionali più vicine alla bonifica e dei fossi, che nell’insieme forma una rete diffusa su ampie porzioni del territorio in esame, macchia mediterranea, quindi di carattere arbustivo. soprattutto nelle zone pianeggianti. Le boscaglie coprono il letto dei torrenti perché il corso di quest’ultimi ha regime irregolare e durante Gli ambienti fluviali ed umidi sono di primaria importanza, oltre che per l’elevata biodiversità, anche gran parte dell’anno non è presente acqua in superficie. per la funzione di corridoi ecologici che svolgono. Consentendo il collegamento, gli spostamenti e gli Accanto a specie arboree meno esigenti da un punto di vista idrico (come i pini mediterranei) sono scambi genetici fra le diverse popolazioni animali, assicurano l’espletamento delle funzioni vitali presenti però anche specie che necessitano di un apporto idrico maggiore grazie alla presenza negli (ricerca di cibo, riproduzione, ecc.) necessarie per la sopravvivenza delle comunità biotiche. Per il strati profondi del suolo di elevate concentrazioni di acqua. Si osservano infatti, seppure non di loro sviluppo lineare, inoltre, garantiscono la continuità ecologica del territorio, collegando in modo frequente, specie ecologicamente coerenti con l’ambiente ripariale, quali il pioppo bianco (Populus ecologicamente funzionale ambienti diversi e distanti fra loro. Infine rappresentano spesso gli unici alba), il pioppo nero (Populus nigra), il salice bianco (Salix alba). lembi di naturalità all’interno di un contesto ambientale più o meno fortemente antropizzato. Per Anche gli ambienti rupicoli sono ben rappresentati nei Siti Natura 2000. Lungo le pendici rocciore questi motivi, uniti alla rarità su scala nazionale delle fitocenosi umide ripariali, l’ecosistema fluviale trovano lambiente ideale per la nidificazione specie ornitiche protette quali il Falco Pellegrino (Falco risulta essere il più sensibile tra quelli presenti nell’area di progetto. Di qui la necessità di prevedere peregrinus) ed il Lanario (Falco biarmicus). interventi di compensazione che contribuiscano a rinaturalizzare l’ambiente fluviale ed in particolare Gli ecosistemi agrari ed urbani sono poco rappresentati nell’area dei due SIC. la vegetazione ripariale igrofila. Nell’ecosistema dei boschi rientrano le cenosi forestali che ricoprono le aree sommitali delle colline ed i versanti. Si tratta prevalentemente di pinete mediterranee di pino d’Aleppo (Pinus halepensis) e,

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in misura inferiore, pino marittimo (Pinus pinaster), all'interno delle quali si possono rinvenire sporadici il corso d’acqua scorre con un regime torrentizio, mentre il tratto terminale, verso la foce, si allarga a esemplari di quercia. Sono ambienti maturi, caratterizzati da un buon livello di complessità biotica, formare un ampio letto ghiaioso, che raggiunge larghezze superiori al chilometro. Infine le pendici fra sebbene risultino alquanto frammentati dall’utilizzazione agricola del territorio (oliveti), che l’uomo ha le quali scorrono le fiumare ospitano, in alcuni punti, delle aree calanchive di notevole interesse non esteso dalle zone pianeggianti del litorale fino a quelle collinari. solo geomorfologico, ma anche faunistico, in quanto ambienti privilegiati per la nidificazione di L’ecosistema delle aree agrarie è di gran lunga il più esteso, andando ad includere gli oliveti (ivi alcune specie ornitiche di pregio, quali il Falco Pellegrino (Falco peregrinus) ed il Lanario (Falco compresi gli oliveti aperti), i frutteti ed i seminativi. Va detto che l’ecosistema agricolo, sebbene di biarmicus). E’ il caso questo della Fiumara Avena, che rientra nell’area di progetto. origine artificiale e quindi caratterizzato da un basso grado di naturalità, costituisce tuttavia un valido Nell’ecosistema forestale le componenti biotiche, in primo luogo la vegetazione e di conseguenza filtro per mediare gli impatti dell’ecosistema urbano su quelli naturali. anche le comunità animali, si caratterizzano più per il grado di maturità e complessità raggiunto, che Nell’area di progetto le aree urbane, pur non raggiungendo dimensioni notevoli, costituiscono tuttavia per la ricchezza specifica. All’interno di tale ecosistema, infatti, le fitocenosi appaiono più strutturate, l’ecosistema a minor grado di naturalità, dove trovano spazio le specie più generaliste (meno con un armonico e completo sviluppo dei diversi strati: erbaceo, arbustivo ed arboreo. Anche le specializzate) ed opportuniste (ad ampia adattabilità). Tale ecosistema interessa principalmente le componenti abiotiche si trovano in uno stato di maggiore equilibrio, contribuendo a determinare il zone costiere, ma include anche i piccoli centri localizzati in corrispondenza delle colline retrostanti, grado di stabilità dell’ecositema. come ad esempio Villapiana, non lontani dal tracciato dell’opera. Il grado di artificialità dell’ecosistema agricolo è legato essenzialmente alla componente biotica di natura vegetale, poiché le specie floristiche che lo compongono sono tutte impiantate e gestite 6.2 Caratterizzazione qualitativa delle strutture degli ecosistemi dall’uomo a scopo produttivo. Un certo grado di naturalità è invece raggiunto dal popolamento animale, composto da numerose specie selvatiche, alcune delle quali anche di notevole pregio 6.2.1 Caratterizzazione delle componenti biotiche e abiotiche naturalistico e conservazionistico, soprattutto tra la fauna ornitica. Anche le componenti abiotiche sono profondamente modificate dall’azione antropica, con particolare riferimento al suolo ed L’ecosistema fluviale è il più ricco per quanto concerne le componenti biotiche, con particolare all’idrografia. riferimento alla fauna, che trova in questo ambiente condizioni favorevoli per tutti i gruppi di vertebrati: Il livello di antropizzazione più elevato si riscontra in corrispondenza dell’ecosistema urbano, dove le pesci, anfibi, rettili, uccelli e mammiferi. Una tale ricchezza di specie è da porsi in relazione con diversi componenti biotiche sono estremamente ridotte, sia in termini di ricchezza specifica che di coerenza fattori, primo fra tutti la presenza dell’acqua, indispensabile per qualsiasi forma di vita. In secondo ecologica e corologica: sono infatti presenti prevalentemente specie opportuniste ed esotiche, anche luogo la contemporanea presenza di habitat diversi - acquatici, umidi e asciutti - assicura una varietà come conseguenza delle trasformazioni radicali e irreversibili operate dall’uomo sulle componenti di risorse ambientali in senso generale e di possibilità trofiche in particolare. Infine la naturalità, che abiotiche. tali ecosistemi (fluviali e ripariali) conservano e che rappresenta spesso l’unica possibilità di “rifugio” per le popolazioni animali, in un contesto ambientale-paesaggistico fortemente antropizzato. 6.2.2 Descrizione delle relazioni tra le varie componenti biotiche e abiotiche Anche le componenti abiotiche dell’ecosistema fluviale, che nell’area di progetto viene ad identificarsi con le fiumare, presentano delle caratteristiche del tutto peculiari. Ci si riferisce in particolare Ogni sistema si configura come tale in virtù delle relazioni esistenti fra le parti che lo compongono. all’orografia ed all’idrografia. Le fiumare non hanno, infatti, una vera e propria sorgente, Questa caratteristica è particolarmente rilevante per i sistemi ecologici (ecosistemi), che si fondano localizzabile in un punto preciso del territorio, ma vengono alimentate da una serie di ruscelli che si proprio sulle relazioni che gli organismi viventi stabiliscono fra loro e con l’ambiente in cui vivono. Gli formano in quota, in seguito alle precipitazioni atmosferiche. Da ciò consegue una portata d’acqua scambi di materia ed energia all’interno di un ecosistema e fra questo e l’ambiente esterno tipicamente incostante: elevata nel periodo invernale-primaverile, contraddistinto da eventi di piena e costituiscono, infatti, il fulcro motore responsabile della funzionalità e quindi della sopravvivenza del molto esigua in quello estivo, quando le fiumare appaiono del tutto prive di acqua. Anche l’orografia sistema stesso. presenta caratteri peculiari. Il primo tratto, infatti, è caratterizzato da salti di roccia e canyons, nei quali ______ANAS S.p.A. Direzione Centrale Programmazione e Progettazione 130

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Una delle principali relazioni tra componenti biotiche ed abiotiche dell’ecosistema è quella tra il suolo aree agricole di limitato interesse floristico-vegetazionale e faunistico, per le quali non si stimano e la vegetazione, che più di ogni altra esprime, in maniera compiuta, il profondo grado di interazione significative alterazioni della diversità biologica in relazione alla sua realizzazione. esistente tra organismi ed ambiente fisico. Tuttavia la costruzione di una strada induce delle alterazioni che se non vengono mitigate o Il suolo è il prodotto dell’alterazione operata dagli agenti meteorici sulla roccia madre. Questo compensate possono causare una diminuzione della biodiversità principalmente a causa di: processo intacca il substrato litologico producendo delle fessure, nelle quali si possono depositare spore e semi trasportati dal vento e dagli animali. Una volta insediate, le piante contribuiscono a loro  Alterazione degli ecosistemi volta a modificare il substrato, partecipando quindi alla pedogenesi (processo di formazione del suolo)  Frammentazione degli habitat e permettendo nel tempo ad altre specie di insediarsi.  Interruzione di connessione ecologiche Le piante, inoltre, traggono dal suolo i sali minerali e l’acqua necessari per le proprie funzioni vitali  Inquinamento

(fotosintesi, accrescimento, ecc.) e li restituiscono una volta morte, quando cadono al suolo e In assenza di progetti atti a limitare l’incidenza di questi fattori sulle componenti vegetali e animali gli vengono attaccate dai microorganismi decompositori (batteri e funghi), che ne mineralizzano la ambienti con un maggiore grado di naturalità potrebbero risentirne negativamente e subire un sostanza organica. decremento di biodiversità. Un altro esempio di relazione tra le componenti biotiche ed abiotiche dell’ecosistema è dato dal modo in cui le specie vegetali ed animali si distribuiscono in relazione alle condizioni geomorfologiche del Grazie ad interventi tesi a mitigare questi impatti e grazie ad opere di compensazione tese a territorio. Le specie, infatti, si adattano alle diverse caratteristiche micro-macrotopografiche, ripristinare gli ambienti a più alta naturalità in aree non direttamente influenzate dal progetto è specializzandosi in modo tale da poter sfruttare tutte le nicchie ecologiche disponibili. Sui calanchi che possibile limitare il pericolo di una diminuzione di diversità biologica. si trovano in riva orografica sinistra della Fiumara Avena, ad esempio, nidificano due specie di falchi, il Falco Pellegrino (Falco peregrinus) ed il Lanario (Falco biarmicus) che trovano, in questi particolari 6.4 Frammentazione della continuità ecologica ambienti, le condizioni ideali per questa fase cruciale del loro ciclo biologico.

Nell’area di progetto tutti questi processi ecologici di interazione tra organismi viventi ed ambiente L’area interessata dal progetto risulta caratterizzata dalla massiccia presenza di territori soggetti ad fisico si mantengono negli ecosistemi di origine naturale (fiumi e boschi), mentre in quelli di origine uso agricolo (oliveti, frutteti e seminatvi) che occupano notevoli porzioni di territorio e quindi non artificiale (aree agrarie ed aree urbane) sono stati modificati dall’uomo, che ha profondamente alterato sono soggetti a fenomeni di frammentazione di continuità ecologica. il naturale ciclo di materia ed energia tra le componenti biotiche ed abiotiche. Un ecosistema alterato Il discorso è decisamente diverso per quel che concerne gli ambienti naturali che invece hanno una in questo modo non è più in grado di automantenersi, ma necessita di notevoli apporti energetici estensione notevolmente più scarsa e rappresentano delle “isole” contenenti ecosistemi con dall’esterno per sopravvivere. E’ questo il caso dell’ecosistema agricolo e, in misura ancora più caratteristiche ambientali diverse dal contesto limitrofo. La continuità ecologica tra le isole è limitata. pronunciata, di quello urbano, che dipendono strettamente dai flussi di materia ed energia erogati I piccoli lembi di bosco a leccio dominante o le pinete risentono della frammentazione della dall’uomo sotto forma di concimazioni, irrigazioni, trattamenti con pesticidi, approvvigionamenti di vario continuità ecologica. tipo, smaltimenti di reflui, ecc. Diverso è invece quello che si osserva negli ecosistemi fluviali la cui struttura lineare permette la

continuità ecologica tra aree anche molto distanti tra loro. 6.3 Stima qualitativa della diversità biologica tra la situazione attuale e quella Le fiumare infatti rappresentano dei ponti ecologici che collegano le popolazioni animali presenti potenziale riferita alle specie più significative nell’area di studio con quelle presenti nel vicino Parco del Pollino permettendo così la sopravvivenza di specie esigenti da un punto di vista ecologico in un ambiente fortemente antropizzato quale è A parte le aree interessate dalla presenza dei Siti Natura 2000, l’infrastruttura attraversa più che altro quello dell’area di studio.

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La frammentazione degli habitat è uno dei fattori principali che portano le specie animali ad uno status Gli interventi di mitigazione previsti si prefiggono l’obiettivo di minimizzare l’impatto della sfavorevole di conservazione. frammentazione degli habitat sulle componenti biotiche degli ecosistemi ed in particolare sulla fauna. Se una popolazione animale subisce una divisione in aree più piccole e limitate diviene meno vitale da A tal fine risulta di primaria importanza evitare, o per lo meno ridurre il più possibile, le attività di un punto di vista sia funzionale che genetico. cantiere durante i mesi primaverili (dal 15 aprile al 30 giugno), per non interferire con il periodo di In tempi brevi si potranno osservare effetti negativi dovuti al fatto che gli animali hanno meno territorio nidificazione degli uccelli e di riproduzione degli anfibi. a disposizione per le diverse funzioni vitali ed ecologiche, principalmente la ricerca del cibo. In Fondamentali sono poi tutti gli interventi, quali sottopassi, ecodotti, ecc., volti a favorire il condizioni limite potrà avvenire che una popolazione venga “intrappolata” in una porzione di territorio superamento in sicurezza dell’infrastruttura da parte della fauna selvatica. In questo modo si evita la affatto idonea alla richiesta trofica della specie. segregazione delle popolazioni animali e si contribuisce a mantenerle in uno stato vitale. A lungo termine gli effetti di una frammentazione delle popolazioni si ripercuoteranno sulla Funzionali al raggiungimento di questo obiettivo sono anche gli interventi di compensazione previsti composizione genetica delle stesse: in assenza di occasioni di scambio genico la variabilità genetica che, rafforzando e migliorando la vegetazione ripariale igrofila, contribuiranno a recuperare, almeno subirà un decremento che avrà effetti negativi sulla sopravvivenza a livello locale della specie. in parte, la continuità ecologica del territorio, innalzando quindi il grado di naturalità ed inoltre La costruzione di una strada può determinare forti ripercussioni sulla continuità ecologica dell’area in consentiranno gli spostamenti necessari alla fauna, per soddisfare le proprie esigenze ecologiche di esame. La presenza di una rete tecnologica ha un effetto barriera che impedisce gli spostamenti della alimentazione, riproduzione, ecc. fauna locale, soprattutto di quella terrestre. Il flusso delle macchine se troppo alto impedisce il Infine, la realizzazione di specifiche recinzioni alle due estremità dei viadotti e delle gallerie, per passaggio agli animali; se medio invece causa la morte degli individui che tentano il superamento impedire l’accesso delle specie animali è un’ altra misura prevista al fine di contenere il grado di della strada. L’ambiente più a rischio in questo senso è quello in cui sono presenti campi aperti da una alterazione degli ecosistemi conseguente alla realizzazione dell’opera. parte della strada (utilizzati da molte specie per la ricerca di cibo) e boschi dall’altro lato (usati spesso dagli animali per rifugio). 6.6 Misure di contenimento degli impatti (aree di cantiere, percorsi dei mezzi Indispensabile è quindi da questo punto di vista la realizzazione di reti ecologiche (ecodotti, d’opera, aree di lavorazione) sottopassi, ecc) che permettano agli animali di superare la barriera rappresentata dalla strada (vedi paragrafo “Interventi di mitigazione (descrizione e stima degli interventi naturalistici, dei sottopassi Per quel che riguarda le misure di contenimento degli impatti dovute alla fase di costruzione faunistici, ecc). dell’opera, si ritiene che gli interventi precedentemente illustrati e descritti per la componente floro- vegetazionale e faunistica risultino efficaci anche per la componente ecosistemica. 6.5 Disturbo agli ecosistemi significativi Si rimanda quindi alle considerazioni espresse nel paragrafo “Misure di contenimento degli impatti (aree di cantiere, percorsi di mezzi d’opera, aree di lavorazione)”. 6.5.1 Studio del grado di alterazione/influenza degli ecosistemi in relazione agli interventi di mitigazione e compensazione 6.7 Descrizione e stima dei ripristini delle aree di cantiere e dei percorsi dei mezzi L’alterazione più grave che la realizzazione dell’opera determina sugli ecosistemi è sicuramente la d’opera frammentazione degli habitat. Questo impatto provoca infatti una riduzione della continuità ecologica del territorio e una conseguente segregazione delle popolazioni animali che, avendo a disposizione Quanto è stato gia analizzato in relazione alla flora, vegetazione e fauna circa le modalità di ripristino porzioni più piccole di territorio e minori occasioni di scambio genetico, tendono a regredire dal punto delle componenti ambientali in seguito alla fase di costruzione dell’opera è riferibile anche agli di vista funzionale e della variabilità genetica. A lungo andare una frammentazione eccessiva può ecosistemi. provocare l’estinzione locale, soprattutto delle specie più esigenti e meno adattabili.

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Si rimanda al paragrafo “Descrizione e stima dei ripristini delle aree di cantiere e dei percorsi dei 7. PAESAGGIO mezzi d’opera” per l’analisi di questi aspetti. L’analisi relativa a questa componente ha come obiettivo l’individuazione degli elementi morfologici e

percettivi (antropici e naturali) del territorio interessato dal tracciato dell’infrastruttura, al fine di

evidenziarne sia gli elementi di unicità e pregio che le problematiche legate ad interferenze di tipo 6.8 Interventi di mitigazione (descrizione e stima degli interventi naturalistici, dei visivo ed ambientale con la nuova opera. sottopassi/sovrappassi faunistici, ecc) La componente paesaggio è una stratificazione di fenomeni legati a più indicatori ambientali: le Gli interventi di mitigazione tesi a limitare gli impatti dell’opera nella fase di esercizio riguardano in configurazioni fisico/naturalistico/vegetazionali, le strutture insediative, il patrimonio modo analogo sia gli ecosistemi che la componente floro-vegetazionale e faunistica. Quanto è stato storico/archeologico e, infine, i caratteri attribuibili al paesaggio attraverso le aperture visuali. precedentemente detto riguardo questi concetti in relazione alla flora, vegetazione e fauna può essere confermato anche per gli ecosistemi. Si rimanda quindi al paragrafo “Interventi di mitigazione Lo studio di tali elementi e dei rapporti che tra essi intercorrono e si configurano, hanno permesso (descrizione e stima degli interventi naturalistici, dei sottopassi faunistici, ecc). l’individuazione dei diversi sistemi che determinano la “configurazione strutturale del territorio”, evidenziando il carattere strutturale della forma del territorio. 6.9 Sistemi di monitoraggio (localizzazione punti di misura e parametri) L’analisi di tali caratteristiche costitutive ha consentito di penetrare nella peculiarità degli elementi e Per monitorare le eventuali modificazioni indotte sugli ecosistemi in seguito alla messa in opera del attraverso le successive fasi di approfondimento e sintesi si è giunti, attraverso l’analisi percettiva progetto si utilizzano le stesse tecniche relative al monitoraggio di vegetazione, flora e fauna. degli elementi, alla decodifica degli elementi stessi intesi come segni strutturanti, segni complementari o segni qualificanti (cfr. Elaborati: LO716CD1301T00IA36AMBPL01-17B). Si fa riferimento quindi al paragrafo “Sistemi di monitoraggio (localizzazione punti di misura e parametri) per l’analisi di questi aspetti. Al fine di una migliore comprensione delle problematiche e degli impatti visivi sono state quindi analizzate le caratteristiche del tracciato in rapporto alla morfologia, alla vegetazione e alle emergenze architettoniche e archeologiche del corridoio interessato, individuando quelle situazioni che presentano le aperture di visuale più significative o che risultano in contrasto con le presenze paesaggistiche di qualità.

8.1 Caratterizzazione dello stato di fatto

8.1.1 La struttura storico-ambientale del territorio

Il paesaggio dell’area di studio è fortemente caratterizzato dalla presenza del massiccio montuoso del Pollino e dalla grande area della piana di Sibari e dal sistema vallivo del fiume Crati. Esso fa riferimento ad un contesto più grande, quello calabrese, diviso sostanzialmente in due sistemi territoriali costieri, diversi per morfologia e realtà socio-economiche e culturali.

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I territorio regionale assume un carattere generale di “territorio montuoso” (il 60% circa è posto al di I corsi d’acqua presentano elevate pendenze: in questa condizione gli eventi climatici innescano sopra della quota di 300 metri s.l.m.) consistente per circa il 44% di territori di montagna, 49% di portate di piena molto elevate con forti tassi di erosione nelle aree montane, oltre i 500 metri, ed collina, 7% di pianura, irrorato da un reticolo idrografico costituito da 1002 corsi d’acqua (con esondazioni e alluvionamenti nelle parti poste alle quote più basse. In particolare, le fiumare superficie maggiore di 0.5 kmq), i cui bacini conferiscono al mare lungo 739 km totali di costa. incassate nei massicci delle Serre e dell’Aspromonte presentano elevate pendenze nella parte medio alta del bacino, e relativamente bassa nella zona si piana dove, il letto molto ampio, testimonia la loro grande pericolosità a causa degli elevati valori delle portate di piena. In concomitanza di tali eventi, il trasporto solido è molto elevato tanto da assumere in alcune porzioni del suo corso e nei corsi laterali il carattere di debris-flow (colata di detrito).

Nella fascia costiera la morfologia è pianeggiante o collinare ed è legata alla presenza di terreni argillosi, conglomeratici e limo-sabbiosi plio-pleistocenici. Una fascia intermedia di raccordo tra la zona costiera e quella montana risulta interessata prevalentemente da un sistema collinare caratterizzato da acclività variabili e condizionato da terreni argillosi dei cicli sedimentari mio- pleistocenici con instabilità diffusa e resistenza all’erosione da moderata a bassa.

Il reticolo idrografico, controllato principalmente dai maggiori lineamenti tettonici si presenta, invece,

piuttosto fitto con presenza di corsi d’acqua in approfondimento (legato al generale sollevamento Fiumara Saraceno regionale) che, nelle zone montane, esercitano un’azione di continuo scalzamento e di erosione alla base dei versanti. Nelle zone medio-basse, viceversa, le aste principali presentano un andamento La forma del territorio calabrese - Arco Calabro-Peleoritano - rappresenta l’attuale stato di massima normale alla linea di costa e tra loro subparallelo con una distribuzione lungo il perimetro della distorsione della catena Appennino-Maghrebide che raccorda gli assi NO-SE dell'Appennino regione piuttosto regolare. meridionale con quelli E-O delle Maghrebidi, che comprendono l’area siciliana. Tale torsione, con velocità ed entità di espansione massime nella parte meridionale, è legata all’attività geodinamica Dunque, i caratteri tipici dell’alto territorio calabrese come la dinamica dei versanti, i caratteri climatici profonda (convergenza tra il blocco eurasiatico e quello africano), che comporta una forte attività e un reticolo idrografico poco evoluto con brevi tratti ad alta pendenza, sono tipici di una regione tettonica con presenza di terremoti. geologicamente giovane, nella quale gli equilibri tra le differenti porzioni di territorio (montagna- collina-costa) risultano estremamente delicati. In tale contesto, l'edificio tirrenico dell'Arco Calabro risulta formato da una serie di falde sovrapposte che iniziano con un basamento cristallino pre-Mesozoico (con marcate analogie con la struttura Austro-sudalpina) talvolta coperto da una fascia meso-cenozoica con caratteristiche simili a quella delle Alpi. Si tratta di falde derivanti da tale margine alpino impilatesi inizialmente con direzione europea. Successivamente, la struttura di rocce molto antiche, è stata trasportata in blocco con direzione africana ed incorporata alla catena Appenninico-Maghrebide, in fase di costruzione.

Questa tendenza evolutiva, fortemente attiva nel Paleocene e Miocene, ha avuto forti impulsi nel Quaternario ed è ancora attiva.

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A queste vanno infine aggiunte le aree naturali che formeranno la Rete Natura 2000, vale a dire i Siti di Interesse Comunitario (SIC): la Fiumara Saraceno e la Fiumara Avena, la ZPS Alto Ionio Cosentino e, nell’area più estesa, i SIC Gole del Raganello, Casoni di Sibari, e Foce del fiume Crati.

Elemento di assoluto rilievo nel complesso ambientale calabrese, e grandemente protetto dall’istituzione delle suddette Aree protette e Parchi, è la presenza di boschi che, secondo dati ISTAT del 1997, si colloca ai primi posti fra le regioni d'Italia (Trentino-Alto Adige, Lombardia, Piemonte, Toscana) forestalmente più importanti del Paese. Oltre ad una naturale vocazione silvana della Regione negli ultimi 30-40 anni tale consistenza si deve all’opera di ampliamento della superficie boscata, propiziata nel territorio dallo Stato.

La attuale ripartizione della superficie forestale per tipologie fisionomiche di ordine superiore -

fustaie, cedui, macchia mediterranea - è, rispettivamente, del 63,0%, 34,7% e 2,3%; si registra un Fiumara Avena aumento dei boschi d'alto fusto dovuto soprattutto ai rimboschimenti. Ciò comporta, nel medio e lungo termine, la presenza in Calabria di boschi a turno più lungo e a maggiore valenza colturale - di Se da una parte questi elementi propongono condizioni di straordinaria bellezza naturale come zone boschi cioè più ricchi rispetto a quelli delle altre regioni centro-meridionali - in grado di adempiere montane e boschi a pochi chilometri dalla costa, ampie spiagge di sabbia bianca derivanti dallo meglio alla funzione idrogeologica ed estetico-ricreativa, di offrire produzioni legnose sfaldamento dei graniti, dall’altra l’uso scorretto del territorio ha generato nel tempo effetti negativi qualitativamente superiori, di attenuare la marginalità forestale presente su ampie aree interne, quali le alluvioni e le erosioni costiere. montane e collinari. La regione ospita tre parchi nazionali, che interessano le aree interne afferenti ai tre massicci Ancora oggi è molto forte la prerogativa rurale di questa porzione di territorio, e soprattutto montuosi del Pollino, dell’Aspromonte e della Sila. dell’olivicoltura, ad oggi uno dei settori di maggiore importanza economica e che connota i paesaggi In particolare, il Parco del Pollino, che si sviluppa per metà in Calabria e per metà in Basilicata, risulta collinari e di pianura. L'importanza del settore agricolo nell'economia era e resta in Calabria molto attualmente il più esteso d’Italia sia per superficie, complessivamente di 200.000 ettari, sia per più marcata rispetto a quella che esso riveste mediamente per l'Italia nel suo insieme; il peso numero di comuni interessati (53 in tutto, di cui 33 calabresi), sia per quantità di popolazione dell'agricoltura, in termini e di occupazione e di reddito prodotto, è pari in Calabria a circa il doppio di insediata. quello medio nazionale. Tale specificità è da confrontare e valutare in rapporto alla marcata debolezza strutturale, sia del settore industriale che del settore terziario privato. Nella porzione di territorio interessata dal progetto sono inoltre riconosciute una serie di aree protette di diverse tipologie: Tra i settori dell'agricoltura calabrese che negli ultimi anni hanno mostrato segni di dinamismo vi è sicuramente quello zootecnico, il cui contributo alla formazione del valore della produzione agricola  le Riserve Naturali Statali Gole del Raganello; regionale (pari al 14,2%) rimane però molto al di sotto di quello che esso riveste mediamente in Italia (36,1%).  le Riserve Naturali Regionali della Foce del Crati e del Tarsia;

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complessi hanno sedimentato nel tempo questa particolare configurazione della struttura insediativa regionale, peraltro non rara nei sistemi insediativi della dorsale appenninica del Sud Italia.

Arboreto nella piana del Crati

E soprattutto il settore agrumicolo ha mostrato, negli ultimi anni, un dinamismo notevole anche se Trebisacce prevalentemente circoscritto ad un'area ben delimitata: la piana di Sibari. In questa area negli ultimi anni si è assistito ad una profonda trasformazione del paesaggio agrario. Le tradizionali colture tipiche La conformazione morfologica del territorio ha certamente influito sulla debolezza dell’armatura della grande proprietà meridionale (cereali e pascoli) sono state via via sostituite da quelle agrumicole urbana della regione: solo il 9% è pianeggiante, mentre il 41% è montagnoso e il 49% collinare. e dalla peschicoltura. Le dinamiche che hanno interessato l'agrumicoltura e la peschicoltura nella Vivono in aree montane circa 493.000 abitanti (23% del totale), in collina 1.292.000 (62,4%), in piana di Sibari sono testimoniate dal forte aumento del numero delle superfici coltivate ad agrumi e pianura 286.000 (13,8%). Il raffronto con la situazione al 1951 (rispettivamente: 30,3% montagna, pesche, dall'introduzione di nuove varietà, dal progressivo affinamento delle tecniche produttive, e 59% collina, 10,5% pianura) mette in evidenza un fenomeno caratteristico, di dimensioni assai dall'aumento della produzione: se nel 1940 la produzione agrumicola era pari a 73 mila quintali, nel rilevanti: in valori assoluti, nel quarantennio 1951-1991, la montagna ha perso il 22% della 1996 è arrivata a ben 8,5 milioni di quintali. Le arance costituiscono ancora la varietà di agrumi più popolazione, mentre la collina e la pianura hanno guadagnato rispettivamente il 5% e il 30%. diffusa, anche se negli anni la presenza di questo agrume si è andata progressivamente riducendo a L’esodo dalle aree montane è stato di circa 120.00 abitanti e questo fenomeno ha ovviamente sortito favore delle clementine. effetti sulla forma e sulle dimensioni degli insediamenti, oltre che sul territorio extraurbano.

Per quanto riguarda il tessuto insediativo, esso è caratterizzato da una grande dispersione territoriale Negli ultimi quarant’anni la popolazione calabrese è aumentata di sole 60.000 persone. La superficie ed appare quasi “polverizzato”: Altissimo è infatti il numero dei comuni, 409 in totale, a fronte di una urbanizzata, nello stesso periodo, è invece aumentata di circa cinque volte: di fatto, anche il territorio popolazione che, nel 2001, contava 1.993.274 abitanti. calabrese è stato investito da quelle dinamiche di crescita insediativa a bassa densità che hanno

Di questi comuni ben 326 (79,7% del totale) hanno meno di 5.000 abitanti con una popolazione caratterizzato il tumultuoso sviluppo dell’urbanizzazione moderna in alcuni contesti nazionali (in complessiva che è 34,41% del totale. Solo 11 comuni (2,7% del totale) superano la soglia di 20.000 particolare nelle regioni padane e, in modo particolare, nel Nord Est). Ma il confronto con quelle residenti. In questi comuni, in Calabria, risiede il 32,65% della popolazione a fronte di un valore situazioni può essere fuorviante e può nascondere l’elemento più difficile da comprendere ed anche nazionale che si aggira intorno al 53 %. La città più popolosa risulta Reggio Calabria con oltre 170 più inquietante: questa strabiliante crescita della superficie urbanizzata è avvenuta nella regione più mila abitanti seguita dagli altri centri capoluoghi di provincia e da Lamezia Terme. Fattori storici arretrata d’Italia e con caratteristiche tali da potervi riconoscere proprio la forma della città diffusa, dell’urbano che si allarga, si frammenta e si sfrangia fino ad occupare territori esterni o addirittura

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lontani dalla città, ma tutto ciò a fronte di dinamiche economiche e produttive oggettivamente assai particolare durante la protostoria e l’età medievale. Ai piedi dei terrazzi si svolgeva la vasta pianura flebili. fluviodeltizia, nota nell’antichità per la eccezionale fertilità del suolo. Essa è solcata dai due principali corsi d’acqua, il Coscile e il Crati, riuniti in un unico fiume poco prima dell’attuale costa ionica, i quali In sostanza, la superficie costruita si è quasi quintuplicata in quarant’anni, a fronte di una sostanziale nell’antichità sfociavano a circa 3 km di distanza. stabilità demografica. Sulla navigabilità di tali fiumi in età antica, in particolare del Crati, sono state espresse da più parti e 8.1.2 Analisi archeologica del territorio a più riprese notevoli riserve. Oltre a tali fiumi era una fitta raggiera di corsi d’acqua che discendono dai bastioni montuosi interni verso la costa, che fu una caratteristica fondamentale per Premessa l’organizzazione territoriale degli abitati dall’età protostoria a quella storica. Essi sono caratterizzati da letti fortemente incisi a monte, mentre nel tratto in pianura presentano ampi letti ciottolosi creati La presente ricerca è finalizzata alla individuazione di tutte le testimonianze storiche e culturali con il deposito di una gran massa di sedimenti, che suddividono nettamente la regione. presenti nel territorio, dalle prime attestazioni di vita umana fino alle soglie dell’età moderna. Essa si basa sul reperimento di dati provenienti dalla fotointerpretazione aerea, dai sopraluoghi, dalla Inquadramento storico sulla base delle testimonianze archeologiche bibliografia strettamente connessa con le problematiche topografiche, e infine dai documenti riguardanti i vincoli distribuiti nel territorio, i ritrovamenti occasionali segnalati dai privati e le relazioni I due comprensori distinti da un punto di vista geomorfologico corrispondono a una differenziazione tecniche del personale addetto. Tali documenti sono conservati nelle sedi della Soprintendenza ai anche da un punto di vista storico e dell’avvicendamento insediativo: l’area dei rilievi collinari Beni Architettonici e del Paesaggio della Calabria a Cosenza e presso la Soprintendenza collegati alle alture del Pollino, appaiono frequentati fin dall’epoca preistorica (II millennio a.C.); Archeologica della Calabria (Ufficio Vincoli e Archivio Storico, a Reggio; Ufficio Tecnico del Museo mentre la pianura, percorsa dai fiumi Crati e Coscile, fu stabilmente popolata solo a partire dalla della Sibaritide, a Sibari). colonizzazione greca (VIII secolo a.C.). Il territorio prosegue a essere abitata e sfruttato anche dopo la conquista romana e bizantina, fino al VII secolo d.C. La guerra greco-gotica e gli attacchi dei Inquadramento geomorfologico Saraceni, infatti, innescarono un movimento di ritorno sulle alture e il formarsi dei borghi Roseto Capo Spulico, Amendolara, Trebisacce e Villapiana, creando così le premesse della topografia La zona presa in esame appartiene alla più ampia regione della Sibaritide, caratterizzata dalla moderna. presenza di elevati bastioni montuosi del massiccio del Pollino che abbracciano, con una serie paesaggi e di ambienti intermedi, la vasta pianura di Sibari. In questa sede, l’area considerata Le prime testimonianze archeologiche rinvenute nel territorio appartengono all’età del Bronzo, comprende di questa ampia regione, la fascia subcostiera, caratterizzata da una fascia di rilievi rappresentate da una serie di insediamenti disposti tipicamente lungo i sistemi collinari paralleli alla collinari dalle nette e spianate sommitali (80-250 m s.l.m.), e dalla zona pianeggiante con una tipica costa, e in punti difesi con pareti a picco e ripidi pendii (v. Rione Vecchio di Amendolara n. 1 e forma ad emiciclo, che si incunea nell’entroterra. Broglio, n. 4, Loc. Timpone Golla, n. 2 e Loc. Tarianne, n. 3). A partire dall’inizio dell’età del Ferro, secondo una dinamica attestata anche nel resto del territorio della Sibaritide, si affermano solo quei La fascia dei rilievi collinari presenta caratteristiche ottimali per l’insediamento a partire dall’età siti posti nei luoghi strategicamente più favorevoli, come Rione Vecchio di Amendolara (n. 1) e preistorica. Essa è composta da terrazzi marini emersi durante le glaciazioni quaternarie, le quali, con Broglio (n. 4). Questi due insediamenti raggiungono un notevole livello produttivo e artigianale, Loc. le oscillazioni del livello marino, determinarono il modellamento geomorfologico. I terrazzi presentano Broglio è stato oggetto di numerose campagne di scavo da parte dell’Università di Roma “La perciò superfici spianate con bordi ben delineati, in una posizione elevata rispetto alla vasta piana Sapienza” (Prof. R. Peroni) (v. Allegato A). Il sito è situato alla confluenza del Canale Marzuca con la della Sibaritide, e delimitati da ripide pareti che lambite da corsi d’acqua, sono naturalmente difesi. fiumara del Saraceno, sulla sopraelevazione di un’ampia terrazza che si collega a monte con le Questa fascia assunse perciò un ruolo fondamentale nella distribuzione degli insediamenti umani in

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propaggini del Pollino (4a), sulle cui pendici meridionali è stata rinvenuta anche una tomba dell’età del 1, 13). Parte dei Sibariti raggiunsero le colonie tirreniche, in parte rimasero nei centri della zona, Bronzo (4b). come l’ultima fase dell’abitato di S. Nicola di Amendolara (n. 56).

Esso doveva comprendere anche il piccolo rilievo denominato Castello, delimitato da pendii Il luogo rimase inabitato fino al 444/3 a.C., quando la città fu ricostruita con l’aiuto di Atene. La nuova ripidissimi. Le campagne di scavo dell’abitato, svolte a partire dal 1979, hanno portato alla luce alcune città, Thurii, (n. 60) fu costruita su progetto dell’urbanista Ippodamo di Mileto e quindi caratterizzata capanne adibite ad abitazione e a magazzino, che ancora conservavano i contenitori in ceramica di da un reticolo urbanistico ad assi ortogonali. I resti sono visibili a Parco del Cavallo, dove sono stati derrate agricole ; è stato inoltre identificato un luogo per la lavorazione di ferro per trarne utensili. Tra i messi in luce alcuni quartieri abitativi, e a Casa Bianca dove è stato identificata la zona portuale materiali rinvenuti si segnala la presenza di vasellame miceneo, datato tra la media età del bronzo e della città. Thurii fondò Eraclea (433 a.C.) e combatté contro Lucani e Bruzii, che giunsero ad la prima Età del Ferro, che testimonia l’espansione dei traffici micenei nella zona. L’abitato attesta un assediare la città ne 344 a.C. Nel 292, per opporsi ai Lucani e all’espansionismo siracusano, chiese grande sviluppo soprattutto nell’età del Bronzo, per poi diminuire durante l’età del Ferro e cessare aiuto a Roma e, da questo momento, Thurii entra nell’orbita romana. verso la fine dell’VIII sec. a.C. Dopo il passaggio di Annibale che distrusse e impoverì la regione, i Romani riorganizzarono il Dall’ultimo quarto dell’VIII secolo a.C., in relazione al primo stanziamento dei coloni greci, tali centri territorio, smantellando il sistema fortificato dei Bruzii, e fondando la colonia di Copia (n. 60) sulla sono distrutti e abbandonati. La fondazione della colonia di Sibari, infatti, avvenuta secondo le fonti precedente città di Thurii tra 194 e il 192 a.C. I resti della nuova colonia sono stati rinvenuti in Loc. nel 720 a.C., e la presa di possesso del territorio circostante, causò un’enorme mutamento politico ed Parco del Cavallo, Incrocio, Prolungamento della Strada e Casa Bianca, dove sono state identificate economico. L’unica sopravvivenza rispetto all’età precedente è rappresentata dall’abitato di Rione le mura e i quartieri abitativi di età repubblicana, impostati sul precedente reticolo urbanistico. Dopo i Vecchio ad Amendolara (n. 0), testimoniata dal trasferimento della popolazione sul colle di S. Nicola saccheggi della città da parte di Spartaco (72 a.C.) e l’assedio di Sesto Pompeo (40 a.C.), la città (n. 56), creando un nuovo abitato. Le importanti testimonianze di questo nuovo centro, presso il quale attesta un rinnovamento urbanistico, proseguito in età augustea, in relazione alle nuove esigenze sorsero alcune necropoli (loc. Morgetta-Mangosa, n. 13, e Uomo Morto, n. 14) sono oggi tutelate da politiche e motivazioni ideologiche: sono restaurate le mura e le porta urbiche, e costruiti edifici di un vincolo archeologico. culto e a carattere pubblico. Nel I d.C. è testimoniata una nuova fase edilizia, con la costruzione di un teatro o un odeum, delle terme (nelle quali nel IV secolo è sistemata la sede episcopale) ed altri La città di Sibari (n. 60), fondata dai Greci achei nel 720 a.C., si sviluppa lungo la duna parallela alla edifici, che attestano la vita della città almeno fino al V secolo d.C. costa, posta tra lo sbocco di due fiumi, il Crati e il Sibari (che un tempo scorrevano a N e S della città), su una fertilissima piana, ricca di corsi d’acqua. I resti della città sono stati rinvenuti in una parte Per quanto riguarda la città nella sua caratterizzazione archeologica, i rinvenimenti si attestano in notevolmente inferiore rispetto all’estensione antica, e concentrati in particolare in loc. Stombi, dove è una complicata stratigrafia, in relazione all’avvicendamento delle tre città antiche, Copia (194 a.C.), stato messo alla luce un quartiere artigianale. Thurii (444/3 a.C.) e Sibari (720 a.C.). La loro identificazione si deve alle ricerche di U. Zanotto Bianco e soprattutto alle prospezioni dirette da C. M. Lerici (Fondazione Lerici) e F. G. Rainey Sibari, in breve tempo, divenne una delle città più ricche della Magna Grecia, proverbiale per la sua (University of Pennsylvania Museum of Archaeology and Anthropology), che confermarono e ricchezza, grazie alla produzione di grano, vino, olio e all’allevamento di bestiame (ovini, bovini, definirono ulteriormente la zona urbanizzata in età antica. In seguito la zona è stata oggetto di cavalli), raggiungendo uno sviluppo rapidissimo: già nel VII secolo, si espanse sulle coste tirreniche ricerche promosse soprattutto dalla Soprintendenza Archeologica della Calabria, che (dove dedusse le due colonie di Laos e Skydros) fino a Poseidonia ; e sulla costa ionica, distruggendo la vicina Siris e fondando Metaponto. Coniò le prime monete della Magna Grecia grazie alla Gli scavi hanno messo in luce cinque principali cantieri per 5 ha (una minima parte rispetto ai 50 ha disponibilità di argento della Sila. Le fonti antiche, confermate dalle evidenze archeologiche, narrano della zona urbanizzata): A Parco del Cavallo sono visibili i resti appartenenti alle tre città la totale distruzione nel 510 a.C. nel corso della quale fu deviato sulla città il corso del Crati (Strab. VI, sovrapposte. Della città romana si conservano case private repubblicane e di età imperiale ed edifici pubblici di età imperiale: un teatro che riutilizza un grande emiciclo di una casa privata del I sec. ______ANAS S.p.A. Direzione Centrale Programmazione e Progettazione 138

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a.C., un tempio, un edificio termale pubblico (dove nel IV secolo d.C. è collocato un complesso Per quanto riguarda il territorio, fino al II d.C. si assiste ad un proliferare di ville rustiche attorno alla episcopale), una piazza con fontana, edifici tutti databili al I sec. d.C. Dell’epoca della fondazione colonia, a cui corrisponde un periodo di incremento economico dovuto a un’intensa produzione Thurii sono stati messi in luce i quartieri abitativi della città con le relative strade, secondo un agricola particolarmente sviluppata nella pianura e nelle colline. Testimonianze si possono vedere orientamento seguito dalla successiva città romana. Alcuni sondaggi hanno raggiunto il livello della nelle ville rinvenute nell’area (tra cui l’insediamento n. 51, in loc. Celogreco, intercettata dal tracciato più antica colonia di Sibari, individuando un muro in blocchi di pietra e un pozzo, con numeroso in progetto e superata in galleria, senza incidere sul giacimento archeologico) e nell’impianto materiale ceramico. Nello scavo in Loc. Incrocio, sono stati messi in luce un tratto di basolata e parte produttivo di pece (n. 15), probabilmente collegato a un piccolo scalo commerciale. Le fonti citano la del muro di cinta della colonia romana. In Loc. Prolungamento della Strada è visibile l’andamento coltivazione della vite (Strab. VI, 1, 14; Plin. N.H., XIV, 8, 89), dell’ulivo, della cerealicoltura (Varr., della strada verso il mare e i relativi quartieri privati della città romana; nella zona fu anche rinvenuto R.r., 1, 4) e della pesca, svolta dalle stesse ville poste lungo la costa (nota era la produzione di muria un magazzino di anfore databili tra il III e il IV sec. d.C. o salamoia di tonno, v. Plinio N.H., XIV, 94).

Furono eseguiti sondaggi che hanno rilevato edifici del V sec. a.C., fino al livello più antico Anche l’allevamento è praticato nella zona, essendo una delle forme economiche naturali del testimoniato da materiali di VII sec. a.C. In Loc. Casa Bianca è attestata un residuo della antica territorio. Questa attività, appoggiata dalla politica di Roma, prosegue con profitto fino in età tardo- laguna resa abitabile e costruita solo a partire dalla colonizzazione di Thurii (V sec. a.C.); qui è stato imperiale, come attesta l’importazione a Roma di carne di maiale dalla Calabria (Cod. Theod XI, 28, rinvenuta una zona quadrangolare con numerose strutture connesse con il porto, ma la cui 7). interpretazione è ancora dibattuta. In età romana fu rialzata (I sec. d.C.) e lungo l’asse viario furono La viabilità era caratterizzata da una strada litoranea (via publica) che collegava l’area centrale della costruite edifici sepolcrali. In questa località sono state anche messe in luce tratti della fortificazioni Puglia a quella della Basilicata e della Calabria, da cui si dipartivano verso l’interno le strade che della colonia di Copia con bastioni a pianta quadrangolare. Presso le mura tra il II e il III secolo d.C. si attraversando l’Appennino calabro raggiungevano la costa tirrenica. Lungo la via litoranea l’Itinerario sviluppò due necropoli con tombe alla cappuccina e poveri corredi, che testimonia l’allontanamento Antonino colloca la Statio ad Vicesimum (cioè al 20° miglio da Thurii), da identificarsi con le due aree della linea di costa e il conseguente abbandono della funzione commerciale della zona. Il cantiere poste in Loc. Lista e Annunziata (nn. 9 e 23), dove sono visibili numerose strutture databili nella Stombi costituiva la periferia settentrionale della città di Sibari, a nord della quale scorreva il fiume piena e tarda età imperiale (v. Allegato B). Tali rinvenimenti, ai quali si è attribuito un vincolo Sybaris, l’attuale Coscile (il cui corso è nel tempo mutato). archeologico, non sono stati ancora oggetto né di approfondite ricerche archeologiche, né di Dai materiali rinvenuti dagli scavi, la zona scavata risulta frequentata già dalla prima generazione dei campagne scientifiche di scavo, né di rilievo grafico. coloni (fine dell’VIII sec. a.C.), ma appare urbanizzata solo nel corso del VII sec e nel VI sec. a.C. Qui Le notizie raccolte derivano da ciò che è stato possibile analizzare dall’esame delle strutture visibili sono stati messi in luce quartieri abitati, a giudicare dalla grande quantità di fornaci e contenitori di sul terreno e nella fotografia area, dalle notizie fino ad oggi pubblicate e dalle informazioni derrate, da una classe omogenea di agricoltori e ceramisti. Le case sono costruite con fondazioni in cortesemente date dalla Soprintendenza. I rinvenimenti delle due località si caratterizzano per la ciottoli di fiume a secco, alzato in mattoni crudi con superficie intonacata con un tetto a doppio diversa funzione : in Loc. Annunziata (n. 9), si tratta di un gruppo di strutture strettamente collegate spiovente coperto da tegole e coppi pentagonali, pavimentati da battuti. Vi erano numerosi pozzi con l’impianto di approvvigionamento idrico della statio; l’altro, in Loc. Lista, più cospicuo, formati da cilindri sovrapposti che raggiungevano la falda acquifera. corrisponde ad una parte della statio. In Loc. Annunziata (n. 9) si conserva una camera di manovra Il continuo reimpiego è giustificato dalla scarsità di pietra della regione. Le case sono fondate sul tetto (castellum aquae) (n. 9a) pertinente all’acquedotto che forniva acqua alla Statio proveniente da della paleoduna sabbiosa entro una trincea nella quale era versata di ciottoli a formare lo zoccolo Amendolara. La camera di manovra è costituita da un grande serbatoio circolare in opera degli alzati. Nel quartiere è stato localizzato un luogo di culto attestato da una lamina d’argento cementizia, foderato in cocciopesto con numerose uscite. A est di questa, sono una serie di piccoli pertinente a una veste votiva o statua di culto. muri (n. 9b) costruiti con la stessa tecnica castellum aquae, in parte inglobati nella cappella

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medievale. In Loc. Lista, si conservano numerose strutture, fra cui un complesso con vani riscaldati agglomerati urbani si situeranno progressivamente sulle alture (300-500 m s.l.m.), difese da ripidi con ipocausto (forse un edificio termale). Dalle descrizioni riportate nelle relazioni conservate pendii o dirupi e distanti dalla costa. all’Archivio della Soprintendenza della Calabria, il nucleo principale, oggi vincolato, risulta composto Amendolara conserva resti di fortificazioni di questo periodo (n. 30), la più antica del territorio. come segue: (n. 9a), (n. 9b), una strutture quadrangolari in opera cementizia simile a quella osservata in quelle conservate in Loc. Annunziata (n. 23) con funzione idraulica; (n. 23c) una serie di muri La disgregazione interna del principato longobardo di Benevento nella prima metà dell’XI secolo rettilinei che formano vani rettangolari in opera cementizia; (n. 23d) una serie di muri reimpiegati nelle permise nella valle del Crati le incursioni e le devastazioni saracene. Il processo di spopolamento fu strutture moderne, eseguiti nella stessa tecnica di a), b), c); (n. 23e) un tratto di canale per l’adduzione fermato dall’arrivo dei Normanni, intorno alla metà dell’XI secolo, che favorirono la ristrutturazione dell’acqua connesso con una cisterna originariamente coperta a volta; (n. 23f) due muri eseguiti nella degli abitati con l’introduzione del feudo e la signoria castellana. In questo periodo sono attestate le consueta tecnica; (n. 23g), (n. 23h) resti di strutture alcune delle quali con arcate, forse pertinenti ad prime testimonianze del borgo di Trebisacce (n. 41) e i rifacimenti del castello di Amendolara (n. 30). un portico, eseguite in opera cementizia con scapoli in grossi ciottoli di fiume. Dalla ricognizione diretta nell’area si rinvengono anche frammenti di colonna, macine, ceramica tardo romana, frammenti La stabilità e vitalità del periodo normanno non è alterato topograficamente dall’arrivo degli Svevi nel vitrei, monete di età imperiale, brani di pavimenti, tra cui uno in cocciopesto con ciottoli marini neri. territorio. Per volere di Federico II si fortificano l’abitato e il Castello di Roseto (n. 52 e 24), ai quali è affidata la più importante protezione del territorio. In prossimità dell’abitato, in loc. Barco, in un sito non più rintracciabile, è segnalata anche la presenza di una necropoli, distrutta da lavori agricoli (La Viola). Il tracciato in progetto non interferirà in questa Il successivo periodo di dominazione angina (Carlo d’Angiò sale al trono del regno di Sicilia nel larga zona (essendo attraversata in galleria), ad esclusione in un breve tratto nel braccio di raccordo 1266) corrisponde a un periodo di frammentazione di poteri in lotta: dalle notizie dei registri della con la strada di collegamento tra l’attuale SS 106 ionica e Amendolara. Qui sono comunque suggeriti Cancelleria angioina emerge un quadro di miseria e spopolamento. Nel territorio in esame, la difesa saggi archeologici di controllo (v. § Valutazione comparata del tracciato in rapporto al rischio è ancora focalizzata nel Castello di Roseto (n. 24). Con gli Aragonesi, eredi della grave crisi politica, archeologico). economica e demografica della Calabria, prende avvio un nuovo corso nella vita economica e sociale, e un primo formarsi della vita urbana con l’attività del ceto medio di professionisti, artigiani e Nel II secolo d.C. inizia il processo economico che porterà alla trasformazione latifondistica della mercanti, inseriti nella vita commerciale del Mediterraneo occidentale. regione. Molte ville sono abbandonate, e sorgono, e si potenziano, alcuni grandi complessi a carattere agricolo-residenziale, che costituiranno le dimore dei grandi proprietari della tarda romanità. Fino al VI Oltre ai centri già ricordati, sorti in precedenza, va menzionata Villapiana (n. 29) testimoniata nei secolo il territorio è ancora vitale e produttivo: le fonti antiche (Cassiod. Var., IX 31, 336-338) documenti a partire da questo secolo. Nel territorio, il latifondo diviene sede di un nuovo impegno per menzionano una notevole produzione di frumento, carne e vino, . la valorizzazione della terra e del centro di attività gestito dal feudatario. Fra i centri più ricchi e popolosi è ancora da segnalare Amendolara (n. 30), nella quale si installa una comunità Tuttavia, si tratta degli ultimi indizi di vitalità. Le guerre greco-gotiche e l’arrivo dei Longobardi, domenicana. provocarono l’abbandono delle città di Copia e della piana, con lo spoglio di materiale della città per la costruzione di alcuni abitati sulle colline. Nel complicatissimo frazionamento feudale del periodo aragonese, dominano nel territorio in esame i Sanseverino, promotori delle maggiori opere edilizie dell’epoca. Nel XVI secolo, va segnalato, infine, Nella prima metà dell’VIII il territorio cade definitivamente nelle mani dei Longobardi: la piana divenne la visita di Carlo V in Calabria (1535), finalizzata a sancire con la sua presenza l’affermarsi della un’area deserta e il vescovato di Copia-Thurii scomparve, iniziando da questo momento una crisi monarchia sui feudatari locali, e alla verifica del sistema di fortezze lungo la costa tirrenica, per la economica e demografica. Per questi motivi, in aggiunta a quelli di ordine climatico (impaludamento difesa contro gli attacchi delle piraterie turche. Il sopralluogo, che convincerà Carlo V ad da alterato regime di corsi d’acqua) e geografico (spostamento della linea di costa), i nuovi ammodernare tutto il sistema, porterà al potenziamento della difesa con le torri costiere di Albidona (n. 27), (n. 40), della Guardia (n. 124) e Capo Spulico (n. 24). ______ANAS S.p.A. Direzione Centrale Programmazione e Progettazione 140

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8.1.3 Lista Allegati

Allegato A:

Loc. Broglio di Trebisacce (n. 4). Siti indagati dalle campagne di scavo (da AA.VV., Broglio Trebisacce 1990-1994. Elementi e problemi nuovi dalle recenti campagne di scavo, Sovera Mannella, 11)

Allegato B:

Loc. Lista (n. 9) e Annunziata (n. 23).

1. schizzo generale delle evidenze archeologiche della Statio Ad Vigesimum (da V. La viola, Magna Grascia 1-2, VII (1972), 7)

2. Planimetria del serbatoio circolare in Loc. Lista (n. 9,a) (da A. Tucci, Magna Grascia 5-6, XXII (1987)

3. Strutture archeologiche rinvenute in Loc. Annunziata (n. 23) (da A. Tucci, Magna Grascia 7-8, XXII (1987)

Allegato C:

Sibari (n. 60) (da E. Greco, S. Luppino et all., AION n.s. 6 (1999), 116 ss.).

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8.1.4 Il sistema della mobilità nell’ambito del territorio regionale La riorganizzazione del sistema di trasporto a rete, rappresenta la condizione base per una trasformazione razionale del territorio. L’area compresa tra il comune di Roseto Capo Spulico (Nord) e Cassano allo Jonio (Sud) è servita dagli assi viari della SS 106 jonica e SS. 106 radd. di distribuzione longitudinale, e dalla SS 481, della Strutturalmente la gerarchia funzionale dei trasporti nell’area studiata può essere come di seguito SS. 92 e dalla SS. 534 di collegamento trasversale. sintetizzata:

Tali infrastrutture stradali sono fortemente influenzate dalla morfologia del territorio e dalle criticità  Corridoio autostradale A3 causate dalle ridotte sezioni stradali e, in alcuni casi, dalle condizioni del traffico. Ne consegue che la dotazione di strade dell’area di studio (autostrada, strade statali di interesse nazionale, strade statali  Strada statale n°106 e 106 radd. di interesse locale), malgrado l’estensione delle stesse, non garantisce una adeguata accessibilità a  Strada statale n°534 vaste aree del territorio.  Strada statale n°92 In questo quadro sostanzialmente deficitario, un grande ruolo all’interno della rada maglia infrastrutturale è giocato dalla SS. 534, asse di scambio tra la SS. 106 del versante jonico e la A3  Strada statale n°481 Salerno-Reggio Calabria arteria del versante tirrenico.

Questo sistema di viabilità ha generato nel tempo una via mista, ma privilegiata, di comunicazione tra L’ammodernamento della SS. 106 Reggio Calabria, Taranto e l’A14 adriatica e ha contemporaneamente scaricato dal traffico sovralocale l’asse jonico della SS. 106 a sud di Sibari. Il Piano Regionale dei Trasporti, in relazione alle strategie di intervento indicate in precedenza, individua la seguente viabilità di grande comunicazione (rete di primo livello), destinata Date le caratteristiche orografiche, il sistema infrastrutturale della SS 106 percorre i territori costieri un prevalentemente ad assicurare l'inserimento della Calabria nel sistema viario nazionale, e tramite tempo caratterizzati solo da masserie e superfici agricole. Oggi questa presenza ha costituito piccole questo, in quello di livello europeo. presenze insediative, spesso di carattere stagionale (marine), che col tempo stanno diventando incompatibili con le attività residenziali. La piena funzionalità della rete stradale potrà aversi solo allorché si potrà pervenire al completamento delle reti tanto di primo quanto di secondo livello. A parte le tre statali sopra citate (SS. 534, 92 e 481) scarseggiano collegamenti trasversali di carattere sovralocale: gli altri collegamenti E-O infatti sono rappresentati da strade comunali di collegamento tra L’opera in esame intende realizzare un modello a rete della mobilità regionale (dall’A3 attraverso la i comuni e le proprie marine. SS. 534 fino al nodo di Taranto con l’A14) senza gravare sui nuclei urbani e turistici della costa e sulle aree agricole produttive, soprattutto in vista di un appesantimento di utilizzazione verso sud Inoltre, la presenza delle fiumare e dei torrenti trasversali alla costa jonica costituisce una (ponte sullo stretto). Si inserisce nello schema della mobilità sopradescritto e interpreta la necessità discontinuità sul territorio solo raramente colmata dalla costruzione di viadotti di collegamento. di realizzare un asse di connessione stradale in grado di costituire la dorsale jonica di scambio tra il sistema tirrenico (A3 Salerno-Reggio Calabria) e quello adriatico (Taranto e A14). Alla scala nazionale l’adeguamento della SS. 106 jonica realizza un’opportuna interpretazione di quello che la logistica su vasta scala ha definito attraverso il Piano Generale dei Trasporti.

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Essa realizza diverse connessioni funzionali tra le quali: Il carattere maggiore è dato, quindi, dalle fiumare la cui vegetazione e l’alveo quasi sempre asciutto tratteggiano da Nord a Sud il territorio (torrente Raganello, Caldana, Satanasso, Avena, Starface, . l’accessibilità alla rete autostradale A14; Ferro).

. la connessione con le realtà locali; Sono presenti nel territorio caratteristiche formazioni geologiche definite “terrazzi marini” - morfologie

. di destinare la vecchia SS. 106 a distribuzione locale e di sviluppo turistico; dovute al fenomeno delle coste in emersione - a quote differenti che testimoniano l'innalzamento tettonico della costa. Queste emergenze sono fisicamente separate le une dalle altre dalle incisioni . superare le criticità della vecchia rete. prodotte dalle fiumare e dai torrenti, secondo un reticolo idrografico ortogonale alla linea di costa.

Tale sistema – come indicato dal Piano Regionale dei Trasporti - è ritenuto indispensabile per un riequilibrio nella distribuzione e razionalizzazione del sistema di trasporto sia alla scala regionale che nazionale e sovranazionale.

8.1.5 Emergenze paesaggistiche

La struttura morfologica di questa porzione di territorio calabrese rappresenta la caratteristica principale del paesaggio. Calanchi della Fiumara Avena I rilievi, quasi sempre separati da valloni, sono molto antichi e costituiti da formazioni rocciose in Il clima è mediterraneo nelle fascia costiera, con inverni miti e piovosi ed estati calde e asciutte. Le massima parte intrusive o sedimentarie, e i corsi d’acqua sono molto brevi e caratterizzati da un precipitazioni sono abbondanti nelle aree più elevate, specialmente in quelle del versante tirrenico, regime torrentizio. ma si riducono sensibilmente fino a valori modesti nelle pianure e nelle costiere cimose.

Lo sviluppo insediativo si è concentrato negli ultimi anni nelle aree pianeggianti vicine alla costa e al tracciato della SS 106 jonica, tuttavia sopravvivono i caratteristici nuclei urbani storici di mezza montagna dove – nel passato – questioni climatiche e di sicurezza hanno garantito più favorevoli condizioni di vita.

Fiumara Saraceno

Tranne il fiume Crati, tutti gli altri corsi d’acqua sono torrenti o fiumare caratterizzati da una iniziale pendenza dell’alveo che poi - una volta raggiunta la pianura - si interrompe producendo in alcuni casi fenomeni di erosione (“conoidi”) e strutture calanchive, e sono caratterizzati da alvei ciottolosi asciutti per gran parte dell’anno. Roseto Capo Spulico

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Lungo la costa si trovano i resti di antiche fasi storiche, corrispondenti alla colonizzazione greca pianeggianti. Le specie coltivate nei campi agricoli sono soprattutto granturco e riso; le risaie sono dell’VIII secolo a.C. e al periodo bizantino, quando la Calabria diventa un fortilizio contro le incursioni localizzate unicamente all’estremità meridionale dell’area di studio. dei saraceni che arrivano dal mare. Minore estensione ha invece la vegetazione della macchia mediterranea e quella forestale. Lembi di Fattori storici e geografici hanno garantito all’agricoltura un predominio nell’economia locale. Si macchia mediterranea si trovano nella zona collinare e talvolta anche in quella pianeggiante; spesso producono in prevalenza cereali, ortaggi, uva da vino, olive, olio d’oliva, agrumi (fra cui il bergamotto), penetrano all’interno degli oliveti e delle pinete aventi struttura più aperta. patate, barbabietole da zucchero. Un certo interesse ha lo sfruttamento del bosco, mentre la pesca e La vegetazione forestale, composta essenzialmente da boschi di pini mediterranei si trovano l’allevamento del bestiame hanno un’importanza secondaria. principalmente in corrispondenza delle fiumare, delle aree sommitali delle colline e sporadicamente L'attività dei corsi d’acqua alterna fasi erosive a fasi deposizionali, cosa che ha lasciato tracce evidenti anche in alcuni punti della zona pianeggiante. e caratteristiche rispettivamente nei terrazzi fluviali e nei prodotti alluvionali recenti che si trovano alle Infine, nell’area di progetto le aree urbane, pur non raggiungendo dimensioni notevoli, costituiscono quote più basse, deposti dal fiume durante gli episodi di piena, fino ai giorni nostri. tuttavia l’ecosistema a minor grado di naturalità. Il territorio oggetto di intervento risulta – quindi - caratterizzato dalle seguenti unità ecosistemiche: Le aree urbanizzate occupano una percentuale di territorio di circa il 15 % e si sviluppano  Fiumi; principalmente lungo la linea di costa - Trebisacce, Fosso del Castello, Roseto Marina - e nelle sue vicinanze - Villapiana, Roseto Capo Spulico - ma sempre in aree pianeggianti.  Boschi; Case sparse e piccoli insediamenti si individuano nei comuni di Cassano allo Jonio, di Albidona e  Aree agrarie; lungo la strada provinciale Cassano allo Jonio – Sibari.

 Aree urbane. 8.1.6 Analisi percettiva L’ecosistema dei fiumi comprende le numerose fiumare che solcano l’intera area di progetto, in Una particolare attenzione è stata posta all’analisi percettiva al fine di verificare le reali condizioni di direzione perpendicolare al tracciato dell’opera. In esso rientra, inoltre, anche il sistema dei canali di intervisibilità tra il corridoio interessato dall’intervento ed il territorio circostante, nonché la presenza bonifica e dei fossi, che nell’insieme forma una rete diffusa su ampie porzioni del territorio in esame, sul terreno di elementi lineari in grado di svolgere una funzione schermante, totale o parziale. soprattutto nelle zone pianeggianti. E’ evidente come il caso in esame, in considerazione della particolare morfologia del territorio Ma l’ecosistema gran lunga il più esteso (circa l’80 %) è quello costituito dalle aree agrarie, sistema attraversato e delle varie soluzioni tipologiche adottate dall’infrastruttura di progetto, determini la che include gli oliveti, i frutteti ed i seminativi che, nonostante un basso grado di naturalità, costituisce necessità dell’analisi percettiva allo scopo di verificare il livello di interferenza con il paesaggio tuttavia un valido filtro per mediare gli impatti dell’ecosistema urbano su quelli naturali. circostante.

La categoria di maggiore estensione è rappresentata da coltivazioni di olivo che sono l’elemento È chiaro che le condizioni geologiche – la presenza di alcune frane nel Comune di Roseto Capo caratterizzante l’intero paesaggio e si estendono dalla zona collinare a quella litoranea. Spulico - ed orografiche – frange collinari disposte a pettine rispetto alla pianura costiera – hanno in

Seguono per estensione i terreni occupati da frutteti (in massima parte agrumeti), che si trovano maniera quasi univoca dettato le regole e le condizioni per la nuova infrastruttura che alterna tratti in spesso insieme agli oliveti ed ai seminativi. Questi ultimi sono localizzati essenzialmente su superfici

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galleria a tratti a raso, mentre la tipologia del viadotto si trova ogni volta che il tracciato attraversa i 8.2.1 Aspetti paesaggistici e idrogeologici corsi d’acqua. La sensibilità di un contesto territoriale rispetto agli elementi formali e localizzativi di un intervento è L’analisi della struttura paesaggistica del territorio lungo il corridoio interessato dal progetto per l’intero in funzione sia delle caratteristiche storico ambientali dell’ambito in esame che della tipologia formale tratto ha, pertanto, evidenziato la presenza di specifiche sensibilità soprattutto nelle sezioni in viadotto della nuova struttura. da punti di vista particolari posti lungo la costa e lungo la SS. 106 esistente (cfr. Elab: E’ necessario quindi analizzare sia le valenze e le specificità (ambientali e percettive) di un LO716CD1301T00IA36AMBPL01-17B). determinato corridoio di inserimento che i rapporti che si instaurano tra tali peculiarità, il tracciato e Il tracciato, in questi tratti, rappresenta un elemento inevitabilmente “visibile”. Naturalmente le gli elementi costituenti l’intervento, al fine di arrivare alla massima integrazione e alla minima caratteristiche degli elementi che organizzano gli spazi al contorno, determinano le maggiori o minori interferenza con l’ambiente circostante. condizioni di intervisibilità. Se la qualità di un territorio è dovuta fondamentalmente alle relazioni che si instaurano, tra gli La maggiore visibilità dell’opera, dagli elementi di sorgente percettiva sia di tipo lineare (percorrenze elementi naturali (morfologia, geologia, idrologia, vegetazione, fauna) ed antropici (insediamenti, stradali) che puntuale (nuclei urbani e punti di visibilità dal mare), è stata quindi individuata nei tratti in trama agricola, visibilità preesistenze storiche archeologiche) che lo compongono, tale qualità cui la assenza di barriere visuali costituite da elementi vegetali ne evidenzia il passaggio. assume un valore paesaggistico tanto maggiore quanto più ampia è la possibilità di essere fruito visivamente. Per maggiori dettagli si rimanda all'elaborato dell'Analisi Percettiva su area vasta. Le caratteristiche formali e tipologiche degli interventi di trasformazione sono quindi le variabili

principali su cui poter operare, in fase di progettazione, al fine di un corretto inserimento delle opere 8.2 Aree sensibili d’arte nel paesaggio.

Relativamente alla componente in esame, le aree di influenza degli effetti - aree sensibili - coincidono La scelta dell’elemento tipologico più coerente con le caratteristiche del luogo deve essere il prodotto con le aree naturali, o che conservano comunque caratteri di naturalità, intercettate dal tracciato di una operazione di interrelazione tra caratteristiche tecniche, formali ed estetiche del manufatto in dell’infrastruttura in progetto e dalle aree che ospiteranno gli innesti con le infrastrutture sovralocali funzione delle peculiarità del paesaggio in cui dovrà essere inserita l’opera. soprattutto nel loro impatto con gli insediamenti e con la viabilità locale. Nel caso specifico di un’infrastruttura di livello territoriale, la scelta di realizzare tratti in viadotto, a In particolare è quindi da segnalare la sensibilità – paesaggistica e idrogeologica – dei tratti in viadotto raso piuttosto che in rilevato, dovrà perseguire sì obiettivi prettamente funzionali e tecnologici, ma di scavalco degli ambiti fluviali, e soprattutto della sensibilità apportata dagli svincoli presenti nell’area anche di inserimento e compatibilità con le componenti paesaggistiche e percettive del territorio. della fiumara Saraceno e del torrente Ferro. Un particolare aspetto dell’impatto sul paesaggio può essere attribuito alla presenza dei mezzi e del Sono, inoltre, da considerare sensibili: traffico che nel tempo, connoterà l’ambiente del corridoio.

. l'area archeologica di Broglio presso il comune di Trebisacce e quella di Amendolara,

. le aree agricole a uliveti e frutteti.

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Per quanto riguarda l’inserimento e l’impatto ambientale dell’opera nel paesaggio sono state realizzate delle fotoricostruzioni, che il progetto ha utilizzato come strumento di verifica (Cfr. LO716CDT00IA30AMBRN01-11B).

Non si riscontrano sensibilità dovute all’interferenza funzionale e/o ambientale con i centri urbani, essendo il corridoio infrastrutturale esterno agli stessi. È possibile, tuttavia, che da tali centri, in alcuni particolari punti, possa essere visibile la nuova strada e che questa possa alterare panorami preesistenti.

8.3 Effetti previsti in fase di costruzione

8.3.1 Alterazione dei sistemi paesaggistici Frutteto lungo il torrente Raganello Un particolare aspetto dell’impatto sul paesaggio può essere attribuito alla presenza dei cantieri che, L’assetto del territorio in esame, caratterizzato da bacini percettivi frequenti ma ristretti, risulta meno con l’occupazione nel tempo, connoterà in maniera senz’altro notevole l’ambiente del corridoio sensibile anche ad effetti di questa natura in sé eclatanti. interessato. Le interferenze indotte dalle opere in programma possono manifestarsi sul paesaggio sia sotto L’assetto del territorio in esame, caratterizzato da bacini percettivi frequenti anche se piccoli, risulta l’aspetto dell’intrusione visiva e dell’alterazione dei bacini visuali, che dal punto di vista dell’alterazione sensibile agli effetti derivanti dalla fase di costruzione. della configurazione e degli elementi di pregio caratterizzanti il territorio. Le interferenze indotte dalle opere in programma si manifestano sul paesaggio sia sotto l’aspetto L’analisi comparata del tracciato di progetto e delle caratteristiche paesaggistiche del territorio, dovrà dell’intrusione visiva e dell’alterazione dei bacini visuali, che dal punto di vista dell’interruzione della portare alla definizione di specifici interventi di mitigazione sia relativamente alle opere - quindi per gli continuità ecologica all’interno dell’area. aspetti di contenimento dei livelli di intrusione visiva - e sia per il mantenimento e riqualificazione degli elementi e delle configurazioni caratteristiche del territorio e che ne definiscono vincolo, naturalmente Una opportuna scansione e programmazione del cantiere in sezioni successive contribuirà ad nel rispetto delle condizioni di sicurezza e funzionalità dell’infrastruttura. attenuare gli effetti sull’intero corridoio.

Ciononostante, la presenza delle aree archeologiche di Sibari, di Broglio e di Amendolara hanno in Queste sezioni dovranno essere organizzate con la doppia finalità: di non interferire con la struttura maniera univoca dettato la condizione di utilizzare una tipologia a galleria per non interferire con e la funzionalità dell’ambito in cui si collocano (soprattutto di non interferire con la viabilità ordinaria), eventuali quote archeologiche. ma anche di permettere la capacità di recupero dello stato originario dei luoghi o di trasformazione di questi stessi se inseriti in una organico e coerente disegno. I vincoli rappresentano, così, uno degli elementi di progetto dell’infrastruttura, ed è evidente, quindi, come nel caso in esame, in considerazione della particolare morfologia del territorio attraversato La scelta delle possibili aree di impianto dei cantieri principali è stata comunque effettuata in base ai questa tipologia supera il problema di interferenza visiva con il paesaggio circostante. consueti criteri logistico-funzionali inseguendo l’intento di ridurre il più possibile l’impatto di questa fase sull’ambiente circostante le aree di lavorazione.

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Data l’estensione del cantiere e la localizzazione periferica rispetto alle aree più urbanizzate, l’impatto 8.3.2 Alterazione della percezione paesaggistica maggiore è prevedibile proprio sulla rete stradale esistente in termini di funzionalità e di inquinamento La presenza dei cantieri comporta un precisa connotazione del paesaggio dovuto soprattutto alla dovuto all’incremento dei veicoli. presenza non solo delle aree di stretta pertinenza, ma anche di quella dei campi base provvisori, Il cantiere, pertanto, è stato progettato con l’obiettivo prioritario di minimizzare il traffico di mezzi della viabilità di servizio e delle opere di installazione degli impianti, che richiedono generalmente d’opera sulla rete stradale esistente. spianamenti, sbancamenti, scavi a sezione ristretta per reti infrastrutturali ecc.

A tale scopo è stato previsto un sistema logistica e viabilità dedicata all’attività del cantiere che si Come sopra evidenziato l’individuazione delle possibili aree di impianto dei cantieri principali è stata sviluppa lungo l’asse della nuova strada. comunque effettuata perseguendo l’obiettivo di ridurre il più possibile l’impatto di questa fase sull’ambiente circostante l’infrastruttura, e cioè sono state situate sulle aree interessate da categorie I lavori si svilupperanno attraverso l’organizzazione di due impianti fissi di cantiere posti in asse al vegetazionali di minore qualità ambientale (minore naturalità, minore sensibilità, ecc.), evitando tracciato, base Sud e base Nord, la cui logistica generale è stata studiata perché siano il più possibile comunque interventi sul terreno e sulla vegetazione non previsti nel progetto esecutivo. autosufficienti. L’impianto del cantiere comporta soprattutto problemi di interferenza visiva che possono essere L’impianto Sud è situato nel comune di Cassano allo Ionio, in prossimità del torrente Satanasso, e il attenuati attraverso la predisposizione di elementi naturali (siepi di specie arbustive autoctone a Nord è collocato in corrispondenza del torrente Ferro. rapido accrescimento) o artificiali (pannelli permeabili od opachi di mascheramento) che permettono il mascheramento delle aree di lavorazione. I due impianti si ritengono autosufficienti sotto tutti gli aspetti del processo produttivo, principalmente sotto l’aspetto degli impianti di produzione dei conglomerati (bituminosi e cementiti) nonché per Gli interventi di mitigazione riguarderanno principalmente la fase di costruzione e consisteranno quanto concerne la gestione delle materie. nell’adozione delle seguenti modalità operative:

Le più evidenti alterazioni visive e strutturali del paesaggio a causa delle operazioni di costruzione, . saranno particolarmente curati l’allontanamento dei residui e sfridi di lavorazione, imballaggi sono prevedibili in corrispondenza dei bacini percettivi che si aprono dalla costa verso l’interno in dei materiali, contenitori vari; prossimità dei lavori di realizzazione dei viadotti e delle gallerie (soprattutto per gli ingombranti depositi dello smarino), mentre si segnalano possibili interferenze funzionali dovute alla presenza dei . saranno adottati accorgimenti per evitare lo sversamento sul terreno di oli, combustibili, mezzi per le lavorazioni lungo i tratti di statale jonica oggi immersi negli abitati. vernici, prodotti chimici in genere;

Un altro tipo di impatto che accompagna in maniera caratteristica la fase di cantiere è rappresentato . dovranno essere previsti la conservazione del primo strato di terreno rimosso nei lavori di dall’introduzione di specie vegetali estranee alla flora locale. Si tratta di specie cosmopolite che sbancamento e movimento terra, particolarmente ricco di semi, radici, rizomi, microrganismi normalmente (prima della fase di cantiere) non rientrano nella flora tipica del territorio, oppure sono decompositori, larve, invertebrati, nonché il successivo riutilizzo nei lavori di mitigazione e presenti in misura molto minore. ripristino naturalistico.

L’eliminazione della copertura vegetale, l’alterazione della composizione e della struttura delle Una opportuna programmazione temporale degli interventi di realizzazione dell’opera - inoltre - fitocenosi, la massiccia frequentazione antropica legata proprio alle attività di cantiere sono tutti fattori elaborata anche in funzione di parametri naturalistici, individuando il periodo di minore impatto per le che creano condizioni ambientali favorevoli all’ingresso e alla rapida affermazione delle specie categorie vegetazionali maggiormente sensibili (vegetazione delle fiumare e vegetazione ripariale vegetali sopra citate, che hanno spiccate capacità di colonizzazione e buone capacità competitive. igrofila).

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Il ripristino delle aree di cantiere e dei percorsi d’opera successivamente alla realizzazione dell’opera, Rispetto a tali emergenze, è proprio in fase di cantiere che si potranno verificare possibili disagi sarà quindi semplice in quanto gli eventuali impatti saranno comunque facilmente reversibili, e costituiti soprattutto dal disturbo percettivo e dall’interruzione, durante questa fase, dei collegamenti prevedrà il ripristino tutte le zone che hanno subito delle alterazioni in seguito alla costruzione che ne garantiscono la fruizione. dell’opera, come i piazzali di deposito, movimento e lavorazione terra, le strade per il movimento dei Tuttavia, mentre per le emergenze costituite dalle Torri e dai Centri Storici il tracciato prescelto – e mezzi d’opera, le aree di accumulo temporaneo di rifiuti. quindi il relativo cantiere - risulta abbastanza lontano, per le emergenze archeologiche e In generale le tipologie di intervento riguarderanno il ripristino agricolo per le aree destinate all’attività monumentali circoscritte nelle aree perimetrate dalla Soprintendenza di Broglio di Trebisacce e di agricola ed il ripristino forestale per quelle occupate da formazioni vegetali di tipo naturale o Amendolara il tracciato risulta coincidente planimentricamente ma non altimetricamente. seminaturale. Per quest’ultima tipologia sono stati individuati due moduli di impianto, ciascuno legato Lo studio della soluzione tipologica della galleria risolve - infatti - definitivamente la conflittualità tra alle specificità ambientali dei contesti interessati alle attività di cantiere. in particolare un modulo tali elementi. riguarda il ripristino forestale in contesto collinare, l’alro il ripristino in ambito di fiumara o in presenza di pineta. 8.3.4 Interferenze con il sistema della mobilità Sarà necessario utilizzare il terreno di scotico (top soil) precedentemente asportato nei lavori di Come già detto, l’organizzazione e la programmazione del cantiere è stata concepita in modo tale da sbancamento e movimento terra far sì che tutto il traffico dei mezzi adibiti al trasporto delle materie si sviluppi unicamente nelle piste Al fine di ridurre il tempo di permanenza dell'impatto gli interventi di mitigazione e compensazione allineate lungo l’asse del cantiere, evitando il transito nella rete viaria esistente. avverranno non appena completati i lavori stradali principali. L’accesso ai cantieri principali e minori avviene generalmente attraverso vie secondarie che, solo per In particolare gli inerbimenti delle scarpate saranno realizzati immediatamente dopo la configurazione brevi ma necessari collegamenti, sfociano sulla SS106 jonica attuale. delle stesse, in maniera proteggere la superficie e limitare l’erosione superficiale dovuta al dilavamento delle acque meteoriche, le fasce di vegetazione ed i filari, non interferenti con la viabilità I due impianti base - impianto Sud e Nord - per un primo periodo di tempo non saranno direttamente provvisoria di cantiere, saranno realizzati a ultimazione delle opere strutturali. In generale gli interventi collegati dalle piste d’asse a causa della presenza di gallerie lungo il tracciato; gli scambi tra i due di mitigazione saranno avviati appena disponibili le aree, anticipando quanto possibile la “macrofronti” produttivi avverranno attraverso la viabilità esistente sino all’avvenuto sfondamento piantumazione per anticipare ed ottimizzare i benefici, in termini paesaggistici e di miglioramento della della galleria “Schiavi” che rappresenta il punto di incontro. A partire da tale evento la circolazione qualità ambientale, apprezzabili normalmente dopo alcuni anni dall’impianto. dei mezzi d’opera lungo le strade esistenti in esercizio sarà nulla: rimarrà il solo traffico di approvvigionamento del materiali da costruzione che accede alle due aree di cantiere principali. 8.3.3 Danneggiamento delle emergenze antropiche In ogni caso, l’organizzazione e la programmazione del cantiere è stata concepita in modo tale da far All’interno dell’area di intervento sono presenti alcune emergenze antropiche, importanti sì che tutto il traffico dei mezzi adibiti al trasporto delle materie si sviluppi unicamente nelle piste testimonianze della storia di questa antica porzione di territorio (l’area archeologica di Broglio, il centro allineate lungo l’asse del cantiere evitando il transito nella rete viaria esistente. storico di Trebisacce, l’area archeologica di Amendolara) e della sua attività difensiva (Torre Saraceno a Villapiana, Torre Albidona, Casello di Roseto Capo Spulico).

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8.3.5 Rischio archeologico In gran parte occupata dal bacino della fiumara Saraceno, l’area sembra presentare un livello apprezzabile di rischio solo in corrispondenza dell’importante sito preistorico di Broglio di Trebisacce, Le valutazioni relative ai diversi potenziali archeologici stimati, sono illustrate graficamente nei prossimo all’entrata in galleria naturale prevista dal progetto (galleria Trebisacce Sud). A ridosso seguenti elaborati: dell’abitato antico, sul versante ripido interessato dall’imbocco della galleria, potrebbero insistere

LO716C D 1301 T00 SG00 ARC CT 09 A Carta del potenziale archeologico (Rischio) - Tavola 1/8 lembi di depositi in giacitura secondaria, prodotti dalle attività insediative a monte.

LO716C D 1301 T00 SG00 ARC CT 10 A Carta del potenziale archeologico (Rischio) - Tavola 2/8 Inoltre, la ricognizione ha permesso di delimitare alcune aree (com. Trebisacce, loc. Piano San

LO716C D 1301 T00 SG00 ARC CT 11 A Carta del potenziale archeologico (Rischio) - Tavola 3/8 Martino, loc. Trivolo) nelle quale l’abbondanza e i caratteri dei materiali osservati in superficie indicano la probabile presenza di una necropoli e di alcuni insediamenti rurali. LO716C D 1301 T00 SG00 ARC CT 12 A Carta del potenziale archeologico (Rischio) - Tavola 4/8

LO716C D 1301 T00 SG00 ARC CT 13 A Carta del potenziale archeologico (Rischio) - Tavola 5/8 Tra i torrenti Straface e Arena il tracciato, come nelle zone limitrofe, interessa terrazzi marini

LO716C D 1301 T00 SG00 ARC CT 14 B Carta del potenziale archeologico (Rischio) - Tavola 6/8 articolati qui su almeno tre ordini e separati dal reticolo idrografico che espone i precedenti depositi marnosi del pleistocene antico. A rischio sono quindi anche qui i terrazzi con lieve acclività, come LO716C D 1301 T00 SG00 ARC CT 15 B Carta del potenziale archeologico (Rischio) - Tavola 7/8 confermano numerosi indicatori presenti in località Stellitano, Posetrino e Celogreco. LO716C D 1301 T00 SG00 ARC CT 16 B Carta del potenziale archeologico (Rischio) - Tavola 8/8 Come per le aree limitrofe, le presenze tendono a concentrarsi sui depositi marini pleistocenici che

da Amendolara alla costa si articolano su cinque ordini di terrazzi, mentre risultano rari i ritrovamenti Possiamo riassumere, se non si considerano i contesti relativi a Sibari, Thurii e Copia, la pianura della in corrispondenza dei depositi marnosi con pronunciata acclività e sui fondovalle. Sibaritide è praticamente inesplorata dal punto di vista archeologico e la stima di possibili orizzonti Il massimo potenziale archeologico è stato attribuito a diverse aree circoscritte in base alla antichi a profondità variabili tra sei e dieci metri è una condizione evidente dell’impossibilità di convergenza di dati raccolti in ricognizione e segnali desunti dalle foto aeree. individuare con la ricognizione o con le foto eventuali siti sepolti. In prossimità del tracciato sono segnalate solo due presenze: si tratta di un contesto abitativo di età greca o romana, annesso forse Quest’ultimi sono particolarmente diffusi in forma di chiazze subcircolari e tracce lineari solo in parte ad una necropoli e di alcuni frammenti ceramici di cui non si conosce la provenienza originaria perché riconducibili a interventi recenti. Tali aree, corrispondenti a pianori e lievi pendii su formazioni osservati tra la ghiaia di un vialetto. Anche se è probabile la presenza di un tessuto insediativo antico, pleistoceniche marine, ricadenti ad Amendolara, loc. Fosso della Donna, loc. Morgetta e Occhio soprattutto d’età classica, non ci sono indizi al momento per ipotizzarne dimensioni e localizzazione. Petroso, sono interessate in prevalenza da ritrovamenti preprotostorici.

Tra i torrenti Satanasso e Saraceno non sono note presenze archeologiche da bibliografia o da I versanti a prossimi a Roseto Capo Spulico comprendono alternanze di argille marnose con calcari archivio e anche la ricognizione ha dato esiti totalmente negativi. In corrispondenza del conoide di e calcari marnosi su cui si impostano depositi marini di sabbie terrazzati su più ordini, diffusamente deiezione della fiumara Satanasso inoltre, non si hanno dati geomorfologici sufficientemente erosi. La frammentarietà delle formazioni geologiche, particolarmente soggette in quest’area a forte dettagliati per stimare gli effetti dell’erosione e degli apporti sedimentari su un possibile paesaggio azione erosiva e massicci movimenti di frana, umita alla mancanza di segnalazioni sulla presenza di archeologico. contesti archeologici, fa ritenere poco probabile l’impatto con testimonianze sepolte per la maggior parte delle aree interessate dal progetto. L’unico aspetto considerato nell’attribuzione del livello di rischio è la posizione offerta dai pianori sommitali posti più a nord, che forniscono un modello di riferimento per l’intensa e prolungata attività insediativa che ha origini nella preistoria.

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8.4 Effetti previsti in fase di esercizio tratto più a nord che corre attraverso un sistema collinare e quindi presenta grandi porzioni di tracciato in galleria. Le maggiori criticità derivanti dalla messa in funzione della nuova SS. 106 sono rappresentate Mentre le interferenze con gli ambiti agricoli - data l’organizzazione del sistema agricolo basata su essenzialmente dagli impatti sull’uso e sulla percezione del territorio. un razionale schema di bonifica - sono naturalmente assorbibili all’interno della struttura morfologica È possibile riassumere tali interferenze in tre famiglie: esistente, quello con il sistema fluviale rappresentano impatti difficilmente mitigabili nell’ottica della riproposizione di immagini ormai consolidate. . interferenze con l’uso agricolo: Essi rappresenteranno quindi situazioni di necessaria e possibile integrazione tra la presenza di aspetto che include le attività di uso agricolo, e quindi produttivo, delle aree di pianura della Piana di infrastrutture di trasporto e collegamento con le peculiari valenze paesaggistiche dell’area. Sibari ma anche quelle relative alle aree occupate da frutteti ed uliveti; A tale proposito va detto che il tracciato dell’infrastruttura attraversa le zone degli oliveti . impatto sul paesaggio: principalmente in galleria, quindi senza determinare gravi impatti sulla vegetazione. Dunque non si rendono necessari interventi di compensazione. che occupa sia gli aspetti naturalistici in senso stretto, anche relativi alla presenza di aree di particolare pregio come l’area umida della foce de Crati e quella calanchiva del torrente Straface e Tuttavia, il tracciato interesserà la vegetazione delle fiumare e quella ripariale igrofila degli argini di delle Gole del Raganello, sia quelli relativi al paesaggio più in generale, così come trasformato dallo fossi e canali, per i quali casi, invece, è previsto un intervento di ripristino. stesso uso agricolo. Il tracciato dell’opera interseca numerosi corsi d’acqua che, sebbene sulla carta topografica sono L’agricoltura qui, come altrove, ha sottratto al paesaggio i connotati naturalistici introducendo un indicati come torrenti, hanno soprattutto nel tratto terminale-pianeggiante del proprio corso, il tipico valore nuovo ma consolidato all’interno di questo concetto: quello del “paesaggio agrario”. aspetto delle fiumare. Procedendo da Sud verso Nord si incontrano: Raganello, Satanasso, Saraceno, Pagliaro, Avena, Straface e Ferro. Due di queste sono individuate come Siti di Importanza . Interferenze col reticolo idrografico: Comunitaria (SIC), ai sensi della Direttiva “Habitat” 92/43/CEE, ovvero sono state riconosciute come tale interferenza deve determinare la tipologia e la scelta strutturale dell'opera vista sotto l'aspetto del aree naturalistiche di valore europeo, funzionali alla conservazione della biodiversità comunitaria: rischio idraulico e dell'assetto idrogeologico. • SIC Fiumara Saraceno (Codice Natura 2000: IT9310042);

8.4.1 Alterazione dei sistemi paesaggistici • SIC Fiumara Avena (Codice Natura 2000: IT9310043).

Il corridoio di inserimento del nuovo tracciato stradale attraversa un ambiente vario costituito da zone In considerazione della sensibilità e del valore di tali ambienti, la costruzione dei viadotti che agricole e aree arborate, ambiti fluviali e collinari. attraverseranno le fiumare dovrà minimizzare gli impatti legati soprattutto alla fase di cantiere.

La realizzazione della nuova SS. 106 è divisibile – in termini di impatti paesaggistici - in un primo tratto In secondo luogo si dovranno prevedere interventi di compensazione, che consisteranno nel (da Cassano allo Jonio a Villapiana) costruito - sostanzialmente - su una tipologia a raso e in viadotto miglioramento delle fasce di vegetazione ripariale, lungo le rive delle fiumare interessate dal per i singoli tratti di superamento della linea ferroviaria, del torrente Raganello, del Caldana, del passaggio dell’opera, in particolare la fiumara Saraceno e la fiumara Avena. Satanasso e soprattutto del Saraceno dove insieme al viadotto è presente uno svincolo e un secondo

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Gli interventi comprenderanno la messa a dimora delle specie erbacee, arbustive ed arboree che Questo moderno concetto, offre stimoli per porre le basi di progetti ambiziosi che possono condurre caratterizzano il popolamento vegetale autoctono delle fiumare, in primo luogo oleandro (Nerium ad una moderata porosità biologica dell'ambiente urbano. oleander) e tamerici (Tamarix gallica) lungo le sponde. Nella fascia più arretrata si ricorrerà anche In relazione agli impatti individuati, la realizzazione di interventi di mitigazione e compensazione all'impianto delle specie naturalmente insediate nell'area in questo contesto, quali il pino d'Aleppo sono diretti a minimizzare e controbilanciare gli effetti di tali impatti sulla componente paesaggistica (Pinus halepensis) e il lentisco (Pistacia lentiscus). e ambientale in senso più esteso. Per compensare la riduzione di naturalità degli alvei, nelle aree interferite dalla costruzione dell’opera Nella mitigazione rientrano tutti gli interventi, (strutturali e funzionali) già individuati per la infrastrutturale il PP prevede interventi di miglioramento ed ampliamento delle fasce di vegetazione vegetazione e la continuità degli ecosistemi, che tendono a ridurre e contenere l’entità gli effetti ripariale per una lunghezza pari a 150 m e con modulo di impianto di larghezza 5 m, su entrambe le negativi dell’opera sul contesto soprattutto naturale, sia in senso quantitativo che qualitativo. sponde.

Al fine di mitigare l’impatto visivo dell’opera, sono previste opportune alberature e siepi lungo alcuni Per conseguire una maggiore funzionalità della formazione vegetazionale si prevede, nel PD, di tratti dei margini laterali della strada. Schermando almeno in parte l’infrastruttura si otterrà anche aumentare l’ampiezza del modulo di impianto da 5 m a 12 m, favorendo così la formazione di una l’effetto di mantenere la percezione visuale del paesaggio agricolo, che caratterizza l’area di struttura vegetale più fitta e stratificata, che meglio si integra alla vegetazione esistente. progetto.

8.4.2 Alterazione della percezione paesaggistica Questo intervento produce contemporaneamente effetti positivi anche rispetto alla percezione

Per quanto riguarda il primo tratto (da Cassano allo Jonio a Villapiana) la tipologia pressoché a raso psicologica del rumore, inevitabilmente associata alla visione dell’opera stessa. determina una modifica sia sotto l’aspetto dell’intrusione visiva e dell’alterazione dei bacini visuali, che Per la realizzazione delle alberature e delle siepi, come previsto dettagliatamente nella pozione di dal punto di vista dell’alterazione della configurazione del territorio. Studio relativa alla vegetazione, saranno utilizzate specie autoctone tipiche dell’area mediterranea,

E’ quindi evidente l’intervisibilità dell’opera dal territorio circostante soltanto a tratti interrotta per la quali quercia castagnata (Quercus virgiliana), pino d’Aleppo (Pinus halepensis) come specie arboree presenza di elementi naturali (cespugli e arbusti) che assolvono alla funzione di barriera percettiva. e lentisco (Pistacia lentiscus), mirto (Myrtus communis), rosmarino (Rosmarinus officinalis), oleastro (Olea europaea var. sylvestris), ginestra comune (Spartium junceum) e cisto di Montpellier (Cistus L’analisi comparata del tracciato di progetto e delle caratteristiche paesaggistiche del territorio, ha monspeliensis) come specie arbustive. In particolare sarà prevista la piantagione di filari arborei determinato modifiche sostanziali sulla tipologia di tracciato soprattutto a livello altimetrico e monospecifici, utilizzati come elementi di “ricucitura del paesaggio”, posizionati, “strategicamente”, successivamente ha portato alla definizione di specifici interventi di mitigazione sia relativamente alle alla base dei rilevati stradali, in prossimità della rete idrica superficiale ed in corrispondenza dei opere d’arte, quindi per gli aspetti di contenimento dei livelli di intrusione visiva, e sia per il rilevati dei sovrappassi, con funzione di mascheramento, connessione paesaggistica e mantenimento e riqualificazione degli elementi e delle configurazioni morfologiche del territorio, potenziamento ecosistemico ed ecologico. naturalmente nel rispetto delle condizioni di sicurezza e funzionalità dell’infrastruttura. Nello specifico si rimanda agli elaborati "Interventi di Inserimento Paesaggistico ed Mitigazione Come evidenziato nell’ambito della trattazione relativa alla componente “Vegetazione, flora, fauna ed Ambientale": ecosistemi”, l’insieme di interventi proposti si raccorda con le principali linee che guidano attualmente LO716C D 1301 T00 IA01 AMB RE 01 B Relazione descrittiva generale delle opere a verde la pianificazione e la programmazione territoriale. LO716C D 1301 T00 IA01 AMB RE 02 A Linee guida per l'esecuzione delle opere a verde LO716C D 1301 T00 IA01 AMB RE 03 A Abaco delle essenze arboree e arbustive LO716C D 1301 T00 IA01 AMB ST 01 A Opere a verde-Schemi di impianto Tipo A1 LO716C D 1301 T00 IA01 AMB ST 02 A Opere a verde-Schemi di impianto Tipo A2

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LO716C D 1301 T00 IA01 AMB ST 03 A Opere a verde-Schemi di impianto Tipo B1-B2-B4 LO716C D 1301 T00 IA01 AMB SZ 02 A Sezioni 2 di 4 LO716C D 1301 T00 IA01 AMB ST 04 A Opere a verde-Schemi di impianto Tipo B3-Z LO716C D 1301 T00 IA01 AMB SZ 03 A Sezioni 3 di 4 LO716C D 1301 T00 IA01 AMB ST 05 A Opere a verde-Schemi di impianto Tipo C LO716C D 1301 T00 IA01 AMB SZ 04 A Sezioni 4 di 4 LO716C D 1301 T00 IA01 AMB ST 06 A Opere a verde-Schemi di impianto Tipo D LO716C D 1301 T00 IA01 AMB ST 07 A Opere a verde-Schemi di impianto Tipo E-Q LO716C D 1301 T00 IA01 AMB ST 08 A Opere a verde-Schemi di impianto Tipo F-G LO716C D 1301 T00 IA01 AMB ST 09 A Opere a verde-Schemi di impianto Tipo H-N LO716C D 1301 T00 IA01 AMB ST 10 A Opere a verde-Schemi di impianto Tipo L-M Relativamente agli argini delle fiumare interessate dal passaggio dell’opera - in particolare la fiumara LO716C D 1301 T00 IA01 AMB ST 11 A Opere a verde-Schemi di impianto Tipo O Saraceno e la fiumara Avena riconosciute come aree SIC – il rafforzamento della vegetazione LO716C D 1301 T00 IA01 AMB ST 12 A Opere a verde-Schemi di impianto Tipo R-S LO716C D 1301 T00 IA00 AMB PP 01 A Planimetria interventi 1 di 47 ripariale produrrà l’effetto di ricondurre l’immagine ancorché modificata del paesaggio all’interno di LO716C D 1301 T00 IA00 AMB PP 02 A Planimetria interventi 2 di 47 LO716C D 1301 T00 IA00 AMB PP 03 A Planimetria interventi 3 di 47 un contesto inalterato. In considerazione delle criticità ambientali specifiche, verranno definiti ulteriori LO716C D 1301 T00 IA00 AMB PP 04 A Planimetria interventi 4 di 47 LO716C D 1301 T00 IA00 AMB PP 05 A Planimetria interventi 5 di 47 interventi compensativi con l’obiettivo di favorire il ripristino di equilibri naturali, il normale dinamismo LO716C D 1301 T00 IA00 AMB PP 06 A Planimetria interventi 6 di 47 della vegetazione e giungere a condizioni più stabili. LO716C D 1301 T00 IA00 AMB PP 07 A Planimetria interventi 7 di 47 LO716C D 1301 T00 IA00 AMB PP 08 A Planimetria interventi 8 di 47 LO716C D 1301 T00 IA00 AMB PP 09 A Planimetria interventi 9 di 47 Nel rispetto delle norme stabilite dal Regolamento dei Siti di Importanza Comunitaria (SIC) della LO716C D 1301 T00 IA00 AMB PP 10 A Planimetria interventi 10 di 47 LO716C D 1301 T00 IA00 AMB PP 11 A Planimetria interventi 11 di 47 provincia di Cosenza (2005), si sono introdotti interventi di miglioramento forestale orientati al LO716C D 1301 T00 IA00 AMB PP 12 A Planimetria interventi 12 di 47 LO716C D 1301 T00 IA00 AMB PP 13 A Planimetria interventi 13 di 47 recupero, preservazione e conservazione della fitocenosi delle fasce boschive, parallele al viadotto, LO716C D 1301 T00 IA00 AMB PP 14 A Planimetria interventi 14 di 47 di larghezza pari a 50 m. LO716C D 1301 T00 IA00 AMB PP 15 A Planimetria interventi 15 di 47 LO716C D 1301 T00 IA00 AMB PP 16 A Planimetria interventi 16 di 47 LO716C D 1301 T00 IA00 AMB PP 17 A Planimetria interventi 17 di 47 Gli impatti a livello di percezione paesaggistica riscontrati sono – pertanto - relativi sostanzialmente LO716C D 1301 T00 IA00 AMB PP 18 A Planimetria interventi 18 di 47 LO716C D 1301 T00 IA00 AMB PP 19 A Planimetria interventi 19 di 47 alle opere in viadotto. LO716C D 1301 T00 IA00 AMB PP 20 A Planimetria interventi 20 di 47 LO716C D 1301 T00 IA00 AMB PP 21 A Planimetria interventi 21 di 47 LO716C D 1301 T00 IA00 AMB PP 22 A Planimetria interventi 22 di 47 Tale tipologia stradale garantisce la continuità ai corsi d’acqua che naturalmente costituiscono un LO716C D 1301 T00 IA00 AMB PP 23 A Planimetria interventi 23 di 47 LO716C D 1301 T00 IA00 AMB PP 24 A Planimetria interventi 24 di 47 corridoio ecologico. A tal fine è necessario: LO716C D 1301 T00 IA00 AMB PP 25 A Planimetria interventi 25 di 47 LO716C D 1301 T00 IA00 AMB PP 26 C Planimetria interventi 26 di 47 LO716C D 1301 T00 IA00 AMB PP 27 C Planimetria interventi 27 di 47  mantenere inalterati gli argini dei fiumi, oltre ad una zona marginale (banchine) al corso d’acqua LO716C D 1301 T00 IA00 AMB PP 28 A Planimetria interventi 28 di 47 di circa 50 metri con vegetazione ripariale, in modo da garantire un passaggio asciutto, LO716C D 1301 T00 IA00 AMB PP 29 C Planimetria interventi 29 di 47 LO716C D 1301 T00 IA00 AMB PP 30 C Planimetria interventi 30 di 47 LO716C D 1301 T00 IA00 AMB PP 31 A Planimetria interventi 31 di 47  evitare la presenza della fauna, anche per la sicurezza dei conducenti. A tal fine si rende LO716C D 1301 T00 IA00 AMB PP 32 A Planimetria interventi 32 di 47 LO716C D 1301 T00 IA00 AMB PP 33 A Planimetria interventi 33 di 47 necessaria una recinzione disposta parallelamente al margine della strada per i 200 metri LO716C D 1301 T00 IA00 AMB PP 34 A Planimetria interventi 34 di 47 LO716C D 1301 T00 IA00 AMB PP 35 A Planimetria interventi 35 di 47 precedenti al viadotto e per 200 metri dopo la fine del viadotto. Al fine di favorire l’inserimento LO716C D 1301 T00 IA00 AMB PP 36 A Planimetria interventi 36 di 47 dell’opera e mitigare l’impatto sull’ambiente circostante le pile dei viadotti per una altezza LO716C D 1301 T00 IA00 AMB PP 37 A Planimetria interventi 37 di 47 LO716C D 1301 T00 IA00 AMB PP 38 C Planimetria interventi 38 di 47 mediamente pari a 2m saranno rivestiti con pietra locale. LO716C D 1301 T00 IA00 AMB PP 39 A Planimetria interventi 39 di 47 LO716C D 1301 T00 IA00 AMB PP 40 A Planimetria interventi 40 di 47 LO716C D 1301 T00 IA00 AMB PP 41 A Planimetria interventi 41 di 47  mitigare il disturbo provocato dal rumore in modo che le specie animali non vengano inibite nel LO716C D 1301 T00 IA00 AMB PP 42 A Planimetria interventi 42 di 47 LO716C D 1301 T00 IA00 AMB PP 43 A Planimetria interventi 43 di 47 percorrere gli argini o il fiume stesso, attraverso l’uso dell’asfalto fonoassorbente. LO716C D 1301 T00 IA00 AMB PP 44 A Planimetria interventi 44 di 47 LO716C D 1301 T00 IA00 AMB PP 45 A Planimetria interventi 45 di 47 LO716C D 1301 T00 IA00 AMB PP 46 A Planimetria interventi 46 di 47 Invece, per la tipologia a galleria non possiamo riscontrare un impatto in termini di percezione LO716C D 1301 T00 IA00 AMB PP 47 A Planimetria interventi 47 di 47 dell’ambiente fatta eccezione per i punti di ingresso, per i quali varranno tutte le prescrizioni e gli LO716C D 1301 T00 IA01 AMB SZ 01 A Sezioni 1 di 4 ______ANAS S.p.A. Direzione Centrale Programmazione e Progettazione 154

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interventi individuati nel capitolo della vegetazione e che consistono nel mantenere il più possibile azioni di schermatura nei casi in cui i rilevati interferiscono visivamente con la percezione del naturale il contesto dei punti di accesso e anche quello sovrastante la galleria. paesaggio e lungo le barriere fonoassorbenti non trasparenti. Per paesaggio in movimento si intende la percezione dinamica del paesaggio dall’infrastruttura viaria Nello specifico, il progetto di inserimento paesaggistico previsto nel PD si configura come un sistema verso l’esterno che, in assenza di interventi mirati di mitigazione ed inserimento paesaggistico, integrato di azioni per ricucire e migliorare parti del paesaggio attraversato e come occasione per renderebbe ancora più evidente la frammentazione del territorio. Verrebbe , infatti a mancare, nella configurare nuovi paesaggi determinati dalla costruzione dell’infrastruttura. dimensione longitudinale del sistema stradale, un sistema di sequenze di spazi-oggetti, di pieni e di L’idea guida del progetto nasce dal riconoscimento di 3 tipologie di paesaggi, con le rispettive qualità vuoti a rendere interessante il paesaggio nella sua identità. e criticità e dalla messa a punto di azioni specifiche per un miglioramento della qualità paesaggistica L’obiettivo è stato quello di individuare gli elementi che compongono il “paesaggio ibrido” e complessiva. frammentato, risultato inevitabile della cesura che l’infrastruttura determina, per rileggerli e ricomporli I paesaggi riconosciuti e analizzati nelle loro componenti sono: come parti di sequenze visive percepibili dalla strada. . Paesaggio seminaturale Il progetto, quindi, ricostruisce la struttura dei diversi paesaggi interferiti e con un’equilibrata . Paesaggio agricolo e periurbano alternanza di barriere vegetali (fasce arboree ed arbustive, filari continui) e di campi visivi aperti, . Paesaggio in movimento organizza una sequenza di finestre sul paesaggio in modo da restituire a chi percorre il tracciato una I principi di ricomposizione percettiva del paesaggio seminaturale fanno riferimento alla loro visione coerente e ben strutturata del territorio. ricostituzione fisica attraverso interventi di ricomposizione ambientale. In queste porzioni del territorio si interviene individuando, intensificando e valorizzando le componenti identitarie e caratteristiche del paesaggio naturale (masse boschive delle aree SIC, fasce arboree, fasce di vegetazione ripariale, etc). Qui è stata prevista l’intensificazione delle masse verdi a ridosso dell’infrastruttura, funzionali alla strutturazione ed alla razionalizzazione del paesaggio ed al rafforzamento dell’identità dei luoghi, attraverso la caratterizzazione dei margini stradali. In presenza di sistemi ambientali sensibili e caratteristici (aree SIC) si è intervenuto per intensificarne l’identità e diminuire il livello di dispersione e di articolazione del paesaggio. Il paesaggio dell’ambito agricolo e soprattutto in prossimità dei nuclei abitati è caratterizzato dalla carenza degli elementi seminaturali e dalla prevalenza delle componenti insediative. Senza un adeguato inserimento paesaggistico, che tenga conto dei principi di ecologia applicata, in questi ambiti l’infrastruttura con gli svincoli, e le opere complementari determinerebbero una significativa frammentazione e un pesante impoverimento delle componenti paesaggistiche originarie, venendo a costituire dei paesaggi ibridi e con forti discontinuità con gli ecosistemi. Nell’ambito di questi contesti sono previsti interventi mirati alla ricucitura delle componenti esistenti attraverso la costituzione di fasce arboree ed arbustive molto fitte e la formazione di filari arborei, talvolta disposti ortogonalmente al tracciato stradale, per connettere anche visivamente formazioni vegetali esistenti, attraversamenti idraulici e mascherare spalle di sovrappassi. Sono previste inoltre

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8. SALUTE PUBBLICA 8.1 Caratterizzazione dello stato di fatto

8.1.1 Incidentalità L’analisi relativa a questa componente ha come obiettivi l’individuazione e, quando possibile la quantificazione, dei fattori di disturbo della salute umana. La situazione dell’incidentalità della Jonica, e in particolare del tratto interessato dall’intervento in progetto è molto grave. Il concetto cui fare riferimento è bene espresso dalla fornita dall’Organizzazione Mondiale della Per rendere conto del rischio incidenti si utilizzano i dati statistici elaborati dal centro Studi Sanità“ uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente un’assenza di dell’Automobil Club Italia disponibili sul periodo 2007-2011. malattia o infermità”.

In un agricolo o parzialmente edificato i fattori di disturbo principali possono essere così individuati: I dati di riferimento per la classificazione dell’incidentalità sono:  esistenza ed eventuale incremento nel tempo di sorgenti di incidenti e rischi di natura . Tasso di Mortalità Standard (Tm): si riferisce allo scostamento quadratico medio rispetto al tasso ambientale. di mortalità nazionale sulle strade statali e autostrade; . Indice di gravità (Ig): numero di morti in rapporto al numero totale di infortunati  fattori di degrado del tessuto socio-economico a carattere agricolo. (Morti/Morti+Feriti)*1000; . Incidenti per km di strada (Ikm);  interruzione o peggioramento del sistema dei collegamenti locali. . Rischio Incidenti (Ria): rapporto tra indice Incidenti per km della strada e valore medio nazionale;

 la qualità dell’aria (già analizzato nel capitolo che tratta la componente atmosfera). . Rischio Mortalità (Rma): rapporto tra indice di mortalità per km della strada e valore medio nazionale  l’inquinamento acustico (già analizzato del capitolo che tratta la componente rumore). La SS 106 Ionica presenta, relativamente alla provincia di Cosenza, i seguenti valori (anno 2011): La valutazione degli effetti del progetto sulla salute pubblica delle popolazioni che insistono . Tm: 85,37 sull’intorno dell’area interessata dal progetto della nuova infrastruttura non può che avvenire all’interno . Ig: 38,89 di un’area di studio arealmente non circoscrivibile in maniera univoca. . Ikm: 0,67

In particolare, gli effetti del progetto interessano con modalità differenti da una parte la popolazione . Ria: 0,85 residente nell’immediato intorno territoriale del corridoio di inserimento, dall’altra l’intero comprensorio . Rma: 2,83 dei comuni interessati ed infine il contesto interregionale interessato dall’itinerario di lunga percorrenza Reggio Calabria-Taranto. Pertanto, l’ambito di studio di questa componente è da Nel solo tratto in esame si sono avuti, nel 2011, 32 incidenti, 6 morti e 67 feriti. Precisamente, tra i intendersi in maniera estensiva e non circoscritta territorialmente. comuni attraversati dalla SS106 troviamo: L’analisi di questo studio viene svolta essenzialmente con riferimento all’ambito locale, ma si vuole Comune Incidenti Incidenti mortali Morti Feriti evidenziare che l’opera ha un ritorno in termini fortemente positivi su un territorio di riferimento Amendolara 1 0 0 1 interregionale molto più ampio. Un quadro analitico degli effetti su larga scala è altresì fornito dallo Cassano all'Ionio 1 1 1 0 studio trasportistico annesso al Quadro di Riferimento Progettuale. Roseto Capo Spulico 3 0 0 6 Trebisacce 1 0 0 1 Villapiana 6 2 3 9

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Questa situazione non è casuale: l’assetto della strada è oramai obsoleto e fonte continua di rischi, per l’inadeguatezza al tipo di traffico che la percorre e per come il tracciato si inserisce nel territorio 8.2 Aree sensibili creando rischi anche per i pedoni. Infatti la 106 è solo in parte realizzata secondo le norme CNR 80, da Sibari ab Albidona, mentre nel tratto a nord, sino ad oltre l’abitato di Roseto, si sviluppa seguendo Relativamente a questa componente, come evidenziato, gli interventi in progetto vengono a il vecchio tracciato che attraversa i centri abitati. determinare, a scala diversa, effetti di diversa natura. Da un lato bisogna infatti considerare l’effetto, ad ampia scala, derivante dalla riorganizzazione funzionale della viabilità interregionale, dall’altro gli L’inadeguatezza della sezione e delle caratteristiche di tracciato sono i fattori di rischio individuati con effetti combinati nel contesto locale più ristretto sul complesso delle componenti che si riverberano certezza anche dall’esperienza delle realizzazioni recenti in materia di ristrutturazione della rete sul concetto di salute pubblica: incidentalità, aria, rumore, micromobilità, contesto socio-economico. viabile nazionale. Le statistiche di incidentalità su tratti ove sono stati effettuati di recente adeguamenti del tracciato e della sezione alle norme indicano riduzioni degli indici di rischio sino all’80%. Si cita a La definizione delle relative aree sensibili non può quindi che avvenire tenendo conto di questa titolo d’esempio l’adeguamento alle norme CNR del tratto Livorno-Grosseto della SS 1 che hanno duplice tipologia di effetti. consentito la riduzione della mortalità da una media di 18 morti/anno a poco meno di 2. Per quanto concerne il contesto interregionale si rimanda alle considerazioni contenute nello studio

Tale risultato deriva essenzialmente da due fattori: trasportistico ove è possibile comprendere gli effetti (positivi) su vasta scala che possono essere ricondotti ad un corridoio interregionale che si sviluppa da Reggio Calabria a Taranto. . l’idoneità delle catteristiche della strada alla velocità di percorrenza e al livello di servizio; Per il contesto locale, identifichiamo come aree sensibili tutte le aree caratterizzate da una significativa presenza antropica. Queste, risentono, oltre che dei miglioramenti della qualità dell’aria . l’eliminazione di intersezioni inidonee. e del clima acustico evidenziati nei capitoli specifici (componenti atmosfera e rumore), di effetti (perlopiù positivi) risentono della riorganizzazione del territorio che implica la realizzazione 8.1.2 Contesto socio-economico e viabilità locale dell’opera.

Lo stato attuale della viabilità intercomunale è dunque di basso livello sotto l’aspetto della sicurezza e 8.2.1 Presenza di stabilimenti a rischio incidente rilevante sotto l’aspetto della qualità della vita in genere riconducibile al rapporto che hanno le zone edificate con l’attuale tracciato della Ionica. Dalle indagini effettuate non risulta la presenza di stabilimenti a rischio di incidente rilevante.

Un aspetto che si riverbera sulla qualità della vita è infatti quello dei microspostamenti locali, intesi 8.2.2 Effetti previsti in fase di costruzione come circolazione di pedoni e cittadini in ambiti locali piccoli, come alcune realtà semi-urbanizzate o rurali, attualmente divise dalla statale che costituisce, oltre che un indiscusso elemento di rischio, un In fase di costruzione gli impatti sulla salute pubblica sono riconducibili sostanzialmente ai problemi elemento di barriera e limitazione alla vivibilità quotidiana. di natura acustico-vibrazionale riscontrabili in corrispondenza delle aree di lavorazione, ad un parziale decremento atmosferico dovuto all’attività dei mezzi d’opera all’interno dell’area incentrata Il territorio attraversato risente della presenza del sedime stradale per il tratto che va da Sibari allo sui cantieri ed al disturbo, temporale e psicologico, dovuto al transito di questi stessi mezzi sulla rete svincolo di Trebisacce mentre è da considerarsi irrilevante la presenza della strada nel tratto viaria principale e secondaria da utilizzare per l’entrata/uscita dei materiali inerti dalle aree di successivo ove, il susseguirsi di viadotti e gallerie non sottrae territorio né implica alcun effetto alla lavorazione e per l’occupazione di territorio da parte dei cantieri stessi con annesse opere piccola viabilità. provvisorie.

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Infatti per la cantierizzazione delle opere sono state pertanto definite le aree d’occupazione dei un quantitativo superiore ai 200.000 mc stimati, il materiale da conferire a deposito definitivo cantieri, la viabilità generale e le viabilità d’accesso, i percorsi per il raggiungimento ed il collegamento potrebbe anche risultare inferiore fino a ridursi a zero. fra le aree di cantiere, ed i principali quantitativi in gioco. Inoltre se si considera che l’organizzazione del cantiere è stata progettata in modo da rendere L’individuazione delle aree da adibire a cantiere è stata eseguita prendendo in considerazione i pressoché nullo l’utilizzo della rete viaria locale grazie alla realizzazione di piste di movimentazione seguenti fattori: materiali che sono coincidenti con l’asse in costruzione. L’impatto non è significativo per le aree esterne al corridoio di realizzazione dell’opera; in quanto la movimentazione dei materiali è stata • caratteristiche e ubicazione delle opere da realizzare; studiata in modo da limitare il più possibile il transito di mezzi pesanti sulla attuale 106 storica al fine

• agevole accessibilità dalla rete viaria principale; di ridurre l’impatto ambientale e sociale della realizzazione dell’opera. In particolare si prevede di sfruttare la viabilità principale solo dove questa è stata ammodernata (SS 106bis) e non attraversa • esistenza di una viabilità di collegamento fra le diverse aree di lavoro; direttamente i centri abitati. Nei punti in cui la SS106 non è stata ammodernata e/o attraversa i centri abitati (per esempio nella zona dell’abitato di Roseto) i materiali derivanti dalle lavorazioni saranno • lavorazioni in sito e stoccaggio temporaneo dei materiali di risulta; stoccati siti di deposito temporaneo, opportunamente individuati, sino all’apertura di corridoi utili

• funzioni e strutture necessarie al normale svolgimento delle attività di cantiere e lungo la costruenda SS106. Attraverso questi corridoi lo smarino sarà movimento dalle zone di all’accoglimento del personale. produzione (tratta a nord) alle zone di utilizzo (tratta a sud).

• Minore impatto possibile sui centri abitati e sulle coltivazioni di pregio. Pertanto, gli impatti maggiormente significativi potenzialmente inducibili durante la fase dei lavori rimangono quindi i possibili disturbi di natura acustico-vibrazionale, la dispersione di polveri, In considerazione degli intensi flussi veicolari in transito sulla rete stradale bisogna evidenziare la non l’occupazione e alterazione di spazi, e le possibili interferenze alla normale circolazione, significità degli incrementi di traffico dovuti all’immissione ordinaria dei mezzi di cantiere su tali assi nell’immediato intorno territoriale delle aree di lavorazione. viari. Infatti, relativamente ai volumi provenienti dallo scavo in galleria e per la movimentazione degli stessi, si assume un rigonfiamento dei materiali pari al il 25 % dello materiale di smarino. Mentre per Sotto l’aspetto vibrazionale si esclude la possibilità di trasmissione delle vibrazioni all’esterno delle la sistemazione dei materiali in rilevato si assume una compattazione dei materiali di circa il 13 % che aree di lavoro, giacché le tecnologie costruttive previste in progetto, comprese quelle che riguardano incrementa di tale entità il fabbisogno relativo alla formazione dei rilevati stessi. La movimentazione gli scavi in galleria, e la natura dei terreni non implicano la trasmissione di vibrazioni oltre le aree di dei materiali si assume avvenga con autocarri di capacità media pari a 20 – 25 mc, per la lavoro. movimentazione delle terre, e betoniere di capacità media pari a 10 mc per l’approvvigionamento dei Per quanto concerne l’inquinamento acustico si tenga presente che il traffico indotto durante cls. Il bilancio terre generale del megalotto, presenta un complessivo esubero di materiale proveniente l’esecuzione dell’opera è di intensità inferiore al traffico d’esercizio per cui sono state progettate le da scavi di circa 280.000 mc. barriere. Nel programma dei lavori è stata comunque prevista la realizzazione di dune antirumore

Al fine di ottimizzare al meglio l’impiego dei materiali da scavi, nonché di ridurre l’impatto ambientale all’inizio dei lavori, come elemento di mitigazione del rumore e come schermo visivo del cantiere. sul territorio, la gran parte del materiale in esubero (circa 200.000 mc) saranno utilizzati per la L’effetto derivante dalla diffusione di polveri è scongiurato dal fatto che il capitolato speciale produzione di calcestruzzi (le prove preliminari hanno dato esiti positivi), previa frantumazione e d’appalto dovrà prevedere l’obbligo di mantenere costantemente un grado di umidità delle piste volto vagliatura in un’area appositamente predisposta. I restanti 80.000 (materiale non riutilizzabile) ad evitare la diffusione di polveri nell’atmosfera. saranno conferiti a deposito definitivo. Nel caso in cui il materiale riutilizzabile per calcestruzzi sia in

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Poichè la prima parte del tracciato sarà realizzata quasi interamente in rilevato, mentre la seconda In quest’area si prevede anche una struttura logistico-operativa costituita da laboratorio, magazzino parte è caratterizzata da una maggiore differenziazione delle opere, in prevalenza alternanza di e officina centrale di manutenzione, la struttura sarà integrata da appositi uffici. gallerie naturali, viadotti e gallerie artificiali, le notevoli quantità di materiale proveniente dagli scavi In prossimità degli impianti sopra descritti si prevede la realizzazione di pozzi idrici per saranno utilizzate in prevalenza per la formazione di rilevati, tal quali o previo opportuno trattamento a l’approvvigionamento necessario per le lavorazioni, ovvero per uso industriale ed igienico-sanitario, calce, i materiali con caratteristiche più scadenti saranno invece utilizzati per compensazioni In queste aree verranno, inoltre, realizzati degli impianti di depurazione che prevedono un ambientali, riempimenti e/o terrapieni che non necessitano di capacità portante, i materiali più pregiati, trattamento chimico fisico per la depurazione delle acque ed un processo di “filtropressa” per i fanghi nelle quantità globali eccedenti, saranno impiegati come inerti, anche per la produzione di prodotti. Le acque una volta depurate saranno pertanto immesse in un ricettore utile o riutilizzate per conglomerati cementizi. Le attività realizzative verranno sviluppate reimpiegando il più rapidamente scopi industriali. possibile i volumi utili prodotti dagli scavi. Pertanto i materiali scavati verranno trasferiti immediatamente al punto di impiego, oppure allocati nelle aree di deposito temporaneo individuate lungo il tracciato e successivamente trasferiti nelle aree di impiego dove verranno trattati e messi in 8.3 Effetti previsti in fase di esercizio opera.

Da un punto di vista della gestione delle terre e rocce da scavo l’opera è di fatto differenziabile in due 8.3.1 Incidentalità settori: Pur non essendo quantificabile con precisione, l’effetto positivo derivante dalla messa in esercizio dell’opera sotto l’aspetto del rischio di incidenti stradali è dimostrato sotto l’aspetto delle statistiche e • tratta a sud, in cui c’è necessità di materiali per la realizzazione dei rilevati e la produzione è sulla base di elementari considerazioni tecniche. Infatti l’intervento consegue i seguenti obiettivi: praticamente nulla;

. nuovo asse 106 Jonica realizzato a norma di legge (CNR 2000 rese efficaci dal DM • tratta a nord, in cui il fabbisogno di materiali è limitato, prevalentemente riempimenti archi Infrastrutture del 5-11-01) con tipo B, dotato di spartitraffico e banchine che conferiscono rovesci ed attività di ripristino ambientale, mentre la produzione di materiali è molto elevata. caratteristiche di sicurezza già collaudate con esito positivo in altre infrastrutture già in Per il riepilogo del bilancio terre suddiviso per cantieri si rimanda all'Allegato 1 della Relazione di esercizio; Cantierizzazione ( cod. elaborato LO716CD1301T00GE00CANRE02B). . intersezioni a livelli sfalsati, prive cioè di punti di conflitto con la viabilità locale, con un effetto Inoltre per soddisfare le forniture di calcestruzzo necessarie per la realizzazione delle gallerie, dei dunque di non mutualità tra regimi di traffico di natura e caratteristiche differenti; viadotti e delle opere d’arte minori, si prevede l’allestimento di tre impianti di betonaggio ad . maggior garanzia di impermeabilità nei confronti dei pedoni; integrazione di quelli già esistenti ed operativi nell’area: il primo è previsto nel comune di Trebisacce tra il viadotto Saraceno e l’imbocco sud della galleria Trebisacce; il secondo è previsto nel comune di . diminuzione delle velocità di transito nella rete locale. Amendolara tra l’Imbocco nord della galleria Schiavi ed il viadotto Avena. 8.3.2 Funzionalità del sistema viario locale In adiacenza al terzo impianto di betonaggio, che sarà ubicato nel comune di Amendolara tra l’Imbocco nord della galleria Schiavi ed il viadotto Avena, è prevista la realizzazione di un impianto di Come evidenziato dallo studio trasportistico, il sistema viario locale beneficia, con l’entrata in prefabbricazione e di un impianto di frantumazione fisso. esercizio della nuova ionica, di una importante riduzione dei flussi a lunga percorrenza con una ricaduta positiva in termini di funzionalità e di qualità dell’ambito stradale, specie nei tratti urbanizzati.

______ANAS S.p.A. Direzione Centrale Programmazione e Progettazione 159

LAVORI DI COSTRUZIONE DELLA SS106 JONICA CATEGORIA B – MEGALOTTO 3 DALL’INNESTO CON LA SS534 (km 365+150) A ROSETO CAPO SPULICO (KM 400+000) PROGETTO DEFINITIVO ______Studio di Impatto Ambientale Quadro di Riferimento Ambientale

8.3.3 Contesto socio-economico: integrità della rete irrigua, dei percorsi agricoli e 9. ELENCO ELABORATI ALLEGATI AL QUADRO DI RIFERIMENTO pedonali AMBIENTALE - VOLUME 1/2

Il tratto di strada in progetto da trebisacce a Roseto capo Spulico non interferisce sostanzialmente con L'elenco degli allegati al presente documento è riportato nella Relazione di Inquadramento e la realtà di superficie sotto l’aspetto agricolo e dei micro spostamenti giacché quasi ovunque l’opera è Struttura dello S.I.A. (cod. elab. LO716CD1301T00IA00AMBRE02A). o in galleria o in viadotto.

Per il tratto che va da Sibari a Trebisacce la strada si sviluppa in rilevato attraversando un’area irrigata e coltivata a frutteto o uliveto. La rete irrigua sarà mantenuta perfettamente in esercizio, sia durante il corso dei lavori sia dopo. Le interferenze con condotte, allacci e manufatti di derivazione saranno sempre affrontate con la realizzazione di opere provvisionali o definitive atte a garantire il funzionamento della rete e il mantenimento dell’esercizio in condizioni piezometriche inalterate.

Occorre osservare che l’opera si sviluppa in posizione staccata da altre infrastrutture lineari di superficie, (il gasdotto SNAM sfila lungo lo stesso corridoio ma è ovviamente interrato). Ciò significa che nel caso del progetto in esame non si verificano fenomeni di interclusione di aree destinate a perdere la loro vocazione originaria: tutte le aree agricole attraversate, al netto della sottrazione di territorio operata dal sedime stradale e dalle opere di mitigazione, mantengono schettamente la loro funzione territoriale ed economica.

Tutte le strade che intersecano il nuovo asse, siano esse provinciali, comunali, interpoderali o piste di manutenzione delle arginature (torrente Raganello, Satanasso, e Saraceno) attraversano l’opera con le necessarie opere d’arte.

La mobilità pedonale sarà limitata negli ambiti intrapoderali e non sarà consentito l’attraversamento della strada che è per caratteristiche costruttive di difficile o impossibile accesso ai pedoni. Tale mobilità è attualmente poco significativa giacché l’attività agricola è legata soprattutto al movimento di macchine agricole. L’attività escursionistica e ricreazionale è perlopiù legata ai corsi d’acqua ove i percorsi sono inalterati.

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