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Excerpt of the full publication A Lilla, a Carmen e a Sara

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Excerpt of the full publication Carlo Collodi Le avventure di Pinocchio a cura di Tommaso Mainenti c o l l a n a d i

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b scu a l ola medi a Copyright © 2003 Esselibri S.p.A. Via F. Russo 33/D 80123 Napoli Tutti i diritti riservati È vietata la riproduzione anche parziale e con qualsiasi mezzo senza l’autorizza- zione scritta dell’editore.

Per citazioni e illustrazioni di competenza altrui riprodotte in questo libro, l’editore è a disposizione degli aventi diritto. L’editore provvederà, altresì, alle opportune correzioni nel caso di errori e/o omissioni a seguito della segnalazione degli interessati. Prima edizione: gennaio 2003 S272 - Le avventure di Pinocchio ISBN 88-244-9180-4

Ristampe 8 7 6 5 4 3 2 1 2003 2004 2005 2006

Questo volume è stato stampato presso «Officina Grafica Iride»

Via Prov.le Arzano-Casandrino, VII traversa, 24 - 80022 Arzano (NA)

○○○○○○○○○○○○○○○○○○○○○○○○○○○○○○○○○○○○○○○ Grafica di copertina: Gianfranco De Angelis

Illustrazione di copertina: Aldo Amati

○○○○○○○○○○○○○○○○○○○○○○○○○○○○○○○○○○○○○○○ Impaginazione: Lucia Molino Collodi/Le avventure di Pinocchio COLLODI

Carlo Lorenzini, noto come Collodi, uno pseudonimo assunto in ono- re del paese d’origine della madre, nasce a Firenze il 23 novembre 1826 da una famiglia modestissima: il padre era cuoco e la madre sarta. Compie i suoi primi studi nel seminario di Colle Val d’Elsa e poi dagli Scolopi. Terminati gli studi, senza profitto, lavora presso la libreria Piatti. In- comincia a interessarsi di giornalismo, scrive sulla «Rivista di Firen- ze» e frequenta i letterati liberali del tempo. D’idee mazziniane, nel 1848 partecipa da volontario alla prima guer- ra d’Indipendenza e, ritornato a Firenze, inizia la carriera di pubblico impiegato. D’ingegno versatile, spiritoso e creativo, collabora a vari giornali e fonda il periodico umoristico «Il Lampione», che si prefig- geva di «far lume a chi brancolava nelle tenebre». Nel 1853 fonda «Lo Scaramuccia» e in seguito compone due storie, Un romanzo in vapore e I misteri di Firenze, oltre a vari bozzetti che raccoglierà poi in Macchiette. Nel 1859 partecipa alla seconda guerra d’indipendenza. In seguito, a Firenze, riprende l’attività giornalistica scrivendo per «La Gazzetta del Popolo», «La Gazzetta d’Italia», «La Nazione», «Il Fanfulla», pre- sentando vivaci bozzetti di una Toscana spiritosa e bizzarra. Nel 1860 ottiene un impiego presso la prefettura e nel 1875 riceve l’in- carico da Sandro Paggi di tradurre i Contes e le Histoires del francese Charles Perrault (1628-1703)1. L’incontro con Perrault dischiude a Collodi il mondo della fiaba fran- cese, con le fate, gli orchi, le bacchette magiche, i filtri, in cui trasferi- sce l’eco e l’arguzia della tradizione popolare toscana.

1 Raccolte sotto il titolo Contes de ma mère tutti i tempi e di tutti i popoli: Cappuccet- l’Oye (I racconti di mamma l’Oca, 1697), le to Rosso, la Bella addormentata nel bo- storie ci presentano personaggi tra i più sco, Cenerentola, il Gatto con gli stivali, celebri della letteratura per l’infanzia di Pollicino, la Bella e la Bestia. 5 Collodi/Le avventure di Pinocchio Lo stesso Paggi, scoperta la sua vivacità di scrittore per ragazzi, gli propone il rifacimento del famoso Giannetto di Luigi Alessandro Par- ravicini. Viene alla luce Giannettino2, cui seguirà Minuzzolo3. Pur rispondendo ai canoni dell’educazione ottocentesca, fondata su una morale cristiana talvolta laicizzata, sia Giannettino sia Minuzzolo testimoniano un intento pedagogico ancora tradizionale e si rifanno ai vecchi metodi educativi di Parravicini e di Thouar4. Narrano di fanciulli discoli, svogliati e disattenti, che la famiglia e la scuola, attra- verso esperienze assai poco divertenti e anche umilianti, riconduco- no al buon senso e alla norma. Una vera rivoluzione letteraria, non limitata alla sola letteratura in- fantile, ma estesa a tutta la cultura italiana del tempo, è proposta in- vece da Collodi con le celebri Avventure di Pinocchio, pubblicate dap- prima a puntate nel 1880 sul «Giornale dei bambini» e poi in volume nel 1883 dall’editore Felice Paggi, illustrate da Enrico Mazzanti5. È una storia di grande carica umana, in cui le straordinarie peripezie di Pinocchio, un ragazzo-burattino, le scoperte ora dolenti ora gioiose che egli fa del mondo, le sue ribellioni e i suoi pentimenti, la sua ansia di giustizia, di libertà, le sue speranze, si compongono in un racconto

2 Al suo primo romanzo, scritto nel 1876, di botanica, di storia, di mitologia. Infine, Collodi dà il nome di Giannettino. Il pro- fugge in groppa al ciuco Baffino con una tagonista è un bambino dagli occhi cele- trovata che prelude a quelle di Pinocchio. sti e con un ricciolone rosso in capo. Pic- 4 Il fiorentino Pietro Thouar (1809-61), let- coso e prepotente, Giannettino ha come terato, educatore, giornalista e fondatore precettore il dottor Boccadoro, che se- del «Giornaletto dei popolani», scrisse rac- gue i canoni della pedagogia ottocente- conti storici e per fanciulli in pretto to- sca e vede nella ignoranza l’origine di scano. Si può considerare il vero fondato- ogni male. Per una scuola che si apre, so- re, in Italia, della letteratura per l’infanzia. stiene il dottore, c’è una cella del carcere 5 Enrico Mazzanti, l’illustratore della pri- che si chiude. ma edizione in volume de Le avventure 3 Il protagonista del secondo libro di Col- di Pinocchio, nacque a Firenze il 5 aprile lodi guarda con occhi disincantati la fa- 1850. Nonostante la laurea in ingegne- miglia della borghesia italiana piccola ria, preferì seguire la naturale inclinazio- piccola, tranquilla nei suoi costumi sen- ne per il disegno. Fu illustratore per le za storia e senza fato, orgogliosa della principali case editrici italiane, quali Le sua probità. Minuzzolo riceve qualche Monnier, Paravia, Hoepli e Bemporad. predicozzo e molte nozioni di geometria, Morì a Firenze il 3 settembre 1910. 6

Excerpt of the full publication Collodi/Le avventure di Pinocchio nitidissimo, in cui si fondono il ritratto delle condizioni sociali e cul- turali di un’Italia povera e contadina, l’allegoria della favolosa condi- zione infantile, la celebrazione della libertà e degli impulsi della fan- tasia contro le regole del conformismo borghese. Collodi inventa dei personaggi che, muovendosi da ragazzi, dovranno diventare uomini. Il libro di Pinocchio sarà l’unico capolavoro italiano dell’Ottocento ad affermarsi a livello mondiale6, imitato tra l’altro in Francia, in Germa- nia, in Russia, sino alla rilettura di Walt Disney7, allo sceneggiato tele- visivo di Luigi Comencini8 , al film di Roberto Benigni9. Nel 1887 Collodi raccoglie in Storie allegre i suoi ultimi racconti per ragazzi e quattro anni dopo, il 26 ottobre 1890, colto da improvviso malore, muore nella sua casa di via Rondinelli.

6 È stato tradotto in 260 lingue, sono sta- mencini, sceneggiatura di Suso Cecchi te prodotte due versioni in latino, esiste D’Amico, Luigi Comencini. Interpreti: Nino una edizione in versi ed edizioni in na- Manfredi, Gina Lollobrigida, Andrea Ba- poletano e sardo. lestri, Franco Franchi, Ciccio Ingrassia, 7Pinocchio, film d’animazione di Walt Di- Italia 1972. sney. Regia: Ben Sharpsteen, Hamilton 9 Pinocchio, film per la regia di Roberto Luske; sceneggiatura: Joseph Sabo, Otto Benigni. Interpreti: Roberto Benigni, Ni- Englander, USA 1940, durata 87’. coletta Braschi, Carlo Giuffré, Kim Rossi 8 Le avventure di Pinocchio, sceneggiato Stuart, Italia 2002. televisivo a puntate. Regia di Luigi Co- 7

Excerpt of the full publication Collodi/Le avventure di Pinocchio LE AVVENTURE DI PINOCCHIO

Nel 1875 l’editore Paggi commissiona a Collodi la traduzione dei Con- tes e delle Histoires di Charles Perrault e dei testi fiabeschi della Con- tessa di Aunlay e di madame Leprince di Beaumont. Comincia in questo momento la serie ininterrotta dei libri collodiani per la scuola e per i ragazzi, con storie di fanciulli discoli, disattenti e svogliati, che la famiglia e la scuola riescono a fatica a ricondurre al buon senso e alla norma. Su questa falsariga Collodi scrive nel 1880 Viaggio per l’Italia di Gian- nettino: Italia superiore, seguito nel 1883 dal secondo volume dedi- cato all’Italia centrale e nel 1886 da un terzo dedicato all’Italia me- ridionale. Nel 1883 pubblica inoltre La grammatica di Giannettino, nel 1884 L’abbaco di Giannettino e nel 1885 La geografia di Giannet- tino. Non si può dire, quindi, che Collodi giunga alla stesura del Pinocchio senza una preparazione specifica nel nuovo campo che s’è scelto. Tratti di Giannettino e di Minuzzolo compariranno in Pinocchio: pic- coso e prepotente, Giannettino ha come precettore il dottor Boccado- ro, che segue i canoni della pedagogia ottocentesca e vede nella igno- ranza l’origine di ogni male; Minuzzolo riceve, invece, predicozzi e molte nozioni di geometria, di botanica, di storia, di mitologia, per poi fuggire in groppa al ciuco Baffino. Le avventure di Pinocchio nascono dall’esigenza di affrontare nell’Ita- lia post-unitaria i problemi dell’educazione, della scuola, della diffu- sione di un unico sistema ideologico, dalla necessità di offrire libri di lettura per i ragazzi della nuova scuola1 e di proporre loro opportuni modelli di riferimento. Collodi pubblica a puntate, sul «Giornale per i bambini», la prima parte della sua opera con il titolo La storia di un burattino.

1 La legge Coppino, nel 1877, introduce in Italia l’obbligo dell’istruzione elemen- tare gratuita. 8

Excerpt of the full publication Collodi/Le avventure di Pinocchio La prima puntata esce il 7 luglio 1881, il XV e ultimo capitolo viene pubblicato il successivo 27 ottobre: con l’impiccagione del burattino da parte del Gatto e la Volpe, l’Autore ritiene conclusa la vicenda e vi appone la parola «fine». Trascorsi alcuni mesi, però, il 16 febbraio 1882, forse dietro le insi- stenze dell’editore Biagi, che desidera sfruttare il successo di pubblico ottenuto, le pubblicazioni riprendono col titolo definitivo Le avventu- re di Pinocchio per andare avanti con interruzioni e intervalli fino al 25 gennaio 1883, quando esce il XXXVI e ultimo capitolo. In febbraio, appena un mese dopo la fine della pubblicazione a punta- te, esce il lavoro completo, presso l’editore Paggi di Firenze, illustrato dai celebri disegni di Enrico Mazzanti. Nel volume spariscono le avvertenze e i riassunti presenti nell’edizio- ne a puntate, vengono introdotti i sommari all’inizio di ogni capitolo e sono apportate piccole correzioni.

La struttura La storia ha una struttura molto semplice, quasi lineare. È molto vici- na al teatro popolare toscano2 per la parlata schietta e agile, al raccon- to picaresco3 per le continue scorribande del protagonista, al raccon- to fantastico-nero per le molte presenze inquietanti e misteriose, a volte surreali. Alcuni studiosi, pertanto, l’hanno letta in chiave fiabesca; altri in chia- ve popolaresca, o realista e finanche simbolica. Altri ancora si sono soffermati sul linguaggio, sulle implicazioni cul- turali e ideologiche del racconto, oppure sulla struttura narrativa4.

2 Cfr. G. De Robertis, Pinocchio, o il teatro un pezzo di legno. La simbologia di Pinoc- dei burattini, in AA.VV., Omaggio a Pinoc- chio, Atti del convegno organizzato dalla chio, in «Quaderni della Fondazione Car- Fondazione nazionale Carlo Collodi di Pe- lo Collodi», 1, 1967, pp. 29-33. scia, 1980, Milano, Emme, Ed. 1981, pp. 3 Cfr. A. Rossi, Modelli culturali (iniziazio- 109-11. ne) e connettivo popolare nella «fiaba» di 4 Cfr. G. Genot, Analyse structurelle de «Pi- Pinocchio, in AA.VV., Omaggio a Pinoc- nocchio», in «Quaderni della Fondazione chio, pp. 539-45; AA.VV, C’era una volta nazionale Carlo Collodi», 5, 1970. 9 Collodi/Le avventure di Pinocchio Emilio Garroni nel suo saggio Pinocchio uno e bino5, tenendo conto dei diversi tempi di stesura, affronta il problema della struttura, sostenendo che è possibile leggere Pinocchio come due romanzi in uno. Il primo va dal capitolo I al capitolo XV, il secondo dal capitolo I al capitolo XXXVI. Il primo è un romanzo autonomo, completo in sé, che rapidamente raggiunge una conclusione drammatica, con l’impiccagione di Pinoc- chio. Il secondo è una storia che si appropria, come indispensabile al suo svolgimento, del contenuto del primo, che diventa la parte iniziale di un’opera più ampia e complessa. L’episodio del Gatto e la Volpe, con l’imbroglio degli zecchini, fa da collegamento tra la prima e la seconda parte. Nella prima parte «da un pezzo di legno da catasta» «parto- risce» un burattino di nome Pinocchio, col quale intende procurarsi «un tozzo di pane e un bicchier di vino». Per mandarlo a scuola, il povero Geppetto vende la sua misera casac- ca e gli compra l’abbecedario. Il monello, invece che a scuola, va al teatro dei burattini, dove riceve, quasi come ricompensa alla sua tra- sgressione, le monete d’oro dal burattinaio Mangiafoco. Il Gatto e la Volpe, che sono in agguato, cercano di rubargliele e, di fronte alle sue resistenze, lo impiccano. Si arriva al drammatico finale con mosse veloci ed essenziali. I capi- toli sono molto brevi e la finalità educativa è chiara: «quei ragazzi che si ribellano... dovranno pentirsene amaramente». La struttura del secondo Pinocchio si presenta più articolata e com- plessa, con rimandi, ritorni, rallentamenti, complicazioni, spostamenti e posticipazioni. Collodi nell’edizione definitiva cerca con abilità di nascondere dentro una costruzione più articolata e completa le suture, le sfasature, le ri-

5 E. Garroni, Pinocchio uno e bino, Bari, Laterza, 1975. 10

Excerpt of the full publication Collodi/Le avventure di Pinocchio prese derivate dalla stesura e dalla pubblicazione in tempi diversi dei capitoli6. Il ritmo narrativo risulta più equilibrato e meglio costruito, le parti descrittive sono più presenti, i capitoli sono molto più lunghi e la loro conclusione appare meno affrettata. La componente fantastica risul- ta, poi, sempre più modellata dall’intento pedagogico. Il Pinocchio che nella prima parte ha rischiato di morire, prosegue il suo viaggio verso la maturazione, l’assunzione di responsabilità e l’umanizzazione, sostenendo numerose prove, spesso angoscianti e tragiche: è di nuovo ingannato dal Gatto e la Volpe, corre il rischio di essere fritto dal Pescatore verde, si fa convincere da Lucignolo a se- guirlo nel Paese dei Balocchi, viene trasformato in ciuchino, rischia di morire annegato ed è ingoiato dal Pesce-cane, nel cui ventre final- mente si ricongiunge a Geppetto. Con la redenzione finale, e la trasformazione del burattino in un ra- gazzo come tutti gli altri, la storia si conclude.

Il discorso pedagogico Collodi, grazie all’originale invenzione di Pinocchio, affronta il discorso moralistico-pedagogico servendosi di una narrazione di tipo fiabe- sco, riuscendo ad affascinare un pubblico di ragazzi senza essere pe- dante e retorico. Le avventure di Pinocchio riflettono le esigenze pedagogiche dell’Ita- lia di fine Ottocento, in cui si avverte l’urgenza di fornire modelli uni- tari di formazione ed educazione e, attraverso l’alfabetizzazione e la scuola, si cerca di integrare strati sociali molto diversi, dando la pos- sibilità ai ceti popolari e piccolo-borghesi di trovare una via di fuga dalla miseria e dalla povertà. La storia di Pinocchio diventa un’iniziazione alla vita, un processo di umanizzazione che il protagonista vive in maniera attiva, con errori,

6 Cfr. F. Tempesti, Chi era il Collodi, com’è fatto Pinocchio, in C. Collodi, Milano, Fel- trinelli, 1972. 11 Collodi/Le avventure di Pinocchio ripensamenti, pentimenti, fino allo stato animale di «somaro», che rappresenta il fondo, prima della redenzione finale. Pinocchio è un burattino ribelle, non ama lo studio, la scuola, la casa, che vede come ambienti di costrizione. Non gli piace lavorare, non accetta le prediche e, quando può, si ribella alle prepotenze. Vuole vi- vere libero da vincoli, da imposizioni, fuori dalle istituzioni e dalle gerarchie. Gli insegnamenti a parole per lui sono inutili, li trasgredisce e impara solo pagando di persona. Obiettivo di Collodi è quello di educarlo a vivere con responsabilità e senso del dovere, facendogli affrontare sul campo le mille angustie della vita, le tristezze, le sofferenze. Pinocchio, pur vivendo una lunga serie di disavventure, resiste, fa conti- nue promesse, che è il primo a sapere di non mantenere, sopporta catti- verie e crudeltà incredibili, viene tentato, trasgredisce, paga di persona. Immagine dell’innocenza e della credulità, cerca di ribellarsi e Collodi, che sembra avere simpatia per le sue birichinate, diventa quasi il suo complice, con quella fantasia, arguzia e vivacità toscana che aveva nel sangue, e gli tende continuamente una mano, inventandogli mille peri- pezie, allettanti avventure, che si trasformano in drammatiche disav- venture, per allontanare il momento del crollo, dell’accettazione e del- l’omologazione, con una sotterranea satira nei confronti delle istituzio- ni, rappresentate dalla scuola, dai gendarmi, dal giudice scimmione. Pinocchio, infine, accetta di rientrare nei ranghi: da scansafatiche si tra- sforma nel sostegno di Geppetto, diventa l’ancora di salvezza della Fatina. È un Pinocchio rigenerato, quello che conclude il romanzo. Ha capito la lezione: il fanciullo che disubbidisce al genitore, che fa a botte con i compagni, che marina la scuola, che segue i consigli dei cattivi amici, che è bugiardo e non mantiene le promesse, avrà la giu- sta punizione per le sue colpe. Il castigo arriverà per vie inattese, ma arriverà sicuramente7.

7 Cfr. P. Hazard, Letteratura infantile, Mi- lano, Viola, 1954, p. 142. 12

Excerpt of the full publication Collodi/Le avventure di Pinocchio Pinocchio diventa consapevole del ruolo che gli spetta in una società dove i diversi, i ribelli non sono tollerati. Sarà sufficiente, tra l’altro, ricordare Franti del libro Cuore8, il «catti- vo» per antonomasia, violento e litigioso. Al contrario del ribelle scolaro della scuola «perbene» torinese, Pi- nocchio supera in maniera eccellente la prova e in premio ottiene di diventare un ragazzo. Questa trasformazione prevede anche un cambiamento dello stato sociale. Pinocchio si risveglierà in una camera bene ammobiliata e lo stesso Geppetto, da falegname povero e con poca arte, si ritroverà ad essere un esperto artigiano. Pinocchio ha capito la lezione, «vivendo». Il costo è stato molto alto: la perdita della fantasia, della libertà. Da burattino, però, è diventato un uomo, la metamorfosi è avvenuta. Non poteva restare in una condi- zione inferiore, quella del burattino, metafora di un bambino ancora ingenuo e spontaneo. Pinocchio, finalmente associato al mondo degli umani, guarda il pa- gliaccetto appoggiato alla sedia compiaciuto e «contento di essere di- ventato un ragazzino perbene».

8 Cuore fu scritto da Edmondo De Amicis suguaglianze sociali sono evidenti ed è nel 1886. È il diario di un anno scolastico necessario trasmettere e consolidare un di Enrico Bottini, un ragazzo di otto anni, sistema di valori e di modelli di compor- di famiglia borghese, che frequenta la tamento validi per tutte le classi sociali, terza elementare e racconta, con una se- che permettano all’individuo e alla so- rie di bozzetti e di aneddoti, le vicende di cietà di crescere in modo equilibrato e un’Italia post-unitaria nella quale le di- senza traumi. 13

Excerpt of the full publication Collodi/Le avventure di Pinocchio PINOCCHIO

Pinocchio è il protagonista assoluto del racconto, compare sulla scena dall’inizio alla fine della storia, a volte considerato burattino, a volte ragazzo. Viene al mondo come burattino ad opera di Geppetto, che, ricono- scendolo subito come figlio, lo umanizza. Pinocchio è monello, birichino, bugiardo a volte anche gratuitamen- te, disubbidiente, impertinente, svogliato, testardo, ostinato, egocen- trico, vanaglorioso, prepotente, possessivo, ma anche ingenuo, credu- lone, impulsivo, piagnucolone, curioso, buono, allegro, spensierato. Cerca di difendersi dalle prepotenze altrui, esige rispetto dai compa- gni di scuola e si batte caparbiamente e coraggiosamente per difen- dere la sua dignità personale. Il più delle volte non è capace di calcolare le conseguenze delle sue azioni e senza riflettere si fa trascinare dai suoi impulsi. Pur essendo un monello, spesso impertinente e superficiale, Pinoc- chio ha un cuore tendenzialmente buono: chiede a Mangiafoco di es- sere bruciato al posto di Arlecchino, aiuta il padre e lavora per lui, per farlo stare meglio, soccorre la Fatina ammalata, privandosi del suo denaro. Spesso fa quello che non deve fare, ma tutto ciò che è nelle possibilità di un bambino. Avverte la sofferenza e il piacere, ha fame, ha sete, deve riposarsi, come qualsiasi essere umano. Ha però doti fisiche maggiori e resistenza straordinaria: si brucia i piedi e Geppetto glieli rifà e glieli riattacca, riesce a sopravvivere mezz’ora sott’acqua, è leggerissimo e quindi, oltre a galleggiare facilmente, può essere trasportato senza fatica dal Colombo e dal Tonno. Pinocchio è in continuo movimento, sempre fuori casa, non ama gli spazi chiusi, ha bisogno di aria, di libertà assoluta, costi quel che co- sti. Corre continuamente: o perché inseguito da qualcuno, o per al- lontanarsi il più possibile da un pericolo. Non si addormenta praticamente mai e, quando succede, ha brutte e belle sorprese: si sveglia con i piedi bruciati o, alla fine del racconto «ragazzo come tutti gli altri». 14

Excerpt of the full publication Collodi/Le avventure di Pinocchio È una figura fantastica, ma concretissima. Vive tutte le pulsioni tipi- che dei bambini; malgrado le varie esperienze non impara e non cam- bia, se non alla fine. Si pente, ma non si corregge, non mostra di avere alcun progetto da realizzare se non vagabondare. E il suo desiderio di libertà è punito sempre severamente. Pinocchio è un burattino, ma spesso i suoi interlocutori parlano a un ragazzo. Il Grillo-parlante, con i suoi ammonimenti, lo considera un ragazzo: «Guai a quei ragazzi che si ribellano ai loro genitori... Prima o poi do- vranno pentirsene amaramente». Il contadino non si accorge che nella tagliola è rimasto un burattino: «la sua meraviglia fu grandissima... C’era rimasto preso un ragazzo». Anche il Colombo lo vede come un bambino: «Dimmi, bambino, che cosa fai costaggiù?». Lo stesso Pinocchio usa espressioni inequivocabili per definire la sua natura: «Egli è che noi ragazzi siamo fatti tutti così», «Se fossi stato un ragazzino per bene, come ce n’è tanti». Pinocchio è burattino quando gli si bruciano i piedi e Geppetto gliene incolla di nuovi, quando i coltelli del Gatto e dalla Volpe vanno in mil- le pezzi a contatto col suo legno durissimo; quando Mangiafoco in- tende utilizzarlo come legna da ardere per cucinare il suo montone; quando i pesci si accorgono che «il legno non era ciccia per i loro den- ti». Geppetto battezza il burattino col nome di Pinocchio e identifica quello che dovrebbe essere il suo stato sociale: «Questo nome gli porterà for- tuna. Ho conosciuto una famiglia intera di Pinocchi […]. Il più ricco di loro chiedeva l’elemosina».

I personaggi A differenza di quanto accade in molte fiabe, nell’opera di Collodi s’in- contrano personaggi realistici e fantastici. Due artigiani veri sono Mastro Ciliegia, con la punta del naso lustra e paonazza; e Geppetto, un vecchietto arzillo, che porta una parrucca

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Excerpt of the full publication Collodi/Le avventure di Pinocchio gialla che assomiglia alla polentina del granturco, di carattere perma- loso, bizzoso, ma anche generoso e buono, prudente e saggio. Credibile risulta la figura del vecchietto che versa in testa a Pinocchio la catinella d’acqua. Vivi e autentici sono i compagni di scuola, l’oste del Gambero rosso, il contadino che mette Pinocchio alla catena, i pe- scatori che assistono con apprensione al naufragio di Geppetto, i freddi e antipatici abitanti dell’isola delle Api industriose, il crudele Giangio, che mette Pinocchio al bindolo per un bicchiere di latte. Tra i personaggi fantastici c’è la Fata dai capelli turchini, col viso bianco come un’immagine di cera, amorevole, affettuosa, generosa, paziente, prodiga di consigli e a volte intransigente. C’è l’orribile Serpente, che schiatta per le risate. Alcuni hanno il ruolo di «ammonitori»: il Grillo-parlante, con i suoi consigli inascoltati, saggio, paziente, previdente, ma anche critico e pungente; e poi il Merlo bianco, la Lucciola, la Marmottina, il Pappa- gallo, che cercano di indicare a Pinocchio, discolo e irriconoscente, la via da seguire per evitare disavventure. Completano il mondo collodiano, nel ruolo di «aiutanti»1, il Corvo, la Civetta e il Grillo, chiamati dalla Fata al capezzale di Pinocchio; il Fal- co, il Colombo, il Delfino, il grosso Granchio, Alidoro, la Lumachina, il Tonno. Particolarmente interessanti sono il Gatto e la Volpe, imbroglioni, bu- giardi, ladri e assassini senza cuore, che amano i prodigi, i miracoli, gli aiuti gratuiti, simboli dell’astuta sopraffazione dell’innocenza; il giudice Gorilla, che con l’aria sorniona da buono amministra la giu- stizia alla rovescia; Mangiafoco, che, pur avendo un aspetto poco rac- comandabile, con la bocca come un forno, con gli occhi che sembrano lanterne di vetro, la barbaccia nera, autoritario, severo e brusco nei modi, in fin dei conti è buono e comprensivo. Altri personaggi di rilievo sono il Pescatore, che vuole friggere Pinoc- chio, dichiarandosi disponibile a fargli scegliere come essere cucina-

1 Cfr. V.J. Propp, Morfologia della fiaba, 1928, trad. it. Torino, Einaudi, 1966. 16

Excerpt of the full publication Collodi/Le avventure di Pinocchio to; e Lucignolo, il più birichino della scuola, svogliato, allampanato, tanto amico di Pinocchio, che riesce a convincerlo a partire per il Paese dei Balocchi.

I genitori di Pinocchio Ma chi sono i genitori di Pinocchio? All’origine Pinocchio è un pezzo di legno da ardere. Mastro Ciliegia vor- rebbe farne una gamba di un tavolo, ma di fronte alle stranezze di quel legno che parla, lo regala a Geppetto, che fabbrica un burattino, diven- tando di fatto il padre di Pinocchio. Ed è accettato come tale dalla voci- na, che ha, invece, energicamente contestato mastro Ciliegia. È un parto vero e proprio quello che avviene sotto lo scalpello di Gep- petto: la testa con i capelli, la fronte, gli occhi, il naso, la bocca, il men- to, il collo, le spalle, lo stomaco, le braccia, le mani, le gambe, i piedi. Geppetto, procedendo nell’opera, subisce i primi dispetti del buratti- no e capisce subito che a fare il padre ci vuole molta pazienza. Pinoc- chio nasce da un padre, a testimoniare che la società dell’epoca è com- pletamente maschilista. Solo nel XV capitolo appare la bella Bambina «coi capelli turchini e il viso bianco come un’immagine di cera». Non mostra, però di avere compassione di Pinocchio, che invoca il suo aiuto. Nel capitolo XVII la Bambina si trasforma in Fata, ma diventa solo la «sorellina» di Pinocchio per poi scomparire di nuovo. La Fata si ripresenta sotto le spoglie della «buona donnina» nel capi- tolo XXIV. E nel capitolo seguente: «Io sarò la tua mamma...», dice al burattino. È una mamma, però, che non segue il suo figliolo durante la crescita e dal XXX capitolo non appare più come tale. Pinocchio la riconosce in una bella signora in un palco del circo e la incontra sotto le spoglie di una caprettina su un isolotto in mezzo al mare nel capitolo XXXIV. La famiglia che si ricompone alla fine della storia, inoltre, non preve- de una presenza femminile. Pinocchio e Geppetto ne costituiranno gli unici componenti: non c’è posto per una mamma, anzi questi due personaggi dimostrano come se ne possa fare benissimo a meno!

17 Collodi/Le avventure di Pinocchio Tempo, spazio, luoghi Il tempo, lo spazio e gli ambienti non sono facilmente riconducibili a schemi: risultano a volte precisi e determinati, altre volte sproporzio- nati e inconsueti. Il Grillo-parlante abita nella casa di Geppetto da più di cento anni, il pianto di Pinocchio si sente fino a cinque chilometri di distanza, la Fata abita nelle vicinanze del bosco da più di mille anni, la spiaggia è lontana più di mille chilometri, il ciuchino resiste sott’ac- qua più di cinquanta minuti, il Pesce-cane è lungo più di un chilome- tro, il Colombo che conduce Pinocchio da Geppetto è più grosso di un tacchino. Alla regola del reale e del fantastico insieme non sfugge l’ambiente. La campagna è quella della Toscana, desolata e solitaria, devastata dalla pioggia, insidiosa, dove Pinocchio incontra assassini o viene preso nella tagliola. La città è quella degli Acchiappa-citrulli, affollata da tanti personaggi e animali. E il paese in cui Pinocchio si reca per calmare il suo stoma- co è deserto, poco accogliente e affatto generoso con chi ha fame: un tipico paese toscano dopo il tramonto. Anche il mare è presente nel romanzo e, dal XXIII capitolo in poi, di- venta sempre più partecipe. In mare Pinocchio rischia sul serio di fi- nire i suoi giorni: vede scomparire Geppetto con la sua barchetta, è divorato dai pesci, è preso nella rete del Pescatore, viene ingoiato dal Pesce-cane e sta per soccombere, sfinito, mentre porta in salvo Gep- petto. È un mare cattivo, quasi sempre tempestoso, oscuro, pauroso, nel quale si tuffa per salvarsi, nel quale nuota leggero e veloce per via del suo corpo di legno. Gli ambienti in cui si muove Pinocchio sono quasi sempre tristi e lugu- bri e la morte, come un’ossessione, si presenta in ogni momento ai suoi occhi. Buona parte delle disavventure gli capitano in orari notturni tem- pestosi e invernali, quando le paure e le ossessioni aumentano.

Il pianeta vivente delle «Avventure» Il mondo nel quale Pinocchio vive le sue avventure è un mondo catti- vo ed egoista, dove non esiste rispetto per gli altri e tanto meno per i

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Excerpt of the full publication Collodi/Le avventure di Pinocchio più deboli. Gli adulti litigano tra loro: Geppetto e mastro Ciliegia sono due vecchietti bizzosi; la giustizia viene amministrata a rovescio: in carcere vanno gli innocenti e i furfanti, mentre gli imbroglioni resta- no fuori; persone senza scrupolo si aggirano per le strade alla ricerca dei gonzi da spennare e di connivenze nei loro sporchi traffici. Anche i vecchietti sono stizzosi, gelosi e insensibili. Sono personaggi che Collodi fa muovere in una Toscana povera, dove la fame e l’indigenza fanno crollare ogni scrupolo e senso morale. Pi- nocchio, appena venuto al mondo, incomincia ad avvertire una fame che si taglia con il coltello. Il suo stomaco brontola continuamente e molte delle sue disavventure sono causate dall’esigenza di trovare del cibo: il vecchino crudele con la catinella d’acqua, l’episodio della ta- gliola, il paese delle Api industriose. Geppetto per sfamarlo si priva delle sue tre pere e, di fronte all’atteg- giamento schizzinoso del burattino, lo ammonisce che «i casi della vita son tanti e bisogna avvezzarsi». La vita di paese è deludente, ma ancora più sconfortante è quella cit- tadina. Nel paese di Acchiappa-citrulli Pinocchio incontra sì credulo- ni, scansafatiche, falliti, ma anche furfanti e profittatori, che proprio sulla povertà e l’indigenza lucrano e si arricchiscono: la Volpe e il Gat- to, con la loro assoluta mancanza di scrupoli, gli uccellacci rapaci, la gazza ladra, l’Omino di burro, che si arricchisce con traffici illeciti, sono la metafora di molti individui che ancora oggi popolano il mon- do in cui viviamo. Hanno cambiato aspetto, ma i vizi sono sempre gli stessi. È un mondo alla rovescia quello in cui si trova a vivere Pinocchio, che deve dichiararsi un delinquente per essere scarcerato. Come a voler dire: essere innocenti e onesti non paga!

La lingua Per raccontare questa storia, in cui si mescolano ironia, parodia e tea- tralità, Collodi usa il fiorentino, una lingua vivace e schietta. È un fiorentino di tono medio, né ricercato né crudamente popolare, che ha già usato nel giornalismo e qui ripulisce dalle eccessive incro-

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Leggere per conoscere “sentirsi convinti che ogni nuovi mondi e per riflet- libro degno di questo no-

tere su cose già conosciu- me rappresenta una con- media te. Leggere per perdersi centrazione, un compen- nei labirinti dell’immagi- dio e una forte semplifica- nazione e, attraverso la zione di cose complicate”. finzione letteraria, capire (H. Hesse) i problemi del mondo che ci circonda. Leggere per Le avventure di Pinocchio

Le avventure di Pinocchio Il celebre rac- per approfondi- produrre testi conto di Collodi re le conoscenze con l’obiettivo corredato di un linguistiche. Le di favorire la apparato didatti- schede di lavoro creatività, stimo- co da utilizzare proposte invita- lare confronti, sia per compren- no ad attualizza- promuovere ri- dere i significati re le tematiche, cerche e conso- dell’opera – che a riferirle al vis- lidare le tecni- può essere letta suto personale, che di scrittura. a vari livelli – sia a rielaborare e

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