CRO 15/06/2011 12.39.35 MAFIA: OGGI INTERROGATORIO MARINO MANNOIA TORNATO IN ITALIA MAFIA: OGGI INTERROGATORIO PENTITO MARINO MANNOIA TORNATO IN ITALIA , 15 giu. - (Adnkronos) - Primo interrogatorio in Italia oggi pomeriggio per il pentito di mafia , che da poco e' tornato a vivere in Italia dopo avere lasciato gli Stati Uniti. A sentirlo saranno il Procuratore aggiunto di Palermo Ignazio De Francisci e il Pm Lia Sava. Marino Mannoia, il primo pentito, sara' interrogato nell'ambito dell'inchiesta sull'omicidio di Calogero Di Bona, sottoufficiale della polizia penitenziaria, ucciso con il metodo della 'lupara bianca' il 28 agosto 1978. L'ex boss, come scrive oggi il 'Giornale di Sicilia' e' costretto a vivere in una localita' segreta e riceve dallo Stato italiano mille euro al mese rispetto agli 8960 dollari che riceveva negli Stati Uniti. (Ter/Ct/Adnkronos) 15-GIU-11 12:29 NNNN

Un uomo di valore

A quasi trent’anni dalla misteriosa scomparsa, la moglie e i figli ricordano il vice comandante di Polizia Penitenziaria, riconosciuto Vittima del Dovere

« Dopo più di un quarto di secolo dalla scomparsa, rimane tutt’oggi vivo il ricordo di un marito gentiluomo e di un padre davvero unico, ligio al dovere, che ha speso la propria vita a servizio dello www.sappe.itStato». Con queste parole la moglie, Rosa Cracchiolo e i figli Giuseppe, Alessandro e Ivan vogliono ricordare sulla Rivista il Maresciallo Calogero Di Bona, misteriosamente scomparso il 28 agosto del 1979, all’età di 35 anni. «Abbiamo ancora vivo il suo ricordo» dice oggi il figlio Giuseppe, il più grande dei tre fratelli che all’epoca avevano 5 e 2 anni e il più piccolo 11 mesi appena. Le cronache dei giornali parlarono allora di “lupara bianca”, con cui la mafia faceva scomparire ogni traccia della persona rapita, ma si parlò anche di un regolamento di conti, un agguato teso a Di Bona da qualcuno che aveva forti rancori nei suoi confronti. Ma la verità purtroppo non fu mai scoperta. Allora Calogero Di Bona, nato a Villarosa, in provincia di Enna, il 29 agosto 1944, era vice comandante all’Ucciardone di Palermo. Da 15 anni faceva parte degli allora agenti di custodia e quasi tutti li aveva trascorsi nell’istituto palermitano, iniziando la carriera da semplice guardia. «Tutto accadde dopo una intensa giornata di lavoro all’Ucciardone, – ricorda la moglie –. Dopo averci accompagnato a casa della nonna uscì per prendere un caffè dicendo che sarebbe ritornato da lì a poco. Il mancato rientro di mio marito dopo un’ora, non mi preoccupò perché pensai che si fosse dovuto recare all’Ucciardone per qualche improvviso problema. Ma col passare del tempo capii che qualcosa doveva essere successo. Dopo aver chiamato alcuni colleghi al carcere e avendo saputo che lì non era andato, avvisai subito i carabinieri della zona. Le ricerche furono avviate subito e dopo un paio di giorni fu ritrovata l’auto, ma di mio marito nessuna traccia. Dell’istruttoria – continua a ricordare la signora Cracchiolo – se ne occupò il Giudice Rocco Chinnici, anch’egli valoroso servitore dello Stato, il quale appurò che le cause della scomparsa di mio marito dovevano essere ricercate nell’ambito del suo lavoro. Ma con la morte del Giudice Chinnici moriva anche la speranza mia e dei miei figli di conoscere il motivo per il quale mio marito perse la vita. Da allora – conclude Rosa Cracchiolo – sono trascorsi 27 anni e per la mia famiglia questi anni sono trascorsi con un dolore vivo al cuore per la perdita di un marito gentiluomo, di un padre meraviglioso per i nostri figli e per un uomo che ha creduto sempre nella Giustizia e per la quale ha indossato una divisa fino a perdere la vita. La mia famiglia ringrazia lo Stato, che con le misure a favore delle vittime del dovere ci è stato vicino, e i colleghi che ancora oggi lo ricordano con affetto». Il maresciallo Di Bona è stato riconosciuto dal Ministero dell’Interno “Vittima del Dovere”www.sappe.it ai sensi della legge 466/1980. (Tratto da LeDueCittà, nov.dic.2006) Calogero Di Bona

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Calogero Di Bona (Villarosa, 29 agosto 1944 – Palermo, 28 agosto 1979) è stato un militare italiano.

Vice Comandante del reparto della casa circondariale di Palermo, era entrato a far parte del Corpo degli Agenti di Custodia come semplice Agente nel 1964 fino a diventare Maresciallo Ordinario. Il 28 agosto 1979 scomparve misteriosamente da Palermo al termine di una giornata di lavoro. Il giorno dopo avrebbe compiuto trentacinque anni e la maggior parte della sua carriera l'aveva trascorsa lavorando presso il primo istituto penitenziario del capoluogo siciliano (Ucciardone).

Il mistero sulla scomparsa e le indagini

Le cronache di allora parlarono di lupara bianca, una modalità spesso usata da Cosa Nostra per far sparire i corpi privi di vita senza lasciare alcuna traccia ma anche di un regolamento di conti. La moglie del maresciallo Di Bona disse che il marito quel giorno uscì per andare a prendere un caffè, dopo che aveva accompagnato lei e i figli dalla nonna, dicendo che sarebbe tornato presto: dal quel momento non lo vide più.

Le indagini furono affidate per quanto riguarda la magistratura al giudice Rocco Chinnici che in seguito disse che la misteriosa scomparsa di Di Bona era strettamente legata al lavoro che svolgeva essendo egli un servitore fedele dello Stato, sempre ligio al proprio dovere, non riuscendo però il magistrato ad accertarne la causa precisa.

Con l'assasinio di Chinnici, avvenuta il 29 luglio 1983, con un'autobomba al tritolo e nella quale morirono insieme a lui i due carabinieri di scorta: il maresciallo Mario Trapassi, l'appuntato Salvatore Bartolotta e il portiere dello stabile in cui abitava, Stefano Li Sacchi si perse anche la speranza da parte dei familiari di sapere come andarono realmente le cose e a distanza di tanto tempo non si è riusciti ancora a scoprire la verità.

I delitti eccellenti

La scomparsa del maresciallo Di Bona segue una serie di delitti cominciati all'inizio del 1979 a Palermo per mano di Cosa Nostra: quello del vice brigadiere di polizia Filadelfio Aparo, il cronistawww.sappe.it del Giornale di Sicilia Mario Francese, il segretario provinciale della Democrazia Cristiana Michele Reina, il capo della Squadra Mobile Boris Giuliano.A settembre sarebbe inoltre avvenuto l'omicidio del magistrato e della sua guardia del corpo, il maresciallo di polizia Lenin Mancuso.