NUMERO NOVE DICEMBRE 2007 la rivista di ambiente dell’associazione Zygena SfogliamentoSfogliamento

CoccoleCoccole didi NataleNatale LE SEZIONI ARTE

Gli artisti hanno sempre trovato ispirazione osservando la natura, in tutte le epoche, cominciando dai primi tentativi che rappresentavano animali e caccia ed arrivando alle più alte espressioni delle emozioni e della bellezza insita nelle forme naturali.

Natura ispiratrice per l'arte, arte nella natura, bellezza, perfezione, emozione: guardare l'ambiente con gli occhi dell'artista è davvero un bel modo per osservarlo BIZZARRIE Il mondo naturale è una fonte continua di simpatiche curiosità, bizzarrie e notizie che sembrano incredibili.

Perchè questa sezione?

Perchè l'amore per l'ambiente passa anche per la capacità di saper scoprire gli aspetti comici della difficile convivenza tra gli esseri umani e le altre forme viventi.

NATURA

Botanica, zoologia, etologia, ma anche turismo sostenibile, tradizioni, biodiversità..

La natura ha infiniti aspetti da approfondire, per capire un po' meglio le forme viventi che ci circondano, noi stessi compresi, in quanto parte di un unico ecosistema complesso e affascinante.

LA REDAZIONE “Sfogliamento” è il periodico mensile dell’associazione di ricerca, consulenza e comunicazione ambientale “Zygena onlus”. registrazione Tribunale di Terni n.04/07 del 26/3/07

Direttore Responsabile: Fabrizio Manzione

Redattori: Nicoletta Bettini Simona Capogrosso Francesco Donati Fabrizio Fulco Gisella Paccoi Alessia Vespa

redazione: via del Cassero 5 - Terni [email protected] sommario Numero Nove - Dicembre 2007 ARTE ZAMPOGNA E CORNAMUSA 7

IL MISTERIOSO ULIETA 10

NOTTE SPECIALE AL GRANDE ALBERO 25

IN QUESTO NUMERO BIZZARRIE

E’ arrivato anche Natale, e UN BACIO CONTRO L’ESTINZIONE 6 con lui l’inevitabile atmosfera di romanticismo e dolcezza. Ecco il perchè del titolo di QUANDO SI DICE PARASSITA... 8 questo numero: vi avvisiamo che anche noi saremo un po’ più “dolci” del solito (e per TRE QUINTALI D’AFFETTO 20 dolci non intendiamo solo d’animo.... guardate che ser- A SCIENZA IN IANCO E NERO vizio sulle nocciole e sulla L B : frutta secca che vi proponia- PERCHE’ LA LUNA HA LE MACCHIE 22 mo!). Intorno, il mondo continua a franare (mentre scriviamo, sono appena accadute - e quasi passate sotto silenzio - le due catastrofi ambientali del Mar Nero e di San Francisco, due petroliere che hanno riversato in mare il loro carico mortale), ma a Natale ci mettiamo gli occhia- li rosa e, nella letterina a NATURA Babbo Natale, chiediamo che EGALI NTELLIGENTI il prossimo anno ci sia pace in R I 5 terra, in mare ed in aria per gli esseri viventi di buona LA LUNGA STRADA DELLE NOCCIOLE 11 volontà.

LA COSTELLAZIONE DEL TORO 13 La redazione

UN ALIMENTO PER TUTTE LE STAGIONI 17

I FAMOSI FRUTTI DEL NOCCIOLO 18

ORO, INCENSO, MIRRA... E IL QUARTO MAGO? 24 SFOGLIAMENTO RUBRICHE

i post-it del mese

E' troppo buio per Le civette chiurlano comunicare, e ci sono troppi molto meno, quando piove. pesci in giro? L’umidità, infatti, Nessun problema, per le riduce di 70 volte aringhe: ci sono sempre le la possibilità di udire il flautolenze. richiamo, nella foresta.

Se sono attaccati da un consimile, i bruchi di Drepana arcuata ruggiscono, ed il ruggito si sente fino a 5 metri di distanza.

Il kea, Il Sole ha un uccello neozelandese, gemello, ha una vera passione per a 200 anni luce dalla la gomma... dei tergicristalli Terra, nella costellazione delle automobili. del Drago

4 DICEMBRE SFOGLIAMENTO NATURA

Regali intelligenti Lo vogliamo... verde, vivo o morto?

NICOLETTA BETTINI

Si narra che i progenitori dei popoli baltici, gli antichi Sassoni, avevano il culto della natura, adoravano la dea Madre, la Terra, capace di esternare la sua potenza nella crescita degli alberi. Gli abeti, alti ed imponenti, erano la rappresentazione vivente della sua forza che, incontrastata, sorgeva dal terre- no per svettare verso il cielo ed unirsi ad esso. Che dire dei nostri alberi di Natale spesso privati delle radici e sacrificati in nome di una ricorrenza che, forse, nulla ha più dell'originale? Li addobbiamo e li facciamo seccare al caldo delle nostre case, corriamo dietro al consumismo. La superficialità è ormai la base del nostro quotidiano: dietro ad una agile sacralità santifichiamo appuntamenti di ogni genere quasi fossero appartenuti da sempre alla nostra cultura (Halloween ne è un tipico esempio). Da qualche anno i rimorsi che proviamo pensando all'impatto ambientale prodotto dagli alberi di Natale sollevano sempre più dubbi, alimentati dalla triste fine che li aspetta: rinsecchiti e senza aghi, abbandonati agli angoli delle strade o vicino ai cassonetti.

Ogni anno ci poniamo la fatidica domanda: vero o di plastica?

Gli argomenti a favore degli alberi finti sono ridimensionati dal fatto che non sempre gli abeti in plastica vengono usati "per una vita". In genere li teniamo solo cinque o sei anni prima di finire in una discarica, dove impiegano secoli prima di decomporsi. Alcuni ricercatori svedesi hanno misurato l'energia consumata da un albero di Natale "vero" e da uno "finto" nel loro intero ciclo di vita. Hanno scelto un abete artificiale di 10 kg prodotto ad Hong Kong e trasportato via nave fino in Svezia e un abete di 10 kg, 10 anni e alto 2 mt trasportato su un autocarro da un vivaio svedese fino a un negozio di Stoccolma. Hanno scoperto che l'energia consumata durante l'intero ciclo di vita dell'abete vero è pari a un quinto di quella consumata dall'albero finto, anche supponendo che l'albero artificiale sia riutilizzato una decina di volte. Inoltre gli alberi artificiali sono fatti di pvc (polivinilcloruro), un prodotto dell'industria petrolchimica. Da anni si effettuano delle campagne affinchè la produzione e l'uso di questo materiale vengano progressivamente ridotti. Durante il ciclo produttivo del pvc, e l'incenerimento dei rifiuti che lo contengono, vengono rilasciate diossine alta- mente inquinanti. Tuttavia i produttori di abeti rossi fanno notare che la coltivazione di questi alberi aiuta a bilanciare le emissioni di CO2 e che circa mezzo ettaro di alberi è in grado di assorbire la quantità di CO2 prodotta da 18 persone. A questo punto ci chiediamo quale impatto abbiano quelle schiere infinite di abeti rossi sulla biodiversità di una regione e sulla salute di chi li coltiva, poiché vengono irrorati con pesticidi nei sette-dieci anni necessari perché raggiungano le dimensioni giuste per essere venduti sul mercato. I sette milioni di abeti che i britannici acquistano ogni anno a Natale occupano complessivamente un'area coltivata di circa 1.500 ettari. Il vantaggio per chi li produce è che quasi sempre crescono su terreni poveri e scoscesi, sulle pendici di colline che altrimenti rimarrebbero incolte. Ma anche le abetaie, come tutte le altre coltivazioni, sono attaccate da afidi, acari, parassiti vari e funghi. Se comunque non volete proprio rinunciare al vostro albero di Natale, la soluzione migliore è di comprare un albe- ro con le radici, che potrete quindi conservare (vivo) anche per i prossimi anni. Oppure potete acquistarlo presso una nota azienda a cui, dopo le festività natalizie, potete restituirlo ritirando un buono-acquisto. Quest'albero verrà reimpiantato andando a rimboschire una delle tante foreste italiane. Se invece optate per un albero senza radici,controllate che il vostro comune, dopo le feste natalizie, offra un servizio di raccolta degli abeti. In tal caso potrà essere trasformato in un buon concime!

5 DICEMBRE SFOGLIAMENTO BIZZARRIE

Un bacio contro l’estinzione due panda rossi hanno dato un esempio di coccole

SIMONA CAPOGROSSO

Il Panda rosso, o panda minore, è l'unico membro della famiglia dei procioni che non vive in America. Abita i boschi delle regioni montuose dell'Himalaya, in un territorio che comprende il Nepal, il Bhutan, il Sikkim, la Birmania settentrio- nale fino alla Cina centro-meridionale. Ha una pelliccia di color marrone-rossastro sul dorso, mentre la pan- cia è di colore scuro. Questo animale è caratterizzato da chiazze bianche sul muso, ed ha delle orecchie appuntite. E' ghiotto di bambù, ma si nutre anche di frutta, foglie, radici, licheni e, occasionalmente, di uova, insetti e piccoli roditori. Il pando rosso è attivo soprattutto di notte, e di giorno preferisce dor- mire allungato su un ramo con le zampe penzoloni. Il fatto strano che ha colpito i bambini in visita allo zoo di Kawasaki, in Giappone, è il lungo bacio che si sono scambiati i due panda rossi di nome - entrambi - YuYu. Dopo otto anni di convivenza, improvvisamente, un po' per gioco e un po' per attrazione, i due panda si sono baciati e coccolati lungamente, incuriosendo non solo l'opinione pubblica ma anche molti ecologi, perchè questo animale è da sempre considerato un essere solitario e schivo. Il panda rosso è una specie a rischio di estinzione, e... chissà: che queste affettuosità scambiate siano un augurio per la loro sopravvivenza?

Chi altro si scambia tene- rezze, in natura? Ad esem- pio, la balena australe, che dà una grande importanza ai preliminari. “Prima”, infatti, il maschio e la femmina ini- ziano a coccolarsi, poi girano in tondo e si abbracciano, intrecciando le pinne. A questo punto si mettono l’uno al fianco dell’altra spruzzando acqua dagli sfiatatoi.

6 DICEMBRE SFOGLIAMENTO ARTE

Zampogna e cornamusa Il “sound” del Natale

FABRIZIO FULCO

Ed ecco che con il Natale alle porte possiamo vedere le strade ador- nate con i classici fregi natalizi, come vuole la tradizione di questa bellissima festa. A questo punto il suono che vi aspettate di sentire, oltre i campanel- lini delle renne di Babbo Natale ovviamente, qual'è ? Ma quello delle zampogne no.....Chi non ricorda le figure degli zampognari aggirar- si per le vie con i loro strumenti, di origine antichissima, infatti è proprio in Grecia (patria delle scale musicali....) che se ne trovano le prime tracce. In Italia ne abbiamo di vari tipi a seconda della regione: le zampo- gne del Lazio (Ciociaria, Valle di Comino), del Molise (Scapoli), della Basilicata, della Sicilia (Siracusa e Palermo) sono costituite da ancia doppia (l'ancia è una sottile linguetta mobile la cui vibrazione fa suo- nare gli strumenti), mentre la surdullina di Cosenza, la ciaramella e la ciaramèddha di Reggio Calabria e Messina usano un'ancia sempli- ce o singola. Esiste una grande varietà nella lunghezza dei diversi tipi di zampogne, fino a due metri. Una derivazione della zampogna è la cornamusa, strumento anch'es- so di antiche origini, classico della tradizione scozzese/celtica. Mentre le zampogne si prestano più per l'accompagnamento, le cor- namuse sono meglio utilizzate come soliste.In Italia assume vari nomi: musa,baghèt nel bergamasco e piva in Emilia-Romagna, mentre in Europa si chiama gaita in Spagna; muset- te in Francia (Bretagna e Normandia); bagpipe in Scozia (Great Highland Bagpipe la più famosa); gaida nei Balcani.Come dicevamo la cultura e la tradizione scozzese hanno saputo meglio valorizzare questo strumento confe- rendogli potere evocativo e solenne (veniva utilizzato anche durante le battaglie in stile Braveheart per suonare la carica.....) divenendo un punto fermo del folklore di questo paese (e anche dell'Irlanda).

Certo al di fuori del Natale o delle tradizioni folk non è uno strumento che si vede molto....ma pensate che l'ultima volta che ne ho visto fare un uso diverso è stato da un gruppo americano New Metal (o Nu Metal come si scrive soli- tamente.....un pò di slang): i Korn. Ciò è dovuto al fatto che il loro cantante Jonathan Davis, di origini scozzesi ovvia- mente, è molto legato alla cornamusa avendola studiata da bambino e nei dischi dei Korn, specialmente nei primi lavori degli anni 90, possiamo trovare degli inserti di 'bagpipe' suonata dallo stesso Davis. Ricordo ancora i video dal vivo che ho visto su Mtv con questi break di cornamusa.Scelta molto particolare per un genere come il nu metal (pra- ticamente una sorta di heavy rock-crossover dove il sound delle chitarre rimane pesante e granitico su un tappeto ritmico che risente di influenze hip hop o rap (!), mentre gli assoli di chitarra sono quasi totalmente assenti, le stro- fe molto parlate quasi rappeggianti e i ritornelli tendono ad essere accattivanti il più possibile....) che permise ai Korn di distinguersi tra le varie bands con quel sound.Altra caratteristica, molto più sfruttata nel genere, è l'utilizzo, qui da parte di entrambi i chitarristi, di una chitarra 7 corde che aggiunge dopo il mi basso un'altra corda appunto. Ciò permette di creare ritmiche e accompagnamenti su timbriche e tonalità ancora più basse e cupe, dove la voce di Davis, e la sua cornamusa, possono districarsi in ricercate melodie.A questo punto a voi gioire del sound di questi strumenti, sia in maniera classica o attraverso i Korn...

7 DICEMBRE SFOGLIAMENTO BIZZARRIE

Quando si dice parassita... storia e leggende di una pianta nota ai romantici

ALESSIA VESPA

In inverno quando la maggior parte degli alberi sono privi di foglie spicca fra tutti il vischio. Pianta sempreverde, non in grado di vivere in modo autonomo, ma dipendente da altre. Si tratta di un parassita che si radica sul legno di querce, pini, pioppi, alberi da frutto ecc. Il suo fusto si ramifica ripetutamente, le foglie sono allungate, opposte e cori- acee, fiorisce tra febbraio e maggio. I frutti sono delle belle bacche tondeggianti e bianche appetitose per numerosi uccelli i quali cibandosene e rigurgitando i semi sulle piante ne favoriscono la dispersione.

Questa pianta spesso decora le porte o le volte delle case addobba- te a festa, durante il periodo natalizio, in quanto simbolo di buona fortuna e sembrerebbe che abbia il potere di allontanare la cattiva sorte.

Se non resistete alla tentazione di coglierne un rametto anziché comprarlo ricordatevi di utilizzare la mano destra e non la sinistra perché in tal caso avrebbe poteri opposti e cioè rischiereste di esse- re colpiti dalla mala sorte!

E' tra i simboli di Natale particolarmente amato dai più romantici in quanto la tradizione vuole che una ragazza che si trovi sotto i suoi rami non possa sottrarsi da l'essere baciata e che ciò sortisca lo stesso effetto del lancio del bou- quet della sposa. La "fortunata" infatti convolerà a nozze entro l'anno.

Al vischio della quercia sono state attribuite numerose proprietà terapeutiche. I medici dell'antichità lo considera- vano la "panacea" per numerosi mali. Sembrerebbe infatti che abbia effetti ipotensivi, sia diuretico quindi adatto a chi soffre di calcoli, di coliche renali, di ritenzione delle urine, sia un buon antispasmodico, sia utile contro le emorragie nonché un efficace sedativo. Ad oggi viene frequentemente utilizzato, ma attenzione in quanto preso a dosi eccessive è tossico, lo sono soprattut- to le sue bacche che infatti non vengono mai utilizzate per preparare decotti o infusi.

Mességué, nel suo erbario, invita a raccogliere le parti verdi del vischio, quali rami e foglie, verso la fine dell'autun- no, quando ancora non si sono sviluppate le prime bacche. Essiccare il raccolto accuratamente in un luogo buio, ridurlo in piccoli frammenti e conservarlo in un barattolo di vetro opaco o in un vaso di terracotta.

Si raccomanda si farne un impiego esclusivamente esterno.

Per impacchi e lozioni per reumatismi, nevriti, sciatiche consiglia un infuso o un decotto di foglie e di rami ottenu- to aggiungendo mezza manciata di pianta secca ogni litro di acqua oppure una manciata sempre in un litro di acqua per pediluvi e bagni alle mani. Per combattere l'ipertensione, invece, bastano due pizzichi di polvere in un po' di acqua zuccherata d'applicare sul petto di un adulto.

8 DICEMBRE SFOGLIAMENTO BIZZARRIE

Al vischio sono legate molte leggende che alimentano il fascino e il mistero che lo avvolgono.

I druidi lo raccoglievano sulle querce con un falcetto d'oro e gli attri- buivano infinite proprietà soprannaturali.

Enea si servì di un aureo ramoscello di vischio per aprire la porta degli Inferi.

I signori Goscinny e Uderzo ne fanno l'ingrediente principale di una pozione magica molto cara al famosissimo piccolo Gallo Asterix e pre- parata dal druida Panoramix…Questa pozione rende assolutamente invincibili!

Nella mitologia scandinava si narra che il dio del sole, Balder, sia stato ucciso da una freccia di vischio per volere del malvagio fratello Loki, dio del male. Quest'ultimo nutriva un profondo odio per suo fratello, la madre, Frigga, inseguito alla rivelazione di un sogno sulla morte del figlio preoccupata chiese la protezione di tutti gli elementi e di tutti gli esse- ri viventi ad eccezione di una piantina che riteneva innocua, il vischio. Fu così che il tanto amato Balder divenne invulnerabile. Gli dei si divertivano a colpirlo per mettere alla sua invulnerabilità. Loki venendo a conoscenza del “tallone di Achille” di suo fratello costruì una freccia di vischio e chiese al dio dell'in- verno, Hoder, di utilizzarla per colpirlo guidando la sua mano essendo Hoder cieco. Fu così che Balder venne trafitto e ucciso. La madre, distrutta dal dolore, versò infinite lacrime che a contatto con il vischio si trasformarono nelle sue perle bianche e il figlio si rianimò. Per la felicità Frigga baciò tutti coloro che passavano sotto il vischio e fece in modo che nulla di male potesse loro capitare.

Nessuno può resistere al vischio!!

9 DICEMBRE SFOGLIAMENTO ARTE

Il misterioso Ulieta il libro del mese presenta un uccello estinto... un istante dopo il suo ritrovamento

GISELLA PACCOI

Gira la testa a pensare che ci sono specie - animali o vegetali, poco impor- ta - che non conosceremo mai. Specie che si estinguono senza che nessuno le abbia mai viste, che scom- paiono silenziosamente insieme agli ambienti nei quali sono vissute per chissà quanti secoli, prima che arrivasse l’uomo a cancellarle con un’alza- ta di spalle. A scomparire sono perlopiù insetti, ma non solo.

Le estinzioni si sono moltiplicate, nell’ultimo secolo, ma sono cominciate molto tempo prima. Anche gli esploratori ci hanno messo “il carico”, a cominciare da quelli che navigarono intorno alle Galapagos, che prendevano a bordo le testuggini giganti come scorta alimentare, e solo in pochi casi lasciavano su altre isole quelle “avanzate” - vive, quando andava bene.

Le lunghissime navigazioni verso paesi ignoti hanno rappresentato un punto di svolta epocale, anche per la natura - è da questo momento, ad esempio, che inizia il problema delle “specie esotiche”, prese da un conti- nente e trapiantate in un altro perchè belle o insolite - ed i naturalisti.

Quasi tutte le spedizioni, infatti, vedevano la presenza di uno studioso di “cose naturali”, un tuttofare pronto ad osservare, campionare e catalogare le meraviglie dei Nuovi Mondi.

Molte delle meraviglie di allora adesso sono note e familiari; ad una, però, è associata una storia misteriosa ed affascinante.

Nel Pacifico, al largo dell’isola di Ulieta, sir Joseph Banks, un naturalista al seguito dell’equipaggio di James Cook catturò un uccello simile ad un tordo, lo impagliò e lo disegnò. La tavola è attualmente conservata nel Museo di Storia Naturale di Tring (UK), mentre l’animale impagliato è scomparso.

Di quella specie, innegabilmente diversa dalle altre, non si hanno più tracce. Si è estinta... un istante dopo essere stata catturata per sempre in un disegno.

Questo fatto vero è la base per un avvincente romanzo, “The Conjurer’s Bird” (in Italia tradotto, in modo poco felice, ne “La Naturalista”), di Martin Davies.

Una bella ricostruzione di fatti veri... legati da una intrigante trama di fantasia. Forse.

10 DICEMBRE SFOGLIAMENTO NATURA

La lunga strada delle nocciole alla scoperta dei mille modi per conservare e gustare questo frutto

GISELLA PACCOI

Il primo impatto con la Cooperativa Produttori di Nocciole dei Colli Cimini e Sabatini, che si trova in località Vico Matrino, a Capranica, in provincia di Viterbo, è di tipo olfattivo.

Il profumo delle nocciole è carico, inten- so, esce dai locali della cooperativa e accoglie i visitatori già dalla strada.

Sembra di entrare nell’antro di una fata buona che ammalia con i suoi dolci, il luogo delle favole che tutti abbiamo sognato ed immaginato, quando eravamo bambini.

Venticinquemila quintali di nocciole, al termine della lavorazione, attendono, in magazzino, di essere vendute. Una gioia per gli occhi e per il naso... ancora prima che una festa per il palato.

Forse non tutti sanno che il prezzo delle nocciole è determinato dalla Turchia.

Sembra strano. Siamo abituati a pensare alla nocciola come ad un prodotto nostrano, un dolcissimo dono degli albe- ri dei nostri boschi... ma non facciamo i conti con le famigerate “richieste del mercato”.

La nocciola dei Colli Cimini e Sabatini ha delle qualità organolettiche ottime... se si esclude quello che appare un pic- colissimo, trascurabile dettaglio: non si “pela” completamente. La pellicola marrone che avvolge la parte commestibile del frutto resta, in parte, attaccata. Una bazzecola? Niente affatto, se si pensa che le preferenze del mercato si orientano verso la nocciola turca, dalle qualità meno spiccate, solo perchè si pela completamente e quindi assume un aspetto migliore!! E pensare che anche quella pellicola marroncina ha delle proprietà non trascurabili, curative e nutritive, per le quali non solo non dovrebbe essere scartata ma dovrebbe addirittura essere valutata maggiormente!

Quello della pellicola “attaccata” è uno scherzetto che sembra essere legato ad un insieme di componenti, non ulti- me le caratteristiche pedo-climatiche della zona nella quale il nocciolo è coltivato. La stessa specie, infatti, esportata dal viterbese fino in Azerbaijan, si trasforma: a quelle latitudini si “pela” comple- tamente.

Eppure, nel passato, solo una quarantina di anni fa, la nocciola era considerata la “perla dei Cimini”, un prodotto tipico, unico, da preservare e valorizzare!

11 DICEMBRE SFOGLIAMENTO NATURA

Al momento, non esiste, nell’Italia centrale, un’in- dustria che chiuda completamente la filiera delle nocciole.

Questa Cooperativa riceve le nocciole dei propri soci, circa 700, ed avvia le varie fasi della lavorazio- ne: pulitura, essiccatura, tostatura, separazione degli esemplari interi dalla granella, produzione della pasta di nocciole.

Presso il punto vendita, al momento, si possono acquistare sia il cosiddetto “crudo”, ossia le noccio- le sgusciate, sia i “semilavorati”, ossia i frutti tosta- ti; tutte quelle buone ghiottonerie che, specialmen- te a Natale, non mancano mai sulla tavola, come ad esempio il torrone, non possono però essere vendu- te senza l’ausilio, la collaborazione, di altri artigiani che completino la filiera.

La gamma di prodotti che possono essere creati grazie alle nocciole è vastissima.

Senza menzionare la celeberrima crema di nocciole e cioccolato (si, proprio quella... anche se la versione che si può trovare qui è nettamente migliore, rispetto a chi non nominiamo), dalla spremitura dei frutti - anche quelli di scar- to - si ottiene un olio dalle caratteristiche estremamente simili a quelle dell’olio d’oliva, e che all’estero viene già impiegato.

L’olio può essere commestibile; quello derivante dalle nocciole non più buone è già impiegato nella cosmetica, nella creazione di profumi. L’aggiunta di questa sostanza aumenta la tollerabilità cutanea.

E’ proprio il caso di dire che “dalla lavorazione delle nocciole non derivano scarti”: il guscio rappresenta un ottimo combustibile, ecologico e a bassissimo impatto (per produrlo, una volta tanto, non serve di asportare il sottobosco!); bruciando, viene liberato solo vapor acqueo.

L’appuntamento, per tutti, è al 24 giugno, quando inizieranno i festeggiamenti per la giornata mondiale della noc- ciola, a Viterbo.

Per quella data, speriamo di avere ottenuto l’autorizzazione ad usare il marchio DOP della nocciola viterbese!

12 DICEMBRE SCIENZA: FIRMAMENTO

La costellazione del Toro una costellazione ed un cratere lunare

FRANCESCO DONATI

Nel mese di dicembre è ben visibile nel cielo meridionale una delle dodici costellazioni dello zodiaco: il Toro.

È una delle costellazioni più antiche e anche una delle più grandi. È inoltre una delle più ricche in stelle e oggetti da osservare e contie- ne il più famoso e bello ammasso stellare del cielo: le Pleiadi.

Al toro sono associate tante leggende della mitologia.

La costellazione rappresenterebbe la testa e le spalle di un toro che sta per attaccare il vicino Orione.

Secondo altre leggende il toro sarebbe l'ani- male in cui si tramutò Giove per conquistare la bella Europa, la figlia del Re di Fenicia Agenore. Mentre Europa si trovava sulla riva del mare insieme alle sue compagne, il gruppo fu avvicinato da una mandria di buoi tra i quali spiccava un bellissimo toro bianco (Giove appunto). La ragazza fu affascinata così tanto dall'anima- le che le sia avvicinò ornandogli le corna con ghirlande. Il Toro allora la convinse a salirgli sulla groppa e la rapì tuffandosi in mare e nuotando fino all'isola di Creta dove egli si tramutò nelle sue vere sembianze. Europa perdonò Giove e ne fu sedotta. Dalla loro unione nacque Minosse, il futuro Re di Creta.

La costellazione del Toro è attraversata dal Sole da circa metà maggio fino quasi alla fine di giugno. Per poterla osservare in tutta la sua bellezza è quindi opportuno cercarla in cielo sei mesi dopo, ossia tra novembre e dicembre.

La stella Alfa della costellazione è la famosa (dall'arabo, "colei che segue le Pleiadi"). È una stella gigante di colore arancio e magnitudine 0,9, la tredicesima per splendore di tutto il cielo. Essa rappre- senta l'occhio furioso ed infuocato del toro. Aldebaran non è una stella troppo distante dal sistema solare, si trova infatti a "soli" 68 anni luce. Nel suo stesso campo oculare è possibile vedere un ammasso molto sparso di stelle. Si tratta dell'ammasso delle Iadi (dal greco "stelle della pioggia"). Esso possiede la forma di una V e rappresenta il muso del toro. In esso si trovano circa 200 stelle e le più splenden- ti di essi (circa una decina) sono visibili anche ad occhio nudo. Il binocolo è proprio lo strumento ideale per poter osservare e studiare questo largo ammasso che copre circa 5° di cielo. È stato stimato che la sua distanza dalla Terra sia di circa 150 anni luce. Nel passato si pensava che anche Aldebaran fosse un membro dell'ammasso ma poi si è visto che essa è molto più vicina alla Terra ed è una stella indipendente che si trova circa a metà strada.

13 DICEMBRE SCIENZA: FIRMAMENTO , conosciuta come El Nath ("il corno"). È la seconda stella della costellazione per luminosità. È una stel- la gigante molto calda di colore di colore azzurro. Si trova ad almeno 130 anni luce ed è circa 350 volte più lumino- sa del Sole.

Tra i sistemi doppi possiamo citare Teta Tauri. Sono due stelle di magnitudini 3,5 e 3,8 separate di 337" e quindi facilmente alla portata di un binocolo. è un altro sistema doppio per binocolo le cui componenti (magnitudini 4,7 e 5,1) sono separate di 431" d'arco. C'è poi il sistema doppio di che è molto interessante per il bel contrasto di colori che possiede. La com- ponente più luminosa è una stella di colore azzurro di magnitudine 5,5. La secondaria è una stella gialla di magni- tudine 8,2. In questo caso però il binocolo non vi sarà sufficiente e avrete bisogno di un piccolo telescopio per poter- le separare.

Una stella variabile cui potrete dedicare attenzione è . Si tratta di una binaria ad eclisse che varia di magnitudine da 3,4 a 4,1 in circa 4 giorni. Si trova a 325 anni luce da noi.

La costellazione del Toro deve comunque la sua celebrità per la presenza in essa del più bell'ammasso aperto del cielo: le Pleiadi (M45). L'ammasso, il cui nome deriva dal greco e significa "la colomba", è costituito da circa duemila stelle e si trova circa a 400 anni luce dalla Terra. Lo potete facilmente identificare anche ad occhio nudo e in questo caso sarete in grado di osservare sei o sette stel- le ("le sette sorelle come comunemente vengono chiamate") di magnitudine compresa tra 3 e 5. Una delle principali caratteristiche delle Pleiadi è che sono tutte stelle molto giovani. L'ammasso ha solo poche deci- ne di milioni di anni di età e si è formato da una nebulosa i cui resti sono ancora visibili attorno alle sette sorelle quando vengono fotografate a lunga esposizione. La stella più luminosa delle Pleiadi è ed è un astro di terza grandezza.

Esiste nel Toro anche un altro oggetto stellare molto conosciuto dagli astronomi.

Si tratta della Nebulosa del Granchio (Crab Nebula, M1). È' il residuo di una stella che esplose nell'anno 1054, fenomeno che fu osservato dagli astronomi cinesi dell'epoca e riportano nelle loro cronache. Nei giorni di massima evidenza del fenomeno pensate che l'astro era visibile anche di giorno! È però un oggetto fuori della portata dei binocoli. Se possedete un piccolo telescopio potrete provare ad osservarlo e noterete non più di una macchia confusa non più luminosa della magnitudine 8. Telescopi più potenti mettono in evidenza una forma più particolare simile alle pinze di un granchio da cui appun- to è stato derivato il nome.

Buon Natale, buon 2008 e buone osservazioni!!!

14 DICEMBRE SCIENZA: FIRMAMENTO

La costellazione del Toro (con sulla sinistra il vicino Orione) come apparirebbe a Roma alla mezzanotte del 15 dicembre 2007. La stella al centro della costellazione è la Alfa Tauri Aldebaran cui poco sotto è visibile l'ammasso sparso delle Iadi. Sulla destra è facilmente localizzabile l'ammasso delle Pleiadi. In altro a sinistra vicino alla stella si trova la nebulosa del Granchio (Crab Nebula).

15 DICEMBRE SCIENZA: FIRMAMENTO

Una bellissima immagine delle Pleiadi ottenuta con un telescopio professionale. Sette stelle sono più luminose delle altre (le sette sorelle), ma in questa immagine si vedono molte altre componen- ti minori dell'ammasso. La colorazione azzurra è il residuo della nebulosa da cui si è formato l'ammasso.

16 DICEMBRE SFOGLIAMENTO NATURA

Un alimento per tutte le stagioni le virtù della frutta secca

NICOLETTA BETTINI

Natale non è solo panettone e pandoro, ma anche noci, datteri, fichi secchi…. Piccola e comoda da trasportare, la frutta secca è un'ottima alternativa a merendine e snack tradizionali, fonte di energia di pronto utilizzo. Per tradizione la si consuma solo durante il periodo natalizio poiché, fino a non molto tempo fa, era considerata un bene di lusso da concedersi solo in occasioni particolari. Ma conoscendo le sue proprie- tà nutrizionali potrebbe essere utile al nostro fisico durante tutto l'anno (senza eccedere!). E' ricca di sali minerali, fibre, proteine, vitamine B e E e di grassi che combattono l'accumulo di colesterolo. In commercio ve ne sono di 2 tipi: quella a guscio che comprende noci, nocciole, mandorle, pinoli, arachidi e pistacchi, e quella polposa disidrata- ta costituita da fichi, prugne, albicocche, uva passa e datteri. Entrambe sono povere d'acqua, anche se la frutta a guscio lo è in modo naturale, mentre la polposa lo diventa in seguito ai trattamenti di disidratazione cui viene sot- toposta.

La frutta secca a guscio è un alimento ipercalorico, viene definita oleosa per il suo alto contenuto in grassi insaturi e polinsaturi che abbassano i livelli di colesterolo nel sangue, riducendo il rischio di aterosclerosi e di cardiopatie. La frazione proteica è intorno al 12-13 % per ogni 100 g di alimento, è ricchissima di potassio, rame, fosforo, ferro e cal- cio. La vitamina E ed i grassi essenziali (linoleico e alfa linolenico)in essa contenuti si denaturano però con i proces- si di tostatura, per cui è preferibile non consumarla tostata. Le noci "salvacuore" proteggono il sistema cardiovasco- lare. Un consumo giornaliero è in grado di aumentare i livelli sanguigni dell'acido alfa lino-lenico (ALA) e del suo derivato, l'acido eicosapentaenoico (EPA), entrambi appartenenti alla famiglia degli acidi grassi omega-3 che ridu- cono i rischi cardiovascolari. Mangiando tutti i giorni 4 noci, è stato verificato che già dopo una settimana i livelli ematici di ALA raddoppiano mentre quelli di EPA crescono del 300%. Anche se si sospende il consumo per due set- timane, la concentrazione sanguigna dei due acidi grassi rimane più elevata rispetto alla situazione iniziale. Le ara- chidi contengono magnesio, potassio ed elevate quantità di proteine e fibre; la nocciola presenta un elevato valore nutritivo ed energetico, i fitosteroli in essa contenuti proteggono l'apparato cardiovascolare. La mandorla è consi- gliata nei casi di convalescenza, astenia, dermatosi e stitichezza. Il suo olio combatte la pelle secca e le smagliature, nutre i capelli aridi e secchi e previene le ragadi ai capezzoli durante l'allattamento. I pinoli contengono fosforo, cal- cio e ferro. I pistacchi sono un alimento povero di sodio e colesterolo e ricco di vitamina B6, tiamina, rame, fosforo, potassio, ferro e manganese.

La frutta secca polposa è un concentrato di frutta fresca: contiene zuccheri, fibre e pochi grassi. L'albicocca contie- ne potassio, magnesio e carotene, utili in caso di stress e diete disintossicanti. I datteri regolano la pressione poiché sono ricchi in magnesio e potassio, sono molto digeribili anche in caso di colite, hanno proprietà calmanti e il loro sciroppo è un buon rimedio contro tosse e raffreddore. Il fico regolarizza l'intestino poichè è ricco in fibre, ferro e calcio. La prugna è consigliata in caso di stipsi, ideale bollita nell'acqua con il suo liquido di cottura. L'uva passa è ricca in ferro, potassio e vita- mina E ed ha un leggero effetto diuretico e lassativo. Ma attenzione! La frutta secca è consigliata come spuntino o a colazione vista la sua ricchezza in sostanze nutritive, che potrebbero appesantire troppo la digestio- ne.

Quindi non mi resta che augurarvi buon appetito e.…buone feste!

17 DICEMBRE SFOGLIAMENTO NATURA

I famosi frutti del nocciolo Frutti antichi... che si perdono nel mito!

NICOLETTA BETTINI

Il nocciolo è uno degli alberi più antichi del pianeta, arriva in Europa dall'Asia, ove sono stati trovati manoscritti risalenti a 5000 anni fa che parlano di questa pianta considerata sacra. Anche i Greci e i Romani apprezzavano le qualità medicinali di questa pianta. Il nocciolo ha trovato il suo habitat naturale nel bacino del mediterraneo, infatti i principali produttori sono la Turchia, la Spagna, l'Italia e la Francia. Una vecchia leggenda (anzi, sono più di una) sostiene che un viandante furbo, per ingraziarsi gli Dei, promise di fare a metà di tutto quello che avrebbe trovato durante il viaggio. Quando trovò un sacco di nocciole, mantenne la promessa dando i gusci agli Dei e tenendo i semi per sé. Albero così nobile da rientrare in molte credenze magiche e mitologiche: è stato associato al soprannaturale, mentre i suoi frutti erano cibo sacro secondo alcune religioni asiatiche, rimedi contro i morsi velenosi secondo i Greci, legati alla fecondità secondo altri e addirittura simboli di pace per i Romani. Il nocciolo per secoli è stato guardato con rispetto e timore, circonfuso di un alone di magia, i rami flessibili veniva- no usati dai rabdomanti come strumenti, o servivano per costruire gli archi. Gli antichi rappresentavano questa pianta con due serpenti attorcigliati, nel simbolo di Esculapio, dio della medicina. Le nocciole sono un alimento molto digeribile ed energetico, ricco di grassi (l'85% insaturi), proteine e vitamine del gruppo A, B e E. Sono un'ottima fonte di fitosteroli, sostanze ritenute importanti nella prevenzione delle malattie cardiovascolari e di Flavonoidi (principali Polifenoli, capaci di svolgere una grande azione antinfiammatoria, antivi- rale e che aiuta a prevenire l'insorgenza dei tumori). Le nocciole hanno valore nutritivi altissimi, con 650 Kcal per 100 grammi. Non mancano ferro, rame, zinco, fosforo, sodio, magnesio, potassio e selenio.

La raccolta avviene nei mesi di agosto e settembre, per essere conservate e consumate poi durante tutto l'anno. Ovviamente nei mesi di ottobre e novembre si hanno quelle nuove, che se raccolte nel proprio noccioleto avranno le migliori caratteristiche organolettiche, soprattutto in funzione del fatto che sono fresche. Le varietà di nocciola sono numerose, tra quelle più note troviamo: le Del Rosso e Dall'Orto di forma tondeggiante; la Tapparona, più allunga- ta ed appiattita; la Bianchetta, pregiata per il suo gusto e l'aroma; la Menoia, di colore scuro; la tonda di Giffoni, cam- pana, pregiata ed antica, di recente diventata IGP (Indicazione Geografica Protetta); la Tonda Gentile delle Langhe, la Tonda Gentile Romana, la Mortella, la S. Giovanni, la Tonda bianca, la Tonda rossa e la Riccia di Talanico, usate prevalentemente dall'industria.

Sono molti gli usi che se ne fanno. L'olio di nocciola può essere un rimedio contro la calvizie ed i parassiti intestina- li, è utile nel trattamento delle irritazioni delle pelli sensibili, come idratante e nutriente, tonificante, ottimo contro le rughe per il suo contenuto vitaminico. Regolarizza la secrezione di sebo delle zone grasse e previene i punti neri. Agisce contro le smagliature e le cicatrici, è efficace per ridonare tono ai capelli e per purificare il cuoio capelluto. Ottima per il massaggio, soprattutto quello muscolare.

L'infuso di fiori e foglie essiccate ha funzione di regolare l'intestino e purificare il sistema vascolare, che può trarre giovamento anche dall'applicazione di impacchi di corteccia polverizzata. L'olio ricavato dai frutti aveva sostituito l'olio di oliva in cucina nei periodi di guerra. La carbonella ricavata dal legno, mescolata a zolfo e salnitro, formava la polvere pirica. Ancora oggi i gusci delle nocciole sono un ottimo com- bustibile da riscaldamento.

18 DICEMBRE SFOGLIAMENTO NATURA

Sono molti i giochi giovanili fatti con le nocciole a Natale.

Tre nocciole a triangolo, una nocciola sopra e da lontano si lanciava per cercare di abbattere il "castelletto". Chi vin- ceva tirava su tutto. Un altro gioco consisteva nel lanciare una nocciola tentando di avvicinarsi il più possibile ad un muro. Ancora una volta, chi ci riusciva tirava su tutto. Poi si mangiavano tutte, tenendo quelle più pesanti, ritenute meglio manovrabili in questi giuochi.

La nocciola, quindi, ha mille pregi ma anche un difetto: un'attenzione particolare va rivolta alle allergie a questo frutto. In Italia ve ne sono molti casi anche se con soglie bassissime. Bastano frammenti minimi o anche stoviglie non ben pulite, per provocare shock anafilattici estremamente pericolosi.

Ecco alcune ricette per chi non è allergico. Buon appetito!

Tagliolini con nocciole Arrosto di vitello alle nocciole

Ingredienti: Ingredienti:

- 300 gr farina - 800 g di noce di vitello - 100 gr nocciole sgusciate e spellate - 50 g di burro - 6 tuorli d'uovo - 100 g di nocciole - 3 cucchiai vino bianco secco - mezzo litro di latte - 500 gr Finferli - mezza cipolla - 30 gr pancetta affumicata - 2 o 3 cucchiai di Marsala - 1 rametto rosmarino - sale - 3 foglie salvia - 4 bametti timo Come procedere - 1 mazzetto prezzemolo - 2 scalogni Preparate un soffritto con la cipolla e il burro e fatevi - 5 cucchiai olio d'oliva extra-vergine sale pepe rosolare accuratamente la noce di vitello, bagnando di tanto in tanto con il Marsala. Quando il vino è evapo- Per Decorare: 10 nocciole tritate e tostate rato salate la carne, aggiungete il latte e le nocciole pestate fini. Lasciate cuocere fino a quando il liquido si è condensato e la carne è cotta. L'arrosto si serve Come procedere accompagnato dal suo sugo accuratamente passato.

Tostate le nocciole in una padella antiaderente per 2 minuti, poi frullatele in un mixer fino a ridurle in pol- vere. Setacciate la farina sul piano da lavoro, dispone- Torta di nocciole tela a fontana e mettetevi al centro i tuorli, il vino, un pizzico di sale e la polvere di nocciole. Mescolate e Ingredienti: impastate bene gli ingredienti: se l'impasto risultasse troppo asciutto, aggiungete un po' d'acqua. Formate - 300 g di nocciole sgusciate una palla, avvolgetela in un foglio di alluminio e met- - 300 g di zucchero tetela in frigorifero per mezz'ora. Nel frattempo puli- - 100 g di burro te i funghi e tritateli grossolanamente insieme con la - 6 uova mezza bustina di lievito pancetta. Pulite gli scalogni e tritateli insieme con le erbe aromatiche. Fateli insaporire in 3 cucchiai di olio Come procedere per 2 minuti, poi unite il trito di funghi, salate, pepa- te e cuocete coperto per un paio di minuti. Togliete Molti vi aggiungono la farina, ma la torta perde in quindi il coperchio e proseguite la cottura per 4-5 sapore. Montate a neve i bianchi d'uovo, sbattete i minuti, mescolando. Trascorso il tempo di riposo, tuorli e aggiungetevi un etto di zucchero, il burro fuso prendete la pasta, tiratela in una sfoglia sottile con il e il lievito; a parte pestate molto finemente le noccio- mattarello e con l'aiuto dell'apposita macchina ricava- le, mescolandovi due etti di zucchero e poi amalgama- te i tagliolini. Lessate la pasta al dente in abbondante te albumi, tuorli e nocciole in un unico impasto, even- acqua salata, scolatela e conditela con il sugo di fun- tualmente aggiungendo 100 grammi di cioccolato fon- ghi e l'olio rimasto. Servite decorando con le nocciole. dente. Versate l'impasto in una tortiera imburrata e infarinata e cuocete per mezz'ora in forno a 180 gradi.

19 DICEMBRE SFOGLIAMENTO BIZZARRIE

Tre quintali d’affetto “perchè tutti abbiamo bisogno di una corazza a cui appoggiarci nei momenti tristi”

GISELLA PACCOI

Nel dicembre del 2004, un piccolo di ippopotamo viveva con la sua famiglia nell'estuario del fiume Sabaki, in Kenya, quando lo tsunami raggiunse le coste dell'Africa orientale. Le onde anomale travolsero il cucciolo; gli abitanti di Malindi lo soccorsero e lo portarono nella riserva del Parco Haller.

E' qui che il cucciolo, ribattezzato Owen, ha fatto la conoscenza di Mzee, una tartaruga di 130 anni. Forse e' stato attirato dalla forma arrotondata e dal colore grigio del carapace, che ricorda in qualche maniera la pelle di un ippopotamo adulto.

All'inizio, Mzee ha resistito. Ma Owen ha persevera- to. Ha seguito la tartaruga attraverso il parco, cer- cando di addormentarsi accostandosi al carapace. Dopo qualche giorno Mzee si e' arreso, ed ora i due sono inseparabili.

La storia di Mzee ed Owen è diventata un libro, scritto da Isabella Hatkoff, Craig Hatkoff, Paula Kahumbu e Peter Greste, e chiamato “Tre quintali d’affetto - la vera storia di una incredibile amicizia”.

La storia di Owen comincia con le foto di un ippopotamo arenato su di un banco di coralli dopo lo tsunami. Si trat- tava di un cucciolo stanco e spaventato che non riusciva a tornare a riva. Il piccolo ippopotamo doveva essere riportato a riva. Era alto non più di 60 cm ma pesava almeno tre quintali e poi era scivoloso! Salvarlo sembrava quasi impossibile! I pescatori della zona non si persero d'animo e salvarono Owen con una rete usata solitamente per pescare gli squa- li. Il nome del piccolo Owen deriva dal nome di un turista coraggioso che lo tenne fermo tutto il tempo necessario per assicurarlo alla rete di salvataggio. Il piccolo necessitava ancora assistenza, perchè aveva perso la madre prima di imparare a procacciarsi il cibo da sè e quindi non avrebbe potuto sopravvire allo stato brado.

L' area prescelta, all’interno del Parco Haller, era abitata già da dalcuni daini, cercopitechi e una vecchia tartaruga chiamata Mzee e cioè "vecchio saggio".

Mzee era la creatura più vecchia di tutta la riserva. Centrotrenta anni e un bel pò di difficoltà ad intrattenere rappor- ti di amicizia con gli altri animali.

Owen cominciò a correre dietro a Mzee non appena messo in questa area. Mzee sibilava e si allontanava ma Owen non si perdeva d'animo le correva dietro e si accucciava nuovamente vicino a lei. Cercava protezione o affetto o chi lo sa, ma la sua costanza venne premiata perchè Mzee cominciò ad affezionarsi a

20 DICEMBRE SFOGLIAMENTO BIZZARRIE questo cucciolo paffutello.

Da qui comincia la storia di una bella amicizia.

La storia di Owen che non mangia ma che comincia a nutrirsi seguendo Mzee, salvandosi.

La storia è raccolta in un libro di 35 pagine, ricchis- simo di foto e dal testo semplice, che può essere letto anche dai piccoli.

Chi vorrà potrà prenderla come emblema dei “bei valori”, quali amicizia, capacità di accettare l’altro, affetto ed importanza di dare e ricevere aiuto.

Chi cerca, invece, di non “antropizzare” gli animali, eviterà di proiettare sulla vicenda delle morali che sono prettamente umane, ma resterà comunque colpito ed emo- zionato dal modo col quale gli esseri viventi riescono a reagire e a tentare in ogni maniera di sopravvivere.

Il cucciolo sapeva, per istinto, di aver bisogno di una figura di riferimento, che gli insegnasse a diventare adulto.

Il patriarca non è riuscito a dimenticare il suo istinto genitoriale, arrivando a “tollerare”, se non ad accettare, la pre- senza del piccolo.

Insomma: sotto qualunque punto di vista si voglia guardarla, questa resta proprio una bella storia... adatta ad entra- re di diritto nel gruppo delle favole di Natale!

21 DICEMBRE SCIENZA IN BIANCO E NERO

Perchè la luna ha le macchie Una simpatica novella estone

DA: ENCICLOPEDIA “IL TESORO”, 1939

Allorchè il mondo fu creato, narra una antica leggenda dell’Estonia, di giorno splendeva chiaro il sole e di notte faceva buio buio.

Il dio Ilmarinen pensò: “Bisogna trovare il mezzo di rischiarare un po’ le notti, altrimenti non è pos- sibile vedere se succede qualcosa di brutto”.

Ilmarinen salì su una montagna, che sorgeva sotto la vòlta metallica del cielo, e fabbricò la Luna: una gran palla d’argendo coperta d’oro, con una lampada nell’interno, e l’appese sulla vòlta del cielo. Poi fabbricò anche le stelle d’argento lucente e le mise accanto alla Luna, come damigelle di Corte. Così, quando a sera il Sole si coricava, la Luna e le stelle illuminavano la notte fino all’alba.

La Luna era chiara e luminosa come il Sole, soltanto i suoi raggi non erano caldi, ma freddi.

Gli uomini erano molto contenti: ma il diavolo non era soddisfatto, perchè, ora che la Luna rischiarava la notte, egli non poteva compiere le sue malefat- te, come prima, nel buio fitto. Se lo vedevano, gli toccava scappare a gambe levate! Meditò profondamente: “E ora, come fare?” Chiamò tutti i diavoli a consiglio, ma nessuno seppe suggerirgli una buona idea.

Trascorsero sette giorno magri, e i diavoli non potevano più rubar nulla e non avevano più nulla da mangiare.

“Qui bisogna scacciar la Luna! - esclamò il diavolo capo. - Altrimenti, guai a noi! Tutt’al più potremo sopportar le stelle, che non ci disturbano...”

Ma come fare a sbarazzarsi della Luna?

“Bisogna coprirla di catrame e annerirla tutta - disse il diavolo capo - così non ci darà più noia.”

Tutto il giorno i demòni si diedero un gran da fare a preparare un enorme barile di catrame e a fabbricare una scala lunga lunga, fatta di sete pezzi, che si potevano sovrapporre, in modo da arrivare alla vòlta del cielo.

Quando a notte la Luna comparve, il diavolo capo prese la scala sulle spalle e disse ai suoi servi di seguirlo, portan- do una secchia di catrame misto con fuliggine e un grosso pennello.

22 DICEMBRE SCIENZA IN BIANCO E NERO

Giunti che furono sotto la Luna, il diavolo capo preparò la scala, sovrapponendo l’uno all’altro i sette pezzi, e ordinò a un diavolino: “Prendi il pennello e la secchia di catrame, e sali in cima alla scala”.

Il diavolino ubbidì, ma quando fu quasi in cima, il diavolo capo per il frescolino notturno starnutì, la scala traballò, il diavolino perdette l’equilibrio e precipitò giù:

Psscct!

Tutta la secchia di catrame di fulìggine si rovesciò sulla testa del diavolo capo, e questi lasciò andar la scala, che cadde e si fracassò in mille pezzi.

“Corpo della Luna! - urlò il diavolo capo furibondo - Sono io, adesso, che ho la faccia incatramata!” Provò a togliersi il catrame e la fuliggine, ma ebbe un bel provare e riprovare: non riuscì a nulla!

E da quel giorno il diavolo è rimasto nero nero come la fuliggine.

Non abbandonò, tuttavia, l’idea di annerire anche la Luna. Fece fabbricare dai diavoli un’altra scala, e la piantò al limitare del bosco, dove la Luna sorge più vicina alla Terra.

Appena essa si levò, il diavolo capo ordinò ad un diavolino: “Presto, arràmpicati su su fino all’ultimo gradino, e tingile il muso!” Il diavolino ubbidì: la scala arrivava, in alto in alto, proprio vicino alla Luna, ma era un affare serio mantenersi in equilibrio lassù a spennellare... E la Luna non stava ferma, continuava a salire nel cielo! Il diavolino gettò una corda come un laccio e attaccò la scala alla Luna, continuando ad annerirle la faccia col pen- nello incatramato. Sudava per la fatica e, dopo molte ore, non era riuscito che ad annerire una parte della Luna.

Di sotto, il diavolo capo stava a guardare, cl viso all’insù e con la bocca spalancata, il lavoro del suo valletto. “Ah, ora sì che comincia ad andar bene!”, gridò quando vide che l’operazione procedeva, e fece un balletto di gioia.

In quel momento il dio Ilmarinen si svegliò e guardando il cielo esclamò stupefatto: “Come? Non c’è una nube, eppure la Terra è per metà immersa nel buio! Che succede?”

Aguzzò lo sguardo e vide il diavolino all’opera in cima alla scala, intento a intingere il suo pennello nella secchia di catrame, e giù, sul limitare del bosco, il diavolo capo, che saltava come un caprone.

“Ah, birbaccioni! - gridò Ilmarinen - credevate di farla franca mentre dormivo, eh? Ma ora vi accòmodo io! Tu, dia- volino, resterai per l’eternità col tuo secchio sulla Luna e tu, diavolo capo, precipiterai per l’eternità sotterra!”

E così fu.

Se guardate bene, dicono gli Estoni, vedrete infatti nella Luna il diavolino con la secchia e col pennello.

Quanto alla Luna, essa, ogni tanto, si tuffa nel mare e tenta di lavar via le macchie nere dal suo viso... ma non ci riesce mai!

23 DICEMBRE SFOGLIAMENTO NATURA

Oro, incenso, mirra... e il quarto mago? forse erano più di tre i re che si recarono a Betlemme...

SIMONA CAPOGROSSO

Sono sempre stata affascinata dalla storia dei tre Re Magi che, seguendo la stella cometa, si recarono a rendere omaggio a Gesù bambino, nato da pochi giorni, per portar- gli dei doni. Erano Melchiorre, Baldassarre e Gaspare; studiavano, nei loro Paesi, il cielo e le stelle per leggervi profezie. Rappresentavano i diversi periodi della vita di un uomo, ossia la giovinezza, la maturità e la vecchiaia, e le tre razze umane. Gaspare, infatti, simboleggiava l'Europa, Melchiorre (Melchisedech) impersonava l'Asia e Baldassarre (Balthosan) l'Africa. I tre magi offrirono al Bambino, il Re dei Re, tre doni pre- ziosi. E la storia narra che donarono l'oro, l'incenso, la mirra. L'oro, intoccabile dalla ruggine e dall'opacità, rappresenta la perfezione e la regalità: è un dono riservato al Re. L'incenso è una resina secreta da una pianta arbustiva aro- matica orientale, ed era considerato sacro poichè veniva bruciato nei templi per purificare l'aria. Anche la mirra, offerta all'uomo sapiente, è una resina prodotta da un albero originario della Somalia. E' la sostanza usata per cospargere i corpi prima della sepoltura, e da secoli ha anche un'applicazione medica. Nel racconto dei Magi, Marco Polo riporta che tre re andarono a visitare un profeta nato da poco, e portarono tre offerte diverse per poter riconoscere se fosse un dio, un re o un sapiente. Se avesse preso l'oro sarebbe stato un re, se avesse scelto l'incenso sarebbe stato un dio, se avesse accettato la mirra si sarebbe trattato di un sapiente... ed il Bambino accolse tutte e tre le offerte. Un'altra leggenda racconta che i Re che portarono doni al bambino Gesù erano 4 (a dire il vero, la cifra varia tra 4 addirittura a 20!). Quando Gaspare, Melchiorre e Baldassarre decisero di incamminarsi per Betlemme si preparò anche re Artibano. Attraversò boschi, guadò fiumi, superò montagne... finchè, sul suo sentie- ro, incontrò un moribondo. Lo aiutò e lo ristorò, e così, purtroppo arrivò in ritardo per onorare il Bambino... e nessuno ora si ricorda di lui.

Un'altra storia afferma che il re del regno più piccolo del mondo volle por- tare al piccolo Re un gioco: una trottola. Da piccolo ci avrebbe giocato e da grande l'avrebbe utilizzata per studiare i movimenti degli astri... e la sensi- bilità dell'umanità.

A me, invece, piace pensare che da qualche terra lontana, inseguendo una stella del cielo, arrivò a Betlemme un re per donare al bambin Gesù l'unico tesoro che conosceva: il miele, il dolce nettare delle api.

24 DICEMBRE SFOGLIAMENTO ARTE

Notte speciale al grande albero una bella favola di Natale

SIMONA CAPOGROSSO

Erica era una formica che viveva in un prato di campagna. Nel suo formicaio erano in tante, e tutte avevano un pre- ciso lavoro da svolgere per la comunità. Il formicaio si trovava nel bosco di querce ai confini della città, tra due radi- ci, in un posto tranquillo e riparato. Erica aveva un mucchio di amici, nel bosco, perchè insieme alle sue compagne era sempre in giro per avventure; in particolare, lei e le sue amiche, giovani ed intraprendenti, avevano legato molto con una famiglia di scoiattoli. Per i piccoli scoiattolini, Rick e Wendy, quello che stava per arrivare sarebbe stato il loro primo Natale! Così, Erica e le sue amiche decisero di organizzare una sorpresa. L'inverno era alle porte, ma sugli alberi c'erano ancora delle foglie e la temperatura non era così proibitiva: si pote- va aspettare ancora un po' per il letargo! Erica interrogò il signor gufo Teo, il saggio, che viveva sull'albero di quercia più grande e antico di tutto il bosco; qui incontrò anche altri amici che, inteneriti dai piccoli scoiattoli, si offrirono di preparare per loro un bel regalo: una gran festa! C'erano il cinghialetto Crunchy, il grillo Mc, la cincia Molly, il picchio Peck, la signora Isa istrice, il piccolo Arvicola (Arvin, per gli amici) e lo zio scoiattolo Jack. Insieme, fu deciso che si sarebbe adornato il grande albero. Così, le arvicole (che tutti scambiavano per "semplici" topolini!) avrebbero pensato a rosicchiare i filetti d'erba con cui le formiche avrebbero poi legato le nocciole sull'al- bero. Il signor Peck e mamma Molly, insieme alle loro famiglie, avrebbero rotto il guscio delle nocciole e le avrebbero radu- nate sulla quercia antica. Iniziarono i preparativi, e naturalmente il loro lavoro fu interrotto parecchie volte dalla ghiandaia dispettosa che si mangiava alcune nocciole, e dai piccoli di Molly che facevano rotolare giù di sotto altri frutti. Per fortuna, si unirono al gruppo anche il riccio Aky, che portò un angioletto da appendere all'albero, la signora Gazza, che recuperò alcune palle natalizie colorate e lucenti. Erica e le altre formichine ebbero dei problemi con qualche filo d'erba che puntualmente si rompeva quando veniva stretto troppo forte all'albero. Le api portarono un po' del loro nettare in alcuni sacchetti a cuoricino ed il gufo Teo pensò di raccogliere dei chicchi di melograno, di cui gli scoiattoli sono ghiotti, da attaccare. La notte di Natale l'enorme quercia era splendida, adornata con tanta frutta... una vera festa per Rick e Wendy. Quanta felicità! Quanta gioia e allegria! E poi.... erano tutti lì insieme, quando videro nel buio una luce brillare, che si avvicinava. Erica era incuriosita, come tutti gli altri piccoli animali presenti. Non avevano mai visto una luce così splendente e viva! Il gufo Teo era soddisfatto di ciò che stava succedendo, e si rallegrò ancora di più quando riconobbe la sua amica, la fatina Teresina, che agitò la sua bacchetta magica sul gran- de albero e lo illuminò con tante stelline scintillanti. Si narra che ogni notte di Natale, da quella volta, nel bosco si ripeta un evento speciale...

25 DICEMBRE SFOGLIAMENTO ARTE

26 DICEMBRE SFOGLIAMENTO RUBRICHE La notizia delle quattro settimane

Guida efficiente? Il misuratore elettronico te lo dice

E' boom delle vendite in Giappone per un nuovo strumento di monitoraggio dei consumi di carburante, che appli- cato sulle autovetture consente ai conducenti di sapere in tempo reale se la loro guida e' economicamente efficien- te o dispendiosa.

Il misuratore elettronico, sulla base di dati come la velocità oraria e i giri del motore, e' in grado di calcolare ogni mezzo secondo il consumo di benzina per chilometro e la distanza percorribile con un pieno, ed avvisa con un segnale acustico se la velocità raggiunta non è economy-run.

Chiama mamma...

I piccoli di coccodrillo del Nilo emettono suoni di richiamo che la loro madre riconosce al momento della schiusa delle uova.

L'esperimento ha coinvolto 10 coccodrilli femmine del Nilo le cui uova, deposte circa tre mesi prima, erano state messe in incubatrici.

I ricercatori hanno registrato il grido emesso dai piccoli prima che le uova si schiudessero nell'incubatrice, poi hanno nascosto nella sabbia un altoparlante: otto delle dieci femmine hanno immediatamente reagito alle grida e hanno cominciato a scavare nella sabbia alla ricerca dei neonati.

Dice che è per il bene dell’alveare...

Per la prosperità della futura colonia è molto meglio se il volo nuziale dell'ape regina si conclude con un accoppia- mento con più fuchi.

Alveari con un patrimonio genetico differenziato sono infatti più produttivi rispetto a quelli generati dall'insemina- zione da parte di un solo maschio.

Gli accoppiamenti promiscui, praticati in diverse specie di insetti sociali, conferiscono infatti alle colonie maggio- re resistenza a comuni infezioni batteriche, normalmente molto aggressive, ed hanno migliori performance anche sul piano della comunicazione, con "danze" più precise e chiare.

Se c’è rumore aspetto la notte

I pettirossi che vivono in città, traumatizzati dal troppo rumore, stanno cominciando a cantare di notte, rivela una ricerca condotta in Gran Bretagna.

Questo perchè richiami e gorgheggi del corteggiamento possono essere sentiti dai partner.

Il fenomeno e' molto meno diffuso tra quegli esemplari che vivono in zone silenziose.

I ricercatori di Sheffield hanno registrato il livello di rumorosità in 121 siti in città. I pettirossi cantavano di notte in 18 siti, proprio quelli dove il rumore era più alto.

27 DICEMBRE Periodico on-line della Associazione Zygena Onlus

Direttore Responsabile: Fabrizio Manzione

Coordinatore di redazione: Gisella Paccoi

Impaginato il 30/11/2007 [email protected]