Regione Provincia di

COMUNE DI OPPEANO

PROGETTO PER LA REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO PER IL RECUPERO DI RIFIUTI NON PERICOLOSI SITO IN OPPEANO (VR), Via Mozart 15

STUDIO PRELIMINARE AMBIENTALE

Il Proponente:

MOZZO SCAVI SRL VIA C. BATTISTI, 51 – (VR)

Gli Estensori ING. FILIPPO SQUARCINA

ING. JR. FRANCESCO DALLA PIAZZA

REV. 19/6/2019 Indice generale PREMESSA...... 3 UBICAZIONE IMPIANTO...... 3 LOCALIZZAZIONE DEL PROGETTO...... 3 IL CONTESTO TERRITORIALE...... 5 METODOLOGIA...... 6 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO...... 7 FINALITÀ E CONTENUTI DEL QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO...... 7 NORMATIVA DI RIFERIMENTO...... 7 STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE E USO DEL TERRITORIO...... 8 Piano Territoriale Regionale di Coordinamento...... 8 Piano d'Area “Quadrante Europa” (PAQE)...... 11 Piano d'Area “Pianure e valli Grandi Veronesi”...... 13 Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Verona...... 16 Piano Regolatore Generale e Piano di Assetto del Territorio del di Oppeano...... 18 Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico dei bacini dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Livenza, Piave, Brenta- Bacchiglione...... 23 Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Urbani e Speciali...... 26 ANALISI DELLA COERENZA TRA IL PROGETTO, GLI OBIETTIVI E LE PREVISIONI DEI PIANI E LA PROGRAMMAZIONE TERRITORIALE E SETTORIALE...... 27 RAPPORTO CON SITI D’IMPORTANZA COMUNITARIA...... 27 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE...... 28 FINALITÀ E CONTENUTI DEL QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE...... 28 CARATTERISTICHE DEL PROGETTO...... 28 Descrizione del progetto...... 28 Cumulo con altri progetti...... 32 Utilizzazione di risorse naturali...... 32 Produzione di rifiuti...... 32 QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE...... 33 FINALITÀ E CONTENUTI DEL QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE...... 33 ATMOSFERA...... 33 Analisi climatologica...... 33 Rete regionale di rilevamento e qualità dell’aria...... 37 Previsione degli impatti...... 44 Stima degli impatti sulla qualità dell’aria e mitigazioni...... 45 AMBIENTE IDRICO...... 45 Il sistema idrico superficiale...... 45 La qualità delle acque...... 46 Stima degli impatti sulle acque superficiali...... 50 SUOLO, SOTTOSUOLO ED ACQUE SOTTERRANEE...... 50 Le caratteristiche geologiche/geomorfologiche/idrogeologiche...... 50 La qualità delle acque sotterranee...... 53 Stima degli impatti sul suolo, sottosuolo ed acque sotterranee...... 57 VEGETAZIONE, FLORA, FAUNA ED ECOSISTEMI...... 58 L’ambiente naturale...... 58 I valori faunistici...... 60 Stima degli impatti sulla vegetazione, flora, fauna ed ecosistemi...... 61

1 CLIMA ACUSTICO E VIBRAZIONI...... 61 La classificazione acustica...... 61 Stima degli impatti provocati dal rumore...... 63 PAESAGGIO...... 64 I valori paesaggistici...... 64 Le immagini...... 66 Stima degli impatti sul paesaggio...... 69 VIABILITA'...... 69 Accessibilità al sito...... 69 Stima degli impatti sulla viabilità...... 71

MATRICE DEGLI IMPATTI...... 72 CONCLUSIONI...... 72 BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO...... 74

Indice degli allegati ALLEGATO 1 – ESTRATTO TAVOLE DEL PTRC ALLEGATO 2 – ESTRATTO TAVOLE DEL PTCP ALLEGATO 3 – TAVOLE DEL PAT DEL COMUNE DI OPPEANO ALLEGATO 4 – ANALISI DEL TRASPORTO AEREO E DISPERSIONE DELLE POLVERI ALLEGATO 5 – DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA ALLEGATO 6 – DOCUMENTO PREVISIONALE IMPATTO ACUSTICO ESTERNO

2 PREMESSA

La società MOZZO SCAVI S.R.L. opera nel campo edilizio ed effettua opere ed interventi di scavi, demolizioni ed urbanizzazioni edilizie. Ha attualmente la propria sede legale ed operativa in San Giovanni Lupatoto (VR) Via C. Battisti 51, ove fino al 2015 conduceva anche l’attività di recupero rifiuti di matrice edilizia in forza di determinazioni comunali. L’attività di recupero rifiuti – limitata alla gestione dei rifiuti dei propri cantieri - è cessata e per far fronte alle proprie esigenze di gestione dei rifiuti derivanti dalle proprie attività, l’organizzazione si è affidata ad operatori del settore posti nel circondario. Stante la necessità di operare con filiera corta e di riattivare l’attività di recupero rifiuti inerti estendendone la gestione anche quelli prodotti da terzi, la ditta ha programmato l'acquisto di un lotto di terreno nella zona industriale del comune di Oppeano (VR) su cui progettare la realizzazione di un centro di recupero rifiuti edilizi. Il progetto prevederà la realizzazione di un centro di recupero di rifiuti non pericolosi derivanti dal comparto edilizio.

Ai sensi dell’art. 20 del Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante “norme in materia ambientale”, il Proponente ha elaborato il presente “Studio ambientale preliminare” al fine di sottoporre a verifica di assoggettabilità alla procedura di V.I.A. un impianto di recupero rifiuti non pericolosi, da insediare nel comune di Oppeano, in provincia di Verona. L’impianto di recupero in esame è infatti inquadrabile tra gli “z.b) Impianti di smaltimento e recupero di rifiuti non pericolosi, con capacità complessiva superiore a 10 t/giorno, mediante operazioni di cui all'allegato C, lettere da R1 a R9” individuati al punto 7, lettera zb) dell’allegato IV alla parte seconda del D.Lgs. 152/06. Il progetto ricade all’esterno dei siti della rete Natura 2000, ed è stata elaborata la relazione tecnica atta a dimostrare, con ragionevole certezza, che il progetto proposto non possa arrecare effetti pregiudizievoli per l’integrità dei siti Natura 2000 considerati, secondo le modalità previste dalla Delibera di Giunta Regionale del Veneto n. 1400/2017.

UBICAZIONE IMPIANTO

Localizzazione del progetto

L’impianto sarà ubicato nel Comune di Oppeano (VR) in via Mozart 15. I mappali interessati dall’attività sono il numero 161 del Foglio 1 del Comune di Oppeano per un’estensione totale del lotto pari a circa 33.950 mq.

Si riporta qui di seguito l’inquadramento di scala vasta (regionale e provinciale) e due ortofoto satellitari.

3 Figura 1. Inquadramento a livello regionale.

Figura 2. Inquadramento a livello provinciale.

4 Figura 3. Immagine satellitare.

Figura 4. Immagine satellitare.

Il contesto territoriale

Il Comune di Oppeano, si estende su una superficie di 47 kmq ed è collocato nella parte centro meridionale della provincia di Verona, ad una distanza di circa 35 km dal capoluogo. Confina a nord con i Comuni di , San Giovanni Lupatoto, e Palù; ad est con il comune di Ronco

5 all’Adige; a sud con i comuni di e ; infine, ad ovest con il comune di . L’ambito interessato ha un andamento territoriale racchiuso tra il canale Bussè a nord e il Fiume Menago a ovest.

Le località principali sono il capoluogo Oppeano, posto a est del territorio comunale, le frazioni di Vallese e Ca’ degli Oppi, poste a nord-ovest e a sud-est, tutti in prossimità della SS 434, e le frazioni di Villafontana e Mazzantica poste a sud-ovest lungo la SP 2. Il paese è servito da una buona rete viabilistica sovracomunale: in primo luogo dalla superstrada SS 434 Verona-Rovigo che serve con specifiche uscite i vari centri abitati. A corredo della statale vi è una serie di strade provinciali quali la SP 20 con andamento nord-sud che passa per il capoluogo, la SP 44a con andamento est-ovest che passa per la frazione di Vallese, la SP 2 con andamento nord-sud che passa per la frazione di Villafontana e la SP 21 che taglia orizzontalmente l’intero territorio comunale passando per Villafontana, Ca’ degli Oppi e Oppeano.

Oppeano fa parte dell'area di produzione del Riso Nano Vialone Veronese, che viene coltivato su terreni della pianura veronese irrigati con acqua di risorgiva, e dell'area di produzione del mobile classico, essendo presenti numerose aziende artigiane del settore.

Il quadro ambientale di Oppeano è quello del paesaggio agricolo di pianura, in cui l’attività agricola ha scarsa rilevanza nell’economia del territorio, ed è caratterizzato da una cospicua presenza d’insediamenti residenziali, con un patrimonio storico architettonico rappresentato dalle corti rurali. Per quanto riguarda gli aspetti naturalistici, va ricordata la fitta rete di canali e corsi d’acqua che un tempo attraversavano le campagne e ancora oggi è in parte rimasta, risultando ancora ben riconoscibile.

METODOLOGIA

Il D.Lgs. n. 152/06 prevede, per svolgere la procedura di verifica, la predisposizione di uno “studio preliminare ambientale”. L'allegato IV bis alla Parte II del decreto (allegato introdotto dall'art. 22 del D.Lgs. n. 104 del 2017) ne definisce i contenuti, mentre l'allegato V stabilisce i criteri per la verifica. Il D.M. 30 marzo 2015 fornisce infine le linee guida per la verifica di assoggettabilità. Si è pertanto ritenuto redigere il presente elaborato secondo lo schema della “classica” struttura utilizzata per gli studi di impatto ambientale, garantendo i requisiti sopra citati. La struttura è così costituita:  Quadro di riferimento programmatico (analisi della localizzazione del progetto e del territorio interessato con i pertinenti piani urbanistici-territoriali ed ambientali);  Quadro di riferimento progettuale (descrizione del progetto e delle sue caratteristiche);  Quadro di riferimento ambientale (descrizione dell'ambiente, delle caratteristiche dei potenziali effetti sull'ambiente e delle misure previste per evitare o prevenire gli impatti).

6 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO

Finalità e contenuti del quadro di riferimento programmatico

Il quadro di riferimento programmatico riporta l'analisi delle relazioni esistenti tra il progetto e i diversi strumenti pianificatori. In tale contesto si pongono in evidenza sia i rapporti di coerenza del progetto con gli obiettivi perseguiti dagli strumenti suddetti, sia le eventuali interferenze o disarmonie. Tale quadro di riferimento non tratta l'aderenza "formale" dell'intervento agli strumenti di piano ma viene finalizzato a verificarne la compatibilità con le linee strategiche generali di pianificazione del territorio espresse dai disposti amministrativi diversamente competenti e ordinati, inoltre richiama il quadro normativo di riferimento in relazione agli ambiti legislativi coinvolti dal progetto.

Normativa di riferimento

Decreto Legislativo n. 152/06

Dal 29 aprile 2006, data di entrata in vigore del D. Lgs 3 aprile 2006, n. 152 (recante "Norme in materia ambientale"), la normativa nazionale sulla tutela dell'ambiente ha subito una profonda riorganizzazione. Il D.Lgs 152/2006 (cd. "Codice ambientale") infatti ha riscritto le regole su valutazione di impatto ambientale, difesa del suolo e tutela delle acque, gestione dei rifiuti, riduzione dell'inquinamento atmosferico e risarcimento dei danni ambientali, abrogando la maggior parte dei previgenti provvedimenti del settore. Il D.Lgs. 152/2006 è stato successivamente modificato dal D.lgs. 4/2008 “Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale” ed in particolare, in materia di valutazione d'impatto ambientale dal d.lgs. n. 104 del 2017 “Attuazione della direttiva 2014/52/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 aprile 2014, che modifica la direttiva 2011/92/UE, concernente la valutazione dell'impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati, ai sensi degli articoli 1 e 14 della legge 9 luglio 2015, n. 114”. Il D.Lgs. 152/2006 e s.m.i. prevede che gli “Impianti di smaltimento e recupero di rifiuti non pericolosi, con capacità complessiva superiore a 10 t/giorno, mediante operazioni di cui all'allegato C, lettere da R1 a R9, della parte quarta del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152.” siano sottoposti alla procedura di verifica (“screening”) al fine di valutare, caso per caso, se il progetto abbia possibili effetti negativi apprezzabili sull'ambiente. Se il progetto non ha impatti ambientali significativi, l'autorità compente dispone l'esclusione dalla procedura di valutazione ambientale e, se del caso, impartisce le necessarie prescrizioni.

Legge Regionale 18 febbraio 2016, n. 4

Con la Legge Regionale n. 10/99 la Regione Veneto aveva disciplinato, secondo le indicazioni di delega nazionale, le procedure di la valutazione d’impatto ambientale a livello regionale. Tale provvedimento è stato recentemente sostituito dalla Legge Regionale n. 4/2016 a seguito dell’emanazione della Parte II del D.Lgs. n. 152/06.

7 La Legge n. 4/2016 costituisce pertanto ora il quadro di riferimento normativo per lo svolgimento della procedura di verifica e definisce l'Autorità competente per le procedure regionali. Con d.G.R.V. n. 940/2017 la Regione ha ulteriormente dettagliato le procedure amministrative.

Direttiva 92/43/CEE, DPR n. 357/1997, DGRV n. 1400/2017

Con le sopra citate norme è stata introdotta negli ordinamenti comunitari, nazionale e regionale la procedura di valutazione di incidenza, Tale procedura è definita dall’articolo 6 della Direttiva 92/43/CEE per garantire la conservazione e la corretta gestione dei siti NATURA 2000. Consiste in una procedura progressiva di valutazione degli effetti che la realizzazione di piani/progetti può determinare su un sito NATURA 2000, a prescindere dalla localizzazione del piano/progetto all’interno o all’esterno del sito stesso. La DGR 3173 del 10 ottobre 2006, che sostituisce precedenti deliberazioni regionali, in linea con le indicazioni contenute nelle guide metodologiche elaborate dalla Commissione Europea, fornisce, a livello regionale, le indicazioni per redigere le relazioni d’incidenza, l’elaborato che deve essere predisposto per valutare gli impatti dei progetti sui siti di importanza comunitaria (rete NATURA 2000).

Relativamente alla normativa tecnica di settore si rimanda alla relazione descrittiva di progetto.

Strumenti di pianificazione e uso del territorio

In questo paragrafo vengono analizzati gli strumenti di programmazione che a vari livelli interessano l’area in cui si inserisce il progetto analizzato. Il processo di programmazione regionale si articola attraverso provvedimenti di settore, tanto in attuazione del Piano di Sviluppo (PRS), che di adempimenti legislativi o per iniziativa di singoli referati. Tra questi, in relazione al progetto esaminato, e sulla base della L.R. 11/04 che definisce i contenuti ai quali i vari strumenti della pianificazione si devono attenere individuando i livelli per il loro inquadramento: . Piano Territoriale Regionale di Coordinamento (PTRC); . Piano d'Area “Quadrante Europa” (PAQE); . Piano d'Area “Pianure e Valli Grandi Veronesi” . Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale della Provincia di Verona. . Piano Regolatore Generale (PRG) del Comune di Oppeano. . Piano di Assetto del Territorio del Comune di Oppeano. I Piani territoriali di area vasta costituiscono le proiezioni sul territorio del PRS mentre i vari livelli di pianificazione sono fra loro coordinati in modo che ogni livello costituisca il quadro obbligatorio di riferimento per quelli di livello inferiore.

Piano Territoriale Regionale di Coordinamento Il “Piano Territoriale Regionale di Coordinamento” (PTRC) è stato adottato dalla Giunta Regionale il 23 dicembre 1986 ed approvato con provvedimento del Consiglio Regionale n. 250 del 13 dicembre 1991. La Regione Veneto ha avviato il processo di aggiornamento del Piano Territoriale Regionale di Coordinamento (PTRC adottato con DGR n. 372 del 17/02/09 pubblicato sul BUR n. 22 del 13/03/09), come riformulazione dello strumento generale relativo all'assetto del territorio veneto, in linea con il nuovo quadro programmatico previsto dal Programma Regionale di Sviluppo (PRS) e in conformità con le nuove disposizioni introdotte con il Codice dei beni culturali e del paesaggio (D.Lgs. 42/04).

8 Il PTRC vigente provvede, con riferimento esclusivo alle competenze regionali e nel rispetto di quelle nazionali, a: . indicare le zone e i beni da destinare a particolare disciplina ai fini della difesa del suolo e della sistemazione idrogeologica, della tutela delle risorse naturali, della salvaguardia e dell'eventuale ripristino degli ambienti fisici, storici e monumentali, della prevenzione e difesa dall'inquinamento, prescrivendo gli usi espressamente vietati e quelli compatibili con le esigenze di tutela nonché le eventuali modalità di attuazione dei rispettivi interventi; . individuare le aree del territorio provinciale nelle quali può essere articolato il Piano Territoriale Provinciale; . indicare, anche in rapporto alla mobilità regionale, i sistemi dei servizi, delle infrastrutture, dei parchi e delle riserve naturali e delle altre opere pubbliche nonché le fasce e le zone di tutela relative ai fiumi, ai canali, ai laghi e alle coste; . indicare il complesso delle direttive, sulla cui base redigere i piani di settore e i piani di area di livello regionale e gli strumenti urbanistici di livello inferiore; . determinare il complesso di prescrizioni e vincoli automaticamente prevalenti nei confronti dei piani di settore di livello regionale e degli strumenti urbanistici di livello inferiore.

Il PTRC definisce i criteri di tutela paesaggistica del territorio ai sensi della legge 29/06/1939, n.1497 “Protezione delle bellezze naturali” e della legge 08/08/1985, n. 431 la cosiddetta “legge Galasso”, “Conversione in legge, con modificazioni, del D.L. 27/06/1985, n. 312, recante disposizioni urgenti per la tutela delle zone di particolare interesse ambientale ed integrazioni dell’art. 82 del decreto del Presidente della Repubblica 24/07/1977 n. 616”, provvedimenti ora sostituiti dal D.Lgs. 42/04 "Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell'articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137". Il P.T.R.C. individua i settori di attività e i siti nei quali debbono essere messe in atto politiche concorrenti, volte ad impedire il crearsi di nuove condizioni di compromissione, in particolare dettando norme per la disciplina dei nuovi insediamenti, instaurando procedure per la preventiva valutazione dei rischi ambientali connessi alle trasformazioni territoriali, realizzando, oltre a quelli già disposti, ulteriori inventari dei diversi beni da tutelare, attivando infine reti di rilevamento e controllo dei livelli di inquinamento. Il P.T.R.C. prevede, secondo quanto indicato dal titolo VII, nei parchi, nelle riserve naturali e nelle aree di tutela paesaggistica regionali la valutazione di compatibilità ambientale per la realizzazione di impianti per la produzione di energia alternativa. Il P.T.R.C. individua nell’area regionale veneta alcuni grandi sottosistemi: a. la fascia alpina; b. il sistema prealpino e collinare; c. il lago di Garda; d. la fascia litoranea e lagunare; e. la pianura distinta in: e.1 il sistema della pianura pedemontana; e.2 il sistema planiziale, percorso dai grandi fiumi, della media e bassa pianura.

Per il progetto in esame risulta di interesse il sottosistema “pianura – sistema planiziale”. Il sistema planiziale delle fasce fluviali e della bassa pianura è costituito dalla fascia territoriale a sud della ”fascia delle risorgive” e comprende l’area centro-veneta di Treviso, Vicenza, Padova Venezia e l’alta pianura veronese, le aree della pianura orientale meridionale e della bassa pianura veronese. E’ qui di seguito verificata la relazione del progetto in esame con le indicazioni delle tavole del PTRC vigente (vedi allegato 1) ed in particolare:

9 Tav. 1 del PTRC, “Difesa del suolo e degli insediamenti”: L’area di progetto:  non risulta sottoposta al vincolo idrogeologico;  non risulta in zona a rischio sismico;  non risulta soggetta ad esondazione per alluvioni;  non risulta ricompresa all’interno della fascia di ricarica degli acquiferi.

Tav. 2 del PTRC, “Ambiti naturalistico-ambientali e paesaggistici di livello regionale”:

L’area di progetto:  non risulta in ambiti naturalistici di livello regionale;  non risulta in area di tutela paesaggistica:  non risulta in aree definita “zona umida”;  non risulta in riserve integrali dello Stato;  non risulta in zone selvagge.

Figura 5. Estratto da tavola “sistema del territorio rurale e della rete ecologica” del nuovo PTRC.

Tav. 3 del PTRC, “Integrità del territorio agricolo”:

L’area di progetto:

 risulta in ambito di buona integrità.

10 Tav. 4 del PTRC, “Sistema insediativi ed infrastrutturale storico e archeologico”:

L’area di progetto:  non risulta in ambiti per l’istituzione di riserve archeologiche;  non risulta in ambiti per la istituzione di parchi naturali-archeologici;  non risulta interessata da itinerari di valore storico e storico-ambientale.  risulta in adiacenza a “viabilità statale (lombardo-veneta) e afferente di livello II al 1832”.

Tav. 5 del PTRC, “Ambiti per l’istituzione di parchi e riserve regionali naturali ed archeologici ed aree di massima tutela paesaggistica:

L’area di progetto:  non risulta in ambiti per l’istituzione di parchi e riserve naturali;  non risulta in aree di tutela paesaggistica;  non risulta in ambiti per l’istituzione di riserve archeologiche di interesse regionale;  non risulta in ambiti per l’istituzione di parchi naturali – archeologici.

Il nuovo PTRC è stato adottato con deliberazione della Giunta Regionale n. 372 del 17/02/2009. Successivamente sempre con deliberazione della Giunta (n. 427 del 10 aprile 2013) è stata adottata una variante parziale con attribuzione di valenza paesaggistica al Piano. Per il progetto in parola è stata analizzata la tavola 9 “Sistema del territorio rurale e della rete ecologica” nell'area definita “Alta Pianura Veronese”. Nell'area di progetto non è indicato nessun elemento di pregio né dal punto di vista agricolo né della rete ecologica, ma si segnala la “fascia delle risorgive”.

Piano d'Area “Quadrante Europa” (PAQE)

Il Piano di Area “Quadrante Europa” (P.A.Q.E.), approvato con Deliberazione del Consiglio Regionale n. 69 del 20/10/1999, è articolazione del Piano Territoriale Regionale di Coordinamento vigente. Il P.A.Q.E. ha l’obiettivo di approfondire e specificare i contenuti del Piano Territoriale Regionale di Coordinamento, in riferimento alla “Area Metropolitana di Verona”. Il Piano di Area “Quadrante Europa” interessa un ampio e complesso sistema insediativo della provincia di Verona, area strategica sia sotto l’aspetto infrastrutturale sia produttivo e precisamente il territorio dei Comuni di Verona, Bovolone,, Buttapietra, , Castel d'Azzano, Erbè, Isola della Scala, , , Oppeano, , , , S. Giovanni Lupatoto, , , Sona, Ronco all'Adige, , , e Zevio. È un’area strategica sia sotto l’aspetto infrastrutturale sia sotto l’aspetto produttivo, quale elemento di continuità con la Lombardia, l’Emilia - Romagna e con il Nord-Est, cioè con il territorio che ospita il massimo sistema produttivo nazionale. L'art. 49 del Piano è dedicato alla gestione rifiuti e denominato “Siti con impianti di lavorazione e/o trattamento dei rifiuti”. L'articolo determina prescrizioni e vincoli anche in materia di localizzazione degli impianti di gestione rifiuti. In particolare afferma che: “nuovi impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti non possono essere ubicati in fregio e all'interno: a) degli ambiti di interesse naturalistico-ambientale; b) delle zone archeologiche; c) delle aree di risorgiva e dei punti di presa dell'acqua potabile;

11 d) dell'ambito prioritario della protezione del suolo. Dall'analisi delle tavole 2 “Ecosistema” e 3 “Risorse del Paesaggio” del Piano, sotto riportate, si rileva che il sito di progetto non è ricompreso nelle aree escluse dalla realizzazione di impianti di trattamento rifiuti dell'art. 49. La tavola 2 individua l'area di progetto all'esterno dalla fascia di ricarica degli acquiferi e lontano da risorgive e punti di presa dell'acqua potabile, a nord è presente un “ambito prioritario per la protezione del suolo”. La tavola 3 individua a sud dell’area in esame il “Centro per l’ospitalità e delle relazioni di Oppeano”.

Figura 6. Estratto da tavola 2b “Ecosistema” del PAQE.

12 Figura 7. Estratto da tavola 3b “Risorse del Paesaggio” del PAQE.

Piano d'Area “Pianure e valli Grandi Veronesi”

Il Comune di Oppeano risulta ricompreso anche nel Piano d'Area “Pianure e Valli Grandi Veronesi”. Il Piano è stato approvato con Deliberazione del Consiglio Regionale n. 108 del 2 agosto 2012. L’ambito del piano comprende un territorio di 1050,92 kmq, corrispondente alla media e bassa pianura veronese. E’ compreso tra il fiume Adige a nord est, il fiume Tione ad ovest e delimitato a sud dall’alveo storico del fiume Tartaro. Morfologicamente rientra nel più ampio sistema planiziale delle fasce fluviali e della pianura. Presenta tuttavia omogenei e peculiari caratteri morfologici, idrografici e podologici, tali da configurare un ambito geografico autonomo. E’ un territorio estremamente piatto, totalmente privo di una qualsiasi asperità, con una bassissima linea di pendenza longitudinale. Dal punto di vista podologico è caratterizzato da una bassa permeabilità, dovuta all’elevata presenza di materiali fini, sabbie ed argille. La struttura del piano è articolata sull’elaborazione dei criteri volti, da un lato salvaguardare il territorio aperto e dall’altro relazionare il sistema urbano e produttivo con il forte connettivo circostante. Propone di creare le condizioni per uno sviluppo sostenibile del territorio operando simultaneamente e in una prospettiva a lungo termine a favore della crescita economica, della coesione sociale e della tutela dell’ambiente. Ha l’ambizioso obiettivo di ricomporre il territorio, da una parte cercando di reinventare il paesaggio, dall’altra caratterizzando le diverse armature urbane ed edilizie del sistema insediativo esistente.

13 Il piano, per linee essenziali, costituisce un approfondimento e una caratterizzazione locale delle tematiche delineate dal piano territoriale regionale di coordinamento vigente, e sviluppa una serie di politiche specifiche e progetti strategici puntuali attinenti al disegno ed alle caratteristiche territoriali dell’area. Il Piano non individua vincoli o prescrizioni per l'insediamento di impianti di recupero rifiuti. Si riportano gli estratti delle tavole del Piano. La tavola 2 individua tutti gli elementi e gli ambiti di fragilità, sia di origine naturale che antropica. Tra i primi, al fine di perseguire la sicurezza idraulica ed evitare rischi di dissesto idrogeologico, sono censite e tutelate le aree a drenaggio e deflusso difficoltoso, le zone ad elevata vulnerabilità idrogeologica, le zone a rischio idraulico, la fascia delle risorgive, i corsi d’acqua principali. L’area in esame risulta in “fascia risorgive” e parzialmente in un “corridoio di difesa dall’inquinamento acustico” lungo la S.S. 434. La tavola 3 e la tavola 4 non si evidenzino elementi di interesse se non la vicina strada statale. In sintesi, dall'esame delle tavole di Piano, si può osservare che nell'area di intervento non sono segnalate fragilità/valenze ambientali o vincoli ostativi alla realizzazione del progetto.

Figura 8. Estratto dalla Tav. 2 “Carta delle Fragilità” del Piano d'Area “Pianure e Valli Grandi Veronesi”.

14 Figura 9. Estratto dalla Tavola 3 “Sistema delle valenze storico-ambientali” del Piano d'Area “Pianure e Valli Grandi Veronesi”.

Figura 10. Estratto dalla tavola 4 “La città agropolitana delle Pianure e Valli Grandi Veronesi” del Piano d'Area “Pianure e Valli Grandi Veronesi”.

15 Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Verona

Il Piano Territoriale Provinciale della Provincia di Verona, sulla base delle competenze provinciali in materia di pianificazione e gestione del territorio attribuite all’Ente Provincia dalla legislazione nazionale e regionale nonché dal Piano Territoriale Regionale di Coordinamento (P.T.R.C.) e dai piani di area e di settore regionali, costituisce strumento di pianificazione sovraordinata per l’orientamento dell’attività di governo dell’intero territorio provinciale. La L.R. n. 11/2004 “Nuove norme per il Governo del Territorio” all’art. 50, c. 6, ha disposto la restituzione alle Province, per la loro rielaborazione, di tutti i Piani Territoriali Provinciali già trasmessi alla Regione. La Provincia di Verona ha pertanto provveduto alla redazione del nuovo Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale ed ha elaborato le relative tavole. Il Piano è stato approvato con deliberazione di Giunta Regionale n. 236 del 3 marzo 2015.

In allegato sono riportate le tavole del piano provinciale.

Dall’analisi delle stesse emerge quanto segue:

Tav. 1 del PTCP “Carta dei Vincoli e della Pianificazione Territoriale”:

 L’area di progetto non risulta interessata da vincoli, se non la presenza della Strada Statale lombardo-veneta.

Figura 11. Estratto dalla carta del “Sistema ambientale” del PTCP.

16 Figura 12. Estratto dalla carta del “Sistema del Paesaggio” del PTCP.

Tav. 2 del PTCP “Carta delle fragilità”:  L’area di progetto risulta localizzata nella fascia delle risorgive, ma non sono individuate risorgive.

Tav. 3 del PTCP “Sistema ambientale”:  L’area di progetto è all’interno di un’area di rinaturalizzazione.

Tav. 4 del PTCP “Sistema Insediativo - Infrastrutturale”:  E’ evidenziata la presenza della Strada Statale indicata come “Rete viaria principale”.

Tav. 5 del PTCP “Sistema del Paesaggio”:  Non sono individuati elementi di interesse nell’area di progetto.

Dall’analisi del nuovo PTCP in sintesi emerge che l’area in esame è all’interno di un’area di rinaturalizzazione (elemento della rete ecologica provinciale) per cui il Piano prevede una serie di approfondimenti nella pianificazione comunale. Inoltre le nuove attività devono redigere uno studio particolareggiato che dimostri la compatibilità con le caratteristiche dell’area ed indichi gli interventi necessari a tutela del sistema della rete.

17 Piano Regolatore Generale e Piano di Assetto del Territorio del Comune di Oppeano

Il Comune di Oppeano è dotato di Piano Regolatore Generale, approvato con deliberazione di Giunta Regionale n. 3103 in data 1.10.2004 e successive modificazioni ed integrazioni fino alla variante approvata con d.G.R.V. n. 3776 in data 6.12.2005. L’intervento è previsto in zona E2 – Agricola normale, parzialmente interessata da zona di rispetto stradale e da zona di rispetto agli allevamenti intensivi. Il P.R.G. classifica E2 le “aree agricole normali, e cioè prive di speciali esigenze di tutela ambientale e scarsamente interessate da insediamenti umani”. In merito alle costruzioni non residenziale il P.R.G. afferma che “gli interventi potranno essere assentiti in ossequio alle modalità e prescrizioni di cui alla L.R.V. 11/2004 e s.m.i.”. Relativamente alla gestione rifiuti il Piano relativamente alle zone industriali D1 afferma: “Non sono consentite attività di trattamento e/o smaltimento di rifiuti di qualsiasi natura. Tale norma è da intendersi estendibile su tutto il territorio comunale; la stessa si riferisce ai rifiuti solidi urbani e a quelli ad essi assimilati”.

Figura 13. Estratto dalla Tav. 1 del PRG.

Il Comune di Oppeano con delibere di Giunta Comunale in data 6 giugno 2008 n. 142 ha adottato il Documento Preliminare e l’Accordo di Pianificazione per la redazione del Piano di Assetto del Territorio ai sensi della L.R. 11/2004. Il Piano di Assetto del Territorio è stato infine adottato con con delibera di Consiglio n. 32 del 09.04.2014 e approvato dalla Regione Veneto con d.G.R.V. n. 2140 del 30 dicembre 2015.

Sono state prodotte le seguenti tavole: • Carta dei Vincoli e della Pianificazione Territoriale

18 • Carta delle Invarianti • Carta delle Fragilità • Carta della Trasformabilità

Dall’analisi delle citate tavole, in riferimento all’area in esame, non risultano particolari elementi da segnalare. Oltre al vincolo della fascia di rispetto stradale, degno di rilievo è solamente quanto indicato dalla Carta delle Invarianti: la presenza di un filare alberato per cui il Piano prevede la tutela e la conservazione. In sede di realizzazione del progetto si dovrà mantenere e conservare il filare. La Carta delle Fragilità individua l’area nella fascia delle risorgive ed “idonea” dal punto di vista geologico. La localizzazione in fascia delle risorgive non comporta vincoli al progetto in oggetto, mentre vieta la realizzazione di allevamenti zootecnici intensivi. Attività che attualmente è legittimata nell’area di progetto e che sarà definitivamente abbandonata. La Carta segnala la presenza di elementi della Rete irrigua del Consorzio di Bonifica Veronese. Infine la Carta delle Trasformabilità individua a sud, all’esterno dell’area di progetto, un ampio “ambito di tutela agricola”. La Carta delle Trasformabilità individua l'area di progetto nell'Ambito Territoriale Ottimale n. 2. L'ATO 2 – Cà degli Oppi - è così descritto nella relazione di progetto del PAT: misto a dominante produttiva. L’intervento è previsto in una zona attualmente definita agricola. Il Piano afferma che nel territorio agricolo sono ammessi, in attuazione di quanto previsto dal PAT e dal PI, esclusivamente interventi edilizi in funzione dell'attività agricola, siano essi destinati alla residenza che a strutture agricolo- produttive. Il Piano favorisce il riuso degli edifici esistenti originariamente a destinazione d’uso agricola ma ora non più funzionali alle esigenze dell'azienda ed alla conduzione del fondo, ma rinvia al Piano degli Interventi. Tuttavia all’art. 23 prescrive: “Per gli “Edifici non più funzionali alle esigenze del fondo” possono essere consentite utilizzazioni diverse da quelle agricole solo se gli immobili interessati: - dispongono di una dichiarazione della non funzionalità alla conduzione del fondo agricolo; - dispongono delle opere di urbanizzazione adeguate alle nuove utilizzazioni o viene provveduto alla loro realizzazione a carico del richiedente, se mancanti; - se vengono precisate anche le relative aree di pertinenza che non potranno essere computate ai fini dell’edificabilità nella zona agricola in cui ricadono, anche se facenti parte della stessa proprietà; - se vengono tutelati e valorizzati nelle valenze storiche-architettoniche-testimoniali eventualmente presenti; - sono coerenti o vengono resi coerenti con i caratteri previsti dal PAT per il territorio agricolo di cui al “Prontuario per gli interventi edilizi nel territorio agricolo” previsto al punto b) “Caratteri tipologici degli edifici” dell’Art. 24 – Edificabilità del territorio agricolo, anche mediante modifica dei manufatti che per dimensione, forma, colore, ecc., contrastano con i caratteri ambientali dei luoghi. 2. Fatte salve le prescrizioni al punto precedente, per gli “Edifici non più funzionali alle esigenze del fondo” sono ammesse tutte le destinazioni d’uso compatibili con la zona agricola e con il contesto paesaggistico-ambientale esistente, fermo restando quanto previsto dal PAT per gli edifici con valore storico-ambientale quali le Corti rurali di cui all’Art. 12.1 - Centri storici e Corti rurali, e i fabbricati di cui all’Art. 12.2 – Complessi a valore testimoniale, architettonico-culturale esterni ad ambiti tutelati di cui alle presenti Norme”. Il Piano nulla dice sugli impianti di recupero di rifiuti ed in particolare di rifiuti inerti. Il Comune di Oppeano, stante l’attuale destinazione urbanistica ‘AGRICOLA’ del terreno interessato dal progetto non compatibile con l’uso futuro previsto, dovrà operare la variante urbanistica dell’area o potrà essere effettuata contestualmente all’approvazione del progetto ai sensi della L.R. 3/2000 artt. 23 e 24.

19 Figura 14. Estratto dalla “Carta dei Vincoli e della Pianificazione Territoriale” del PAT .

20 Figura 15. Estratto dalla “Carta delle Invarianti” del PAT.

21 Figura 16. Estratto dalla “Carta delle Fragilità” del PAT.

22 Figura 17. Estratto dalla “Carta della Trasformabilità” del PAT.

Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico dei bacini dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Livenza, Piave, Brenta-Bacchiglione

La Legge 18 maggio 1989, n. 183, "Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo" successivamente modificata con le Leggi n. 253/90, n. 493/93, n. 61/94 e n. 584/94 e sostituita dal D.Lgs. n. 152/06 ha riformato il settore della difesa del suolo, introducendo una serie di norme dirette a dare un assetto definitivo al territorio. Lo scopo del provvedimento è quello di assicurare la difesa del suolo, il risanamento delle acque, la fruizione e la gestione del patrimonio idrico per gli usi di razionale sviluppo economico e sociale, la tutela degli aspetti ambientali ad essi connessi. La Legge ha ripartito il territorio italiano in otto distretti idrografici. Il Comune di Oppeano appartiene al distretto idrografico delle Alpi orientali, con superficie di circa 39.385 kmq, comprendente i seguenti bacini idrografici: 1) Adige, già bacino nazionale ai sensi della legge 18 maggio 1989, n. 183; 2) Alto Adriatico, già bacino nazionale ai sensi della legge n. 183 del 1989; 3) Lemene, Fissaro Tartaro Canalbianco, già bacini interregionali ai sensi della legge n. 183 del 1989; 4) bacini del Friuli-Venezia Giulia e del Veneto, già bacini regionali ai sensi della legge n. 183 del 1989.

In ciascun distretto idrografico è istituita l'Autorità di bacino distrettuale, di seguito Autorità di Distretto.

23 L’Autorità di Distretto svolge attività di pianificazione necessarie per la difesa idrogeologica, per la realizzazione delle mappe della pericolosità e del rischio, per la tutela delle risorse idriche e degli ambienti acquatici. Tale funzione trova la massima espressione nella redazione del Piano di bacino distrettuale e dei relativi stralci che rappresenta lo strumento operativo, normativo e di vincolo finalizzato a regolamentare l'azione nell'ambito del bacino. II Piano di bacino ha valore di piano territoriale di settore ed è lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico-operativo mediante il quale sono pianificate e programmate le azioni e le norme d'uso finalizzate alla conservazione, alla difesa e alla valorizzazione del suolo e la corretta utilizzazione delle acque, sulla base delle caratteristiche fisiche ed ambientali del territorio interessato. La legge 3 agosto 1998, n. 267 e successive modifiche ed integrazioni prevede che "le autorità di bacino di rilievo nazionale e interregionale e le regioni per i restanti bacini adottano, ove non si sia già provveduto, piani stralcio di bacino per l'assetto idrogeologico che contengano in particolare l'individuazione delle aree a rischio idrogeologico e la perimetrazione delle aree da sottoporre a misure di salvaguardia nonché le misure medesime". Nel suo insieme il Piano di Bacino costituisce il principale strumento di un complesso sistema di pianificazione e programmazione finalizzato alla conservazione, difesa e valorizzazione del suolo e alla corretta utilizzazione delle acque. Si presenta quale mezzo operativo, normativo e di vincolo diretto a stabilire la tipologia e le modalità degli interventi necessari a far fronte non solo alle problematiche idrogeologiche, ma anche ambientali, al fine della salvaguardia del territorio sia dal punto di vista fisico che dello sviluppo antropico. Nelle more dell'approvazione dei piani di bacino, le Autorità di bacino adottano, piani stralcio di distretto per l'assetto idrogeologico (PAI), che contengano in particolare l'individuazione delle aree a rischio idrogeologico, la perimetrazione delle aree da sottoporre a misure di salvaguardia e la determinazione delle misure medesime. Il Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI) si configura come strumento che attraverso criteri, indirizzi e norme consenta una riduzione del dissesto idrogeologico e del rischio connesso e che si inserisca in maniera organica e funzionale nel processo di formazione del Piano di Bacino. Il PAI, sulla base delle conoscenze acquisite e dei principi generali contenuti nel punto 2 del D.P.C.M. 29 settembre 1998, classifica i territori in funzione delle condizioni di pericolosità nelle seguenti classi: • P1 (pericolosità moderata); • P2 (pericolosità media); • P3 (pericolosità elevata); • P4 (pericolosità molto elevata).

Il Comune di Oppeano appartiene all’area geografica dell'ex Bacino Idrografico interregionale del fiume Fissero – Tartaro – Canalbianco. Tale area si estende nel territorio delle Regioni Lombardia e Veneto (provincie di Mantova, Verona e Rovigo), sommariamente circoscritto dal corso del fiume Adige a nord e dal fiume Po a sud e ricompreso tra l’area di Mantova a ovest, ed il Mare Adriatico a est. Si riporta una cartografia dei limiti amministrativi dell'ex Bacino interregionale. Si riportano qui di seguito estratti delle tavole di Piano dell'ex Bacino interregionale ritenuti più significativi ai fini di valutare la pericolosità idraulica dell'area di progetto. In Comune di Oppeano è stata segnalata la presenza di aree a pericolosità idraulica moderata a cui è stato attribuito un grado di rischio moderato P1. Dall’analisi risulta che l’area di progetto non è soggetta a pericolosità o rischio idraulico. E’ presente una zona a rischio idraulico tra Oppeano ed Isola della Scala (si veda estratto tavola della pericolosità del PAI). Anche la tavola della criticità idrauliche allegata alla Valutazione di

24 compatibilità idraulica redatta per il PAT non evidenzia zona a rischio idraulico o aree a deflusso difficoltoso, aree esondabili o a ristagno idrico.

Figura 18. Ex Bacino interregionale Fissero — Tartaro — Canalbianco — Po di Levante.

Figura 19. Estratto dalla “Carta della pericolosità idraulica” del PAI.

25 Figura 20. Estratto della “tavola della criticità idrauliche allegata alla Valutazione di compatibilità idraulica” redatta per il PAT.

Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Urbani e Speciali

Il D.Lgs 152/06 s.m.i, riprendendo la Direttiva 2008/98/CE, stabilisce tra le competenze delle Regioni la definizione dei criteri per l'individuazione delle aree non idonee per la realizzazione degli impianti di smaltimento e di recupero (art. 196, c. 1, lett. n), nel rispetto dei criteri generali stabiliti a livello nazionali ai sensi dell'art. 195, comma 1, lett. p), ad oggi non ancora emanati. La normativa regionale L.R. 3/2000 prescrive (art. 21) che i nuovi impianti di smaltimento e recupero devono essere ubicati di norma nell’ambito delle singole zone territoriali omogenee produttive o per servizi tecnologici (art 21, c. 2 della L.R. 3/2000). Questo non si applica: a) alle discariche ed agli impianti di compostaggio, che vanno localizzati in zone territoriali omogenee di tipo E o F; b) agli impianti di recupero dei rifiuti inerti come individuati al punto 4.2.3.1. della deliberazione del Comitato interministeriale del 27 luglio 1984 ed al paragrafo 7, dell’allegato 1, suballegato 1, del Decreto del Ministro dell’Ambiente 5 febbraio 1998, che vanno localizzati preferibilmente all'interno di aree destinate ad attività di cava, in esercizio o estinte, di materiali di gruppo A, come individuati all'articolo 3, primo comma, lettera a), della legge regionale 7 settembre 1982, n. 44 .

E’ inoltre indicato che i nuovi impianti di rifiuti debbano rispondere alle migliori tecniche disponibili al fine di conseguire la massima tutela della salute degli abitanti e consentire una progressiva riduzione dell’impatto ambientale.

26 La Regione Veneto ha approvato il Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Urbani e Speciali con Delibera di Consiglio n. 30 del 29 aprile 2015, e definito, nell'elabora D del Piano, i criteri per l'individuazione delle aree non idonee per la realizzazione degli impianti di smaltimento e di recupero. Si riportano di seguito gli elementi che devono essere considerati per la localizzazione degli impianti di gestione dei rifiuti ripartiti secondo le seguenti casistiche: · vincolo paesaggistico; · pericolosità idrogeologica; · vincolo storico ed archeologico; · vincolo ambientale; · protezione delle risorse idriche; · tutela del territorio rurale e delle produzioni agroalimentari di qualità; · altri vincoli ed elementi da considerare.

L'unico vincolo rilevante per l'impianto in progetto è il divieto di svolgere attività di selezione e recupero rifiuti a meno di 100 m da abitazioni ed edifici pubblici. A tal fine il lay-out è stato concepito in modo da garantire il rispetto della citata prescrizione.

Analisi della coerenza tra il progetto, gli obiettivi e le previsioni dei piani e la programmazione territoriale e settoriale

Analizzando gli strumenti di pianificazione a diversa scala presenti nel territorio e descritti precedentemente, si rileva che per l’area in cui ricade il progetto di impianto di recupero non è previsto alcun vincolo tale da poter precludere l’attività.

L’area di intervento è attualmente destinata ad allevamento e pertanto è classificata dai vigenti strumenti urbanistici di tipo E (zona agricola). L’attività di lavorazione di inerti ed in particolare di rifiuti inerti non è classificabile come di tipo agro-industriale e pertanto non risulterebbe strettamente conforme allo strumento urbanistico comunale. Si rende pertanto necessaria una variante urbanistica tramite Sportello Unico o tramite l’applicazione della normativa settoriale in materia di gestione dei rifiuti (art. 208 del D.Lgs. 152/06 e art. 24 della L.R. 3/2000).

Alla luce delle caratteristiche degli impianti di recupero inerti si ritiene che aree da convertire quali quella in parola, lontana da recettori sensibili, appare tecnicamente più idonea di aree industriali, ove potrebbe confliggere con altre attività industriali, es. meccanica di precisione.

Rapporto con Siti d’Importanza Comunitaria

L’area di progetto dista circa oltre 1,5 km dai siti IT3210014 “Palude del Feniletto” e IT 3210019 “Sguazzo di Rivalunga” .

Si rimanda alla “Relazione tecnica per la verifica della necessità di VincA” allegata al progetto.

27 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE

Finalità e contenuti del quadro di riferimento progettuale

Il quadro di riferimento progettuale descrive i principali elementi costitutivi dell'intervento. Lo scopo della descrizione consiste nell’individuare le caratteristiche fondamentali dell’intervento, evidenziandone gli elementi potenzialmente interferenti con l'ambiente.

Caratteristiche del progetto

Descrizione del progetto

L’attività che si intende esercitare è quella relativa al riciclo/recupero di tre macrotipologie di rifiuti:  rifiuti di matrice edilizia di natura inerte  rifiuti di matrice edilizia di natura NON inerte  rifiuti di cartongesso

Precisamente per “Rifiuti di matrice edilizia di natura inerte” si intende gran parte dei rifiuti NON PERICOLOSI dettagliati nell’Allegato 1 del D.M. 05.02.98 al punto 7 RIFIUTI CERAMICI E INERTI. Si veda tab. 2.

Per “Rifiuti di matrice edilizia di natura NON inerte” si intende i rifiuti di matrice edilizia di natura NON inerte - in genere imballaggi - provenienti dalla gestione di un cantiere edilizio e prodotti nelle fasi di costruzione e/o demolizione. Si veda tabella 1.

Tabella 1 – Rifiuti di matrice edilizia non inerte RIFIUTI DI LEGNO, VETRO E PLASTICA 170201 Legno 170202 Vetro 170203 Plastica RIFIUTI METALLICI 170401 Rame, bronzo e ottone 170402 Alluminio 170403 Piombo 170405 Ferro e acciaio 170406 Stagno 170407 Metalli misti 170401 Rame, bronzo e ottone 170411 Cavi, diversi da quelli di cui alla voce 17 04 10 IMBALLAGGI IN MATERIALI MISTI, CARTA E CARTONE

28 150106 Imballaggi in materiali misti 150105 Imballaggi in materiali compositi 150101 Imballaggi in carta e cartone

Tabella 2 – Rifiuti di matrice edilizia inerte TIPOLOGIA 7.1 - rifiuti costituiti da laterizi, intonaci 7.2 - rifiuti di rocce da cave autorizzate 7.6 - conglomerato bituminoso da scarifica del RIFIUTO e conglomerati di cemento armato e manto stradale non, comprese le traverse e traversoni ferroviari e i pali in calcestruzzo armato provenienti da linee ferroviarie, telematiche ed elettriche e frammenti di rivestimenti stradali, purché privi di amianto CER RIFIUTI 101311 rifiuti della produzione di 010408 scarti di ghiaia e pietrisco, diversi 170302 miscele bituminose diverse da quelle di materiali compositi a base da quelli di cui alla voce 01 04 07 cui alla voce 17 03 01 di cemento, diversi da quelli di cui alle voci 10 13 09 e 10 13 10 170101 Cemento 010410 polveri e residui affini, diversi da quelli di cui alla voce 01 04 07 170102 Mattoni 010413 rifiuti prodotti dalla lavorazione della pietra, diversi da quelli di cui alla voce 01 04 07 170103 mattonelle e ceramiche 170107 miscugli o scorie di cemento, mattoni, mattonelle e ceramiche, diverse da quelle di cui alla voce 17 01 06 170802 materiali da costruzione a base di gesso diversi da quelli di cui alla voce 17 08 01 170904 rifiuti misti dell'attività di costruzione e demolizione, diversi da quelli di cui alle voci 17 09 01, 17 09 02 e 17 09 03 200301 rifiuti urbani non differenziati CARATTERIS materiale inerte, laterizio e ceramica materiale inerte in pezzatura e forma varia, rifiuto solido costituito da bitume ed inerti TICHE RIFIUTI cotta anche con presenza di frazioni comprese le polveri metalliche, legno, plastica, carta e isolanti escluso amianto RECUPERO a) messa in riserva di rifiuti inerti [R13] a) utilizzo per realizzazione di rilevati e a) realizzazione di rilevati e sottofondi stradali (il PREVISTO per la produzione di materie prime sottofondi stradali e ferroviari e recupero è subordinato all'esecuzione del test di secondarie per l'edilizia, mediante fasi aeroportuali, piazzali industriali previo cessione sul rifiuto tal quale secondo il metodo in meccaniche e tecnologicamente eventuale trattamento di frantumazione, allegato 3 al presente decreto) [R5] interconnesse di macinazione, macinazione, vagliatura; eventuale b) produzione di materiale per costruzioni stradali vagliatura, selezione granulometrica e omogeneizzazione e integrazione con e piazzali industriali mediante selezione preventiva separazione della frazione metallica e materia prima inerte (il recupero è (macinazione, vagliatura, separazione delle delle frazioni indesiderate per subordinato all'esecuzione del test di frazioni indesiderate, eventuale miscelazione con l'ottenimento di frazioni inerti di natura cessione sul rifiuto tal quale secondo il materia inerte vergine) con eluato conforme al test lapidea a granulometria idonea e metodo in allegato 3 al presente decreto) di cessione secondo il metodo in allegato 3 al selezionata, con eluato del test di [R5] presente decreto [R5] cessione conforme a quanto previsto in allegato 3 al presente decreto [R5]; b) utilizzo per la realizzazione di rilevati e sottofondi stradali e ferroviari e aeroportuali, piazzali industriali previo trattamento di cui al punto a) (il recupero è subordinato all'esecuzione del test di cessione sul rifiuto tal quale secondo il metodo in allegato 3 al presente decreto [R5]. CARATTERIS (solo per la tipologia di recupero a)) -- (solo per la tipologia di recupero b)) materiali per TICHE materie prime secondarie per l'edilizia costruzioni nelle forme usualmente MATERIE con caratteristiche conformi commercializzate PRIME all'allegato C della circolare del OTTENUTE Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio 15 luglio 2005, n. UL/2005/5205

Per “Rifiuti di cartongesso” si intende i rifiuti a matrice di gesso derivanti dalla demolizione/costruzione di edifici. Nel DM 05.02.98 viene specificata, per tale tipologia di rifiuto, la seguente specificazione in ordine alle sue caratteristiche e al destino possibile.

29 TIPOLOGIA RIFIUTO 7.13 Demolizione edifici CER RIFIUTI 170802 Materiali da costruzione a base di gesso diversi da quelli di cui alla voce 170801 CARATTERISTICHE Sfridi di gesso con eventuali fibre cellulosiche o metalliche incorporate, non RIFIUTI radioattivo ai sensi del decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 230 RECUPERO PREVISTO Cementifici [R5] CARATTERISTICHE Cemento nelle forme usualmente commercializzate MATERIE PRIME OTTENUTE

È perciò previsto quale unica attività di recupero (in forma semplificata) l’invio dei rifiuti di cartongesso ai cementifici che genereranno, in uscita, la produzione di cemento. L’azienda intende proporre, come illustrato successivamente, un progetto di recupero del cartongesso che garantisca l’ottenimento di End of Waste in conformità alle norme tecniche di riferimento, ad oggi identificate in:  Utilizzo dell’EoW nell’industria cementizia o dei manufatti edilizi. ISO 1587/1975: Gypsum rock for the manufacture of binders specifications. Si precisa che attualmente la norma è sta- ta ritirata, senza essere sostituita, ma vengono considerate valide - dagli enti autorizzanti - le specifiche in essa contenute data l’assenza di criteri di qualità specifici per il gesso riciclato  Utilizzo dell’EoW nel campo agricolo. Allegato 3, punto 2.1, numero 12 del Decreto Legi- slativo n° 75 del 29 aprile 2010, gesso agricolo secondo le seguenti specifiche: Denominazione del Modo di preparazione Titolo minimo in Altre indicazioni Elementi e/o sostanze tipo e componenti elementi e/o sostanze concernenti la utili il cui titolo deve essenziali utili. denominazione del essere dichiarato. Criteri concernenti la tipo Caratteristiche valutazione. diverse da dichiarare. Altri requisiti Altri requisiti richiesti richiesti Gesso agricolo Prodotto di origine 25% CaO CaO totale naturale costituito 35% SO3 SO3 totale essenzialmente da Classificazione granu- Classe solfato di calcio con 2 lometrica: vedi 1.1. granulometrica molecole d'acqua

Nella tabella seguente si riportano, per ognuna delle tipologie di rifiuti conferibili:  la tipologia ex DM 05.02.98 ove presente  i codici CER dei rifiuti gestibili  le attività di recupero R previste  le potenzialità di trattamento previste, espresse in t/g e t/anno  la capacità di stoccaggio prevista per i rifiuti di ogni tipologia

Potenzialità input Capacità Attività Tipologie CER stoccaggio previste t/g t/anno (t) 7.1 (ex DM 05.02.98) 101311 R13 – R5 455 100000 2000 170101 170102 170103 170107 170802

30 170904 200301 7.2 (ex DM 05.02.98) 010408 R13 – R5 114 25000 500 010410 010413 170201 R13 11,4 2500 50 170202 170203 170401 170402 170403 Xxxx 170405 170406 170407 170411 150106 150105 150101 Pannelli in cartongesso 170802 R13 – R5 10 2000 40

In relazione allo stato attuale dell’area e al progetto ipotizzato, si prevede la realizzazione delle seguenti opere edilizie suddivise per fasi operative temporali successive.

FASE 1 (vedasi Tav. 3.0, 3.3 e 3.4)  demolizione completa degli edifici ‘H’ e ‘I’, previa bonifica della copertura in cemento amianto  lievo della copertura in cemento amianto dell’edificio ‘F’  lievo delle coperture in cemento amianto degli edifici ‘A’ e ‘B’  bonifica della vasca utilizzata in passato per raccolta deiezioni animali mediante aspirazione del liquido ivi contenuto e successivo livellamento del terreno  Area lavorazione rifiuti di natura inerte. Realizzazione della prima porzione di platea per l’area di recupero di rifiuti di matrice edilizia di natura inerte e predisposizione della rete di raccolta delle acque meteoriche.  Area lavorazione rifiuti di natura NON inerte. Predisposizione dell’area di lavorazione al di sotto dell’edificio ‘C’ con la disposizione dei contenitori di stoccaggio  Area lavorazione rifiuti di gesso. Predisposizione dell’area di lavorazione al di sotto dell’edificio ‘D’ e della linea di lavorazione

FASE 2 (vedasi Tav. 3.0, 3.5 e 3.6) – intervallo temporale previsto: a partire da circa 18 mesi a conclusione della FASE 1  demolizione completa edificio ‘E’, previa bonifica della copertura in cemento amianto  demolizione strutture interne degli edifici A e B  Area lavorazione rifiuti di natura inerte. Realizzazione della seconda porzione di platea per l’area di recupero di rifiuti di matrice edilizia di natura inerte per la disposizione delle mate- rie prime seconde generate. L’area di recupero non verrà quindi riorganizzata, interessando l’intervento solo lo stoccaggio delle materie prime seconde in uscita dal processo. La nuova platea sarà anch’essa dotata di linea di raccolta delle acque meteoriche, collegata alla prima porzione di cui alla fase 1.

31 Per maggiori approfondimenti si rinvia alla documentazione di progetto, in particolare alla relazione tecnica-descrittiva.

Cumulo con altri progetti

Il presente progetto non risulta possa generare conflitti nell’uso delle risorse con altri progetti in esercizio, in corso di realizzazione o progettazione. L'intervento è in zona già utilizzati a scopi produttivi (allevamento) e l'attività ben si inserisce in un tale contesto per dimensione e modalità lavorative.

Utilizzazione di risorse naturali

La realizzazione delle opere edili (in particolare platea i cemento) comporta l'utilizzo di risorse (minerali, acqua, energia, altri materiali edili) come ogni cantiere di tal fatta. L’occupazione del suolo è indipendente dall'attività in progetto in quanto il lotto è già stato utilizzato a fini produttivi. Il funzionamento dell’impianto comporta principalmente l'utilizzo di energia elettrica e carburanti. Tuttavia il vantaggio è il recupero di materiali dai rifiuti altrimenti destinati alla discarica.

Produzione di rifiuti

L'attività di selezione e cernita, necessaria per garantire il corretto funzionamento degli impianto, comporterà la produzione di una piccola aliquota di rifiuti destinati a recupero o smaltimento.

Nella tabella seguente vengono riportati i rifiuti che si ritiene, sulla base dell'attuale esperienza, verranno prodotti dalle operazioni di recupero.

Tabella 3 – Rifiuti prodotti dalle operazioni di recupero

Processo di origine CER Descrizione Stato fisico Destino Linea rifiuti di 19.12.12 Altri rifiuti (compresi materiali misti) prodotti Solido Smaltimento matrice edilizia di dal trattamento meccanico di rifiuti, diversi da Recupero natura inerte quelli di cui alla voce 191211 19.12.02 Metalli ferrosi Solido Recupero

19.12.03 Metalli non ferrosi Solido Recupero Linea rifiuti di 17.02.01 Legno Solido Recupero matrice edilizia di natura NON inerte 17.02.02 Vetro Solido Recupero 17.02.03 Plastica Solido Recupero 17.04.01 Rame, bronzo, ottone Solido Recupero

17.04.02 Alluminio Solido Recupero

17.04.03 Piombo Solido Recupero

17.04.05 Ferro e acciaio Solido Recupero

17.04.06 Stagno Solido Recupero

17.04.07 Metalli misti Solido Recupero

32 17.04.11 Cavi, diversi da quelli di cui alla voce 170410 Solido Recupero 15.01.06 Imballaggi in materiali misti Solido Recupero

15.01.05 Imballaggi in materiali compositi Solido Recupero

15.01.01 Imballaggi in carta e cartone Solido Recupero

Linea cartongesso 19.12.01 Carta e cartone Solido Recupero 19.12.02 Metalli ferrosi Solido Recupero 19.12.12 Altri rifiuti (compresi materiali misti) prodotti Solido Recupero dal trattamento meccanico di rifiuti, diversi da quelli di cui alla voce 191211

QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE

Finalità e contenuti del quadro di riferimento ambientale Con il quadro di riferimento ambientale si caratterizzano le varie componenti ambientali con cui l'intervento interferisce attraverso l'utilizzo di dati funzionali a strutturare il relativo quadro conoscitivo. In tal modo è possibile pervenire all'individuazione delle singole componenti ambientali interessate dal progetto, alla configurazione del quadro ambientale complessivo e quindi alla successiva stima degli impatti ed alla definizione delle misure mitigative.

Atmosfera

Analisi climatologica

Il clima della regione Veneto è definito come continentale, con inverni rigidi ed estati calde. Nella pianura veneta si evidenzia un’elevata umidità, specialmente sui terreni irrigui, che rende afosa l’estate e dà origine a nebbie frequenti e fitte durante l’inverno. Le precipitazioni sono distribuite abbastanza uniformemente durante l’anno, ad eccezione dell’inverno che risulta la stagione più secca: nelle stagioni intermedie prevalgono le perturbazioni atlantiche, mentre in estate vi sono temporali assai frequenti e spesso grandinigeni. Prevale in inverno una situazione di inversione termica, accentuata dalla ventosità limitata, con accumulo di aria fredda in prossimità del suolo. Sono allora favoriti l’accumulo dell’umidità che dà luogo alle nebbie e la concentrazione degli inquinanti rilasciati al suolo che arrivano di frequente a valori elevati nelle aree urbane. Il clima della provincia veronese, pur rientrando nella tipologia mediterranea, presenta proprie peculiarità dovute principalmente al fatto di trovarsi in una posizione climatologicamente di transizione. Subisce, infatti, varie influenze quali l’effetto orografico della catena alpina e la continentalità dell’area centro-europea che distinguono: • le caratteristiche termiche e pluviometriche della regione alpina con clima montano;

33 • il carattere continentale della pianura veneta, con inverni rigidi; in quest’ultima regione climatica si differenzia una subregione a clima più mite: quella lacustre nei pressi del lago di Garda, ove è presente un clima submediterraneo. Sono qui di seguito riportate alcune figure riprese dal Piano Regionale di Tutela e Risanamento dell’Atmosfera che indicano l’andamento delle precipitazioni e la distribuzione dei giorni piovesi nella regione Veneto; si è evidenziato con circolo rosso la zona di interesse del progetto in esame.

Figura 21. Precipitazioni medie annue per i periodi 1961-1990 (sinistra) e 1994-2008 (destra) (Fonte: Aggiornamento Piano Regionale di Tutela e Risanamento dell’Atmosfera).

Nel Piano regionale sono state calcolate le classi di stabilità Pasquill modificate, e qui riportate nella tabella seguente.

La stazione di monitoraggio meteoclimatico di è la più rappresentativa dell’area in esame (dista circa 15 km a sud-est). Nella seguente tabella si può osservare una prevalenza di classe F, D e B. La classe F favorisce la formazione di inquinanti primari ed è collegata a scarsa ventilazione e a notti serene con forte inversione termica; la classe D è collegata a situazioni ventose, favorevoli alla dispersione degli inquinanti, la classe B è indicativa di situazioni di forte irraggiamento solare e scarsa ventilazione.

34 Tabella 4./a. Classi di stabilità (Fonte: Piano Regionale di Tutela e Risanamento dell’Atmosfera).

Nella figura seguente è riportata la distribuzione geografica della percentuale di frequenza della classe F, la meno favorevole alla dispersione degli inquinanti.

35 Figura 22. Distribuzione percentuale della classe stabile F (Fonte: Piano Regionale di Tutela e Risanamento dell’Atmosfera).

Le stazioni dove sono più frequenti le calme di vento e la velocità media è più bassa sono collocate lungo la fascia pedemontana, dove non arriva la Bora, né i venti occidentali che soffiano sulla pianura specie in inverno. La stazione di riferimento di Roverchiara non appare molto ventosa, la direzione prevalente di provenienza del vento è nord-est, seguita da est-nordest e nordnordest.

36 Tabella 4/b. Classi di stabilità (Fonte: Piano Regionale di Tutela e Risanamento dell’Atmosfera).

Rete regionale di rilevamento e qualità dell’aria

I livelli di concentrazione in aria degli inquinanti sono monitorati presso le stazioni di monitoraggio della qualità dell’aria, facenti parte della più ampia e complessa rete di controllo della qualità dell’aria presente in ambito regionale e gestita quasi esclusivamente dall’ARPAV attraverso i suoi sette Dipartimenti Provinciali. Nella figura è illustrata l’ubicazione delle 35 centraline di ARPAV (indicate in blu) e delle 9 centraline gestite da ARPAV in convenzione (con gli Enti Locali, indicate azzurro, o con aziende private, in dicate in rosso).

37 Figura 23. Stazioni di monitoraggio della qualità dell'aria

Le centraline in provincia di Verona sono 5. Ogni centralina è classificata in base al “tipo di stazione": Traffico, Industriale e Fondo (background) e alla “tipologia di zona" dove sono collocate: Urbana, Suburbana e Rurale. Nella tabella seguente è descritta la tipologia di centralina e gli inquinanti monitorati.

Tabella 5. Elenco delle stazioni e dei relativi monitor appartenenti al Programma di Valutazione nella provincia di Verona

38 Figura 24. Zonizzazione integrata ai sensi del D.Lgs. 155/2010 (fonte: Aggiornamento Piano Piano Regionale di Tutela e Risanamento dell’Atmosfera)

Per la caratterizzazione della componente aria sono state prese a riferimento le centraline della rete di monitoraggio di Verona Giarol (a circa 10 km a nord) e di (circa 25 km a sud-est). La prima, di background urbano, è la più vicina al sito in esame; la seconda, di fondo urbano, è, secondo la zonizzazione approvata con D.G.R. n. 2130/2012 e fatta propria dal Piano, la stazione di riferimento nel veronese dell’area individuata dalla zonizzazione come IT513 “Pianura e capoluogo di bassa pianura”, a cui appartiene anche Oppeano. Comprende la zona centrale della pianura e Rovigo, Comune Capoluogo di provincia situato geograficamente nella bassa pianura. Tali stazioni possono essere considerate rappresentative degli inquinanti secondari (Ozono, PM10 ed Benzo(a)pirene), ma non di quelli primari: l’area di progetto è prossima ad una strada importante (la S.S. n. 434) che comporta un inevitabile aumento degli inquinanti tipici del traffico (CO, NO X e benzene).

Dalla Relazione ARPAV sulla qualità dell’aria, anno 2016, in provincia di Verona, emerge che nell’anno 2016 gli inquinanti più critici sono stati le polveri sottili (PM10) nel periodo invernale e l’ozono (O3) in estate, come del resto è accaduto in tutto l’ultimo decennio. Per quanto riguarda il biossido di azoto, non vi è stato alcun superamento dei limiti di legge presso le stazioni fisse della rete di controllo della qualità dell’aria. I valori medi di monossido di carbonio (CO) e di biossido di zolfo (SO2) sono stati molto bassi, vicini al limite di rivelabilità dello strumento, e non vi sono stati superamenti. Il benzene e il benzoapirene hanno avuto valori medi inferiori ai limiti normativi in tutti i punti di monitoraggio. Anche le concentrazioni di metalli, misurate per arsenico, piombo, cadmio e nichel, sono ampiamente inferiori ai limiti normativi.

39 Per quanto riguarda i trend, in provincia di Verona dal 2005 al 2016 c’è stata una progressiva diminuzione della concentrazione media di PM10; rimane tuttavia, come in gran parte della Pianura Padana, non rispettato il D.Lgs. 155/20101. Per quanto riguarda l'ozono il numero di superamenti dei due livelli indicati dalla normativa per la concentrazione di ozono: 180 μg/m3 sulla media oraria e 120 μg/m3 sul massimo della media mobile di 8 ore, non vi è una chiara tendenza, ma il numero varia di anno in anno, ed è influenzato prevalentemente dalle temperature estive. Per quanto riguarda il biossido di azoto, è evidente una tendenza alla diminuzione in tutte le stazioni della provincia. Non è possibile invece definire trend per il benzoapirene.

Per una conoscenza più approfondita della qualità dell’aria di Oppeano sono qui riassunti i contenuti del documento di ARPAV relativo ad una campagna di monitoraggio tramite mezzo mobili effettuata dal 18/05/2016 al 08/07/2016 nel semestre estivo, dal 14/11/2016 al 05/12/2016 e dal 28/02/2017 al 20/03/2017 nel semestre invernale. Il monitoraggio è stato eseguito in via Salieri di Oppeano, in una zona verde adiacente all’acciaieria NLMK, il sito di progetto dista solo 900 m dal punto di collocazione della stazione mobile. Scopo dell’indagine era verificare lo stato della qualità dell’aria in seguito ai nuovi interventi tecnologici realizzati dalle ditte del polo siderurgico.

Fig. 25. Distanza tra area i progetto e collocazione stazione mobile.

1 Il Decreto Legislativo 155/2010 ha stabilito in 50 µg/m3 il valore limite giornaliero per le PM10 da non superare per più di 35 giorni l'anno.

40 La stazione rilocabile è dotata di analizzatori in continuo per il campionamento e la misura degli inquinanti chimici individuati dalla normativa vigente, inerente all'inquinamento atmosferico, e più precisamente monossido di carbonio (CO), anidride solforosa (SO2), biossido di azoto (NO2), ossidi di azoto (NOX), ozono (O3). Contestualmente alle misure eseguite in continuo, sono stati effettuati anche dei campionamenti sequenziali per la determinazione gravimetrica delle polveri inalabili PM10, per l’analisi in laboratorio del benzene, degli idrocarburi policiclici aromatici IPA (con riferimento al benzo(a)pirene) e dei metalli presenti nella frazione PM10 (arsenico (As), cadmio (Cd), nichel (Ni) e piombo (Pb)). Per quanto riguarda il biossido di azoto, si osserva il rispetto dei limiti normativi. Il valore medio di ossi d’azoto NOx, pari a 44 μg/m3 supera invece il limite annuale per la protezione della vegetazione pari a 30 μg/m3 (tuttavia il confronto con il valore limite di protezione degli ecosistemi rappresenta un riferimento puramente indicativo, in quanto il sito indagato non risponde esattamente alle caratteristiche previste dal D.Lgs. 155/10) . Le polveri sottili rappresentano l’inquinante più critico per la postazione di Oppeano, tra quelli analizzati. Infatti, nei giorni in cui sono stati disponibili i dati per tutte le stazioni prese in esame dal documento di ARPAV, ad Oppeano sono avvenuti 13 superamenti, contro i 10 di e Legnago. Le concentrazioni medie di ozono registrate a Oppeano sono confrontabili con quelle misurate presso la centralina fissa di fondo urbano di Legnago. Durante la campagna estiva di Oppeano sono stati registrati 16 superamenti del limite di 120 μg/m3 sulla media mobile di 8 ore. Essi si sono verificati prevalentemente tra il 26 e il 28 maggio e tra il 22 giugno e il 6 luglio, in corrispondenza di giornate soleggiate in cui le temperature si sono alzate. I superamenti della soglia di informazione di 180 μg/m3 sul dato orario sono stati 2. Per quanto riguarda il monossido di carbonio e il biossido di zolfo, i valori medi di concentrazione sono molto bassi rispetto ai limiti indicati dalla normativa, e inferiori o molto vicini al limite di rilevabilità strumentale. Il benzene, misurato con campionatori passivi, presenta valori medi inferiori al limite di rilevabilità strumentale in estate. In inverno, il valore medio a Oppeano è molto simile a quello misurato presso le altre due postazioni fisse di San Bonifacio e Legnago. Il valore limite annuale è stato rispettato. La concentrazione media giornaliera di benzo(a)pirene in estate è vicina al limite di rivelabilità strumentale, in inverno i valori sono più alti, e a volte superano il limite annuo di 1 ng/m 3. Il valore medio calcolato per Oppeano, considerando tutti i dati disponibili nelle campagne di misura, è 0,42 ng/m3. La concentrazione dei metalli normati e misurati convenzionalmente rispetta i limiti e rappresenta valori tipici delle località di fondo, fatta eccezione per il piombo, il quale mostra valori tipici delle aree urbane. La concentrazione di cobalto è sempre stata inferiore al limite di rivelabilità strumentale. La concentrazione di ferro è correlata con quella del manganese, in linea col fatto che questi due metalli sono caratteristici delle lavorazioni dell’acciaio, confermando il contributo dell’acciaieria.

Il Rapporto sullo Stato dell'Ambiente della Provincia di Verona riporta la situazione di qualità dell'aria in riferimento a due soli indicatori di contaminanti: PM10 ed NO2. Nella figura seguente è riportata la rappresentazione grafica della concentrazione di PM10 in atmosfera in provincia di Verona. Le zone grigie individuano le aree di concentrazione omogenea del PM10. Nella zona di pianura a Sud della città e nei comuni della cintura di Verona le concentrazioni di PM10 superano i limiti previsti dal DM 60/02. Anche le zone di fondovalle, sono a rischio di superamento per il PM10. Solo i comuni della montagna veronese mostrano concentrazioni inferiori ai limiti.

41 Figura 26. Media annuale PM10 anno 2016 (Relazione Regionale Qualità dell’Aria 2016, ARPAV).

42 Figura 27. Classi di concentrazione del PM10 nella provincia di Verona (fonte: Provincia di Verona Rapporto Stato Ambiente, 2004)

Nel quadro più generale si devono segnalare le stazioni di monitoraggio del programma EMEP (Enviromental Monitoring European Program) approvato dallo Stato Italiano con Legge 27 Aprile 1982, n. 289, avente come oggetto la caratterizzazione delle precipitazioni atmosferiche al livello europeo. Sulla base di questo programma nel 1988 sono state installate otto stazioni così dette "di fondo". Per quanto riguarda l’area in esame la più rappresentativa è la n. 7 (presso Erbè), anno di installazione 1988, i cui parametri analizzati sono i seguenti: temperatura, umidità relativa, direzione vento, velocità vento, pressione atmosferica, pH, conducibilità, pioggia.

43 La stazione 7, a 29 m s.l.m., è circondata da colture di ortaggi e cereali. In loco è presente un unico edificio, adibito all’allevamento dei bovini, mentre a Sud-Ovest si trova il paese di Erbè, e in direzione Ovest, a circa 18 km, è posta la città di Mantova.

Figura 28. Rete di monitoraggio EMEP (fonte www.arpa.veneto.it).

I valori delle polveri nella stazione di Erbè rientrano nella media dei valori regionali, mentre le le piogge raccolte risultano prettamente basiche (l'83% dei campioni totali analizzati).

Previsione degli impatti

Stante lo sviluppo impiantistico previsto in relazione alle tipologie di rifiuti lavorati (rifiuti di matrice edilizia di natura inerte, rifiuti di matrice edilizia di natura NON inerte, rifiuti di cartongesso), sono stati considerati - al fine della presente stima - unicamente gli impianti afferenti alla linea di lavorazione rifiuti di matrice edilizia di natura inerte in quanto:  per quanto concerne i rifiuti di matrice edilizia NON inerte, non verranno utilizzati impianti/attrezzature ed effettuate lavorazioni che genereranno emissioni inquinanti  per quanto concerne i rifiuti di cartongesso, le lavorazioni verranno effettuate all’interno di un locale chiuso e al momento non sono previste emissioni in atmosfera Per l’attività di stima delle emissioni generate, considerato che nel novero dei possibili inquinanti aeriformi il principale d’interesse - data la tipologia impiantistica proposta – è quello delle polveri,

44 si sono prese a riferimento le linee guida prodotte dalla Provincia di Firenze in collaborazione con l’ARPAT Toscana e allegate alla DGP 213-09 del 03.11.2009 (“Linee guida per la valutazione delle emissioni di polveri provenienti da attività di produzione, manipolazione, trasporto, carico o stoccaggio di materiali polverulenti”). Sulla base della relazione sulle emissione di polveri predisposta (allegata e a cui si rimanda) è emerso che le emissioni non sono significative e non sono necessarie ulteriori mitigazioni.

Stima degli impatti sulla qualità dell’aria e mitigazioni

Fase di cantiere: Le attività che comportano potenzialmente delle emissioni sono il livellamento del terreno e la realizzazione delle opere civili. Si ritiene l’impatto trascurabile e paragonabile a quello prodotto dalle normali attività edilizie.

Fase di esercizio: Le lavorazioni di materiali/rifiuti inerti, nonché lo stoccaggio possono essere causa di produzione e/o dispersione di polveri, in particolare in periodi poveri di precipitazioni. Nonostante le polveri di tali attività siano ti tipo grossolano e la ricaduta circoscritta a pochi metri, in periodo ventosi il trasporto eolico può comportare la diffusione in aree più ampie. E’ stato pertanto effettuato uno specifico studio da cui risulta che le mitigazioni previste sono sufficienti ad evitare impatti significativi.

Fase di dismissione: E’ prevedibile, alla fine del ciclo di vita dell’impianto, che la dismissione comporti l’allontanamento dei rifiuti e degli impianti. In caso di demolizione dell'opificio possono essere prodotte polveri che devono essere abbattute tramite adeguata bagnatura. Il tempo per lo smantellamento è stimabile in qualche settimana. Si ritiene pertanto l'impatto trascurabile.

Misure di mitigazione e contenimento degli impatti: Le lavorazioni dei rifiuti inerti vengono realizzate mediante frantoio equipaggiato con un sistema di nebulizzazione d’acqua ad alta pressione che ha la funzione di abbattere le eventuali frazioni leggere (polveri) che si dovessero formare durante il processo di lavorazione. Sarà inoltre realizzato un impianto di irrorazione ad acqua nell’area di lavorazione dei rifiuti di matrice edilizia di natura inerte per umidificare i materiali/rifiuti al fine di limitare la dispersione eolica di polveri sia della linea di lavorazione sia dei cumuli di materiale da lavorare o lavorato. Sarà realizzata ad ulteriore mitigazione una barriera con vegetazione arborea (con effetti positivi anche per le emissioni acustiche). Le lavorazioni dei rifiuti di cartongesso verranno effettuate in zona coperta, al chiuso. Al momento non si prevede l’installazione di sistemi di aspirazione e conseguentemente trattamento delle sostanze aerodisperse che dovessero essere prodotte nel corso delle lavorazioni.

Ambiente Idrico

Il sistema idrico superficiale

L’elemento idrografico principale della pianura veronese è l’Adige tuttavia numerosi sono i corsi d’acqua che hanno origine nella fascia di risorgiva e che attraversano il territorio oppeanese; in questo lembo di pianura sono presenti due bacini idrografici; il primo è la valle del Bussè, che oltre all’omonimo fiume di risorgiva che scaturisce in località Vallese, comprende molteplici affluenti

45 compresi tra il corso del F. Adige (a Nord) ed il versante settentrionale del terrazzamento sabbioso che costituisce i territori di Vallese e Oppeano; il secondo bacino idrografico è quello del F. Menago, anche questo di risorgiva e che in prossimità di Villafontana si inserisce in una depressione valliva delimitata da due conoidi di natura sabbiosa che proseguono fino a . Dal punto di vista idrografico il territorio del Comune di Oppeano è attraversato da una rete di canali di scolo e irrigui, che si somma ad una rete irrigua in calcestruzzo, il cui andamento complessivo è illustrato in Figura 29. Gli scoli e fossi confluiscono nei due principali impluvi che attraversano il territorio comunale ovvero il Fiume Busse’ per la porzione settentrionale e il Fiume Menago per quella meridionale. Entrambi questi corsi d’acqua hanno origine da risorgive; quella del Busse’ direttamente in Comune di Oppeano nelle Valli di Vallese e quella del Menago, che scorre in un antico alveo dell’Adige, in località Fracazzole presso Ca’ di David.

Fig. 29. Rete di canali di scolo e irrigui del Comune di Oppeano.

La qualità delle acque

La Direttiva Europea 2000/60/CE (Direttiva Quadro sulle Acque), recepita dall’Italia con il Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 abrogando il D.Lgs. 152/99, ha introdotto un approccio innovativo nella gestione europea delle risorse idriche ed ha comportato profondi cambiamenti nel sistema di monitoraggio e classificazione delle acque superficiali. Le reti stesse di monitoraggio sono state reimpostate per monitorare i “corpi idrici” indicati dalla Direttiva come le unità elementari, distinte e significative all’interno dei bacini idrografici, per la classificazione dello stato e per l’implementazione delle misure di protezione, miglioramento e risanamento. In considerazione della necessità di non perdere la continuità con il passato e la notevole quantità di informazioni diversamente elaborate, ARPAV nel rapporto 2017 “Stato delle acque superficiali del Veneto”, di seguito analizzato per l'area di interesse, ha mantenuto anche la classificazione delle acque superficiali con riferimento al D.Lgs. 152/99 e s.m.i. per il calcolo del Livello di Inquinamento espresso dai Macrodescrittori (LIM) per i corsi d’acqua e per la determinazione dello Stato Ecologico dei Laghi (SEL). Nel 2017, le stazioni di monitoraggio nel Veneto sono state 307 per i corsi d’acqua e 17 per i 12 laghi.

46 Il rapporto evidenzia che il bacino del Fissero-Tartaro-Canalbianco, a cui appartiene l'area in esame, è tra i bacini idrografici veneti maggiormente compromessi dal punto di vista trofico (con più stazioni in stato Sufficiente, Scarso e Cattivo) insieme con il bacino scolante nella Laguna di Venezia, il Bacchiglione, il Fissero-Tartaro-Canalbianco e il Fratta Gorzone. Al contrario nei bacini di Piave, Adige e Brenta prevale lo stato Elevato o Buono. L'indice Livello di Inquinamento espresso dai Macrodescrittori (LIM) ai sensi del D.Lgs. 152/99 ora abrogato, è un descrittore che considera i valori di ossigenazione, trofia, presenza di sostanza organica ed inorganica e il tenore microbiologico nei corsi d’acqua. Viene suddiviso in 5 classi di qualità.

Tabella 6. Numero di stazioni che ricadono nei diversi Livelli di Inquinamento dai Macrodescrittori per lo stato ecologico (LIM) per bacino idrografico del Veneto (fonte ARPAV, Stato delle Acque superficiali del Veneto, 2017).

47 Figura 30. Mappa del bacino del fiume Fissero-Tartaro-Canalbianco, con l’indicazione dei punti di monitoraggio attivi nell’anno 2017 e la loro localizzazione (fonte ARPAV, Stato delle Acque superficiali del Veneto, 2017).

In Figura 30 si riporta la mappa del bacino del fiume Fissero-Tartaro-Canalbianco, con l’indicazione dei punti di monitoraggio attivi nell’anno 2017 e la loro localizzazione.

Si evidenzia che nel bacino del Fissero-Tartaro-Canal Bianco vi è una tendenza di lungo periodo in miglioramento del LIM. I macrodescrittori Escherichia coli, Azoto nitrico e Azoto ammoniacale si attestano con una certa stabilità al livello sufficiente, al contrario degli altri macrodescrittori presentano una tendenza al miglioramento.

Il risultato della valutazione dell’indice trofico Livello di Inquinamento dai Macrodescrittori per lo Stato Ecologico (LIMeco) per l’anno 2017, nel bacino del Fissero-Tartaro-Canalbianco, è riportato nella Tabella seguente. Nell'area in esame le stazioni più vicine sono la n. 1117 sul Fiume Menago (in Oppeano) e la n. 1139 sul Fiumicello Piganzo (in territorio di Isola Rizza).

48 Tabella 7. Estratto della tabella di classificazione dell’indice LIMeco nel bacino del sistema Fissero-Tartaro- Canalbianco (fonte ARPAV, Stato delle Acque superficiali del Veneto, 2017)

Figura 31. Classificazione del LIMeco nel bacino del fiume Fissero - Tartaro - Canal Bianco (f onte ARPAV, Stato delle Acque superficiali del Veneto, 2017).

49 Il monitoraggio degli Elementi di Qualità Biologici nel bacino del fiume Fissero - Tartaro - Canal Bianco ha previsto i campionamenti biologici relativi a macroinvertebrati bentonici, macrofite e diatomee. Nella Tabella 8 si riporta, per i 4 corpi idrici monitorati (tra cui il Fiume Menago, nella stazione 1117), la valutazione complessiva ottenuta dall’applicazione dei vari EQB. I macroinvertebrati, monitorati in tutti i siti, sono compresi tra Buono e Cattivo, mentre le macrofite hanno dato il risultato di Sufficiente e Scarso; le diatomee sono risultate Sufficienti nell’unico sito monitorato.

Tabella 8. Valutazione complessiva ottenuta dagli EQB nel bacino del fiume Fissero - Tartaro - Canal Bianco (fonte ARPAV, Stato delle Acque superficiali del Veneto, 2017).

Nel citato rapporto ARPAV, al fine di valutare gli inquinanti specifici a sostegno dello Stato Ecologico nei corsi d’acqua sono state ricercate le sostanze non appartenenti all’elenco delle priorità ai sensi del D.Lgs. 172/15 (che modifica e integra il D.Lgs. 152/2006 Allegato 1 Tab. 1/B a partire dal 22 dicembre 2015). I superamenti rilevati riguardano sostanzialmente i pesticidi.

Stima degli impatti sulle acque superficiali

Fase di cantiere: Non sono ipotizzabili interferenze del cantiere con l’ambiente idrico in considerazione della tipologia di progetto e della distanza dai principali corpi idrici superficiali. Non saranno realizzati volumi interrati pertanto non sarà necessario gestire acque di aggottamento.

Fase di esercizio: Date le caratteristiche e la tipologia l’impianto non dà luogo a scarichi di acque reflue produttive. Sarà realizzato un impianto di lavaggio dei mezzi aziendali a ciclo chiuso, con invio periodico dei reflui ad impianto di smaltimento. Le acque meteoriche di dilavamento dei piazzali verranno raccolte e riutilizzate per garantire la bagnatura dei cumuli e di materiali in lavorazione.

Fase di dismissione: Non sono ipotizzabili interferenze con l’ambiente idrico in considerazione della tipologia di progetto e della distanza da corpi idrici superficiali.

Suolo, Sottosuolo ed Acque Sotterranee

Le caratteristiche geologiche/geomorfologiche/idrogeologiche

L’area in studio ricade nella porzione della Media Pianura Alluvionale Veronese compresa tra i fiumi Mincio ed Adige, ad est dell’anfiteatro morenico del Garda, dove l’elemento prevalente è rappresentato dal conoide fluvio – glaciale del fiume Adige. La sua presenza determina una morfologia sostanzialmente pianeggiante, debolmente degradante verso ESE con pendenza

50 compresa tra 0.4 – 0.8%. Solo localmente si riconoscono deboli ondulazioni e dislivelli che testimoniano la pregressa idrografia e gli interventi di antropizzazione subiti. La Carta Geomorfologica del PAT (Piano di Assetto del Territorio) del Comune di Oppeano evidenzia un contesto di dosso fluviale orientato NW-SE largo circa 1,5 km e lungo circa 3,5 km, con un sedime di studio avente quota media compresa fra le curve 34.00 – 37.00 m s.m.m. Ad est, oltre alla SS434 ed esternamente alle aree in studio è cartografata una “cava dismessa con escavazione ripristinata mediante riporto”. La carta evidenzia inoltre chiaramente il rilevato artificiale della SS 434 che attraversa diagonalmente il territorio comunale. Dalla cartografia di pianificazione territoriale disponibile e dai rilievi di campagna non risultano fenomeni di dissesto in atto o potenziali. La Carta Geolitologica allegata al PAT del Comune di Oppeano evidenzia diffusi depositi granulari fluviali e/o fluvioglaciali a tessitura prevalentemente ghiaioso sabbiosa più o meno addensati passanti, poco a sud, ad una tessitura prevalentemente sabbiosa. Pertanto il sedime in studio interessa depositi fluvioglaciali ghiaioso sabbiosi aventi profondità nell’ordine di diverse centinaia di metri, con un possibile orizzonte superficiale di alterazione a maggiore contenuto di fine dalla colorazione bruno rossastra, e/o una sottile coltre di materiale di riporto. Dalle indagini geognostiche disponibili e dalle stratigrafie di pozzi per acqua risulta che le intercalazioni fini presenti nella sequenza alluvionale ghiaioso sabbiosa sono relativamente rare, di modesto spessore e discontinue almeno sino alla profondità di 20 m dal piano campagna locale, mentre sono più frequenti e con spessori significativi (anche decametrici) a partire da circa 60 m dal p.c.

Il territorio della pianura veronese, e conseguentemente quello di Oppeano, è caratterizzato da un acquifero multi-falda differenziato, formato da una falda superficiale a carattere freatico e da diverse falde profonde a carattere artesiano; differenti livelli piezometrici iniziano ad evidenziarsi in corrispondenza del limite superiore della fascia dei fontanili, dove le falde in pressione manifestano quote piezometriche leggermente superiori a quelle della superficie freatica. La direzione di deflusso delle acquee sotterranee è rilevabile dalla disposizione spaziale delle linee isofreatiche, in quanto essa è ortogonale alla linee stesse. L’andamento generale delle acque sotterranee nella pianura veronese e quindi sostanzialmente parallelo al tracciato del Fiume Adige che risulta essere all’incirca NO-SE; tale aspetto è stato riscontrato anche all’interno del territorio comunale di Oppeano seppur con alcune lievi differenze. La Figura 32 riporta uno stralcio della carta delle isofreatiche della Regione Veneto (redatta originalmente in scala 1:250.000) con evidenza del limite settentrionale della fascia delle risorgive e delle isofreatiche con relativa quota della falda. In quest’area posta in destra Adige la direzione di deflusso della falda, ortogonale alle isofreatiche, è verso SE e la quota della falda risulta prossima a 30 m s.l.m.

51 Figura 32 Stralcio carta delle isofreatiche del Veneto con evidenza del Comune di Oppeano e dell‘area in studio, ricadente a valle del limite settentrionale della fascia delle risorgive.

Condizioni di falda relativamente superficiale contenuta in materiali granulari a buona permeabilità, in un areale posto a cavallo della fascia delle risorgive, determinano condizioni di vulnerabilità idrogeologica molto elevata, relativamente mitigata dall’orizzonte superficiale di alterazione argilloso giallo rossiccio. La Figura 33 riporta uno stralcio della carta delle fragilità del P.T.P. di Verona da cui si confermano condizioni di vulnerabilità idrogeologica molto elevata.

52 Figura 33. Estratto carta delle fragilità del PTP di Verona

Per ulteriori approfondimenti si rinvia alla Relazione geologica allegata al progetto.

La qualità delle acque sotterranee

La definizione dello stato chimico delle acque sotterranee, secondo le direttive 2000/60/CE e 2006/118/CE, si basa sul rispetto di norme di qualità, espresse attraverso concentrazioni limite, che vengono definite a livello europeo per nitrati e pesticidi (standard di qualità), mentre per altri inquinanti, di cui è fornita una lista minima all'Allegato 2 parte B della direttiva 2006/118/CE, spetta agli Stati membri la definizione dei valori soglia, oltre all'onere di individuare altri elementi da monitorare, sulla base dell'analisi delle pressioni. Il decreto legislativo 16 marzo 2009, n. 30 “Attuazione della direttiva 2006/118/CE, relativa alla protezione delle acque sotterranee dall’inquinamento e dal deterioramento” (pubblicato sulla Gazzetta ufficiale 4 aprile 20 09 n. 79) definisce i criteri di effettuazione del monitoraggio (qualitativo e quantitativo), i metodi e i livelli di classificazione dello stato delle acque sotterranee (buono o scadente). Lo stato complessivo di ciascun corpo idrico sotterraneo è definito dall’integrazione dello stato chimico con quello quantitativo. Lo stato chimico viene rappresentato dalla qualità delle acque sotterranee, che può essere influenzata sia dalla presenza di sostanze inquinanti, attribuibili

53 principalmente ad attività antropiche, sia da meccanismi idrochimici naturali che ne modificano la qualità riducendone significativamente gli usi pregiati della risorsa, come ad esempio ione ammonio, solfati, ferro, manganese, arsenico, boro.

Lo stato quali-quantitativo dei corpi idrici sotterranei della Regione Veneto è controllato attraverso due specifiche reti di monitoraggio:  una rete per il monitoraggio quantitativo;  una rete per il monitoraggio qualitativo.

Figura 34. Punti monitorati per la valutazione dello stato chimico e quantitativo delle risorse idriche sotterranee.

La classificazione dello stato chimico dei corpi idrici sotterranei del Veneto, inserita all’interno del primo aggiornamento del piano di gestione del Distretto idrografico delle Alpi Orientali, è stata approvata dalla Giunta Regionale con deliberazione n. 551 del 26 aprile 2016. Nell'anno 2017 (fonte: Qualità delle acque sotterranee, ARPAV, 2017), la valutazione della qualità chimica ha interessato 292 punti di monitoraggio, 196 dei quali (pari al 67%) non presentano alcun superamento degli standard numerici individuati dal d.lgs 152/2006 e sono stati classificati con qualità buona, 96 (pari al 33%) mostrano almeno una non conformità e sono stati classificati con qualità scadente. Il maggior numero di sforamenti è dovuto alla presenza di inquinanti inorganici (83 superamenti, 72 dei quali imputabili allo ione ammonio), e metalli (28 superamenti, 27 dei quali dovuti all’arsenico), prevalentemente di origine naturale. Per le sostanze di sicura origine antropica le contaminazioni riscontrate più frequentemente e diffusamente sono quelle dovute ai composti organoalogenati (12 superamenti). Gli altri superamenti degli standard di qualità sono dovuti a nitrati (3), pesticidi (4) e composti perfluorurati (4).

54 Nello specifico della provincia di Verona i monitoraggi effettuati da ARPAV hanno evidenziato che le falde maggiormente esposte all’inquinamento antropico si collocano nell’alta pianura veronese, dove avviene la maggiore alimentazione delle acque sotterranee. Nel caso della bassa pianura veronese si riscontrano frequentemente in falda valori elevati di ferro, manganese ed ammoniaca, derivanti naturalmente da sottosuoli sovente di natura torbosa.

Il comune di Oppeano appartiene al corpo idrico Bassa Pianura Settore Adige ove sono presenti 30 punti di monitoraggio, di cui solo 6 risultati di qualità buona. La scarsa qualità nell’acquifero indifferenziato di alta pianura è dovuta soprattutto a composti organoalogenati, e a sud, nel rodigino, dalla presenza di inorganici, metalli e nitrati.

Figura 36. Localizzazione pozzi analizzati e livello di concentrazione di Nitrati (fonte: RA della AVS del PAT).

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Figura 37. Mappa stato chimico corpi idrici sotterranei dati 2010-2014 (in verde lo stato “buono”, ed in rosso “scarso”), fonte: Allegato A DGR 551/2016.

Nel periodo compreso tra il gennaio e luglio 2006 è stata effettuata una campagna di misura della qualità della prima falda che ha riguardato circa 200 pozzi. I pozzi utilizzati per misurare lo stato di qualità della prima falda sono riportati nella figura seguente con il risultato delle concentrazioni di nitrati nella falda veronese. Nel Comune di Oppeano i valori di nitrati non sono elevati, inferiori a 5 mg/l, di molto al di sotto del limite di legge di 50 mg/l. Il dato positivo è confermato anche dal rapporto ambientale della Provincia di Verona di cui si allega la seguente figura.

56 Figura 38. Concentrazione dei nitrati nelle acque profonde (fonte: Provincia di Verona Rapporto Stato Ambiente, 2004).

Stima degli impatti sul suolo, sottosuolo ed acque sotterranee

Fase di cantiere: Non sono ipotizzabili interferenze del cantiere con l’ambiente idrico in considerazione della tipologia di progetto e della distanza dai principali corpi idrici superficiali. Non saranno realizzati volumi interrati pertanto non sarà necessario gestire acque di aggottamento.

Fase di esercizio: Al fine della massima tutela della acque sotterranee tutte le attività di lavorazione rifiuti saranno effettuate in aree pavimentate. Le acque meteoriche di dilavamento dei piazzali verranno raccolte e riutilizzate per garantire la bagnatura dei cumuli e di materiali in lavorazione. Prima del riutilizzo le acque meteoriche sono inviate in un impianto di trattamento in continuo che garantirà la sedimentazione e disoleazione. Le acque sono stoccate in ampio bacino di accumulo (circa 1500 m3).

57 Nonostante l'ampia dimensione del bacino, è previsto in caso di emergenza (superamento della capacità di accumulo) lo scarico mediante subirrigazione. A monte dello scarico sarà realizzato un pozzetto per gli opportuni campionamenti. Si ritiene che lo scarico sul suolo sarà occasionali in caso di eventi meteorici eccezionali e pertanto l'impatto non significativo. Le pavimentazioni saranno altresì sottoposte a periodico controllo ed eventuale manutenzione al fine di garantirne l’impermeabilizzazione. In considerazione della tipologia di materiali trattati non sono pertanto ipotizzabili impatti. In caso di sversamenti incidentali (es. perdita di gasolio) è stato predisposto inoltre il Piano di Sicurezza.

Fase di dismissione: Non sono ipotizzabili contaminazioni dei suoli o delle acque sotterranee. Eventuali incidenti con perdite di oli delle macchine operatrici dovranno prevedere l'asporto dei terreni contaminati e l'invio a discarica.

Vegetazione, Flora, Fauna ed Ecosistemi

L’ambiente naturale La bassa pianura veronese a cui appartiene il comune di Oppeano è stata plasmata dall’abbondante quantità di acque, che lo rendevano un tempo acquitrinoso in larghe sue parti e lo hanno reso soggetto a importanti interventi di bonifica e regimazione. Le ampie distese coltivate a seminativi, riso e tabacco costituiscono la principale copertura del suolo. L’agricoltura è nettamente industrializzata e lascia poco spazio ormai agli elementi naturali (boschi planiziali, siepi, filari, zone umide. Le aree ad elevata integrità naturalistica sono limitate ad alcune zone umide, non interessate dalle bonifiche e dall’urbanizzazione. I fiumi e i fossi, spesso prossimi ad arterie viabilistiche, sono in gran parte irregimentati; tuttavia il loro valore naturalistico è significativo. Il paesaggio agrario e il sistema delle acque caratterizzano l’intero territorio, ordinando gli stessi insediamenti urbani. Dalla Tav. 2 del vigente PTRC emerge che l’area di progetto non interessa ambiti naturalistici di livello regionale, così come dalla tavola della rete ecologica dell’adottato nuovo PTRC.

La tavola della rete ecologia del PAT non evidenzia elementi della rete o comunque di interesse nel sito in esame.

58 Figura 39. Estratto della tav. 2 del vigente PTRC.

Figura 40. Estratto della tav. 2 dell’adottato PTRC.

59 Figura 41. Estratto della rete ecologica del PAT.

I valori faunistici

Nella pianura padana e pertanto anche nell'area in esame si osserva una generalizzata contrazione delle specie protette. Ciò è dovuto all'elevata occupazione del suolo ed industrializzazione dell'agricoltura che ha ridotto la disponibilità a livelli residuali di aree idonee a rifugio. In ambito di agricoltura intensiva, si trovano soprattutto specie sinantropiche dei territori rurali e periurbani come i passeri, il merlo, la rondine, il rondone, la civetta, etc.…le quali specie svolgono localmente l’intero ecologico. L’avifauna è influenzata dall’ambiente agrario circostante in cui è scarsa la presenza di alberi sia per la nidificazione sia come posatoi di caccia. Le specie ornitiche segnalate variano in modo notevole nel corso dell’anno sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo. Molte specie si fermano a nidificare nella zone paludose (Palude di Feniletto e Sguazzo di Rivalunga) durante la primavera e l’estate, alcune vi trascorrono soltanto il periodo autunnale e invernale, altre sono presenti in tutte le stagioni. È possibile osservare anche specie che utilizzano le aree umide circostanti come habitat per la riproduzione o per motivo trofici come l’usignolo di fiume, il cannareccione, la cannaiola, la salciaiola, il beccamoschino, il pendolino, che costruiscono il proprio nido in prossimità dei canneti. Tra i rapaci che frequentano che sorvolano queste zone e che raggiungono occasionalmente le paludi vicine vi sono il falco di palude, il nibbio bruno, il gufo comune, la civetta, il barbagianni e in primavera la poiana.

Per un inquadramento dal punto di vista faunistico si riporta un estratto della cartografia del Piano Faunistico Venatorio Regionale. Come si può osservare dall’estratto della cartografia del Piano l’area in esame non interessa Zone di Ripopolamento e Cattura.

60 Figura 42. Estratto dell'Alleato B – Cartografia del Piano Faunistico Venatorio Regionale.

Stima degli impatti sulla vegetazione, flora, fauna ed ecosistemi

Fase di cantiere: Attualmente l’area è inutilizzata, nella fase di cantiere saranno rimossa la vegetazione, costituita al più fa specie erbacee infestanti, sviluppatasi a partire dalla chiusura della precedente attività di allevamento. Non è prevedibile alcun impatto sull’ecosistema in quanto l’attività si svolge su un’area priva di qualsiasi elemento naturale di pregio e già antropizzata.

Fase di esercizio: Data la tipologia di attività e alla presenza nelle aree circostanti di un’agricoltura insudtrializzata, non sono prevedili impatti connessi a tale fase.

Fase di dismissione: Non sono prevedili impatti connessi a tale fase.

Per l'analisi di eventuali interferenze con i siti della rete Natura2000, si rimanda alla relazione tecnica a supporto della dichiarazione di non necessità della valutazione d'incidenza.

Clima acustico e vibrazioni

La classificazione acustica

61 Il comune di Oppeano, sul cui suolo è ubicata l’area dell’impianto, ha provveduto alla zonizzazione acustica del proprio territorio inizialmente con Delibera del Consiglio Comunale n. 46 del 18/11/2002. Successivamente il piano è stato oggetto di aggiornamenti approvati con Delibera del Consiglio Comunale n. 104 del 18/11/2010 e, da ultimo, con Delibera del Consiglio n. 27 del 17/05/2017. La normativa di riferimento è rappresentata dalla Legge Quadro 26.10.1995 n. 447, la quale stabilisce i principi fondamentali di tutela dell’ambiente esterno e dell’ambiente abitativo dall’inquinamento acustico, ai sensi e per gli effetti dell’art. 117 della Costituzione. In essa vengono date le definizioni riguardanti l’inquinamento acustico, l’ambiente abitativo, le sorgenti sonore fisse e mobili, i valori limite di emissione e di immissione, i valori di attenzione e di qualità, nonché la figura professionale di tecnico competente. Il DPCM del 14 novembre 1997 stabilisce i limiti ed i criteri di valutazione sia per le emissioni sia per le immissioni di rumore per le classi di destinazione d’uso del territorio definite dallo stesso decreto (classificazione in zone del territorio comunale). L’area sulla quale è in progetto la realizzazione dell’impianto è classificata secondo il vigente Piano di Zonizzazione Acustica : parte in Zona III ‘Aree di tipo misto’, nella porzione in direzione ovest parte in Zona IV ‘Aree di intensa attività umana’ nella porzione in direzione est.

Tabella 7. Classificazione del territorio comunale (Tabella A allegata al D.P.C.M. 14 novembre 1997) Classe I - Aree particolarmente protette Rientrano in questa classe le aree nelle quali la quiete rappresenta un elemento di base per la loro utilizzazione: aree ospedaliere, scolastiche, aree destinate al riposo ed allo svago, aree residenziali rurali, aree di particolare interesse urbanistico, parchi pubblici, ecc. Classe II - Aree destinate ad uso prevalentemente residenziale Rientrano in questa classe le aree urbane interessate prevalentemente da traffico veicolare locale, con bassa densità di popolazione, con limitata presenza di attività commerciali ed assenza di attività industriali ed artigianali. Classe III - Aree di tipo misto Rientrano in questa classe le aree urbane interessate da traffico veicolare locale o di attraversamento, con media densità di popolazione, con presenza di attività commerciali, uffici, con limitata presenza di attività artigianali e con assenza di attività industriali; aree rurali interessate da attività che impiegano macchine operatrici. Classe IV - Aree di intensa attività umana Rientrano in questa classe le aree urbane interessate da intenso traffico veicolare, con alta densità di popolazione, con elevata presenza di attività commerciali e uffici, con presenza di attività artigianali; le aree in prossimità di strade di grande comunicazione e di linee ferroviarie; le aree portuali; le aree con limitata presenza di piccole industrie. Classe V - Aree prevalentemente industriali Rientrano in questa classe le aree interessate da insediamenti industriali e con scarsità di abitazioni. Classe VI - Aree esclusivamente industriali Rientrano in questa classe le aree esclusivamente interessate da attività industriali e prive di insediamenti abitativi.

Il valore limite di emissione sonora si riferisce all’impatto acustico generato dalla sola sorgente in esame. Il valore limite di immissione sonora si riferisce invece all’impatto acustico generato dalla sorgente in esame unitamente a tutte le altre sorgenti presenti nell’area in esame. Per le zone non esclusivamente industriali, come quella interessata, oltre al rilevamento del rumore all'esterno (nello spazio fruibile da persone e comunità), sono previste misurazioni all'interno di ambienti abitativi, ove presenti. Per le misure all'interno di ambienti abitativi, il rilevamento deve essere eseguito sia a finestre aperte che chiuse al fine di individuare la situazione più gravosa. In particolare in questo caso si dovranno rispettare valori limite differenziali pari a 5 dB(A) nel tempo di riferimento diurno e 3 dB(A) nel tempo di riferimento notturno, determinati con riferimento alla differenza tra il livello equivalente di rumore ambientale (sorgente rumorose attive) ed il rumore residuo (sorgente rumorose inattive).

62 La situazione ante operam, per quanto attiene il clima acustico della zona, è determinata essenzialmente dalla componente del traffico veicolare insistente sulla Strada Statale 434.

Le sorgenti di rumore da progetto in funzione nel periodo diurno sono individuati dal lay-out aziendale in (art. 5 comma 2, lettera b,c,d,e -DDG. N.03 del 29/01/2008): • frantoio di frantumazione per lavorazione rifiuti inerti; • frantoio di frantumazione per lavorazione rifiuti di gesso, collocato all'interno del capannone; • movimentazione materiale da lavorare e lavorato tramite pala gommata; • camion in entrata e uscita dall'impianto, stimati in 2 mezzi / ora; • idropulitrice per lavaggio mezzi.

Per il calcolo previsionale ante e post-operam è stato impiegato il software Cadna 3.7 della DataKustik GmbH.

Le operazioni di lavorazione sono state schematizzate nel seguente modo: − operazioni di frantumazione mediante frantoio, sia per i rifiuti inerti sia per quelli di gesso, − operazioni di movimentazione dei materiali mediante macchine operatrici, − transito veicolare di mezzi (camion) in ingresso e uscita dall'impianto per il conferimento dei rifiuti e l'allontanamento dei materiali lavorati.

Dagli esiti delle analisi (per i cui dettagli si rimanda all'allegata Documentazione previsionale di Impatto Acustico Esterno) è previsto il rispetto dei limiti assoluti di emissione ed immissione e dei limiti differenziali di immissione.

Stima degli impatti provocati dal rumore

Fase di cantiere: Nel periodo di costruzione le emissioni sonore sono dovute ai mezzi di trasporto e ai mezzi d’opera. La durata di tali attività è stimabile in qualche mese. Si ritiene l’impatto pertanto trascurabile e paragonabile a quello prodotto dalle normali attività edilizie. Si evidenzia che nei pressi dell'area di progetto ci sono pochi recettori isolati (si veda Documentazione previsionale di Impatto Acustico esterno) e che la zona residenziale di Raldon dista oltre 500 m.

Fase di esercizio: Si rimanda alla documentazione previsionale di impatto acustico e si evidenzia il non significativo impatto dell'attività anche grazie all’implementazione delle necessarie opere di mitigazione/riduzione delle emissioni sonore, in particolare la barriera con vegetazione arborea.

Fase di dismissione: E’ prevedibile, alla fine del ciclo di vita dell’impianto, che la dismissione comporti l’allontanamento dei rifiuti e degli impianti. Tale attività non comporterà la produzione di emissioni. In caso di demolizione dell'opificio possono essere prodotte emissioni di rumore. Il tempo per lo smantellamento è stimabile in qualche settimana. Si ritiene pertanto l'impatto trascurabile.

63 Figura 43. Estratto del Piano di Classificazione Acustica del Comune di Oppeano.

Paesaggio

I valori paesaggistici

L’interpretazione del termine paesaggio, condizionata dall’estrema varietà di significati assunti all’interno delle diverse discipline (urbanistica, ecologica, storica, socioeconomica) costituisce indubbiamente un ostacolo non trascurabile nel processo di analisi e valutazione paesaggistica.

64 Data la natura di sintesi di temi antropici, naturalistici e percettivi assunta dagli strumenti di pianificazione territoriale ed urbanistica introdotti dalla vigente legislazione regionale, si è ritenuto utile assumere quale criterio metodologico i contenuti l’articolo 131 del D. Lgs. 42/04 che, in analogia con i contenuti dell’articolo 1 della Convenzione Europea sul Paesaggio del 20 ottobre 2000, definisce come paesaggio “… una parte omogenea di territorio i cui caratteri derivano dalla natura, dalla storia umana o dalle reciproche interrelazioni”.

Il territorio veronese presenta una varietà di tipologie morfologiche che vanno dalle cime delle montagne alle linee dei colli, dal Lago di Garda alla pianura attraversata dai fiumi. Oppeano appartiene alla bassa pianura veronese, pianeggiante e privo, a livello macroscopico, di rilevanti discontinuità topografighe. Alla scala del microrilievo, l'area in studio risulta interessata dalla presenza di modeste ondulazioni e discontinuità più o meno marcate riconducibili alla presenza di antiche strutture tipiche delle aree di pianura alluvionale quali terrazzi e relative scarpate erosive, paleoalvei, coni di esondazione e ventagli di rotta certamente riconducibili alla paleoattività del fiume Adige, il cui alveo attuale scorre circa a 10 km a nord dell'area di intervento. L’attuale paesaggio si configurò già nel corso del Cinquecento, con la nascita dell’azienda agricola moderna, costituita dal fondo e da una corte rurale, sistema autosuffi ciente ed altamente funzionale. Iniziò così il sistematico disboscamento dei terreni, la realizzazione di una fittissima rete di canali di sgrondo e l’introduzione di nuove tecniche agrarie, quali la rotazione delle colture e la piantata padana. Elemento di primaria importanza fu l’introduzione della coltivazione del riso, favorita dalla natura acquitrinosa del terreno, dalla illimitata disponibilità di acqua e dalla presenza di numerosi fiumi idonei per fornire l'energia necessaria per le lavorazioni meccaniche. Nel comune si praticano le tradizionali colture di seminativi, oltre alle produzioni fruttifere (pomacee e actinidia) e orticole.

Figura 44. Immagine satellitare dell’ambito del sito di progetto.

65 Il quadro ambientale di Oppeano è quello del paesaggio agricolo di pianura, in cui l’attività agricola ha scarsa rilevanza nell’economia del territorio ed è caratterizzato da una cospicua presenza d’insediamenti residenziali, con un patrimonio storico architettonico rappresentato dalle corti rurali. Nella “carta delle invarianti” del PAT del Comune di Oppeano l’area di progetto non è localizzata in aree paesaggistiche di pregio. Sono qui di seguito riportate alcune immagini significative dell'area di progetto. Il terreno è pianeggiante e confina a nord, a sud e ad ovest con terreni agricoli mentre ad est con Via Antonio Salieri e Strada Statale 434; si rimanda all’allegato 5 per la visione dell’intera documentazione fotografica.

Le immagini

Nella prima immagine, ripresa da est, precisamente da via Salieri, si osserva gli edifici esistenti del preesistente allevamento, che schermano l’area di progetto. La seconda immagine è stata effettuata all’interno del lotto di progetto, e mostra la viabilità interna che porta all’area di lavorazione. Nell’immagine successiva si osservano gli edifici della precedente attività per l’allevamento di suini. In parte tali edifici saranno abbattuti, in parte conservati quali barriera per mitigare gli impatti degli impianti di lavorazione (in particolare del rumore). Nella figura n.48 è ripresa l’area di lavorazione ove sarà installato l’impianto di trattamento inerti. Infine nell’ultima immagine si riporta la fotografia dell’impianto di depurazione delle acque del preesistente allevamento che sarò recuperato come bacino di accumulo per la gestione delle acque meteoriche di dilavamento.

Figura 45. Immagine fotografica dell'area di progetto da via Salieri (vista da est).

66 Figura 46. Immagine fotografica della strada di accesso all'area di progetto.

Figura 47. Immagine fotografica degli edifici esistenti.

67 Figura 48. Immagine dell'area di progetto.

Figura 49. Immagine del bacino accumulo delle acque meteoriche trattate.

68 Stima degli impatti sul paesaggio

Fase di cantiere ed esercizio: La zona sulla quale è progettato l’impianto in esame era occupata da un allevamento intensivo ora abbandonato ed in stato fatiscente come evidenziato nelle immagini riportate nell’apposito allegato. Gli interventi previsti permetteranno un riordino dell’area e la ristrutturazione di alcuni edifici, nonché l'abbattimento dei più fatiscenti.

Fase di dismissione: Si ritiene che l'intervento edilizio possa avere una vita di 30-40 anni. E' difficile oggi pensare il futuro della zona, anche se presumibilmente rimarrà un suolo urbanizzato, probabilmente non destinato alla residenzialità.

Misure di mitigazione e contenimento degli impatti: Al fine di limitare la visibilità dell’impianto e dell’attività di recupero sarà potenziata e ristrutturata la barriera esistente. Inoltre, anche per l'abbattimento del rumore sarà realizzata una barriera in rilevato con vegetazione arborea.

Quest’opera a verde armonizzerà il paesaggio dalle strutture dei capannoni che saranno conservati con le confinati aree agricole coltivate.

Viabilita'

Accessibilità al sito

La principale infrastruttura che attraversa il territorio di Oppeano è la S S. 434 “Transpolesana” in località Vallese di Oppeano. La S.S. 434 è anche il principale asse di distribuzione del traffico interno tra i diversi insediamenti del territorio comunale. L’accesso all’area di progetto è agevole in quanto via Salieri è collegata direttamente alla Strada Statale 434 che dista solo 400 m. Nella figura 50 è indicata la viabilità di interesse. Le figure 51 e 52 mostrano l'accesso su su via Salieri.

69 Figura 50. Viabilità di accesso al sito di progetto.

Figura 51. Accesso carraio su via Saleri (vista da sud).

70 Stima degli impatti sulla viabilità

Fase di cantiere: Nel periodo di costruzione la viabilità sarà interessata ai mezzi di trasporto dei materiali da costruzione e dai mezzi d’opera. La durata di tali attività è stimabile in qualche mese. Non sono previsti trasporti eccezionali. L'impatto è paragonabile a quello prodotto dalle normali attività edilizie e sostanzialmente nullo.

Fase di esercizio: Il numero dei mezzi movimentati dall'attività in parola è del tutto irrilevante alla luce della collocazione della stessa. L'accesso della zona di progetto è infatti a poche centinaia di metri dalla strada statale “Trasnspolesana”, non interessando quindi viabilità comunale. Si ritiene pertanto trascurabile l'effetto dell'attività sulla viabilità.

Fase di dismissione: E’ prevedibile, alla fine del ciclo di vita dell’impianto, che la dismissione comporti l’allontanamento dei rifiuti e degli impianti. Il tempo per lo smantellamento è stimabile in qualche settimana. L'attività di dismissione, alla luce delle dimensioni dell'intervento e degli impianti, è di modesta entità. Si ritiene pertanto non vi siamo impatti.

Matrice degli Impatti

71 Nel presente paragrafo è riportata una sintesi della valutazione qualitativa degli impatti ambientali sulle componenti analizzate nei recedenti paragrafi.

FASI REALIZZAZIONE ESERCIZIO DISMISSIONE

COMPONENTI AMBIENTALI Atmosfera Trascurabile Trascurabile Trascurabile Ambiente idrico Assente Assente Assente Suolo/acque sotterranee Assente Trascurabile Assente Flora/fauna/ecosistemi Assente Assente Assente Rumore Trascurabile Trascurabile Trascurabile Paesaggio Assente Trascurabile Assente Viabilità Assente Trascurabile Assente

CONCLUSIONI

Il presente elaborato è stato redatto al fine di valutare i potenziali impatti ambientali dovuti alla realizzazione di un impianto di recupero rifiuti in comune di Oppeano, in un’area precedentemente utilizzata da un allevamento intensivo. E’ stato verificato il rapporto del progetto con gli strumenti di programmazione che a vari livelli interessano l’area in cui si inserisce. E’ emerso che il progetto si prefigura sostanzialmente coerente con l’assetto territoriale. Si rende tuttavia necessaria una variante allo strumento urbanistico comunale.

Dal punto di vista ambientale non sono emersi significativi impatti ambientali conseguenti alla realizzazione del progetto:  in fase di cantiere possono essere prodotti rumori ed emissioni, ma del tutto paragonabili a quelle prodotte dalle normali attività edilizie/costruttive. La durata delle emissioni è limitata nel tempo;  in fase di esercizio gli impatti potenziali sono legati sia alle emissioni di polveri che di rumori. Le mitigazioni ed i presidi ambientali previsti permetteranno di rendere gli impatti trascurabili, anche in considerazione dell’assenza di recettori sensibili nelle vicinanze (quali residenze). Le acque meteoriche di dilavamento sono raccolte, trattate e stoccate in un bacino di accumulo per il riutilizzo;  in fase di dismissione possono essere prodotti rumori ed emissioni, ma del tutto paragonabili a quelle prodotte dalle normali attività di demolizione. La durata delle emissioni è limitata nel tempo.

72 L'impianto è stato progettato per garantire il rispetto della distanza di 100 m dall’edificio abitato più vicino; distanza di protezione prevista dal Piano regionale di gestione dei rifiuti. L'intervento dista oltre 500 m dall'abitato di Raldon L’area in esame non è di particolare pregio naturalistico per il passato utilizzo agro-industriale che ha rimosso gli elementi di naturalità probabilmente presenti in passato. L’intervento edilizio risulta correttamente inserito nel contesto e permetterà un recupero dell’area. Sulla base di quanto riportato si ritiene che il progetto non abbia impatti ambientali significativi che necessitino di ulteriori approfondimenti ed anzi, a livello globale, si avrà un impatto positivo dell'attività che, grazie al recupero dei materiali, si pone nella filiera dell'economia circolare, in particolare per l'attività di recupero del gesso.

73 BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO

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Provincia di Verona. Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, http://portale.provincia.vr.it/uffici/uffici/7/72/721/documenti/ptcp/piano-territoriale-di- coordinamento-provinciale-ptcp

Provincia di Verona, 2004. Rapporto sullo Stato dell’Ambiente. Verona

Provincia di Verona, 2007. Rapporto sullo Stato dell’Ambiente. Verona

Comune di Oppeano, Piano Regolatore Generale.

Comune di Oppeano. Piano di Assetto del Territorio e relativo Rapporto ambientale

Comune di Oppeano, 2014. Valutazione di compatibilità idraulica del P.A.T.

Regione Veneto, 2007. Piano faunistico venatorio regionale 2007-2012.

Regione Veneto, 2016. Piano Regionale di Tutela e Risanamento dell’Atmosfera.

ARPAV, 2017, Campagna di Monitoraggio della Qualità dell'Aria - Comune di Oppeano. Periodo di attuazione: 14/11/2016 - 05/12/2016 e 28/02/2017 - 20/03/2017 (periodo invernale), 18/05/2016 - 08/07/2016 (periodo estivo)

ARPAV, Stato delle acque superficiali del Veneto - Corsi d’acqua e laghi - Anno 2016

ARPAV, Stato delle acque superficiali del Veneto - Corsi d’acqua e laghi - Anno 2017 http://www.arpa.veneto.it/temi-ambientali/aria/qualita-dellaria/la-rete-di-monitoraggio

http://www.comune. o ppeano.vr.it

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